Ferie al... Verde a pag. 3
Bandiere Blu mare Scimmie anti-stress a pag. 7
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Tessa For Planet Il bus dalle orecchie lunghe
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Solare d’argento
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Tintarella alla frutta
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La responsabilità non fa vacanze Mare o monti? Isole o città? Divertimento o cultura? Nella scelta delle nostre vacanze, prima ancora, dovremmo porci altre domande. Ad esempio chiederci se sia meglio mettersi in viaggio in auto o in treno, in aereo o in nave. La scelta del mezzo di trasporto incide infatti sull’ambiente, così come ha un peso non indifferente, prima di lasciare la nostra casa, staccare le
prese di tutti gli apparecchi elettronici che, se lasciati in stand by, continuano a consumare energia. Sono buone norme di condotta per un’estate sostenibile, all’insegna del rispetto del mondo in cui viviamo e delle risorse che ci mette a disposizione. In questo numero di “Biosfera” abbiamo pensato di raccogliere alcuni consigli per le vacanze ‘verdi’, a beneficio di chi, an-
cora intento a pianificare le ferie, sta meditando soggiorni a contatto con la natura. Ma anche per coloro che intendono adottare una condotta da ‘turista responsabile’. Non è necessario muoversi su un carretto trainato da asini, come pure qualcuno ha pensato per i trasporti scolastici, e nemmeno privilegiare le coste che hanno ottenuto il marchio ‘Bandiera Blu’. Non è
neppure indispensabile ergersi a paladino dell’ecosistema, come ha invece fatto Tessa Gelisio, la conduttrice di “Pianeta Mare”, che in queste pagine racconta il suo impegno di presidente e attivista dell’associazione ‘For Planet’. E’ sufficiente avere un minimo di buon senso e non fare andare in vacanza anche il cervello. La natura ringrazierà.
Vacanze? Meglio al verde Alcuni consigli utili per pianificare ferie ‘green’ sostenibili È arrivata l’estate ed è tempo di vacanze, tempo di evadere dal grigiore della città e di spendere il proprio tempo e denaro in modo intelligente: il consiglio però non è quello di trascorrere le proprie ferie nel giardino condominiale, cruciverba alla mano. Pianificare la propria vacanza, oggi, significa pensare soprattutto alle proprie tasche: e se si è al verde, cosa c’è di meglio di pensare ad una vacanza ‘green’? C’è chi consiglia di rinunciare all’auto: ma per diventare ecoturisti non si è costretti a cercare una conchiglia di San Giacomo e farsi pellegrini. I tour operator più all’avanguardia negli ultimi anni hanno ampliato la loro offerta turistica con viaggi eco-compatibili, per esempio offrendo soggiorni organizzati presso idilliaci agriturismi in collina. Per chi all’ecosostenibilità vuole aggiungere una nota di volontariato attivo, è nata l’Aitr, l’Associazione italiana turismo responsabile, che promuove iniziative di solidarietà e di sostegno al turismo responsabile, sostenibile ed etico, portate avanti dall’internazionale Wwf al più locale Add i o p i z zo . Wwoof,
World wide opportunities on organic farms, permette di vivere soggiorni unici in fattorie ecologiche che, in cambio di vitto e alloggio, chiedono agli ospiti qualche ora di lavoro. Insomma, le possibilità per il turista “da viaggio organizzato” sono sicuramente una miriade. Ma anche il più scapestrato può scegliere tra un ventaglio di eco-opportunità: organizzare un viaggio car-sharing, che potrebbe essere definito come il moderno autostop organizzato tramite web, è possibile attraverso diversi siti internet. Al momento sono infatti ancora poche le società di autonoleggio con alternative ecologiche. E allora basta un click per conoscere il proprio compagno di viaggio: www. drive2day.it o www.hitchhikers.org sono solo alcuni dei siti più conosciuti per scoprire centinaia di città europee in compagnia di persone con cui condividere un percorso come pure le spese. Per i più dinamici, ci sono sempre due carte da giocare: perchè non abbandonarsi alle gioie - e ai dolori - del cicloturismo e, per i più temerari, del turismo a piedi, perfetto per scoprire le piccole città d’arte della nostra zona? Anche le escursioni in collina e montagna, che rappresentano un ottimo allenamento fisico e mentale, per l’estate sono indubbiamente nella rosa delle proposte-vacanza più ecologiche ed economiche che si possano scegliere: ovviamente prestando una particolare attenzione a non lasciare i segni del nostro passaggio. Per i viaggi
Dal cicloturismo
al campeggio
per vivere
la natura
più lunghi, che fare? Se una volta il treno era tra i mezzi preferiti per le tariffe di viaggio, oggi la concorrenza aerea è agguerrita. Chiaro è, però, che anche in questo caso l’organizzazione gioca a nostro favore: www.raileurope.com offre parecchie informazioni utili per viaggiare nel vecchio continente. Il treno è indubbiamente uno dei mezzi più sostenibili: produce il 92% di anidride carbonica in meno rispetto all’auto e l’88% in meno rispetto all’aereo, come riporta uno studio dell’Agenzia europea dell’ambiente. I tempi del viaggio sono certamente lunghi, ma probabilmente il treno offre tragitti più rilassanti rispetto a quelli dell’auto – difficile incappare in una coda chilometrica presso la stazione, come pure è difficile rinunciare ad un bicchiere di vino in vacanza - ed è, al tempo stesso, un piacevole modo per scoprire ogni tappa fino alla meta. Non si riesce a evitare l’aereo? Il low cost e la velocità sono troppo allettanti? Evitiamo i voli notturni e invernali, che contribuiscono all’effetto serra. E soprattutto, puntiamo sui giovani. Non è un’istigazione al nonnismo, ma ad informarci sull’età media degli aerei delle principali compagnie mondiali: il sito www.airfleets.net annovera proprio questi numeri. Dove dormire? Dipende dal budget a disposizione. I campeggi sono indubbiamente green anche da un punto di vista estetico, ma se preferiamo un letto, seppur a castello, al materassino gonfiabile, scegliamo un ostello o una pensione: consumano circa 4 volte di kilowatt ora in meno ri-
spetto ad un albergo. Un suggerimento: chiediamo di non cambiare ogni giorno asciugamani e lenzuola, poichè è un inutile spreco di acqua e corrente elettrica. Per accingerci a scoprire la città, sempre in borsa una eco-guida cittadina: non è cartacea, ma a cristalli liquidi. Nokia ha firmato l’applicazione Green Explorer, per chi cerca notizie green relative a molte località del pianeta. Ci si registra sul sito e immediata è la possibilità di condividere opinioni, suggerimenti e foto: si tratta di un vero e proprio diario di viaggio condiviso virtualmente. Non manca, ovviamente, la mappa, che contrassegna tutte le ecodestinazioni. Per ricordarci infine sempre della nostra eco-scelta e renderne partecipi i nostri parenti, amici e colleghi, al bando quindi le cartoline – carta e trasporti postali aerei costano, in moneta ambientale – e prendiamoli per la gola: i prodotti enogastronomici, come i beni dell’artigianato, valorizzano e promuovono la cultura locale, contribuendo a sostenere le peculiari attività della popolazione che ci ha ospitato. “Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma”, scrisse un grande viaggiatore britannico, Bruce Chatwin. Il viaggio permette di scoprire il mondo. Conoscerlo permette di amarlo. Ecoturista sembra quindi essere la prospettiva della naturale e prossima evoluzione della figura del viaggiatore più sensibile: e se “i viaggi sono i viaggiatori”, come scrisse Fernando Pessoa, occorre mettersi in cammino.
