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ROMAGNA DA (RI)SCOPRIRE E DA VIVERE ATTRAVERSO I SUOI LUOGHI, I SUOI VOLTI, I SUOI TESORI DI ARTE E CULTURA. LEGGI LE STORIE ANCHE ONLINE NEL NUOVO PORTALE IN MAGAZINE ROMAGNA.

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FORLÌ RAVENNA RICCIONE

IL MIGLIO LA CITTÀ DI FORLÌ RECUPERA E RILANCIA IL QUARTIERE RAZIONALISTA BIANCO DI ROBERTA INVIDIA

FOTO ANDREA BONAVITA

“LA ZONA È UN UNICUM NEL SUO GENERE. IN POCHE CENTINAIA DI METRI C’È UNA CONCENTRAZIONE DI STILI E DI OPERE CHE RAPPRESENTANO UNA SORTA DI “CATALOGO A CIELO APERTO” DELL’ARCHITETTURA DEL PERIODO.”

IN APERTURA UNA VEDUTA AEREA DEL “MIGLIO BIANCO” CHE VA DALLA STAZIONE FERROVIARIA A PIAZZALE DELLA VITTORIA. ACCANTO, L’ASSESSORE ALLA CULTURA VALERIO MELANDRI CHE HA LANCIATO L’IDEA. Poco più di un chilometro e mezzo, in cui si condensa un pezzo di storia di Forlì e dell’Italia con la sua più alta espressione architettonica. È quello che l’assessore alla cultura del Comune di Forlì, Valerio Melandri, ha chiamato il ‘miglio bianco’ e su cui l’amministrazione di centro-destra guidata dal sindaco Gianluca Zattini ha avviato una decisa opera di restauro. Stiamo parlando del Quartiere Razionalista di Forlì che dalla Stazione dei treni si snoda fino a piazzale della Vittoria e che comprende edifici realizzati nel Ventennio, colpiti dallo stigma Fascista e per questo lasciati a lungo al degrado, come l’ex Gil, l’ex Collegio Aeronautico, il Monumento ai caduti con le Vittorie alate e diversi altri edifici che rappresentano una

sorta di ‘catalogo a cielo aperto’

dell’architettura del periodo. “Questa zona di Forlì rappresenta un unicum nel suo genere perché in pochissimo spazio troviamo tanti stili diversi,” dice Melandri. “Per avere una va-

rietà simile, a Roma devi fare

50 chilometri passando dall’Eur al Foro Italico, dalla Città Universitaria al Palazzo Piacentini. A Forlì, in poche centinaia di metri, abbiamo l’ex Gil di Cesare Valle, le case dei Postelegrafonici, le palazzine progettate da Cesare Bazzani, l’edificio che fu l’asilo dedicato a Rosa Maltoni, ognuno di questi è ascrivibile a un periodo storico di cui il Razionalismo fu l’espressione più famosa e anche, è bene ricordarlo, l’ultima architettura italiana

conosciuta nel mondo dopo il

Rinascimento.” Un’operazione, quella di recupero e valorizzazione di un patrimonio a lungo dimenticato, che non è esente da critiche da parte di chi vorrebbe associare a questo progetto anche una sorta di ‘riabilitazione’ del regime che lo commissionò. Una lettura che l’assessore non condivide. “Alcune associazioni dicono ancora che si tratta di un patrimonio dissonante. A pensarci bene, tutti i patrimoni sono a loro modo dissonanti: l’arte ha

sempre fatto il paio con la politica, quindi, è ovvio che porti con sé un’eredità che si presta

ad essere giudicata. Vogliamo parlare di Giulio II, il ‘Papa terribile’ come venne chiamato, che posò la prima pietra dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina? Era un papa guerriero e sanguinario, allora demoliamo tutto? Cancelliamo anche Depero per il suo stretto rapporto con il Fascismo? Non deve più succedere, secondo me, che si colleghi un certo tipo di arte alla politica e la si definisca dissonante, se un’architettura è di pregio lo è anche se è stata fatta in un periodo storico buio.” Il ‘miglio bianco’, chiamato così per il colore delle architetture

dell’epoca che sono principal-

mente bianche, è uno degli asset su cui il Comune punta per convogliare su altri punti di Forlì i flussi turistici del San Domenico, che ancora oggi lambiscono il centro senza davvero interes-

