JOLIE PAPILLON
UNIVERSITÀ E FONDAZIONE IL
INIZIA UNA NUOVA ERA
festività 2024-2025
Apriamo questo numero con la regina del burlesque, Jolie Papillon, icona del glamour internazionale. Dialoghiamo con i protagonisti della rinnovata sinergia tra il Campus di Rimini e la Fondazione Cassa di Risparmio per lo sviluppo del territorio e incontriamo gli ideatori di The Rimineser, la rivista illustrata che racconta la città. Terzo album per le cantautrici Crista ed Elisa Genghini. Condividiamo l’entusiasmo della squadra di basket in carrozzina Riviera Basket Rimini, pronta alla sfida dei playoff. Polivalente e calorosa è la casa progettata dallo Studio Vanda Venturi Architetti a San Marino. Esploriamo il Villaggio Arcadia, un luogo in cui tutto è progettato sulla base dei principi della permacultura. Infine, lo Speciale Romagna dedicato alle eccellenze del territorio, tra gastronomia, cultura e storia. Buona lettura!
DI ANDREA MASOTTI
Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it
Anno XXIV N. 5 dicembre/gennaio
Reg. di Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n.34
Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Paola Francia Coordinamento di redazione: Lucia Lombardi Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 18/12/2024
Collaboratori: Johnny Cooke, Alberto Crescentini, Anna De Lutiis, Irene Gulminelli, Milena Massani, Flavio Semprini, Cesare Trevisani.
Fotografi: Lidia Bagnara, Collezione Catrani, Simone Maria Fiorani, Tommaso Morosetti, Fabrizio Petrangeli, Iwona Pinkowicz, Giorgio Salvatori, Veronika Vee Marks - VS Anchor Studio, Maximilian Webster - Late Night Humans.
Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
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PILLOLE
PREMIO PACE EDUCAID
SANTARCANGELO | Il Premio Pace EducAid prima edizione è stato attribuito, nella Sala Consiliare alla presenza del sindaco Filippo Sacchetti, al medico riminese Roberto Scaini, per l’impegno che dal 2007 ad oggi lo ha visto in tutto il mondo come volontario di Medici Senza Frontiere, in interventi di emergenza a favore delle vittime nei Paesi colpiti da guerre, crisi umanitarie o epidemie. “Lavorare per la pace significa costruire relazioni e creare ponti tra le persone, mettendo in primo piano la protezione, fisica e psicologica, delle vittime,” ha spiegato Ivo Giuseppe Pazzagli, presidente della ong riminese EducAid. “Abbiamo pensato a questo riconoscimento perché la nostra organizzazione ha nell’impegno a lavorare per la pace uno dei suoi valori fondanti.”
NUOVA PARTNERSHIP PER SCM GROUP
VILLA VERUCCHIO | SCM Group acquisisce il 51% di Mecal Machinery e si posiziona fra i leader mondiali di macchine e sistemi per la lavorazione dei profili in alluminio e pvc. La partnership completa l’offerta con soluzioni ad alta tecnologia per l’industria del serramento, meccanica e trasporti. L’azienda, con sede a Pavia, è verticalmente integrata con una produzione 100% made in Italy, con 190 addetti e un fatturato di 45 milioni di euro. Ennio Cavezzale resta socio con il ruolo di presidente del Cda. “L’entrata di Mecal Machinery,” dichiara Marco Mancini, ceo di Scm Group, “consente di entrare in un nuovo segmento di mercato con nuove opportunità di business a livello internazionale.”
RESTAURO DEL TEMPIETTO DI SANT’ANTONIO
RIMINI | In piazza Tre Martiri, dopo circa sette mesi di lavori, torna in tutto il suo splendore il Tempietto di Sant’Antonio da Padova, in memoria del miracolo della mula che la leggenda vuole intorno al 1227. Uno dei tesori del centro storico viene restituito alla città dopo il restauro sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e reso possibile dalla collaborazione tra il Comune di Rimini e l’imprenditore riminese Bonfiglio Mariotti, che ha scelto di sostenere la valorizzazione della celletta costruita a partire dal 1518 che, nel corso del tempo, ha subìto interventi di manutenzione e restauro in seguito al degrado dovuto al tempo e a eventi naturali.
JOLIE
LA REGINA
DEL BURLESQUE
ICONA
DEL GLAMOUR
INTERNAZIONALE
PAPILLON
LUCIA LOMBARDI FOTO IWONA PINKOWICZ
Acclamata come la ‘Regina del Burlesque Classico’ da The Stage, Miss Jolie Papillon si è formata in una delle più prestigiose accademie teatrali d’Europa, quella del Musical di Bologna. Oggi è protagonista di eventi privati internazionali di lusso e di importanti festival di burlesque. Sposata con un affermato musicista jazz, empatico e di supporto, sempre impegnato come lei in tournée internazionali.
Miss Jolie Papillon, nom de plume di una artista a tutto tondo, Ildy Schiavoncini, nelle cui vene scorre sangue riminese. Inizia a studiare danza e canto all’età di quattro anni. Crescendo, frequenta il Liceo Artistico Serpieri. E dopo l’Accademia del Musical, nel 2008 spicca il volo verso Londra, dove arriva con una borsa di studio, per poi specializzarsi sempre più e rimanerci con successo in pianta stabile. Oggi ha messo in piedi “un piccolo impero,” racconta con un accento velatamente british al telefono dagli Stati Uniti, dove si trova per un importante tour.
“Gestisco diverse attività,” spiega entusiasta. “Con il tempo mi sono trovata a sviluppare progetti sempre più grandi, anche a livello di produzioni artistiche. Mi sono completamente immersa, tanto da avere le zampine in tutti gli ambiti relativi allo spettacolo del burlesque, oltre a gestire la mia carriera personale,” che già di per sé è molto impegnativa, in quanto le richiede di “essere sempre al top, sia a livello nutrizionale sia di training.
Ora che posso, ho un team molto professionale, di cui mi fido ciecamente,” spiega affabile. “Mi occupo personalmente di tutti gli aspetti che comprendono il prodotto finale, dal servizio al cliente, al creare costumi su mio disegno, fino al design luci.”
Come dimostra il Gin House Burlesque, la produzione più famosa in Europa, di cui è a capo.
“Una review, nel senso più autentico del termine, una rivista di spettacolo, vintage, ispirata ai tempi del proibizionismo, anni 192030. Un mix tra London Speakeasy club e il
New Orleans jazz. Avvolto in una atmosfera immersiva, interattiva, abbiamo fatto 7 anni di show sold out, tutti i mesi, e ora ci concediamo un piccolo break.”
Scelta fatta per privilegiare la sua carriera, in virtù delle tantissime richieste giunte anche dall’estero, “però visto che non mi fermo mai, nel frattempo ho anche acquisito una agenzia, la Showgirl Entertainments, con ballerine di fila in Moulin Rouge style, cabaret francese. Un prodotto di alto livello per il quale ho le mie artiste, che mando a fare vari eventi, o si esibiscono con me.”
Uno dei motivi per cui se ne è andata, è che “in Italia nelle performing arts è difficile trovare lavoro costante.” Come molti altri cervelli in fuga, Ildy se ne è andata e a Londra ha trovato grande sostegno al suo talento “A 23 anni mi sono presa un anno di prova,
ORIGINARIA DI RIMINI, ARTISTA E PERFORMER
A TUTTO TONDO, JOLIE PAPILLON È ACCLAMATA COME
UNA DELLE PIÙ CELEBRI
ICONE MONDIALI DEL BURLESQUE. DOPO L’ACCADEMIA DEL MUSICAL DI BOLOGNA, NEL 2008 SPICCA IL VOLO VERSO LONDRA, OGGI SUA CITTÀ D’ADOZIONE.
facendo tante lezioni, audizioni, casting, poi ho incontrato il mondo del burlesque” e la sua carriera ha preso il via.
In principio pensava rigidamente, “secondo una concezione inculcata a scuola, per la quale avrei dovuto puntare solo ad una cosa. Ma in realtà in Accademia avevo sviluppato molte competenze: danza, canto, recitazione, dizione, solfeggio, che fanno parte delle performing arts,” aggiunge. “Nessuno ti dice che devi per forza fare solo quella cosa, altrimenti sei un fallimento. Però, quando sei giovane, se non hai qualcuno che ti guida, sei perso e non riesci a vedere out of the box.” Una volta entrata nei meccanismi della City, le si sono aperti i paraocchi e ha scoperto tante realtà. “Il varietà, i vaudeville, il musical, il circo, e soprattutto il cabaret, non come lo intendiamo noi in Italia, comico, ma di varietà. E quindi me ne sono innamorata.”
