Panorama Bresciano Giugno 2012

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Anno 2 - MAGGIO 2012 nr 5

Magazine di Attualità Economia Finanza Cultura Storia Enogastronomia Territorio

GIUGNO2012

€ 1,50

PANORAMA BRESCIANO

SI APRE LA STAGIONE TURISTICA

le nostre perle TURISMO 365 il rilancio di Brescia patrimonio dell’Unesco

LAGO D’ISEO parte alla grande la nuova stagione

LAGO DI GARDA la bellezza è servita

CURIOSITÀ la chiesa del diavolo storia benancense

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PANORAMA BRESCIANO Magazine di Economia Finanza Attualità Cultura Storia Enogastronomia Territorio

SOMMARIO Editoriale 05 Cosa offre il nostro territorio? di M.Annibale Marchina Attualità 08 Non chiamateci tondinari di M. Biglia 12 In estate la cultura sta al centro di P. Gregorio 14 Patrimonio mondiale di P. Castriota 20 Patrimonio naturale di G. Cutrera 22 Curiosità della storia Benacense di M. Annibale Marchina 26 La chiesa del diavolo di L. Garozzo 30 Musica e nobel di G. Cutrera 33 Territorio da scoprire: spunti di interesse Diritto 38 Ultime sentenze dalla Corte di Cassazione di F. Colantonio

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Non chiamateci tondinari!

Musica 42 Cittadino del mondo, bresciano dentro di L. Fertonani Bellezza 45 Ma quale crisi! 48 Smagliature come rimediare Te r r i t o r i o 40 La terra dei sogni di C. Pasotti

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In estate la cultura è al centro

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Patrimonio Mondiale

Società 44 I segreti del vaticano di C. Barucco Te c n o l o g i a 49 Un chip nella testa per creare il supercevello Motori 44 Marchio di fabbrica

IN COPERTINA Anno 2 - MAGGIO 2012 nr 5

Magazine di Attualità Economia Finanza Cultura Storia Enogastronomia Territorio

GIUGNO2012

€ 1,50

PANORAMA BRESCIANO

In copertina: Viaggio da sogno con Brixia Viaggi. Le perle della nostra provincia dal centro della città ai laghi.

SI APRE LA STAGIONE TURISTICA

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le nostre perle TURISMO 365 il rilancio di Brescia patrimonio dell’Unesco

LAGO D’ISEO parte alla grande la nuova stagione

LAGO DI GARDA la bellezza è servita

CURIOSITÀ la chiesa del diavolo storia benancense

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Storia Benacense


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Editoriale

COSA OFFRE IL NOSTRO TERRITORIO? MOLTO, ANZI, MOLTISSIMO Mariella Annibale Marchina*

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e il Grand Tour del XVIII-XIX secolo servì a far conoscere l’Italia ed a far sì che si completasse il percorso educativo dei giovani rampolli delle eminenti nobili famiglie europee, così oggi dovrebbe essere fatto un piccolo tour nella nostra città e nel suo territorio per conoscere e apprezzare i patrimoni artistici di cui siamo circondati. Il desiderio di conoscere le bellezze e i siti esotici lontani ci ha portato a trascurare quelli vicini. Grazie alle prime guide scritte del Seicento e del Settecento redatte da Ottavio Rossi e Giulio Antonio Averoldi, solo per citarne alcuni, i viaggiatori europei conobbero i tesori racchiusi nelle chiese e nei palazzi bresciani. Ma se osserviamo con occhio più attento scopriamo che, attraverso i siti archeologici presenti su tutto il territorio bresciano, sia le antiche popolazioni dei Camuni e dei Triumplini, poi i romani godettero delle amenità del paesaggio che occuparono, di cui noi ora beneficiamo. Gli antichi Camuni vollero testimoniare il loro vissuto scolpendo nella roccia i Petoti intenti a cacciare cervi, tracciando simboli misteriosi e schematiche capanne. Inoltre disegnarono la prima rappresentazione topografica di un agglomerato abitativo; mentre i romani a Cividate Camuno, passata da principale comunità camuna a romana, lasciarono ville, templi e anfiteatro. Ma se nelle nostre valli i romani continuarono a far estrarre i minerali per poi forgiare armi e utensili, non trascurarono di apprezzare i benefici delle sorgenti termali quando le scoprirono a Boario e a Sirmione. Quest’ultima località, posta nella penisola del lago di Garda, diede i natali al sublime poeta romano Catullo. Nei suoi carmi ne decantò la bellezza, la meraviglia, la piacevolezza. I romani ne rimasero ammaliati e vi costruirono ville immerse in uliveti dotandole di un complesso termale. Per visitare sia il lago di Garda che il lago d’Iseo è consigliabile utilizzare i vari battelli che collegano i paesi delle diverse sponde e permettono di ammirare le varie località sotto una diversa veduta. Le industriose valli (Camonica, Trompia e Sabbia) disseminate una volta di medoli (miniere), di fucine, di magli, di folli, sono ora attrattive turistiche e didattiche molto interessanti. Senza tralasciare che in questi luoghi vi si trovarono ancora le vestigia di rocche e castelli medioevali, dominanti gli

umili nuclei residenziali, ma appoggiati a palazzi e chiese imponenti, ricchi di tesori ancora poco conosciuti. L’odierna Vallecamonica è collegata a Brescia da una moderna linea ferroviaria, messa in opera, nella seconda metà dell’Ottocento, dal nostro grande statista Giuseppe Zanardelli. Il fischiettante trenino ci dà la facoltà di intravedere alcune delle numerose pievi di epoca romanica, che costellano il lago d’Iseo, (Sebino per gli antichi romani) e la valle. In certi periodi dell’anno, le ferrovie rendono possibile il trasporto delle biciclette, per facilitare la visita di questi luoghi. Negli ultimi decenni, le nostre amministrazioni locali, hanno incentivato l’utilizzo di questo comodissimo mezzo di locomozione, né inquinante né rumoroso, adatto a tutti. Si sono creati ad hoc dei tracciati o piste ciclabili che partendo da Brescia si snodano lungo la pianura fino ad arrivare sulle sponde del fiume Oglio che fa da confine con le province di Bergamo e Cremona, dove sorgono castelli e borghi fortificati. Oppure costeggiando le colline, poste a mattina, si può arrivare alle famose cave di marmo di Rezzato e Botticino per poi fiancheggiare il Naviglio fino a Gavardo. Se si segue la direzione delle colline verso ovest si lambiscono e si attraversano i suggestivi borghi della Franciacorta per arrivare sia a Pisogne che a Paratico a sud del lago d’Iseo. Vi sovrastano ancora torri, castelli, chiese, monasteri, accanto ai vigneti e i broli di ville di epoca rinascimentale, che ora si accoppiano a moderne cantine con offerte enogastronomiche alla portata di tutti. In questi ultimi vent’anni, il Consorzio dei Vini di Franciacorta, e il Consorzio del Chiaretto del Garda, anzi del Valtenesi Doc hanno organizzato l’apertura delle cantine per permettere la degustazione dei vini. Si predispongono corsi per assaggiatori di vini per imparare i pregi e i difetti dei vari rossi, rosè, brut, etc. Una volta erano i nostri nonni - contadini doc - ad insegnare ai propri figli e ai nipoti, le varie metodologie ed alcuni segreti per meglio produrre e degustare questo antico nettare, ma ormai non esistono più questi umili maestri, ma chimici, enologi ed agronomi di chiara fama. E’ un mondo che sta cambiando, ma la conservazione di luoghi e tradizioni del passato ci può aiutare a non dimenticare da dove proveniamo. *Archivio di Stato Brescia

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NON

di Magda Biglia

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CHIAMATECI TONDINARI

residente Merigo, lei è alla guida di Bresciatourism da aprile: quali sono i progetti, le novità, gli impegni del consorzio che si occupa della promozione del nostro territorio? Partiamo dalla città, che fare?

