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20002

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Sgarbi d’ambiente La natura scambiata

Auto e sforamenti

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Protezione vegetale

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Extravergine di Romagna a pag. 11

Arrivo a Chiavenna

a pag. 12

“Paglia mia fatti capanna” a pag. 15

Riciclo mobile

a pag. 17

Deodoranti sì e no a pag. 23

Treno, nave o… Cispadana redazione.biosfera@edititalia.it E’ ancora lontana dall’essere risolta la querelle sull’autostrada regionale Cispadana, che vede su fronti opposti gli ambientalisti e i comitati per il ‘No’ da una parte, e la Regione (che ha avviato l’iter autorizzativo) e i sindaci dei Comuni attraversati dall’infrastruttura dall’altra. Da alcuni giorni è nato anche il ‘Coordinamento Cispadano NO Autostrada’ che si oppone alla re-

alizzazione dell’opera portando a sostegno delle proprie tesi i dati diffusi dall’Arpa di Modena, secondo cui il principale responsabile delle emissioni inquinanti in atmosfera è il traffico veicolare su gomma, con un contributo significativo di quello autostradale. Comunque la si pensi sulla validità e sull’utilità o meno dell’opera, va ricordato che in gran parte d’Europa il

trasporto su gomma viene fortemente disincentivato a favore di una mobilità sostenibile, fatta di piste ciclabili e mezzi pubblici, privilegiando lo spostamento delle merci su ferrovia o su vie navigabili ove presenti. Nello stesso tempo nei principali e più densamente popolati centri urbani si impongono blocchi del traffico, dei quali ci occupiamo anche in questo numero di Biosfera, nel tentativo

di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Lo ricordiamo così, semplicemente per fornire uno spunto di riflessione sul tema, ben consapevoli che ogni opera sul territorio, lo si voglia o no, ha un inevitabile impatto. E tenere nella giusta considerazione i temi della sostenibilità, in questi casi, resta comunque una saggia regola da seguire.

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ISSN 2037-447X

Febbraio 2012 mensile anno 3 numero 2


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energie rinnovabili .3

Rinnovabili, una guerra di Sgarbi Il critico d’arte ferrarese spiega la sua opposizione a eolico e fotovoltaico Vittorio Sgarbi è noto per andare controcorrente, anche, e forse soprattutto, su argomenti che registrano adesioni in grande quantità: fra

questi, la produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare dal vento e dal sole. In un momento in cui queste tecnologie vanno oramai di moda, il critico d’arte ferrarese, dal 2008 sindaco di Salemi (Trapani), sembra aver dichiarato loro guerra,

una guerra che deve aver fatto storcere il naso a molti ambientalisti. In realtà, parlandogli emerge come le sue contrarietà si debbano ad interessi che possono essere condivisi da chi ha a cuore l’ambiente, e come la sua non sia un’opposizione totale, quanto piuttosto alla modalità con cui si ricorre a tali forme d’energia. Dottor Sgarbi, quali sono allora le ragioni della sua opposizione? Penso innanzitutto alla distruzione di campi coltivati per installarvi le pale eoliche, e all’incuria cui il tempo le sottoporrà: tra una ventina d’anni saranno macchine arrugginite. Ecco, la tutela del paesaggio, che la Costituzione indica tra i compiti della Repubblica, è la sua prima preoccupazione: come disse in un intervento pubblico a Lamezia Terme nel 2010 (il video ‘Sgarbi contro pale eoliche’ è su Youtube), un paesaggio

attira perché è integro, pulito, perché non è inquinato. Non crede però che i vantaggi economici e dunque occupazionali che possono derivare dall’installazione di questi impianti siano argomenti più forti? No, perché si tratta di un interesse economico pigro: molti imprenditori che investono nel settore lo fanno soltanto perché esistono incentivi comunitari, ma qualcuno dovrebbe spiegare all’Unione che non si può incentivare la stessa operazione in Finlandia e in Sicilia, che è il giardino d’Europa. L’altro principale motivo della sua opposizione ha a che fare con la criminalità organizzata, che secondo lei si muove in questo settore. Certo, e ci sono indagini e sequestri di beni a confermarlo. È evidente che i mafiosi si muovono dove c’è ricchezza, e qui ce n’è, e non invece dove l’impresa è spenta e le costruzioni non procedono, come in varie zone del Sud. La mafia si è infiltrata mani e piedi. Lo stesso discorso vale anche per

la trasformazione dell’energia solare, dunque per gli impianti fotovoltaici? Certamente Ma è davvero del tutto contrario alle tecnologie che trasformano le energie rinnovabili? No, perché ad esempio non si valuta una possibilità che risolverebbe almeno parte dei problemi che pongo: quella di installare gli impianti su capannoni industriali, magari abbandonati, evitando così i danni all’agricoltura e al paesaggio. Nei suoi interventi, e abbiamo presente ancora quello a Lamezia Terme, si concentra soprattutto sui danni subiti da luoghi del Mezzogiorno, ad esempio la costa della Sicilia da Palermo a Mozia e San Nicola Arcella in Calabria. Al Nord, invece, la ventilazione è ben più scarsa, e nemmeno l’insolazione è paragonabile a quella del Sud. Dal suo punto di vista, significa che siamo salvi? Sì, almeno questi problemi la Pianura Padana non li vive.


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inquinamento .5

Carbon credit, buoni o cattivi? La nuova forma di mercato delle emissioni suscita perplessità Spread, titoli, mercati, ormai niente e nessuno sfugge più al famigerato universo delle borse mondiali, che l’unica soluzione sia quella di abbandonare il mondo dei consumi per tornare alla natura selvaggia? Mettetevi l’anima in pace: ormai anche la natura viene quotata e scambiata da stati ed aziende. Anche se ancora non è chiaro quanto questo sistema abbia più risvolti positivi o negativi, ormai da tempo termini quali Cap & trade, Emission trading o Carbon credit hanno confermato una nuova forma di mercato dove le transazioni non avvengono in valuta ma in emissioni. Per la precisione emissioni di gas serra. Facciamo un salto indietro: 11 dicembre 1997 in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici più di 160 paesi si ritrovano a sottoscrivere a Kyoto in Giappone un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale ponendosi così il problema della riduzione delle emissioni onde evitare di mettere a rischio l’equilibrio dell’intero ecosistema.

E’ così che nascono i crediti verdi, meglio conosciuti come carbon credit ovvero un mercato specifico di compravendita che grazie al processo più allettante, l’incentivo, sta tentando di dare una soluzione che possa soddisfare i paesi industrializzati e la salute della terra che li ospita. Fondamentalmente il funzionamento del tutto è molto più semplice di quello che sembra e si può racchiudere nel concetto “se sono bravo ti vendo i miei crediti se faccio il cattivo mi compro i tuoi”, per questo se un Paese non riesce a mantenersi nel limite massimo predisposto di emissioni inquinanti può elidere il suo disavanzo acquistando il disavanzo, in questo caso in difetto, di un altro Paese che al contrario ha emesso una quantità di gas serra inferiori alla quantità massima stabilita. Pareggiando così le eccedenze queste transazioni danno la possibilità di rispettare sia lo sviluppo economico che il protocollo sottoscritto, un impegno che, era da prevedere, difficilmente avrebbe veramente ridotto le emissioni ma ha comunque costretto amministrazioni, aziende e interi stati ad adeguarsi ad una realtà difficilmente evitabile. Un coordinamento si può dire mondiale che oltre alla mera commercia-

lizzazione di cui abbiamo parlato fino ad ora propone anche altri approcci di azione come la realizzazione di impegni comuni tra i paesi industrializzati o progetti di aiuto ed intervento per quelli in via di sviluppo. Ma a conti fatti quanto queste formule di condotta incidono sull’equilibrio del pianeta e quanto su chi nonostante l’adesione al protocollo non rinuncia ai propri interessi economici? E’ ormai palese che per quello che riguarda l’immagine di facciata i carbon credit da una parte consentono di mostrare le proprie virtù, oltre che di guadagnarci, dall’altra offrono un facile sistema per espiare, perdendo di vista l’obiettivo iniziale ovvero la tutela di un equilibrio a rischio, almeno questo è quello che pensano i tanti detrattori che definiscono i crediti verdi come crediti di inquinamento, non più quindi una soluzione per tutti ma una facile possibilità, per chi ne ha bisogno, di riparare ai propri eccessi. Appare naturale che in un clima, e mai parola fu più adatta, ancora così vivo di polemiche e difese il sistema dei carbon credit avrà bisogno ancora di qualche tempo prima di essere inquadrato in maniera chiara, ma il pensiero ‘fatta la legge trovato l’inganno’ potrebbe non essere poi così sbagliato. E nel caso troveremo il modo di espiarlo.

