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indice

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protagonista del mese Cresce l’interesse nei confronti degli Ingegneri Clinici Lorenzo Leogrande

16 primo piano Innovazione tecnologica. Il Ministro Lorenzin: investire si può (e si deve) Maria Giulia Mazzoni

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Computer e Robot in sala operatoria. “Vi presento RIO” Maria Giulia Mazzoni

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Nuove figure professionali multidisciplinari a supporto dello specialista sanitario

Contatta la redazione

Nunzia Scariati, Giuseppe Riitano, Enrico Lanzara

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Business Process Management, parte la sperimentazione al Bambino Gesù di Roma Maria Giulia Mazzoni

QR Il Social Media Newsroom è una risorsa aziendale creata per aumentare la funzionalità e la fruibilità delle redazioni tradizionali online e promuovere le attività sui social media e i contenuti multimediali diffusi da un’azienda. Le Social Media Newsroom sono destinate a favorire il dialogo e la condivisione delle informazioni. A differenza di una sala stampa on-line chiusa, il contenuto è accessibile non solo ai giornalisti, ma anche a tutti coloro con i quali l'azienda si impegna - clienti, partner e investitori - dando loro facile accesso alle notizie in tempo reale, ai contenuti redazionali, alle immagini, all’audio, ai video e ad altri file multimediali.

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indice

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FOCUS

business solution

ICIS, archiviare, gestire e scambiare dati Imaging in sette mosse

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Luca Tentorio, Marta Bianchi

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Falcon Technologies International, gli specialisti dei supporti ottici in ambito Medicale

DIAGNOSTICA PER IMMAGINI Imaging diagnostico, l’evoluzione dei sistemi PACS Paolo Marcheschi

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L’evoluzione dei monitor in radiologia Palmino Sacco

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Le continue sfide della Tomografia computerizzata

NoemaLife e Fondazione Poliambulanza di Brescia hanno vinto il “Premio Innovazione ICT in Sanità 2014”

Paola Enrica Colombo

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INGEGNERIA CLINICA Programmazione e gestione della tecnologia. Genesi e sviluppo dell’Ingegneria clinica Alessandro Reolon

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73 Il “viaggio del paziente” è più sicuro con Zebra Technologies

INFORMATICA SANITARIA All’XI edizione dello Health-IT tra Information Technology, Cloud e Big Data A cura della Redazione

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L'apprendimento attraverso le tecnologie. E-Learning e LIM

hospital experience

Nunzia Scariati, Enrica Paolino, Maria Carmen Greco

74 Nuovo Ospedale Civile S. Agostino Estense, efficienza e funzionalità

76 vetrina

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editoriale

Maria Giulia Mazzoni Direttore Responsabile

Tecnologia, innovazione e progresso. Scacco (matto) agli sprechi... in tre mosse

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ancano i soldi? Allora è giunto il momento di investire (in qualità). L’affermazione, che a prima vista potrebbe sembrare paradossale o (peggio ancora) provocatoria, ha invece una sua logica ben precisa. Prendiamoci un momento per analizzarla. Quando le risorse vengono meno il primo pensiero è quello di ridurre il più possibile i costi. Un ragionamento corretto, che tuttavia non tiene conto di una variabile fondamentale: è (praticamente) impossibile risparmiare colpendo solo gli sprechi. L’esperienza insegna (purtroppo) che nella maggior parte dei casi i tagli finiscono con l’interessare trasversalmente anche i servizi efficienti, mortificando le eccellenze, determinando un sensibile crollo qualitativo e causando in definitiva seri danni alla tenuta complessiva del sistema. Potremmo concludere quindi che la soluzione tagli risulterebbe addirittura peggiore del problema. Ma allora come trovare un giusto equilibrio tra il calo (effettivo) delle risorse disponibili e la necessità di mantenere il sistema efficiente e funzionale? La questione non è di poco conto, e ci riporta al nostro ‘paradosso’ iniziale: investire per combattere la crisi. Anni di esperienza da attenti osservatori ci hanno convinti che tecnologia, innovazione e progresso siano da considerarsi tasselli fondamentali per costruire il sistema sanitario del domani. Un sistema che possa migliorare la sua qualità complessiva utilizzando le tecnologie per ottimizzare il lavoro e rendere più funzionali i servizi al cittadino. Tecnologia, innovazione e progresso non vanno quindi viste come ‘spese’ procrastinabili (fini a se stesse), ma piuttosto un volano capace di produrre valore aggiunto per la sanità di oggi e di domani. Di questo e di altro si parlerà in questo numero della rivista eHealth. Nelle pagine che seguono potrete quindi leggere una lunga intervista al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il Ministro, che naturalmente ringrazio della disponibilità, ha accettato di discutere con noi dell’importanza dell’eHealth per il nostro Sistema Sanitario. Quali sono le politiche che il Ministero sta ponendo in essere? Quali progetti per il futuro? Quella che ne è emersa è un’approfondita analisi di un settore a nostro avviso cruciale. In questo numero di eHealth daremo poi ampio spazio alla diagnostica per immagini, ripercorrendo l’evoluzione dei monitor in radiologia, soffermandoci sui moderni sistemi PACS ed esaminando i progressi della Tomografia computerizzata. Protagonista del mese è Lorenzo Leogrande, presidente dell’AIIC, al quale abbiamo chiesto di tirare le somme di quanto emerso nel corso del recente convegno nazionale dell’associazione. Quanto è importante oggi parlare di tecnologia dando il giusto valore agli aspetti di pianificazione e di gestione? Leogrande tocca i punti salienti del problema facendo emergere quanto stia crescendo l’interesse nei confronti della figura dell’Ingegnere clinico. Conosceremo poi, grazie ad un’intervista al prof Norberto Confalonieri, le eccezionali capacità dei Robot Rio, fiore all’occhiello del nuovo reparto di ortopedia e traumatologia dedicato alla chirurgia computer assistita inaugurato al CTO di Milano, e vi proporremo un moderno sistema di gestione Business Process Management in sperimentazione al Bambino Gesù di Roma. ■

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MILLELIGHT, UNA APP PER RIVOLUZIONARE IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE Microsoft Italia ha presentato insieme a Millenium una nuova App per Windows e Windows Phone che punta ad ottimizzare il rapporto medico-paziente. Si chiama Millelight ed è una applicazione, dedicata al personale medico, che consente di gestire in modo immediato la cartella clinica dei pazienti durante le visite domiciliari, offrendo la possibilità di consultare da remoto tutte le informazioni cliniche utili e di aggiornarle ovunque e in qualsiasi momento attraverso tablet e smartphone. Ad illustrarne le funzionalità è la stessa Microsoft che sottolinea come la nuova App offra vantaggi sia dal punto di vista clinico che da quello amministrativo. Attraverso un’interfaccia estremamente intuitiva i medici possono infatti inserire nuove diagnosi, prescrivere terapie e accertamenti e gestire informazioni essenziali quali peso e pressione, ma anche introdurre prestazioni, gestire certificati di malattia e verificare esenzioni.

‘ILIVER’, LA NUOVA APP SULLE PATOLOGIE DEL FEGATO In occasione dell’International Liver Congress (svoltosi a Londra), è stato presentata ‘iLiver’, una App sviluppata dall’European Association for the Study of the Liver (Easl) e messa a punto nella versione pediatrica in

informazioni su patologie come epatiti autoimmuni, calcoli biliari, fibrosi congenita, emocromatosi, epatite A, B, C e D, trapianti del fegato, steatoepatiti non alcoliche, epatoblastomi, e così via. La piattaforma interattiva fornisce anche le raccomandazioni cliniche di pediatri epatologi e gastroenterologi rigorosamente riviste e aggiornate secondo le più recenti linee guida approvate dall’Easl Governing Board.

OLTRE LA DIALISI, IL FUTURO SARÀ UN RENE ARTIFICIALE ‘PORTATILE’ Un dispositivo potrebbe migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti in dialisi. Il progetto, finanziato dall’Unione europea, sta

collaborazione con l’Unità di malattie epatometaboliche dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. La App permette ai medici di avere a portata di mano informazioni mediche e raccomandazioni cliniche su tutte le patologie del fegato in età pediatrica. ILiver, che è disponibile per android, iPad e iPhone, è di facile utilizzo ed è scaricabile gratis in inglese o spagnolo. All’interno della sua ‘libreria’, la nuova App contiene

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realizzando un rene artificiale indossabile che eliminerebbe così la “schiavitù” dalle macchine dei centri per la dialisi e che, secondo gli esperti, potrebbe non solo aggiungere a questi pazienti tra i dieci e i 16 anni di aspettativa di vita, ma anche migliorarne moltissimo la qualità. Il dispositivo (che si chiama Nephron+ Wakd, Wearable artificial kidney device) è attualmente testato sugli animali e dovrà superare diversi cicli di test sugli esseri umani prima di poter essere usato dai pazienti in dialisi. Il progetto ha comunque raggiunto uno stadio nel quale i partner commerciali sono già pronti a portare la tecnologia alla fase successiva, e già nel 2014 sono previsti i primi test clinici..

NUOVE REGOLE PER LE APP SANITARIE La Food and Drug Administration (Fda) americana ha pubblicato linee guida per la regolamentazione delle ‘App’ sanitarie, ma la stragrande maggioranza di quelle che funzionano da dispositivi medici o da accessori per device è rimasta esclusa da queste norme. La stessa Fda ha annunciato restrizioni sulle regole di registrazione di alcune di queste App, la cui immissione in commercio sarà



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affrontare in maniera sistemica questo tema di frontiera” come ha evidenziato Rosanna Tarricone, direttore del Cergas Bocconi. L’evento è stato anche l’occasione per lanciare l’Enhancing Supportive Care App Award, finanziato da Helsinn, per premiare le migliori mobile application in grado di migliorare la qualità della vita del paziente oncologico. Le domande di subordinata al controllo e all’approvazione della Fda stessa alla stregua di farmaci e, soprattutto, dispositivi medici. Gli analisti del settore stimano che siano oltre quarantamila le App mediche disponibili sul mercato e cinquecento milioni gli utenti di smartphone che saranno potenziali utenti di App mediche entro il 2015.

MOBILE HEALTH NELLE TERAPIE DI SUPPORTO ONCOLOGICO Il mobile health può rappresentare una nuova frontiera nelle terapie di supporto oncologico, ma perché questo avvenga è necessaria una maggiore interazione tra tutti gli attori coinvolti: dalle istituzioni alle aziende, dagli operatori sanitari ai fornitori Ict, alle associazioni di pazienti. Questo è uno dei temi emersi in occasione della conferenza internazionale “mhealth for improving quality of life. Enhancing cancer supportive care” che si è tenuta venerdì 4 aprile a Milano. Organizzato dal Cergas Bocconi e dalla SDA Bocconi School of Management in collaborazione con il gruppo farmaceutico svizzero Helsinn. Il convegno, che ha visto la partecipazione di circa 500 persone, è stato “il primo a livello mondiale ad

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ammissione al concorso, che dovranno essere presentate entro il 31 dicembre 2014, saranno valutate sulla base di 5 caratteristiche: soddisfazione di una necessità, reali vantaggi, originalità, completezza e realizzabilità. Ai primi due classificati saranno assegnati 35 e 15mila euro. Il premio verrà consegnato alla prossima conferenza che si terrà in Bocconi nel 2015.

I GOOGLE GLASS ENTRANO IN SALA OPERATORIA Google glass sono stati utilizzati per la prima volta in un ospedale italiano. E’ successo a Milano, nell’ Istituto clinico Humanitas di Rozzano e la notizia ha destato grande curiosità tra gli addetti ai lavori e non. A giudicare dagli standard di prestazione resi noti dalla casa di produzione, le applicazioni degli occhiali di Google in ospedale sarebbero infatti potenzialmente moltissime, anche se per il momento saranno impiegati solamente per formare i medici. Un domani, chissà. Sarebbe possibile, assicurano gli esperti, ipotizzare uno scenario in cui il chirurgo (o più in generale chiunque operi in area critica) possa avere accesso a tutte le informazioni utili attraverso le funzionalità degli occhiali interattivi. In particolare sarebbe bello poter permettere al chirurgo di visualizzare sulla lente i dati clinici del paziente prima, dopo e durante l'operazione, e prendere decisioni sempre più tempestive, condividendo informazioni e immagini con i colleghi.

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protagonista del mese

Lorenzo Leogrande Presidente dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici

Cresce l’interesse nei confronti degli Ingegneri Clinici Il presidente dell’AIIC, Lorenzo Leogrande, tira le somme del Convegno Nazionale svoltosi a Venezia il mese scorso e fotografa lo stato dell’arte di una professione, quella dell’ingegnere clinico, il cui ruolo risulta essere oggi sempre più determinante nella gestione della strumentazione biomedica. Solo grazie a standard professionali molto alti, spiega Leogrande, è possibile garantire la funzionalità e la sicurezza della tecnologia in ospedale

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L’

Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC) consolida il suo ruolo di “associazione di riferimento” per gli stakeholder della sanità italiana, soprattutto per quanto concerne il governo della dimensione tecnologica. Lo ha confermato il recente convegno nazionale, il XIV per la precisione, che ha visto dal 3 al 5 aprile a Venezia un importante momento di incontro e di confronto tra le Istituzioni, l’Università, l’Ordine, il mondo industriale, i professionisti. Il tema centrale del Convegno, “Tecnologie in sanità: una pianificazione attenta alla gestione”, è stato declinato sotto molti aspetti durante le varie sessioni del Convegno, andando a toccare temi fondamentali come il governo dell’innovazione, la gestione delle tecnologie dall’ospedale al territorio, il corretto dimensionamento tecnologico, fino alla centralizzazione degli acquisti. I numeri evidenziano il notevole riscontro che ha avuto il Convegno: circa 1000 partecipanti tra iscritti, relatori ed operatori, oltre 70 le aziende che hanno voluto testimoniare con la loro presenza, il sostegno ad una iniziativa che assume sempre più il ruolo di appuntamento irrinunciabile. Interessanti gli spunti emersi durante i lavori. Si è affrontato principalmente il tema della pianificazione delle tecnologie, che vede oggi un coinvolgimento importante degli ingegneri clinici, diventati il riferimento e gli interlocutori per la individuazione delle tecnologie più adatte all’ambiente di utilizzo. Evidente la necessità di partire dalle effettive esigenze cliniche, e quindi dai bisogni e non dai desiderata, investire su quelle tecnologie che sono realmente utili, tenendo presenti le caratteristiche di ogni singola struttura sanitaria, delle attività cliniche


protagonista del mese

svolte, e quindi del ruolo assunto dalla struttura nella “rete” assistenziale regionale. Per evitare acquisti inutili si deve infatti porre attenzione a che il contesto assistenziale e la dotazione tecnologica siano tra loro coerenti, ma che siano soprattutto coerenti con gli indirizzi strategici e la programmazione regionale. Un altro aspetto fondamentale emerso riguarda l’analisi della dotazione tecnologica delle strutture italiane. Il parco tecnologico installato in Italia è sempre più consistente numericamente, e non si può prescindere da politiche di rinnovo accurate per evitare che diventi “troppo” obsoleto, o che vi siano forti disparità in termini di qualità funzionale delle tecnologie tra le strutture del centro/nord Italia e quelle del sud. Nell’ambito della gestione delle tecnologie si sono evidenziati nuovi approcci che sono direttamente collegati alla rapida evoluzione delle tecnologie e dei sistemi; questi processi richiedono una collaborazione tra i servizi di ingegneria clinica, le società di servizi multivendor ed i produttori al fine di ottenere una corretta ed economica gestione delle tecnologie e garantire, al contempo, un’elevata qualità delle prestazioni e dei servizi offerti. Non sono infatti mancati ulteriori spunti riguardanti il ruolo delle tecnologie, e quindi della loro pianificazione e gestione nell’assistenza territoriale. L’assistenza territoriale infatti sta rivestendo un ruolo sempre crescente, soprattutto grazie al diffondersi di nuove tecnologie nell’ambito delle telecomunicazioni. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di cittadini over 65 e l’assistenza territoriale riguarda principalmente la popolazione anziana che è più del 84% dei pazienti assistiti in assistenza domiciliare. Queste cifre sono destinate ad aumentare notevolmente e con esse il numero e la complessità delle tecnologie biomediche impiegate sul territorio. Ciò comporta problematiche legate all’utilizzo di queste tecnologie che necessitano della stessa attenzione riservata a quelle presenti negli ospedali; la loro gestione, e la costante manutenzione, sono essenziali per garantire la sicurezza del paziente e la buona riuscita dei programmi che puntano alla deospedalizzazione. La presenza delle tecnologie sul territorio se da una parte offre nuove opportunità dall’altra fa nascere nuove problematiche da gestire, come la necessità di adottare protocolli e procedure validate. Altro argomento dibattuto, e di notevole attualità in riferimento alle misure di contenimento della spesa, è stato quello riguardante il tema della centralizzazione degli acquisti. Sebbene le opinioni dei diversi attori coinvolti siano differenti, non è emersa una netta preclusione alla centralizzazione. La tavola rotonda ha evidenziato che c’è oggi una maggiore consapevolezza delle potenzialità, ma anche dei limiti. È necessario comprare meglio, ma non tutte le tecnologie o i servizi possono essere oggetto di centralizzazione: il contesto di riferimento e la “personalizzazione” delle cure sono elementi che devono essere tenuti in debito conto, ma al contempo non devono essere strumentalizzati per impedire l’ottimizzazione e la razionalizzazione della spesa. Anche su servizi e beni “centralizzabili” è chiaramente emersa sia la necessità di una maggiore attenzione nella progettazione dei processi di acquisto, non sempre coerenti con gli obiettivi prefissati, sia la necessità di condividere

gli esiti di gara per consentire strategie di acquisto sempre più efficaci. Per i processi di acquisto centralizzato, inoltre, devono esserci dati di evidenza e di esito, quindi dati di monitoraggio: effettivo risparmio documentato (anche in relazione a completamento e personalizzazione delle configurazioni), andamento dei servizi aggiudicati e tempi di realizzo.

L’“INTERESSE” OLTRE IL CONVEGNO: CNI E GLI STATI GENERALI DELLA SALUTE La conferma per il crescente interesse verso il mondo dell’ingegneria clinica è arrivata anche dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), che ha riconosciuto il

Ottimizzazione e razionalizzazione della spesa: non tutte le tecnologie o i servizi possono essere oggetto di centralizzazione. Il contesto di riferimento e la “personalizzazione” delle cure sono elementi che devono essere tenuti in debito conto, ma al contempo non devono essere strumentalizzati per impedire l’ottimizzazione e la razionalizzazione della spesa

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protagonista del mese

sti un chiaro segnale di riconoscimento professionale, il raggiungimento di una maturità che aumenta la consapevolezza della sua utilità e necessità per il Sistema Sanitario Nazionale. Quasi un sigillo in tal senso è stata la partecipazione ufficiale di AIIC agli Stati Generali della Salute organizzati dal Ministero della Salute a Roma l’8 e il 9 aprile 2014, su invito del Ministro Beatrice Lorenzin, nell’ambito della tavola rotonda “Curami tra vent’anni: investire nelle professioni in una Sanità che cambia” incentrata sul ruolo di tutte professioni, non esclusivamente quelle mediche, che operano in questo settore e sulla loro evoluzione nei prossimi anni. In quest’occasione il Ministro Lorenzin, interrogandosi su quali e su quante saranno le nuove professioni necessarie nel mondo sanitario nei prossimi anni, ha citato proprio il ruolo dell’ingegnere clinico. Ruolo rimarcato dallo stesso presidente AIIC che nell’intervento ha sottolineato la necessità, ormai non più rimandabile, di avere in tutte le strutture sanitarie personale qualificato, che sappia gestire la strumentazione biomedica in maniera sicura e appropriata, anche in considerazione di una gestione oculata delle risorse economiche.

GOVERNO DELLE TECNOLOGIE E SOSTENIBILITÀ

XIV Convegno Nazionale AIIC come primo evento accreditato, valido ai fini del rilascio ai partecipanti di crediti formativi per l’aggiornamento della competenza professionale, secondo quanto stabilito da delibera del Consiglio Nazionale Ingegneri del 28 marzo 2014, adottata ai sensi dell’art. 4, comma 5 del Regolamento per l’aggiornamento della competenza professionale (Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 13 del 15/07/2013). Il CNI in particolare ha istituzionalizzato l’attività formativa svolta da AIIC inquadrandola come associazione di riferimento per tutti gli ingegneri clinici iscritti agli Ordini Provinciali e alle relative Commissioni di Ingegneria Biomedica. Tra i compiti istituzionali di AIIC vi è da sempre la formazione continua degli iscritti, ragione che ha portato ad accogliere con grande entusiasmo l’introduzione della formazione continua per gli ingegneri che permette di tradurre in crediti l’attività formativa erogata dall’Associazione, sia a livello locale che nazionale. L’evento nazionale di Venezia ha rappresentato per l’AIIC e per i suoi professioni-

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Innovazione tecnologica, programmazione, ottimizzazione delle politiche gestionali su tecnologie biomediche, e più in generale sui dispositivi medici, devono quotidianamente confrontarsi con la necessità di un utilizzo appropriato e sostenibile delle risorse disponibili. Questo vale in particolare in un ambito in cui l’innovazione è continua, dove l’immissione di nuovi prodotti sul mercato è quotidiana. Gli ingegneri clinici possono dare un contributo importante in tal senso, non solo nelle aziende sanitarie o sul territorio, ma anche a livello centrale; sempre più spesso infatti sono chiamati ad un ruolo attivo nei tavoli istituzionali finalizzati ad esempio alla programmazione sanitaria, alla individuazione di tecnologie innovative considerate “cost saving”, alla formulazione di proposte di razionalizzazione sistemica in logica di spending review. Si possono infatti ottenere significativi risparmi non solo con l’ottimizzazione delle strategie di acquisto ma soprattutto con un approccio razionale alla pianificazione degli acquisti che scelga le tecnologie sulla base di parametri oggettivi, che tengano in debita considerazione sia l’attività clinico assistenziale della struttura di riferimento sia la necessità di integrazione e coerenza con la tecnologia esistente. Oltre ad una corretta pianificazione delle tecnologie nuove, elementi significativi di razionalizzazione possono venire da una oculata gestione delle tecnologie esistenti, quindi dell’ormai ingente parco macchine installato (il cui valore globale a livello italiano è stimabile in oltre 10 Mld €), ad esempio focalizzando l’attenzione su quelle tecnologie che risultano obsolete, inefficienti o poco utilizzate, la cui manutenzione rappresenta comunque una voce di costo. È quindi necessario fare un’analisi che riesca ad evidenziare quali siano le tecnologie sulle quali è possibile attuare azioni di disinvestimento, contribuendo alla fuoriuscita dal sistema di quelle tecnologie potenzialmente non più sicure, e alla riduzione di malfunzionamenti o avversi correlati al loro utilizzo.



protagonista del mese

Istanza quest’ultima verso la quale vi è una crescente sensibilità, anche da parte dei cittadini e dalle associazioni di pazienti, con le quali l’AIIC sta avviando proficue collaborazioni, al fine di contribuire alla definizione di un modello di sanità sostenibile, vicina ai pazienti e soprattutto alla portata di tutti; oramai anche i pazienti riconoscono l’importanza delle nuove tecnologie e di chi è formato e preposto a garantirne il loro utilizzo sicuro.

