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Natale al verde Orti didattici
Volatili in webcam
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Lungo la via degli Dei
Paesaggi Liquidi
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Cacciatori di alimenti a pag. 13
Spal, energia da vendere Ferie da contadini
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‘Naturalmente’ auguri
redazione.biosfera@edititalia.it
Nonostante mail e possibilità offerte dal web, la tradizione di spedire lettere e cartoline d’auguri a per Natale e Capodanno resiste eccome. E’ un rito per molti irrinunciabile. Ma anche le cartoline inquinano (procedimento di trasformazione della carta, trasporto, etc.), così, per chi non intende rinunciare alla tradizione e nello stesso tempo dare una mano all’ambiente, Biosfera sug-
gerisce ai suoi lettori un servizio tanto semplice quanto efficace. Si chiama Posta Pronta, iniziativa di Legambiente in collaborazione con Postajet. Basta connettersi al sito www.postapronta.eu e scaricare un software che, con pochi click, permette di spedire qualsiasi documento elettronico al centro stampa più vicino alla città del destinatario. Proprio qui la cartolina (o la lettera) verrà stampata, im-
bustata e affrancata, quindi consegnata alle Poste per gli ultimi chilometri. Si è calcolato che se solo per l’1% dei 9 miliardi di lettere spedite ogni anno in Italia si utilizzasse questo sistema, si risparmierebbero 13.500 tonnellate di immissioni di Co2 in atmosfera. Un piccolo suggerimento che vuole aggiungersi ai tanti che Biosfera ha cercato di fornire in questo primo anno di vita. Un anno di
soddisfazioni nella consapevolezza che, nel nostro piccolo, si sia offerto un contributo alla sostenibilità e alla conoscenza delle vie d’accesso di tutto ciò che è evoluzione nel rispetto dell’ambiente. E’ con questa consapevolezza che Biosfera porge i migliori auguri di buone feste a tutti i suoi lettori, ai quali dà appuntamento al prossimo anno. Un anno, si spera, sempre più all’insegna della natura.
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ISSN 2037-447X
Sabato 25 dicembre 2010 anno I numero 12
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Ogni ultimo sabato del mese in edicola turismo etico e solidale, risparmio energetico, g agricoltura biologica, energie rrinnovabili, auto ec ecologiche, bioar bioarchitettura, ambiente, salute...
La Natura ringrazia
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copia gratuita allegata a Il Fè , Il Rò e La Pulce
riciclo .3
Natale al gusto verde abete Tradizionali e trasgressive: sono le eco-idee regalo delle festività Il Natale è naturalmente verde, verde...abete. Come quello che ogni famiglia allestisce, da tradizione, l’8 di dicembre. Ma se Greenpeace ci rende noto che il 90% degli alberi di Natale, dopo le feste, muore, è davvero l’ora di attrezzarsi. C’è chi sceglie un albero di plastica, riciclabile per lungo tempo, e chi invece riduce la propria impronta ecologica seguendo i consigli dispensati dalle associazioni ambientaliste, da Legambiente al Wwf. Ma i rami di potatura proprio non ci convincono come adeguata sostituzione? In alternativa, spostiamo l’attenzione al nostro giardino: un alberello potrà accogliere, per qualche settimana, le nostre luminarie festaiole. A basso consumo energetico o a led, naturalmente, che consumano fino a un decimo delle normali lampadine. Non tutti però
abbiamo a disposizione un giardino e neppure un balcone: come dare allora libero sfogo alla nostra voglia di ecoNatale? Corriamo ai ripari: i nostri regali potremo raccoglierli all’ombra di un albero di... cartone: è la proposta del Gruppo Reno De Medici, azienda leader in Europa che produce cartoncino ricavato da materiale riciclato. Le fibre usate per questo originale albero ecosostenibile sono ricavate dal legno di foreste gestite secondo rigidi criteri ambientali e socio-economici. Sono cinque i modelli a disposizione, tutti riutilizzabili per molti anni, assicurano gli ideatori. Albero e regali, un mix da intrecciare: perchè non fare un regalo anche all’ambiente, per parafrasare lo slogan dell’azienda Ikea? Una soluzione green sta nell’acquistare dai negozi gialloblu l’albero di Natale ‘Picea Abies’. Il gruppo svedese consente di spendere un buono di 12.99 euro nel caso in cui gli venga riconsegnato l’albero insieme allo scontrino: ogni abete sarà così piantato
Alberi da mangiare
in Abruzzo, al parco dell’Appennino centrale e, per ogni esemplare, Ikea devolverà 3 euro al Wwf, a sostegno di un progetto di tutela dell’orso marsicano. Ma un passo avanti verso il cenone di Capodanno lo fa Coldiretti, a conferma della vocazione enogastronomica made in Italy: perchè non allestire un albero tutto da mangiare? Non spreca elettricità e profuma la casa, dando modo di sfoggiare una fantasia naturale, pronta da gustare. È stato definito ‘il primo albero country’, l’abete presentato al mercato di Campagna Amica della Coldiretti. Non si butta via niente e costa fino a sei volte in meno di un albero tradizionale. L’idea è davvero originale: al bando palline e addobbi argentati, la luce tra i rami la danno le mele, le arance, i limoni, i mandarini. Non ammuffiscono, se si ha l’accortezza di far passare un filo al centro del frutto, laddove non c’è la polpa. Via libera a collane di pasta, frutta secca e biscotti fatti in casa. Non dimentichiamo la magia di un peperoncino rosso, collezioniamo pomodorini e fili di zucca. Diamoci al pane: la tradizione emiliana non manca di creatività. Tingiamo pigne, castagne, noci, nocciole e frutta secca: la soddisfazione è garantita, una volta appese tra i rami del nostro ecoalbero. “Per finire – suggerisce Coldiretti - invece dei soliti fili argentati o
e cesti biologici
IL COSTO IN EURO DELL’ADDOBBO PER UN ALBERO DI 1,8 METRI
