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La potatura dell’albero adulto in città
La fase adulta di un albero è quella intermedia tra la fase giovanile e quella di senescenza: si caratterizza per la forte crescita. Anche il fusto e l’apparato radicale tendono a crescere molto, secondo le disponibilità di spazio, elementi nutritivi e acqua. Per la maggior parte delle specie arboree, la crescita dei rami e con essi la crescita della massa dell’albero è destinata a regredire con l’avanzare del tempo. Nella fase adulta l’albero tende a costruire una chioma stabile, raggiungendo la massima altezza. In realtà anche l’albero adulto può iniziare a disfarsi dei rami più interni della chioma, se questi non riescono a effettuare una sufficiente fotosintesi o se non sono più utili. Nella fase adulta l’albero è reattivo ai mutamenti ambientali, nella misura determinata dalla propria specie. La potatura
dell’albero adulto persegue lo scopo di assecondare la costruzione di una chioma stabile e di adeguare la crescita in modo da contenerla a seconda degli spazi limitati dalle esigenze antropiche. Perciò consiste essenzialmente nella rimozione e/o nel contenimento di quelle parti della chioma che potrebbero diventare instabili in futuro. Possiamo quindi ricomprendere nella potatura dell’albero adulto la riduzione o la rimozione dei rami non graditi, di quelli morti, di quelli danneggiati, di quelli codominanti, di quelli instabili, di quelli che sfregano contro il fusto o contro altri rami, di quelli che sono a distanza troppo ravvicinata e non hanno spazio sufficiente per lo sviluppo, di quelli che hanno portamento fortemente verticale, dei ricacci, dei rami epicormici, dei succhioni e dei polloni, delle piante che crescono sull’albero o negli invasi creati dalle biforcazioni.
fase giovanile
fase adulta fase di senescenza
senescenza avanzata
albero adulto in città
La potatura dell’albero adulto consiste nella rimozione e/o nel contenimento di quelle parti della chioma che potrebbero diventare instabili in futuro
Ferite.
COSA FARE IN CASO DI RAMI MORTI Nell’albero adulto i rami morti sono presenti per lo più all’interno della chioma, dove l’irraggiamento è molto limitato e quindi non sufficiente per la fotosintesi. Spesso i rami in procinto di disseccare presentano un ingrossamento basale circolare, un collare che si forma per meglio difendere i tessuti legnosi del fusto da eventuali attacchi fungini a carico dei rami soprastanti, una volta privi di vitalità. L’asportazione dei rami morti o in corso di disseccamento va effettuata rispettando il collare e quindi recidendo i rami al di sopra di esso, il più vicino possibile per non lasciare monconi. Se si dovesse operare con un raccorciamento anziché con la soppressione, il risultato sarebbe quello di produrre altri rami secchi, in quanto
ATTENZIONE AI RICACCI E ALLE “PIANTE SUGLI ALBERI”
A volte in caso di danneggiamento, accorciamento o potatura non corretta si sviluppano ricacci, ovvero nuovi rami che si originano da gemme latenti situate più internamente. Se non hanno utilità si effettuerà la loro soppressione, mentre se sono utili per la ricostituzione di una chioma danneggiata dovranno essere guidati nella crescita, scegliendo nel tempo il ricaccio migliore allo scopo. La completa soppressione di tutti i ricacci, tuttavia, avrà come risultato una nuova emissione, per cui saranno necessari più interventi. I ricacci più pericolosi sono quelli verticali in quanto tendono a reiterare (reiterazione = duplicazione delle sequenze di sviluppo e dei gradienti di vigore associati ad alcuni assi con altri assi portanti), appesantendo eccessivamente la branca sulla quale sono inseriti. È necessario quindi sopprimerli o ridurli a seconda del loro diametro. Anche la vegetazione presente sugli alberi va controllata: l’edera va rimossa prima che il suo peso diventi eccessivo o che ricopra la chioma provocandone il disseccamento per mancanza di luce. È bene reciderla alla base del fusto stando attenti a non danneggiarlo in alcun modo, per poi rimuoverla dal resto del fusto e della chioma. Si può anche ricorrere a un intervento di diserbo mirato (interpellare uno specialista con specifica attrezzatura per l’infusione negli alberi). Nello stesso modo vanno eliminate le altre piante rampicanti (clematide, glicine, caprifoglio, luppolo, ecc.), quelle parassite come il vischio e quelle che crescono nelle sacche che si formano tra le inserzioni delle branche come la Palma di Fortune, il ligustro, l’acero, il lauroceraso, ecc.