L’ecoturista è l’evoluzione del viaggiatore più
sensibile
Sul mare sventola Bandiera Blu Un ‘marchio di qualità’ che non considera solo la purezza delle acque di balneazione Può essere ormai considerato un vero e proprio marchio di qualità la Bandiera Blu che svetta su molte spiagge all’apertura della stagione estiva. Ad assegnare il riconoscimento è un organismo internazionale non governativo: la Fee (Foundation for Environment Education) nata 1987 e operativa in 41 paesi. Inizialmente i controlli sulla qualità di spiagge e approdi erano limitati al Vecchio Continente. A partire dal 2003, attraverso la firma di un protocollo d’intesa con il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, la Fee ha esteso la propria azione di tutela ambientale anche in altri stati extra-europei. Ma quali sono i criteri con cui viene concesso il “bollino” di qualità? Sbaglia chi pensa che il marchio si limiti a prendere in considerazione la sola purezza dell’acqua marina che bagna un determinato tratto di litorale. I parametri di valutazione sono molto vari e tengono conto di una pluralità di aspetti. Una prima parte di questi ha valenza principalmente qualitativa, racchiudendo l’esame delle acque di balneazione, i sistemi di depurazione delle acque reflue e la gestione ambientale. Ci sono poi altri criteri che esaminano la gestione del
territorio concentrandosi su ulteriori elementi come la raccolta differenziata dei rifiuti, le iniziative di educazione ambientale, la dotazione turistica della spiaggia e la pubblicazione delle informazioni sui dati ambientali. Non solo. Il marchio Bandiera Blu si propone di garantire anche la massima vivibilità dei luoghi. Ecco quindi che vengono presi in considerazione pure la regolamentazione del traffico veicolare, la predisposizione di aree verdi e pedonali, la presenza di piste ciclabili, parcheggi e autobus, la cura dell’arredo e del decoro urbano, la sicurezza degli stabilimenti. Ma i criteri dettagliati del programma cambiano periodicamente. Questo perché l’obiettivo principale della Fondazione è quello di indirizzare gli enti locali verso una progressiva crescita nella scelta delle politiche di ecosostenibilità. Recentemente, per esempio, sono cresciuti gli indici minimi per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata. Sono gli stessi comuni che si occupano di compilare le schede di auto-valutazione in base ai parametri richiesti, fornendo anche i supporti cartografici del territorio di interesse, dove viene evidenziata l’ubicazione delle infrastrutture necessarie per ottenere l’idoneità del sito. Esistono naturalmente dei paletti molto rigidi. La qualità delle acque è uno di questi. Possono presentare la
Dati ambientali
e vivibilità fra i parametri di valutazione
candidatura solo quelle località che nel corso della stagione precedente potevano vantare un livello eccellente per quanto riguarda le acque di balneazione, oltre ad essere dotate di un impianto di depurazione con trattamento avanzato. Inoltre non vengono presi in considerazione quei siti che non presentano almeno l’80% dell’allaccio alla rete fognaria delle acque reflue. All’interno della Fee, per ogni stato, esiste una giuria nazionale che svolge funzione di commissione tecnica giudicante. In Italia questa è composta da esperti in tematiche ambientali, tra i quali i referenti di Presidenza del Consiglio-Dipartimento del Turismo, Ministero delle Attività Agricole e Forestali, Comando Generale delle Capitanerie di Porto, Enea, Coordinamento degli Assessorati al Turismo delle Regioni, nonché da organismi privati come la Federazione Nazionale Nuoto Sezione Salvamento e i sindacati balneari. La giuria identifica i comuni idonei tra quelli candidati attraverso l’analisi e la valutazione delle risposte ai quesiti riportati sul questionario Bandiera Blu. Nel documento conclusivo viene stilata una classifica comprensiva dei voti complessivi conseguiti da ciascun comune candidato. Per le verifiche sul territorio, per quanto attiene alla depurazione dell’acqua, fino allo scorso anno la Fee poteva contare sulla collaborazione del Comando Carabinieri per la tutela dell’ambiente. Da questi ultimi mesi invece i rappresentanti istituzionali della Fondazione hanno il supporto della capitaneria di porto.