NON SOLO TECNICI MA VERI E PROPRI MANAGER Da quanto detto emerge con forza come la figura dell’Ingegnere Clinico rappresenti una figura dinamica e in continua evoluzione, capace di adattarsi alle diverse necessità di sistema: si è partiti da attività prettamente tecniche, come ad esempio la manutenzione e l’installazione delle tecnologie, per giungere ad un ruolo chiave di controllo e governo del patrimonio tecnologico biomedico. L’evoluzione di questa figura si inserisce in una evoluzione più generale del Sistema Sanitario Nazionale, dove le singole strutture sanitarie diventano sempre più articolate e necessitano di processi gestionali

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volti a migliorare l’efficienza, l’efficacia e la qualità dei servizi erogati. Un nuovo approccio nella gestione delle tecnologie biomediche è necessario anche in relazione all’evoluzione del mercato e al progresso tecnologico che in questo ambito è sempre più crescente; ad esempio l’information technology caratterizza in modo sempre più significativo le tecnologie, a loro volta sempre più in grado di condividere dati ed informazioni e quindi sempre più interconnesse tra di loro e con la rete. Le tecnologie pertanto non costituiscono solo uno strumento di lavoro, ma governano la logica dei processi ospedalieri. Questo implica che le tecnologie debbano essere correttamente inserite nella struttura e nel modello organizzativo in quanto il loro uso permetterebbe anche una migliore gestione delle attività e un servizio più efficiente per i pazienti. Per tutto questo l’attività svolta dall’Ingegnere clinico è orientata ad aspetti non solo tecnici, ma anche gestionali e manageriali, affiancandosi a quella svolta dai dirigenti sanitari e dai responsabili dei Sistemi informativi. Bisogna infatti ripensare e gestire le strutture sanitarie affinché diventino un network con una strategia univoca, con obiettivi comuni e con risorse e strumenti innovativi. È una necessità imprescindibile che l’ingegnere clinico contribuisca con la sua esperienza e formazione ad integrare nel modo più efficace ed efficiente l’organizzazione delle attività e le strutture stesse dell’ospedale, con tutte le nuove dotazioni tecnologiche presenti, come ad esempio la strumentazione, i sistemi di comunicazione e gli impianti. Solo una figura come l’ingegnere clinico è in grado di elaborare e gestire, secondo una logica di programmazione integrata, un modello organizzativo che elimini i rischi connessi a soluzioni tecniche non compatibili che ostacolano il lavoro dei medici e degli operatori e che mettono a rischio la salute dei pazienti. ■



primo piano

autore

Maria Giulia Mazzoni Direttore Responsabile

Innovazione tecnologica. Il Ministro Lorenzin: investire si può (e si deve) Assieme al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, analizziamo l’impatto che le politiche dell’eHealth hanno oggi sul nostro Sistema Sanitario Nazionale. Perché è così importante parlare di innovazione? Efficienza, opportunità e risparmio: ecco perché è fondamentale investire in tecnologia. “Lo sforzo deve essere quello di eliminare gli ostacoli allo sviluppo di servizi digitali alimentando la fiducia dei pazienti e la competenza degli operatori”

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inistro Lorenzin, quanto è importante oggi puntare sulle moderne tecnologie ed in particolare sulla sanità elettronica? Più che importante direi che è fondamentale. I modificati bisogni di salute correlati con l’invecchiamento della popolazione, la necessità di spostare l’erogazione dei servizi sanitari dall’ospedale (che dovrebbe rimanere luogo di elezione per l’accesso alle cure ad alta specializzazione/intensità) al territorio, privilegiando ove possibile il domicilio del paziente, l’esigenza di migliorare i processi organizzativo-gestionali a supporto della continuità di cura, nonché le conseguenti ricadute in termini di sostenibilità dei servizi sanitari nazionali, rappresentano le sfide che necessariamente tutti i Paesi avanzati devono rapidamente affrontare e vincere. Per non mettere a serio rischio la tenuta del servizio sanitario nazionale bisogna fermare la logica dei tagli lineari e del risparmio dato dalla diminuzione della quantità e della qualità dei servizi: la chiave sta nell’innovazione tecnologica e lo sforzo di chi ha la governance del processo deve essere quello di eliminare gli ostacoli allo sviluppo di servizi digitali alimentando la fiducia dei pazienti e la competenza degli operatori nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Mi permetta di citarla: in un suo recente intervento lei ha parlato di numeri concreti, quantificando in 14 miliardi il risparmio che si otterrebbe investendo seriamente nello ehealth. Un dato su cui riflettere. Lo sviluppo e la diffusione dell’eHealth può generare importanti be-


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nefici per tutti gli attori del servizio sanitario nazionale. In particolare, le stime contenute nel Rapporto 2013 dell’Osservatorio ICT in sanità del Politecnico di Milano mostrano che attraverso l’eHealth è possibile conseguire un risparmio quantificato in 6,8 miliardi di euro l’anno per le strutture sanitarie e in 7,6 miliardi l’anno per il cittadino. Ad esempio, se tutti i referti di specialistica ambulatoriale fossero consegnati al cittadino via web, ne conseguirebbe un risparmio complessivo di tempi e costi per questi ultimi pari a 4,6 miliardi di euro l’anno, cui si aggiungerebbero 370 milioni di euro l’anno di risparmi per le strutture sanitarie. Attraverso la prenotazione on line e telefonica delle prestazioni, ipotizzando che l’80% delle prenotazioni possa avvenire attraverso questi canali, si conseguirebbe un risparmio di 640 milioni di euro l’anno per il cittadino e, nel caso in cui il 70% di tali prenotazioni venisse effettuato on line, ne conseguirebbe un risparmio per le strutture sanitarie di circa 160 milioni di euro l’anno. La diffusione di soluzioni per la dematerializzazione dei referti e delle immagini diagnostiche comporterebbe risparmi per le strutture sanitarie di circa 860 milioni di euro l’anno. L’adozione diffusa da parte delle Aziende Sanitarie di soluzioni di Cartella Clinica Elettronica completamente dematerializzata, comporterebbe benefici in termini di migliore impiego del tempo di medici e infermieri, quantificabile in un beneficio di 1,37 miliardi di euro all’anno. L’eHealth può altresì consentire di ottimizzare i processi di deospedalizzazione. In particolare, ipotizzando una riduzione – stimata prudenzialmente nel 15% – delle giornate di degenza relative a pazienti con almeno una patologia cronica grave, si potrebbe avere un risparmio per il Servizio sanitario nazionale pari a circa 3 miliardi, derivante da un maggiore ricorso ai servizi territoriali. Tale ottimizzazione, inoltre, produrrebbe benefici per gli stessi pazienti cronici, sia in termini di qualità della vita sia in termini economici. Puntare quindi sull’innovazione in sanità è un passo assolutamente necessario. Quindi possiamo dire che sanità elettronica e spending review andrebbero, in qualche modo, d’accordo? Certamente. È oggi necessario e non più procrastinabile un ripensamento del modello organizzativo e strutturale del Servizio sanitario nazionale del nostro Paese, tenuto conto dell’attuale contesto socio-demografico e congiunturale nonché dell’obiettivo di assicurarne la sostenibilità nei prossimi anni. Lo sviluppo e la diffusione dell’eHealth può concretamente rappresentare un fattore abilitante per il perseguimento di tali finalità. L’eHealth infatti consente di mettere a disposizione strumenti di supporto: • alla messa in atto di modelli assistenziali innovativi nei quali il punto centrale non è la patologia, ma il cittadino nel suo complesso, con le sue caratteristiche e i suoi bisogni; • alla fruizione di un profilo di offerta dei servizi sanitari che privilegi il territorio e, ove possibile, direttamente il domicilio del paziente; • alla messa in atto di processi di cura partecipativi che si basano sullo scambio di conoscenze, esperienze e opinioni tra gli operatori sanitari coinvolti, oltre che sull’accesso universalistico ed equo all’alta

Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin

specializzazione, anche da località disagiate. Modelli assistenziali innovativi, profili di offerta appropriati e processi di cura partecipativi rappresentano, nel loro insieme, un nuovo modo di fare sanità fortemente abilitato dalle tecnologie e dai sistemi informativi, grazie al quale possono essere conseguiti benefici anche in termini di contenimento delle dinamiche di crescita della spesa sanitaria.

È oggi necessario e non più procrastinabile, un ripensamento del modello organizzativo e strutturale del Servizio sanitario nazionale del nostro Paese, tenuto conto dell’attuale contesto socio-demografico e congiunturale nonché dell’obiettivo di assicurarne la sostenibilità nei prossimi anni

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primo piano

Come si coniuga il crescente bisogno di innovazione tecnologica in campo medico con la stretta economica che sta vivendo il nostro Paese, e con esso la sanità pubblica? L’eHealth può rappresentare un importante fattore di stimolo per lo sviluppo economico e imprenditoriale del nostro Paese, tenuto conto che più del 10% del PIL italiano è generato dal comparto sanità. La progressiva diffusione della sanità elettronica, in particolare, può contribuire a stimolare la nostra economia, incrementando la domanda di soluzioni applicative e di servizi professionali ad essa correlati, aumentando la concorrenza tra gli operatori di settore e incentivando investimenti, occupazione e sviluppo del mercato di riferimento. Occorre quindi fare uno sforzo per portare gli investimenti in innovazione tec-

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nologica in sanità, ora molto bassi, ai livelli dei nostri competitor europei, ma possiamo farlo solo se l’innovazione, unita al ripensamento dei modelli organizzativi e dei processi, innesca un circuito virtuoso di miglioramento della qualità dell’assistenza e di sostenibilità del sistema. Abbiamo parlato di ‘costi’ e di ottimizzazione delle risorse, passiamo ora ad analizzare il valore aggiunto che la sanità elettronica apporterebbe alla vita dei cittadini: procedure più snelle e più qualità nei servizi? L’eHealth favorisce un approccio integrato alla cura del paziente, in quanto consente la conoscenza e la condivisione delle informazioni prodotte da parte dei singoli attori coinvolti, ed abilita la gestione integrata dei percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali. L’eHealth inoltre consente di incrementare sensibilmente il livello di appropriatezza delle risposte fornite ai bisogni di salute dei cittadini, di innalzare il livello dell’assistenza erogata e di migliorare la qualità di vita dei cittadini stessi. In relazione a quest’ultimo aspetto, l’eHealth può svolgere un ruolo veramente fondamentale, consentendo al cittadino di partecipare in modo attivo non solo al mantenimento della propria condizione di salute, ma anche allo svolgimento delle cure che lo coin-


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volgono. Ciò è fondamentale soprattutto nell’ambito della cronicità, in quanto, attraverso lo sviluppo di modelli adeguati di invecchiamento attivo, il paziente riesce a convivere serenamente con la propria patologia e a prendere parte attiva alla sua gestione, concorrendo in tal modo a ridurre il rischio di riacutizzazioni. Quali sono, ad oggi, le politiche per l’ehealth messe in campo dal Ministero? Il Ministero della salute, in coerenza con le strategie e le iniziative programmatiche definite a livello comunitario, si è fatto già da tempo promotore, in collaborazione con le Regioni, di molteplici interventi volti allo sviluppo dell’eHealth, quali: i sistemi di centri unici di prenotazione, il fascicolo sanitario elettronico, i certificati di malattia telematici, l’ePrescription, la dematerializzazione dei documenti sanitari (a partire dalla documentazione clinica in diagnostica per immagini), l’armonizzazione dei sistemi informativi del territorio e la telemedicina. Tali interventi sono fondamentali per creare i presupposti per la realizzazione di una eHealth Information Strategy a livello di sistema Paese. L’obiettivo principale di tale strategia è assicurare uno sviluppo armonico, coerente e sostenibile dei sistemi informativi sul territorio, affinché siano in grado di supportare le finalità di governo del SSN e di cura del paziente, con livelli di interoperabilità crescenti. Coerentemente con le finalità suesposte, i servizi di eHealth dovrebbero essere prioritariamente finalizzati a: • supportare il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza (LEA) attraverso l’adeguamento dei sistemi informativi degli attori territoriali alle esigenze di governo, facendo sì che siano in grado di generare i Livelli Essenziali di Informazione (LEI); • migliorare l’efficienza delle cure primarie attraverso l’integrazione in rete dei professionisti sanitari, al fine di agevolare i processi di continuità assistenziale; • supportare l’integrazione dei servizi sanitari e sociali nell’ambito del territorio, al fine di agevolare i processi di assistenza domiciliare e l’integrazione tra presidi, distretti e professionisti; • facilitare l’accesso ai servizi, potenziando e facilitando la scelta dei cittadini attraverso l’interoperabilità tra i sistemi; • migliorare la qualità dei servizi sanitari e favorire il consolidamento e lo sviluppo delle eccellenze attraverso l’introduzione delle soluzioni orientate al governo clinico, alla formazione continua in medicina, alla misurazione degli outcome e alla telemedicina; • supportare il controllo della spesa sanitaria, attraverso il monitoraggio della domanda di prestazioni sanitarie. La realizzazione di una eHealth Information Strategy nazionale richiede una regia unitaria. È infatti fondamentale focalizzare sforzi progettuali ed investimenti su obiettivi definiti, secondo percorsi di attuazione e priorità condivise, nel pieno rispetto delle prerogative regionali e locali. Quali gli investimenti previsti per il futuro? La nuova programmazione comunitaria, relativa al periodo 2014-2020, offre rilevanti opportunità in questo senso. In particolare, un signifi-

cativo contributo in termini di risorse finanziarie a supporto della ricerca, dell’innovazione e della digitalizzazione del comparto sanitario del nostro Paese può essere individuato nei nuovi programmi strategici europei Horizon 2020 e Connecting Europe Facility. In aggiunta, le Regioni possono avvalersi dei fondi strutturali della programmazione comunitaria 2014-2020, rispetto ai quali il Governo, grazie anche al contributo del Ministero della salute, ha individuato negli investimenti in innovazione tecnologica e digitale uno degli ambiti prioritari di utilizzo. È tuttavia opportuno ricordare che a fare la differenza spesso non è la “quantità” di investimenti in ICT, ma bensì la loro “qualità”. A tale proposito il nostro Paese, pur a fronte di investimenti in ICT particolarmente bassi in confronto a quelli di altre nazioni europee, presenta un livello di sviluppo dell’eHealth in buona misura paragonabile. Parrebbe quindi non riscontrarsi uno stretto rap-

Attraverso l’eHealth avremmo la possibilità di incrociare le informazioni e di ottenere dati certi, garantendo al contempo la trasparenza e la misurabilità delle azioni poste in essere. Si tratta di un elemento fondamentale per vincere le grandi sfide che ci attendono nella sanità del futuro

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porto di proporzionalità tra quantità di risorse finanziarie destinate all’ICT in sanità e livello di maturità e diffusione conseguito per tali tecnologie. Ciò che invece è necessario, è disporre, ai diversi livelli del SSN, di valutazioni oggettive di costi-benefici derivanti dall’introduzione delle tecnologie ICT. Tali valutazioni dovrebbero orientare l’adozione dell’ICT in sanità sulla base delle effettive necessità ed assicurare un minore profilo di rischio agli investimenti che occorre sostenere, potendo contare su benefici predeterminati. Diversamente, il rischio è che le tecnologie ICT, specialmente quelle più avanzate, possano essere acquistate solo in quanto disponibili, prescindendo dai benefici che possono scaturire dal loro utilizzo, innescando quella spirale viziosa in cui è l’offerta a creare la propria domanda, e non viceversa. Ministro mi permetta un’ultima domanda: posto che ‘del doman non vi è certezza’ quali dovrebbero essere secondo lei i passi giusti da fare nell’immediato futuro per portare avanti le corrette politiche di eHealth in Italia? È oggi più che mai necessario identificare una “via comune” per lo sviluppo e la diffusione dell’eHealth. Una via che, attraverso il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, attui un modello di governance dell’eHealth finalizzato a perseguire l’armonizzazione delle soluzioni esistenti, l’utilizzo organico e funzionale dell’ICT all’assistenza erogata ed a valorizzare le punte di eccellenza. Occorre in sintesi far sì che l’eHealth diventi una risorsa strumentale di cui concretamente disporre in modo uniforme sul territorio nazionale, per mettere in atto modelli assistenziali innovativi, necessariamente più efficienti, concretamente incentrati sul cittadino e personalizzati sui suoi bisogni. Il tema dell’innovazione in sanità è stato anche affrontato nel corso degli Stati Generali della Salute che si sono tenuti a Roma nelle giornate del 8 e 9 aprile 2014. Tra le diverse proposte emerse durante

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l’evento è di particolare interesse quella di promuovere in modo sistematico l’innovazione digitale attraverso la predisposizione di un “Patto per la Sanità Elettronica”, ossia un piano strategico teso a rimuovere gli ostacoli che ne rallentano la diffusione e ad evitare realizzazioni parziali o non conformi alle esigenze della sanità pubblica. Tale Patto dovrebbe coinvolgere tutti i portatori di interesse, individuare specifiche priorità, analizzare e proporre modelli realizzativi di riferimento e strumenti di finanziamento, tra i quali anche forme di partenariato pubblico-privato. L’eHealth rappresenta un elemento fondamentale per vincere le grandi sfide che ci attendono nella sanità del futuro, una leva di cui disporre in modo uniforme sul territorio nazionale, per mettere in atto modelli assistenziali innovativi, necessariamente più efficienti, concretamente incentrati sul cittadino e personalizzati sui suoi bisogni. Attraverso l’eHealth infatti avremmo la possibilità di incrociare le informazioni e di ottenere dati certi, garantendo al contempo la trasparenza e la misurabilità delle azioni poste in essere. ■



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autore

Maria Giulia Mazzoni Direttore Responsabile

Computer e Robot in sala operatoria. “Vi presento RIO” Il prof. Norberto Confalonieri, presidente dell'Associazione Internazionale di Chirurgia ortopedica Computer e robot Assistita (C.A.O.S.), ci svela le potenzialità del nuovo reparto inaugurato al CTO di Milano e del rivoluzionario robot RIO. Ecco come la tecnologia ha cambiato (forse per sempre) il modus operandi di tutte le professionalità che lavorano in ‘area critica’

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rof Confalonieri, il CTO di Milano si è recentemente dotato di un nuovo reparto di ortopedia e traumatologia dedicato alla “chirurgia ortopedica computer e robot assistita”. Si tratta, peraltro, del primo ospedale pubblico in Italia a farlo. Un bel risultato e una grande soddisfazione per chi, come lei, da sempre crede nel valore aggiunto della robotica in sala operatoria. Certo, ho sempre creduto in questa tecnologia. Ho iniziato ad utilizzarla nel lontano 1999, sono stato uno dei fondatori dell’Associazione Internazionale di Chirurgia Computer e Robot Assistita (CAOS) ed oggi ricopro la carica di Presidente. Ritengo che, oggi, non sia più possibile fare a meno di un computer in sala operatoria. Il mercato offre un panorama di tecnologie sempre più vasto che aiutano il chirurgo nell’applicazione della sua procedura operatoria e delle sue personali convinzioni. Non è un ostacolo, come molti pensano, ma un vero collaboratore, da sfruttare e non da odiare.

Entriamo nel dettaglio. Come funziona il nuovo reparto e quali sono i vantaggi per medici e pazienti? Beh, il reparto funziona alla perfezione. Abbiamo un sistema informatico all’avanguardia per le radiografie digitali, TAC e RMN. I nostri pazienti vengono operati con tecniche computer e robot assistite per curare l’artrosi del ginocchio e dell’anca, per ricostruire il legamento crociato del ginocchio e per raddrizzare gli arti malformati con le osteotomie tibiali o femorali. I vantaggi per i chirurghi sono nella


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maggior precisione delle procedure ed in una diminuzione degli errori in sala operatoria. Queste tecnologie Standardizzano i nostri gesti chirurgici (bisogna seguire dei campi obbligatori), li uniformano, con l’obiettivo di uniformare le prestazioni ed i risultati. Si impiantano le componenti protesiche al meglio della tecnologia, si conoscono, con numeri, le eventuali dismetrie degli arti inferiori (complicanza, non rara, nella protesi dell’anca) e, di conseguenza, si può porvi rimedio direttamente in sala. Si conoscono gli sbilanci legamentosi nelle protesi di ginocchio, gli eventuali mal allineamenti degli arti, diminuiscono le perdite ematiche, le tromboflebiti, ecc. La letteratura internazionale e la nostra esperienza personale ci confortano in questo. Questo però non vuol dire che si opera meglio rispetto alla tecnica tradizionale, ma che si opera al meglio delle conoscenze. Noi sosteniamo che il computer aiuta il chirurgo alle prime armi ed esalta l’esperto. Se ne può fare a meno, ma il numero degli appassionati sta crescendo. Soprattutto tra i principianti ed i professori universitari che hanno capito come il computer possa aiutare il loro dialogo, si è dimostrato un ottimo strumento d’insegnamento delle

Norberto Confalonieri, presidente dell'Associazione Internazionale di Chirurgia ortopedica Computer e robot Assistita (C.A.O.S.)

procedure chirurgiche. Per i pazienti, più sicurezza, si spera maggior durata della vita delle protesi e, nell’immediato post-operatorio, una ripresa funzionale più rapida, dovuta ad una minor invasività della tecnica. Siamo tutti molto interessati alle potenzialità del Robot Rio, fiore all’occhiello del nuovo reparto. Di cosa si tratta? L’unicità del sistema RIO e della tecnica robotica Makoplasty®, rispetto alle altre tecniche esistenti, è data dalla possibilità di pianificare il posizionamento della protesi monocompartimentale del ginocchio, in maniera estremamente precisa, sull’anatomia in base al modello tridimensionale e le immagini TAC, affi-

Noi sosteniamo che il computer aiuta il chirurgo alle prime armi ed esalta l’esperto. Se ne può fare a meno, ma il numero degli appassionati sta crescendo soprattutto tra i principianti ed i professori universitari che hanno capito come il computer possa aiutare il loro dialogo. Si è dimostrato infatti un ottimo strumento d’insegnamento delle procedure chirurgiche

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nare il posizionamento dell’impianto protesico, valutando in maniera dinamica il movimento del ginocchio del paziente, in tempo reale, ed infine riprodurre con estrema accuratezza sul paziente ciò che è stato pianificato con precisione sul computer. Ciò è possibile grazie ad un braccio robotico che permette al chirurgo di fresare sull’osso del paziente l’esatta sagoma che alloggerà la protesi, impedendogli fisicamente di uscire dal volume di resezione che lui stesso ha pianificato con estrema precisione sul software, in base alle caratteristiche anatomiche e di movimento del ginocchio specifico del paziente operato. Da sottolineare anche la possibilità di simulare nel virtuale il bilanciamento della protesi in funzione delle caratteristiche del paziente e la successiva resezione dell’osso alla fine dell’intervento a differenza delle tecniche tradizionali dove il taglio dell’osso precede le prove di misurazione e stabilità delle protesi. La tecnica operatoria con il sistema robotico risulta semplice, dopo un percorso formativo ed una breve esperienza clinica. Certo, i tempi operatori, per la preparazione del Robot e l’acquisizione delle coordinate anatomiche, si allungano di almeno 15 minuti, ma non è tempo perso, bensì guadagnato in termini di accuratezza e precisione. La piattaforma robotica RIO™ è stata ideata per la protesizzazione di tutte le grosse articolazioni. Ad oggi sono disponibili gli applicativi per la gestione del ginocchio (mono-compartimentale, femoro-rotulea e bi-compartimentale) e della protesi totale d’anca, già utilizzata in Italia. In futuro sarà possibile l’intervento protesico robotico per tutte le principali articolazioni come protesi totale di ginocchio, spalla, caviglia, ecc. Professore a questo punto è doveroso aprire una parentesi perché quando si parla di ‘robotica’ nasce sempre molta confusione: cosa si intende per chirurgia ‘computer e robot assistita’?

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Si tratta dell’utilizzo di sistemi informatici e hardware meccanici (minirobot attivi o passivi), per gli interventi di sostituzione protesica dell’articolazione del ginocchio e dell’anca, di solito, per degenerazione artrosica. Il sistema più utilizzato, oggi, nel mondo è la cosiddetta “navigazione”, che estende il suo campo d’applicazione anche alle osteotomie correttive ed alla ricostruzione del legamento crociato del ginocchio. In poche parole, la chirurgia tradizionale, assistita da un computer. Sensori particolari, posizionati sul paziente e sugli strumenti chirurgici, vengono registrati da un lettore collegato al computer. Questo viene informato della posizione dell’arto nello spazio, della sua deformazione artrosica. Elabora i dati e fornisce suggerimenti, sulla base del software, preparato dal chirurgo, per correggere la patologia ed impiantare le componenti protesiche nella posizione voluta. Verifica anche i tagli, per un’eventuale correzione sul campo e fornisce un report con tutti i dati della procedura chirurgica. Il computer può essere utilizzato, anche, per la pianificazione dell’intervento, con una scheda da inserire in un robot chirurgico o la creazione di apposite mascherine di taglio, specifiche per quel paziente, sulla base di una TAC o RMN. Insomma, un mondo in continua evoluzione, per un supporto, più scientifico, al nostro operare. Passiamo agli aspetti pratici. Quanto, e come, la tecnologia ha cambiato il lavoro del chirurgo? Beh, intanto cominciamo a dire che non è una tecnologia diffusa. E’ una chirurgia di nicchia, come la chiamano i detrattori, oppure d’elite, per gli appassionati. Certo, chi la usa ha migliorato le sue procedure chirurgiche, ha imparato molto dal computer, ha diminuito gli errori e le complicanze degli interventi. Cambia il modo di dialogare in sala operatoria. Non più per sensazioni visive, basate sull’esperienza, ma ragionando con i numeri, con indicazioni oggettive. Tutti, dal chirurgo, all’assistente, all’anestesista, all’infermiere, guardando il display del computer, tutti possono interagire “dando i numeri”. Il chirurgo è sempre meno artista solitario, padre e padrone della tecnica, e sempre più scolastico, insegnante di un’esperienza tradotta in immagini e numeri. Questa è la vera evoluzione in sala operatoria. Lei è stato uno dei primi medici in Italia a credere fortemente nella chirurgia robotica, nonché il primo ad averla utilizzata in campo ortopedico, quindi chi meglio di lei può darci la fotografia della sua evoluzione in questi anni. Attualmente, nel mondo, vengono utilizzate tecnologie computer o robot assistite solo nel 2,5 % degli interventi chirurgici. Però, l’utilizzo del computer e del robot sta crescendo, soprattutto nei paesi asiatici, Giappone, Cina, Corea del Nord, ecc. Sicuramente i costi ed il tempo operatorio più lungo incidono economicamente sui budget degli ospedali. Negli USA e nelle cliniche private accreditate questo è un problema. In America, le assicurazioni sono attente ai risultati per 5 anni, poi le protesi possono anche fallire. Ma è un discorso difficile che non vorrei affrontare qui.

Lei vanta una grande esperienza in campo internazionale. Rispetto a quanto accade nel resto del mondo, come si posiziona il nostro Paese in termini di attenzione al progresso tecnologico in campo medico, ed in particolare nel settore della chirurgia computer e robot assistita? Il nostro sistema sanitario nazionale è uno dei migliori al mondo. I nostri medici e chirurghi non hanno nulla da invidiare ai migliori americani o giapponesi, anzi, in molti campi possiamo insegnare tutto. Detto questo, la ricerca scientifica, anche in questo settore, è da terzo mondo. Come numeri siamo in linea con gli americani, circa il 2 % di impianti computerizzati. Veniamo alla ‘nota dolente’. Una delle principali critiche mosse alla chirurgia robotica riguarda il rapporto tra costo, spesso molto alto, ed effettivo vantaggio in termini di risultati chirurgici. Insomma, sostengono i detrattori, si spendono tanti soldi per fare (meglio) quel che già si faceva prima. Lei come ‘risponde’ a questa obiezione? Tasto dolente, certo costa di più, sia in termini di tempo perso in sala, sia di costi effettivi dell’hardware e del software. Però il nostro obbiettivo è quello di lavorare per cercare di diminuire il numero di revisioni di protesi d’anca o di ginocchio, allungando la vita degli impianti. Il numero delle protesi sta crescendo, di anno in anno. In Italia si impiantano circa 300.000 protesi d’anca o di ginocchio, ogni anno. Un dato statistico americano rivela che, nel 2030 ci sarà il 600% di aumento del numero di revisioni, nel mondo. Ma il dato terrificante è che non ci saranno chirurghi sufficienti ad operare tutta questa mole di interventi. Ci vogliono politici ed amministratori illuminati che capiscono i vantaggi ed investono in questa tecnologia, ma non è facile trovarli. Inoltre, in Italia, i chirurghi sono bravi ad impiantare le protesi, anche senza questa tecnologia,

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pertanto non sentono il bisogno di avvicinarsi ad un nuovo percorso chirurgico, che appesantisce l’intervento. Ma, come abbiamo assorbito, in termini economici e culturali, la profilassi antibatterica ed antitrombotica, allo stesso modo si potrebbe sopportare questo impegno. Tutti questi dati acquisiti in sala operatoria e registrati, si configurano come una sorta di “check list” della nostra procedura chirurgica e, la scheda finale, come una “scatola nera”. Nel mondo aeronautico, la loro introduzione ha diminuito, drasticamente, gli incidenti aerei, in sala operatoria, allo stesso modo, dovrebbe diminuire i nostri errori.