Al naturale Alla plastica 5 arance 1,50 24 sfere medie semplici 15 clementine o mandarini 2,00 15 sfere decorate 8 limoni 1,60 5 pupazzetti in vetro mele 1,60 Puntale decorato 6 8 kiwi 2,50 Batteria luci media ½ kgcastagne 2,20 Fili d’argento e lustrini ½ kg nocciole 1,10 1 fiore finto 2 stelle di lilium (6/8 fiori) 3,00 7,20 10 gerbere Totale 22,70 Totale
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dorati, si possono utilizzare ghirlande di fiori fatte con stelle di Natale, gerbere, corniolo, ranuncolo e pungitopo. Il procedimento non è difficile – spiega l’organizzazione -, basta infilare un filo metallico tra i fiori e le foglie, cercando di dar loro la forma di un cordoncino da appendere all’albero: così avremo sicuramente un albero d’autore”. Fatto l’albero, mancano i regali. Rigorosamente intonati al verde del nostro abete. Tra il tradizionale e il trasgressivo, ce n’è per tutti i gusti. Vogliamo accompagnare i nostri cari alla tavola di San Silvestro? Riempiamo un bel cesto di prodotti biologici e del commercio equo e solidale. Sono certificati e garantiscono un basso impatto ambientale e sociale. Crediamo invece che donare un animale esotico possegga un fascino insuperato? Perfetto, ma a distanza: è possibile sostenendo i progetti sul campo del Wwf per salvare dall’estinzione innumerevoli specie a rischio, dalle tigri alle tartarughe marine. Ai nostri cari arriverà così un ‘certificato di adozione’ personalizzato, corredato da calendari digitali, wallpaper con bellissime immagini, screensaver e firme digitali. Non solo. Basterà un nostro piccolo contributo in più, per donare loro un peluche delle specie adottata, da stringere nei giorni più freddi dell’inverno.
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agricoltura biologica .5
Coltivare il sapere Educazione alimentare e ambientale a scuola con gli ‘Orti Didattici’ Sono circa 120mila i giovani che, dal 1999 ad oggi, vengono accolti con le proprie classi nelle ‘Fattorie didattiche’ della regione Emilia-Romagna. Trecentotrenta aziende agricole che si sono poste in rete come luoghi di pedagogia attiva, punto di riferimento per diversi progetti educativi unici in Italia e promossi, da anni, dalla Regione. La ‘mission’ dichiarata dai referenti del servizio Educazione alimentare e ai consumi è diffondere ‘best practices’ di educazione alimentare nelle giovani generazioni. Una attività, questa, che si colloca quale anello di congiunzione tra diversi ambiti di intervento, dall’agricoltura alla sanità, dall’educazione agli acquisti alla tutela delle biodiversità. Un obiettivo preciso, che richiede un impegno sinergico da parte di vari attori sociali e istituzionali, dagli agricoltori del territorio alle amministrazioni comunali e provinciali. È proprio nell’ambito di questa esperienza che si presenta, con un ruolo da protagonista, la Provincia di Ferrara: anche quest’anno, ha infatti
confermato il proprio supporto alla creazione di orti didattici negli spazi verdi delle scuole. “Un progetto – spiegano i responsabili del servizio Protezione flora, fauna e produzioni agricole - rivolto agli istituti comprensivi e alle direzioni didattiche della provincia, che si propone di sviluppare l’integrazione delle conoscenze disciplinari tra agricoltura, alimentazione, consumi e sostenibilità ambientale, valorizzando le specificità del territorio”. Da pochi giorni l’istituzione di Via Bologna ha istituito un bando per il rilascio di contribuiti ai progetti che prevedono la collaborazione di imprenditori agricoli, dando la priorità alla progettazione condivisa con le aziende della rete ‘Fattorie didattiche’: il fine è quello di realizzare “percorsi degustativi – spiegano i promotori del progetto - e di educazione sensoriale con frutta e verdura locale, azioni di qualificazione della ristorazione scolastica, collegamenti a ecomusei del territorio”. Il progetto prende il nome di ‘L’Orto a scuola! Coltiviamo buon cibo’. È partito nel 2006 e ha coinvolto oltre mille alunni delle scuole dell’infazia e primarie dell’intero territorio provinciale: l’esperienza si è consolidata come laboratorio multidisciplinare “molto effi-
cace – a detta degli insegnanti - sotto il profilo dell’apprendimento attivo”. Il bilancio tratto dai responsabili dell’ente provinciale è dunque più che positivo: “Le attività hanno messo in valore l’orto come spazio di relazione da condividere con gli amici, facendo risaltare l’interesse e l’entusiasmo dei bambini per la possibilità di osservare e sperimentare concretamente i processi evolutivi, di esperire la ciclicità della vita con stimoli quotidiani sempre diversi”. Nello specifico, l’orto didattico è innanzitutto un progetto di valorizzazione dell’agricoltura come esperienza di scoperta della natura, ma anche di attività concreta, che necessita di pratica sul campo: “Coltivare un orto – spiegano i responsabili facilita abilità manuali con risvolti di tipo affettivo, relazionale e ambientale, permettendo l’assunzione di valori da parte degli scolari e veicolando i principi della dieta mediterranea, della quale sono riconosciuti
i noti benefici per la salute”. “Inoltre – rilevano i promotori - si è dimostrato un valido supporto per l’insegnamento delle scienze”. Il progetto proposto dalla Provincia ai giovani ferraresi è dunque un percorso di “valorizzazione della vocazione agricola del territorio – come spiegano dal servizio di Via Bologna - con le risorse produttive, naturali e culturali dei contesti locali”. Il rispetto per l’ambiente è ciò che consegue alla scoperta del legame con la propria terra, l’apprendimento attivo e partecipato consente di concretizzare principi di coltivazione eco-compatibile e di esperire stili di vita e comportamenti alimentari attenti e consapevoli rispetto alla stagionalità, alla tipicità e alla qualità dei prodotti coltivati. A scuola si coltiva il sapere: il rispetto per l’ambiente cresce.