Poi un bel giorno un amico la incita a fare tutti i tipi di audizioni. “Mi presentai a una di burlesque, cercavano ballerine, mi presero per lo spettacolo di Capodanno 2010 e, da lì a un paio di mesi, ero già coinvolta nella produzione. Si erano innamorati di me, vedevano che potevo aggiungere e dare valore al loro spettacolo.” Poco dopo partecipa a una competition “organizzata per giovani, perché una ragazza aveva mollato, così mi sono fatta spedire da mia mamma un costume che ho modificato, ho creato una coreografia, tutto nella mia cameretta di Londra e, nel giro di una settimana, ho debuttato con il mio primo numero e ho vinto!” svela Ildy che, da quella volta, è diventata Miss Jolie Papillon, uno pseudonimo metaforico. “È stata una risposta dall’universo, chiamala come vuoi, quella era la mia strada. Mi sono sentita accettata per quello che ero e potevo dare. Nel giro di poco tempo mi hanno dato grosse opportunità in tutti i locali di Londra.” Il burlesque è una celebrazione del femminile, “tanti gli stili e le interpretazioni, ma nasce donna, e pone al centro l’empowerment, il nostro potere, la nostra sensualità.
san marino teatro 24_25
gennaio / maggio
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Boniardi,
Mar 14 gennaio, Teatro Titano, ore 21.00
Vladimir Luxuria
PRINCESA
Mar 21 gennaio, Teatro Nuovo, ore 21.00
Natalino Balasso, Michele Di Mauro LA GRANDE MAGIA
Ven 31 gennaio, Teatro Titano, ore 21.00
Paola Minaccioni
ELENA, LA MATTA
Dom 2 febbraio, Teatro Concordia, ore 21.00
Teatrodanza - Il Tempo Favorevole
UNA PER TUTTE: ELISABETTA SIRANI
Nell’ambito di E’ BAL Palcoscenici per la danza contemporanea FUORI ABBONAMENTO
Mer 12 febbraio, Teatro Nuovo, ore 21.00
Michele Placido, Valentina Bartolo, Paolo Gattini
PIRANDELLO – TRILOGIA DI UN VISIONARIO
Sab 8 marzo, Teatro Titano, ore 21.00
MM Contemporary Dance Company LOVE POEMS
Mer 12 marzo, Teatro Nuovo, ore 21.00
VicoQuartoMazzini LA FEROCIA
Mar 15 aprile, Teatro Nuovo, ore 21.00
Lisa Galantini, Alberto Giusta, Davide Lorino, Elisabetta Mazzullo e Aldo Ottobrino LE PRÉNOM - CENA TRA AMICI
Ven 25 aprile, Teatro Titano, ore 21.00 Karima
JAZZ INC. QUINTET FEATURING KARIMA
Dom 4 maggio P.zza Garibaldi e Teatro Titano, ore 17.00
Renzo Rubino & La Sbanda IL SILENZIO FA TOUR
Opening San Marino Concert Band FUORI ABBONAMENTO
COLLATERALI
Un fattore fondamentale nel burlesque è l’ironia, che a volte, oggigiorno, manca. Si tratta di una performance in piena autodeterminazione. Dell’interpretazione di un ruolo attoriale che si decide di portare in scena, che sia un alter ego o una versione di te più over the top, più esagerata, rimane il tuo personaggio, che ha potere quando sei Jolie, mentre quando sei Ildy è un’altra cosa.”
Quando non veste i sontuosi abiti da Miss Jolie, Ildy è una donna volitiva, che indossa le vesti di imprenditrice. “Ho sempre avuto una indole intraprendente, probabilmente presa dal papà.”
Vogue e Vanity Fair si sono occupate di lei. Mentre Dior, Hermès, Laurent-Perrier, Vogue, Porsche, YSL, Veuve Clicquot, L’Oréal, Belmond, Orient Express, l’hanno scelta per il suo approccio lavorativo. “Quello che produci attrae la clientela giusta, un pubblico che ha gli stessi valori da trasmettere. Ho il privilegio di creare una cosa che possa essere ‘papabile’ da un’audience di un
IL BURLESQUE È
UNA CELEBRAZIONE DEL FEMMINILE, “TANTI GLI STILI E LE INTERPRETAZIONI, MA NASCE DONNA E PONE AL CENTRO L’EMPOWERMENT, IL NOSTRO POTERE, LA NOSTRA SENSUALITÀ.”
certo tipo. Lavorare a testa bassa, credendo in quello che faccio, nonostante io sia una ‘expat’, sta dando grandi risultati.”
Da adolescente, alla scuola Futura come insegnante di danza moderna e contemporanea ha avuto Severine Isabey. “Mi ha riconosciuta da una foto sui social in cui apparivo con il mio nome d’arte. Dolce come sempre, mi ha chiesto da farle da guest-star per il lancio del nuovo spazio dedicato alle arti performative, è stata una emozione grandissima esibirmi a Rimini e avere un punto di riferimento così importante per il burlesque in Italia.” Jolie vuole gettare semi “non solo sul palco, ma creare opportunità di lavoro con la mia agenzia per altre performers. Più opportunità ci sono, più possiamo offrire lavoro a questi artisti che se lo meritano, studiano una vita e, alla fine del loro percorso di studi, hanno bisogno di trovare attività sicure. Quindi lasciare qualcosa alle generazioni future, per incoraggiare altre donne a seguire i propri sogni.”
CAPITALE
RINNOVATA SINERGIA TRA CAMPUS E FONDAZIONE
UMANO
Le radici possono affondare nel capitale economico o alimentarsi ricorrendo al capitale sociale. La scommessa è quella di mantenere la pianta viva e fruttuosa. La metafora serve ad attualizzare il rapporto trentennale fra il Campus di Rimini dell’Università di Bologna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini Palazzo Buonadrata ha svolto un ruolo decisivo per la crescita dell’università sul territorio, dalla sua nascita 30 anni fa ad oggi, con circa 22 milioni di euro. Un protagonismo appannato dalla crisi di Banca Carim e il sostegno è sceso progressivamente da 1,9 milioni ai 162.000 euro nel 2023 e a 85.000 nel 2024. Per fotografare l’attualità è utile un altro elemento, ossia citare Luciano Chicchi e Leonardo Cagnoli, uomini di Fondazione che, in stagioni diverse, hanno storicamente tenuto desto il dialogo, agendo su entrambi i fronti. “Il nostro dialogo si regge su due dimensioni, una di tipo istituzio-
nale in cui la disponibilità economica è centrale,” dice Alessia Mariotti, da gennaio 2022 presidente del Campus di Rimini, “ma l’efficacia nel contribuire alla costruzione del capitale culturale cittadino dipende dalla seconda dimensione, quella delle persone, dal loro portato relazionale e politico. La ‘terza missione’ voluta dal Ministero formalizza il ruolo degli atenei nei contesti territoriali e racchiude il senso di una presenza, libera percorsi più agili e ci aiuta nel trasferimento delle conoscenze verso la società civile. Su questo ci siamo ritrovati e, con la Fondazione, abbiamo avviato un lavoro in sinergia.”
A Palazzo Buonadrata da sette mesi s’è insediato Paolo Pasini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, che sulla centralità della trasmissione del sapere e di fare rete ha costruito il suo programma. “Campus e Fondazione,” dice, “condividono uno scopo fondamentale:
“IL NOSTRO DIALOGO
SI REGGE SULLA DIMENSIONE
ISTITUZIONALE, MA
L’EFFICACIA PER LA COSTRUZIONE DEL CAPITALE CULTURALE
CITTADINO DIPENDE
DALLA SECONDA
DIMENSIONE, QUELLA
DELLE PERSONE, DAL LORO PORTATO RELAZIONALE.”
lo sviluppo del territorio. Entrambi possiedono competenze e conoscenze, l’oro del futuro. Ci è parso intelligente riunirle. La ricchezza economica non basta a garantire sviluppo, al massimo restituisce una rendita di posizione. Per crescere serve consolidare il capitale culturale e se,
dal punto di vista finanziario, non siamo più nell’agio antico, abbiamo l’obbligo di percorrere la strada rimasta. Per andare dove? Guardi, è pieno il mondo di esperti che ci dicono dove andare, più difficile che dicano con chi andarci.”
“Mi rifaccio alla teoria della quadrupla elica,” rilancia la professoressa Mariotti, “imprese, istituzioni pubbliche, università e società civile, per garantire sviluppo, devono muoversi di concerto, con una visione condivisa. Il rinnovato rapporto fra Università e Fondazione va in questa direzione.”
Su cosa si fonda? “Su azioni congiunte in ambito culturale, su un’azione più capillare di sensibilizzazione nell’opinione pubblica rispetto alla risorsa che l’Università rappresenta per il territorio. Oltre all’evidente contributo sul trasferimento tecnologico verso le imprese, bisogna ricordare che siamo il più internazionale dei Campus: dei
“CAMPUS E FONDAZIONE CONDIVIDONO
UNO SCOPO
FONDAMENTALE, LO SVILUPPO DEL TERRITORIO. ENTRAMBI
POSSIEDONO COMPETENZE E CONOSCENZE.”
CULTURA
circa 5.000 studenti, il 23% sono internazionali. Si tratta di residenti temporanei che dovremmo sforzarci di far diventare definitivi, perché sono dei talenti, per usare i termini del bando regionale, che abbiamo contribuito a formare e sui quali abbiamo investito come società. Per accoglierli e garantire che restino sul territorio, occorre investire sulla residenzialità studentesca Stiamo lavorando su questo con Comune e Fondazione, ma serve anche uno sforzo maggiore da parte dei privati. La proverbiale accoglienza di questo territorio troverebbe così un ulteriore elemento di concretezza.”
“Pensiamo all’università,” aggiunge Pasini, “per il valore eco-
nomico che rappresenta, ma va considerato ugualmente il tesoro di conoscenza e competenza che garantisce. Fra pochissimi anni si dimezzerà il potenziale di iscritti ad ogni livello di istruzione,” prosegue Pasini. “Giustamente dobbiamo trattenere i giovani laureati riminesi, ma è normale che chi studia si stabilisca dove trascorre il tempo dello studio. Concordo: vanno trattenuti sia i nostri ragazzi che gli ospiti temporanei. Per dare concretezza al ragionamento serve un pensiero condiviso, attingere alle risorse della reciprocità, scambiarsi esperienze e soluzioni. Ci sono precisi studi sull’effetto diretto sull’incremento del benessere diffuso.”
