Romagna24Economia N.2 2024

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RAVENNA

n° 2 2024 | anno 4 | MAGAZINE DI ECONOMIA, AFFARI, IMPRESA E SOCIETA’ POSTE ITALIANE S.P.A. –SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE AUT. N°933 STAMPE IN REGIME LIBERO
FORLÌ-CESENA
gioca da protagonista AGROALIMENTARE
RIMINI La Romagna
DOSSIER

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Dossier agroalimentare

in questo numero:

Agricoltura, la Romagna si lascia alle spalle l’alluvione pagina 3

A Macfrut va in scena l’innovazione agraria pagina 7

Industria agroalimentare a quota 9,5 miliardi pagina 11

Sensori e intelligenza artificiale arrivano nei campi pagina 15

Apofruit Italia vince con l’innovazione varietale pagina 21

L’alluvione non ferma le sementi del Conase pagina 25

La frutticoltura esce dalla crisi se si protegge pagina 27

La Regione aiuta cantine e commercializzazione pagina 31

Cdc, Come cambia l’agricoltura da Forlì a Rimini pagina 33

Corsini (Coldiretti): contratti di filiera per sostenere i prezzi pagina 37

Gli agriturismi sfruttano il traino del Tour de France pagina 41

Romagna 24 economia - Rassegna notizie pagina 45› 47

L’Emilia-Romagna si conferma il cuore agroalimentare del Paese e la Romagna vale poco meno di un terzo dell’Emilia. Da Imola a Cattolica sono oltre 307mila ettari coltivati (il 23,6% della superfice agricola regionale) e nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, secondo i recenti dati CiaAgricoltori italiani, si riscontra, al 30 settembre 2023, rispetto a un anno prima, un calo delle imprese attive complessive pari a -1,5%, maggiore della variazione negativa regionale (-1,1%) e nazionale (-0,7%); riguardo al settore agricolo, la flessione risulta superiore (-3,1%), con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili e giovanili. Venendo ai numeri principali, dopo lo shock negativo dovuto alla pandemia, il valore della produzione agricola regionale si è attestato attorno ai 5,8 miliardi di euro (la Romagna pesa per circa il 30%), registrando un incremento su base annua di 455 milioni di euro, in crescita dell’8,5% rispetto al 2021. E anche il mondo della trasformazione non sta a guardare e nell’area vi sono alcuni, a cominciare da Orogel, Fruttagel e Conserve Italia, dei maggiori player nazionali.

RASSEGNA NOTIZIE 1
MENSILE DI ECONOMIA, AFFARI, IMPRESA E SOCIETA’
In questa pagina e in copertina: foto Shutterstock
in collaborazione con:
1974-2024 collaborazione efficacia sostenibilità
Agricoltura, la Romagna si lascia alle spalle l’alluvione Sono oltre 307mila gli ettari coltivati da Cattolica a Imola

L’Emilia-Romagna si conferma il cuore agroalimentare del Paese e la Romagna vale poco meno di un terzo dell’Emilia. Da Imola a Cattolica sono oltre 307mila ettari coltivati (il 23,6% della superficie agricola regionale) e nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, secondo i recenti dati Cia-Agricoltori italiani, si riscontra, al 30 settembre 2023, rispetto a un anno prima, un calo delle imprese attive complessive pari a -1,5%, maggiore della variazione negativa regionale (-1,1%) e nazionale (-0,7%); riguardo al settore agricolo, la flessione risulta superiore (-3,1%), con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili e giovanili.

Le imprese dell’area, secondo la Cia, sono in calo dell’1,5%

Venendo ai numeri principali, dopo lo shock negativo dovuto alla pandemia, il valore della produzione agricola regionale si è attestato attorno ai 5,8 miliardi di euro (la Romagna pesa per circa il 30%), registrando un incremento su base annua di 455 milioni di euro, in crescita dell’8,5% rispetto al 2021. Un settore che è la seconda voce di export dell’intera Regione, con 9,8 miliardi di euro in valore.

Questi dati di primissimo rilievo si scontrano con un anno in corso davvero complicato, con l’alluvione di maggio che ha colpito il 42% della superficie agricola del territorio regionale, con circa 9mila aziende colpite e danni complessivi per 1,1 miliardi di euro. Un settore, quello agricolo, che è la seconda voce di export dell’intera regione e che nel 2023 è stato falcidiato dagli eventi climatici estremi (gelate, alluvione e siccità allo stesso tempo).

L’impatto dell’alluvione

I dati del 2022 fotografano l’anno prima dell’alluvione del maggio scorso che ha drammaticamente compromesso, nel breve e medio periodo, produzione e trasformazione: la superficie agricola colpita è pari al 42% di quella in disponibilità su tutto il territorio dell’Emilia-Romagna e dalla ricognizione inviata al Dipartimento nazionale di Protezione civile, la stima del numero di imprese agricole e agroindustriali danneggiate è di circa 9mila aziende, e i danni complessivi si aggirano attorno a 1,1 miliardi di euro. “Bene questo trend positivo del comparto. Risultati

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Due cose contribuiscono ad avanzare: andare più rapidamente degli altri o andare per la buona strada Cartesio

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L’Emilia-Romagna

punta sul biologico

Oltre 6mila i produttori a cui si affiancano quasi 1300 trasformatori

L’Emilia-Romagna punta entro il 2030 a coprire oltre il 45% della superficie agricola utilizzata (Sau) con pratiche a basso input, di cui più del 25% a biologico. Questo partendo dal dato che vede la regione, a inizio 2023, prima in Italia come numero di produttori e trasformatori di prodotti biologici, con 1.277 trasformatori e 6.053 produttori, per un totale di 7.330 operatori biologici. Inoltre, negli ultimi dieci anni la superficie agricola utilizzata certificata biologica è cresciuta del 125%: con oltre 200mila ettari rappresenta un quinto, circa il 20%, delle intere aree coltivate. Percentuale superiore alla media italiana (pari a circa 17%) ed europea (circa 10%).

Agricoltura sostenibile online

L’agricoltura sostenibile è il tema dell’approfondimento che si può trovare online sul nuovo sito tematico dedicato al Patto per il Lavoro e per il Clima, sottoscritto dalla Regione nel 2020 con oltre 60 tra istituzioni e forze economiche e sociali. Con notizie, video e una campagna social che raccontano gli obiettivi e le politiche realizzate negli ultimi quattro anni, spiegandone anche l’impatto sulla società emiliano-romagnola. Le misure agroambientali sono tra le linee di intervento fondamentali condivise dai firmatari del Patto per il Lavoro e il Clima. Nell’obiettivo ‘Emilia-Romagna, regione della transizione ecologica’, il Patto indica con chiarezza la necessità di promuovere la sostenibilità ambientale dei sistemi alimentari, a partire dalle produzioni agricole e zootecniche, riconoscendone il ruolo svolto nella salvaguardia del territorio e nella creazione di occupazione. Un sistema di politiche condivise, che punta a sostenere le imprese negli investimenti necessari per continuare a migliorare il benessere animale e la biosicurezza negli allevamenti, per ottimizzare l’utilizzo dei nutrienti, dei consumi idrici, per ridurre gli apporti chimici. Ma anche la sostenibilità ambientale, la salvaguardia della biodiversità e la produzione energetica pulita. Dall’inizio della nuova programmazione di sviluppo rurale 2023-2027 emanati già 20 bandi per un totale di oltre 160 milioni a chi adotta pratiche a basso impatto.

che si inseriscono, purtroppo, nella situazione lasciata da un’alluvione senza precedenti, a causa della quale agricoltura e agroalimentare hanno subito i danni maggiori dal punto di vista economico”, spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi. Infatti, il quadro tra le campagne e le colline vede terreni produttivi completamente sradicati e franati, l’asfissia dei terreni per l’accumulo di limo, gli allevamenti allagati, i danneggiamenti irreversibili alle infrastrutture viarie vicinali e poderali, le rotture degli impianti di irrigazione, i danni idrogeologici e spondali.

Il rapporto regionale

Il Rapporto mette in evidenza come la tensione dei prezzi delle materie prime, determinato dal conflitto in Ucraina, abbia portato ad un consistente incremento dei costi intermedi aumentati del 24% che hanno conseguentemente ridotto la redditività delle imprese. Il valore della produzione si è attestato attorno ai 5,8 miliardi di euro, registrando un aumento su base annua di 455 milioni di euro, pari ad un incremento percentuale dell’8,5%. Gli allevamenti hanno contribuito in maniera più rilevante all’aumento complessivo del fatturato agricolo regionale, con una crescita di quasi 250 milioni di euro, mentre l’incremento dei ricavi del settore vegetale è risultato invece più contenuto con un aumento di quasi 210 milioni di euro pari al +7,5%.

La produzione per le 44 Dop e Igp (a cui aderiscono ad almeno una filiera oltre 5.800 imprese) aumenta di ben 12 punti percentuali rispetto al 2021, in recupero dopo la congiuntura dominata dall’emergenza sanitaria. L’Emilia-Romagna si colloca al primo posto per le Dop e Igp alimentari (3,11 miliardi di euro, il 39% del valore nazionale) e al settimo in quello vitivinicolo (486 milioni di euro). Nel 2022 le esportazioni dell’Emilia-Romagna di prodotti agroalimentari hanno sfiorato i 9,3 miliardi di euro, quasi il 16% di quanto venduto all’estero dall’Italia.

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A Macfrut va in scena l’innovazione agraria

La fiera al Rimini Expo Center, evento centrale per il settore

A Macfrut – fiera che è il punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per il settore ortofrutticolo e che si tiene a Rimini Expo Centre dall’8 al 10 maggio 2024 - l’innovazione di settore si tocca con mano, in un’area di circa 3mila metri quadrati, suddivisa in due padiglioni: una dedicata alla frutticoltura (padiglione C1 - Agri Field Solution), l’altra al fuori suolo, all’orticoltura da mercato e da industria e alla meccanizzazione (pad. A1 – Machinery Solutions). “Sono due aree che fino ad oggi hanno riscosso grande successo poiché il visitatore ha la possibilità di vedere di persona quello che può mettere in campo nella propria azienda agricola”. A parlare è Luciano Trentini, esperto agronomo, da anni coordinatore delle aree dinamiche presenti nei tre giorni di Macfrut.

Nelle aree attrezzate in mostra le più recenti innovazioni

tendenze del settore ortofrutticolo – continua Trentini -. Il successo riscontrato nelle edizioni passate da queste aree dinamiche, ha permesso di confermare la dimensione degli spazi. In aggiunta, quest’anno si vuole offrire una ulteriore opportunità a coloro che sono interessati alle filiere produttive, una vera e propria attività informativaformativa, dove i partecipanti possono arricchire il loro bagaglio di conoscenze per una ortofrutticoltura sempre più al passo coi tempi cioè innovativa, performante e competitiva”.

“Non dobbiamo dimenticare che Macfrut è la fiera di filiera per eccellenza nella quale gli espositori hanno anche la possibilità di mostrare, in queste apposite aree attrezzate, a visitatori qualificati italiani e stranieri, alcune delle principali innovazioni del settore per fare comprendere trend e

Tutte le novità

Tante le novità a Macfrut 2024. Per quanto riguarda il campo nel padiglione C1 dedicato alla frutticoltura, vedrà presenti tre specie molto importanti: l’uva da tavola, prodotto simbolo di questa edizione della fiera; il pero, che in questi ultimi anni ha subito qualche battuta di arresto ma vuole rilanciarsi; il ciliegio che attraverso l’innovazione tecnologica è in grado di garantire nuove opportunità produttive. Oltre alle specie frutticole citate, saranno presenti reti di co-

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pertura di diverse tipologie che oltre a proteggere le diverse specie dalla grandine, potranno attraverso nuovi materiali incidere positivamente sulla fisiologia delle piante stesse per garantire una migliore qualità del raccolto. Saranno presenti sistemi di rilevazione dati, ed innovativi sistemi irrigui che meritano sempre maggiore considerazione in epoca di cambiamenti climatici come quello attuale.