Il nostro sistema sanitario nazionale è uno dei migliori al mondo. I nostri medici e chirurghi non hanno nulla da invidiare ai migliori americani o giapponesi, anzi, in molti campi possiamo insegnare tutto. Detto questo, la ricerca scientifica, anche in questo settore, è da terzo mondo. Come numeri siamo in linea con gli americani, circa il 2 % di impianti computerizzati

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Indiscutibili comunque i risultati fin qui raggiunti. Professore, un’ultima domanda. Il progresso tecnologico in campo medico chirurgico ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e quel che solo dieci anni fa sembrava fantascienza oggi rappresenta una realtà più che concreta in molti ospedali italiani e non. Quale evoluzioni future si possono prevedere e qual è il prossimo traguardo che lei si prefigge ti raggiungere? È un mondo in continua evoluzione scientifica. Ogni anno vengono presentati modelli e sistemi sempre più perfetti e robotizzati. Personalmente ritengo che tra 10 anni tutti i chirurghi utilizzeranno qualcosa di computer o robot assistito in sala. Per quel che mi riguarda, andrò avanti nella ricerca del sistema più sicuro e più semplice. Ho la fortuna, nel mio ruolo, di provare tutte le novità. Ho un impegno, come Presidente, di allargare il fronte degli utilizzatori e divulgare i vantaggi di queste tecnologie. Come “rivoluzionario” sarò superato e dimenticato presto, conscio, però, di aver scritto, nel bene e nel male, una pagina della storia di questa ortopedia. Alle generazioni future il compito di sfruttarle e rendere il merito. ■



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Nunzia Scariati autore

Giuseppe Riitano Chirurgia Generale e Vascolare Casa di cura S. Clemente Fondazione Camplani Mantova

Esperto in Management Sanitario, Comunicazione e Servizi ICT, Responsabile progetto “rilevazione del grado di informatizzazione delle aziende sanitarie e PA” Scar srl - SA, Collaborazione ARSAN – NA

autore

Enrico Lanzara Specialista in Ortopedia e Traumatologia. Responsabile Unità Operativa di Ortopedia Casa di Cura Malzoni Agropoli - SA

Nuove figure professionali multidisciplinari a supporto dello specialista sanitario

L’interdisciplinarietà, materia che abbraccia competenze di più settori e discipline di studio, si propone come la possibilità di far comunicare i numerosi punti di vista che si sono aperti sul mondo. Oggi, in Italia, si produce una grande quantità di conoscenza, qualitativamente elevata, ma non si è in grado di trasformarla in un valore economico e sociale per la mancanza di un approccio multidisciplinare

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a multidisciplinarietà è una sfida con cui la ricerca, e non solo, dovrà prima o poi confrontarsi. A causa dell’elevato grado di specializzazione del sapere odierno, la possibilità che un solo campo del sapere si consideri preminente è ormai sempre meno credibile. L’interdisciplinarietà, materia che abbraccia competenze di più settori e discipline di studio, si pone come la possibilità di far comunicare i numerosi punti di vista che si sono aperti sul mondo. Oggi, in Italia, si produce una grande quantità di conoscenza, qualitativamente elevata, ma non si è in grado di trasformarla in un valore economico e sociale per la mancanza di un approccio multidisciplinare. I tempi sono molto diversi, la ricerca di base produce risultati a ritmi molto rapidi, mentre i tempi per portare questi risultati al letto del paziente a volte sono molto lunghi. Il Nobel Rita Levi Montalcini da tempo sostiene il valore dell’interdisciplinarietà delle scienze e della medicina traslazionale per arrivare alla scoperta di nuove cure e passare in tempo reale dal campo della ricerca di base a quello della ricerca applicata. In ambito medico si tratta di tradurre la scoperta scientifica, che avviene nei laboratori di ricerca, in risultati clinici al letto del paziente al fine di implementare metodi di prevenzione, diagnosi e terapia delle patologie umane. Il suggerimento è di investire in innovazione per trasferire in maniera rapida i risultati della conoscenza al fine della comprensione della malattia e della loro complessità. L’implementazione di servizi dell’ICT


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consente il trasferimento dei risultati della ricerca clinica nella pratica e nelle scelte assistenziali di professionisti, pazienti e organizzazioni. Infatti, la ricerca traslazionale si occupa del “fluire” dei risultati della ricerca da un ambito scientifico all’altro, secondo una metodologia di utilizzo delle conoscenze dove l’output di un processo di ricerca rappresenta l’input del processo successivo. Per la medicina l’inizio del percorso inizia con la ricerca di base e gli studi preclinici, i risultati vengono trasferiti nella ricerca clinica e, successivamente, trasmessi nella pratica clinica. Le problematiche riscontrate sono legate alla mancata traduzione delle nuove conoscenze su cause delle malattie, sviluppate dalla ricerca di base, nello studio di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici. La seconda problematica risiede nella mancata implementazione o adozione dei risultati della ricerca nella pratica clinica. La ricerca, attraverso studi osservazionali, ha lo scopo di identificare i problemi che contribuiscono al divario tra la pratica raccomandata e quella corrente, verifica se i trattamenti dimostrati efficaci in ambito sperimentale si confermano efficaci e sostenibili in ambito non sperimentale. Per superare le problematiche è necessario il contributo di molteplici discipline, da quelle epidemiologiche a quelle che studiano la comunicazione, i comportamenti, le organizzazioni, le politiche sanitarie, l’economia ecc. senza trascurare il contributo dei cittadini e dei responsabili della programmazione delle attività per aumentare l’impatto delle linee guida sulla qualità dell’assistenza. Le linee guida sono per il professionista uno strumento di educazione continua, di aggiornamento e di valutazione dei risultati della ricerca scientifica, forniscono ai pazienti maggiori informazioni sul ragionamento clinico a sostegno dei trattamenti proposti, aiutandoli ad operare scelte consapevoli sui bisogni personali, costituiscono un punto di riferimento comune e condivisibile per la verifica, la valutazione e la revisione delle prestazioni erogate, forniscono alle istituzioni il supporto tecnico per la programmazione di interventi e la pianificazione di investimenti finalizzati al miglioramento della qualità assistenziale e al monitoraggio e valutazione dei propri servizi. L’adozione locale di una linea-guida rappresenta una opportunità per aggiornare i professionisti sui recenti risultati della ricerca, per informare ed educare i pazienti a una domanda appropriata, per attuare una verifica dell’efficacia e appropriatezza dell’offerta assistenziale. L’interdisciplinarietà e l’adozione di un approccio multidisciplinare ed innovativo diviene una necessità in tutti i sistemi sanitari. La ricerca è quella che maggiormente può beneficiare del concorso di diverse altre discipline per realizzare prodotti e metodi di approccio al paziente, che permettono di sviluppare innovazione e di raggiungere risultati altrimenti impensabili. Il valore del mondo della medicina dipende sempre più dal suo valore traslazionale; e quest’ultimo è tanto maggiore quanto più partecipato è il contributo dei vari settori dello scibile umano alla realizzazione di prodotti innovativi così che sia più facile ed immediata la ricaduta nell’applicazione pratica. La multidisciplinarietà diviene prioritaria per il settore sanitario che do-

vrà modificare l’assetto organizzativo nell’introdurre figure professionali in maniera da inserire nel proprio organico ulteriori risorse con competenze multidisciplinari manageriali, di comunicazione, informatica, non per forza mediche, con abilità nella gestione di team multidisciplinari con ottime capacità di relazione e comunicazione, autonomia e responsabilità, problem solving e gestione delle performance in maniera da supportare l’operatività del clinico nel suo complesso, consentendo allo stesso di continuare a svolgere l’attività di cura in maniera centrale in termini di responsabilità e gestione organizzativa efficiente ed efficace, armonizzando tutti gli

Le linee guida sono, per il professionista, uno strumento prezioso. Ne consegue che l’adozione locale di una linea-guida rappresenta una opportunità per aggiornare i professionisti sui recenti risultati della ricerca, per informare ed educare i pazienti a una domanda appropriata, per attuare una verifica dell’efficacia e appropriatezza dell’offerta assistenziale

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attori del sistema. Tali figure professionali supportano l’operato dello specialista sanitario al fine di avvicinare il contesto della produzione delle linee-guida e delle raccomandazioni scientifiche per la pratica clinica che è stato concettualmente separato dal contesto del trasferimento delle raccomandazioni nella pratica clinica. Questo perché il primo deve rispettare criteri metodologici nel rispondere alla comunità scientifica, mentre il secondo è locale, non generalizzabile e risponde al proprio contesto. Rinunciare ad adottare raccomandazioni, che potrebbero entrare in conflitto con lo status quo, potrebbe voler dire rinunciare a introdurre significativi miglioramenti sia nell’erogazione di prestazioni sia negli esiti di salute dei pazienti. La strategia auspicabile potrebbe essere quella di implementare un processo di comunicazione circolare, a 360° che inglobi diversi aspetti del contesto sanitario al fine del trasferimento delle informazioni. Un adeguato piano di comunicazione interno costituisce la base primaria per far dialogare in maniera adeguata i diversi settori aziendali al fine di un trasferimento delle informazioni sia a scopo educativo, formativo e di aggiornamento, che a scopo informativo e promozionale. La comunicazione come parte integrante del processo educativo risulta la disciplina di base per l’integrazione tra le varie figure professionali ed i diversi livelli assistenziali, rappresenta la strategia vincente per ottimizzare le risorse e migliorare la qualità dell’assistenza, ponendo di fatto il paziente ed i suoi bisogni al centro di tutte le attività assistenziali, diventando il vero strumento terapeutico capace di indurre, attraverso la modifica di comportamenti sbagliati, la consapevolezza del proprio stato di salute, delle proprie capacità nel gestire se stessi attraverso la conoscenza di semplici meccanismi che influenzano quotidianamente le proprie abitudini. Di conseguenza, l’informazione al paziente

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è parte integrante del mestiere del professionista sanitario e la comunicazione, definita come l’essenza della “cura”, è il canale attraverso il quale gli operatori trasferiscono le cure. Anche se non esiste per il professionista un metodo universale per trasmettere informazioni, è necessario tenere conto di tutto il contesto in cui avviene il passaggio d’informazione. Bisogna considerare le condizioni ambientali, l’operatore che comunica l’informazione e l’utente che la riceve. Ognuno di questi elementi può presentare condizioni favorevoli o sfavorevoli. L’aspetto fondamentale è legato alle caratteristiche dell’informazione trasmessa: ridurre l’ansietà, migliorare l’accettazione, creare aspettative realistiche, mantenere il controllo, promuovere l’autocura e la partecipazione, generare sentimenti di protezione e sicurezza. Bisogna tenere presente che i pazienti cercano di più e prestano attenzione all’informazione quando essi ne hanno bisogno, ossia quando sono pronti a riceverla. Il dare informazioni non è un processo standardizzato e non è sem-


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plice. Il ricevere informazioni è condizionato dall’età, dall’educazione, dal livello di istruzione, dal tempo, dalla diagnosi, dal tipo di patologia, da una serie di condizioni ambientali e socio culturali in cui avviene la comunicazione. Il rumore, i disturbi, la mancanza di privacy riducono notevolmente la capacità di capire e trattenere l’informazione da parte del paziente, riducendo la relazione d’aiuto con l’operatore ed il processo circolare della comunicazione. Ancora una volta la differenza è data dall’atteggiamento di un operatore consapevole che opera all’interno di organizzazioni flessibili ed innovative implementando una cultura di miglioramento continuo in un processo che continua fino alla fine del trattamento. Gli strumenti sono diversi, trasmissione verbale, scritta, uso di audiovisivi, rete internet. Uno sguardo meritevole merita la comunicazione internet che sta assumendo un ruolo sempre più attivo nel campo sanitario. La rete permette anche il contatto tra più professionisti, l’organizzazione di gruppi di pazienti per modificare i comportamenti nel trattamento delle patologie. Questo comporta la collaborazione di più professionisti e la riduzione degli ostacoli alla comunicazione legati a barriere linguistiche, culturali, emotive, scarsa motivazione, difficoltà organizzative, insufficiente capacità di ascolto. In questo modo la comunicazione diviene il canale base per il trasferimento delle conoscenze e per lo sviluppo dell’intelligenza collaborativa attraverso l’utilizzo di prodotti internet come i social portal. Se aggiungiamo gli strumenti di sviluppo del lavoro collaborativo è possibile creare un vero e proprio network capace di far crescere il sapere e trasferire le conoscenze in maniera celere. La comunicazione come parte integrante del processo educativo, l’informatica come supporto al professionista per ridurre i tempi di gestione di attività e risultati, l’utilizzo di strumenti tecnologici innovativi per lo sviluppo di intelligenze collaborative, il management come gestione di progetti aziendali rispondenti alle reali esigenze del contesto, del paziente e del sistema nel suo complesso. L’individuazione di figure professionali multidisciplinari con queste competenze, messe a stretta collaborazione con il clinico, consente di accrescere il sapere di entrambi e di apportare notevoli benefici al sistema nella predisposizione di una offerta qualitativamente elevata nell’ottica dell’appropriatezza dei servizi offerti. Tali figure professionali consentono di migliorare e/o coordinare l’attività del professionista non solo in termini clinici ma nell’ottica del miglioramento continuo in modo da tracciare un percorso di cura mirato. Sarà questo l’approccio da utilizzare per raggiungere l’epowerment tanto richiesto dal sistema? Sicuramente in questo modo liberiamo il professionista sanitario dall’incombenza di numerose ed ulteriori attività permettendogli di continuare a svolgere la professione medica in maniera primaria e offrendo contemporaneamente supporto all’azienda sanitaria di appartenenza nella predisposizione di piani manageriali nell’ottica del miglioramento continuo, offrendo un contributo notevole alle attività dirigenziali nella stesura di strategie proficue, in termini di ritorno sugli investimenti, ma al contempo “responsabili” nel soddisfare le aspirazioni di star bene. Inoltre, in questo modo il sistema sanitario riesce a rag-

giungere i diversi standard richiesti dalle legislazioni di riferimento e dal contesto di appartenenza riducendo il rischio clinico. Ancora una volta l’esigenza di innovazione nelle tecniche, nei metodi e nei processi, offerta dall’evoluzione dell’ICT, diventa primaria assieme all’esigenza di collaborare con figure multidisciplinari al fine del raggiungimento dell’obiettivo futuro; la medicina diviene sempre più traslazionale e l’innovazione tecnologica ne fa da “padrone”per il mantenimento di un notevole vantaggio competitivo e passare in tempo reale dal campo della ricerca di base a quello della ricerca applicata. For Contact Dott.ssa Nunzia Scariati nunziasca@hotmail.it – Mobile: 3383028600 Si Ringrazia per il contributo scientifico offerto il Senatore Gaetano Fasolino per il supporto offerto alle iniziative sanitarie territoriale Campania. Support Moodle G. Marconato risorse web. Dott. Gianluca Azzaro Gestione dei Sistemi Informativi ARSAN. Dott. Giuseppe Leone Responsabile struttura Budgeting and Reporting dell’ASL Taranto Puglia.Il Direttore U.O. Panificazione e Programmazione Sanitaria dell’ARSAN dott.ssa Tiziana Spinosa NA. Responsabile struttura Budgeting and Reporting dell’ASL Taranto Puglia dott. Giuseppe Leone. Dott. Enzo Sica Medico Chirurgo Capaccio SA. Dott. Marco Rionero Assistente Ortopedico ICOT Latina Roma. Dott. Giuseppe Riitano Chirurgo generale e vascolare Clinica S Clemente Mantova. Dott. Ger mano Guzzi Farmacia Rocco. Dott. Carmine Pagano Biologo Diagnost’ 80 Campagna SA. Direttore Sanitario Clinica Villa del Sole e Clinica Malzoni dott. Giovanni Ricco. Diabetologo Dott.ssa Maria Pia Scioti - Dermatologo Dott. Salvatore Paolino, Infermiera Professionale Sig.ra Antonietta Tarantino - Direttore Dipartimento Chirurgico Dott. Ernesto Pintore. Primario e Responsabile Reparto Ortopedia e Traumatologia Dott. Enrico Lanzara. ■

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Maria Giulia Mazzoni Direttore Responsabile

Business Process Management, parte la sperimentazione al Bambino Gesù di Roma Si tratta di un nuovo approccio metodologico e tecnologico basato sui nuovi paradigmi del Cloud Computing, Business Process Management (BPM) e Mobile Technology, capace di garantire realmente, e a costi sostenibili, una maggiore razionalizzazione della spesa sanitaria, senza ridurre i servizi offerti e la qualità delle prestazioni. Ne parliamo con Piero Cosoli, responsabile del progetto per la rete di imprese Crikhet

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febbraio di quest’anno, l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e la rete Crikhet hanno dato il via ad un importante progetto di sperimentazione applicativa di tecnologie per il business process management in ambito sanitario. Di che cosa si tratta? Si tratta di sperimentare sul campo un nuovo approccio metodologico e tecnologico basato sui nuovi paradigmi del Cloud Computing, Business Process Management (BPM) e Mobile Technology, che possa garantire realmente e a costi sostenibili una maggiore razionalizzazione della spesa sanitaria, senza ridurre i servizi offerti e la qualità delle prestazioni. Tale approccio integrato consente il “governo” delle attività che interessano piu’ dipartimenti e gli operatori coinvolti, tramite la prevenzione del rischio clinico, la gestione ottimizzata delle risorse, la reperibilità delle informazioni di supporto delle decisioni, la generazione di alert automatici, l’orchestrazione di applicativi specifici per la gestione di processi per il governo clinico. Progetti così articolati ed ambiziosi si basano sempre su esigenze reali riscontrate, per così dire, sul ‘campo’. Quali sono gli obiettivi che questo progetto si prefigge di raggiungere? Sarà validata sul campo una soluzione software, per il supporto, monitoraggio e assistenza (a medici e pazienti) nella gestione dei ProfiliI integrati di Cura, mediante la quale integrare e coordinare attività svolte da unità operative differenti, migliorando l’efficienza e l’efficacia delle attività cliniche degli operatori sanitari coinvolti. In particolare, la soluzione


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è indirizzata alla gestione del processo di follow-up dei bambini trapiantati di rene/fegato regolato rigidamente dal protocollo di cura che prevede: 1. due controlli a settimana fino al compimento del terzo mese post trapianto 2. un controllo a settimana fino al compimento del sesto mese post trapianto 3. un controllo ogni 14 giorni fino al compimento dell’anno post trapianto 4. controlli mensili a seguire. Entriamo ora un po’ più nel dettaglio. Come funziona oggi il sistema e come funzionerà una volta portato a regime? Tutte le fasi del trapianto renale sono predefinite dal “protocollo di trapianto” e vedono l’integrazione di più UOS (Unità Operativa Semplice) e UOC (Unità Operativa Complessa) e il coinvolgimento di più ruoli ospedalieri (medici, infermieri, specialisti). Il supporto alle complesse fasi del protocollo è oggi garantito da un insieme eterogeneo di strumenti informatici che gestiscono ambiti applicativi “verticali” (silos funzionali) che producono dati difficilmente utilizzabili dal personale ospedaliero in quanto fruibili in maniera integrata solo dopo una onerosa aggregazione e analisi ex-post degli stessi. Con la soluzione che abbiamo congiuntamente progettata con OPBG, gli operatori potranno accedere ad un’unica piattaforma che facilita l’organizzazione del lavoro e l’estrazione di dati utilizzando linguaggi semplici. Il sistema consente ai pazienti di “riferire” i risultati ottenuti dalla terapia non solo al termine della cura, ma anche durante la cura stessa tramite APP, facilitando le decisioni dei medici. I dati sanitari sono accessibili a tutte le persone coinvolte nella terapia – non solo a medici o staff sanita-

Piero Cosoli, responsabile del progetto per la rete di imprese Crikhet

Sarà validata sul campo una soluzione software per il supporto, monitoraggio e assistenza (a medici e pazienti) nella gestione dei Profili integrati di Cura, mediante la quale integrare e coordinare attività svolte da unità operative differenti, migliorando l’efficienza e l’efficacia delle attività cliniche degli operatori sanitari coinvolti

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rio, ma anche ai pazienti. Quali reparti della struttura ‘entreranno’ in questo network? La sperimentazione vedrà coinvolto il Dipartimento Nefrologia Urologia appartenente alla UOS “Clinica del Trapianto Renale”. Fondamentale nel team di lavoro congiunto con OPBG è il contributo del Dipartimento Sistemi Informativi e Telematici per l’analisi, la progettazione l’integrazione delle informazioni sanitarie disponibili nel Repository Clinico Unico disponibile all’interno del Data Center della struttura ospedaliera.

Il paziente è sempre al primo posto e “always in the loop” che è il principio ispiratore di tutte le attività condotte all’OPBG. Il bambino poi è un paziente speciale per cui sono le strutture ospedaliere e lo staff sanitario che si organizzano per erogare le proprie attività specialistiche in maniera efficiente, efficace e organizzata per ridurre al minimo l’impatto su un soggetto fragile come il bambino

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Quanto conta per una struttura ospedaliera complessa come il Bambino Gesù, avere a disposizione una vera integrazione di dati provenienti dai vari reparti per produrre in tempo reale informazioni sui processi di diagnosi e cura dei pazienti? Insomma, in che modo cambierà il lavoro in ospedale? Il paziente è sempre al primo posto e “always in the loop” che è il principio ispiratore di tutte le attività condotte all’OPBG. Il bambino poi è un paziente speciale per cui sono le strutture ospedaliere e lo staff sanitario che si organizzano per erogare le proprie attività specialistiche in maniera efficiente, efficace e organizzata per ridurre al minimo l’impatto su un soggetto fragile come il bambino. Un aspetto certamente meno nobile, seppur necessario, è quello economico. Quanto il progetto si propone di incidere in termini di ottimizzazione delle risorse? Poter monitore tutte le fasi dell’applicazione del protocollo di cura e registrare tutti i costi annessi alle singole fasi consente di avere un costo “standard” di riferimento. Allo stesso modo è possibile registrare gli scostamenti dal costo standard associando le motivazioni organizzative, tecniche, economiche. In tal modo è possibile intervenire sulle attività meno efficienti in maniera mirata ottenendo risparmi dell’ordine stimato del 10-15% senza penalizzare l’eccellenza dell’assistenza sanitaria erogata. Un’ultima considerazione, me la conceda, sulla rete Crikhet. La rete è sostenuta dai finanziamenti della Regione Puglia e coinvolge nei suoi progetti anche il DHiTech Distretto high technology, il Politecnico di Bari, l’Asl di Taranto, l’Ospedale Moscati di Taranto e l’Ares Puglia. Potremmo considerarla un esempio di ‘sanità che funziona’? Assolutamente si. E’ un modello vincente di “sanità che funziona” proprio perché contempla una sinergia virtuosa tra tutti gli Attori del sistema: le aziende private fornitrici delle soluzioni ICT, gli enti pubblici, le aziende sanitarie, le strutture di ricerca in una modalità nuova di fare innovazione sul territorio. L’ICT può diventare un ottimo alleato di un sistema sanitario che deve affrontare la spending review ma che vuole garantire la qualità delle cure su livelli di eccellenza. ■



focus www.agfahealthcare.com

ICIS, archiviare, gestire e scambiare dati Imaging in sette mosse Luca Tentorio PACS and Regional Health Product Specialist Agfa Healthcare Italia - Agfa Gevaert S.p.A.

Marta Bianchi Imaging IT Sales and Marketing Support di Agfa Healthcare Italia - Agfa Gevaert S.p.A.

