Biosfera agosto 2014

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mensile di sviluppo sostenibile

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AGOSTO 2014 mensile anno 5 numero 7

Vacanze al “verde”

redazione.biosfera@edititalia.it

L’estate bollente è nel pieno del suo splendore e noi vi raccontiamo dove potete trascorrere del tempo in spiaggia in compagnia dei vostri amici a quattro zampe. Abbiamo poi analizzato quanto costa e che peso ha sull’economia lo spreco alimentare, che al momento è una piaga che fa gettare ad ogni famiglia italiana nel pattume circa 30 euro al mese e

siamo andati a leggere fra le righe del rapporto sull’andamento delle vendite auto: sale solo il comparto delle ibride. Abbiamo scoperto poi che nei rifiuti speciali, ossia fra gli scarti di elettrodomestici e materiali elettronici, si trovano circa 15 miliardi di oro ed argento che sarebbero da recuperare. Abbiamo poi ripreso uno studio di quanto e come il

recupero e il riciclo dei pneumatici possa influire positivamente sull’ecologia e vi raccontiamo di quanto inquina la produzione delle bottigliette di acqua che utilizziamo ogni giorno. Biosfera vi porta poi alla scoperta di “diavolerie” tecnologiche che promettono di cambiarci la vita: i pantaloni che ricaricano gli smartphone, la bioplastica che si

produce dai resti di lavorazione del ketchup e una rete per creare un orto a... centimetro zero. Infine, poiché agosto è il mese solitamente associato alle vacanze, vi suggeriamo alcune soluzioni per programmare un viaggio sostenibile: gli alberghi diffusi, le ecospiagge e tutto quanto può stimolare la vostra voglia di prendervi una pausa di relax.

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mondo ambiente .3

COME L’ACQUA PER LA PLASTICA Nonostante l’acqua del rubinetto delle regioni italiane sia sana e di ottima qualità, gli Italiani preferiscono l’acqua in bottiglia, che – fra l’altro – non risente della crisi. L’indagine annuale di Legambiente e Altreconomia sui canoni di imbottigliamento dell’acqua minerale “Regioni imbottigliate” racconta che consumiamo 192 litri d’acqua minerale per abitante, in pratica una bottiglina da mezzo litro al giorno a testa, ovviamente l’80% dei casi si tratta di un contenitore di plastica. Le bottiglie sono fatte di P.E.T. Polietilene tereftalato; una bottiglia di PET da 1,5 l pesa 35 g, quindi con un kg di PET si fabbricano 30 bottiglie. La produzione di un chilogrammo di PET anche

richiede 17,5 chilogrammi di acqua; così, paradossalmente per trasportare 45 litri d’acqua se ne consuma quasi la metà. L’acqua in bottiglie di plastica costa da 2 a 4,5 euro alla confezione (6 bottiglie da 1,5 l). In realtà il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie è solo l’1% del costo di produzione totale, mentre l’imballaggio ne assorbe il 60%. Ma quanto costa produrre una bottiglia? Per produrre una tonnellata di plastica occorrono almeno 1,5 tonnellate di petrolio. Ai prezzi attuali (103 $ a barile mediamente al 7 luglio), una tonnellata di petrolio (un barile ne contiene circa 159 litri ovvero 135 kg) costa circa 765 euro. Una tonnellata di plastica, insomma, costa circa 900 euro soltanto in materie prime. A questa cifra va aggiunto il costo di 17,5 tonnellate di acqua

necessarie per la produzione. Una tonnellata di PET è sufficiente a produrre 30.000 bottiglie da 1,5 l. Inutile dire che anche la trasformazione del PET in bottiglie costa, ad esempio in termini di energia: circa 3 Mwh (circa 300 euro), di solito ottenuta consumando petroli. Nonostante questi numeri, il nostro Paese si trova in cima alla classifica dei paesi dell’Unione Europea in consumo di consumi di acqua confezionata, con 12,4 miliardi di litri imbottigliati per un giro d’affari da 2,3 miliardi di euro, in mano a 156 società e 296 diversi marchi. Secondo il report, l’attività di imbottigliamento dell’acqua potabile h un impatto ambientale importante, poiché vengono utilizzati più di 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, per un totale

di più di 450 mila tonnellate di petrolio e l’emissione di oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2. Un’industria pesante dal punto di vista ecologico, che gode comunque della garanzia di profitti elevati, visto che le società che gestiscono questo business vantano canoni agevolati, sempre estremamente vantaggiosi. Questo perché, come spiegano Legambiente e Altraeconomia, le Regioni continuano a chiedere canoni ridicoli agli imbottigliatori. Fra le più “economiche” ci sono la Puglia, il Molise, la provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Sardegna, a seguire la Basilicata, la Campania e la Toscana. Soltanto Sicilia e Lazio impongono prezzi “più giusti”, ed è stato calcolato che attraverso la revisione dei canoni le Regioni potrebbero ottenere 250 milioni di euro per le politiche di tutela e gestione della risorsa idrica.


