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A FERRARA
OTTOBRE 2016 mensile anno 7 numero 10
Tutti i colori del Green
redazione.biosfera@edititalia.it
Quante ragioni conoscete per amare l’autunno? Sarà probabilmente per la meraviglia dei suoi colori accesi, per il profumo dei camini o per la magia delle sue feste, ma questa stagione ha un fascino davvero irresistibile. In questo
numero di Biosfera, come sempre, vogliamo darvi tanti piccoli spunti per vivere alla grande l’energia del periodo. A cominciare dai consigli degli esperti per affrontare al meglio lo stress del cambio di stagione, e dagli spunti per
arricchire i nostri piatti con quella miniera di antiossidanti che sono i fiori edibili. Sul fronte “Green” non possiamo non parlare di Glifosato e poi troverete le “ultime” sui cellulari che si ricaricano con il calore del corpo (una
vera svolta!), gli spunti per viaggiare slow e tanto altro. Insomma, anche questo mese Biosfera cerca di soddisfare le vostre curiosità e la vostra voglia di “green”... Naturalmente! Buona lettura. naturasi.it #insiemeperlaterra
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mondo hi-tech .3
PRESTO REALTÀ IL CELLULARE CHE SI RICARICA CON IL CALORE DEL CORPO La nuova tecnologia potrebbe essere pronta già fra due anni. Sarà applicabile anche agli apparecchi biomedicali
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Cellulari e orologi senza batteria che si ricaricano con il calore del corpo, ma anche sensori impiantabili per applicazioni biomedicali che potranno funzionare con autonomia illimitata. Presto caricabatterie e batterie di scorta potrebbero andare in pensione, grazie ad una delle nuove frontiere dell’elettronica su cui è impegnato un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa coordinati dal professore Giovanni Pennelli del dipartimento Ingegneria dell’Informazione. Il team, infatti, sta mettendo a punto la tecnologia per realizzare un nuovo microchip che sfrutta l’effetto termoelettrico e su
questo Giovanni Pennelli e la dottoressa Elisabetta Dimaggio hanno pubblicato un articolo sulla rivista internazionale “Nanoletters”. “Lavoriamo da anni sui materiali e sulle tecnologie per trasformare direttamente il calore in energia elettrica sfruttando il cosiddetto effetto termoelettrico – sottolineano Pennelli e Dimaggio - l’obiettivo è di arrivare a realizzare microchip in grado di funzionare senza batteria ed anche di ottenere un netto miglioramento, fino al doppio, dell’efficienza delle attuali celle fotovoltaiche”. Per risolvere il problema della conduzione del calore, ottimizzan-
do il rapporto tra l’energia elettrica generata e la quantità di calore assorbito, i microchip del futuro utilizzeranno le nanotecnologie del silicio e il loro cuore sarà una “foresta” di nanofili del diametro di 50-80 nm (ve ne sono ben 10 milioni su un millimetro quadro)”. “Rimane il problema della realizzazione di contatti elettrici affidabili su questa miriade di nanofili – ha spiegato Giovanni Pennelli – solo così sarà finalmente possibile passare dalla teoria all’applicazione e proprio su questo si concentra la ricerca che abbiamo appena pubblicato”. E così l’idea dei ricercatori dell’A-
teneo pisano è quella di sfruttare semplici ed economici processi di attacco chimico del silicio e di elettrodeposizioni metalliche, che hanno costi esigui rispetto alle tecnologie standard dei circuiti integrati. “E’ prevedibile che questa nuova tecnologia – hanno concluso Pennelli e Dimaggio - possa essere sviluppata entro i prossimi 2-5 anni rendendola così disponibile per tutti quei dispositivi per i quali l’utilizzo di batterie tradizionali causerebbe limitazioni inaccettabili in termini di ingombro e di autonomia”.
i ricetta medica
BIMBI SVOGLIATI A SCUOLA? I CONSIGLI PER AIUTARLI Come allontanare la difficoltà di concentrazione e partire con il piede giusto Il rientro o l’inizio di una nuova scuola sono momenti complessi e delicati nella vita di un bambino che, se da un lato comportano la maturazione di nuove risorse e potenzialità, dall’altro possono esporre la struttura psicologica fragile del fanciullo ad una serie di rischi che possono diventare disagi.
