Economia circolare per tutti

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Walter R. Stahel

ECONOMIA CIRCOLARE PER TUTTI Concetti base per cittadini, politici e imprese


Walter R. Stahel Economia circolare per tutti Concetti base per cittadini, politici e imprese © 2019, Walter R. Stahel © 2019, Edizioni Ambiente Via Natale Battaglia 10, 20127 Milano www.edizioniambiente.it tel. 02.45487277, fax 02.45487333 Coordinamento editoriale: Marco Moro Traduzione: Arianna Campanile Redazione: Diego Tavazzi Revisione della traduzione: Stella De Sabata Grafica e impaginazione: Roberto Gurdo Progetto grafico: Mauro Panzeri In copertina: image by geralt on Pixabay Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-268-7 Finito di stampare nel mese di aprile 2019 presso Print on Web Srl, Isola del Liri (FR) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta certificata FSC®


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Verso una teoria generale dell’economia circolare di Emanuele Bompan

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Guida alla lettura

14 Introduzione

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1. Circolarità, sostenibilità e lavoro nell’economia circolare

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2. L’Economia circolare industriale: nuove opportunità nel passaggio dalla produzione di oggetti alla produzione di servizi

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3. Il ciclo degli stock di oggetti fisici – l’era “R”

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4. Il ciclo degli stock di molecole – l’era “D”

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5. La responsabilità del prodotto dal cancello della fabbrica al Punto vendita

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6. Il cerchio invisibile della responsabilità legale, il lavoro e il ruolo della politica

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7. L’Economia delle Performance – CIE come opzione predefinita

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8. Innovazione radicale – iniettare idee, sistemi, componenti e materiali innovativi negli stock

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9. L’economia circolare: radici, contesto e prospettive

132 Note


Verso una teoria generale dell’economia circolare


Verso una teoria generale dell’economia circolare 5

Ogni nuova teoria o idea nasce, prolifera o muore, grazie a una complessa genealogia fondata a sua volta su una molteplicità di genealogie legate a uno storico di formazione e propagazione dei concetti o delle idee. Un processo di costruzione teorica è un procedimento che segue una serie di fasi che vanno dalla formulazione di un’ipotesi fino al momento della verifica posta dal confronto con la realtà. Esso è un processo progressivo e cumulativo di enunciati molto generali determinati da una serie ripetuta di tentativi di confutazione, finalizzati a dare validità e riconoscimento a una specifica teoria. Le teorie nascono dall’osservazione (dal greco θεωρέω, theoréo, “guardo, osservo”, composto da θέα, thèa, “spettacolo” e ὁράω, horào, “vedo”) e dall’elaborazione di ipotesi o supposizioni. L’economia circolare, che nasce in antitesi a un modello economico, storicamente connotato, basato sull’assunto empirico “estrarre-produrreconsumare-dismettere”, ovvero l’economia lineare petro-capitalistica, oggi ancora non ha formulato una sua teoria generale, ovvero un modello relativamente semplice, quantomeno elegante, che abbia una definizione chiara e condivisa. In un altro mio testo (Che cosa è l’economia circolare) ho provato a enumerare alcune particelle elementari che costituirebbero gli elementi subatomici della CE: la Materia Rinnovabile, il pensiero sistemico, azioni a cascata e cicli ristretti, la cross-fertilizzazione (cross-cycle e cross-sector, intersecazioni nell’economia reale), la resilienza, la decarbonizzazione, la temporalità, la scala e le persone. Altrove si è semplificato puntando sulle 3R (riciclare, riusare, ridurre). Spesso però creando confusione e arrivando in qualche caso a produrre concetti monstre come le 38R (evito di elencarle tutte).


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Di fatto oggi non esiste una definizione univoca di economia circolare. Secondo un articolo accademico del 2017 di Julian Kirchherr, Denise Reike e Marko Hekkert esisterebbero ben 114 definizioni di economia circolare. Oggi potremmo essere arrivati tranquillamente a 140 o forse molte di più visto il proliferare di contenuti sulla CE. Un caos concettuale che da un lato può essere foriero di una rapida innovazione attraverso la sinergia di riflessioni induttive, deduttive e abduttive, dall’altro apre ampli spazi a interpretazioni fortemente politiche – diceva Wittgestein che il significato è l’uso – che piegano il concetto a velleità di marketing (per cui una società petrolifera può fare economia circolare con il petrolio), alla preservazione dello status quo (chi si occupava di rifiuti vent’anni fa oggi fa economia circolare), o addirittura a destrutturarne lo scopo per danneggiarlo (l’economia circolare delle plastiche monouso). Un concetto con così tanta trazione oggi viene impiegato da varie parti interessate. Queste possono offuscare il concetto poiché operano frequentemente in mondi di pensiero significativamente differenti. La sfocatura è stata sollevata come critica contro concetti come quello della green economy, per ridefinire il concetto di sostenibilità, come alternativa funzionale alla decarbonizzazione. Altrove ho scritto che per sapere che cosa è l’economia circolare bisogna analizzarla nella sua complessità, non ingabbiata in una definizione sintetica, ma summa di pratiche, principi, modelli di business e valori, che si fondano su oltre 50 anni di ricerca ambientalista ed ecologista, oltre che economica, geografica, di design e diritto. È fondamentale altresì portare avanti un lavoro di sistematizzazione intellettuale sul concetto lavorando a fondo su temi come metriche