4. mondo riciclo

GIOIELLI DAI RIFIUTI? SI PUO’! Ogni anno si producono nel mondo dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), ma si trascura spesso che questi contengono 320 tonnellate d’oro e 7.200 d’argento per un valore di oltre 15 miliardi di euro. Secondo l’ONU, però solo il 15% di questo ‘tesoro’ viene recuperato. Solo in Europa vengono prodotti annualmente 10 milioni di tonnel-

late di RAEE con una percentuale di riciclo del 33%. Se questa percentuale fosse portata fino all’80%, ci sarebbero potenzialità economiche per almeno 1 miliardo di euro dal recupero dei materiali preziosi. Inoltre, tra i metalli recuperati ci sarebbero molte delle terre rare importate dalla UE, il cui fabbisogno si aggira intorno alle 12-20 mila tonnellate l’anno, con prezzi oscillanti tra i 5-10 mila dollari per tonnellata. Insomma, nei rifiuti hi-tech si nasconde un tesoro che vanno quotidianamente in fumo, con grave danno, ovvio, per le stese scorte del pianeta di oro ed argento che con il tempo potrebbero diventare sempre più rari e costosi. Per stare vicino alle piccole e medie imprese nel campo delle

tecnologie nuove ed emergenti e ridurre il loro tempo di reazione alle innovazioni tecnologiche nel settore del recupero di metalli preziosi dai RAEE, l’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (AIRI) e Unioncamere hanno organizzato presso l’Enea il primo tutorial meeting durante il quale sono state presentate alle PMI tre diversi tipi di tecnologie sviluppate in Italia: 1. le tecnologie e i sistemi di frantumazione e separazione meccanica di prodotti elettronici e schede elettroniche a fine vita per il recupero di metalli preziosi, messe a punto dal Politecnico di Milano; 2. le tecnologie per il trattamento di pirogassificazione di schede elettroniche per il recupero attivo,

sviluppate presso il Centro Sviluppo Materiali; 3. le tecnologie per il recupero di materiali di elevato valore da RAEE attraverso tecniche idrometallurgiche di trattamento, che ora sono in corso di sviluppo all’ENEA. In Europa ci sarebbero potenzialità economiche per almeno un miliardo di euro dal recupero dei materiali preziosi, innalzando la percentuale di riciclo dall’attuale 33% all’80% dei circa 10 milioni di tonnellate di Raee prodotti ogni anno, rileva l’Enea. Inoltre tra i metalli recuperati ci sarebbero molte delle terre rare importate dalla Ue, il cui fabbisogno si aggira intorno alle 12-20 mila tonnellate l’anno, con prezzi oscillanti tra i 5-10 mila dollari per tonnellata.


mondo ambiente .5

GLI ITALIANI PREFERISCONO LE GREEN Il parco auto dell’Italia sta diventando sempre più sostenibile: i dati del primo semestre di quest’anno, comparati con lo stesso periodo del 2013, dimostrano che gli italiani scelgono la mobilità sostenibile, quando si tratta di auto. Crescono quindi i cittadini che preferiscono le auto ecologiche. Secondo i dati raccolti nell’ultimo Osservatorio di Segugio.it, il comparatore di assicurazioni online del Gruppo MutuiOnline, il parco auto ecologico italiano è in crescita e parrebbe proprio che gli ecoincentivi statali abbiano iniziato a dare qualche piccolo risul-

tato, con la quota di vetture ecologiche (bi-fuel, ibride ed elettriche), sul totale del parco circolante italiano, che è passata dal 5,6% del primo semestre 2013 al 6,8% nei primi sei mesi del 2014. Fondamentale è stato il contributo delle auto nuove, visto che nel mese di maggio il 18,9% delle prime immatricolazioni è stato costituito da modelli ecologici. Attualmente sono davvero tanti i modelli di autovetture possono essere considerati auto meno inquinanti. Le loro caratteristiche sono essenziali, soprattutto per la meccanizzazione, che le rende adatte ad essere portatrici di una minore quantità di emissioni di anidride carbonica. Questi modelli di veicoli rappresentano delle soluzioni fondamentali che

rientrano nella mobilità sostenibile, importante settore, sul quale si dovrebbe fare un maggiore affidamento per l’ecosostenibilità. Secondo il regolamento CE 443/2009 ci sono dei precisi termini che gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea devono osservare in termini di inquinamento dell’aria provocato dalle emissioni prodotte dalle automobili. Nello specifico si fa riferimento al fatto che, entro il 2015, si deve raggiungere l’obiettivo europeo di 130 grammi di CO2/chilometro. Proprio per questo motivo si sono dovute adattare anche le case automobilistiche, le quali, a poco a poco, hanno dovuto progettare dei modelli di auto green sempre più corrispondenti alla possibilità di raggiungere lo scopo

prefisso. Tutto ciò ha visto le case produttrici prendere determinati provvedimenti, per riuscire a mettere in commercio delle auto che possano veramente definirsi come meno inquinanti. Da questo punto di vista a fare le parte del leone sono sicuramente i veicoli elettrici, che evitano di immettere nell’atmosfera sostanze nocive. Un effetto particolarmente apprezzabile è anche quello determinato dalle auto ibride, le quali potrebbero rappresentare un punto di svolta importante in termini di mobilità green. Forse nel nostro Paese c’è ancora molto da fare soprattutto in termini di sensibilizzazione, per arrivare ad un uso più generalizzato di questi mezzi di trasporto, che possa anche portare ad un calo dei prezzi


SOLE,

come riparare i danni della pelle il farmacista o il cosmetologo che, con la loro esperienza o anche grazie a speciali attrezzature, possono misurare il grado di sensibilità e delicatezza della pelle e la reattività ai raggi solari.” Importante è anche la preparazione della pelle all’abbronzatura con un’esfoliazione periodica, da ripetere anche al rientro per favorire l’assorbimento dei prodotti doposole.

