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Cave recuperate
Buskers Ecofestival a pag. 3
Chimica pulita
disco
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Energia Jovanotti e la CO
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Utilizzare l’invenduto ²
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Bici sul
Grande Fiume
Ferie responsabili
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Monumenti con le foglie La Via Spluga a piedi a pag. 19
Stop all’umidità
Mare sotto esame
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‘Marinara’ d’ambiente Grattacielo Piano
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Romagna, l’altra Patagonia Lampioni a ‘onde’ Caldi cilindri a pag. 35
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Il ‘green’ in una stanza
redazione.biosfera@edititalia.it
Si diffonde sempre più la cultura ‘green’, quasi come una sorta di contagio che non risparmia nessun settore di attività. Una contagio benefico, s’intende, che porta imprese, enti pubblici e privati, esercizi commerciali e strutture abitative a ottenere certificazioni e riconoscimenti ambientali, dopo essersi ovviamente adeguati ai sistemi più evoluti in tema di sostenibilità. In materia di qualità ambientale anche Legambiente Turismo con-
ferisce ogni anno riconoscimenti alle strutture ricettive aderenti (402 in Italia) che si sono distinte per miglioramento e valorizzazione ambientale, innovazione energetica e promozione del territorio. Gli ispettori di Legambiente, severissimi, quest’anno hanno ‘bocciato’ 6 strutture ricettive, ma ne hanno segnalate 23 considerate invece di eccellenza. Di queste ben 7 si trovano in Emilia Romagna e sono state segnalate
non solo per aver onorato gli impegni obbligatori concordati con l’associazione ambientalista, ma anche per essersi adoperate per la tutela delle destinazioni di vacanza. I riconoscimenti ai “magnifici 7” dell’Emilia Romagna saranno consegnati nel corso della promozione turistica 2012 con motivazioni specifiche: Hotel Estate di Rimini “per il buffet della prima colazione”; Hotel Magic di Riccione “per la puntuale applicazione del decalogo, alimentazio-
ne di eccellenza con prodotti locali/ biologici”; Camping Marecchia di Pennabilli (RN) “per l’integrazione tra turismo, arte, tradizione e paesaggio”; Hotel Antares di Cervia (RA) “per la gestione complessiva della struttura”; Park Gallanti Village di Lido di Pomposa (FE) “per la gestione complessiva”; Agriturismo Lama di Valle Rosa di San Martino (FE) e B&B I Casolari di Aguscello (FE) quali “Amici del clima per l’innovazione energetica”.
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ISSN 2037-447X
Sabato 27 agosto 2011 anno 2 numero 8
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Emilia Romagna sul podio delle cave É la regione più virtuosa nel recupero delle aree dismesse Sembra un paradosso, ma la regione Emilia-Romagna si trova ai vertici di due classifiche totalmente opposte, il che la fa ricadere in una sorta di limbo dell’ecologia, dove purtroppo i progetti e le tante iniziative “buone” del territorio vengono controbilanciate dalle continue e “cattive” deturpazioni dell’ambiente a scopo di lucro. Il Rapporto Cave 2011, presentato a Roma da Legambiente agli inizi di luglio, ci illumina sulla situazione attuale nel nostro territorio: sono ancora 5.759 le cave ancora attive in Italia, mentre sono state dismesse le altre 12.325, del cui monitoraggio di occupano le Regioni. L’Emilia Romagna spicca tra queste ultime, risultando la regione più virtuosa in materia delle buone pratiche di recupero delle cave dismesse e di pianificazione, grazie al buon sistema sanzionatorio sui reati e alla proposta di innalzamento dei canoni per le attività estrattive, approvata dall’Assemblea legislativa regionale. A testimonianza di ciò, il Progetto SARMa (Sustainable Aggregates Resource Management), nato con un importante obiettivo: quello di promuovere la gestione sostenibile delle risorse inerti.
In vista di questo scopo, SARMa si impegna a contrastare le illegalità, ridurre gli impatti ambientali e a promuovere una futura armonizzazione tra gli Stati europei della normativa. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, vede protagonisti proprio la Regione Emilia-Romagna, insieme alle sue Provincie, prima tra tutte quella di Parma e prevede soprattutto la messa in pratica di tecniche innovative per il recupero delle aree di cava abbandonate (tra cui le aree golenali del fiume Po) e lo sviluppo di sistemi per il riciclo del materiale inerte. Altra esperienza positiva promossa dalla nostra regione è quella di Montechiarugolo, proprio in provincia di Parma, dove è stato installato una parco fotovoltaico, i cui pannelli, con una potenza complessiva di 1,8 MW, consentono di superare la quota di 500 Tep di risparmio energetico annuo. In questo modo per il Comune è possibile ricavare dal sole il 130% dell’energia elettrica consumata in totale. Ma se finora abbiamo mostrato il lato roseo della regione, ecco che arriva il risvolto della medaglia. Il lato oscuro dell’Emilia-Romagna è accompagnato da cifre allarmanti: 8 milioni di m³ di sabbia e ghiaia e milione e 250 mila m³ di argilla. Sono queste le quantità estratte ogni anno dalle cave ancora attive nella Regione, che per l’estrazione di argilla detiene un primato nazionale.
Se si guarda in quadro nazionale di 8 milioni di metri cubi di argilla e 89 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia cavati, ci si accorge che la cifra è impressionante, contando che questa è ridimensionata dalla crisi economica che ha colpito anche il settore edilizio. Per fermare la continua deturpazione dell’ambiente, uno dei passi fondamentali, a detta di Legambiente, sarebbe quello dell’emanazione di una Legge Quadro Nazionale, concretata con le Regioni che dia un freno a questo processo, stabilendo in maniera omogenea per tutto il territorio italiano i criteri, i limiti e i canoni minimi che regolino il settore estrattivo. In una fase iniziale questi dovranno almeno attestarsi al 10% del valore commerciale dei materiali estratti, per poi aumentare gradualmente e raggiungere un livello pari al 20%. Le attività di estrazione infatti sono causa di grossi danni ambientali ed economici per il nostro Paese, l’unico vantaggio concreto è quello dei cavatori stessi.
Nel resto d’Italia Abbandonando l’EmiliaRomagna, così fiorente sul versante progetti, ma ancora così forte sul piano estrattivo, incontriamo numerose regioni, come Sicilia, Veneto e Lombardia con più di 500 cave in attività. A seguire abbiamo Piemonte, Toscana, Lazio e la Campania, connotata oltretutto da una grande presenza di cave abusive. Le regioni con minor presenza di attività estrattiva sono Liguria, Friuli, Molise, Basilicata e Valle D’Aosta. Altre regioni invece come Lombardia, Veneto, Campania, Provincia di Trento, Marche e Toscana sono legate al problema delle cave dismesse e sono tutte al di sopra delle mille unità.
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eco-lifestyle .5
Musica in strada con l’Eco-Festival L’annuale appuntamento ferrarese con i buskers all’insegna della sostenibilità ambientale È possibile far conciliare esperienze musicali provenienti dai 4 angoli della terra, decine di migliaia di turisti, un centro storico rinascimentale e l’adozione di politiche di sostenibilità ambientale? Assolutamente sì, e la dimostrazione è fornita dalla rassegna 2011 del Ferrara Buskers Festival, l’ormai storica manifestazione che andrà in scena alla fine di agosto nel cuore della città estense. Da quest’anno partirà infatti il progetto Eco-Festival, una serie di iniziative mirate (ma anche semplici accorgimenti) attraverso cui gli organizzatori dell’evento dedicato ai musicisti di strada intendono dare un contributo alla riduzione degli sprechi. Si comin-
cia con minor ricorso all’uso della carta a vantaggio delle soluzioni digitali: dalla domanda di partecipazione unicamente via web, agli applicativi per smart-phone che in parte sostituiranno le guide tascabili, alle altre forme di interattività con il pubblico. Ma quello della carta non è l’unico consumo che si cercherà di abbattere. Per gli spettatori che si muoveranno in treno per raggiungere Ferrara nei giorni del festival è previsto un omaggio da ritirare presso gli stand. Tramite opportune campagne informative verrà promosso il car sharing (condivisione di automobili private) e l’utilizzo della bicicletta, mezzo di locomozione che, tra le altre cose, accomuna la città estense con l’Olanda, paese a cui è dedicata l’edizione 2011 della rassegna. Saranno inoltre implementati i punti di raccolta di rifiuti differenziati e all’interno degli stand verranno installate lampadine a basso consumo energetico. C’è poi l’interessante esperimento ReDrink. Grazie al partner Nastro Azzurro presso i punti di ristoro, al posto dei normali bicchieri usa e getta, con un solo euro di caparra verranno distribuiti bicchieri di plastica lavabili e riutilizzabili, griffati con il logo del festival. I bicchieri
sono un mix di ecologia e tecnologia, marketing e foundraising. Saranno consegnati insieme a un sacchetto di cotone a tracolla, in modo da renderne agevole il trasporto tra un concerto e l’altro. A fine spettacolo gli spettatori potranno portarsi a casa un memorabilia del festival, oppure riconsegnarlo in uno dei buskers-bar, con restituzione della caparra. Ciò dovrebbe comportare un notevole calo dei volumi di plastica, solitamente elevatissimi in manifestazioni come questa. L’Eco-festival è comunque un progetto dinamico, destinato a evolversi col tempo. Sono infatti previste ulteriori idee da sviluppare e incrementare nel corso delle future edizioni, seguendo lo slogan “Zero sprechi per una grande festa”. Ma già da quest’anno - assicurano gli organizzatori - si faranno le cose sul serio, con obiettivi chiari e scadenze precise, tantè che modalità di attuazione e valutazione saranno affidate a soggetti esterni al festival. Sul progetto sono coinvolti il gruppo Hera (uno dei principali sponsor della manifestazione) le Università di Ferrara e di Bologna, oltre agli Assessorati alla Cultura, all’Ambiente e alle Attività produttive del Comune di Ferrara. Alla società Bureau Veritas sarà invece affidato il compito di certificare i risultati ottenuti.
I numeri del FBF
Il Ferrara Buskers Festival, giunto alla sua ventiquattresima edizione, quest’anno prenderà il via il 19 agosto con l’anteprima di Comacchio, e si concluderà domenica 28: una dieci giorni all’insegna della musica strada. Nato nel 1988 su intuizione del direttore artistico Stefano Bottoni, il festival è cresciuto fino a contare circa ottocentomila visitatori per anno, divenendo la rassegna di arte di strada più grande del mondo, con numerosi tentativi di emulazione in varie località. L’edizione 2011 è dedicata all’Olanda ma, come da tradizione, il festival ospiterà artisti (in gran parte musicisti, ma anche giocolieri, mimi, cartomanti) provenienti da ogni continente. Palcoscenico della manifestazione sarà ancora una volta il centro storico estense, dove si esibiranno i 20 gruppi invitati e le centinaia di singoli artisti e gruppi accreditati, con spettacoli continui dalle 18 alle 24 nei giorni feriali e dalle 17 alle 20 la domenica.
redazionale 6.
A Bologna il Sana si rinnova Oltre 400 aziende 40.000 mq espositivi per il Salone del biologico Il nuovo format espositivo del Salone del biologico e del naturale è stato presentato in sede di conferenza stampa da Duccio Campagnoli, consigliere delegato BolognaFiere, Paolo Carnemolla, presidente FederBio, Antonio Argentieri, presidente Gruppo Vendite in Erboristeria Unipro/Confindustria, e Tiberio Rabboni, assessore ad Agricoltura, economia ittica, attività faunistico-venatoria della Regione Emilia Romagna. Quella del 2011 è un’edizione davvero importante, una tappa nuova nella lunga vita della storica manifestazione bolognese, giunta alla sua 23° edizione. Sana 2011 infatti, che si terrà dall’8 al 10 settembre e riaprirà la stagione fieristica di BolognaFiere, avrà un format tutto nuovo in un’edizione dedicata al biologico certificato e al naturale, agli operatori professionali e a un pubblico specializzato. ‘Qualità, professionalità e internazionalità ‘ sottolinea nella sua introduzione Duccio Campagnoli ‘ sono le linee guida della prossima edizione, una risposta alle richieste di un mercato che in questi anni è cresciuto e oggi esprime con forza la necessità di misurarsi con i mercati internazionali. A due mesi dall’evento stiamo registrando buoni risultati: oltre 400 le aziende che hanno già confermato la loro presenza, quasi 40.000 i metri quadri espositivi articolati in cinque padiglioni (uno in più del previsto). Registriamo inoltre il ritorno in Sana della Grande distribuzione che, insieme ai canali specializzati, è artefice del successo del biologico in Italia.
