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Alice Audouin Emilie ecologista in carriera © 2010, Edizioni Ambiente S.r.l., via Natale Battaglia 10, 20127 Milano www.edizioniambiente.it; tel. 02 45487277 © 2010, Alice Audouin Progetto grafico: GrafCo3 Milano Immagine di copertina: © Gipi Titolo originale Ecolocash. Une écologie de circonstance Alice Audouin © 2007, Anabet éditions, Paris Tutte le edizioni e ristampe di questo libro sono su carta riciclata al 100% Finito di stampare nel mese di marzo 2010 presso Genesi Gruppo Editoriale – Città di Castello (Pg)
Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti accaduti o persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
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Emilie ecologista in carriera
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Indice
Una bella opportunità
11
Un erbario che cade a fagiolo
17
Una questione di accessori
21
Il vantaggio di essere un mammifero
25
Delusione all’Amazon Brunch
31
Botanica metropolitana
35
Parente, ma molto differente
39
Proletari, abbronzatevi!
45
Un flop low-cost
53
Un carrello della spesa per il Perù
59
L’utilità delle foto delle vacanze
63
Ambiguità di un premio
67
Due marionette
69
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Caccia alla CO 2
75
Una scomoda verità
81
La donna del chimico
87
La solitudine della cavia
97
Ossigeno dai conti
105
Un casting facile facile
107
Champagne, ma rigorosamente bio
111
No Logo(rrea)
115
Un’ispezione capillare
123
Rompere il silenzio
131
Un regalo avvelenato
135
Cinque stanze, due eco-rifugiati
141
Diventare CO 2 Free
145
Scegli da che parte stare
149
Una scoperta sgradevole
157
Sotto inchiesta
161
Ritrovare sé stessa
167
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“Come si può vivere senza auto, senza supermercato, senza freezer? Non si può fermare tutto da un giorno all’altro!” “Grazie alla bici, all’orto e ai pannelli solari, il mio impatto sul pianeta è solo di tre tonnellate di CO2 l’anno, cioè cinque tonnellate in meno dei miei concittadini. Se tutti facessero come me ce la potremmo fare.” “Perché dovrei preoccuparmi di qualcosa che non mi riguarda in alcun modo? Non mi interessa nemmeno il mio vicino di casa; non comincerò certo a preoccuparmi del futuro del clima!” “L’unica soluzione è la rivolta. Bisogna passare all’azione contro il nemico. E il nostro nemico sono le multinazionali!” “Troveremo come sempre una via d’uscita. Dicono che diffondendo zolfo nell’aria, la CO2 sparisca. Si parla anche di come utilizzare l’energia delle maree. In ogni modo, ce la caveremo.”
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“Il riscaldamento globale è il mercato di domani. Con le energie rinnovabili e i prodotti ecologici si faranno i soldi e anch’io li voglio fare!” “Non ho idea di cosa sia lo sviluppo sostenibile ma ha un nome orribile, non mi interessa!” Estratti dalla posta delle lettrici della rivista Donna bella e ribelle, nel numero speciale “Voi e il riscaldamento globale”.
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Una bella opportunità
Lo sviluppo sostenibile è il futuro. E il futuro è un mercato. Charles d’Urville, fondatore della società di consulenza dove lavora Emilie, non è certo famoso per la sua simpatia verso le cause perse. Quando Emilie riceve il messaggio che annuncia la creazione di un nuovo “settore sviluppo sostenibile” all’interno dell’azienda, invia all’istante la sua candidatura. Conosce la regola: chi primo arriva meglio alloggia. Per riuscirci non c’è che un modo, anticipare le tendenze e cogliere le occasioni. Emilie lo sa. Dalla sua postazione di lavoro al 22° piano della torre Prometeus, punta agli uffici con vista panoramica del 33° piano, riservati agli associati. Ma c’è un problema: l’annuncio parla chiaramente della necessità “di un’autentica fede ecologista e di una buona conoscenza dell’ambiente”. Emilie ha i suoi dubbi, soprattutto per ciò che riguarda l’autentica fede. Cosa potrebbero pensarne i colleghi che la sentono parlare più dello shopping del fine settimana che di volontariato alla protezione animali? In ufficio crederanno mai che vi sia anche solo un briciolo di coscienza ecologica in lei?
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Beh, qualcosa in fondo c’è: da quando ha smesso di fumare è diventata un’accanita nemica delle sigarette. È lei che ha piazzato un piccolo cartello nella saletta relax: “I non fumatori hanno il diritto di bere il caffè senza essere affumicati. Grazie per la vostra comprensione”. Certo, combattere l’inquinamento di una stanza non è un granché come gesto ecologista... Ama anche i cavalli, o meglio, amava un cavallo, il suo, prima che morisse. Un cavallo fa parte della fauna in pericolo, torturata nei macelli, ma non si può certo dire che sia una razza in via di estinzione. Cos’altro ci può essere? Frequenta ristoranti bio soltanto per evitare le patatine fritte e i due chili in più la settimana! Anche mangiare bio è una forma di rispetto per la natura? Emilie decide di aggirare l’ostacolo e di fingere una passione mai confessata. Scrive: “Nella vita di tutti i giorni sono un’autentica eco-cittadina. Vado al take away col mio contenitore per evitare che mi diano le confezioni usa e getta. Con il mio compagno andiamo a comprare il vino in una tenuta il cui proprietario odia i pesticidi. Siamo amanti della bicicletta, che usiamo soprattutto quando siamo in vacanza a Formentera, che è davvero ben attrezzata per questo. È da quando sono piccola che desidero proteggere l’ambiente. Il riscaldamento globale è un’autentica minaccia per il pianeta e i suoi abitanti. La mia coscienza di ecologista mi impone di dedicare i prossimi anni a cercare di evitare il peggio”. Emilie invia per posta elettronica la propria candidatura all’associato incaricato della creazione del nuovo settore, Marc Pouillet, e al presidente della
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società, che si è riservato la supervisione al progetto. Non contenta, aggiunge: “Già esperta di sviluppo sostenibile, sarà un piacere per me potervi mettere a disposizione le mie conoscenze; preventivate l’impegno di almeno tre ore per un’introduzione alle nozioni base. Emilie Ebelmen”.
