Combattere il caldo come bestie

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Nella vecchia fattoria a pag. 2 Bimbi, c’è Capitan

Eco a pag. 4

Minaccia cemento Biodiversità a rischio

a pag. 5

a pag. 7

Sul tetto dell’Italia in valle a pag. 11 Passerotto non andare via Città di transizione

Alberi

a pag. 8

a pag. 13 a pag. 15

Combattere il caldo come bestie

redazione.biosfera@edititalia.it

Difendersi dal caldo è un’esigenza in queste estati sempre più torride e afose. La sensazione è che sia difficile sopravvivere alla canicola senza un condizionatore che consumi energia e ci offra un po’ di aria fresca e ‘sintetica’. Ma non è così. Dopotutto la specie umana ne ha fatto a meno fino a qualche decennio fa. Ancora una volta a venirci in aiuto è la natura. Basta osservare il modo in cui gli animali reagiscono alle ondate di calore, ai loro comportamenti per evitare l’eccessivo caldo.

Come loro, a mezzogiorno o nella pausa pranzo, dovremmo immergerci in acqua recandoci in piscina o in spiaggia; l’attività fisica dovrebbe essere inoltre limitata alle ore del mattino e della sera, mentre al pomeriggio dovremmo muoverci il meno possibile. Se siamo sotto il sole cocente evitare quindi di muoversi in maniera energica e di fare sforzi inutili, controllando inoltre il ritmo del respiro, che aiuta a ridurre la temperatura.

Come gli animali cambiano livrea d’estate, assumendo colori e tonalità più chiare, anche noi potremo godere di un fresco maggiore indossando vestiti il più possibile tendenti al bianco. Anche la scelta dei tessuti è importante ed è importante che siano naturali e non sintetici: lana, lino, seta e cotone sono i più indicati per combattere il caldo. Un’altra lezione della natura è quella di bere lentamente a piccoli sorsi, in modo da permettere al corpo di

trattenere l’acqua e non trasformarla immediatamente in sudore. Quanto all’alimentazione, frutta e verdura aiutando a reintegrare i sali e hanno un contenuto di vitamine utile in questa stagione, mentre sarebbero da evitare cibi complessi da digerire, oltre ad alcolici e caffè. Infine, ricercare zone verdi e alberate: laddove ci sono alberi la temperatura è mediamente più bassa che altrove e non solo per l’ombra che ci procurano.

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ISSN 2037-447X

Sabato 25 giugno 2011 anno 2 numero 6


agricoltura biologica 2.

La scuola si fa in campagna Con ‘Fattorie Aperte’ i contadini della regione hanno accolto gli studenti Come ‘nasce’ il miele? Dove crescono i pomodori? Chi produce il formaggio? Come si alleva un cavallo? Anche quest’anno, con una giornata diversa dal solito, in mezzo al verde dei campi di primavera, i bimbi (e non solo i bimbi!) “di città” hanno potuto rispondere a queste e a tante altre domande: conoscendo di persona chi vive e lavora nelle fattorie e scoprendo, in tutti i sensi, i prodotti tipici locali. Con un valore aggiunto: il “bollino verde” dell’agricoltura biologica e integrata, genuina e ‘eco-friendly’. “Nella vecchia fattoria, -ia, -ia, -ohh...!”. Questo allegro ritornello intonato per i più piccoli potrebbe essere la colonna sonora perfetta del progetto ‘Fattorie Aperte’, la tre giorni che la Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con le nove amministrazioni provinciali, ha proposto nei giorni scorsi per il 13esimo anno consecutivo. Un progetto unico nel suo genere, per scoprire la campagna, sia essa in pianura, in collina o in montagna. Fattorie aperte, edizione 2011. L’8, il 15 e il 22 maggio sono state le tre domeniche durante le quali i contadini emiliano-romagnoli hanno accolto a casa propria grandi e piccini, aprendo le porte delle proprie cascine, stalle, masserie e musei agricoli aziendali, per accompagnare i propri ospiti in una gita nella natura rurale a tutto tondo, dagli aspetti ludici a quelli enogastronomici. La tradizionale tre giorni che si ripete ogni primavera dal 1999, mette in rete 185 aziende di tutta la regione Emilia-Romagna. Da Piacenza a Rimini, da Parma a Ferrara, l’iniziativa green

dell’amministrazione regionale ha promosso ancora una volta l’opportunità di trascorrere piacevoli ore all’aria aperta in famiglia o con amici: e anche quest’anno ha presentato un fitto ed interessante calendario di visite guidate gratuite o a prezzi scontati in fattorie, agriturismi e allevamenti, appositamente attrezzati e con personale qualificato. “La prospettiva – spiega Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura, sulla Guida Fattorie Aperte 2011 (scaricabile dal sito www.fattorieaperte-er.it) - è quella di un’educazione permanente e rappresenta un’occasione utile per avvicinare il mondo agricolo alla città”. Gli appuntamenti nelle molteplici realtà che partecipano all’iniziativa – non solo aziende, ma anche luoghi d’interesse nei dintorni delle fattorie, come Musei del Gusto e Oasi naturalistiche - si presentano così con un biglietto da visita che rinnova ogni anno l’attenzione cittadina (si pensi che l’edizione del 2010 ha registrato oltre 50mila visitatori): permettono infatti di conoscere da vicino la vita contadina di ieri e di oggi. Scorrendo i programmi, si scorgono attività varie e articolate tra laboratori, campi e allevamenti, cucine e percorsi ludico-didattici, alla scoperta delle piante e degli animali, ma anche dei prodotti e dei mestieri artigianali della terra, tanto legata alla nostra tavola, quanto lontana dal vivere urbano. Saperi e sapori, dalla città alla campagna e viceversa. “Vincere una sfida importante”, è questo l’obiettivo di Fattorie Aperte, secondo l’amministratore regionale: in altre parole, lo scopo di questo progetto è “la trasmissione dei saperi e dei sapori