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per l’economia circolare, validità degli strumenti LCA, concettualizzazione dei modelli di business come la Performance Economy. Libri che vanno in questa direzione ce ne sono ancora pochi, in italiano come in inglese. Economia circolare per tutti è un’eccezione e il titolo in realtà, come tutti i titoli ben fatti e ben scelti, è un inganno a fin di bene. Walter Stahel offre un contributo prezioso, complesso, fortemente riflessivo, a volte non semplice da seguire, ma indubbiamente illuminante. Il suo focus è principalmente industriale (non a caso la defisce CIE, Circular Industrial Economy), segmento di grande interesse per un teorico ma che viene affrontato anche con soluzioni concrete rivolgendosi direttamente agli stakeholder, siano essi politici, imprese o consumatori. Serve certo ai neofiti della materia, ma soprattutto offre prezioso materiale per chiunque svolga ricerche approfondite in economia e scienze ambientali, offrendo una riflessione che si sostiene su oltre 40 anni di lavoro intellettuale. Il numero di spunti e di chiarimenti che emergeranno da queste pagine è impressionante. Basti pensare al suggerimento fondamentale di passare da un sistema di tassazione del lavoro a uno di tassazione dell’impiego sui materiali non rinnovabili. Il lavoro umano è risorsa rinnovabile e quindi circolare. Allo stesso tempo la materia prima seconda e i business model CIE sono circolari, quindi dovrebbero essere esentati o ricevere aliquote ridotte, non addebitando l’IVA sulle attività per la conservazione come il riuso. Il libro insiste poi sulla necessità di non basare le misure di circolarità sul tasso minimo di riciclo ma sulla massima perdita di risorse di un materiale ammissibile in un anno. Sottolinea cioè che non dobbiamo assolutamente pensare al riciclo come al raggiungi-


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mento della CE ma, stravolgendo completamente il punto di vista e allargando il campo di azione immensamente, ribadisce che dobbiamo invece puntare sulla scarsità delle risorse, riflettendo sulla finitudine dei servizi naturali tutti (la quantità massima dell’atmosfera sacrificabile per le nostre emissioni). Stahel ha premura di accelerare la riflessione e l’azione per transitare da una LIE (Linear Industrial Economy) a una CIE e punta tutto su un libro contenuto e densissimo, che a tratti suona come un executive report, altri come un trattato fondamentale di teoria economica, altri ancora – si veda il nono capitolo – come un pamphlet rivoluzionario di chiamata all’azione. Ed è proprio questa la sua bellezza e il suo valore. Spinge a un desiderio di circolarità e offre un nuovo, importante, preziosissimo elemento verso una teoria generale dell’economia circolare. Di Emanuele Bompan, direttore di Materia Rinnovabile



Guida alla lettura


Guida alla lettura 11

Questo libro parla delle possibilità e delle opportunità dell’economia circolare; sono onnipresenti, ma dobbiamo coglierle, come singoli e come produttori e politici. Il nostro pianeta è governato da cicli: le stagioni vanno e vengono secondo schemi noti, guidano i cicli delle piante, e influenzano il comportamento degli animali e delle persone. L’umidità nell’atmosfera si condensa e cade sotto forma di pioggia o neve, defluisce in fiumi, laghi e oceani, e infine evapora tornando nell’atmosfera. L’umanità ha poca influenza su questi cicli naturali con l’eccezione delle emissioni di CO2, che cambiano il sistema climatico globale. Una società circolare mira a mantenere il valore e l’utilità – la qualità e la quantità – di tutti gli stock, di capitali e beni, di tipo naturale, umano, manifatturiero o finanziario. Il suo obiettivo è aumentare la “ricchezza delle nazioni”1 ma le società hanno bisogno di nuovi strumenti per misurare i cambiamenti avvenuti in questa ricchezza, che assumono la forma di indicatori di decoupling assoluto. L’Economia industriale lineare, al contrario, misura il proprio successo in termini di flussi monetari, la cui somma costituisce il Prodotto Interno Lordo (PIL). L’Economia industriale lineare finisce al Punto vendita (Point of Sale), dove la proprietà e la responsabilità legale vengono trasferite all’acquirente. La società non sa se la ricchezza della nazione è aumentata o diminuita attraverso i flussi industriali. Si verifica una diminuzione quando, per esempio, i danni ambientali e le perdite nella biodiversità dovute alle attività produttive sono superiori al valore aggiunto generato dalla produzione. Un’economia circolare inizia invece al Punto vendita e mira a mantenere il valore e l’utilità degli og-