UN PARTICOLARE DEL VIALE DELLA STAZIONE DI FORLÌ DOVE SI CONCENTRANO DIVERSI STILI DELL’ARCHITETTURA RAZIONALISTA. sare la città. “Certo, Forlì non è Firenze però abbiamo alcune caratteristiche che possono interessare almeno 50-100mila persone all’anno. Tra queste, appunto, c’è il ‘miglio bianco’, il Razionalismo e l’architettura del Ventennio, poi c’è Caterina Sforza, icona del Rinascimento forlivese, non dimentichiamo il Risorgimento – siamo la città di Aurelio Saffi con la sua casa museo e la sua tomba al Cimitero monumentale – e le grandi mostre del San Domenico che oggi ci caratterizzano più di tutto. Il museo sarà la punta di diamante del sistema SAN, acronimo dei tanti contenitori culturali di Forlì – San Domenico, San Sebastiano, San Giacomo, Santarelli – che saranno in piccolo il nostro Maxi di Roma a cui ci ispiriamo.” Insomma, un progetto che dal ‘miglio bianco’ si estende per mettere a sistema tutte le potenzialità cittadine. Nei progetti del Comune c’è anche un biglietto unico che metterà in collegamento le grandi mostre con gli altri riferimenti culturali. Tornando al Quartiere Razionalista (in cui rientrano per la loro collocazione anche gli ottocenteschi Giardini della Vittoria di piazzale della Vittoria, anch’essi oggetto di restauro), i lavori hanno già restituito splendore alle Vittorie alate sulla cui cima

è di nuovo accesa la lampada, spenta dopo i danneggiamenti della Seconda Guerra Mon-

diale e mai più riaccesa. Anche viale della Libertà ha una illuminazione tutta nuova e una risistemazione di alberature e pavimentazione (“non si faceva da 100 anni”); in via di rifacimento anche gli intonaci dell’ex Collegio Aeronautico (“uno dei più grandi d’Italia”) e il Comune è pronto a dar vita a due chicche che aumenteranno l’offerta per i turisti e l’attrazione verso il Quartiere Razionalista. “Nell’ex Gil sarà realizzato l’Auditorium della Musica con il contributo da parte del Conad di ben 2 milioni di euro spalmati su 20 anni, e arriverà anche il Museo nazionale della ginnastica, grazie al nostro compianto concittadino Bruno Grandi. Si farà anche il Museo del volo nell’ex Collegio Aeronautico, dove valorizzeremo il quadrilatero dei mosaici per metterli in collegamento con i mosaici antichi di Ravenna, raccontando come l’arte musiva sia stata espressione del potere in momenti storici molto diversi tra di loro.” A restauro concluso l’intenzione dell’assessore Melandri è di candidare il ‘miglio bianco’ a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. “Il Quartiere Razionalista è un modo per valorizzare e non rinnegare quello che rende Forlì unica al mondo.”

ANGOLO IN SPIAGGIA A DOHA PER I MONDIALI DI CALCIO CON L’IDEA DI GAFFURI

DI ROBERTA BEZZI DI ROMAGNA

FOTO ELISA PAOLUCCI GIANNETTONI

Se i mondiali di calcio 2022 in Qatar sono da dimenticare per l’assenza degli Azzurri in campo, al contrario sono da ricordare per la bontà dell’offerta di intrattenimento made in Romagna. Chi avrebbe mai pensato di allestire uno stabilimento balneare in stile cervese a Doha? Forse nessuno prima di Alessandro

