Le torri costiere del Regno di Napoli

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FLAVIO RUSSO

LE TORRI COSTIERE DEL REGNO DI NAPOLI

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Edizioni Scientifiche e Artistiche

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la frontiera marittima e le incursioni corsare tra il XVI ed il XIX secolo



FLAVIO RUSSO

LE TORRI COSTIERE DEL REGNO DI NAPOLI LA FRONTIERA MARITTIMA E LE INCURSIONI CORSARE TRA IL XVI ED IL XIX SECOLO

THE COASTAL TOWERS OF THE KINGDOM OF NAPLES MARITIME DEFENCE AND PIRATE INCURSIONS BETWEEN THE XVI AND THE XIX CENTURY

ESA - EDIZIONI SCIENTIFICHE E ARTISTICHE NAPOLI 2009


in copertina: Carl Joan Billmark (1804-1870) - Vietri, Golfe de Salerne, dettaglio.

I edizione: Componente Marittima del Comando Alleato - Napoli, Marzo 2009 II edizione: ESA - Edizioni Scientifiche e Artistiche, Aprile 2009 Testi e ricerche storiche: Flavio Russo Ricostruzioni virtuali, progetto grafico e copertina: Ferruccio Russo Tavole tecniche: Giuseppe Massimiliano Ronga Acquisizione ed ottimizzazione immagini fotografiche: Gioia Seminario Immagine di copertina e quadri di apertura capitoli: Centro di Cultura e Storia Amalfitana Traduzione: Jo Di Martino I diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, archiviata anche con mezzi informatici, o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico, con fotocopia, registrazione o altro, senza la preventiva autorizzazione dei detentori dei diritti. All rights riserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, without the prior permission of the copyright owner.

ISBN 978-88-95430-13-3 E.S.A.

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Edizioni Scientifiche e Artistiche

Š 2009 Proprietà letteraria artistica e scientifica riservata www.edizioniesa.com info@edizioniesa.com


a mia moglie



Presentazione

L’Italia, ed in particolare il suo Mezzogiorno, hanno subito nel corso della Storia il flagello dei pirati, prima, e dai corsari poi, figure criminali pressoché indistinte nella comune accezione per la medesima procedura aggressiva volta alla cattura di navi e di esseri umani, prede da vendere nei tanti mercati. Diverse, invece, le motivazioni come le rispettive etimologie testimoniano: pirata in latino piràta e in greco peiratès, ha il significato originale di chi cerca la sua fortuna nelle avventure sul mare. Essendo, in pratica, la pirateria complementare ai traffici marittimi vanta estrinsecazioni preistoriche, assurgendo a prassi corrente coi Fenici. Nessuna recriminazione legale o meramente etica, bollava quei predoni del mare, gratificati anzi dalla generale ammirazione dei conterranei, per il benessere che la loro attività dispensava. Appena al di fuori di quel risicato ambito, i pirati restarono sempre per tutti criminali da sopprimere appena catturati. Non per questo scomparvero, ma si moltiplicarono addirittura e allorquando, intorno al settimo secolo, il Mediterraneo sarà fanaticamente conteso fra la compagine cristiana e islamica, la pirateria si trasformerà in una conduzione bellica ausiliaria, meglio nota come guerra di corsa, espletata a favore dell’uno o dell’altro schieramento, senza per questo mutare la sua prassi offensiva. Poiché dall’aggregazione del loro Impero, i Romani non ebbero più avversari nel Mediterraneo, l’etimologia di corsa non va ravvisata nella voce verbale latina currere, con l’erronea valenza di combattimento veloce, ma nella greca Kurseuo, combatto per saccheggiare, per fare bottino. Corsaro, infatti, fu la designazione coniata dai Bizantini per definire quel nuovo semi-pirata, che aggrediva solo le coste e le navi mercantili del nemico, con rischi e proventi personali ed esiti strategici per la sua compagine. Il che lo rendeva per gli uni un criminale da impiccare al primo pennone, per gli altri un eroe da acclamare. A voler in qualche modo attualizzare la differenza il pirata fu sempre un volgare ladrone, il corsaro un antesignano fiancheggiatore. Corsari furono Andra Doria e Khair ed-din, più noto come Barbarossa, grandi marinai nei rispettivi ambiti di appartenenza e grandi criminali negli opposti!

Presentation

Throughout its history Italy, and southern Italy in particular, has suffered the scourge of both pirates and corsairs, criminals virtually identical to those of our modern era in their aggressive methods of capturing ships and human beings, prey to be sold in the numerous marketplaces. The difference lies in their motivations and in their respective etymology: pirate in Latin, pirata, and in Greek, peiratès, originally meant one who searched for fortune in adventures at sea. Since piracy was practically complementary to maritime trade it boasted of a prehistoric tradition that eventually became a common practice with the Phoenicians. No legal or even ethical recriminations ever branded those marauders of the seas. On the contrary, they were gratified by the general admiration of their fellow- countrymen because of the well being their activities provided. But outside of that limited context pirates were always and for all criminals to be suppressed as soon as they were captured. However they did not disappear. In fact, they multiplied. And when, around the seventh century, the Mediterranean was fanatically being fought over by Christianity and Islam, piracy became just another form of warfare, better known as guerra di corsa or privateering, an activity conducted for either party or faction, with no changes to its offensive tactics. Since the aggregation of their empire left the Romans with no enemies in the Mediterranean, the etymology of corsa did not apply to the Latin verb currere, with the erroneous meaning of fast combat, but to the Greek Kurseuo, or I fight to plunder, to win booty. The word ‘corsair’ was coined by the Byzantines to define this new semi-pirate who attacked only the coastlines and the merchant ships of the enemy, with resulting risks and profits for the privateer and strategic success for his faction. Which made the pirate a criminal to be hanged on the highest mast on the one hand and an acclaimed hero on the other. Corsairs were Andrea Doria and Khair ed-din, better known as Barbarossa, great sailors each within their respective milieus and hardened criminals in the opposing ones! For the inhabitants of the coastlines and the workers of the sea, that difference had little value since the cru-

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Per gli abitanti delle fasce costiere e per i lavoratori del mare, quella differenza contava poco, essendo identica la ferocia e la sorte dei catturati. E quando il Mezzogiorno d’Italia divenne la frontiera marittima dell’Occidente, divenne pure il bersaglio ideale per le incursioni corsare barbaresche. Si tentò col reiterarsi delle tragedie di escogitare una qualche protezione per gli inermi abitati e per le piccole imbar- cazioni, che per l’epoca non andò oltre il semplice allarme, con le campane o con la brogna. A partire dalla metà del XVI secolo si eresse una catena di torri armate con cannoni, che si dimostrò d’indubbia efficacia. Il mantenerla operativa fino al 1830, quasi tre secoli, lo conferma, come pure il vederla cooptata agli inizi del 1800 lungo le coste inglesi, con le torri martello, e francesi con analoghe strutture. Constatare, infine, che persino durante l’ultimo conflitto torri del genere vennero erette dall’esercito germanico nella Manica, ribadisce la loro non velleitaria prestazione ostativa contro pirati e corsari, di qualsiasi matrice e provenienza. Oggi che la frontiera marittima dell’Occidente è nuovamente violata dai battelli degli ultimi pirati, non per trarne schiavi ma per immettervene magari proprio ai piedi delle vetuste torri, si assiste alla ricomparsa anche dell’altra branca della criminale attività protesa alla cattura dei mercantili. Non proprio nel Mediterraneo classico, ma in quello cosiddetto allargato, il turpe fenomeno sembra di giorno in gior-no levitare, complice la angustia delle acque e la vulnerabilità delle grandi navi, risapendosene le cata- strofiche conseguenze ambientali di qualsiasi azione avventata. Suscita, perciò, un certo interesse ripercorrere sulle pagine del volume la genesi di quest’antica vessazione, e constatare quei razionali ri- medi tesi a frustrarla, scelti per la loro sostenibilità economica e per la loro affidabilità militare.

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elties and fate suffered by the captured remained the same. When southern Italy became the maritime frontier of the West it also became the ideal objective of pirate raids. Constant and recurring tragedies led to attempts to come up with a plan to offer some protection to the hapless inhabitants and small boats but at the time this did not go beyond an arrangement of simple alarm systems, using bells or brogne. However, beginning in the mid XVI century, a series of towers were constructed and equipped with cannons and these proved to be unquestionably effective. This is confirmed by the fact that they were kept in operation up to 1830, almost three centuries later, and were replicated along the English coastline at the beginning of the 1800s, going by the name of torri martello, as well as along the French coastlines where we find similar structures. The fact that even the German Army built such towers along the English Channel during the last world war confirms their merit as barriers against pirates and corsairs of any matrix and origin. Now that the maritime frontier of the West is once again being violated by ships of the most recent pirates, not with the aim of capturing slaves but in order to bring them to our shores, perhaps to the very foot of the old towers, we are also witnessing the reappearance of the other branch of this criminal activity whose intent it is to capture merchant ships. On the modern and expanded Mediterranean this vile phenomenon seems to increase daily, assisted by the shallowness of the waters and the vulnerability of the great ships, well aware of the catastrophic environmental consequences of any imprudent action. It is therefore of a certain interest to review the pages of this volume that speaks of the genesis of this ancient harassment and the rational solutions conceived to frustrate it, solutions that were financially sustainable and militarily feasible.

Maurizio Gemignani

Maurizio Gemignani

Ammiraglio di Squadra Comandante - Componente Marittima del Comando Alleato Napoli

Vice Admiral Commander - Allied Maritime Component Command Naples


Prefazione

MARGINALITÀ ITALIANA ED IMPORTAZIONE DEL SOTTOSVILUPPO DAL MARE PREMESSA L’ampiezza della problematica e della casistica sono doti che caratterizzano ed arricchiscono la descrizione dell’argomento esaminato in questo libro, ed in genere il lavoro di ricerca svolto dal suo autore, opera ormai fruibile in una pregevole serie di pubblicazioni. L’argomento è stato scomposto in un’estesa varietà di piani, e questa pluralità è richiesta dalla natura molto complessa del tema. Alcuni suoi aspetti centrali, in particolare le difficoltà quasi insuperabili della difesa e gli effetti devastanti della condizione meridionale di obbligata passività, riguardano i nodi piú nascosti e dolenti dell’intera condizione italiana nell’età medievale e moderna, ed angustie ancora perduranti nelle mentali sociali italiane. L’incapacità di organizzarsi sul piano politico ed istituzionale in dimensioni almeno adatte ad una efficiente difesa è illuminata, in questi ultimi decenni, dall’evolversi delle vicende europee e mondiali verso la globalità, dall’emergere come protagonisti degli Stati di grandi dimensioni territoriali e sociali, e dall’agglomerarsi delle nazioni europee in un’unica confederazione che le ponga in grado di competere. Sono tendenze attuali che indicano le debolezze che hanno caratterizzato la nostra storia nazionale e che hanno prodotto nelle mentalità collettive conseguenze gravi di mancanza di coesione, ancora oggi presenti. Se si vuol assolvere al compito di presentare questo libro andando oltre le espressioni di circostanza, può essere utile riferirsi a questi aspetti sia storici sia storiografici che sono peculiari del problema, ma che riguardano i caratteri strutturali e centrali delle vicende italiane. PIRATERIA Il tema della pirateria e dell’influenza molto pesante che le millenarie, continue razzie marittime hanno avuto sulle difficoltà economiche e sociali e sulle mentalità delle popolazioni meridionali italiane è stato

Preface

ITALIAN EMARGINATION AND IMPORTATION OF UNDERDEVEL FROM THE SEA PREMISE The vastness of the subject mater and its thorough analysis are merits that characterise and enrich the description of the topic examined in this book as well as the research undertaken by its author, work that can now be appreciated in a number of excellent publications. The subject matter has been divided into various levels, a plurality necessitated by its complex nature. Some of its central aspects, specifically the almost insurmountable difficulties of defence and the devastating effects of obligated passivity in southern Italy are the most hidden and the most painful of the entire Italian condition in the medieval and the modern era, concerns that are still present in the Italian mentality of today. The inability to organize either on a political or institutional level in a manner at least appropriate to an efficient defence has been highlighted in recent decades by the European and world movement toward globalization, by the emergence of States of vast territorial and social dimensions and by the agglomeration of European nations into a single confederation that allows them to compete. These modern tendencies highlight the weaknesses that have characterized our national history and that have produced the grave consequences of lack of cohesion in our collective mentality, consequences still relevant today. If this book is to be presented with words that are more than mere circumstantial expressions, then it may be useful to explore those historical and historiographical aspects that are most germane to the issue and that relate directly to the structural and central features of the Italian experience. PIRACY The subject of piracy and of the tremendous influence of the millenary and continuous maritime raids on the economic and social aspects of society and on the mentality of the people of southern Italy has been

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completamente trascurato dalle ricerche storiche e solo negli ultimi decenni è diventato oggetto, da parte di studiosi di cultura non accademica, spesso autodidatti e non provenienti da un tirocinio normale e da scuole storiche ufficiali. Questa esclusione dipende dal carattere materiale piú che culturale del fenomeno e dalle scelte piú teoretiche e spiritualistiche che pratiche della storiografia (apparentemente) idealistica italiana: orientamenti, questi ultimi, non recenti, e che anzi sono radicati nelle vicende e nelle mentalità nazionali e che perciò hanno condizionato anche i caratteri della documentazione. Ostacoli al lavoro di ricerca in questo campo nascono infatti dalle difficoltà di reperire le notizie, per la loro dispersione in carte d’archivio di provenienza molto varia, di cui manca la raccolta e l’edizione, oltre che in umili cronache locali di livello critico molto basso. Eppure le province meridionali, tutte vicine al mare, si sono trovate in prima linea, rispetto alle incursioni di provenienza sia nordafricana sia dalmata, piú di qualunque altra regione d’Europa: una persecuzione che ha avuto inizio subito dopo la crisi dell’impero romano, specialmente dal secolo V in poi, dopo la conquista del Nordafrica da parte dei Vandali di Genserico. Il loro furore anticristiano fu poi emulato dalle reggenze islamiche durante quasi tutto il medioevo e nell’età moderna fino al secolo XIX inoltrato: ma il fenomeno nacque da condizioni geografiche oggettive.

completely neglected by historical researchers. It is only in the past few decades that it has drawn the attention of scholars of non-academic issue, often selftaught individuals who are not the product of the usual and standard education or representatives of official historical schools. This exclusion is due to the material rather than cultural nature of the phenomenon and from choices that were more theoretical and spiritualistic than practical of (apparently) idealistic Italian historiography: orientations that are certainly not recent but that are rooted in the national mentality and events and that have thus conditioned even the nature of documents. The obstacles encountered by researchers in this field are the difficulties in securing information that is by now scattered through paper archives of varied origin and the total absence of any collections or publications, apart from modest local chronicles of little cultural significance. Yet the southern provinces, all located near the sea, were the direct objective of incursions coming from North Africa and Dalmatia, more so than any other European region: a persecution that began immediately following the crisis of the Roman Empire, especially from the V century onward, after the conquest of North Africa by Genseric’s Vandals. Their anti-Christian fury was later emulated by the Moslem regencies almost throughout the entire Middle Ages and in the modern era up to the late XIX century: but it was a phenomenon caused by objective geographic conditions.

