Affrontare la complessità

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Federico M. Butera

Affrontare la complessità Per governare la transizione ecologica


Federico M. Butera affrontare la complessità per governare la transizione ecologica

Un mio grazie a Giuseppe Barbera, Fabio Montagnino e Gianni Silvestrini che si sono assunti il compito di leggere la prima bozza del manoscritto fornendomi preziosi suggerimenti per migliorarlo realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente www.edizioniambiente.it

coordinamento redazionale:  Diego Tavazzi cover:  Mauro Panzeri impaginazione:  Roberto Gurdo

© 2021, ReteAmbiente Srl via privata Giovanni Bensi 12/5, 20152 Milano tel. 02.45487277, fax. 02.45487333 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore ISBN 978-88-6627-319-6 Finito di stampare nel mese di febbraio 2021 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy i siti di edizioni ambiente

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sommario

prefazione

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premessa – perché questo libro e per chi

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di Lorenzo Fioramonti

parte prima 1.  prologo

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2.  i limiti planetari

33

parte seconda 3.  agricoltura, ambiente e salute

139

4.  sul ciglio del baratro

169

5.  come spingerci verso lo spazio operativo sicuro?

193

parte terza 6.  perché e come siamo arrivati a questo punto?

219

7.  coniugare il benessere biofisico del pianeta e il benessere sociale

277

epilogo – la lezione della pandemia

293

indice analitico

299



A mia moglie Adele la cui pazienza e generosità mi hanno permesso di scrivere questo libro, e alle mie nipotine, Carla e Diana, per le quali l’ho scritto



prefazione

di Lorenzo Fioramonti

Questo libro tratta un tema importantissimo, forse il tema più caratterizzante della nostra epoca, e cioè quello delle “interconnessioni”. Il volume ci accompagna in modo intelligente, puntuale e divulgativo nell’esplorazione di come il mondo sia una realtà profondamente complessa e interconnessa, in cui i fenomeni climatici e ambientali incidono su quelli umani e sociali, e viceversa. La realtà è sempre stata determinata da interconnessioni, soprattutto nel funzionamento degli ecosistemi naturali e di come questi hanno influenzato lo sviluppo umano. La biosfera è un sistema intricato di relazioni, in cui piccoli cambiamenti in un contesto provocano reazioni a catena in tanti altri ambiti. L’evoluzione delle specie è sempre stata determinata da meccanismi complessi di dipendenza dagli habitat, adattamento alle condizioni climatiche e interrelazione con gli agenti naturali. Se per lungo tempo gli esseri umani sono stati uno tra i tanti fattori di cambiamento nell’evoluzione planetaria, subendo in buona parte gli effetti di dinamiche complesse a livello ambientale, al giorno d’oggi l’attività umana è diventata un elemento centrale nella caratterizzazione del cambiamento. Non a caso si parla dell’era geologica attuale come di “Antropocene”, cioè una fase della storia globale in cui le azioni degli esseri umani sono la principale causa di modificazione degli equilibri planetari. Il nostro impatto sul pianeta è complesso e ricco di interconnessioni. Le modalità con cui produciamo e consumiamo, ci muoviamo e organizziamo gli spazi urbani e rurali, sviluppiamo l’energia e la distribuiamo, hanno un impatto devastante sugli ecosistemi e, di conseguenza, sul nostro benessere e sulla nostra capacità di sopravvivere. Eppure, in molti casi, ignoriamo completamente queste dinamiche perché non siamo abituati a ragionare in termini di interconnessioni complesse: continuiamo a pensare e ad agire come se i rapporti causa-effetto fossero lineari, mentre dovremmo ragionare in termini di sistema. Il genere umano agisce come un bulldozer, ma ha la consapevolezza di un primitivo. Proprio per rispondere a questo problema cognitivo (che crea un terre-