– spiega Rabboni - che caratterizzano un patrimonio agroalimentare di riconosciuta salubrità, tradizione e cultura”. Ma questo non è l’unico progetto rivolto al cittadino-consumatore che la Regione ha sviluppato in questi anni per promuovere la conoscenza del territorio e della relazione che intercorre tra cibo, salute e ambiente. L’assessore ricorda come da tempo si sia impostato “un canale comunicativo a doppio scorrimento: la campagna – evidenzia il numero uno della politica agricola emiliano-romagnola - si apre alla città attraverso iniziative come ‘Fattorie Aperte’ e la città riscopre la campagna grazie ai mercati contadini e alle manifestazioni di promozione e vendita dei prodotti locali”. Consum-Attore... di qualità. L’auspicio espresso dal rappresentante regionale è “di arrivare a far sì che il consumatore diventi sempre più ‘Consum-Attore’, soggetto pensante e protagonista consapevole delle proprie scelte”. Una figura di cittadino che si formi attraverso percorsi di educazione e sensibilizzazione “che rendano esplicito – spiega Rabboni - il rapporto che unisce il territorio, l’ambiente e il paesaggio all’agricoltura ed alla cultura, all’intraprendenza ed anche alla fatica delle donne e degli uomini che continuano a praticarla”. Il cliente della Fattoria didattica non sarà dunque un visitatore qualsiasi, ma un cittadino cosciente, ovvero la migliore garanzia di salvaguardia dell’ambiente. Per maggiori informazioni: www. fattorieaperte-er. it - www.ermesag r i c o l t u ra . i t / L a pagina-del-consumatore/FattorieAperte

Riscoprire il piacere della vita nei campi

Garanzia di ospitalità ‘green’ “Fattorie Didattiche” è il progetto nato nel 1999 nell’ambito dell’iniziativa ‘Fattorie Aperte’, promosso dall’Assessorato Agricoltura della Regione EmiliaRomagna, in collaborazione con le province emiliano-romagnole e il supporto tecnico di Alimos. Sono due le priorità di Fattorie didattiche: da una parte il coinvolgimento delle scuole (si registrano circa 5mila classi all’anno per un totale di 110mila allievi) e dall’altra l’aggiornamento formativo degli imprenditori agricoli. Dati che fanno emergere l’unicità del progetto: 185 aziende accreditate in 9 reti provinciali, una forte sinergia tra pubblico e privato. Non solo un progetto: ‘Fattoria didattica’ è la qualifica che l’amministrazione regionale assegna alle aziende che rispettano i parametri definiti nella ‘Carta della qualità’. Tale documento, che è stato stilato dalla Regione Emilia-Romagna (ed è stato successivamente adottato da altre regioni itailane), impegna le diverse aziende a garantire il rispetto di alcuni requisiti essenziali per permettere la buona riuscita delle visite. Oltre alla valenza educativa, le visite guidate in fattoria sono infatti anche un importante strumento promozionale per le aziende che, secondo la Carta, devono essere innanzitutto essere accoglienti e attrezzate (anche in caso di maltempo), quindi devono assicurare un metodo di produzione ecocompatibile, e infine devono essere coperte da un’assicurazione di responsabilità civile. D’altra parte, però, gli ospiti devono considerare che si trovano in un luogo di lavoro e pertanto vanno rispettate eventuali limitazioni d’accesso segnalate dall’agricoltore.


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riciclo 4.

La differenziata salpa con Capitan Eco Tutti all’arrembaggio dei buoni comportamenti di sostenibilità ambientale C’è un personaggio nato per accendere la fantasia e per diffondere comportamenti rispettosi dell’ambiente e stili di vita sostenibili fra i giovanissimi e, con loro, nelle famiglie. Si tratta di Capitan Eco: il pirata amico dell’ambiente, testimonial di oltre 250 campagne di comunicazione ambientale che hanno coinvolto decine di migliaia di alunni delle scuole primarie di tutta Italia, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Puglia, Veneto, Trentino Alto Adige, Campania, Sardegna, Molise e Valle d’Aosta. Sul capo il tricorno con il simbolo del riciclo e in mano la spada in materiale