CONDIZIONI BASILARI BASIC CONDITIONS I fattori che influirono di piú nell’ingigantire il problema furono la brevità dei tratti di mare, raramente tempestoso nelle buone stagioni, e l’alto dislivello nello sviluppo, nella produttività e nella fertilità tra le terre di provenienza degli aggressori e quelle di cattura delle prede. Per le popolazioni del Mezzogiorno ne nacquero difficoltà che si possono indicare in sintesi come importazione del sottosviluppo per contagio, e che hanno avuto un’enorme influenza non solo sul corso della vita materiale, ma anche sulla formazione delle strutture mentali ed ideali. Le conseguenze piú incisive non erano prodotte dalle grandi incursioni, nel complesso molto rare, ma dalla condizione continua di pericolo e di perdite umane e materiali, che si manifestava specialmente nei periodi di pace. Le guerre sul mare tendevano infatti ad inquadrare nelle esigenze belliche le energie e le compe-

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The factors most responsible for amplifying the problem were the relatively short sections of seas to be traversed, rarely stormy during the good seasons, and the great difference in levels of development, productivity and fertility between the land of origin of the assailants and that of the prey. The difficulties encountered by the people of the south can be very concisely summarized as the importation of underdevelopment by contagion, an aspect that had a strong influence not only on the material quality of life but also on the formation of mentalities and ideals. The consequences with the most incisive impact were not produced by the great incursions, on the whole very rare, but by the constant state of danger and of human and material losses that was especially manifest in periods of peace. Wars at sea tended in fact to take into account the en-


tenze corsare, mentre la presenza delle grandi flotte militari in conflitto e l’attenzione politica rivolta allo scacchiere marino costituivano altrettanti ostacoli alla piccola imprenditoria piratesca. È facile immaginare quanto sui livelli di vita fosse pesante l’impatto del dissanguamento continuo per le innumerevoli ferite create dalle scorrerie. L’11 giugno 1553 il cardinal Pedro Pacheco, viceré di Napoli, scrisse al papa Giulio III di aver calcolato che ogni anno mancavano «dal Regno [esclusa la Sicilia] piú di venti o trentamila persone, tra morti e prigionieri» (lettera pubblicata da chi scrive). La cattura e la schiavitù in terra islamica significavano entrare in una condizione alienante e piú dura di qualunque prigionia. Enorme era la distruzione che, contro il loro futuro interesse e contro ogni logica, gli incursori producevano di tutto ciò che non potevano asportare. Il fanatismo religioso superava ogni calcolo. Sono ovvie le conseguenze sulle condizioni di sicurezza e di tranquillità, sulla navigazione, sul commercio, sulla pesca, e quindi sulle possibilità d’impresa economica anche al di qua delle coste. Era un fattore che intralciava tutte le iniziative di ampio impegno, poiché la geografia del Mezzogiorno e le sue pessime condizioni stradali rendevano la navigazione l’unico strumento per il trasporto delle merci di gran peso e volume. Essendo il fenomeno sminuzzato in una serie continua di eventi, considerati ordinari e consueti, essi furono spesso privi di registrazione, non solo da parte dalla storia ufficiale, ma anche delle cronache minute. Le persone sequestrate, trasferite nei mercati come schiavi, scomparivano senza dare piú traccia, a meno che il rapitore non potesse sperare nel prezzo del riscatto: soluzione che fu necessario moderare perché incrementava il fenomeno estorsivo. Il blocco della circolazione delle notizie era in alcune province totale, ed oggi non è facile da capire. In effetti, a parte poche raccolte sistematiche settecentesche che presero nome di ‘giornali’, edite nel secolo scorso, mancano ancora edizioni degli ‘avvisi’ manoscritti, redatti ogni settimana in molte copie da esperti e fatti circolare per dare ragguagli sui principali avvenimenti locali ai governi stranieri, a mercanti, ad intellettuali, a curiosi disposti ad una piccola spesa per informarsi. Sono fogli volanti che forniscono dati attendibili sulla vita materiale, ma non su quella culturale: perciò sono stati trascurati come inutili.

ergy and skills of the corsairs in considering the needs of warfare, while the presence of military fleets in conflict and the political attention directed toward the maritime theatre were just as obstructive to the small pirate industry. On can easily imagine how heavily the continuous bleeding and innumerable wounds inflicted by the raids weighed upon daily life. On June 11, 1553, Cardinal Pedro Pacheco, Viceroy of Naples, wrote to Pope Julian III that he had calculated that each year “the Kingdom (excluding Sicily) lost more than twenty or thirty thousand persons, either killed or taken prisoner” (letter published by writer). Capture and consequent slavery in Islamic lands meant enduring a condition that was more alienating and harsher than any imprisonment. Contrary to future interests and to any and all logic, the raiders caused enormous destruction to anything they could not carry away. Religious fanaticism triumphed over any calculation, with obvious consequences on safety and serenity, on navigation, trade, fishing and on the possibility of economic undertakings of import for the geography of the south, as the poor condition of its roads precluded any means of transportation other than navigation for heavy and bulky goods. Since these forays were fragmented into a continuous series of events by now considered normal and customary, they were often not recorded, either by official history or even by minor chronicles. The persons who were kidnapped and sent to the slave market disappeared without a trace unless the kidnapper was hoping for a ransom, a solution that had to be moderated as it also tended to increase the phenomenon of extortion. The circulation of news was not encouraged and in some provinces completely nonexistent, something we find difficult to understand today. In effect, apart from a few systematic 18th century collections that assumed the name of ‘journal’ and that were only printed during the last century, there are no issues of the handwritten ‘notices’ drafted by experts and distributed every week in numerous copies to provide details on the principal local events to foreign governments, merchants, intellectuals and curiosity seekers willing to spend a little money to obtain information. Those flyers provide reliable data on the material life but not the cultural one: thus they have been ignored and deemed worthless.

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IL VERSANTE AFRICANO La nascita, la costante e lunga presenza nel tempo di un grave problema sociale produce conseguenze di vari tipi e di diversa intensità, che si collocano tra due poli opposti: o della reazione, che può essere fonte di aggressività e d’iniziativa imprenditoriale, o della rinunzia, che crea depressione, inerzia ed un rovinoso condizionamento intellettuale involutivo. Lo scontro di cui si tratta presentò due condizioni estreme, entrambe indotte dalle condizioni dei luoghi. La soluzione reattiva e bellicosa, fu favorita dal progressivo fenomeno di desertificazione del Nordafrica: quelle regioni erano state la fonte del legno per i cantieri romani, ed ancora i Vandali vi si trasferirono dalla Spagna anche perché attratti dalla ricca produzione di grano. La crisi venne dal crollo delle attività economiche e produttive, dal contagio del sottosviluppo meridionale sahariano, mentre le strutture sociali dominate dalle mentalità virili erano favorite dalla ispirazione aggressiva della fede islamica. Antonio Genovesi, sacerdote e filosofo, espresse ammirazione per il coraggio di quei popoli, che egli proponeva come esempio di reattività. Per quel fronte non mancano studi realistici ed il quadro può essere cosí semplificato: per molti secoli la pirateria fu un’industria parastatale e l’attività economica prevalente nelle regioni dove era piú breve la navigazione verso il Mezzogiorno e le isole italiane, che si presentavano come appendici prominenti e molli del benessere europeo.

THE AFRICAN SIDE The emergence and the constant and extended presence of serious social problems leads to consequences of diverse type and intensity, situated at opposite extremes: there is the consequence of reaction, which can be the source of aggression and commercial undertakings and there is the consequence of surrender, which creates depression, inertia and a ruinous involutional intellectual conditioning. This confrontation was characterized by two extreme conditions, both created by the condition of the locations. The reactive and bellicose solution was supported and furthered by the progressive desertification of North Africa and of the regions that had once been the source of wood for Roman shipyards and had attracted even the Vandals when they left Spain because of their copious production grain. The crisis came with the collapse of economic and productive activities and with contamination by the underdevelopment of the southern Sahara, while social structures dominated by virile mentalities were encouraged by the aggressive nature of the Islamic faith. Antonio Genovese, priest and philosopher, expressed his admiration for the courage of those people, whom he proposed as examples of reactivity. Realistic studies on this front are not lacking and the context can be simplified thusly: for many centuries piracy was a government controlled industry and the prevailing economic activity in regions closest to the coastlines of southern Italy and the islands, viewed as prominent and slack appendixes of European well-being.

IL VERSANTE DISGREGATO ITALIANO THE DISJOINTED ITALIAN SIDE Sul fronte opposto, la rinuncia a difendersi, l’idea di salvarsi con la fuga, la depressione, il disarmo psicologico furono la conseguenza di motivi storici di lunga durata, caratteristici della storia subalpina. Il versante italiano comporta la presenza di un insieme di fattori tanto ampi e complessi da coincidere con la storia nazionale subalpina, estremamente tortuosa ed ambigua: riguarda l’infiacchirsi, lo smembrarsi ed il disperdersi delle energie, la loro incapacità di agglomerarsi, di sommarsi e di dar vita ad entità politiche, istituzionali, ideali, militari, economiche capaci di porsi con efficacia competitiva nello scontro internazionale. Il fenomeno, durato un millennio e mezzo, è stato oscurato e coperto prima dal totale sfascio altomedievale, tanto piú duro in quanto subíto da popolazioni che erano

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On the opposite side, the negation of defence, the notion of persons saving themselves by flight, the depression and the psychological disarmament were the result of long standing historical motivations characteristic of subalpine history. The Italian perspective involved factors so vast and complex as to coincide with national subalpine history, extremely tortuous and ambiguous. It concerns the weakening, disintegration and dispersal of energy, the inability to unify, to integrate and to create political, institutional, ideal, military and economic entities that could effectively compete in the international confrontation. The phenomenon, which lasted fifteen hundred years, was obscured and concealed first by the total disintegration


state per molti secoli dominanti, e che divennero mero oggetto della storia altrui. La lunga oppressione longobarda ebbe caratteri di barbarie molto piú gravi che in altre regioni d’Europa e fu la causa di una minuta disgregazione feudale, cui si aggiunse la plurisecolare guerra contro i bizantini, che si assicurarono la prevalenza costiera: ne nacque una spartizione molto frammentata ed instabile dei territori. L’unificazione subalpina piú omogenea fu creata dalla religione; ma presentò limiti di ovvietà e di mancanza di una forte dialettica sui temi specifici, ossia dello spiritualismo, contrasto d’idee che altrove fu utile alla profondità e autenticità dei sentimenti. La varietà dei culti sdrammatizza le divisioni tra laici ed ecclesiastici, e rende nello stesso tempo personali, individuali, sincere, ma relative le scelte delle religione e le basi del relativo afflato. Invece a sud delle Alpi i due ceti prevalenti furono entrambi sacerdotali (sacerdotes ecclesiae et juris): come molti secoli piú tardi scriverà Rousseau, e cime vedremo, la «religione del prete prevalse su quella del cittadino». Questi furono i fattori che agirono in modo opposto nella società francese (e poi in quella inglese) e nelle sparse comunità subalpine. Le prime trasformarono in civile la religiosità magica altomedievale, fondata sulla predestinazione, e crearono la forza, la solidità di quelle compagini collettive, grazie all’unione, alla coesione nelle imprese mondane. Le seconde adattarono la religiosità magica ai loro interessi di edonismo e di potere, dettero «agli uomini due legislazioni, due capi, due patrie», crearono «doveri contraddittori» che impedirono di essere «ad un tempo devoti e cittadini» (Contrat social, IV, 8). L’inevitabile nascita di contrasti politico-religiosi tra vertici divisi e conflittuali ed il non sommarsi né sintetizzarsi degli interessi basilari costituí il maggior ostacolo al rinsaldarsi dell’idea di Stato. Il forte potere religioso romano appariva, visto dai piccoli principati e dalle corti dedite ai passatempi, un’entità straniera che si serviva liberamente ed in un modo a volte paralizzante di un ceto ecclesiastico e di una rete istituzionale di estensione e di efficienza capillare, strutturata in un numero enorme di vescovadi, dipendenti da Roma. Tutto questo creò la forte divisione tra due opposte culture, una dialettica testimoniata brillantemente dal genio di Machiavelli, il maggiore teorico del realismo in Europa. Che una sorta di equivoco laicismo, sotto forma di divinizzazione degli interessi personali, fosse frequente

representative of the high middle ages, felt profoundly as it was suffered by populations that had been dominant for many centuries and that had now become the simple object of the history of others. The lengthy Longobard oppression had been more barbaric here than in other regions Europe and was the reason for a minor feudal breakdown, augmented by the many centuries of warfare against the Byzantines who assumed coastal pre-eminence: leading to a very fragmented and unstable division of the territories. The most homogeneous subalpine unification was created by religion. But it had limitations of a logical nature and lacked cogent dialectics on specific themes – spiritualism - a divergence of ideas that was very useful elsewhere in investigating the depth and authenticity of feelings. A variety of cults minimizes divisions between the lay and the clergy and makes the choice of religions and the basis for the related afflatus something personal, individual, sincere but relative. But the two prevailing classes south of the Alps were both sacerdotal (sacerdotes ecclesiae et juris): as many centuries later Rousseau will write, and as we shall see, the «religion of the priest prevailed over that of the citizen». These were the factors that had the opposite effect within French society (and later the English one) and among the scattered subalpine communities. The former transformed the magic religiosity of the high middle ages, based on predestination, into a civil religiosity and created the strength and solidity of collective groups through union and cohesion in their worldly undertakings. The latter adapted magic religiosity to their interests in hedonism and power and gave «to men two codes of legislation, two rulers, two countries», creating «contradictory duties» that prevented them for being faithful both «to religion and to citizenship» (Contrat Social, IV, 8). The inevitable emergence of political-religious conflicts between divided and opposing leadership and the absence of cohesion and integration of fundamental interests was the greatest obstacle to the realization of the idea of the State. The strong Roman religious power, as seen by the small principalities and their courts so dedicated to leisure, appeared as a foreign entity that made liberal and often paralyzing use of the ecclesiastical class and of a vast and efficient institutional network structured into an enormous number of bishoprics dependent upon Rome. This led to the strong division