Su cosa state lavorando insieme? “S’è avviata una collaborazione su momenti di incontro con studenti internazionali in ambito ambientale,” concludono Mariotti e Pasini. “I saperi devono uscire dalle rispettive mura e incontrare la comunità. Insieme al Comune ci stiamo confrontando su come intervenire per arginare l’abbandono scolastico e contrastare il fenomeno dei Neet, giovani che non studiano, non lavorano e non cercano nulla per risolvere la loro condizione. C’è un grande spazio per la comunicazione rivolta al territorio del ruolo dell’università, che non è la formazione al lavoro, ma la produzione di teste pensanti.”
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LA RIVISTA
THE RIMINESER TRIBUTO ILLUSTRATO
ALLA CITTÀ DI RIMINI
IMMAGINARIA
DI LUCIA LOMBARDI FOTO FABRIZIO PETRANGELI
Il 30 settembre 2022 vede ufficialmente la luce The Rimineser. Il progetto nasce quasi per gioco, con l’intento di creare una community di persone, per scambiare idee su arte, grafica e illustrazione, avendo come punto di riferimento The New Yorker, l’iconica rivista che più di altre nel corso del tempo ha saputo raccontare l’essenza di una città e dei suoi abitanti.
A congegnare il tutto in prima istanza è stato Luca Cavalieri, che apre subito una pagina Instagram dedicata, e un pop-up shop, ospite in un negozio. “Il progetto era una vera e propria pagina bianca, fino a che non è arrivata Caterina Mendolicchio, originaria di Rimini, architetta ed esperta in grafica e illustrazione,” racconta Luca, salernitano, insegnante di educazione fisica e da 20 anni cittadino riminese. “Con lei si è iniziato a strutturare formati e misure e a instaurare contatti diretti con gli artisti, lanciando un vero e proprio
THE RIMINESER
NASCE NEL 2022 CON
L’IDEA DI CREARE
UNA COMMUNITY
DI ARTE, GRAFICA E
ILLUSTRAZIONE E DARE
SPAZIO A CREATIVI
CAPACI DI RACCONTARE
RIMINI CON OCCHI E
STILI DIVERSI, AVENDO COME
RIFERIMENTO L’ICONICA
RIVISTA THE NEW YORKER
scouting di creativi da coinvolgere. Mentre io mi dedico maggiormente alla parte burocratica e organizzativa.” Così, i The Rimineser hanno dato avvio a una sorta di vero e proprio umanesimo contemporaneo Lei si definisce “una nomade
digitale, una vera apolide. Ho riportato il know how acquisito nel tempo in questa cosa qui. Conoscevo tutto quello che si era creato attorno all’idea del New Yorker. Il suo configurarsi nelle capitali europee, come restituzione di uno stile di vita, con l’apripista italiano: The Milaneser. Così, quando sono rientrata a Rimini, avevo già in mente questa cosa degli ‘-ers’ e ho voluto vedere se qui qualcuno si fosse già mosso in questa direzione, e mi sono imbattuta in The Rimineser.” La consacrazione avviene con la mostra estiva di questa estate al Grand Hotel. “Dopo un anno e mezzo dall’inizio, avere una idea e concretizzarla lì è stato importante e va a sostenere la bontà del progetto,” costruito attorno alle prime 52 immagini di cover story. In questo, gli artisti che si sono radunati attorno al progetto fungono da veri “ambasciatori proattivi. Non è un rapporto a senso unico ma un contenitore
di idee, ciò permette di diventare pervasivi e riconoscibili e di riportare lo stato dell’arte della Rimini attuale.”
Il progetto intende “creare una community sempre più grande, travalicare la dimensione locale, ogni rivista rappresenta una città, molti artisti sono di ado-
zione, essenza della nostra stessa città, quale polo di attrazione.” Rimini è una sorta di hub che risponde alla loro visione, utile a raccontare cose fuori dagli stereotipi. “Il calendario editoriale va in appoggio a quello che è il calendario locale di eventi,” spiegano, “per raccontarlo in modo
LA CONSACRAZIONE DEL PROGETTO AVVIENE CON LA MOSTRA ESTIVA AL GRAND HOTEL. “DOPO UN ANNO E MEZZO DALL’INIZIO, AVERE UN’IDEA E CONCRETIZZARLA LÌ È STATO IMPORTANTE.”
visivo.” Anche come promozione identitaria del territorio. “Il corpus di illustrazioni sta diventando importante, per questo stiamo valutando l’opzione di rilegare tutto in un volume che unisca racconti, ricordi, illustrazioni, pensiamo sia uno sviluppo fisiologico del progetto che qualcuno ha già fatto, come a Ferrara,” proseguono. “La cosa interessante di questi format è che, nascendo dal basso, ognuno si è costituito in forma personale, e confrontarsi con le altre realtà è
interessante poiché nella diversità si porta avanti un discorso collettivo.”
In Indonesia è stata fatta una mostra internazionale degli -ers. “Organizzare a Rimini un raduno per tutti i format italiani sarebbe un incredibile ritorno di immagine,” spiegano convinti. “Il potenziale c’è, ne siamo consapevoli, questo è il motivo per cui ci allarghiamo su Riccione e San Marino, le open call sono partite per accogliere le adesioni che lanceremo nel 2025.”
TERZO ALBUM PER LE
ARTISTE CRISTA
ED ELISA
IN VOLO
“SONO FELICE DI AVER REALIZZATO UN ALBUM IN CUI HO PARTECIPATO ATTIVAMENTE ANCHE
AGLI ARRANGIAMENTI,” RACCONTA ALESSIA PENSALFINI, IN ARTE CRISTA. “LE MIE CANZONI NASCONO IN MANIERA SPONTANEA, QUASI DI GETTO, TESTO E MUSICA INSIEME.”
zato fortemente il suo pensiero, mentre la riminese Elisa Genghini ha intitolato il suo ultimo libro Ballate per galline vecchie (Iacobelli Editore) e vede come un esempio questo volatile che “ai voli di fantasia preferisce voletti prudenti e ragionevoli, gli stessi che lentamente conducono a destinazione.”
REALIZZIAMO I VOSTRI SONNI
Se citassi la giornalista Francesca Fagnani chiedendo alle cantautrici Crista ed Elisa Genghini che ‘belve’ si sentono, probabilmente entrambe risponderebbero: “la gallina”, ma non intesa in maniera dispregiativa come erroneamente si tende spesso a fare, anzi vista come una sorta di animale guida.
La cantautrice originaria di Cattolica Alessia Pensalfini, in arte Crista, racconta sempre di essere cresciuta insieme alle galline di sua nonna che hanno influen-
Al di là di questa affinità, che si unisce a un rapporto di grande stima reciproca, le due artiste sono entrambe appena uscite con il loro terzo album: Crista con Non mi piaci ed Elisa Genghini con La pazza nella soffitta, prodotto dall’etichetta riminese Musica di Seta, fondata da Chiara Raggi. Cosa rappresentano questi lavori? “Sono molto felice di aver realizzato un album in cui ho partecipato attivamente anche agli arrangiamenti,” racconta Crista. “L’esperienza dei due dischi precedenti mi è servita per sentirmi più matura ed è stato più semplice. Avevo le idee chiare e mi sono battuta per essere ascoltata ed essere libera a 360 gradi. Al contrario dei miei colleghi, credevo tanto nel brano Cavallo pazzo e l’ho scelto come singolo realizzandone anche il video.”
Per Elisa Genghini questo pro-
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“IN QUESTO ALBUM MI RIVOLGO IN PARTICOLARE ALLE
DONNE E LO FACCIO
AFFRONTANDO TEMI
UN PO’ SCOMODI COME L’INVECCHIAMENTO O LA MATERNITÀ STROPICCIATA,” DICE
ELISA GENGHINI.
IN
APERTURA, L’ARTISTA ELISA PENSALFINI, IN ARTE CRISTA. IN BASSO, LA CANTAUTRICE ELISA GENGHINI.
MUSICA
dotto discografico “ha avuto una lunga gestazione durata anni e attraversata dal Covid e dalla maternità,” spiega l’artista. “Però è nato proprio come avrei voluto insieme al chitarrista Federico Trevisan con cui condivido il palco da vent’anni. Ci siamo chiusi in garage in maniera artigianale e siamo arrivati fino alla soffitta con un ottimo percorso ascendente!”
Brani che racchiudono mondi interiori ed esperienze di vita vissuta. “Le mie canzoni nascono tutte in maniera molto spontanea, quasi di getto, testo e musica insieme,” commenta Crista. “Lascia stare, ad esempio, l’ho sognata e appena mi sono alzata ho sentito il bisogno di
mettermi al pianoforte per finirla e fissarla. Nei testi c’è sempre qualche frase che mi appartiene ma soprattutto mi viene da riportare tutti i racconti ascoltati. Nelle scelte ci tengo a mantenere sempre intatta la mia purezza, non mi piace indossare maschere e fingermi altro da quello che sono.”
“In questo album mi rivolgo in particolare alle donne perché ce n’è bisogno,” continua Genghini, “e lo faccio affrontando temi un po’ più scomodi come l’invecchiamento o la maternità stropicciata, unendo sempre anche un tocco di ironia. Ci tenevo a parlare di donne che si affermano per quello che sono e non per forza in virtù di
qualcuno o di qualcos’altro. La pazza nella soffitta è Bertha Antoinette Mason ed è la moglie di Sir Rochester, tenuta nascosta a Thornfield Hall. Una donna che, nella versione di Charlotte Brontë, viene considerata pazza, ma nel romanzo Il grande mare dei Sargassi di Jean Rhys si riprende la dignità che merita e che legittima il suo comportamento, svelando gli orrori della violenza e della manipolazione da lei subita. In copertina poi omaggio un’altra figura, indossando la collana di Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII. I testi per me hanno sempre avuto molta importanza ed è per questo che mi sono affacciata anche all’editoria.”