Dalle patate al pomodoro

L’altra area dinamica, presente nel padiglione A1, mette in evidenza gli aspetti innovativi legati alle operazioni in campo della filiera produttiva. Come nel caso della patata la cui coltivazione interessa tutto il nostro Paese che commercialmente risulta anche un grande importatore. Una seconda

filiera interessa il pomodoro da industria che vede l’Italia primeggiare in Europa dal punto di vista produttivo e soprattutto per la trasformazione industriale. Patate e pomodori attirano anche l’interesse di molti Paesi in via di sviluppo dal punto di vista agricolo, che attraverso Macfrut, vogliono conoscere gli standard produttivi europei.

La grande crescita delle erbe officinali

In Emilia-Romagna colture

Le Officinali in Emilia-Romagna non solo crescono ma persino raddoppiano. Gli ettari in otto anni sono aumentati del +82%, passando dai 236 del 2016 ai 480 dello scorso anno. L’incremento è ancora più impetuoso sul fronte delle aziende nello stesso periodo, salite da 306 alle 644 con una crescita del +110%. Rimane una criticità nelle dimensioni dal momento che il 91% delle aziende agricole presenta un’estensione tra 1 e 2 ettari. Quindi si tratta di aziende di dimensioni piccole. A fare il punto e tracciare una panoramica del settore ci ha pensato l’incontro “Officinali: l’Emilia Romagna non aspetta” promosso da Macfrut insieme all’Università di Bologna (Dipartimento Scienze e Tecnologie Alimentare - DISTAL). Evento di avvicinamento a Spices & Herbs Global Expo, l’unico salone in Europa dedicato a spezie e officinali in programma nella prossima edizione di Macfrut , la giornata ha messo a confronto produttori, operatori del settore, università e istituzioni alla presenza di oltre un’ottantina di partecipanti.

Il Presidente di Macfrut, Renzo Piraccini, ha sottolineato le peculiarità del Salone dedicato a spezie ed erbe officinali: “Siamo partiti tre anni fa con una scommessa che stiamo vincendo. Non abbiamo fatto il mercatino delle erbe ma un evento professionale di filiera che oggi conta il 40% degli espositori dall’estero. È l’unico punto di incontro a livello europeo per gli operatori e la sua costante crescita ci dice che siamo sulla strada giusta”.

La fotografia del settore

Luca Rizzi della Regione Emilia-Romagna ha fotografato il settore a livello regionale. Secondo i dati forniti la tipologia di prodotto prevalente è la lavanda (26%), seguita dalle officinali di diversa tipologia (14%), le piante aromatiche e medicinali (13%), melissa (10%), passiflora annuale (9%) e aneto (7%). La provincia con la maggiore estensione è Bologna che detiene il 40% delle superfici regionali per lo più dislocate nelle zone collinari, seguita da Forlì-Cesena (18%) con una buona distribuzione tra pianura e collina, e Piacenza (15%). “Quello che caratterizza il settore sono le dimensioni produttive molto contenute la cui superficie media per questo tipo di colture è di circa 0,7 ettari per azienda”, ha sottolineato Rizzi, che ha anche indicato una via per superare questa situazione: “La presenza di produttori riuniti in strutture consentirebbe tutt’altra forza contrattuale, permettendo di conferire e offrire il prodotto nelle quantità e nella qualità richieste dal mercato. Quindi è essenziale la creazione di consorzi o cooperative che possono coltivare piante officinali da affiancare ad altre colture tradizionali costituendo un elemento importante nella realizzazione della filiera”.

Giovanni Dinelli, anch’egli docente Distal, ha tracciato un quadro del mercato globale delle officinali il cui valore è 200 miliardi di dollari (166 miliardi nel 2021), il 45% dei quali in Europa. Nel contesto mondiale l’Italia pesa dello 0,2% con un valore che si aggira sui 235 milioni di euro. “Da noi è un mercato in continua crescita, fondamentale è fare un censimento del settore dal momento che l’ultimo risale al 2013”.

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in crescita dell’82% in questa pagina ph. Shutterstock

Industria agroalimentare a quota 9,5 miliardi

Il dato emiliano-romagnolo segnala oltre 8mila imprese in attività

Nel rapporto, basato prevalentemente su fonti della statistica ufficiale, si legge che in Emilia-Romagna nel 2022 l’industria agroalimentare vale circa 9,5 miliardi, il 6% del valore aggiunto regionale. Le imprese che operano nel comparto agro-alimentare sono quasi 8mila. Gli addetti sono più di 150mila, in questo caso con un forte contributo dell’alimentare. Il valore delle esportazioni regionali di prodotti agro-alimentari nel 2022 supera i 9 miliardi di euro, quasi il 16% di quanto esportato dall’Italia. Con riferimento ai mercati di destinazione, circa un miliardo e mezzo dell’export dell’Emilia-Romagna è diretto in Germania, 1,2 miliardi in Francia e oltre 800mila euro negli Stati Uniti. Tra le specialità alimentari maggiormente esportate emergono quelle dei derivati del latte (1.074 milioni), i prodotti a base di carne (1.000 milioni), la frutta e gli ortaggi lavo-

Oltre 150mila gli addetti. Le esportazioni agroalimentari valgono

più di 9 miliardi

rati e conservati (839 milioni). La Germania si conferma il principale paese di destinazione, con un’incidenza sulle esportazioni regionali pari al 18,2%. Seguono la Francia (14,1%) e il Regno Unito (7,4%). In controtendenza all’andamento generale cresce il fatturato dell’industria alimentare che fa registrare nel 2023 un aumento del 6,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa ai dati Istat sul fatturato annuale dell’industria che, a fronte dell’aumento dell’agroalimentare, vede un calo complessivo dello 0,5% rispetto al 2022.

Il

primato

dell’export

A sostenere l’industria alimentare – sottolinea la Coldiretti – sono sia i consumi interni in valore (calati però in volume) ma anche e soprattutto le esportazioni che nel 2023

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hanno raggiunto il massimo storico di 64 miliardi di euro. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l’Unione Europea che – sottolinea la Coldiretti – assorbe circa 2/3 delle esportazioni ma ben 1/3 è con Germania, Francia e Stati Uniti che si classificano come i partner di maggior rilievo, sebbene per gli Usa si registri una contrazione delle spedizioni nel 2023. Si tratta di un risultato che conferma il primato dell’agroalimentare Made in Italy che ha superato il valore di 580 miliardi di euro nella filiera aggregata ed è diventato la prima ricchezza dell’Italia nonostante le difficoltà legate all’aumento dei costi e alle tensioni internazionali. Un patrimonio che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio e può contare con Campagna Amica sulla più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori con diecimila punti vendita tra fattorie e mercati.

Fruttagel sconta il peso dell’alluvione

Esercizio positivo nonostante il disastro

Il fatturato 2022 di Fruttagel (Alfonsine, Ravenna) si è attestato a oltre 146,7 milioni di euro, in crescita rispetto al budget dell’esercizio stesso per effetto degli incrementi dei prezzi di listino ottenuti nel corso dell’anno, necessari per far fronte all’esponenziale incremento dei costi energetici, delle materie prime e degli imballi. A volume, al contrario, si è registrata una leggera contrazione delle vendite, determinata sia da un calo dei consumi sul mondo grocery e di largo consumo confezionato sia da una minore disponibilità di materia prima in ambito prodotti surgelati. Nonostante le difficoltà legate all’andamento dei costi e alle problematiche a livello organizzativo e di pianificazione delle

produzioni a causa della carenza di materie prime dovute alla siccità e nonostante i ritardi e le difficoltà nell’approvvigionamento di imballi, ricambistiche e materiali dovute al conflitto in Ucraina, l’azienda di Alfonsine ha chiuso l’esercizio 2022 con un buon utile. Nel corso Cda del mese di giugno 2023 Fruttagel - presidente e amministratore delegato Stanislao Giuseppe Fabbrino - ha presentato una revisione del proprio budget per l’esercizio 2023, ridotto di circa 8 milioni, resasi necessaria a causa delle conseguenze dell’alluvione che, oltre ad aver determinato la perdita di oltre 2.000 tonnellate di prodotto surgelato stoccate presso le celle dell’Azienda Irfa a Sant’Agata sul Santerno (completamente alluvionata), hanno inciso sia sulle campagne di raccolta in corso sia su quelle in previsione nei prossimi mesi, con una riduzione significativa dei quantitativi di piselli, fagiolini, borlotti e pomodori. Il nuovo budget per l’esercizio in corso è stato rideterminato in 157 milioni di euro, con una riduzione di circa 8 milioni di rispetto al budget originario, conservando tuttavia una previsione positiva di chiusura dell’esercizio.

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Stanislao Giuseppe Fabbrino, presidente e amministratore delegato Fruttagel
ph. Shutterstock immaggini dal sito Fruttagel
Orogel porta in tavola le verdure
Crescono

contorni,

zuppe e passati

Nell’ultimo anno le vendite dei surgelati in retail hanno subìto una leggera flessione. Uno dei pochi segmenti che invece ha registrato un segno positivo è stato quello dei vegetali frozen (+0,6% sul 2022). Uno dei protagonisti nazionali del settore è la Orogel di Cesena, con oltre 2.300 dipendenti, di cui 1.200 solo a Cesena e 3 stabilimenti produttivi (nel surgelato) a Cesena, Policoro e Ficarolo e 5 magazzini attivi (fresco). Al lavoro anche 1.625 soci che coltivano in campo aperto con sistemi di produzione integrata, residuo zero e biologica, 49 distributori e 9.484 ettari di superficie coltivata.

Orogel nel 2023 ha registrato una performance del +0,8%, legger-

mente superiore a quella del suo segmento di riferimento, ha consolidato la sua quota di mercato (13,3% a volume, la migliore performance rispetto ai brand di aziende competitor) e ha lavorato 118mila tonnellate di vegetali. Il fatturato è stato di 325milioni e l’aumento (320 milioni nel 2022) è attribuibile soprattutto a un cambiamento dei prodotti messi in carrello nell’ultimo periodo: è stata infatti rivolta maggiore attenzione ai prodotti ad alto valore aggiunto, con una importante componente di servizio.

L’ultimo anno ha visto Orogel anche impegnata in una rigorosa politica di contenimento dei prezzi: l’ultimo listino è stato prodotto a fine 2022 e da allora non ha subito aggiornamenti. L’azienda si è fatta carico di assorbire gli aumenti dei costi e questo ha sicuramente inciso sulla tenuta dei volumi di vendita. Un impegno che è stato chiaramente oneroso, ma gestito responsabilmente anche grazie agli investimenti finalizzati a un’ottimizzazione dei cicli produttivi. Orogel è una cooperativa che conta oltre 1.600 soci: focus prioritario è da sempre la salvaguardia dei soci conferitori che in questi anni

stanno subendo aggravi al limite dell’insostenibilità, mettendo a rischio la tenuta di questo comparto già penalizzato dalla forte incertezza climatica con cui è ormai necessario fare i conti. Allo scopo Orogel si impegna da sempre a retribuire equamente e coinvolgere la sua base sociale in progetti di sostenibilità, di recupero delle acque, di risparmio energetico per permettere ai piccoli produttori agricoli di contenere i loro costi.