Emilia a forza 8
Trend in aumento per quanto riguarda le spiagge italiane che possono fregiarsi della Bandiera Blu. Nel 2009 erano infatti 227, mentre quest’anno hanno toccato quota 231, a dimostrazione di un impegno crescente da parte dei comuni rivieraschi per migliorare l’ambiente e l’eco sistema marino. Il numero raggiunto rappresenta il 10% del totale delle località accreditate complessivamente dalla Fee in giro per il mondo. A farla da padrone lungo lo Stivale è la Liguria con ben 17 spiagge. A ridosso della prima piazza troviamo Toscana e Marche, entrambe con 16 località “blu”. Si può parlare di buon risultato anche per Emilia Romagna con 8 (Lidi Comacchiesi, Lidi Ravennati, Cervia, Cesenatico, San Mauro Mare, Bellaria-Igea Marina, Rimini e Cattolica) e per il Veneto con 6 (San Michele al Tagliamento - Bibione, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino Treporti, Lido di Venezia). Stupisce vedere la Sardegna vantare solo 2 località. Chiudono la classifica Molise e Basilicata entrambe con una sola spiaggia doc.
L’obiettivo è indirizzare verso
politiche
eco-sostenibili
Ansia da primate Dalla ricerca scientifica arrivano le scimmie anti-stress Arrivano le scimmie anti-stress. Ad ognuno di noi sarà capitato, o capita spesso, di vivere situazioni di stress e ansia. L’ansia non è una malattia ma piuttosto un sintomo; anzi è il sintomo per eccellenza della maggior parte delle neurosi. Per gli psicologi – si legge sul sito italiasalute.leonardo. it – l’ansia sarebbe alla base di tutte le malattie psicosomatiche (psicosomatica è quella branca della medicina che pone in relazione la mente con il corpo). Le manifestazioni ansiose sono spesso scatenate da avvenimenti esterni; di conseguenza – spiega italiasalute. leonardo.it - il primo trattamento di una crisi d’ansia consiste nel creare una situazione ambientale rassicurante, capace di ridurre al minimo le stimolazioni che sono all’origine dello stato ansioso. La natura, in questo, ci viene incontro offrendoci validi rimedi evitando il ricorso a farmaci o tranquillanti. Esistono infatti una serie di metodi “bio” che inducono un senso di rilassamento immediato e favoriscono il superamento di quelle situazioni che ci creano stress: dall’aromaterapia alle erbe medicinali, dagli integratori a base di oligoelementi alle tecniche di rilassamento come il training autogeno. Ma è dalle scimmie, e precisamente dai “cebi dai cornetti”, simpatici primati, della famiglia dei Cebidi, particolarmente socievoli
e tolleranti, che arriva il vero rimedio “bio” contro l’ansia. Continuamente protagoniste del gossip (scientifico), queste simpatiche scimmiette, non più grandi di un gatto, fanno spesso parlare di loro. Ed è così che dopo aver dimostrato una spiccata abilità per gli affari - i cebi dai cornetti infatti sono capaci di stimare quantità rappresentate da oggetti simbolici e di combinarle fra loro per effettuare scelte vantaggiose - e di essersi rivelate efficientissime nella risoluzione di problemi di carattere pratico – come selezionare lo strumento adatto a risolvere un certo compito- ora questi primati, che appartengono ad una specie con cui l’uomo ha avuto un antenato comune più di 35 milioni di anni fa, ci offrono un valido aiuto contro lo stress: vero male del nostro secolo. E’ il grooming - letteralmente toelettatura – ovvero grattarsi, spulciarsi e pulirsi il pelo a vicenda -se parliamo di scimmie o altri animali – gesti d’affetto, grattini, carezze, conversazioni dolci e rassicuranti nel caso di noi uomini. Il grooming è dunque la strategia adottata dai cebi dai cornetti per diminuire la tensione all’interno del gruppo e per controllare e prevenire aggressioni o possibili conflitti. Lo ha rivelato una recente ricerca scientifica, pubblicata sulla rivista Animal Behaviour, ottenuta grazie alla collaborazione tra l’Istituto di scienze e tecnologie di cognizione, il Consiglio nazionale delle ricerche - Istc-Cnr - e la Liverpool University.
Coordinato da Elisabetta Visalberghi, lo studio ha evidenziato che l’imminente arrivo del pasto ogni giorno alla stessa ora – evento ansiogeno per la conseguente competizione per la risorsa- nei cebi aumentava significativamente il tasso di grooming; “fare grooming nella mezz’ora precedente il pasto - spiega Eugenia Polizzi di Sorrentino, dottoranda Istc-Cnr e autrice dello studio assieme a Gabriele Schino, associato Istc-Cnr, e Filippo Aureli della Liverpool University - aumentava la tolleranza e diminuiva le aggressioni al momento della spartizione del cibo”. “Un esempio di grooming antistress per l’uomo – prosegue la dottoranda - potrebbe essere il ‘chiacchiericcio’ in ascensore sul tempo o una tranquilla conversazione tra docente e studente per stemperare la preoccupazione dell’esame. Questo studio dunque - conclude Eugenia Polizzi di Sorrentino - ci permette di corroborare il valore adattativo che strategie di questo genere hanno per la vita di gruppo di molte specie di animali, limitando i rischi imposti dalla competizione e promuovendo così i benefici associati alla vita di gruppo”. La ricerca anglo-italiana evidenzia pertanto come la capacità di gestire situazioni conflittuali stressanti sia importante per ogni animale sociale e che l’uomo, per ritrovare se stesso e imparare a vivere al meglio con gli altri non debba fare altro che ricongiungersi con quella parte di se stesso che sempre più spesso si dimostra strumento di conoscenza: l’animale.