Le due regole fondamentali: protezione e idratazione

Relax, mare, belle giornate e buon umore. Al rientro dalle vacanze sono questi i ricordi più piacevoli ma il ritorno in città può essere segnato anche da sorprese meno gradevoli. Se è vero che Gli integratori il sole ‘fa bene’ (contribuisce alla Molto utili risultano anche gli insintesi della vitamina D e della tegratori a base di carotenoidi, licoserotonina) non bisogna dimenpene, vitamina C ed E, selenio, anticare che un’esposizione proLa dottoressa Melissa Bruschi, specialista in prodotti erboristici, dietetici e cosmetici tocianine e polifenoli, da assumere lungata può causare danni più o prima e durante l’esposizione al sole meno gravi alla pelle e in generale per contrastare la formazione dei radicali liberi. “In estate è fondamenall’organismo. tale l’idratazione perchè con il caldo si perdono molti liquidi – chiarisce Arrossamenti, eritema, invecchiamento cutaneo precoce, macchie scuBruschi -. Sì dunque agli integratori di magnesio e potassio ma anche a re, sensazione di pelle ‘che tira’ dovuta alla disidratazione, sono alcuquelli antiossidanti, da assumere dopo le ferie”. ne delle conseguenze più comuni di un’esposizione ‘selvaggia’ senza L’area parafarmaci della farmacia contare i danni che il sole può provocare agli occhi (es. infiammazioni Restituire tono e comunale n. 8 a Ravenna come la congiuntivite) o al sistema immunitario (favorisce l’insorgere idratazione dell’herpes). Al rientro è molto importante continuare ad idratare “Per evitare brutte conseguenze è indispensabile una corretta protela pelle con prodotti specifici zione – spiega Meliscontro secchezza e atonia. “Per sa Bruschi, dottoressa favorire l’elasticità cutanea è della farmacia comuconsigliabile utilizzare olio di nale n. 8 specializzata jojoba, mandorle e argan, molin prodotti erboristici, to ricchi di antiossidanti e acidi dietetici e cosmetici -. grassi. Questi possono essere Esistono sei fototipi diutilizzati da soli o in abbinaversi, da quello con camento a creme farmaceutiche pelli rossi e carnagione che penetrano nella pelle e la nutrono a fondo. Un altro inechiara fino a quello con stetismo da tenere sotto conpelle e occhi scuri che trollo sono le macchie scure, difficilmente si scotta. che possono essere contrastate con prodotti a base di acido glicerittico Per scegliere il solare o acido glicolico in associazione all’acido fitico, da evitare però durante più adatto al proprio il periodo dell’esposizione. Anche le pelli acneiche infine vanno trattafototipo è consigliabile te con attenzione per evitare l’effetto rebound al ritorno dalle vacanze, consultare personale mentre le pelli delicate e soggette a rossore potranno trovare giovaspecializzato, come T.R. mento da prodotti lenitivi a base di aloe e calendula”.

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TASCHE SUPER TECNOLOGICHE Ci sono delle notizie che sembrano tratte dai fumetti di fantascienza e quella della quale vi raccontiamo ora i dettagli non è da meno: è stato inventato un tipo di blu-jeans che ricarica lo smartphone tenendolo in tasca. L’idea e la realizzazione del prototipo sono opera dello stilista britannico Adrien Sauvage che in collaborazione con la Microsoft Mobile ha presentato a Londra i primi pantaloni con la ricarica wireless disegnati appositamente per uno modello di cellulare di ultimissima generazione della

Nokia. La novità è stata svelata nel corso della London Collection: Men, l’appuntamento con la moda che si tiene annualmente nella capitale britannica. Il funzionamento è semplice: lo stilista e designer si è affidato alla tecnologia dell’induzione elettromagnetica, già utilizzata dai caricabatterie wireless Nokia. In pratica, come spiegato nelle riviste specializzate, Sauvage ha smontato e integrato in una delle tasche frontali dei pantaloni una piastra del telefono, per permettere a chi li indossa di ricaricare il telefono semplicemente infilandolo in tasca. “Abbiamo una consolidata storia di collaborazione con il mondo della moda, avendo già lavorato con Bruce Weber e David Bailey, nonché i più recenti lavori

