8 minute read

RIUSO E RICICLO DEL TESSILE, I RISVOLTI SULLA SUPPLY CHAIN

di OMAR CADAMURO, director presso PWC ITALY

Advertisement

L’industria tessile rappresenta un settore ad alta intensità di risorse ed energia. Per questo, l’Unione Europa ha emesso l’obbligo per ciascun paese membro di introdurre la raccolta differenziata per i prodotti tessili entro il 2025. L’Italia, tra tutti, ha deciso di anticipare la sua attuazione, facendola partire dal 1° gennaio 2022

fashion & beauty

PANORAMICA DEL SISTEMA PRODUTTIVO NEL

SETTORE TESSILE

Nelle supply chain altamente integrate del comparto moda – che comprendono prodotti tessili, abbigliamento, accessori, calzature e pelli – si sta sviluppando progressivamen-

te un modello di circolarità volto a limitare gli sprechi e rivedendo in

parte la filosofia della filiera della moda che ricorre a largo uso di

materie prime vergini.1

Dal punto di vista strutturale, tessile e abbigliamento sono spesso

trattati come un unico settore, quando in realtà parliamo di due

comparti con dimensioni tecnologiche molto diverse, soprattutto

nell’intensità di utilizzo dei fattori. La loro catena produttiva e distri-

butiva è fortemente integrata; nonostante ciò, il tessile è in generale

a maggiore intensità di capitale rispetto a quello dell’abbigliamento.2

Nel suo complesso, il tessile-abbigliamento è un settore diversifica-

to che svolge un ruolo importante nell’industria manifatturiera euro-

pea. Secondo i dati del 2019, comprende 160.000 aziende che dan-

no lavoro a 1,5 milioni di persone e generano un fatturato di 162

miliardi di euro. Il settore nell’UE si basa sulle piccole imprese; le

aziende con meno di 50 dipendenti, infatti, rappresentano oltre il 90%

della forza lavoro e producono quasi il 60% del valore aggiunto.3

Al contempo, l’industria tessile rappresenta un settore ad alta inten-

sità di risorse ed energia; esso viene identificato come il 4° compar-

to industriale (dopo l’alimentare, le costruzioni e i trasporti) come

pressione sulle materie prime utilizzate, nonché 5° in termini di

emissioni GHG.

LE IMPLICAZIONI AMBIENTALI DEL COMPARTO

TESSILE

I dati pubblicati dal Parlamento Europeo mostrano che il fabbisogno

di acqua dell’industria tessile e dell’abbigliamento UE, nel 2017, è stato pari a 266 miliardi di metri cubi; mentre, a livello globale, si

stima che il 35% delle microplastiche primarie rilasciate in mare si-

ano derivanti dalle attività tessili industriali.4 Per di più, si prevede

che nel 2030 l’uso di acqua aumenterà del 50%, così come il tasso

di emissioni di CO2 crescerà del 60%.5

Specificatamente per il fashion, si stima che dall’approvvigionamen-

to dei materiali alle prima fasi di lavorazione quali i lavaggi e tinture,

la filiera sia responsabile dell’8-10% delle emissioni globali di carbo-

nio (più dei voli internazionali e delle spedizioni messe insieme)