riciclato, Capitan Eco entra nelle classi e, attraverso azioni ludiche e divertenti, giochi, concorsi, spettacoli, responsabilizza i bambini, che diventano così i primi promotori delle buone pratiche ambientali presso i familiari, gli amici, l’intera comunità di appartenenza. Queste campagne di comunicazione ambientale sono un marchio registrato Achabgroup e permettono di riscontrare, durante l’attivazione, un aumento fino a cinque punti percentuali della raccolta differenziata, mentre nel lungo periodo se ne possono apprezzare gli effetti qualitativi ed educativi. Esistono da più di 10 anni, come innovativa forma di comunicazione rivolta, attraverso i più piccoli, a tutta la collettività, al fine di diffondere il concetto di responsabilità condivisa collegata a tutti i temi che riguardano la tutela del pianeta. Quattro sono le declinazioni del progetto, caratterizzate da una sana competizione tra classi o tra scuole: per vincere gli studenti devono farsi sostenere dalle famiglie nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato. “Il tesoro di Capitan Eco” E’ dedicata alla promozione del centro di raccolta rifiuti: i bambini che vi conferiscono i rifiuti ricevono in cambio delle eco-monete in metallo (o

eco-lingotti) da conservare in classe dentro a un apposito salvadanaio in coccio. Vince la classe (o la scuola) che ne ha raccolte di più, ovvero che ha portato più rifiuti alla struttura. “Capitan Eco e il Riciclatron” Affronta il tema del riciclo e del recupero: non basta raccogliere i rifiuti in modo differenziato, ma è importante anche trovare il modo di recuperarli. I ragazzi che portano i rifiuti al centro di raccolta ricevono in cambio bustine di figurine con cui completare l’album personale e il poster speciale di classe. La classe che per prima li ultima vince. “Il bazar di Capitan Eco” In continuità con le precedenti, rafforza il concetto di riciclo e recupero, puntando sulla responsabilizzazione del singolo. Obiettivo della campagna è far comprendere che la raccolta differenziata, oltre ad essere utile per l’ambiente, genera anche un ritorno concreto (“economico”) e personale, trasformando in risorsa i rifiuti. I bambini che vanno al centro di raccolta ricevono, in cambio dei rifiuti, alcune eco-banconote,

con cui possono “acquistare” i premi del bazar di Capitan Eco, un vero e proprio negozio allestito, in date prefissate, presso centri commerciali o altri punti di ritrovo sul territorio. “Le eco-pagelle di Capitan Eco” Affronta tutti i temi legati alla sostenibilità. Il gioco-concorso prevede la consegna in classe di alcune eco-pagelle, brevi quiz con domande su raccolta differenziata, riduzione dei rifiuti, ma anche risparmio idrico ed energetico, mobilità sostenibile, ecc. I bambini devono far compilare le eco-pagelle agli adulti di loro conoscenza e correggere i loro errori, diventando per una volta insegnanti e diretti promotori delle buone pratiche ambientali. Tutte le proposte iniziano con un’attività di programmazione con dirigenti scolastici e insegnanti e prevedono interventi di animazione in classe del pirata Capitan Eco in persona, per spiegare il regolamento, consegnare i materiali di comunicazione, promuovere e rafforzare la partecipazione all’attività, siglare un patto d’onore con la classe-ciurma.

Campagna di comunicazione

per le scuole

primarie


ambiente .5

Cemento senza freni Avanza inarrestabile il consumo di territorio. L’allarme di Legambiente Cinque per cinque uguale venticinque. Questo risultato, almeno in aritmetica, è corretto; di sicuro non è altrettanto corretto dire che cinque è uguale a venticinque, e invece, a quanto pare, è proprio così, almeno se ci si riferisce al ritmo di urbanizzazione in Emilia Romagna che negli ultimi anni, esattamente tra il 2003 e il 2008, ha registrato un livello di ettari giornalieri edificati pari a quello dei venticinque anni precedenti. Tra il 1976 ed il 2003, infatti, il consumo di suolo agricolo in regione è stato di 8,2 ettari al giorno; tra il 2003 ed il 2008 di 8,4. In cinque anni dunque – stando ai dati emersi dal rapporto recentemente pubblicato dal Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo promosso da Legambiente - si è assistito ad un ritmo di urbanizzazione pari a quello di venticinque anni. Ecco dunque rilanciato, da parte di Legambiente, l’allarme cementificazione nella nostra regione. “Evidentemente – si legge nel comunicato stampa diffuso all’inizio dello scorso mese dall’associazione ambientalista - i meccanismi che stanno alla base della continua

edificazione, speculazione fondiaria, corsa agli oneri di urbanizzazione da parte dei Comuni e riciclaggio di denaro illecito, non hanno trovato strumenti correttivi adeguati”. Se si analizzano le tabelle - allegate al comunicato di Legambiente – che riportano i dati, per singola provincia, relativi al consumo di suolo in Emilia Romagna si percepisce subito che a farla da padrone per quanto riguarda la velocità di urbanizzazione procapite sono le province di Parma e Piacenza con circa 9 metri quadrati per abitante all’anno. Ferrara è, invece, la provincia più lenta con una proporzione di 5 metri quadri procapite mentre Ravenna - con il suo 8,2 - supera di un punto il valore medio regionale che è di sette virgola due. Per quanto riguarda, invece, le percentuali di territorio urbanizzato, relative al 2008, in testa c’è Rimini con 21,2; seguono Reggio Emilia e Modena rispettivamente con 11,8 e 11, 5 per cento. La provincia di Ravenna e quella di Bologna si collocano al quarto e quinto posto con una percentuale di consumo di suolo rispettivamente di 10,8 e 10,5 per cento; un valore di poco più elevato rispetto alla media regionale che è di 9,3 per cento. Ferrara, con il suo 7,4 per cento, è al sesto posto della classifica e con il 7,1 per cento si collocano, a pari merito, al settimo posto le province di Parma e Forlì-Cesena.

Ultima Piacenza con il 6,4 per cento di territorio urbanizzato. “Il suolo è una risorsa non rinnovabile e finita, che stiamo consumando come se fosse illimitata - ha dichiarato Lorenzo Frattini presidente regionale di Legambiente. Occorre che la Regione – prosegue Frattini - si doti rapidamente di una legge idonea, come abbiamo richiesto da tempo”. Secondo l’associazione, infatti – si legge nel comunicato – “Lasciare ai Comuni completa autonomia, senza porre limiti all’espansione, espone i sindaci alle pressioni degli interessi locali e lascia aperta la possibilità di ripianare i bilanci svendendo il terr i t o r i o ”. E sempre secondo l’associazione “La crisi economica e la necessità di una riqualificazione energetica degli edifici esistenti, dovrebbero ormai spingere le politiche urbanistiche ad individuare strumenti

per avviare una stagione di grandi ristrutturazione dell’esistente. Questo – prosegue il comunicato - non solo garantirebbe lavoro al settore edile senza ulteriore consumo di territorio ma porterebbe benefici effetti anche sulla riduzione delle bollette energetiche e della CO2”. “La norma regionale sull’urbanistica (L.R. 20/2000) – rammenta il comunicato stampa di Legambiente - enuncia il principio che si debba “prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative” derivanti dalla sostituzione o riorganizzazione degli insediamenti esistenti”.“La distanza tra questi principi teorici e gli 8,4 ettari al giorno di suolo sottratto all’agricoltura da insediamenti ed infrastrutture – ha detto presidente regionale dell’associazione - dà il segno di come le politiche urbanistiche debbano essere profondamente riformate”.

La velocità

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biodiversità .7

Biodiversità, allarme e strategie Era stato dichiarato ‘anno internazionale della biodiversità’ ed invece il 2010, a tale riguardo, si è chiuso con un bilancio tutt’altro che positivo. Lo ha reso noto, lo scorso mese, l’associazione Legambiente con il dossier “Biodiversità a rischio 2011” evidenziando – in linea con i dati divulgati in occasione della chiusura della campagna dell’IUCN (l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) - che il ritmo con cui la terra sta perdendo il suo patrimonio di diversità di specie animali e vegetali è da cento a mille volte più veloce del normale. Lo scenario ambientale delineato dal dossier è davvero preoccupante. “Secondo la FAO il 60% degli ecosistemi mondiali è ormai degradato o utilizzato secondo modalità non sostenibili, il 75% degli stock ittici è troppo sfruttato o impoverito in modo eccessivo

e dal 1990 abbiamo assistito alla perdita di circa il 75 % della diversità genetica delle colture agricole a livello mondiale. Inoltre – prosegue il documento di Legambiente - il 20% delle barriere coralline tropicali è già scomparso a causa dei cambiamenti climatici e il 95% di quelle restanti rischia di scomparire entro il 2050”. La situazione della diversità biologica – analizzando il dossier – appare altrettanto grave in Europa “dove soltanto il 17% delle specie e degli habitat e l’11% degli ecosistemi principali protetti dalla legislazione è in buone condizioni, mentre il 25% circa delle specie animali, inclusi mammiferi, anfibi, rettili, uccelli e farfalle è a rischio di estinzione. Dal 1990 – si legge - il numero delle specie comuni di uccelli è diminuito di circa il 10%, raggiungendo il 15 e il 20% in meno per gli uccelli comuni dei terreni agricoli e le specie comuni che abitano i boschi”. “Nonostante ci sia ancora moltissimo lavoro da fare – ha affermato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – la tutela dei territori è una strategia efficace

per contenere la perdita di biodiversità e non una limitazione libertà degli individui”. Dall’ultimo summit delle Nazioni Unite di Nagoya, in Giappone, è scaturito l’impegno internazionale - preso dai centonovantatre Paesi aderenti alla Convenzione sulla Diversità Biologica di cui l’Italia e l’Europa fanno parte – a sottoscrivere un protocollo per i prossimi venti anni che dovrebbe entrare in vigore nel 2012 con un sostegno finanziario di un milione di dollari fornito dal Global Environment Facility. Venti i target principali dell’accordo organizzati in cinque obiettivi strategici: evidenziare le cause che determinano la perdita di biodiversità, ridurre le pressioni esercitate sulla biodiversità, tutelare la biodiversità a tutti i livelli, aumentare i benefici derivanti e sostenere lo sviluppo delle competenze e delle capacità. Il risultato di una tale strategia dovrebbe essere quello di dimezzare, se non addirittura di portare vicino allo zero, il tasso

di perdita degli habitat naturali; di proteggere il 17% delle aree terrestri e delle acque interne e il 10% delle aree marine e costiere; di ripristinare almeno il 15% delle aree degradate e di compiere ulteriori sforzi per ridurre le pressioni subite dalle barriere coralline. Anche l’Europa, di recente, ha approvato un nuovo piano - fino al 2020 - con sei obiettivi principali: attuare la normativa dell’UE sulla protezione degli uccelli e degli habitat; preservare e migliorare gli ecosistemi, ripristinando almeno il 15% delle aree danneggiate; ricorrere al settore agricolo e forestale per migliorare la biodiversità; assicurare l’uso sostenibile della pesca riducendo le catture ai limiti determinati scientificamente entro il 2015; contrastare le specie esotiche che invadono gli habitat e che oggi minacciano il 22% delle specie indigene dell’UE; intensificare l’azione dell’UE per scongiurare la perdita di biodiversità a livello mondiale.