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SFIDA
NUOVI OBIETTIVI IN CANTIERE PER IL RIVIERA BASKET
PLAYOFF
È cominciato tutto nel 2017. Un paio d’amici, alcuni conoscenti e una magnifica idea a frullare nelle loro menti: far nascere a Rimini una squadra di basket in carrozzina. E dalle parole ai fatti, con il Riviera Basket che partecipa subito al campionato di serie B. Uno di quei ragazzi della prima ora lo troviamo ancora coinvolto, oggi più di ieri. “C’è sempre tanto da fare, allenarsi e disputare le partite è la meno, quella è la parte più piacevole,” attacca Mirko Acquarelli, 42 anni, sulla sedia dal 2006 dopo un incidente automobilistico “Ero da solo, è stata fatale una distrazione.”
Un giocatore che ricopre pure il ruolo di vicepresidente della società – il presidente è Stefano Martinini –, così come non perde occasione per promuovere il suo sport, per farlo conoscere a quante più persone. “E pensare che da giovane giocavo a calcio, ero difensore nel Tropical Coriano, sono arrivato fino alla Promozione. Per quel che riguarda il basket, mi ero limitato a fare due tiri al campetto con gli amici,” fa sapere Mirko, che prima di mettere a fuoco il canestro da una
carrozzina – cosa peraltro estremamente complicata, poiché senza la spinta delle gambe la forza dev’essere tutta nel braccio – si era cimentato con successo in altre discipline paralimpiche, in particolare il tennis tavolo. “Ho vinto una medaglia di bronzo ai campionati italiani di Lignano Sabbiadoro,” così come non aveva esitato a lanciarsi nel vuoto con il paracadute.
Ora c’è solo il Riviera Basket, anche in questa stagione ‘targato’ Nts, realtà che partecipa sempre alla serie B. Ma rispetto al passato, quest’anno l’asticella pare essersi alzata sensibilmente.
“Vogliamo quanto meno raggiungere i playoff, poi vedremo dove riusciremo ad arrivare,” non si nasconde Acquarelli, con la sua Nts che, nella giornata inaugurale, è passata con la forza di un ciclone sul campo del Pistoia (un eloquente 20-70 alla sirena).
“Nel nostro girone Parma appare la più attrezzata, con noi e Seregno comunque nei paraggi,” aggiunge Mirko. “Poi, in un ipotetico ranking, dovrebbe esserci Brescia, quindi a seguire le due formazioni sarde, Porto Torres e
LA SQUADRA DI BASKET IN CARROZZINA RIVIERA BASKET
RIMINI È IMPEGNATA
NEL CAMPIONATO DI
SERIE B. “VOGLIAMO
RAGGIUNGERE I PLAYOFF, POI VEDREMO
DOVE RIUSCIREMO
AD ARRIVARE,” DICE
MIRKO ACQUARELLI, GIOCATORE DELLA
PRIMA ORA E VICEPRESIDENTE.
Sassari: ancora più dietro le due toscane, Livorno e Pistoia, appunto.”
Per le sue gare casalinghe l’Nts Riviera si esibisce sempre alla palestra Carim, vicino al Villaggio Azzurro. Il giorno designato è la domenica, alle 15. E in quella ‘casa’, confidando che non finisca in ammollo come è successo per l’esordio interno con Brescia, è facile che le tribune si riempiano di passione,
con Acquarelli e compagni che hanno poi regalato una piacevolissima consuetudine ai loro fans. Una sorta di ‘terzo tempo’ in stile rugby, con vinti, vincitori e pubblico a festeggiare o consolarsi insieme con una ricca merenda alla fine delle ostilità.
“La gente rimane sempre volentieri, i bambini giocano tra loro (Ndr, tra questi c’è pure la piccola Emma, 3 anni appena, orgoglio del babbo Mirko), possiamo rilassarci col sorriso sulle labbra. Si è così creato un bel clima, crediamo che lo spirito debba essere questo.”
A disposizione del riconfermato Loperfido, allenatore che scende pure in campo, altri 12 giocatori. La maggior parte sono di Rimini e dintorni, ma non mancano neppure due ragazzi di Firenze (e uno di loro, Kevin Giustino, è quello con più punti nelle mani), così come altri due vengono dalle Marche (il coach e Storoni). “Al di là dei risultati, ai quali naturalmente teniamo, il nostro obiettivo è quello di far capire che siamo una squadra di basket, non una squadra di disabili,” puntualizza Mirko. Ed è impossibile dargli torto.
GABRIELE CASANOVA, IL VISIONARIO
CONFIANCE PREMIATA TRA 700.000 AZIENDE ITALIANE
CONFIANCE SRL, STORICA AGENZIA DI CONSULENZA ASSICURATIVA DI RIMINI, PREMIATA CON IL PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO ‘VISIONARI
D’IMPRESA’ SU 700.000 AZIENDE IN ITALIA.
È soddisfatto Gabriele Casanova, il titolare di Confiance, agenzia di consulenza assicurativa storica di Rimini, in via Padre Tosi a due passi dal Parco Marecchia.
Sorridente e contento per il premio ‘Visionari d’Impresa’ indetto da Scienze Imprenditoriali in partnership con l’istituto di ricerca economico scientifica IAER e del media partner Il Sole 24 Ore , vinto pochi giorni fa e ritirato il 2 dicembre a Milano, dove sono state premiate 300 aziende in tutta Italia, su ben 700.000 esaminate
Quando gli viene chiesto cosa l’abbia reso più orgoglioso nel ricevere il prestigioso riconoscimento, Gabriele risponde: “Inizialmente ho pensato ci fosse un
errore, ho pensato anche a uno scherzo o a una truffa. Invece no, era tutto vero. La soddisfazione non è stata tanto per il premio in sé. Fa sempre piacere ricevere un riconoscimento come questo, perché significa che l’impegno e gli sforzi sono apprezzati dalla tua clientela. Ma soprattutto per le motivazioni,” dice Casanova. “ La commissione ha analizzato i bilanci di 10 anni di 700.000 imprese italiane, quindi 7 milioni di documenti che contengono informazioni economiche, patrimoniali e finanziarie. Non hanno valutato solo i fatturati e i relativi trend di crescita, ma anche la reddittività e il livello di indebitamento, valutando solidità attuale e prospettica della sin-
gola azienda. Ma soprattutto, ci è stato spiegato, è stata valutata la capacità di attrarre e trattenere clienti, cosa che è possibile solo tramite la loro soddisfazione e fidelizzazione. L’aver primeggiato nel nostro settore è un grande motivo di orgoglio per me e per i miei collaboratori, dal primo all’ultimo.”
L’attività della famiglia Casanova inizia quando Gabriele ha solo tre anni, ad opera del padre Angelo, che nasce durante la Prima Guerra Mondiale e che, nel 1958, apre la sua ditta individuale. Gabriele lo affianca già nel 1969, a soli 14 anni, quando lo aiuta a compilare le polizze con la macchina da scrivere, una Everest che ancora oggi custodisce gelosamente vicino ad una Olivetti M20. È l’estate prima dell’inizio della scuola superiore presso l’Istituto Tecnico Commerciale ‘Roberto Valturio’ di Rimini. Terminati gli studi, a metà degli Anni Settanta, Gabriele si trasferisce a Milano, dove impara il mestiere presso la direzione nazionale di una compagnia assicurativa (La Peninsulare). Quindi rientra a Rimini a fianco del padre, con cui collabora fino al gennaio del 1980, quando Angelo scompare prematuramente. Nel giro di due anni molto complicati vengono gettate le basi di Confiance, che viene fondata nel 1982 e, da allora, non ha mai smesso di crescere, ritagliandosi un posto di rilievo nel panorama economico riminese. Due ingressi importanti avvengono all’inizio e alla fine degli anni ’90,
FONDATA NEL 1982, SI È RITAGLIATA UN POSTO DI RILIEVO NEL PANORAMA
RIMINESE. “AL CENTRO DEL NOSTRO PROGETTO C’È
SEMPRE STATO E SEMPRE
CI SARÀ IL CLIENTE. SONO PIÙ ATTENTO ALLE PERSONE, CHE AI NUMERI,” DICE IL TITOLARE GABRIELE CASANOVA.
rispettivamente con Andrea Donati e Leo Casanova. “Al centro del nostro progetto c’è sempre stato e sempre ci sarà il cliente. Sono più attento alle persone, che ai numeri. Il tratto distintivo della nostra azienda è costituito da un’attività finalizzata non al maggior profitto, ma che consenta al cliente di risparmiare o di fare la scelta più corretta,” afferma Gabriele Casanova. “Anche l’orario continuato è un modo per andare incontro alle necessità del cliente. Quando as-
sumiamo una nuova risorsa, può succedere che durante il periodo di affiancamento si stupisca per il nostro modo di operare, ma ben presto comprende che questo approccio è nel nostro dna ed è una delle caratteristiche che ci differenzia dalla concorrenza.” Il premio conferma che si sta andando nella direzione giusta Oggi Confiance rappresenta, infatti, i maggiori gruppi assicurativi italiani ed esteri, e, a quasi 70 anni, Gabriele pensa al futuro. “Lavorare mi ha sempre divertito
e continuerà a farlo,” dice. Sono convinto che i risultati dei prossimi anni saranno determinati, da un lato, dalla capacità di saper approfittare delle opportunità delle nuove tecnologie, per migliorare l’efficacia dei servizi e la soddisfazione dei nostri clienti; dall’altro, dalla capacità di scegliere le nuove leve. In entrambi i casi, continuerò a farmi aiutare dai miei soci e collaboratori, dato che le risorse umane rappresentano la principale ricchezza di ogni azienda.”
