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04 2020 sommario

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Torino e Piemonte

Torino e Piemonte

editoriale

Il virus ci ha fatto “sentire” che alla base del nostro progresso c’è il rispetto della natura, e con esso il rispetto della collettività. Un grande traguardo, soprattutto per noi italiani, da sempre in ritardo su questi temi centrali in paragone ai Paesi socialmente più evoluti del nostro

MARCO BIAMONTI

direttore responsabile marco.biamonti@ediman.it

Uno spirito nuovo

Da tanti mesi ormai siamo tutti tenuti sotto scacco da una minaccia che continua a frustrare ogni nostro tentativo di ristabilire un equilibrio sufficientemente stabile. Nel nostro settore, colpito dalla pandemia molto più duramente di tanti altri, ciascuno ha di necessità sviluppato nuovi parametri di sopravvivenza: trarre il massimo dai pochi eventi “redditizi”, ridurre i costi il più possibile ma garantendo l’operatività, familiarizzarsi con il fenomeno virtuale, sfruttare gli aiuti pubblici, scommettere quotidianamente con la data dell’apparizione del vaccino-libera-tutti.

Francamente non credo che questa esperienza, quando sarà terminata, porterà dei significativi cambiamenti nella sensibilità e nei comportamenti degli operatori Mice – siano essi planner, strutture, destinazioni o servizi. Tuttavia, sono certo che qualcosa si modificherà e oso – rischiando – fare una previsione.

La cosa più probabile è che si ridurranno ulteriormente gli scettici della sostenibilità ambientale. Anche se non ce lo ha veramente dimostrato, il virus ci ha fatto “sentire” che alla base del nostro progresso c’è il rispetto della natura, e con esso il rispetto della collettività. Un grande traguardo, soprattutto per noi italiani, da sempre in ritardo su questi temi centrali in paragone ai Paesi socialmente più evoluti del nostro.

Questa accresciuta consapevolezza si propagherà sempre più anche nel mondo congressuale, peraltro uno dei primi destinatari “naturali”, date le sue caratteristiche di aggregare tanti individui, solitamente dotati di strumenti di lettura della realtà superiori alla media.

Un segnale quindi forte per destinazioni, strutture, agenzie: così come a fine pandemia rinunceremo con difficoltà agli spazi all’aperto messi a disposizione dalle amministrazioni comunali a bar e ristoranti (vivacizzando, tra l’altro, molte città altrimenti tetre), così la domanda congressuale – sia aziendale sia associativa, sia domestica sia internazionale – si aspetterà uno spirito nuovo nell’approccio di fornitori e intermediari. Meno forma più sostanza, meno promesse più evidenze, meno scetticismo più fiducia, meno vendita più risultati. In sintesi, un lavoro di pulizia che favorirà chi avrà meglio compreso questo segnale.

Il nostro Nino Vermicelli ci ha lasciati. Nino era parte delle radici di Meeting e Congressi e della Ediman, che aveva contribuito in maniera determinante a consolidarsi e svilupparsi negli anni. Lo ricordiamo con dolore e rimpianto all’interno della rivista. Io vorrei solo aggiungere che la sua nota più distintiva era l’unicità: non credo conoscerò mai un uomo che era insieme così generoso, attento, elegante, umile e innamorato della vita come Nino.

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