Gaffuri, amministratore dele-

gato e fondatore di Cels Group, multinazionale già da anni attiva in Medio Oriente con un fatturato di 23-24 milioni di euro e 50 dipendenti fissi. Milanese di nascita ma ormai romagnolo d’adozione, visto che si divide tra Dubai, Doha e Milano Marittima, è noto sul territorio soprattutto per gli allestimenti luminosi e il villaggio di Babbo Natale oltre che per gli eventi estivi. Per la Fifa gestisce ben 24 progetti in Qatar, legati al divertimento e all’accoglienza dei tifosi da tutto il mondo, fra cui il bagno Angolo di Romagna, le innovative installazioni di Marco Lodola, i tunnel immersivi di un chilometro e mezzo e i sette chilometri di allestimenti sul lungomare di Doha. “Ho iniziato nel 2015 a lavorare per il governo del Qatar,” spiega Gaffuri, “realizzando manifestazioni e festival importanti, con coreografie e migliaia di droni in cielo, per investimenti anche di 4-5 milioni di euro per un’ora di show. Con tali disponibilità economiche la mia società è cresciuta in fretta, arrivando poi a occuparsi anche di concerti per le star Katy Perry e Maluma. L’idea di allestire uno stabilimento balneare in stile romagnolo,” prosegue, “nasce nell’ambito del

progetto di supporto dell’isola Qetaifan dove si ricercano inve-

stitori immobiliari. Qui mi è stata offerta l’opportunità di aiutare l’isola nel completare l’offerta della spiaggia dove c’è una Fun Zone, ossia un’area vicina agli stadi dove offrire eventi quando non c’è la partita.” Nel complesso, sono coinvolte 600 persone per un investimento totale di oltre 20 milioni di euro. Il divertimento è garantito durante tutto l’arco della giornata: di giorno in spiaggia e di notte con la musica di dj internazionali, show di droni, fiamme laser e giochi d’acqua. Tra i numerosi artisti romagnoli invitati, meritano una citazione una resident band romagnola con musicisti ravennati, forlivesi e

L’IDEA È DEL VISIONARIO ALESSANDRO GAFFURI, CEO E FONDATORE DI CELS GROUP, CHE HA PENSATO A PROGETTI PER LA GESTIONE DEL DIVERTIMENTO E DELL’ACCOGLIENZA DEI TIFOSI DA TUTTO IL MONDO.

L’ANGOLO DI ROMAGNA È FREQUENTATO SOPRATTUTTO DA RESIDENTI OCCIDENTALI E ASIATICI, OLTRE CHE DAI NUMEROSI TURISTI E TIFOSI DI PASSAGGIO. IN NUMERI: 800 OMBRELLONI, 3.000 LETTINI E 500 SDRAIO.

riminesi, dj Fabio Bartolini del Pineta, insieme ad altri colleghi della riviera, e Matteo Scaioli già di casa con la sua Maquina Parlante con cui conquista il pubblico. “A parte l’acquisizione di licenze molto care per distribuire alcolici,” ricorda Gaffuri, “non ci sono restrizioni particolari. Dimostrando una grande attenzione per la sicurezza, la Guardia Costiera locale e il ministero dell’Interno ci hanno messo a disposizione 20 bagnini locali a supporto dei 6 romagnoli portati da noi, per coprire 500 metri lineari di spiaggia.” L’Angolo di Romagna è frequentato soprattutto da residenti occidentali e asiatici, oltre che dai numerosi turisti e tifosi di passaggio. “Mancano invece i qatarini,” specifica il fondatore di Cels. “Essendo molto sensibili al tema dell’alcol, in genere non frequentano posti dove c’è poco controllo sul consumo di tali bevande.” Ed ecco alcuni numeri dello stabilimento balneare: 800 ombrel-

IN APERTURA, ALESSANDRO GAFFURI (IL TERZO DA DESTRA), AD E FONDATORE DI CELS GROUP, INSIEME AL TEAM DI QETAIFUN.

TRA GLI IMPRENDITORI COINVOLTI, C’È ALESSANDRO FANELLI DEL BANDITO DI CERVIA: “UN’ESPERIENZA MOLTO STIMOLANTE, DA RIPETERE. PROPORRE UNA FILOSOFIA È UN MODO DI FARSI CONOSCERE ALL’ESTERO.”