mentre altre stime collocano la cifra tra il 2% e l’8,1%6. Dalla moda

deriva anche un quinto dei 300 milioni di tonnellate di plastica pro-

dotte ogni anno a livello globale. Il poliestere, una forma onnipresen-

te di plastica derivata dal petrolio, ha superato il cotone come spina

dorsale della produzione tessile. Questi dati sono fortemente traina-

ti dal segmento fast-fashion che ha modificato le abitudini di acqui-

sto dei consumatori, i quali hanno iniziato a possedere sempre più

prodotti, comprati a un modico prezzo, con l’idea di sostituirli già

l’anno successivo. Ciò ha determinato un largo aumento della quan-

tità di rifiuti tessili: un cittadino europeo acquista in media 26 kg di

prodotti tessili in un anno e ne smaltisce circa 11 kg (l’87% dei quali

è incenerito o portato in discarica).7

Secondo i dati dello studio condotto da Euratex, con circa 1,6 milioni

di tonnellate esportate, nel 2019 il consumo di tessuti può essere

stimato a circa 10,7 milioni di tonnellate, o 24 kg pro capite. In Euro-

pa sono state raccolte solo circa 2,8 milioni di tonnellate, mentre

oltre 4 milioni di tonnellate sono in gran parte scomparse negli ince-

neritori o nelle discariche insieme ai rifiuti residui, con conseguenti

costi ambientali in termini di emissioni inquinanti.8 Per quanto riguar-

da il materiale raccolto, solo una minima parte rientra in processi di

valorizzazione. La volontà industriale di aumentare tale quantitativo

fino a 4,2 – 5,5 milioni di tonnellate implica la riorganizzazione della

filiera, nella consapevolezza diffusa che è possibile, nonché ambien-

talmente vantaggioso ed economicamente sostenibile, trasformare

i tessuti di scarto da rifiuto ad opportunità.

L’aumento delle preoccupazioni relative alla contaminazione del

suolo e alle emissioni di CO2 ha portato a diverse politiche e piani

d’azione dell’Unione Europea che scoraggiano tali pratiche e incorag-

giano il riciclaggio dei rifiuti tessili. A livello Europeo, il mercato dei

tessili riciclati in Europa valeva circa 1.130 milioni di euro nel 2021 e

si prevede che raggiungerà 1.564 milioni di euro nel 2027 crescendo

a un CAGR del 3,5%; mentre in Italia valeva a 57 milioni di euro nel

2021 e si stima il raggiungimento di 80 milioni di euro nel 2027,

crescendo a un CAGR del 5,0% (Grafico A)9 .

Si prevede poi che il costo inferiore dei prodotti riciclati rispetto ai

prodotti ‘vergini’ aumenterà la crescita complessiva del mercato

tessile riciclato. Tuttavia, tale mercato è ancora debole. Un limite è

rappresentato dal fatto che oggi i processi meccanici e/o chimici di

riciclaggio (Grafico B) tendono a smaterializzare le fibre del prodotto

lavorato, andando ad intaccare le proprietà di partenza del materiale

stesso. Inoltre la compresenza di più materiale nei prodotti finiti

rende notevolmente complicato il processo di riciclo. Il processo di

Grafico A. Dimensione del mercato europeo dei tessili riciclati.

riciclo da materiale a materiale è lento, ad alta intensità di manodo-

pera e richiede lavoratori qualificati. In tal senso, l’aumento dei costi

di lavorazione, combinato con offerte di lavoro di bassa qualità, ral-

lenta la crescita del mercato dei tessili riciclati.

GLI INTERVENTI DELLA COMMISSIONE E DEL

PARLAMENTO EUROPEO

In risposta a tali criticità, con l’approvazione del Circular Economy

Action Plan, a febbraio 2021 il Parlamento Europeo ha emesso l’ob-

Grafico B. Analisi della catena di valore dei tessili riciclati. 10

fashion & beauty

bligo per ciascun Paese membro di introdurre la raccolta differen-

ziata per i prodotti tessili entro il 2025. L’Italia, tra tutti, ha deciso di

anticipare la sua attuazione, facendola partire dal 1° gennaio 2022.

In particolare, all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilien-

za (PNRR) è stato fissato al 100% il target di recupero dei prodotti

tessili da raggiungere tramite i cosiddetti “Textile Hub”, nuovi im-

pianti dedicati al riciclo di questi materiali.11 In aggiunta a questo,

in linea con le ambizioni dell’UE del Green Deal e della transizione

verso l’economia circolare, Euratex ha proposto lo sviluppo e la

creazione di hub europei di riciclaggio dei tessuti (“European Tex-

tile Recycling Hubs”), al fine di trasformare l’imminente problema

dei rifiuti tessili in opportunità.12 Su indagine settoriale del mercato

dei tessili riciclati, nonché dell’industria tessile/dell’abbigliamento

locale, Euratex ha designato 5 Stati membri dell’UE come i candi-

dati ideali per lanciare il progetto: Belgio, Finlandia, Germania, Italia

e Spagna. La dotazione di Recycling Hubs, anche in Italia, permet-

terebbe di intervenire sulla catena del valore con il fine di favorire

sia il riuso che il riciclo, limitando il consumo di materie prime, e

agendo contemporaneamente come propulsore per l’evoluzione

complessiva del comparto.