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affrontare la complessità

no fertile per chi vuole negare gli effetti distruttivi dell’azione umana sul pianeta), come Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ho voluto che la conoscenza delle interconnessioni tra dinamiche umane, sociali e ambientali diventasse un pilastro del modello di formazione nelle nostre scuole e nelle nostre accademie. Nel 2019 abbiamo quindi introdotto l’insegnamento obbligatorio dello sviluppo sostenibile e dei cambiamenti climatici, dalla scuola primaria fino a quella superiore, come parte del nuovo corso in educazione alla cittadinanza, e abbiamo incoraggiato le università a fornire lezioni introduttive sulla sostenibilità a tutti gli studenti del primo anno, a prescindere dalle discipline e dalle aree di specializzazione. Abbiamo, infatti, bisogno di studenti che siano in grado di comprendere come ogni fenomeno umano incide sul contesto sociale e ambientale e viceversa, sviluppando percorsi di azione che siano in grado di migliorare la qualità della vita e l’impatto positivo sul resto del pianeta. Allo stesso modo, abbiamo bisogno di professionisti che non ragionino semplicemente in termini di specializzazione settoriale, ma siano in grado di collegare i saperi in modo trasversale. Abbiamo bisogno di economisti che comprendano anche la sociologia e l’ecologia, perché la produzione e il consumo umano non avvengono in un contesto isolato, ma incidono sul (e dipendono dal) contesto circostante. Abbiamo bisogno di ingegneri che sappiano costruire non solo delle infrastrutture resistenti e durevoli, ma anche rispondere ai bisogni umani e rispettare gli equilibri naturali. Abbiamo bisogno di medici che sappiano non solo curare le malattie, ma anche cosa fare per prevenirle e migliorare la qualità della vita delle persone. E questo si può fare solo grazie a una disamina approfondita delle interconnessioni tra benessere psico-fisico, relazioni sociali e dinamiche ambientali. La sostenibilità, nella sua accezione concentrica tra economia, società e ambiente, ci aiuta a capire come il mondo delle relazioni umane sia una parte minuscola di un ambito molto più ampio, da cui dipendiamo per la nostra salute e il nostro benessere, ma su cui incidiamo in modo sempre più significativo, senza neanche rendercene conto. Anche se tanti economisti lo ignorano, la natura stessa è il principale fattore di produzione: senza i molteplici servizi resi all’uomo dagli ecosistemi (come l’impollinazione, la fertilizzazione naturale della terra, la pioggia, la purificazione delle acque, la fornitura di risorse energetiche) non sarebbe possibile produrre nulla, dal cibo alla tecnologia più avanzata. Ogni volta che operiamo senza conoscere, comprendere o rispettare le interconnessioni complesse tra le nostre azioni e le dinamiche sociali e ambientali intorno a noi, mettiamo a repentaglio


prefazione

la nostra capacità di produrre, evolvere e vivere. La vera ricchezza di una nazione non è la somma delle “cose” prodotte e consumate dall’economia industriale, spesso a scapito dell’ambiente, ma l’intelligenza collettiva con cui possiamo creare un rapporto armonico tra i bisogni umani e le dinamiche ambientali. Per tutte queste ragioni, ritengo che questo libro sia necessario a chiunque voglia dedicarsi a uno sviluppo e a una formazione diversa, finalmente all’altezza delle sfide e delle opportunità che ci attendono.

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premessa – perché questo libro e per chi

L’estremizzazione dei fenomeni climatici che si manifesta con uragani, alluvioni e incendi sempre più catastrofici e frequenti ci ha portato finalmente a prendere coscienza del problema del riscaldamento globale, causa del cambiamento climatico. Siamo troppo ingordi di energia, ci ripete la comunità scientifica,1 e dobbiamo metterci a dieta, tanto da ridurre a zero le emissioni di CO2 entro il 2050, in modo che la temperatura globale non superi l’incremento di 1,5 °C rispetto al valore preindustriale. Ma ridurre l’uso dei combustibili fossili è sufficiente per risolvere tutti i problemi che minacciano la sopravvivenza del pianeta, oltre che dei nostri figli e nipoti, che lo abitano e lo abiteranno? Purtroppo no, perché il cambiamento climatico è solo un aspetto di un problema globale: abbiamo profondamente alterato il metabolismo del super-organismo biosfera, e le manifestazioni di questa alterazione sono state, negli ultimi decenni, la sua febbre (il riscaldamento globale) e la progressiva perdita di biodiversità, che è il principale indicatore della salute degli ecosistemi. Sono due, dunque, i fenomeni, le malattie, che minacciano la stabilità del sistema Terra, e quindi la società umana: il riscaldamento globale e la perdita di biodiversità. E dobbiamo cercare di riportarli sotto controllo. Il tutto è complicato dal fatto che i due fenomeni sono fra loro connessi, ed entrambi incidono negativamente sulla sola cosa di cui non possiamo assolutamente fare a meno: il cibo; con l’aggravante che la produzione di cibo, a sua volta, è la causa principale della perdita di biodiversità e una delle cause del cambiamento climatico. 1  Masson-Delmotte V., P. Zhai, H.-O. Pörtner, D. Roberts, J. Skea, P. R. Shukla, A. Pirani,

W. Moufouma-Okia, C. Péan, R. Pidcock, S. Connors, J. B. R. Matthews, Y. Chen, X. Zhou, M. I. Gomis, E. Lonnoy, T. Maycock, M. Tignor, T. Waterfield (a cura di), “Summary for Policymakers”, in Global Warming of 1.5 °C, IPCC 2018 (https://bit.ly/3qVNK4C).



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