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anche presso gli ecclesiastici, è testimoniato largamente dalla letteratura coeva, ad esempio da Commynes e da Guicciardini. Nei poteri ufficiali si creò una commistione spuria, incoerente, compromissoria di elementi religiosi e mondani, e questo fu un intimo ostacolo allo svilupparsi di una religiosità libera, vissuta senza mezzi termini, sentita senza equivoci e limiti. Ma innanzi tutto la presenza politica romana ritardò, snervò, annullò in gran parte nelle popolazioni subalpine la nascita di una religione civile, intesa come culto sacrale della pubblica impresa statale, come esaltazione e quasi divinizzazione degli interessi nazionali. ORIGINI NON ROMANE DELLO STATO MODERNO Questo fondamentale fenomeno spirituale e di religiosità mondana si era sviluppato Oltralpe su basi etniche preromane, celtiche e galliche, era cresciuto in seno alle comunità franche, inglesi, irlandesi, e si manifestò appieno dopo la fine del primo millennio in Francia ed in Inghilterra, quando si collegò ad un ideale fortemente consociativo: l’idea di una umanità tripartita in ceti ben distinti (qui orant, qui pugnant, qui laborant), ma stretti tra loro sia da comuni interessi, sia da una sostanziale armonia religiosa e civile. Da questo elemento fondamentale delle mentalità sociali francese ed inglese è nata anche la statunitense e di altre grandi nazioni occidentali. Non a caso questo fenomeno è stato studiato dalla letteratura straniera, non dalla italiana. La forte ripresa successiva alla nascita del secondo millennio sancí il primato del regno franco capetingio, la cui consistenza era stata già anticipata dalla dinastia merovingia e specialmente dall’impero carolingio. Quello sviluppo innescò nel secolo XII Oltremanica un analogo ed anche piú energico fenomeno centripeto e coesivo. A sud delle Alpi, invece, per reazione alla plurisecolare ed abietta servitú longobarda, esplose una sorta di attivismo imprenditoriale ed economico locale e molto frammentato, senza ampi supporti né territoriali, né sociali, né religiosi. Tutto si risolse in una varietà di progetti limitati, che generarono presto modi di vivere edonistici, estetizzanti, adatti agli interessi di conti, magnati e signori spesso dissoluti e di anguste vedute. Erano entità politiche prive di quel supporto consensuale e di etica sociale di alto spessore ideale che è indispensabile ai grandi, duraturi, ‘eroici’ organismi istituzionali. Mancavano credibili prospettive per un futuro che poteva essere

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between two opposing cultures, dialectics brilliantly exemplified by the genius of Machiavelli, the greatest theoretician of realism in Europe. The fact that an equivocal secularism, in the form of deification of personal interests, was rampant among the clergy is widely confirmed by the literature of the era, including Commynes and Guicciardini. Among the official powers there emerged a spurious, incoherent and arbitrary mixture of religious and worldly elements that impeded the development of free religion, one with no limitations, felt without doubt and without restrictions. But most important, the Roman political presence delayed, exhausted and annulled the birth of a civil religion among the people of the subalpine regions, a religion understood as a sacred cult of public government undertakings, as an exaltation and almost deification of national interests. NON-ROMAN ORIGINS OF THE MODERN STATE This phenomenon that was so fundamentally spiritual and worldly-religious had developed beyond the Alps on pre-Roman, Celtic and Gallic ethnic bases and became fully manifest following the end of the first millennium in France and in England, when it was linked to a highly associative ideal: the idea of a humanity divided into three classes that were distinctly separate (qui orant, qui pugnant, qui laborant) but also closely linked by common interests and by a fundamental religious and civil harmony. This basic aspect of the French and English social mentality was later transposed to the United States and to other great Western nations. Not incidentally this particular phenomenon is widely present in foreign literature but not in Italian writings. The powerful recovery following the beginning of the second millennium sanctioned the primacy of the Franco-Capetian kingdom, whose significance had already been anticipated by the Merovingian dynasty and especially by the Carolingian empire. In the XII century this development triggered a similar and even more powerful phenomenon beyond the English Channel, one that was centripetal and cohesive. South of the Alps on the other hand, as reaction to the centuries old and abject Longobard servitude, there was an explosion of local and highly fragmented commercial and economic activism that lacked any substantial territorial, social and religious support and that only


previsto, e non lo fu, perché fu esorcizzato come una disgrazia per salvaguardare il frammentato status quo, su cui si basava l’egoismo individuale delle grandi famiglie ‘signorili’. Fin dall’epoca di Gregorio VII, papa senese, le visioni potestative e di potere mondano avevano contaminato anche il papato, che a lungo, in larga prevalenza, ebbe un’estrazione subalpina, fino a Bonifacio VIII, ossia fino al 1303, e poi nuovamente, dopo la fine dello scisma. IL CROLLO SUBALPINO La difesa degli assetti politici signorili e principeschi disgregati fu sorretta da un idealismo meramente culturale e formalistico, che puntava sulla produzione artistica e che fu per secoli un modo di nascondere, di compensare e di attenuare le condizioni depresse di dipendenza, d’inferiorità, di sostanziale incapacità nel difendersi e nel competere. Esse divennero clamorose nel 1494, quando si diffuse in Europa l’immagine di Carlo VIII che, sovvenzionato da banchieri fiorentini, percorse da conquistatore la Penisola, fino a Napoli, «senza mai estrarre dal fodero la spada». Immagine che circolò come luogo comune in Europa, fu ripetuto da Michel de Montaigne nel 1580 negli Essais (lib. I, fine del cap. 25) e fu connesso ad un ulteriore motivo di abiezione: tutti i principi italiani avevano lanciato eroici proclami di resistenza e difesa, ma in realtà gli aragonesi di Napoli si resero conto che i loro nemici erano nelle classi dirigenti italiane, infide e fedifraghe, e non in quelle francesi, portatrici di una concezione sana e adulta del rapporto tra Stato e società. Questo modo di vedere, in Italia del tutto nuovo, fu dimostrato a Napoli dalla politica antinobiliare del re di Francia, attenta a riscuotere il consenso popolare. Non era nuova, anzi comune ed accertata, la temerarietà sprovveduta e demenziale, mediante cui i ‘signori’ italiani ricorrevano ai Turchi, chiamandoli ad incursioni contro i principati loro concorrenti, senza tener conto che lo stanziamento ottomano nella Penisola avrebbe stravolto la storia europea. Jacob Burckhard ha dimostrato quanto fosse frequente questo azzardo, che ha definito incomprensibile. All’uso quasi comune della flotta turca come arma contro i propri nemici non si sottrasse neanche un papa, il campano Paolo IV: il nipote Carlo, responsabile della politica estera pontificia, chiese ufficialmente l’aiuto ottomano contro i francesi il 18 marzo 1557.

led to a variety of limited projects which in turn soon generated hedonistic ways of life suited to the interest of counts, magnates and lords who were often dissolute and narrow-minded. They were political entities lacking that support that is provided by consensus and by the social ethics of idealism so indispensable to great, lasting and ‘heroic’ institutional bodies. There were no credible prospects for a future that could have been foreseen, and that was not, because it had been exorcised as an ignominy in order to safeguard the status quo upon which was based the individual egotism of the “great” families. Ever since the time of the Sienese pope, Gregory VII, aspirations of authority and worldly power had contaminated even the papacy that had for such an extensive period been of subalpine extraction, up to Boniface VIII, that is until 1303, and then again upon conclusion of the schism. THE SUBALPINE DOWNFALL The defence of weakened lordly and princely political structures was supported by an idealism that was merely cultural and formalistic, one that relied on artistic production and that for centuries was a means of concealing, compensating and attenuating the unhappy condition of dependency, inferiority and the absence of a self-defence capability and a willingness to compete. These conditions became flagrantly obvious in 1494 when it became known throughout Europe that Charles VIII, subsidized by Florentine bankers, had traversed the entire peninsula all the way to Naples as a conquistador “without ever unsheathing his sword”. An image that became commonplace throughout Europe, was repeated by Michel de Montaigne in his Essais in 1580 (bk I, end of chapter 25) and was associated with another reason for abjection: all the Italian princes had made heroic proclamations of resistance and defence, but in actual fact the Aragonese of Naples were well aware that their enemies were to be found within the treacherous and perfidious Italian managerial class, not among the French who embodied a healthy and adult concept of the relationship between the State and Society. This attitude, a novelty for Italy, was exemplified in Naples by the anti-nobility policies of the king of France, attentive to arousing popular consent. The reckless and demential manner in which the Italian “lords” recurred to the Turks to conduct raids

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Dopo l’impresa di Carlo VIII le regioni subalpine furono considerate terre di conquista, il livello della vita civile subí un tracollo verticale, i papi stessi divennero strumento della politica straniera molto piú di quanto era già avvenuto alla fine del 1303 ad opera di Filippo IV il Bello, quando il papato fu trasferito ad Avignone. Un provvedimento anche piú radicale fu impedito dall’interesse spagnolo di evitare che un altro trasloco del papa si ripetesse ad uso e servizio della Francia. In tutte le regioni subalpine il dominio straniero fu in sostanza generale, nascosto da compromessi e da equivoci giochi di apparenze, di finte alleanze, fatte di continui tradimenti, che corrisposero alla fama della doppiezza italiana, dell’infimo livello del decoro pubblico, della mancanza di moralità, dell’assenza di credibilità: fama generale in Europa. LA VERA RINASCITA Nei seguenti tre secoli, una nuova coscienza critica fu prodotta dall’importazione del pensiero razionale francese ed inglese e dall’illuminismo d’ispirazione empirica anch’essa proveniente da quei due Paesi. L’esempio e la struttura (che oggi diremmo ‘costituzionale’) della monarchia parigina aveva già suscitato l’ammirazione di Machiavelli, diplomatico a Parigi, ed aveva ispirato la pars construens del suo pensiero. I varchi attraverso cui furono introdotte a sud delle Alpi le idee politiche costituzionali democratiche ed una relativa libertà di pensiero e di stampa erano stati creati dalla cultura francese, cui aveva dato un forte contributo Tommaso d’Aquino, che fu un filosofo fortemente influenzato dall’ambiente parigino, dove si formò ed insegnò, tanto che la sua filosofia deve esser considerata parte integrante della dialettica teoretica, sociale ed istituzionale francese, ben piú che della italiana, di cui conserva specialmente alcune ambiguità. Poi colpi fermi per realizzare anche a sud delle Alpi una certa innovazione furono dati dalla rivoluzione francese, dalle armi napoleoniche e dalla diffusione (sia pure non disinteressata) di quelle idee nuove, ispirate dall’empirismo inglese. Furono cosí indeboliti, ed in parte dissolti, l’impianto feudale e l’asse ecclesiastico, si attenuarono gli arbítri dei poteri politici e giuridici, che erano arcani ed insindacabili, e subí limiti il dominio del vecchio diritto confuso, caotico, incerto, fondato sul mistero. Ma affinché una riforma riesca, è necessario che le strutture mentali della popolazione siano disposte a recepirla: in