BolognaFiere in questi mesi ha scelto di reinvestire su Sana poiché pensiamo che il biologico e il naturale debbano avere una piattaforma fieristica, dedicata, professionale sia per l’alimentazione che per il benessere, aperta alla ricerca che produrrà grande innovazione proprio nelle biotecnologie e non fare il fratello minore inglobato nei grandi saloni generalisti dell’alimentazione’. In Italia, nonostante la crisi, le vendite di prodotti biologici sono in continua crescita con in andamento positivo ininterrotto negli ultimi dieci anni. I dati Ismea, che fotografano le vendite nella GDO, lo confermano nel primo quadrimestre 2011 segnalando un +11,5% per i prodotti confezionati. L’ortofrutta, che pesa per il 21,7% sulle vendite complessive segna un +9,2% in valore, più del doppio del +4.2% della crescita registrata nel 2010. In forte espansione anche il settore dei prodotti cosmetici di derivazione naturale. ‘Questi prodotti ‘ dichiara Antonio Argentieri, presidente del Gruppo Vendite in Erboristeria di Unipro/Confindustria ‘ da anni registra un incremento superiore a quello del mercato cosmetico generale italiano, con una crescita del 5,5% (contro l’1,1% del mercato totale) per un valore di sell-out di oltre 365 milioni di euro (sul totale di 9.272) e si sviluppa sull’onda di un fenomeno sociale che cresce sempre più verso il verde, il rispetto dell’ambiente e il naturale’. Il nuovo progetto di Sana è stato messo a punto in collaborazione con un Comitato promotore, formato dai rappresentanti delle principali associazioni dei produttori (FederBio, Confederazione italiana agricoltori, Confagricoltura, Federimpresa Erbe, Unipro, Assorbe, Siste, Fippo).
‘Sana si conferma un appuntamento internazionale di rilievo ‘ dichiara nel suo intervento Paolo Carnemolla, presidente FederBio ‘ e la partnership in atto fra FederBio e BolognaFiere quella più qualificata per assicurare il successo dell’iniziativa. Sul versante internazionale un forte investimento ha l’obiettivo di portare a Sana 200 buyer esteri. In collaborazione con l’ICE è in corso una selezione di 200 operatori provenienti da paesi di sicuro interesse per espositori e operatori: Libano, Emirati Arabi Uniti, USA e paesi dell’Est Europeo’. In parallelo, è in atto un’azione diretta rivolta soprattutto ai paesi dell’Europa occidentale (Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Belgio e Olanda) per portarne in visita altri 200. Pieno sostegno al nuovo progetto di Sana, è venuto da Tiberio Rabboni, Assessore Agricoltura, economia ittica, attività faunistico-venatoria, Regione Emilia Romagna. ‘Non solo l’Emilia-Romagna è la prima regione del centro nord per produzione biologica, ma è anche la prima in Italia per consumo, secondo l’ultima indagine BioBank. In Emilia-Romagna inoltre hanno sede alcuni dei principali gruppi produttivi nazionali ed europei. Né va dimenticato che siamo una delle realtà europee più vivaci, sul fronte della ricerca, per la riduzione dell’uso della chimica in agricoltura. Per tutti questi motivi ‘ ha concluso Rabboni ‘ sono certo che l’edizione di Sana 2011 si confermerà come un appuntamento importante e di grande interesse per gli operatori economici e per i consumatori, oltre che un’opportunità importante per l’ulteriore sviluppo del comparto’.
I NUMERI DELLA FIERA Due le aree espositive: il Settore Alimentazione dedicato esclusivamente ad aziende con produzioni biologiche certificate e il Settore Benessere rivolto alle aziende con produzioni biologiche certificate e naturali a base di erbe officinali: integratori, alimenti, prodotti per la cura del corpo e di bellezza. All’interno di quest’area, ‘Spazio Officinale’ proseguirà il suo dialogo con gli operatori attraverso workshop, lezioni, incontri, approfondimenti. Un ricco calendario di convegni affianca la parte espositiva offrendo agli operatori occasioni di aggiornamento professionale e scambio di esperienze intorno ai temi cruciali attualmente oggetto di dibattito. L’Osservatorio sui consumi, che da quattro anni affianca Sana con indicazioni sui cambiamenti delle motivazioni al consumo, presenterà ufficialmente i risultati di alcuni focus group che hanno indagato i fattori che determinano il comportamento di acquisto e le evoluzioni delle aspettative dei consumatori di prodotti biologici nella Grande distribuzione organizzata e nei canali specializzati. La ricerca è coordinata da Guido Cristini, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese dell’Università degli studi di Parma. Nasce in questa edizione l’area Sana Novità, dedicata ai nuovi prodotti messi sul mercato dopo il 1° ottobre 2010. Gli elementi di novità possono riguardare produzione, trasformazione, confezionamento e packaging, con particolare riferimento ai temi della sostenibilità ambientale.
biotecnologia .7
Chimica vivente per la vita Il progetto di Novamont per l’utilizzo di sostanze vegetali da trasformare in ‘bioplastiche’ Novamont è un nome che di recente molti ferraresi hanno sentito pronunciare, in particolare quelli attenti alle vicende del Petrolchimico. Questa società è infatti disponibile ad acquisire gli impianti e i lavoratori del sito ternano di Basell, multinazionale che ha a Ferrara un importante stabilimento ed ha deciso di fermare gli impianti della città umbra. Ma cos’è Novamont? È una realtà industriale nata da un gruppo di ricercatori con un progetto ambizioso, “Chimica vivente per la qualità della vita”, ossia l’integrazione tra chimica, ambiente e agricoltura. Il progetto intende utilizzare le materie prime vegetali, fonti rinnovabili di anno in anno, per trasformarle in “bioplastiche” adatte ad applicazioni specifiche a basso impatto ambien-
tale, con tutte le proprietà d’uso dei materiali tradizionali e in più la possibilità di essere completamente biodegradabili. La sua attività è ispirata a tre principi cardine: progressiva sostituzione delle componenti di origine fossile con quelle rinnovabili di provenienza agricola, massimizzazione delle potenzialità di riciclaggio dei prodotti, sviluppo di processi e tecnologie a basso impatto ambientale. Mater-Bi® è la famiglia di materiali termoplastici biodegradabili e compostabili sviluppata da Novamont: si tratta di una famiglia di bioplastiche che utilizza componenti vegetali (come l’amido di mais), e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile sia da materie prime di origine fossile. Le sue componenti vegetali permettono la diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra, nonché la riduzione del consumo di energia e di risorse non rinnovabili, completando così un circolo virtuoso: le materie prime di origine agricola tornano alla terra attraverso processi di biodegradazione o compostaggio, senza rilascio di sostanze inquinanti.
Oggi, il compostaggio è applicato su rifiuti selezionati, contenenti cioè solo materiale organico biodegradabile. Le plastiche tradizionali non sono dunque ammesse, e se presenti sono scartate perché recalcitranti alla biodegradazione e pertanto causa di contaminazione del compost finale. Viceversa, quelle biodegradabili sono ammesse al compostaggio, ma solo se rispondono ai criteri stabiliti dalle norme che definiscono i materiali compostabili. Le bioplastiche conformi alle norme europee possono giocare un ruolo fondamentale nella valorizzazione e ottimizzazione del processo di compostaggio e nella produzione di compost di qualità. L’esempio più importante è il sacchetto compostabile, che, in quanto tale, permette di creare un rifiuto umido omogeneo, nel quale sia il contenitore sia il contenuto godono delle stesse proprietà di biodegradazione.
I Mater-Bi® sono prodotti nello stabilimento di Terni, si presentano in forma di granuli e possono essere lavorati secondo le più comuni tecnologie di trasformazione delle materie plastiche. Sono tutti biodegradabili in compostaggio: alcuni compostano nelle più severe condizioni poste dal compostaggio domestico, altri biodegradano in suolo. Tutte le opzioni di smaltimento oggi disponibili possono in ogni caso essere applicate, quindi anche il recupero energetico ed il riciclaggio, a seconda dei sistemi di raccolta dei rifiuti e della tecnologia di trattamento. Svariate sono le applicazioni e i settori d’impiego: da quello agricolo (pacciamatura, legacci), alla ristorazione (piatti, posate, bicchieri, vassoi), dall’imballaggio (frutta e verdura freschi, müsli, prodotti da forno), ad accessori, giocattoli, e biofiller per il settore auto.
Lo sviluppo della famiglia di materiali Mater-Bi®
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L’energia vien ballando La vita notturna delle discoteche diventa ecologica. Come si può produrre energia divertendosi? La discoteca Off Corso di Rotterdam ha da qualche anno trovato una soluzione: si tratta di una pedana pinzoelettrica in grado di trasformare l’energia cinetica delle persone che ballano in pista in energia elettrica. Infatti, gli impulsi elettrici generati dalla vibrazione e compressione dello speciale pavimento, incanalati verso un generatore, riescono a soddisfare il fabbisogno energetico di tutto il locale. Ma questa è solo una delle tante soluzioni trovate dai gestori dei locali per rendere il divertimento notturno più eco-compatibile. Numerose idee ci vengono dai Club del Nuovo Continente, sempre più all’avanguardia in fatto di risparmio energetico: così, se capitiamo a San Francisco, possiamo ritrovarci al Temple NightClub che serve i suoi cocktail in bicchieri di plastica di mais e applica uno sconto di $.1 sulla consumazione se il bicchiere vie-
ne riutilizzato. Il club è inoltre dotato di un sistema di recupero delle acque piovane per lo scarico dei bagni e di un giardino verticale che copre tutta la facciata esterna dell’edificio e funge da ottimo isolante sia termico che acustico. Il verde del giardino permette inoltre di compensare le emissioni di CO . ² La soluzione del giardino e del recupero delle acque piovane è stata usata anche da altri locali di Denver e Manhattan. Un’iniziativa davvero curiosa invece la si può trovare a Chicago: il Butterfly Social Club per esempio è in cerca di dipendenti molto atletici e soprattutto amanti del ciclismo. Infatti per generare parte dell’energia necessaria per il locale è indispensabile pedalare! Nel locale americano l’ecologia è di casa e basta appoggiarsi sul bancone costruito con materiali riciclati, sorseggiare una bevanda biologica e ascoltare un po’ di musica dalle casse costruite in legno riciclato, che sembrano veri e propri tronchi d’albero, per accorgersene. Mentre all’estero le prime proposte per l’eco-divertimento sono partite
già nel 2004, l’Italia ha preso tutto con più calma e ha aperto il primo locale eco-sostenibile solo nel 2009, naturalmente nella capitale. Si chiama Ecos Natural Disco ed è uno spazio eco-friendly, costruito secondo i canoni dell’architettura e del design sostenibile ed inserito nel cuore dell’Eur. Nel locale la musica degli artisti e i dj di fama internazionale si accompagna a immagini e video per educare i giovani allo sviluppo sostenibile. Spostandoci più a nord, possiamo partecipare ad un aperitivo eco-chic in uno dei locali più trendy di Milano: l’ATM è un famoso punto di incontro per i milanesi in Moscova. Il bar è stato rinnovato recentemente all’insegna dell’eco-sostenibilità, nel rispetto dell’ambiente e delle persone che lo circondano, grazie all’utilizzo di eco-pitture, ecorivestimenti e pannelli fotovoltaici per pro-
durre energia rinnovabile ed evitare sprechi. Si trova invece a Napoli il Rising Sun, locale strutturato interamente in legno, ubicato tra il costone e gli scogli di via Napoli. Il design utilizzato per arredare gli interni è minimal: i divani, in legno, sono ricoperti da cuscini riempiti con piccolissimi frammenti di polistirolo riciclati e i tavolini sono ricavati da plastica e altri materiali riciclati, rivestiti poi con cassette di polistirolo. La copertura superiore, affidata a teloni bianchi, conferisce una certa intimità, mentre le pareti sono arricchite da quadri vintage-pop. Il Rising Sun è anche rinnovabile, ma per ora solo per l’aspetto della doppia funzionalità: da locale notturno si può trasformare, la mattina seguente, in vero e proprio lido su palafitte.
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Da ‘Penso Positivo’ a… ‘Compenso Positivo’ Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, e il suo impegno per l’ambiente Ogni giorno innumerevoli attività umane sono causa di emissione di anidride carbonica e poco importa se si tratti di operazioni di trasporto, di produzione di merci o semplicemente di riscaldamento domestico: l’emissione di CO² è ritenuta una delle principali cause dell’effetto serra in atmosfera. Quello del riscaldamento globale della Terra è uno dei più urgenti problemi dell’attualità, ma pare pressoché impossibile fermare ogni attività dannosa all’ambiente. Una valida alternativa sarebbe quella di riforestare il nostro pianeta piantando alberi che, come ben si sa, sono in grado di assorbire anidride carbonica.