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getti industriali, e il valore e la purezza dei materiali industriali, il più a lungo possibile. Si basa su valore e fiducia: ne sono una prova le banconote, gli oggetti usati più frequentemente acquistati e venduti al mondo. I campioni dell’economia circolare sono gli antiquari: comprano rottami e vendono oggetti d’antiquariato! Poiché materiali e oggetti industriali sono quasi sempre fuori dai poteri circolari della natura, gli esseri umani dovrebbero mantenere il controllo sull’intero ciclo degli oggetti che creano. La plastica negli oceani uccide pesci e uccelli perché gli animali non sono in grado di digerirla; l’industria può invece riutilizzare gli oggetti di plastica e recuperare materiale plastico; una Responsabilità legale estesa del produttore (Extended Producer Liability) potrebbe garantire l’applicazione di questo principio. L’Economia circolare industriale – in una sola frase – si occupa di mantenere il controllo lungo l’intero ciclo di vita degli stock creati dall’uomo, che siano oggetti o materiali; i proprietari utenti – io e te – devono verificare che gli oggetti industriali rimangano in buono stato. Nei paesi industrializzati, i vantaggi di un passaggio a un’economia circolare che ottimizza l’uso degli oggetti sono una riduzione dei 2/3 delle emissioni di CO2 e la creazione di occupazione locale, un minor carico ambientale e una riduzione dei costi sostenuti dai comuni per la gestione dei rifiuti. Come singolo, TU sei l’economia circolare se decidi di riparare un oggetto, invece di buttarlo e comprarne uno nuovo, quando scegli di riparare un oggetto di seconda mano invece di comprarne uno nuovo. Agendo in questo modo, sosterrai l’economia locale piuttosto che l’industria globale. Come produttore, TU sei l’economia circolare se decidi di vendere beni con una garanzia più lunga,


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con una garanzia di buy-back, o quando affitti beni invece di venderli. Come politico, TU sei l’economia circolare se introduci tasse sui rifiuti e sul consumo delle risorse piuttosto che sul lavoro – il lavoro umano è una risorsa rinnovabile e non dovrebbe essere tassato. L’economia delle performance è il modello di business più sostenibile dell’economia circolare, e vende prestazioni, oggetti e molecole come servizio. Ad oggi, produttori e fleet manager mantengono proprietà e responsabilità legale lungo l’intero ciclo di vita di prodotti e sistemi. Quando viaggi in taxi o in treno, quando affitti un appartamento o una stanza d’albergo, sei parte di questa economia delle performance basata su uso e funzione, piuttosto che su moda e consumo. L’economia circolare è moderna, integra rapidamente il progresso tecnologico ed è parte di un trend crescente di decentramento intelligente; è migliore dell’economia attuale del “prendi, produci, vendi, usa e dismetti” dal punto di vista economico, ambientale e sociale, e può portarci verso un futuro sostenibile.


Introduzione


Introduzione 15

L’economia circolare evolve attraverso due grandi trasformazioni: da necessità a soluzione di ultima istanza, e da soluzione di ultima istanza a opzione principale Cioè: da una società che, a causa della povertà delle persone e della scarsità delle risorse, è circolare per necessità, a un’economia circolare dell’abbondanza come soluzione al devastante problema dei rifiuti. Per arrivare, alla fine, a un’economia circolare come opzione di default, più desiderabile e sostenibile. L’ultimo passaggio è il più arduo. Il pilota e poeta francese Antoine de Saint Exupéry (1900-1945) ha descritto questa sfida nel suo libro incompiuto Citadelle:1 “Quando vuoi costruire una barca, non iniziare a raccogliere la legna, a tagliare le assi e organizzare gruppi di lavoro, ma crea piuttosto il desiderio del mare, risveglia negli uomini il desiderio per il vasto e infinito oceano.” Di conseguenza, per creare un’Economia circolare industriale occorre fare tre cose: • spingere gli individui a desiderare la felicità oltre la proprietà;2 • convincere i proprietari-utilizzatori di beni e i soggetti economici che possiedono e gestiscono oggetti a occuparsi dei loro stock di oggetti e materiali; • indurre i politici a elaborare un quadro normativo ed economico che generi quel desiderio per il mare che promuova l’economia circolare e altre soluzioni sostenibili.



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