Ferrara
protagonista del progetto regionale
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biodiversità .7
Nel nido del Grande Fratello Terna ha installato sui tralicci casette artificiali per rapaci dotate di...Birdcam Adesso non si dica che gli uccelli non rispondono alla logica dell’evoluzione verso una realtà 2.0. E’ partita da poco un’iniziativa quantomeno singolare, che riesce in un sol colpo a soddisfare tre requisiti fondamentali ai giorni nostri. Sì, perché l’installazione dei primi nidi artificiali nel nostro Paese permette ‘nell’Anno internazionale della Biodiversità’ di contribuire per alcune specie alla preservazione della biodiversità, di ridurre alcuni danni che penalizzavano in passato il mondo dell’agricoltura e all’uomo di avvicinarsi in modalità real time alla natura. Da cosa parte tutto questo input pronatura? Dai tralicci dell’alta tensione. Singolare, ma vero. L’idea è firmata Terna, il principale proprietario della Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica: sugli oltre 62mila chilometri di linea sul suolo italiano sono stati infatti installati dal 2009 ad oggi oltre 350 nidi artificiali; le regioni prescelte per questo esperimento sono Emilia Romagna, Lazio, Toscana ed Umbria. Nel Ferrarese sono 35 le nuove cassette installate (19 per falco cuculo, 16 per ghiandaia marina) e interessano l’area della bonifica del Mezzano, sui tralicci di Alta Tensione della linea 333, dal traliccio 110 al traliccio 147. Cosa è emerso dopo i primi mesi dall’installazione sul nostro territorio? Il falco cuculo, riferisce Terna nel proprio
studio - che ha nel Mezzano una delle sedi di nidificazione preferite in Emilia Romagna, non costruisce nidi ma usa quelli che offre il territorio. Poiché ultimamente la disponibilità dei siti di nidificazione è diminuita, l’installazione di quelli artificiali ha sicuramente giovato alla fauna di Ferrara rappresentando un’attraente (e comoda) opportunità di nidificazione. La ghiandaia marina invece - che è una specie diffusa principalmente in Meridione sebbene un tempo fosse diffusa anche a Settentrione - da qualche anno ha cominciato a ricolonizzare l’Emilia Romagna indicando una migliore qualità dell’agricoltura, attività da cui questa specie dipende nell’Italia settentrionale. Sono inoltre considerate come bioindicatrici di una agricoltura sana: la loro presenza sul territorio indica un buon numero di prede e un impatto dei pesticidi non troppo elevato. In generale, dall’inizio dell’esperimento sono stati installati nelle quattro regioni prescelte dal progetto oltre 50 nidi per ghiandaie marine, assioli e passeri. Di questi il 60% è stato occupato per la nidificazione. Nell’anno in corso la specie della ghiandaia marina ha trovato alloggio in 15 nidi, 21 sono stati i giovani inanellati e 46 involati. Cinque invece i nidi occupati da assioli, con 13 pulli inanellati e 23 involati. Complessivamente sono stati inanellati oltre 3.500 gheppi, 60 allocchi, 25 ghiandaie marine e 24 assioli. La pratica dell’inanellamento ha permesso ai ricercatori di Ornis Italica di scoprire che le coppie di gheppi di stagione in stagione ritor-
Il progetto
preserva la biodiversità
e l’agricoltura
nano nello stesso nido. E fin qui, siamo al primo dei tre vantaggi, quello della tutela della biodiversità. Passando invece alla questione del Grande Fratello per volatili, con il progetto Birdcam viene offerta la possibilità agli appassionati di seguire in diretta la vita dei rapaci all’interno delle cassette-nido, attraverso le webcam che riprendono senza sosta l’intero periodo riproduttivo dei volatili (il tutto collegandosi ai siti www.birdcam.it e www.terna.it ). Straordinario è stato il successo dei video trasmessi dalla telecamera puntata all’interno di un nido di ghiandaia marina che ha permesso a tutti gli appassionati di seguire la schiusa di cinque uova e la cura dei piccoli da parte di entrambi i genitori. Nel periodo di occupazione del nido questa webcam è stata inserita dal sito specializzato americano Earthcam nella ‘Winner of EarthCam’s Top 10 Cams’, nientemeno che la speciale classifica delle webcam più belle del mondo. Infine, il terzo motivo di successo del progetto. E’ stato infatti appurato che, ad esempio, la presenza dei gheppi sul territorio è molto utile per il controllo di micromammiferi impattanti sull’agricoltura: in un nido occupato si consumano circa 2mila arvicole in una sola stagione riproduttiva. Non solo: i gheppi possono fungere da deterrente anche per lo storno, che, al momento, risulta essere tra le specie più problematiche per i danni causati all’agricoltura emiliano romagnola.
