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MARZO 2016 mensile anno 7 numero 03
ATTIVI DI NATURA Complice questa frizzante aria marzolina è tornata anche a voi una gran voglia di vita all’aria aperta e di movimento? Benissimo! Perché non c’è niente di meglio per tenere alto l’umore, giovane il corpo e - ce lo dicono ora gli esperti - acuta la vista. No ci credete? Leggete l’appro-
fondimento che vi abbiamo dedicato e mettetevi subito alla prova: tra i nostri suggerimenti del mese ce ne è uno che coniuga sport, natura e archeologia. Non vi anticipiamo altro: volate all’ultima pagina! Nulla come il risveglio della Terra in primavera ci ricorda che tutto ciò di
cui abbiamo bisogno è già tra le pagine del grande libro della natura. Un libro di cui dobbiamo avere grande cura, perché è alla base della nostra stessa esistenza. E come ogni mese arrivano puntuali i nostri piccoli spunti per diventare sempre più “custodi” attivi di questo
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tesoro immenso: su questo numero parliamo di spreco alimentare e di doggy bag, di nutrie e rimedi ecologici per tenerle a bada, di salute e consumo di carne, di zika virus e molto altro. Perché è la consapevolezza il primo passo del cambiamento. Buona lettura!
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Il giusto prezzo per un consumo più responsabile Abbiamo preso un impegno con gli agricoltori che collaborano con noi: corrispondere loro un giusto prezzo per il raccolto, così da garantire un futuro all’agricoltura italiana, dignità e riconoscenza a chi si prende cura del benessere di tutti noi. Ogni volta che fai una spesa bio, anche tu riconosci il valore del loro lavoro. Scegliere un supermercato NaturaSì significa essere certi di acquistare cibi biologici e biodinamici di alta qualità, selezionati e certificati.
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cuma, Harpagophytum e Chrysanthellum, che ne amplificano le azioni, conferiscono al fitocomplesso il massimo dell’azione. GREENFILLA è concepito come un vero e proprio supporto alle difese immunitarie; grazie all’azione sinergica di Clorofilla e Astragalo incrementa il trasporto dell’ossigeno stimolando la rigenerazione cellulare ed aumentando la resistenza fisica. Può essere utilizzato quotidianamente o come supporto in periodi di particolare stress o affaticamento. Per una corretta assunzione del fabbisogno giornaliero di Vitamina C è stato formulato C70. Acerola stimola il sistema immunitario ed ha azione antiossidante: unita all’Erba Medica si rivela un rimedio ricostituente e preventivo anche in caso di convalescenza. C.O.R. è indicato come supporto prolungato alla funzionalità cardiovascolare anche nei pazienti anziani e ha un’azione antiossidante. Regolarizza la pressione sia in presenza di ipo che di ipertensione ed equilibra i livelli di colesterolo e glicemia. Tutti i fitoterapici DINAMYS sono apprezzati ed utilizzati anche in campo veterinario per l’attenzione nella scelta delle piante e l’assenza di alcool e additivi chimici, peculiarità che hanno reso possibile la collaborazione con il Centro Diagnostico Veterinario DIAVET. Il centro nasce con lo scopo di proporre consulenze specialistiche presso altre strutture veterinarie, nell’ambito della medicina interna e della cardiologia, avvalendosi degli specialisti più qualificati e delle attrezzature più all’avanguardia. Dinamys.
mondo sport .3
CON LO SPORT IL CERVELLO RESTA GIOVANE E LA VISTA MIGLIORA La plasticità del cervello si potenzia… pedalando in bicicletta L’esercizio fisico non migliora “solo” lo stato di salute muscolare e cardiovascolare, ma aiuta il nostro cervello a mantenersi giovane. È quanto emerge da un importante studio universitario – di cui si dà notizia sul sito www. unipi.it - che ha messo in luce come le attività motorie agiscano sui processi di plasticità cerebrale, cioè la capacità dei circuiti del cervello di adattarsi in risposta agli stimoli ambientali. Il tema è stato affrontato dai ricercatori Claudia Lunghi, del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa, e Alessandro Sale dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) di Pisa, focalizzando l’attenzione sul sistema visivo. La ricerca, pubblicata su Current
Biology, riguarda in particolare un fenomeno chiamato rivalità binoculare. “Quando i nostri occhi vedono due immagini diverse, il cervello va in confusione e, per uscire dall’empasse, privilegia ora l’uno ora l’altro dei due segnali – spiega Sale – Quindi se vengono inviati stimoli contrastanti ai due occhi di un soggetto, egli riporterà una continua alternanza delle due immagini, che verranno percepite per una durata temporale che è funzione della forza dell’occhio a cui lo stimolo è presentato”. La durata della percezione del segnale è un indice della plasticità della corteccia visiva adulta, come osservato da un precedente studio di Lunghi: “Abbiamo dimostrato che se si chiude per circa due ore l’occhio dominante, lo stimolo proiettato all’occhio che era stato chiuso verrà percepito per tempi
più lunghi. In pratica chiudere un occhio non indebolisce la forza attribuita ai segnali che gli vengono inviati, anzi la rafforza”. Tali conoscenze sono alla base della nuova ricerca, ovvero lo studio della plasticità del cervello quando si svolge un’attività motoria. “Abbiamo testato gli effetti di due ore di bendaggio di un occhio su 20 soggetti adulti in due diverse condizioni sperimentali: in una i soggetti stavano seduti durante le due ore di bendaggio e nell’altra pedalavano su una cyclette – prosegue Lunghi – I risultati sono sorprendenti: quando i soggetti svolgevano attività motoria gli effetti del bendaggio monoculare sono apparsi molto più marcati, con un notevole potenziamento della risposta agli stimoli presentati all’occhio che era stato chiuso”. Questi risultati hanno importanti
applicazioni in campo clinico per una patologia molto diffusa e incurabile, l’occhio pigro o ambliopia, per cui l’esercizio fisico volontario si prospetta ora come una via promettente per stimolare la plasticità visiva in maniera fisiologica e non invasiva. Tuttavia i meccanismi alla base del fenomeno sono in fase di studio. La plasticità del cervello è massima durante lo sviluppo per poi diminuire drasticamente nell’adulto. “Questo studio – concludono i ricercatori – rappresenta la prima dimostrazione degli effetti dell’attività motoria sulla plasticità del sistema visivo e ci porta a considerare l’esercizio fisico non solo come un’abitudine salutare, ma anche come un aiuto per il cervello a mantenersi giovane”.
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NEGLI AGRITURISMI DELL’EMILIA-ROMAGNA ARRIVA “LA BORSA ANTISPRECO” Nei bidoni della regione finiscono annualmente circa 350 milioni di chili di cibo
Coldiretti Emilia Romagna guida i consumatori nella battaglia contro lo spreco alimentare. Con questo obiettivo l’associazione ha realizzato una “borsa antispreco” che verrà messa a disposizione negli agriturismi di Terranostra e nei ristoranti di Campagna Amica dell’Emilia Romagna per consentire ai clienti di portare a casa gli avanzi del pasto. “Si tratta – spiega Coldiretti Emilia Romagna – della classica doggy bag, in versione agrituristica, la cui disponibilità verrà segnalata all’ingresso
del locale, quindi già prima del pasto, da una apposita vetrofania con la scritta ‘Il cibo giusto… troppo buono per essere sprecato’. In questo modo – commenta Coldiretti – verranno incentivati anche coloro che ritengono sia da maleducati o si vergognano a chiedere la borsa antispreco al termine del pranzo o della cena fuori casa”. I prodotti alimentari che finiscono nei bidoni, secondo stime di Coldiretti regionale, si aggirano attorno ai 350 milioni di chilogrammi per un valore vicino ad un miliardo di euro. L’impegno di Coldiretti a ridurre gli sprechi parte dai consumi fuori casa per arrivare al vademecum del consumatore nella vita di tutti i giorni, con indicazioni per leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi
vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km 0 che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato. Quello della riduzione dello spreco alimentare sta diventando un obiettivo condiviso in molti Paesi, a partire dalla “Carta di Milano” in occasione di Expo. Il taglio degli sprechi è stato posto tra gli obiettivi del semestre di presidenza olandese dell’Unione Europea sotto il pressing di diversi Paesi europei. Se in Italia con il progetto Sprecozero del Governo ci si è posti l`obiettivo di recuperare 1 milione di tonnellate di cibo nel 2016, il Parlamento
francese ha approvato definitivamente lo scorso 3 febbraio una serie di misure contro lo spreco di cibo. “I supermercati con una superficie superiore ai 400 metri quadrati - spiega Coldiretti - sono obbligati a donare il cibo invenduto a organizzazioni caritatevoli con l’introduzione di multe fino a 75mila euro, ma anche con la detenzione”. La normativa prevede una gerarchia di azioni da mettere in campo per evitare lo spreco, dalla prevenzione con campagne educative nelle scuole fino al consumo umano, dall’utilizzo a fini energetici a quello per gli animali. Il provvedimento è stato approvato dopo che con il nuovo anno è scattato l’obbligo per i grandi ristoranti francesi di rendere disponibile a fine pasto ai loro clienti la doggy bag.
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NUTRIE IN CITTÀ? “INUTILI GLI ABBATTIMENTI: SÌ AI METODI ECOLOGICI” Perché sarebbero più efficaci dei tentativi di eradicazione Nel Ravennate la guerra alle nutrie, roditore importato in Italia dall’America per la produzione di pellicce, imperversa più che mai in questi giorni, soprattutto sulle pagine dei giornali, anche a causa di un percepito aumento dei capi. A sfidarsi a colpi di inchiostro da una parte, le associazioni degli agricoltori preoccupate dei danni ai terreni e per il dissesto idrogeologico, dall’altra le associazioni animaliste. “Se fino ad una ventina di anni fa la presenza dei roditori poteva essere ‘tollerata’, perché considerata quasi ‘esotica’ o folcloristica e comunque decisamente meno invasiva e numerosa – spiega Coldiretti -, ora la proliferazione incontrollata delle nutrie sta diventando un serio problema anche in città, con implicazioni sul fronte della sicurezza idroge-
ologica, ambientale e del decoro urbano. Le nutrie, cresciute di numero, si sono spinte ben oltre le campagne, dove da anni continuano a devastare campi e colture di pregio. Nel mirino dei mammiferi roditori – continua Coldiretti - non solo le sponde di fiumi e canali, sempre più indebolite e rese colabrodo, ma anche oasi ambientali, come Punta Alberete e persino le aree verdi di siti Unesco, come il parco del Mausoleo di Teodorico o, ancora, i giardini della Rocca Brancaleone. Nei giorni scorsi il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pavia ha diffuso alcuni dati relativi alla presenza di questo roditore nelle aree di pianura. In Lombardia si conta una nutria ogni 10 persone, con il record negativo di Lodi e Mantova dove si scende ad un esemplare ogni due abitanti. Secondo que-
sta ricerca bisognerebbe riuscire a eliminare più di un milione e 400 mila esemplari per risolvere il problema”. Coldiretti auspica che “si velocizzi l’iter per l’attuazione dei piani di controllo di questa specie non autoctona e che si stanzino al riguardo ulteriori, adeguate risorse”. La Coldiretti Emilia Romagna sarebbe favorevole anche all’abbattimento per evitare i danni. A mostrare un altro punto di vista sull’argomento è l’Enpa. “I metodi alternativi alle uccisioni (come la sterilizzazione o il posizionamento di reti anti nutria n.d.r.) - spiega Andrea Brutti dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa - sono strumenti seri e validissimi che, per qualche oscuro motivo non vengono utilizzati. Si preferisce invece ricorrere alle trappole, all’eutanasia, alle uccisioni che non hanno mai prodotto alcun risultato. ‘Vendere’ al
mondo degli agricoltori una simile strategia di intervento quando le politiche ultraventennali di uccisione non hanno mai risolto nulla, equivale a prenderli in giro”. Secondo la Protezione Animali, è quindi necessario cambiare rotta: “Molti agricoltori che lamentano danni all’agricoltura e agli argini, laddove siano imputati alla fauna, devono sapere che possono essere evitati solo senza ricorrere alle fucilate – continua l’Enpa -. Per questo, è opportuno che le associazioni di categoria, anziché scagliarsi contro gli animali, incoraggino il ripristino degli habitat, l’applicazione dei metodi ecologici e dicano no a tutte quelle scelte politiche che minacciano l’agricoltura, a partire dai ripopolamenti venatori”.