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Un giorno l’aria sarà irrespirabile. Dobbiamo aspettarcelo ma senza per questo cedere e farci prendere dal panico. La tecnologia contribuirà ai nostri adattamenti, proponendoci nuovi gadget, come un filtro per l’aria installato direttamente in gola o maschere antigas disegnate dai migliori stilisti. E se a cambiare fosse, addirittura, direttamente il nostro corpo? Vivremo con polmoni “nuova generazione” trapiantati fin dalla nascita? O abiteremo sotto la protezione di enormi bolle d’aria filtrata che sovrasteranno le città? Forse in questo caso ci eviteremmo gli interventi chirurgici. Ma come faranno quelli che non potranno permettersi né operazioni né le infrastrutture? Moriranno? In ogni modo, a lungo termine, non sfuggiremo alle mutazioni genetiche. Il nostro corpo si trasformerà in risposta alle nuove caratteristiche di tossicità dell’aria. Il nostro apparato otorinolaringoiatrico muterà e svilupperà un tessuto più resistente; la statura diminuirà, e anche il cervello si rimpicciolirà per mancanza di ossigeno; naso e polmoni diventeranno più grandi per assimilare meglio ciò che è diventato così raro; apparirà un terzo rene dedicato allo smaltimento delle centinaia di sostanze chimiche che il nostro organismo sarà desti-
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nato ad assorbire, e la nostra pelle diventerà più scura per adattarsi agli UV non più filtrati dallo strato d’ozono, che a quel punto sarà scomparso. Il nostro nuovo aspetto – bassa statura, la pelle scura, con una cassa toracica più grande e un cervello più piccolo – sarà la conclusione del processo evolutivo dell’uomo: il ritorno al punto di partenza. Articolo postato da Nils, studente in medicina, sul blog “Darwin e Gaia”.
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Un erbario che cade a fagiolo
Emilie segue commossa in tv la storia di una vecchia coppia di gorilla e sussulta quando Antoine entra nell’appartamento con un hamburger in mano urlando: «Presto, metti la partita!» «Antoine, credi che una scimmia possa amare?» «No. Presto! La partita!» Emilie cambia immediatamente canale. Nell’intervallo, Antoine ne approfitta per accendersi una sigaretta, correre in cucina a prendere del surimi e leggere le mail sul cellulare. Alla fine, trova il tempo di guardare Emilie aprendo una lattina. «Antoine, ho appena proposto la mia candidatura per il nuovo settore sviluppo sostenibile dell’azienda.» «Sì?» «Voglio giocare la carta dello sviluppo sostenibile. Tutti i vincenti ne parlano.» «Tesoro, sono direttore generale da cinque anni, la mia società cresce del 50% l’anno e non ho pronunciato una sola volta la parola sviluppo sostenibile; cosa intendi per vincenti?» «I vincenti di domani! Non ti accorgi che giornali e rivi-
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ste parlano solo dell’energia verde, della moda etica, del commercio solidale!» «D’accordo, i vincenti di domani sono certamente quelli che inventeranno una tecnologia pulita a energia rinnovabile, sono d’accordo, ma nelle aziende o nel campo della consulenza lo sviluppo sostenibile non se lo fila nessuno, non ci vedo enormi possibilità di carriera. Hai mai letto una sola intervista a un “Responsabile dello sviluppo sostenibile” sulla stampa economica? Pensaci bene prima di lanciarti, secondo me stai prendendo un grosso rischio.» «Credi che sia un errore?» «Ma lo sai anche tu che l’ambiente o il sociale non sono quello che conta per un’azienda. Lo sviluppo sostenibile è per militanti che non hanno paura di sacrificare la loro carriera o al massimo un incarico per stagiste part-time. Non è così che riesci a entrare tra i quadri dirigenziali. Però, se ti tenta, prova, ci sarà sempre tempo per cambiare.» «... sento che è il mercato del futuro.» Emilie si rannicchia tra le braccia di Antoine. D’un tratto salta su gridando: «Trovato!», corre nel suo studio e si mette a frugare tra i vecchi ricordi, sopra l’armadio. Scorge uno scatolone dei tempi delle medie e ritrova un quadernone pieno di nomi di piante e di foglie attaccate con lo scotch, l’erbario realizzato quando era in terza. Ne scorre le pagine, assapora la scrittura delicata della penna stilografica, i nomi così complicati, e si sente sollevata. Scannerizza tutte le pagine e apre subito un blog che chiama “Passionerbario.blog.com”. Eccola l’autentica prova del suo amore
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per la natura. Sullo slancio, manda un messaggio sulla rete interna dell’azienda: “Scoprite l’erbario di Emilie, botanica per passione”. Alle due del mattino va finalmente a dormire. Dove c’erano dei dubbi ora c’è la certezza delle proprie chance di ottenere il posto.