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against competing principalities was a well known and common practice that never even considered the effects that the presence of Ottomans on the peninsula would have on European history. Jacob Burckhard demonstrated the frequency of this peril, which he defined as incomprehensible. Not even Pope Paul IV failed to make use of the Turkish fleet against enemies: his nephew Carlo, in charge of pontifical foreign policy, officially requested Ottoman help against the French on March 18, 1557. After the undertaking of Charles VIII, the subalpine regions were considered lands of conquest, the quality of life underwent a vertical collapse and even the popes became instruments of foreign policy under Filippo il Bello in 1303, when the papacy was transferred to Avignon. An even more radical measure was prevented by the Spanish in their desire to prevent the French from benefiting from another relocation of the pope. There was a generally foreign domination in all the subalpine regions, concealed by compromises, artifice, false alliances and continuous betrayals that only served to further emphasize the reputation of Italian duplicity, disreputable public decorum, absence of morality and dearth of credibility: Italy’s generalizes standing within Europe. THE TRUE REBIRTH In the course of the following three centuries, a new critical conscience emerged with the introduction of French and English rational thought and the empirically inspired Enlightenment that also issued from those two countries. The example and the structure (that we would today call ‘constitutional’) of the Parisian monarchy had already aroused great admiration in Machiavelli, a diplomat in Paris, and had inspired the pars construens of his philosophy. The gateways that opened the way to demonstrative constitutional policies and a relative freedom of thought and press south of the Alps were created by French culture, with the compelling contribution of Thomas Aquinas, a philosopher so influenced by the Parisian environment where he was educated and taught, that his philosophy must be considered an integral part of French theoretical, social and institutional dialectics, much more so than Italian, from which he derived certain ambiguities. A significant impetus to the achievement of certain innovations also south of the Alps was


Italia è avvenuto l’inverso, e lo stato della storiografia giuridica prevalente lo dimostra. Bisogna tener conto di questo punto di partenza molto basso e dell’enorme ritardo nella formazione di un’etica sociale, di una religione civile, nel sentimento del diritto. I primati estetici ed individualistici subalpini furono mero schermo per mentalità egoistiche, prive di ogni progetto ideale; invece si formò Oltralpe la capacità di organizzare le strutture empiriche del benessere e della difesa dei cittadini al di là delle incertezze tra individualismo e metafisica. Delle tre popolazioni peninsulari sud-europee, che avevano subíto pesanti traumi dalla pressione islamica, la prima a realizzare due forti unificazioni nazionali fu la iberica (spagnola e portoghese), la seconda fu la greca (grazie al determinante intervento francese e inglese: vittoria navale di Navarrino, 20 ott. 1827, e protocollo di Londra, 3 feb. 1830): l’italiana fu l’ultima. È da notare che la vittoria contro la pirateria fu opera di quello stesso re di Francia, l’elegante conservatore Carlo X, che fu un uomo ed un simbolo della Restaurazione, ma aperto e leale, e che perciò piaceva ai francesi. Egli rimase sul trono solo sei anni dal 1824 al 1830: poi abdicò e si trasferí in Inghilterra. Volle, insieme ai governi inglese e russo, l’impresa greca e poi inviò contro Algeri un esercito di 37.000 soldati di terra e 27.000 marinai, su 676 bastimenti, forza che il 5 luglio 1830 occupò la città e soppresse quella reggenza. Solo allora cessò lo stillicidio delle incursioni islamiche nel Mediterraneo. Prima di allora, fino al 1789, poiché i pirati si rifornivano a Tolone ed a Marsiglia di tutto il necessario per la cantieristica e per l’armamento, gli emissari francesi favorivano i loro clienti pirati, ne erano i consiglieri, facevano le spie a loro favore, come Bernardo Tanucci ripetutamente denunciò in molte lettere, ora edite nel suo immenso Epistolario, in corso di pubblicazione. DONDE NASCE LO SVILUPPO Sono avvenimenti storici che inducono a valutazioni generali. Il nazionalismo crea compattezza interna al di là delle ideologie, e si trasforma in una grande forza che esalta la produttività in tutti i campi; anima anche l’aggressività esterna, ma poi si evolve nella coscienza di un ordine razionale generalmente umano e mondano, che dà risalto, alla dignità dello Stato, alla libertà, egua-

imparted by the French Revolution, by Napoleonic arms and by the diffusion (although not a disinterested one) of new ideas inspired by English empiricism. The feudal system and the ecclesiastical axis were thus weakened and partially disintegrated, the arbiters of political and legal power, arcane and uncensurable, were assuaged and the dominion of the old law, confused, chaotic, uncertain and founded on mystery, was limited. But for a reform to succeed, the mentality of the people must be made ready to assimilate it: in Italy the opposite occurred, as the status of prevailing juridical historiography demonstrates. One must bear in mind this very low starting point and the enormous delay in the formation of a social ethics and a civil religion, in the spirit of the law. The subalpine aesthetic and individualistic primacies were a mere screen for egotistical mentalities lacking any ideal project: while beyond the Alps they formed empirical structures for the well being and defence of the citizens that excluded the uncertainties between individualism and metaphysics. Of the three southern European peninsular populations that had suffered Islamic pressure, the first to achieve two strong national unifications was Iberian (Spanish and Portuguese), the second was Greek (thanks to a decisive French and English intervention: the naval victory of Navarrino, 20 October 1827 and the London Protocol of 3 February 1830). Italy was last. Note that victory over piracy was achieved by that same King of France, the elegantly conservative Charles X, who was a man and a symbol of the Restoration but open and loyal, and who was liked by the French people. He remained on the throne only six years, from 1824 to 1830, when he abdicated and went to England. Together with the English and Russian government he encouraged the Greek undertaking and sent a force of 37,000 soldiers and 27,000 sailors on 676 ships against Algiers, a force that on July 5, 1830 occupied the city and suppressed their regencies. It was only then that the constant Islamic incursions in the Mediterranean stopped. Prior to that time, up to 1789, since the pirates found everything they needed for their ships and weapons in Toulon and Marseilles, the French emissaries took great care of their pirate clients, advising them and spying for them, as Bernardo Tanucci repeatedly denounced in many of the letters found in his immense Epistolario, about to be published.

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glianza e fraternità, e si trasforma in cosmopolitismo. Queste relazioni tra i fenomeni sociali sono testimoniate dall’essenza dell’illuminismo francese, ed è evidente nelle critiche di Rousseau al giusnaturalismo di Grozio. Eppure quel filosofo politico proprio a Parigi si era posto su una linea di pacificazione internazionale, seguita anche da altri, ad esempio Éméric Crucé. Ma, secondo Rousseau, la loro teoria era limitata nel suo oggetto a livelli concettuali, qualitativi ed ideali, mentre bisognava porre al centro dell’ordine umano la dimensione quantitativa e sentimentale, non universale ed astratta, ma concretamente empirica e contrattuale, non solo all’interno di uno Stato. Nel Manoscritto di Ginevra, testo preparatorio del Contratto soiciale, Rousseau scrisse che «l’espressione genere umano offre alla mente solo un’idea puramente collettiva, che non suppone alcuna unione reale tra gli individui che lo costituiscono» (I, 2). Contro le tendenze imperialistiche della corte francese, proiettate sia verso l’interno sia verso l’esterno, egli scrisse: «secondo Grozio non si sa bene se il genere umano appartiene a un centinaio di uomini, o se questo centinaio di uomini appartiene al genere umano» (Contratto sociale I, 2). Infatti «Non tutti possono far parlare gli dei o essere creduti quando si presentano come loro interpreti» (ivi, II, 2). «La giustizia viene sempre da Dio, sua unica fonte; ma se sapessimo riceverla tanto dall’alto non avremmo bisogno né di governo né di leggi» (ivi, II, 4). Bisogna invece fondare l’ordine civile sulla «potenza che nasce dall’amore dei popoli», che «è senza dubbio la [forza] piú grande» (ivi III, 6). Bisogna distinguere la «religione dell’uomo e quella del cittadino»: la prima «è quella del Vangelo», ma non deve diventare «quella del prete», altrimenti «ne risulta una specie di diritto misto e privo di socialità, che non ha nome» (ivi, IV, 8). IL RISORGIMENTO RIUSCITO E QUELLO FALLITO Lo slancio patriottico risorgimentale, che si diffuse specialmente tra le élites culturali, prese a proprio modello la democrazia partecipativa anglo-francese e riuscí a prevalere facilmente per l’intraprendenza e l’audacia garibaldina, per l’abilità politica cavouriana e per la disorganizzazione ed inerzia dell’apparato statale, e quindi anche difensivo borbonico, che fu tutt’altro che casuale, ma espressivo dell’etica sociale

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WHENCE THE BIRTH OF DEVELOPMENT Historical events induce general assessments. Nationalism creates internal cohesiveness that goes beyond ideologies and is transformed into a great force that exalts productivity in all sectors; it also encourages internal aggression, but then evolves in the conscience of a rational order that is generally human and secular, an order that exalts the dignity of the State, freedom, equality and fraternity and is transformed into cosmopolitism. These relationships between social phenomenon are confirmed by the essence of French Enlightenment and are evident in Rousseau’s critiques of Grotius’ doctrine on natural law. And yet it was in Paris that the political philosopher had assumed a position of international pacification, followed by others such as Emeric Cruce. But, according to Rousseau, their theory was limited to the conceptual, qualitative and ideal. He believed that the quantitative and sentimental dimension should be at the centre of the human order, a dimension that was concretely empirical and contractual rather than universal and abstract, and not only within the State. In his Geneva Manuscript, a preparatory work to the Contrat Social, Rousseau wrote «the expression human race offers the mind only an idea that is purely collective and that does not postulate any real union among the individuals of which it is composed» (I, 2). Against the imperialistic tendencies of the French court, projected both inward an outward, he wrote «according to Grotius we do not know whether the human race belongs to a hundred men, or a hundred men to the human race» (Contrat Social, I, 2). In fact «It is not anybody who can make the gods speak or be believed when he proclaims himself their interpreter» (II, 2). «Justice comes from God, its sole source; but if we knew how to receive so high an inspiration, we should need neither government nor laws» (II, 4). The civil order must instead be founded on the «power that emerges from the love of the people», that «is without doubt the greatest (power)» (III,6). One must distinguish the «religion of man and that of the citizen»: the first «is the religion of the Gospel», but it must not become «the religion of the priest», otherwise «the result is a sort of mixed and anti-social code which has no name» (IV,8).


subalpina. La popolazione meridionale colta non era stata abituata ad identificarsi mentalmente con le finalità della organizzazione civile, la considerava equivoca e spesso ostile. Una certa solidarietà con la monarchia era stata creata da Ferdinando IV, il re lazzarone. Ma il buono e pio suo padre Carlo, che non citò mai nelle migliaia di sue lettere edite il nome di un intellettuale critico, neanche per dirne male, non era fatto per reagire a quel degrado: se avesse speso in rifondazione delle virtù militari e nella creazione degli strumenti di difesa le enormi somme necessarie ad edificare le sue regge faraoniche, ben riparate lontano dalla costa, avrebbe dato un esempio diverso. Che le basi ideali fossero fragili è provato dal fatto che il movimento culturale detto Risorgimento perse di nuovo gran parte dei suoi contenuti critici del passato, oltre che propulsivi, dopo appena sessant’anni dal compimento dell’unità nazionale (presa di Porta Pia), ossia nel 1929. Infatti da un lato, quello fascista, la propaganda delle glorie e dei primati imperiali romani aveva già riesumato e riportato sui gagliardetti antichi vanti, ormai totalmente retorici, privi di ogni valore attuale. Quei fattori di sviluppo aggressivi, schiavistici e di espansione militare erano del tutto diversi da quelli cristiani, religiosi, solidali e coesivi, che le maggiori società europee, specialmente la francese e la inglese, avevano posto fin dal Medioevo alla base della loro ricostruzione e li avevano trasmessi al mondo moderno, anche nelle forme del cristianesimo riformato. Dall’altro lato, il pontificio, ai miti retorici fascisti se ne aggiunsero altri, che erano animati dalla politica antirisorgimentale e che puntavano su uno spiritualismo medievale italiano, in realtà molto equivoco, di stampo metafisico, antiempirico e di adattamento esistenziale spesso rovinoso. In realtà allora in tutt’Europa la cultura reazionaria tedesca e le fonti profonde dell’ideologia fascista e nazista erano radicate nella cultura idealistica del Settecento germanico, da Herder a Fichte, in parte allo stesso Hegel, come hanno dimostrato Carlo Antoni, Hans Rosenberg, Karl Löwith. Otto Gerhard Oexle ha aggiunto la descrizione di come in quel quadro il Medio Evo fu utilizzato «come arma» di restaurazione, sia ecclesiastica sia laica, contro il razionalismo empiristico di provenienza anglo-francese. Si è creato cosí un miscuglio di esaltazioni antistoriche, cui si è adattata, per recuperare consenso sociale, anche la cultura di sinistra.