alle Fashion Week di New York e Londra - ha spiegato Adam Johnson, Direttore Marketing di Microsoft Mobile per ilRegno Unito e l’ Irlanda – e proseguendo su questa strada siamo entusiasti di aver lavorato a fianco di un designer di talento come Adrien Sauvage”. Microsoft ha già reso noto, attraverso il tam tam sui social network il web, che i pantaloni saranno in vendita prossimamente su Amazon al prezzo di 340 dollari, anche se su alcuni elementi tecnici c’è ancora il massimo riserbo. Non sappiamo se questi “pantaloni ricaricatori “ saranno mai lanciati in Italia e – nel caso – quale sarà il prezzo, senza contare che non è stato ancora rivelato da dove i pantaloni otterranno l’e-

nergia necessaria per la ricarica, se quindi avranno delle batterie incorporate o meno. Secondo gli “smanettoni tecnologici” una soluzione possibile potrebbe essere offerta da Power Felt, il tessuto termoelettrico in grado di convertire il calore del corpo in corrente elettrica su cui stanno lavorando i ricercatori del Centro di Nanotecnologie e Materiali Molecolari della Wake Forets University. In realtà Power Felt è un dispositivo costituito da nanotubi di carbonio rinchiusi in fibre di plastica flessibili, che al tatto ricordano una stoffa. Sfruttando le differenze di temperatura tra l’ambiente esterno e il corpo, il dispositivo riesce a creare una carica elettrica. In altre parole si tratta di una innovazione a portata di sarto.


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IN VACANZA Se state ancora progettando le vostre vacanze abbiamo pensato di darvi qualche idea su come godere di una vacanza green, siete già sotto l’ombrellone vi diamo qualche spunto per la prossima occasione di relax. Forse nemmeno lo immaginate, ma secondo il Rapporto Consumption and Environment, il turismo è la quarta causa di inquinamento ambientale e ritrovare

un equilibrio con la Natura, anche in vacanza, è un importante sfida da affrontare. Innanzitutto, come si individua un modo di viaggiare meno invasivo sull’ambiente?Attualmente sono diverse le scelte possibili per restare in armonia con la natura. Uno di questi è l’Albergo diffuso, una proposta concepita per offrire agli ospiti l’esperienza di vita di un centro storico di una città o di un paese, potendo contare su tutti i servizi alberghieri, cioè su accoglienza, assistenza, ristorazione, spazi e servizi comuni per gli ospiti, alloggiando in case e camere che distano non oltre 200 metri dal “cuore”


mondo vacanze .9

A “IMPRONTA ZERO” dell’albergo diffuso: lo stabile nel quale sono situati la reception, gli ambienti comuni, l’area ristoro. Ma è anche un modello di sviluppo del territorio che non crea impatto ambientale. Per dare vita ad un Albergo Diffuso, infatti, non è necessario costruire niente perchè ci si limita a recuperare/ristrutturare e a mettere in rete quello che esiste già. Inoltre, anima i centri storici, può generare indotto economico e può offrire un contributo per evitare lo spopolamento dei borghi. In Italia ci sono 83 Alberghi Diffusi, per informazioni è possibile consultare il sito alberghidiffusi.it . Per chi cerca un approccio green ma anche molto rilassante e disin-

tossicante rispetto ai ritmi frenetici della quotidianità, ci sono i monasteri o gli eremi ecosostenibili. Solitamente si tratta di eremi laici immersi nel verde, dove è possibile passeggiare fra piante secolari, e sono restaurati secondo le regole della bioedilizia, grazie ad un sistema fotovoltaico che garantisce la sicurezza di auto produzione del 100% dei consumi dell’intera struttura, l’illuminazione “principe” dopo il tramonto è data quasi unicamente dalla luce di torce e candele. I menù della cucina sono esclusivamente vegetariani e preparati con i prodotti dell’orto biologico, perciò le ricette seguono la tradizione monastica mediterra-

nea e variano in base alle stagioni. Anche in spiaggia si può fare una scelta green. Alcuni stabilimenti balneari, infatti, sono particolarmente attenti a promuovere un turismo ecosostenibile sulle spiagge italiane, mediante le buone pratiche di risparmio energetico, risparmio idrico, raccolta differenziata in spiaggia, educazione ambientale e mobilità sostenibile. Le Ecospiagge, inoltre, premiano tutti i turisti che viaggiano in treno, pullman, aereo, e quindi non fanno inquinamento e traffico nelle nostre località turistiche con un regalo ecologico del valore di oltre 10€. Qualche esempio? A Riccione, il Bagno Giulia 85 fa la raccolta

differenziata, utilizza pannelli fotovoltaici e rubinetti a tempo per il risparmio idrico, recupera l’acqua delle docce per annaffiare le piante. Sul sito www.ecospiagge. it si può trovare l’elenco di tutti gli altri lidi a impatto zero. A Valverde di Cesenatico, invece, è nata la “Spiaggia Vegetale”, primo esempio in Italia di arenile rinaturalizzato. Le passerelle costruite rigorosamente con materiali di recupero sono semplici da percorrere anche per disabili e anziani, e poi dopo essersi rinfrescati con un tuffo in mare, ci sono le comode cabine in legno di castagno, come le docce, la cui acqua viene riscaldata in modo ecologico usando il calore del suolo.