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mondo prevenzione
VIRUS ZIKA, COSA DOBBIAMO SAPERE Come si trasmette e come si previene la malattia che sta flagellando l’America Latina Al momento sono fermi a poche unità i casi di Zika in Italia, tutti ‘importati’ da persone arrivate da viaggi nelle zone a rischio e tutti guariti. La malattia virale si sviluppa nell’essere umano a causa della puntura di zanzare infette del tipo Aedes e si ritiene che possa determinare nel nascituro casi di microcefalia e di malformazione. Ma quali sono i sintomi della malattia? E come si previene? A queste e ad altre domande risponde un dossier diffuso anche sul web dal Ministero della Sanità. Eccone alcuni dei passaggi più interessanti. “Il virus è molto simile a quelli della dengue, della febbre gialla, dell’encefalite giapponese e del Nilo occidentale – spiega il Mini-
stero -. E’ stato isolato nel 1947 nelle foreste di Zika (Uganda), in una scimmia Rhesus durante uno studio sulla trasmissione della febbre gialla. Anche se l’infezione nell’uomo è stata dimostrata da studi sierologici nel 1952 (Uganda e Tanzania), solo nel 1968, il virus è stato isolato da campioni umani in Nigeria. Nel 2007 è occorsa la prima grande epidemia di febbre da virus Zika sull’isola di Yap (Micronesia), dove sono stati segnalati 185 casi sospetti. Successivamente, è stato registrato un focolaio in Polinesia francese. Le manifestazioni cliniche della malattia sono in genere simili a quelle di dengue e chikungunya. Si tratta di sintomi lievi come
febbricola, eruzioni cutanee (soprattutto maculo-papulari), congiuntivite, mal di testa e dolori articolari, che compaiono tra i 3 e i 12 giorni dopo la puntura della zanzara vettore e possono durare da 2 a 7 giorni. Una persona su quattro non sviluppa sintomatologia. Al momento non è disponibile nessun vaccino contro il virus Zika – continua il Ministero -. Per questo l’unico modo per prevenire l’infezione è evitare di essere punti dalla zanzara”. In Italia, la diffusione del virus è monitorata da programmi specifici, come indicato nella circolare del Ministero della Salute “Sorveglianza dei casi umani di Chikungunya, Dengue, West Nile Disease ed altre arbovirosi e valutazione
del rischio di trasmissione”. Complicanze (neurologiche, autoimmuni) sono rare, ma sono state descritte nei focolai in Polinesia. L’eliminazione e il controllo di Aedes aegypti dai siti di riproduzione delle zanzare riduce le possibilità di trasmissione di Zika, chikungunya e dengue. Come per dengue e chigunkunya, anche questo virus richiede un approccio globale che coinvolge diverse aree di intervento, dalla salute, all’istruzione, all’ambiente. Tali misure comprendono l’eliminazione dei siti di riproduzione delle zanzare: - evitare l’accumulo di acqua in contenitori esterni (vasi da fiori, bottiglie e altri contenitori) per
mondo prevenzione
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APPUNTAMENTI MOSTRA DELL’AGRICOLTURA 18, 19, 20 marzo FIERA DI FAENZA
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impedire che diventino terreno fertile per le zanzare coprire i serbatoi di stoccaggio dell’acqua per uso domestico in modo che le zanzare non possano entrare non lasciare accumulare i rifiuti e buttarli via in sacchetti di plastica chiusi conservati in bidoni della spazzatura coperti sbloccare scarichi che possono causare ristagni d’acqua utilizzare zanzariere e schermi su porte e finestre per ridurre il contatto tra le zanzare e le persone.
Il trattamento consiste nell’alleviare il dolore, la febbre e qualsiasi altro sintomo che causa disagio al paziente. In presenza dei sintomi tipici la diagnosi può essere confermata: - cercando il materiale genetico del virus (diagnosi virologica) in campioni ottenuti da pazienti durante la fase acuta dell’infezione; -verificando la presenza di anticorpi (diagnosi sierologica) a partire da 5 giorni dopo la comparsa della febbre. I viaggiatori diretti in Paesi che hanno riportato la trasmissione locale del virus Zika (tra cui diversi paesi dell’America latina n.d.r.) dovrebbero essere preventivamente informati del focolaio in corso. L’elenco delle zone colpite nel corso degli ultimi nove mesi è consultabile alla pagina del sito ECDC. I viaggiatori che visitano questi Paesi dovrebbero avvalersi di misure di prevenzione individuale contro le punture di zanzara al chiuso e all’aperto, soprattutto dall’alba al tramonto.