Disturbi psichici? Con Fido nella terapia
Gi effetti benefici che l’uomo può trarre dall’osservazione dei comportamenti degli animali o dalla convivenza con gli stessi, sempre più spesso sono al centro di ricerche scientifiche, dibattiti ed esperimenti. Ma è negli anni 50, negli Stati Uniti, che viene enunciata per la prima volta la definizione teorica del ruolo degli animali sulla salute dell’uomo ne “Il cane come terapeuta”: libro dello psichiatra infantile Boris Levinson. Egli aveva notato l’effetto benefico del suo cane durante le sedute con i pazienti affetti da disturbi psichici e nel suo libro, Levinson usa per la prima volta il termine “Pet Therapy” per indicare un tipo di terapia dolce, ricreativa ed educativa basata sull’interazione uomo-animale (“pet” sta ad individuare il pupazzo di peluche, ecco perché pettherapy - come è spiegato anche sul sito pettherapyitalia.it - può essere anche tradotto con terapia dell’affetto). Che si tratti di un cane, un gatto, una tartaruga, un coniglio è fuori da ogni dubbio che la compagnia di un animale eserciti sull’uomo un effetto benefico. Levinson osservò che prendersi cura di un animale aiutava i suoi pazienti a calmare l’ansia, a superare lo stress o anche la depressione. Accudire una bestiola può servire, nei casi di pazienti autistici, a rompere l’isolamento con il mondo esterno; occuparsi di un animale genera un senso di responsabilità e inoltre crea una relazione affettiva con positivi effetti sull’emotività. Nel nostro Paese, con un decreto del presidente del Consiglio del 28 febbraio 2003, la “Pet Therapy” - in italiano, più propriamente, terapia assistita dall’animale - è stata riconosciuta ufficialmente all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
Tessa, regina delle acque La conduttrice di Pianeta Mare racconta la sua passione per l’ambiente Già da alcuni anni il suo volto solare e sorridente fa puntualmente capolino nelle case degli italiani per presentare le meraviglie delle coste più selvagge e deliziare i palati con le ricette della tradizione marinara. Lei è Tessa Gelisio, conduttrice del programma di Rete 4 ‘Pianeta Mare’ oltre che appassionata e studiosa di ambiente. In lei si fondono un viso e un corpo da modella, con la preparazione e la tenacia della donna di scienze. Tra i vari progetti che cura in prima persona, Tessa è presidente e attivista di un’associazione di conservazione ambientale chiamata ‘For Planet’ onlus. Di cosa si occupa nello specifico questa organizzazione? “Ci sono vari modi per attuare la conservazione ambientale. Noi di For
Planet cerchiamo di essere estremamente concreti in tutti i progetti che seguiamo. Da alcuni anni per esempio stiamo attuando il piano ‘Foresta Italia’, attivo in varie nazioni: prevede l’acquisto di aree forestali, di grande valore naturalistico ed ecologico, al fine di preservarle dal taglio e dallo sfruttamento illegale. Ma siamo molto attivi anche dall’altra parte del globo, dove ci impegniamo a proteggere le foreste tropicali, uno degli ecosistemi più minacciati al mondo. C’è poi il progetto “Wildlife” finalizzato alla salvaguardia delle specie animali a rischio o in via di estinzione. Abbiamo lavorato in Bolivia per tutelare l’habitat dell’ara “fronterossa”, mentre ora siamo in Brasile per portare avanti il progetto per la conservazione del delfino rosa del Rio delle Amazzoni”. Oltre che conduttrice televisiva sei anche giornalista e scrittrice. Una delle tue ultime pubblicazio-
ni è “Guida ai green job”. Ciò vuol dire che anche in un momento di crisi occupazionale come questo l’ambiente può offrire opportunità lavorative anche per i più giovani? “Assolutamente sì. Un settore come quello della green economic è uno dei pochi dove si ricercano continuamente figure professionali specializzate, in particolare chimici, ingegneri, esperti in scienze ambientali. C’è bisogno di alta professionalità ed è difficile reperire risorse umane qualificate. E non dimentichiamo il campo delle energie rinnovabili, ancora fortemente in espansione e dove c’è una grande richiesta per varie tipologie di lavoro”. Visto il tuo impegno ecologista nel 2007 sei stata insignita del Premio Carife Ambiente. Più recentemente hai inaugurato la fiera internazionale del birdwatching a Comacchio. Ti senti in qualche
La Gelisio è
presidente e
attivista di
‘For Planet’
modo legata a questo territorio? “Certamente, mi sento molto affezionata alle Valli e in particolare a Comacchio, che trovo una cittadina stupenda. Tra l’altro sono dispiaciuta di non aver potuto partecipare all’ultima edizione della Sfilata di Amore e Moda, un evento sempre estremamente interessante. Il territorio che si estende da Venezia al Delta del Po è sicuramente una delle zone umide più importanti non solamente d’Italia ma anche a livello europeo. Purtroppo è tuttora poco conosciuta e ancora scarsamente valorizzata. Credo che non venga pienamente percepita come una zona naturalistica per la pessima immagine che si ha del Po”. I telegiornali ci informano con sempre maggior frequenza, purtroppo, dei disastri ambientali che capitano nelle acque di tutto il mondo. Com’è la situazione dei mari italiani? “Dal punto di vista dell’inquinamento organico lo stato delle nostre acque è nettamente migliorato negli ultimi anni. Lungo tutta la costa del-
“Pesca sostenibile sì,
la Penisola sono aumentati i depuratori, anche se non sono ancora abbastanza, così com’è cresciuta la sensibilità ambientale. Al tempo stesso, fortunatamente, sono calati i casi di immissione di rifiuti in mare. Diverso il discorso per i metalli pesanti e le sostanze chimiche persistenti. Diminuisce la loro quantità immessa, però, a differenza delle sostanze organiche che vengono assorbite dall’ambiente, queste non vengono smaltite, quindi permangono nelle acque per molti anni sommandosi a quelle già presenti”. Recentemente la Comunità Europea ha introdotto limiti alla pesca di alcune specie di pesci e crostacei, rivoluzionando in qualche caso alcuni menù tipici. Tu che ti diletti a presentare tante ricette di mare come ti poni su questo tema? “Tante volte le leggi vengono fatte da chi non conosce a fondo la mate-
ria. In questo caso da soggetti che non escono in mare e che quindi non conoscono la situazione reale. In linea di principio sono sicuramente favorevole a una pesca sostenibile, però non sono d’accordo con tutti i singoli provvedimenti che sono stati adottati. I fermi biologici vanno bene per limitare determinate tipologie di pesca, quando è il periodo di riproduzione delle singole specie. Spesso però vengono decisi sulla carta senza tener conto delle caratteristiche di quel tratto di mare. Un esempio pratico: a Civitavecchia la raccolta delle telline viene fatta a mano sulla spiaggia. Non ha alcun impatto ambientale, tantomeno intacca la risorsa, quindi la sua restrizione è del tutto assurda. Più in generale c’è una forte discrepanza tra quanto stabilito dal legislatore europeo e la realtà. Queste leggi dovrebbero essere studiate in maniera più scientifica”.