Ed è proprio questa la via solcata da un grande artista come Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che insieme ad Enel e in collaborazione con Treedom, ha deciso di condurre il suo Tour 2011 all’insegna del verde. Sembra un vero e proprio “baratto” che il cantante fa con la natura e se da una parte non può fare a meno di consumare CO² viaggiando per tutta l’Italia da Rimini fino a Cagliari con “Ora in Tour”, dall’altro “compenserà il danno” piantando 12mila alberi in Camerun. Le quantità di emissioni che saranno prodotte fino al 10 settembre (ultima tappa del suo lungo Tour) sono state calcolate tenendo conto non solo degli spostamenti di tutto lo staff, ma anche a quelli relativi agli spettatori, ai rifiuti prodotti durante ai concerti e alla stampa del materiale pubblicitario e dei biglietti. Ma non è finita qui: gli alberi potranno avere anche
In tour consuma CO ma pianta²
alberi
un nome e cognome. Infatti, grazie all’iniziativa ‘Compenso Positivo’ verrà messa a disposizione, per ogni data del tour, una quantità di alberi proporzionale al numero degli spettatori. Le assegnazioni iniziano il giorno stesso del concerto e si concludono 7 giorni dopo. Una volta ‘adottato’ l’albero, i proprietari potranno seguirne la crescita attraverso il sito internet. Tutti gli alberi saranno piantati nel villaggio di Mankim, un’area che purtroppo sta subendo un forte degrado ambientale a causa del taglio illegale e selvaggio di legname. La foresta diventa quindi lo scenario di fenomeni erosivi e di impoverimento del suolo, continuamente attraversato da camion che trasportano alberi secolari destinati all’esportazione. Il programma di riforestazione è promosso dal progetto S.A.F.E. che vuole introdurre non solo diverse varietà arboree in grado di frenare il fenomeno erosivo, rafforzare la sicurezza alimentare e migliorare la fertilità dei terreni, ma punta anche a proteggere le specie in estinzione e a migliorare le condizioni socioeconomiche delle popolazioni locali, grazie alla creazione di sistemi produttivi. Si procederà quindi con una pianificazione
di lungo periodo con le autorità locali, un loro coinvolgimento nelle lavorazioni agricole e nei vivai preceduto da un’indispensabile periodo di formazione e con un avviamento alla produzione di beni per il circuito Fair Trade (cacao e frutta tropicale). Di rilevante importanza in questo ambizioso progetto l’introduzione nel villaggio di energia elettrica, fondamentale per il miglioramento della produttività agricola. Il villaggio di Mankim grazie a Jovanotti, Enel e Treedom potrà quindi giovarsi di un’importante fonte di energia totalmente green: il segreto sta nell’alimentazione dei macchinari. Il villaggio infatti sarà fornito di una piattaforma multifunzionale, che fornirà servizi energetici accessibili e utili per la macinazione dei cereali, la sbramatura del riso, la carica delle batterie, l’illuminazione e il pompaggio dell’acqua, alimentata dall’energia di…una pianta: si chiama Jatropha e, anche se sembra una normale siepe, è capace di fornire un olio vegetale che è perfetto come biocarburante. Per il villaggio di Mankim la Jatropha sarà il vero e proprio fulcro del progresso.
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riciclo .13
La spesa dell’ultimo minuto Il progetto Last Minute Market promosso da Ato tra Forlì e Cesena Last Minute Market è una società spin-off dell’Università di Bologna, nata nel 1998 come attività di ricerca. Nel 2003 divenne una realtà imprenditoriale, ed oggi opera in tutta Italia, sviluppando progetti volti al recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi. Lmm intende contribuire a diminuire lo spreco in tutte le sue forme, nonché a prevenire e ridurre i rifiuti attraverso la valorizzazione dei beni invenduti. Per individuare dove e perché si originano gli sprechi, Lmm si è sempre occupato di analizzare tutti i passaggi delle filiere agroalimentari. Dopo alcuni anni di studi e ricerche universitarie, nel 2000 fu definito il primo sistema professionale in Italia di riutilizzo di beni invenduti dalla grande distribuzione.
I modelli logistico-organizzativi adottati permettono di recuperare in totale sicurezza tutte le tipologie di prodotto, inclusi quelli freschi e freschissimi. Lmm infatti non gestisce direttamente i prodotti invenduti; piuttosto, permette l’incontro diretto tra domanda e offerta, e si occupa della scrupolosa messa in sicurezza di tutte le fasi del sistema. Nel corso degli anni, il modello è stato esteso ad altre tipologie di beni e di attività, intervenendo ovunque si producano sprechi. Oggi, le attività della società si articolano intorno a diverse tipologie di prodotto: dalle eccedenze del commercio e della produzione ai prodotti ortofrutticoli non raccolti, dai pasti pronti recuperati dalla ristorazione collettiva ai farmaci da banco e parafarmaci prossimi alla scadenza, fino ai libri o beni editoriali destinati al macero. Tra Forlì e Cesena il progetto è stato promosso dall’Ato, anche per allinearsi al meglio con le nuove direttive europee (per esempio la Direttiva 2008/98/CE). Ora sono coinvolti 6
punti vendita: 4 Conad (Stadium, Foro boario, Appennino, Ravaldino), lo Sma di via Balzella e il bioristorante Alce Nero. Nel novembre scorso sono stati presentati i primi dati: si recuperano ogni mese 2.200 kg di prodotti, per un valore commerciale di circa 9.000 euro. Una proiezione annuale porta a 26.400 kg la quantità di prodotti e a 108.000 euro il valore economico. È prevista l’attivazione di altri punti vendita per i prossimi me si. Da due scuole del Comune di Cesenatico, inoltre, si recuperano ogni mese circa 80 panini, 60 pezzi di frutta e alcu-
ni kilogrammi di contorni. Una terza esperienza è il recupero presso il Mercato Ortofrutticolo di Cesena, attivo dal 2007: oltre 30.000 kilogrammi l’anno di ortofrutta per un valore di circa 60.000 euro. Nello stesso settore è stato infine attivato un percorso di recupero di eccedenze della produzione, che ha portato a “salvare” in una prima sperimentazione oltre 40 tonnellate di clementine. L’impegno per il futuro sarà allargare la rete sia dei donatori sia dei beneficiari, ed in particolare si sta studiando il recupero dei prodotti farmaceutici.
Il riutilizzo
di beni invenduti
ha successo
EI020764
turismo etico e solidale .15
In bici tenendo la Destra Po Il percorso cicloturistico si snoda lungo il fiume per 125 chilometri Settembre è uno dei mesi ideali per l’itinerario cicloturistico Destra Po. Questo percorso fu inaugurato un decennio fa sulla sponda ferrarese del Grande fiume, ma i suoi 125 kilometri sono velocemente raggiungibili anche da chi abita nelle vicine province di Rovigo e Mantova. È un percorso facile, adatto a tutti e ovviamente privo di dislivelli, ad eccezione delle salite e discese dall’argine. Il suolo è quasi tutto asfaltato, e le biciclette la fanno da padrone, fuorché nei pochi brevi tratti a traffico misto. Si possono trovare informazioni sul sito www.ferraraterraeacqua.it/. Durante il viaggio, si può osservare quanto rimasto della tipica vegetazione perifluviale: salici, pioppi, querce, farnie, olmi, frassini ed aceri per citare alcuni esemplari. La fauna è quanto mai varia: in acqua vivono storioni (ormai rari), carpe, carassi, tinche, cavedani, lucci, anguille, cefali e gli indesiderati siluri, nell’aria volano cormorani, aironi e anatre, mentre il territorio circostante è dimora di donnole, volpi e purtroppo anche nutrie.
Si può iniziare la Destra Po dal punto che si preferisce; qui immaginiamo di partire dalla sua estremità occidentale, Stellata di Bondeno. La frazione è nota per la Rocca Possente, fortilizio posto a guardia dell’entroterra che assunse la forma attuale a fine Seicento. In corrispondenza della confluenza del Panaro nel Po, la strada abbandona il Grande Fiume e procede in direzione sud, fino a Bondeno, che del periodo in cui fu feudo dei Canossa conserva la torre campanaria della Natività di Maria. Superato San Biagio, si riguadagna la sponda del Po, per poi incrociare il Cavo Napoleonico, complesso di bacini, chiaviche e sifoni iniziato nel 1808 e completato nel 1969. Prestando attenzione nell’attraversamento della statale Adriatica, si giunge a Pontelagoscuro, distante 8 kilometri da Ferrara. Qualche pedalata dopo si riesce a scorgere, nell’alveo del fiume, l’Isola Bianca, oasi di protezione faunistica gestita dalla Lipu. A Fossadalbero s’incontra una delizia estense risalente al 1430, che pare sia stata teatro dell’amore tra la giovanissima moglie di Niccolò
d’Este Parisina e il figlio illegittimo di lui Ugo: entrambi pagarono con la vita. Non c’è invece più traccia dei numerosi mulini che sorgevano lungo il fiume, in particolare tra Guarda Ferrarese e Berra, e suggerirono a Riccardo Baccelli il titolo del suo Il mulino del Po, qui ambientato. A Serravalle il fiume si biforca per la prima volta, e dà origine al territorio deltizio: a sinistra prosegue il corso principale, mentre a destra nasce il ramo del Po di Goro, lungo cui procede l’itinerario.
Chi volesse pedalare ancora, a Massenzatica potrebbe visitare la Riserva naturale delle dune fossili, ondulazioni sabbiose alte più di otto metri che si elevano isolate nel piano uniforme della campagna: sono resti fossili dei più antichi cordoni di dune litoranee del Delta, risalenti all’età del Bronzo. A Mesola c’è un altro Castello estense: costruito alla fine del Cinquecento, fu conservato dalla famiglia fino al 1771, anche dopo la devoluzione di Ferrara. Da qui al mare mancano ormai 25 kilometri: il fiume descrive un’ansa verso nord per poi piegare a sud per un lungo tratto. L’ultimo avamposto abitato del percorso è Gorino Ferrarese, frazione di Goro sorta nel 1960 sul lembo deltizio più recente: lì sopravvive uno degli ultimi ponti di barche sul fiume, che la collega con l’omonimo paese veneto. Il Faro di Gorino ha soppiantato la Lanterna di Goro, trasformata in un osservatorio per il birdwatching. Dopo c’è solo il mare.
L’itinerario
è stato inaugurato
dieci anni fa
9 -12 Novembre 2011 Rimini Fiera 15a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com
organizzata da:
in contemporanea con:
www.keyenergy.it
www.cooperambiente.it
turismo etico e solidale .17
Quando la vacanza è sostenibile Al mare o in montagna tante soluzioni per rispettare l’ambiente anche in ferie Tempo di ferie, tempo di vacanze: che si preferisca il mare o la montagna, che si ami soggiornare in un unico posto o girovagare in allegra compagnia, che si disponga di un solido budget o che si scelga un viaggio low cost, arriva un po’ per tutti il momento di chiudere la valigia – o quanto meno preparare una borsa per una scampagnata. Dove si va? Quest’anno, più che mai, la scelta è vasta anche se si desidera optare per una vacanza ecosostenibile. Già da diversi anni esistono tour operator che propongono viaggi esotici in mete ad impatto zero – ma poi bisogna arrivarci in aereo e in barca e l’impatto zero va a farsi benedire. Eppure… scegliere eco non è mai stato così facile. Siete abitudinari e ogni estate vi trovate con i soliti amici sotto l’ombrellone, stessa spiaggia stesso mare? Dal 2008 i lidi riminesi, in partenariato con Legacoop, con tutte le Cooperative Bagnini della provincia e con
il supporto dei cinque Comuni costieri promuovono il progetto “Stabilimenti balneari eco-sostenibili”, che prevedono la fornitura e l’assistenza di kit per il risparmio idrico ed energetico: riduttori di flusso, recupero e raccolta delle acque erogate (alcuni lidi arrivano a recuperarne anche diecimila litri), lampade a basso consumo e temporizzatori, la raccolta differenziata dei rifiuto obbligatoria, la fornitura gratuita di pannelli per l’educazione al risparmio idrico e la formazione del personale per attività di animazione finalizzata all’educazione ambientale. Qualche stabilimento balneare ha fatto di più, scegliendo di utilizzare pannelli fotovoltaici per riscaldare acqua delle docce e delle vasche, passerelle in plastica ottenuta da materiali riciclati, e addirittura un sistema di geotermia che consente di raffreddare gli ambienti comuni, bar e patio esterno, senza ricorrere all’aria condizionata classica. Il mare con le sue folle di bagnanti vi stressa e preferite passeggiare tranquilli in montagna con in dosso una felpa e un paio di scarponcini comodi? Niente paura, esistono delle alternative sostenibili anche per voi senza dover necessariamente migrare all’estero o scalare le Alpi, è sufficiente guardare “dietro l’angolo di
casa” per immergersi nel meraviglioso contesto naturale del Parco Regionale del Corno alle Scale, nel verde dell’Appennino tosco-emiliano a circa un’ora d’auto da Bologna, Firenze, Pistoia e Modena, in posti comodamente raggiungibili con i mezzi pubblici. La Cooperativa Corno alle Scale, in associazione con Spirito Libero e Cooperativa Madreselva, per esempio, propone escursioni e soggiorni sulle montagne dell’Appennino prefiggendosi di potare il minor impatto possibile
sull’equilibrio naturale di questi luoghi e di proporre stili di vita più rispettosi dell’ambiente. Vi piace l’idea di trascorrere il vostro tem-
po libero in campagna, nella pace assoluta? Mettevi in contatto con il gruppo internazionale del Woofers (World Wide Opportunities on Organic Farms, living, learning, sharing organic lifestyles) : che voi vogliate stare vicino casa o timbrare il passaporto per andare in Australia, troverete sempre un agricoltore che ha scelto di produrre i suoi prodotti secondo i metodi biologici che abbia bisogno di aiuto nei campi in cambio di vitto ed alloggio. Se poi volete cavalcare la filosofia del cheap-and-chic mettetevi in contatto con il Miniwitz Sustainable Energy Development Ldt: hanno creato un prototipo di imbarcazione da diporto a vela completamente fatta di materiale riciclato e lo stanno presentando sul mercato. Ogni barca è stata fatta riciclando bottiglie di plastica, vecchi manifesti pubblicitari ed immondizie di varia origine e natura, grazie a sei pannelli solari viene garantita l’energia elettrica che muove anche il motore (ovviamente elettrico) e l’approvvigionamento di acqua calda. Buon viaggio!
