I NEGOZIATI SUL CLIMA
storia, dinamiche e futuro degli accordi sul cambiamento climatico
Federico Brocchieri
I NEGOZIATI SUL CLIMA Storia, dinamiche e futuro degli accordi sul cambiamento climatico
nuova edizione
Federico Brocchieri i negoziati sul clima storia, dinamiche e futuro degli accordi sul cambiamento climatico nuova edizione realizzazione editoriale
Edizioni Ambiente www.edizioniambiente.it
coordinamento redazionale: Diego Tavazzi cover: Mauro Panzeri infografiche: VisiOnAir Studio impaginazione: Roberto Gurdo immagine di copertina: Variazione delle temperature medie globali dal 1850 al 2019. © Ed Hawkins (University of Reading) – CC BY 4.0 – https://showyourstripes.info
Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo di:
© 2020, 2022 ReteAmbiente Srl via privata Giovanni Bensi 12/5, 20152 Milano tel. 02.45487277, fax. 02.45487333 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore ISBN 978-88-6627-352-3 Seconda edizione Finito di stampare nel mese di gennaio 2022 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy i siti di reteambiente
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sommario
prefazione
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scienza, storia e futuro: le premesse per comprendere il problema
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come funziona il negoziato: dall’unfccc alle cop
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i primi vent’anni di negoziati
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la cop21 e i negoziati post-parigi
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verso la cop26: le sfide negoziali nel difficile contesto globale
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la cop26: la diplomazia del clima riparte
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cambiamento climatico e negoziati: dati e infografiche
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conclusioni: le risposte alle grandi domande
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approfondimenti
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acronimi
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riferimenti
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ringraziamenti
167
Questo libro è dedicato alla mia famiglia, e alle geometrie variabili che la rendono unica.
prefazione
Per molti di noi, il pensiero del cambiamento climatico costringe a mettere in discussione l’idea, con cui siamo cresciuti, che l’umanità possa disporre di risorse naturali illimitate. Di più, costringe a immaginare il paesaggio naturale e antropologico che fa da sfondo al nostro essere in vita in maniera radicalmente diversa da come si presenta oggi. Desertificazioni, inondazioni, flussi migratori, epidemie, imprimeranno a questo paesaggio cambiamenti così estremi da mettere in pericolo la stessa sopravvivenza della nostra specie. La scienza non lascia più adito a dubbi: è ormai certa la natura antropica del cambiamento climatico ed è “virtualmente certo” il riscaldamento globale. Sappiamo che per gli economisti si tratta di un “cigno verde”: un evento dalle conseguenze straordinarie e irreversibili, di cui è certo il verificarsi, con l’incertezza che riguarda solo il momento in cui accadrà (certus an incertus quando, direbbero i giuristi). Eppure, per istinto, siamo abituati a misurarci con il presente e a valutare ogni comportamento senza considerare gli impatti di lungo periodo, al più misurando in base al metro della prevedibilità nell’arco della nostra vita. Ci diventa così difficile immaginare un futuro in cui, a causa dei nostri comportamenti di oggi, possano manifestarsi eventi catastrofali di tale magnitudine da modificare drasticamente le stesse coordinate, fisiche e culturali, in cui inquadriamo il nostro stare al mondo. Ma il presente, l’orizzonte temporale entro il quale misuriamo le conseguenze dei nostri comportamenti, ha una misura diversa per i più giovani, che percepiscono meglio come l’accelerazione dei fenomeni indot-
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i negoziati sul clima
ti dal cambiamento climatico possa rientrare nel loro percorso di vita, stravolgendolo, ricavandone una spinta urgente all’inversione di rotta. I giovani hanno, quindi, una visione più lucida, vedono nel loro presente le conseguenze del cambiamento climatico e, in questo senso, ne ricavano maggiore coraggio nell’azione. Non a caso è giovane, se pure ricco di esperienza, Federico Brocchieri, l’autore del libro I negoziati sul clima, che ci aiuta a capire, con linguaggio chiaro e accessibile, quello che succede al pianeta e le risposte che possiamo dare attraverso una collaborazione globale fondata sui negoziati multilaterali. È nobile la finalità del libro: accrescere la consapevolezza della questione climatica e, soprattutto, della possibilità per l’umanità – unica specie sul pianeta ad avere questo privilegio e questa responsabilità – di decidere del proprio avvenire e dell’avvenire delle altre specie. Necessaria, in tal senso, è la comprensione dei meccanismi della politica internazionale, alla cui attenzione il tema climatico si è progressivamente imposto nell’ultimo ventennio, in un gioco di vasi comunicanti con l’aumentata coscienza dell’opinione pubblica. La prima si è mossa a livello multilaterale, conscia che la cura della casa comune, nelle parole di papa Francesco, richieda un approccio globale e una cooperazione internazionale che superino la contrapposizione ideologica fra visioni diverse della realtà e, tanto più, fra generazioni. I negoziati sul clima, ben descritti nel libro, e avviati con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, hanno nel tempo portato a risultati notevoli. Gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi guidano e condizionano le politiche dei paesi aderenti e le strategie delle imprese. Quelle energetiche, in particolare, sono state chiamate a una grande assunzione di responsabilità, perché è evidente il nesso tra la generazione energetica basata sui combustibili fossili e l’aumento delle emissioni di gas climalteranti. La consapevolezza avviata in quella sede ha imposto con sempre maggior forza di ricorrere a un piano di graduale sostituzione del carbone con altre fonti energetiche, in particolare con fonti rinnovabili, insieme allo sviluppo di reti intelligenti e resilienti e di sistemi di accumulo.