SEDE DI RIMINI Via Padre Savino Tosi, 37 | T. 0541 775544
FILIALE DI MORCIANO Via Colombari, 20 | T. 0541 989835 www.confiance.it
IN APERTURA, GABRIELE CASANOVA. IN ALTO, LO STAFF AL COMPLETO DI CONFIANCE E, SOTTO, DA SINISTRA, ANDREA DONATI E LEO CASANOVA.
ARCIPELAGO
UN PROGETTO ICONICO NELLE COLLINE DI SAN MARINO
VERTICALE
Adagiata in una zona collinare all’interno del castello di Domagnano a San Marino, nell’antica terra della libertà, si trova l’abitazione realizzata per ospitare tra le sue mura una famiglia numerosa. Il progetto è stato curato in tutte le sue parti dal Vanda Venturi Architetti, lo Studio composto da lei e da due ragazze, una specializzata in rendering l’altra in esecutivi e presentation.
“Il nostro Studio si è occupato della direzione artistica, seguendo l’interior design in tutte le sue parti, dalla progettazione delle luci alla definizione di tutti gli esecutivi che definiscono la casa nel suo interno ed esterno a livello stilistico e di funzionalità,” sottolinea con entusiasmo Venturi. D_VERTICAL è il nome attribuito al progetto, ispirato alla “scelta estetica di utilizzare i listelli di legno verticale nelle zone più rappresentative della casa,” spiega la progettista. “Nato prima dell’idea, D_VERTICAL è il nostro concept, avevamo in mente di creare uno spazio polivalente e caloroso con uno stile contem-
poraneo che puntasse in alto. Volevamo realizzare una casa funzionale alle esigenze della famiglia ma nello stesso tempo anche iconica e rappresentativa.”
La committenza desiderava, inoltre, una casa che potesse consentirle di “vivere gli ambienti con una doppia funzione, capace di far sentire a proprio agio i suoi abitanti, nel calore degli spazi progettati e, allo stesso tempo, avere un luogo preposto nel quale accogliere ospiti di lavoro o gli amici,” precisa la progettista. Le metrature dell’intera casa sono ampie, si aggirano sui 1.500 mq sviluppati su 3 piani fuori terra.
“L’accesso alla villa avviene da una strada privata che porta a un piazzale in grado di ospitare fino a tre automobili, servito da una rampa di accesso al seminterrato che ospita la zona garage, un appartamento e una zona di servizio, al piano superiore la parte living con, al suo interno, quattro aree di servizio ad essa connesse, uno studio, una stanza dedicata ai giochi, un bagno per gli ospiti e due
cucine, di cui una più nascosta di servizio e l’altra più ‘estetica’.”
L’intervento messo in campo per esaudire la doppia necessità di intimità e di rappresentanza, è stato ottenuto dallo Studio di progettazione andando a configurare una sorta di arcipelago abitativo, ottenuto realizzando in uno stesso ambito tante isole comunicanti, leggibili e vivibili nella loro interezza, quindi in una dimensione più ampia, ariosa, conviviale, così come nei micro ambienti di vivibilità dedicati a una fruizione più quotidiana e domestica.
L’esempio lampante è l’arioso living, maestoso e signorile, centro nevralgico di tutta l’abitazione, fulcro simbolico, quasi una agorà familiare in cui stare assieme o cercare
un momento di intimo riposo e riparo. La sua estetica ricorda la prua di una nave in legno, come a indicare la giusta rotta da seguire nel quotidiano vivere.
Questa spaziosa area conviviale è attorniata da grandi finestre rivolte verso la costa, verso il paesaggio circostante, in cui convivono zona relax e conversazione, divisa simbolicamente in due aree apparentemente distinte, grazie a una parete sospesa dedicata alla tv.
Dalla parte opposta, invece, risiede la zona pranzo in cui un lungo tavolo conviviale abita lo spazio sovrastato da un prezioso lampadario di cristallo a serpentina che si sviluppa a tutta lunghezza.
Poco a sinistra, verso il cuore verde della casa, spicca un patio indoor per offrire un
D_VERTICAL È IL
PROGETTO DELLO
STUDIO VANDA
VENTURI ARCHITETTI, REALIZZATO ALL’INTERNO DEL CASTELLO DI DOMAGNANO, PER OSPITARE TRA LE SUE
MURA UNA FAMIGLIA NUMEROSA.
polmone, un respiro interno all’abitazione, che “con fare maestoso si appropria del suo posto.” Una sorta di hortus conclusus, uno spazio privilegiato adibito a giardino interno, segreto, cui volgere lo sguardo, in cui poter collocare le piante preferite.
Nella parte esterna al living si trova la stanza per gli ospiti con relativo bagno, con una scala si sale al primo piano superiore, dove sono poste tre camere-suite ognuna con area guardaroba e bagno.
“La camera matrimoniale è concepita come una vera e propria suite luxury,” illustra Vanda. “Come tutti i mobili della casa, anche questi sono stati disegnati dallo Studio e realizzati da artigiani di fiducia. Definirei il progetto totalmente sartoriale rispetto agli ambienti creati e alle esigenze dei clienti. Ho utilizzato molto materiali naturali che si sposano tra loro, realizzando un ambiente contemporaneo che si ispira alla natura.”
L’intero progetto ha impegnato lo Studio Vanda Venturi in due intensi e stimolanti anni. Durante la creazione di una realtà abitativa, così come avvenuto in questo caso, la cosa che conta di più per Venturi è il concept e riuscire ad assecondare le esigenze messe in campo dal committente, attraverso un saper fare e una empatia imprescindibili rispetto alle peculiarità del singolo. “Questi aspetti si possono realizzare solo se la direzione lavori e il coordinamento degli artigiani, così come quello dei fornitori, ci vengono affidati in toto. Facendo un esempio culinario, si possono anche fare le lasagne semplicemente guardando un’immagine, ma senza gli ingredienti e i passaggi propedeutici giusti, rimane sempre difficile ottenere un buon risultato.”
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TERRITORIO
NATURA
IL VILLAGGIO ARCADIA SULLE COLLINE DI SALUDECIO
OSPITALE
“Oggi tutti avvertono il bisogno di una vita diversa, di vivere in armonia sia con gli altri, sia con la natura. Al Villaggio Arcadia questo sentimento diventa reale. Proponiamo uno stile di vita più semplice e naturale senza voler per forza essere ‘contro’. Anzi, collaboriamo con altre realtà, anche se non praticano la bioagricoltura come noi. Questo perché crediamo che il cambiamento avvenga più facilmente con il contatto, con la contaminazione, piuttosto che con l’isolarsi in sé stessi.” Sono parole di Lucio Filippini, 55enne, che vive fra Cattolica e il Villaggio Arcadia sulle colline di Saludecio, del quale è stato uno dei fondatori. Filippini era un osservatore e tecnico elettorale per conto delle Nazioni Unite dell’Unione Europea.
“Ho passato quasi tutta la mia vita all’estero fra Africa, America Latina e Asia,” racconta. “Un lavoro che mi ha messo in contatto con tanti piccoli villaggi e
“È UN LUOGO IN CUI
TUTTO È PROGETTATO
SULLA BASE DEI
PRINCIPI DELLA
PERMACULTURA.
LAVORIAMO IN QUATTRO AMBITI
DIVERSI: AGRICOLTURA, EVENTI ISPIRATI
ALLA NATURA, CORSI
DI FORMAZIONE E OSPITALITÀ,” SPIEGA IL FONDATORE LUCIO FILIPPINI.
tante persone che vivevano una vita ‘diversa’, ma che era anche fatto di poche cose concrete. Io volevo creare qualcosa di reale. Qualcosa che fosse utile a chi sente la necessità di vivere più a contatto con la natura, nel rispetto dell’ambiente e delle per-
sone, concentrandosi sul rispetto reciproco e sull’aiuto. Ho iniziato a pensarci, ho studiato bioedilizia, bioagricoltura, permacultura e tanto altro e, finalmente, dieci anni fa, con un gruppo di persone interessate a questo progetto abbiamo acquistato quello che oggi è il Villaggio Arcadia: sette ettari di uliveto, una casa colonica e altri spazi. Compresa una frana molto importante che minacciava il caseggiato.”
Immagino che il lavoro in questi dieci anni non sia mancato.
“C’è stato tanto da fare,” dice.
“Per prima cosa abbiamo sanato la frana e sistemato l’uliveto che era abbandonato da tantissimo tempo. Poi ci siamo concentrati sulla casa colonica. Oggi è un posto che ci auguriamo interessi chi vuole lavorare sulla sua crescita personale attraverso il contatto con la natura.”
Cos’è oggi, il Villaggio Arcadia? “È un luogo dove tutto è progettato sulla base dei principi della permacultura. Lavoriamo
in quattro ambiti diversi. Il primo è l’agricoltura: produciamo secondo i criteri della coltura rigenerativa e ci preoccupiamo della salute del suolo. Poi, creiamo eventi ispirati alla natura: concerti, musica, aperitivi al tramonto, anche con degustazione dei nostri prodotti. Ad esempio, cuociamo la pizza nel nostro forno a terra cruda utilizzando i nostri prodotti. Inoltre, teniamo corsi di formazione: permacultura, agricoltura biologica, bioedilizia, gestione dell’acqua...