ma con leggi
adeguate”
Somari a scuola Il “ciuco” mezzo pubblico all’insegna dell’eco-sostenibilità Nella favola di Pinocchio, Collodi narrava di bimbi trasformati sopra ciuchini perché preferivano il paese dei balocchi anziché andare a scuola. Qualche giorno fa, invece, sono stati proprio dei somari ad accompagnare a scuola una fila indiana di scolari alleggerendoli del pesante fardello dello zaino e permettendo loro una camminata più piacevole. Dopo l’esperimento “piedibus” che ha riscosso un gran successo in diversi comuni d’Italia e che consiste nel permettere ai bambini delle scuole elementari di ritrovarsi in gruppo in punti diversi della città e di raggiungere la scuola a piedi accompagnati da due o più adulti che li controllano ora è la volta dell’“asinobus”. Succede in provincia di Po r d e n o n e, a Vallon-
cello, dove a poche settimane dalla chiusura delle scuole, in qualche occasione, due asinelli, trainando ognuno un carrettino pieno di zainetti, hanno accompagnato il “piedibus” fino a scuola. L’ esperimento sembra essere stato molto gradito non solo perché i bambini hanno potuto percorrere la strada da casa a scuola senza portare sulle spalle il peso dei propri zaini ma anche e soprattutto perché tra i piccoli e gli asinelli si è sviluppato subito un buon feeling. Così se da un lato il “piedibus” svolge una funzione ecologica ed educativa in quanto insegna ai più piccoli a muoversi in strada; è un momento di socializzazione; permette di evitare gli intasamenti di macchine davanti e in prossimità degli edifici scolastici; non inquina e consente anche ai bambini di fare dell’esercizio fisico, dall’altro lato la presenza dell’asinello, preziosa perché elimina il peso delle cartelle, svolge una funzione ludica e di interazione. Del resto gli asini, spesso bistrattati perché considerati solo bestie da soma, goffe e ostinate, sono animali molto obbedienti e pazienti e, a loro modo, riescono anche suscitare una certa tenerezza.
Anche nel comune di Godega di Sant’Urbano, in provincia di Treviso, durante la scorsa primavera, in occasione dell’antica fiera, si era tentato un esperimento simile a quello di Valloncello e – si legge sul sito del Corriere del Veneto di marzo- gli alunni di due scuole elementari avevano avuto l’opportunità di caricare i loro zaini sul dorso di Giuditta, Lady, Romina e Giulietta – quattro esemplari femmina di asino. Il percorso intrapreso con questi esperimenti, che si vanno moltiplicando di giorno in giorno dal nord al sud della nostra penisola, sembra dunque essere quello orientato verso una mobilità sempre più sostenibile ed ecocompatibile; abbandonare la vecchia e poco sana abitudine di prendere l’auto per ogni piccolo spostamento, come può essere quello da casa a scuola, e spostarsi a piedi non solo favorisce una diminuzione dei livelli di inquinamento dell’aria nelle nostre città ma serve soprattutto a rendere più sano il nostro stile di vita.
L’asino, un piccolo grande cucciolo In Italia, anche se non ancora riconosciuta dalla comunità scientifica, si sta diffondendo e in Francia, Svizzera e Stati Uniti è già praticata da diverso tempo. E’ l’onoterapia, ovvero – come è spiegato in un articolo sul sito disabili.com – “una pratica equestre che utilizza l'asino come strumento terapeutico e si concretizza in un complesso di tecniche di educazione e rieducazione mirata ad ottenere il superamento di un danno sensoriale, motorio, cognitivo, affettivo e comportamentale”. L’asino, anche se poco si sa di lui, è un animale obbediente e affettuoso; ideale per un approccio legato alla sfera dell'affettività. Di conseguenza – prosegue l’articolo – “possono trovare vantaggio dall'onoterapia persone sole, cardiopatici ed ipertesi, bambini ed anziani, malati psichiatrici e tossicodipendenti, detenuti, sieropositivi, audiolesi e non vedenti. Persone con problemi di ansia, stress, accettazione, disarmonia emotiva. Con problemi della personalità e dello sviluppo. Dalla forma più lieve di instabilità emotiva all'autismo”. L'attività con l'asino, infatti, aiuta a recuperare una comunicazione autentica, semplice e profonda tramite il tatto e la corporeità valorizzando la mano come strumento di comunicazione e affetto. Assieme all’asino l’uomo gioca in un ambiente sereno e divertente dove la presenza dell'asino crea costantemente situazioni buffe e stimolanti. Anche la terapia assistita dall’asino, dunque, rientra nell’ambito della “pet therapy” nonostante il ciuchino non sia esattamente delle dimensioni di un cucciolo o un peluches.