L’impegno di 193 Paesi

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Specie animali e vegetali scompaiono a un ritmo mille volte superiore al normale


il viaggio 8.

Valicare le Alpi lungo... Quinta parte del diario di un viaggiatore... a piedi Alle 8 in punto siamo nel refettorio del convento. Nelle facce, e soprattutto nelle gambe, la stanchezza dell’impresa del giorno prima, che la nottata non è riuscita a portarsi via, se non in parte. Sul tavolo le mappe di giornata, con destinazione un altro convento, quello di Chateau Verdun. Dopo esserci rifocillati, riceviamo il saluto di padre Jean, uno dei pochi agostiniani presenti al convento a parlare italiano. Ci accompagna nell’androne dell’ospitale raccontandoci alcune curiosità di quelle mura intrise di storia e sacralità. Scopriamo che durante l’inverno, quando la temperatura esterna precipita anche

a -30 e con un quantitativo complessivo di neve che arriva a 20 metri l’anno, nel convento rimangono 6 o 7 frati, i più giovani, mentre gli anziani, insieme ai cani san bernardo, svernano a valle dove il clima si può affrontare senza disagi estremi. Il monaco pare incuriosito dal nostro viaggio. Cesare gli racconta sommariamente i giorni di cammino, e tutti quanti calchiamo un po’ la mano sulla fatica dei circa cinquanta chilometri percorsi, la maggior parte di cui in salita, per arrivare sin lì. Padre Jean ascolta compito, con un mezzo sorriso sulle labbra, regalandoci infine un aneddoto. “Immagino la vostra tencacia nel fare tutta questa strada – sottolinea il canonico, con un tono solenne che lascia presto il campo al sarcasmo pensate però che c’è un signore di

Martigny, di oltre 70 anni, che una volta al mese parte dal suo paese qualche ora prima dell’alba, attraversa i boschi e arriva da noi alle 6 del pomeriggio, fermandosi poi qua a dormire. Una forma di fede anche quella”. Vedendo un misto di stupore e abbattimento sulle nostre facce, aggiunge a mo’ di incoraggiamento: “ma diciamo pure che lui è veramente un caso eccezionale”. Col morale fatto bonariamente a pezzi dal chierico lasciamo l’ospitale accerchiati dalla coltre di nuvole basse e dall’aria fredda che scende dai massicci montuosi. Nel giro di pochi metri guadagniamo il suolo patrio, passando la frontiera sotto il bandierone tricolore che svetta sulla strada, salutati dai carabinieri di guardia che ci esentano dal mostrare i documenti.

Oltrepassato il confine, di fronte al lago, la grande statua di San Bernardo d’Aosta, avvolta dalla foschia che contribuisce ad accentuare la sua mistica imponenza. La mano del frate indica l’ospitale, costruito dallo stesso Bernardo intorno al 1050 per dare assistenza ai pellegrini che valicavano il monte Jovis, offrendo riparo, cure, cibo e assistenza, per i fortunati che riuscivano a superare quei tratti di montagna lastricati di pericoli e difficoltà. Per noi, viandanti da pochi giorni di cammino all’anno, il compito è ben più agevole. Da questo momento in poi la strada sarà quasi esclusivamente in discesa, con un dislivello di ben millenovecento metri. Lungo sud, per qualche centinaio di metri, si srotola il selciato romanico che scende lungo crinale. Ciascuno di noi ha la


il viaggio

BANCARELLE BIO IN REGIONE

la Via Francigena propria specialità: se Giulio arrancava in salita, a differenza di Ciccio e Cesare. ora si dimostra un ottimo discesista, prendendo spesso vari metri dal gruppo. Io e Cesare solitamente ci scambiamo pareri sulla strada da seguire, ma in questo caso le mappe servono solo per calcolare le tappe intermedie sul percorso, lasciandoci spazio per ammirare il panorama che si arricchisce di vegetazione, man mano si scende dal Passo. Dopo circa due ore e mezza, tra pascoli che abbondano di bovini, e sassi che lacerano le suole, arriviamo al paesino di Saint Rhèmy, dove ci fermiamo a riempire le borracce alla fontana del paese. È facile intuire lo sforzo di valorizzazione che si sta compiendo per questo percorso storico. Oltre ai diversi alloggi che sorgono come funghi lungo tutta la strada medievale, notia-

mo i particolari lampioni presenti in paese: ciascuno riporta la sagoma di Sigerico, icona ormai inconfondibile della Via Francigena. Anche questo - pensiamo – rientra nel concetto di marketing territoriale. Riprendiamo i nostri passi accusando l’affaticamento delle gambe, sollecitate dalle tante discese. Diversi tratti di bosco e qualche altro paesino, come San Leonardo, ci accompagnano sotto un cielo che alterna nuvole scure a squarci di sereno. Arriviamo alla nostra meta prefissata, Saint-Oyèn, alle 2 del pomeriggio, dove individuiamo con facilità l’ampio complesso storico di Chateau Verdun. Ma siamo alle prese con un dubbio: fermarci qua per la notte o riprendere la marcia per Aosta, mettendo in conto un’altra quindicina di chilometri? Leonardo Rosa

In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.

PROVINCIA DI PIACENZA

MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19) MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE – FIDENZA, primo sabato di ogni mese

PROVINCIA DI PARMA

LA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino, domenica mattina

PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato

PROVINCIA DI MODENA

BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena, martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO – Parco Ferrari Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, 2°e 4°sabato (8-13) MERCATO DI CARPI - Parco Giovanni Paolo II, giovedì e sabato (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (7-13.30) VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina

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PROVINCIA DI BOLOGNA

Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (18-21) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17.30-20.30) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA via Serraglio presso Centro Sociale La Stalla, mercoledì (17-20)

PROVINCIA DI FERRARA

DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (919) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)

PROVINCIA DI RAVENNA

MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-20) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-20) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (18-22)

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

MERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO - SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, martedì, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdì-domenica (8-12 e 14-21)

PROVINCIA DI RIMINI

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Una foresta ripristinata Alberi e arbusti ripiantumati nel Mezzano dopo continui vandalismi Il 2011 è l’anno internazionale delle foreste. A proclamarlo è stata l’Assemblea generale dell’Onu, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza e promuovere un’azione globale per la gestione, la conservazione e lo sviluppo di tutti i tipi di foreste, e anche delle specie arboree al di fuori di queste. Va infatti ricordato che ogni giorno nel mondo ne vengono distrutti 350 chiilometri quadrati, a causa della conversione dei terreni boschivi in agricoli, del taglio indiscriminato, dell’errata gestione della terra e della creazione di insediamenti umani. In questo contesto, durante i primi mesi dell’anno la Provincia di Ferrara ha realizzato un intervento nel territorio del Mezzano. Esso si estende su una superficie di circa 22.000 ettari, distribuiti tra i comuni di Argenta, Comacchio, Ostellato e Portomaggiore, e fino alla metà del secolo scorso era parte integrante delle Valli di Comacchio. Nel 1957 una legge finanziò le ultime bonifiche condotte in Italia, e l’anno successivo fu adottato il Piano generale di bonifica del Mezzano, completato solo nei primi anni ’70. La

superficie è oggi soprattutto agricola, una delle più estese nel nostro Paese. Il Mezzano fu diviso in due bacini, ognuno attraversato al centro da un canale collettore principale, a cui fanno capo quelli secondari, secondo uno schema “a lisca di pesce”; nel sistema rientrano anche alcune strade. Dopo le operazioni di prosciugamento furono messi a dimora alcuni filari di alberi, per costituire barriere frangivento che proteggessero le colture e le strade. All’epoca furono scelte essenze non autoctone, soprattutto Robinia e Olmo siberiano, le uniche capaci di sopravvivere in un ambiente ostile per la vegetazione, con livelli di salinità ancora elevati. Nel corso del tempo, atti di vandalismo (in particolare incendi), e l’azione della fauna esotica (soprattutto nutrie), hanno danneggiato gli alberi e ridotto la loro funzione. Si è pensato allora di ampliare e ripristinare le foreste, adottando anche misure di protezione delle piante. Lo scorso inverno, la Provincia di Ferrara, avvalendosi della collaborazione del Consorzio di Bonifica e dei finanziamenti del Piano d’azione ambientale per il futuro sostenibile della Regione Emilia-Romagna, è dunque intervenuta sul terreno delle banchine a nord e a sud del canale collettore Fosse, nel settore sud-est della Valle. Sono state messe a dimora 11.000

piante, per metà alberi e per metà arbusti. La lunghezza dell’area di intervento è di circa 9,35 kilometri, mentre 11 sono gli ettari di superficie interessata. Nel dettaglio, è stata aggiunta una fascia larga 8-10 metri, che è andata a svilupparsi parallelamente ad un’altra già esistente di almeno 15 metri, ma spesso oltre 20. Ora, partendo dal canale, si a t t rave rs a prima una strada di servizio in terra battuta, la capezzagna, poi, procedendo verso il bosco già esistente, si incontra una fascia di soli arbusti, e quindi, a due metri da questa, una fila mista di alberi e arbusti, replicata altre due volte a distanza di tre metri.

Le specie di alberi piantate sono state sei: Farnia, Frassino campestre, Pioppo bianco, Olmo siberiano (ognuna di queste ha ricoperto per il 20% l’area piantumata con alberi), Acero e Albero di Giuda (10% ciascuna). Sei invece le specie arbustive: Nocciolo, Sanguinella, Prugnolo, Frangola, Lentaggine, Fusaggine, Olivo di Boemia e Tamerice. Oltre alla protezione delle strade e delle colture, questo intervento permette di sequestrare un po’ dell’anidride carbonica presente nell’aria: si è stimato infatti che nei prossimi 50 anni saranno 2.730 le tonnellate catturate dalle nuove essenze. Per fare qualche esempio, queste corrispondono a quanto produce l’illuminazione pubblica di un piccolo Comune di 2.300 abitanti in 11 anni, oppure al consumo annuo di 30.800 frigoriferi di classe energetica A+. Ancora, una quantità simile è immessa nell’atmosfera dalla produzione di 1.600 tonnellate di carta, o dallo spostamento annuo di circa 830 automobili di media cilindrata che percorrono ogni giorno una sessantina di kilometri.

Sono 11mila

le piante messe a dimora


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eco-lifestyle .13

Il fantastico mondo del birdfeeding Vita meno frenetica in armonia con la natura e allietata dal canto degli uccelli C’è un nuovo modo di vivere l’ambiente. E’ il Birdfeeding, fondato sull’interazione fra l’uomo e il mondo degli “uccellini selvatici da cortile”, da cui nasce un legame di tipo emozionale con natura. Consiste nel dedicare tempo ad alimentarli attraverso mangiatoie denominate anche “birdfeeders”. L’associazione no-profit Birdfeeding Italia, che ha sede a Ferrara ed è presieduta da Antonio Romagnoli, promuove questa pratica e diffonde la cultura dell’habitat per gli uccelli selvatici all’interno di contesti urbanizzati, impegnandosi nello sviluppo di eventi e progetti di sensibilizzazione che coinvolgono scuole, comuni, strutture sociali e famiglie. Non si tratta solo di un hobby, ma un importantissimo strumento educativo, capace di avvicinare ancora ai temi della salvaguardia dell’ambiente e della natura. Inoltre può risultare un passatempo divertente, educativo ed economico, garantendo un’interruzione agli stili di vita frenetici delle giornate. Iniziare è semplice: basta posizionare

una mangiatoia, ovvero una casetta, una piattaforma o un contenitore tubolare, fuori da una finestra e rifornirla con le briciole dei pasti. Si potrà poi sviluppare un habitat, i cui elementi fondamentali saranno cibo, acqua, vie di fuga, rifugio - alberi, bache, piante e cespugli possono offrire protezione, nidificazione e alimento -, e sicurezza – a partire dal controllare che i gatti siano fuori dall’area frequentata dagli uccelli selvatici -. “Attraverso la creazione di un apposito habitat all’interno di cortili, giardini, terrazzi o parchi, è appunto possibile offrire agli uccelli selvatici un considerevole supporto in termini di alimentazione, protezione e salvaguardia –spiegano i volontari-. L’ambiente diventa poco a poco una piccola riserva dove potranno anche nidificare. Gli uccelli contribuiscono inoltre creare un ambiente sano, migliorando la qualità della vita: favoriscono l’equilibrio biologico nel controllo sul ripopolamento degli insetti, contribuiscono ad impollinare i fiori e a trasportare e distribuire i semi di diverse piante”. Il Birdfeeding è dunque prima di tutto una cultura, che può essere integrata nei programmi scolastici e che trova grandi aperture nella “pet therapy”, ad esempio in centri di recupero per

portatori di handicap, case di riposo, giardini degli ospedali, carceri e ovunque si possa creare interazione tra l’uomo e la natura. Birdfeeding Italia ha attivato una importante campagna il cui titolo richiama una celebre canzone: “Passerotto non andare via!”. Il progetto si propone la salvaguardia dei passerotti a rischio estinzione. La scomparsa dei passerotti, scientificamente denominati Passer Italiae, sarebbe da mettere in stretta correlazione con le grandi modificazioni dell’ambiente apportate dall’uomo, che portano con sé la frequente distruzione di habitat naturali. Come spiega l’associazione, i nostri passerotti si trovano minacciati da specie predatrici che si sono adattate molto più facilmente al nuovo ambiente, non più naturale o rurale, ma fatto di vetro-ferro e tanto cemento, dove chi compra e chi costruisce non pensa al verde, all’ambiente e alla natura. “Passerotto non andare via” mira quindi alla sensibilizzazione della

persone verso questo tema così attuale ed importante ed è finalizzato ad “accendere” tanti piccoli ma importanti habitat complementari da cortile, per gli uccelli selvatici, riscoprendo in loro tanti nuovi piccoli amici da valorizzare e proteggere. “Invitiamo le famiglie, le scuole e i comuni a partecipare alla nostra iniziativa – la sollecitazione -. Chi aderirà riceverà le informazioni su come realizzare l’habitat e una mangiatoia da posizionare nel cortile di casa o da portare nel cortile della propria scuola. Nel nostro sito metteremo una piantina dell’Italia e accenderemo su questa piantina, una lucina che corrisponderà ad ogni adesione che riceveremo da questa iniziativa”.