Ho un sogno, quello di cancellare definitivamente l’immagine tondinara tramite il rilancio di un appeal per il quale esistono tutte le potenzialità. Abbiamo arte, storia, paesaggio, enogastronomia; quale altra località ha un Cidneo, una Maddalena quasi in centro? Brescia deve imparare a mostrarsi nell’intera sua ricchezza. Quello che è necessario è uno sforzo sinergico, dobbiamo crederci. Che apporto possono garantire le grandi mostre? Gli eventi culturali di rilievo danno valore aggiunto solo se studiati in una logica di accoglienza, se stratificati nel tessuto urbano. In passato, lo abbiamo sempre denunciato come Confesercenti, non è accaduto. Lei è appunto anche direttore di Confesercenti, non crede che anche gli operatori debbano fare la loro parte? I commercianti possono sostenere i costi proibitivi, il peso de-

gli investimenti, l’allungamento degli orari ma nel caso di un contesto di lavoro corale. La mentalità dei nostri imprenditori sta cambiando, lo dimostrano le manifestazioni organizzate come la settimana della moda. Del resto, nel momento attuale non c’è alternativa, per la deriva del settore unica chance è l’afflusso da fuori. Qual è il ruolo delle istituzioni? Il precedente presidente, Paolo Rossi, ha accusato duramente il Comune di immobilismo, ha parlato di ennesima occasione persa sia riguardo al riconoscimento dell’Unesco che alle possibilità offerte dalla futura Expo 2015. E ora sta continuando la sua battaglia da leader di Federalberghi. Lei è d’accordo? Una sollecitazione può starci nella prospettiva di arrivare ad un intervento più strutturato da parte dell’ente locale, ma la collaborazione con il Comune è positiva. Si possono citare i due Infopoint che gestiamo in Largo Formentone e alla Stazione, ai quali se ne aggiungerà presto un terzo all’altezza dell’evoluzione più recente. Il finanziamento per questi è di 90mila euro, invece il contributo al consorzio è passato dai 70mila euro del 2011 ai 40mila del 2012 per i noti motivi di bilancio. Per la prima volta, inoltre, abbiamo organizzato in Vanvitelliano un workshop per addetti, giunti da tutta Europa e ne faremo un appuntamento stabile collegato alla Borsa dei laghi, mentre Santa Giulia è stata pubblicizzata in ogni fiera importante. Fra i programmi compare pure un cobranding con

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Alessio Merigo, nuovo presidente di Bresciatourism, il consorzio di promozione del territorio, ci ha parlato delle condizioni di salute di Brescia e provincia. Tra campanilismi che frenano e grandi mostre da rivedere, il numero uno del consorzio ha spiegato quale sarà la rotta nei prossimi mesi. Una cosa è certa: basta con l’immagine della terra dei tondini.

la Mille Miglia, conosciutissima nel mondo. Purtoppo la stessa unità d’intenti non si vede con la Provincia. A parte i contributi a Bresciatourism, scesi dai 170mila euro di quattro anni fa agli attuali 10mila, manca una progettualità condivisa. Quali sono le luci e le ombre del panorama turistico nelle varie zone del Bresciano? Stiamo lavorando sugli abbinamenti cultura-enogastronomia, città-territorio, rivolgendoci agli italiani, agli amanti del fine settimana lungo, per risolvere il problema della eccessiva stagionalità o quello del dannoso mordi e fuggi. Il Garda e il Sebino-Franciacorta, puntando sulla qualità e sulla professionalità, sono vincenti; gli stranieri sono ritornati. Gli operatori del Benaco devono ora trovare maggiore coesione: il lago, almeno la nostra sponda, va considerato un unicum, è sbagliato puntare sui singoli paesi. Noi possiamo fungere da volano per un’uscita dal particolarismo. E’ importante fare massa critica e la Valcamonica è in questo la più restia. Abbiamo proposto un pacchetto promozionale, con promessa di risorse, denominato ‘Parco della Valcamonica’, comprensivo di neve, termalismo, benessere, storia, arte, sport, tipicità dei prodotti, folklore. Non abbiamo avuto interlocutori, il campanilismo frena.

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TURISMO

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Dopo il prestigioso riconoscimento come patrimonio mondiale dell’ Unesco, Brescia si prepara a vivere una stagione nuova ricca di impegni con i suoi prestigiosi monumenti pieni di storia e cultura. Il turismo sarĂ la grande carta che il capoluogo della nostra provincia è pronto a giocare.

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Nella fotografia di copertina notturno del Duomo Nuovo. Nelle immagini qui sotto riportate lastra longobarda raffigurante un pavone; veduta del Coro delle Monache.

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I N E S TAT E L A C U LT U R A S TA A L C E N T R O

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ssessore Arcai, il calendario degli eventi per l’estate è pronto? La programmazione è sempre in divenire, anche perché quest’anno, come è noto, i tagli sofferti pure dalla cultura si fanno sentire. Puoi mettere in calendario un evento solo se hai soldi in cassa per pagarlo. E questo costringe a vivere un po’ alla giornata.

Tra i protagonisti dell’estate bresciana c’è il Castello. Sono partiti a maggio gli appuntamenti musicali, teatrali, storici e sportivi di Tuttocastello che fino a settembre animeranno la fortezza cittadina, in collaborazione con realtà del territorio. Ci fa qualche esempio? A maggio la stagione in Castello è iniziata con il primo trofeo Brixia, il torneo nazionale di arco storico. A giugno si ripropone Shakespeare in città – racconto

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di Paola Gregorio

L’estate è alle porte. Brescia si prepara ad accogliere i turisti e a vivacizzare le serate dei bresciani che vorranno assaporare le bellezze artistiche e architettoniche del centro storico. E non solo. Della Leonessa d’Italia che si veste per i mesi estivi abbiamo parlato con Andrea Arcai che a Palazzo Loggia ha la delega alla Cultura e alla Pubblica Istruzione


di scena in collaborazione con l’associazione culturale Racconti di scena. Le performance shakespeariane trasformeranno il Castello in un teatro all’aperto. A luglio ci sarà un concerto promosso dall’associazione Jazz on the road che a luglio sarà anche impegnata con i tradizionali appuntamenti musicali in piazza Tebaldo Brusato, con il supporto di Porsche. A questo proposito, abbiamo ottenuto la sponsorizzazione di Porsche Italia che è impegnata nella selezione di artisti del panorama jazzistico, per cinque concerti programmati nel corso di tutto l’anno. E sul fronte cinematografico? Oltre alla programmazione delle arene estive all’aperto, in calendario ci sono due rassegne. La prima, a giugno, è la selezione di film in lingua originale scelti tra quelli del Festival di Cannes proiettati al Cinema Sociale. La seconda, a luglio, al Cinema Nuovo Eden, si intitola Music legend e proporrà pellicole dedicate ai miti della storia della musica.

Nella immagine di copertina l’assessore di Brescia Andrea Arcai seduto nel cortile interno della sede dell’assessorato comunale alla cultura collocato in Santa Giulia. Il complesso museale è entrato lo scorso anno nella lista dei luoghi Unesco. A giugno ci sarà l’affissione ufficiale della targa. Qui sopra interno della chiesa di San Salvatore. Sotto un’altra immagine emblematica del patrimonio culturale di Brescia: il Capitolium tirato a lustro dopo i lavori di pulizia e i nuovi scavi. Anche per questo sito ci sono al vaglio importanti progetti.

Poi ci sono i poli museali e Santa Giulia. Nella seconda metà di giugno ci sarà la cerimonia di apposizione delle targhe per la candidatura Unesco. E’ l’ultima tappa del percorso del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità. Santa Giulia fa parte di un sito seriale e le targhe sono uguali per tutte le località e le testimonianze dell’età longobarda che lo costituiscono. Alla cerimonia abbiamo invitato anche il ministro della Pubblica Istruzione, Lorenzo Ornaghi. Le targhe saranno apposte al Museo di Santa Giulia e al Capitolium. Dopo la cerimonia con le autorità, Santa Giulia sarà aperto al pubblico fino a tardi, con musica e spettacoli. Nei mesi scorsi c’è stata una polemica tra lei e l’ex presidente di Brescia Tourism, Paolo Rossi che aveva fatto notare un’insufficiente valorizzazione di Santa Giulia Patrimonio dell’Umanità. Con Bresciatourism ci siamo chiariti. Devo dire che Bresciatourism ha svolto il suo compito con promozioni anche a livello internazionale del riconoscimento. Bisogna ricordare che si tratta di un sito seriale composto da più Comuni. Nell’associazione che lo gestisce ci sono anche altre realtà. Ogni azione e attività deve essere concordata e progettata nello stesso modo. Per questo ci vuole più tempo e il percorso presenta una certa complessità. Piazza Paolo VI sarà lo scenario di tre importanti concerti. Il Cipiesse proporrà, dal 21 al 25 luglio, tre appuntamenti con artisti italiani di alto livello. Sabato 21 luglio si esibiranno i Subsonica. Il 24 luglio toccherà ai Litfiba e infine, mercoledì 25 luglio a Giorgia.

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In copertina Francesca Morandini responsabile dell’unità operativa beni archeologici del comune di Brescia. Sopra in senso orario: la croce di re Desiderio, il Coro delle Monache, il Tempio Capitolino e a dx la chiesa di San Salvatore

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Santa Giulia e Capitolium. Il connubio vincente che ha consentito a Brescia di ottenere lo scorso anno il riconoscimento da parte dell’Unesco. Di questo e di progetti promozionali abbiamo parlato con Francesca Morandini, responsabile dell’unità operativa beni archeologici del comune di Brescia

PATRIMONIO MONDIALE

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di Paola Castriota o scorso anno è arrivato il riconoscimento Unesco per il complesso museale di Santa Giulia e il Capitolium. La targa verrà apposta ufficialmente il 18 giugno alla presenza delle autorità locali e del Governo, ma recentemente Brescia ha rinfrescato la memoria del proprio patrimonio culturale in Germania, precisamente a Francoforte.

L’Enit (agenzia nazionale del turismo) di Francoforte ci ha aiutati a organizzare tre giorni di incontri e pubbliche relazioni per promuovere la nostra città. I nostri interlocutori erano gli operatori tedeschi. In collaborazione con Brescia Tourism, eravamo presenti in varie componenti per parlare di laghi, tavola e cultura. Il presidente di Enit Europa, Riccardo Strano, è rimasto molto contento. Si pensi che tanti tedeschi, sul lago di Garda in veste di turisti, non sanno nemmeno dell’esistenza di Brescia né tantomeno del suo valore artistico e storico. L’occasione di lavorare con Enit è nata grazie al gemellaggio della nostra città con Darmstadt che dista pochi chilometri da Francoforte, è sede dell’associazione Dante Alighieri (che promuove la cultura italiana all’estero ndr) e in quei giorni festeggiava i sessant’anni di attività. Quanto è importante questo riconoscimento per la nostra città? L’impatto dei visitatori dovrebbe crescere. Le stime ufficiali dicono che l’inserimento di un sito nel circuito Unesco equivale, a livello promozionale, a una campagna pubblicitaria di 9 milioni di dollari. Ci sono molti turisti, soprattutto asiatici, che programmano i loro viaggi in base alle mete Unesco. La bellezza e l’importanza del monastero sono ben noti ai bresciani, ma adesso l’eco è diventata globale. I longobardi sono un popolo venuto dal nord che si è arricchito strada facendo. Una volta giunto in Italia si fermò e iniziò una vita stanziale fondendosi con la cultura classica del posto. Per la prima volta diedero origine a edifici duraturi mentre prima costruivano in legno. In Italia reperirono materiali duraturi e iniziarono a edificare chiese, case.

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i longobardi 568-774 d.c.

I Longobardi si pongono tra i principali protagonisti del movimento migratorio di tribù germaniche e centro asiatiche che nell’area compresa tra l’Europa occidentale e l’area balcanico-danubiana caratterizzò il perdiodo storico che ebbe inizio con le vicende conclusive dell’impero romano. Tra tutte le altre popolazioni è ai Longobardi che si attribuisce oggi un ruolo propositivo nella transizione culturale tra la Classicità e il Medioevo. Un ruolo cardine nella elaborazione e diffusione di quelle pregnanti impronte culturali, artistiche, politiche e religiose che dal territorio italiano si diffusero all’Europa e sulle quali si è articolato il successivo millennio di storia occidentale. Il contributo originale e più duraturo della cultura longobarda, rispetto a quella elaborata dalle popolazioni che parteciparono al medesimo contesto storico è senz’altro nella ricezione, conservazione e trasmissione delle forme e dei contenuti della tradizione romano-ellenistica.

siti longobardi in italia

cividale del friuli brescia castelseprio torba monte sant angelo benevento

campello sul clitunno spoleto

Non le sembra che i longobardi sono un po’ snobbati? Si sente parlare poco di loro, ma in realtà hanno avuto un ruolo di tutto rispetto nella storia. Sì, spesso non vengono nemmeno inseriti nei percorsi di studio, ma come ha ricordato l’Unesco, non sono assolutamente uno tra i tanti popoli dei Secoli bui. Al contrario hanno rappresentato una fase fondamentale nella storia dell’umanità: i longobardi sono protagonisti nel periodo che va dalla fine dell’impero romano all’inizio del medioevo carolingio. Sono l’anello di congiunzione tra queste due epoche. Se da un lato accettiamo la figura di Carlo Magno come precursore dell’Europa unita così come la pensiamo oggi, dall’altro dobbiamo ricordare che Carlo Magno ha fatto tesoro del patrimonio longobardo. E’ stato difficile ottenere il riconoscimento dell’Unesco? Sì perché l’Unesco è molto critica nei confronti dell’Italia dal momento che il nostro Paese è quello che annovera il maggior numero di siti protetti al mondo. La candidatura è stata accettata lo scorso anno ed è arrivata in tempo per le celebrazioni dei 150 anni di unità nazionale. Non poteva arrivare in un momento più propizio considerato che Santa Giulia e il Capitolium sono inseriti in un circuito di siti longobardi che si trovano in tutta Italia (vedere il grafico nella pagina accanto ndr). Avete ottenuto anche dei fondi per la promozione? Il ministero della cultura ha riconosciuto un fondo di 250 mila euro a fronte della presentazione di un progetto. Queste risorse non sono andate al comune di Brescia ma all’associazione Italia Longobardorum, ente che gestisce la rete di siti longobardi nel nostro Paese. Attualmente sono pronti un documentario girato dallo Iulm di Milano, un progetto per promuovere i siti all’interno delle scuole e un quaderno formativo per i professori. Poche settimane fa abbiamo aderito a un bando per valorizzare la cultura nelle generazioni future. In tutto questo il Capitolium che ruolo svolge? Il Capitolium è collegato al riconoscimento dell’Unesco per due motivi: innanzitutto perché in quell’area sono stati rinvenuti reperti longobardi come abitazioni, sepolture, fornaci per la ceramica. E inoltre perché senza l’inserimento del Capitolium molto probabilmente non avremmo ottenuto l’accettazione da parte dell’Unesco. Icomos - braccio destro dell’ente internazionale deputato alla valutazione dei requisiti tecnici e degli standard qualitativi – ci suggerì di inserire anche il Capitolium perché il solo comples-

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so museale non sarebbe stato sufficiente. Di fronte all’Unesco si ha una sola possibilità di richiedere il riconoscimento. Se questo viene negato, non si potrà più presentare una seconda domanda. Il suggerimento di Icomos fu uno spunto su cui lavorammo. Santa Giulia presentava già tutti gli standard e la qualità era molto alta, mentre per il Capitolium c’era molto da fare. I lavori di scavo, restauro e riflessione, effettuati in collaborazione con la Sovrintendenza, porteranno a una nuova offerta storica e culturale. Se restiamo nei tempi prestabiliti, a gennaio ci sarà la presentazione ufficiale. Quanti visitatori vengono a Santa Giulia? In media sono 70 mila studenti all’anno e 10 mila visitatori al mese. Risultati raggiunti non solo grazie all’Unesco, ma anche al lavoro svolto da Brescia Tourism e dalle Grandi Mostre. Per queste ultime bisogna sottolineare che a volte la risonanza dei grandi artisti in mostra catalizzava tutta l’attenzione del visitatore che veniva solo per i quadri senza visitare il complesso museale. Molto felice è stata invece la collaborazione con Roberto Capucci (stilista italiano ndr): gli spazi museali di Santa Giulia sono stati la sede in cui esporre una serie di abiti tra cui uno ispirato proprio alla nostra Vittoria Alata. In questo modo il visitatore ha potuto guardare gli abiti ma al contempo osservare i bellissimi spazi di Santa Giulia. Quali sono i dettagli più belli di Santa Giulia? A volte invidio chi la visita per la prima volta! Provo a immaginare che sensazioni prova. Io l’ho girata in tutte le ore del giorno e della notte e ormai la conosco in tutti i suoi particolari. Direi la domus romana, la chiesa di San Salvatore, il coro delle monache, Santa Maria in solario, i chiostri oltre alle opere quali la croce di re Desiderio, la Vittoria Alata, i monumenti funebri, gli affreschi, le crocette d’oro.

La Croce di Desiderio all’interno di Santa Maria in Solario.

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LA BELLEZZA È SERVITA A detta di molti è il più bello d’Italia. Di sicuro il lago di Garda di luoghi da scoprire e di storie da raccontare ne ha tanti. Fra natura e vita notturna, eventi culturali e gite in barca, leggende e tintarella, la sponda bresciana del lago offre anche quest’anno un palinsesto di tutto rispetto riconfermandosi località ad alta densità turistica

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Nella fotografia di copertina foto aerea delle Grotte di Catullo. Nelle immagini a lato dall’alto verso il basso: momento della regata delle Centomiglia, veduta aerea della penisola di Sirmione e turisti al Lago di Garda.

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di Gaia Cutrera

Intervista a Giordano Signori Assessore al Turismo di Sirmione

irmione si è riconfermata nel 2011 “capitale” del turismo bresciano, sorpassando nel numero di presenze Limone del Garda: a cosa è dovuto questo exploit?

L’annata passata è stata eccezionale da ogni punto di vista, principalmente per ragioni di natura meteorologica: abbiamo potuto godere di 52 domeniche consecutive senza pioggia, il che si è tradotto in rilevazioni incredibilmente positive da parte tutti i parametri che registrano l’afflusso in entrata e in uscita dal territorio comunale. L’economia turistica di Sirmione si poggia su fattori multi sfaccettati, che non si limitano al calcolo delle presenze alberghiere: il dato di un milione di presenze si compone anche di 450.000 vetture che hanno sostato nei parcheggi comunali e di 15.000 turisti che transitano quotidianamente senza pernottare; sotto questi

indicatori abbiamo registrato un aumento del 6 per cento a parità di tariffe rispetto al 2010, che si va ad aggiungere al +4 per cento nelle diverse strutture ricettive. Nel 2012 si prevede la possibilità di “bissare” questo storico risultato? Proprio per la straordinarietà statistica del 2011 è razionalmente impossibile aspettarci un volume di entrate simile: confidiamo comunque in una stagione in linea con i risultati del triennio, tenendo in considerazione l’attuale congiuntura economica e un tempo atmosferico che fino ad ora non si è dimostrato molto clemente. Quali sono, a parer suo, le principali caratteristiche che fanno preferire Sirmione ad altre località? L’attrattiva principale del nostro comune affonda le radici nella storia e nella cultura: il nostro centro storico regala già di per sé una cornice raffinata

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TEATRO NATURALE

Chiuso un 2011 da record, Sirmione riparte dal binomio cultura e storia con una novità davvero interessante: il teatro torna nelle grotte di Catullo dopo quasi quarant’anni. Di questo e altro abbiamo parlato con l’assessore al turismo del comune di Sirmione, Giordano Signori che ci ha preannunciato molte novità sugli eventi in programma

al visitatore. La nostra amministrazione punta, tramite un fitto calendario di manifestazioni, ad intrattenere il turista che sceglie la nostra località proprio perché sensibile al richiamo della sua bellezza architettonica, ancor prima che per l’organizzazione di eventi di natura promozionale.

Veduta aerea della penisola di Sirmione

Parliamo quindi di eventi e manifestazioni: in cosa consisterà l’offerta per l’estate 2012? Il nostro obiettivo è appunto quello di regalare al visitatore un evento differente a sera, tenendo sempre alto il livello della qualità. Alle serate musicali con cover band e orchestre si alterneranno degustazioni di prodotti locali e manifestazioni folkloristiche di varia natura. Negli ultimi giorni di luglio andrà in scena il Gran Galà dell’Ospite, nella cornice delle terme di Aquaria, mentre a fine agosto premieremo il vincitore dei Sirmione Award per la fotografia e gli audiovisivi all’interno della serata Una notte per Sirmione. Posso già anticipare quale sarà la principale novità di quest’estate: per la prima volta dal 1975 riporteremo la magia del teatro nel meraviglioso contesto delle Grotte di Catullo, grazie a due spettacoli organizzati dalla compagnia Le Maree che andranno in scena dal 3 al 10 agosto. In conclusione le chiediamo: come si è evoluto nel corso degli anni l’identikit del turista “tipo” di Sirmione? Un altro fattore di punta che si è confermato nel corso degli anni è il turismo di natura termale, Sirmione offre questa possibilità in più rispetto ad altri comuni della riviera del Garda: chi soggiorna per le cure termali è solito pernottare per periodi lunghi, in un arco temporale che può arrivare fino al mese di ottobre; si configura quindi come una tipologia di turista differente che va ad affiancarsi a quelle recentemente in crescita, come i fruitori di pacchetti “tutto compreso”, che spaziano dagli alberghi ai campeggi. Senza mai dimenticare, ovviamente, l’incidenza del cosiddetto “turismo d’elite”, facente leva sulla radicata clientela tedesca-bavarese che preferisce soggiornare nelle strutture a quattro stelle per poi recarsi in ristoranti e negozi di prestigio.

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LE CURIOSITA’ DELLA STORIA BENACENSE diMariella Annibale Marchina E’ veramente stata favorita dalla sorte la provincia di Brescia, ricca di bellezze naturali da far invidia a chiunque. Gli scenari vanno dai piccoli laghetti alpini al grande lago di Garda, da quelli pittoreschi d’Iseo e Idro, tutti luoghi decantati dai visitatori transalpini, come Goethe, Byron, Lady Madame Montegue, da Stendhal a George Sand.

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e colline moreniche che fanno da cornice ai laghi, sono state terrazzate per coltivare vitigni e produrre prelibati vini, conosciuti ed esportati in tutto il mondo.

Le valli non son da meno, ricche di borghi addossati alle falde di spettacolari gruppi montuosi che racchiudono graffiti rupestri unici al mondo, dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Ma nonostante ciò la riviera gardesana è la zona più vista e visitata da sempre, sia da turisti stranieri che italiani. La sua forma ricorda una mano chiusa, ma con il dito indice che sgattaiola fuori come per indicare una direzione: quella del nord. Sembra una forzatura ma sono stati i turisti provenienti da oltre confine a diffondere e magnificare le sue bellezze, anche nel recente passato. L’apprezzamento delle amenità che si snodano lungo tutto il perimetro, dall’esile penisola di Sirmione all’ampio golfo di Salò, fino a raggiungere a nord la zona più stretta del lago che si infila tra le prime propaggini delle Prealpi, dove un vento costante favorisce

lo sguinzagliare felice di surfisti e di appassionati velisti. Difatti ogni anno si radunano velisti da tutto il mondo per partecipare alla Cento Miglia del Garda. Il Garda è e fu regno dell’amenità, del tepore, della rilassatezza sin dai tempi più antichi: dai romani ai signori del medioevo che costruirono centri fortificati, rocche e ville imponenti, come i visconti di Milano o gli Scaligeri di Verona. I veneziani quando dal 1440 subentrarono nel governo, rimasti affascinati dal clima e dalla sinfonia naturale dei luoghi, incrementarono l’insediamento di nuovi edifici pubblici, come il palazzo dei Provveditori veneti, che ora ospita il palazzo comunale di Salò. Fu così che palazzi e ville sontuose sostituirono le vecchie dimore. Salò e le altre località si arricchirono di opere d’arte di pittori come il Romanino e il Moretto. Nel Cinquecento Salò diede i natali all’inventore del violino, Gasparo da Salò, primo liutaio e diffusore di questa arte. La vita lungo le sue sponde, nelle umili case di pescatori e contadini, come nei palazzi signorili seguirono le vicissitudini politiche del tempo, ma alcune volte la vita fu funestata da bande di malviventi, capeggiate spesso da nobili depravati, come ricordate nelle cronache del tempo. Ad esempio appena usciti dall’abitato di Salò, nella

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Locandine di promozione turistica del Lago di Garda nel periodo della Belle Epoque.

frazione di Barbarano, lungo la strada che conduce verso Gardone, si intravede un maestoso e austero palazzo, quello che fu dei Pallavicino, poi venduto ai Martinengo, che nella seconda metà del Cinquecento ospitò una coppia famosa del tempo: Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano e sua moglie, la bellissima Vittoria Accoramboni, di vent’anni più giovane. Essi erano fuggiti da Roma e chiesto ospitalità ai veneziani per salvarsi dalle ire del papa Sisto V, appena salito al trono pontificio. Orsini e Accoramboni, essendo entrambi sposati con altre persone, fecero uccidere i rispettivi coniugi, Isabella de Medici e Francesco Peretti nipote di Sisto V, per coronare il loro sogno d’amore. Dopo pochi mesi Orsini morì. Si sospettò che sicari del gran duca De Medici, lo avessero avvelenato per questioni ereditarie. Questo è solo uno dei tanti episodi scabrosi

che costellarono le rive del lago. Si narra inoltre che i signori del castello di Sirmione, follemente innamorati, causarono l’invidia di un signorotto del luogo, che insidiò la signora innamorata che rifiutò le sue avances e nella colluttazione rimase mortalmente ferita. Da allora la leggenda vuole che la poverina vaghi ancora sulle mura merlate della rocca, alla ricerca del suo amato sposo. Sin dal suo insediamento la Serenissima repubblica di Venezia chiamò Magnifica Patria la zona sotto la giurisdizione amministrativa di Salò. La dotò di privilegi, esenzioni che causarono spesso dei contenziosi con il resto del Territorio bresciano ossia il raggruppamento amministrativo veneto che univa le quadre di Pedemonte, della Bassa e della Franciacorta. Lungo le sponde del lago si affacciavano tre province che furono spesso luogo di contrabbando

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Si narra che i signori del castello di Sirmione (nella foto) causarono l’invidia di un signorotto del luogo, che insidiò la signora innamorata che rifiutò le sue avances e nella colluttazione rimase mortalmente ferita.

In queste immagini cartoline del Lago di Garda del periodo 1910-20.

di merci sotto gli occhi distratti delle guardie venete. Contrabbando di cereali avveniva nel mercato di Desenzano verso Riva. Da Riva si contrabbandava legname, mentre da Toscolano si inviavano i prodotti delle cartiere verso il nord Europa. Questo commerciare lecito ed illecito, non aveva impedito di arricchire di chiese e magnifici palazzi i vari borghi rivieraschi. Lo stesso Giuseppe Zanardelli, grande statista bresciano, volle riposarsi dalle fatiche politiche facendo costruire una bella villa lungo le sponde del Garda, a Toscolano. Nella villa si fece ritrarre dal

suo amico Ettore Ximenes i luoghi a lui più cari: Val Trompia, Collio e Cortine di Nave. Dobbiamo essere riconoscenti ad alcuni turisti del nord Europa se lungo le sponde all’inizio del Novecento si incrementarono parchi ed orti botanici, con essenze provenienti da tutto il mondo. Nelle località di Tignale, Tremosine e Gardone soggiornò negli anni 1908-1912 anche lo scrittore inglese, Lawrence, autore del romanzo Il diario di Lady Chatterley, ammagliato dai luoghi e dal clima si riposò, prima di iniziare la stesura del piccante diario.

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Villa Feltrinelli

Le limonaie che furono costruite lunghe i terrazzamenti da sempre hanno prodotto limoni e cedri di una qualità pregiata. Il medico Tassoni li utilizzò per produrre la famosissima Cedrata Tassoni. Non bisogna tralasciare che a Salò e nel suo entroterra sgorgano fonti idriche oligominerali che si esportano in tutta la penisola. A Sirmione esistono terme e Spa rinomate; Gardone ospitò il Vate per eccellenza: Gabriele D’Annunzio. Innamorato del lago volle far costruire il suo ultimo eremo o mausoleo Il Vittoriale degli Italiani, che ancor oggi testimonia la presenza dominante del poeta. Nel suo anfiteatro in estate si rappresentano le sue opere teatrale. Nelle ville che durante il periodo della famigerata Repubblica di Salò, furono sedi di ministeri, come Villa Feltrinelli - ora resort esclusivo come pure alberghi classificati da riviste specializzate come quelli di Limone e Campione i meglio attrezzati e ospitali. Luoghi e paesaggi che i bresciani conoscono appena, attratti da itinerari più esotici, ma a Sirmione esiste la spiaggia più bella ed esotica del mondo, raggiungibile a piedi in barca e perchè no, con una scoppiettante Harley Davidson.

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LA CHIESA DEL DIAVOLO testo di Lorenzo Garozzo - ph di Armando Bellelli

Un muro e due impronte. La mano di un mugnaio e il piede del demonio. La testimonianza di un patto stretto nel milleduecento tra un uomo disperato e oppresso dalla povertà e il diavolo sempre pronto a offrire una soluzione da ripagare non con gli interessi ma con l’anima. Leggende che si perdono nella notte dei tempi ma ancora oggi di grande attualità poichè molto svelano dell’animo umano e delle sue paure più profonde

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embra l’inizio di uno di quei film che vanno per la maggiore oggi, dove un antefatto del passato fa da prologo alla storia ambientata ai giorni nostri.

In questo caso, però, non c’è bisogno del cinema, basta recarsi tra Manerba e Moniga, al promontorio di San Sivino, per ammirare quella che è stata ribattezzata la chiesa del diavolo. In questo luogo di rara bellezza, capace di mostrare un panorama spettacolare, già dal nome si può capire come il mistero e l’ignoto siano di casa. Nell’agiografia ufficiale - ovvero il genere letterario che riguarda santi, martiri e confessori della Chiesa - non c’è traccia di San Sivino. Quasi certamente il nome è una corruzione di San Sabino, vescovo di Piacenza, la cui festa cade l’undici di luglio. Tuttavia di Sivino ne esiste il culto legato al gioco d’azzardo e riconducibile al Medioevo, per l’esattezza a un’importante fiera che si svolgeva nei pressi della chiesa e durante la quale era permesso giocare in via eccezionale.

A destar curiosità però non è il nome o l’architettura - la chiesa è a navata unica con campate che reggono archi a tutto sesto ed è la più antica di Manerba del Garda - ma la pietra con le orme che si trovano sopra. Il merito di questa scoperta è da attribuire a due membri dell’associazione culturale Xplora, Armando Bellelli e Marco Bertagna. Secondo la loro deduzione si tratterebbe di simboli pagani recuperati ed esorcizzati da una croce. Già, perché una croce separa quelle che vengono ritenute le firme dei protagonisti coinvolti nel patto. Ma cosa ha portato i due a incontrarsi? La leggenda narra che a causa di un evento naturale, un mugnaio di nome Marco si ritrovò senza acqua al suo mulino. Passò così dall’avere grano da macinare in abbondanza al non averne nemmeno per la sua sopravvivenza. Disperato pregò San Sivino, ma non avendo risposta, si rivolse al demonio che si presentò prima in veste di frate e poi di nobile cavaliere offrendogli un contratto che gli restituiva il lavoro e la ricchezza in cambio della sua anima dopo la morte. Il mugnaio accettò e siglò il patto che venne impresso sulla parete del mulino, l’uomo con l’impronta della mano e il demonio con quella del piede. Da quel giorno gli affari raddoppiarono al punto che decise di aggiungere un’altra ruota al mulino. Il tempo intanto

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trascorreva e la vecchiaia si avvicinava come la paura di doversi consegnare al diavolo. Il mugnaio pentito, allora, confessò lo scellerato accordo a un prete promettendo di regalare tutto il suo denaro e il mulino alla Chiesa. Non solo ottenne il perdono, il prete riuscì anche a spezzare l’accordo ed esorcizzò la pietra imprimendo una croce tra le due orme. Privato del suo pagamento il diavolo s’inferocì e distrusse la casa del mugnaio trasformando il denaro in paglia. A dare lustro storico e artistico alla struttura però non c’è solo questo reperto archeologico. All’interno della chiesa è conservato l’altare, privo della pietra consacrata e separato dal muro retrostante, su cui appare tuttora un affresco di efficace prospettiva scenica. Nello spazio, una volta adibito a tabernacolo, alle due estremità sono raffigurate le figure di due santi francescani: sant’Antonio di Padova, raffigurato con la posa di un giglio e san

Francesco d’Assisi, munito del presumibile libro della regola dell’ordine. Nell’immaginario collettivo niente è però paragonabile alla pietra e alla sua leggenda. Forse proprio questa storia assieme all’aiuto e alla passione di Armando e Marco sono gli ingredienti per salvare la chiesa dal degrado e dai vuoti burocratici amministrativi che ne stanno mettendo a rischio l’esistenza. Muri crepati, parte del tetto che crolla, affreschi che si scrostano, la sopravvivenza non è scontata per questo piccolo edificio medievale. In uno di quei film che vanno di moda oggi, forse lo spirito del mugnaio resusciterebbe per salvare quella che una volta era la sua proprietà. In questo caso c’è da augurarsi che per il lieto fine non si debba andare al cinema, ma basti recarsi al promontorio di San Sivino.

In prima pagina una fotografia che ritrae l’esterno della chiesa ricoperta in parte dall’edera e sotto, uno scorcio dell’interno a navata unica e dell’affresco in cui sono ritratti san Francesco e sant’Antonio. Sopra: il blocco di marmo che conserva le due impronte e la croce. Si ringrazia Armando Bellelli per le fotografie e la collaborazione fornita.