Ferrara per Kyoto Parchi per Kyoto è un progetto di forestazione nato in collaborazione tra Federparchi, Kyoto club e Legambiente il cui obiettivo è quello di mettere a dimora in aree protette migliaia di alberi per contrastare i cambiamenti climatici e assorbire l’abbondanza di anidride carbonica. Obiettivo al quale si è associata la Provincia di Ferrara siglando nella primavera scorsa un protocollo di intesa che prevede, in collaborazione con il Consorzio di bonifica pianura comunale, un intervento di forestazione nella valle del Mezzano. A seguito della sigla sono stati quindi piantati undicimila alberi in una fascia di terreno compresa fra l’argine a lato del canale a livello campagna e la barriera arborea frangivento costituita ai tempi della bonifica. Un’iniziativa che mostra come si possa sopperire all’inquinamento industriale mediante progetti concreti, l’operazione che ha preso il via nel Mezzano infatti non solo darà vita ad un incremento della biodiversità, ma porterà ad un risparmio di circa 50 tonnellate di CO2 all’anno.



muoversi .7

Uno stop per respirare Blocchi del traffico e provvedimenti per limitare gli inquinanti L’inverno è la stagione dei blocchi al traffico. Il nono Accordo per la qualità dell’aria, firmato il 5 ottobre tra Regione Emilia Romagna, Province, Comuni capoluogo e Comuni con più di 50mila abitanti, prevede dal 3 ottobre al 31 marzo – dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30 – lo stop ai mezzi più inquinanti. Si tratta di veicoli a benzina pre-euro 1, diesel pre-euro 2 ed euro 2 non dotati di sistemi antiparticolato, ciclomotori e motocicli a due tempi pre-euro 1 (anche se con bollino blu), mezzi commerciali precedenti l’euro 3 oppure non dotati di sistemi antiparticolato. Dal 7 gennaio sono poi ripartiti come negli scorsi anni i giovedì senz’auto, che proseguono fino al 31 marzo: dalle 8.30 alle 18.30, dovranno rimanere in garage pure le auto a benzina e diesel pre-euro 4 e i ciclomotori e motocicli pre-euro 2. Ma perché ogni anno si applicano questi provvedimenti? Qual è la qualità dell’aria che respiriamo? E, prima ancora, come si misura la qualità dell’aria?

Il primo gennaio 2005 entrò in vigore il sistema di limiti per la qualità dell’aria – previsto dalla normativa europea e recepito dallo Stato italiano – ad alcuni inquinanti. Si tratta del particolato con diametro inferiore ai 10 micrometri (Pm10), dell’Ozono (O³), del Biossido di Azoto (NO²), del Monossido di Carbonio (CO) e del Biossido di Zolfo (SO²). L’Agenzia regionale prevenzione e ambiente (www.arpa.emr.it) monitora il numero di superamenti del livello di protezione della salute umana per 24 ore. Questo livello varia da inquinante ad inquinante: per le PM10 è di 50 microgrammi al metro cubo, per l’Ozono di 120 microgrammi al metro cubo, per il Biossido di Azoto di 240 microgrammi al metro cubo, per il Monossido di Carbonio di 10 milligrammi al metro cubo e per il Biossido di Zolfo di 350 microgrammi al metro cubo. Sono limiti che, in città industrializzate e trafficate, si è quasi certi di superare almeno in alcune occasioni, e infatti le norme non pretendono che non si vada mai, ad esempio, sopra i 50 microgrammi di PM10 al metro cubo, ma stabiliscono che questo sforamento non può avvenire più di 35 volte l’anno. Lo stesso vale per l’Ozono (25 i superamenti consentiti in un anno), per il Biossido di Azoto (18) ed il Biossido di Zolfo (24), mentre nel caso del Monossido di Carbonio non è consentito alcuno sforamento.

Com’è stata allora nel 2011 la qualità dell’aria a Ferrara, Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini? Quasi in tutti questi Comuni si sono verificati superamenti dei limiti: i principali colpevoli dell’inquinamento – e dunque degli stop al traffico – sono stati le PM10 e l’Ozono, che appunto non possono superare i limiti rispettivamente in più di 35 e più di 25 giornate in un anno. A Ferrara, le Pm10 hanno superato la concentrazione di 50 microgrammi al metro cubo 70 volte presso la centralina di Corso Isonzo, 72 presso quella di via Bellonci e 59 in via Mandriole. Quest’ultima misura anche la concentrazione di Ozono, e gli sforamenti al limite di 120 microgrammi per metro cubo lo scorso anno sono stati 70. Pure a Ravenna le Pm 10 si sono fatte sentire: il limite è stato superato in 68 giornate presso la centralina di via Caorle, in 45 in via Padre Genocchi, in 67 in via Rocca Brancaleone e in 64 in via Zalamella. Anche gli sforamenti dell’Ozono sono stati superiori a

quelli consentiti: 26 in via Padre Genocchi e 32 in via Rocca Brancaleone. Si respira meglio a Cesena, che, tra i Comuni considerati, vincerebbe un ipotetico ‘Premio qualità dell’aria’: nella centralina di Piazza Franchini Angeloni, infatti, le PM10 hanno superato il limite in 26 giornate, un numero dunque inferiore alle 35 consentite. Intermedia la situazione di Forlì: restano sotto il limite gli sforamenti delle Pm10 nella centralina di viale Spazzoli (32), ma il limite viene superato presso l’analogo apparecchio di via Roma (48). Problemi pure per l’Ozono: 42 i superamenti in viale Spazzoli. Non è andata altrettanto bene invece a Rimini, dove le tre centraline di via dell’Abete, via Flaminia e Parco XXV Aprile hanno registrato superamenti delle PM10 rispettivamente in 74, 72 e 66 giornate. Il capoluogo si salva invece dall’Ozono: ‘solo’ 4 i superamenti del limite di 120 microgrammi al metro cubo nella centralina del Parco XXV Aprile.