Nell’ultimo anno la domanda si è parzialmente ridefinita: c’è stato un lieve calo di prodotti in generale considerati più “basici” nell’uso in cucina, mentre hanno performato bene i prodotti-servizio. Contorni, zuppe, passati di verdura: i consumatori sempre di più riconoscono il valore di prodotti che oltre alla bontà e genuinità permettono di ottimizzare il tempo ai fornelli: praticità e versatilità d’impiego sono ormai parole d’ordine nella definizione della lista della spesa. In particolare questo è evidente su referenze che facilitano la preparazione di ricette impegnative (per difficoltà o tempi di realizzazione) e difficili da replicare con ingredienti freschi.

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Bruno Piraccini, presidente Orogel
immaggini dal sito Orogel

Tentamus GmbH è una rete globale di aziende e laboratori specializzati che, dal 2011, opera per la qualità e la sicurezza nel settore agroalimentare, cosmetico, farmaceutico e medicale.

Una House of Brands che, ad oggi, conta più di 90 Aziende nel mondo.

«Attraverso il nostro network di laboratori e società di servizi - spiega Nicola Berruti, CEO & Country Manager di Tentamus Italia - abbiamo la capacità di soddisfare le sempre maggiori richieste dei nostri clienti. Il nostro impegno, l’esperienza pluriennale, le strutture di laboratorio altamente tecnologiche e i metodi scientifici ci consentono di fornire un servizio di altissima qualità e in tempi molto rapidi. Il nostro obiettivo, in Italia come nel resto del mondo, è quello di radicarci su tutto il territorio nazionale e, per questo, abbiamo focalizzato la nostra attenzione su zone geografiche chiave, per garantire la vicinanza ai nostri clienti e fornire un servizio sempre più completo». Attualmente, in Italia, il Gruppo è presente con 7 aziende specializzate (10 siti in totale), tra laboratori e società di consulenza, che operano nei settori: Agroalimentare, BPL, Farmaceutico, Cosmetico, dei Prodotti Medicali e del-

la consulenza nel campo della Sostenibilità e Innovazione.

In particolare, Tentamus Agriparadigma è presente in Romagna da oltre trent’anni con il suo laboratorio di Ravenna.

L’Azienda, con un team di oltre 90 dipendenti in costante formazione e con una forte propensione all’innovazione tecnologica, offre servizi di campionamento e analisi chimiche, fisiche e microbiologiche nel settore agroalimentare su tutto il territorio nazionale. La fitta rete di norme cogenti e certificazioni volontarie che regolano il settore agroalimentare richiedono, infatti, un serrato autocontrollo: dalle materie prime ai prodotti finiti, lungo tutta la filiera, dalla terra alla tavola.

Oggi, Tentamus Agriparadigma condivide know-how con i laboratori partner e porta, nei territori locali, la competenza globale di un Gruppo internazionale, divenendo così un fornitore affidabile e di riferimento per diverse tipologie di clienti: dalle grandi industrie alimentari nazionali, a diverse aziende della GDO, oltre che a molteplici produttori del settore agroalimentare.

Tentamus Italia S.r.l. Via Faentina 207 H Ravenna Tel. 0544 464221 www.tentamus.com Info: www.agriparadigma.it

Sensori e intelligenza artificiale arrivano nei campi

xFarm Technologies e Conserve Italia alleate per lo sviluppo

Nasce in Emilia-Romagna la più ampia rete di monitoraggio agronomico d’Italia, dove sensoristica in campo e intelligenza artificiale supportano i frutticoltori su molteplici fronti, fornendo precise indicazioni su quando e come irrigare, ad esempio, oppure sul momento opportuno per applicare un trattamento contro un insetto o un patogeno. Questo modello di agricoltura digitale di ultima generazione, che davanti alle problematiche in campo diminuisce i tempi di intervento, aumentando così efficienza e sostenibilità, è stato sviluppato dalla tech company xFarm Technologies e Conserve Italia, punto di riferimento in Europa per le conserve ortofrutticole e detentrice di noti marchi come Valfrutta, Yoga, Cirio, Derby Blue e Jolly Colombani.

Supporto agronomico alle 200 aziende agricole presenti in Romagna

agricoli e gli stakeholder nella gestione delle loro aziende. xFarm Technologies oggi supporta il lavoro di 340.000 aziende agricole, appartenenti a più di 50 filiere e presenti su 4 milioni di ettari in oltre 100 Paesi del mondo. Il progetto che è partito a pieno ritmo a marzo 2024 avrà una durata di tre anni, con l’obiettivo di dare un supporto agronomico alle 200 aziende agricole presenti in Romagna che partecipano ai progetti di filiera per impianti programmati di frutta da industria e conferiscono, tramite 7 cooperative, albicocche, pesche gialle, nettarine, percoche, pere e mele.

La rete di monitoraggio

La tecnologia arriva in campo xFarm Technologies è una tech company che punta alla digitalizzazione del settore agroalimentare, fornendo strumenti innovativi che possono affiancare gli imprenditori

La rete di monitoraggio agronomico è diffusa su ben 700 ettari e prevede l’installazione di 600 sensori forniti da xFarm Technologies alle aziende conferenti di Conserve Italia. Conserve Italia è un Gruppo cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena (BO). Leader in Italia nella trasformazione alimentare, associa oltre 14.000 produttori agricoli italiani

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riuniti in 39 cooperative e lavora circa 600.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali in 12 stabilimenti produttivi (9 in Italia, 2 in Francia e 1 in Spagna). Il fatturato consolidato dell’esercizio 2022-23 è di 1,14 miliardi di euro. Conserve Italia dà lavoro in Italia e all’estero a circa 3.000 persone tra addetti fissi e stagionali e detiene marchi storici del made in Italy come Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani. Da stazioni meteo a sensori di umidità del suolo e di bagnatura fogliare, questi strumenti, il cui posizionamento nei frutteti è già iniziato, renderanno possibile la creazione di celle di monitoraggio capaci di rilevare con precisione le condizioni ambientali delle diverse zone in cui sono dislocati i produttori. Questo permetterà alle aziende agricole di usufruire della strumentazione in modo ottimizzato e condiviso, così che ciascuna possa ricevere una dettagliata reportistica, necessaria per le scelte agronomiche interne, mentre i tecnici di Conserve Italia possono avere una visione d’insieme sempre aggiornata in tempo reale.

L’innovazione passa anche dalla sperimentazione

I dati raccolti dai sensori saranno inoltre sfruttati per identificare, tramite delle prove di campo, le migliori strategie agronomiche per la gestione dei frutteti. Infatti, Conserve Italia ed xFarm Technologies stanno studiando dei protocolli e individuando le 10 aziende in cui prenderà avvio la sperimentazione di nuove tecnologie per la difesa delle colture dagli agenti patogeni e l’efficientamento dell’irrigazione dei terreni.

L’innovazione porta a meno pesticidi

Il progetto

“Farm

to Fork” pilastro del Green Deal Europeo

Individuare nuovi percorsi e nuove tecniche agronomiche green per ridurre del 50% l’impiego dei pesticidi in frutticoltura, nel segno degli obiettivi della strategia “Farm to Fork” (F2F), pilastro del Green Deal Europeo per rendere sostenibile il sistema agroalimentare. È questo l’obiettivo del progetto “SPOTS - Sviluppo di tecniche sostenibili per la gestione delle infestanti e la difesa fitosanitaria in frutticoltura”, che da gennaio 2023 vede impegnate Ri.Nova, Apofruit e altre cinque realtà del territorio regionale (Astra Innovazione e Sviluppo, Comunità Martamaria, Consorzio Agrario di Ravenna, Dinamica, Società Agricola Felloni) nello studio di soluzioni innovative di carattere naturale e alternative a quelle chimiche per proteggere le produzioni agricole da funghi, patologie e insetti nocivi. Un problema, quello della proliferazione di queste avversità, aggravato dal cambiamento climatico che affligge il nostro pianeta, con pesanti conseguenze su tutta l’agricoltura.

“Se l’obiettivo fissato dall’agenda 2030 e dalla strategia Farm to Fork è chiaro, è altresì vero che dobbiamo definire un percorso che renda fattibile e sostenibile il raggiungimento di tale obiettivo”, spiega Maria Grazia Tommasini, responsabile produzioni integrate e biologiche di Ri.Nova. Tutte le azioni delineate nel progetto SPOTS sono propedeutiche a raggiungere questo scopo, in coerenza con le priorità del Focus Area 4B, di cui fa parte il progetto. Si tratta di un progetto che si muove lungo diverse direttrici di analisi e ricerca: in collaborazione con i nostri partner stiamo ampliando le nostre conoscenze sulla biologia ed etologia di alcuni fitofagi che attaccano piante e alberi da frutta, su nuove tecniche di monitoraggio, sui profili di efficienza di sostanze attive naturali o di mezzi strumentali e tecniche agronomiche alternative a quelle chimiche, esaminando al tempo stesso la sostenibilità economica delle alternative proposte.

Gli obiettivi e i primi risultati

La frutticoltura dell’Emilia Romagna, già di per sé caratterizzata da elevati livelli di specializzazione, da anni è sottoposta a una pressione ambientale legata ai cambiamenti climatici, spesso sottovalutata, che interagisce strettamente con l’ecologia e con il comportamento di parassiti e agenti patogeni. L’utilizzo di pesticidi chimici risulta dunque

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una soluzione innegabile a diverse criticità che affliggono i produttori ma d’altra parte rappresenta un potenziale rischio che contribuisce all’inquinamento del suolo, dell’acqua, dell’aria e della frutta stessa. Fornire ai produttori gli strumenti necessari per ridurre il rischio connesso all’impiego di fitofarmaci è l’obiettivo finale di SPOTS. Un obiettivo che Ri.Nova e i partner di progetto perseguono attraverso una serie di azioni specifiche.

La lotta agli infestanti

L’uso diffuso sul territorio di questa strumentazione digitale potrebbe permettere di creare una rete condivisa di monitoraggio online, consultabile in tempo reale, che affiancherebbe gli strumenti già a disposizione dei frutticoltori per la difesa dagli insetti fitofagi”.

Aiutare i frutteti a difendersi senza la chimica

“Stiamo lavorando su tantissimi fronti - prosegue Tommasini -. Per quanto concerne gli insetti infestanti abbiamo studiato la biologia della Contarinia pruniflorum (cecidomia dell’albicocco) e della Forficula auricularia che sta infestando diverse drupacee, al fine di individuare il timing ottimale di applicazione degli insetticidi e valutare eventuali alternative naturali a tali trattamenti. Lo stesso abbiamo fatto per gli afidi del melo e gli afidi verdi del pesco: definire una strategia efficace con una sola applicazione del prodotto di sintesi, seguita o preceduta da una o più applicazioni con prodotti meno impattanti, sarebbe un buon risultato. Infine stiamo valutando l’utilizzo in campo di trappole innovative per il monitoraggio da remoto dei tortricidi, con l’utilizzo di fotocamere, dispositivi per l’invio delle immagini e algoritmi che consentirebbero di identificare e prevenire eventuali avversità.