IN QUESTE PAGINE, LA SPIAGGIA DEL BAGNO ANGOLO DI ROMAGNA A DOHA. loni, 3.000 lettini e 500 sdraio. I materiali sono stati messi a disposizioni dagli otto stabilimenti balneari cervesi coinvolti nel progetto: Bandito, Mosquito,

Bicio, Papao, Tangaroa, Spiag-

gia 30, Cortesi e Lanzarini. Tra gli imprenditori coinvolti c’è

Alessandro Fanelli del Bandito

211. “Collaboro da tre anni con il gruppo Cels,” racconta. “Ho subito trovato il progetto molto stimolante dal punto di vista sia mediatico che delle attività. In quanto presidente della Pro Loco di Milano Marittima, oltre che presidente del sindacato Ristoratori Fiepet Confesercenti Cervia, qualunque attività di promozione turistica per me è sempre determinante. Spero che

questo progetto possa ripeter-

si.” Per Fanelli dunque questa è la strada giusta da percorrere. “Il nostro Paese è percepito come un brand,” spiega. “Non c’è ovviamente una conoscenza specifica di Cervia e del turismo classico romagnolo ma il nostro spirito festaiolo è noto. Ed è questo il motivo per cui l’offerta è stata principalmente incentrata sull’intrattenimento. Proporre una filosofia è un modo di farsi conoscere. Guardando al futuro, si può cercare di espandere l’attività, con il supporto delle istituzioni, promuovendoci nel mondo più come regione che come località. Siamo ancora indietro purtroppo, perché si investe poco in marketing e comunicazione, elementi invece fondamentali. Sarebbe bello riuscire a mettere insieme l’intrattenimento della spiaggia con il wellness e lo sport dell’entroterra romagnolo e con la Motor Valley emiliana.”

PERLA I 100 ANNI DI RICCIONE, MUSA E ICONA ITALIANA

DELL’ADRIATICO

DI LUCIA LOMBARDI FOTO EPIMACO “PICO” ZANGHERI

Lo sviluppo di Riccione da piccolo borgo agricolo a capitale del turismo nazionale prima, e internazionale poi, ha qualche cosa di unico nella storia del turismo. “Tutto parte da un treno: mezzo indispensabile per l’accessibilità e per un veloce collegamento con Rimini. L’idea di creare una piccola fermata temporanea avviene nei primi anni Sessanta dell’Ottocento a un curato di campagna, don Carlo Tonini,” racconta Davide Bagnaresi, professore e studioso dell’Università di Bologna, specializzato in tematiche storiche legate al mare, al turismo e alla storia del motociclismo. Ma a chi doveva servire quel treno? “Siamo ancora anni luce dal turismo di massa e dall’uso della spiaggia come lo intendiamo noi adesso. Però, c’è un però. Stanno uscendo da parte di dottori universitari di tutta Europa numerosi trattati medici che descrivono ampiamente le capacità curative del sole. Il sole – lo dicono i dottori – è capace di curare tutto, dalla scrofolosi al rachitismo: malattie endemiche nelle città. Ed ecco allora la seconda idea di don Tonini: portare a Riccione, col treno, bambini scrofolosi provenienti da Bologna. Il successo è immediato: a Riccione giungono nel corso degli anni un numero tale di bambini che, lungo la spiaggia, si verranno a creare dagli anni Settanta i primi imponenti sanatori.” Parte poi la seconda ondata di questo sviluppo: dove vengono ospitati i primi villeggianti? Il vuoto che da sempre contraddistingue la spiaggia inizia a colmarsi. “Si chiama passaparola. Prima i genitori dei bambini, poi aristocratici e industriali. Non esistono strutture per riceverli, locande e bagnini che rendano gradevole il soggiorno in spiaggia. I riccionesi devono

inventarsi un lavoro. Si affittano case, si creano baracche

e ripari per il sole. Lo sviluppo potrebbe sembrare lento ma è costante. Anno dopo anno le richieste crescono e allora si rendono necessari i primi piani regolatori. La zona a marina cambia il suo aspetto. Cambia il suo aspetto Viale Viola (oggi Viale Ceccarini) e nascono nuove ville. Proprietaria è, ovviamente, l’aristocrazia emiliana. Sul finire dell’Ottocento Riccione è a tutti gli effetti una destinazione turi-

RICCIONE ENTRA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO DELLA NAZIONE E DIVENTA MUSA ISPIRATRICE, OLTRE CHE DESTINAZIONE TURISTICA D’ECCELLENZA, RACCONTATA E MUSICATA.