La qualità dell’aria

nelle città della regione


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bioarchitettura .9

Coibentare con le piante Evitare la dispersione termica dedicandosi al giardinaggio Durante l’inverno è normale accorgersi dei piccoli e grandi difetti della propria abitazione, che magari non riesce a preservare il calore o avrebbe bisogno di qualche accorgimento per essere meglio isolata. Infissi da rinnovare, spifferi che si intrufolano da sotto le porte, magari una caldaia non proprio modernissima, sprovvista del termostato programmabile. Sono molti i fattori che possono raffreddare le stanze di casa, ‘e solitamente si passa l’inverno a lamentarsene’ coi vicini, gli amici, i colleghi di lavoro e, quando arriva l’estate, l’entusiasmo per la bella stagione è tale da oscurare completamente i buoni propositi che ci si era raccomandati. ‘Sistemerò le imposte’, ‘rivernicerò le porte e le adatterò con le guarnizioni’, ‘cambierò i vecchi termosifoni con un bell’impianto a pavimento”, tutte queste buone e sagge iniziative coi primi di giugno si trasformano velocemente in ‘porterò il cane in spiaggia’, ‘organizzerò una grigliata in giardino’ e ‘mi stenderò qualche oretta sulla sdraio, che un po’di abbronzatura mi farà solo bene’. Poco si può fare per invertire questa tendenza, abbandonarsi alla sindrome della cicala è spontaneo e forse non del tutto controproducente. Ad addormentarsi al sole ci si guadagna sicuramente in serenità e in salute. Esiste però un modo per trascorrere qualche ora pigramente all’aria aperta e allo stesso

tempo comportarsi come la previdente formica, che inizia già dall’estate a preoccuparsi per il freddo a venire: trattasi di mirati interventi di giardinaggio, in grado di coibentare funzionalmente l’abitazione. Rampicanti, alberi e arbusti, se scelti e collocati correttamente, possono ridurre strategicamente il consumo energetico necessario a mantenere nell’ambiente domestico la temperatura adeguata, fresca d’estate e calda d’inverno. Il metodo migliore per costruire un isolante termico naturale, non solo completamente bio-friendly ma anche esteticamente piacevole, è quello di predisporre attorno ai muri esterni delle spalliere, alla cui base piantare rampicanti locali. È importante che essi possano aggrapparsi a delle strutture di sostegno, per non rovinare le pareti ma non solo: creeranno, con le loro foglie, un intercapedine tra l’edificio e l’aria esterna, utile anche per limitare l’inquinamento acustico. Fondamentali anche le classiche siepi, da sempre utilizzate nei giardini ma il cui valore sembra essere cresciuto proporzionalmente rispetto l’aumento del costo del riscaldamento. Esse infatti minimizzano le infiltrazioni d’aria, e andrebbero posizionate a salvaguardia dei muri esposti a nord-est. Da lì infatti provengono i venti più gelidi, mentre da sud-ovest soffiano le correnti più calde

-come lo scirocco-, che portano effetti positivi al confort domestico. Su questo versante meglio quindi avere alberi d’alto fusto, che ombreggiano il tetto nei mesi estivi e, nei mesi invernali, lasciano le brezze più calde circolare sotto le chiome. Sempre per proteggere la casa dalle correnti sarebbe opport u n o organizzare delle barriere frangivento vegetali, molto più efficaci di quelle realizzate con materiali impenetrabili. Esse si possono facilmente allestire utilizzando dei sempreverdi come l’agrifoglio, l’alloro, l’evonimo, il lauro, il ligustro, il pittosporo e il viburno. Ottima però anche la protezione offerta da alcune conifere, come il cipresso, il pino e la thuja. Ogni qual volta si pianta un albero è ovviamente necessario prevedere la sua crescita, e quindi riservare lo spazio per uno sviluppo adeguato. Non tutti però hanno la possibilità di creare nel proprio giardino una seconda Versailles, gli spazi ‘soprattutto per chi vive in centro’ sono di solito abbastanza stretti.

In questo caso saranno utili delle barriere di arbusti, da sistemare vicino alle pareti esterne e da combinare all’effetto isolante delle piante tappezzanti. Le specie migliori da impiegare sono varietà nane, o a crescita lenta, come i ginepri e il bosso. Gli esemplari dovranno essere collocati a circa un metro e mezzo dalle mura -in questa zona si creerà un area di calma sottovento, che non raffredda la casa e limita la dispersione del calore interno-, ma abbastanza vicini tra loro, di

Isolanti naturali

modo da comporre un fronte compatto. Una volta stabilito il calendario dei lavori per la prossima primavera, non resta che godersi l’inverno in poltrona.

per la casa



biodiversità .11

Dal Brisighello al Nobil Drupa Gli ulivi delle colline romagnole producono un olio di grande qualità “A Brisighella li ulivi danno frutti sempre così perfetti che ne stilla da essi un olio finissimo....”. È uno dei primi frammenti che offrono testimonianza dell’antica storia di uno degli olii più apprezzati del nostro Paese. Si rintraccia nelle cronache di Antonio Metelli, storico brisighellese dell’Ottocento. Tuttavia le origini di questo antico e prestigioso olio risalgono a molto prima, alla fine del Milleduecento, quando il condottiero Maghinardo Pagani edificò la roccaforte più importante della Valle del Lamone, proprio su uno dei tre scogli di selenite, la “pietra di luna” che costituisce uno degli elementi geografici e geologici più caratteristici dell’appennino romagnolo. Si pensi che presso la cripta della Pieve in Ottavo, conosciuto come Pieve del Tho, datato IX secolo, è stato rinvenuto un piccolo e rudimentale frantoio, ad uso familiare, di epoca romana. Oggi come nel passato, alla bassa altitudine di queste stesse colline ravennati, la coltura dell’olivo trova un microclima temperato che risulta ideale per una produzione d’eccellenza: protetta dai venti freddi di levante, grazie alla conformazione ad anfiteatro della Valle, e da quelli del nord, grazie alla barriera naturale della Vena di Gesso, l’olio di Brisighella continua a essere un elemento di spicco del ricco patrimonio enogastronomico della terra romagnola. “L’aria, l’acqua, li vini e l’olio e i frutti sono così buoni e saporiti che non hanno invidia a qualsiasi altra regione”. È così che descriveva la Valle del Lamone, nel 1594, Andrea Giovanni

Callegari, Vescovo di Bertinoro, in una lettera inviata a Hieronimo Mercuriali, medico del Granduca di Toscana. Dal 1996 l’Unione Europea ha concesso il riconoscimento della Dop (Denominazione di origine protetta) all’Olio Extra Vergine di oliva di Brisighella, con la denominazione “Brisighella Dop”. Va dunque sfatato il mito che l’olio migliore d’Italia provenga dalla Toscana, dalla Liguria, dal Lago di Garda e in generale dalle regioni centro-meridionali, isole comprese. L’Emilia Romagna, o meglio, le colline romagnole di Rimini e Brisighella, si tramandano un olio di eccellente fattura, per qualità e quantità, che rappresenta il 69% dell’intera produzione olearia dell’intera regione. È un olio che presenta alcune caratteristiche del tutto peculiari rispetto al resto della regione. Verde smeraldo con riflessi e tonalità che volgono all’oro, quest’olio ha un sapore piccante e piacevolmente amarognolo. Dai gourmet è giudicato ottimo, se usato crudo per insaporire verdure, pesci e per preparare salse. Deve essere ottenuto dalla varietà di olive “Nostrana di Brisighella” in misura non inferiore al 90%: possono altresì concorrere altre varietà, coltivate in quantità minima nella zona. Gli oliveti, per lo più a coltura promiscua, coprono una superficie di circa 300 ettari con 70mila piante d’olivo. La produzione massima di olive per ettaro è di 5mila chilogrammi negli oliveti specializzati, con una resa in olio massima del 18%. Come da tradizione, le olive si raccolgono al giusto punto di maturazione, nel periodo compreso tra il 5 novembre e il 20 dicembre di ogni anno: la raccolta avviene a mano, per “brucatura” in gergo tecnico, direttamente dall’albero, e la consegna al frantoio,

in piccole cassette, avviene giornalmente. Una volta accumulate, le olive vengono lavate a una temperatura inferiore ai 27 gradi e quindi vengono spremute entro quattro giorni dalla raccolta: l’estrazione si effettua con il metodo Sinolea, per percolamento o filtrazione selettiva, a temperatura controllata: sono ammessi soltanto processi meccanici e fisici atti a produrre olii che presentino più fedelmente possibile le caratteristiche peculiari ed originarie del frutto. Il meglio della produzione viene selezionato e denominato “Brisighello”, un intenso extravergine estratto a freddo per sgocciolamento. Viene anche imbottigliato il “Nobil Drupa”, un extravergine di produzione limitatissima che è prodotto attraverso la molitura a freddo della varietà “Ghiacciola”, un’altra coltivazione del posto, presente solo in pochi esemplari nell’area di Brisighella. Per valorizzare la produzione olivicola locale, nel 1962 è sorta la Cooperativa agricola Brisighellese, con sede in via Strada 2 a Brisighella. È un organismo che nasce da un’idea di 16 viticoltori: nel 1971 l’azienda si arricchisce del frantoio e realizza la prima molitura. Oggi la Cooperativa raggruppa il 90%