Come riconoscere i sintomi
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Questi disagi difficilmente sono esposti verbalmente ma più spesso emergono attraverso sintomi fisici o con il comportamento, come deficit di attenzione e svogliatezza. “Non occorre preoccuparsi, è un comportamento normale – spiega la dottoressa Annalisa Vespignani della farmacia comunale n. 3 a Porto Corsini (Ra) -. Si tratta di bimbi che hanno bisogno di maggiori stimoli per affrontare lo studio poiché il bambino alle elementari non è ancora abituato ad assolvere le richieste per dovere e perciò va incoraggiato”.
I trucchi per rendere lo studio piacevole Ad esempio per rendere piacevoli operazioni e divisioni si possono disporre frutti o caramelle sulla scrivania ed inventare storie per contarli, o per rendere più interessante la lezione di scienze si può andare al parco, raccogliere le foglie e creare un bell’album. “È importante soprattutto alle elementari far vivere al bambino lo studio in maniera serena e divertente senza mai giudicarlo – chiarisce Vespignani -. Va assistito nel fare i compiti gratificandolo senza sostituirsi a lui ed evitando che si adagi sull’adulto”. Molto utile può essere anche la pratica di uno sport in maniera costante, questo servirà al bambino a scaricare le tensioni e lo aiuterà alla vita di relazione e a seguire le regole.
L’importanza dell’alimentazione “Le mamme spesso si rivolgono a noi farmacisti per cercare un rimedio naturale da proporre ai bimbi – aggiunge Vespignani-. Il no-
I rimedi naturali
stro primo consiglio è quello di fare attenzione alla dieta: eliminare cioccolato, insaccati e cibi grassi in generale, in quanto un’alimentazione ricca di grassi diminuisce l’efficienza delle cellule nervose, peggiora le capacità di apprendimento e mnemoniche e facilità i processi d’invecchiamento cellulare. Fra le proteine sono da privilegiare carni bianche, più semplici da digerire e pesce azzurro, ricco di Omega 3. Sì a frutta e verdura di stagione, meglio se crude per fare il pieno di vitamine”.
Tra gli integratori naturali reperibili in farmacia è consigliata la pappa reale in quanto ricca di elementi nutritivi utili per favorire la crescita e per svolgere attività mentale, l’eleuterococco, che presenta proprietà immuno stimolanti e toniche, l’echinacea particolarmente utile in questo periodo dell’anno per stimolare le difese immunitarie e l’acerola, che fornisce un ottimo apporto di vitamina C naturale. Questi rimedi si trovano in commercio singolarmente in capsule oppure mixati in flaconcini o sciroppi. “Per quanto riguarda l’omeopatia – conclude Vespignani - nux vomica in granuli è adatta a contrastare la svogliatezza associata ad irritabilità e mal di pancia mentre kalium phosphoricum è utile per la stanchezza degli studenti che presentano anche insonnia. Tra i fiori di Bach sono consigliati Mimulus e Larch per rinforzare l’autostima e Hornbeam per affrontare la giornata con la mente limpida lasciando spazio anche al La dott.ssa Annalisa Vespignani della farmacia comunale n. 3 a Porto Corsini (Ra) T.R. divertimento”.
Comunale n. 2 Cervia - Malva
Via Martiri Fantini, 86/a Cervia T. 0544/977650 F. 0544/977141
mondo agricoltura .5
PERICOLO GLIFOSATO, “BLOCCARE IL GRANO TRATTATO CHE ARRIVA DALL’ESTERO” In Italia scattano i divieti, “Ma continuiamo ad importare prodotti che non ne sono esenti”, spiega Coldiretti
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Il glifosato, erbicida brevettato nel 1974, è stato classificato nel marzo 2015 come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” dall‘Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). Da qui è partito un dibattito, che a distanza di poco più di un anno, nell’agosto scorso – nonostante una parziale “marcia indietro” dell’Oms che nel maggio 2016 ha definito “improbabile” il rischio cancro - ha portato il Ministero della Salute italiano ad adottare alcune restrizioni per il suo uso. Esse riguardano l’utilizzo in parchi pubblici e parchi giochi, oltre che le fasi di pre-raccolta in agricoltura (tutte circostanze in cui il glifosato non potrà più essere usato), revocando – inoltre - le autorizzazioni all’immissione in
commercio dei prodotti fitosanitari che lo contengono. Questo per quanto riguarda l’uso della sostanza in Italia; ma per i prodotti che arrivano dall’estero? La questione secondo Coldiretti può essere risolta solo introducendo “misure precauzionali anche per l’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe”. “Con questa scelta l’Italia si conferma all’avanguardia in Europa e nel mondo nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare ed ambientale”, - spiega il Presidente Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli, commentando le restrizioni adottate dal Ministero – “La nostra agricoltura – continua - è la più green d’Europa con il divieto di utilizzo OGM
e al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari”; ma allo stesso tempo – ammonisce Pederzoli – “non siamo all’altezza nella difesa dei cittadini se non verranno bloccate le importazioni dai Paesi che continuano ad utilizzare il glifosate in preraccolta”. Coldiretti auspica che “vengano quanto prima bloccate le importazioni di prodotti stranieri trattati come il grano, utilizzato per la pasta, proveniente da Usa e Canada dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire ‘artificialmente’ un livello proteico elevato”. “Il nostro Paese – ricorda il Presidente Pederzoli - è il principa-
le produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta con 4,8 milioni di tonnellate su una superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari ma sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste oltre la metà per un totale di 1,2 milioni di tonnellate arrivano dal Canada, con note marche che lo usano in maniera esclusiva facendone addirittura un elemento di distintività. Il risultato - conclude - è che quasi un pacco di pasta fatto in Italia su cinque è prodotto con grano canadese che continua ad essere trattato con glifosate nonostante il divieto imposto in Italia”.