Massimiliano Massensini, appassionato di storia locale, racconta che nelle vicinanze di San Sivino è presente una casa ristrutturata la quale in tempi antichi era proprio un mulino. Nel Medioevo era diffusa la figura dell’eremita - non necessariamente un prete - che soggiornava temporaneamente nelle chiese prendendosi cura della loro manutenzione. A quei tempi le chiese venivano costruite con ogni materiale utilizzabile o di minimo pregio, questo potrebbe spiegare l’impiego di due stele rosse, diverse dal tipo di costruzione di San Sivino ed anche di un pezzo di marmo inciso con motivi floreali, che ho trovato a sinistra dell’altare. Le antiche orme, ritrovate sparse anche in altri luoghi sacri dell’arco alpino e prealpino, in realtà celano un’importanza sacrale: per gli studiosi rappresentavano la custodia del luogo da parte di una divinità che lo rendeva perciò sacro scongiurando ogni altro culto. «Probabilmente» dice Massensini «la stele è stata incisa proprio da un eremita per timore che durante la sua assenza i pagani profanassero la chiesa». Raggiungere l’antico sito è difficile - perché all’interno di una proprietà privata - ma appena lo si scorge nel verde ci si rende conto della sua valenza storica. E’ una chiesa di ordine romanico a navata unica con prospetto a capanna e campate con archi a tutto sesto, oggi sconsacrata, che rischia di crollare come parte del suo tetto ligneo e della sacrestia. Leggenda o meno è un luogo caro a tutta la comunità e l’affresco all’interno raffigurante San Francesco e San Antonio lo rende un luogo ancor più prezioso. Il sindaco di Manerba, Paolo Mariantonio Simoni, spera si possa giungere ad un accordo con i proprietari per poter costruire un passaggio lontano dalla loro casa, salvare la chiesa e renderla visitabile. Laura Bagossi

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DENTRO LA NATURA Iseo apre i battenti della stagione estiva puntando sulle note musicali e sui premi Nobel ma non solo. Il lago camuno si riconferma luogo prediletto dagli amanti della natura incontaminata e delle escursioni nel verde tra bellezze naturali e storia

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Nella foto di copertina veduta del Lago d’Iseo. Qui sopra da sx Montisola e il Lago d’Iseo visto dalle piramidi di Zone.

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MUSICA E NOBEL Con l’estate ormai alle porte il comune d’Iseo si prepara ad accogliere i turisti provenienti da ogni angolo d’Europa. Abbiamo contattato per l’occasione il sindaco del comune di Iseo, Riccardo Venchiarutti, al fine di tastare il polso della situazione in merito alle previsioni e alle speranze per i mesi estivi del 2012

di Gaia Cutrera

Il sindaco del comune di Iseo, Riccardo Venchiarutti

Il Lago d’Iseo visto dalle piramidi di Zone.

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Montisola è l’isola lacustre più grande d’Europa.

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Intervista a Riccardo Venchiarutti Sindaco di Iseo

on un occhio ancora all’annata alle spalle come si prepara il comune di Iseo alla stagione estiva 2012?

Ripartiamo dagli ottimi risultati conseguiti nel 2011: secondo i dati forniti dalla provincia di Brescia le presenze negli alberghi sono aumentate del 6,30 per cento e in particolare l’afflusso di turisti stranieri è incrementato del 12,36 per cento. Sono inoltre ottimi i dati relativi ai pernottamenti nelle strutture di lusso, che hanno subito un aumento generale del 25-20 per cento se si considerano i soli turisti provenienti dall’estero. Rimane certo l’incognita dovuta alla recessione economica, ma possiamo dirci fiduciosi. Quale sarà il ventaglio di proposte che offrirete ai visitatori durante il loro soggiorno? Le manifestazioni in programma sono numerose e di alto profilo, l’obiettivo è creare occasioni d’incontro per giovani e non. A maggio abbiamo dato il via alla stagione con la terza edizione del prestigioso Festival dei laghi italiani, che riunisce in mostra i principali prodotti enogastronomici, artistici e culturali fiori all’occhiello del territorio dei 30 laghi nazionali e 2 internazionali (gli sloveni Bled e Bohinj) partecipanti. A luglio ospiteremo poi la 20 esima edizione di Iseo Jazz, la più grande manifestazione del settore d’Italia, che richiama ogni anno i più importanti virtuosi del jazz: la musica resta uno dei pilastri della nostra offerta, che si compone di più di 55 manifestazioni collaterali tra cui spiccano Onde Musicali dedicato alla musica classica e non solo, e Acou-

stic Franciacorta. Sconfineremo inoltre nella danza, con l’Iseo Dance Festival e come di consueto nello sport, con la Maratona dell’Acqua e la Gimondi Bike. Iseo ospita eventi di grande respiro, a forte impronta internazionale. Esattamente: si aggiunge ai già citati, l’International Summer School, che dal 23 al 30 giugno ospita 100 studenti e dottorandi da 40 paesi diversi, a cui viene offerta la possibilità di partecipare a lezioni e seminari tenuti da premi Nobel per l’Economia. Moltissimi i turisti stranieri che scelgono il Lago d’Iseo: quali sono le nazioni che contano il maggior numero di presenze? I principali visitatori d’oltre confine sono gli olandesi, che contano di media 84 mila presenze; li seguono a breve distanza i tedeschi, incrementati dell’11 per cento nel 2011, più distaccati inglesi, belgi e svizzeri. Credo che Iseo richiami una tipologia di turista amante della tranquillità e dei paesaggi incontaminati: il nostro lago, rispetto ad altre mete turistiche, si è difeso dall’aggressione dell’edilizia e del cemento, mettendo al centro la bellezza del contesto naturale. Anche l’offerta ricettiva si muove di conseguenza, con la nascita di bed and breakfast spesso utilizzati come punto di partenza per le escursioni. Su quale tipologia di turista puntate maggiormente per il futuro? Il nostro obiettivo nel breve-medio periodo è quello di allargare il bacino d’utenza a quei potenziali visitatori che, atterrando all’aeroporto di Orio al Serio, cercano un luogo dove pernottare nel raggio di pochi chilometri: vogliamo proporre Iseo come meta ideale per trascorrere un piacevole soggiorno in Italia.

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TERRITORIO DA SCOPRIRE

La provincia di Brescia è un territorio ricco tutto da scoprire. Il paesaggio offre una tavola di colori che vanno dal verde delle montagne al blu dei nostri magnifici laghi. Laghi che ci raccontano la nostra storia nel silenzio dei suoi castelli o nel paesaggio naturale delle piramidi di Zone. Se poi ci vogliamo immergere nella storia basta dare una “sbirciata” al complesso di Santa Giulia...

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PUNTI DI INTERESSE BRESCIA

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Abbiamo cercato nella nostra provincia alcuni luoghi, tra i tanti, che hanno un interesse storico, culturale e paesaggistico. Dal complesso museale di Santa Giulia, i castelli che si affacciano sul Lago di Garda e il paesaggio originale delle piramidi di Zone.

Partendo da Via Musei, il cuore del centro storico, possiamo visitare il complesso museale di Santa Giulia. Opera Longobarda unica nel suo genere. In questa visita spiccano la chiesa di San Salvatore con all’interno il Coro delle Monache e Santa Maria in Solario (nella foto 1) dove possiamo trovare affreschi di grande rilevanza storica e la famosa Croce di Desiderio. Percorrendo Via Musei arriviamo al Tempio Capitolino (foto 2). Tempio romano situato in Piazza del Foro. Procedendo verso nord arriviamo al castello della città (foto 3). Fortezza di epoca medievale arroccata sul colle Cidneo. I primi insediamenti risalgono all’età del bronzo, IX secolo a.C., La vera struttura del castello è da attribuire ai romani. Oggi troviamo due musei molto importanti all’interno del castello; il Museo delle Armi (Marzoli) e il Museo del Risorgimento.

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GARGNANO

TOSCOLANO MADERNO

SALÒ

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PADENGHE

DESENZANO

Il castello di Sirmione (foto 1) Realizzato in epoca scaligera (XIII secolo). La fortezza è ricca di torri e mura merlate. Fu base strategica per il controllo del lago fino al XVI quando il suo posto fu preso da Peschiera. Possente maniero completamente circondato dalle acque possiede un portico interno dove è allestito un lapidario romano e medievale; una scala del secondo recinto, cui si accede da un ponte levatoio, sale ai camminamenti sulle mura: di qui si ammira la suggestiva darsena, antico rifugio della flotta scaligera.Le porte erano munite di diversi sistemi di chiusura: dal ponte levatoio carrabile e pedonale, alla saracinesca metallica e in epoca più recente, al portone a due battenti imperniato su cardini. Il castello di Padenghe (foto 2) Costruito tra il IX° e il X° secolo sui ruderi di epoca romana come luogo di ricovero nel quale poter trovare rifugio in caso di pericolo ed è forse il più antico castello fra tutti quelli della Valtenesi. Un rifacimento venne fatto tra i XIII° ed il XIV° secolo e nel 1959 è stato riempito il fossato che circondava il maniero. Il castello ha pianta rettangolare e l’ingresso è sormontato da una torre. Entro le mura, lungo stradine ad acciottolato, si trovano ancora varie abitazioni, alcune restaurate di recente. La Rocca di Manerba (foto 3) Numerosi reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi e Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno. Col tempo la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta. L’ultima struttura medievale venne distrutta nel 1574, per ordine della Serenissima perché divenuta una fortezza inespugnabile di fuorilegge.