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n ambito informatico sanitario, diventa sempre più essenziale la realizzazione di una cartella clinica elettronica completa (Electronic Health Record o EHR) che collezioni le informazioni sulla salute degli individui in formato digitale e che ne dia quindi una rappresentazione clinica complessiva. Ad oggi, molto diffusi sono i sistemi noti come Clinical Information Systems (CIS) che memorizzano digitalmente informazioni quali i risultati di laboratorio, i rapporti di pronto soccorso, le procedure in sala operatoria etc... Accanto a questi tipi di sistemi spesso vengono associati i sistemi adibiti all’archiviazione di documenti gestionali (Document Management System o DMS) come questionari, comunicazioni al paziente, consensi informati, assicurazioni sanitarie, registri e altri file simili. Per completare l’EHR manca però una componente fondamentale; è necessario uno strumento in grado di complementare le tipologie di documenti menzionati fin ora con le immagini e referti clinici rilevanti. Tutti gli operatori sanitari sono concordi nell’affermare che una conoscenza approfondita della storia clinica del paziente consenta di formulare una diagnosi più accurata e quindi la prescrizione di una cura migliore che possa anche essere costantemente e ciclicamente monitorata. Risulta quindi essenziale cercare di raccogliere quante più informazioni cliniche possibili per ciascun individuo al fine di assicurargli un trattamento mirato. Con l’avvento dell’era digitale in sanità, i dati clinici sono sempre più numerosi e dettagliati; questo grazie al superamento dei limiti degli archivi fisici tradizionali e all’introduzione di archivi digitali come i sistemi


PACS, i VNA (Vendor Neutral Archive) o altri repository informatici interni all’ospedale. Per consentire un migliore utilizzo di tutte queste informazioni mediche, la loro condivisione dovrebbe avvenire non solo all’interno del singolo presidio, ma anche tra le diverse realtà ospedaliere. L’abbattimento dei confini dipartimentali, aziendali e regionali diventa di fondamentale importanza per la creazione di un profilo longitudinale del paziente completandolo con tutte quelle informazioni che possono contribuire ad una diagnosi più corretta possibile. I dati devono essere accurati e comprendere ogni genere d’informazione riguardante la vita sanitaria del paziente. In particolare i dati demografici, la storia clinica, le cure e le allergie, lo stato immunitario, i risultati di test di laboratorio, le immagini radiologiche e le statistiche personali, come età e peso. A questo proposito Agfa HealthCare ha studiato uno strumento in grado di depositare in un unico sistema centralizzato tutti i dati Imaging utili; questa soluzione si chiama ICIS (Imaging Clinical Information System). ICIS rende possibile l’archiviazione, lo scambio, la gestione e l’accesso alle immagini in maniera facile e veloce per tutti i soggetti coinvolti nel percorso di cura del paziente favorendo la collaborazione tra medici e tra medico e paziente. Le caratteristiche e i vantaggi fondamentali di ICIS sono l’integrabilità, la scalabilità, l’efficienza e la semplicità di utilizzo.

Integrabilità Il sistema è in grado di unificare le immagini e i referti generati in diversi presidi o regioni, al di là della natura dei dati stessi e delle modalità con cui sono stati prodotti. Questo è reso possibile dal fatto che ICIS si basa su standard internazionali di comunicazione (DICOM e HL7) che consentono di superare l’eterogeneità, per tipologia e per fornitore, dei sistemi PACS esistenti. Un altro fattore importante in termini d’integrazione è dato dall’identificazione univoca del paziente. Ogni ospedale individua un paziente con un Patient ID che è spesso univoco solo all’interno di quella specifica struttura. ICIS, grazie alla definizione di un GPI (Global Patient ID) è in grado di trovare corrispondenza tra gli esami effettuati dallo stesso individuo anche se questi sono stati eseguiti in diversi luoghi di cura facenti parte di domini

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paziente diversi. Scalabilità ICIS si adatta facilmente sia a grandi strutture che producono milioni di immagini medicali all’anno, sia ai più piccoli ospedali, garantendo così un’elevata scalabilità ed una flessibilità in grado di rispondere alle esigenze del mercato della sanità pubblica così come di quella privata. Efficienza Immagazzinare le immagini centralmente significa principalmente ridurre sia gli investimenti sia la manutenzione degli storage dipartimentali, ma non solo. Tramite ICIS, infatti, le operazioni di migrazione dei dati da sistemi “legacy” risultano più fluide e veloci con un conseguente risparmio di tempo e di risorse. Tutto ciò determina di conseguenza una riduzione dei costi associati. Semplicità di utilizzo Appurati i vantaggi che una centralizzazione dell’archivio porta in termini organizzativi ed economici, resta da comprendere chi e come potrà usufruire di queste soluzioni. ICIS consente la visualizzazione delle immagini e dei referti non solo ai medici ospedalieri, ma anche ai medici di base, ad altri operatori sanitari e soprattutto ai pazienti stessi. Ogni accesso deve essere autorizzato e avviene tramite autenticazione sicura. La consultazione dei dati può compiersi da qualsiasi postazione purchè dotata di accesso ad internet e in qualunque momento senza bisogno di installare alcun software. L’interfaccia grafica è di immediata comprensione e facilmente utilizzabile anche per utenti meno esperti dal punto di vista informatico, garantendo inoltre l’accesso ad un semplice sistema di assistenza on line.

STRUTTURA DI ICIS Nella figura seguente è schematicamente rappresentata la struttura di ICIS

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che è composta da sette diversi moduli: ICIS Capture, ICIS Workflow, ICIS Verify, ICIS VNA, ICIS View, ICIS Port e ICIS Transfer. Ad ognuno di essi corrispondono specifiche funzionalità che sono illustrate brevemente nei prossimi paragrafi. ICIS Workflow si occupa inizialmente di organizzare le risorse (persone, sale, dispositivi di acquisizione) per eseguire una determinata procedura e, successivamente, di associare le immagini acquisite ai referti corrispondenti. ICIS Workflow, nel caso in cui le funzionalità di schedulazione siano offerte dal sistema Informativo Ospedaliero, può essere facilmente in-


tegrato al medesimo, garantendo la trasmissione dei dati anagrafici e procedurali. ICIS Capture costituisce l’interfaccia tra le sorgenti Imaging NON nativamente DICOM e il resto della piattaforma ICIS. Consente infatti di convertire tutte le immagini, i video e i documenti in formato DICOM. Il sistema è dotato anche di una specifica interfaccia per le forme d’onda che permette di importare facilmente gli ECG collegati in rete. In questo modo viene uniformato e standardizzato l’intero processo di acquisizione e di archiviazione. ICIS Verify offre un servizio di verifica dei dati provenienti dai sistemi PACS o dalle modalità. I controlli previsti comprendono la verifica dei dati demografici, la correzione degli studi, la gestione delle DICOM Modality Worklist e la gestione dei referti secondo lo standard DICOM SR. Una volta superata la fase di verifica secondo le linee guida descritte dal profilo IHE SWF, processo consente di archiviare correttamente lo studio in ICIS VNA, in maniera totalmente trasparente agli operatori. Nel caso in cui i dati a disposizione di ICIS Verify siano insufficienti o non coerenti, sarà necessario un intervento manuale da parte degli utenti o dell’amministratore di sistema per correggere eventuali errori. Durante questa fase gli studi saranno mantenuti in una specifica area detta “Area Non Verificata”. ICIS Verify rappresenta quindi una specie di “ponte” tra il linguaggio HL7 (dei sistemi informativi e di ICIS Workflow) ed il linguaggio DICOM (delle modalità native DICOM e di ICIS Capture) e può operare sia a livello ospedaliero che territoriale. ICIS VNA è un repository in grado di gestire oggetti DICOM e oggetti NON-DICOM. Nasce come soluzione enterprise per l’archiviazione dei dati e delle immagini prodotte nei differenti dipartimenti ospedalieri

ed in tal senso rientra nella categoria dei Vendor Neutral Archive (VNA), cioè quella tipologia di archivi digitali basati su standard, che lavorano indipendentemente dai sistemi PACS a cui si devono interfacciare e che permette di archiviare tutti i dati in ingresso indipendentemente dai sistemi di storage adottati. Poiché ICIS VNA si fonda principalmente sullo standard DICOM, l’introduzione di un eventuale nuovo sistema PACS potrà essere gestito consentendo a quest’ultimo di accedere a tutti i dati precedentemente archiviati, abbattendo allo stesso tempo i costi ed i tempi di una migrazione PACS-PACS. Utilizzando ICIS VNA è possibile consolidare i dati generati dai diversi dipartimenti e/o strutture in un unico archivio DICOM centralizzato. In tal modo si ottiene: 1. la riduzione dei costi derivanti dal consolidamento dei dati; 2. la semplificazione nella distribuzione delle immagini tra i presidi; 3. la possibilità di accedere ai dati archiviati direttamente da una cartella clinica elettronica o da un portale aziendale; 4. la capacità di garantire il Back Up ed il Disaster Recovery dei dati in modo semplice e sicuro. Inoltre ICIS VNA è stato progettato pensando alle ultime tecnologie e sviluppi del mercato tecnologico, in particolar modo al Cloud. È possibile gestire l’archiviazione dei dati in modo classico o avere gli applicativi, i dati e l’infrastruttura di archiviazione e richiamo secondo la logica di un sistema in Cloud. Tale peculiarità rende ICIS VNA un prodotto in grado di rispondere a tutte le esigenze di mercato. ICIS Transfer è la componente di ICIS che permette a soggetti che operano in strutture diverse di consultarsi riguardo a particolari studi all’interno della soluzione ICIS. Grazie al pieno supporto XDS e XDS-i è possibile condividere imma-

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gini, referti e tutte le informazioni correlate ad un determinato paziente con un accesso semplice ed immediato. Quando, ad esempio, un paziente è trasferito da un presidio ospedaliero di zona ad un centro traumatologico, tutti i suoi esami possono essere facilmente trasmessi al nuovo sito di degenza. Grazie ad ICIS Transfer e al pieno supporto XDS è così possibile evitare l’inutile ripetizione di esami, ridurre i tempi di trasferimento dei dati e rendere più efficiente il percorso complessivo di cura. Questo garantisce la piena interoperabilità sia per i dipartimenti di un singolo ospedale fino a strutture molto più complesse composte da diversi enti a livello regionale o nazionale. ICIS Port è la componente di ICIS che consente l’importazione e l’esportazione di file in formato DICOM o NON-DICOM. La sezione Export DICOM include la conversione in diversi formati (tra i quali JPG, JPG lossless, PNG o TIFF) ma anche altri flussi tra i quali anche l’esportazione diretta su Presentazioni Powerpoint (utile ai fini di presentazioni scientifiche) . Grazie ad ICIS Port è inoltre possibile trasferire i dati da un sistema PACS ad un altro in maniera rapida ed efficiente. Una terza ed importante funzionalità di ICIS Port è la capacità di scrivere i dati su CD,DVD o altre tipologie di supporti per una comoda distribuzione del dato. ICIS View è un visualizzatore WEB che consente al personale medico dei reparti ospedalieri, al personale esterno abilitato e agli stessi pazienti, di consultare i referti e le immagini diagnostiche senza alcuna limitazione in termini di numero di accessi contemporanei. Attraverso l'integrazione con l'EPR aziendale, il sistema distribuirà in rete le immagini ed i referti digitali ai clinici dei reparti ed al personale esterno, in linea con le politiche di distribuzione ed accesso definite dal cliente stesso.

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Il sistema è in grado di visualizzare tutti i tipi di immagini DICOM, i DICOM Encapsulated PDF e i DICOM Structured Reports (SR). Supporta anche i DICOM Basic Audio Waveform, le DICOM ECG SOP classes ed è in grado di visualizzare un’ampia varietà di formati non compressi o compressi (lossless JPEG, lossy JPEG, JPEG LS, JPEG2000, RLE e MPEG2). Il funzionamento di ICIS View è indipendente dal sistema operativo e dal browser utilizzati e non necessita dell’installazione di alcun software. ICIS View può inoltre essere dotato di un modulo specifico denominato ICIS Portal (applicativo di AGFA che permette la visualizzazione e la condivisione degli esami online per i soggetti interessati e autorizzati, in maniera rapida e sicura) che è già stato adottato in molti paesi europei. Le più recenti ricerche in questo ambito testimoniano che l’implementazione di sistemi Portale Paziente ha avuto un impatto positivo nella relazione tra paziente e medico, in quanto le due parti restano sempre aggiornate sullo stato di avanzamento delle cure e della diagnosi. Prima dell’utilizzo effettivo di questo strumento molti pazienti erano scettici riguardo al problema della sicurezza dei dati, ma dopo l’impiego del portale l’85% si è dichiarato molto soddisfatto di come il sistema gestisca questo aspetto e di come, allo stesso tempo, semplifichi l’accesso alla propria storia clinica.. L’uso di internet sarebbe potuto essere un ostacolo per chi non ha dimestichezza con le nuove tecnologie e invecele statistiche per una volta ci stupiscono ed emerge che buona parte di coloro che non usano abitualmente la rete tra cui il 60% dei pazienti anziani (età superiore ai 70 anni), ha dichiarato di essere contento di questo strumento, preferendolo al ritiro manuale degli esami. ■



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Paolo Marcheschi Responsabile Unità Operativa Tecnologie Informatiche (UOTI) Fondazione CNR/Regione Toscana Gabriele Monasterio www.ftgm.it

Imaging diagnosti l’evoluzione dei sist Paolo Marcheschi, esperto internazionale di Imaging, ci guida alla scoperta delle nuove tecnologie informatiche applicate all’imaging diagnostico. “La tecnologia con cui sono realizzati I sistemi PACS (Picture Archive and Communication System) sta cambiando soprattutto grazie all’avvento di nuove tecnologie informatiche, lato server e maggiormente web”. Vediamo in che modo

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a tecnologia con cui sono realizzati I sistemi PACS (Picture Archive and Communication System) sta cambiando con l’avvento di nuove tecnologie informatiche, soprattutto lato server e soprattutto web. Il nuovo trend nella realizzazione dei sistemi di analisi e trasmissione delle immagini mediche, prevede l’uso di sistemi di compressione e decompressione delle immagini in realtime e sistemi di rendering 3d e 2d che permettano la visualizzazione delle immagini su qualsiasi tipo di dispositivo che supporti il nuovo standard web HTML5. Per HTML5 si intende il nuovo standard de facto per la realizzazione di software per il web che si basa sull’unione di un linguaggio a marcatori con il linguaggio javascript. Esso è un linguaggio nato per essere interpretato da un browser come Mozilla Firefox o Google Chrome, che devono quindi essere aggiornati alle ultime versioni per supportare pienamente Html5. La scelta di utilizzare questo linguaggio è dettata dalla volontà di realizzare applicativi multimediali generici che possano funzionare su qualunque piattaforma senza dipendere da componenti aggiuntivi quali Adobe Flash o Oracle Java. Grazie ad html5 e al suo linguaggio javascript è possibile realizzare applicativi multi-piattaforma che sfruttano sia le nuove architetture Cloud che le nuove piattaforme di sviluppo per tablet e telefoni cellulari con sistemi operativi IOS e Android. I nuovi schermi retina display che hanno una densità dei pixel tale da renderli inconfondibili ad occhio umano, o OLED (Organic Light Emitting


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co, emi PACS

Diode) che aumentano drasticamente il contrasto rispetto ai monitor medicali tradizionali, permetteranno in un prossimo futuro di avere dei sistemi di visualizzazione portatili certificati per l’analisi realtime delle immagini provenienti dai nuovi sistemi PACS.

I NUOVI PROTOCOLLI DICOM Anche i modi di interagire con un PACS sono cambiati supportando sempre più i formati aperti e il protocollo HTTP, che si è affermato come il protocollo di elezione per le applicazioni web. Quello che sta avvenendo è una semplificazione dei sistemi di ricerca e di visualizzazione delle immagini, stiamo passando dalla presenza di sistemi che sfruttano protocolli DICOM a sistemi che usano servizi propri del web ossia i webservices. Si stanno diffondendo finalmente i protocolli QIDO-RS, STOW-RS e WADO per la ricerca, memorizzazione e il trasferimento delle immagini dai sistemi PACS. Questi ultimi standard permettono la realizzazione di client senza che sia necessaria la conoscenza di complicate librerie di interfacciamento dato che usano i ben più noti protocolli propri del web. Questo cambiamento agevola la creazione di interfacce semplificate per l’interazione con i sistemi PACS, senza costringere all’uso di interfacce proprietarie. QIDO-RS: Query based on ID for DICOM Objects Permette l’esecuzione di ricerche verso sistemi PACS utilizzando webservices di tipo REST (Representational State Transfer). STOW-RS: Store Over the Web by RESTful Services. Permette la spedi-

zione di immagini in Formato DICOM verso un PACS mediante web services di tipo REST. WADO: Web Access to DICOM Persistent Object. Questo è uno standard che permette di scaricare immagini da un PACS tramite il protocollo http, e di trasformarle in formati più conosciuti come jpeg e mpeg. La tecnologia web è più diffusa rispetto al protocollo standard DICOM, l’adozione di tecnologie di questo tipo permette di rendere più fruibili gli archivi PACS e più semplici da realizzare gli applicativi client. Lo standard DICOM pur essendo aperto e diffuso viene visto ancora come proprietario, anche a causa dei complessi meccanismi di gestione. Questa apertura verso il web potrebbe essere la chiave di volta per una maggiore e più economica integrazione informatica. Le innovazioni lato visualizzazione vanno di pari passo con quelle relative agli standard, in particolare, i motori di rendering

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vengono realizzati lato server per alleggerire i client in presenza di grossi volumi di immagini tomografiche, e di complessi algoritmi di ricostruzione lasciando al client solo il compito della visualizzazione. Un altro passo verso l’aumento di prestazioni nella spedizione e memorizzazione delle immagini da e verso gli archivi è dato dall’adozione del DICOM Enhanced Multiframe, che svecchia il modo con cui vengono memorizzate e codificate le informazioni provenienti da TAC e MR, aggiungendo una gran numero di attributi che finalmente possono essere salvati insieme alle immagini senza ricorrere a campi proprietari, inoltre si aggiunge la possibilità di salvare serie di immagini come un singolo file, cosa che fino ad ora non è stata mai realizzata per la categoria delle immagini tomografiche. Grazie a questo nuovo modo di memorizzare le immagini, aumenta di gran lunga la velocità di trasmissione in quanto si eliminano i ritardi dovuti all’handshaking DICOM fra immagini successive, legato al protocollo di trasmissione DICOM.

LA VISUALIZZAZIONE 3D Molte sono le sperimentazioni opensource che prevedono l’uso di nuove tecniche di visualizzazione delle immagini associate al già citato linguaggio javascript e Html5, sia in ambito bidimensionale che tridimensionale. Una fra queste è legata al rendering delle immagini in 3D ossia alla realizzazione di complesse ricostruzioni di volume rendering basate su serie di immagini DICOM realizzate attraverso modalità diagnostiche tomografiche quali la risonanza magnetica nucleare (NMR) e la Tomografia assiale computerizzata (TAC), queste due metodiche permettono di ottenere sezioni del corpo umano con una elevata risoluzione spaziale, il che le rende particolarmente adatte per una ricostruzione tridimensionale degli organi interni di una persona. Un esempio interessante di rappresentazione tridimensionale dell’informazione è quello dato dalla libreria javascript WebGL

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(https://github.com/xtk/X). Che permette la creazione di siti per la rappresentazione tridimensionale di organi o di oggetti, come risulta evidente dagli esempi visualizzabili nelle pagine di riferimento, per esempio: http://lessons.goxtk.com/17/. Un esempio di questo tipo di tecnologia si può sperimentare attraverso il sito http://slicedrop.com/. All’interno di questo sito è possibile realizzare anche sottoponendo immagini tomografiche proprie, le rappresentazioni tridimensionali degli organi a partire da acquisizioni di volume realizzate con Tomografia Assiale computerizzata (TAC) e Risonanza Magnetica (RM), purché nel formato riconosciuto dal software, fra gli altri anche DICOM che è il formato standard di rappresentazione delle immagini mediche. A titolo di esempio, DICOM è il formato che viene memorizzato all’interno del CD patient, che viene distribuito e consegnato al paziente che ha eseguito un indagine strumentale radiologica. L’immagine in alto, mostra il rendering 3D dell’emisfero sinistro di un cervello. Come si evince da questi esempi, grazie allo sviluppo di software per il web, si amplia l’orizzonte dell’usabilità degli applicativi in campo medico.

DISPOSITIVI PORTATILI Una delle problematiche più grosse che limita l’uso dei dispositivi portatili nella visualizzazione di immagini mediche complesse, sta nella scarsezza di risorse computazionali di tali dispositivi, infatti l’analisi delle immagini tomografiche necessita di una grande quantità di memoria e di velocità elaborativa in modo da realizzare complesse animazioni e ricostruzioni. Questa differenza prestazionale è destinata a rimanere costante anche in futuro, in quanto l’avanzamento tecnologico dei dispositivi portatili procede in parallelo con l’avanzamento tecnologico dei sistemi di acquisizione tomografica. Questa considerazione spinge a realizzare tutta la logica di rendering e di elaborazione lato server, lasciando al client solo la rappresentazione finale delle immagini elaborate, e sfruttando complessi algoritmi di compressione in modo da sfruttare a pieno la banda trasmissiva disponibile, che è di solito bassa per i dispositivi portatili.


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LA COMPRESSIONE JPEG E JPEG 2000 È doveroso menzionare come gli algoritmi di compressione siano cambiati nel corso della diffusione dei sistemi PACS, gli algoritmi senza perdita sono stati sempre quelli preferiti per l’analisi delle immagini in quanto non introducono artefatti all’interno delle immagini sotto studio. Essi sono quelli usati per la memorizzazione delle immagini all’interno dei PACS. Gli algoritmi con perdita sono altresì stati comunque utilizzati laddove era utile mostrare all’utente immagini quanto più fedeli anche nel caso di banda limitata, per questo siamo passati da algoritmi basati sulla trasformata coseno discreta (JPEG, 1992) ad altri più innovativi basati sulla trasformata Wavelet. Questi ultimi sono noti sotto il nome di compressione JPEG 2000 il cui nome deriva appunto dall’anno in cui sono stati standardizzati. Dobbiamo considerare che ancora utilizziamo nelle nostre macchine fotografiche digitali, il vecchio standard JPEG, ossia uno standard vecchio, creato nel 1992, retaggio di tecnologie antiquate. Lo standard JPEG 2000 è stato creato per sostituire gradualmente lo standard JPEG alla luce delle innovazioni nel campo della compressione digitale delle immagini e delle innovazioni nel campo dell’elettronica nei dispositivi di calcolo e memorizzazione. Grazie al nuovo standard le immagini risultano più ni-

tide a parità di rapporti di compressione, consentendo una compressione più spinta senza apparente perdita di qualità. Una novità rispetto allo standard precedente, e soprattutto utilizzabile in campo medico è il Region of Interest (ROI) Coding, che permette di assegnare rapporti di compressione diversi ad aree differenti all’interno dell’immagine. Quest’ultima caratteristica è utilizzabile, ad esempio, per operazioni di teleconsulto, in modo da trasmettere a compressioni minori, e quindi più nitide e prive di artefatti, aree selezionate delle immagini scelte dagli operatori, che raccolgono evidenze delle patologie sotto studio. Un’altra novità sta nel poter comprimere e decomprimere le immagini nel loro insieme e non come accade nel JPEG in sottoinsiemi dell’immagine originale di


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8x8 pixel, questa semplice modifica permette di eliminare gli artefatti propri della codifica JPEG classica in favore di un’immagine più chiara e priva di difetti dovuti alle limitatezze dell’algoritmo. Nel campo medico si sono finalmente diffusi gli schemi di compressione JPEG 2000 facendo fare un salto generazionale agli applicativi che ne utilizzano le nuove caratteristiche.

VISUALIZZAZIONE DELLE IMMAGINI MEDICHE Gli applicativi che permettono la visualizzazione delle immagini mediche in formato DICOM si distinguono in due, essenzialmente per la visualizzazione di immagini in due o 3 dimensioni. In genere un radiologo ha bisogno di un buon visualizzatore bidimensionale, che permetta la visualizzazione di im-

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magini statiche ed in movimento, potendo effettuare operazioni di window/level e pochi altri filtri fra cui: l’inversione dei toni di grigio, lo zoom o la capacità di effettuare misure di lunghezza e di area. Queste caratteristiche rendono semplice la realizzazione di questo tipo di applicativi in quanto non necessitano di dispositivi con prestazioni elevate. L’iniziativa IHE (Integrating the Healthcare Enterprise) ha definito inoltre una serie di linee guida, note come BIR (Basic Image Review) che definiscono le caratteristiche minime che deve avere un software di visualizzazione di immagini mediche. La possibilità di effettuare più complesse elaborazioni è lasciata a workstation di elaborazione ben più performanti ed equipaggiate con software dedicato. Quello che si cerca in un visualizzatore 3D portatile è la capacità di poter visualizzare dei pre-elaborati o di poter eseguire alcune elaborazioni di base. In genere non è richiesto per la buona comprensione di una patologia una rappresentazione tridimensionale dato che sono sufficienti le proiezioni tomografiche. Altresì la visualizzazione 3D è necessaria a scopo didattico, divulgativo o conoscitivo, diretto a tutti quegli operatori che sono in training o per discutere velocemente su argomenti pre-impostati o di patologie di cui si ha già un referto, quindi rivolto a pazienti o medici di base.