mondo animali .7
TARTARUGHE TERRESTRI, ARRIVA IL LETARGO: COME AFFRONTARLO Le condizioni ottimali, il risveglio
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Per mantenere la temperatura corporea tipica, le tartarughe terrestri dipendono dal calore solare. Durante la stagione invernale questi rettili vanno solitamente in letargo; in questo periodo riducono le loro funzioni vitali e rimangono in uno stato di quiescenza, nutrendosi delle riserve di grasso immagazzinate durante il periodo estivo. Tutte le tartarughe terrestri più diffuse nel nostro territorio vanno in letargo (Testudo Hermanni, Testudo Marginata, Testudo greca, Testudo Horsfieldi), ma non tutte le tartarughe, in particolare quelle non Europee hanno la stessa esigenza. E’ importante informarsi prima dell’acquisto, per essere preparati a tutte le necessità del nostro rettile. A patto che il nostro animale sia in condizioni ottimali è importante assecondare questa loro tendenza. Il letargo sembra es-
sere molto utile alla salute e al metabolismo e sembra stimolare la riproduzione. Esistono diverse possibilità per gestire il letargo a seconda delle varie realtà in cui ci troviamo. Condizioni ottimali: è un periodo molto critico per l’animale, è bene accertarsi che sia in ottimo stato di salute prima di affrontare una condizione così estrema per evitare brutte sorprese al risveglio. Generalmente si consiglia di effettuare un trattamento antiparassitario a fine estate ed un periodo di digiuno poco prima del freddo per evitare che rimangano frammenti di cibo nell’intestino o in bocca, che potrebbero fermentare e creare problemi. Se allevate all’aperto le tartarughe si regolano da sole, mentre se vivono in terrario bisognerà sospendere la somministrazione di cibo. All’esterno: Devono essere alle-
stiti dei rifugi coperti e una volta che la tartaruga si è interrata può essere sommersa da foglie secche o fieno. La temperatura non dovrebbe mai essere inferiore ai 2\3 °C e superiore ai 10 °C. A seconda del clima il letargo può durare circa 20 settimane (da novembre a marzo) o, nelle regioni più calde al sud anche solo 8 settimane. Quando una tartaruga emerge dall’interramento in un periodo freddo non è mai da considerarsi un avvenimento normale; va controllata e tenuta sveglia. Letargo controllato: Se gli animali sono molto giovani, o se l’ambiente esterno non è sicuro e possono esserci topi o altri animali in grado di nuocere alle nostre tartarughe, è possibile effettuare un letargo controllato. Il luogo prescelto deve avere una temperatura tra i 2 e i 9 ° C; può essere utilizzato un contenitore di cartone o legno
con delle foglie secche. Un paio di volte durante il periodo è opportuno controllarle ed in caso di problemi vanno svegliate e tenute in appositi terrari con condizioni controllate di temperatura ed illuminazione. Si consiglia anche il monitoraggio del peso prima, durante e dopo. Il risveglio: Quando la temperatura inizia a superare i 10 °C il metabolismo pian piano si riattiva. Le tartarughe che hanno passato l’inverno all’esterno emergono spontaneamente, mentre quelle in letargo controllato vanno spostate all’esterno. La prima cosa da fare è la reidratazione immergendole in acqua tiepida fino alle spalle. Dopo circa una settimana dovrebbero iniziare a nutrirsi regolarmente. Sola Serena, Medico Veterinario Vicenza
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mondo stagioni
AUTUNNO “NO STRESS” CON I CONSIGLI DEGLI ESPERTI Ecco come lasciarsi alle spalle l’estate e affrontare la stagione fredda con la giusta energia
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Con la fine dell’estate e l’arrivo della stagione autunnale il rischio stanchezza e cattivo umore è più che una probabilità. Se le vacanze hanno lasciato il posto alla routine e ci sorprendiamo a pensare alle prossime ferie con aria sognante, allora è decisamente ora di correre ai ripari! Innanzitutto bisognerebbe cercare di riprendere i ritmi “cittadini” con gradualità, curando il nostro benessere generale a partire da una corretta idratazione, un aspetto a cui non sempre si pensa. “Una corretta idratazione a base di magnesio può aiutarci ad affrontare al meglio lo stress i suoi effetti sul sistema emotivo e sul nostro corpo, come il calo di energia e di efficienza – spiega il Dott. Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino, Docente presso l’Università di