Tutti aspetti legati alla sostenibilità dell’ambiente. Il quarto ambito, finora mai sfruttato, è l’ospitalità: il casolare ora può essere adibito a bed&breakfast e speriamo presto di avere i nostri primi ospiti. Stiamo lanciando una campagna di crowdfunding per acquistare l’arredamento.” Sarà un’ospitalità legata alle vostre attività? “Il nostro non sarà un classico bed&breakfast. I turisti che vengono già da noi sono interessati a conoscere una realtà come Villaggio Arcadia e, dun-
que, praticano quello che viene definito ‘turismo esperienziale’, cioè partecipano o osservano le nostre attività. C’è anche chi viene a fare volontariato e arriva dopo essersi iscritto a piattaforme come Wwoof e Workaway: lavora con noi, fa esperienza, impara cose nuove e ottiene vitto e alloggio gratuiti. Devo dire che chi ci fa visita come turista o volontario rimane colpito positivamente dalla nostra realtà e questo a volte lo porta a ripensare il proprio stile di vita.”
ADVERTORIAL
RIMINI JEWELS
CREATIVITÀ SENZA CONFINI
L’ORAFO ROBERTO FENZL, VERA E PROPRIA ISTITUZIONE CITTADINA, CON I SUOI GIOIELLI E OGGETTI CREATI A MANO, PORTA ALTO IL NOME DELL’ARTIGIANATO
RIMINESE TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE.
Sapiente conoscenza artigiana della materia, creatività esplosiva e amore per la madre terra, fanno dell’ orafo riminese , Roberto Fenzl, una vera istituzione cittadina
Apre la sua prima bottega nel 2000 in centro storico a Rimini, da allora di tappe ne ha raggiunte a grandi passi, ampi come quelli che compie su e giù per le nostre vallate, a caccia di ispirazione, insieme al suo fidato cane Carlos. Roberto ha plasmato la sua creatività con la curiosità per ciò che c’è fuori. Il suo immaginario è ampio e variegato, libero, abitato dai viaggi avventurosi intrapresi
tra Africa, Asia e Mediterraneo. Così come forgiato dalle letture appassionate in cui si immerge, per riemergere carico di suggestioni che riversa nelle sue creazioni.
Da un anno a questa parte, il laboratorio artigianale si trova lungo una delle principali arterie cittadine, corso D’Augusto 235, a pochi passi dal bimillenario ponte di Tiberio, allestito in uno spazio voltato all’interno del seicentesco Palazzo Ruffi Briolini. Qui dà forma a gioielli e oggetti creati tutti a mano con gemme di qualità, associati a materiali preziosi e originali, che danno vita a pezzi
unici con grande attenzione al prezzo finale.
Questa nuova sede battezza anche la collaborazione fissa con Sofia Canghiari, che ha seguito la scuola del gioiello a Roma e lavora con il 3D, più Virginia Bertozzi e Arturo Ugolini. Tre allievi a cui mette a disposizione la sua creatività.
Ciò che caratterizza la mano di Fenzl è un uso della materia di grande forza e originalità, in una fusione con gli elementi, che plasma a immagine e somiglianza del pensiero che il suo lavoro vuole trasmettere.
Ricerca materiali anche inediti, da cui ricava storie, racconti ispirazionali, come fossero piccoli quadri, per dare alla luce i suoi must, come l’Anello Chiodo, realizzato con antichi chiodi del Montefeltro, frutto di una sinergia totale che si erge a ponte, testimonianza di una resilienza senza tempo, in una perfetta fusione tra le lavorazioni artigiane di fabbri del passato e la sua artigianalità in chiave contemporanea, un modo per non perdere saperi antichi, bensì recuperarli, valorizzarli, creare un anello di congiunzione e restituire oggetti di perfetta fruizione, come il fermacarte ottenuto da un enorme chiodo del 1700 di cui ha mantenuto l’ossidazione a freddo, evidenziandone l’effetto materico, impreziosito con l’apporto di argento e rubini.
Fenzl, con il suo operato quotidiano, porta alto il nome dell’artigianato riminese tra innovazione e tradizione in occasioni di grande prestigio, come il contest eu-
CIÒ CHE CARATTERIZZA
LA MANO DI FENZL È L’USO DELLA MATERIA
DI GRANDE FORZA
E ORIGINALITÀ, IN UNA FUSIONE CON
GLI ELEMENTI CHE PLASMA A IMMAGINE
E SOMIGLIANZA DEL PENSIERO CHE IL SUO LAVORO VUOLE
TRASMETTERE, CON MATERIALI INEDITI DA CUI RICAVA STORIE.
ropeo sul gioiello contemporaneo, la Roma Jewelry Week, che lo ha visto tra gli orafi creativi top del 2022, assegnandogli il secondo posto al Premio in cinque Jewels, grazie all’Anello Chiodo, in ferro antico, oro, e diamanti. Mentre per la Artist Jewels 2024 è stato selezionato l’Anello acquamarina e diamanti su oro verde. Quest’anno il Premio Rimini Mundi ha scelto le sue creazioni per insignire gli ambasciatori dell’offerta congressuale della riviera di Rimini.
Tecnica, passione e tempo sono gli ingredienti fondamentali della sua fucina. Egli entra in totale simbiosi con il gioiello che crea, per il quale calibra ogni cosa, dalla portabilità al design, affinché “cada bene”, come Il Nido, un simbolico e avvolgente anello in argento puro, reso forte e sicuro dall’intreccio di numerosi fili congiunti tra loro.
La sua creatività ha raggiunto anche il cinema, tanto da essere coinvolto nella realizzazione di props per l’horror del 2022
L’Orafo di Vincenzo Ricchiuto con Giuseppe Pambieri e Stefania Casini, tra questi l’anello con ossidiana di Pantelleria, terra con cui lui ha un legame particolare, quasi viscerale, conosciuta per essere particolarmente tagliente, ma che lui lavora per assicurarne la portabilità. L’estro di Roberto Fenzl nel produrre escamotage di scena, ha portato il film a ricevere vari riconoscimenti, tra cui quello dello Screamfest Horror Film Festival, per una creatività senza confini.
Corso d’Augusto, 235 Rimini | T. 348
IN APERTURA, L’ORAFO ROBERTO FENZL. SOPRA, LO STAFF E LE CREAZIONI DI RIMINI JEWELS TRA CUI SPICCA L’ANELLO CHIODO SCELTO DAL PREMIO RIMINI MUNDI.
Anima adriatica
Una terra. Una bottiglia. Un vino.
ROMAGNA
ROMAGNA DA (RI)SCOPRIRE E DA VIVERE ATTRAVERSO I SUOI LUOGHI, I SUOI VOLTI, I SUOI TESORI DI ARTE E CULTURA. LEGGI LE STORIE ANCHE ONLINE NEL PORTALE IN MAGAZINEROMAGNA.IT
FORLÌ-CESENA
GOURMET
RISTORAZIONE
ROMAGNA
GUIDA MICHELIN: NUOVE STELLE
DI TERRA E DI MARE
GOURMET
Due new entry e sei conferme nel firmamento gourmet della Romagna. Si è tenuta nella cornice del Teatro Pavarotti Freni di Modena, la cerimonia di presentazione della Guida Michelin 2025, giunta alla settantesima edizione. Assegnate due nuove
Stelle alla ristorazione d’eccellenza in Romagna: all’Ancòra di Agostino Iacobucci a Cesenatico, con il resident chef Marco Garattoni, e al Ristorante del Lago di Acquapartita, a Bagno di Romagna, con lo chef under 30 Simone Bravaccini. Diventa-
no così 8 i ristoranti stellati nelle tre province romagnole con la conferma della Stella alla Buca di Cesenatico, al ristorante Da Gorini a San Piero in Bagno e ai tre riminesi Il Piastrino a Pennabilli, Abocar Due Cucine a Rimini e Guido a Miramare, ai quali si aggiunge il due Stelle Magnolia di Alberto Faccani a Longiano.
“La ristorazione in Romagna gode di ottima salute, con un imprinting che va dalla montagna al mare e una cucina che sa esprimere al meglio l’area geografica di appartenenza, in un territorio con materie prime che, riscoperte e interpretate, portano a grandi risultati,” dice Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa. “I processi qualitativi,” prosegue, “partono da una solida e autentica tradizione culturale, quasi da trattoria che, nelle sue diverse espressioni, rappresenta il legame di coscienza con la terra. Alcuni di questi ristoranti
“LA RISTORAZIONE IN ROMAGNA GODE DI OTTIMA SALUTE
GRAZIE A UNA CUCINA CHE SA ESPRIMERE AL MEGLIO L’AREA GEOGRAFICA DI APPARTENENZA,” DICE
ALESSANDRO ROSSI DI PARTESA.
stellati possono essere considerati, di fatto, l’evoluzione di trattorie che hanno interpretato il dna del territorio fino all’eccellenza. Spesso li immaginiamo in una cornice barocca: non è così. Qui è la cucina che comanda.”
Dalla trattoria al fine dining, fedeli alle origini.
“La Romagna si sta valorizzando nella sua parte popolare, con un ritorno alla tradizione, e i grandi cuochi la stanno esprimendo ad alti livelli facendone un must,” continua Rossi. “Non è più necessaria la ricercatezza per dare un’idea di qualità: mangiamo meno con gli occhi e più con la bocca. Così come non è più fondamentale avere una cantina con una profondità di 2.000 mila etichette, serve invece attenzione al gusto del consumatore.”
“Oggi andare al ristorante è vivere un’esperienza,” sintetizza Rossi, “e la Romagna è al passo con le esigenze dei nuovi amanti della cucina che sono alla ricerca di un momento esperienziale che
trovano, a prezzi accessibili, nei nostri ristoranti stellati, incastonati in piccoli borghi o adagiati sulla costa.”
