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l’anno del ritrovamento dei Bronzi di Riace pag

© Federico Neri

Era il 16 agosto 1972 quando il sub romano Stefano Mariottini, immergendosi in località Porto Forticchio di Riace Marina (RC), rinvenne a otto metri di profondità le sculture di due guerrieri. Il giovane subacqueo vide emergere dal fondo sabbioso il braccio sinistro di quella che sarebbe stata denominata “statua A”. E poi, a pochi metri di distanza, il ginocchio e un alluce della cosiddetta “statua B”. Tra il 21 e il 22 agosto, i carabinieri del nucleo sommozzatori riuscirono a recuperarle entrambe. Furono scoperti così i Bronzi di Riace: una notizia che fece il giro del mondo. Grandissimi furono l’interesse degli studiosi e l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica. Dopo un lungo silenzio durato otto anni, le due statue riemersero dal centro di restauro della Soprintendenza archeologica di Firenze. Nella primavera del 1980

Lungomare Falcomatà, Reggio Calabria

tornarono in Calabria, dove trovarono una prima provvisoria collocazione nella sala del museo di Reggio dedicata ai ritrovamenti subacquei. Si suppone che i Bronzi, la cui datazione è certamente ascrivibile al V secolo a.C., siano appartenuti a un gruppo statuario. Secondo una delle ipotesi più accreditate, si tratta dei due fratelli Eteocle e Polinice, protagonisti della tragedia di Eschilo I sette contro Tebe. Dall’analisi della terra di fusione, l’argilla impiegata come stampo, si è potuto stabilire che provenivano da Argo, antica città greca. Probabilmente furono gettati in mare per alleggerire il carico della nave che li trasportava oppure, secondo un’altra teoria, fu l’imbarcazione ad affondare con tutte le statue. Per festeggiare i 50 anni dal ritrovamento, la giunta della Regione Calabria ha organizzato un piano integrato di promozione e valorizzazione del territorio in sinergia con il Museo nazionale della Magna Grecia, la città metropolitana e il Comune di Reggio Calabria, la Camera di commercio e il Comune di Riace. Sono previsti eventi teatrali, culturali e scientifici, mostre, seminari internazionali e attività storico culturali. Dal programma delle iniziative promosse si segnalano tre tragedie greche in scenari mozzafiato: si parte il 18 agosto con I sette contro Tebe di Eschilo al Parco archeologico di Locri, poi il 24 L’Antigone di Sofocle va in scena al Parco archeologico Taureani di Palmi, infine il 26 L’Edipo Re di Sofocle è in programma al Castello Aragonese di Reggio Calabria. Il 16 agosto, data del ritrovamento, si rende omaggio ai Bronzi con un’in-

Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria

Su concessione del ministero della Cultura - Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria stallazione di video mapping sulla facciata del museo di Reggio Calabria, mentre, per l’intero periodo estivo, corso Garibaldi diventa scenografia d’eccellenza della mostra a cielo aperto di archeologia pubblica dedicata proprio al ritrovamento delle due statue. A Palazzo della cultura Pasquino Crupi di Reggio è previsto anche il ciclo di mostre Bronzi di Riace 50. L’arte che risplende al centro del Mediterraneo. Fino al 7 settembre è in programma Narrazioni Misteriche del maestro Raffaele De Rosa, che ferma nei suoi dipinti i miti della Magna Grecia. Segue, dal 10 settembre al 10 novembre, l’esposizione Mediterraneo, una riflessione su quel mare che ha restituito i Bronzi dopo 2000 anni con la partecipazione di circa 30 artisti. Infine, dal 10 dicembre all’11 febbraio 2023, una

Parco archeologico di Locri Epizefiri (RC)