Bologna – E’ importante sapere che il magnesio è un micronutriente con un ruolo chiave per la regolazione dell’umore e la cura dello stress. Lo possiamo trovare in diversi alimenti, come frutta secca e cibi integrali, ma anche in un altro elemento fondamentale per la nostra dieta: l’acqua. Scegliere acque ricche di questo prezioso micronutriente ci può aiutare a ripristinare il nostro equilibrio psichico ed emotivo, andando ad armonizzare tutta la sfera nervosa soprattutto quando i disturbi dell’umore diventano più frequenti e soffriamo di difficoltà di concentrazione, insonnia, stanchezza fisica e mentale”. Dormire molto e bene: è un altro degli aspetti da non sottovalutare. Andare a dormire presto la sera, evitando l’uso di cellulare, tablet e tv a letto, può essere un buon modo per accumulare un numero
di ore di sonno sufficiente per ricaricarsi. Un’ottima strategia può essere cercare di trascorrere più tempo possibile all’aria aperta: anche se non è più tempo di tuffi e tintarella, la luce naturale fa bene alla salute e all’umore. Seguire una sana alimentazione, ricca di frutta e verdura fresca, è indispensabile sempre, ma soprattutto con l’arrivo della stagione fredda. Fare movimento, meglio se all’aperto, non solo per mantenersi in forma, ma anche perché stimola il buon umore e aiuta a riposare meglio. Una passeggiata al parco, un giro in bicicletta o qualche vasca in piscina non importa, l’essenziale è fare attività fisica e magari godere delle occasioni di socialità connessi ad essa. In conclusione, per rientrare in città a “pieni giri” ed affrontare
al meglio l’autunno è fondamentale seguire uno stile di vita sano, a partire da una corretta idratazione. E per avere una marcia in più, il consiglio è essere ottimisti e guardare con positività i tanti impegni che ci attendono. Anche Assolatte è intervenuta, con un interessante approfondimento sul suo sito www.assolatte. it, sulla sindrome da stress e stanchezza che può colpire con la fine dell’estate, snocciolando alcuni semplici ma efficaci consigli. Eccone alcuni: 1) Anche se ormai l’autunno è arrivato è importante lasciare aperta la ‘finestra vacanze’: possono essere i selfie scattati in spiaggia, oppure i video caricati sui social o i sapori gustati al ristorante, l’importante è che siano ricordi capaci di risvegliare le emozioni delle
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mondo stagioni
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APPUNTAMENTI FESTA DEI FRUTTI DIMENTICATI
8-9 E 15-16 OTTOBRE 2016 CASOLA VALSENIO (RA)
vacanze. Una volta rientrati in città non vanno archiviati, spiega Assolatte: meglio, invece, condividerli con amici, colleghi e familiari, così ‘normalizzarli’ diventa più facile. Perché, quindi, non organizzare una cena in compagnia con i piatti e i sapori scoperti in viaggio, dall’insalata greca al lassi indiano, dal “maccaroni and cheese” americano al “dulce de leche” argentino, dalla raclette svizzera alla quiche francese, dalla parmigiana di melanzane alla pasta ai quattro formaggi? 2) Continuare ad avere cura di sé. Pelle abbronzata, viso rilassato, umore alle stelle sono i più bei souvenir che lascia una riuscita vacanza. Merito di ritmi diversi, del tempo passato all’aria aperta, del movimento e dell’assenza di stress (e talvolta anche del digital detox). Ma perché tutte queste “coccole” devono svanire quando si torna alla vita di ogni giorno? Con un pizzico di impegno possono, invece, diventare parte della beauty routine e aiutare a conservare i benefici (anche estetici) raggiunti in vacanza. Per una pelle rilassata e senza rughe, ad esempio, bastano 10 grammi di burro a crudo perché, ricorda Assolatte, è un’ottima fonte di vitamina A, antiossidante e protettiva per la pelle, e di selenio, un minerale prezioso per la sua azione antiage ed elasticizzante. 3) Cominciare la giornata facendo una buona colazione. Sedersi e godersi con calma una bella colazione è il miglior regalo che ci si possa fare per iniziare bene la giornata. E non solo perché così ci si predispone mentalmente ad affrontare con il piede giusto il proprio programma di attivi-