IN QUESTE PAGINE, ALCUNE FOTO RACCONTANO LA STORIA DI RICCIONE. IN ALTO A DESTRA, IL PROFESSORE DAVIDE BAGNARESI. SOTTO, RICCIONE NEGLI ANNI SESSANTA (NELLE FOTO D’ARCHIVIO DELLA BIBLIOTECA GAMBALUNGA DI RIMINI). PH ALESSANDRO CATRANI

stica in grado di competere anche con la vicina Rimini. Ma c’è un problema: Riccione fa parte di Rimini.” Così, Riccione inizia a rivendicare la sua autonomia. “Riccione è divenuta una frazione irrequieta, tra lei e Rimini c’erano all’epoca ben 12 chilometri di terra di nessuno, di paludi. Rimini la sera è ben illuminata, a Riccione manca persino l’acqua potabile. Il divario è troppo e l’accusa da parte riccionese è quella di essere abbandonati.” Gli abitanti di Riccione iniziano con sempre maggior frequenza a chiedere investimenti per modernizzare il territorio. “Arriva poco di ciò che è richiesto,” continua Bagnaresi. “Per fortuna a colmare la lacuna ci sono benefattori (o meglio benefattrici) venuti da lontano. Il riferimento è ovviamente Maria Boorman Ceccarini.” Anno dopo anno, dalla percezione dell’abbandono si passa alla consapevolezza di potercela fare da soli. Quindi cosa succede? “Nasce la Pro Riccione, il cui scopo è quello di raggiungere l’autonomia. Ne fanno parte i primi imprenditori turistici che nel frattempo sono nati, ma anche i proprietari di villini. La ‘battaglia’ è lunga, perseverante fino all’ottenimento dello scopo: la vittoria arriva nel 1922, con Regio Decreto.” Riccione è ora una icona italiana e mediatica, entra nell’immagi-

nario collettivo della nazione

e diventa musa. Nel corso di questo secolo è stata raccontata e musicata. “È stata persino protagonista di molti film. Ma andiamo per ordine. In pochi sanno ma esiste un romanzo, si chiama Lembi d’anime, stampato nel 1919 e ambientato a Riccione. Una storia che all’apparenza può sembrarci un classico cliché ci offre invece l’immagine di una città in grande evoluzione, dove sono presenti tutti gli elementi per un futuro successo: la civettuola vita di spiaggia, il pomeriggio nei rinomati caffè e le serate alla moda sono oramai entrate a pieno diritto nella vita estiva della città. Siamo anni luce dalla Riviera raccontata da Tondelli, ma i primi richiami a una città senza orari ci sono tutti. Lembi d’anime non diverrà un best seller e verrà presto dimenticato, ma questo poco importa per Riccione. A parlare per lei saranno tra le due guerre i rotocalchi e le riviste. Nel secondo dopoguerra l’esplosione.” Negli anni Sessanta Riccione è la capitale del turismo balneare italiano e come tale entra nei cinema e nelle case di tutti gli italiani. “Valerio Zurlini (suo assiduo villeggiante) la sceglie come set di Estate violenta (1959) e per alcune scene de La prima notte di quiete (1972). Nella Perla Verde dell’Adriatico vengono girati altri film cult come La Parmigiana (1963) e L’ombrellone (1965), girato da Dino Risi. Riccione ha continuato a essere protagonista di film, basti pensare al recente successo del 2020 di Sotto il Sole di Riccione di Enrico Vanzina. Una vita meritatamente sotto i riflettori, si potrebbe dire.”

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