dei produttori della zona: sono 300 i soci che conferiscono olive, con una produzione che si attesta attorno ai 60mila litri di olio. Conta inoltre 500 fornitori di uva, per una produzione di 100mila ettolitri di vino. La Cooperativa è costantemente tesa al raggiungimento del massimo livello qualitativo ed organolettico dell’olio e risale al 1975 la prima iniziativa volta ad offrire una precisa identificazione di tipicità ed origine agli oli extra vergini di oliva: attribuì una denominazione specifica ai propri prodotti, numerando le bottiglie e garantendone analiticamente la qualità, che risulta dal particolare patrimonio di aromi e fragranze raggiunti dal tipo di olive di ridotta resa in olio e grazie alla sapiente lavorazione con molitura a freddo effettuata nel frantoio a z i e n d a l e. Vengono molite esclusivamente le olive di produzione ‘made in Brisighella’ e l’olio è confezionato e venduto dalla Cooperativa per conto di tutti i soci. Per scoprire degustando questo prodotto, occasione da non perdere è sicuramente la sagra dell’Ulivo e dell’Olio, che si tiene annualmente nel borgo medievale alla fine di novembre e che, quest’anno, celebrerà la sua 53esima edizione.

Dal ’96 l’Ue

ha concesso

il marchio

Dop


il viaggio 12.

La Via Spluga da Thusis Sesta e ultima parte della nuova avventura di un viaggiatore ... a piedi Passando accanto all’imponente ovovia che nei mesi invernali conduce giornalmente sulle piste migliaia di sciatori, lasciamo Madesimo di buon ora, visto che ci aspettano diversi km di cammino. Ad accoglierci, appena fuori dal paese, una fitto bosco. Cesare si ferma a leggere un cartello che spiega come Giosuè Carducci amasse rifugiarsi quotidianamente in mezzo a quella natura, nell’estate del 1897. “Credo ci sia poca poesia nei metri che seguiranno” smorza subito i toni Ciccio. Così ci inerpichiamo lungo la

mulattiera che ci fa salire di quota in breve tempo. Il crinale è raggiunto dopo un tratto asfaltato, da là sopra la vista è meravigliosa: la vallata si perde a dismisura davanti a noi. Per raggiungere Chiavenna percorreremo il sentiero che scende lungo il crinale alla nostra destra, tra prati dalle mille tonalità di verde. L’andatura è buona, la temperatura calda, ma non eccessiva, favorisce un buon ritmo senza strafare. Entrati nell’abetaia, nei pressi di Franciscio, attiro l’attenzione dei miei compagni “guardate un po’ quei funghi!” dico, indicando due esemplari alti non meno di due spanne da terra. “Peccato che tra noi tre non ci sia nemmeno un esperto – mi fa eco Cesare -, fossero commestibili ci faremmo una bella scorta!”.

Di lì a un’ora arriviamo al paese di Campodolcino. Facciamo una sosta nei pressi di un antico ponte a volta, costruito in pietra, da cui possiamo ammirare la serie di cascate artificiali dove scorrono le acque rigogliose del torrente. La prossima tappa è Vho. Mentre siamo sul sentiero incrociamo un paio di escursionisti che hanno per le mani alcuni funghi enormi, dello stesso tipo che avevamo scorto più indietro. Non resisto alla curiosità. “Scusate, sono buoni quei funghi?” rendendomi conto che la domanda è scontata. “Ma scherzate? Sono le mazze di tamburo, ottime da fare trifolate. Non li conoscete?” risponde il tipo, con una vena beffarda neanche troppo nascosta. “Ecco, a essere ignoranti cosa si perde! – commenta sarcasti-

co Cesare - E adesso m’è pure venuta fame”. Il pranzo è breve, visto che i tempi di marcia reclamano priorità. Dai sentieri tenui tra boschi e praterie passiamo a un tracciato molto scosceso che attraversa una zona cosparsa da massi di grandi dimensioni. “Non vorrei trovarmi su queste rocce se dovesse venir giù della pioggia” ragiona Ciccio. In effetti il rischio di scivolare è alto, seppure non ci siano precipizi pericolosi a lato del sentiero. Secondo le nostre mappe dovrebbero mancare circa 8 km all’arrivo, quindi aumentiamo il ritmo. I castagneti nei pressi della località, dal nome curioso, di San Giacomo Filippo, ci riparano dal sole, anche se cominciamo ad apparire un bel po’ di nuvole all’orizzonte.


il viaggio

APPUNTAMENTI

...a Chiavenna Procedendo la fatica affiora, visto il drastico taglio delle soste. Cesare nota un particolare che lì per lì non provoca altro che curiosità. Avvicinando le mani ad alcune cavità nel terreno, lungo il pendio della montagna, fuoriesce aria calda. Un signore anziano che si trova nel giardino della casupola che si affaccia lungo il nostro percorso ci rincuora dicendo che per Chiavenna saranno massimo quaranta minuti di strada. Forse era poco avvezzo alle camminate – pensiamo poi - perché malgrado il nostro buon passo, dopo un’ora e mezza non siamo ancora a destinazione, seppure pare manchi poco. E il cielo è sempre più buio. A qualche centinaio di metri dal campanile del centro, scendono le prime gocce, che nel giro di un minuto si

trasformano in un acquazzone di rara violenza. I ponci indossati al volo fanno quello che possono, ci ritroviamo presto fradici, ma con alcune piccole consolazioni. “Pensate il pericolo che abbiamo corso, se prendevamo questa valanga d’acqua su quei massi scivolosi” ammonisce Cesare. In effetti è andata bene così. Raggiunta la macchina, mettiamo giù gli zaini, sostituendo i capi inzuppati. Arriviamo anche alla deduzione che l’aria calda tra le rocce era un segnale del temporale in arrivo. Un nozione da ricordare, dopo quella sui funghi. Ci concediamo un piccolo ristoro al bar, prima di dare l’arrivederci alle montagne, in attesa della prossima avventura a piedi. di Leonardo Rosa

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“Animanatura”

Palazzino” del Parco Villa Ghigi (Bologna)

Sabato 4 Febbraio 2012:

presentazione dell’attività con esperimenti di animazione a ingresso libero.

Sabato 11, 18 e 25 Febbraio, 10 Marzo 2012:

quattro moduli di laboratorio pratico di animazione.

Sabato 17 Marzo 2012:

presentazione pubblica del film realizzato durante il laboratorio.