THE SUCCESSFUL AND THE FAILED RISORGIMENTO The patriotic surge of the Risorgimento that flourished among the cultural elite took the Anglo-French participative democracy as its model and thrived through the initiatives and audacity of Garibaldi, Cavour’s political ability and the disorganisation and inertia of the State and consequently of the Bourbon defensive system, a system that was anything but casual and that was an expression of subalpine social ethics. The cultured members of society in the south had not been accustomed to identifying themselves mentally with the goals of civil organisation. On the contrary, they considered it equivocal and often hostile. A certain degree of solidarity with the monarchy had been created by Ferdinand IV, the rascal king. But his good and pious father Charles, who never in his thousands of letters ever mentioned the name of a critical intellectual, not even to denigrate him, was not one to react to that sort of degradation: if he had spent the enormous sums necessary to build his pharaonic royal palaces, far from the coast and thus well protected, on the re-establishment of military virtues and the creation of instruments of defence, he would have set a different example. That the ideal bases were fragile is proven by the fact that the cultural movement called Risorgimento once again lost a great part of its crucial historical and motivational contents of the past barely sixty years after national unification (taking of Porta Pia), in 1929. On the one hand, the Fascist one, propaganda of the grandeur and supremacy of Imperial Rome had already exhumed and placed upon their pennants those ancient but now purely rhetorical glories lacking any modern value. Those factors of development that were aggressive, oppressive and redolent of military expansion were diametrically opposed to the Christian, religious, united and cohesive factors that the major European societies, especially French and English, had used as early as the Middle Ages as the foundation for their reconstruction and had transmitted to the modern world, even in the varied forms of reformed Christianity. On the other hand was the pontificate. The feeble fascist rhetoricians were soon joined by others, animated by anti-Risorgimento policies and aiming toward an Italian medieval spiritualism, one that was in fact very equivocal and of a metaphysical, anti-empirical and existential imprint that was often ruinous. At that time German reactionary

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Questo può dare un’idea sintetica dell’attuale condizione degli studi, poiché ne consente di capire l’origine. Difficoltà millenarie si sono tradotte nei caratteri idealistici della storiografia nazionale, che è nata (rispetto a quella inglese e francese) con molti secoli di ritardo e che tende a nascondere il costo antico ed ancora attuale della frantumazione comunale, del suo riprodursi nello sviluppo signorile e principesco, del significato elusivo che ebbe l’edonismo estetizzante rinascimentale ed umanistico, del singolare e costante contrasto tra le apparenti inclinazioni idealistiche verso l’universale astratto e la forte dipendenza dagli interessi particolari, corporativi, locali. Questi ultimi continuano a dominare non solo incontrastati, ma indirettamente esaltati da una storiografia che non vuol pervenire a diagnosi realistiche, empiriche, corrette. Perciò si continuano ad ignorare i molti segni delle inferiorità subalpine, e si trascurano i fattori che determinarono il crollo di fine ‘400. In conseguenza il passato non è esperienza per il presente, e non si avverte che gli ostacoli da superare sono l’idealismo formalistico ed il dogmatismo ideologico, eredi della vecchia metafisica astratta, asociale, improduttiva, insincera. Insieme a questi vecchi limiti la storiografia diventa, come ancora è presso alcuni pedanti il medio evo, un’arma culturale e politica, lo schermo contro l’affermarsi del metodo sperimentale, che è sempre, necessariamente, strutturalmente, inevitabilmente antidogmatico, e da cui è nato il nemico, il mondo moderno. Raffaele Ajello Professore emerito Università Fridericiana di Napoli

culture and the deep-rooted sources of Fascist and Nazi ideology were entrenched in the idealistic culture of 18th century Germany, from Herder to Fichte and to a certain extent even to Hegel, as pointed out by Carlo Antoni, Hans Rosenberg and Karl Lowith. Otto Gerhard Oexle also contributed with a description of how, within that context, the Middle Ages were used «as a weapon» of restoration, both ecclesiastic and secular and against the empirical rationalism of Anglo-French origin. Thus they created a mixture of antihistorical exaltations to which the culture of the left has also adapted in order to obtain social consensus. This gives brief idea of the current status of studies, for it explains the causes. Millenary difficulties have been transmitted as idealistic features of a national historiography that emerged after many centuries of delay (compared to the English and French) and that tends to conceal the ancient and still current cost of communal fragmentation, of its reproduction in lordly and princely development, of the elusive meaning of an aestheticizing Renaissance and humanistic hedonism, of the singular and constant contrast between apparently idealistic inclinations toward the abstract universe and the strong influence of specific, corporative and local interests. The latter factors continue to dominate and not only are they not challenged, they are indirectly exalted by a historiography with no ambition to a realistic, empirical and correct diagnosis. Thus we continue to ignore the numerous signs of subalpine inferiority, neglecting those aspects that led to the collapse that materialised at the end of the 15th century. As a result, the past does not serve as experience for the present and we do not realize that the obstacles to be overcome are formalistic idealism and ideological dogmatism, the progeny of a metaphysics that was abstract, asocial, unproductive and insincere. With these limitations, historiography becomes, as the Middle Ages are still considered by some pedants, a cultural and political weapon, the screen that obstructs the affirmation of the experimental method that is always, necessarily, structurally and inevitably antidogmatic, and which has given birth to the enemy – the modern world. Raffaele Ajello Professor emeritus University of Naples “Federico II”

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Portolano del XVI secolo XVI century Navigation Chart




PARTE PRIMA -

PART ONE

Giacinto Gigante (Napoli 1806-1876), Amalfi dal Convento dei Cappuccini, olio su tela.


I Prodomi del torreggiamento Una tragedia antica Lungo le rotte del Mediterraneo e sulle sue sterminate coste, il flagello della pirateria si perde nella notte dei tempi. Forse fu una conseguenza del cabotaggio, che distaccandosi pochissimo dalla terra finiva per gravitare sulla stessa, sottraendosi però alle sue leggi. Cronologicamente, infatti, quella pratica criminale si conferma con riscontrata certezza, contestuale all’avvento della navigazione ed all’avvio degli scambi. Del resto si trattava di impiegare sul mare i medesimi criteri delle razzie terrestri contro le quali, in ultima analisi, al di là delle sterili lamentazioni dei più deboli non si colgono riprovazioni da parte dei più forti. L’appropriazione e la vendita dei beni altrui, inclusa la stessa vita dei catturati, era non solo reputata una prassi lecita ma anche un legittimo diritto del vincitore. Il fenomeno divenne meno ovvio e tollerato, però, allorquando con crescente frequenza le razzie flagellarono le società culturalmente ed economicamente preminenti. Le modalità operative insidiose della pirateria stravolgendo i rapporti di forza acclarati, generarono le prime aspre condanne e l’incessante repressione dell’attività. Tra le vittime più celebri dei pirati è d’obbligo ricordare Giulio Cesare che certifica con il suo sequestro la presenza del flagello anche nel contesto romano. Stando agli storici coevi, il caso rappresentò uno degli ultimi episodi, poiché, di lì a breve, una agguerrita squadra navale liberò il Mediterraneo dalle abiette presenze. Di certo le numerose ville patrizie erette a picco sul mare, in posizioni splendide quanto isolate, sembrerebbero una palese conferma della sbandierata estirpazione. Al di là della propaganda ufficiale, tuttavia, anche in età imperiale é sensato presumere che, nei meandri degli arcipelaghi dell’Adriatico e dell’Egeo, tagliati fuori dalla navigazione, i pirati non fossero per nulla estinti ma solo caduti in una lunga quiescenza, pronti a riorganizzarsi al primo indebolirsi del potere centrale. E quando con la morte di Maometto nel 632 e con l’immediata conseguente fulminea espansione islamica, le estreme parvenze di polizia navale dell’agonizzante impero vennero spazzate vie, non tardò a ricomparire la pirateria spiccia. L’omogeneità culturale e politica instaurata intorno al Mediterraneo dall’Impero romano si spaccò così verso la metà del VII secolo. Il vasto mare interno, crogiolo di civiltà, assurse al ruolo d’infido teatro di combattimento tra lo schieramento cristiano ed il mu1 sulmano. Vi s’innescarono e proliferarono

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fig. 1 - Busto di Giulio Cesare. fig. 2 - Veduta aerea dei ruderi di Villa Pollione a Massa Lubrense, Napoli.


The origins of the anti-corsair system An ancient tragedy fig. 1 - Bust of Julius Caesar. fig. 2 - Aerial view of the ruins of Villa Pollione in Massa Lubrense, Naples.

The scourge of piracy throughout the Mediterranean and along its immense coastlines has existed since time immemorial and may have been the consequence of ships coasting only a short distance from land yet remaining exempt from its laws. Chronologically the criminal practice of piracy first emerged with the advent of navigation and the beginning of commercial trade, employing the same methods at sea as on land and against which, apart from the futile complaints of the weak, there was no objection by the strong. The appropriation and sale of the property of others, including the very life of those captured, was not only considered legal but also the legitimate right of the conqueror. The phenomenon became less flagrant and less tolerated when the raids began to afflict the more culturally and economically prominent classes with increasing frequency, at which point the pirates’ insidious operational methods and their negative impact on force relations began to generate the first harsh condemnations and repressions. One of the most celebrated victims of piracy was Julius Caesar, who certified the existence of this scourge in Rome by his own kidnapping. According to historians of the era this particular event was one of the last cases of piracy as very shortly a strong and well-trained naval group freed the Mediterranean of their reprehensible presence. Certainly the numerous patrician villas constructed on cliffs above the sea, in isolated and splendid positions, would appear to confirm the elimination of piracy. Apart from official propaganda, however, it is logical to presume that in the Imperial Era among the maze of archipelagos in the Adriatic and the Aegean, cut off from navigation, the pirates

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Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Prima

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rivalità ed antagonismi inconciliabili ed irriducibili, ribaditi ed esasperati da simmetrici e spietati assalti costieri. La pirateria, ovviamente proliferò, ma soprattutto si istituzionalizzò, trasformandosi con l’avvento del XVI secolo in una sorta di lucrosa attività marinara, assumendo la meno ripugnante etichetta di Guerra di Corsa. Infierirà senza interruzioni per i successivi tre secoli, lasciando una scia di atrocità e sangue ancora percepibile. Nella primavera del 1830 una grande operazione anfibia francese, provocata da un ennesimo insulto corsaro, conquistò in pochi giorni Algeri, la vera capitale della Corsa. Finì così improvvisamente, ogni incursione e l’evento costituì l’inattesa quanto agognata conclusione di una millenaria vessazione la cui principale vittima era stato il Regno di Napoli. Non a caso, appena una trentina di anni prima, il comandante in capo della Marina da Guerra Napoletana, il generale Bartolomeo Forteguerri, in una sua Proposta di Campagna Marittima non potendola debellare tentava di fiaccarla privandola di prede: La guerra contro i Barbareschi è stata e sarà sempre il disonore di tutte le Marine Europee, che per dolorosa necessità hanno dovuto, e dovranno sostenerla. La vastità dei Mari infestati, la molteplicità dei Corsari infestatori sono fuora di ogni proporzione con i mezzi, che può avere qualunque Marina per impedirne i danni… Questa verità è dolorosamente più sensibile nei mesi dell’ estate, nei quali regnando continue calme, la Barberia a remi insorge tutta in folla per venire a infestare il nostro Commercio in qualunque

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fig. 3 - Veduta satellitare del Mediterraneo. fig. 4 - Stralcio cartografico del Nordafrica, con il golfo e la città di Algeri. fig. 5 - Scorcio odierno della casba di Algeri.


Part One

The coastal towers of the Kingdom of Naples

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fig. 3 - Satellite view of the Mediterranean. fig. 4 - Section of a map of North Africa, with the gulf and the city of Algiers. fig. 5 - View of the modern day Kasbah of Algiers.

were not eliminated but were simply enjoying a prolonged period of inactivity, ready to reorganize as soon as there was a weakening of the central power. When the death of Mohammed in 632 led to an almost simultaneous disappearance of any naval police force in the dying empire, piracy immediately reappeared. The cultural and political homogeneity established around the Mediterranean by the Roman Empire thus disintegrated around the middle of the VII century. The vast internal sea, crucible of civilization, became a treacherous theatre of combat between the Christians and the Muslims, with an endless proliferation of irreconcilable and inflexible rivalries degenerating into symmetrical and merciless coastal attacks. Piracy not only flourished it became institutionalized and, with the advent of the XVI century, was transformed into a lucrative naval activity under the less repugnant name of Privateering, a practice that will run rampant for the next three centuries, leaving in its wake a trail of atrocities and blood still discernible today. It was not until the Spring of 1830 that a large French amphibious operation, undertaken in response to yet another pirate assault, conquered Algiers, the true capital of Piracy, in just a few days bringing to a sudden and long awaited conclusion a millenary oppression whose principal victim had been the Kingdom of Naples. Barely thirty years prior the commander in chief of the Neapolitan Navy, General Bartolomeo Forteguerri, submitted a Proposal for a Maritime Campaign in which he made it clear that since it was impossible to defeat the phenomenon he was attempting to weaken it by depriving the pirates of their prey:

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Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Prima

punto della Costa, e i nostri Legni di Guerra immobili, in mezzo al Mare scoprono ogni momento Corsari nemici, si agitano inutilmente per raggiungerli, e li vedono impunemente dirigersi a flagellare il Commercio senza poterlo impedire. In quella stagione non vi è Uffiziale di Marina che desideri comandare Legni da Guerra, e non detesti la sua professione, perché, se per una parte non può ordinare al vento di soffiare, né ai Corsari Barbareschi di non camminare, dall’altra sente al vivo il rigore del giudizio, che si porta sopra di esso, aspettandosi che faccia l’impossibile. A questo mio accenno di verità si dirà forse, che la Marina di Guerra di questa Corona dovrebbe essere consimile a quella del Nemico, ma si dirà male, mentre deve essere tale, quale è effettivamente, non solo perché gli Armamenti della Barberia richiedono Legni di forza, essendo passato il tempo di potere fare gli onori della Bandiera con Sciabecchi, e Galeotte, ma ancora perché una Corona deve costruire una Marina per ogni commissione, e per ogni Guerra, e non una marina di Legni da Pirati. Si passerà forse a dire, che nell’estate è inutile tenerla armata, e sentirne la spesa, ma si dirà ancora male, mentre sarà preziosa la Marina di Guerra sempre che metta sotto le sue ali i bastimenti mercantili, e colla sua forza significante faccia passeggiare sicuro il commercio a dispetto di tutta la Barberia… Nell’anno scorso proposi un gran mezzo per distruggere lo spirito della pirateria Affricana, il che doveva essere un felice preliminare alla Pace, e le disposizioni Sovrane nell’approvarlo ne ordinarono l’esecuzione; ma non ha avuto alcun principio di bene, perché gli esecutori non hanno messo in opera quello che avevano essi stessi domandato in grazia di potere effettuare. Richiamato io dalla riflessione, che tutti i Legni mercantili Napolitani navigano a pochi passi dalla terra, e che gli equipaggi al comparire del Nemico si salvano con ogni sicurezza, ed abbandonano i loro bastimenti, mi parve dovere fare sentire ai Padroni dei medesimi, che era vergogna regalare ai Barbareschi i loro Legni, quando potevano comodamente distruggerli, o con bruciarli, o con sfondarli prima del loro abbandono… ma tutto è mancato, nessun bastimento è stato distrutto, si sono abbandonate quaranta o cinquanta Pollacche a due o tre miglia da terra, regalandole intatte al nemico… Contemporaneamente ai clamori dei Negozianti si sentono quelli degli Abitanti delle Coste, per li sbarchi che possono avere luogo a scelta del Nemico in tutta la lunghezza dei due Regni, e si aspetta egualmente che la Marina sia in ogni luogo per impedirli; finalmente non vi è pescatore in mare, che non pretenda fumare la sua pipa con sicurezza sotto la protezione e responsabilità della Marina di Guerra. Torri del Littorale senza cannoni montati e senza polvere; Città ragguardevoli lungo le Coste, che vedono passare a tiro di pietra sotto le loro finestre piccoli Corsari di nessuna forza, e contro i quali non sanno armare e spedire momentaneamente neppure una o due filuche per prenderli; processioni di barche da pesca, ciascuna delle quali se avesse un solo bastone per arme, basterebbe a distruggere i molti foraggiatori Africani… La Guerra è sicuramente un flagello, e quella della Barberia è il maggiore di ogni altro, quindi è impossibile che nessuno debba risentirsene, e che pochi Legni armati facciano equivalere la Guerra alla Pace… Dico queste verità perché nel tempo in cui con piacere, e con impegno propongo, che tutta la Marina accorra a salvare il Commercio, è mio dovere salvare ancora le ragioni della Marina… Alla fine questa Marina di Napoli quando è stata riunita con le prime Marine nelle operazioni di bombardamenti, nelle navigazioni con squadre alleate, nelle evoluzioni della Gran Tattica

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fig. 6, 7, 8 - Stampe del XVIII secolo, raffiguranti una galera in navigazione, in calafatazione ed in porto. fig. 9 - A.L.R. Ducros, Navi in allestimento a Porto Carello (Castellammare), olio su tela, 1795.