Attraversando le curve del tempo, attenta ai mutamenti e alle nuove generazioni, la Guida Michelin si è arricchita di caratteri contemporanei. “Vent’anni fa non c’erano le Stelle Verdi per i comportamenti virtuosi in tema di sostenibilità, che valorizzano l’aspetto salutistico e premiano piatti vegetali con valori che compensano quella che un tem-
po era la cucina borghese che usciva dai palazzi,” conclude Rossi.
È una Stella di mare quella del ristorante Ancòra di Cesenatico – con l’accento sulla ‘ò’, come specificato nel logo – la nuova avventura di Agostino Iacobucci, chef e patron del ristorante omonimo (Stella Michelin) di Castel Maggiore, a Bologna. Nei locali che per quasi vent’anni hanno ospitato il Magnolia, l’Ancòra esalta l’arte dello chef residente Marco Garattoni,
LA GUIDA MICHELIN
2025 ASSEGNA DUE
NUOVE STELLE AI
RISTORANTI DELLA
ROMAGNA: L’ANCÒRA DI CESENATICO, CON IL RESIDENT CHEF
MARCO GARATTONI, E IL
RISTORANTE DEL LAGO DI ACQUAPARTITA, CON LO CHEF SIMONE BRAVACCINI.
classe 1994, che propone piatti per lo più a base di pesce. “Un’avventura nata per caso,” racconta Iacobucci. “Conoscevamo i proprietari, mi hanno fatto una proposta e ho deciso di accettare. Avevo voglia di un ristorante di mare in cui la cucina nasce dalla contaminazione tra la Romagna e i ricordi della Campania (Ndr, Iacobucci è originario di Castellammare di Stabia), in cui il gambero viola incontra l’insalata russa e il calamaro va in gita sulle Alpi.” Lo staff è composto da giovani tra i 20 e i 30 anni. “Il futuro della cucina italiana sono loro,” dice. “A partire da un assunto: il buono a tavola è quello che vince ed è la tradizione che va avanti, grazie a
una grande tecnica e a una grande materia prima.”
Brilla nel cuore dell’Appennino Romagnolo la Stella del Ristorante del Lago di Acquapartita, frazione di Bagno di Romagna. Un progetto partito da lontano, nel 1971, con i nonni Giuseppe e Adriana, oggi gestito dalla seconda e terza generazione, da mamma Catia, papà Paolo e dai figli. Andrea Bravaccini da circa quindici anni si occupa della cantina e della carta vini, mentre suo fratello Simone, 24 anni - il più giovane chef stellato d’Italia – ha preso in mano la cucina con piatti del territorio ricercati e innovativi in cui l’abbinamento dei vini gioca un ruolo fondamentale. “La Stella
Michelin è il frutto del lavoro di squadra e motivo di orgoglio per un territorio montano come il nostro,” spiega Andrea Bravaccini, responsabile della selezione vini. “La nostra cucina è legata al territorio e seguiamo la materia prima senza contaminarla troppo,” prosegue. Corposa la carta dei vini, con 2.000 referenze e 9.000 bottiglie, per un percorso che accompagna i piatti in modo sartoriale e a misura di ospite.
IN ALTO, DA SINISTRA: LO CHEF MARCO GARATTONI, LO CHEF E PATRON AGOSTINO IACOBUCCI, E UN ANGOLO DEL RISTORANTE ANCÒRA DI CESENATICO. SOTTO, IL RISTORANTE DEL LAGO DI ACQUAPARTITA E, DA SINISTRA, I FRATELLI SIMONE E ANDREA BRAVACCINI, RISPETTIVAMENTE CHEF E RESPONSABILE DI SALA E CANTINA.
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AMORE
APERTO AL PUBBLICO PALAZZO
GUICCIOLI
DOPO
IL RESTAURO
E LIBERTÀ
Dopo tanta attesa, lo scorso 30 novembre si sono aperte le porte del nuovo Complesso Museale di Palazzo Guiccioli a Ravenna. Accoglie il Museo Byron, il Museo del Risorgimento e il Museo delle Bambole, Collezione di Graziella Gardini Pasini. Fino a qualche anno fa, passeggiando per via Cavour, inevitabilmente lo sguardo andava al grande portone chiuso di quello che sembrava un palazzo misterioso in grado di suscitare curiosità legate alle storie che, si raccontava, erano state vissute al suo interno, negli anni passati: storie d’amore ma anche di idee politiche risorgimentali. Finalmente è arrivata la fine del suo restauro e dei nuovi allestimenti. Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Ernesto Giuseppe Alfieri, alla domanda
“Può essere considerato un regalo alla città?” risponde: “Di più, molto di più. Questo museo è un nuovo punto di interesse soprattutto per i turisti, un palaz-
RIVEDE LA LUCE, NELLA
CENTRALISSIMA VIA
CAVOUR, IL COMPLESSO
MUSEALE DI PALAZZO
GUICCIOLI, PUNTO DI INTERESSE CULTURALE.
ACCOGLIE IL MUSEO
BYRON, IL MUSEO
DEL RISORGIMENTO
E IL MUSEO DELLE
BAMBOLE, COLLEZIONE DI GRAZIELLA
GARDINI PASINI.
zo antico di grande livello che si apre mostrando momenti storici di grande importanza. Pensiamo che sarà una nuova attrazione che va ad aggiungersi alle mete classiche che hanno per oggetto i nostri unici e importanti mosaici. Dobbiamo ringraziare l’idea geniale di Antonio Pa-
tuelli che, come sempre, anticipa i tempi.” Palazzo Guiccioli è un edificio storico prestigioso, intimamente legato alle vicende culturali e politiche dell’Ottocento ravennate. Collocato nel cuore della città, nella centralissima via Cavour, emerge fra le case residenziali della via, quale luogo fra i più emblematici delle memorie cittadine. Tra le sue stanze di gusto neoclassico George Gordon Byron trascorse, innamorato della giovane Teresa Gamba Guiccioli, anni felici e fra i più produttivi sul piano letterario ma anche, partecipi e protagonisti, Alessandro Guiccioli, Ruggero e Pietro Gamba, rispettivamente padre, fratello e coniuge di Teresa. Lì avvennero le prime cospirazioni politiche che portarono ai moti carbonari del 1820-21. Il piano nobile, infatti, è riservato il Museo del Risorgimento che vanta, oltre ai molti cimeli che documentano la vocazione insorgente della città con il suo contributo ai moti,
una sezione di grande importanza dedicata a Giuseppe Garibaldi e alla diffusione popolare del suo mito. Un tocco leggero ma molto interessante è dato al museo dal reparto dedicato alle bambole e ai giochi che in epoche diverse hanno rappresentato anche un metodo educativo. La raccolta è ricca e importante, è
una documentazione curata per anni da Graziella Gardini Pasini, che offre i giochi di una volta e oggetti rari che fanno del gioco una documentazione storica. Con quale spirito e preparazione si dovrebbe visitare un museo che ‘racconta’ una Ravenna che ha vissuto importanti momenti politici ma anche un filone cul-
turale e romantico? “La curiosità è sempre una buona compagnia, al resto ci pensiamo noi,” spiega la direttrice Alberta Fabbri. “Museo Byron e del Risorgimento è un percorso che attraversa due nuclei tematici diversi ma molto meno distanti di quanto non si pensi. Siamo nella dimora di Illustri, testimone silenziosa di vicende memorabili. A cominciare dalla stesura di alcuni importanti componimenti di Byron, continuando con memorie e cimeli in cui l’aura del ‘corpo’ si compie solo attraverso la parola che li nomina. Senza la partecipazione del visitatore,” precisa la direttrice, “anche il dispositivo narrativo non si aziona. Questo fa comprendere come l’orizzonte progettuale miri ad essere accessibile a chiunque.” Fabbri si sofferma poi a commentare la personalità istrionica e geniale di Byron e dei molti poeti che hanno gettato un fascio di luce nell’oscurità dell’inquietudine, concentrando l’attenzione
MUSEI
sull’individuo che ha un ruolo non trascurabile anche nella penetrazione capillare, appunto, individuale, delle istanze libertarie promosse dall’Illuminismo. Byron, geniale, silenzioso, elegante, innamorato di Teresa ma anche del paesaggio ravennate, della pineta, di Dante. Come immaginarlo? “Partirei dalla sua relazione amorosa. Per Byron l’incontro con Teresa ha la carica dirompente che batte il tempo del cambiamento. È la leva che aziona la decisione di lasciare Venezia per Ravenna. Sulle galeotte conversazioni intorno a Dante, Ravenna viene delineandosi come una terra promessa. La città che per il Sommo Poeta fu alma mater nella stagione errante dell’esilio, lasciava intravedere mondi possibili anche per chi, come lui, aveva voltato le spalle, deliberatamente e suo malgrado, alle bianche scogliere di Dover.”
Infatti a Ravenna Byron trova nuovo slancio per i suoi compo-
nimenti. La partecipazione alla vita attiva della città lo porta a cavalcare nella ‘Divina Foresta’, la pineta che ispirò Dante e Boccaccio, ma anche il luogo dove si potevano incontrare i cospiratori che qui si davano segreto convegno. Fra Europa e Mediterraneo, Byron si erge a
“IL MUSEO BYRON E DEL RISORGIMENTO È UN PERCORSO CHE ATTRAVERSA DUE NUCLEI TEMATICI DIVERSI MA MENO DISTANTI DI QUANTO NON SI PENSI, IN UNA DIMORA CHE È TESTIMONE SILENZIOSA DI VICENDE MEMORABILI,” SPIEGA LA DIRETTRICE ALBERTA FABBRI.
eroe dei due mondi. Agli occhi del pubblico inglese, Ravenna rivela il lato mediterraneo, se non proprio esotico, del ‘giovane Aroldo’.