Si consiglia pertanto di: - utilizzare repellenti per zanzare, in conformità con le istruzioni indicate sull’etichetta del prodotto; repellenti a base DEET non sono raccomandati in presenza di bambini sotto i tre mesi di età, mentre possono essere utilizzati senza controindicazioni specifiche da donne in gravidanza - indossare camicie a maniche lunghe e pantaloni lunghi, soprattutto durante le ore in cui il tipo di zanzara che trasporta il virus Zika (Aedes) è più attivo - dormire o riposarsi in camere schermate o climatizzate e utilizzare zanzariere, anche durante il giorno. I viaggiatori con disturbi del sistema immunitario, con gravi malattie croniche, in stato di gravidanza o accompagnati da bambini piccoli, devono consultare il proprio medico prima della partenza, per ottenere raccomandazioni sull’uso di repellenti e altre misure preventive. Coloro che presentano sintomi compatibili con la malattia da virus Zika entro le tre settimane dal ritorno da aree in cui è stata riportata trasmissione locale del virus, sono invitati a contattare il proprio medico, avendo cura di riferire del loro recente viaggio. Le donne in stato di gravidanza, che hanno viaggiato in aree in cui è stata riportata trasmissione locale del virus Zika, devono dar notizia del loro viaggio durante le visite prenatali, al fine di essere valutate e monitorate in modo appropriato.
Ogni anno a marzo la Fiera di Faenza propone l’appuntamento con la Mostra dell’Agricoltura e Mo.Me.Vi la mostra della meccanizzazione in viticultura, due degli eventi di punta nel mondo agricolo regionale. Se da un lato l’agricoltura è una delle voci nell’economia del Paese e in particolar modo dell’Emilia Romagna che meno ha risentito della crisi, lo dicono studi di settore e bilanci degli istituti di credito - d’altro canto la crisi che ha colpito aziende e famiglie ha fatto crescere l’attenzione al tema della produzione agricola anche da parte di chi viene definito ‘hobby farmer’, un ritorno cioè alle coltivazioni ad uso familiare per soddisfare piccole esigenze o come hobby a scopo ricreativo. Così l’agricoltura e tutto il mondo ad esso connesso, da qualche anno, ritorna ad essere uno dei settori nei quali l’industria e gli imprenditori spingono in investimenti, innovazione e ricerca. Tra le iniziative della manifestazione: convegni e incontri, la fattoria degli animali, orti e giardini, la Festa dell’Aia (mostre, animazioni, laboratori, antichi mestieri, prodotti tipici ed enogastronomia) e molto altro. Tutte le novità e il programma sul sito dedicato all’evento mostragricolturafaenza.com
GIARDINI D’AUTORE 18, 19, 20 marzo RIMINI, PARCO FEDERICO FELLINI Giardini d’Autore, l’ormai famosa mostra di giardinaggio con i migliori vivaisti italiani, sceglie il Parco Federico Fellini di Rimini per la prossima edizione di primavera 2016. Una nuova location dove, il 18.19.20 marzo, si parlerà di giardino, di piante, di paesaggio, di territorio e di cultura del verde. Giardini d’Autore è una manifestazione conosciuta in tutta Italia, un appuntamento fisso per tutti gli amanti di giardinaggio che la riconoscono come un’occasione per reperire piante ed essenze rare e condividere la conoscenza della cultura del verde in tutte le sue forme ed espressioni. Nella prossima edizione di Giardini d’Autore si parlerà di piante, di giardino, di paesaggio, di arte, di territorio e di cultura. Il pubblico affezionato ritroverà i grandi vivaisti che da sempre rappresentano l’importante parterre di espositori di Giardini d’Autore. Accanto ai vivai saranno chiamati i designer, gli architetti, i paesaggisti e gli artigiani per offrire al pubblico di Giardini d’Autore tante idee e spunti per ripensare e vivere gli spazi verdi. Una delle novità per l’edizione primaverile 2016 di Giardini d’Autore è il Concorso Riminingreen per la realizzazione di “Giardini Urbani”. Il concorso ha come obiettivo la presentazione di idee e spunti per la realizzazione di spazi verdi nelle aree urbane. Rivolto a giovani designer, artisti, paesaggisti, architetti e giardinieri che, partecipando, avranno il compito di reinterpretare in chiave creativa e sostenibile giardini e terrazzi. Maggiori informazioni su www.giardinidautore.net