Dal sole, un futuro… raggiante L’Emilia Romagna medaglia d’argento per il numero di impianti attivi L’Emilia Romagna viaggia a vele spiegate verso il fotovoltaico. Il Pacchetto clima-energia 20-20-20 - direttiva comunitaria del 2008 che impone inderogabilmente per il 2020 per i Paesi Membri UE la riduzione del 20% delle emissioni di C02 (rispetto ai valori del 1990), di raggiungere il 20% del contributo energetico dato dalle fonti rinnovabili e abbassare del 20% i consumi di energia - spinge inesorabilmente i paesi industrializzati ad una direzione chiamata energia alternativa, che si tratti di eolico, fotovoltaico, termico etc. Prendendo in considerazione il fotovoltaico, l’Italia può mostrare con orgoglio i risultati ottenuti negli ultimi 17 mesi: il nostro Paese è da annoverare tra le principali potenze mondiali in questo settore. Con l’Emilia Romagna che percorre a vele spiegate la strada tracciata a livello nazionale. L’abc. La trasformazione fotovoltaica dell’energia solare è possibile perché alcuni elementi come il silicio possono produrre energia elettrica se irraggiati dalla luce solare. Le celle fotovoltaiche che vengono collegate tra loro formano un cosiddetto modulo, più moduli compongono un pannello solare, installato ove è previsto un irraggiamento diretto dei raggi solari. Mediamente, il costo di un impianto per uso domestico ha un costo che varia da 9 ai 10mila euro; è stato calco- l a to che installare sul proprio tetto 8 metri
quadri di pannelli fotovoltaici consente di abbattere per almeno venticinque anni la propria spesa per l’energia elettrica. Non solo: Conto Energia - il programma europeo di incentivazione in conto esercizio della produzione di elettricità da fonte solare mediante impianti fotovoltaici permanentemente connessi alla rete elettrica - permette ai proprietari dei pannelli di rivendere l’energia prodotta alle società elettriche ottenendo come contropartita un reddito aggiuntivo. Raddoppio dell’Italia. Secondo il Rapporto 2009 del Gestore dei Servizi Energetici al 31 dicembre sono stati contati in Italia 71.284 impianti fotovoltaici, + 123% rispetto al 2008, per una potenza fotovoltaica installata pari a 1.142,3 MW (+ 165%). Per quanto concerne la distribuzione degli impianti per fascia di potenza, dei nuovi impianti entrati in funzione nel 2009 circa il 50% rientra nell’intervallo 3-20 kW; quasi la metà, ovvero il 43%, appartiene alla fascia più piccola (1-3 kW), mentre solamente il 7% supera la quota dei 20 kW. Come detto in apertura, sta aumentando esponenzialmente la produzione di energia elettrica che arriva dal settore fotovoltaico: l’anno passato il nostro Paese ha prodotto 673,8 GWh con un aumento di ben il 249% rispetto all’anno precedente. La distribuzione: il 43% dell’energia elettrica arriva dagli impianti del Nord (nel 2008 la cifra era assestata sul 45%), il Sud è salito dal 33 al 36%, il Centro (21%) si è attestato sui valori dell’anno precedente. In gene-
rale, comunque, non solo l’Emilia Ro- anche in questo caso sul podio c’è magna si è lanciata su questo settore l’Emilia Romagna con 24,31 milioni delle energie alternative ma tutte le di euro. regioni hanno raddoppiato - e forse Incentivi in frenata. A proposito qualcosa di più - la produzione rispet- di incentivi, però, c’è la sensazione to al 2008. diffusa che nell’anno in corso arriveEmilia Romagna d’argento. Nel ranno corpose riduzioni dal momento 2009 la nostra Regione ha occupato che i fondi stanziati fino al 2009 risulil secondo gradino del podio nazio- tano di molto superiori rispetto alla nale in merito al numero di impianti media europea: con tutta probabilità attivi. Sulla base dei dati ufficiali del dopo il raggiungimento di un tetto Gse (Gestore dei Servizi Energetici) in- massimo di 1.200 MW di potenza fatti al 2 dicembre 2009 i territori con prodotta non sarà più possibile usumaggiore numero di impianti sono fruire del Conto Energia. Anche se, ririsultati la Lombardia con 8.703, poi spetto al resto d’Europa, in Italia c’è la come si anticipava l’Emilia Romagna volontà di non attuare forbici pesanti con 5.345 e il Veneto (5.203); otti- ma di cercare soluzioni soft a decremo anche il dato regionale inerente scere. la maggiore potenza installata: prima Europa solare. Ma vediamo la la Puglia (97 MW), la Lombardia (85 produzione mondiale: nel 2009 gli MW) e sempre sul podio l’Emilia Ro- impianti fotovoltaici hanno prodotmagna (64 MW). to 6,43 GW, vale a dire il 6% in più Per quanto riguarda le province emi- rispetto al 2008. Numeri che hanno liano romagnole, questo il numero di fatto registrare utili per 38 miliardi impianti registrati: Bologna (1092), di dollari. Della torta complessiva, la Modena (924), Ravenna (690), Forlì- fetta più grossa è stata confezionata Cesena (680) e Reggio Emilia (615), dall’Europa, che da sola ha coperto Rimini (437), Parma (379), Ferrara il 74% delle installazioni totali pari a (277) e Piacenza (251). 4,75 GW. Di questi, quasi il 90% sono Energia che vale. Per il 2009, stati merito delle produzioni di Italia, dei 71.284 impianti con potenza di Germania e Repubblica Ceca. L’Italia 1.142,3 MW, hanno beneficiato del ha avuto il merito di sorpassare una Conto Energia 62.827 impianti, con potenza come gli stati Uniti sul mercapotenza pari a 876,2 MW. In sinte- to mondiale grazie ad un incremento si, l’incentivo complessivo erogato a del 36% nel settore (485 MW). livello nazionale è stato di circa 292 milioni di euro. Ed anche in caso di rendimento l’Emilia Romagna si è distinta: la Puglia con 40,32 milioni di euro erogati è in cima alla speciale graduatoria seguita dalla Lombardia con 30,93 Bologna 1.092 18.715 milioni di euro,