tà quotidiano, ma anche perché una colazione completa e bilanciata fornisce l’energia necessaria ad affrontare il surplus di fatica che caratterizza la ripresa del lavoro e l’inizio dell’autunno. Nella prima colazione ideale, ricorda Assolatte, non devono mai mancare latte o yogurt, perché forniscono i fosfolipidi, che agiscono in modo positivo sul tono dell’umore, sulle funzioni cognitive e sulla risposta allo stress. E, quindi, aiutano a combattere vuoti di memoria, difficoltà di concentrazione e cali di umore. 4) Ristabilire il giusto ritmo sonno/veglia. Per tornare a fare sogni d’oro, spiega Assolatte, è importante fare una cena leggera e che includa gli alimenti che contengono il triptofano, l’amminoacido che favorisce la sintesi della serotonina, il neurotrasmettitore celebrale che stimola il rilassamento. Una soluzione sempre valida per quei 12 milioni di italiani che faticano ad addormentarsi è bersi un bicchiere di latte o mangiarsi uno yogurt prima di coricarsi. Ancora meglio se si aggiunge un po’ di miele, visto che favorisce l’azione del triptofano sul sistema nervoso. 5) Adottare l’”happy diet”. Ossia portare in tavola più spesso gli alimenti che aiutano a contrastare i sintomi della “sindrome da rientro”. Come broccoli, pollo e salmone, che forniscono vitamina B12 e acido folico, spiega Assolatte. O come cioccolato e formaggi, che apportano la vitamina D. Utile anche la banana, che contiene dopamina, l’ormone del buonumore che aiuta a combattere lo stress.
I prodotti delle piante da frutto domestiche o spontanee che un tempo crescevano vicino alle case coloniche, nei campi o nei boschi, erano destinate, quasi esclusivamente, al consumo domestico o al piccolo mercato locale così che erano un tutt’uno con la cultura, la mentalità e i modi di vita della popolazione contadina del passato, condividendone anche la repentina scomparsa. Oggi ritornano, grazie ad agricoltori che, per amore o nostalgia del passato, hanno sollevato dalla morte vecchie piante o ne hanno collocate di nuove grazie anche ad iniziative come quella della “Festa dei frutti dimenticati” di Casola Valsenio. Una festa che li ripropone all’attenzione di turisti, visitatori, studiosi e di chi non li ha finora conosciuti sotto l’aspetto alimentare, ma solo come elementi identificativi di una condizione ambientale ed umana tipica della collina faentina fino alla metà di questo secolo. Recuperando i frutti di un tempo non si ritrovano solo i sapori del passato, ma si recupera anche un mondo fisico e culturale che ci riavvicina alla natura, ad un modo di vivere e di alimentarci più semplice e più sano e che permette anche di riallacciare i legami con la cultura popolare contadina in tutte le sue espressioni così da poter ricordare e capire il passato. Maggiori info: festafruttidimenticati.blogspot.com
LE ERBE DEGLI SFORZA
15 E 16 OTTOBRE 2016 RIOLO TERME (RA) Le erbe degli sforza è l’assoluta novità 2016 dedicata al 10°anniversario della Rocca di Riolo- Museo del Paesaggio dell’Appennino faentino. La manifestazione sarà allietata da spettacoli, laboratori, mercatino e stand gastronomico con menù a base di erbe del territorio (la domenica) e una cena rinascimentale all’interno della Rocca trecentesca che impreziosisce il centro della città delle acque (il sabato). Il programma di massima sarà il seguente: Sabato 15 ottobre ore 20.00 circa: “A tavola con Caterina” cena rinascimentale a cura dell’Istituto Alberghiero P. Artusi di Riolo Terme. Prenotazione obbligatoria. Domenica 16 ottobre dalle ore 10.00 circa: Le Erbe degli Sforza, rievocazione storica dedicata alla Rocca di Riolo Terme dalle sue origini ai tempi degli Sforza. Banchi didattici e mercatino in Rocca e nel Borgo. Un evento realizzato in collaborazione tra Rocca Di Riolo Terme, Atlantide, Riolo Terme Pro Loco, Istituto Alberghiero Riolo Terme e la direzione artistica di Storici eventi. Per informazioni: Pagina Facebook “Le erbe degli Sforza”