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Liberi dal petrolio Monteveglio in provincia di Bologna è la prima ‘Città di transizione’ italiana Il nome potrà apparire ostico, ma sotto il brand di “Transition Town” risiedono molteplici significati ed opportunità e – a detta di chi ha ideato o segue i progetti – una via sicura al cambiamento in senso ecologico e sostenibile delle nostre vite. Infatti con questo appellativo si riconoscono i centri urbani, interi quartieri di grandi città fino ai piccoli paesini, che hanno abbracciato l’idea che un giorno il petrolio e i combustibili fossili termineranno e che, per allora, le nostre comunità dovranno aver imparato a sopravvivere anche senza di essi – mettendo in atto un piano attraverso il quale studiare e realizzare in maniera pratica questa transizione. Il primo progetto di “Città di Transizione” nacque nel 2003 dal lavoro di Rob Hopkins, un docente del College di Kinsale, in Irlanda, che dai risultati positivi di una ricerca proposta ai suoi studenti comprese che si può trasformare una città dipendente dal petrolio in qualcosa di totalmente diverso: si trasferì a Totnes, in Inghilterra, e cercò di riproporre l’esperienza fatta “su carta” con i suoi studenti ad una cittadina, coinvolgendo l’intera comunità locale al processo di creazione del piano di Transizione per la città. Nacque dunque Transition Totnes – prima Città di Transizione della storia. Storia che però non si ferma qui: attraverso la rete le esperienze di diverse comunità si sono incontrate creando un modello di realizzazione chiaro e comple-

tamente open source, dove ogni città può crescere ispirandosi al meglio proposto dalle altre, in un continuo flusso di informazioni e scambio. In Italia spicca il nome di Monteveglio, prima Città di Transizione nostrana in provincia di Bologna, la cui comunità ha abbracciato appieno la filosofia del cambiamento cercando di liberarsi dalla dipendenza del petrolio in tutti i modi possibili ed immaginabili: cominciando innanzitutto una ripianificazione energetica e arrivando gradualmente alla rilocalizzazione delle risorse di base della comunità, dalla produzione del cibo e dei beni fino all’erogazione dei servizi. Questo significa che i cittadini di Monteveglio riescono a produrre frutta e verdura, evitando di dover prendere le auto o gli autobus per recarsi al supermercato, si uniscono in gruppi di acquisto energetico e installano pannelli solari o impianti fotovoltaici per essere indipendenti dalle società petrolifere, costruiscono piste ciclabili e riciclano o rimettendo sul mercato gli oggetti che non occorrono più, sono tutti iscritti alla Banca del Tempo e tutti collaborano in maniera costante ed attiva alla realizzazione delle strategie per vivere “in transizione” senza traumi. Sulla scia di Monteveglio (http:// montevegliotransizione.wordpress. com) stanno nascendo ora gruppi guida su tutto il territorio nazionale, a riprova del fatto che non bisogna essere piccoli centri per poter sopravvivere e agire per la Transizione ma anche le grandi città riescono: d’altra parte lo dimostrano anche il quartiere di Brixton a Londra e l’intera città di Bristol – Transition Town in prima fila.

APPUNTAMENTI

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Per un futuro sostenibile 28 giugno 2011

Luogo: Bologna, Auditorium UGF Banca - Piazza della Costituzione, 2

“Per un futuro sostenibile. La sfida del cambiamento nell’Italia post crisi: ripensare il welfare tra pubblico e privato”. Il gruppo Unipol dà appuntamento per martedì 28 giugno, alle ore 9.30, nell’Auditorium di Piazza della Costituzione. “L’impegno di Unipol per la sostenibilità - si legge nella presentazione - è strutturalmente connesso all’attività imprenditoriale, al modello di offerta e di business, e si fonda sull’idea di co-responsabilità nella costruzione di un futuro sostenibile ed equo”.

“Voci e natura nella notte” 7 luglio 2011

Luogo: Riserva Naturale Orientata Bosco della Frattona, Imola (Bo) Incontri serali a tu per tu con la notte, alla scoperta di suoni, luci e odori della natura. Appuntamento alle ore ore 21: ritrovo in via Suore, presso il parcheggio della Riserva L’incontro terminerà alle ore 23,15 circa. Si consigliano abbigliamento e calzature adeguate, una torcia elettrica. Prenotazione obbligatoria. Iniziative promosse e realizzate nell’ambito dei progetti Infea 2009-2011: “Le riserve naturali: laboratori di sostenibilità” e “Per le nostre colline tra natura e paesaggio”. Per ulteriori informazioni: Centro di educazione ambientale Via Pirandello, 12 40026 Imola (Bo) tel. 0542/602183-84 fax 0542/602185; e-mail: bosco.frattona@comune.imola.bo.it

Alla scoperta di erbe spontanee e antiche ricette 9 - 10 luglio 2011

Luogo: Bologna, Giardino di via Ghiare - zona Casteldebole Escursioni al parco fluviale, laboratori ambientali per bambini, viaggio alla scoperte di erbe e piante spontanee, di antiche ricette e tanto altro ancora. Un week end ricco di appuntamenti sabato 9 e domenica 10 luglio al Giardino bolognese di via Ghiare (Quartiere Borgo Panigale). A cura dell’Associazione “Borgo Alice”, che opera fini della tutela e della valorizzazione della natura e dell’ambiente ed intende concorrere, promuovere e diffondere l’idea di sostenibilità e del consumo senza sprechi, armonizzando l’uso delle tecnologie e delle risorse con le reali necessità, tutelando la flora, la fauna per un equilibrato rapporto tra le attività umane e l’ambiente Info: borgoalice@gmail.com - cell. 335/6166096

La comunità ha abbracciato

una nuova

filosofia

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ISSN 2037-447X

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CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di: FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE, PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 Ravenna Tel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55

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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI

Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop. Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)


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