Incontro fatale, dunque, quello tra Byron e Ravenna. Byron e Risorgimento, a Ravenna, non sono poi così distanti.
LA CITTÀ
TOMMASO PANOZZO
ALLA RICERCA
DELLA
RIMINI
SCOMPARSA
PERDUTA
Ricostruisce la Rimini dell’ultima estate di pace, il giovane studioso Tommaso Panozzo, nel suo ultimo volume dal titolo La città perduta. Itinerari alla ricerca di una Rimini scomparsa, con la prefazione di Stefano Pivato e un ricco apparato iconografico fornito dal collezionista Alessandro Catrani. E lo fa cercando di immortalare la città del 1939 “un momento prima che le bombe e la successiva ricostruzione la facessero sparire per sempre,” dice. “Negli ultimi decenni, infatti, è nato quello che ho definito il mito della ‘città perduta’, una Rimini distrutta dalla guerra spesso oggetto di dibattito, ma di cui però la maggior parte degli attuali riminesi ha solo un’idea approssimativa. Ho pensato fosse interessante ricostruirla, almeno su carta, per permettere al lettore di farsi un’idea precisa su come fosse viverci o andarci in villeggiatura.”
Il volume è stato pensato come una guida impossibile a una Ri-
“SEMBRA ASSURDO
CHE UNA CITTÀ COSÌ
MARTORIATA SIA
RIUSCITA A RIPARTIRE
IN POCHI ANNI, RICOMINCIANDO
A SCRIVERE IL
ROMANZO DELLA
PROPRIA STORIA. UNA
RINASCITA FIGLIA
DELL’INTRAPRENDENZA.”
informazioni indispensabili per godere di un piacevole soggiorno in riviera: annotazioni su teatri, cinema, impianti sportivi e trasporti. Infine le zone in cui un villeggiante non si sarebbe mai avventurato: le parti degradate e quelle destinate alle attività agricole o industriali.”
mini che non esiste più e si compone di cinque parti. “La prima è dedicata alla Marina, l’effimera città che ogni estate riprendeva vita sulla costa per accogliere turisti,” spiega Panozzo. “Poi il centro storico, ricco di preziose testimonianze del passato, ma anche di interessanti iniziative culturali e commerciali. Nella terza parte invece sono riunite le
Attraverso questo gioco di parallelismi tra ieri e oggi, in una Rimini pre-bombardamenti, Panozzo conduce il lettore a passeggio “per viale Principe Amedeo, non prima però di essere passati a provare un abito dalla sarta Porcellini, pronti per partecipare una serata al Casino Municipale. Poi la nostra camminata prosegue lungo le altre due arterie della Marina, viale Vespucci e il nuovo Lungomare, prestando attenzione alle ville, agli alberghi, ai ristoranti che avremmo incontrato lungo il nostro cammino,” prosegue l’autore.
Quindi partiamo alla ricerca delle chiese e dei palazzi del centro storico, senza dimenti-
IL GIOVANE STUDIOSO
TOMMASO PANOZZO
NEL SUO VOLUME
DAL TITOLO LA CITTÀ
PERDUTA. ITINERARI
ALLA RICERCA DI UNA
RIMINI SCOMPARSA
RICOSTRUISCE LA CITTÀ DELL’ULTIMA
ESTATE DI PACE.
RICCO L’APPARATO ICONOGRAFICO DI ALESSANDRO CATRANI.
care le tante botteghe aperte per il corso. E, dopo essere entrati al teatro Vittorio Emanuele II, seguiamo il percorso che da piazza Malatesta porta verso lo stadio appena inaugurato. Infine, un passaggio nelle zone più malfamate della città: il lurido borgo di S. Giuliano, le case di tolleranza della Castellaccia e le isole delle colonie a Miramare e a Igea.” Il ricco corredo di immagini, oltre 130, proviene dalla preziosa collezione di Alessandro Catrani. “Non si tratta solo di fotografie, ma anche di depliant, opuscoli, programmi, cartine turistiche: un apparato iconografico che costituisce un elemento fondamentale per permettere al lettore di ‘tornare’ nella Rimini di allora.”
Particolare attenzione è stata prestata a non utilizzare, ove possibile, fotografie e illustrazioni già pubblicate in precedenza. “Lo scopo del libro è infatti quello di far vedere la Rimini degli anni Trenta con occhi nuovi, senza pregiudizi di sorta, rimanendo incantati dalla sua modernità, senza però dimenticare le sue miserie e, in generale, i suoi aspetti negativi.”
Il libro si distingue in primo luogo per non limitarsi a raccontare un aspetto specifico della Rimini di allora, ma di abbracciare un po’ tutta la città, dalle parti più celebri rimaste nell’immagina-
rio collettivo, fino a quelle più nascoste e dimenticate. Particolare attenzione è poi “riservata al costume e alla vita quotidiana: leggendo il volume non ci si imbatte in una lunga sfilata di fredde descrizioni di monumenti oggi scomparsi.”
Uno degli obiettivi è stato infatti proprio quello di non soffermarsi unicamente sugli aspetti urbanistici o architettonici della Rimini di allora, “ma di raccontare come vivevano i suoi abitanti, con quali problemi dovevano confrontarsi, con quali atmosfere avremmo potuto vivere entrando in un cinema o al mercato.”
Ciò che ha stupito Tommaso e stupirà il lettore nel leggere il volume e nel consultare le due mappe, in cui è indicata l’esatta collocazione degli edifici descritti nel libro, è l’incredibile numero di “testimonianze del passato e, in generale, di strutture andate perdute,” dice. “Sembra assurdo, vista con gli occhi di oggi, che una città così martoriata sia riuscita a ripartire nel giro di pochi anni, ricominciando a scrivere il romanzo della propria storia. Una rinascita figlia dell’intraprendenza dei suoi abitanti, un’intraprendenza che però, ha mietuto più di una ‘vittima’.”
BOTTEGA 77
TRADIZIONE LOCALE, ESPERIENZA GLOBALE
Quello intrapreso da Mirco Delvecchio negli ultimi 25 anni è stato un viaggio professionale e personale per le cucine di mezzo mondo che lo ha riportato alle origini famigliari e professionali. Una doppia dimensione, globale e locale, che Mirco ha condensato nella Bottega 77, il locale aperto nel 2022 in via Destra del Porto.
BOTTEGA 77
NEL CUORE DI MARINA CENTRO
È UN LUOGO CHE
ASSIEME AL CORPO NUTRE ANCHE
L’ANIMA, GRAZIE
ALLA DIMENSIONE
LOCALE E GLOBALE
DELLO CHEF MIRCO
DELVECCHIO.
Per capire perché la ‘Bottega’ è un luogo che assieme al corpo nutre anche l’anima, bisogna prestare attenzione ai particolari che emergono appena si varca la soglia, ancora prima di ammirare le delizie create dallo chef: il sottofondo di musiche di Frank Sinatra ed Elvis Presley (che Mirco canticchia durante il servizio), i volumi di cucina ed enologia da sfogliare mentre si ordina, la cucina a vista – “essere trasparenti quando si cucina è fondamentale,” afferma. Su tutto un’aria da locale internazionale nel cuore di Marina Centro Non stupisce quindi che nel menù si trovino piatti iconici (signature, direbbero gli americani) come i carciofi al tegame, gli spiedini di pesce, l’ossobuco e le lasagne verdi, accanto a inediti come la guancia di manzo brasata al Sangiovese, il purè di patate e stracchino, o i moscardini brasati ‘alla Luciana’. Se siete appassionati di cassoni , anche in questo caso Mirko abbina magistralmente i grandi classici (pomodoro e mozzarella, erbe,
patate e salsiccia) con gusti più ricercati come zucca, salsiccia di mora romagnola e pecorino di fossa di Sogliano, oppure patate, tartufo e Camembert.
“Per me lo chef non è quello che sta 30 anni nello stesso ristorante a rincorrere la stella Michelin, ma quello che si sposta per conoscere tutte le cucine e le loro peculiarità.” E di cucine, nel suo intenso viaggio, Mirco Delvecchio ne ha conosciute tante. Origini in una famiglia di albergatori di Rivabella, scuola alberghiera a Marebello, ‘ragazzo di bottega’ da Derrik Freddi, monumento della pasticceria nazionale, le stagioni in Romagna e la ‘scuola’ di Summertrade. Arriva il tempo di tirare fuori il passaporto e di mettere i timbri di locali che portano il nome di Le Ecaille du PCB a Parigi, Halkin a Londra (by Gualtiero Marchesi, guidato dallo chef stellano Stefano Cavallini), Le Cirque 2000 a New York, Nobu a New York e Miami. Robert De Niro gli chiede di aprire i suoi ristoranti AGO a New York e Las Vegas, poi pastry chef al Balthazar di New York, quindi a Los Angeles: da Spago Beverly Hills e da Angelini Osteria. Non è questione di nomi altisonanti ma di sostanza, che Mirco Delvecchio ha riversato con successo nella sua Bottega. “Ingredienti di primissima qualità, sapori veri e il sorriso” è la ricetta che lo porta ad amare il suo lavoro e che ha conquistato centinaia di riminesi che frequentano la sua Bottega e che Mirco mette a disposizione di persone, famiglie e aziende. Tutte desiderose di farsi accompagnare in giro per il mondo… sedute alla propria tavola.
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