Ma SPOTS non ferma qui. Anzi. Tra gli obiettivi c’è anche quello di individuare una strategia efficiente per far fronte al problema del marciume bruno causato da agenti patogeni riconducibili al genere Monilinia (funghi appartenenti agli Ascomiceti che comprendono diverse specie parassite delle drupacee come ad esempio pesco, nettarine e albicocco) e del giallume europeo delle drupacee (pesche, nettarine, albicocche e susine, ad esempio), nonché la valutazione di varie macchine per il controllo della flora infestante alla base dei frutteti senza far uso di erbicidi chimici. “Ad oggi alcuni risultati emersi dalle analisi sono confortanti, altri meno, ma nel campo della ricerca è normale: ogni evidenza serve a fare un passo avanti verso l’obiettivo prefissato - sottolinea Tommasini -. In relazione alle infestazioni da Myzus persicae su pesco, ad esempio, nelle prove con l’impiego di composti naturali o di elicitori (sostanze che aumentano le difese della pianta) abbiamo riscontrato una riduzione significativa del numero medio di afidi in tutti i campionamenti. Inoltre, si è assistito al rallentamento dello sviluppo degli stadi giovanili e alla riduzione della sopravvivenza degli adulti. Mentre per quanto concerne la Forficula auricolaria alcune sostanze sono risultate buoni attrattivi nei confronti dell’insetto ed è stata verificata una discreta mortalità degli insetti attraverso alcuni insetticidi naturali. Anche questo il progetto, che doveva concludersi ad aprile, è stato prolungato fino all’estate. Così avremo tempo per affinare i nostri studi e le nostre conoscenze”.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 - Tipo di operazione: Gruppi operativi del partenariato europeo per l’innovazione: “produttività e sostenibilità dell’agricoltura” - Focus Area 4B - Progetto “SPOTS - Sviluppo di tecniche sostenibili per la gestione delle infestanti e la difesa fitosanitaria in frutticoltura”.

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Maria Grazia Tommasini, responsabile produzioni integrate e biologiche Ri.Nova

In questa occasione, verranno sfruttati strumenti innovativi come trappole intelligenti per il riconoscimento automatico degli insetti grazie ad algoritmi di Intelligenza Artificiale (IA), modelli previsionali e Sistemi di Supporto alle Decisioni (DSS) che aiutino a individuare il momento ideale per effettuare i trattamenti, proteggendo al meglio le colture e, al contempo, riducendo il numero degli interventi. Verrà inoltre testata la tecnologia Smart Spraying, finora sfruttata per la distribuzione a rateo variabile di prodotti liquidi su colture specializzate, anche per la conta dei frutti e il riconoscimento dello stato di maturazione, tramite appositi algoritmi di computer vision.

Debutta la nuova filiera ortofrutticola

“Questo progetto rappresenta un punto di svolta per la digitalizzazione delle filiere ortofrutticole: grazie alle nuove tecnologie digitali è possibile monitorare areali così vasti ed eterogenei in maniera efficace. Le piante da frutto sono notoriamente tra le più complesse da gestire, in quanto presentano un ampio numero di possibili problematiche, non sempre facili da riconoscere e trattare. Avere a disposizione un gran quantitativo di dati provenienti dalle diverse zone di produzione permetterà non solo di prendere decisioni migliori, ma anche più tempestive, con un incremento dell’efficienza e una riduzione degli interventi, in un’ottica di sostenibilità” - commenta Giovanni Causapruno, Global Head of B2B di xFarm Technologies.

Un successo il bando per l’innovazione
Messi a disposizione 6 milioni di euro

“Vogliamo continuare a dare un futuro alla frutticoltura nel territorio emiliano-romagnolo dove si concentra la maggior parte della nostra base sociale agricola, per questo siamo impegnati a mettere in campo interventi a sostegno dei produttori anche sul fronte dell’agricoltura di precisione – dichiara Daniele Piva, Direttore Produzioni Agricole di Conserve Italia – e la collaborazione con xFarm Technologies è strategica perché consente di accompagnarci verso una produzione più sostenibile, sia per le aziende agricole che per l’ambiente, in una transizione ormai imprescindibile per fare fronte ai cambiamenti climatici. Con le stazioni meteo e i sensori installati, gli agricoltori avranno a disposizione informazioni dettagliate a supporto delle loro decisioni. Questi dati riguarderanno un ampio territorio, che va ben oltre le 200 aziende agricole interessate, e potranno essere messi a disposizione dei tecnici delle cooperative agricole anche per le colture dedicate al mercato del fresco”.

Si è chiuso a fine marzo scorso, il primo bando dello Sviluppo rurale 2023-2027 dedicato ai Gruppi operativi, che mette a disposizione risorse per 6 milioni di euro sull’innovazione. I progetti di innovazione riguardano il controllo delle avversità con metodi a basso impatto, la riduzione dei rilasci di sostanze inquinanti, l’innovazione di processo, i supporti organizzativi e i servizi di filiera, lo sviluppo di nuove varietà e tipologie di prodotto, l’adattamento dei sistemi colturali ai cambiamenti climatici, la gestione e la sostenibilità degli allevamenti.

L’Emilia-Romagna è la regione con il maggior numero di Gruppi operativi a livello europeo: 234, a cui si aggiungono 18 progetti pilota. In questo contesto, iFarming Srl è una startup innovativa che opera nel campo dell’Agricoltura di Precisione. Nasce dalla collaborazione di tre aziende con una consolidata esperienza nel campo della Ricerca Applicata, delle Scienze Agronomiche, dell’Information Technology applicata all’Automazione Industriale e allo Sviluppo di Applicazioni Software per l’ottimizzazione di processi di business nell’agroindustria. Offre servizi alle aziende agricole, alle cooperative, ai gruppi, agli agronomi e a tutti gli operatori del mondo agricolo e dell’agroindustria. Le proposte di iFarming si fondano sulla continua ricerca delle tecnologie più innovative, abbinata a una grande esperienza nel campo della raccolta e dell’elaborazione dei dati.

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Giovanni Causapruno, Global Head B2B xFarm Technologies

Apofruit Italia vince con l’innovazione varietale

Circa 2700 soci e un fatturato di 250 milioni

L’innovazione varietale è il must che guida Apofruit Italia, cooperativa di produttori ortofrutticoli italiani che conta circa 2.700 soci e che matura il 45% del proprio fatturato - pari a 250 milioni di euro - all’estero, con Germania, Austria, Francia e UK tra i principali Paesi di destinazione. Tre i pilastri su cui si basa l’offerta del Gruppo: politica di marca, biologico e produzione integrata di alta qualità. Le potenzialità per aumentare l’esportazione di ortofrutta ci sono tutte, grazie al biglietto da visita molto speciale con cui Aprofruit si presenta da sempre: tutta la qualità dell’ortofrutta prodotta esclusivamente in Italia, nelle zone più vocate della Penisola. Dopo aver presentato nei mesi scorsi Dulcis, il kiwi 100% italiano che grazie all’ottimo grado Brix si propone di conquistare importanti quote del tradizionale Hayward, e dopo aver proposto la succosa e croccante Pera Fred, nonché le mele Joya e Candine, anche per l’offerta estiva la compagine punta su prodotti capaci di farsi notare per le carattere organolettiche distintive. Sul fronte degli ortaggi si fa quindi spazio Angello/Solarelli, il mini peperone multicolore e

Sono buone le possibilità di aumentare l’export

senza semi disponibile tutto l’anno che si può degustare crudo data la sua alta digeribilità, mentre sul fronte della frutta prendono quote di mercato le albicocche rosse e le fragole della Basilicata, entrambe a marchio Solarelli. Senza dimenticare la proposta di pesche e nettarine e della linea di piccoli frutti a marchio “Chicche di natura”.

Proporre innovazione varietale significa un impegno lungo nel tempo, soprattutto per la profondità della proposta presentata oggi, che coinvolge tutta Italia, tutti i territori in cui Apofruit è presente. La coop lavora senza sosta per dare identità ai propri prodotti attraverso una politica di marca volta a fidelizzare i consumatori, ma anche attraverso la segmentazione del mercato per allinearci alle esigenze della moderna distribuzione.

Tutti i progetti di innovazione varietale sono infatti parte del piano di sviluppo quinquennale di Apofruit siglato nel 2021 che punta a qualificare l’offerta con l’obiettivo di dare un’equa retribuzione ai produttori e vincere la competizione sui mercati globali.

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Impianti, spazio al fotovoltaico che aiuta i frutteti

Romagna Impianti: puntare su strutture che si integrano con le colture

Mandorli al posto dei peschi, impianti agrivoltaici che non solo non ostacolano ma, semmai, favoriscono le produzioni delle piante sottostanti. Non sono sogni ma la realtà che Romagna Impianti è in grado di realizzare, una srl che nel 2023 ha realizzato un volume di ricavi vicino ai 4 milioni e nel 2024 stima una crescita del 20% dei volumi grazie a circa 700 cantieri l’anno. E il 2022 è andato peggio non tanto per l’assenza di commesse ma per la mancanza di personale tutto assorbito dall’edilizia; “ora i cantieri sono in flessione e il personale torna ad essere reperibile – spiega Michele Zaniboni, socio fondatore di Romagna Impianti – e i nostri lavori riprendono a pieno ritmo anche in considerazione dell’interesse che sta maturando nei confronti dell’agrivoltaico e dei tanti contributi pubblici che sono in ballo sul fronte dei frutteti”.

In futuro meno peschi ma si fanno strada le mandorle e i kiwi

Arriva l’agrivoltaico compatibile

E in tema di agrivoltaico c’è molto fermento e si studia con sempre più attenzione la compatibilità tra impianti di produzione di energia e colture a terra per evitare il frequente spettacolo delle pecore che mangiano erba tra i pannelli solari. “No, la strada è un’altra ed è perfettamente percorribile – spiega Zaniboni – visto che anche ora stiamo sperimentando degli impianti molto elevati che consentono sotto di essi la realizzazione di impianti da frutta. In particolare si tratta di pannelli ad inseguimento non solo del sole ma a cosiddetto inseguimento agronomico, che consentono di ombreggiare le piante nel momento in cui serve. In questo senso la prevalenza resta quella agronomica e le due funzioni si integrano perfettamente. Peraltro, i pannelli sono perfettamente compatibili con la meccanizzazione agricola e una delle colture che più agevolmente si può collocare sotto i pannelli fotovoltaici è quella del kiwi”.

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Una strada, questa, in grado di rendere nuovamente attrattivo un settore in forte crisi quale è quello della frutticoltura. “Tra modenese e ferrarese – spiega Zaniboni – facevamo circa 300 ettari di impianti l’anno ma ora la crisi della pera si fa sentire e va bene se ne facciamo 10. E anche i tanti contributi che si stanno riversando sul settore faticano ad arrivare a terra”. Ma se le colture tradizionali dalla pesca all’albicocca, dalle pere alle ciliegie, sono in crisi ve ne sono di nuove che avanzano a partire da una decisa-

mente inattesa: il mandorlo. “Vi sono – spiega Zaniboni – nuove varietà a fioritura tardiva e con metodi di coltivazione totalmente meccanizzati. Attualmente sono in corsi di sperimentazione circa 4 ettari a Imola. In tre anni l’impianto va in produzione e se lo si coltiva a siepe si può risparmiare molto anche sui trattamenti per una maggiore efficacia degli stessi. Inoltre, non servono le protezioni antigrandine e il frutto non è attaccabile dalla cimice vista la ‘corazza’ di cui gode”.

Pannelli,

la Regione scende in campo

Raccolta di firme per impedire lo scempio ambientale

Cambiare la norma nazionale che consente di coprire centinaia di migliaia di ettari di terreno fertile e agricolo con pannelli fotovoltaici tradizionali, una modifica di legge che attende da oltre due anni un decreto ministeriale attuativo, senza la quale il nostro Paese rischia di perdere la bellezza del paesaggio, la biodiversità ambientale e la produzione agricola in campo. Lo chiede al Governo l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi.

“Ho lanciato una raccolta firme per la tutela del suolo agricolo- spiega l’assessore - perché serve un provvedimento nazionale per impedire in modo chiaro e netto lo scempio ambientale e agricolo che la nostra regione e il paese rischiano, coprendo al 100% centinaia di migliaia di ettari di terreno con pannelli fotovoltaici, la cui posa è oggetto di centinaia di richieste in tutto il paese. Abbiamo moltissimi spazi che potrebbero essere utilizzati e riqualificati senza compromettere terreno fertile, di grande qualità, ricco di biodiversità. La Regione Emilia-Romagna si è data l’obiettivo del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035, come previsto dal Patto per il Lavoro e il Clima, ma servono criteri che non sprechino suolo agricolo e indichino di impiegare tetti, parcheggi, aree dismesse, bordi stradali che al momento non vedono la posa di nemmeno un pannello”.