Part One

The coastal towers of the Kingdom of Naples

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fig. 6, 7, 8 - 18th century prints of a galley in navigation, being caulked and in port. fig. 9 - A.L.R. Ducros, Ships being fitted out in Porto Carello (Castellammare), oil on canvas, 1795.

The war against the Barbary pirates has been and will always be the dishonor of all European Navies that by painful necessity have had to and must continue to wage it. The vastness of the seas infested and the great number of pirates present are totally out of proportion with the means that any Navy might have to prevent their devastating activities‌ This truth is painfully more evident during the summer months, when the calm weather causes the pirates to row their boats to attack our Commerce along any point of the coastline while our ships lie immobile surrounded by the corsair enemy, and attempt in vain to reach them but can only watch them attack our trade with impunity without being able to prevent them. In that season there is no Navy Officer who wishes to command one of our ships and who does not hate his profession because although he cannot order the wind to blow nor the Barbary pirates to halt, he feels the harsh judgment of those above him as he is expected to do the impossible. To this truth one might reply that perhaps the Navy of the Crown should be as the navy of the enemy, but such would be ill spoken, for the navy should be as it is, not only because the armament of the Barbary pirates requires strong ships as the time has passed when one could raise the flag on xebecs and galliots, but because the Crown should have a Navy able to carry out all missions and all wars and not a navy of pirate ships. One might perhaps add that it is useless to keep such ships armed in the summer and suffer the expense, yet this too is ill spoken for precious is a navy that can protect merchant ships and allow for safe navigation in spite of all the Barbary pirates‌ Last year I proposed a great ship to destroy the spirit of African piracy, and to serve as a happy prelude to peace and the Sovereign approved its execution; but it did not start well for the executors did not carry out what they themselves had requested be done. Reflecting that all Neapolitan ships sailed a short distance from the land and that all crews ran to save themselves at the appearance of the Enemy and abandoned their ship I considered it right to tell the ship Masters that it was shameful to hand

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Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Prima

di Guerra, nei combattimenti di Linea, nei viaggi di confronto con altre Bandiere, e in altre commissioni di conseguenza, ha conservato gloriosamente il suo livello… che poi non contenti il Commercio contro i Corsari Affricani, è perché quella Guerra ammette disastri, e non allori. Una Guerra, che minaccia ai combattenti le catene della schiavitù è una Guerra infernale, che avvilisce l’ umanità, e il coraggio, e si osserva che gli stessi equipaggi, i quali 10 hanno ben figurato contro il fuoco di un nemico Europeo, si sono atterriti, e spaventati al solo avvicinarsi di un Nemico Africano, perché l’essere vinti dal primo non costa che cambiare luogo, e andare a riposarsi tranquillamente come prigionieri in casa del Nemico già divenuto amico per essere poi restituiti altra volta alla prima occasione di un cambio; ma l’essere vinti dal secondo costa gli orrori di una schiavitù forse per l’intero corso della vita. Ed è per questa potente riflessione, che tutte le Nazioni del Nord non s’impegnano a Guerre con la Barberia, perché dicono, che il solo delitto, e non la Guerra può condannare l’uomo a simili pene…1

fig. 10, 11 - Modelli di sciabecco e galera del XVI sec., realizzati dal Club di Modellismo Storico di Cagliari. fig.12 - Resti della torre di Gerico d’età preistorica.

Osservazioni tecniche Stando alle ultime ricerche archeologiche la più antica fortificazione finora rinvenuta è quella di Gerico, risalente all’VIII millennio a.C. Consiste, ed è facile accertarlo, in un breve segmento murario ed in una torre cilindrica elementi superstiti di una cerchia urbica. La loro non approssimata definizione funzionale ed architettonica inducono a reputarli sviluppi di ben più remoti archetipi. Per cui la torre, al di là della sua forma geometrica, è probabilmente il modulo difensivo completo più remoto inventato dall’umanità. Suo tramite infatti tornava possibile sorvegliare il territorio limitrofo, sottrarsi alle offese degli aggressori ed, infine, colpirli con impareggiabile violenza: in altri termini soddisfare tutti i requisiti precipui di qualsiasi fortezza che da allora sarebbe comparsa. L’essenzialità esaustiva delle tre funzioni ricordate valse alla torre una sopravvivenza fruitiva straordinariamente prolungata, specie come caposaldo autonomo dislocato nei punti nodali di lunghe linee d’interdizione, quali le sponde fluviali ed i perimetri marittimi. In tale ambito tornò conveniente collegarle semaforicamente fra loro, bastando allo scopo far rientrare il sito d’impianto di ciascuna all’interno del raggio vi12 sivo della precedente. La soluzione

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B. FORTEGUERRI, Proposta di Campagna marittima, per i Bastimenti della Marina di Guerra di S.M. il Re delle Sicilie, Napoli 1798, pp. 1 e sgg.


Part One

fig. 10, 11 - Models of a XVI century xebec and galley, made by the Historical Modelling Club of Cagliari. fig.12 - Remains of the Tower of Jericho from the prehistoric era.

The coastal towers of the Kingdom of Naples

the ships over to the Barbary pirates when they could easily destroy them by burning or sinking them before abandoning them… but all failed, no ship was destroyed and forty or fifty polacres have been bequeathed intact to the enemy… The clamor of the traders is joined by the complaints of the inhabitants of the coast because of the enemy landing in all places along the coast of the two Kingdoms, and they expect the Navy to be 11 in all places to stop them; and even the fisherman at sea expects to smoke his pipe in peace under the protection of the Navy. Coastal towers without cannons and without powder; important cities along the Coasts who see small corsair ships of no strength sail underneath their windows and against which they know not how to arm or send even one or two feluche to take them; processions of fishing boats, each of which if it only had a single cudgel as weapon, would be sufficient to destroy the many African raiders … War is certainly a scourge, and that of the Barbary pirates is the greatest of all, thus it is impossible that no one take umbrage, and for a few armed ships to transform Peace into War… I say these truths because as I propose that the entire Navy concur to save Trade, it is my duty also to save the reasons of the Navy… In the end this Navy of Naples, when united with the initial Navies in attacks, and sailing with allied groups, in the evolutions of the Great Tactics of War, in line battles, in confrontations with other Flags and in other important tasks, has gloriously maintained its level… if it does not save Trade against the African corsairs, it is because such war admits disasters and not glory. A War that threatens combatants with the chains of slavery is an infernal War that humiliates humanity and courage, and we see that crews of men who have fought well against the fire of a European enemy are terrified and frightened at the approach of the African enemy, for losing to the former only means changing places and resting serenely as prisoners in the home of the enemy who has become friend and to be returned at the first opportunity of an exchange; but losing to the latter signifies the horrors of slavery for an entire life. And it is because of this powerful reflection that all of the Nations of the North do not join to fight the Barbary pirates for they say that only Crime and not War can condemn man to such suffering…1

Technical observations

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B. FORTEGUERRI, Proposta di Campagna marittima, per i Bastimenti della Marina di Guerra di S.M. il Re delle Sicilie, Naples 1798, p. 1 and foll.

According to the latest archeological research the oldest fortification discovered so far is in Jericho and dates to the VIII millennium B.C. What remains, and this is simple to confirm, is a small section of masonry and a cylindrical tower that were part of the walls surrounding the city. The functional and architectural definition of these elements indicates that they are developments of much older models. Thus the tower, apart from its geometric shape, is probably the oldest complete model of defense invented by humanity. It was used to survey the surrounding territory, defend from the attacks of enemies and finally to strike them with great violence: in other words they fulfilled all the principal requirements of the fortresses that would be built in the future. The essential nature of the three functions endowed the tower with an extraordinarily long life, especially as autonomous strongholds located in crucial points of extended lines of interdiction, such as the shores of rivers and maritime perimeters. Within this context it

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Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Prima

fig. 13 - Trapani, la Torre Colombaia. fig. 14 - Quadro d’insieme della Carta del Regno di Napoli Rizzi Zanone XVIII-XIX secolo.

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consentì di rendere virtualmente solidale la sorveglianza all’intero schieramento senza alcuna soluzione di continuità.2 La validità del dispositivo in relazione alla sua economicità decretarono l’invarianza complessiva delle torri sia pure con ricorrenti adeguamenti strutturali, peraltro non stravolgenti, imposti dai coevi sistemi d’arma. Per cui è lecito affermare che le prestazioni basilari fornite a Gerico non differivano sostanzialmente da quelle fornite ancora nel corso dell’ultimo conflitto mondiale da similari opere, vuoi lungo la costa della Manica3, vuoi del Mediterraneo. In particolare delle tre funzioni canoniche la sorveglianza, genericamente avvistamento, costituiva senza dubbio la meno evolutasi -fatta salva l’adozione del cannocchiale- essendosi nel frattempo fortemente potenziate la difensiva e l’offensiva. Ma, tenendo conto della sua prevalenza estrinsecativa rispetto alle altre due in ogni scorcio cronologico, non stupisce che tutte le torri di qualsiasi epoca, specialmente se scaglionate lungo le marine, abbiano finito per essere identificate, inevitabilmente, come postazioni di vedetta o di mero avvistamento: per antonomasia torri d’avvistamento. Ma fino a che punto questa sbrigativa semplificazione trova effettivo riscontro nel torreggiamento anticorsaro fatto erigere dal vicerè don Parafan de Ribera a partire del 15634 lungo la frontiera marittima del regno di Napoli e tanto perfettamente esemplificato lungo la costiera amalfitana?

Osservazioni cronologiche Scrutare continuamente l’orizzonte marino dall’alto di una qualsiasi struttura, o di una qualunque altura litoranea, per allertare gli abitati limitrofi nell’eventualità di presenze navali sospette, ha origini remotissime, almeno quanto la pirateria.5 Quest’ultima, come accennato, fu coeva alla navigazione e nelle sue primordiali manifestazioni non si distingue dai pacifici traffici mercantili. In generale i grandi mercanti dell’antichità furono indubbiamente anche pirati e viceversa: così i Micenei, così i Fenici, così i Punici. Nessuna riprovazione d’ordine etico o morale, nessuna sanzione di tipo giuridico, nessun

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Sulla dimensione tattica della funzione delle torri di controllo e di segnalazione cfr. E. N. Luttwak, La grande strategia dell'impero romano dal I al III secolo d.C., Milano 1981, pp. 93 94. 3 È interessante ricordare che il genio germanico costruì sulle isole normanne numerose torri costiere di cui alcune, sebbene in cemento armato, ostentavano una stret-ta affinità con le cosidette 'Torri Martello' a loro volta derivate da un archetipo aragonese. 4 Cfr. O. PASANISI, La costruzione generale delle torri marittime ordinata dalla R.Corte di Napoli, in Studi in onore di Michelangelo Schipa, Napoli 1926, p.423. 5 Cfr F. BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II, Torino 1976, vol. II, pp. 920. Cfr pure, P. Gosse, Storia della pirateria, Firenze 1962, p.11.


Part One

The coastal towers of the Kingdom of Naples

fig. 13 - Trapani, the Torre Colombaia. fig. 14 - Overview of a map of the Kingdom of Naples, Rizzi Zanone XVIII-XIX century.

__________ 2 On the tactical function of the control and signaling towers see E. N. LUTTWAK , La grande strategia dell'impero Romeno dal I al III century A.D., Milano 1981, p. 93 94. 3 It is interesting to note that Germanic ingenuity led them to construct numerous coastal towers on the Channel Islands, many of which were made of reinforced concrete but were nevertheless very similar to the 'Martello Towers’, which in turn were based on an Aragonese prototype. 4 O. PASANISI, La costruzione generale delle torri maritime ordinata dalla R.Corte di Naples, in Studi in onore di Michelangelo Schipa, Naples 1926, p.423.