FESTA NAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO PREGIATO
2 - 9 - 16 - 23 - 30 OTTOBRE 2016 SANT’AGATA FELTRIA (RN) La Fiera propone la valorizzazione di prodotti tipici, selezionando le eccellenze, primo fra tutti il tartufo bianco pregiato. Direttamente dal territorio di Sant’Agata Feltria, dal suo habitat naturale, i boschi, il prezioso tubero si trasforma in cucina per realizzare piatti di alto valore gastronomico, che sprigionano inebrianti aromi ben lontani dalla globalizzazione che spesso ci travolge, per salvaguardare l’integrità del nostro ambiente. Nelle domeniche di ottobre S. Agata si trasforma in un luogo dove immergersi in un’atmosfera suggestiva e profumata, passeggiare nelle vie e nelle piazze ad ammirare le numerose tipicità presenti nella manifestazione. Il giro di vino che porta in scena aziende vitivinicole rappresentative, la gara dei cani da tartufo, per conoscere dal vivo l’entusiasmante momento della ricerca del prezioso tubero. La visita al paese è anche l’occasione per ammirare gli antichi monumenti di alto valore architettonico: il Teatro Angelo Mariani, Rocca Fregoso, il Convento di San Girolamo, le fontane d’arte. Ogni domenica la manifestazione si arricchisce di spettacoli itineranti, musiche, animazioni, mostre. Maggiori info sul sito: www.prolocosantagatafeltria.com
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mondo alimentazione naturale .11
GIOVANI E IN SALUTE: A TAVOLA “CI VUOLE UN FIORE” Un’importante ricerca universitaria svela le proprietà antiossidanti dei fiori edibili alla salute perché ricchissimi di antiossidanti”. E’ questo quanto è emerso da uno studio di un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Scientia Horticulturae (www. sciencedirect.com/science/article/ pii/S0304423815303757). La ricerca è partita dal lavoro di tesi di Elisa Bortolotti, autrice dell’articolo insieme ai dottori Stefano Benvenuti e Rita Maggini, e ha preso in esame dodici specie comunemente utilizzate solo come piante ornamentali, dalla viola, alla petunia, alla fucsia. Come rivelato dalle analisi svolte nei laboratori della sezione di Orticoltura e Floricoltura diretti dal profes-
sore Alberto Pardossi, il potere antiossidante dei fiori è risultato significativamente superiore a quello dei comuni ortaggi da foglia e, a eccezione dei bassi valori misurati nella borraggine (solo 0,5 mmol FeSO4 /100 g di peso fresco), variava da 3,6 della calendula al 70,4 del tagete. “Parte di questa elevata attività antiossidante è dovuta all’alto contenuto di antociani, almeno nel caso dei fiori con colorazioni rosso o blu – hanno spiegato i ricercatori – e infatti le migliori proprietà nutraceutiche sono presenti nei fiori più pigmentati”. Ma oltre a rivelare le proprietà nutraceutiche, lo studio ha cercato di valutare anche l’appetibilità dei fiori attraverso dei test di assaggio. A parte
alcuni fiori non graditi soprattutto per l’eccessiva consistenza come ad esempio la fucsia, la maggior parte è stata apprezzata, come ad esempio il nasturzio il cui gusto ricorda il ravanello, la begonia che richiama il limone o l’ageratum che sa di carota. “Superata una certa diffidenza iniziale rispetto a questo ‘strano cibo’, spesso i fiori ricordano sapori speziati, acidi talvolta simili ai comuni ortaggi, ma con una consistenza e palatabilità diversa, più soffice e profumata – concludono i ricercatori - e sebbene non possono certamente diventare un alimento base della nostra dieta essi costituiscono una importante opportunità in termini di sapori e salute”.