La filosofia dei viaggi a impatto
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biodiversità .19
Le opere d’arte hanno radici In Emilia Romagna quasi 600 gli alberi monumentali tutelati A volte i monumenti possono avere foglie, rami e radici. È il caso degli alberi monumentali presenti in Emilia Romagna, censiti e tutelati come ogni bene storico di valore universale. Non è un caso quindi se a occuparsi di queste attività sia l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della regione (Ibc), che a partire dal 2002 (la legge regionale in materia risale però al 1977 ndr) ha iniziato la propria opera “per la tutela di esemplari arborei singoli, in gruppi, o in filari, di notevole pregio scientifico o monumentale” e promuove progetti e azioni per la loro migliore conservazione. Ma la sola tutela formale non è di per sé sufficiente – spiegano in Regione -: è infatti necessario diffondere la consapevolezza che i grandi alberi sono un patrimonio di tutti, e che quindi ogni cittadino deve diventare un custode attento dei monumenti verdi presenti sul territorio in cui vive. La prima attività di cui si è occupato l’Ibc è stata senza dubbio la complessa opera di censimento. I decreti emanati negli anni hanno assoggettato a tutela ben 646 esemplari, suddivisi
tra singoli, in gruppo, in filare. Un’attività che ha visto la partecipazione delle soprintendenze e di vari istituti di ricerca. Purtroppo nel corso degli anni, sulla base di verifiche e segnalazioni degli enti preposti, è stato necessario revocare la tutela a 73 esemplari, nel frattempo morti o in situazione di grave compromissione – quindi soggetti a taglio – in quanto pericolosi per la sicurezza delle persone. Ma come distinguere un albero monumentale tra i tanti alberi esistenti? È un’operazione piuttosto complessa e che richiede conoscenze specifiche elevate. Essendo solitamente di notevoli dimensioni le difficoltà risiedono nel fatto che foglie, fiori e frutti - determinanti per l’identificazione della pianta - sono molto in alto, perciò difficili da raggiungere. A volte l’identificazione è possibile solo a livello di genere, diventando quasi impossibile una specificazione più precisa. È curioso, soprattutto per i meno esperti, scoprire che nel grande novero delle querce rientrano il leccio, il cerro, il rovere, la farnia e la roverella. Poi ci sono altre grandi famiglie di genere: il cedro (dove si annoverano con tratti piuttosto ben distinguibili quelli dell’Hymalaia, del Libano e dell’Atlante) il tiglio, il platano, l’olmo e il gelso.
Molto frequenti poi gli esemplari c.d. ibridi, sia spontanei, sia provocati artificialmente per ottenere individui più resistenti e di migliore aspetto. Nelle schede di rilevamento si possono trovare denominazioni spesso vaghe, imprecise o a volte addirittura contraddittorie. Ma al lato pratico, se anche un albero monumentale, spesso vecchio di un centinaio d’anni, non è identificato in modo preciso, resta pur sempre un grande albero e merita tutto il nostro rispetto. C’è poi l’aspetto della tutela. La legge regionale n. 2/77 prevede che, sulla base dei finanziamenti annuali stabiliti dalla Regione, l’Ibc provveda a erogare ai soggetti pubblici e privati, a cui è stata affidata la tutela, i fondi necessari per gli interventi conservativi e di salvaguardia degli esemplari. I modi attraverso cui compiere le opere di conservazione sono poi vincolati dal servizio fitosanitario regionale.
Un sistema quindi molto attento e meticoloso: d’altronde con la cura dei monumenti, anche quelli verdi, non si può improvvisare. Per sapere quali alberi monumentali sono presenti nella propria provincia o nel comune di appartenenza esiste una banca dati completa accessibile dal sito www.ibc.regione.emilia-roma gna.it . Per promuovere la conoscenza, ad ampio raggio, del patrimonio arboreo regionale, è stata inoltre predisposta una mostra itinerante dal titolo “Giganti verdi”. L’esposizione presenta le 12 fotografie vincitrici e una selezione di altre 60 immagini, frutto dal concorso fotografico organizzato nel 2002 per la valorizzazione di questo grande patrimonio. Enti o privati interessati ad allestire questa interessante esposizione possono prendere contatto con l’Istituto per i beni artistici della regione.
Nel tempo
73 piante morte o compromesse
il viaggio 20.
La Via Spluga da Thusis Prima parte della nuova avventura di un viaggiatore ... a piedi Una strada che attraversa le Alpi Centrali, tracciata oltre duemila anni fa dai romani e che nei secoli ha permesso gli scambi, culturali, economici e sociali tra i popoli grigionesi, reto-romanici, walser e lombardi. Un intreccio di mulattiere e antiche carrarecce che oggi dà vita alla ‘Via Spluga’: il percorso che ho deciso di affrontare insieme a Cesare e Ciccio, miei soci di avventure, per una camminata di quattro giorni. Niente di ardimentoso – non ci sono ferrate, né salite da squarciare gam-
be e polmoni - affrontabile pressoché da chiunque, con un minimo di allenamento. Ottantaquattro chilometri di sentieri, da Thusis (CH) a Chiavenna. I panorami sono quelli suggestivi dell’arco Alpino Italo-Svizzero. Poi c’è la gioia di immergersi nella quiete dei boschi, affrontati con quell’incedere lento che tiene lontano le ansie e i ritmi forsennati della vita di città. Carichiamo in macchina i nostri voluminosi zaini e partiamo di buon mattino da Ferrara, prima destinazione: Chiavenna. Arriviamo nella cittadina lombarda in anticipo sulla tabella di marcia e decidiamo di lasciare l’auto nei pressi della tranquilla stazione di treni e corriere. Verifichiamo che gli orari dei pullman per la Svizzera coincidano con le informazioni raccolte prima
della partenza. In sostanza dovremmo compiere a ritroso (naturalmente su strade differenti) il viaggio che macineremo a piedi lungo i sentieri di montagna. Il centro di Chiavenna merita sicuramente una visita, superiamo così la monumentale porta di Santa Maria, inoltrandoci nelle strette vie che portano alla piazza centrale del paese. Visto il caldo agostano optiamo di pranzare con un buon gelato prima di tornare nei pressi della stazione, utilizzando il tempo di attesa per scansionare meglio la
mappa di viaggio. “Il percorso originale era solo di 65 km – precisa Ciccio, che ha pianificato questa camminata - così ho deciso di inserire alcune deviazioni che ci faranno camminare un po’ di più, ma in compenso saremo ripagati da scenari mozzafiato”. Conoscendo bene Ciccio e la sua tendenza a sottovalutare l’eccessivo dispendio di energie, sul mio volto e su quello di Cesare si legge una malcelata diffidenza sulle variazioni al trac-
Intreccio di mulattiere
Alpi Centrali nelle
il viaggio 21.
BANCARELLE BIO IN REGIONE
...a Chiavenna ciato originale, a occhio tutt’altro che leggere. “Decideremo quando saremo sui sentieri” il modo cortese e un po’ sbrigativo scelto da Cesare per non addentrarsi in discussioni premature. Nel frattempo è arrivato il pullman per Thusis. In verità saranno necessari due mezzi per arrivare a destinazione. La prima corriera ci porta a Splügen, oltrepassando l’omonimo passo dopo un quantitativo interminabile di tornanti. Nessuno di noi tre soffre di mal d’auto, ma le ripetute curve a gomito - affrontate con una certa spregiudicatezza dall’autista - mettono davvero a dura prova il nostro stomaco. La seconda completa il tragitto fino alla località da cui inizia la Via Spluga. Thusis è un paesino di tremila anime nel cuore del Canton dei Grigioni, storico crocevia per il transito di persone
e merci verso l’Italia. Appoggiamo gli zaini nel nostro albergo – bello quanto oltremodo caro – e mettiamo naso nel borgo che ci ospita, austero e ordinato come tutti i centri svizzeri. Approfitto di una farmacia per comprare una fascia elastica per il ginocchio onde evitare il rischio di ricadere in una lussazione della rotula, il mio incubo. Da un punto panoramico del paese scorgiamo la vallata che dovremo affrontare il giorno a venire. Ciccio punta il dito verso il sentiero, distinguibile a vista prima che vada a perdersi all’interno di un bosco. “Il vero spettacolo di domani sarà la Viamala, un canyon profondo centinaia di metri, scavato dall’impeto delle acque”. Con questa immagine suggestiva ci prepariamo mentalmente al nostro primo giorno di cammino. Leonardo Rosa
In tutta la regione si contano 43 mercati che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio. Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza settimanale o periodica.
PROVINCIA DI PIACENZA
MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI, Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO CASTELL’ARQUATO, Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19) MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE – FIDENZA, primo sabato di ogni mese
PROVINCIA DI PARMA
LA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVOLA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13) ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese (9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO, Via San Martino, domenica mattina
PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
MERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA – Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato
PROVINCIA DI MODENA
BIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena, martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO – Parco Ferrari Modena, venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’ Località Braida, 2°e 4°sabato (8-13) MERCATO DI CARPI - Parco Giovanni Paolo II, giovedì e sabato (8-13) BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (7-13.30) VIGNOL, via Cavova 4, venerdì pomeriggio e sabato mattina
PROVINCIA DI BOLOGNA
Via Udine Bologna, presso il cortile della Scuola di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi (18-21) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì (17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio da Budrio, lunedì (17.30-20.30) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE - SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese MERCOLBIO – IMOLA via Serraglio presso Centro Sociale La Stalla, mercoledì (17-20)
PROVINCIA DI FERRARA
DOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (919) SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)
PROVINCIA DI RAVENNA
MARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica Romea 88 Ravenna, martedì (18-20) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del Pavaglione, venerdì (17-20) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco Vespignani, lunedì (18-22)
PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA
MERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO - CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13) LE CRETE DI MONTENOVO - SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17, martedì, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117, martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdì-domenica (8-12 e 14-21)
PROVINCIA DI RIMINI
RIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)
EI021098
Ospedale S.Orsola - BOLOGNA - Tel. 051.6363539 - www.fidas-advs-bologna.org
bioarchitettura .23
Umidità nei muri, soluzione Progetec Tecnologie Un moderno sistema per la deumidificazione delle pareti Degrado dei muri, cattivi odori, impossibilità di tinteggiature soddisfacenti, sono solo alcuni degli inconvenienti dovuti all’umidità, fenomeno che affligge strutture in muratura a vari livelli e che può dipendere da diversi fattori, quali infiltrazioni d’acqua piovana, condensa, perdite degli impianti, nonché dalla presenza di ristagni d’acqua nel terreno su cui poggia l’edificio. L’umidità di risalita persiste nell’autoalimentarsi, poiché dal terreno si trasferisce direttamente alle murature dell’edificio: “approfittando” della porosità dei materiali di costruzione, bagna le murature portando con sé dei sali disciolti. A questo problema dell’umidità di risalita, da diversi anni, la Progetec Tecnologie propone una soluzione efficace. Umidità nelle murature. “L’umidità capillare - spiega Adriano Ivan Calegari, titolare di Progetec Tecnologie, azienda leader del settore – costituisce un problema per le murature di molti edifici, specialmente per quelli costruiti prima dell’impiego di guaine protettive nelle fondamenta. Questa – evidenzia l’esperto – è una delle maggiori cause di degrado degli edifici, in particolar modo di quelli più antichi, costruiti spesso direttamente sul terreno. Siccome – continua l’esperto – i materiali edili siano essi mattone, pietra, cemento o calcestruzzo, sono, in misura maggior o minore tutti porosi e permeabili, l’umidità risale dal terreno alle pareti dell’edificio e, attraver-
so il fenomeno di capillarità, intacca le murature saturandone così la capacità di traspirare e rendendo l’edificio poco salubre, esposto a forme di peggioramento a causa di fenomeni climatici”. Il degrado delle pareti umide. “L’umidità che intacca le pareti – fa sapere Calegari -porta con sé sali disciolti che restano nell’intonaco e nella superficie dei muri. Con l’evaporazione dell’acqua della superficie della parete, questi sali si cristallizzano e producono di conseguenza una forza di tipo meccanico capace di sgretolare la superficie dei materiali, causando inoltre un graduale e continuo danneggiamento della costruzione. Ciò significa – prosegue l’esperto - che la stessa struttura, da un punto di vista estetico-funzionale, si indebolisce”. Il fenomeno dell’umidità di risalita tocca anche il campo sanitario. “I cattivi odori tipici degli ambienti umidi – ricorda Calegari - sono indice della presenza di muffe, cloruri e nitrati: questi ultimi – evidenzia il titolare di Progetec Tecnologie -, anch’essi solubili derivanti dal degrado di materiale organico di tipo proteico, possono essere causa di problemi legati alla salute delle persone che vi soggiornano”. La soluzione Prosystem. Da questa constatazione parte lo studio dei laboratori di ricerca Prosystem, progetto all’avanguardia nell’elaborazione di opere di bonifica dell’umidità capillare, che da anni risolve con successo il problemi di umidità di risalita, anche per un gran numero di beni di inestimabile valore e di riferimento culturale e storico, a livello internazionale.