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became useful to connect them semaphorically as it was sufficient to place each within the visual range of a preceding tower. This solution provided a virtually total and continuous surveillance capability.2 The merit of this system in respect of its economic effectiveness required the towers to be identical, except for a few minor structural adjustments imposed by the weapons systems of the era. Thus we may truthfully say that the basic service provided at Jericho did not greatly differ from those provided by similar structures during the last world conflict and that were located along the coast of the English Channel3 and the Mediterranean. Of the three canonical functions, surveillance, generically known as sighting, was doubtless the least evolved – with the exception of the telescope – and the defensive and offensive function greatly reinforced. But considering its manifest prevalence compared to the other two functions in every era it is no surprise that all towers, especially those located along the littoral, were inevitably identified as simple look-out towers. But to what extent is this over-simplification confirmed by the chain of anti-corsair towers built by the viceroy don Parafan de Ribera beginning in 15634 along the maritime frontier of the Kingdom of Naples and so perfectly exemplified along the Amalfi coast?

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Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Prima

fig. 15 - L’impero romano alla massima espansione. fig. 16 - Affresco pompeiano con villa marittima romana. fig. 17, 18 - Le mura di Costantinopoli. fig. 19, 20 - Lanciafiamme bizantino: raffigurazione e probabile reperto subacqueo.

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contrasto di tipo militare.6 La riprovazione iniziò a manifestarsi soltanto dopo la formazione dei primi grandi stati, allorquando la pirateria sovvertendo i conseguiti equilibri sociali e mettendo in discussione la sicurezza dei commerci e dei territori, divenne intollerabile. La sua minaccia equivalendo ad una palese dimostrazione di impotenza difensiva, e quindi minando la credibilità del principale servizio pubblico modernamente inteso, istigò appropriate contromisure. I Romani, ed i Greci prima di loro, eressero apposite torri per garantire la fascia rivierasca. È emblematico che di quei lontanissimi espedienti si riscontrino ancora oggi non solo espliciti riferimenti toponoma16 stici, ed etimologici, ma finanche ruderi e permanenze.7 Ad ogni buon conto completata la conquista dell’intero perimetro del Mediterraneo le ingenue vedette di pietra finirono dismesse: nessun anfratto costiero, nessuno scoglio esulava ormai dal controllo delle legioni. Pertanto non potendosi alcun covo di pirati ritenere irrangiungibile, come del resto nessun mercato franco, la millenaria istituzione rapidamente cessò. I resti delle tante splendide ville patrizie dei primi secoli della nostra era degradanti sul mare, lo confermano senza alcuna incertezza. Per la storia resterà l’unico caso di controllo marittimo effettuato soltanto da terra! Ovviamente lo sfaldamento dell’Impero ripropose drammaticamente il flagello e mentre le cittadine interne finirono sconvolte e devastate dalle ondate barbare, anche le rivierasche ne condivisero la sorte ad opera di ondate di predoni del mare, quali Vandali e Visigoti.8 Scamparono in entrambi i contesti soltanto quelle dotate, o prontamente dotatesi, di fortificazioni perimetrali e di dispositivi di allarme zonale. L’ostilità del mare

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In merito ricorda Y. GARGuerra e società nel mondo antico, Imola 1985, p. 29: "Nelle società antiche, abituate alle guerre private, la pirateria non era affatto disprezzata. Fra i greci di un tempo, racconta effettivamente Tucidide (I,5): «[non c'era da vergognarsi] di questo modo di agire, il quale anzi portava loro una certa gloria..." 7 Ricordano ad esempio S. MAZZARELLA , R. Z ANCA , Il Libro delle Torri, le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI XX, Palermo 1983, p. 41. "La torre Colombara di Trapani e la torre Faro di Messina avrebbero origine, rispettivamente, punica e romana." 8 R. A JELLO, La marginalità del Mezzogiorno nell'Europa Moderna, in Frontiera d'Europa, n° 2 1997, p.8, precisa: "Già alla fine del mondo antico la superiorità e l'aggressività dei Vandali, stanziati in Nordafrica, fu devastante per il Mezzogiorno, portò nel 455 al traumatico episodio del sacco di Roma, mentre l'Impero romano d'Occidente sta-va già spostando il suo bari- centro a Milano e poi a Ravenna, città più riparate e meglio difendibili”. LAN,


Part One

fig. 15 - Extent of the Roman Empire at its peak. fig. 16 - Fresco from Pompeii depicting a seaside villa. fig. 17, 18 - The walls of Constantinople. fig. 19, 20 - Byzantine flamethrower: illustration and probable under water relic.

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F. BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterranean nell'età di Filippo II, Torino 1976, vol. II, p. 920. Also, P. GOSSE, Storia della pirateria, Firenze 1962, p.11. 6 On the same topic see Y. GARLAN, Guerra e società nel mondo antico, Imola 1985, p. 29: "In ancient societies, accustomed to private wars, piracy was not disdained. In writing of the Greeks of the era Thucydides states (I,5): «[there was no shame] in this manner of acting, which on the contrary brought them a certain glory..." 7 S. MAZZARELLA and R. ZANCA write in Il Libro delle Torri, le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI XX, Palermo 1983, p. 41. "The Colombara Tower of Trapani and the Faro Tower of Messina were respectively of Punic and Roman origin." 8 R. AJELLO, La marginalità del Mezzogiorno nell'Europa Moderna, in Frontiera d'Europa, n° 2 1997, p.8, states: "toward the end of the ancient era the superiority and aggressiveness of the Vandals stationed in North Africa was devastating for the south and in the year 455 led to the traumatic episode of the sacking of Rome as the Western Roman Empire was already moving its focus to Milano and then to Ravenna, cities that were more protected and defendable.

The coastal towers of the Kingdom of Naples

Chronological observations Monitoring the horizon from the summit of any structure or littoral height in order to alert the nearby inhabitants of suspicious naval activity has very remote origins, at least as remote as piracy itself.5 Piracy, as already mentioned, emerged along with navigation and in its initial manifestations did not differ greatly from 17 normal merchant traffic. In general the great merchants of antiquity were undoubtedly also pirates and vice versa: as were the Mycenaean, the Phoenicians and the Carthaginians. There was no ethical or moral reproof, no legal sanction, and no type of military confrontation.6 Disapproval began to emerge only after the formation of the first large States, when piracy began to subvert the social equilibriums and endanger the safety of trade and of the territories, becoming in- 18 tolerable. Since its threat was equated to lack of defensive power and thus undermined the credibility of the primary public service as we understand it today, it led to the need to take appropriate countermeasures. The Romans, and the Greeks before them, built towers to protect the coastline. It is emblematic that today we still find not only specific topomastic and etymological references but also ruins and remainders of these towers.7 Once the entire perimeter of the Mediterranean was conquered the simple look-out towers of stone were abandoned: since no coastal ravine or no reef was exempt from control of the legions, piracy rapidly disappeared, as the remains of the many splendid patrician villas of the first century of our era descending toward the sea confirm with no uncertainty. For history, this will remain the only example of mar19 itime control conducted from land! The plague of piracy dramatically returned with the disintegration of the Roman Empire, when the interior cities were ravaged and devastated by barbarian hordes and the coastal cities shared the same fate, inflicted by waves of marauders from the sea, like the Vandals and Visigoths.8 In both cases only those areas that had perimeter fortifications and zonal 20

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PARTE SECONDA -

PART T WO

Carlo Gambacorta, rilievo tratto dall’inventario delle torri realizzato alla fine del ‘500.


Il torreggiamento vicereale L’avvio del torreggiamento La tragedia di Sorrento ed il precipitare della situazione agli inizi degli anni sessanta del XVI secolo, rendeva indifferibile il torreggiamento, unica contromisura alla montante offensiva corsara. Gli orrendi dettagli della sorte dei rari sorrentini sopravvissuti, acutizzò l’angoscia e incentivò l’adozione di quella tanto discussa risoluzione. La tracotanza turco-barbaresca dal canto suo sembrava ascendere di giorno in giorno per violenza e temerarietà lasciando motivatamente presumere imminente la cessazione della navigazione commerciale e la desertificazione delle marine. I già precari equilibri della società napoletana si destabilizzavano rapidamente, incrementandosi da un lato il flusso di profughi nella capitale e, dall’altro, l’insufficienza alimentare della stessa. E mentre agli inizi del ‘63 il governo si accingeva a varare il torreggiamento del Regno, quasi a volerne ulteriormente accelerare l’attuazione, sopraggiunse un ennesimo insulto corsaro di emblematica valenza. Nella notte seguente quella dell’Ascensione il borgo di Chiaia, a poche centinaia di metri dalla residenza del vicerè, fu assalto da:

fig. 145 - Napoli, via Chiaia ai primi dell’800. fig. 146 - Una stampa del XVII sec. raffigurante una fusta portoghese con equipaggio. fig. 147 - Uno spettacolare scorcio della muraglia cinese, la più grande fortificazione realizzata dall’uomo.

tre fuste di così fatti ladroni [che] accostatesi chetamente a terra, e sbarcatevi alquanti Turchi, non pur vi predarono molti fra huomini, donne e fanciulli, ma posero tutto Napoli per quella notte in iscompiglio. Guidava questi tre vascelli un Rais, che avendo seco per iscorta un Rinegato, già famiglio della Marchesa del Vasto, veniva con isperanza di trovar questa Signora a Chaia..., ma non avendola trovata rimase di cotal pensiero ingannato; perciò co’ suoi seguaci si diede a fare il peggio che potè per Chiaia. Usavano costoro un’astuzia così fatta che avendo seco alcuni rinegati dello stesso luogo li facevano andare a picchiare gli usci e chiamando con la favella del paese alcuni degli abitatori, li sollecitavano a 145 salvarsi, perchè venivano i Turchi, il che da multi credutosi, aprivano gli usci per fuggirsene, ond’erano miserabil preda di fraudolenti nimici...1

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La razzia, peraltro più umiliante che devastante, costituì una salutare sferzata per rompere ogni indugio sull’approntamento del dispositivo anticorsaro. Quanto al denaro si sarebbe acquisito con ennesime imposte. In poche settimane, reperiti i fondi iniziali, stabiliti i singoli progetti ed i precisi punti di costruzione ed espletate le gare d’appalto, un numero crescente di cantieri iniziò ad operare lungo l’intera

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La citazione è di R. COSTO, Compendio dell'istoria del Regno di Napoli, Venezia 1613, ed è tratta da A. VENTURA , Il Regno di Napoli di Piri Reis, Lecce 1990, nota 11.


The viceroyal towers The beginning fig. 145 - Naples, via Chiaia in the early 1800s. fig. 146 - XVII century print depicting a small Portuguese galley with crew. fig. 147 - A spectacular view of the Great Wall of China, the largest fortification ever built by man.

The tragedy of Sorrento and the deteriorating situation in the mid XVI century made it essential to construct towers as the only possible means to counteract the increasing corsair offensive. The horrendous details regarding the fate of the rare Sorrentines who survived increased anxiety and encouraged the acceptance of this much disputed solution. Turkish-barbarian arrogance was increasing daily in violence and audacity causing the population to fear an imminent cessation of commercial navigation and the desertification of the seacoast. The already precarious equilibrium of Neapolitan society was rapidly becoming destabilized with the increased flux of refugees toward the capital on the one hand and insufficient food on the other. And while the government was preparing to build towers throughout the Kingdom in early 1763 another corsair attack further accelerated implementation of the plan. On the night following the Ascension the district of Chiaia, just a few hundred meters from the residence of the viceroy, was attacked by: three ships full of these thieves [who] silently approached land and when the Turks landed not only did they take many men, women and children but they tormented all of Naples during the night. The three ships were commanded by a Rais, who had a renegade with him as escort. He was formerly a servant of the Marchesa del Vasto and hoped to find this Lady in Chaia..., but as he was frustrated at not finding her, with his followers he did the worst he could for Chiaia. He was so cunning that as he had with him some renegades from the same place, he had them knock on the entrance and using their language exhorted the inhabitants to flee because the Turks were coming and many believed him, opening the doors to escape and becoming the miserable prey of the deceitful enemies...1

__________ 1 The quotation is from R. COSTO, Compendio dell'istoria del Regno di Napoli, Venice 1613, and is taken from A. VENTUR , Il Regno di Napoli di Piri Reis, Lecce 1990, note 11. 2 O. PASANISI, La costruzione generale..., cit., p. 42330.