prefazione
L’Europa per prima, con il Green Deal, ha assunto un ruolo di guida culturale, prima che economica, avendo capito che questa transizione deve essere accompagnata da una trasformazione economica e industriale che garantisca l’inclusione sociale, attraverso la decarbonizzazione di settori industriali e delle attività quotidiane, la digitalizzazione e l’elettrificazione dei consumi, l’adozione di soluzioni innovative di economia circolare. Solo in questo modo si potrà raggiungere un modello inclusivo e sostenibile che porti del bene al pianeta, alle persone e all’intera economia. Il piano culturale e valoriale non esaurisce di certo la portata del Green Deal. Il vantaggio economico di un sistema sostenibile è ormai pienamente riconosciuto dalla comunità finanziaria, che con crescente convinzione considera le imprese che adottano una strategia sostenibile meno rischiose, più resilienti e capaci di creare valore nel lungo periodo. Una prova concreta si è avuta proprio nella recente pandemia, cui le imprese più sostenibili hanno reagito meglio, facendosi trovare preparate anche a un evento così grave e difficilmente prevedibile. Ma l’emergenza della pandemia ha messo in luce anche un altro aspetto comune alla crisi climatica, vale a dire le forti ripercussioni globali di quello che avviene in un singolo paese e la stretta dipendenza con gli altri esseri viventi e con l’ambiente che ci ospita. Di qui la necessità di affrontare la questione allontanandosi da miopi nazionalismi e rivalità strategiche, abbracciando con convinzione un approccio multilaterale – unica soluzione per creare un sistema di regole globali che crei sicurezza, libertà e prosperità – che contribuisca ad accrescere il livello di ambizione dell’azione contro il cambiamento climatico. L’Italia, che in virtù del partenariato con il Regno Unito nel 2021 ha ospitato la Pre-COP26 e l’evento Youth4Climate, da cui sono emerse numerose proposte concrete in parte recepite dalla COP26, sarà in grado di proporre obiettivi ambiziosi e di difendere il diritto a quel futuro sostenibile di cui i giovani, come Brocchieri, hanno capacità di parlare con sguardo lungo e profondo. Michele Crisostomo, Presidente Enel e Presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Enel
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scienza, storia e futuro: le premesse per comprendere il problema
il clima e il cambiamento climatico “Ho visto The Day After Tomorrow:1 moriremo tutti in pochi giorni?”, mi chiese uno studente al primo anno di liceo, con uno sguardo che lasciava trasparire un sentimento di curiosità mista a preoccupazione. “Ma no! Se, però, non metteremo in atto misure drastiche per ridurre le emissioni e contenere il riscaldamento globale, gli impatti dei cambiamenti climatici potrebbero minacciare le vite di sempre più persone”, risposi. “Riscaldamento? Ma come, non ci sarà un’era glaciale?”