APPUNTAMENTI SAGRA DEL PEPERONE CARMAGNOLA (TO) 29 AGOSTO - 7 SETTEMBRE 2014 Descrizione: rossi, gialli, verdi, i peperoni di Carmagnola sono noti in tutta Italia e vengono celebrati con dieci giorni di festa grande nella cittadina Ulteriori info: www.comune.carmagnola.to.it

TRA POMI E FIORI CALVI DELL’UMBRIA (TERNI) CENTRO CITTADINO 30 - 31 AGOSTO 2014 Descrizione: vivaisti con piante ornamentali, orticole, fruttifere e acquatiche insieme ad artigiani e produttori di specialità enogastronomiche animeranno le vie del paese e le sue piazze Ulteriori info: www.comunecalvidellumbria.tr.it

POMI & GALLINE PORANO (ORVIETO) - VILLA PAOLINA Q31 AGOSTO -1-2 SETTEMBRE 2012 Descrizione: Festa-mercato della vita in campagna e del mangiare sano. Saranno presenti espositori con allevamenti di animali, di piante da produzione ed ornamentali, di attrezzature da giardino e per la piccola agricoltura, artigianato e accessori a tema Ulteriori info: Pagina Facebook


10. mondo vacanze

AL MARE CON FIDO E BUBU Tempo di caldo e mare anche per i nostri amici a 4 zampe, che – finalmente! - vincono sempre più attenzioni e cure da parte di albergatori e gestori delle strutture ricettive. In particolare, sono davvero tante le spiagge e i lidi al mare che si sono attrezzati al meglio per ospitare cani e gatti mentre i loro padroni sono in vacanze. Sulla coste dell’ Emilia Romagna- sinonimo di vacanze al mare - con milioni di turisti che ogni estate affollano la costa c’è chi pensa anche al vostro migliore amico: diversi bagni, infatti, hanno ottenuto il permesso dal comune per fare passeggiare i cani sull’arenile, farli riposare con

noi sotto l’ombrellone e, in alcuni casi, persino fargli fare un bagno rinfrescante. Il tutto rigorosamente al guinzaglio. In provincia di Ravenna trovi la spiaggia di Casal Borsetti, la spiaggia di Classe e la spiaggia Lido di Dante. Si tratta di tre spiagge libere in cui gli animali possono persino fare il bagno a qualsiasi ora, ricorda solo di portare il libretto sanitario e museruola da usare solo in caso di necessità. Vicino a Ferrara i cani sono i benvenuti al Lido di Spina, una spiaggia dog friendly attrezzatissima, in cui i padroni vengono persino forniti di ciotola e paletta. A Rimini c’è addirittura la “dog beach” più grande di tutta l’Emilia Romagna al Bagno 82 : dal questa estate lo stabilimento è interamente dedicato agli animali con 100 ombrelloni e più di 50 recintati dedicati agli amici a 4 zampe,

a pochi passi dal mare. Dopo il sole si può fare una doccia o un giretto nell’Agility Dog Area. Su richiesta è possibile usufruire dei servizi di veterinario, dog sitter e sconti in un negozio convenzionato. A Nord di Rimini ci si può riposare in questo bagno che mette a disposizione anche le stuoie oltre alle classiche ciotole, sacchetti, doccia dedicata. Il Bagno è convenzionato anche con il Centro Estivo Cinofilo Lago Riviera, struttura pet friendly dove poter lasciare il proprio cane mezza giornata, un giorno intero o più tempo. Una curiosità: nel bar del Bagno Egisto c’è anche la gelateria che propone un gelato per Fido. E’ importante però che i padroni conoscano bene il galateo della civile convivenza in spiaggia con i

cagnolini al seguito. Generalmente i cani, per essere ammessi negli stabilimenti balneari pet friendly devono essere accompagnati e avere al seguito il tesserino sanitario con tutte le vaccinazioni in regola, per eventuali controlli della Ausl. Ciascun bagno dispone di un regolamento interno specifico che va visionato prima di accedere. Di solito i bagni mettono a disposizione una zona delimitata, appositamente segnalata ed attrezzata con l’indicazione dell’orario di utilizzo e delle relative prescrizioni d’uso, una fontana d’acqua dolce ad uso del cane e le attrezzature per raccogliere le deiezioni. La reperibilità di un veterinario è sempre garantita. Per tutte le zone di spiaggia resta comunque il divieto di accesso dei cani in mare, se non diversamente indicato.


mondo ambiente sostenibile .11

LA PLASTICA AL POMODORO Le materie similplastiche di nuova generazione vengono prodotte da materiali frai puù disparati: dal mais, dalle patate ma la tecnologia, questa volta, è andata oltre. Una join venture fra l’azienda produttrice di salse alimentari Heinz e la casa automobilistica Ford stanno approntando una tecnologia capace di produrre materiale bio-plastico dai resti di lavorazione dell’industria del ketchup. L’idea è nata dall’esigenza della Heinz di smaltire bucce, gambi e semi delle 2 tonnellate di pomodori che tratta annualmente per

la produzione del suo ketchup. La Ford ha quindi accolto la sfida, coinvolgendo lo specialista tecnico di ricerca per le materie plastiche di Ford Ellen Lee, che ha spiegato: “Stiamo portando avanti la ricerca per stabilire quanto i sottoprodotti dei procedimenti industriali per il trattamento del cibo possano trovare applicazione nel mondo dell’auto. Il nostro obiettivo è sviluppare un materiale resistente ma leggero, che abbia un impatto ambientale ridotto e rispetti i nostri standard di produzione”.

ti: è la fase alla quale sono arrivati ora i tecnici della Ford, con buoni risultati.