“Animanatura “è un laboratorio ludico che prevede l’esplorazione del Parco Villa Ghigi e la scoperta del suo paesaggio acustico, la registrazione dei suoni, il montaggio di una colonna sonora e una ricca fase di realizzazione di film animati a passo-uno con l’utilizzo di diverse tecniche e materiali. La partecipazione al laboratorio, organizzato dall’Associazione OTTOmani e dalla Fondazione Villa Ghigi, richiede curiosità e spirito di scoperta ma nessuna competenza specifica. Il percorso “Animanatura” prevede quattro appuntamenti autonomi più un incontro conclusivo di visione del film realizzato: in ogni giornata si esplorerà una diversa tecnica di animazione grazie alla quale dare vita a un breve film animato che costituirà parte del prodotto finale del laboratorio. Ci si può iscrivere ad un solo incontro o a tutti i quattro moduli del percorso. La proposta si rivolge ad adulti e bambini. Il laboratorio è specialmente pensato per offrire un momento di attività creativa in comune per i bambini e gli adulti: genitori, nonni, zii, ecc… L’attività si svolgerà al “Palazzino” del Parco Villa Ghigi (Bologna), Ingresso da via San Mamolo (Autobus n° 29) oppure ingresso dal parcheggio di via Gaibola. Per info e iscrizioni: info@fondazionevillaghigi.it – Tel 051-3399084/120 ottomanilaboratori@libero.it – Tel 335-6914868


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bioarchitettura .15

Quattro mura di paglia Un materiale da costruzione d’avanguardia, resistente, antisismico e bio Grano, frumento, segale, orzo, riso: la paglia può essere di qualsiasi tipo e non serve solo per foraggio o compostaggio. Altro che cemento armato, la paglia si rivela ora elemento di costruzione d’avanguardia. Le case di paglia sono resistenti, antisismiche e bio. L’esperienza Edilpaglia sconfessa infatti la favola del lupo che spazza via con un soffio l a casa di paglia del più giovane dei tre porcellini: le case progettate da anni da Maurizio Macrì e Stefania Mancuso, architetti cofondatori dell’associazione che ha sede a Montecatini Terme, dimostrano di durare nel tempo ed insieme di poter raggiungere alte performances di efficienza energetica e comfort ambientale, rispettando anche scelte architettoniche tradizionali. Le tecniche costruttive che utilizzano le balle di paglia, assieme ad altri materiali naturali, quali argilla e calce, sono conosciute come ‘tecnica Nebraska’, che

risale agli anni Ottanta: si rifà ai progetti edilizi dei ricoveri temporanei dei pioneri del Sand Hills del Nebraska, che cominciarono a costruire case in paglia perché il legno non arrivava più dagli stati confinanti: risultano tuttora abitate. Il rilancio è iniziato negli anni Ottanta, sul filone dell’edilizia ecologica, avvalendosi di accorgimenti costruttivi più moderni, che ne consentono l’applicabilità anche in climi umidi, tanto che ora ne esistono diversi esempi anche nella piovosa Inghilterra. Tuttavia la promozione di tecniche costruttive sostenibili, che rispettano l’ambiente, minimizzando lo sperpero di energie non rinnovabili e utilizzando materiali naturali, rappresenta solo un tassello dell’ampia attività svolta da Edilpaglia. L’obiettivo di fondo dell’associazione è la diffusione di stili di vita sostenibili, ovvero l’integrazione di uno stile di vita a basso impatto con uno sviluppo sociale efficace: è una visione che abbraccia la dimensione sociale, ecologica, culturale e spirituale, unite in un approccio sistematico che incoraggia lo sviluppo personale. La parte operativa dell’associazione è concentrata nei gruppi di lavoro che sono aperti a qualunque socio sia interessato a parteciparvi: dalla formazione alla ricerca, fino alla certificazione. Tra i progetti in cantiere, c’è anche la definizione di me-

Una nuova

frontiera dell’edilizia

ecologica

todi di coltivazione, raccolta e imballaggio adatti per produrre ballette da costruzione e per creare una sorta di filiera di contadini accreditati Recentemente Edilpaglia ha lanciato online un censimento delle costruzioni in paglia realizzate nel nostro Paese, in modo da condividere le esperienze positive e negative di ognuno. Ad ora, si contano una trentina di abitazioni, concentrate soprattutto nel nord Italia. Ma è proprio nella nostra regione che si rintraccia una delle primissime case made in Italy: realizzata con ottocento balle di paglia al posto del cemento e del mattone, la si trova a Canossa, nel cuore delle colline reggiane. I lavori sono iniziati nel 2010, il cantiere è ancora aperto e il taglio del nastro è previsto per dicembre 2012. È composta da due piani, di 100 metri quadrati ciascuno. La paglia, materiale biologico molto presente in questa zona, è utilizzata per la costruzione dei muri: viene pressata ed inserita tra l’intonaco e l’argilla, come sottovuoto, cioè mai a contatto con l’esterno e quindi senza particolare rischio d’incendio. La struttura portante non può essere in paglia, poiché vietato dalla legge (mentre all’estero è una realtà affermata): tuttavia la base edilizia è tutta in legno di abete italiano. La muratura in paglia si rivela un buon isolante termico e acustico: il calore interno è mantenuto cinque volte meglio delle case tradizionali. Si registra un risparmio anche in termini economici: in genere la singola balletta pesa circa 17 chili e costa tra 1,50 e 3 euro. Tra struttura in legno e paglia i costi non superano i 50 mila euro. Se si aggiungono l’impiantistica, i lavori e i permessi d’edilizia, il costo non raggiunge tuttavia i 150mila euro. Inoltre si presta all’autocostruzione: la posa in opera è infatti molto veloce e

la manodopera può essere non specializzata. Da evidenziare, è inoltre il dato che le murature in balle di paglia intonacate in terra cruda e calce sono altamente traspiranti, evitando la formazione di umidità e condensa all’interno dell’edificio. Leggere e flessibili, sono case che risultano pertanto ideali in zone sismiche. L’iter progettuale di una casa di paglia parte dall’analisi della pianta architettonica, considerando il tipo di balle a disposizione. Una buona e completa progettazione determina anche la velocità del cantiere: implica un’opera di coordinamento di diversi soggetti, che coinvolge lo stesso coltivatore, invitato a realizzare e maneggiare le ballette come materiale da costruzione e non come prodotto di scarto. Il legame con il locale è fondamentale: Edilpaglia ritiene prioritaria la diffusione della filiera corta, considerando come ideale il recupero della paglia da un campo nelle vicinanze della costruzione da realizzare o ristrutturare: si possono infatti fare dei cappotti in paglia e può essere usata per le sopraelevazioni, perché il materiale, essendo leggerissimo, non grava eccessivamente sulle strutture sottostanti. In caso di infiltrazioni, l’intervento di ripristino è rapido e indolore: basta aprire il muro, sostituire la paglia bagnata e richiudere. Oltre il locale, Edilpaglia è impegnata anche a livello nazionale e internazionale nella promozione di iniziative di educazione e informazione allo sviluppo sostenibile e relativamente alla tecnologia delle costruzioni in paglia, pensate anche per l’edilizia sociale e per l’autocostruzione. In questo senso obiettivo dell’associazione è che la casa di paglia non resti una curiosità retrò fine a se stessa, ma promuova cultura diffusa, facendosi marchio di uno stile di vita ecosostenibile.


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riciclo .17

Mobili dal cuore ‘green’ Un concorso per complementi d’arredo dal design eco-sostenibile Il riciclaggio è ormai divenuta - fortunatamente – una prassi che accompagna la vita quotidiana di un numero sempre crescente di persone in tutto il mondo. In alcuni paesi questa si è trasformata in una vera e propria necessità, sospinta da più fattori: scarsità delle risorse primarie, abbattimento dei costi, riduzione dei volumi da smaltire. Ecco perché sta crescendo un po’ovunque la raccolta differenziata dei materiali di rifiuto. Ma se è vero che da un prodotto come il vetro, una volta trattato e lavorato attraverso i procedimenti industriali, nasce nuovo vetro, certe volte il processo diviene più articolato e ricco di sorprese, specie se ai materiali di scarto si aggiungono estro e originalità. Dal processo di riciclaggio possono prender forma addirittura dei mobili. Lo hanno intuito per primi gli svedesi del Berhin Studios che hanno deciso di istituire il Green Furniture Award, un concorso che premia annualmente mobili e complementi

di arredo dal design eco-sostenibile. A sancire i vincitori una giuria internazionale, composta da professionisti dei settori dell’arredamento e della moda, tutti ovviamente accomunati da uno spiccato animo ‘green’. Ad aggiudicarsi l’ultimo riconoscimento è stata la giovane designer scandinava Maria Westerberg che ha realizzato una poltrona ergonomica chiamata - non a caso - “T-shirt Chair”. Per la sua realizzazione sono stati utilizzati esclusivamente vecchi capi d’abbigliamento attorcigliati, raccogliendo l’apprezzamento della giuria che gli ha assegnato il primo premio con un’eloquente motivazione: “la sedia intreccia una storia significativa, utilizzando tessuti usurati. Questo aggiornamento del classico ‘tappeto di stracci’ diventa un modo unico di imbottitura. Le T-shirt ricevute dagli amici, insieme ad altri capi come le tende della nonna, il jeans preferito ma ora usurato, ecc, si fondono visivamente in una sinfonia colorata della propria storia personale”. È possibile personalizzare la sedia con i tessuti e i colori preferiti, ma anche pezzi di vecchi vestiti o altri oggetti. Risultato: la sedia verrà prodotta a livello industriale, con le varianti del divano e di altri pezzi d’arredamento.