CONCLUSIONI L’architettura del PACS client-server non cambia, ma grazie alle nuove tecnologie web si semplifica permettendo una reale diffusione all’interno di una struttura ospedaliera. La visualizzazione professionale è affidata comunque a monitor e software medicali certificati. I contenuti presentati sul client, che giri su un computer fisso o su un tablet, sono memorizzati ed elaborati centralmente all’interno del server alleggerendo i client. Per quanto riguarda la consultazione delle immagini le nuove tecnologie Html5, Javascript e webservices, permettono una maggiore integrazione anche da parte di tutti quei software non specificatamente pensati per la consultazione delle immagini, quali i software gestionali o di cartella clinica elettronica, rendendo sempre più agevole la fruizione di questi complessi sistemi, anche da parte del paziente, che non deve sentirsi intimorito, ma anzi sempre più partecipe di questa evoluzione tecnologica. ■


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autore

Palmino Sacco Dirigente Medico DAI Diagnostica per Immagini Azienda Ospedaliera Universitaria Senese

L’evoluzione dei m in radiologia Il radiologo, medico specialista in diagnostica per immagini, utilizza le immagini prodotte da apparecchiature diagnostiche sempre più sofisticate per guardare dentro il paziente ed individuare lesioni patologiche ed alterazioni funzionali. Grande importanza assumono quindi i dispositivi di visualizzazione, che devono offrire prestazioni di assoluto rilievo, tali da conservare la qualità diagnostica delle immagini riprodotte e di presentare le stesse in modo da ottimizzare le capacità di osservazione da parte del medico

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L’

uomo sfrutta la vista, più degli altri sensi, per orientarsi ed interagire con il mondo che lo circonda ed è così dipendente da questo senso da produrre immagini anche mentre dorme. Nell’era dell’informazione e di internet siamo continuamente bombardati da immagini fisse ed in movimento, che lasciano sempre meno spazio alla parola scritta. Basti osservare l’evoluzione dei siti web delle principali testate giornalistiche italiane ed internazionali. Il radiologo, medico specialista in diagnostica per immagini, utilizza le immagini prodotte da apparecchiature diagnostiche sempre più sofisticate per guardare dentro il paziente ed individuare lesioni patologiche ed alterazioni funzionali. L’attività del radiologo richiede un’uso intensivo e spesso esasperato delle proprie capacità visive. L’occhio umano è un organo estremamente sofisticato, ma ha anche un’ottica scarsamente efficiente. L’evoluzione lo ha forgiato per aiutare l’uomo durante la caccia e garantisce, quindi, ottima affidabilità nell’individuare e seguire grossi bersagli in piena luce, ma meno efficace, invece, per la ricerca di finissime differenze nelle sfumature di grigio di un’immagine visualizzata in penombra alla luce di un diafanoscopio o di un monitor. Grande importanza assumono quindi i dispositivi di visualizzazione, che devono offrire prestazioni di assoluto rilievo, tali da conservare la qualità diagnostica delle immagini riprodotte e di presentare le stesse in modo da ottimizzare le capacità di osservazione da parte del medico. Inoltre particolare attenzione deve essere prestata anche alle condizioni di illu-


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onitor

minazione del locale in cui è installato il monitor, in modo da non pregiudicare tali capacità. Il diafanoscopio ha rappresentato per oltre un secolo l’unico dispositivo di visualizzazione per il radiologo. E’ costituito da una fonte luminosa a luce fredda a fluorescenza ed un pannello opaco smerigliato con la funzione di rendere uniforme l’illuminazione dello schermo, con elevati valori di luminanza (da 2000 a 5000 cd/m2). Geniale nella sua semplicità, si trasformava da oggetto decorativo negli studi medici a scatola magica nel gabinetto radiologico, in grado di esaltare le capacità analitiche e la memoria iconografica dei radiologi più esperti. Il monitor CRT (Cathode Ray Tube) sostituisce il diafanoscopio all’inizio del nuovo millennio. Gode di una tecnologia già matura, testata per decenni negli apparecchi televisivi. I primi monitor presentano però una risoluzione non particolarmente elevata, soprattutto se confrontata con quella offerta sino ad allora dalla pellicola radiografica. Fra gli altri svantaggi, soprattutto nei primi modelli, ricordiamo la superficie curva, causa di distorsione e riflessi, l’ingombro, il consumo energetico, la produzione di calore ed una luminanza nettamente più bassa del diafanoscopio. Negli anni 90 la sempre maggiore diffusione dei computer portatili favorisce l’evoluzione di una nuova generazione di display, gli LCD (Liquid Crystal Display), basati su una tecnologia innovativa. Un LCD è costituito da un cristallo liquido compreso fra due superfici finemente corrugate. Le corrugazioni di una superficie sono perpendicolari a quelle dell’altra superficie. Se le molecole prossime ad una super-

ficie hanno direzione nord-sud, quelle prossime all’altra superficie hanno direzione est-ovest, e quelle intermedie sono ruotate nella direzione intermedia. La luce che passa attraverso il dispositivo modifica la propria polarizzazione seguendo l’orientamento delle molecole; quindi, transitando per il cristallo liquido, viene ruotata di 90°. Esternamente a questi tre strati (superficie corrugata - cristallo liquido - superficie corrugata) vengono posti due filtri polarizzanti per la luce disposti a 90° fra loro. Se non è applicata tensione, la luce passa per il primo filtro e viene polarizzata, transita per il cristallo liquido, subisce quindi una rotazione della polarizzazione pari a 90° e infine transita per il secondo filtro. Se è applicata tensione, la luce viene polarizzata dal primo filtro, transita inalterata per il cristallo liquido e viene bloccata dal secondo filtro. Al fine di ridurre il consumo di energia elettrica in genere si preferisce far si che la mancanza di tensione applicata

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corrisponda al passaggio della luce. Gli LCD sono una tecnologia di tipo trasmissivo, a valvola di luce: la luce bianca viene filtrata (viene variata la quantità di luce che transita attraverso il dispositivo) ottenendo la scala dei grigi. I colori vengono ottenuti semplicemente filtrando la luce bianca. Sono in uso due tipologie di LCD: • dual-scan twisted nematic (DSTN), di minor costo e non utilizzati in diagnostica per immagini; • thin film transistor (TFT), caratterizzati da elevata qualità dell’immagine. In relazione alla sorgente luminosa gli LCD TFT possono essere di due tipi: • Cold-Cathod Fluorescent (CCF), basati su un sistema a retroilluminazione con lampade a fluorescenza; • Light Emitting Diode (LED). Una trattazione a parte meritano i più recenti Organic Light Emitting Diode (OLED), da poco introdotti ed ancora non utilizzati in ambito medicale. Gli OLED garantiscono una sorgente di luce diretta, senza necessità di retroilluminazione. Un’ulteriore classificazione distingue i LED

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retroilluminati in edge-light e direct. I primi funzionano come i CCFL fatta eccezione per il fatto che hanno due stati: acceso e spento. Accensione e spegnimento riguardano l’intero display. Nei sistemi direct invece lo schermo è suddiviso in centinaia di piccoli quadrati di 1 cm per lato, che vengono accesi e spenti selettivamente a seconda della porzione che deve essere illuminata. Ad esempio, nella visualizzazione di un mammogramma verranno accesi soltanti i settori interessati, mentre resteranno spenti tutti i quadrati dello sfondo nero, privi di strutture anatomiche rappresentate. La tecnologia LED è una tecnologia ancora emergente, che richiede ulteriori sperimentazioni ed avanzamenti in ambito medicale. Fra i limiti attuali vi sono la complessità della realizzazione, i costi, la bassa luminanza. Dopo questo breve excursus sull’evoluzione della tecnologia è bene soffermarsi sulle caratteristiche tecniche del sistema di visualizzazione, che sono determinanti affinché il sistema visivo esplichi in modo ottimale le sue capacità e possono essere riassunte in alcuni parametri fondamentali quali: i livelli di luminanza, la funzione di visualizzazione della scala di grigi, la risoluzione, la riflettanza. La luminanza è la misura dell’energia luminosa che raggiunge l’occhio; non deve essere confusa con la luminosità, che è l’energia emessa da una sorgente luminosa. Nel Sistema Internazionale la luminanza viene definita come il flusso luminoso emesso da una superficie per angolo solido unitario, in una data direzione e viene misurata in cd/m2. In USA ed Inghilterra viene misurata anche come foot/Lambert (1 f/L = 3,7 cd/m2). L’occhio umano è in grado di adattarsi a un ampio intervallo di valori di luminanza. Nell’ambito di un dato stato di adattamento, l’intervallo dei valori di luminanza (da un valore minimo Lmin ad un valore massimo Lmax) che un osservatore è in grado di discriminare è pari a: Lmax/Lmin ~240. Inoltre la sensibilità di contrasto della visione umana varia in funzione del livello di luminanza ed è migliore a valori alti di luminanza. Le caratteristiche del sistema visivo umano, sopra descritte, richiedono che un dispositivo di visualizzazione, come i monitor delle workstation per le applicazioni radiologiche, deve avere delle caratteristiche di luminanza tali che Lmax sia il più elevato possibile, per migliorare la sensibilità di contrasto, e inoltre che Lmin sia il più basso possibile in modo che l’intervallo dei livelli di luminanza presenti in un’immagine sia tale per cui Lmax/Lmin ≥ 240. I valori di Lmax, ottenibili con i diversi dispositivi di visualizzazione, sono: 2000 - 6000 cd/m2 per i negativoscopi, 200 - 1000 cd/m2 per i monitor di alta qualità 100 - 200 cd/m2 per monitor standard. Lmin dipende a sua volta dalle caratteristiche del display, quali ad esempio la riflessione e la diffusione della luce emessa (≤ 0,002), dalla riflessione della luce ambientale (≤ 0,03 cd/m2/lux), ma anche dalla condizione ambientale di illuminazione della stanza (≤ 50 lux in corrispondenza della posizione dell’osservatore). In genere Lmin non è mai inferiore a 23 cd/m2. Inoltre, la risposta visiva di un osservatore umano dipende dalla curva caratteristica del dispositivo di visualizzazione che deve integrarsi con la


sensibilità di contrasto dell’osservatore stesso. Per questo motivo è stata introdotta una funzione di visualizzazione della scala dei grigi (Grayscale Standard Display Function - DICOM Part 14) [3], la quale descrive matematicamente il modo con cui i valori dei pixel delle immagini digitali devono essere convertiti in valori di luminanza (livelli di grigio). Il valore digitale del pixel viene trasformato in un livello digitale (Digital Driving Level - DDL) che governa il sistema di visualizzazione per produrre un livello di luminanza. I livelli digitali che governano il sistema di visualizzazione sono determinati in modo che ciascun incremento di tali valori corrisponda a un incremento di luminanza appena percettibile da parte dell’osservatore umano. Le differenze di luminanza possono essere misurate tramite un parametro assoluto detto “just noticeable difference” (JND). Al variare dell’intervallo di luminanza Lmax/Lmin varia il numero di livelli di luminanza percettibili: più ampio risulta questo intervallo e maggiore risulta il numero di livelli di luminanza percettibili. Nel caso di un monitor di alta qualità e in condizioni ottimali un osservatore standard è quindi in grado di percepire circa 600 livelli di luminanza (livelli di grigio). In realtà però, ovvero in condizioni pratiche, è molto difficile discriminare più di 256 livelli di grigio. Per quanto riguarda la risoluzione spaziale, il numero dei pixel dello schermo e la loro dimensione non sono elementi certi di garanzia della risoluzione effettiva perché lo spot luminoso potrebbe allargarsi, in funzione del tipo di tecnologia impiegata e, in maniera diversa, in funzione del livello di luminanza. Per questi motivi risulta più utile definire la risoluzione tramite la MTF ottica, oppure più semplicemente mediante il parametro RAR (Resolution Addressability Ratio), che è il rapporto fra la larghezza effettiva dello spot luminoso e la dimensione nominale del pixel. Il valore del RAR per i monitor di refertazione dovrebbe essere compreso fra 0.9 e 1.1, se supera il valore di 1.5 la risoluzione degrada fortemente; per esempio le migliori stampanti laser per pellicole hanno un RAR intorno a 0.9. Nei monitor CRT la larghezza dello spot luminoso (gaussiano) aumenta col crescere della luminanza, per un fosforo di tipo P45 il RAR è pari a 1.1 a 220 cd/m2 e supera 1.5 a 350 cd/m2. Nel caso degli LCD la risoluzione spaziale risente meno del livello di luminanza. Gli schermi digitali sono formati da piccole subunità chiamati pixel (picture elements). Il pixel pitch rappresenta le dimensioni del pixel, più in dettaglio la misura di un lato di un pixel quadrato. I monitor vengono comunemente differenziati in base al numero totale di pixel presenti, 2, 3 e 5 megapixels (MP).


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È opportuno rammentare che il numero totale dei pixel è funzione delle dimensioni del singolo pixel e delle dimensioni dello schermo. È opinione comune che un’immagine da 5MP debba essere visualizzata su monitor che offrano la stessa risoluzione, per una corretta risoluzione. In realtà, un’immagine da 5MP può essere adeguatamente valutata anche su monitor da 3MP, semplicemente sfruttando i tool di zooming per studiare le zone di maggior interesse a piena risoluzione. Un monitor a risoluzione inferiore riduce, ma non degrada, la risoluzione dell’immagine. È importante anche la distanza di visione: la distanza ottimale può essere calcolata utilizzando la diagonale del monitor, che deve equivalere ai 3/4 della distanza di visualizzazione. Ad esempio, per un monitor con diagonale di 30 cm la distanza di visione corretta è di circa 40 cm. Altra caratteristica fondamentale è la risoluzione di contrasto. Come già detto, l’occhio umano medio è in grado di percepire fino a 256 livelli di grigio sulle immagini radiografiche. Tuttavia, se lo schermo del dispositivo di visualizzazione non è sufficentemente luminoso, le differenze fra livelli di grigio simili vengono perse. La differenza fra due livelli vicini deve essere abbastanza alta da renderli distinguibili. Schermi scarsamente luminosi non hanno sufficiente luminanza per rendere percepibili fino a 256 livelli di grigio. E’ bene sottolineare, a questo proposito, che non sempre una elevata luminosità è da preferire. A volte può anzi essere controproducente. Ad esempio, in un radiogramma del torace l’occhio può adattarsi all’alta luminosità delle aree diaframmatiche e non percepire un nodulo polmonare in sede basale. In alcuni settori, tuttavia, come la mammografia, una elevata luminosità è sempre vantaggiosa per individuare le fini microcalcificazioni neoplastiche. Per questo motivo i monitor mammografici sono in genere più luminosi dei mormali monitor radiologici. Altre caratteristiche importanti sono l’uniformità e la durata della luminanza del di-

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splay nel tempo. A differenza dei comuni monitor da pc i monitor medicali sono costruiti in modo da utilizzare inizialmente soltanto il 50% della potenza luminosa del sistema di retroilluminazione, utilizzando progressivamente la potenza rimanente durante la fisiologica degradazione del sistema. Questo consente di conservare per lungo tempo una luminanza elevata e costante. La diffusione della luce che proviene dall’interno dello schermo genera una luminosità diffusa che riduce il contrasto e che vela l’immagine (veiling glare). I monitor LCD producono in generale una velatura nettamente ridotta rispetto ai CRT grazie al minor spessore di materiale fra la cella di cristallo liquido, che forma il pixel, e la superficie esterna di visualizzazione. In conclusione, la tecnologia continua ad evolversi rapidamente ed introduce con sempre maggior frequenza nuovi dispositivi che elevano i parametri di qualità anche in ambito medicale. L’adozione delle tecnologie più recenti richiede tuttavia una selezione accurata delle stesse e soprattutto un adeguato controllo ed un’attenta gestione della qualità, sulla base delle linee guida pubblicate. ■


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BIBLIOGRAFIA IT Reference Guide for the Practicing Radiologist Displays, David S. Hirschorn, MD, Elizabeth A. Krupinski, PhD Michael J. Flynn, PhD http://www.acr.org/~/media/ACR/Documents/PDF/Advocacy/IT%20Reference%20Guide/IT%20Ref%20Guide%20Displays.pdf American College of Radiology - 2013 Che cosa è, come funziona: display a cristalli liquidi (LCD, DSTN, TFT) Marzio Barbero, Natasha Shpuza - Elettronica e Telecomunicazioni nº2 agosto 2002 http://www.crit.rai.it/eletel/2002-2/22-4.htm The Effects of Ambient Lighting in Chest Radiology Reading Rooms, Benjamin J. Pollard, Ehsan Samei, Amarpreet S. Chawla, Craig Beam, Laura E. Heyneman, Lynne M. Hurwitz Koweek, Santiago Martinez-Jimenez & Lacey Washington, Noriyuki Hashimoto, H. Page McAdams - J Digit Imaging (2012) 25:520–526 Technological and Psychophysical Considerations for Digital Mammographic Displays, Ehsan Samei - RadioGraphics 2005; 25:491–501 Medical Imaging Displays and Their Use in Image Interpretation, George C. Kagadis, Alisa WalzFlannigan, Elizabeth A. Krupinski, Paul G. Nagy, Konstantinos Katsanos, Athanasios Diamantopoulos, Steve G. Langer RadioGraphics 2013; 33:275–290 Image perception and interpretation of abnormalities; can we believe our eyes? Can we do something about it? Durr-e-Sabih, Ayan Sabih, Qurat-

ulain Sabih, Ali N. Khan - Insights Imaging (2011) 2:47–55 I monitor di refertazione, G. Belli, G. Pedroli http://www.aifmsicilia.it/sicilia/forum/I%20Forum/file_%20dati/pdf/BelliPedroli_VI_Giornata_Forum.pdf Comparison of Medical Image Quality between Light-box and Computer Monitor Tzong-Huei Lin, Tsair Kao - Journal of Medical and Biological Engineering, 21(2): 79-84 2001 I controlli di qualità nei sistemi di imaging in diagnostica radiologica, Elena M.L. Vaccara - Corso Regione Liguria AIFM “Nuove apparecchiature di diagnostica radiologica: aggiornamenti delle procedure di quality assurance e dosimetria” 19 febbraio 2014 http://www.fisicamedica.it/aifm/02_gr_s/I MG/pdf/CQ_sistemi_di_imaging_in_diagnostica_radiologica_vaccara.pdf


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autore

Paola Enrica Colombo Dirigente S.C. Fisica Sanitaria Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda Milano

Le continue sfide della Tomografia Negli ultimi 40 anni la Tomografia Computerizzata (TC) ha attraversato la storia della radiologia con una affascinante avventura. Dal 1971,anno in cui fu realizzato il primo Tomografo Assiale Computerizzato, fino ai giorni nostri questa tecnologia ha vissuto continue evoluzioni che hanno man mano ampliato la sua capacità diagnostica e possiamo dire che ancora oggi le sua potenzialità non sembrano essersi esaurite

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egli ultimi 40 anni la Tomografia Computerizzata (TC) ha attraversato la storia della radiologia con una affascinante avventura. La storia è iniziata con l’invenzione geniale dell’ingegnere inglese Godfrey N. Hounsfield e del fisico sudfricano Allan M. Cormack grazie ai quali fu possibile realizzare nel 1971 il primo Tomografo Assiale Computerizzato all’Atkinson Morley’s Hospital di Wimbledon che valse ad entrambi il premio Nobel per le Medicina nel 1979. Da allora fino ai giorni nostri questa tecnologia ha vissuto continue evoluzioni che hanno man mano ampliato la sua capacità diagnostica e possiamo dire che ancora oggi le sua potenzialità non sembrano essersi esaurite. Un passo importante nella storia della TC è stato l’introduzione della tecnica spirale negli anni 1990 (W. Kalender) per cui alla rotazione del gantry si aggiunse il movimento longitudinale del lettino. Questo significa che mentre il lettino trasla longitudinalmente il gantry (ovvero il sistema tubo rivelatori) continua a ruotare, come il cestello di una lavatrice. Per assicurare il trasferimento della tensione all’interno del gantry (necessaria per l’alimentazione del tubo RX) la tecnica spirale richiede l’utilizzazione dei contatti striscianti (slip ring), invenzione che si ebbe nel 1987, che assicurano una connessione elettrica senza la presenza di cavi.


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computerizzata Alla fine degli anni 90 un’importante svolta è stata l’introduzione della tecnica multistrato per cui l’acquisizione viene effettuata su diversi strati contemporaneamente: questo ha consentito di aumentare il dettaglio anatomico senza perdere in tempo di acquisizione. La prima realizzazione si deve alla Ditta Elscint che nel 1996 inventò il primo Scanner CT che acquisiva contemporaneamente 2 strati chiamato in modo evocativo “TWIN”. Oggi il mercato offre una proposta di sistemi molto differenti e performanti: ci sono sistemi a due tubi (Dual Source CT-Siemens) o sistemi che consentono un’ampia copertura volumetrica (320-MDCT-Toshiba) oppure sistemi che consentono l’analisi spettrale dell’immagine (Specral CT-Philips). La grande corsa e rincorsa tecnologica da parte dei diversi costruttori ha consentito di avere a disposizione una tecnica sempre più performante e versatile che ha allargato il campo di applicazione della metodica: i sistemi TC hanno un ruolo fondamentale nelle attività di Medicina di Urgenza e nel campo della medicina specialistica come ad esempio per la ricerca e la stadiazione delle neoplasie. Settori innovativi che hanno tratto vantaggio dall’evoluzione sono lo studio delle coronarie (CoroTC) che integra in modo non invasivo le tecniche di studio delle patologie coronariche, la colonscopia virtuale per lo studio non invasivo del colon o lo screening del torace per la ricerca di noduli sospetti, l’angioTC per lo studio dei vasi sia per il distretto encefalico (intracranici e sovraortici) che per il distretto addominale che

quello periferico, fino agli studi di perfusione encefalica. La conseguenza “fisiologica” dell’enorme diffusione di questa tecnica è stato l’aumento della dose da radiazione somministrata al paziente:conseguenza inevitabile che dobbiamo accettare come il “prezzo” da pagare per ottenere questa enorme capacità diagnostica. Il fenomeno dell’aumento nell’uso della TC è stato osservato in tutto il mondo con diversi pattern che tengono conto delle potenzialità economiche delle singole situazioni socio economiche, oltre che dei meccanismi di rimborso sanitario. I dati ci dimostrano che l’uso della TC rappresenta solo qualche percentuale del numero totale di procedure radiologiche diagnostiche ma che è responsabile del 50-70% della dose da radiazione complessiva per esposizione medica. In Germania, realtà europea paragonabile all’Italia, ad esempio nel 2006 (BFS 2009)

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il numero degli esami TC rappresenta il 7% del totale ma è responsabile del 60% della dose per pratiche radiologiche mediche, con un raddoppio rispetto a dieci anni prima (dal 38% a 60%). In altre parole l’esame TC viene prescritto con una frequenza bassa (ad esempio in Lombardia nel 2011 la frequenza è di 15 esami/anno ogni 1000 abitanti), ma la dose assorbita per singolo esame è molto più alta rispetto ad altre indagini radiologiche: la dose impartita con un esame TC dell’addome può essere qualche centinaia di volte più

La conseguenza “fisiologica” dell’enorme diffusione di questa tecnica è stata l’aumento della dose da radiazione somministrata al paziente. I dati ci dimostrano che l’uso della TC rappresenta solo qualche percentuale del numero totale di procedure radiologiche diagnostiche, ma che è responsabile del 5070% della dose da radiazione complessiva per esposizione medica

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alta di un esame RX del torace. Questo paragone viene riportato solo per dare un’idea della differenza numerica perché i due esami non sono confrontabili dal punto di vista della informazioni diagnostiche. Un esame del RX del torace non può sostituire in alcun modo un’indagine TC. Appare quindi evidente che è fondamentale la “giustificazione” dell’esame TC: il processo decisionale, come richiamato dal D.Lgs 187/2000, parte dal medico specialista che individua la necessità di effettuare l’esame, mentre il medico radiologo ne verifica il beneficio diagnostico tenendo conto anche dei rischi connessi e proponendo se necessario percorsi diagnostici alternativi. La fase prescrittiva-decisionale è importante per tutti i pazienti ma assume un ruolo ancora più importante nel caso del paziente pediatrico, dove alla dose è associato un rischio maggiore dovuto alla maggiore


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radiosensibilità del soggetto, oltre che alla maggiore aspettativa di vita dei piccoli pazienti. Il concetto di giustificazione comporta la capacità di un professionista di valutare per quello specifico paziente il beneficio dell’esame tenuto conto dei rischi connessi all’esposizione. Ad aiutare in questo processo tanto lavoro viene fatto dalle associazioni scientifiche come la SIRM a livello nazionale, o i siti WEB ACR, Image Gently o Image Wisely che forniscono informazioni e propongono delle linee guida per i Percorsi diagnostici. Perché la dose crea preoccupazione? La radiazione ionizzante interagisce con il corpo umano con una cessione di energia che può portare danni cellulari. Il danno è proporzionale alla dose ma sotto un certo valore il danno non è certo ma probabilistico: il danno non si manifesta sempre, ma la probabilità di manifestarsi aumenta con la dose. Questo tipo di effetto è proprio quello che coinvolge le dosi tipiche

dell’attività di radiodiagnostica. Le dosi sono sempre basse, per cui individualmente il rischio è molto basso e praticamente non distinguibile dal rischio “normale” di sviluppare qualche patologia. Se però i numeri degli esposti o la dose media cresce, la probabilità su di un’intera popolazione che qualche effetto si verifichi aumenta: questo è l’ambito su cui è giusto muoversi quando si parla di esposizioni di radiodiagnostica. E’ possibile fare delle valutazioni a priori e stimare gli effetti su di una grande popolazione. Qualcuno lo ha fatto con ipotesi molto semplicistiche. In particolare nel 2007 un lavoro di DJ Brenner su “The New England Journal of Medicine” ha stimato gli effetti ci sarebbero stati per causa degli esami TC negli Stati Uniti, sia in ambito pediatrico che della popolazione generale, che sono stati usati per stimare il numero di morti per cancro nella popolazione americana. I risultati citati avevano molti limiti e le conclusioni erano forti e discutibili ma hanno avuto il merito di risvegliare la coscienza sull’uso esagerato della TC, soprattutto negli Stati Uniti, dove si verificava un certo abuso dell’esame TC. Lavori più recenti (A Berrington de Gonzalez 2009 e MS Pearce 2012), condotti con criteri molto più rigorosi nell’applicazione delle stime del rischio e studi sull’incidenza di patologie neoplastiche hanno evidenziato in popolazioni ristrette che qualche nesso tra esposizione a TC ed effetti sul paziente è presente e misurabile, portando alla conclusione che, lungi da posizioni allarmistiche, l’uso della TC deve essere oggetto di attenta analisi e non deve essere affrontato con superficialità. Il mondo scientifico che opera nel campo della Fisica medica, sia a livello universitario che nel mondo dei produttori di tecnologie ha escogitato molte strategie per contenere la dose in TC mantenendo elevato il contenuto diagnostico. Le iniziative hanno esplorato diversi campi e interessanti sono le strategie che hanno preso piede: il primo e più ef-