Una moderna tecnologia per la deumidificazione elettrosmotica anche di murature di elevato spessore, che si affianca ai più vecchi e noti rimedi della barriera chimica e fisica. Il segreto di questo successo? “Serietà e dedizione – risponde Calegari – per il più alto dei principi etici: onestà e integrità in tutti i nostri contatti di lavoro”. Il produttore assicura una assistenza “tempestiva e qualificata- sottolinea il titolare - messa costantemente a disposizione di una clientela nazionale e internazionale”. La garanzia di tre anni sul funzionamento dei dispositivi sono un valore aggiunto a conferma della qualità del sistema. Come si struttura il metodo di deumidificazione Prosystem. “L’azione del dispositivo Prosystem – spiega Calegari – si basa sul fatto che l’acqua all’interno di un campo elettromagnetico si muove a causa della tensione interna che nasce dalla differente polarità tra il muro ed il suolo. Prosystem - illustra l’esperto - inverte il movimento delle molecole dell’acqua e le spinge verso il suolo per effetto della gravità. E così – continua Calegari – che si annulla automaticamente l’effetto della risalita capillare e si giunge a una graduale “discesa” dell’acqua dalle pareti al suolo. Inoltre, il funzionamento continuo del dispositivo impedisce il ripetersi del fenomeno, stabilendo la normale umidità fisiologica della muratura. Ciò – assicura Calegari - ha un effetto immed i a -
to di bonifica delle murature da sali disciolti: sono infatti elementi che contribuiscono a rendere la parete tendenzialmente umida, per effetto igroscopico”. Il dispositivo Prosystem. “I primi risultati del funzionamento del dispositivo Prosystem – garantisce Calegari – sono visibili già a partire da alcune settimane dalla sua installazione. Questo dispositivo, nelle sue 4 versioni standard, è in grado di proteggere dall’umidità aree comprese tra 11 e 64 metri di raggio, oppure, con progetti ed installazioni realizzate su misura, edifici di qualsiasi forma e dimensione. E’ prodotto e indipendentemente provato ed approvato secondo gli standard Europei e funziona con la corrente elettrica, tramite una semplice presa di alimentazione, senza fare alcun rumore. Da non dimenticare, infine – conclude Calegari -, è il fatto che l’installazione del dispositivo non preveda alcuna introduzione di anodi, fili o altri interventi invasivi sull’edificio”. Per maggiori informazioni, è possibile contattare PROGETEC TECNOLOGIE di Adriano Ivan Calegari, che ha sede in Via Friuli 11 a Budoia (Pordenone). Tel. e Fax 0434 653037. Cell.346 3626102. email progetec@alice.it
redazionale 24.
Il colore al banco del bar La Spring Color ha elaborato un nuovo concetto espositivo L’ambiente gradevole ed il personale è ospitale. Magari ti viene voglia di ordinare un cappuccino, ma in questo caso al banco del bar ci si viene per farsi preparare un colore. Non un colore qualunque, ma un colore su misura. La Spring Color ha elaborato un nuovo concetto espositivo con un allestimento di un vero e proprio bar che mette al centro la qualità del colore. “Il senso di questo concept è quello di accogliere il cliente come se si trovasse proprio un bar con la materia ed i pigmenti che fanno da protagonisti” spiega Francesco Mosca, direttore commerciale dell’azienda. Il progetto è stato lanciato alla Fiera Colore di Piacenza con il convegno “ColoRare Italia, il franchising della Bellezza”, alla presenza di Roberto Mosca, ricercatore ed amministratore dell’azienda, Massimo Baldini, presidente del Museo dei Colori Naturali e Sylvie Eyraud, partner d’oltralpe che
utilizza le basi pittoriche dell’azienda marchigiana e che ha inventato il bar del colore in Francia. La nascita di questa idea non risponde ad un capriccio estetico di qualche architetto, ma ha un senso culturale preciso: vuole dare l’occasione al cliente di toccare con mano come si fa davvero un colore di qualità, secondo la cura e la maestria artigianale che da qualche anno abbiamo perduto sotto il vessillo dei tintometri. “Di solito all’acquirente si permette solo di vedere dei secchi, o al massimo qualche pannello al muro” prosegue Mosca “Nel bar del colore invece si fanno vedere i pigmenti vegetali o minerali che si utilizzano. Il cocktail del colore viene preparato direttamente al banco, di fronte al cliente, che dal listino-menu alla parete potrà scegliere il colore per i suoi gusti”. Alle spalle dei nuovi barman del colore, sono ben visibili tutti i pigmenti, collocati sui ripiani e dentro dei barattoli trasparenti,. Le variazioni cromatiche sono infinite e tutte personalizzabili, un valore aggiunto
non trascurabile, in tempi in cui le ditte produttrici propongono solo poche varianti standardizzate e povere di personalità. I pigmenti utilizzati dalla Spring Color sono composti da minerali inerti e pigmenti che provengono dalle terre reperite in Italia, Provenza, Cipro unitamente a colorazioni vegetali come i fiori, su cui nelle Marche è stata attivata una nuova filiera che coinvolge il tessile, la cosmetica e non per ultimo anche l’edilizia. Il risultato del cocktail è sorprendente. La maestria dell’artigiano, le originali variazioni cromatiche dei pigmenti naturali, creano un effetto estetico irriproducibile con l’uso standardizzato dei
tintometri. Colori che per di più lasciano traspirare le pareti, resistono all’umidità e alle muffe. L’idea progettuale dell’allestimento comunica tutti i valori aggiunti dei prodotti Spring Color e in qualche modo aspira a far tendenza. Come ci spiega Francesco Mosca il primo bar del colore è nato presso la sede centrale di Castelfidardo come progetto pilota. A settembre in occasione del Sana di Bologna presso la Centercolor (in via Stendhal 25/2) sarà già attivo il primo Bar del Colore emiliano.Il colore verrà servito in pochi minuti davanti agli occhi dal cliente, mentre sta seduto al banco del bar. E magari, tra una chiacchiera e l’altra, ci scappa anche un buon caffè.
inquinamento .25
Adriatico inquinato dai fiumi I dati di Goletta Verde evidenziano i punti a maggiore criticità Tra il 6 e l’8 agosto, Goletta verde, la storica imbarcazione di Legambiente che ogni estate compie il periplo della Penisola per analizzarne le acque, ha fatto tappa in Emilia-Romagna. Sono stati otto i punti campionati, in una regione in cui, secondo i dati Utilitas 2009, circa un milione di cittadini non è coperto da un adeguato servizio di depurazione. Legambiente ritiene che, anche se questi luoghi sono interdetti alla balneazione, monitorare
la presenza di batteri fecali presso scarichi, canali e foci di fiumi e torrenti che confluiscono direttamente in mare, sia necessario per capire il livello qualitativo della gestione delle acque reflue degli insediamenti urbani, nonché l’impatto ambientale determinato sulla costa dalle attività dell’entroterra. La squadra di tecnici di Legambiente viaggia via terra a bordo di un laboratorio mobile, grazie al quale è possibile effettuare le analisi direttamente in situ. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità/ salinità).
Idelrisultati monitoraggio di Legambiente
Facendo riferimento alla normativa vigente in Italia sulle acque di balneazione, il giudizio ‘inquinato’ viene espresso se la presenza di Enterococchi intestinali supera le 200 Unità formanti colonie in 100 ml d’acqua, e/o quella degli Escherichia Coli le 500 Ufc nella stessa quantità. Un sito è invece definito ‘fortemente inquinato’ se, in 100 d’acqua, gli Escherichia Coli superano le 400 Ufc, e/o gli Enterococchi le 1000. Nella provincia di Ferrara sono due i punti inquinati: uno nel comune di Comacchio, in località Porto Garibaldi, alla foce del canale navigabile Comacchio, ed un altro nel comune di Goro, alla Bocca del Po di Goro, in corrispondenza del porto di Gorino. Tre sono invece i punti che hanno destato preoccupazione in provincia di Rimini. Nel capoluogo, in località Santa Giustina (presso uno scarico che, nascosto da un’ampia fascia riparia, confluisce nel Fiume Marecchia all’altezza di Via Tonale) le ana-
lisi hanno evidenziato la presenza di acque fortemente inquinate, mentre in provincia il campione prelevato nel comune di Misano Adriatico, presso il Fiume Conca, è risultato fortemente inquinato. Allarme rosso per la foce del Marano, nel comune di Riccione: oltre all’odore di urina sul luogo, gli esami hanno riportato livelli batteriologici così alti da essere difficilmente quantificabili, ma che superano sicuramente il milione di Ufc. Il comune di Ravenna rientra nell’elenco dei punti critici regionali con due siti segnalati: lo sbocco del Canale Tagliata, in località Zadina Pineta, è risultato inquinato, mentre lo sbocco del Canale Cupa Nuovo, in località Lido di Savio, è stato classificato come fortemente inquinato, con livelli batteriologici molto elevati. Infine, nella provincia di Forlì–Cesena, il prelievo compiuto presso la foce del Rubicone, nel Comune di Gatteo a Mare, ha riportato la presenza di acque inquinate.
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In collaborazione con
ambiente .27
‘Marinara’, vanto di sostenibilità Alto standard di gestione ambientale per il porto turistico di Ravenna Che se ne faccia una questione di moda o di puro piacere estetico non importa: chi ama viaggiare conosce la sensazione di approdare in barca nel porto di una città d’arte che ha il vantaggio di trovarsi vicino al mare. Se poi la città di cui si parla offre itinerari culturali ed enogastronomici di spessore internazionale ed il porto in questione è moderno, attrezzato e confortevole non si può fare a meno di indovinare che ci si riferisca a Ravenna e il suo nuovissimo sbocco sul Mare Adriatico. Ravenna capitale dei mosaici bizantini, porta tra Oriente e Occidente, città di Teodorico e di Dante è il principale polo culturale della provincia e meta prediletta del turismo culturale. Otto monumenti della città, che costituiscono un patrimonio di 1.500 anni di storia, sono stati inseriti
dall’Unesco nella World Heritage List quali Patrimonio Mondiale dell’Umanità di assoluto rilievo internazionale. “Marinara” questo il nome del nuovo porto turistico di Marina di Ravenna, è attualmente il porto più grande dell’Adriatico e costituisce il fulcro di un progetto di ampio respiro per conferire al tratto di Riviera Adriatica più bello ed ancora incontaminato quelle caratteristiche turistiche – che ancora mancano – in grado di “esportare” il turismo d’arte che caratterizza la città sul mare. Il porto è stato realizzato su uno specchio d’acqua di 156.000 mq. profondo 5 metri, offre ben 1.500 posti per imbarcazioni fino a 30 metri e 243 garage interrati, e nei pressi degli attracchi sono stati realizzati fabbricati - circa 23000 mq - con destinazione residenziale e commerciale, praticamente tutti affacciati sul mare. La progettazione e realizzazione di Marinara ha presentato dei caratteri peculiari in fatto di rispetto e salvaguardia dell’ambiente costiero. Attualmente il porto, nonostante la sua imponente struttura, presenta delle caratteristiche tecniche che lo rendo-
no un vanto anche in fatto di sostenibilità: è infatti certificato secondo le normative Iso 14001, una sigla che identifica e riconosce gli altissimi standard di “gestione ambientale” dell’intera struttura, cioè un tipo di gestione che garantisce il controllo dell’impatto ambientale delle proprie attività e ne ricerca in maniera costante l’ottimizzazione. Dalla raccolta differenziata dei rifiuti alla formazione del personale in ambito di rispetto ambientale, fino alla promozione di comportamenti virtuosi per i turisti ed i diportisti nelle proprie attività “vacanziere”, l’impegno di Marinara verso la salvaguardia del mare è profondamente sentito perché sia chi ha ideato il progetto che il Comune e la Provincia che ne hanno avallato la costruzione ben conoscono la fortuna e la ricchezza che il corretto sfruttamento di questa risorsa può offrire.