Primo passo è quindi testare la resistenza e la durevolezza dei materiali bio con l’intenzione di iniziare ad utilizzarli per la realizzazione delle piccole componenti da istallare sulle vetture, come staffe reggicavo e vani portaogget-

Ma le frontiere della ricerca sui bio-materiali si sono recentemente allargate anche all’Italia. Due imprenditori hanno infatti recentemente inventato un biopolimero naturale ottenuto dagli scarti della barbabietola, con il quale è possi-

Dalla Heinz la soddisfazione è grande: “Anche se siamo ancora in una fase preliminare, con ancora molte domande cui dare risposta, siamo entusiasti delle opportunità che questa ricerca può rappresentare per Ford e Heinz nel portare avanti lo sviluppo di plastiche vegetali al 100% sostenibili”, ha dichiarato Vidhu Nagpal, direttore associato per la ricerca e lo sviluppo del packaging

bile ottenere materiali bio-plastici che si sciolgono in acqua. Secondo quanto raccontato dallo stesso ideatore, Marco Astorri, ci sarebbero arrivati per caso, quando un cliente di un’attività industriale che produceva microchip, skipass aveva chiesto come risolvere il problema di non avere più prodotti plastici. “Dopo qualche ricerca, abbiamo scoperto un mondo, quello dei biomateriali, talmente affascinante che ci ha fatto decidere di partire a fare tutti i nostri investimenti. - ha spiegato Astorri - Ci autofinanziamo. Lo abbiamo fatto dall’inizio e lo stiamo facendo tuttora, nel senso che lavoriamo con gli introiti delle licenze che concediamo per la produzione del nostro biopolimero e questi introiti, poi, vengono reinvestiti per migliorare ulteriormente la tecnologia con cui lavoriamo.“


12.mondo riciclo

PNEUMATICI AL VERDE Oltre 247.000 tonnellate di rifiuti potenzialmente pericolosi vengono trasformati in materiali utili e in energia, con un risparmio netto di 3,2 miliardi di chilowattora, l’equivalente del consumo medio annuo di una città come Ferrara. Riutilizzo e riciclo portano quindi un taglio di emissioni serra pari a 347 mila tonnellate (come se una città grande come Trapani diventasse improvvisamente carbon free), con un import evitato di materie prime di 110 milioni. Questi sono i numeri del bilancio di un anno di attività che emerge dal Rapporto di sostenibilità di Ecopneus, la società senza fini di lucro che si occupa del riciclo dei pneumatici.

Il recupero di questi beni da un lato consente di evitare l’importazione di materie prime preziose come gomma, rottame di acciaio e minerale di ferro, combustibili, additivi e dall’altro di reinvestire in imprese che producono occupazione in Italia (689 posti di lavoro) soldi che altrimenti finirebbero in acquisti all’estero. “Con la nostra azione evitiamo l’abbandono di pneumatici che possono andare a inquinare il nostro territorio o finire nei canali delle ecomafie diretti verso l’esportazione illegale e dunque dal punto di vista ambientale il risultato raggiunto è senza dubbio importante – ha spiegato il direttore di Ecopneus, Giovanni Corbetta - C’è ancora un progresso da fare sotto il profilo economico perché in Italia le barriere culturali e burocratiche rallentano l’utilizzo della gomma ottenuta dalla lavorazione degli pneumatici fuori uso, ad esempio asfalto e pavimentazioni sportive”. Per quanto riguarda il mercato “domestico” di pneumatici sta en-

trando in uso l’acquisto di pneumatici rigenerati o ricostruiti. Alla base degli pneumatici ricostruiti c’è un’idea sostanziale: le gomme usurate, anziché cambiarle, vengono ‘risuolate’ dai costruttori. La prima fase di tale procedimento consiste in un’attenta analisi delle gomme; solo quelle senza difetti, infatti, possono essere lavorate. Dopo la scelta, ecco che avviene la raspatura, che consiste nell’eliminazione di ciò che resta del vecchio battistrada. Si passa, poi, all’applicazione di un battistrada nuovo, dopo aver inserito uno strato intermedio gommoso. La gomma viene, così, vulcanizzata, per cuocere bene tutta la mescola. Vista la procedura ormai consolidata da anni, gli pneumatici ricostruiti non presentano particolari problemi sul piano dell’integrità strutturale, anche perchè esistono certificazioni europee al riguardo. Per quanto riguarda, invece, le prestazioni, la tenuta stradale e la silenziosità, secondo gli esperti le gomme ricostruite non

reggono ancora il passo con quelle nuove. Il modello Ecopneus può essere preso ad esempio di come si possa creare occupazione e valore aggiunto per il paese puntando sul riciclo di materia e sul recupero di energia da prodotti arrivati al loro fine vita. Applicando l’approccio scientifico scelto dalla Fondazione per i Green Economy Report, per la prima volta è stato possibile fornire una misura degli impatti ambientali, sociali ed economici connessi alle attività di raccolta, trasporto e trattamento degli pneumatici abbandonati e del contributo della filiera alla transizione verso una green economy in Italia. La presentazione del rapporto cade a un anno dalla firma del protocollo per la messa in sicurezza degli pneumatici abbandonati nella Terra dei Fuochi: 8.500 tonnellate recuperate da Ecopneus nelle province di Napoli e Caserta.