Fenicotteri alla riscossa Sotto i riflettori anche i volatili legati alle zone umide dell’Emilia Romagna, che hanno portato un’altra buona notizia legata alla tutela della biodiversità sul nostro territorio. Un monitoraggio dell’Associazione regionale Ornitologi, che ha visto all’opera quattrocento volontari che hanno censito le zone umide della nostra regione, ha evidenziato infatti che l’elegante e austero uccello dal piumaggio rosa è salito negli ultimi sedici anni a ben cinquemila esemplari. Stesso percorso di crescita evidenziato, dal 1994 al 2009, per altre 125 specie di volatili, in special modo gabbiani reali e cormorani. In totale, dal 2001 allo scorso anno, sono stati contati oltre 225mila uccelli.
il personaggio 8.
A piedi da Bologna... Una camminata di quattro giorni attraverso i boschi dell’Appennino (I parte) Metti una sera d’inverno come tante, una cena tra vecchi amici. Cesare, tra mille chiacchiere, esce con una proposta che non può non suscitare curiosità: “Ho letto in internet che esiste un sentiero sugli Appennini che collega Bologna a Firenze, completamente segnalato. Dicono sia una bella cosa da fare a piedi, che ne dite?”. Mi si accende un flash nella memoria e senza pensare seriamente alla fattibilità rispondo: “Ricordo un meraviglioso film di Pupi Avati che parla di una gita scolastica su questo sentiero, mi ha sempre affascinato molto”. “Io questo film non l’ho visto – fa eco Ciccio, sportivo da sempre – ma se mai
vorreste fare una mattata del genere, contatemi!”. Ed eccoci sette mesi dopo, in un caldo giovedì di agosto, con tutto l’entusiasmo e l’inesperienza di chi si cimenta per la prima volta in un viaggio a piedi di 4 giorni. Belvo di buon mattino ci accompagna gentilmente a Sasso Marconi, Prati di Mugnano per la precisione. È da qui che comincia la nostra avventura, lungo un sentiero che ha già un nome leggendario: la via degli Dei. A ridosso di un’area verde attrezzata per pic-nic, l’indicazione della Bologna-Firenze: foto di rito e inizia il cammino. Ci facciamo subito entusiasmare dagli scorci che l’Appennino estivo ci offre: il fresco dei boschi, il piacere di camminare nel silenzio, le vallate che si aprono sui lati. Tutto questo malgrado la disabitudine alle lunghe camminate e ai 13 kg di zaino che mettono a dura prova la schiena. Senza contare poi che è una delle
estati più calde degli ultimi anni. Ma su quello eravamo preparati e le forniture d’acqua non mancano. Ma per quanto il sentiero sia ben segnalato, basta una freccia posizionata in modo ambiguo che si rischia di perdere la dritta. È ciò che capita a noi, nei pressi di Monte Adone. Affrontiamo una lunga salita prima di renderci conto che siamo fuori direzione. E allora via sull’asfalto che mina le piante dei piedi favorendo le vesciche e sotto un sole che picchia come un fabbro. Ma rimediamo all’errore e torniamo in rotta. Dopo altre salite e tratti tranquilli all’ombra dei castagni, arriviamo a Monzuno. Cesare è a pezzi: gli scarponi da montagna che ha recuperato sono troppo grandi, i piedi gli fanno vedere le stelle. È metà pomeriggio, ci concediamo una pausa fuori dal bar del paese, riflettendo se siano sufficienti i 19 km che abbiamo già percorso, anche se l’obiettivo era Madonna dei Fornelli. Ma Cesare è un
ostinato combattente, infila le tennis che teneva di scorta e ci dice che non si arrende: si va avanti. Il percorso ci fa presto prendere quota. Vicino a monte Le Croci il vento sferza prepotente. Sopra di noi un rumore che non riusciamo inizialmente a distinguere. Scopriamo, poco prima della cima, che si tratta degli impianti eolici che sovrastano la montagna. Le ultime incertezze sul percorso sono dovute più alla nostra stanchezza che ad altro. Dopo gli interminabili metri finali arriviamo alla meta quando l’orologio segna le 7, e noi siamo stravolti e affamati. È stata una tappa di 32 km, allungata di altri 3 km per via degli errori nostri, non certo una sgambata per neofiti dei sentieri. L’indomani siamo pronti a riprendere, con qualche vescica ai piedi, ma anche con qualche accorgimento e attenzione in più. I primi tratti sono tutti di salita, le pause per dissetarci sono parecchie, sono però momenti piace-
il personaggio
...a Firenze voli per ammirare il paesaggio e scam- al Passo abbiamo anche il tempo per biarci le impressioni sul viaggio. Supevisitare il cimitero di guerra germanico, testimonianrata Piana degli Ossi ci imbattiamo za del perenne orronei resti dell’originario tracciato re della guerra. Il della Flaminia Militare del 187 a.c. nostro problema Il selciato in alcuni punti è stato restaurato, in modo tale che si possa però è un altro. Non esiste un alammirare la prodigiosa opera che bergo disponibile valicava l’Appennino oltre 2000 anni fa. Giunti ai Capannoni varnelle vicinanze, se non a diverchiamo un cancello che ci apre si chilometri. Ci la strada per una carrarecchiediamo se sia cia che corre lungo una giusto macchiare stupenda prateria. Questi spazi il nostro cammino chiamando un taxi. verdi limitati No, la soluzione è dai boschi a un’altra, sicuramente più noi ricordano rustica e se vogliamo, gli scenari di più fantasiosa: ci ferPeter e Heidi. Il tratto che ci porta miamo nel campeggio dove ci affittano per a Passo della Futa una notte una vecchia è un falsopiano che ma dignitosa roulotte. si affronta senza problemi. Giunti la leggendaria
Lungo
via degli Dei
APPUNTAMENTI
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“Sentieri sperduti calpestati dagli animali del Parco” 16 gennaio 2011
Ponte di Lugagnano-Monchio delle Corti (Pr), trattoria Il Ponte Antico, ore 9 Nei dintorni del Monte Fageto, un’escursione che darà la possibilità di scoprire i movimenti degli animali del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, con la collaborazione dei tecnici del progetto LIFE EX-TRA che insegneranno a capire, attraverso le tracce trovate sulla neve, come si muovono e vivono lupi, caprioli, cinghiali. Il percorso si deciderà sul momento in base al manto nevoso. Tempo di percorrenza previsto: 3 ore.