Bellezze all’attracco Il Tour del Concorso Miss Italia è sbarcato a Marinara – presso lo Shopping Center – giovedì 11 agosto per l’assegnazione del settimo titolo regionale di Miss Wella Emilia Romagna 2011 : 32 partecipanti - provenienti da tutte le province della regione – per 14 posti sul treno delle pre-finali nazionali che si terranno a Montecatini Terme dal 25 al 29 agosto ed una sola ambitissima fascia di Miss Emilia Romagna che è andata alla modenese Lidia Lekova, 18 anni, bruna dagli occhi verdi, studentessa e pallavolista.
redazionale 28.
Una finanza diversa è possibile Eticredito unisce responsabilità d’impresa a finalità sociali Una finanza diversa è possibile. E’ trasformando questo assunto in fatti concreti che a Rimini, nell’aprile del 2006, è nata Eticredito, una banca che fa della finanza etica e della responsabilità sociale d’impresa la propria missione. A dar vita all’iniziativa sono stati 55 soci, espressione di diverse categorie professionali, persone fisiche e giuridiche della provincia di Rimini e della Repubblica di San Marino. Oggi i soci sono diventati 74 accomunati dalla condivisione delle finalità etiche e sociali dell’istituto. Un’istituzione, quindi, che segna una vero cambiamento nel mondo banca-
rio visti i princìpi ispiratori della sua azione: un’equa remunerazione del risparmio, trasparenza assoluta, sostegno finanziario a progetti di utilità sociale, solidarietà per le fasce sociali più deboli e rifiuto di ogni tipo di speculazione finanziaria. Un cambiamento quanto mai necessario, soprattutto in questo momento in cui vediamo chiaramente gli effetti sulla vita di tutti i giorni di una finanza sregolata e speculativa, volta esclusivamente alla massimizzazione del profitto e ai risultati di breve periodo. Eticredito è una banca che mette al centro della sua missione la valutazione etica delle conseguenze delle azioni economiche e quindi non poteva che tenere in grande considerazione l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Servizi e finanziamenti dedicati al Terzo Settore (associazioni, cooperative ed imprese sociali), finanziamenti agevolati per chi investe in energie rinnovabili e convenzioni per favorire
l’accesso al credito e per sostenere le famiglie in questo momento di crisi sono infatti alcuni dei servizi che caratterizzano l’attività di Eticredito. In Eticredito, ad esempio, a fianco dei tradizionali servizi come conti correnti, libretti o mutui prima casa, potete trovare servizi specifici come conti correnti gratuiti per la raccolta fondi, libretti di risparmio che permettono di sostenere uno specifico progetto di utilità sociale, servizi di anticipo del 5 per 1.000 o prestiti “solari” costruiti su misura sulle esigenze delle famiglie che decidono di installare un impianto fotovoltaico. Sono tutti servizi caratterizzati dalla massima trasparenza, chiarezza e attenzione al cliente e alle sue necessità.
La banca inoltre propone conti correnti, certificati di deposito, libretti per minorenni e servizi di investimento etici che assicurano buoni rendimenti e la sostenibilità nel lungo periodo. In cantiere anche la realizzazione di un nuovo ed innovativo servizio di risparmio etico “virtuale”, attraverso il quale sarà possibile investire sull’economia “reale” sostenendo famiglie e imprese responsabili direttamente on-line sul sito della banca. Per avere informazioni sui servizi e sull’attività di Eticredito, ci si può recare alla sua sede in Via Dante Alighieri, 25 a Rimini (dalle 8:15 alle 13:30 e dalle 14:50 alle 16:00) o visitare il sito www. eticredito.it. Per prenotare una consulenza gratuita potete rivolgervi allo 0541/208011 o scrivere all’indirizzo info@eticredito.it.
bioarchitettura .29
Grattacielo dal volto umano Una struttura eco-sostenibile della Fondazione Renzo Piano a New York Al Cersaie 2011 – Salone Internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno – in programma Bologna Fiere dal 20 al 24 settembre, sabato alle 11.00 presso la Galleria dell’Architettura, l’architetto genovese Giorgio Bianchi insieme a Lia Piano, direttore della Fondazione Renzo Piano, presenteranno l’affascinante percorso che ha portato alla progettazione del nuovo grattacielo del New York Times nella Grande Mela firmato Renzo Piano Building Workshop, “Un grattacielo dal volto umano” come lo definiscono i progettisti. A moderare l’incontro, che chiuderà il ciclo di eventi della rassegna “Costruire, Abitare, Pensare”, Aldo Colonetti, filosofo, storico e teorico dell’arte, del design e dell’architettura – nonché direttore scientifico del Gruppo Ied e direttore della rivista Ottagono. Un affascinante viaggio per immagini illustrato da Bianchi - capoprogetto della costruzione della sede della Morgan
Library- che ricostruisce la storia dei due edifici: la nuova sede del N.Y.T. e della Morgan, a partire da una passeggiata fatta nel 2001 insieme a Renzo Piano tra le macerie delle Twin Towers fino alla conclusione dei lavori. “Il messaggio che si può e si vuole dare attraverso l’architettura – ha osservato Bianchi – è far nascere da questa tragedia l’occasione per ripensare il ruolo di questi edifici nel panorama della città”. Sorprendenti i risultati: la torre dello storico quotidiano newyorkese è un edificio leggero e vibrante, importante eppure trasparente e quasi “immateriale” allo steso tempo. Certamente un luogo aperto alla città, simbolo di un nuovo modo di intendere spazio privato e pubblico, simbolo - in definitiva - della nuova New York che doveva nascere dopo l’11 settembre. Come in un’affascinante camera oscura, il palazzo dell’edificio del N.Y.T. trova poi il suo alter ego nel palazzo della Morgan Library, una sorta di grattacielo rovesciato scavato
nello scisto – la durissima roccia millenaria del suolo di Manhattan – fino a una profondità di 15 metri. Un’opera stupefacente anche dal punto di vista tecnico, con i lavori di scavo che si sono svolti a soli 25 cm dagli edifici adiacenti. Il risultato è uno scrigno sotterraneo di arte e cultura, ben 2.500 mq nel ventre di New York. Oltre a questi due edifici, la “passeggiata” toccherà due progetti oggi in fase di realizzazione: la sede della Columbia University e il nuovo Whitney Museum. Co-protagonista della conferenza sui “progetti newyorkesi” del RPBW, Lia Piano vuole portare anche quest’anno a Cersaie i principi che ispirano l’architettura perseguita dal gruppo di lavoro di Piano: “Abbiamo una ‘bottega’, fra Genova e Parigi, dove ogni anno vengono accolti 14 studenti provenienti dalle migliori università e scuole di architettura del mondo”, spiega. Un approccio squisitamente anti-accademico che rende possibile un lavoro di squadra tra grandi maestri e giovani architetti che si costruisce direttamente sul campo: “Non ci sono insegnanti, lezioni, teorie: gli studenti entrano subito a far parte di un team e lavorano ogni giorno su progetti concreti”.
Efficenza in altezza L’edificio è stato ideato per essere una struttura eco-sostenibile ed è stato particolarmente curato l’aspetto riguardante l’efficienza energetica. Tutte le superfici esterne sono rivestite completamente da vetri a bassa emissione, mentre un impianto di generazione a gas naturale fornisce il 40% dell’energia elettrica necessaria per illuminare gli spazi interni. Il calore generato dalla combustione viene riutilizzato in un sistema di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, presente in tutti gli ambienti occupati del NYT. L’intero edificio è inoltre dotato di un sistema di condizionamento naturale, per il quale l’aria fresca dall’esterno viene lasciata entrare quando quella interna è più calda. Per quanto riguarda invece le parti portanti, il 95% dell’acciaio impiegato proveniva da materiale riciclato. La struttura non ha un parcheggio interno per le automobili e questo impone ai dipendenti l’utilizzo di mezzi pubblici o della bicicletta – non manca infatti un’area di parcheggio riservata alle due ruote.
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biodiversità .31
Patagonia e Romagna da difendere Due realtà ambientali a rischio. Il parallelismo in diversi docu-film Il cinema accomuna ed avvicina luoghi e genti: la Patagonia e l’Emilia Romagna. La provincia di Rio Negro, nel Nord della Patagonia Argentina, è un territorio unico per le sue caratteristiche storiche, geografiche e ambientali e costituisce l’ultimo rifugio per molte specie animali e vegetali. Negli ultimi anni tuttavia modelli di produzione agricola intensiva, che mal si adattano al delicato ecosistema di quest’area, hanno dato il via ad un inarrestabile processo di desertificazione, compromettendo seriamente l’ambiente e la biodiversità. Per arginare il fenomeno, Ricerca e Cooperazione e il Wwf, hanno realizzato in quest’area il progetto dell’Estancia La Magdalena: una iniziativa che vuole contribuire a combattere la desertificazione e salvaguardare la zona attraverso la realizzazione di attività di educazione ambientale e di promozione del turismo responsabile, creando anche opportunità di lavoro e coinvolgendo la società e le autorità locali. Agli antipo-
di, l’Emilia-Romagna è senz’altro una terra accogliente per tradizione, che offre in poche centinaia di chilometri di tragitto le vette più alte dell’Appennino settentrionale fino alle terre basse del Delta del Po: due regioni biogeografiche (quella continentale e quella mediterranea) che proprio qui si incontrano e si compenetrano, dando vita ad ambienti unici in cui la diversità di specie raggiunge livelli insperati per una delle regioni più popolate della penisola. Proprio questa caratteristica biodiversità è quella che maggiormente necessita di tutela e di conservazione, soprattutto di protezione contro lo sfruttamento selvaggio del territorio a mano dell’industria agroalimentare ed edilizia nonché l’invasione pacifica quanto rumorosa di masse di turisti nelle zone costiere. La necessità di studiare, conoscere e proteggere queste due lontanissime e simili realtà ambientali a rischio è stata presentata in due diversi docu-film. Il primo, “La Magdalena. L’altra Patagonia” - presentato lo scorso anno a Rimini come evento conclusivo del progetto di Educazione allo Sviluppo “Società civile, protezione della biodiversità e promozione di modelli di sviluppo sostenibile” – è stato cofinanziato
dal Ministero degli Affari Esteri e promosso in collaborazione con il Wwf. Il documentario racconta, con immagini affascinanti e suggestive, questo territorio, le tante specie animali che lo abitano, i suoi silenzi, i vasti orizzonti, i paesaggi e le distanze infinite, descrivendone i problemi ambientali, ma anche le proposte di soluzione avanzate Ricerca e Cooperazione e il Wwf. Il secondo, “Il suolo Minacciato” – prodotto da Wwf e Legambiente di Parma, in collaborazione con Il Borgo, Lipu e Città invisibili - racconta di come le terre vengano sfruttate, impoverite e – una volta svilite – vendute all’edilizia, in particolar modo in quella che viene definita la Food Valley italiana, la pianura parmense. Qui, come in altre
Il
aree padane, con la fine di Tangentopoli si è assistito ad una fortissima accelerazione dell’espansione urbana esattamente nei luoghi preposti ad essere per vocazione focali nell’ambito dell’agroalimentare, luoghi di eccellenza di prodotti alimentari tipici, che hanno fondato la propria immagine, la propria forza evocativa e distintività di mercato sul radicamento ad un territorio d’origine preservato e di alta qualità ambientale. Invece gli auspicabili strumenti di pianificazione e programmazione territoriale non si sono mai preoccupati di tutelare il paesaggio. Due casi specifici, diversi ma allo stesso tempo comparabili, lì dove le attività umane rischiano di annullare per sempre gli equilibri della natura - se non si interviene in modo ponderato, costruttivo e lungimirante.
cinema
avvicina
aree lontane
redazionale 32.