PRIMAVERA SLOW 2016 Dal 19 marzo al 26 giugno PARCO DEL DELTA DEL PO Tanti luoghi, tante attività, tante emozioni ma con un unico denominatore, il turismo lento alla scoperta della natura: imperdibile anche quest’anno, a giudicare dal ricco programma, la lunga carrellata di eventi di Primavera Slow, tutti ambientati nell’affascinante scenario del Parco del Delta del Po emiliano-romagnolo nei territori di Ravenna e Ferrara, un grande patrimonio di biodiversità. La manifestazione è dedicata agli appassionati di turismo naturalistico ed ecosostenibile che qui si danno appuntamento per scoprire e visitare questo territorio unico a piedi, in barca, in bicicletta, a cavallo, in pulmino elettrico o per partecipare a lezioni di birdwatching e workshop di fotografia. Primavera Slow è declinata, per l’edizione 2015, in 14 settimane, dal 19 marzo al 26 giugno, con eventi dedicati al birdwatching e al turismo naturalistico, alla fotografia, al cicloturismo, al turismo fluviale, all’enogastronomia, alle tradizioni e alla cultura, alla didattica ambientale, al turismo sportivo en plein air. Il programma completo su www.primaveraslow.it
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MANGIARE CARNE: È DAVVERO UN PERICOLO PER LA NOSTRA SALUTE? Ecco cosa c’è da sapere per eliminare la paura dalla nostra tavola
Consumo di carne si o no? E il pesce è davvero sicuro? Dopo l’allarme lanciato nell’ottobre scorso dall’Airc e dall’Oms, secondo cui le carni lavorate e, in minor misura, la carne rossa fresca favorirebbero l’insorgenza di alcuni tipi di tumore, il consumo dell’alimento è calato in molte famiglie. Nonostante l’allarme sia stato ridimensionato da alcuni esperti, che hanno posto l’accento più sui metodi di cottura (in particolare la brace) che sul prodotto in sé, i dubbi nei consumatori restano. Per fugare alcune paure e tornare a sedersi a tavola con maggiore tranquillità, ecco un interessante pro-memoria tratto dal Manuale di Autodifesa Alimentare realizzato dalla rivista Elisir Salute (con il patrocinio del Ministero della Salute) nel quale si legge come il benessere, anche per questa categoria di alimenti, è ancora una volta una questione
di misura. “L’apporto della carne nella dieta ha avuto nel corso dei secoli un ruolo importante nell’alimentazione umana e lo ha in particolare in talune fasi della crescita – spiegano gli esperti -. Tuttavia ha assunto via via un ruolo eccessivo nella moderna alimentazione occidentale, caratterizzata da una rilevante presenza di carni animali di allevamento. Le carni rosse (manzo, maiale, agnello) più di quelle bianche (pollame, coniglio) dovrebbero essere assunte con discontinuità e in quantità contenuta. Il pesce può essere presente nella dieta più volte la settimana. Il consumo specifico deve comunque considerare taluni aspetti: le carni ittiche provenienti da pesci di taglia medio piccola sono più sicure rispetto a quelle degli ani-
mali di taglia più grossa (bioconcentrazione tossica di metalli pesanti come Mercurio e Arsenico). Inoltre il contenuto in acidi grassi polinsaturi (Omega 3) può essere considerato il medesimo ma con un migliore rapporto costi-benefici a favore dei primi (pesce azzurro). Esiste una sostanziale diversità tra i grassi animali contenuti nelle carni rosse rispetto a quelli presenti nelle carni ittiche. Le carni di animali non di allevamento industriale, nei limiti obiettivi della concreta disponibilità e con le dovute precauzioni di sanità animale, dovrebbero essere privilegiate. Un ruolo importante nel consumo di carni assumono le modalità di cottura. La cottura sul fuoco diretto o sulle braci comporta un ulteriore rischio aggiuntivo per l’apporto di composti di trasformazione termica riconosciuti come cancerogeni. Ciò vale
anche per l’affumicatura. I prodotti carnei conservati e stagionati (salumi), in genere addizionati a sale e altri composti antiossidanti (Nitroso-composti) possono comportare rischi di induzione tumorale più elevata. Il Ferro apportato da diete carnee (carne rossa) può svolgere, se in eccesso, un’azione favorente nella formazione di radicali liberi ad azione aggressiva e trasformante. La minore incidenza dei tumori nelle persone con abitudini vegetariane rispetto a quelle caratterizzate da alimentazione con rilevante presenza di carne rossa risulta evidente”. È solo attenendosi ad una sana moderazione e scegliendo con attenzione i metodi di cottura che è possibile eliminare la paura dal nostro menù giornaliero.