The raid, more humiliating than devastating, erased all doubts regarding the pirate defense system. As for the money, this would be gotten by yet another tax. In a few weeks, once the initial funds were acquired, the precise areas of construction determined and the bids for construction sent out, an increasing number of construction sites began to be prepared along the entire maritime frontier.2 This highly ambitious plan contemplated the construction of towers staggered along a perimeter of more than 2,000 kilometers and had very few historical precedents. The towers that began to be feverishly built and that within a few years would be replicated hundreds of times in a limited number of variations were a precise architectural and military answer to the many needs of anti-corsair defense. It behooves us to repeat that these were peculiar only to the Kingdom of Naples as there did not exist in any other state a similar systematic threat of such social, 147

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Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Seconda

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frontiera marittima.2 Il piano, ambiziosissimo, contemplava la costruzione di torri scaglionate su di un perimetro di oltre 2.000 km. Pochissimi i precedenti storici. Le torri che febbrilmente si iniziarono ad erigere, e che nell’arco di alcuni anni, avrebbero contato centinaia di repliche nelle poche varianti di progetto, costituivano una accurata risposta archiettonico-militare alle tante esigenze delle difesa anticorsara. Queste, giova ripeterlo, si configuravano peculiari del solo Regno di Napoli, pur nell’ambito generale della incursività turco barbaresca, non esistendo negli altri contesti statuali una analoga duplice minaccia sistematica di pari conseguenzialità sociale, economica e politica. Da ciò l’agevole constatazione che nonostante l’appartenenza al medesimo Impero, nonostante l’approvazione tecnica subordinata alla stessa commissione, nonostante la notorietà dei risultati allorquando, pochi anni dopo, i Regni di Sicilia, prima e di Sardegna poi, come pure lo Stato Pontificio sebbene indipendente, si dotarono sulla falsariga di quello di Napoli di un similare dispositivo anticorsaro continuo, non ne cooptarono la tipica torre. Indubbiamente di concezione modernissima ed elaborata, più costosa3 delle coeve tradizionali la torre vicereale napoletana avrebbe comportato un inutile aggravio economico laddove non vigevano le analoghe inevitabili conseguenze strategiche dell’offensiva corsare. Dovunque, infatti, la dinamica razziatoria si estrinsecava contro i mercantili e gli abitati costieri, ma solo lungo le marine napoletane la concomitante grassazione comprometteva la stabilità politica e qualsiasi sviluppo commerciale ed agricolo. È basilare, a nostro avviso, ribadire questa unicità della torre napoletana in relazione alla doppia funzione difensiva ad essa delegata, ovvero per il mare e per la terra, per afferrarne l’incomparabile modernità strutturale, al punto da reputare pertinente la definizione di avveniristica. Non a caso alcune sue spiccate connotazioni strutturali ricompaiono identiche in fortificazioni napoleoniche, o in opere ottocentesche britanniche e, riscontro limite, persino in tratte della linea Maginot.4

fig. 148, 149, 150, 151 - La nota distintiva delle torri vicereali napoletane furono le cannoniere verticali a spatola. Di esse si hanno delle, in alcuni castelli come quello di Paola in Calabria. E si hanno pure alcune derivazioni come nel forte di Sapey presso Modane, o nel forte Cavour del 1861, sull’isola Palmaria. fig. 152 - Le varie tipologie delle torri costiere rinascimentali: torre del regno di Sicilia. fig. 153 - Torre del regno di Sardegna. fig. 154 - Torre del Granducato di Toscana. fig. 155 - Torre dello Stato Pontificio. fig. 156 - Torre del regno di Napoli.

__________ 2

Cfr. O. PASANISI, La costruzione generale..., cit., pp. 423-30. 3 È interessante ricordare che alcuni anni dopo, per l'esattezza nel 1578, le torri che si andavano preventivando in Sardegna costavano tra i 150 ducati le piccole e 300 le grandi: in merito cfr. F. RUSSO, La difesa costiera del Regno di Sardegna dal XVI al XIX secolo, Roma 1991, pp.15768. Per quelle della Sicilia la cifra appare sostanzialmente simile: cfr. F. RUSSO, La difesa costiera del regno di Sicilia..., cit., tomo II, pp. 307-13. Circa lo Stato Pontificio si registra un più elevato importo, cfr. F. RUSSO, La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo, Roma 1998, pp....., ma sempre in media notevolmente inferiore alle torri napoletane, che in alcuni casi toccavano anche i 1.000. 4 Trattasi per l'esattezza della sezione lungo il confine svizzero.


Part Two

fig. 148, 149, 150, 151 - The distinctive feature of the Neapolitan viceroyal towers, the splayed vertical embrasures, had been anticipated in various castles such as the Paola Castle in Calabria and their derivations were still to be found in the Sapey Fortress in Modane and the Cavour Fortress built in 1861 on the island of Palmaria. fig. 152 - Various types of coastal towers from the Renaissance era: towers of the kingdom of Sicily. fig. 153 - Tower of the kingdom of Sardinia. fig. 154 - Tower of the Grand Duchy of Tuscany. fig. 155 - Tower of the Pontifical State. fig. 156 - Tower of the kingdom of Naples.

__________ 3 It is interesting to note that some years later, in 1578 to be exact, the estimated cost of the towers for Sardinia was between 150 ducats for the small towers and 300 for the large ones: see F. RUSSO, La difesa costiera del Regno di Sardegna dal XVI al XIX secolo, Rome 1991, p.15768. For Sicily the cost was basically similar: see F. RUSSO, La difesa costiera del regno di Sicilia..., cit., book II, p. 307-13. The cost was higher for the Pontifical State, see F. RUSSO, La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo, Rome 1998, p....., but on the average always less than the Neapolitan towers that in some cases cost as much as 1,000 ducats. 4 This is the section along the Swiss border.

The coastal towers of the Kingdom of Naples

economic and political significance. Thus the reason that first the kingdom of Sicily, and later the kingdom of Sardinia, followed by the Pontifical State, did not copy the typical tower when they too built a pirate defense system, even though they were all part of the same Empire and all subject to the technical approval of the same commission. Of an undoubtedly modern and elaborate concept and more costly3 than the traditional towers of the era, the Neapolitan viceroyal tower would lead to a useless financial burden for those areas in which there were no analogous strategic consequences of piracy. Pirate raids took place everywhere there were merchant ships and coastal inhabitants, but it was only along the Neapolitan coastlines that the concomitant robbery compromised political stability and commercial and agricultural development. We believe it is essential to emphasize this unique aspect of the Neapolitan tower in respect of its dual defensive function, at sea and on land, in order to understand its incomparable structural concept, so innovative that it might even be considered futuristic. Not coincidentally some of its remarkable structural features reappear in Napoleonic fortifications, in works of the British nineteenth century and, exceptional confirmation, even in sections of the Maginot line.4 In spite of the remarkable progress of military architecture,

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123


Le torri costiere del Regno di Napoli

Parte Seconda

Il tiro teso, radente il ponte, specifico dei modesti calibri costieri garantiva potenzialità mortifere rilevanti: si faceva ascendere ad oltre una ventina il numero degli uomini trapassabili da una singola palla, prima che questa avesse esaurito del tutto la sua energia!35 In ogni caso l’intervento balistico annientava la sorpresa indispensabile per il buon esito della razzia e la certezza d’impunità, psicologicamente, altrettanto basilare per i predoni. Anche un equipaggio ben addestrato e disciplinato, del resto, non avrebbe sopportato a lungo il ritrovarsi esposto inerme al fuoco nemico senza poter in alcun modo reagire, vedendo sfumare l’utile della rischiosa impresa. Senza contare che colpi particolarmente fortunati potevano innescare un ribaltamento dei ruoli a bordo con la presa di potere da parte degli schiavi, sempre pronti ad approfittare di qualsiasi, sia pur minima, debolezza per riguadagnare la libertà. Giustificata pertanto la deterrenza indotta dalla semplice presenza delle torri, componente non secondaria della loro validità complessiva. Motivati, pertanto, gli attacchi corsari ai cantieri delle torri, miranti ingenuamente all’abbandono del piano. In pratica la crescente frequenza dell’evento costrinse unicamente ad inserire nei capitolati d’appalto precise garanzie per l’impresa:

fig. 202 - nella pagina a fianco - Ricostruzione virtuale di un cannone di tipo navale, prospetti e pianta dello stesso. fig. 202 - to the side - Virtual reconstruction of a naval cannon, different perspectives and drawings.

et si per sorte venissero corsari in detta torre [in costruzione]... e la diroccasero tutta o in qualche parte, la regia corte sia tenuta a farla bona...36 Il che significava liquidare comunque i lavori eseguiti fino ad allora e finanziare la ricostruzione che comunque si sarebbe dovuta erigere nel medesimo sito, e per i noti motivi difensivi e per non sprecare le spese di avvio del cantiere e delle fondazioni, immuni a qualsiasi attacco. La minaccia alcuni decenni dopo, implicita conferma della validità delle torri, appare drasticamente rientrata. La clausola, ormai l’ultima nei capitolati di fine secolo, appare ribaltata accollandosi all’impresa l’onere delle ricostruzione in caso di danneggiamento corsaro. I cannoni destinati alle torri vennero per espresso ordine gettati in bronzo, all’epoca metallo per antonomasia, da cui la definizione di pezzi in metallo od anche bronzini, di gran lunga superiori a quelli di ferro per prestazioni, affidabilità, leggerezza e longevità in ambiente salmastro ma disgraziatamente pure di costo. Si ritiene che l’importo di quest’ultimi ammontasse solo ad un terzo dei primi.37 Sarebbe stato possibile, pertanto, con il solo denaro stanziato per le citate torri adriatiche armare l’intera catena, astenendosi però dalla volontà di operare al meglio delle risorse tecniche ed economiche. Ma, almeno in fase iniziale, non si tollerò alcun compromesso in materia di armamento, per non compromettere in alcun modo l’efficacia del piano. Per un’imponderabile circostanza, e sempre a carico di alcune torri adriatiche, disponiamo della pedante relazione del governatore d’Abruzzo, ingegner Carlo Gambacorta, che ne inventariò i cannoni in data 1598. Il documento38, citato in ALLEGATO N° 2, consente un preciso riscontro sull’evolversi dell’armamento anticorsaro e sulla sua consistenza appena una trentina di anni dopo l’entrata in servizio delle torri, con deduzioni ancora generalizzabili. Dai dati comparati del campione si deduce agevolmente che l’armamento operativo del 1598 era senza dubbio di qualità più scadente di quello originario, o forse di solo progetto, ma senz’altro più numeroso ed assortito. Potrebbe trattarsi di una conseguenza dell’esperienza ormai maturatasi, come pure di una risposta alle più ponderate esigenze, di certo spicca la presenza, ormai ritenuta indispensabile in ogni torre, del cannoncino petriero. Dettaglio significativo non è relegato alla sola ed aleatoria difesa di prossimità, bensì alla frequentissima incombenza della segnalazione acustica. Così il Gambacorta al riguardo:

154

__________ 35

Cfr. P. MARAVIGNA, Storia dell'arte militare moderna, Torino 1926, vol. III, p. 238, nota n° 3. 36 A.S.N, Fondo Torri e Castelli, vol. 115, ff. 60-63. 37 Tuttavia precisa C. M. CIPOLLA , Vele e cannoni, Imola 1983, p. 34: "Dato che i cannoni in ferro dovevano essere più pesanti di quelli di bronzo per evitare le scoppio, la differenza tra i costi dei due tipi di artiglieria si riduceva...". 38 Da N. Scerni, Sopra..., cit.


79 mm





Indice

Index

PRESEnTAZIOnE................................................. p. 5 PREFAZIOnE....................................................... p. 7

PRESEnTATIOn.................................................... p. 5 PREFACE.............................................................. p. 7

Parte Prima: I prodromi del torreggiamento

Part One: The origins of the anti-corsair sistem

Una tragedia antica................................................... p. Osservazioni tecniche...................................................... p. Osservazioni cronologiche....................................... p. Osservazioni etimologiche........................................ p. Osservazioni polemologiche..................................... p. Osservazioni operative............................................. p. La corsa barbaresca................................................... p. La frontiera marittima............................................... p. La difesa navale........................................................ p. Il cabotaggio del Regno............................................ p. La via del grano......................................................... p. Le prede umane......................................................... p. La logica del piano...................................................... p. La tragedia di Sorrento............................................. p.

22 28 30 34 38 40 50 60 64 68 76 86 100 112

120 124 128 142 150 158 166 170

The beginning............................................................ p. The towers.................................................................. p. Guiding criteria.......................................................... p. The artillery of the towers.......................................... p. Congruity of the armament......................................... p. The viceroyal towers: architectural analysis............... p. Types of variant.......................................................... p. Types of viceroyal coastal towers.............................. p.

121 125 129 143 151 159 167 173

PART THREE: Operational aspects

PARTE TERZA: Aspetti operativi Le prestazioni delle torri vicereali............................ p. Funzione offensiva.................................................... p. Funzione autodifensiva.............................................. p. Funzione di avvistamento e segnalazione................... p. Funzione alloggiativa................................................ p. Costi del sistema e loro ripartizione........................... p. Gli uomini delle torri: caporali e soldati.................... p. Torri e navi: oneri a confronto.................................... p. Valutazione complessiva........................................... p. I limiti della difesa anticorsara................................... p. Valutazione complessiva del torreggiamento............ p.

23 29 33 35 37 43 51 59 67 71 77 87 100 113

PART TWO: The viceroyal towers

PARTE SECOnDA: Il torreggiamento vicereale L’avvio del torreggiamento....................................... p. Il torreggiamento...................................................... p. Criteri informatori..................................................... p. L’artiglieria delle torri............................................... p. Congruità dell’armamento......................................... p. Le torri vicereali: analisi architettonica.................... p. Varianti tipologiche.................................................. p. Tipologia sistematica delle torri costiere vicereali.... p.

An ancient tragedy..................................................... p. Technical observations............................................... p. Chronological observations....................................... p. Etymological observations........................................... p. Bellicose observations................................................. p. Operational observations........................................... p. The barbary pirates.................................................... p. The maritime frontier................................................. p. Naval defense............................................................ p. Coasting the Kingdom................................................. p. The grain road............................................................. p. The human prey......................................................... p. The method................................................................... p. The tragedy of Sorrento............................................. p.

198 198 200 206 214 218 222 230 232 240 246

The functions of the viceroyal towers......................... p. Offensive function..................................................... p. Defensive function...................................................... p. Sightingh and signaling function............................... p. Lodging function........................................................ p. Apportionment of costs............................................. p. The men of the towers: corporal and soldiers............. p. Towers and ships: a cost comparison........................ p. General assessment..................................................... p. The limitations of pirate defense............................... p. General assessment of the towers.............................. p.

199 199 201 207 215 219 223 231 233 243 247

PARTE QUARTA: Evoluzione e dismissione del torreggiamento

PART FOUR: Evolution and abandonment of the towers

La difesa anticorsara borbonica................................ p. 266 Ultimi interventi sulle torri....................................... p. 278 La fine dell’incubo..................................................... p. 282

Anti corsair defense of the Bourbon Regime............. p. 267 Final interventions on the towers.............................. p. 279 The end of the nightmare.......................................... p. 283

EPILOGO ED ALLEGATI.......................................... p. 288

EPILOGUE AnD ATTACHMEnTS.............................. p. 288



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