La normativa attuale

Allo stato attuale, si configura unicamente la distinzione tra le aree agricole in cui gli impianti possono interessare il 100% delle superfici (come quelle a 500 metri da zone a destinazione produttiva o entro 300 metri dalla rete autostradale), le aree agricole in cui gli impianti possono interessare una superficie non superiore al 10% e le aree non dichiarate idonee dalla legislazione nazionale. L’Emilia-Romagna si era già espressa sul tema delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti fotovoltaici. Con il voto in Giunta e in Assemblea regionale, la Regione ha dettato i nuovi criteri e tracciato una strada precisa per orientare e agevolare la posa di impianti, avendo cura di assicurare le condizioni di compatibilità ambientale, agricola, paesaggistica e territoriale delle attività energetiche. Per salvaguardare le eccellenze agricole dell’Emilia-Romagna e la sicurezza alimentare, la Regione ritiene che nelle aree interessate da coltivazioni certificate, da produzioni a qualità regolamentata (le 44 Dop e Igp, direttamente o indirettamente coinvolte) e le produzioni biologiche, vengano ammessi esclusivamente impianti agrivoltaici avanzati, cioè impianti sollevati da terra che consentano la prosecuzione delle attività agricole ordinarie con limitate riduzioni di produttività.

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Michele Zaniboni, Romagna Impianti ph. Shutterstock
L’alluvione non ferma le sementi del Conase La cooperativa celebra i suoi 50 anni di attività

Una Coop leader nella costituzione e produzione di sementi di frumento tenero, duro, triticale e orzo che cresce e guarda con fiducia al futuro dopo aver superato (con le sue forze) i danni catastrofici dell’alluvione. Conase di Conselice – di proprietà sia delle Coop Agricole Conferenti come le Cab sia di coop acquirenti come Terremerse, Progeo, Molini Popolari Riuniti - vende ogni anno (normale) una quantità di oltre 200mila quintali di sementi e dà lavoro fino a 50 addetti. Il fatturato annuo è intorno ai 15 milioni di ricavi ma l’entità dipende molto dal prezzo della materia prima. “Conase oggi – spiega il direttore Luca Bersanetti – fa da una parte miglioramento genetico delle specie su cui lavora, essenzialmente frumento tenero, duro e orzo, e dall’altro cede queste sementi dopo averle fatte produrre in campo. La nostra origine è nel 1974, quest’anno festeggiamo i 50 anni di attività, per iniziativa delle Cab, Cooperativa Agricola Braccianti, che assieme lavorano qualcosa come 12mila ettari, una estensione tra le più grandi, se non la più grande gestita in Italia. All’inizio della storia Conase fungeva da moltiplicatore di varietà costitu-

L’azienda tra i leader nazionali di mercato per frumento tenero e orzo

ite da altri, poi nel 1991 abbiamo iniziato a fare incroci per conto nostro e siamo diventati costitutori. Di fatto oggi siamo fra i leader del mercato italiano nel frumento tenero e orzo e siamo fra gli emergenti protagonisti nel grano duro.

Oltre la metà del prodotto creato viene ceduta ai soci acquirenti e l’altra metà viene venduta sul mercato attraverso una rete di vendita propria. “Adesso il nostro obiettivo è ampliare la nostra quota di mercato e investiamo per innovare sempre di più in tecnologia e sostenibilità, cerchiamo soprattutto nei giovani da formare il nostro futuro”, spiega Bersanetti. Tutto questo dopo aver affrontato un alluvione che ha sommerso l’Azienda con fino a 2 metri d’acqua. “Abbiamo avuto danni diretti certificati per oltre 4 milioni di euro. In attesa che lo Stato intervenga in aiuto delle imprese dei territori alluvionati, come più volte promesso, abbiamo anche investito una somma importante per realizzare una barriera di protezione, incluso un sistema di idrovore. Un allagamento come quello che è avvenuto il 17 maggio 2023 lo vorremmo davvero evitare”, conclude Bersanetti.

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Luca Bersanetti, direttore Conase

Salute animale e sicurezza alimentare

L’Istituto Zooprofilattico da oltre 60 anni al servizio del territorio della Romagna

L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (IZSLER) è un ente sanitario di diritto pubblico. Svolge un ruolo determinante nella diagnosi e nella profilassi delle malattie infettive degli animali domestici e selvatici e nel controllo della sicurezza alimentare e dell’igiene degli alimenti destinati al consumo umano e zootecnico. IZSLER è composta da una Sede Centrale (Brescia) e da 17 Sedi Territoriali dislocate sulle due Regioni di competenza. Ogni sede periferica svolge un’attività specializzata in determinati ambiti della filiera agro-alimentare in funzione della vocazionalità del territorio in cui opera. La Sede Territoriale di Forlì è oggi collocata in struttura tecnologicamente all’avanguardia in Via Don Eugenio Servadei ed è inserita in un bacino ad alta densità di allevamenti avicoli per cui è punto di riferimento per la diagnosi delle malattie aviari. Al suo inter-

no operano medici veterinari, biologi, biotecnologi e tecnici di laboratorio. Autorità sanitarie, filiere e singoli allevamenti conferiscono tramite i propri veterinari e tecnici di fiducia campioni biologici che vengono esaminati in differenti laboratori (anatomiapatologica, microbiologia, sierologia, parassitologia e biologia molecolare) in funzione delle richieste dell’utenza e del sospetto diagnostico. La Sede Territoriale di Forlì è inoltre laboratorio regionale nell’ambito dei piani di sorveglianza dell’influenza aviaria. Svolge inoltre un’intensa attività nell’ambito del piano nazionale di controllo delle salmonellosi aviari. Nel settore della sicurezza alimentare la Sede Territoriale di Forlì svolge controlli ufficiali su matrici alimentari prelevate (dalla fase di produzione fino alla distribuzione) dalle autorità sanitarie operanti nel territorio delle province di Forli-Cesena, Rimini e Ravenna, mentre i campioni

prelevati in regime di autocontrollo e i campioni destinati alla ricerca di pericoli chimici vengono dirottati su altre sedi dell’IZSLER. I controlli sugli alimenti hanno lo scopo di verificare il soddisfacimento dei criteri di sicurezza alimentare e di igiene di processo previsti dalla normativa comunitaria e nazionale nonché di validare i processi produttivi dei prodotti alimentari destinati all’export. Analogamente a tutte le strutture dell’IZSLER, la Sede Territoriale di Forlì è accreditata e opera in accordo con i requisiti previsti dalla norma ISO/IEC 17025. La Sede Territoriale di Forlì partecipa inoltre ai piani di monitoraggio regionali della fauna selvatica, alla rete regionale per la conservazione e la tutela delle tartarughe marine e dei cetacei e svolge un’attività di ricerca nell’ambito di progetti finanziati dal Ministero della Salute e di accordi di collaborazione scientifica con Università e centri di ricerca nazionali e internazionali. Degna di nota è infine l’attività formativa destinata a veterinari del settore avicolo e studenti di Università e scuole secondarie di secondo grado.

Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini” Via Bianchi, 9 Brescia www.izsler.it

La frutticoltura esce dalla crisi se si protegge La Regione scende in campo con 70 milioni

Importanti riduzioni di produzione (fino al 50%) hanno interessato nel 2023 la frutticoltura romagnola che esce con le ossa rotte da un anno in cui è successo di tutto, dalle gelate all’alluvione fino alla cimice asiatica. Ora arrivano le contromisure, per aiutare chi lavora sotto il cielo a ritrovare un po’ di fiducia nel futuro. Il nuovo paradigma è quello dei frutteti protetti per affrontare cambiamenti climatici, fitopatie e fenomeni atmosferici sempre più estremi. Dalle ventole alle candele riscaldanti, dalle reti protettive ai sistemi antibrina fino a impianti di irrigazione sempre più specializzati. Sono numerosi gli accorgimenti per proteggere le coltivazioni, sui quali la Regione punta con bandi a sostegno del ripristino del potenziale produttivo e la redditività delle imprese ortofrutticole, un settore segnato negli ultimi anni da imprevedibili fattori negativi tra eventi climatici straordinari e avversità fitosanitarie che ne mettono a rischio la continuità.

Obiettivo: mille nuovi ettari di colture tutelate

Per la realizzazione di frutteti protetti, uno dei punti qualificanti del piano di rilancio dell’ortofrutta a cui lavora la Regione, la dotazione finanziaria complessiva a favore delle imprese agricole è di oltre 70 milioni di euro. Al progetto si accede garantendo azioni di difesa attiva in campo e attivando almeno due investimenti tra difesa antigrandine, difesa antibrina, impianto idrico innovativo e sostenibile, reti di protezione dagli insetti.

Di questi, 58 milioni di euro dello Sviluppo rurale andranno a sostenere bandi regionali da emanare nei prossimi due anni così suddivisi: un bando straordinario per 30 milioni per le zone alluvionate con contributi al 60%; un bando straordinario per 15 milioni per le altre zone sempre con contributi al 60%; e due bandi antibrina per complessivi 13 milioni (tra dotazioni 2014-2022 e nuove risorse con contributi al 70%). A questi finanziamenti si aggiungono circa 15 milioni nel biennio 2024 e 2025 dei Programmi operativi delle Organizzazioni di produttori.

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L’impegno della Regione

Per l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi “gli strumenti della Politica agricola comunitaria, assieme alle risorse provenienti da Pnrr e Fondi di coesione, devono dare luogo a specifici interventi per sostenere la frutticoltura regionale e il reddito delle imprese agricole, per favorire il ripristino del potenziale produttivo, grazie a strumenti finanziari flessibili e incentivi agli investimenti. Con il piano di rilancio frutteti protetti puntiamo a realizzare nel biennio almeno mille ettari di nuovi frutteti protetti e installare protezioni su circa 2.500 ettari di coltivazioni esistenti, per raggiungere 3.500 ettari di frutteti protetti dai danni causati dagli effetti dei cambiamenti climatici”.

I bandi straordinari con i fondi dello Sviluppo rurale finanzieranno impianti arborei realizzati con materiale vegetale certificato, dotati di misure specifiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici (sistemi antibrina, reti antigrandine, sistemi di irrigazione e raffrescamento) e alle nuove avversità fitosanitarie (reti di protezione dagli insetti). Per poter aumentare l’intensità dell’aiuto per questi investimenti, la Regione ha richiesto al ministero dell’Agricoltura una modifica che consenta di portare il contributo alle imprese al 60% per i progetti con finalità ambientali.

Il piano regionale di rilancio

Il piano regionale di rilancio, oltre a quanto previsto per il frutteto protetto, prevede l’integrazione con le attività di ricerca e sperimentazione finalizzate alla soluzione dei problemi produttivi che sono sostenute sia con risorse dei Programmi operativi delle Organizzazioni di produttori (Op) con 1,9 milioni di euro all’anno che con i bandi regionali dello Sviluppo rurale per 10 milioni, a favore di tutte le filiere di cui 3 milioni specifici per l’ortofrutta;

con il finanziamento alla meccanizzazione delle operazioni colturali utilizzando le dotazioni finanziarie dei Programmi operativi delle Op con 6 milioni di euro richieste nel 2024 e quelle disponibili nel bando macchine previsto dal Pnrr per 29 milioni di euro oltre che nei bandi ordinari. Inoltre, l’iniziativa regionale di accesso al credito consente l’abbattimento dei tassi di interesse a favore delle imprese, sostenuta con risorse pari a 1,9 milioni di euro, con priorità per quelle ortofrutticole.