“Progettazione fotovoltaica e terzo Conto Energia” 19/21 gennaio 2011
Roma, Hotel Lancelot, via Capo d’Africa 47 ISES (International Solar Energy Society) Italia organizza il corso di formazione di 3 giornate “Progettazione fotovoltaica e nuovo Conto Energia”. Tra i moduli affrontati: le basi di progettazioni e i costi di un impianto con relativo preventivo, i sopralluoghi e il nuovo Conto Energia, oltre ad una serie di esempi progettuali con applicazioni pratiche. Il corso è rivolto a professionisti e tecnici interessati alla progettazione e alla pratica impiantistica dei sistemi fotovoltaici, oltre che ad imparare a predisporre le domande di ammissione alle “tariffe incentivanti” secondo le nuove norme del Conto Energia in vigore dal primo gennaio del 2011. In particolare i destinatari del corso sono ingegneri, architetti, geometri, periti industriali, installatori, consulenti del settore, energy manager, tecnici di amministrazioni pubbliche.
I laghi ghiacciati del Parco 22 e 23 gennaio 2011
Corniglio (Pr), rifugio Lagdei, ore 10,30 Il Parco dei Cento Laghi e UISP Verdeazzurro organizzano due escursioni con le ciaspole - adatte anche alle famiglie con ragazzi - arricchite da osservazione sulla neve e sul paesaggio invernale. Saranno affrontati anche temi escursionistici basilari come le tecniche per l’escursionismo in sicurezza e l’orientamento con uso di carta e bussola. La guida è Marcello Cantarelli. Prenotazione obbligatoria: segreteria UISP, tel. 0521.707411, mail segreteria@uispparma.it - www.uispparma.it clicca VerdeAzzurro.
Klimahouse 2011
27/30 gennaio 2011
Bolzano, Fiera di Bolzano
Appuntamento a Bolzano dal 27 al 30 gennaio con Klimahouse 2011, la sesta fiera internazionale specializzata per l’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia, pensata per un ventaglio di target che include architetti, ingegneri e geometri, imprese di costruzioni e rivenditori edili, imprese di installazione (installatori termosanitari, conciatetti, muratori) e periti Industriali, ma anche istituzioni pubbliche quali gli enti locali e le università. Tra gli appuntamenti dell’edizione 2011, il convegno internazionale “CasaClima-Costruire il futuro” e il Klimahouse Forum con esposizione di prodotti innovativi, ma anche seminari, workshop il secondo Klimahouse Award e una serie di visite guidate a CaseClima.
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Panorami liquidi Lo scorso ottobre si è tenuta la sesta edizione della Biennale del Paesaggio.
