Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta

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Indice / Index Enzo Angeloni. Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese / Director

—   13,

General for the promotion of the National Economic System (eng)

14,

Beniamino de’ Liguori Carino. Segretario Generale Fondazione Adriano

—   15,

Olivetti / General Secretary, Adriano Olivetti Foundation (eng)

16,

(ita)

(ita)

Giovanna Melandri. Presidente Fondazione MAXXI / President of the

—   17,  18 Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta / Universo Olivetti. Community as a Concrete Utopia —  21,  25

MAXXI Foundation

(ita)

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Pippo Ciorra, Francesca Limana, Matilde Trevisani

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Fotografie / Photographs — 29


L’avventura dello sguardo / The Adventure of the Gaze —   30,  34  — 38–67 Simona Antonacci

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Luca Campigotto, Claudio Gobbi, Francesco Mattuzzi, Valentina Vannicola

Saggi / Essays — 69 L’ordine politico dello spazio architettonico / The Political Order of Architectural Space —  70,  77 La fabbrica secondo Adriano Olivetti / Modern Production According to Adriano Olivetti —   85,  91 Pippo Ciorra

(ita)

(eng)

Giuseppe Berta

(ita)

(eng)


Olivetti: azzardare il futuro / Olivetti: Venturing into the Future —   98,  104 Olivetti: sei passi nel XX secolo / Olivetti: Six 20th-Century Milestones —   110,  116 Società / Society —  122,  129

Enrico Morteo

(ita)

(eng)

Alberto Saibene

(ita)

(eng)

Daniele Balicco (ita)

(eng)

Sezioni / Images

Città e Politica, Fabbrica,

Cultura e Immagine, Società / City and Politics, Factory, Culture and Image, Society

— 136–252 Cronologia / Chronology  253,  264,  — 275 (ita)

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Crediti / Credits


Gli ingranaggi di una macchina Olivetti fotografati da Gianni Berengo Gardin, 1967 / The mechanism of an Olivetti machine photographed by Gianni Berengo Gardin, 1967 Universo Olivetti. Community as a concrete utopia 11


Il simbolo utilizzato da Adriano Olivetti a partire dal 1946 per promuovere le sue iniziative sociali, culturali e politiche / The symbol used by Adriano Olivetti to promote his social, cultural, and political initiatives from 1946 onwards Universo Olivetti. ComunitĂ come utopia concreta 12


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Ambasciatore Enzo Angeloni Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese

A distanza di oltre tre generazioni dall’esperienza di Adriano Olivetti, il suo pensiero e la sua opera sono vivi e continuano a essere fonte di ispirazione. Ancor più poi in un’epoca di sfide complesse come quella attuale, la portata della visione di Olivetti, che poneva la persona umana, i suoi diritti e le sue potenzialità al centro del suo modello industriale, rappresenta un importante paradigma di sviluppo. Dal punto di vista dell’Italia vi è poi un secondo aspetto dell’esperienza di Olivetti che merita di essere ricordato e additato a esempio: il coraggio di accettare la sfida dell’innovazione e la conseguente volontà di dare al nostro Paese un ruolo di primazia in settori economici strategici. Nel 1955, durante il discorso natalizio che tradizionalmente teneva agli “amici lavoratori”, Adriano Olivetti dichiarava: «Nel campo dell’elettronica, ove soltanto le più grandi aziende americane hanno da anni la precedenza, lavoriamo metodicamente da quattro anni dedicandoci a un ramo nuovo. Una nuova sezione di ricerca potrà sorgere nei prossimi anni per sviluppare gli aspetti scientifici dell’elettronica, poiché questa rapidamente condiziona nel bene e nel male l’ansia di progresso della civiltà di oggi. Noi non potremo essere assenti da questo settore per molti aspetti decisivo». In quell’anno, in Italia erano installati solo due calcolatori: uno presso il Cnr, l’altro presso il Politecnico di Milano. Quattro anni dopo, nel 1959, grazie a una straordinaria attività di ricerca e sviluppo in collaborazione con l’Università di Pisa, Olivetti presentava al mondo l’Elea 9003, primo calcolatore interamente progettato e sviluppato in Italia. Uno dei più avanzati e versatili del suo tempo, dal mirabile design curato da Ettore Sottsass. La Olivetti entrava a far parte del ristretto novero di produttori che competeva sul mercato mondiale. Non è questa la sede per affrontare le ragioni della parabola storica dell’azienda Olivetti. Quello che va osservato qui è che, nonostante tutto, i semi piantati da Adriano Olivetti continuano a dare frutti. Nel 2018 la città industriale di Ivrea, modello di impresa moderna in cui il sapere scientifico e tecnologico è integrato da altre discipline e da valori etici e culturali, cui Olivetti ha saputo dar vita, è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’umanità dall’UNESCO. Ivrea è stata riconosciuta come una delle prime e più alte espressioni di una visione moderna che ha conciliato produzione, progettazione architettonica, aspetti sociali e ha segnato la storia del passaggio dalle tecnologie meccaniche a quelle informatiche. La mostra Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta è il racconto di una visione che si è tramutata in realtà. In un’azienda radicata nel territorio e nella comunità che ha costruito stabilimenti e centri di ricerca in Europa, nelle Americhe, in Oriente, e i cui prodotti hanno conquistato i mercati mondiali. Una visione integrata dell’attività industriale, quella di Olivetti, che metteva a sistema tecnologia, ricerca e competenze nei settori dell’urbanistica, dell’architettura, della logistica, del design, dell’arte, ma anche della sociologia, della formazione, del welfare. Una visione, dunque, dell’attività umana improntata alla cultura nel suo significato più universale. È per queste ragioni che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha scelto di onorare Adriano Olivetti sostenendo questa iniziativa. Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta contribuisce a illustrare e promuovere i valori alla base di quella grande epopea industriale e culturale, che pongono al cuore di ogni progetto l’Uomo, la sua dignità, la sua libertà, la sua creatività. 13


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Ambassador Enzo Angeloni Director General for the promotion of the National Economic System

Adriano Olivetti’s way of thinking and working live on to this day and continue to be a source of inspiration more than three generations following his premature death. The scope of Olivetti’s vision put individuals, as well as their rights and potential, at the core of his industrial model. In light of the complex challenges of our current era, Olivetti’s developmental paradigm is more important than ever before. From Italy’s point of view, a second aspect of Olivetti’s experience deserves to be remembered and held up as an example: he had the courage to take on the challenge of innovation, and the consequent desire to give our country a leading role in strategic sectors of the economy. During his yearly 1955 Christmas speech to his “fellow workers,” Adriano Olivetti declared: «In the field of electronics, where only the largest American companies have held sway for years, we have been working methodically toward a new offshoot for four years. For better or worse, electronics is rapidly affecting the eagerness of today’s civilization for progress. A new research arm may therefore be established in the coming years to develop its scientific aspects. We cannot be absent from this sector, which is crucial in many ways». Only two computers were installed in Italy that year: one at the CNR (National Research Council), and the other at the Polytechnic University of Milan. Four years later in 1959, thanks to an extraordinary research and development initiative in collaboration with the University of Pisa, Olivetti presented the world with the Elea 9003, which was the first calculator entirely designed and developed in Italy. It was one of the most advanced and versatile computers of its time, with aesthetic detail designed by Ettore Sottsass. Olivetti became one of a small number of producers competing on the global market. This is not the place to address the reasons behind Olivetti’s historical rise and fall. What should be noted here is that, despite everything, the seeds planted by Adriano Olivetti continue to bear fruit. Olivetti was responsible for creating the industrial city of Ivrea, a model of modern enterprise where scientific and technological knowledge were complemented by other disciplines, as well as by ethical and cultural values. Its value continues to thrive, not least since UNESCO declared the city a World Heritage Site in 2018. Ivrea was recognized as one of the first and finest expressions of a modern vision that reconciled manufacturing, architectural design, and social wellbeing, leaving its mark on historical processes, including the transition from mechanical to computer-based technologies. The exhibition Universo Olivetti. Community as a Concrete Utopia tells the story of a vision that became a reality within a company rooted in its environment and its community. This visionary firm built factories and research centers in Europe, the Americas, and Asia while conquering global markets with its products. Olivetti’s holistic view of industrial activity harmonized technology, research, and skills in the fields of urban planning, architecture, logistics, design, and art, as well as sociology, training, and welfare. He therefore envisioned human activity characterized by culture in its most universal sense. For these reasons, the Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation has chosen to honor Adriano Olivetti by supporting this initiative. Universo Olivetti. Community as a Concrete Utopia helps to illustrate and promote the values at the basis of this great industrial and cultural feat, which places humankind and its dignity, freedom, and creativity at the heart of every project. 14


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Beniamino de’ Liguori Carino Segretario Generale Fondazione Adriano Olivetti

Questa mostra ha il difficile compito di raccontare una storia che può apparire per certi versi lontana e distante, ambientata in un mondo che in larga parte non esiste più. Ciò che non si coglie a un primo sguardo, e che la mostra ha invece l’ambizione di rivelare, è, invece, proprio l’inattualità dell’universo Olivetti, il suo offrire — al suo tempo e ancora di più al nostro — un orizzonte tanto ideale nei suoi obiettivi più autentici quanto concreto nel definire, oggi, una nuova cultura, non solo d’impresa. L’utopia concreta, incarnata nello spirito di quella Comunità — anzi di quelle Comunità — che Adriano Olivetti continuò instancabilmente a costruire per tutta la vita, ci consegna l’intuizione suggestiva di un mondo nuovo, costruito attorno all’identità tra progresso materiale, efficienza tecnica, primato della cultura ed etica della responsabilità. I quattro percorsi in mostra non sono affatto un viaggio rivolto al passato, ma l’esatto contrario: sono l’omaggio a una tra le più straordinarie e affascinanti storie culturali del Novecento e, allo stesso tempo, il tentativo di far emergere in modo vivo le risposte assai concrete date da Olivetti su quali siano i fini cui indirizzare le possibilità concesse dalla modernità. Un tema che, oggi come allora, porta al suo interno altre domande alle quali è ancora urgente dare una risposta convincente: come costruire una società solidale, inclusiva, materialmente progredita ma non per questo interiormente imbarbarita, una società nella quale, come scrive Olivetti, rispetto, tolleranza e bellezza siano nomi e non voci prive di senso. E così, oltre alla divulgazione, la premessa a questa mostra, e alla missione della Fondazione Adriano Olivetti, è la constatazione che al mondo plurale, vivace e multiforme della cultura contemporanea manchi spesso una prospettiva unitaria e un fine ultimo condiviso, che è poi ciò che rappresenta il nucleo più distintivo dell’azione di Olivetti: la convinzione che la straordinaria capacità della nostra specie di creare, con il lavoro e con l’ingegno, ricchezza e innovazione debba essere impiegata per servire un principio che non ha tempo e non ha luogo, il rispetto della dignità delle persone. E di questo, in fondo, abbiamo voluto parlare anche qui. Un’ambizione che non può che esprimersi in una dimensione globale, e in questo senso la recente iscrizione di Ivrea nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO assume un valore che è, ancora una volta, simbolico e concreto, perché non colloca definitivamente in un museo l’esperienza olivettiana ma condivide l’idea di un futuro diverso e possibile che dall’Italia è in grado di parlare al mondo. La committenza di questa mostra da parte della Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese del Ministero degli Esteri è un ulteriore riconoscimento in questo senso e motivo di orgoglio per il nostro lavoro, perché testimonia la comprensione del valore pubblico della storia olivettiana, che nei decenni passati è spesso colpevolmente mancata tanto nelle istituzioni quanto nel racconto collettivo del nostro Paese. Le fasi finali di costruzione della mostra sono avvenute all’interno di uno scenario globale di inedita emergenza sanitaria e, forse, di trasformazione sociale. E allora il contributo che ci sentiamo di dare è quello di raccontare al meglio la proposta di Olivetti come, prima di ogni altra cosa, un efficace modello etico attraverso il quale immaginare quanto di meglio siamo chiamati a progettare.

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Beniamino de’ Liguori Carino General Secretary, Adriano Olivetti Foundation

This exhibition has set itself an ambitious task: that of telling a story which might, at first glance, appear remote and set in a world that has largely ceased to exist. What is not apparent on the surface, is the untimely vision of the Olivetti universe which offers — then, and even more so today — a horizon that is at once ideal in its most authentic objectives, and pragmatic in defining not only a new way of doing business, but in delineating a new culture for today’s world. Understanding the nuances of Adriano Olivetti’s vision and their urgent relevance for today’s world are the aims that the exhibition has the ambition to reveal. This concrete utopia was embodied by the spirit of the Community — or rather the Communities — that Adriano Olivetti tirelessly continued to build throughout his life. It offers us a fascinating insight into a new world built around an identity that combines material progress, technical efficiency, the pre-eminence of culture, and the ethics of responsibility. Despite laying bare Olivetti’s utopia, the exhibition’s four sections are by no means designed to be a mere journey into an antiquated past. Quite the opposite. In fact, while paying tribute to one of the most epic and captivating cultural stories of the 20th century, the exhibit attempts to vividly illustrate Olivetti’s concrete answer to the question of what defines the ends of a modern society. Now, as then, this question is relevant as it contains within it others still in urgent need of a response: how to create a society of solidarity, inclusivity and spiritual elevation that nonetheless progresses materially. Olivetti himself wrote that respect, tolerance, and beauty will be names in this society, not meaningless voices. The premise for this exhibition and the mission of the Adriano Olivetti Foundation therefore go beyond spreading the word: the aim is to illustrate that the plural, lively, and multifaceted world of contemporary culture often lacks a united perspective and a shared end goal, something which was the most distinctive crux of Olivetti’s work. He trusted our species’ extraordinary ability to create wealth and innovation through work and ingenuity and believed that this ability should serve a principle not bound to any particular time or place: respect for human dignity. Ultimately, this is what we truly want to discuss here. Such an ambition can only be assessed with a global perspective. In this respect, the meaning of the recent inclusion of Ivrea on the UNESCO World Heritage List is, once again, both symbolic and concrete. It is not a matter of placing the Olivetti experience in a museum once and for all. Rather, it is about sharing the concept of a different and achievable future, one that can originate from Italy and speak to the world. This exhibition was commissioned by the Ministry of Foreign Affairs’ Directorate General for the Promotion of the National Economic System symbolizing further recognition, and a source of pride for our work, as it attests to the understanding that Olivetti’s history is finally of public good. Over the past decades, such an acknowledgement has been sadly lacking, both within institutions and in the collective narrative of our country. The final preparations for this exhibition took place within the global context of an unprecedented health emergency and, quite possibly, social transformation. Our contribution is therefore to try and describe Olivetti’s proposal as best as possible, above all as an effective ethical model that allows us to imagine the best that we are called upon to design.

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Giovanna Melandri Presidente Fondazione Maxxi

In questo tempo drammatico e stupefacente di caduta e resurrezione dall’incubo pandemia, il MAXXI torna a specchiarsi nel mondo: porta in sedi espositive prestigiose d’Europa, d’Africa e d’America una stagione tra le più originali della creatività italiana. La figura di Adriano Olivetti, nei decenni passati dalla sua scomparsa prematura e fulminea nel 1960, è caduta più volte nell’oblio: troppo anomalo il suo spirito controcorrente e troppo scomodo il suo riformismo applicato per non disturbare piani produttivi, logiche di profitto, equilibri politici incapsulati in una doppia gabbia ideologica: provincialismo culturale più guerra fredda. Per le classi dirigenti fu facile collocarlo presto nel pantheon dei grandi visionari, intendendo degli illusi e degli sconfitti. Certo, per la sua capacità di esplorare l’orizzonte, escogitare nuovi modelli industriali, realizzare oggetti e programmi pionieristici in vari campi della tecnologia e dell’organizzazione sociale, ci appare un formidabile anticipatore rispetto alla sua stessa epoca. Così lontana da non aver nulla da suggerirci, negli attuali travagli del capitalismo finanziario e del pianeta iperdigitale? Al contrario, credo ci offra una fonte di ispirazione ancor’oggi feconda. La mostra Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta suggella una collaborazione che il MAXXI e la Fondazione Adriano Olivetti hanno intessuto negli anni accostando due delle molteplici, rispettive missioni: l’essere noi accreditati come museo nazionale dell’architettura e del design contemporanei e l’avere loro la ricerca sulle sperimentazioni urbanistiche e sulle progettualità architettoniche da lui disseminate, in Italia e all’estero, come un’eredità da scavare e riscavare. Il ciclo intitolato Lezioni Olivettiane è stato ed è un felice frutto di tale sinergia. Nelle sue tre edizioni sta chiamando a dialogare al MAXXI studiosi e specialisti di quei saperi, professioni, mestieri e talenti di cui l’ingegnere si circondò e che riuscì a mettere magistralmente in rete: architetti e urbanisti, sociologi e psicologi, pubblicitari e artisti, letterati e scienziati. Ora questa nuova, accurata mostra — firmata da Pippo Ciorra, Francesca Limana e Matilde Trevisani — raccoglie e interpreta un patrimonio non solo consegnato alla Storia. Contesti urbani e culturali lontani la ospiteranno prima che approdi a Roma nella cornice di un museo che del confronto senza frontiere fa la sua vocazione irrinunciabile. Diverse comunità, e uso volutamente la parola più cara a Olivetti, troveranno nelle sfide vinte, nelle contraddizioni, nelle meraviglie e negli insuccessi che segnarono la sua avventura, stimoli e punti di riferimento, né ricette ripetibili né soluzioni integralmente superate. Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta costituisce un passaggio ulteriore, un salto di qualità, nel percorso di quella diplomazia dell’arte e della cultura che si sta da qualche tempo cucendo con la regia del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il MAXXI vi ha dato e vi darà un contributo cruciale nella convinzione che il paesaggio ambientale, artistico, architettonico e civile espresso nelle nostre mostre racconti la tensione ideale, l’energia creativa di un Paese intenzionato a risollevarsi all’insegna della bellezza e della solidarietà. Ecco altri due concetti, partendo dalla realtà del lavoro e dal tessuto sociale, cari a Olivetti. Cercava di conciliare la persona e la macchina, l’azienda e la natura, una concorrenza mondiale e un ancoraggio al territorio. Nel lessico odierno la definiremmo un’impostazione glocal. Futuro prossimo.

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Giovanna Melandri President of the MAXXI Foundation