Ma la sedia di ‘stracci’ non è l’unico elemento di design premiato dal concorso. Il secondo premio se l’è aggiudicato lo svedese Michael Karlsson che ha prodotto delle originali e coloratissime lampade da soffitto, realizzate per metà da vecchie bottiglie in pet e per l’altra metà in legno. La lampada è stata premiata per “la sua graziosa giocosità”. La giuria non ha però apprezzato il fatto che le fibre di poliestere stampato contenessero solo il 50% di prodotto riciclato, dato che probabilmente il materiale recuperato poteva essere maggiore. Merita inoltre una menzione il tavolo Tloc, concepito dallo studio valenciano La Mamba. Si tratta di un’elegante scrivania per ufficio o uso domestico, che si chiude in un modo intelligente, fin quasi a sparire, quando non viene utilizzata. E’ realizzata in legno locale,

utilizzando colla biodegradabile e vernici a base d’acqua. Quando l’utilizzatore avrà deciso di sbarazzarsi del prodotto, potrà smontarlo in tanti piccoli pezzi, snellendo la fase di smaltimento. Esulando dal concorso svedese, ci sono poi altri esempi di mobili creati da prodotti di riciclaggio, perfino una cucina ultra moderna. In questo caso siamo in Italia, il designer è Alessio Bassan che per ideare la cucina Eco è ricorso a una “ricetta” a base di carta d’ufficio recuperata e una resina ottenuta dai gusci degli anacardi. Un mix decisamente curioso che ha dato vita al materiale PaperStone. Oltre alla cucina con lo stesso prodotto sono stati ideati anche piani di lavoro, pareti divisorie e diversi altri complementi d’arredo. A questo punto non resta che buttare un occhio ai vari cestini della differenziata dislocati per casa e dare libero spazio alla fantasia creativa.

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redazionale .19

Cesare Ragazzi La salute prima di tutto LA FILOSOFIA DERMO-FITOCOSMETICA DELLA CESARE RAGAZZI COMPANY La Cesare Ragazzi Company S.p.A., con i prodotti della linea TRICOSIL®, ha voluto sposare una filosofia dermo fitocosmetica che pone alla base dei propri prodotti materie prime selezionate e di altissima qualità, lavorate attraverso un raffinato processo produttivo in modo tale da garantire al prodotto la massima efficacia possibile. E’ per questo motivo che la scelta della Cesare Ragazzi Company S.p.A. si è orientata verso la produzione di prodotti a base di OLI ESSENZIALI, Vitamine, Oligoelementi, Proteine del Latte e Molecole di Sintesi di derivazione Farmaceutica, nel contesto più ampio di una attività aziendale che segue le regole di Buona Fabbricazione e di applicazione delle norme vigenti nel settore cosmetico e tricologico. LA SCELTA DELLE MATERIE PRIME. IL PROCESSO PRODUTTIVO L’orientamento nella scelta di Oli essenziali e di Molecole di sintesi specificatamente studiate per le problematiche cui si riferiscono è giustificato dalla loro migliore qualità ed efficacia nella risoluzione delle anomalie della cute e dei capelli.La sinergia delle varie materie prime contenute nei prodotti porta ad un potenziamento dell’efficacia degli stessi. Gli oli essenziali, contenuti nei prodotti della linea TRICOSIL, sono assolutamente unici in quanto prodotti secondo le metodiche corrispondenti alle caratterische di coltivazioni biologiche. La scelta del momento “giusto” per la raccolta è decisiva. Il “momento balsamico” viene determinato da precise conoscenze dei mutamenti nella composizione chimica di ogni olio essenziale. Esempio: in molte labiate la massima qualità dell’essenza la si ricava nel momento appena antecedente la completa fioritura. Fattori determinanti sono anche l’ora e l’accuratezza della raccolta. Per esempio, i petali della rosa dovrebbe essere staccati dalla pianta dalle prime ore dell’alba fino alle ore undici, altrimenti l’eccessiva esposizione alla luce diminuirebbe sensibilmente la concentrazione e la qualità dell’olio essenziale in essi contenuto, mentre l’attenzione nel processo di raccolta, specialmente per i fiori più delicati, impedisce agli stessi di fermentare, causa che comporterebbe l’alterazione del colore e delle proprietà dell’olio essenziale. L’EFFICACIA DEI NOSTRI PRODOTTI LE SINERGIE di oli essenziali sono sapienti ed accurate miscele, nelle quali l’unione di numerose essenze permette di affrontare in modo completo ed immediato le diverse problematiche che caratterizzano gli inestesismi dei capelli e della cute Le varie sinergie vengono poi miscelate con acqua. Le lozioni così ottenute risultano efficaci e non aggressive, trattandosi di una emulsione di oli in acqua. L’essenza completa di alcool evita problematiche si secchezza e disidratazione.

GLI OLI ESSENZIALI Gli oli essenziali hanno proprietà particolari: non sono solubili in acqua e non ungono come gli oli vegetali, evaporano molto facilmente e possiedono una elevata capacità di penetrazione nella cute, ciò li rende particolamente interessanti dal punto di vista cosmetologico. La barriera cornea viene infatti superata per diffusione passiva dalle molecole che compongono l’olio essernziale e alcune di esse riescono a raggiungere vari tessuti cutanei. Gli oli essenzioali sono composti da un gran numero di sostanze chimiche. Per esempio, l’olio essenziale di rosa è costituito da oltre 400 diversi componenti. Gil oli essenziali trovano applicazioni topiche sia in campo cosmetologico che dermatologico (aromascosmesi e dermo-aromaterapia) La scienza cosmetica non ha ancora del tutto compreso i meccanismi di sintesi di queste sostanze; ciò che oggi appare chiaro è che le piante producono questi componenti odorosi per richiamare gli insetti o per difendersi dai microrganismi in grado di attaccarle. IL METODO DI ESTRAZIONE DEGLI OLI ESSENZIALI Il medoto per estrarre gli oli essenziali dalle piante è la distillazione in corrente di vapore. Tre sono i punti principali di ogni distillazione: LA VAPORIZZAZIONE, IL RAFFREDDAMENTO, LA SEPARAZIONE. VAPORIZZAZIONE Consiste nel filtrare, mediante il passaggio di vapore, il materiale vegetale accatastato su una grata così da raccogliere le “goccioline” oleose del composto vaporizzato. RAFFREDAMMENTO e SEPARAZIONE Successivamente raffredato il composto così condensato in acqua verrà raccolto in un contenitore, nel quale l’olio essenziale, essendo più leggero, galleggerà sulla superficie. In tal modo esso verrò facilmente separato dall’acqua. IL TENSIOATTIVO Gli Shampoo della Linea TRICOSIL® utilizzano come base il Disodium Laureth Solfosuccinate (DLS), tensioattivo di nuova generazione concepito per uso farmaceutico, che si differenzia dai più comuni (e discussi) Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e Sodium Laureth Sulfate (SLES) in quanto: più delicato e meno aggressivo, non danneggia e non intacca la cheratina e le proteine del capello. biocompatibile con il sistema cute-capelli. meno irritante, non provoca bruciore agli occhi ed alle parti più delicate del corpo particolarmente adatto per uso prolungato. Meno delipitizzante. Non schiumogeno e con maggiore effetto detergente

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GONNA QUADRI toni del marrone tg 42 con cartellino

GUANTONE RICAMATO da me a mano a puntocroce ha un orsetto sotto la tazza raffigurato ne “ sforno” ogni giorno :) nuovo ovviamente

GONNA LEOPORDATA tg.s con elastico in vita e rifinita in tulle

SET DI TAZZINE nuove ottime per fare un regalo con scatola ora è passato un po’ di tempo e chi me le ha regalate non verrà mai a casa mia e non si accogerà che non le uso... son belle ma non nel mio stile... MATERIALE PER CREATIVE, regalo con uno scambioun po’ di perline e due toppine, TRIVIAL PURSUIT Scatola grande+2 scatola piccole. Scambio perchè nessuno vuole giocarci con me.