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PREPARAZIONE Per prima cosa preparate l’impasto della torta mescolando farina, acqua e sale. Formate una palla liscia, rivestite con della pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigorifero per circa un’ora. Lessate gli spinaci in abbondante acqua salata per una decina di minuti e successivamente fateli saltare in una padella dove avrete fatto soffriggere l’olio e lo spicchio d’aglio. Fate raffreddare. Prendete il tofu e tagliatelo a cubetti, poi mescolatelo insieme alla verdura. Salate e pepate se necessario. Dividete la sfoglia e stendetela in modo da formare due strati sottili. Ponete in una teglia rotonda la carta da forno e ricopritela con uno strato di sfoglia. Aggiungete il ripieno e ricoprite con l’altra metà della sfoglia. Fate cuocere in forno a 180° per circa 30/40 minuti.
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IN VIAGGIO TRA IL CIELO E LA STORIA SULLA “VIA DEGLI DEI” Tra Bologna e Firenze: un percorso per scoprire luoghi incontaminati e tracce di antiche civiltà Una suggestiva “passeggiata” per sentieri costruiti su antiche pavimentazioni stradali ancora superstiti dopo 2000 anni di storia: è la Via degli Dei, un percorso escursionistico che collega le città di Bologna e Firenze, passando attraverso gli Appennini. Il tracciato, riscoperto alla fine degli anni ’80 da un gruppo di escursionisti bolognesi, ricalca prevalentemente le antiche vie e, tra Monte Bastione e Monte di Fo’, passa accanto ad alcuni pregevoli basolati della strada romana. Interessanti informazioni sul tragitto, che con l’arrivo della primavera, potremmo tenere in considerazione per un bel weekend nel verde, sono divulgate dal sito www.viadeglidei.it, realizzato
dal Comune di Sasso Marconi e dall’associazione “Strada dei vini e dei sapori – Città Castelli Ciliegi”. “Sul crinale tra Setta e Savena, gli Etruschi percorsero per almeno 4 secoli (VII-IV sec. a.C.) un’antica strada che congiungeva Fiesole con Felsina – spiega il portale - al fine di sviluppare i loro traffici e favorire il loro dominio sulla Pianura Padana. Poi i Romani, avendo fondato nel 189 a.C. la colonia di Bononia sui resti dell’antica Felsina, sentirono la necessità di garantire un collegamento con Arezzo e Roma attraverso gli Appennini: sul precedente tracciato etrusco costruirono nel 187 a.C. con il console Caio Flaminio una vera e propria strada romana transappenninica
denominata Flaminia Militare. Anche nel Medioevo non si perse l’abitudine di percorrere a piedi o a cavallo questa antica via, la più agevole che permettesse di attraversare questo tratto di Appennino. Tuttavia, al lastricato romano caduto presto in disuso e sommerso dalla vegetazione, si sostituì un semplice sentiero, una stretta mulattiera senza pavimentazione, utilizzata dai viandanti che avessero necessità di percorrere questo cammino”. Perché Via degli Dei? “Perché il percorso – continua il sito - attraversa località come Monte Adone, Monzuno (Mons Iovis, monte di Giove), Monte Venere, Monte Luario (Lua era la dea romana dell’espiazione). La Via
degli Dei oggi è diventata una delle principali attrattive turistiche dell’Appennino: numerosi amanti del trekking e della mountain bike ripercorrono questo pezzo di storia gustando a pieno la bellezza incontaminata di questi luoghi”. L’intera traversata da Bologna a Firenze si può compiere in quattro/ sei giorni o più a piedi (a seconda dell’allenamento e dell’abilità del camminatore), oppure in due/tre giorni o più in bicicletta. È comunque possibile percorrere anche solo alcune tratte della Via degli Dei, per lasciare libertà a tutti i camminatori di costruire un proprio percorso personalizzato. Maggiori informazioni su www.viadeglidei.it
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