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EDITORIALE
LIBRI CONTRO I CARRI ARMATI
n occasione del 25 aprile, a Milano, i due artisti Lorenzo e Simona Perrone, ideatori di LibriBianchi, hanno firmato l’opera “Solo la cultura può fermare la guerra”: nel cortile di Palazzo Reale un carro armato vero veniva via via ricoperto di libri lanciati dalle persone, finendo al termine dei tre giorni di installazione completamente coperto di libri bianchi e dunque invisibile, inamovibile. In altre parole, neutralizzato. Cinque mesi ormai sono trascorsi dall’aggressione russa all’Ucraina e dal ritorno della guerra in Europa: per questo è ancora necessario parlare di pace per capire come si possa difendere o cercare di ristabilire, nel triste caso in cui un Paese ne venga privato.
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Scagliamo dunque i nostri libri contro i carri armati – in Italia, per fortuna, queste sono solo metafore - e cerchiamo di percorrere le strade che portano alla pace: per fare questo la scuola è la via maestra per entrare in una società civile e farne parte, pronti a costruirla e se necessario a difenderla. In questo senso possiamo citare tutta l’area progettuale che è stata presentata ad inizio maggio a Milano, per l’utilizzo dei fondi derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e in particolare per la costruzione di nuove scuole: nuove non solo dal punto di vista degli edifici, delle architetture, degli spazi e degli arredi, ma anche e in modo coerente dal punto di vista della didattica. Stiamo parlando di bandi per un valore di oltre 5 miliardi che serviranno per finanziare la costruzione di nuove scuole, asili, palestre e mense. punto di vista energetico e insieme verde, a contatto con la natura» commenta l’Arch. Stefano Boeri, fra i membri del gruppo di lavoro che hanno firmato le linee guida (che si possono leggere integralmente sul sito del Miur). «Abbiamo immaginato per le nuove scuole un’architettura attrattiva e aperta tutte le ore del giorno, tutti i giorni dell’anno e per tutte le età. Un luogo di formazione e di incontro. Il cuore civico dell’Italia del futuro». Dal canto suo l’Arch. Cino Zucchi cita Winston Churchill, che pure di guerra se ne dovette occupare: «“diamo forma ai nostri edifici, e da quel momento i nostri edifici danno forma a noi”. Una scuola contemporanea deve saper incarnare nei suoi spazi fisici e nel suo rapporto con l’intorno urbano tutti i valori di questo secolo – primi tra tutti sostenibilità e inclusività – attraverso una pedagogia implicita e aperta piuttosto che prescrittiva. Tra gli estremi del monumento e del puro contenitore, gli edifici scolastici dovranno favorire nuovi modelli di apprendimento ospitandoli in un luogo accogliente e flessibile, capace di diventare lo sfondo amato di una comunità allargata e di dare forma alla metamorfosi ambientale delle città».
La scuola che vogliamo è dunque un ambiente che educa alla socialità, all’armonia e alla pace, l’unica parola che conta davvero, l’unica che vorremmo sentir pronunciare anche sui confini insanguinati che ancora dividono tanti Paesi del nostro mondo.
«Abbiamo immaginato il futuro della scuola, la più estesa infrastruttura sociale del nostro Paese, come uno spazio sostenibile perché autosufficiente dal