La situazione del comparto ortofrutticolo

Ai fattori meteo avversi sempre più frequenti come le gelate tardive, le grandinate estive, i periodi di prolungata siccità in presenza di elevate temperature e, in ultimo, l’alluvione della scorsa primavera, si sono aggiunte le avversità fitosanitarie. Sia nuove e difficili da contenere anche alla luce della riduzione dei prodotti fitosanitari disponibili, sia già note ma con forme di maggiore persistenza, che hanno determinato ulteriori danni alla produzione, in particolare: la Cimice asiatica, la Maculatura bruna, il Colpo di fuoco batterico. Inoltre, va considerata la scarsa reperibilità di manodopera per diverse operazioni colturali: potatura, trattamenti fitosanitari e raccolta. Fattore che determina

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Alessio Mammi, Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca, Regione Emilia Romagna ph. Shutterstock

Oltre 2700 cantine in regione che trasformano il prodotto di 16000

aziende

Se la vendemmia 2023 in Emilia-Romagna ha dovuto fare i conti anche con la tragica alluvione che, intorno a metà maggio, vide cadere in pochi giorni 350 milioni di metri cubi d’acqua, con danni imponenti. La Regione, che è quinta in Italia per valore esportato, con 452 milioni di euro nel 2022, nonostante i danni subiti anche dalle cantine, ricorderà la 2023 come una buona annata, sul fronte della qualità. Peraltro in Romagna sono presenti anche i giganti della cooperazione con Caviro che ha messo a segno un fatturato consolidato di 423 milioni di euro, in lieve crescita rispetto all’anno precedente e con indici finanziari stabili (Ebitda a 33,2 milioni di euro, PFN a 74,3 milioni di euro). Da parte sua, Terre Cevico ha chiuso l’annata 2022/23 con un fatturato aggregato di 217,2 milioni di euro (aziende del gruppo e coope-

rative di base) per una crescita del +14,5% rispetto all’esercizio precedente che si era chiuso con 189,6 milioni di euro.

“Il comparto vitivinicolo dell’Emilia-Romagna, forte di 2.753 cantine, ha un patrimonio di 53.000 ettari vitati condotti da 16.000 aziende – spiegano dal Consorzio Vini di Romagna - un numero significativo delle quali, soprattutto nella parte romagnola, hanno subito danni nell’alluvione di maggio legati principalmente alle frane e allo sviluppo della peronospora nei vigneti delle aree collinari”. A questo vanno aggiunti i danni subiti dalle aziende che hanno dovuto sospendere la loro attività commerciale a causa della interruzione della viabilità pubblica, come accaduto ad esempio nei territori tra Modigliana e Brisighella.

A livello produttivo, il Consorzio, infatti, parla di una produzione stabile o in leggero incremento nei vigneti delle aree di pianura, nonostante gli allagamenti e i vari eventi straordinari che hanno interessato queste zone; nell’area collinare invece, le diverse calamità che si sono susseguite hanno determinato una riduzione della produzione significativa. In media, la stima di produzione per le imprese di collina è compresa tra -20% e -25%. Buona, comunque, la qualità; il tempo stabile e soleggiato della seconda parte dell’estate e in particolare la buona escursione termica fra giorno e notte registrata nel finale d’agosto e nel mese di settembre, hanno avuto un ruolo determinante sulla qualità delle uve.

un costante aumento dei costi di produzione, al punto che gli imprenditori frutticoli sostengono che il problema non è vendere ma produrre e raccogliere”.

La debacle dei raccolti

In questo quadro si è avuto un drastico calo di produzione in particolare nelle annate 2020, 2021 e anche 2023 con una diminuzione di circa il 50% dei quantitativi raccolti rispetto al

2012. Conseguentemente, anche le superfici coltivate a frutta evidenziano un costante calo con una scomparsa delle coltivazioni arboree da frutto, riferita al periodo 2012–2022, di oltre 11.000 ettari, pari al 17,5% (estirpati mediamente circa 1.000 ettari l’anno). Le specie che hanno perso più superficie sono il pero con una diminuzione di 6.478 ettari, il pesco con 5.244 ettari e le nettarine con 5.079, solo parzialmente sostituite con melo, albicocco e actinidia.

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La Regione aiuta cantine e commercializzazione Pronti 5,2 milioni per investimenti produttivi

Destinatarie le aziende che producono vini e mosti. Sostenute anche le spese hi-tech

La Regione Emilia-Romagna concede dei contributi (oltre 5,2 milioni) per investimenti materiali e/o immateriali in impianti di trattamento e in infrastrutture vinicole nonché in strutture e strumenti di commercializzazione del vino diretti, al fine di migliorare il rendimento globale dell’impresa e ad aumentarne la competitività. Gli investimenti proposti dovranno avere una dimensione minima di 20.000 euro ed una dimensione massima di euro 800.000 euro, pena la non ammissibilità della domanda.

Nello specifico, i principali obiettivi operativi che si intendono raggiungere attraverso questa iniziativa sono rivolti a:

aumentare il valore aggiunto delle produzioni; favorire l’innovazione e l’introduzione di tecnologie innovative;

migliorare i risparmi energetici e l’efficienza energetica globale; valorizzare le produzioni di qualità.

Interventi ammissibili

L’azione si concretizza nell’erogazione di incentivi, sotto forma di contributi in conto capitale, a fronte di investimenti materiali ed immateriali che siano:

destinati a migliorare il rendimento globale dell’impresa, a migliorare i risparmi energetici e l’efficienza energetica globale; conformi alle norme comunitarie applicabili all’investimento interessato;

finalizzati a consolidare o aumentare la competitività dell’impresa stessa, con particolare riferimento all’innovazione di processo e/o di prodotto.

Sono ammissibili a sostegno le spese per investimenti materiali e immateriali quali:

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costruzione/ristrutturazione di immobili strumentali allo svolgimento dell’attività vitivinicola, con esclusione degli interventi che riguardino punti vendita non attigui alla sede di lavorazione delle uve e/o vino;

acquisto di impianti, macchinari ed attrezzature specifici per l’attività di trasformazione e/o commercializzazione;

arredi ed allestimenti finalizzati alla funzionalità di punti vendita diretta al consumatore finale dei prodotti aziendali;

creazione e/o implementazione di siti internet, finalizzati all’ e-commerce;

acquisto di software destinati esclusivamente alla gestione delle operazioni di cantina;

spese tecniche, quali onorari di professionisti e consulenti, direttamente riconducibili agli investimenti proposti.

Possono essere presentati progetti con durata annuale (per le imprese che hanno ricevuto entro il 28 febbraio 2024 la comunicazione di essere in posizione utile ai fini del finanziamento: entro il 30 giugno 2024; per le imprese che hanno ricevuto successivamente al 28 febbraio 2024 la comunicazione di essere in posizione utile ai fini del finanziamento: entro il 31 luglio 2024); biennale (entro il 28 marzo 2025).

Chi può partecipare L’aiuto viene accordato a imprese che svolgono almeno una delle seguenti attività:

produzione di mosto da uve ottenuto dalla trasformazione di uve fresche da esse stesse prodotte, acquistate o conferite da soci, anche ai fini della sua commercializzazione;

produzione di vino ottenuto dalla trasformazione di

uve fresche o da mosto di uve da esse stesse ottenuti, acquistati o conferiti da soci, anche ai fini della sua commercializzazione;

l’elaborazione, l’affinamento e/o il confezionamento del vino, conferito dai soci e/o acquistato, anche ai fini della sua commercializzazione; sono escluse dal contributo le imprese che effettuano la sola attività di commercializzazione dei prodotti;

produzione di vino attraverso la lavorazione delle proprie uve da parte di terzi vinificatori, qualora la domanda sia volta a realizzare ex novo un impianto di trattamento o una infrastruttura vinicola, anche ai fini della commercializzazione.

Entità del contributo

La dotazione finanziaria complessiva ammonta a 5.258.186 Euro. L’intensità dell’aiuto calcolata sul totale della spesa ammissibile è fissata:

nel 40% per le microimprese, le piccole e medie imprese come definite all’art. 2, paragrafo 1, del titolo I dell’allegato alla Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione;

nel 20% per le imprese qualificabili come Intermedie, ovvero che occupino meno di 750 dipendenti e il cui fatturato annuo non superi i 200 milioni di euro e per le quali non trova applicazione l’art. 2, paragrafo 1, del titolo I dell’allegato alla Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione;

nel 19% per le imprese classificabili come Grandi Imprese, ovvero che occupino più di 750 dipendenti o il cui fatturato annuo superi i 200 milioni di euro.

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Cdc, Come cambia l’agricoltura da Forlì a Rimini Il 2024 ancora in flessione dopo il disastro del 2023

“L’Agricoltura insieme all’industria alimentare sono settori driver del nostro mix produttivo – commenta Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna – al quale conferiscono un carattere anticiclico che ha contribuito a dare stabilità alla creazione della ricchezza dei nostri territori anche in situazioni di crisi economica. Negli ultimi anni, però, sul settore hanno gravato avversità senza precedenti dal punto di vista produttivo, economico e logistico, oltre alla complessità e alle incertezze dello scenario che impattano su tutte le imprese. I forti cambiamenti climatici in atto rendono sempre più incerto l’esito del ciclo produttivo e a ciò si aggiungono le nuove patologie per le produzioni vegetali e animali portati nei nostri ecosistemi dalla globalizzazione, la mancanza di fattori di produzione e loro rincaro e la carenza di manodopera. Se il sistema ha retto finora è stato soprattutto grazie alla forza e alla resistenza dei

Produzione lorda vendibile in calo fino al 15%

nostri. Negli ultimi anni, però, c’è stata una forte riscoperta del ruolo dell’alimentazione e una ritrovata consapevolezza nel rapporto con il cibo, la terra e la salute, che richiedono materie prime di qualità, contatto con la terra, valorizzazione del ruolo di presidio del territorio dell’agricoltura e della dimensione ‘turistica’, a cui si è affiancato il ritorno alla terra di giovani con elevati livelli di istruzione. Abbiamo il compito, quindi, di sostenere produttori – prosegue Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna –questo settore con interventi concreti per sostenere la competitività delle imprese e gli impegni di spesa necessari a ridurre l’impatto ambientale. Servono politiche mirate a preservarne il ruolo fondamentale, non solo economico, ma anche di presidio del territorio, di recupero della biodiversità, di tutela della salute alimentare e ambientale e quindi nella sfida cruciale della sostenibilità”.

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Un anno di straordinaria difficoltà

Il 2023 appena concluso è stato un anno di straordinaria difficoltà per il settore agricolo, nel quale alle ben note criticità strutturali si sono sommati eventi eccezionali alcuni dei quali particolarmente impattanti proprio su questo settore. E agli effetti climatici, si sono sommati quelli diretti e indiretti dell’alluvione che ha particolarmente colpito il territorio; allagamenti di terreni, distruzione di impianti produttivi frutticoli, danni agli allevamenti e relativi decessi dei capi di bestiame, deterioramento delle infrastrutture di trasporto e comunicazione (quali strade, ponti, ferrovie), frane e smottamenti, sono solo i principali fattori di criticità differenziali che il settore Agricoltura ha dovuto fronteggiare nel corso del 2023.

A fronte di alcune differenze strutturali tra le due province in termini di dinamica imprenditoriale, rilevanza settoriale e creazione di valore aggiunto, i dati consuntivi del 2023 riportano una flessione della produzione lorda vendibile (PLV) agricola che ha risentito particolarmente della riduzione delle quantità a causa delle particolari condizioni meteo-climatiche della primavera, della siccità estiva e degli ingenti danni (diretti e indiretti) dell’alluvione del mese di maggio. In particolare, si riportano le negative performance dei cereali e della frutta estiva, ma anche il ridimensionamento produttivo delle carni e delle produzioni animali (uova e miele), mentre appaiono in ripresa quantità e valore del pescato.