L’Emilia Romagna medaglia d’argento
per l’energia fotovoltaica Modena Forlì-Cesena Ravenna Piacenza Reggio Emilia Ferrara Rimini Parma
(dal Rapporto Gse 2009)
924 680 690 251 615 277 437 379
9.222 8.264 6.750 5.114 4.943 4.563 3.900 3.150
Omeopsicologia La Bioginnastica del Pensiero Positivo Il supporto psicologico che proponiamo come Omeopsicologia, da affiancare al lavoro posturale della Bioginnastica, è anch’esso di natura strutturale nei suoi primi passi. Si attua infatti una vera e propria “Rieducazione Percettiva” sulla base dei cinque sensi, rinforzando così la capacità di autoascolto, quindi di consapevolezza, della persona. La stessa Bioginnastica rinforza l’autoascolto e la consapevolezza di sé, creando così una perfetta sinergia per una vera e propria crescita psicofisica. La persona che segue questo percorso integrato di consapevolezza psichica (Omeopsicologia) e corporea (Bioginnastica) ha modo di abbassare quel livello di Rigidità che le condiziona la vita in un circolo vizioso fino a toccare intensità patologiche, creando così le basi dei conseguenti sintomi per i quali le persone stesse chiedono aiuto. Poiché la Rigidità è una risposta istintiva al dolore fisico o psichico, reale o semplicemente temuto, quando essa supera certi livelli, diventa un amplificatore della percezione negativa, quindi della sofferenza, creando il circolo vizioso per il quale la sofferenza innalza la rigidità, che a sua volta amplifica la sofferenza. L’ i n t e r v e n t o specifico della
Omeopsicologia consiste in una riedu- percezione positiva, soprattutto del cazione del sistema percettivo, poten- nostro “ qui ed ora “, la persona dispoziando, attraverso la consapevolezza, ne adesso di strumenti e conoscenze la percezione positiva dei cinque sen- indispensabili ad affrontare specifiche si, che permette un ridimensionamen- problematiche di autostima e relazioto graduale del livello di Rigidità. ne con gli altri. Questo percorso di crescita, una volIn particolare impara a gestire e a ta rinforzate le fondamenta, porta la capitalizzare gli stimoli positivi che persona al raggiungimento di ulteriori riceve (le carezze), ma anche a dargradini, primo fra tutti la consapevo- ne agli altri, guidata dalla consapelezza del “qui ed volezza che quemaster di counseling in ora”. sto è un modo Oggigiorno le perper dare prima di sone tendono ad tutto a se stessi, essere decentra- per operatori del benessre il vero dare per te proprio perché dare. o la crescita personale non hanno più la Da parte sua da ottobre 2010 capacità di vivere la Bioginnastica il presente (il “qui offre uno spatel. 348 2291355 ed ora”), catapulzio relazionale al tate nei rimpianti del passato o nelle termine delle sedute di gruppo, che incertezze del futuro, perdendo così permette, usando il corpo come inquel senso di centratura e di equili- termediario, di fare esperienza delle brio, che possiamo assaporare solo nuove consapevolezze relazionali di nel presente. cui sopra. Una buona “ àncora ” al “qui ed ora”, Infine, gli ultimi gradini del percoroltre che da specifici esercizi proposti so di crescita personale, riproposto da Omeopsicologia, è of- attraverso la Omeopsicologia, afferta dalla Bioginnastica, fronta le consapevolezze inerenti al poiché l’esercizio cor- proprio valore interiore ( autostima poreo è accompagnato ), quel valore incondizionato che è da un autoascolto, che la vita, ma che sempre più spesso concentra e focalizza il rimane a sua volta schiacciato dal pensiero su quanto peso dei condizionamenti,che la nosta accadendo al stra società propone ed impone. proprio corpo Essendo in perfetta sinergia, Bioin quel preciso ginnastica e Omeopsicologia garanistante. In questo tiscono un cammino corporeo, mensenso possiamo tale e quindi energetico, toccando parlare di una l’essenza del nostro valore interiore, vera e propria il rispetto di noi stessi e dei nostri forma di medi- simili, e sviluppando quell’amoretazione in movi- volezza che è in grado di sciogliere mento. ogni forma di Rigidità, innalzandoci Rinforzata la alla poesia del vivere.
Dott. Prof. MIRCO BONOLI Psicoterapeuta Naturopata Direttore del master in Omeopsicologia
OMEOPSICOLOGIA
Per tutte le sedi dell'Emilia Romagna, per approfondimenti ed ulteriori informazioni, contattare il CENTRO JONAS: tel: 348.2291355 e-mail: mircobonoli@libero.it
BIOSTUDIO JONAS
IL BIOSTUDIO è lo spazio fisico, e soprattutto energetico, nel quale si svolge la perfetta sinergia psicofisica tra la Omeopsicologia finalizzata a sciogliere le nostre rigidità mentali, e la Bioginnastica volta a sciogliere le rigidità fisiche ed energetiche. La rigidità è una reazione istintiva al dolore psicofisico ma nel suo permanere diventa a sua volta amplificatore del dolore stesso in un pericoloso circolo vizioso. Solo abbassando quindi il nostro livello generale di rigidità psicofisica possiamo perseguire il nostro benessere globale e disponendo di specifiche consapevolezze e strumenti saremo in grado di gestire il peso del vivere con saggezza. Ogni percorso di crescita personale è personalizzabile e quindi tiene conto della sintomatologia, e dell’ambito nel quale si manifesta l’eventuale problematica, così da iniziare tempestivamente l’intervento con la disciplina e le specifiche tecniche più consone ad un risultato concreto e tempestivo. Vediamo ora di entrare in un discorso più dettagliato della eventuale sinergia delle due discipline psicofisiche, tenendo conto che ognuno dei percorsi e delle discipline può essere attuata da sola, indipendentemente dall’altra, a seconda delle proprie esigenze e scelte personali.