1 SIRMIONE

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PISOGNE

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ZONE

SALE M. SULZANO ISEO

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I S E O

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Le cosiddette “piramidi” sono una vera opera d’arte della natura. Si tratta di un fenomeno d’erosione su un terreno morenico in forte pendenza, causato dal passaggio dell’acqua. Il risultato è impressionante: grosse formazioni di roccia, dalla forma di coni rovesciati, con piccoli massi sulla sommità. I massi funzionano un po’ da ombrello e, quando cadono, le piramidi si consumano molto velocemente, fino a trovare altro masso per cappello e fermarsi un po’ più in basso. Esiste un unico percorso, lungo circa 1 km e di facile percorrenza. Lungo il sentiero trovate numerosi pannelli che vi spiegano le caratteristiche del territorio e la natura del fenomeno.


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diritto

Ultime sentenze emesse dalla Suprema Corte di Cassazione in materia tributaria Rubrica a cura di Francesco Colantonio

IL CONCORSO DEL PROFESSIONISTA NEI REATI TRIBUTARI Il professionista che concorre col cliente aiutandolo ad evadere è considerato complice e legittima il sequestro preventivo per equivalente e la successiva confisca dei beni di proprietà del professionista. Sentenza della Cassazione N. 13982 del 12 aprile 2012 Manette agli Evasori. Questo è il chiaro e severo messaggio rivolto a tutti i contribuenti scorretti che i giudici di legittimità hanno voluto diffondere con la sentenza sopra citata. La Corte di cassazione ha deciso che in riferimento alla responsabilità del professionista per i reati tributari posti in essere in concorso con i propri clienti, è possibile il concorso nell’art. 8 del decreto legislativo n. 74 del 2000 che sanziona la condotta di emissione di fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire a terzi l’evasione, ed è ben possibile che il concorso nella fattispecie possa essere ascritto al consulente-professionista (nel caso qui in esame il commercialista) in base all’art. 110 c.p. con il ruolo di istigatore non ostandovi l’eventualità che non venga realizzato l’obiettivo di evasione fiscale avuto di mira (e quindi che non si sia verificato alcun danno erariale). I medesimi giudici di legittimità hanno altresì statuito che “per quanto attiene in particolare alla materia dei reati tributari, questa Corte ha da tempo affermato che è legittimo di sequestro preventivo, funzionale alla confisca per equivalente, di somme di denaro che avrebbero dovuto essere impiegate nel pagamento dell’Iva dovuta, in quanto la confisca di somme di denaro, beni o valori è consentita

anche in relazione al profitto del reato”. Nel caso di specie, si trattava di frode fiscale attuata mediante presentazione di una dichiarazione annuale in cui erano stati indicati elementi passivi fittizi derivanti da annotazione in contabilità di operazioni oggettivamente inesistenti, con sottrazione al Fisco del pagamento dell’Iva dovuta. Il sequestro preventivo del resto può essere disposto non soltanto per il prezzo, ma anche per il profitto del reato. Giova evidenziare che la vicenda in oggetto trae origine dal rigetto di un Tribunale della libertà il quale aveva respinto l’istanza di riesame avverso il decreto di sequestro preventivo per equivalente emesso dal Gip nei confronti di vari indagati, tra i quali era compreso anche il predetto professionista. I fatti, accertati dal 2004 al 2007, si riferivano al commercialista e ad altri coindagati, in relazione alle annotazioni di fatture per operazioni inesistenti ed al loro inserimento nelle dichiarazioni dei redditi dei vari clienti in riferimento all’esercizio 2007. Inoltre, il predetto professionista nelle dichiarazioni fiscali relative ai redditi propri per gli anni di imposta 2006 e 2007 aveva indicato, al fine di evadere le imposte dirette e Iva, elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo, concorrendo con la moglie la quale aveva messo a disposizione il proprio conto corrente per farvi confluire i pagamenti in nero ricevuti dai clienti ed altre somme di denaro di proprietà di altra persona. In ultimo la Cassazione ha rilevato che “il costante orientamento della giurisprudenza di legittimità ha precisato che nella fase cautelare, in caso di illecito plurisoggettivo, si deve applicare il principio solidaristico che implica l’imputazione dell’intera azione e dell’effetto conseguente in capo a ciascun concorrente e pertanto, una volta che sia stata perduta l’individualità del profitto illecito, la sua confisca, e quindi il sequestro preventivo finalizzato ad essa, possono interessare indifferentemente ciascuno dei concorrenti anche per l’intera entità del profitto accertato”.

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Il Momento consumativo del reato nelle false fatturazioni e nella dichiarazione fraudolenta Sentenza della Corte di Cassazione penale n. 18929 del 17 maggio 2012 Altra importantissima sentenza emessa in sede di Cassazione è quella che consente di stabilire con assoluta certezza il momento consumativo del reato di cui all’art. 2 del decreto legislativo n. 74/2000 cioè quello che prevede Il delitto di dichiarazione fraudolenta che si consuma con la presentazione della dichiarazione dei redditi o dell’Iva. Per il delitto di cui all’art. 8 del medesimo decreto legislativo,vale a dire il delitto riguardante l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, il momento consumativo del reato avviene invece con l’emissione della fattura o di altro documento fiscale previsto dalla Legge. I giudici di legittimità hanno così deciso: “E’ noto che il legislatore, disciplinando con l’art. 2 del decreto legislativo n. 74/2000 la fattispecie della utilizzazione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti (…) ha individuato quale unico momento consumativo del reato quello della presentazione della dichiarazione, in cui si determina la lesione dell’interesse dello Stato alla riscossione dei tributi”. Il decreto sopra indicato infatti “non prevede più l’ipotesi (…) che configurava come reato l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti prodromica alla presentazione della dichiarazione, sicché il mero inserimento di dette fatture nella contabilità aziendale non è più previsto dalla legge come reato”. Alquanto diverso è, invece, il momento consumativo del reato previsto in seguito all’emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti. In tal caso, il legislatore nel caso di emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti ha lasciato inalterato il momento consumativo di detta fattispecie criminosa, che coincide con quello della emissione della fattura. Tale


fattispecie, pertanto, è stata configurata come reato di pericolo presunto, in considerazione della spiccata pericolosità della condotta di chi immette nel mercato documentazione volta a supportare l’esposizione in dichiarazione da parte delle imprese di elementi passivi fittizi. Orbene, la vicenda in esame prende le mosse da una sentenza impugnata da una Corte di appello la quale ha confermato la dichiarazione di colpevolezza di vari imputati per avere indicato nella dichiarazione annuale Iva per l’anno 2003 elementi passivi fittizi avvalendosi di una fattura del 2003, avente quale imponibile una somma di quasi euro 20 mila ed un’ Iva pari quasi a euro 4mila fattura emessa dall’impresa in oggetto e relativa ad operazione in parte inesistente.