da è fortemente evocativo dell’illuminante descrizione che Zygmunt Bauman¹ fa della nostra società contemporanea: “la modernità non fu forse all’inizio un processo di liquefazione?” Essere moderni equivale a essere incapaci di fermarsi, trovarsi davanti all’eccesso di possibilità, causa del Occasione per abbracciare, in un perpetuarsi dell’insoddisfazione delsolo sguardo, quanto prodotto in le proprie aspettative. Un paesaggio tema di paesaggio nel trascorso bien- liquido mette in relazione sistemi sonio. Ospite dell’evento la città di Bar- ciali, antropici e urbani tra loro divercellona, capitale elettiva dell’architet- si. Si evolve e si adatta al fine di ricomtura europea. Il tema scelto, ‘paesaggi porre e di aggregare i luoghi e con essi liquidi’, ha orientato il dibattito e si è gli individui. Vincitore della rassegna il posto come criterio di selezione tra i progetto dello studio Mayslits Kassif progetti candidati. “Fluire” material- Architects di riqualificazione dell’area mente inteso come paesaggi che inte- portuale di Tel Aviv. Già in stato di ragiscono con l’elemento acqua e, abbandono dagli anni ‘60, il porto in una accezione concettuale, come apparteneva a quegli spazi pensati e richiamo a un’idea di mobilità, legge- costruiti in risposta ad una pressante rezza, adattabilità, necessità produttidinamicità, perva. Spazi meccanicorribilità e flessicamente destinati bilità. al trasporto di merL’argomento delci su lunghe distansono letteralmente la modernità liquize; terreni sfruttati
Infrastrutture abbandonate
rifiorite
dall’imperativo dell’efficienza; rapidamente divenuti obsoleti, consumati dalla stessa rapidità di trasformazione di cui erano emblema. Quello che era una infrastruttura abbandonata e priva di identità è ora rifiorita (letteralmente) grazie ad un progetto che la ridisegna, destinandola ad un luogo di incontro e attività ricreative. I vecchi depositi sono stati trasformati in ristoranti, bar e negozi. Gli edifici sono uniti, a riva di mare, da una promenàde pavimentata in listelli di legno da imbarcazioni, a disegnare forme fluide che ricordano dune di sabbia. Grandi sassi levigati, disposti in gruppi, offrono momenti di sosta per discutere o, semplicemente, ammirare il Mediterraneo. Questa biennale ha saputo riunire
esempi di progettazione virtuosa, respingendo quelle non infrequenti realizzazioni chiassose, non-luoghi concepiti per trattare l’essere umano come semplice consumatore o spettatore passivo dell’ambiente. Si sono qui, invece, date appuntamento realizzazioni che vedono uomo e ambiente uniti in sinergia. Luoghi consumati dal rapido e distratto fluire degli eventi sono stati restituiti a un lento gocciolare a misura d’uomo; curati per accogliere momenti di svago e socializzazione, nei quali l’uomo diviene elemento determinante dell’ambiente, divenendo egli stesso paesaggio. Liquidi sono divenuti questi stessi ambienti per la loro rinnovata versatilità e adattabilità alle multiformi attività di chi li attraversa e li vive. ¹ Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Editori Laterza, Bari, 2010
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Food Busters a caccia di alimenti L’esperienza di Last Minute Market contro gli sprechi alimentari Siamo nel 1999. Immaginate un professore universitario, che lavora anche nell’ambito della cooperazione internazionale, che assieme a un suo studente si imbatte casualmente (‘ma il caso non esiste’ riferirà a distanza di anni il protagonista) dietro le quinte di un ipermercato romagnolo, “dove tutto arriva e tutto muore”. Stiamo parlando di Andrea Segrè, attuale preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, nonché presidente di Last Minute Market, realtà operante su tutto il territorio nazionale incentrata sul recupero di beni invenduti o non commercializzabili da destinare ad enti caritativi. A Segrè in quel magazzino sembrava assurdo che fossero considerati ‘rifiuti’, e che avessero per giunta anche costi di smaltimento, jogurt cui mancavano ancora 48 ore per scadere quindi perfettamente commestibili, “ed un sacchetto di arance in cui una accennava ad essere ammuffita, ma le altre 19 erano perfettamente integre”. Ed è proprio da quella scena, e dalla mentalità che abbiamo un po’ tutti, ammettiamolo di scegliere lo yogurt più lontano dalla nostra vista sullo scaffale, quello con la scadenza più avanzata, che iniziò un percorso ‘che ci ha dato tante soddisfazioni’ racconta Segrè a
distanza di un decennio, ovvero Last Minute Market (Lmm), diventato addirittura uno spin-off dell’Ateneo felsineo. ‘Partito da un’idea, arrivato ad essere attività di ricerca, ora permette di lavorare a numerose persone: quindi oltre alle attività di riciclo, recupero e salvaguardia ambientale siamo riusciti a creare occupazione attorno a questo tema, un tema “nuovo’’. Il professor Segrè chiama le persone che lavorano con lui a questa ‘nuova’ frontiera del mondo del lavoro “Food Busters”: mentre i Gosthbusters, che hanno segnato una generazione, andavano alla ricerca di fantasmi, le persone occupate nel progetto Lmm vanno alla caccia di… alimenti ancora commestibili, magari considerati già rifiuti dalla grande distribuzione ma ancora preziosi per il sostentamento di una vita umana. ‘Lo spreco alimentare è un fallimento del mercato, per questo dobbiamo ridurlo’ spiega Segrè, ben conscio che l’azione del Lmm non sia la panacea di tutti i mali, ma che “politica ed economia siano le realtà detentrici degli strumenti idonei per porre rimedio in maniera efficace a monte del problema’. Parallelamente, però, iniziare una ‘cultura del recupero’ è altrettanto importante per l’autore di ‘Lezioni di ecostile – Consumare, crescere, vivere”, che ritiene che “lo stato dello spreco sia ad un punto molto avanzato, quasi di non ritorno”. “Vogliamo –
dice - lanciare un grido di allarme a tal proposito, perché evidentemente non sprecare non è una lezione così scontata alla luce dei fatti, e risvegliare le nostre coscienze di consumatori. Dobbiamo ripartire da noi stessi ora, non quando sarà troppo tardi’. Ovvero, come riportato con una frase emblematica e molto rappresentativa contenuta nella prefazione del volume, questa: “Per non sprecare, insieme all’acqua, ai pomodori e allo yogurt, anche le nostre vite”. Quattro sono i pilastri su cui si basa l’ultima opera firmata da Segrè, riassunti brillantemente nell’introduzione: “Sprecare, consumare, crescere, vivere: quattro verbi-azioni bivalenti nel senso che racchiudono aspetti positivi e negativi. I primi tre causa-effetto delle emergenze e delle crisi planetarie. Il quarto, sintesi degli altri, ci obbliga invece a riflettere sui nostri stili di vita e sui comportamenti che adottiamo quotidianamente. E che, troppo spesso senza rendercene conto, hanno un impatto notevole su tutto il sistema globale: il nostro mondo”. L’eco-mondo, basato di piccole azioni che messe insieme permetterebbero di cambiare direzione, ‘esiste già, basta solo vederlo’, teorizza il professore. La conclusione? La anticipa lo stesso autore: ‘È questa la formula finale dell’eco-mondo: una società sufficiente, un’economia leggera, un’ecologia intelligente e trasparente, un’ecoscienza che si riappropria del concetto di limite fra esseri umani e natura e della responsabilità individuale e collettiva. Con un obiettivo ambizioso: che questa eco-formula oggi che tutto viene rappresentato come ecoverde si propaghi con una grande ‘eco’, un’eco reale e non solo virtuale’.