Torsione rottura.
Rami e cavi.
inevitabilmente un ramo indebolito per mancanza di luce o per altre cause, se raccorciato, accelera il disseccamento e quindi occorre poi ritornare a finire il lavoro l’anno successivo. Qualora invece vi sia un ramo in via di disseccamento all’esterno della chioma, il taglio va effettuato nel punto dove presumibilmente morirà e in presenza di una biforcazione (taglio di ritorno) in modo da lasciare un altro punto vegetativo vitale. Se dovessero esservi molti rami in procinto di morire nella porzione esterna della chioma significa che la vitalità della pianta è in regressione, totalmente o localmente, e bisogna cercare di comprenderne le ragioni, in modo da supportare la crescita della
Monconi.
DA POTARE
pianta combattendo eventuali malattie o parassiti o apportando nutrienti o altro. Comunque, in questi casi bisognerà operare un diradamento o una riduzione della chioma, anticipando quindi le operazioni caratteristiche di un albero in fase di senescenza.
RAMI DANNEGGIATI, INSTABILI E CODOMINANTI Altri rami da asportare sono i rami danneggiati da malattie, parassiti, grandine, vento, folgore, ferite o rotture da cause esterne (per lo più antropiche). I rami danneggiati vanno riconosciuti quando si effettua la potatura: essi rappresentano un pericolo anche elevato e quindi vanno valutati i necessari provvedimenti. I piccoli danni sono soggetti solitamente ad autoriparazione in quanto l’albero tende ad isolarli. I rami danneggiati di diametro inferiore a cinque centimetri possono essere asportati senza grossi problemi, purché ciò venga fatto correttamente. Per quanto riguarda invece il danneggiamento di grossi rami, bisogna fermarsi e riflettere sul da farsi: se ad esempio il danno riguarda una grossa branca principale e questa non può essere rimossa senza causare un danno ancora maggiore, bisognerà raccorciarla in modo da limitare la crescita futura e, se utile e possibile, si opererà anche un consolidamento con un cablaggio statico. Altri rami da rimuovere sono quelli che presentano instabilità, come i rami con conformazione a “S” o quelli con curvatura convessa verso • Rami non graditi, morti, danneggiati, instabili • Rami codominanti • Rami che sfregano contro il fusto o contro altri rami • Rami a distanza ravvicinata senza spazio sufficiente per lo sviluppo • Rami con portamento verticale • Ricacci • Rami epicormici • Succhioni e polloni • Piante che crescono sull’albero o negli invasi creati dalle biforcazioni
Succhione reiterazione.
l’alto, in quanto facilmente soggetti a rottura per fessurazione longitudinale. Parlando della potatura di formazione (numero 019, pag. 16)
abbiamo evidenziato come sia necessario mantenere lo sviluppo della frecciaguida: anche nella potatura dell’albero adulto si dovrà
perseguire questo obiettivo, andando a sopprimere i rami codominanti
più deboli a vantaggio di quello più forte e centrale nel caso in cui non raggiungano i cinque centimetri di diametro, e raccorciandoli in caso contrario. Anche i rami con corteccia inclusa o quelli che crescono in verticale vanno trattati nello stesso modo di quelli codominanti. La spalcatura, come nella formazione, è un’operazione da proseguire anche nell’età adulta con le stesse regole viste per la potatura di allevamento. mantenere lo sviluppo della frecciaguida: anche nella potatura dell’albero adulto si dovrà
perseguire questo obiettivo, andando a diametro, e raccorciandoli in caso contrario. rami con corteccia inclusa o quelli che crescono in verticale vanno trattati nello stesso modo di Piantina nella cavità.