personale di Cesare Berlingeri, artista dell’entroterra reggino che utilizza per le sue opere i colori della sua terra. Per dicembre è programmata anche la rappresentazione dell’opera lirica Adriana Lecouvreur, di Francesco Cilea, nel Teatro comunale di Reggio Calabria dedicato al compositore. E sono già attive le campagne di comunicazione a livello nazionale e internazionale, con le promozioni dei Bronzi nelle grandi stazioni su videowall, screen promozionali negli aeroporti. «Si concretizza un’idea sulla quale stiamo lavorando da oltre un anno per valorizzare il ricchissimo patrimonio culturale calabrese assieme al ministro della Cultura, Dario Franceschini, che da mesi ha posto l’attenzione su questo evento pensato per celebrare quello che è il simbolo identitario più importante della nostra regione», ha dichiarato Carmelo Malacrino, direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. I 50 anni dei Bronzi diventano quindi l’occasione per mettere in rete tutto il patrimonio archeologico della regione, che comprende tesori della Magna Grecia e della Calabria antica. Oltre ai Bronzi, il museo di Reggio offre un interessante percorso che porta a conoscere il patrimonio storico e culturale delle grandi colonie di Sibari e Crotone, Medma e Hipponion, Caulonia e Locri, Rhegion. Una ricchezza che nel 2019 è valsa al museo 227mila ingressi in un anno. Anche se per i visitatori il primo oggetto del desiderio rimangono i Bronzi di Riace, tra i più importanti esempi al mondo della perfezione e dell’equilibrio formale nell’arte greca del V secolo a.C. E per questo candidati a diventare Patrimonio dell’Umanità. museoarcheologicoreggiocalabria.it MuseoArcheologicoRC MusArcheoRC museoarcheorc

Riace (RC)

PARADISI IN TERRA

UNA MOSTRA ALLA REGGIA DI CASERTA RACCONTA L’EVOLUZIONE DEL GIARDINO ATTRAVERSO OLTRE 150 OPERE D’ARTE di Angela Alexandra D’Orso

Eden, oasi, paradiso terrestre. Il giardino è presente nell’immaginario dell’uomo nel corso dei secoli e delle civiltà. Il suo sviluppo ha conosciuto diverse fasi in parallelo con l’evoluzione della scienza botanica e con i contesti culturali di cui è espressione. Per chi volesse conoscere o approfondire la sua storia, la mostra Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta, rappresenta un’occasione unica. L’esposizione, a cura di Tiziana Maffei, è visitabile fino al 16 ottobre e raccoglie oltre 150 opere tra dipinti, sculture, arazzi, erbari, libri, oggetti d’arte e interpretazioni contemporanee che raccontano l’evoluzione dei parchi nel tempo. Un caleidoscopio di rappresentazioni, dal Rinascimento ai primi anni dell’800, che offre una panoramica sull’intera Penisola nella sua varietà di paesaggi e stili di vita. Il percorso si articola in sette sezioni, lungo le grandi sale dell’appartamento della regina, affacciate sul Parco Reale con la scenografica via d’acqua. Le opere, in molti casi inedite, provengono da istituzioni italiane ed europee tra cui il Museo del Prado e il Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Museo di Versailles a Parigi, la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti a Firenze.

La via d’acqua all’interno del Parco Reale della Reggia di Caserta

Jakob Philipp Hackert, Landscape with the Palace at Caserta (1793) Olio su tela

Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Tra i tanti artisti presenti, spicca il nome di Jakob Philipp Hackert, celebre pittore tedesco che ha ritratto giardini e paesaggi della Campania e dell’Italia meridionale. La mostra si apre con il racconto dedicato al parco della Reggia di Caserta per chiudere con la sezione Giardini e rappresentazione simbolica, dove il verde diventa scenario di narrazioni sacre e mitologiche, uno spazio mistico in cui la storia del mondo occidentale rivive attraverso personaggi della tradizione letteraria e religiosa. Molti i temi approfonditi: il giardino come luogo d’espressione del potere, la convivenza di verde artificiale e selvatico dalla tradizione medicea fino all’800, solo per citarne alcuni. All’esposizione classica si affianca un percorso immersivo multisensoriale. Le tecnologie digitali consentono infatti di ammirare, e quasi di toccare, il progetto della Reggia realizzato dall’architetto Luigi Vanvitelli. L’esperienza olfattiva, fruibile visitando una sala appositamente allestita, trasporta il visitatore nel mezzo di un inebriante giardino in fiore, con le note morbide, fresche e delicate del mughetto a cui si mischiano quelle acquatiche che rievocano ruscelli e fontane. È affidata, poi, alle opere di alcuni artisti contemporanei l’interpretazione del rapporto tra natura e società moderna: dal progetto Unrejected Wild Flora dell’artista brasiliana Maria Thereza Alves agli arbusti fragili di Eugenio Tibaldi, fino agli emozionanti scatti fotografici della serie Eden di Mimmo Jodice. Passato e presente si intrecciano, quindi, in un racconto che non si limita alla divulgazione di dati storici ma invita a riflettere sul significato di una relazione antica e sulla sua inevitabile evoluzione. Il giardino diventa, in questo senso, testimone dei valori etici della bellezza. Simbolo di un virtuoso addomesticamento che tocca più secoli e giunge, aderente al suo tempo, fino ai nostri giorni. reggiadicaserta.cultura.gov.it reggiadicaserta

IL RAGAZZO VENUTO DALL’ ACQUA

DOPO IL RECORD MONDIALE NEI 100 METRI DORSO, IL VENETO THOMAS CECCON ARRIVA DA FAVORITO AI CAMPIONATI EUROPEI, A ROMA DALL’11 AL 21 AGOSTO

di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur T« homas Ceccon ha fatto qualcosa di incredibile, fuori dalla normalità delle cose. Un record del mondo del genere in una gara così, abbassando il crono di tanto, con una facilità quasi imbarazzante. Secondo me ci terrà col fiato sospeso per molti anni: ha ancora tantissimo da dare, questo successo è il primo di una lunga serie». Così, lo scorso giugno, la nuotatrice Federica

Pellegrini commentò in un’intervista la gara del nuotatore veneto, classe 2001, che ai mondiali di Budapest ha vinto l’oro nei 100 metri dorso, stabilendo anche il primato mondiale con il tempo di 51"60. Un risultato con cui ha abbassato di 25 centesimi il record dell’americano Ryan Murphy, che resisteva dai Giochi Olimpici di Rio del 2016.

Come se non bastasse, dall’Ungheria è tornato con un altro oro nella staffetta 4×100 mista e un bronzo in quella 4×100 stile libero. Abbiamo raggiunto telefonicamente questo atleta al

Centro federale Alberto Castagnetti di Verona, dove si sta allenando per i

Campionati europei che si svolgono a

Roma dall’11 al 21 agosto.

Hai conquistato l’oro a Budapest da poche settimane, come ti senti?

Non ho avuto tanto tempo per ripensare a quello che ho fatto. Dopo il campionato iridato, sono andato a

Tenerife per allenarmi e adesso sono concentrato sugli Europei di Roma.

Magari in vacanza avrò l’occasione per ragionare su quella fantastica gara. Comunque, la riguardo spesso e ogni volta riesco a trovare qualche errore.

Anche in una gara da record mondiale?

Assolutamente sì. Non farò un secondo in meno ai prossimi Europei, ma riguardare il video mi aiuta a capire cosa potrei migliorare.

Secondo Pellegrini hai fatto «qualcosa di incredibile». Vi siete sentiti?

Ci siamo scritti dei messaggi, mi ha fatto i complimenti. Purtroppo, non ci siamo ancora visti di persona.

In molti hanno parlato dell’espressione del tuo volto dopo la vittoria…

Non ho mai esultato tanto. E mi sono un po’ vergognato per aver stretto il pugno verso l’alto: non rientra nel mio

stile gioire in modo plateale. Quell’espressione di stupore è stata spontanea. Ero arrivato primo con il record del mondo, non me lo aspettavo. Hai un mental coach che ti segue? Per ora ho solo il mio allenatore Alberto Burlina che, da quando avevo otto anni, si occupa della mia preparazione in acqua e in palestra. Adesso non mi serve ma magari in futuro potrebbe essermi d’aiuto, non voglio escludere questa possibilità. Come ti carichi o ti rilassi prima di una gara importante? Nel percorso che mi porta alla piscina ascolto sempre la musica, mi piace molto. Sento un po’ di tutto, in particolare mi piacciono i pezzi degli anni ‘80 e ‘90. Dopo il riscaldamento e prima di scendere in acqua parlo con gli altri atleti, scherziamo per alleggerire la tensione. A questi Europei arrivi da favorito. Come ti senti? È una cosa che non ho mai provato prima, finora non avevo mai gareggiato da favorito. E non è la stessa cosa che competere da outsider. Poi siamo in Italia, davanti a tanti tifosi, e questo focalizzerà ancora di più l’attenzione sulla mia performance. Ho sempre gestito bene l’ansia e la pressione, ma dopo aver vinto un oro e raggiunto un record mondiale le cose cambiano. Il fatto di gareggiare in Italia, quindi, non è un vantaggio? Dipende da quante persone ci saranno: un po’ mi preoccupa l’idea che possano essere davvero tante (ride ndr). Ma mi fa molto piacere che la sfida sia Roma, in una delle piscine più belle del mondo: spero che ci sia molto pubblico a fare il tifo. A Budapest, quando entravano gli atleti ungheresi si sentiva il boato dei fan e questo è molto figo. A Roma, l’ultimo evento di questo tipo lo abbiamo avuto nel 2009 e questo è un motivo in più per venire ad assistere a un grande spettacolo. Tu a che gare parteciperai? Al momento non lo so. Sceglierò più avanti in base a come andranno gli allenamenti e al calendario. La scelta è tra i 50 e i 100 metri dorso, i 50 delfino e i 100 metri stile libero, più le varie staffette. Sei molto polivalente, passi con facilità da uno stile all’altro. Ho bisogno di cambiare spesso per non annoiarmi. Quando vedo gli altri atleti che gareggiano solo in una disciplina, mi chiedo come facciano a non stancarsi. I rivali da temere? Sono i soliti che ho incontrato ai mondiali di Budapest, non dovrebbero esserci sorprese. Per loro sarà una rivincita, mentre io dovrò mantenere il titolo. Come vedi la Nazionale di nuoto? È un gruppo tra i più vincenti di sempre. Speriamo di ottenere tante medaglie, ci sono parecchi atleti promettenti. L’età in questa nazionale va dai 16 ai 27 anni, siamo tutti molto giovani quindi abbiamo ancora un bel margine di crescita. Avrai il tempo per guardare le altre gare? Mi piacerebbe ma sarò molto preso e

© Andrea Staccioli/Deepbluemedia

concentrato sulle mie. Spero di riuscire a vedere almeno qualche finale. Hai praticato altri sport prima di entrare in piscina? A quattro o cinque anni giocavo a tennis, poi ho iniziato con il nuoto. I miei mi hanno raccontato una mezza leggenda per cui avrebbero scelto questo sport per non far sentire troppo il caldo a me e mio fratello. A parte tutto, vedevano che in acqua stavamo bene: era il nostro luogo. Tuo padre ha detto che da bambino, al mare, eri sempre in acqua. Anche adesso, quando vado in spiaggia, sto in acqua tutto il pomeriggio: mi diverto faccio sempre una nuotata. Dove andrai in vacanza dopo gli Europei? Sono stato stregato dalla Sardegna, con il suo mare limpido e la sua sabbia bianca. È il luogo dove andavo con i miei genitori da piccolo. Lo scorso anno ci sono tornato ed è stato molto bello: questa estate penso di ripetere l’esperienza. Un pezzetto delle tue medaglie è merito anche dei tuoi genitori e dei loro sacrifici. Sicuramente, senza di loro non sarei andato da nessuna parte. Devo dire grazie anche a tutto lo staff che mi segue e mi aiuta quotidianamente, dall’allenatore al fisioterapista passando per il medico. I baffi che avevi al record mondiale come sono usciti fuori? Per puro caso. Li avevo fatti crescere prima dei Campionati italiani, ad aprile. Mentre stavo facendo la barba mi sono detto: «Proviamo a tenere i baffi, al massimo li taglio dopo due giorni». Ho visto mi stavano bene e li ho tenuti. Mi riconoscevano di più, facevano un po’ di scena, ma adesso li ho tagliati. A Roma li rivedremo? Penso di no, non riusciranno a crescere. Magari in futuro… Un pensiero alle Olimpiadi di Parigi 2024 ogni tanto lo fai? I Giochi sono l’obiettivo finale. I mondiali sono importanti, ma sono tappe di passaggio. Ovviamente, tutto quello che arriva di buono prima è ben accetto.

ceccon_thomas

ROMA CAPITALE DEL NUOTO

Dall’11 al 21 agosto, a Roma, si disputa la XXXVI edizione dei Campionati europei di nuoto. Sono 50 le nazioni presenti, con 1500 atleti e 77 gare finali in cui vengono assegnate 231 medaglie. All’evento, capace di incollare agli schermi 200 milioni di persone, assistono 800 rappresentanti dei media, 1000 volontari e 100mila tifosi. Nello storico complesso al Foro Italico si svolgono le gare di nuoto e di tuffi. In una piscina temporanea all’interno dello Stadio Pietrangeli del tennis, che ospita ogni anno gli Internazionali d’Italia, si sfidano gli atleti del nuoto artistico. I tuffi dalle grandi altezze, al loro debutto in un Europeo, vanno in scena al Circolo del tennis, sempre all’interno del Foro Italico. Mentre le gare in acque libere vengono ospitate sul lungomare di Ostia. A questa rassegna seguono, dal 24 agosto al 4 settembre, gli European Masters Championships dedicati agli atleti over 25. roma2022.eu

© Giorgio Scala/Deepbluemedia/Insidefoto

SGUARDI NEL TEMPO

Wanda Wulz Ritratto (1928 c.a.)

IN MOSTRA A FIRENZE UN PEZZO DI STORIA DELLA FOTOGRAFIA, DALLE ORIGINI ALLE ULTIME SPERIMENTAZIONI. PROTAGONISTE LE ARTISTE DI IERI E DI OGGI

di Sandra Gesualdi sandragesu

Itratti levigati dai toni seppia, e quel velo di nostalgia che la stampa ai sali d’argento imprime alle immagini d’inizio ‘900. Il ritratto di Wanda Wulz è una commistione di fascino, estetico e artistico: lo sguardo altrove, la posa non cercata, la bellezza come espressione. Intorno agli anni ‘30, la triestina Wanda e la sorella Marion ereditarono dal padre lo studio fotografico di famiglia e, prima come modelle poi come sagaci ritrattiste, diventarono protagoniste dell’avanguardia artistica del tempo. Tra sperimentazione e consapevolezza scelsero il linguaggio fotografico per incentivare e promuovere l’affermazione sociale delle donne. Le protagoniste dei loro scatti sovvertono le posture del ritratto anche decidendo di posare con sguardi fuori campo ma ben radicati nel loro tempo. Il ritratto di Wulz fa parte di una delle due sezioni dedicate a fondi degli Archivi Alinari resi pubblici in occasione della mostra Fotografe!, a Firenze, nelle sedi di Villa Bardini e Forte Belvedere, fino al 2 ottobre. Un percorso che racconta un pezzo di storia della fotografia, dai primi approcci alle ultime sperimentazioni digitali e alle produzioni contemporanee. Approfondimenti tematici e di genere che, senza seguire un ordine cronologico, spalancano una finestra su quest’arte, multiforme, intima, collettiva, rivoluzionaria. Con le fotografe di ieri e di oggi dietro l’obiettivo a riempire le sale di lavori che sanno di emancipazione, ricerca, comparazione, riflessioni sul passato per raccontare di sé nell’oggi. Opere inedite, in alcuni casi stampate direttamente dai negativi originali, che partono dalle prime dagherrotipie dell’800 per attraversare oltre un secolo di mondo e società con il piglio delle donne. «Il punto esclamativo nel titolo vale come affermazione e ammirazione per le fotografe che, dalle origini e per tutto il ‘900, hanno operato e lottato all’interno di un mondo capace solo di vederle in una posizione inferiore, marginale», sottolineano Emanuela Sesti e Walter Guadagnini, curatori del progetto espositivo. Oltre alle sorelle Wulz, i frammenti di realtà impressi nella luce di Dorothea Lange, Bettina Rheims, Maria Mulas, Ketty La Rocca, Lisetta Carmi, solo per citarne alcune, sono messi a confronto con le opere di dieci autrici italiane nate dopo il 1980. Il corpo esibito, il ritratto come memoria, la società con le sue contraddizioni e i diritti reclamati si confrontano in un cortocircuito di rimandi spazio-temporali. Con una certa, forte e sempre meno urlata autodeterminazione di artiste. Col punto esclamativo. villabardini.it

Bettina Rheims Madame Jacquot. Ritratto dell'attrice Charlotte Rampling, Parigi (2009)

Marion Wulz Ritratto di Wanda Wulz in tenuta da motociclista (1930-1932)

Courtesy Archivi Alinari, archivio Marion Wulz, Firenze

Federica Belli The lens (Through Which We See Ourselves) (2018)

Sofia Uslenghi ART noJECT #12 (2021)

© Sofia Uslenghi, courtesy Galleria Valeria Bella, Milano

Francesca Catastini Blinding an Anatomist with My Bare Hands (2016)

Courtesy OstLicht Gallery, Vienna

Laurie Albin-Guillot Mani con rosa (1935 ca.)

Courtesy Archivi Alinari, Firenze

Alba Zari Reimagining the family archive (2017)

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