Eco-mondo in tre lezioni Non sono un segreto, forse per questo è così difficile metterle in pratica o assorbirle. Sono talmente lampanti nella loro logica che paradossalmente nella quotidianità sembrano utopia, se ci guardiamo intorno. Sono le tre ‘lezioni’ che Andrea Segrè riassume nel titolo del libro, i tre verbi per sopravvivere, già esposti nell’introduzione del volume e successivi all’antefatto del non-sprecare. “Consumare riducendo a monte lo spreco di risorse e soprattutto indirizzando chi produce, chi distribuisce, ma anche chi acquista, verso un modello che faccia della quantità una funzione della qualità (prima lezione). Per crescere meglio, attivando la sostenibilità dei processi, oltre che dei prodotti, per affermare una logica nuova, quella della sufficienza (seconda lezione). Per vivere da consumatori consapevoli e responsabili, intelligenti e leggeri, trasparenti ed empatici riscoprendo i valori della sobrietà, della frugalità, della semplicità in mondo che ritrova nel dono e nella reciprocità le radici più profonde e attuali (terza lezione)’. ‘Lezioni di ecostile’ Consumare, crescere, vivere’, Andrea Segrè, Bruno Mondadori 2010, 160 pagg, €. 15,00
energia 14.
Spal: ars et laboratorio Un piano di autofinanziamento Q uesto il fine ultimo del progetto “Ars_Lab” - un laboratorio di architettura solare -messo a punto dalla Società polisportiva ferrarese ars et labor - meglio nota col nome di Spal – che, per i prossimi vent’anni, permetterà alla squadra di gestirsi autonomamente. Per conoscere i dettagli del progetto e capire il motivo di questa scelta di supporto economico ad oggi unica nel suo genere per una società sportiva, Biosfera ha incontrato i responsabili di “Ars_Lab”: il direttore generale della Spal, Gianbortolo Pozzi e Sergio Gessi, consigliere di amministrazione e responsabile biancazzurro delle relazioni esterne. “Al pari delle altre squadre di Lega pro – ha detto Pozzi - la Spal, dal punto di vista economico, non riesce a reggersi sulle proprie gambe. Di conseguenza – ha spiegato il direttore generale - per evitare che tutti gli oneri della gestione della
società continuino a ricadere sul presidente abbiamo voluto trovare un’idea per realizzare una sana e corretta gestione finanziaria. Da questa esigenza – spiega Pozzi – è nata l’idea, alquanto innovativa per una società di calcio, di investire nella realizzazione di in un impianto fotovoltaico con la possibilità di autofinanziarsi vendendo energia a società come Enel, Hera ed altri eventuali competitor. In gennaio – ha raccontato il direttore generale della Spal - abbiamo coinvolto il sindaco e l’amministrazione provinciale ricevendo il pieno appoggio e così, a marzo, abbiamo cominciato a lavorare sul progetto affidandoci all’esperienza di un gruppo importante e serio, specializzato proprio in impianti fotovoltaici, come il gruppo guidato da Remo Turra - a cui sarà affidata anche l’intera manutenzione del parco - e in questi giorni siamo in attesa delle autorizzazioni per poter dare il via ai lavori. Tutto il ricavato della vendita di energia prodotta dal parco – ha sottolineato Pozzi - andrà a supportare il bilancio societario della squadra permettendo alla Spal, per i prossimi vent’anni, di
Il progetto di architettura
solare dei
biancazzurri
gestirsi in maniera autonoma perché non vogliamo dover assistere di nuovo ad un fallimento come quello avvenuto nel 2005”. Il direttore generale della società sportiva ha poi spiegato che l’ “Ars_Lab” sorgerà nella zona di Casaglia su una discarica dismessa di circa 30 ettari che la Spal ha preso, con diritto di superficie, dalla società Hera. “Si presume – ha detto Pozzi- che il cantiere verrà aperto in gennaio perciò il primo blocco di pannelli solari – il progetto è composto da quattro blocchi - dovrebbe essere pronto tra aprile e maggio 2011 per poi ultimare il parco entro la fine di giugno”. “L’impianto produrrà energia tutto l’anno – ha dichiarato Sergio Gessi, consigliere di amministrazione della Spal - e per dimensioni si colloca tra i primi dieci in Italia”. “Un progetto da 50 milioni di euro” ha sottolineato Gessi precisando che il parco avrà un’estensione di 312
mila metri di superficie. “I pannelli solari che compongono l’impianto – ha precisato il consigliere - saranno complessivamente 63 mila con una previsione di produzione di energia di 14 megawatt pari al fabbisogno medio di circa 7mila famiglie”. Orgoglioso del progetto e della sua imminente realizzazione e consapevole che la nascita del laboratorio di architettura solare rappresenterà, per la società sportiva di Ferrara, un momento di evoluzione, Gessi ha sottolineato che “la Spal è, ad oggi, la prima e unica società sportiva - in Italia e in Europa - con un meccanismo di autofinanziamento, garantito per i prossimi 25 anni, basato sulla vendita di energia prodotta con un impianto fotovoltaico”. Il consigliere di amministrazione ha fatto inoltre sapere che all’interno del parco fotovoltaico sorgerà anche un laboratorio didattico per studenti sia delle scuole che dell’università.