LaSaponaria, cosmesi ‘casalinga’ A Fano un laboratorio di olii e prodotti per l’igiene realizzati con metodi artigianali e ‘bio’ Un intenso profumo di oli essenziali esce dal laboratorio della Saponaria. È qui, a Fano (PU), che Luigi e Lucia creano artigianalmente saponi naturali, shampoo, creme, unguenti, oli vegetali da massaggio e oli essenziali. Luigi mi mostra un enorme cubo di legno che contiene il sapone appena prodotto. Lo hanno fatto costruire apposta, su modello dei piccoli stampi smontabili di una volta. Lì accanto sono allineate delle fette rosee di sapone ancora da tagliare. Luigi ha iniziato nel 2003 a fare esperimenti di saponificazione casalinga, poi ha continuato assieme a Lucia. È stato il GAS di Pesaro ad incentivare la loro attività nata all’insegna della sostenibilità, con alcune famiglie amiche che acquistavano i loro prodotti. Ora Luigi e Lucia, neanche trentenni, hanno trasformato la loro passione e i loro studi un’esperienza pilota nel mondo della cosmesi biologica. Più del 60% della formulazione dei loro saponi è costituita da olio extravergine d’oliva italiano e tutti i cosmetici che producono sono completa-
mente naturali e a base di ingredienti semplici e genuini. “Vogliamo produrre cosmetici che facciano bene a chi li usa ma anche al nostro pianeta -afferma Luigi- ecco perché scegliamo solo ingredienti biologici, prodotti in piccola scala e abbiamo scelto una lavorazione artigianale che non compromette la qualità delle materie prime utilizzate e non produce inquinanti. Siamo in continua ricerca di fornitori migliori, di materie prime con una filiera il più sostenibile possibile... Stiamo anche lavorando su alcune nuove formule di creme e detergenti e abbiamo avviato una collaborazione con la facoltà di cosmetologia per studiare forme innovative di conservazione naturale. La nostra politica è così... vietato accontentarsi!”. Stessa filosofia per gli imballaggi, con un impegno alla loro riduzione e alla ricerca di materiali riciclati o riciclabili. Per le confezioni utilizzano vasetti in vetro riciclato e confezioni in plastica certificate Ecocert, che garantisce un packaging in plastica leggera completamente riciclabile e un basso impatto ambientale nella fase di produzione. Offrono anche saponi solidi al “taglio” shampoo e detergenti alla spina con un innovativo sistema di vendita sfusa. “Il problema della vendita sfusa di detergenti – spiega Luigi - è che spesso i contenitori utilizzati per la rivendita
alla spina sono di una plastica molto più spessa dei singoli flaconi. Abbiamo calcolato che servirebbero almeno 5-10 utilizzi dello stesso flacone da parte dell’utente finale perché il sistema sia ambientalmente vantaggioso, cosa che si realizza raramente. Per rendere più sostenibile e ridurre effettivamente l’utilizzo di plastica abbiamo sostituito ai sistemi tradizionali di vendita sfusa l’“ecobox”, una spina intelligente perché pesa fino all’80% in meno rispetto ad una tanica tradizionale, utilizza meno plastica, inquina meno per il trasporto, è resistente ed è composta di materiali riciclabili”. L’ecobox al momento è disponibile in alcuni negozi pil o ta ,
m a d a s e t tembre sarà possibile ordinarlo scrivendo ad info@lasaponaria.it. LaSaponaria è nata da un’esperien-
za di autoproduzione, intesa come un modo divertente e creativo di vivere sostenibile e a questo approccio Luigi e Lucia sono rimasti legati, tanto che vendono tutte le materie prime necessarie per l’arte della saponificazione e della creazione di cosmetici casalinghi e tengono corsi per chi ci si voglia cimentare. “Sappiamo per esperienza personale tutte le difficoltà che si incontrano a fare i saponi da sé, per questo vogliamo aiutare e stimolare le persone che abbiano voglia di farlo -spiega Luigi- il nostro obiettivo è far sì che questa cultura si diffonda”. Per questo svolgono numerosi incontri sui temi della cosmetica consapevole e dell’autoproduzione. I prodotti della Saponaria si possono acquistare tramite alcuni GAS (gruppi di acquisto solidale), negozi del biologico ed erboristerie specializzate oppure direttamente on-line sul sito www. lasaponaria.it
riciclo .33
Tecno-luce a S. Giovanni Marignano Illuminazione pubblica a onde convogliate per il risparmio energetico San Giovanni in Marignano è un comune di 8.500 abitanti della provincia di Rimini. Per le sue origini medievali, legate alla storia dei Malatesta, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Alcuni anni fa, la sua amministrazione era alla ricerca di una soluzione che migliorasse la qualità dell’illuminazione pubblica diminuendo i costi energetici. Dopo un confronto fra le varie soluzioni sul mercato, fu scelto Minos System. Questo brevetto della Umpi Elettronica Srl di Cattolica è un
sistema di telegestione dell’illuminazione pubblica che, con un “click” da qualunque luogo, permette di monitorare costantemente lo stato degli impianti, conoscere in tempo reale il dettaglio dei guasti, decidere con flessibilità come, dove e quando accendere, spegnere o ridurre il flusso luminoso del singolo punto luce. La tecnica di riconoscimento del guasto della lampada, nonché l’installazione di un modulo in serie alla linea di alimentazione (si chiama Syra) sono dunque una soluzione pensata per risparmiare energia, ridurre l’inquinamento atmosferico e luminoso, garantire efficienza e qualità del servizio. L’utilizzo delle onde convogliate Plc (Power Line Communication) per-
mette a Minos System di comunicare con il singolo lampione sfruttando la rete elettrica esistente, senza dunque dover aggiungere nuovi e costosi cablaggi. Il sistema può decidere così, in modo flessibile, in quale zona e in quale orario inviare al punto luce comandi di accensione, spegnimento o riduzione del flusso luminoso, e riceve pure informazioni sullo stato e il malfunzionamento della lampada. Tutto questo permette di limitare il consumo di combustibili fossili, contribuendo così a ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Programmando i comandi di spegnimento, accensione o riduzione del flusso luminoso di ogni punto luce e l’on/ off puntuale degli impianti attraverso l’orologio astronomico si può ridurre fino al 45% dei consumi energetici, nonché eliminare gli sprechi generati dalle accensioni diurne per la ricerca delle lampade guaste. Va ricordata pure la diminu-
L’esempio
virtuoso
di un piccolo comune
zione dell’inquinamento luminoso attraverso l’ottimizzazione dell’utilizzo della luce. Inoltre, con la segnalazione immediata del guasto, si evitano anche le possibili scorie emesse nell’aria dalle lampade danneggiate. Aumenta infine la vita media delle lampade stesse, diminuendo così la produzione annua di rifiuti speciali. A San Giovanni in Marignano sono stati dunque installati moduli Syra per telecontrollare l’on/off e la riduzione di flusso delle singole lampade sui 2.700 punti luce della città, mentre 46 quadri sono stati equipaggiati con centrali Andros. La gestione degli impianti (attraverso il software di supervisione Minos X), è stata poi affidata all’ufficio tecnico comunale. Dal 2006 ad oggi, l’amministrazione ha risparmiato ogni anno oltre il 30% dei costi energetici e ottimizzato la gestione delle manutenzioni aumentando la qualità del servizio offerta.
EI021093
energie rinnovabili .35
Pellets, riscaldamento cilindrico Un materiale naturale che inquina meno dei combustibili fossili Il riscaldamento a pellet ha incontrato, negli ultimi anni, un notevole favore nell’ambito domestico. Sul finire degli anni ’90 il progressivo aumento del costo dei carburanti fossili ha generato una domanda di combustibili alternativi per uso abitativo. In Europa e in Italia in particolar modo il riscaldamento a pellet ha avuto, in questi anni, uno sviluppo costante. Secondo i dati forniti da Italiana Pellets e dal suo amministratore delegato Massimo Rosi, in una intervista ad Affaritaliani.it, “Il mercato del pellet sta vivendo una forte espansione: dal 2003 ad oggi la domanda di pellet in Italia è passata da 200.000 tonnellate a oltre 1,2 milioni di tonnellate, con un giro di affari stimato di circa 300 milioni di euro, coperto solo per il 60% circa da produzione nazionale. La crescita del mercato in Italia è stata ad oggi in gran parte sostenuta dalla crescita della penetrazione delle stufe a pellet: dal 2005 ad oggi il mercato delle stufe a pellet è passato da circa 400.000 unità a 900.000. Numeri che mettono l’Italia al primo posto al mondo per unità diffuse. In futuro la crescita della domanda di pellet sarà principalmente trainata
dallo sviluppo delle caldaie a pellet per il riscaldamento e la produzione dell’acqua negli edifici residenziali, negli esercizi commerciali e nella pubblica amministrazione”. I pellet sono un tipo di combustibile derivato dalla lavorazione del legno: la segatura e gli scarti vengono compattati ed essiccati ottenendo cosi piccoli cilindri con un diamentro di circa 8 millimetri e una lunghezza approssimativa di circa 30 millimetri. Grazie alla Lignina, legante naturale presente nel legno, non è necessario aggiungere alcun addittivo per mantenere compatti i cilindri ottenuti i quali mantengono una umidità residua bassa per garantire un maggior apporto calorico: normalmente i valori si attestano attorno all’8-10%. I pellet conformi alla certificazione Pellet Gold non possono contenere legno riciclato, trattato o dipinto: questo per evitare emissioni nocive, ad esempio di formaldeide, e caratteristiche di combustione impreviste. Le moderne stufe a pellet sono automatizzate nelle funzioni di accensione, spegnimento, controllo della quantità di calore da produrre. Una volta eseguita la carica iniziale di pellet, il combustibile affluisce automaticamente alla camera di combustione attraverso un meccanismo che spinge i cilindri di legno pressato. Le stufe più efficienti sono quelle a ventilazione
forzata e dotate di due uscite: una per lo sbocco dei fumi e l’altra per il flusso di aria calda che, in questo modo, non entrando in contatto con gli inquinanti, può essere diffuso direttamente nell’ambiente o convogliato in altre stanze attraverso bocchettoni e condotte. Oggi l’uso del pellet per il riscaldamento è visto con sempre maggior favore anche perchè inquina meno rispetto ai combustibili fossili. Come spiega Davide Sabbadin, responsabile energia del Veneto per Legambiente, “Durante la combustione il pellet emette solo la CO2 che è stata fissata dall’albero durante la sua vita, con un impatto molto minore, rispetto al metano o al gpl, sull’ambiente.” Di grande importanza per Legambiente, prosegue Sabbadin, “è l’ utilizzo di
pellet provenienti da filiera corta in modo da minimizzare il più possibile l’emissione di anidride carbonica necessaria per produrre e trasportare il pellet stesso dal luogo di produzione fino al rivenditore”. “Deve essere incentivata la trasformazione dei camini da aperti a chiusi- conclude Sabbadin- poichè nel camino chiuso il pellet raggiunge una efficienza anche 4 volte superiore alla legna bruciata nel modo tradizionale. Cosi facendo è possibile con tubazioni riscaldare tutta la casa e inoltre si evita di respirare le polveri della combustione del legno.” Fino alla fine del 2011 l’installazione di sistemi di riscaldamento a pellet può usufruire di sgravi fiscali che vanno dal 36 al 55% a seconda del tipo di intervento effettuato.
Italia al primo posto per unità diffuse
redazionale 36.
Ecomondo alimenta la rivoluzione ecoindustriale La grande kermesse dedicata all’ambiente e alla cultura del riuso si prepara alla 15a edizione dal 9 al 12 novembre a Rimini fiera Da mercoledì 9 a sabato 12 novembre 2011 la manifestazione di Rimini Fiera patrocinata dal Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare ospiterà tutte le filiere dell’industria ambientale: focus 2011 sulla cultura della prevenzione, le tecnologie e il riciclo a 360 gradi. In mostra la frontiera più innovativa delle soluzioni tecnologiche dei prodotti e dei servizi legati al recupero della materia e dell’energia, oltre che allo sviluppo sostenibile. La proposta fieristica sarà completata dalle concomitanti KEY ENERGY, 5a fiera internazionale per l’energia e la mobilità sostenibili e COOPERAMBIENTE, 4ª manifestazione dedicata
all’offerta cooperativa di energia e servizi per l’ambiente, a cura di LegaCoop. Reduce da un’edizione 2010 in ottimo progresso (65.109 visitatori, dei quali 5.218 stranieri), ECOMONDO ha avviato la campagna commerciale 2011 con stimolanti segnali dal mercato e anche il board scientifico coordinato dal professor Luciano Morselli è già al lavoro per mettere a punto i grandi contenuti della nuova edizione ULTERIORE IMPULSO ALL’EXPO Nel cuore espositivo di ECOMONDO, ovvero il rifiuto, una completa rassegna delle imprese che si occupano dell’intero ciclo, dal recupero al riuso, attraverso le fasi sempre più strategiche del pre-trattamento. L’area espositiva integrata di Inertech e Reclaim Expo rilancerà l’attività di risanamento del territorio finalizzato ad un nuovo utilizzo. Un’ulteriore area punterà l’attenzione a ciò che il mercato propone in tema di ‘aria’ e ‘acqua’, in ottica di riuso. Qui saranno presenti le grandi imprese straniere e delle multiutility.