Il settore agricoltura in provincia di Forlì-Cesena

Il 3,9% del valore aggiunto (a prezzi base e correnti) generato in provincia deriva dall’Agricoltura, con un’incidenza superiore al dato regionale (2,2%) e nazionale (2,0%). Sulla base degli ultimi scenari economici di Prometeia (gennaio 2024), il settore Agricoltura ha chiuso il 2023 con un calo del valore aggiunto, in termini reali, del 6,1%; per il 2024,

le previsioni indicano sempre un decremento annuo ma più contenuto (-2%). Con riferimento al 31 dicembre 2023, nel Registro Imprese risultano attive 5.921 imprese agricole che rappresentano il 16,7% delle imprese attive in provincia (mentre a livello regionale e nazionale l’incidenza è pari, rispettivamente, al 13,2% e al 13,6%). La flessione delle imprese attive a livello provinciale (-3,3% rispetto allo stesso periodo del 2022) risulta più intensa di quella rilevata in regione (-2,7%) e a livello nazionale (-2,5%). Gli addetti alle imprese agricole attive a fine 2023 sono il 10,3% del totale, mentre l’incidenza regionale e nazionale è pari al 5,4%. Le stime preliminari della produzione lorda vendibile (PLV) agricola del 2023, elaborate dall’Ufficio Informazione economica della Camera di commercio della Romagna, riportano un valore assoluto di tale aggregato pari a 479,8 milioni di euro correnti. La variazione percentuale che ne deriva è una flessione del 16,1% rispetto alla PLV del 2022. Tale variazione è la combinazione di un effetto volume negativo (-15,2%) e di una dinamica dei prezzi medi in lieve riduzione (1%), dopo la rilevante crescita degli stessi registrata lo scorso anno. In termini reali, dunque, la PLV 2023 si è ridotta del 15,2% (effetto volume), a causa delle flessioni produttive dovute ai danni (diretti e indiretti) dell’alluvione di maggio ma anche delle gelate tardive di aprile e della siccità esti-

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va. Negative le performance delle coltivazioni erbacee per la flessione produttiva di cereali, orticole e foraggi. Rilevante flessione del corso dei prezzi medi nel comparto cerealicolo e nelle foraggere; in flessione la PLV delle coltivazioni arboree, per calo produzione raccolta di frutta estiva e olivo; in ridimensionamento anche la PLV del comparto carni (allevamenti) e delle produzioni animali (uova e miele).

Carlo

Un comparto del settore agricolo locale riguarda la pesca marittima. Dal punto di vista dell’imprenditorialità, il settore si compone di 89 imprese attive al 31/12/2023 (comprensive di quelle praticanti acquacoltura), in diminuzione di 2 unità rispetto al 2022. Esse costituiscono l’1,5% del totale delle imprese del settore Agricoltura e l’1,2% dei relativi addetti. Nel corso del 2023, nel Mercato ittico di Cesenatico sono stati commercializzati 9.406 quintali di prodotto (+13,4% rispetto all’anno precedente) per un valore di 6,3 milioni di euro (+14,0%).

Il settore agricoltura in provincia di Rimini

Il settore Agricoltura riminese genera l’1,1% della ricchezza provinciale (valore aggiunto a prezzi base e correnti) e impiega il 2,9% degli addetti alle imprese. Sulla base degli ultimi scenari economici di Prometeia (gennaio 2024), il settore Agricoltura ha chiuso il 2023 con un calo del valore aggiunto, in termini reali, del 5,2%; per il 2024, le previsioni indicano sempre un decremento annuo ma più contenuto (-1,5%). Con riferimento al 31 dicembre 2023,

nel Registro Imprese risultano attive 2.372 imprese agricole che rappresentano il 6,9% delle aziende attive in provincia (mentre a livello regionale e nazionale l’incidenza è pari, rispettivamente, al 13,2% e al 13,6%). Rispetto al medesimo periodo del 2022, le imprese agricole riminesi sono diminuite del 4,3%, analogamente al trend regionale (-2,7%) e nazionale (-2,5%).

Le stime della produzione lorda vendibile (PLV) agricola del 2023, effettuate dalla Regione Emilia-Romagna – Settore Agricoltura Caccia e Pesca – Ambito Rimini e dall’Ufficio Informazione economica – Valorizzazione dati della Camera di commercio della Romagna, riportano un valore assoluto di tale aggregato pari a 127,6 milioni di euro correnti. La variazione percentuale che ne deriva è una flessione del 13,1% rispetto alla PLV (definitiva) del 2022. Tale dinamica complessiva (riferita all’intera PLV) è la combinazione di un effetto volumi negativo e dominante (-8,4%) e di una moderata flessione dei prezzi medi alla produzione (-5,2%), che nel corso dell’anno hanno ritracciato il trend dopo la rilevante crescita del 2022. Negative le performance delle coltivazioni erbacee in particolare per cereali e orticole, a causa della riduzione delle quantità prodotte e della flessione dei prezzi medi; in diminuzione la PLV delle coltivazioni arboree, per effetto della minore quantità raccolta (in particolare per Olivo e frutta estiva). PLV stabile per la Vite; in ridimensionamento la PLV degli allevamenti da carne per il rientro delle quotazioni e le minori produzioni; stabile, infine, la PLV delle produzioni animali (uova e latte), dove la riduzione dell’output produttivo si compensa con una effetto prezzo positivo. Il comparto della Pesca rappresenta per la provincia di Rimini un settore tipico, con attività prevalente la pesca marittima. Il comparto al 31/12/2023 si costituisce di 186 imprese attive (il 7,8% del totale di quelle del settore Agricoltura e l’11,8% degli addetti). Le imprese si sono ridotte di 4 unità rispetto al 2022 (-2,1%); negli ultimi 5 anni (2023-2018), invece, si registra una diminuzione del 9,7%. Nel Mercato ittico di Rimini, nel corso del 2023, sono stati commercializzati 15.591 quintali di prodotto (+3,6% rispetto all’anno precedente), per un valore di 9,9 milioni di euro (+10,2%).

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Corsini

(Coldiretti): contratti di filiera per sostenere

Le imprese ci credono e investono in sistemi di difesa dei campi

Da una parte chi spera che non arrivino alluvioni, gelate tardive o grandinate ed è perfettamente in grado di produrre, dall’altra, specie nelle aree collinari, chi ha subito i danni dell’alluvione con smottamenti e frane e ancora non sa che fine farà visto che non ha ricevuto aiuti, stretto nelle pastoie degli adempimenti burocratici preventivi. Sono questi i due volti dell’agricoltura romagnola che vive continuamente con l’angoscia di quel che ci riserverà il clima, senza considerare i prezzi delle produzioni che (vedi il caso del grano e della frutta) sono scesi ai minimi storici e non garantiscono più la redditività che serve per mandare avanti l’azienda. Alessandro Corsini - direttore di Coldiretti Forlì-Cesena, Coldiretti Rimini e consigliere delegato di Impresa Verde Romagna srl da aprile 2022, da maggio 2022 anche rappresentante del settore agricolo nella giunta della Camera di Commercio della Romagna – analizza con Romagna24Economia lo stato del settore in Romagna.

Ma specie le imprese della collina soffrono ancora per l’alluvione del 2023

Alessandro Corsini, direttore Coldiretti Forlì-Cesena e Coldiretti Rimini

i prezzi

Che annata agricola sarà quella del 2024?

A saperlo… Dipende da troppi fattori che ultimamente scombinano il gioco. Per le aziende poco colpite dall’alluvione ci auguriamo che sia un anno normale, senza gelate tardive, alluvioni o grandinate. Se così fosse, le premesse per una buona annata ci sono tutte. Diverso, molto diverso, il discorso per le imprese di collina che hanno subito danni dalle piogge del maggio scorso. Modigliana, Tredozio, Alto Bidente sono tutte aree in difficoltà dove le coltivazioni e gli allevamenti sono di fatto per la gran parte bloccati. Per sistemare i terreni servono gli svincoli idrogeologici e la burocrazia rallenta il lavoro della piattaforma Figliuolo.

Nonostante tutto le imprese ci credono e vanno avanti… Si, una prova arriva dal fatto che i fondi per la difesa attiva delle coltivazioni - dai ventoloni contro le gelate, agli impianti antibrina fino alle coperture antigrandine – messi a

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ph. Shutterstock l’intervista

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disposizione dalla Regione sono andati subito esauriti. Così come un bel segnale è stato l’intervento di un contributo della Camera di commercio della Romagna a fondo perduto, destinato a quelle imprese che hanno stipulato un contratto di finanziamento garantito da Agrifidi Uno Emilia Romagna, fino a un importo massimo di 7.000 euro per prestiti a breve termine, fino a 12 mesi e fino a un massimo di 20.000 euro per prestiti di medio/lungo periodo, fino a 60 mesi. Lo stanziamento complessivo riservato a questa misura arriva a 800.000 euro che significa garantire 8 milioni di liquidità

Ora c’è la tegola dei prezzi dei cereali: come se ne esce?

Una strada, oltre all’intervento della politica a livello nazionale e comunitario, è quella dello sviluppo dei cosiddetti contratti di coltivazione e di filiera. Si tratta di contratti che fissano il prezzo delle produzioni con grande anticipo e garantiscono comunque al coltivatore un reddito. Un esempio è quello della fornitura di grano duro di alta qualità dell’Emilia-Romagna alla Barilla per oltre 120mila tonnellate all’anno, che saranno prodotte in una superficie agricola di oltre 20mila ettari, pari a circa un terzo della produzione regionale. Grazie agli investimenti sulle filiere come questo Barilla è oggi in grado di offrire in Italia una pasta prodotta con grano 100% italiano.

E poi c’è la grande questione della frutticultura. Gli espianti continuano?

Da quel che vedo, mi pare ci sia un rallentamento nella corsa all’espianto. Ma è innegabile che il settore sia in difficoltà e su di esso pesa la grande incognita del sistema assicurativo con polizze rincarate e franchigie alzate. Quel che si vede è l’incremento delle difese attive nei campi. Sui vigneti poi la crisi non è arrivata e continua la richiesta di nuovi impianti.

I giovani tornano alla terra?

Sì, c’è interesse. E c’è molto fermento anche nelle seconde generazioni per mandare avanti il lavoro dei padri che vanno in pensione. I bandi regionali sul punto sono molto sfruttati.

E continua a mancare la manodopera… Assolutamente sì. Anche qui abbiamo grossi problemi. Le quote di lavoratori extracomunitari ammessi per decreto in Italia sono aumentate ma la fetta riservata all’agricoltura è scarsa e la nostra domanda tocca la soglia di 100mila lavoratori. Dunque abbiamo grosse difficoltà a reperire manodopera per far fronte alla raccolta dei prodotti, che come sappiamo avviene in maniera anche improvvisa. Inoltre abbiamo bisogno di snellire la burocrazia per avere una maggiore flessibilità e tempestività. Il nostro lavoro è legato all’andamento climatico e quindi nel momento del bisogno dobbiamo potere assumere immediatamente del personale. Altra cosa molto importante sarebbe riuscire di nuovo a coinvolgere i giovani e anche i pensionati.

Un settore in difficoltà è la zootecnia…

In grossa difficoltà. Specie dopo l’alluvione che è andata a colpire quelle zone di collina in cui l’allevamento è quasi l’unica risorsa. Gli allevatori stanno chiudendo le stalle insidiate anche dai predatori e dagli ungulati. Sul fronte dei cinghiali, la situazione è migliorata dove è stata attuata l’autodifesa e si può cacciare il cinghiale 365 giorni l’anno. Poi i lupi fanno la loro parte e a loro volta contribuiscono a distruggere capi negli allevamenti. La fauna selvatica resta un grosso problema.