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ficace approccio si basa sull’adattamento automatico dei dati espositivi alla tipologia del paziente. Pazienti diversi devono avere parametri espositivi diversi e quindi dosi diverse: un paziente di corporatura grossa riceverà più dose rispetto ad uno di corporatura inferiore con lo scopo di mantenere la qualità dell’immagine invariata. Questo garantisce al paziente di corporatura piccola di non ricevere una dose esagerata e ingiustificata, mente il paziente di grossa corporatura riceverà una dose sufficiente a produrre un’immagine comunque di qualità sufficiente per la diagnosi. Lo scopo è di dare ad ogni paziente la dose “giusta” come un vestito cucito a misura. Dal punto di vista tecnologico non è facile implementare questo automatismo e soprattutto non è facile per l’utilizzatore usare bene gli strumenti di automatismo, chiamati Automatic Tube Current Modulation (ATCM). Un contributo im-

portante e fondamentale può venire dalla figura professionale del Fisico medico. Questo esperto collabora con il radiologo e lo aiuta ad implementare queste funzionalità sulle apparecchiature. La competenza del Fisico medico è elevata nella comprensione dei meccanismi tecnologici ma è anche molto vicina alle necessità del medico radiologo avendo una preparazione specifica dell’area medica. Il rischio infatti, è che questi sofisticati meccanismi vengano utilizzati in modo non corretto comportando ad esempio dosi molto più alte del necessario oppure non soddisfare le necessità del medico. Un’altra strada molto affasciante che si è sviluppata negli ultimi anni è stata quella di utilizzare metodi di ricostruzione molto avanzati (iterativi) che riducono la rumorosità delle immagini aumentandone la qualità. La ricostruzione è il processo software che partendo dai segnali acquisiti dai rivelatori permette di ricostruire l’immagine da visualizzare a monitor. Se a parità di dose si ottiene più qualità, si può sfruttare questo miglioramento mantenendo la qualità costante e riducendo la dose. Quindi, se prima dosi molto basse non potevano essere utilizzate perché l’immagine non era di qualità adeguata, ora diventano sufficienti perché questa fase del processo è molto migliorata grazie anche a capacità e velocità di calcolo molto maggiori. Anche in questo caso, applicare questi metodi non è facile e la presenza e il lavoro di un Fisico medico con una preparazione specifica consentono di applicare questi metodi che inizialmente possono scoraggiare l’utilizza-


DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

tore. Una particolare attenzione va alla riduzione della dose ai pazienti pediatrici. Se in passato gli stessi parametri espositivi venivano usati indifferentemente su pazienti adulti e su bambini comportando dosi ingiustificate e molto alte nei piccoli oggi tante strade sono possibili per ridurre la dose e usare solo quella strettamente indispensabile. Si tenga conto di quanto possa variare la corporatura di un bambino dai primi anni all’età adulta per rendersi conto di quali differenze possono essere possibili. Anche in questo caso l’uso di “protocolli” specifici che tengano conto, oltre ai metodi già presentati, anche di accorgimenti particolarmente utili nel caso di poca massa corporea come l’uso di tensioni basse (da 120 kV a 80 kV) hanno reso possibile una riduzione considerevole tanto da rendere l’esame molto più innocuo dal punto di vista dosimetrico. Il rischio associato all’esame diventa così molto più ragionevole e il suo utilizzo molto più accettabile. A fianco dei metodi che abbiamo descritto, negli ultimi anni si sono sviluppati strumenti SW molto utili nel controllo delle dosi: si tratta di sistemi di “dose tracking” per il monitoraggio delle dosi da esami radiologici. Le immagini prodotte nel mondo medico si sono adattate ormai da anni a parlare un “linguaggio” comune che consente sia alle apparecchiature che agli utilizzatori di scambiarsi i dati e le immagini. Questo linguaggio si chiama DICOM (Digital Imaging and Communications in Medicine) e consente di trasportare, assieme alle immagini, anche delle informazioni relative all’esame. In particolare DICOM trasporta anche le informazioni dei parametri espositivi e quindi della dose associata all’esame. Man mano che gli standard DICOM si evolvono, le informazioni che devono essere comunicate sono sempre più ricche proprio per essere utili nella valutazione della dose. Oggi l’oggetto DICOM più evoluto dal punto di vista delle informazioni dosimetriche si chiama Radiation Dose Structured Report (RDSR) ed è definito e codificato per molte modalità (TC, angiografia, mammografia, RX, etc.). Le apparecchiature che dispongono di questi oggetti riescono a fornire informazioni molto dettagliate sull’esame e consentono al Fisico medico a posteriori di ricostruire in modo molto dettagliato la dose assorbita dal paziente. Si tenga conto che l’adozione di standard DICOM è volontaria ma diventa un vincolo qualora un sistema voglia essere adeguato al mondo medicale. Per il momento queste informazioni vengono utilizzate solo in casi particolari come ad esempio una paziente che dopo avere fatto un esame TC scopre di avere un gravidanza in atto. In questo caso il Fisico medico è in grado di stimare con una sufficiente approssimazione la dose assorbita dall’embrione o dal feto e quindi fornire allo specialista una valutazione del rischio . I dati di dose vengono anche utilizzati per la valutazione dei Livelli Diagnostici di Riferimento (LDR) ai sensi del D.Lgs 187/2000. Per legge ogni due anni il Responsabile dell’Impianto Radiologico deve stabilire con quali dosi vengono realizzati esami standard su pazienti standard e confrontarli con valori forniti dal Decreto. Questo processo di valutazione si effettua in genere valutando le dosi su base campionaria. Oggi il mondo radiologico si è completamente digitalizzato ed esi-

ste un flusso di dati che dal sistema aziendale informatico passa alle apparecchiature fino ad arrivare ai sistemi PACS di archiviazione delle immagini. Se nel flusso informatico le informazioni dosimetriche vengono intercettate e memorizzate in sistemi SW appositi, il controllo delle dosi non è più effettuato a campione ma in tempo reale in modo molto aderente alla quotidianità. Oggi c’è una grande diffusione di questo tipo di strumenti sia a livello commerciale che sviluppati in casa. Si annoverano prodotti come DoseWatch (GE), Dose Monitor (Bracco), Radimetrics (Bayer),

Il mondo scientifico che opera nel campo della Fisica medica, sia a livello universitario che nel mondo dei produttori di tecnologie, ha escogitato molte strategie per contenere la dose in TC mantenendo elevato il contenuto diagnostico. Le iniziative hanno esplorato diversi campi: il primo e più efficace approccio si basa sull’adattamento automatico dei dati espositivi alla tipologia del paziente

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DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

etc. Ma esistono anche molti SW free sviluppati in ambiti universitari o ospedalieri (Radiance, OpenREM, etc.). Si può immaginare la potenzialità di uno strumento di questo genere soprattutto in realtà medio-grandi dove ogni giorno vengono effettuati migliaia di esami oppure in ambiti sovra-aziendale come potrebbe essere una dimensione regionale dove questi SW potrebbero assumere il ruolo di strumenti di salute pubblica. Monitorare le dosi consente di ottimizzare gli esami su larga scala, o di individuare e operare sul controllo delle dosi in modo molto puntuale e preciso, individuando delle malpractice. Si può ad esempio intervenire in modo preventivo su pazienti che hanno già effettuato numerosi esami in modo che il radiologo possa prendere in considerazione approcci alternativi. Oppure impostare degli allarmi che avvertono di situazioni anomale e dosi molto alte. Questi stru-

Oggi il mondo radiologico si è completamente digitalizzato. Se nel flusso informatico le informazioni dosimetriche vengono intercettate e memorizzate in sistemi SW appositi, il controllo delle dosi non è più effettuato a campione, ma in tempo reale in modo molto aderente alla quotidianità

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menti devono essere gestiti da personale preparato come un Fisico medico, che congiuntamente al Radiologo avrà il controllo delle dosi erogate nella propria realtà aziendale. Questi strumenti s’inseriscono in un progetto a più lunga scadenza che vedrà nei prossimi anni la necessità di comunicare la dose per ogni esame radiologico. Infatti in Italia come in tutta Europa dovrà essere recepita la Direttiva 2013/59/EURATOM che sancisce la necessità di informare individualmente il paziente dell’esposizione ricevuta per ogni esame radiologico. In California la comunicazione del dato di dose è divenuta un obbligo di legge già dal 2012. A questo proposito un dibattito si è già acceso tra le associazioni scientifiche che operano nel settore (in particolare l’Associazione Italiana di Fisica In Medicina (AIFM)) perché il mondo scientifico non ha ancora definito come e cosa è meglio comunicare: è a tutti evidente che la comunicazione di questi parametri deve essere fatta in modo attento per non indurre a interpretazioni sbagliate che possono essere strumentalizzate. A questo proposito si ricorda la presenza nella home page nel sito dell’AIFM (http://www.fisicamedica.it/aifm/01_home/index.php) di rubriche a cui rivolgersi per reperire informazioni specifiche. Sebbene sul WEB siano molto diffusi SW per il calcolo del rischio si raccomanda di porre molta attenzione nel loro uso perché possono portare a interpretazioni non corrette e pericolose ma di affidarsi sempre a specialisti con un’adeguata preparazione nel settore. ■


business solution

Falcon Technologies International, gli specialisti dei supporti ottici in ambito Medicale

L

e esigenze d’archiviazione digitale e mantenimento dei dati nel lungo termine stanno crescendo in maniera esponenziale in vari settori, soprattutto in quello medicale. Una delle soluzioni più diffuse è l’utilizzo di CD e DVD, col rischio però che le informazioni registrate possano venir perse dopo pochi anni a causa dell’inadeguatezza del supporto ottico utilizzato. Presso la prestigiosa ed avanzatissima fabbrica di Falcon Technologies International, vengono effettuate ricerche per stabilizzare ed incrementare la vita utile dei supporti ottici di archiviazione che, per la linea medicale Mediline arrivano ad essere garantiti vari decenni, dispositivi di Grado AAA. Falcon Technologies International fornisce i relativi Certificati di durabilità, effettuati in conformità ai metodi ISO 18927 del 2008 e ISO 16963 del 2011. In realtà il supporto professionale per applicazioni Medicali è conforme alla Certificazione CE0425 direttiva 93/42/CEE Dispositivi Medici – Registrazione Ministero della Salute al repertorio dei Dispositivi Medici 740124/R, Classificazione CND Z1399. La tracciabilità del prodotto, requisito fondamentale per archiviazione e ricerca di dati contenuti nella cartella clinica digitale, è anche comprovata dal rispetto delle Norme del Decreto legislativo 46/97 (art. 9 e 10) e MDD 93/42 EEC. Inoltre Falcon Technologies International rispetta la direttiva 211/65/EU sull’uso di materiali nocivi RoHS, non utilizzando alcun materiale non conforme. Per dati particolarmente sensibili è stata inoltre introdotta una gamma di prodotti ( old/Platinum Archival) testati dal prestigioso laboratorio nazionale francese Laboratoire National de Métrologie et d’Essais, che assicurano la perfetta e affidabile conservazione delle informazioni per 300 anni per i CD-R e 100 anni per i DVD-R. Il tema della durabilità è spesso sottovalutato sia dal paziente che dalla Pubblica Amministrazione e/o dall’ Ente Ospedaliero: questi ultimi hanno il dovere, stabilito da norme di legge sempre più stringenti, di conservare e fornire al paziente i dati in maniera ottimale, recuperabili con sicurezza a distanza anche di molti anni. I prodotti FalconMedia Mediline offrono la possibilità di essere stampati su stampanti a getto di inchiostro o termiche (eac, Primera, Rimage, Epson, ecc...), garantendo la compatibilità con la grande maggioranza dei sistemi publishing DICOM. E’ inoltre possibile avere una versione speciale del supporto con caratteristiche uniche sul mercato, denominata “smart guard”, perfettamente resistente all’acqua e all’umidità. Come si sarà compreso, l’utilizzo dei supporti standard, i CD-DVD-BD professionali FalconMedia Mediline, appositamente studiati per i professionisti del settore della Sanità, sono la soluzione ideale per la memorizzazione digitale, affidabile, certificata e durevole nel tempo! Per ulteriori informazioni : www.falconrak.net ■

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INGEGNERIA CLINICA

Programmazione e gestione della tecnologia. Genesi e sviluppo dell’Ingegneria clinica Alessandro Reolon Direttore Servizio di Ingegneria Clinica ULSS 1 Belluno

La tecnologia è una risorsa strategica per fare salute (strumento per diagnosi, prevenzione e cura), non deve alimentare un consumismo tecnologico né subire uno sviluppo spontaneistico, ma rispondere a reali fabbisogni, dare oggettivi benefici ed essere utilizzata con un elevato grado di efficienza nel rispetto della difficoltà di reperire le risorse per acquisirla e mantenerla. Ecco perché è importante, oggi più che mai, parlare di programmazione e gestione della tecnologia

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autore

I

l convegno nazionale dell’Associazione Ingegneri Clinici Italiani, tenutosi all’inizio di maggio a Venezia, ha acceso un riflettore sulle tematiche della programmazione e della gestione della tecnologia, riportando l’attenzione degli addetti ai lavori, degli operatori del settore e dei portatori di interesse sulle ragioni che sono all’origine della nascita e dello sviluppo di questa branca dell’ingegneria. Ripercorriamone insieme i passi salienti. Con il progetto finalizzato “Tecnologie Biomediche e Sanitarie” si avvia negli anni ‘80, grazie al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), l’attività di Ingegneria Clinica nel SSN. Fino ad allora vi erano state alcune isolate esperienze in realtà ospedaliere selezionate (ad es. Milano Niguarda e Bologna S. Orsola). A dire il vero, il progetto nasce quale prosecuzione e complemento di un altro progetto, “Tecnologie Biomediche”, avviato negli anni ’70, che si poneva l’obiettivo di creare un collegamento tra l’avanzamento delle conoscenze e delle tecnologie in ambito biomedico e l’industria. La caratterizzazione del nuovo progetto è l’orientamento al mondo dei servizi (da qui l’aggiunta della parola “sanitarie”) ovvero la presa d’atto che la tecnologia per essere sfruttata in modo appropriato ed efficace richiede lo sviluppo di competenze tecniche ed amministrative per la valutazione dell’innovazione e degli effetti indotti dalla sua introduzione nel SSN e per una gestione economica e tecnicamente adeguata. In altre parole mette a fuoco la necessita di individuare un anello di congiunzione tra i produttori (mondo industriale) e gli utilizzatori della tecnologia (operatori sanitari). Entriamo quindi nel dettaglio.


ingegneria clinica

Il progetto è articolato in tre sottoprogetti: Valutazione delle Tecnologia, Acquisizione Manutenzione e Gestione delle Apparecchiature (ACMAGEST) e Controllo di Qualità. Complessivamente costituisce la base su cui si sviluppa l’Ingegneria Clinica in Italia. Affronta, quale prima esigenza operativa da risolvere, la mappatura della tecnologia sviluppata su due piani: lo definizione di una codifica che consenta la catalogazione delle apparecchiature sanitarie presenti sul mercato (ACMAGEST in seguito denominata CIVAB) e, in seconda battuta, la rilevazione e valorizzazione (inventario) delle attrezzature in uso presso le strutture ospedaliere. La codifica adottata, per le sue peculiarità, è ritenuta tuttora più efficace, ai fini della gestione, rispetto ad altre codifiche internazionali e da più parti si sente l’esigenza di continuare ad aggiornarla. Attraverso le unità pilota che partecipano al progetto si raccolgono i primi dati sulla gestione e si correlano i costi di gestione al valore patrimoniale del parco macchine e ad altri parametri caratteristici degli ospedali ( ad esempio i posti letto). Il valore stimato del mercato degli investimenti nel 1987 è di 8000 mld di lire, pari valore è attributo ai costi di gestione connessi all’impiego delle apparecchiature (manutenzione, materiali di consumo, personale, …). Altro merito del progetto è aver messo a disposizione degli ingegneri clinici uno strumento utile ad acquisire le conoscenze di base sulla tecnologia disponibile sul mercato: i bollettini di valutazione tecnica comparativa delle apparecchiature. Il modello organizzativo proposto per il Servizio di Ingegneria Clinica è di tipo interno, in cui sono analizzati anche criteri di dimensionamento della dotazione di personale ( ingegneri, tecnici e amministrativi). In breve tempo le Unità Operative Pilota, una ventina, raggiungono risultanti interessanti: censimento e valorizzazione del parco macchine, rilevazione dei costi di manutenzione, analisi del grado di aderenza tra la gestione a “regola d’arte” delle apparecchiature e lo stato di fatto, sensibilizzazione verso i concetti di sicurezza (elettrica e funzionale) espressi nelle norme internazionali di settore (IEC, EN CEN, CEI). Di fatto si anticipa l’applicazione dei principi di utilizzo razionale delle risorse e di gestione del rischio che sono stati recepiti e sviluppati dal SSN ( ISO 14971:2007). Un modello che mette al centro la manutenzione, risposta appropriata anche all’ attuale contingentamento degli investimenti. L’impegno in queste attività consente agli ingegneri clinici di acquisire le competenze necessarie per essere coinvolti negli investimenti ovvero nella programmazione, valutazione e acquisizione di tecnologia sanitaria, nonché nella valutazione dell’obsolescenza ovvero nella determinazione del ciclo di vita utile di una tecnologia o, nello specifico, di un’attrezzatura. L’evoluzione dell’ambito professionale degli ingegneri clinici non è accompagnata da modelli organizzativi universalmente riconosciuti. L’approccio complessivo, non di nicchia, alla gestione della tecnologia pone oggi delle riflessioni sulla massa critica necessaria per poterne disporre e delle adeguate competenze (p.e. dimensione del parco macchine). Sono preferibili macrostrutture multi disciplinari nell’ambito della stessa azienda sanitaria o macrostrutture di ingegneria clinica in contesti sovraziendali? Certo è che un vasto patrimonio di

dati, economici e tecnici, registrati dai Servizi di Ingegneria Clinica nel corso degli anni che permettono di qualificare la vita utile di migliaia di apparecchiature sanitarie, sono un capitale parzialmente inutilizzato. All’inizio degli anni ’90 si inserisce la regolamentazione del mercato europeo dei dispositivi medici attraverso la direttiva europea 93/42/CEE che definisce, tra l’altro, le responsabilità del “responsabile dell’immissione in commercio” e, di riflesso, anche dell’”utilizzatore finale”. E’ uno stimolo quindi anche per le strutture del SSN, perché alza la consapevolezza del livello minimo di accettabilità

Gradualmente si è giunti in Italia ad un sistema articolato di attori che concorrono ad un “impiego sicuro, appropriato ed economico delle tecnologie sanitarie” (come recita la definizione di ingegnere clinico riportata nello statuto di AIIC) in cui i Servizi di Ingegneria Clinica interpretano il ruolo di sintesi ed indirizzo tra produttori e società di servizi, alla ricerca dell’equilibrio dinamico tra le forze in campo

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nei criteri di gestione del parco attrezzature, argomento successivamente ripreso anche dalle “Raccomandazioni per la prevenzione degli avventi avversi conseguenti il malfunzionamento dei dispositivi medici/apparecchiature elettromedicali” - Ministero della Salute 2008. La coscienza di questa esigenza e le conseguenti responsabilità, inserite in una nuova filosofia di approccio alla gestione dei servizi (esternalizzazione dei servizi non strategici), aprono uno spazio importante in un mercato fino allora molto modesto e consentono un rapido sviluppo delle società che offrono servizi tecnici per la gestione delle apparecchiature (manutenzione, verifiche di sicurezza elettrica e funzionale, inventario, sw gestionali, body rental di tecnici qualificati, etc…). Nel giro di pochi anni il valore del mercato si moltiplica, dal 1996 al 2002 passa da 10 a 90 milioni di € (diapositiva Ardesi). Parallelamente si trasformano ed evolvono le tipologie di servizi appaltati, non più limitati alle basse tecnologie ma estesi anche alle medie ed alte tecnologie, e delle garanzie offerte (materiali di ricambio, parti soggetti a usura, up-time). Il mercato subisce l’intervento di CONSIP che da un lato costituisce una “legittimazione di fatto” e dall’altro adotta criteri orientati agli aspetti economici in modo prevalente rispetto agli aspetti tecnici. Anche i produttori si approcciano prudentemente a questo mercato. Ma non sono solo rose e fiori. L’analisi oggettiva dell’attuale contesto mette in luce ancora alcune criticità e molti punti di attrito tra stazioni appaltanti (Servizi di Ingegneria Clinica) e appaltatori (Società di Servizi e Produttori), inevitabili nella definizione della necessaria complementarietà delle parti. Le direttive europee sui D.M. pongono alcuni requisiti che offrono spazio ad interpretazioni ostili all’affidamento della manutenzione alle società di servizi e, in parte, anche ai Servizi di Ingegneria Clinica. Sull’altro fronte le Società di Servizi lamentano di essere troppo spesso lo strumento

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forzato per coniugare il contenimento delle spese entro i vincoli di bilancio con livelli di prestazioni tecniche sempre più esigenti, mentre i Produttori occupano un segmento apparentemente indisturbato. Gradualmente si è giunti in Italia ad un sistema articolato di attori che concorrono ad un “impiego sicuro, appropriato ed economico delle tecnologie sanitarie” (come recita la definizione di ingegnere clinico riportata nello statuto di AIIC) in cui i Servizi di Ingegneria Clinica interpretano il ruolo di sintesi ed indirizzo tra produttori e società di servizi, alla ricerca dell’equilibrio dinamico tra le forze in campo. L’evoluzione delle soluzioni adottate per appaltare le attività tecniche che compongono la gestione delle attrezzature, tradotte nei capitolati di gara, mira ad ottenere i migliori contributi tra le diversificate capacità e competenze (tecniche ed organizzative) messe in campo da tecnici ed ingegneri delle azienda sanitarie, delle società di servizi e delle aziende produttrici. In questo ambito è interessante il percorso attuato dal Friuli Venezia Giulia che dopo aver fatto un primo passo per uniformare i livelli di servizio in ambito regionale attraverso l’affidamento di contratti di manutenzione specialistici, ha progettato anche una gara unica regionale per il global service ora in corso. La regione è ritenuta la culla dell’Ingegneria Clinica ( l’ULS Triestina è stata il centro di coordinamento del sottoprogetto ACMAGEST) e conta su un pool di professionisti (tecnici e ingegneri) di riconosciuto valore. La proposta progettuale è interessante perché è un esempio su vasta scala (55.000 apparecchiature con un controvalore patrimoniale di 300 M€ distribuite tra 11 aziende in circa 40 strutture tra ospedali e distretti) di organizzazione che attribuisce e coordina compiti e responsabilità ai tre soggetti sopra citati.


ingegneria clinica

La nostra analisi non sarebbe completa senza un confronto con le più significative esperienze europee. Nei principali paesi (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) ritroviamo un’analoga situazione con gli stessi tre attori impegnati per assicurare la gestione delle tecnologie. I modelli nazionali si discostano di poco, le variazioni di interpretazione nella divisione dei compiti e delle responsabilità sono condizionate dal concetto di titolarità del parco macchine (proprietà e/o diritto all’utilizzo), dalla tipologia di soggetto erogatore dei servizi sanitari (pubblico e/o privato) e dalla presenza più o meno affermata dell’industria di settore. Per esempio in Germania, leader mondiale nell’industria del settore medicale, la quota di mercato dei servizi appaltati (outsourcing) rispetto a quella gestita direttamente dai Servizi di Ingegneria Clinica (in house) è maggiore (70% contro 30%) rispetto alla Francia, dove la ripartizione è paritaria. Inoltre all’interno del 70% i produttori occupano una posizione dominante (70%) rispetto alle società di servizi multivendor. In Spagna il rapporto si ribalta (80% contro 20%). L’elemento in comune a tutte le realtà nazionali è la presenza di tutte e tre le componenti: produttori, società di servizi e servizi di ingegneria clinica. In sintesi si riscontrano alcuni elementi di criticità che possiamo mettere a fuoco. • Impiego sicuro: la gestione del rischio clinico connesso all’impiego di attrezzature sanitarie obbliga ad una gestione tecnica a “regola d’arte” delle attrezzature (dispositivi medici attivi che per loro natura scambiano energia con il paziente), aderenti alle specifiche definite dal costruttore a cui fa capo, in prima istanza, la responsabilità dell’eventuale danno arrecato dai dispositivi. • Impiego economico: le soluzioni tecniche sostenibili richiedono l’apporto delle Società di Servizi che hanno una flessibilità organizzativa e competenze tecniche che integrano e completano i contributi dei Produttori e dei Servizi di Ingegneria Clinica. In particolar modo, l’attuale flessione delle risorse disponibili per gli investimenti ( difficoltà di turn over ) richiama la manutenzione ad un ruolo più importante al fine di allungare la vita utile dei dispositivi e, per quanto possibile, riqualificarli. Inoltre impone una ponderata allocazione della tecnologia che correli i fabbisogni di tecnologia al loro valore aggiunto (produttività, indici finanziari di valutazione degli investimenti…). In tal senso anche la spesa di manutenzione dovrebbe trovare una parametrizzazione in funzione del tasso di utilizzo ; • Impiego appropriato: il know how specifico sulle varie tipologie di attrezzature, dal quale non si può prescindere, è proprietà del costruttore il cui apporto è fondamentale. È necessario un trasferimento delle competenze per garantire un impiego corretto e aderente alla destinazione d’uso attraverso una puntuale formazione, che deve essere estesa anche alla manutenzione, declinata sotto tutte le sue forme (autonoma, preventiva, correttiva, predittiva, migliorativa… UNI 10147). A questo scopo il compito dei Servizi di Ingegneria Clinica è la “intermediazione culturale” tra utilizzatori e produttori da un lato e tra produttori e società di servizi dall’altro. AIIC, che accoglie fin dalle origini i professionisti operanti nelle tre aree, ha quindi costituito un gruppo di lavoro per stendere delle linee

guida al fine di favorire le migliori pratiche nell’ambito della gestione delle tecnologie sanitarie. L’ottica del lavoro, oggi in fase avanzata, è quello di accompagnare le attrezzature biomediche (incluso il SW e le reti di trasmissione dati quando qualificati come dispositivi medici) nel loro ciclo di vita ed è articolato nei seguenti capitoli: programmazione degli investimenti, acquisizione delle apparecchiature, accettazione e collaudo, inventario e codifica, gestione informatizzata, manutenzione, sicurezza e qualifica funzionale, dismissione, riallocazione o smaltimento. Un capitolo a parte sarà riservato alla qualificazione del personale, punto di particolare criticità per coniugare le esigenze concrete di gestione efficiente ed efficace con la “proprietà intellettuale” dei costruttori. In sintesi, la tecnologia è una risorsa strategica per fare salute ( strumento per la diagnosi, la prevenzione e la cura), non deve alimentare un consumismo tecnologico ne’ subire uno sviluppo spontaneistico ma rispondere a reali fabbisogni, dare oggettivi benefici ed essere utilizzata con un elevato grado di efficienza nel rispetto della difficoltà di reperire le risorse per acquisirla e mantenerla. Il back stage che ne deve garantire la disponibilità e l’utilizzabilità che da un lato la inventa e produce e dall’altro la rende sicura e fruibile, è costituito da tre attori: i produttori, le società di servizi e i servizi di ingegneria clinica. Quest’ultimi rivestono il delicato ruolo di fare da trait d’union con i professionisti, medici ed infermieri, protagonisti della salute. E’ condizione necessaria, per raggiungere l’eccellenza nella gestione di eccellenza, che si definisca un ruolo (compiti e responsabilità) equilibrato e complementare tra le parti, che valorizzi le diverse e peculiari competenze di ognuna al fine di poter dare risposte all’altezza dei problematiche connesse all’impiego, sviluppando tra i tre diversi ruoli uno spirito cooperativo e di responsabilità condivisa, consapevole anche delle eventuali lacune indotte. ■