Una zona espositiva di grande valore, integrata con il progetto ‘Città sostenibile’ dove, con il patrocinio di Agenda 21, Anci, Legambiente e Audis saranno esaltate le esperienze di importanti città europee e i loro piani integrati per incrementare la qualità urbanistica. IL FORUM INTERNAZIONALE AMBIENTE ED ENERGIA. IL PREMIO SVILUPPO SOSTENIBILE Già da fissare in agenda, in apertura di ECOMONDO 2011 la seconda edizione del Forum Internazionale Ambiente ed Energia, promosso da Conai, Legacoop, Legambiente, Regione Emilia-Romagna e Rimini Fiera e organizzato da The European House – Ambrosetti: sarà l’occasione per confrontarsi con i grandi attori della scena economica internazionale e focalizzare le nuove frontiere dello sviluppo sostenibile. Un concetto, quest’ultimo, sempre più diffuso tra i grandi marchi internazionali: e proprio ad ECOMONDO verrà assegnato il Premio Sviluppo Sostenibile, a cura della Fondazione
presieduta da Edo Ronchi e destinato alle imprese che meglio hanno saputo coniugare qualità ambientale e competitività industriale. PROMOZIONE INTERNAZIONALE In collaborazione coi più autorevoli istituti e attraverso la sua rete di agenti esteri, ECOMONDO 2011 punta a raddoppiare il numero di buyers esteri in fiera e a svolgere un accurato screening nelle aree territoriali dell’Est Europa. ECOMONDO TUTTO L’ANNO ECOMONDO accompagna le imprese tutto l’anno, partecipando agli eventi internazionali e promuovendo i contenuti della manifestazione. E’ appena decollato, con un primo appuntamento a Roma, un calendario di incontri dedicati al mondo delle bonifiche, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Ambiente&Sicurezza (Gruppo Sole 24 Ore) ed ECOMONDO. Il Network delle Bonifiche, che riunisce i promotori, organizzerà un nuovo momento il 13 maggio a Milano.
redazionale .37
Officina Naturae è felice di presentare Solara la nuova linea di detergenti concentrati per la casa con ingredienti italiani a km zero. Anni di ricerca hanno permesso di sviluppare una linea completa di prodotti con tensioattivi derivati da materie prime «locali». Solara è formulata utilizzando oli vegetali italiani e limitando o eliminando l’uso dell’olio di cocco o di palma. PERCHÉ QUESTA NUOVA LINEA DI OFFICINA NATURAE? Avevamo già escluso i tensioattivi derivati dal petrolio per evidenti problemi etico-ambientali, ma era possibile fare di più? Ci siamo chiesti quanto fosse sostenibile per l’ambiente utilizzare solamente tensioattivi derivati dall’olio di cocco, così ne abbiamo analizzato il ciclo di produzione.L’olio di cocco, prima di diventare una materia prima adatta ad essereutilizzata nella formulazione di un detersivo o cosmetico, deve subireuna serie di trasformazioni: •raccolta delle noci in paesi lontani •lavorazione ed estrazione dell’olio
•confezionamento e stoccaggio •trasporto per decine di migliaia di chilometri •trasformazione in materia prima adatta all’uso in un detergente o cosmetico Stesso percorso e stesso impatto ambientale anche nel caso di un oliodi cocco da commercio equo solidale e/o biologico. Ci siamo quindi posti, come sempre, una serie di domande. Quanto di questo olio si può effettivamente considerare ancora olio vegetale quando arriva in Europa per la sua trasformazione? Quanto petrolio si è consumato per produrre una singola molecola di origine vegetale, in tutti i diversi passaggi della sua lavorazione, trasformazione odel suo lunghissimo viaggio? Come già detto, il percorso non cambia nel caso si tratti di olio da commercio equo o solidale e/o biologico perché, pur essendoci una maggior attenzione alla provenienza o alle prime fasi di lavorazione, i trasportie i passaggi industriali sono i medesimi. Avendo avviato da tempo la produzione della linea di detergenza perla casa Aequa, realizzata con olio di cocco da commercio equo e solidale, ci siamo chiesti tuttavia se limitare l’utilizzo di questo olio potessepoi creare problemi a realtà di paesi in via di sviluppo.
La nostra conclusione è stata questa: possiamo comunque acquistarequei prodotti del commercio equo e solidale che sicuramente non sonoreperibili in Italia, come caffè, cacao, spezie o artigianato tipico e quindi sostenere progetti e realtà locali. Secondo noi però è poco sostenibileutilizzare oli esotici quando per trasformarli dobbiamo consumare in-genti quantità di petrolio, la cui estrazione e trasformazione crea notevolidanni ambientali e sociali proprio nei paesi che vogliamo aiutare. A seguito di queste considerazioni, condivise con persone che operano da anni nell’equo e solidale, abbiamo avviato un lungo percorso distudi e ricerche sulle fonti italiane di oli vegetali, che permettesserodi ottenere tensioattivi non etossilati. Abbiamo creato così la nuova linea Solara. I PUNTI DI FORZA DELLA NUOVA LINEA Ingredienti a km. Zero. Materie prime italiane, reperibili facilmente, a breve distanza, la cuicoltivazione, lavorazione e trasporto hanno un basso impatto ambientale. Nuove formule particolarmente concentrate, il cui dosaggio è più basso anche rispetto agli altri detergenti di Officina naturae. Non ci siamo però fermati solo al detergente: abbiamo studiato
anche un imballaggio ecosostenibile in termini di peso, materiale e ciclo divita. È stato quindi prodotto, in totale autonomia, un flacone in ecode-sign, cioè pensato e disegnato «ecologicamente», in modo che avesseil migliore rapporto tra dimensioni, volume occupato e quantità con-tenuta. Il flacone è stato realizzato utilizzando anche plastica riciclata post consumo.Quali i molti vantaggi? •Minore produzione di CO2 •Minore consumo di cartone •Minore consumo di risorse primarie •Minore volume trasportato •Minore spazio occupato nelle abitazioni e nei punti vendita. CERTIFICAZIONI E TEST Tutti i prodotti sono certificati Eco Bio Detergenza Icea, quindi garantiscono un basso impatto ambientale e un’efficacia paragonabile a unprodotto convenzionale. I prodotti che vengono a contatto con la pellesono dermatologicamente testati e nickel tested. RISPETTO PER GLI ANIMALI Tutti i prodotti rispettano il disciplinare VeganOK. Altre informazioni, guide all’uso, ecodizionario e ricette diautoproduzione su www.officinanaturae.com
LA SALUTE
VIEN MANGIANDO I nostri croissant della nuova linea “Dolce Salute” sono realizzati con materie prime naturali come: burro di cacao, olio extravergine d’oliva, olio di riso, farina, uova, zucchero (q.b.) e sono arricchiti con Omega 3. Inoltre, non contengono: latticini, grassi idrogenati, colesterolo “cattivo”, grasso di cocco e grasso di palma. La linea “Dolce Salute” è ideale per chi ha intolleranze alimentari, per chi vuole evitare problemi d’ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia e per chi desidera restare in forma.
La salute ringrazia. E anche il palato.
La linea “Dolce Salute” è in linea con la bontà Dolci Peccati.
PIACERE MIO
Caffetteria • Pasticceria • Ristorante a mezzogiorno Via della Lirica, 45 - 48124 Ravenna - Tel. 0544.272364 - Fax 0544.271400
redazionale
Landi, un’azienda al servizio della natura
FASE A. Prevede senza alcun costo per il cliente, il sopraluogo di un tecnico specializzato, il calcolo della fattibilità per un impianto ottimale, la simulazione grafica di come potrà essere impostato l’impianto, il calcolo dei costo e dei ricavi (rientro dell’investimento). Infine la consegna, da parte dell’azienda, dell’elenco completo dei documenti occorrenti all’esecuzione dell’impianto e di tutte le informazioni necessarie. A questo punto, la decisione spetta al cliente che può procedere alla realizzazione dell’impianto, oppure rinviare, o non procedere, in ogni caso resta di sua proprietà la documentazione dei tecnici. Attenzione, questa fase è gratuita e senza impegno.
Bologna, quartiere fieristico
CONVEGNI: IL BIOLOGICO ITALIANO. LA STRUTTURA DELLA PRODUZIONE E DEL CONSUMO Numeri e comportamenti d’acquisto: i dati Sinab e i risultati dell’Osservatorio Sana Giovedì 8 settembre, ore 14-17,30 Sala Allemanda - Ammezzato, Pad. 33 Anche in questa edizione vengono presentati congiuntamente, i dati quantitativi e qualitativi del biologico italiano: le rilevazioni del Sinab, il Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e i risultati dell’Osservatorio sui consumi Sana. Il primo presenterà i dati sulla consistenza numerica delle aziende, sulle superfici e sugli orientamenti produttivi del settore. ll secondo proporrà i risultati di alcuni focus group che hanno indagato i fattori che determinano il comportamento di acquisto e le evoluzioni delle aspettative dei consumatori di prodotti biologici nella Grande distribuzione organizzata e nei canali specializzati. In chiusura, alcuni tra i leader della produzione e della distribuzione di prodotti biologici confronteranno le loro analisi in un think tank pubblico che anticiperà gli sviluppi del settore per il prossimo anno. BIOLOGICO E RISTORAZIONE COLLETTIVA. UN CAPITOLATO A REGOLA D’ARTE Come far crescere la qualità fra obblighi di legge e tagli dei trasferimenti Venerdì 9 settembre, ore 10 - 13 Sala Allemanda - Ammezzato, Pad. 33 La legge nazionale 488/99 impone agli enti gestori di ristorazione scolastica e ospedaliera l’uso quotidiano di prodotti biologici; qualche legge regionale rafforza l’obbligo, in particolare per le mense scolastiche, altre mettono a disposizione finanziamenti alle amministrazioni più virtuose. Gli enti sono chiamati a dotarsi di un capitolato che mantenga l’equilibrio tra la riduzione dei trasferimenti dal governo centrale e la massima sicurezza e qualità per gli utenti. Professionisti e rappresentanti di amministrazioni che stanno conducendo progetti modello offriranno le loro esperienze da cui trarre spunti. E gli operatori della supply chain proporranno idee per un servizio col miglior rapporto qualità/prezzo. IL BIO FUORI CASA. A TU PER TU CON LA NUOVA NORMA Incontro-dibattito sulla bozza di regolamento per la certificazione biologica della ristorazione commerciale Venerdì 9 settembre, ore 15 - 17 Sala Arena, Pad 31 Il regolamento CE n.834/2007 non prende in considerazione le attività di ristorazione collettiva e commerciale con prodotti biologici e consente agli Stati membri di adottare norme nazionali. La crescita della domanda ha visto il parallelo aumento del numero di locali che offrono prodotti biologici, ma le potenzialità di sviluppo del settore nei pasti fuori casa sono enormi. È necessario un quadro normativo snello e praticabile che sia nel contempo in grado di assicurare la massima garanzia ai consumatori e la trasparenza del mercato. Il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e i rappresentanti degli operatori si confronteranno sulle proposte attualmente sul tappeto.
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CONCESSIONARIE per i capoluoghi e le province di: FORLÌ, CESENA, RIMINI, PESARO, URBINO, RSM, COMUNE DI IMOLA E COMPRENSORIO, BASSO FERRARESE, PUBLIMEDIA ITALIA Srl P.zza Bernini, 6 - 48100 Ravenna Tel. 0544.51.13.11 - Fax 0544.51.15.55
nale non r or ndo perd u fo
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Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione: in ogni caso non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. EDITORE: Edit Italia s.r.l Direzione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269 Amministratore delegato: ROBERTO AMADORI
8-11 settembre 2011
Questo g toria a i di
È ormai opinione diffusa che lo sfruttamento dell’energia solare e di altre fonti alternative sia utile e conveniente. L’atteggiamento degli operatori economici e dei singoli cittadini sempre più è orientato al loro utilizzo per un forte risparmio energetico nei presenti e futuri investimenti. A chi rivolgersi allora per mettere in pratica un progetto importante per l’impresa o la casa? A chi è esperto del ramo e, soprattutto, a chi propone qualità, sicurezza, trasparenza, caratteristiche che di-stinguono la nostra impresa. Consulenza a costo zero è l’offerta dell’azienda Landi per fare conoscere meglio l’utilizzo delle risorse naturali a nostra disposizione assolutamente gratuite come il sole e l’aria. DALLA PARTE DEL CLIENTE. L’organizzazione di Landi, specializzata nel fotovoltaico, propone un percorso attraverso due semplici step, FASE A e FASE B, per giungere alla decisione di istallare impianti a energia solare:
SANA 23°salone internazionale del naturale
ISSN 2037-447X
i per l'e ut
Fotovoltaico c’è chi la consulenza la fa gratuita
FASE B. Il cliente decide di procedere alla realizzazione dell’impianto e partecipa alla scelta dei materiali occorrenti: moduli fotovoltaici e inverter, partecipa alla scelta dell’impresa che si incaricherà della realizzazione dell’impianto e al controllo e gestione del cantiere fino al collaudo finale. L’organizzazione dell’azienda provvederà alla produzione di tutti i documenti necessari per la richiesta all’Enel degli allacciamenti, alla richiesta al GSE per gli incentivi previsti dalle normative del conto energia, al progetto di base e finale dell’impianto con relative garanzie e dichiarazione di conformità. I costi della FASE B sono completamente a carico dell’impresa incaricata della realizzazione dell’impianto e compresi nel calcolo di costo, come indicato nella FASE A. Gli impianti possono essere impostati in due modi: uno per l’utilizzo in proprio dell’energia generata (risparmiare sulla bolletta dell’ENEL) l’altro per la vendita dell’energia prodotta.
APPUNTAMENTI
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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010 Direttore responsabile: ROBERTO AMADORI Art Director: SERGIO TOMASI
Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop. Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)
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