Nello specifico, con l’obiettivo di favorire l’adozione di un modello

circolare nella supply chain tessile, sono necessari investimenti

volti a:

• dotare il Paese di impianti tecnologicamente avanzati destinati

alla raccolta ed alla cernita dei tessuti, in virtù della diffusione

territoriale della raccolta dei prodotti da trattare;

• condurre iniziative volte alla riorganizzazione della filiera, dalla

progettazione e realizzazione di nuove modalità di raccolta dei ri-

fiuti post-consumo, alla collaborazione con enti locali e istituzioni;

• Promuovere ed incentivare a livello europeo ed internazionale lo

sviluppo graduale di politiche condivise e di modelli di riferimento,

avviando percorsi di due diligence che consentano agli stakehol-

ders di identificare e prevenire il proprio impatto negativo.13

CONCLUSIONI

A fronte di un’ingente offerta di componenti da riciclare, e allo

stesso tempo di un mercato del riciclo che è ancora piuttosto im-

maturo a causa della mancanza di tecnologie (impianti, logistica

di raccolta, ecc.), il settore necessita di investimenti volti a ridurre

l’impatto ambientale della filiera della moda e ad incrementare il

suo sviluppo occupazionale in termini di posti di lavoro.

Le normative che stanno deliberando i legislatori per strutturare la

filiera sono volte a portare il settore a un sistema di EPR, ovvero di

responsabilità estesa del produttore. Responsabilità dei produttori

che dovrà risiedere nella fase di design circolare del prodotto (scel-

ta di fibre tessili uniformi, ottimizzazione delle risorse e dei mate-

riali rinnovabili), e in parallelo nella riduzione di risorse primarie

energetiche che vengono emesse come input nel processo produt-

tivo (ingegnerizzazione del prodotto).

Dall’altro lato, oltre ad una progettazione a monte volta a rendere

fin da subito un bene non inquinante, la riduzione di rifiuti tessili

urbani è legata ad un aumento del riciclo in termini tecnologici,

connesso allo sviluppo di attrezzatture e impianti, il riutilizzo delle

risorse e il reimpiego delle materie prime.

NOTE

1. The State of Fashion 2022, Business of Fashion, McKinsey & Company 2. Benedetti, M., Corti, F; Guagnini, C. 2022, “Il fashion tornerà di moda?”, SACE 3. https://ec.europa.eu/growth/sectors/fashion/textiles-and-clothing-industries_en 4.https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/ society/20201208STO93327/l-impatto-della-produzione-e-dei-rifiuti-tessili-sull-ambiente-infografica 5. Katherine Le, “Textile Recycling Technologies, Colouring and Finishing Methods”, UBC

Sustainability Scholar, 2018 6. https://www.bbc.com/future/article/20211105-how-carbon-might-go-out-of-fashion 7. Parlamento Europeo, L’impatto della produzione e dei rifiuti tessili sull’ambiente,

Dicembre 2020 8. “Rehubs: A joint initiative for industrial upcycling of textile waste streams & circular materials”, Euratex, Novembre 2020 9. Grafico A: Dimensione del mercato dei tessili riciclati, Recycled Textile Market, Allied

Market Research, 2021 10. Grafico B: Analisi della catena di valore dei tessuti riciclati, Recycled Textile Market,

Allied Market Research, 2021 11. Governo Italiano, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Aprile 2021 12. Rehubs: A joint initiative for industrial upcycling of textile waste streams & circular materials, Euratex, Novembre 2020 13. Proposte di Confindustria Moda per il piano nazionale di ripresa e resilienza, Confindustria Moda, 2021

This article is from: