Archivio di Etnografia 2/2006

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Tammorre in festa: la Madonna delle Galline a Pagani

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La leggenda di fondazione fa risalire all’inizio del Cinquecento e nella domenica in albis il ritrovamento prodigioso di un antico dipinto su tavola da parte di alcune galline che stavano razzolando. Il tributo di volatili che ha da sempre caratterizzato la festa – sant’Alfonso de’ Liguori offriva ritualmente due galline bianche – ha finito per far prevalere il titolo popolare di Madonna delle Galline su quello di Madonna del Carmine. A far esplodere il culto, all’inizio del Seicento, contribuì il miracolo della guarigione di uno storpio. Il culto si inscrive probabilmente in un più antico rito agro-pastorale dedicato a una divinità femminile stagionale della fecondità e della fertilità. Il tempo festivo si estende dal pomeriggio del venerdì in albis fino all’alba del lunedì successivo, tempo entro il quale si dispiegano le tammorriate, canti e balli sul tamburo, accompagnati da castagnette, fisarmonica, triccaballacche, putipù, ecc. Il rito dell’apertura del santuario, venerdì, è contraddistinto dal volar via di alcuni colombi precedentemente tenuti chiusi in cesti, come pure dalle prime tammorriate: un’anziana suonatrice riscalda la propria tammorra sopra un fuocherello e poco dopo iniziano musiche e danze dapprima sul sagrato, poi in corteo o sostando lungo alcune vie del centro. Durante la processione domenicale che, secondo le parole del canto a ffigliola in onore della Madonna, comincia alle nove per finire al calare del sole, oltre al lancio dei petali, particolarmente vivo, i devoti recano in dono galline, oche, colombi, conigli, oltre a grandi ciambelle (i tòrtani pasquali) e altri oggetti votivi. Fino a un’epoca recente la caratteristica rituale della processione era il volo dei volatili che, lanciati da balconi e finestre, andavano a posarsi sulla statua della Madonna: la credenza invalsa era che le galline le andassero spontaneamente incontro. La Madonna è tuttora accompagnata per alcuni brevi tratti del percorso, nel vecchio centro, da tammorriate processionali. Altrimenti le tammorriate si concentrano durante il pomeriggio e la sera della domenica nella Villa Comunale: vi si radunano tammorrari provenienti da ogni parte della Campania che vanno disponendosi in numerosi cerchi intorno ai quali si assiepano suonatori, cantatori e spettatori e dentro i quali coppie di danzatori si fronteggiano, si affiancano e ruotano nell’apice della votata. Il tutto è ininterrottamente scandito dalla ritmica dello schioccare delle castagnette e dal battere delle tammorre all’infuori dei momenti delle voci a ffi-

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I Tammorre in festa: la Madonna delle Galline a Pagani

gliola, i peculiari canti devozionali in onore della Madonna intonati da un solo cantatore senza l’ausilio della tammorra, ai quali si unisce alla fine un piccolo coro. Le tammorriate e la festa si protraggono nella notte, in massima parte nel cortile Califano per la veglia al tosello, un altare votivo con l’effigie della Madonna allestito dentro un portone da Francesco Tiano, custode della tradizione delle “matree”, da dove all’alba del lunedì un corteo con suonatori e cantatori parte alla volta del santuario per il rito della consegna delle tammorre, dell’offerta di due colombe e per salutare la Madonna con un’ultima, struggente, voce a ffigliola.

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BIBLIOGRAFIA

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VASSALLUZZO MARIO 1987 La Madonna delle Galline ai raggi X, Cava dei Tirreni, Arti Grafiche Palumbo & Esposito. RUSSO STEFANIA 2003 La Madonna delle Galline di Pagani, in Feste e tradizioni popolari. Un itinerario tra Calabria e Campania, a cura di Matilde Simonetti, Napoli, Cuzzolin.


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I Devozioni musicali

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Devozioni musicali Nicola Scaldaferri

La ricorrenza religiosa della Madonna delle Galline di Pagani è uno di quegli appuntamenti in cui un evento musicale e coreutico – nel caso specifico la tammurriata – costituisce un ingrediente essenziale per lo svolgimento della festa. La performance musicale non è un elemento di contorno ma una modalità di partecipazione; questo vale per i devoti locali, ma anche per coloro che vengono appositamente da fuori (fedeli, turisti, amanti del ballo e delle tammurriate), così come per i musicisti professionisti che tradizionalmente prendono parte a questo e ad altri “pellegrinaggi musicali”. Da questo punto di vista, la festa di Pagani rientra infatti nel novero di un gruppo di feste mariane della Campania celebri in quanto raduni, più o meno spontanei, di cantori e danzatori: dalla Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia alla Madonna dell’Avvocata a Maiori, dalla Madonna di Castello a Somma Vesuviana alla Madonna dei Bagni a Scafati. I culti campani, a loro volta, si inseriscono in un circuito assai più ampio di feste mariane dell’Italia meridionale. Se dall’area circumvesuviana ci spostiamo sull’Aspromonte o sulle montagne lucane, la Madonna viene venerata come Madonna del Pettoruto, di Polsi o di Viggiano. Al posto della tammuriata e dei canti a ffigliola troviamo tarantelle, pastorali e balli con le cente; rimane però invariata la sostanza della modalità di partecipazione agli eventi, che mantiene i tratti di una vera e propria devozione coreutica e musicale. Devoti e pellegrini – organizzati in paranze, squadre e fraternite, con tammorre, organetti, ciaramelle e corpi sonori tra i più svariati (dai triccaballacche alle bottiglie percosse da chiavi) – scandiscono il ritmo di danze e di canti processionali, creando un’ambientazione sonora di valenza eccezionale, particolarmente adatta a fare da cornice allo svolgimento del tempo festivo.

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[Giovanni, membro della Fraternita Madonna di Pollino e autista del vescovo, nel documentario La devozione sonora, di Nicola Scaldaferri e Simone Ciani]

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«[...] uno lo può interpretare come paganesimo, invece è una fede popolare, che ha molteplici volti, e ognuno la esprime come vuole».


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Negli ultimi tempi, superata ormai quella che bonariamente Roberto Leydi chiamava la «tradizionale sordità» degli studiosi di fronte ad eventi festivi che si presentano perlomeno assai rumorosi, si va assistendo a un sensibile cambiamento di segno: dalla “struttura” dei riti e dei “significati” delle feste, l’attenzione spesso si sposta verso le modalità performative dei partecipanti e dunque, in casi come quello di Pagani, anche verso i suoni e le loro modalità di produzione. Termini come paesaggio sonoro e fonosfera fanno parte del vocabolario corrente di chi si occupa di feste tradizionali e l’attenzione per le valenze identitarie di un fenomeno come quello musicale costituisce spesso la chiave di volta per la comprensione dei “significati” di un evento. Documentare feste come quella di Pagani comporta necessariamente il soffermarsi sulla dimensione sonora e sulle danze; questo vale non solo per chi osserva dalla prospettiva dell’antropologia visuale o dell’etnomusicologia, discipline avvezze a utilizzare tecnologie di rilevamento particolarmente adatte a fissare su un supporto le fasi di una performance, ma anche per chi si occupa di fotografia e che deve congelare e sintetizzare i processi, che si svolgono in un arco temporale spesso assai ampio, in pochi momenti esemplari particolarmente rappresentativi. Una sequenza di immagini come quella proposta da Sabina Cuneo, prima ancora che suggestiva, è rappresentativa dell’evento di Pagani e delle modalità di partecipazione, proprio per l’attenzione che rivolge anche ai comportamenti che producono (secondo la celebre definizione di Alan Merriam) gli eventi sonori; fa dunque intuire, sul piano della percezione visiva consentita dalla fotografia, quello che accade anche sul piano della percezione uditiva. Nei gesti dei partecipanti alla Madonna delle Galline (tra i quali si riconoscono autentici professionisti della tradizione musicale campana frequentatori dei culti mariani locali, come Marcello Colasurdo e Antonio Matrone ’o Lione) – che vanno dalla preparazione della tammorra all’esecuzione di danze e canti, dal contatto con la statua della Vergine alle offerte dei volatili – si riassumono i punti focali di una complessa esperienza di partecipazione, organizzati in una sequenza narrativa visiva che ci fa intuitivamente percepire anche quello che accade oltre il dato visibile.


Indice

ETNOGRAFIE Tiziana Lorenzetti La condizione femminile in Tibet

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Domenica Borriello Leggende di fondazione di area campana, preziosi “documenti” della comunicazione orale e visiva

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indice

REPERTORI

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SEQUENZE Sabina Cuneo Tammorre in festa: la Madonna delle Galline a Pagani Nicola Scaldaferri Devozioni musicali

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STORIE Annamaria Fantauzzi Ernesto de Martino: una lettura filologica dei taccuini etnografici. Note a margine della spedizione del ’52

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RETROSPETTIVE Giuseppe Bonomo Gli scongiuri del popolo siciliano

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TACCUINO Dorothy Louise Zinn In Memoria di Anthony (Tony) Galt Valerio Bernardi Clifford Geertz (1926-2006)

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LETTURE Eugenio Imbriani Pasolini e le foglie (parlare per gli altri)

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I Indice

LIBRI, CD E VIDEO / SCHEDE

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ABSTRACTS edited by Dorothy L. Zinn

etnografie

GLI AUTORI

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