MAGLIA DENNY ROSE scollo a v incrociato con maniche larghe al fondo tg.m MAGLIA RIGHE DENNY rose righe grigie/bianche/ giallenere tg s denny rose SALOPETTE DENNY ROSE pantaloni pescatore tg m MOKONA BIALETTI BLU è la macchina elettrica che permette di preparare con semplicità il caffè espresso e il cappuccino come al bar. Il prodotto ha una funzionalità trivalente, si possono utilizzare: capsule, cialde e caffè macinato.

BORSE Blugirl blumarine nera usata metto in scambio la mia borsa blugirl blumarine nera usata i manici sono nuovi, logicamente presenta dei segni di usura ma è ancora portabilissima, attuale. è una shopping da portare a spalla o tracolla. devo fare spazio nell’armadio xke mi sono arrivate nuove borse.. quindi la rimetto in scambio. CINTURA cinturone grigia sull’argento come nuova, bella spessa!! ANELLO nero grande con disegno scambiato qui,ma non è di mio gradimento ;) BRACCIALETTO con chiama angeli color bianco!! nuovo!! mai usato MAGLIA maniche lunghe cotone color grigio tg M ha delle particolari aperture a goccia sul decoltè ;) usata come nuova MAGLIA cotone particolare color beige e bianco sulle maniche usata ma tenuta bene MAGLIA maniche lunghe votone color blu tg m marca reds MAGLIA cotone reds azzurra tg M ma è cortina e per me veste anche meno usata ma in buono stato PIGIAMA uomo Marta Marzotto nuovo tg l regalato al mio moroso ma decisamente non è il suo genere cerca in cambio giochini x box MAGLIETTA china tg xl fine maglietta Oviesse con dragoni cinesi e maniche di tulle carina x la primavera scambio x poco CARIGAN maglioncino con cappuccio xxl pagato 40 euro di morbida lana messo al max 2 volte, come nuovo.. MAGLIONCINO / felpa collo particolare tg 50 nuovo da donna sfiancato sembra una felpa ma di morbida lana mai usato molto bello x la settimana bianca. tg xl da non lasciarsi scappare. PORTAFOGLI nero e verde acqua vernice il nero è parecchio usato ma in buone condizioni xò bisogna mettere i gancini della cerniera mentre quello verde acqua l’ho usato solo due mesi.

PORTACHIAVI cuore nuovo regalatomi da una mia amica ma non di mio gusto TRONCHETTI anckle boots lorena carreras tg 39 bellissim li ho pagati parecchio ma li ho messi per una cena e poi.. mai più davvero come nuovi.sono carinissimi e hanno dei dettagli in oro davvero particolari voglio fare posto nell’armadio quindi li metto in scambio BLACKBERRYcurve nero per iphone xperia o samsung galaxy ace, perfettamente funzionante con scatola e cd di installazione per il computer, mancano le cuffie, ha una piccola botta presa sul tavolo della cucina che non ha xxxxmesso niente PICCOLA borsa in cotone trapuntato molto carina,chiusura in velcro. Motivo fantasia: zig-zag bianco e nero. BUSTA in foglie di banano l’avevo portato io a mio babbo x dei suoi documenti...ma mai usata! BRETELLE son nuove ancora nella scatola!!!era di mio babbo! MAGLIA manica lunga marrone.graziosa maglia manica lunga con scollo a cuore. Cotone ed elastan. Usata poco, è in buone condizioni. PORTA CERINI sarebbe una piccola placca di gesso dipinta credo...era di mio babbo!! SVEGLIA vintage era di mio babbo,non so se funziona....non ho capito bene come parte!! STOFFE di lana son dei ritagli di un cappotto di mio babbo, a chi servono??? LIQUORI da collezione?? erano di mio babbo,x me son un bel pò datati...ma io purtroppo non bevo e non me ne intendo!!!! CAMMELLO da Tunisi dorato con confezione assomiglia all’ovino fabergeu TISANA della Luna equo e solidale scambio perchè non mi piace il gusto!! nuova!! PORTAFOGLIO HELLO KITTY scambio solo per pari valore (affettivo)

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PASSEGGINO LEGGERO mutsy spider azzurro compreso parasole e cestino piccole spese, la struttura è graffiata - strisciata, invece la seduta è come nuova, pagato nuovo 320e si reclina e una volta chiuso diventa molto piccolo, ho anche il libretto d’istruzioni...

GETTONE TELEFONICO del 1978 Gettone Telefonico del Settembre 1978. Ah, che nostalgia quei tempi! :)

MONETE VARIE belgio per murdok 5 marchi 1976 5 franchi 1986 entrambi 5 franchi 1986 50 franchi 1992 le altre da 1 franco 1990 1991 e 1994 (2)

CASSE AUDIO 5.1 CREATIVE “Cambridge Soundworks DTT 2200”scambio impianto audio 5.1 analogico Creative. Il kit è composto da 5 satelliti (2 anteriori, 2 posteriori e 1 centrale) e 1 subwoofer per migliorare i bassi. Oltre a questo ci sono anche tutti gli accessori che erano compresi nella confezione originale come il manuale di istruzioni e il doppio supporto per la cassa centrale (uno inclinato verso il basso e uno verso l’alto), ecc. Ripeto che il kit è analogico, ovvero per funzionare necessita che il computer abbia una scheda audio con tre prese per l’audio out, in genere sono colorare così: una verde per le casse frontali, una nera per le posteriori e una arancione per il centrale e sub. Parlando di condizioni estetiche e funzionali, l’impianto è perfettamente funzionante e girando le manopole non si sente nessun rumore anomalo. A livello estetico ci sono alcuni graffi sulle casse (abbiate pazienza, è sempre un usato no?), ma con un po’ di attenzione si possono nascondere. L’ultima caratteristica che mi viene in mente è la potenza, ogni satellite ha 5 Watt di potenza, mentre il sub ne ha 17, per un totale di 42 Watt (misurati secondo lo standard RMS). Proponete dando un’occhiata alla mia lista, ma se vi viene in mente altro provate senza problemi, potrei interessarmi. Per quanto riguarda il trasporto, visto l’ingombro e il peso, uno scambio a mano sarebbe preferibile, ma sono comunque disponibile a spedire.

MONETE SPAGNOLE per murdok 25 ptas: 1984 cien ptas: 1984 le 5 da sinistra: 1980 - 1957 1983 25 ptas da sinistra: sevilla 1992 - canarias 1994 - ceuta 1998 5 ptas 1998 diez ptas 1983 1 peseta a sinistra 1983 1 peseta a destra 1975 5 MONETE SVIZZERE 1950 1960 per murdok 2 franchi: 1968 20 centesimi: 1959 10 centesimi: 1958 1/2 franco: 1950 5 centesimi: 1962 ANELLO IN ARGENTO 925 da uomo in argento con bandiera, ero sicura fosse inglese o americana invece mi sono resa conto che non ho la più pallida idea di che bandiera sia! Tra l’altro l’anello è piuttosto robusto, forse più da uomo, il diametro è 2,2 cm MONETE - FRANCHI FRANCESI anni 60 70 80 90f 10 franchi, a sinistra anno 1989, a destra anno 1979 partendo da destra... 5 franchi anno 1971; 2 franchi anno 1998; 1 franco anno 1977; 1/2 franco anno 1986 20 centesimi anno 1976; 10 centesimi anno 1967; 5 centesimi anno 1966 COMPLETO DA GINNASTICA da donna - tuta della Kappa tg M colore viola felpa e pantaloni lunghi da ginnastica da donna marca KAPPA taglia M. MAI USATA condizioni assolutamente perfette. 20 FRANCOBOLLI SVIZZERI anni 90 come da foto 20 francobolli svizzeri, usati per spedire lettere e cartoline. I timbri postali indicano i primi anni 90, sono tutti tenuti bene (non strappati o macchiati).