At this dramatic and astonishing time of our fall and resurrection during this nightmarish pandemic, the MAXXI returns to hold up a mirror to the world, bringing one of the most original seasons of Italian creativity to prestigious exhibition venues in Europe, Africa, and the United States. Adriano Olivetti has been forgotten a number of times during the decades that have passed since his premature and sudden death in 1960. His anticonformist spirit was too atypical and his applied reformism too unsettling. This disturbed production plans, profit-driven perspectives, and political balances dictated by a twopronged ideological bind: cultural provincialism and the Cold War. It was easy for the ruling classes to place him swiftly in the pantheon of great visionaries — meaning deluded and defeated. Without a doubt, however, his ability to explore new horizons, devise new industrial models, and create pioneering objects and programs in various fields of technology and social organization make him a formidable trailblazer in our eyes. As we struggle with the modern challenges of financial capitalism and a hyper-digital planet, are we really so distant that we cannot learn from him? On the contrary, I believe that Olivetti’s experience offers us a fruitful source of inspiration to this day. The exhibition Universo Olivetti. Community as a Concrete Utopia seals a collaboration that the MAXXI and the Adriano Olivetti Foundation have built up over the years by combining two of their many respective missions: ours being accredited as a national museum of contemporary architecture and design, and theirs researching Olivetti’s urban planning experimentation and architectural projects dotted throughout Italy and abroad, a legacy to be excavated again and again. The lecture series titled Olivettian Lessons was and still is a happy result of this synergy. In its three editions, the MAXXI opened up a dialogue with scholars and specialists in disciplines, professions, and talents with which Olivetti surrounded himself and which he masterfully succeeded in weaving into a network: architects and urban planners, sociologists and psychologists, advertisers and artists, writers and scientists. Now, this detailed new exhibition — curated by Pippo Ciorra, Francesca Limana, and Matilde Trevisani — brings together and interprets a heritage that is more than just a piece of history. It will be hosted in a wide variety of urban and cultural settings before landing in Rome, within the walls of a museum whose compulsive vocation is boundless comparison. Many different communities — and I am deliberately using the word dearest to Olivetti here — will be inspired and guided by the achievements, the contradictions, and the wonders and failures that marked his adventure, which today lie somewhere between viable formulas and totally outdated solutions. Universo Olivetti. Community as a Concrete Utopia is another step — a leap forward — along the pathway of artistic and cultural diplomacy, the foundations of which have been laid for some time now under the direction of the Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation. The MAXXI has offered and will continue to offer the public a vital contribution, in the belief that the environmental, artistic, architectural, and civil landscape encapsulated by our exhibitions captures the ideal tension, the creative energy of a country that intends to rise again in the name of beauty and solidarity. The latter are two more concepts that were dear to Olivetti, stemming from the realities of work and the fabric of society. The man himself attempted to reconcile the individual and the machine, the company and nature, global competition and deep roots in the local community. In today’s terms, we would call it a glocal approach — our foreseeable future. 18


Adriano Olivetti all’interno delle Officine ICO, 1959. A sinistra il retro del primo ampliamento e sul fondo il convento di San Bernardino / Adriano Olivetti inside the ICO Workshops, 1959. On the left, the back of the first extension; in the background, the San Bernardino convent Universo Olivetti. Community as a concrete utopia 19


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Luca Campigotto, 2019

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Luca Campigotto, 2019

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Luca Campigotto, 2019

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Claudio Gobbi, 2019

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Claudio Gobbi, 2019

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Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta. Community as a Concrete Utopia. ISBN 978–88–32005–48–6 a cura di / curated by Pippo Ciorra Francesca Limana Matilde Trevisani Progetto grafico Graphic Design Etaoin Shrdlu Studio Traduzioni / Translations Translated S.r.l. Stampato e confezionato in Italia da / Printed and bound in Italy by Grafiche VD S.r.l., Città di Castello (PG)

Questo libro è stato realizzato in occasione della mostra Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta. This book was published in conjunction with Universo Olivetti. Community as a Concrete Utopia exhibition. Realizzata da / Produced by

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© 2020, Edizioni di Comunità Tutti i diritti riservati All rights reserved Edizioni di Comunità S.r.l., Roma Direzione editoriale Editorial director and publisher Beniamino de’ Liguori Carino Redazione / Editorial staff Angela Ricci Andrea Crisanti de Ascentiis Promozione / Sales NW Marketing editoriale Distribuzione / Distributor Messaggerie Libri SpA www.edizionidicomunita.it

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