mondo risparmio .13

VIETATO SPRECARE Ad oggi non si ha pienamente la coscienza di quanto cibo venga sprecato ma gli economisti hanno calcolato che buttiamo nella spazzatura circa 30 euro al mese, 8,7 miliardi di euro l’anno. Sul fronte domestico lo spreco alimentare comincia a venire arginato: quattro consumatori su 5 non gettano più via gli alimenti scaduti senza prima guardarli meglio e assaggiarli per vedere se il consiglio di buttarli entro una certa data è valido. Un sondaggio della Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sugli sprechi istituito dal ministero dell’Ambiente e avviato da Last Minute Market con Swg,

rivela un atteggiamento ancora contraddittorio nei confronti dello spreco alimentare: l’80% cerca di ridurlo a casa propria, esercitando una maggiore attenzione prima di buttare via gli alimenti, ma la consapevolezza del danno complessivo prodotto dagli errori che portano agli sprechi è ancora lontana. Il 52% ritiene che lo spreco incida solo in misura marginale sulla qualità dell’ambiente e il 5% che incida “in una qualche misura”. Solo il 43% degli italiani è convinto che ci sia una connessione “elevata” fra spreco alimentare e ambiente. Se si risale la catena della produzione alimentare misurando gli sprechi anche nella produzione agricola e industriale e nella catena della distribuzione, si scopre che in Italia si buttano altri 3,5 mi-

liardi di euro di cibo all’anno. “In una società colpita duramente dalla crisi economica, in cui la carenza di alimenti arriva a riguardare strati sociali impensabili fino a qualche tempo fa, lo spreco è una pratica ancor più ingiustificabile e insopportabile”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. “C’è una questione morale, prima ancora di quella economica, che riguarda tutti: dai grandi produttori a ogni singolo cittadino nel suo comportamento quotidiano. Dobbiamo passare dalla logica perversa dello spreco alla cultura del riutilizzo, partendo dall’educazione ambientale nelle scuole e da regole chiare per tutti i cittadini. Il semestre europeo e l’expo 2015 saranno due occasioni fondamentali per dimostrare l’impegno del governo su un tema

decisivo per la tutela dell’ambiente e per lo sviluppo del paese”. “I dati del sondaggio dimostrano che c’è ancora molta strada da fare: dall’indagine emerge che i giovani sono davvero poco attenti e sensibili alle questioni legate allo spreco alimentare e ambientale”, ha aggiunto il coordinatore di Pinpas (Piano nazionale di prevenzione dello spreco) Andrea Segrè. “Per questo proponiamo di inserire l’educazione alimentare e ambientale come materie obbligatorie di insegnamento scolastico. Un intervento da unire a quello che il governo ha già previsto a favore dell’edilizia scolastica, per legare il contenuto al contenitore. Nel 2015, anno dell’Expo, vogliamo che nelle scuole di ogni ordine e grado si insegni a dare valore al cibo”.


14. mondo alimentazione

MANGIARE SANO D’ESTATE L’estate è amica dell’alimentazione sana. O almeno può esserlo, visto che mangiare con gusto è molto più facile in questa stagione, seguendo alcuni semplici consigli. E’ quanto la biologa nutrizionista Chiara D’Ottavio ha spiegato all’Adnkronos Salute, invitando ad approfittare di questo momento dell’anno per riequilibrare la propria dieta, ‘allenandosi’ alle buone abitudini da conservare tutto l’anno. “L’estate - ha spiegato l’esperta - si presta moltissimo a mangiare sano. C’è una maggiore varietà frutta e verdura. E una delle cosa più importanti per stare in forma - e anche per dimagrire se serve - è variare, in modo da fare scorta

di più micro nutrienti, necessari a farci ‘funzionare’ bene”. Le giornate calde, già al mattino, favoriscono una colazione equilibrata. Per esempio, spiega D’Ottavio, “a base di frutta fresca, fiocchi d’avena, yogurt e un pizzico di cannella che oltre a dare un buon sapore, può aiutare nel controllo della glicemia”. Stesso discorso per la merenda e lo spuntino. “Ci sono tante possibilità golose” . Ad esempio “centrifughe di frutta e verdure, a cui si può aggiungere zenzero fresco, che è utile a digerire, perché stimola la secrezione di succhi gastrici ed è vitaminico”. La frutta di questo periodo, poi, è molto varia, “con colori diversi che indicano il contenuto di antiossidanti diversi, ma è anche ricca d’acqua e potassio. Può essere usata nei frullati, fatti ad esempio con latte di soia, di riso o di mandorle”, bevande che possono anche sostituire in parte un pasto se si è esagerato con le calorie du-