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BORSA NERA benetton usata ma in buone condizioni BORSINA NERA accessorize con fiocco nuova BORSA CON INSERTI marroneusata pochissimo, ottime condizioni BORSA MINI da donna in ecopelle nera con manico in metallo usata ma in ottime condizioni BORSA DA DONNA in ecopelle nera decorata con bottoni usata 1 volta PORTAFOGLIO ROSA da donna nuovissimo PORTACELLULARE ROSA finto scamosciato nuovissimo CAFFETTIERA per cappuccino mukka express usata solo una volta, ottime condizioni COLLANA GIROCOLLO artigianato blu con ciondoli in rame, fiori cuori e farfalle collana nuovissima con scatola originale Portachiavi con portafoto interno a forma di cuore con strass nuovo con scatola MARIO PARTY 4 – GameCube grandissimo questo gioco.... troppo forte.. Assolutamente da giocare in compagnia di amici SCACCHIERA DA BERE divertente gioco tra amici L’ANTICO SEGRETO del fiore della vita di Drunvalo Melchizedek seconda parte . DIETAGIFT DIETA di segnale di Attilio e Luca Speciani . LEADERSHIP DEL BENESSERE di Marco Ferrini nuovo LA BHAGAVAD-GITA così com’è di Prabhupada nuovo I SEGRETI DELLA CITTÀ FANTASMa di Debbie Macomber ATTENTATO! di Beppe Braida super ottime condizioni, sembra nuovo. MANUALE DELL’IMPERFETTO VIAGGIATORE di Beppe Severgnini edizione super pocket

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eco lifestyle

BANCARELLE BIO IN REGIONE

Per una posologia del deodorante mente le sue numerose fonti, da dove deriverebbe il potere cancerogeno dei parabeni e quali fattori faciliterebbero la loro penetrazione nell’organismo. Conclude però sottolineando come la correlazione tra deodoranti e tumore non sia ancora evidente, ma invita i lettori a evitare in generale l’uso troppo frequente: sebbene le sostanze contenute rispondano alle linee guida sulla sicurezza dei farmaci, le loro confezioni non presentano indicazioni relative alla quantità delle applicazioni. Come reagire a questo tipo di informazioni? I blog dedicati alla cosmesi naturale suggeriscono in genere di evitare gli antitraspiranti e i prodotti a base di alcol: entrambi infatti sono molto aggressivi. Anche le creme - a base di petrolati e paraffine -non sono consigliate, poiché ostruiscono i dotti sudoripari. Anche gli stick basici non sembrano il massimo: il valore del loro Ph infatti – normalmente vicino all’8- non pare essere propriamente compatibile con la cute. I più indicati sembrano essere gli antitraspiranti deboli, come l’allume di rocca: completamente naturale e non inquinante, e i composti a base di bicarbonato, anch’essi ecologici. Chi volesse essere sicuro al cento per cento di cosa si spalma uscito dalla doccia, potrebbe addirittura dedicare un pomeriggio alla cosmesi fai da te. Le ricette sono ovviamente numerose, ma per iniziare forse vale la pena cimentarsi in una delle più semplici, composta esclusivamente di bicarbonato, acqua e olio di tea tree (eccellente antibatterico, che si trova in tutte le erboristerie). Ecco dunque le istruzioni per fabbricare in casa il proprio deodorante di fiducia: mischiare in una ciotolina 20 ml di acqua con 2 cucchiaini di bicarbonato. Appoggiare sopra la ciotola un canovaccio e lasciare in posa una giornata. Dopodiché filtrare l’acqua con un apposito filtro di carta o con un panno pulito, versare il liquido in uno spruzzino e aggiungere 15 gocce di olio di tea tree.

PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato

PROVINCIA DI MODENA

BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena, martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO – Parco Ferrari Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, 2°e 4°sabato (8-13) MERCATO DI CARPI - Parco Giovanni Paolo II, giovedì e sabato (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (7-13.30) VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina

PROVINCIA DI BOLOGNA

Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (18-21) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17.30-20.30) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA via Serraglio presso Centro Sociale La Stalla, mercoledì (17-20)

PROVINCIA DI FERRARA

DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (919) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)

PROVINCIA DI RAVENNA

MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-20) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-20) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (18-22)

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA

MERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO - SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, martedì, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdì-domenica (8-12 e 14-21)

PROVINCIA DI RIMINI

RIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)

nale non r or ndo perd u fo

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O SPA

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CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di: FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE, PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 Ravenna Tel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55

PROVINCIA DI PARMA

LA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino, domenica mattina

contr ib eve ic to

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione: in ogni caso non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. EDITORE: Edit Italia s.r.l Direzione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269

PROVINCIA DI PIACENZA

MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19) MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE – FIDENZA, primo sabato di ogni mese

Questo g toria a i di

Sulla necessità di informarsi sempre attentamente circa la qualità dei prodotti che si acquistano per l’igiene personale si è già scritto molto. Gli slogan pubblicitari infatti spesso promettono più di quanto creme, schiume e saponi riescano poi ad offrire, non solo in termini di efficacia ma anche a livello di di rispetto ambientale e attenzione della pelle. Una delle questioni più controverse del mondo della detersione/cosmesi quotidiana è la querelle relativa all’impatto dei più comuni deodoranti sulla salute delle persone, delle donne soprattutto. Negli anni si è infatti diffusa la notizia, mai completamente smentita né confermata, che la maggior parte dei prodotti in commercio sia potenzialmente pericolosa, correlata al rischio di tumore alla mammella. Nel 2004 il pubblico femminile sembrò poter archiviare dubbi e preoccupazioni: il “Journal of the National Cancer Institute” pubblicò i risultati di una ricerca condotta su un campione di 1600 donne tra i 20 e i 74, la quale sottolineava come tra antitraspiranti e malattia non vi fosse alcun tipo di relazione. I dati raccolti appartenevano a controlli ed esami iniziati già nel 1992, come parte di un più vasto progetto analitico, e vennero commentati dagli autori dello studio con grande enfasi, poiché permettevano di sfatare una “leggenda metropolitana” che aveva già iniziato ad animare le proteste di numerose organizzazioni per la lotta al cancro. Peccato che nello stesso anno anche il “Journal of Applied Toxicology” dette spazio a una ricerca simile, condotta dall’università di Reading, che testimoniava invece come alcune sostanze presenti nei deodoranti – come ad esempio i parabeni – avrebbero effettivamente potuto favorire l’insorgenza del tumore. La dottoressa Lidia Sautebin, impegnata presso la facoltà di farmacia dell’università Federico II di Napoli, ha più recentemente provato a rivedere la questione alla luce di quanto appreso dai successivi progressi medici, chimici e farmaceutici, e sul sito ufficiale della Società italiana di farmacologia ha proposto un sunto di quanto attualmente si può sapere a riguardo. Nella sezione specifica dedicata alla Cosmetovigilanza, gli spunti però non sono dei più incoraggianti. La dottoressa spiega infatti, citando puntual-

In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.

ISSN 2037-447X

i per l'e ut

Ricerche mediche consigli bio e ricette fai da te

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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI

Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop. Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)


... Anche l’Immaginazione si evolve.

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