DA SAPERE (E DA FARE)
Spesso su alcune specie (es. faggio, carpino) troviamo rami che si incrociano o che sfregano tra loro, causando ferite che sono la via preferenziale di penetrazione dei patogeni fungini agenti di carie del legno. Ogni tanto capita che i rami vicini finiscano per saldarsi (anastomosi), ma la giunzione non è meccanicamente molto stabile. Pertanto, occorre provvedere alla rimozione precoce di tali rami quando non hanno ancora raggiunto i cinque centimetri di diametro, come di quelli che crescono troppo vicini, in quanto non potrebbero comunque svilupparsi in futuro. Se invece fossero più grandi, meglio limitarsi al loro raccorciamento.
COME GESTIRE LE ALBERATURE STRADALI Un’ultima considerazione riguarda la fase adulta degli alberi che fanno parte dei filari a lato delle strade. La fine della fase adulta coincide spesso con la massima utilità dell’albero in termini sia di mitigazione climatica che in termini economici. Con la fase di senescenza, infatti, la chioma si riduce e con essa anche l’attività fotosintetica e di riduzione degli inquinanti e delle polveri, diventano più frequenti e onerosi gli interventi di potatura e soprattutto tende ad aumentare il pericolo rappresentato dall’albero o dalle sue parti. Un modello di gestione delle alberate prevede che alla fine della fase adulta si provveda alla sostituzione totale degli alberi, in modo da minimizzare i costi e massimizzare i vantaggi in termini di mitigazione ambientale nel senso più ampio. Questo modello di gestione nel nostro Paese non viene seguito, anzi si segue il modello contrario, ovvero la gestione sino alla fine della vita dell’albero dopo numerosi e improbabili “accanimenti terapeutici” e dopo aver esposto la popolazione a elevati rischi derivanti dalla presenza di piante con alto pericolo. Questo modo di approcciarsi alla gestione delle alberature genera quasi sempre filari disetanei, con gestione ancora più complessa e poco edificante sotto il profilo paesaggistico. Inoltre, l’invecchiamento inevitabile delle alberature porta inesorabilmente al punto in cui tutti o quasi i filari dovranno essere sostituiti contemporaneamente, con l’impossibilità di farlo per ovvia mancanza di fondi. È opportuno quindi trovare un approccio migliore e diverso per la gestione delle alberature stradali, diminuendo sensibilmente i rischi per gli utenti.
La stanza
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Tre caffè e tre brioche, grazie. Inizia così l’incontro con Valentina Forges Davanzati e Sandro Degni, in un bar milanese, una mattina di gennaio. Sotto un cielo che non sapeva da che parte stare, se farsi baciare dal sole o se riempirsi di nuvole. Un incontro di lavoro, programmato da tempo. Avevo saputo di un loro interessante progetto e mi sarebbe piaciuto raccontarlo su queste pagine, per voi lettori. Ma non è mica facile fare comprendere a una giornalista non tecnica (io) i dettagli di un lavoro. Ed ecco lo stupore, loro ci sono riusciti perfettamente. Anzi, hanno fatto molto molto di più. Valentina, progettista del verde e agrotecnica dotata di una visione attenta all’estetica e alla funzionalità, e Sandro, giardiniere evoluto, grazie alla loro passione, sono riusciti a farmi entrare nel dietro le quinte del loro progetto; a farmi sentire il profumo delle piante scelte, a far camminare il mio sguardo sui dettagli più minuti e sugli accorgimenti adottati. E ora tocca a me, nelle righe seguenti farò del mio meglio per riportare gli appunti raccolti.
LA SFIDA DEI PICCOLI SPAZI
Il progetto, al cui layout ha collaborato Tiziana Giansiracusa, riguarda la sistemazione a verde di un terrazzo a Milano, a Greco, quartiere storico nella zona nord-orientale della città. È una realizzazione pensata per una giovane coppia che ha chiesto un allestimento che richiamasse la vegetazione della macchia mediterranea tipica della loro terra, la Sardegna, nella scelta degli accostamenti, dei colori e dei profumi intensi. «Il terrazzo si affaccia sull’incrocio dei binari – spiega Valentina Forges Davanzati – e il passaggio dei treni, seppur rado, fa diventare il panorama affascinante e particolare, tale da rendere piacevole il relax, su un comodo divano in prossimità di