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INFORMATICA SANITARIA

All’XI edizione dello Health-IT tra Information Technology, Cloud e Big Data A cura della Redazione autore

L’evento, organizzato dall’Istituto Internazionale di Ricerca – IIR, si è svolto lo scorso 25 marzo presso il Centro Congressi Humanitas di Milano, e si è focalizzato sull’Electronic Patient Record, sulle soluzioni per la gestione delle risorse umane e sui vantaggi e alle applicazioni di cloud e big data. Quanto è importante oggi informatizzare la sanità? Ecco cosa ci hanno raccontato gli esperti del settore che hanno preso parte all’evento

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uanto conta l’informatica in Sanità? Questa la domanda a cui ‘Health - IT’ si propone di dare una risposta. L’evento, che si è svolto lo scorso 25 marzo presso il Centro Congressi Humanitas di Milano, è stato organizzato da Istituto Internazionale di Ricerca – IIR (società specializzata nell’ideazione e organizzazione di convegni, percorsi formativi e consulenza personalizzata per aziende e professionisti), ed ha tagliato quest’anno il traguardo delle unici edizioni, presentandosi arricchito di nuove sezioni tutte dedicate all’Information Technology applicata in Sanità. L’edizione 2014 del convegno è stata ancora più ricca rispetto al passato, con oltre 36 case history di altrettante aziende ospedaliere, ASL e ospedali. Ben tre sono state le sessioni tematiche dedicate all’Electronic Patient Record (cartella clinica, fascicolo sanitario elettronico, gestione documentale, conservazione digitale, l’informatizzazione del farmaco e i nuovi modelli di governance IT), alle soluzioni e le tecnologie per la gestione delle risorse umane e ai vantaggi e alle applicazioni di cloud e big data. Facciamo il punto di quanto emerso assieme al dott. Antonio Fumagalli U.S.C. Information & Communication Technology dell’ A.O. Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “L’informatizzazione delle attività sanitarie – ci spiega - ha portato nel corso degli ultimi anni alla memorizzazione di enormi quantità di dati: alcune di queste informazioni perdono di significato clinico dopo un certo periodo di tempo ma la maggior parte di esse rappresenta, in-


informatica sanitaria

vece, una fonte preziosissima di informazioni da analizzare e mettere in relazione sia per scopi di analisi scientifica nel lungo periodo sia per un supporto operativo alle decisioni, molto utile durante i singoli episodi di cura. Nella nostra Azienda sono disponibili, ad esempio, tutte le informazioni relative alla diagnostica di laboratorio, così come tutte le registrazioni avvenute dal 2006 quando abbiamo attivato il sistema di farmacoterapia informatizzato (circa 110000 pazienti seguiti, 200000 prescrizioni effettuate, 16 milioni di somministrazioni tracciate), i dati di tutti i ricoveri e relative patologie, nonché le eventuali procedure chirurgiche associate: in altre parole tutta l’attività sanitaria è memorizzata in qualche apparato informatico nei nostri data center. Le richieste di dati, estrazioni ed elaborazioni sulle informazioni memorizzate nei nostri database giungono sempre più spesso da parte degli utenti e con tempistiche sempre più strette. È innegabile la necessità di questi dati: in una recente ricerca della Commissione Europea sono stati evidenziati ambiti nei quali la correlazione fra informazioni sanitarie fornirebbe un valore aggiunto notevole alla pratica clinica. Si pensi, ad esempio, alle interazioni fra i farmaci, alle correlazioni fra i risultati di laboratorio ed i farmaci somministrati e molti altri fattori: con sistemi di analisi di tipo ‘contestuale’, quindi interni alle Aziende, ma anche di tipo ‘analitico’ cioè basati su sistemi di elaborazione

molto complessi e non disponibili internamente alle strutture sanitarie e probabilmente accessibili via cloud in modo congiunto fra più realtà sanitarie, si potrebbero mettere ‘in linea’ con differenti periodicità quelle elaborazioni che darebbero valore reale a tutti i dati raccolti che altrimenti rischiano di riempire, senza reali benefici, i sistemi di storage delle nostre Aziende”. Interessante analizzare quanto avviene nell’ A.O. Giovanni XXII: “Nella naturale evoluzione delle tecnologie informatiche, con un ritorno peraltro ai concetti di ‘elaborazione centralizzata’, anche la nostra Azienda ha abbracciato il tema del cloud. Il percorso scelto è stato di tipo tradizionale con l’implementazione di un cloud privato, iniziata nel 2011, soprattutto in previsione del trasloco verso il nuovo Ospedale. Dopo aver collegato le sedi aziendali, è stato possibile attivare i data


informatica sanitaria

center nel nuovo sito ed avviare il processo di virtualizzazione dei server. Nel corso dei mesi, ancor prima del trasferimento fisico delle attività sanitarie, sono stati ‘spostati’ molti dei servizi critici aziendali utilizzati quotidianamente, sulle nuove macchine virtuali in esecuzione nei server ‘blade’ di ultima generazione installati presso la nuova sede. Ad oggi il percorso di virtualizzazione, quindi di erogazione di servizi ICT, è quasi completo e tutti i sistemi di produzione sono attivi su più cluster di macchine virtuali consentendo notevoli benefici di ‘business continuity’ e di gestione delle richieste di servizio in termini sia di capacità che di disponibilità. Su oltre 130 VM server risiedono tutti i software aziendali che permettono lo svolgimento quotidiano delle attività di cura garantendo benefici in termini di prestazioni, monitoraggio e stabilità di esecuzione. Contemporaneamente al trasloco verso la nuova sede aziendale abbiamo completato il percorso di virtualizzazione anche sul lato ‘end user’, introducendo i vantaggi dell’esecuzione in cloud agli sportelli di ‘front office’ mediante thin client distribuendo le applicazioni ed i servizi regionali SISS. Possiamo senz’altro affermare che il concetto di virtualizzazione ed erogazione dei servizi, anche se al momento tramite un cloud privato, sia stato un elemento determinante ai fini dell’allestimento, trasloco ed avvio del nuovo Ospedale Papa Giovanni XXIII”. Nel corso dei lavori del convegno è stato poi dedicato ampio spazio all’innovativo progetto sui costi standard applicati alla gestione del personale amministrativo. A parlarcene è Luciano Grasso Direttore Amministrativo E.O. Ospedali Galliera di Genova. “Nel corso degli ultimi anni la gestione del capitale umano nelle aziende sanitarie ha subito una profonda evoluzione ed è passata da una gestione storica cristallizzata nel trattamento economico e giuridico del personale e legata ad uno

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strumento rigido quale la pianta organica, alla creazione di nuovi meccanismi operativi. Occorre anche sottolineare che, come rilevato da valutazioni effettuate su dati di costo di molte realtà sanitarie nazionali, oggi i costi di struttura costituiscono la seconda voce di spesa complessiva dell’attività sanitaria, collocandosi subito dopo ai costi relativi ai settori produttivi diretti di assistenza. Sulla base di tali premesse l’E.O. Ospedali Galliera ha ritenuto necessario porre in essere una nuova progettualità per quanto riguarda la gestione delle risorse umane, applicando la metodologia dei costi standard, nata in origine nell’ambito della misurazione delle attività sanitarie, anche alle funzioni amministrative. Principale obiettivo della progettualità, che opera principalmente al fine di un recupero dell’efficienza delle funzioni di supporto delle aziende sanitarie, è quello di valutare la congruità dei costi delle risorse umane e strumentali utilizzate nell’attività amministrativa rispetto al valore dei diversi “prodotti amministrativi” realizzati, anche attraverso attività di benchmark con altre realtà sanitarie simili”. Quanto alle sfide da porsi, il dott. Grasso non ha dubbi: “Senza ombra di dubbio quello che deve maggiormente preoccupare gli amministratori della Sanità, più ancora che le necessità di risanamento dei costi e di ridefinizione dei processi organizzativi, deve considerarsi il progressivo invecchiamento della popolazione dipendente. A tale problema non può porsi alcun rimedio razionale se la normativa non interviene sezionando i profili sezionabili e distinguere all’interno dell’immenso oceano di profili professionali del pubblico impiego quelli che come le figure degli infermieri professionali, dei tecnici sanitari e soprattutto del personale di supporto all’assistenza diretta (OSS) risultino meritevoli di un trattamento differenziato quanto a riconoscimento di una diversa necessaria idoneità psicofisica e correlativa distinzione nel trattamento previdenziale (tra l’altro mediante l’individuazione già conseguita a livello europeo in qualità di lavori particolarmente usuranti)”. ■


business solution

NoemaLife e Fondazione Poliambulanza di Brescia hanno vinto il “Premio Innovazione ICT in Sanità 2014” Grazie alla tecnologia NoemaLife, Fondazione Poliambulanza di Brescia ha vinto il “Premio Innovazione ICT in Sanità 2014” promosso dall’Osservatorio del Politecnico di Milano

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ono otto i casi di eccellenza che hanno ottenuto il Premio Innovazione ICT in Sanità, assegnato in occasione del convegno di presentazione della Ricerca 2014 dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano. Il Premio è un’iniziativa nata nel 2010, in collaborazione con le associazioni patrocinanti, per creare occasioni di conoscenza e condivisione dei progetti che maggiormente si sono distinti per la capacità di utilizzare l’ICT come leva di innovazione e miglioramento nel mondo della Sanità in Italia. Fondazione Poliambulanza di Brescia ha ricevuto il Premio nella categoria “Cartella Clinica Elettronica” per il progetto “tecnologie Mobile nella gestione clinica ospedaliera”, realizzato grazie alle soluzioni software di NoemaLife “Galileo” e “Galileo iClinic”. Il progetto è stato premiato per l’approccio sistemico allo sviluppo di una Cartella Clinica Elettronica fruibile su dispositivi mobili per il personale medico e infermieristico, diffusa alla quasi totalità delle unità operative e integrata con il Sistema Informativo Ospedaliero, supportata anche da un sistema per il controllo e la gestione dei device mobili. Un progetto che ha coinvolto in modo multidisciplinare tutti i key users – tecnici e sanitari - interessati dal processo di innovazione nella definizione delle modalità implementative, nella pianificazione del percorso per la messa in esercizio delle soluzioni individuate e nelle attività di formazione sul campo. Ha contribuito a migliorare la disponibilità, fruibilità, affidabilità e sicurezza delle informazioni cliniche, con una conseguente riduzione del rischio clinico e una migliore qualità complessiva nei processi di diagnosi e cura del paziente. Il premio, per il quale sono state valutate oltre 50 candidature, è stato consegnato all’Ing. Enrico Zampedri, Direttore Generale di Fondazione Poliambulanza di Brescia, che ha dichiarato: “Siamo particolarmente orgogliosi per questo riconoscimento che premia il grandissimo lavoro fatto in stretta collaborazione con NoemaLife, che ha permesso di dotare la nostra struttura di una piattaforma informatica realmente in grado di fornire un valore aggiunto al lavoro del personale sanitario, migliorando la qualità e la sicurezza dell’ospedale. Abbiamo puntato sulle soluzioni di tecnologia mobile perché crediamo che, grazie alle soluzioni software e hardware oggi disponibili, siano la migliore risposta alle necessità tipiche degli ospedali”. ■

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INFORMATICA SANITARIA

autore

L'apprendimento attraverso le tecnologie. E-Learning e LIM Dirigente Scolastico Scuola Sec. I grado St Torre De Mattia Vallo della Lucania SA

Enrica Paolino Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo Statale Capaccio Paestum - SA

autore

Maria Carmen Greco

Nunzia Scariati

autore

Al fine di raggiungere l’efficacia del processo formativo è necessaria l’introduzione di feedback che assicurino la misurazione del grado di apprendimento. Pertanto molte caratteristiche riconducibili alle teorie dell’apprendimento comportamentista sono in sinergia con le modalità delle piattaforme e-learning in riferimento alla strutturazione di contenuti e materiali didattici multimediali

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Esperto in Management Comunicazione e Informatica, Responsabile progetto “rilevazione del grado di informatizzazione delle aziende sanitarie e PA” Scar srl - SA

L’

apprendimento è un processo attraverso cui l’individuo acquisisce conoscenze sul mondo che, successivamente, utilizza per organizzare e orientare il proprio comportamento in modo duraturo. L’apprendimento può essere il risultato di processi spontanei, come avviene nei bambini, ad esempio con il linguaggio, o può essere indotto e guidato mediante un intervento esterno di insegnamento. Da molti anni Moodle rappresenta uno degli ambienti di apprendimento di riferimento nel mondo degli applicativi web per la formazione con l’uso delle tecnologie. L’approccio del comportamentismo è in linea con le modalità dei sistemi di formazione a distanza in quanto il processo invita i discenti a fissare i propri obiettivi di apprendimento e a verificare durante il percorso il loro raggiungimento. La sinergia tra i sistemi di apprendimento a distanza e l’approccio comportamentista consiste nel fatto che il comportamentismo ha alla base una concezione associazionista, ovvero intende l’apprendimento come risultato di associazioni nuove tra stimoli e comportamenti in risposta agli stimoli stessi. In tale approccio vi è una concezione di tipo sommatorio dell’apprendimento. Ciò che viene appreso è una copia dello stimolo presentato e pertanto l’apprendimento può essere da una parte misurato confrontando il comportamento acquisito dopo la situazione di apprendimento con quello presente precedentemente, e dall’altro può essere valutato secondo i criteri della quantità e dell’accuratezza della performance. Al fine di raggiungere l’efficacia del processo formativo è necessaria


informatica sanitaria

l’introduzione di feedback che assicurino la misurazione del grado di apprendimento. Pertanto molte caratteristiche riconducibili alle teorie dell’apprendimento comportamentista sono in sinergia con le modalità delle piattaforme e-learning in riferimento alla strutturazione di contenuti e materiali didattici multimediali. Nella progettazione e realizzazione di percorsi didattici a distanza il progettista di corsi dovrà produrre percorsi formativi che mettono al centro il discente in quanto diventa parte attiva del processo di conoscenza. Con questo metodo il percorso formativo dovrà presentare notevoli attività pratiche, simulazioni strutturate che stimolino la creatività e il formarsi di un proprio sapere. In questa ottica il partecipante acquisirà informazioni anche dalla condivisione con i colleghi coinvolti, facendo leva sui saperi e sulle osservazioni dei propri colleghi del corso. Questo processo di apprendimento contribuisce alla costruzione del sapere collettivo e risulta uno degli elementi basilari delle comunità di pratica. Il salto qualitativo nei confronti della pedagogia e delle teorie educative precedenti è molto forte: non più un modello centralizzato in cui la formazione viene data a tutti nella stessa maniera cui fa riferimento un modello olistico della mente; ma una educazione-formazione individualizzata, al fine di sfruttare al meglio le potenzialità intellettive di ciascuno. Potrebbe essere la più grande promessa della tecnologia quella di individualizzare l’educazione. Se un insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia, non ha molta scelta: il docente deve leggere o dare a tutti lo stesso compito. Ma se, ciascuno studente possiede il proprio computer con il CD ROM o il “proprio” sistema e-learning, allora l’insegnante può trasmettere le conoscenze in un modo ad uno studente e in un altro modo ad un altro studente, e può altresì offrire allo stesso vari modi di mostrare ciò che capisce. In questo modo vediamo come la tecnologia mantiene la promessa di personalizzare ed individualizzare l’educazione molto più che nel passato. Questo significa che ognuno può essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialità, e non si forzeranno tutti ad essere come un certo prototipo, e se non si può essere come quel prototipo allora non si ha alcuna opportunità. (Gardner - teoria delle intelligenze multiple). Oltre alle tecniche e modelli sottostanti ai sistemi di formazione, i motivi del successo di piattaforme e-Learning come Moodle sono molteplici: la rimozione delle barriere all’ingresso nell’uso del software e l’ipotesi di un modello di sviluppo aperto in grado di coinvolgere una intera comunità di persone. Moodle, scritto in linguaggio PHP, come molte applicazioni per il web, per funzionare deve essere fornito di un web server, un database server e di un supporto per il linguaggio di scripting PHP. Nella logica della modularità e della collaborazione, nasce con la possibilità di essere tradotto in altre lingue attraverso un sistema di sostituzioni di variabili in funzione della lingua scelta dall’utente. Moodle è modulare in quanto la sua struttura permette di inserire, modificare e gestire le attività e le risorse all’interno di un percorso formativo in accordo alle esigenze di apprendimento e degli obiettivi for-

mativi stabiliti. Grazie alla sua architettura a moduli è possibile per chiunque creare uno specifico modulo di attività ed aggiungerlo a moodle senza modificare il codice sorgente. Alla possibilità di utilizzare materiali strutturati già disponibili o auto-prodotti aggiungiamo l’attività di forum. Il forum in moodle può assumere la funzione di forum tradizionale, newsletter, bacheca, ecc. Inoltre, l’indipendenza dal sistema operativo utilizzato dall’utente rende la piattaforma come uno degli strumenti maggiormente flessibili in termini di impiego perché gira sia su sistemi operativi open source, che su sistemi operativi commerciali. Nella versione 1.7 viene impostato una creazione di un sistema di ruoli completamente configurabile. I ruoli possono essere creati e modificati attraverso l’impostazione di un insieme di privilegi ed è possibile assegnare i ruoli in contesti diversi (sito, corsi, simulazioni, ecc) permettendo allo stesso profilo utente di assumere dinamicamente ruoli diversi in funzione di dove si muove all’interno della piattaforma. Ai fini dell’integrazione è facile aggiungere materiali back-end esterni, come una anagrafica, database esterni per l’autenticazione degli utenti. Con la versione 1.8 prendono vita la multi autenticazione e la multi iscrizione. Costruito nel rispetto degli standard internazionali più diffusi (XHTML, CSS level 2 ecc) ed accessibilità in accordo al W3C, nella versione 1.9 troviamo il rispetto degli standard nella certificazione ADL SCORM e Moodle riceve la certificazione OSI Open Source Initiative. A partire dal 2008 si comincia a pensare alla versione 2.0 che mette in primo piano il concetto dell’usabilità, dell’interfacciamento con repository e sistemi di Porfolio esterni, dell’implementazione di web service, ed un nuovo sistema di gestione dei template di visualizzazione delle pagine, ai gruppi globali di utenti, fino alla personalizzazione individuale dei corsi. La sua usabilità e semplicità d’apprendimento sono le caratteristiche che lo hanno contraddistinto sin dall’inizio

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informatica sanitaria

del progetto. Tutte le piattaforme di apprendimento collaborativo a distanza possono essere implementate in diverse strutture aziendali, dalle strutture sanitarie a quelle scolastiche. Nella regione Campania diverse aziende, soprattutto scolastiche della provincia di Salerno, di ogni ordine e grado, hanno effettuato investimenti per aggiungere innovazione all’interno dei processi formativi, si pensi all’utilizzo delle LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) che permette di creare le basi per l’implementazione di piattaforme innovative. L’introduzione della LIM consente di mettere lo studente al centro del processo formativo, di coinvolgere attivamente i discenti che possono essere chiamati ad interagire con lo schermo come una lavagna tradizionale. La LIM come servizio offerto dall’evoluzione dell’ICT e del web 2.0, aiuta a catturare l’attenzione di studenti poco abituati ad una lunga attività di concentrazione, o alunni che presentano diversi stili di apprendimento. Alcuni hanno maggiore facilità di imparare attraverso l’ascolto altri attraverso la visualizzazione di immagini o schemi, altri ancora attraverso l’interazione. Il PC in classe permette di creare lezioni interattive e stimolanti attraverso la presentazione di esempi multimediali. Per ogni disciplina di insegnamento, attività di aggiornamento delle proprie competenze, è possibile reperire materiale dalla rete (wikipedia, youtube, mo-

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tori di ricerca) collegarsi a banche dati o archivi locali, collegarsi a sistemi per l’elaborazione della conoscenza (mappe, testi, immagini, audio, video) documenti gratuiti messi a disposizione da google, servizi di collaborazione e apprendimento collaborativo (comunità di pratica, wiki, blog, forum, social), servizi per la comunicazione (mail, chat, skype). Inoltre, attraverso la LIM è possibile utilizzare tutti i software presenti sul computer per consentirne l’uso a fini didattici, per la presentazione di progetti al team di riferimento, relazionare sui risultati ottenuti dopo la sperimentazione di tecniche e procedure innovative. Attraverso l’utilizzo delle tecnologie è possibile coinvolgere attivamente tutti i partecipanti che possono essere chiamati ad interagire con gli strumenti e diventare parte centrale del processo di trasferimento delle conoscenze. Se la conoscenza (literacy) e la salute (health) sono i principali elementi critici sui quali bisogna intervenire allora la tecnologia crea un ponte essenziale per supportare la società a tutti i livelli in cui i programmi di formazione, anche in termini di prevenzione, consentono di promuovere il trasferimento delle informazioni in maniera innovativa e rispondente alle nuove dinamiche della costruzione dei saperi. Il livello di Health Literacy di un individuo è determinato dall’interazione (o allineamento) delle abilità individuali con le richieste e la complessità del sistema all’interno del quale le informazioni sono ricercate, interpretate ed utilizzate. La Scuola e tutte le altre Istituzioni Educative, sia formali che informali, giocano un ruolo importante nello sviluppare le conoscenze individuali e nel favorire alfabetizzazione sanitaria. Possono infatti aiutare sia giovani che adulti a comprendere quali fattori influenzano la propria salute, l’impatto delle scelte che compiono e dove ricercare informazioni attendibili che supportino il processo decisionale. Si Ringrazia per il contributo scientifico offerto il Senatore Gaetano Fasolino per il supporto offerto alle iniziative territoriali; il Dott. Giuseppe Leone Responsabile struttura Budgeting and Reporting dell’ASL Taranto Puglia; il Direttore U.O. Panificazione e Programmazione Sanitaria dell’ARSAN dott.ssa Tiziana Spinosa; il Dott. Giuseppe Riitano Chirurgo vascolare, il Diabetologo dott.ssa Maria Pia Scioti, il Dermatologo dott. Salvatore Paolino, l’Infermiera Professionale Sig.ra Antonietta Tarantino, il Direttore Dipartimento Chirurgico Dott. Ernesto Pintore, il Primario e Responsabile Reparto Ortopedia e Traumatologia Dott. Enrico Lanzara. Il Dirigente Scolastico Istituto comprensivo statale Capaccio Paestum Dott.ssa Enrica Paolino; il Dirigente Scolastico Istituto comprensivo Capaccio Capoluogo dott.ssa M. Cristina Di Geronimo; il Dirigente Scolastico Istituto comprensivo Agropoli San Marco Dott.ssa Rosa Rombone; il Dirigente Scolastico Direzione Didattica Statale Aut. 160 Vallo L. dott.ssa Donata Femia; il Dirigente Scolastico Istituto d’istruzione superiore Perito – Levi Liceo Classico e Artistico Eboli Dott. Giovanni Giordano; il Dirigente Scolastico Liceo Scientifico Statale A. Gatto Agropoli dott. Pasquale Monaco; il Dirigente Scolastico Scuola Sec. di I grado St Torre De Mattia Vallo della Lucania dott.ssa Maria Carmen Greco. ■


business solution

Il “viaggio del paziente” è più sicuro con Zebra Technologies

U

n numero sempre maggiore di strutture ospedaliere utilizza le soluzioni tecnologiche per migliorare sicurezza, comfort ed efficienza in tutte le fasi del trattamento dei pazienti che necessitano di cure sanitarie. Le soluzioni fornire da Zebra costituiscono un importante passo in avanti nella salvaguardia della sicurezza dei pazienti, grazie all’identificazione mediante supporti, stampanti per braccialetti e stampanti portatili: la presenza di codici a barre, testo e immagini digitali su braccialetti ed etichette, garantisce una protezione essenziale contro gli errori di identificazione. L’utilizzo della tecnologia barcode in particolare è utile a ridurre gli errori e velocizzare tutte procedure ospedaliere, dalla fase di ricovero a quella di dimissione del paziente, e in tutti i reparti, dalla farmacia alla corsia. Le stampanti Zebra permettono di produrre le etichette direttamente in corsia, nella sala infermieri o in laboratorio, pronte per la loro applicazione a referti, campioni e cartelle, di modo che ogni singola informazione sul paziente possa essere monitorata e identificata in modo univoco. Tra le operazioni ad alto tasso di rischio per il paziente c’è la somministrazione dei farmaci. Gli errori possono essere drasticamente ridotti grazie all’utilizzo delle stampanti portatili: il farmacista può etichettare i farmaci (così come le singole dosi) da somministrare al paziente direttamente in corsia, risparmiando sui tempi di spostamento da e verso la farmacia. Particolare attenzione deve essere posta per la trasfusioni di sangue, dove un’identificazione imprecisa può portare a gravi conseguenze. Le sacche devono essere ciclicamente controllate e codificate in base al gruppo sanguigno. Zebra utilizza i braccialetti autolaminanti LaserBand, fornitore leader di braccialetti per l’identificazione dei pazienti e recentemente acquisita da Zebra, ideati per la stampa laser diretta. I braccialetti LaserBand rispondono a una vasta gamma di requisiti legati al comfort del paziente, al miglioramento dei flussi di lavoro e alla semplificazione delle procedure in tutte le fasi del ricovero. Il design permette al braccialetto di appoggiare in modo perfettamente piatto sul polso del paziente, velocizzando le procedure di scansione. La chiusura autolaminante protegge il braccialetto da acqua e disinfettanti, preservando i dati del paziente e garantendo una durata prolungata del braccialetto, mentre le tacche di sicurezza impediscono che i braccialetti vengano rimossi e riapplicati. ■