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Non si tratta di una “diavoleria” moderna come alcuni pensano, ma di una pratica che affonda le sue radici in tempi remotissimi. Già gli antichi romani erano, infatti, “mangiatori di fiori” e amavano inserire i petali di rosa in diverse pietanze. In Francia, invece, tra Medioevo e Rinascimento erano molto apprezzate le insalate a base di calendula e di viola. Ma tante altre furono, nel corso dei secoli, le tipologie di fiori utilizzate in tutta Europa a scopo alimentare. Oggi l’Università di Pisa ci dà una motivazione in più per non rinunciare a portarle in tavola. “I fiori, sono belli e buoni da mangiare – spesso al palato somigliano alla carota o al ravanello - e fanno anche bene
12. mondo natura
I CIBI DI VENERE, QUANDO LA NATURA AIUTA L’EROS Alimenti insospettabili amici della passione – continua Coldiretti - che è fonte dell’ormone maschile androstenedione. Il suo consumo almeno due volte alla settimana (250 grammi) riaccende le passioni sopite con il passare degli anni. Lo stesso vale per il peperone che, soprattutto se appena colto, può essere considerato afrodisiaco grazie alla notevole presenza di vitamina C che ne fa un prodotto con spiccate caratteristiche antiossidanti, utili per la fertilità. Per chi riesce a sopportarne gli “effetti collaterali” sull’alito (comunque superabili strofinando sui denti foglie di salvia, oppure masticando prezzemolo, o chicchi di caffè, menta o chiodi di garofano), un altro toccasana è la cipolla rossa che vanta un elevato contenuto di ossido nitroso, il principio attivo
contenuto nel Viagra. Ai tempi dei faraoni dell’antico Egitto la cipolla rossa veniva data agli schiavi impegnati nella costruzione delle piramidi affinché acquistassero più energia. Ma anche l’aglio è un ottimo afrodisiaco, utilizzato pure nel trattamento dell’impotenza. Non a caso è tra i più popolari cibi afrodisiaci conosciuti al mondo: Ovidio consigliava agli amanti insalata di aglio e cipolle e Galeno definì il bulbo “eccitante per Venere”. Dalla terra all’acqua, un prodotto che stimola l’eros è anche l’anguilla considerata afrodisiaca sin dall’antichità – spiega l’associazione - e ha convinto anche gli antichi cinesi e giapponesi del suo potere di stimolare il desiderio. Un altro ottimo alleato per notti
infuocate è il peperoncino, le cui proprietà sono ampiamente provate da studi scientifici; proprietà che ritroviamo anche nella Nduja, il caratteristico salume calabrese che, grazie all’elevata presenza di peperoncino, aumenta l’afflusso di sangue. Pure lo zafferano è tra i principali alleati di un eros “frizzante”. Non a caso, nella mitologia greca Zeus giaceva con le sue donne su un letto di zafferano. Dalla leggenda alla scienza, una ricerca dell’Università di Guelph (Canada), pubblicata su Food Research – che ha paragonato centinaia di studi sulle sostanze afrodisiache per comprenderne l’effetto sulla funzionalità sessuale – ha provato che lo zafferano sarebbe in grado di risvegliare i sensi.
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Dalla cicoria che risveglia l’eros alle mandorle che stimolano la fertilità, fino a pistacchi e cipolla rossa che aiutano a tenere alta la reputazione del “maschio latino”: arriva da Coldiretti la top ten dei cibi afrodisiaci naturali, che ha riscosso grande successo anche durante l’Expo 2015, dove i visitatori hanno potuto assaggiare questi alimenti nel padiglione “No farmers no party”. Proprio la mandorla è uno dei cibi indispensabili in un ménage di coppia. Secondo la medicina naturale – spiega Coldiretti - ne bastano 30 grammi al giorno per stimolare la fertilità nell’uomo e incrementare la passione nelle donne. Ma a stimolare l’eros sono anche delle verdure “insospettabili”, come ad esempio la cicoria
mondo gusto .13
LA RICETTA CIPOLLE DI TROPEA IN AGRODOLCE 250 grammi di cipolle rosse di Tropea 4 cucchiai di aceto di mele sale due cucchiai di zucchero di canna grezzo olio di semi di soia
PREPARAZIONE In questo numero, con la ricetta del mese, vi diamo uno spunto per utilizzare uno degli alimenti considerati più afrodisiaci per il suo contenuto di ossido nitroso, - il principio attivo contenuto nel Viagra - la buonissima cipolla rossa! Fatene buon uso… La salsina che ne risulterà è molto adatta ad accompagnare pane tostato, ma anche piatti di carne o pesce. Per prima cosa sbucciate le cipolle, lavatele bene sotto l’acqua corrente e tagliatele a fettine sottili. In una padella scaldate un cucchiaio di olio di semi di soia, poi aggiungete le cipolle e fate cuocere per qualche minuto facendo attenzione a non farle scurire. Salate, bagnate con l’aceto di mele e fate evaporare, poi mettete un coperchio e cuocete le cipolle a fuoco basso per una decina di minuti. Scoperchiate la padella, spolverizzate le cipolle con lo zucchero di canna e fate caramellare per qualche minuto. Fate raffreddare e servite.