rante la giornata. Promossi i gelati, anche questi possibili sostituto di pasto negli adulti e golosa merenda per i più piccoli. “Meglio se artigianali - suggerisce l’esperta da evitare, invece, quelli industriali quando ci sono molti coloranti”. Anche le granite possono essere un alimento sano “l’importante che siano fatte con frutta fresca, o con mandorle vere, e non con sciroppi”. Il pranzo, con la possibilità di fare pasti freddi, dal prosciutto e melone alle insalatone, “è una buona opportunità per imparare a mangiar meglio”. Da sfruttare, in particolare, la ‘duttilità’ dei cereali. A pranzo o a cena si può poi optare per uno dei tanti piatti semplici e freschi, bresaola, grana e rughetta o “per una sanissima ‘frisella’, un tipo di pane tostato, condito con pomodoro, origano e olio extravergine d’oliva. Piatto semplice che può essere arricchi-

to da altre verdure, da capperi (ricchi di antiossidanti) e olive, ricche, basilico”. D’estate aumentano anche le occasione per mangiare pesce “alimento che dovrebbe entrare nella nostra dieta almeno due volte la settimana, soprattutto se si tratta di pesce azzurro (acciughe, sgombro, palmita, pesce sciabola) da accompagnare, per esempio, con verdure grigliate. La carne, poi, si può riservare al pranzo quando si decide di andare a mangiare una pizza la sera, così come la caprese. Anche se con i latticini è buona regola non esagerare, limitandone il consumo a poche volte la settimana” . Infine, questione fondamentale, l’idratazione “bere acqua è un’abitudine importante che si può acquisire più facilmente d’estate e che sarebbe bene mantenere tutto l’anno”.


mondo agricoltura .15

ORTO A CM ZERO La nuova frontiera della sostenibilità arriverà presto nei nostri terrazzini cittadini, fra le piante grasse e il bonsai che ci ha regalato l’amica con il pollice verde. Come? Con il progetto di “Bulbo” una startup nata due anni fa, quando Lorenzo Antonioni, designer ventinovenne, dopo anni di studio al Politecnico di Milano, decide di tornare nella sua terra d’origine, Bologna. Quattro amici, lavoratori precari, e un’idea: applicare la tecnologia usata nelle serre per sostituire il sole, o incrementare le ore di luce, anche in casa. Alle spalle, dei buoni risultati ottenuti in fase sperimentale con la Facoltà di Agraria dell’università bologne-

se e nessuna voglia di mollare, con l’obiettivo di rendere possibile la coltivazione domestica. Il progetto prevede l’utilizzo di forniture locali, dalla ceramica di Faenza all’elettronica emiliana, per costruire delle lampade a Led, che sfruttano la luce bianca e le frequenze rosse e blu, cioè quelle assorbite dalle piante durante la fotosintesi. In particolare, le prime sono necessarie durante la fase vegetativa, mentre le seconde stimolano la produzione di fiori e frutti. “Una tecnica che ci permette di far crescere, senza inquinamento luminoso, ortaggi compatti cinquanta centimetri. Alcuni pensano che siano delle dimensioni restrittive, in realtà ci rientrano tantissime varietà, come insalate, spinaci, pomodori, peperoni, fagiolini e fragole, oltre che tutte le piante aromatiche”. Il prezzo varia, dalle lampade più piccole che

costano circa 150 euro, a quelle più grandi da 300 euro. “Per quel che riguarda l’elettricità, bisogna pensare che si tratta di luci ad alto risparmio energetico. La lampada più piccola consuma sette watt, come un router wi-fi o due televisori in standby. Testato: per crescere una pianta di basilico per fare un pesto, abbiamo impiegato un mese e speso sedici centesimi di euro”. Antonioni ha spiegato anche che “L’obiettivo è educare i cittadini al rispetto della natura, attraverso l’esperienza diretta. Con Bulbo offriamo la possibilità di veder crescere e nascere una pianta, che ha bisogno di cure e attenzioni, anche a chi vive, e ha sempre vissuto, in città. E non sa, ad esempio, che cosa significhi la stagionalità degli alimenti o il ritmo naturale che serve per trasformare un seme in un’insalata di pomodori. Un pic-

colo esperimento educativo”. Secondo una stima delle Nazioni Unite più della metà della popolazione mondiale vive oggi nelle città, una proporzione destinata a crescere del 70 per cento nel 2050, con il conseguente rischio di rimanere senza risorse sufficienti. Quindi anche negli USA si cercano soluzioni a questo scenario: al Massachusetts Institute of Technology di Boston sono due i progetti che provano a risolvere il problema: City farm, sviluppato all’interno del Media Lab, ha come obiettivo quello di affiancare agli edifici grandi fattorie verticali, e Grove labs , che ha racimolato i finanziamenti per mettere a punto un’apparecchiatura capace di allevare pesci e coltivare ortaggi biologici, persino nelle cucine più piccole e buie con il sistema chiamato “aquaponics”.

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