Come si stato muovendo i redditi agrari?

La redditività non è per niente buona. I costi stanno aumentano in maniera esponenziale ma i ricavi non seguono la stessa dinamica, anzi. Se guardiamo ai cereali, poi, non ne parliamo, ma anche la frutta è in difficoltà. Non resta che percorrere la strada della multifunzionalità, con vendita diretta, trasformazione diretta e agriturismo. Questi ultimi stanno andando bene e rappresentano un buon investimento per l’azienda agraria. Sono un presidio al territorio e rappresentano una buona fetta dell’appeal turistico. Crediamo che il settore agrituristico debba essere sempre più una reale soluzione per integrare la redditività delle aziende agricole, su cui innegabilmente si fonda e attrarre così i giovani, in modo da ripopolare territori in abbandono.

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Gli agriturismi sfruttano il traino del Tour de France

Sono circa 400 le strutture attive – Bene gli stranieri

Dei 1.300 agriturismi attivi in Regione circa 400 sono quelli attivi in Romagna con la provincia di Forlì-Cesena che ne detiene il numero maggiore seguita da Ravenna e da Rimini. Strutture per la gran parte gestire a livello di famiglia o poco più. Agriturismi in prima linea per accogliere la più importante competizione cicloturistica del mondo, pronti a ospitare nelle proprie strutture bike-friendly chiunque voglia seguire i professionisti delle due ruote. Un’occasione importante rappresentata dal Tour de France. “Il turismo lento convince sempre di più sia italiani che stranieri, la bike economy corre. Proponiamo itinerari di respiro internazionale prima e durante la Grande Boucle, agri-tour in bici e soste del gusto con specialità gastronomiche locali – confetture, formaggi e salumi - che abbracciano i simboli della panetteria francese, baguette e croissant, per promuovere le tappe del Tour

Il turismo ricreativo guadagna spazio tra gli amanti della natura

in Emilia-Romagna e accompagnare gli amanti del ciclismo lungo i percorsi chiave puntellati da viti e olivi, passando per aziende agricole, cantine e caseifici”, spiega Gianpietro Bisagni presidente di Agriturist Emilia Romagna e del club d’eccellenza Agricycle, associazioni agrituristiche che da sempre soddisfano le esigenze del turismo ricreativo, sportivo e culturale puntando su mobilità sostenibile, cammini lenti e attività esperienziali.

Sono tanti i luoghi di passaggio della leggendaria corsa in bici da Premilcuore a Santa Sofia, Sarsina e Novafeltria (il 29 giugno nella prima tappa in partenza da Firenze per tagliare il traguardo a Rimini), poi da Cesenatico a Faenza, Riolo Terme, Imola fino a Bologna (il 30 giugno) e il giorno successivo la terza tappa da Piacenza a Torino. “È un’occasione unica che ci vede protagonisti con la nostra ospitalità, accoglienza familiare – aggiunge Bisagni - per far conoscere

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aree interne e comunità rurali, sviluppare i flussi turistici e attirare nuovi visitatori dall’estero». Intanto, è positivo il bilancio delle festività pasquali, con sale piene a Pasqua e Pasquetta; bene i soggiorni e pernot-

tamenti di una o più notti. “Siamo fiduciosi anche per i ponti di aprile, a trainare le presenze saranno gli stranieri, principalmente sviz-

zeri, francesi, belgi e olandesi. Il turismo internazionale è in crescita, ora ci attendiamo un ulteriore incremento grazie al Tour de France”, conclude il presidente regionale di Agriturist.

Ci sono oltre 9 milioni per le strutture ricettive
C’è tempo fino al 31 maggio per accedere ai finanziamenti

mini economici che sociali. Beneficiari sono gli imprenditori agricoli singoli o associati che possono presentare domanda entro il 31 maggio 2024, ore 13. L’intervento, sostenendo gli investimenti delle aziende agricole in attività extra-agricole, persegue l’obiettivo di concorrere all’incremento del reddito delle famiglie agricole nonché a migliorare l’attrattività delle aree rurali e, allo stesso tempo, contribuisce a contrastare la tendenza allo spopolamento delle stesse, attraverso la creazione e l’ampliamento delle seguenti attività:

Ammontano complessivamente a 12,1 milioni di euro le risorse della programmazione 2023-2027 messe a bando per l’Intervento SRD03 “Investimenti nelle aziende agricole per la diversificazione in attività non agricole” finalizzato ad incentivare attività di diversificazione aziendale che favoriscono la crescita economica e lo sviluppo sostenibile nelle zone rurali, contribuendo anche a migliorare l’equilibrio territoriale, sia in ter-

a) Agriturismo (risorse 9,2 milioni di euro);

c) Attività educative/didattiche (risorse 2 milioni di euro);

e) Attività turistico-ricreative e attività legate alle tradizioni rurali e alla valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche (enoturismo) (risorse 900mila euro).

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Gianpietro Bisagni, presidente Agriturist Emilia Romagna

RASSEGNA NOTIZIE

ROMAGNA 10 maggio

Alluvione, ristori al contagocce

Privati e imprese aspettano ancora i fondi

È passato più di un anno dalla disastrosa alluvione del maggio scorso ma gli indennizzi viaggiano come i treni sulla Ravenna Bologna, decisamente piano. Infatti, se i privati hanno avuto danni per 3,5 milioni, le somme arrivate dallo Stato sono state pari a 401mila euro; meglio sta andando per le opere pubbliche che a fronte 5 miliardi di danni, hanno visto impiegare 439,7 milioni per iniziare a rimettere in sesto il territorio. A soffrire sono anche le imprese: in provincia di Ravenna solo 4 imprese su 293 aderenti alla Cna hanno ricevuto contributi ma solo perché esportano e le imprese che esportano hanno pratiche più semplici e rapide. E nel Faentino solo il 5% ha presentato domanda ricevendo appena 162mila euro. Le pratiche poi sono decisamente complesse: la metà ha richiesto integrazioni e il risultato è che il 26% delle imprese si sente abbandonato. Anche per Confindustria la situazione è preoccupante: quasi la metà delle imprese non ha ricevuto alcun ristoro dallo Stato e chi li ha percepiti (da uno o più soggetti) è riuscito a coprire in media il 36% del danno subìto. (foto Shutterstock)

in collaborazione con:
Ravenna Forlì-Cesena Rimini

ROMAGNA 10 aprilE

Infrastrutture, la Romagna

attende le opere più urgenti

Se con il primo “Libro Bianco sulle priorità infrastrutturali dell’Emilia-Romagna”, realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, con il supporto tecnico-scientifico di Uniontrasporti, erano state individuate le opere più importanti (ai primi posti il potenziamento delle connessioni stradali e ferroviarie del porto di Ravenna, l’adeguamento della SS67 Tosco-Romagnola, la messa in sicurezza della E45, l’ammodernamento e messa in sicurezza della SS16, l’adeguamento della Ferrara-mare e la realizzazione della Nuova Romea), nell’edizione 2023 sono state evidenziate anche le più urgenti: messa in sicurezza della E45, 4° corsia della A14 fra Bologna e la diramazione per Ravenna, il potenziamento delle connessioni con il porto di Ravenna, l’Alta Velocità asse Adriatico.

EMILIA-ROMAGNA

27 aprile

Apprendistato per i minorenni

La Regione apre ai giovani

Il contratto di apprendistato stagionale può essere pienamente utilizzato anche dai ragazzi minorenni in settori diversi da quello del percorso di istruzione frequentato. La Regione, dopo il confronto attivo con il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, ottiene il parere positivo che permette ai giovani tra i 15 e i 25 anni d’età di essere assunti con un contratto di apprendistato di primo livello. Un riconoscimento importante, sia per le famiglie e i giovani, sia per le imprese del settore turistico-alberghiero che da tempo ponevano il tema del lavoro estivo delle ragazze e dei ragazzi; una pratica molto diffusa, soprattutto nella Riviera Romagnola che caratterizza l’esperienza di tanti studenti. (foto Shutterstock)

Rimini

13 maggio

Confartigianato incontra il sindaco

Come sarà il futuro dell’artiginato

I vertici di Confartigianato Imprese Rimini hanno incontrato il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, affiancato dagli assessori Roberta Frisoni e Juri Magrini, per condividere analisi e attività da svolgere rispetto a tematiche cruciali per il futuro della città e strettamente connesse alle imprese rappresentate da Confartigianato: artigianato, turismo, sport e commercio. “È stato un confronto utile e costruttivo – il commento di Davide Cupioli, presidente di Confartigianato Imprese Rimini – nel solco dei buoni rapporti che abbiamo instaurato con l’amministrazione sin dal suo insediamento. Ringrazio sindaco e assessori per la disponibilità mostrata e per aver aderito convintamente alla richiesta di proseguire con questa tipologia di incontri”. (foto Shutterstock)

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Ravenna 13 maggio

La crisi di Suez rallenta il Porto

Traffici in calo del 6,3% nel trimestre

La crisi nel canale di Suez pesa sul Porto di Ravenna che nei primi 3 mesi del 2024 ha movimentato complessivamente 6.109.816 tonnellate, in calo del 6,3% (quasi 413mila di tonnellate in meno) rispetto allo stesso periodo del 2023. Gli sbarchi sono stati pari a 5.294.442 tonnellate e gli imbarchi pari a 815.374 tonnellate (rispettivamente, -6,7% e -4,1% rispetto ai primi 3 mesi del 2023) e i container sono oltre il -15%. In controtendenza le auto che aumentano gli sbarchi. Dai primi dati rilevati sul PCS, per il mese di aprile 2024, si stima una movimentazione complessiva pari a 2 milioni di tonnellate, in diminuzione (-6,9%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno. (foto Shutterstock)

Cesena

16 maggio

Fiera Cesena con il vento in poppa

Bilancio 2023 a quota 9,2 milioni

Archiviato Macfrut 2024, la migliore edizione di sempre, Cesena Fiera ha approvato il bilancio del 2023 che registra un deciso balzo in avanti. Il valore della produzione è passato dai 6,1 milioni di euro del 2022 ai 9,2 milioni di euro dello scorso anno, con una crescita del +50%.

L’utile netto di gestione è stato di 445mila euro, inferiore ai 507mila euro del 2022, ma solo “sulla carta” dal momento che Cesena Fiera ha erogato un contributo straordinario di 100mila euro al Comune di Cesena destinato alle famiglie colpite dall’alluvione. Questi risultati sono il frutto dalla crescita della doppia anima della società. Quella internazionale, con Macfrut, e quella “locale”, anch’essa cresciuta del +40% per l’appeal dei padiglioni della fiera e del Centro Congressi su cui negli ultimi anni sono stati realizzati consistenti investimenti.

ROMAGNA

2 maggio

Balneari, l’incubo del caos gare

Legacoop incontra i parlamentari

“Una gara per ogni spiaggia, con regole diverse per ogni Comune. È lo scenario da incubo che rischia di concretizzarsi se il Governo non si deciderà a mettere mano in modo urgente alla materia delle concessioni, con un atto politico che fornisca linee guida nazionali a tutto il settore” esordisce in una nota alla stampa Legacoop Romagna. “La recente sentenza – continua – con cui il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre del 2023, infatti, ha messo fine a una narrazione tanto consolatoria quanto favolistica”. Legacoop Romagna ha deciso di “chiedere un incontro urgente a tutti i parlamentari eletti nel territorio, affinché si attivino in tutte le sedi per dare un quadro normativo chiaro e in tempi rapidissimi”. (foto Shutterstock)

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