1 The Day After Tomorrow (L’alba del giorno dopo), 2014, è un film di Roland
Emmerich. Il film, ambientato in epoca contemporanea, racconta l’arrivo di una nuova era glaciale a causa del cambiamento climatico, e in particolare per via dello sconvolgimento dell’equilibrio idro-salino dovuto all’intensa fusione dei ghiacci delle calotte polari, con il rilascio di una grande quantità di acqua dolce in prossimità dei punti di inabissamento della corrente nord-atlantica. Nel dettaglio, la diluizione delle acque dense e pesanti a opera delle masse d’acqua dolce impedisce alla corrente di “sprofondare” e dunque chiudere il ciclo della circolazione oceanica, determinandone il blocco. Il collasso della circolazione fa venire meno l’apporto di calore nelle regioni dell’emisfero settentrionale, determinando sconvolgimenti estremamente rapidi nel clima (rispetto ai tempi geologici terrestri) che portano alla formazione di super celle atmosferiche al cui interno le temperature raggiungono diverse decine di gradi centigradi al di sotto dello zero. Come conseguenza del passaggio di queste super celle, l’intero emisfero va incontro a una nuova era glaciale: uno scenario, appare utile ribadire, non realistico a queste scale spaziali e temporali.
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i negoziati sul clima
obiettivo chiarezza
Il cambiamento climatico è certamente un fenomeno complesso: studiarlo richiede agli scienziati un impegno significativo e non sempre risulta facile trasmetterne le evidenze all’opinione pubblica, riuscendo a farne cogliere sfaccettature e ordini di grandezza. Ma è possibile spiegare gli elementi cardine del problema, le interconnessioni e l’urgenza con cui dobbiamo agire anche a un ragazzo che frequenta le scuole superiori. Le ragioni per cui la questione climatica ha faticato a fare breccia nel dibattito pubblico e, di riflesso, in quello politico, sono state molteplici: dalle azioni di disinformazione sul clima orchestrate da realtà con profondi interessi nei combustibili fossili, fino – più recentemente – a siti e blog che hanno diffuso titoli inaccurati e propagandistici al solo scopo di ottenere visualizzazioni e aumentare gli introiti pubblicitari. Si pensi agli articoli che circolano ancora oggi, anche sui quotidiani più blasonati,2 su fantomatici studi universitari che teorizzerebbero un’imminente era glaciale. D’altro canto, per lungo tempo sono mancati riferimenti divulgativi alla portata di tutti, adatti a chiarire anche ai meno esperti gli elementi essenziali di quella che è stata definita da molti la sfida più grande di questo secolo. In questo testo non si tratterà nei dettagli la scienza del clima, per cui si rimanda alla letteratura in bibliografia: appare però necessario fornire quantomeno gli elementi scientifici e tecnici di base a supporto dei processi negoziali e decisionali trattati nei capitoli seguenti. palle di neve e fraintendimenti comuni
Nel febbraio 2015 un senatore repubblicano degli Stati Uniti lanciò una palla di neve durante un suo intervento in aula, per sostenere che il riscaldamento globale non fosse in atto: “Fa freddo oggi, c’è la neve qui fuori!”.3 Il senatore James Inhofe non considerava tuttavia i due aspetti basilari da tenere a mente quando si parla di cambiamento climatico. Il primo aspetto è che il clima non va confuso con il meteo e, di conse2 Per una letteratura approfondita sulle fake news e altre tesi fantasiose sul cambiamento
climatico, si rimanda al blog scientifico Climalteranti.it e ad alcuni testi suggeriti in bibliografia. 3 CNN (2015).
scienza, storia e futuro: le premesse per comprendere il problema
guenza, le previsioni climatiche (meglio note come proiezioni) non vanno confuse con le previsioni meteorologiche. Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico), infatti, il clima si definisce come “la descrizione statistica, in termini di media e variabilità, di grandezze meteorologiche rilevanti lungo un periodo temporale variabile da mesi fino a migliaia o milioni di anni”, aggiungendo che “il periodo tradizionalmente considerato per calcolare la media di tali variabili (come temperature e precipitazioni) sia trent’anni, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia”.4 Al contrario, le previsioni meteorologiche indagano lo stato e l’evoluzione dei parametri atmosferici (fornendo stime sulle condizioni meteo in un dato giorno e in un dato luogo) su scale temporali che non si spingono solitamente oltre le due settimane e che, anche con i migliori modelli, già oltre i 5-6 giorni di previsione mostrano un indice di affidabilità assai basso.5 La principale distinzione sta dunque nel fatto che l’evoluzione del clima si studia muovendosi su scale temporali e spaziali ben più ampie e, per quanto simili possano talvolta essere i modelli fisico-matematici utilizzati, considerando interazioni assai più complesse tra i fattori forzanti in gioco. Il secondo aspetto è che esiste una fondamentale differenza tra fenomeni locali e fenomeni globali: se pure una determinata regione facesse registrare temperature al di sotto della media per più anni consecutivi, non sarebbe comunque possibile desumere una tendenza di carattere globale da questi dati, perché i fenomeni e i parametri locali sono facilmente influenzabili proprio da fattori locali e aspetti geografici. Se oggi parliamo di riscaldamento globale del pianeta è perché le rilevazioni indicano che c’è stato un incremento delle temperature medie globali che, seppur con intensità variabili, persiste ormai da qualche decennio. Ciò significa che in alcune regioni potrebbero registrarsi tendenze al raffreddamento, senza per questo intaccare la tesi, ormai ampiamente dimostrata, del riscaldamento globale in atto. 4 IPCC (2014). 5 Giacomin S. (2018).