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in collaborazione con
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lapulcenelbaule.it 335.6540559 Prossime date previste: sabato 10 dicembre
Ravenna • Piazzale del Pala De André
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TRA SPIRITO E NATURA: RITROVARE LA PACE SUL CAMMINO DI SAN VICINIO Il lungo itinerario dedicato al Santo Taumaturgo il sito ufficiale di informazione turistica dell’Emilia Romagna www. emiliaromagnaturismo.com - sia con la segnaletica orizzontale, sia con quella verticale, e dotato di una dettagliata guida cartacea e di un sito web (www.camminodisanvicinio.it), è percorribile in sicurezza a piedi, in bicicletta e anche a cavallo. Quello che unisce le varie tappe è la continua testimonianza della bellezza e dei valori della natura, nonché il richiamo a quella spiritualità che, attestata da una semplice “Mistedia” o da una Cattedrale o Pieve millenaria, offre all’animo di chi affronta il Cammino il beneficio dell’incontro con la propria essenza. L’Associazione “Il Cammino di San Vicinio” rilascia la Credenziale del Pellegrino. Ma chi era San Vicinio? Il primo vescovo di Sarsina, sarebbe stato originario dalla Liguria. Poco
prima delle grandi persecuzioni di Diocleziano e Massimino – come spiega Wikipedia alla voce “Vicinio di Sarsina” in cui si appella al Lectionarium, manoscritto anonimo del XII secolo - si ritirò come eremita su un monte ubicato a circa sei chilometri da Sarsina, dove conduceva una vita fatta di preghiere e penitenza. Mentre sacerdoti e popolo di Sarsina erano riuniti per scegliere il vescovo, sulla cima del monte apparve un segno divino. Così il solitario Vicinio fu chiamato a diventare il pastore della comunità, dai primi del IV secolo al 330, data della morte. Anche dopo l’elezione a vescovo, Vicinio continuò a tornare sul monte in piena solitudine. In vita ebbe fama di taumaturgo: il suo carisma era quello di scacciare i demoni e guarire i fedeli da infermità fisiche o dell’animo attra-
verso una catena che poneva loro al collo. Nella cattedrale di Sarsina vi è la cappella di San Vicinio, il principale luogo di culto della concattedrale: qui vi sono le reliquie del santo e la catena miracolosa, appartenuta secondo la tradizione al santo. L’opera miracolosa del santo richiama ancora da ogni parte pellegrini infermi e “posseduti”, sui cui i sacerdoti operano ancora veri e propri esorcismi. Per info: Sito web: www.camminodisanvicinio.it; e-mail: info@camminodisanvicinio.it Ufficio Informazione Turistica Sarsina: e-mail: turismo@comune. sarsina.fc.it; tel. 0547 698102 IAT – Ufficio Turistico Cesena; tel. 0547 356327; fax 0547 356397; e-mail: iat@comune.cesena.fc.it
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Di grande fascino e suggestività, il Cammino di San Vicinio parte da Sarsina, splendida cittadina posta sull’appennino tosco-romagnolo e si dipana, per oltre 300 km, tra Romagna, Toscana e Marche, sugli antichi sentieri calcati anche da San Vicinio e dai pellegrini a lui devoti, su strade e mulattiere caratterizzate dalla presenza di piccole e grandi chiese, cellette e maestà votive. Quattordici tappe nella terra del Santo Taumaturgo – come spiega, sul suo sito internet il Comune di Sarsina - in un lungo itinerario che fa incontrare borghi e paesi, boschi e spazi aperti, reperti storici e architettonici immersi in una natura che, in ogni stagione, regala colori e profumi indimenticabili. Dedicato al primo vescovo di Sarsina, il Cammino di San Vicino è completamente segnalato - come rimarca
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