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HOSPITAL EXPERIENCE

www.usl.mo.it

Nuovo Ospedale Civile S. Agostino Estense, efficienza e funzionalità La rivista eHealth fa tappa a Modena per raccogliere, e riproporvi, l’esperienza maturata nel Nuovo Ospedale Civile S. Agostino Estense. Qui, di fronte ad una sala gremita, si è parlato di come l’Information Technology abbia rivoluzionato il lavoro in ospedale ed in particolare del ruolo che la tecnologia riveste oggi nelle moderne sale operatorie. Ascoltiamo quindi le voci dei protagonisti

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e Hospital experience di eHealth fanno tappa a Modena, più precisamente presso il Nuovo Ospedale Civile S. Agostino Estense. Qui, di fronte ad una sala gremita, si è parlato di come l’Information Technology abbia rivoluzionato il lavoro in ospedale ed in particolare del ruolo che la tecnologia riveste oggi nelle moderne sale operatorie. A fare il punto sui nuovi orizzonti in ‘area critica’ è stato il Prof Melotti, direttore del Dipartimento di Chirurgia AUSL di Modena: “Se ci sono molte cose in discussione sulla medicina oggi – ha sottolineato il professore- quel che è certo, è che la medicina, anzi, l’evoluzione della moderna medicina è strettamente connessa con la tecnologia”. Nel corso della sua interessante relazione, il prof Melotti si è quindi concentrato nel ricostruire quanto la chirurgia sia cambiata nel corso degli anni, sottolineando a più riprese quanto questo cambiamento sia legato soprattutto ad un diverso approccio mentale alle innovazioni tecnologiche. “Per tanti anni la tecnologia è stata oggetto di battaglie tra il chirurgo e quello che veniva considerato il male”. Non è più così, ha spiegato Melotti, da quando si è compresa a pieno la potenzialità della chirurgia cosiddetta ‘mini invasiva’. Dai primi strumenti ‘rigidi’ ai moderni robot chirurgici, passando per i moderni monitor 3D, il professore ha quindi ripercorso le tappe salienti di questa rivoluzione: “La sala operatoria – conclude - è diventata un ambiente iper-complesso, non è più l’interazione tra il chirurgo


HOSPITAL EXPERIENCE

il paziente l’infermiere, i ferri, gli strumenti e la sutura, ma è diventato un ambiente in cui la quantità enorme di strumenti presenti e tecnologicamente evoluti, richiede una vigilanza che non può più essere lasciata ai soli operatori sanitari. Non è un caso che chirurghi e ingegneri abbiano oggi un dialogo sempre più serrato e una collaborazione sempre più stretta”. Un dialogo che, fa eco l’Ing. Claudio Conti prendendo la parola subito dopo, diventa oggi sempre più auspicabile, vista soprattutto la sempre maggiore integrazione tra Dispositivi medici, componenti informatiche e componenti multimediali. Garantire connessione, archiviazione e sempre più elevati standard di sicurezza diventa quindi un imperativo per tutti gli operatori del settore. Ma in quello che è stato un intenso pomeriggio di lavoro, organizzato grazie alla preziosa collaborazione dell’Ing. Arcuri, si è parlato anche di gestione dei tracciati ECG, dell’evoluzione dei sistemi RIS PACS e dei sistemi informativi dell’imaging, nonché del moderno sistema informativo del laboratorio di analisi LIS, fiore all’occhiello dell’informatizzazione dell’ospedale, i cui eccezionali risultati sono stati illustrati dalla dott.ssa Cecoli ed dal dott. Trenti. “Il laboratorio nell’accezione attuale – ha spiegato Trenti - inizia negli anni ’60 con uno strumento che era in grado di fare una 20ina di analisi e ne faceva 100 all’ora. Oggi il nostro pannello di esami ne conta 780 e gli strumenti automatizzati più potenti ne completano 4/5mila all’ora. Va da se che il sistema deve essere in grado di gestire un processo molto raffinato ove vi sono delle componenti multi-professionali, multi specialistiche che garantiscono che questo sistema sia correttamente integrato. Un aspetto, questo, che risulta fondamentale nella medicina moderna. La complessità di sistema non può infatti che essere gestita dal lavoro comune, dalle competenze, ma soprattutto dalla capacità di comprendere i bisogni reciproci e tradurli in un risultato eccellente”. La dott.ssa Cecoli poi ha illustrato alla sala le funzionalità del LIS ‘gemello’: “per mantenere funzionale e aggiornato il laboratorio centrale si è infatti pensato a un “LIS gemello, che tenga in pancia i risultati utili degli ultimi sette giorni, per permettere via via gli aggiornamenti di si-

stema e l’attività manutentiva al fine di mantenere altissimi gli standard di efficienza e di prestazioni attualmente raggiunti”. Un esempio di efficienza e funzionalità destinato a fare scuola. Parlare di tecnologia in ospedale oggi significa però affrontare quella che per molti resta una ‘nota dolente’: i costi. Ad affrontare l’argomento, fornendo però un nuovo approccio al problema, è stata la dott.ssa Marchesi, direttore sanitario della AUSL di Modena: “La tecnologia si inserisce in uno spazio che ahimè non è di risorse illimitate. Occorre contenere i costi, le spese, eliminando gli sprechi considerando sempre il valore finale che è ottenere dei risultati eccellenti in termini di salute. Sentirete anche dire che il nostro sistema sanitario è ‘insostenibile’. Non è vero. Il nostro è tra i sistemi che costano meno in Europa e da i migliori risultati in termini di salute. Il vero problema è avere le risorse sufficienti per sostenerlo. La tecnologia può e deve aiutarci in questo per curare i pazienti (che sempre più spesso diventano ‘cronici’ anche grazie alle cure che aumentano l’aspettativa di vita perfino dei malati oncologici) aumentando gli standard di prestazioni, evitando, ove si può, l’ospedalizzazione, aiutandoci nel monitoraggio”. I costi della tecnologia dunque sarebbero compensati dall’innalzamento degli standard di qualità trasformandosi così in un ‘investimento’ più che vantaggioso. ■

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vetrina

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Perché Sanipill

www.sanipill.it

La sua tecnologia innovativa, oltre a permettere, con un uso quotidiano, l'eliminazione di virus, batteri, muffe e funghi, rende il cuscino un ambiente estremamente ostile per acari e parassiti. Rilascia sul cuscino un'immediata sensazione di freschezza e pulito. Grazie al suo capiente vano, riesce a sanificare e deodorare fino a 4 cuscini alla volta. Facile da usare, è il primo sistema mobile in grado di sanificare il cuscino in profondità e deodorarlo in pochi minuti. Sanipill è dotata di un pannello di comando collegato ad un sistema di microprocessori gestiti da uno speciale software appositamente studiato per Rack System® che garantisce una grande autonomia all’operatore nonché una estrema facilità all’uso. La macchina consente di scegliere tra quattro diversi gradi di sanificazione e deodorazione pre-impostati. Una volta scelto il trattamento voluto è sufficiente premere il tasto START e la macchina inizia il suo ciclo di lavoro definendo in maniera completamente automatica la giusta quantità di ozono necessaria.

Prima-Vera Divisione biomedicale La Divisione Biomedicali di Prima Vera controlla quotidianamente più di 100mila apparecchiature biomedicali in 49 strutture sanitarie italiane. Prima Vera offre servizi che supportano e implementano l’attività delle funzioni tecniche ospedaliere: dalla consulenza per gli acquisti di nuove tecnologie, alla redazione dei piani di rinnovo, dagli studi di fattibilità e di HTA (Health Technology Assessment), al supporto informativo per le scelte strategiche. L’azienda mette a disposizione una rilevante organizzazione d’ingegneria clinica con personale altamente qualificato, una logistica di approvvigionamento su scala nazionale e una significativa rete di collegamento tra le società partner che operano nel settore delle tecnologie biomedicali.

www.draeger.com

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Software di monitoraggio SmartPilot® View

www.prima-vera.com

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SmartPilot® View si avvale di modelli calibrati sul paziente per fornire informazioni farmacocinetiche / farmacodinamiche in base alle diverse concentrazioni di anestetico e alle velocità di dosaggio dei farmaci. In questo modo, vi supporta nella previsione del livello di anestesia risultante dalla somministrazione di un determinato dosaggio di agente anestetico.SmartPilot View vi permette di affrontare le sfide rappresentate dal processo di anestesia supportandovi durante l'esecuzione di un'induzione agevole e nel mantenimento di livelli di anestesia adeguati. SmartPilot View è stato sviluppato appositamente per fornire un aiuto all'operatore, riducendo notevolmente l'intervallo tra titolazione ed effetto e facilitando così il raggiungimento degli obiettivi dell' anestesia, come un risveglio calibrato del paziente e un trattamento del dolore ottimizzato. L'efficienza in sala operatoria ne beneficia di conseguenza.

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Lavaggio e disinfezione - Lavastrumenti AWD 655 - AWD-655

www.at-os.com

AT-OS specialista nella progettazione e produzione di: macchine per lavaggio e disinfezione di Dispositivi Medici, arredamenti tecnici in acciaio inox per Sale Operatorie e CSSD (Centrali di Sterilizzazione) presenta le sue Macchine multifunzione per il lavaggio e la disinfezione di strumenti chirurgici, con display grafico touch per la selezione dei programmi e con una o due porte. La AWD-655 è una Lavastrumenti a colonna con zoccolo per appoggio a pavimento. Volume camera di lavaggio in AISI 316 L: 265 litri. Capacità per ciclo di lavaggio: 10 cesti DIN (2 su ogni livello). Caratteristiche Tecniche: Peso kg220, Larghezza mm 650, Profondità mm 700, Altezza mm 1850, Pressione di alimentazione H2O kPa Min 70 (0.7 bar) Max 600 (6.0 bar), Temperatura di alimentazione H2O calda Min 45°C Max 60°C, Allacciamenti acqua DN 12 (1/2 G), Sifone di scarico DN 40 mm, Consumo acqua l 18, Rumorosità dB(A) 56, Umidità relativa 90%, Temperatura di lavoro, Min 6°C Max 40°C, Norme EN ISO 13485; EN 61010-2-040; EN 60601-1-2 + Recommendation NB-MED/2.2 Rec1; DIN EN 1717; DIN 1988-2;EN ISO 15883-1:2006; EN ISO 15883-3:2006.

www.it.trumpf.com/it

info iLED:La generazione di luci LED per esigenze elevate L'eccezionale prestazione pionieristica rende l'iLED un vero e proprio leader nella sua classe. Grazie alle ottime specifiche luminose, alla massima capacità di adattamento possibile e alla tecnologia basata sull'efficienza energetica, l'iLED si è affermato come punto fisso nel segmento Premium delle luci. La nostra pretesa? Prestazioni senza compromessi. Ed è per questo che ora abbiamo migliorato ulteriormente l'ultima generazione dell'iLED e lo abbiamo dotato delle tecnologie più all'avanguardia per performance di alto livello – per una comodità d'uso e un'efficienza ancora maggiore nel lavoro quotidiano delle strutture cliniche.

www.givas.it

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Copernico, l’eleganza incontra l’ergonomia

COPERNICO è realizzato in POLEASY®, uno speciale polietilene lineare nel quale sono totalmente assenti le microporosità superficiali, un materiale realmente rivoluzionario con performance di durata, lavabilità e brillantezza dei colori assolutamente uniche. COPERNICO è composto da uno o due cassetti superiori dotati di guide antisfilamento ad estrazione totale con portata di 3 kg. Il capiente cassettone inferiore con all'interno un ripiano sfaldabile realizzato in HPL, grazie al particolare disegno dei fianchi e all’apertura ad estrazione totale, consente un agevole accesso al contenuto da parte della persona coricata a letto e dotato di guide antisfilamento con portata di 7 kg e sistema antiribaltamento. Il piano superiore è caratterizzato da bordi di contenimento liquidi, opportunamente raggiati che facilitano le operazione di sanificazione. Il retro è dotato di porta asciugamani e porta bottiglie a due vani (contiene n°2 bottiglie da 1,5 lt.) con al centro la sede per la serratura che consente di bloccare il primo cassetto del comodino, trasformandolo in un vano di sicurezza per oggetti preziosi.

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Sistema a piani trasferibili

www.opt-ita.com

Sistema a piani trasferibili con esclusivo accesso da tutti e 4 i lati per una razionale organizzazione degli spazi e per un' ottimale gestione del paziente nel percorso preoperatorio. E’ il risultato di un lungo e appassionato lavoro di un team altamente qualificato di ingegneri, consulenti e centri di ricerca di importanza mondiale, leader nella innovazione tecnologica.] La colonna è il cuore del tavolo operatorio, comanda tutti i movimenti del piano e consente di memorizzare e richiamare in automatico tutte le posizioni operatorie più ricorrenti. Gestita da microprocessore e montata su una base ultra piatta di minimo spessore, in acciaio inox, e progettata per avere il minore ingombro e la massima stabilita per facilitare ogni movimento del chirurgo e dei suoi assistenti.

Sostel distribuisce Ciglow, gli accendisigarette senza fiamma Dal 2013 Sostel distribuisce gli accendisigarette senza fiamma a marchio Ciglow, destinati all'uso in ambienti dove la presenza di fiamme libere risulterebbe altamente pericolosa. In ambito sanitario, Ciglow trova applicazione nelle strutture di degenza dove il fumo può essere permesso solo in ambienti controllati, dotati di appositi sistemi di sicurezza e di prevenzione dei possibili danni a persone o cose. Negli accendisigarette senza fiamma Ciglow l’elemento riscaldante ad accensione rapida è contenuto in una scatola antivandalo in acciaio. Sono disponibili il modello CIG-TR, progettato per essere montato a incasso, con montaggio a filo superficie che evita la presenza di bordi sporgenti, e il modello CIG-SS, adatto al montaggio in esterno.

www.steelcospa.com/it

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Steelco LC20, la lavacarrelli più compatta del mercato

www.sostel.it

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È disponibile in versione per disinfezione termica destinata all'impiego in centrali di sterilizzazione o disinfezione chimica. Steelco LC20 è facile da installare per il suo ingombro ridotto (fino al 50% rispetto alle dimensioni standard presenti nel mercato) e per la necessità di una profondità di fossa di soli 110 mm. Per questo motivo anche nel caso di installazione fuori fossa la lunghezza delle rampe è molto contenuta. LC 20 è destinata al trattamento di carrelli di trasporto, container sterili e relativi coperchi, zoccoli operatori, casse di plastica ed altri oggetti ingombranti opportunamente caricati su carrelli di lavaggio. Inoltre, come tutte le lavacarelli Steelco, può essere dotata di un sistema di connessione per la distribuzione dell'acqua a carrelli dotati di braccia di lavaggio o ugelli ad iniezione. Questa speciale opzione consente il trattamento validato di strumenti chirurgici e oggetti cavità, estendendo di fatto l'ambito di applicazione della lavacarrelli e trasformandola in un dispositivo più flessibile in gradi di fronteggiare i picchi di produzione delle centrali di sterilizzazione o di fungere da sistema di back-up delle lavastrumenti.

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Letto pediatrico Embrace

www.favero.it

Il letto pediatrico Embrace, dalle linee semplici e moderne, segue i più alti standard di sicurezza per i bambini e di controllo delle infezioni, incontrando le normative più recenti in materia. Disponibile in versione manuale o elettrica. Favero Health Projects è un'azienda che opera dal 1954 nel settore della fornitura di arredamenti per ospedali, cliniche e comunità, servendosi di una propria organizzazione di assistenza e distribuzione in ben trenta Paesi europei ed extra-europei.

HEALTH KiT La Gesi Gestione Sistemi per l’Informatica ha sviluppato la famiglia di prodotti HEALTH KiT dedicata a facilitare l’interazione medico - paziente tra i diversi episodi assistenziali e la continuità assistenziale sul territorio. Health KiT è stato studiato per: • ricordare al paziente terapie ed adempimenti, • monitorare l’andamento di parametri di interesse, • ricevere tempestivamente informazioni e dati di rilevanza, • evitare l’inutile sovraffollamento delle strutture ambulatoriali. Con Health KiT il medico definisce una agenda di eventi/messaggi per il singolo paziente. Il sistema ricorda al paziente, via SMS/mail di procedere alla rilevazione e all’invio delle misurazioni richieste, anche direttamente da strumenti di telemedicina, che verranno comunicate al sistema, via APP (disponibili per IoS e per Android) o SMS. In caso di presenza di valori fuori norma o semplicemente di assenza di rilevazione vengono generati degli allarmi personalizzabili. I dati sono integrati nella storia del paziente e visionabili dal medico nel quadro complessivo di riferimento. Health KiT è disponibile in cloud accessibile da qualunque PC o tablet ed è integrato con tutte le soluzioni sulla piattaforma DHE®.

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Eleganza 2 - Il letto da degenza Intelligente

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Il letto di nuova generazione Eleganza 2 grazie alle sue caratteristiche di unicità rappresenta una soluzione unica ed innovativa nella gestione della cura del paziente. L’elevata ergonomia, le innovative funzioni di sicurezza e la possibilità di monitorare in maniera remota i principali parametri del letto, rendono Eleganza 2 assolutamente al di sopra degli attuali standard qualitativi e di sicurezza. Le nuove sponde laterali 4safe forniscono un reale supporto alla mobilizzazione del paziente, mentre l’innovativo design del letto trasmette eleganza ed al contempo affidabilità e robustezza.

e-Health - n. 30 maggio/giugno 2014

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Innovazione e Tecnologia in Ospedale

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comitato consultivo

Alessandro Adamo, Industry marketing manager Sanità, Università e Ricerca di Microsoft Italia Franco Astorina, Vice Presidente FARE - Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi Provveditori della Sanità Michelangelo Bartolo, Responsabile Telemedicina Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata Gianni Bestente, e-health Team Manager ISMB (Istituto Superiore Mario Boella) Corrado Bibbolino, Radiologo Luca Buccoliero, Professore di Marketing dei servizi Pubblici Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi, Ricercatore CERMES Bocconi, Docente Senior SDA Bocconi Federico Cesari, Ingegnere, PhD, BITeB – Health Technology Assessment Emanuele Carlo Christin, Ingegnere, Presidente Associazione Italiana di Bioingegneria Vincenzo Coluccia, Coordinatore Holding DS Medigroup – Aziende integrate per il settore della Sanità; Direttore testate mediche digitali Elsevier Domenico Condello, Consigliere Ordine degli Avvocati di Roma Fabrizio Consorti, Professore aggregato Chirurgia Generale Facoltà di Medicina dell’Università Sapienza di Roma, e dirigente Dipartimento di Chirurgia del Policlinico Umberto I Isabella Corradini, Professore di Psicologia sociale della Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi dell’Aquila e Presidente del Centro Ricerche Themis Daniela D’Aloisi, Staff DdR, Responsabile di Progetto, Fondazione Ugo Bordoni Giuseppe De Pietro, Senior Researcher. Responsabile Sede di Napoli Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni CNR Angelo Lino Del Favero, Direttore generale dell’Azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino, Presidente nazionale di Federsanità ANCI Francesco Di Stanislao, Docente di di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università Politecnica delle Marche Paolo Donzelli, Direttore Generale dell’Ufficio Progetti strategici per l’innovazione digitale del Dipartimento per la digitalizzazione della PA e l’innovazione tecnologica – Presidenza del Consiglio dei Ministri Fabrizio M. Ferrara, Amministratore Delegato Gesi Srl Gianfranco Finzi, Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere – ANMDO Riccardo Fragomeni, Responsabile ICT per la Medicina Telematica -Ospedale San Giovanni Calibita FATEBENEFRATELLI Paola Freda, Past President AIIC – Associazione Italiana Ingegneri Clinici Mario Fregonara Medici, Direttore “Informatica e Telematica”; Azienda Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità”; Novara Enrico Frumento, Ricercatore CEFRIEL - Docente Politecnico di Milano Pierfrancesco Ghedini, Direttore Dipartimento Tecnologie

dell’Informazione e Biomediche - Azienda USL di Modena Gianpiero Guerrieri, Dirigente Analista, Direttore UOC Sistema Informativo e Sistema di Reporting Aziendale ed ICT, Azienda Ospedaliera Complesso Ospedaliero San Giovanni-Addolorata Giovanni Hoz, Direttore Sistemi Informativi Policlinico A. Gemelli Lorenzo Leogrande, Presidente AIIC - Associazione Italiana Ingegneri Clinici Andrea Lisi, Presidente dell’Associazione Nazionale Responsabili Conservazione digitale dei documenti A.N.O.R.C. - www.anorc.it - Docente Informatica Giuridica S.S.P.L. Università del Salento Paolo Lotti, Management Consultant di Clinical Governance, Risk Management e Formazione in Sanità Giovanni Manca, Esperto di digitalizzazione documentale nella PA e sicurezza ICT Massimo Mangia, Responsabile e-Health di Federsanità ANCI Carlo Maria Medaglia, Docente e coordinatore RFID Lab CATTID Università La Sapienza di Roma Fabio Miraglia, Professore Economia Sanitaria Università Mediterranea Reggio Calabria, Coordinatore RSA AIOP Giuseppe Mobilia, Presidente del Consorzio Edith Alessia Orsi, Regione Emilia Romagna - Intercent-ER Agenzia Regionale per lo Sviluppo dei Mercati Telematici Daniela Pedrini, Ingegnere, Presidente Nazionale S.I.A.I.S. – Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità Massimo Penco, Presidente Associazione Cittadini di Internet, Membro del Antiphishing Working Group, Vice presidente Gruppo Comodo Sergio Pillon, Direttore UO di Telemedicina AO San Camillo Forlanini di Roma Nicola Pinelli, Direttore Ricerca FIASO, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere Filomena Polito, Presidente APIHM - Associazione Privacy and Information Healthcare Manager Angelo Rossi Mori, Ricercatore presso l’Unità Sanità Elettronica dell’Istituto Tecnologie Biomediche del CNR Giuseppe Russo, Chief Technology Officer - Oracle Hardware group Alberto Sanna, Responsabile Unità eServices for Life and Health Scientific Institute, San Raffaele di Milano Francesco Sicurello, University of Milano – Bicocca and Insubria – Como; President of @AITIM (Associazione Italiana di Telemedicina e Informatica Medica); Coordinator of PTUD (Polo Tecnologico Universitario di Desio) Marco Strano, Presidente ICAA (International Crime Analysis) Rossana Ugenti, Direttore Generale del Sistema Informativo, Ministero della Salute Claudio Vella, Consulente ICT strategy in Sanità e condirettore scientifico dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management - Politecnico di Milano Domenico Vulpiani, Dirigente Generale Polizia di Stato Consigliere Ministeriale

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e-Health - Anno VI - Periodico N. 30 - Maggio/Giugno 2014 Direttore Responsabile Maria Giulia Mazzoni Collaboratori Alberto Blasi, Sarah Ferri Impaginazione Cecilia Lippi Francesconi Progetto grafico Giulia Pissagroia Redazione Oriana Mazzini Gestione e Servizi Ruggero Genna ROC – Registro Operatori di Comunicazione n. 17883 – Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Roma il 18/12/2008 n. 439 Edisef Roma Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 – DCB Roma – Euro 10,00 Abbonamento annuale Euro 52,00 BONIFICO BANCARIO Banca Popolare del Lazio Ag. 45 Piazzale della Radio 41 00146 ROMA IBAN: IT80 U051 0403 205C C036 0001 434 Siti internet www.edisef.it www.ehealthnews.it www.informationsecuritynews.it Redazione e Abbonamenti Via Antonio Toscani, 26 00152 Roma Tel. 06/5373096 Fax 06/58200968 e-mail: redazione@edisef.it Finito di stampare nel mese di Maggio 2014 presso: C.S.R. SRL TIPOGRAFIA Via di Pietralata, 155 00158 Roma




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