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i negoziati sul clima
cos’è il cambiamento climatico
Ma allora, come definire il cambiamento climatico? Le definizioni presenti in letteratura sono svariate, ma la più autorevole è forse quella dell’IPCC secondo cui “il cambiamento climatico consiste in un cambiamento nello stato del clima che possa essere riscontrato (per esempio attraverso test statistici) da cambiamenti nei valori medi e/o nella variabilità delle sue proprietà, e che persista per un periodo esteso, tipicamente decenni o più”.6 Richiamando quanto detto sopra sulla definizione di clima, è possibile dunque sintetizzare che il cambiamento climatico consiste in mutamenti repentini (rispetto ai tempi geologici della Terra) dei livelli medi di parametri atmosferici che persistano per almeno trent’anni. Sebbene si tratti di un fenomeno globale, il cambiamento climatico può portare a variazioni estremamente eterogenee nelle diverse regioni terrestri (è noto che le temperature atmosferiche abbiano registrato aumenti maggiori nelle zone polari rispetto al resto del mondo). È oggi ormai ampiamente condiviso che le cause del cambiamento climatico in corso siano principalmente imputabili alle attività umane, in particolare alle emissioni antropiche di gas serra in atmosfera (Box 1) e ai cambiamenti d’uso del territorio (come la deforestazione). Nel dettaglio, la quantità principale di emissioni di gas serra deriva dai cosiddetti settori “energetici” (su tutti produzione di energia elettrica, riscaldamenti e trasporti), seguiti dal settore edilizio/manifatturiero e da quello agricolo (si veda infografica 1, a pagina 107).7 Come principale conseguenza dei crescenti livelli di gas serra in atmosfera, le temperature medie globali sono aumentate sensibilmente nel corso degli ultimi decenni (il cosiddetto riscaldamento globale). La variabilità climatica, che rivela mutamenti secondo il ritmo naturale del pianeta, e la variabilità atmosferica, che indica diverse situazioni meteorologiche su piccole scale spazio-temporali sono fenomeni diversi rispetto al cambiamento climatico.8 6 IPCC (2014). 7 CAIT Climate Data Explorer – World Resource Institute (2021). 8 Giacomin S. (2018).
scienza, storia e futuro: le premesse per comprendere il problema
BOX 1. Come si calcolano le emissioni complessive di gas serra?
Esistono decine e decine di gas serra, ciascuno con la propria “unità di misura” per via della diversa capacità di agire sul riscaldamento globale e di persistere in atmosfera in seguito all’emissione. E se è vero che la CO2 è certamente il gas serra più noto e presente a livello globale, altri gas sono in grado di agire in maniera molto più intensa. Per consentire la somma delle emissioni di gas diversi, l’IPCC ha definito i valori del potenziale di riscaldamento globale (GWPs) per ciascun gas serra rispetto a quello della CO2. In questo modo, attraverso l’applicazione dei GWPs è possibile convertire tutte le emissioni di gas serra in un’unica unità di misura, tipicamente l’anidride carbonica equivalente (CO2 eq). Nella tabella seguente si riportano i gas che l’Italia rendiconta a livello annuale e il rispettivo potenziale di riscaldamento globale (GWP) che sarà obbligatorio utilizzare nelle attività di rendicontazione ai sensi dell’Accordo di Parigi. Principali gas serra emessi
Potenziale di riscaldamento globale (GWP)
CO2
1
anidride carbonica
CH4
metano
28
N2O
protossido di azoto
265
HFCS idrofluorocarburi
Vari gas con diversi valori in termini di potenziale
PFCS perfluorocarburi
Vari gas con diversi valori in termini di potenziale
SF6
esafluoruro di zolfo
23.500
NF3
trifluoruro di azoto
16.100
Valori potenziali di riscaldamento globale a 100 anni (Global warming potentials values for 100-years). Fonte: IPCC (2014). Working Group 1 – “Lifetimes, radiative efficiencies and metric values” – tabella 8.A.1.
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