L’impianto
sorgerà su una discarica
dismessa
turismo etico e solidale .15
Una vacanza vanga in mano Sempre più diffusi gli scambi di lavoratori volontari in fattorie biologiche Coniugare la passione per la vita all’aria aperta, il rispetto della terra e la scoperta di posti e culture nuove: non è un’idea assurda ma il principio ispiratore dell’Associazione Wwoof, acronimo dell’espressione inglese Willing Workers On Organic Farms – Lavoratori Volontari in Fattorie Biologiche, che conta 344 aziende “ospitanti” in 14 paesi, molte delle quali in Italia. Trentacinque sono in Emilia Romagna, di cui ben 8 dislocate nelle vicinanze di Ravenna, Forlì e Rimini. Lo scopo dell’associazione è organizzare lo scambio nazionale ed internazionale di volontari al fine di sviluppare l’interesse e la conoscenza delle tecniche dell’agricoltura naturale come scelta di vita, nonché di divulgare e promuovere una corretta informazione favorendo stili di vita adatti alla pacifica convivenza fra i popoli del mondo, nel più ampio rispetto degli equilibri naturali. L’associazione nacque in Inghilterra nel 1971 e da allora ha unito intorno a un progetto lungimirante migliaia di persone. In Italia ha iniziato a lavorare in maniera “ufficiosa” per diversi anni fino alla stesura dello statuto avvenuta nel febbraio del 1999. Come si faccia a diventare un “Woofer” e che cosa significhi lo abbiamo
chiesto direttamente a due “contadini volontari” che nei mesi scorsi hanno prestato la propria opera in un’azienda di Brisighella, in provincia di Ravenna. “Io mi sono da poco laureato in Biotecnologie, ma già da tempo accarezzavo l’idea di volare in Italia dal Michigan per imparare sul campo quello che avevo studiato all’Università – ha spiegato Tom W., ragazzone statunitense - e quando ho trovato in rete i riferimenti a questa associazione mi è sembrato di sognare: avrei potuto lavorare per un’azienda agricola che produce vino in maniera totalmente biologica e imparare i segreti del mestiere da chi davvero crede che sia possibile perseguire il proprio guadagno senza danneggiare la natura”. In effetti in queste aziende agricole viene data grande attenzione all’assoluto rispetto per l’ambiente: l’elettricità è prodotta da impianti fotovoltaici che alimentano anche le caldaie per l’acqua sanitaria, è assolutamente vietato l’uso di detersivi chimici e per lavare le stoviglie si usa la cenere dei camini mentre per il bucato il sapone fatto in casa, i cibi vengono preparati sulle stufe a legna e si seguono i ritmi della natura più che quelli imposti dall’orologio. “Ho desiderato tutta la vita di fare l’agricol-
tore e ora che sono in pensione posso realizzare due grandi sogni: lavorare la terra, prendermi cura dei suoi frutti, dare da mangiare agli animali e nel frattempo conoscere il mondo – ha raccontato Giovanni T., neo pensionato napoletano – certo non è una vita agiata né particolarmente comoda, ma prestando aiuto alle aziende ci si assicura vitto e alloggio gratuito, si conoscono persone interessanti, si imparano tecniche di coltivazione e allevamento che di nuovo hanno poco, ma che la corsa alle tecnologie industriali hanno temporaneamente accantonato…io non sapevo che, per esempio, le galline sanno dove andare a deporre le uova, ma per mantenere intatto il loro istinto bisogna sempre lasciarne un paio ‘a vista’. Qualche settimana fa ho ricevuto la visita delle mie nipotine che non avevano mai visto un maiale dal vivo e invece qui hanno potuto giocarci, inseguire le papere in cortile, riscaldarsi le manine davanti al fuoco mentre si cuoceva la zuppa fatta con le verdure dell’orto… un ritorno alle origini, ma anche al rispetto della madre terra. Per Natale rientrerò a casa ma per primavera prossima ho già prenotato, se si può dire così, in aziende all’estero”.
Questo g toria a i di
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Associarsi a Wwoof Italia è molto semplice, basta collegarsi al sito www.wwoof.it e chiedere la tessera (che in Europa ha un costo di 25 euro e comprende anche l’assicurazione sanitaria). Unici requisiti richiesti sono la maggiore età, sana e robusta costituzione (il lavoro in campagna è impegnativo) e un grande spirito di adattamento ma – a guardare l’atteggiamento di cooperazione e tranquillità che anima queste persone – concedersi una vacanza “di lavoro” così non deve essere una grande fatica per nessuno, nemmeno i più pigri.
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Come associarsi
ISSN 2037-447X
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EDITORE: Edit Italia s.r.l Direzione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269 Amministratore delegato: ROBERTO AMADORI
CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di: FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE, PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 Ravenna Tel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55
Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI
Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, ELENA BOTTAZZI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop. Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)
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