Cupola Bioginnastica al Rimini Wellness
Abbronzatura al sapore di frutta e verdura I consigli dell’esperto per proteggersi dai raggi solari Arriva l’estate e, come tutti gli anni, in questo periodo arrivano i consigli che illustrano al popolo della sabbia i pro e i contro dei raggi solari. Per avere un quadro qualificato sull’argomento, abbiamo girato le numerose questioni che da sempre attorniano la questione abbronzatura al dottor Mario Zappaterra, Chimico Cosmetologo commissario CoCerCD (commissione di certificazione Cosmesi e Detergenza - BioEcoCosmesi AIAB), collaboratore del progetto EcoLabel Cosmesi Italia e consulente presso il Centro di Cosmetologia dell’Università di Ferrara. Cosa permette alla pelle di abbronzarsi? Quale il meccanismo dei filtri solari? “La componente ultravioletta della luce che giunge dal sole sulla Terra è causa dei fenomeni quali l’abbronzatura cutanea. Più in dettaglio la radiazione ultravioletta viene suddivisa in UVC, UVB, UVA, questi ultimi ulteriormente suddivisi in UVA I e UVA II. Escludendo le UVC che non giungono sulla superficie terreste, le radiazioni UVB ed UVA sono in grado di causare danni alla cute, se prese in modo scorretto od eccessivo; in particolare le radiazioni UVB sono definite eritematogene questo per la loro capacità di produrre arrossamento della cute durante l’esposizione al sole, ad esse sono anche associate alterazioni che si manifestano dopo molte tempo dall’esposizione al sole, quali i tumori cutanei. Le radiazioni UVA sono meno energetiche delle UVB ma sono in grado di giungere sino al derma. Considerate innocue sino ad una decina di anni fa, attualmente ad esse sono associati fenomeni di fotosensibilizzazione e fotoallergia, sono anche causa di una riduzione delle difese immunitarie
della cute e di insorgenza di tumori cutanei; sono inoltre associate ai processi di fotoinvecchiamento della cute. I filtri solari proteggono la cute riducendo la quantità di radiazioni ultraviolette che giungono sulla pelle. I sistemi per ridurle sono essenzialmente due. Sistemi di tipo chimico, nei quali le molecole del filtro solare modificano la propria struttura assorbendo così le radiazioni UV. Sistemi di tipo fisico che sono costituiti da particelle di piccolissime dimensioni che si interpongono tra la luce solare e la cute; in genere si tratta di ossido di zinco o biossidio di titanio. I due sistemi sono di solito complementari”. Coldiretti ha pubblicato una classifica relativa alla capacità di frutta e verdura di esaltare l’abbronzatura: “Al primo posto, come sempre, le carote, che contengono ben 1200 microgrammi di vitamina A, assieme alle vitamine C ed E contenute nella frutta e nella verdura fresca. A stupire sono invece gli spinaci, che contengono la metà di carotene della carota, così come il radicchio. A seguire albicocche, cicoria, lattuga, melone giallo, sedano, peperoni, pomodoro, pesche gialle, cocomeri, fragole e ciliegie”. “E’ noto che verdura e frutta sono ricche di vitamine; per quanto concerne le vitamine che manifestano effetti a livello cutaneo è noto che la carenza di esse è causa di malattie anche gravi, celebre è lo scorbuto che colpiva i navigatori a causa della carenza di vitamina C. L’assimilazione di vitamine con la dieta è fondamentale, la vitamina A concorre al mantenimento della cute in buono stato e la sua presenza può essere utile nei processi di pigmentazione cutanea”. Quante volte al giorno va applicata la protezione solare per chi prende il primo sole stagionale? “Il prodotto solare deve essere abbondantemente applicato prima di esporsi al sole, e riapplicato almeno
TINTARELLA SICURA LE 10 REGOLE D’ORO
ogni 90 minuti, allo scopo di mantenere efficiente lo strato protettivo posto sulla nostra cute. L’entità dell’esposizione al sole di(a cura della Dott.ssa Leda Montesi, pende dal tipo di cute e dal fattore Coordinatore del Centro di Cosmetologia dell’Università di Ferrara) di protezione applicato, ma se un soggetto si scotta in 10 minuti e con 1. Identificare il fototipo per adottare un fattore di protezione 10 alziamo la protezione adeguata. Limitare questo tempo a 100 minuti (10 x 10), l’esposizione al sole nelle prime giornate di vacanza trascorsi questi 100 minuti è necessario allontanarsi alla spiaggia; una 2. Non esporsi tra le 12 e le 16, nuova applicazione del prodotto non quando i raggi UV sono più intensi, è in grado di donare altro tempo, in anche con tempo nuvoloso. Proteggere gli occhi con occhiali da quanto l’assorbimento di altre radiazioni condurrebbe sicuramente all’in- sole, non vestirsi quando l’intensità dei raggi è elevata sorgenza di un eritema”. Come scegliere un solare (latte, 3. Ricorrere SEMPRE ai fotoprotettori scegliendo il fattore di protezione in olio, crema etc.)? base al proprio fototipo. “La scelta del tipo di solare deve essere fatta sulla base del tipo di pelle, 4. Proteggere sempre i bambini: hanno una cute delicata e si scottano ovvero una cute secca potrà trarre beneficio da una prodotto ricco di oli, facilmente. È consigliabile usare creme con filtri elevati. Le scottature dell’età cosa che non sarà utile per una cute infantile rappresentano un fattore di grassa. Anche l’attività fisica deve rischio per la successiva comparsa del orientare sul tipo di prodotto facenmelanoma do scegliere prodotti del tipo acqua 5. Applicare i prodotti in olio (cioè creme o latti che abbiafrequentemente: sudorazione, no la fase oleosa come fase esterna bagni, e movimento favoriscono e quindi più resistenti all’acqua). Nel l’allontanamento del prodotto solare. caso di prodotti per l’infanzia si consi- Riapplicare il prodotto anche se questo è resistente all’acqua gliano prodotti con filtri fisici e di non esporre mai i bambini al sole nelle ore 6. Fare attenzione alle superfici centrali”. riflettenti: neve, ghiaccio, e acqua Esistono prodotti naturali per fa- riflettono la luce solare aumentando la quantità di raggi UV che colpiscono la cilitare l’abbronzatura? pelle “I prodotti che vantano l’effetto di 7. Attenzione ai prodotti incrementare l’abbronzatura sono diautoabbronzanti e stimolatori di versi, in genere si tratta di fornire alla abbronzatura in quanto con l'utilizzo cute gli aminoacidi necessari per la di questi bisogna comunque ricorrere sintesi della melanina. Questi sono in alla protezione con filtri solari durante genere efficaci su cuti che producono l'esposizione una buona melanizzazione ma, qualo8. Evitare l’applicazione di prodotti ra il melanocita produca feomelanine fotosensibilizzanti quali alcuni farmaci bionde, queste cellule daranno origine e cosmetici a melanina rosso/bionda e quindi non potranno mai portare a cute scurissi- 9. Utilizzare prodotti dopo-sole, dotati di proprietà lenitive e idratanti utili a ma ma solo incrementare un poco il ridonare alla cute parte di quanto ha colore della cute. Sono in ogni caso perso nell’esposizione solare prodotti sicuri sulla cui reale efficacia 10. Usare fotoprotettori anche si può discutere”. UVA, raggi tutt’altro che innocui. È importante che la crema solare abbia un rapporto equilibrato tra il fattore di protezione UVB e UVA