STUDI DI SETTORE Innovativa sentenza emessa dalla cassazione che annulla l’accertamento tributario nel caso in cui sia stato indicato in dichiarazione dal contribuente il codice attivita’ errato utilizzato dal fisco per l’accertamento basato sugli studi di settore Cassazione n. 5399 del 4 aprile 2012 In particolare, i summenzionati giudici stabiliscono con tale sentenza che “in tema di accertamento in base a “parametri” e “studi di settore” le sezioni unite di questa Corte sono pervenute all’affermazione del seguente principio: la procedura di accertamento tributario standardizzato mediante l’applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è ex lege determinata dallo scostamento del reddito dichiarato rispetto agli standards in sé considerati (meri strumenti di ricostruzione per elaborazione statistica della normale redditività), ma nasce solo in esito al contraddittorio da attivare obbligatoriamente, pena la nullità dell’accertamento, con il contribuente; che, in tale sede, quest’ultimo ha l’onere di provare, senza limitazione alcuna di mezzi e di contenuto, la sussistenza di condizioni che giu-

stificano l’esclusione dell’impresa dall’area dei soggetti cui possono essere applicati gli standards o la specifica realtà dell’attività economica nel periodo di tempo in esame, mentre la motivazione dell’atto di accertamento non può esaurirsi nel rilievo dello scostamento, ma deve essere integrata con la dimostrazione dell’applicabilità in concreto dello standard prescelto e con le ragioni per le quali sono state disattese le contestazioni sollevate dal contribuente; che l’esito del contraddittorio, tuttavia, non condiziona l’impugnabilità dell’accertamento, potendo il giudice tributario liberamente valutare tanto l’applicabilità degli standards al caso concreto, da dimostrarsi dall’ente impositore, quanto la controprova offerta dal contribuente il quale, al riguardo, non è vincolato alle eccezioni sollevate nella fase del procedimento amministrativo e dispone della più ampia facoltà, incluso il ricorso a presunzioni semplici, anche se non abbia risposto all’invito al contraddittorio in sede amministrativa, restando inerte, nel qual caso, tuttavia, egli assume le conseguenze di questo suo comportamento, in quanto l’Ufficio può motivare l’accertamento sulla base della sola applicazione degli standards, dando conto dell’impossibilità di costituire il contraddittorio con il contribuente, nonostante il rituale invito, ed il giudice può valutare, nel quadro probatorio, la mancata risposta all’invito”. Detto ciò proviamo a rendere più semplice ed esplicito il significato che ha assunto tale sentenza, alla luce delle indicazioni rilevate e minuziosamente estrapolate da tale sentenza. Nel caso di specie trattasi di un contribuente – titolare di impresa esercente fabbricazione di ricami su dipinti e confezioni, tendaggi e biancheria – che propose ricorso avverso l’avviso di accertamento di maggior imponibili irpef, iva e irap, per l’anno 2001, definiti, in base agli “studi di settore”, con riferimento al codice di attività, 7420C, originariamente dichiarato. Ebbene, a fondamento di suddetto ricorso, il contribuente esponeva che – come già riconosciuto dall’Agenzia in relazione alle due annualità precedenti – all’attività espletata andava applicato, con riguardo al pertinente studio di settore (SD06U), il codice 17546 e che, in base a questo, i valori dichiarati risultavano

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congrui. L’adita commissione tributaria accolse il ricorso, con decisione che, in esito all’appello dell’Agenzia fu, tuttavia, riformata dalla commissione regionale. I giudici di appello in particolare – assunto che, per rimediare ad errori nella dichiarazione, il contribuente avrebbe dovuto presentare dichiarazione integrativa ai sensi dell’art. 9, comma 7, d.p.r. 600/1973 (oppure porre in essere procedura di rimborso ai sensi dell’art. 38 d.p.r. 602/1973) affermarono che il contribuente non aveva offerto elementi idonei a superare la presunzione scaturente dal codice di attività originariamente dichiarato. A questo punto, il contribuente decideva di ricorrere – deducendo violazione di legge e vizio di motivazione – censurando quindi la decisione impugnata, in ragione di due motivazioni: in primis per aver negato l’emendabilità della dichiarazione e in secondo luogo per non aver considerato che le risultanze degli “studi di settore”, quali dati meramente statistici, non rappresentavano indizi gravi, precisi e concordanti idonei a raffigurare presunzione legale, in assenza di preventivo contraddittorio.


territorio

LA TERRA DEI SOGNI di Clara Pasotti

L’

idea è nata un paio di anni fa, quando Carlo Petrini, presidente di Slow Food, intervenne all’istituto Pastori chiedendo chi fosse interessato a partecipare a Terra Madre, manifestazione di rilievo internazionale dedicata agli attori della filiera alimentare. Alla chiamata rispose Elia Cammarata, ventenne di Nave oggi al primo anno della Facoltà di Agraria di Milano. Proprio a lui venne l’idea di far fruttare (nel senso letterale del termine) i mille metri quadrati dietro casa e dietro al vivaio di famiglia, tra il recinto

I loro sogni li hanno acchiappati e li hanno legati alla terra, fonte di energia vitale, superando il concetto di chilometri zero e portando il consumatore a raccogliere direttamente nel campo i prodotti da mettere in tavola. Loro sono un gruppo di amici, non tutti bresciani, non tutti con specifiche competenze agrarie, ma uniti dalla voglia di stare insieme e di portare avanti un progetto giovanile e sociale appassionante quale l’Acchiappasogni

degli asini e quello delle galline. Insieme agli amici Francesco Fenotti e Alessio Consoli, ai quali si aggiunse poco dopo Matteo Incontro, Elia iniziò così poco più di un anno fa a seminare, curare e studiare le coltivazioni. «La nostra idea è fare agricoltura ma anche cultura» spiega oggi «il nostro orto è sociale perché porta il consumatore direttamente sul campo, permettendogli di diventare parte della filiera e di riavvicinarsi alla terra». Se si desiderano pomodori, melanzane, porri, bietole da rapa e da costa, zucche e zucchine, meloni, fragole, ribes o altro ancora ci si può infatti recare all’Acchiappasogni per raccoglierli e pesarli da sé, sull’apposita bilancina posizionata tra i cipressi. «Intendiamo anche riscoprire varietà antiche o poco diffuse come il basilico calabrese o le zucche moscate della Provenza» prosegue il giovane «e ci concentriamo su prodotti che possono essere trasformati. Con il primo si realizza per esempio il pesto, con le seconde degli ottimi ravioli. I nostri

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prodotti si possono acquistare non solo qui ma anche al Magazzino 47 che ha appoggiato da subito il progetto». Un progetto oggi in crescita. L’idea è piaciuta a compagni di università e ragazzi conosciuti grazie alla pagina Facebook dell’Acchiappasogni. Ed è così che un paio di weekend al mese giovani volontari liguri, sardi, provenienti da Como e da Saronno, si ritrovano a Nave per lavorare con entusiasmo la terra. «Talvolta facciamo colletta per aiutarli con le spese di viaggio» raccontano i bresciani. « Uno degli aspetti più belli del progetto è proprio lo stare insieme. In settimana ci si dedica al lavoro o allo studio ma il weekend non vediamo l’ora di ritrovarci qui». Non tutti sono periti agrari. Qualcuno è elettricista, qualcun altro scrive o studia filosofia. «Ma si tratta pur sempre di ottima forza lavoro!» sorridono i ragazzi. Le idee sono sempre di più. Presente a Franciacorta in Fiore e Brescia con gusto nei giorni scorsi, l’Acchiappasogni ha stretto due gemellaggi, con un collettivo di ragazzi del Varesotto che lavora alla torrefazione del caffè e con un orto del Burkina Faso grazie a Cem mondialità, iniziativa che offrirebbe valenza internazionale al progetto e darebbe avvio ad un dialogo con altri Paesi. Il 17 giugno Elia e brigata saranno inoltre con i loro prodotti al parco Ducos in città, mentre a ottobre parteciperanno a Torino, di concerto con Slow Food, al Salone del gusto e a Terra Madre. «L’obiettivo è far conoscere il più possibile il progetto, coinvolgere tanti ragazzi ed estenderlo ad altre regioni» concludono i promotori. Per saperne di più, date un’occhiata al sito www.ortobiologicoacchiappasogni.jimdo.com

In queste immagini alcuni momenti significativi del progetto Acchiappasogni: un particolare delle piantine che crescono, una foto di gruppo, il lavoro collettivo e lo spirito che alimenta i cuori dei partecipanti: spirito, lavoro ed energia al servizio di un sogno che affonda le sue radici nella terra. Il progetto, nato su iniziativa del ventenne Elia Cammarata adesso al primo anno della facoltà di Agraria di Milano, si svolge a Nave.

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musica

CITTADINO DEL MONDO

BRESCIANO DENTRO Federico Colli, pianista bresciano nato nel 1988. Ha studiato con Giancarlo Facchinetti e con Sergio Marengoni all’Accademia europea della fondazione Romano Romanini di Brescia, si è diplomato in pianoforte nel 2005 al Conservatorio Verdi di Milano col massimo dei voti e la lode. Attualmente, studia con Boris Petrushansky all’Accademia Incontri col maestro di Imola e con Konstantin Bogino all’Accademia Santa Cecilia di Bergamo. di Luigi Fertonani

U

ltimamente frequenta, musicalmente parlando, sempre meno la nostra città - che gli ha attribuito il riconoscimento di Bresciano dell’anno 2011 - e sempre più altre città italiane ed estere.

Lo intervistiamo nella Sala della Camera di commercio Brescia dove sta per iniziare un incontro pianistico con gli studenti nell’ambito del progetto Giovani del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo. E prima che affronti questa inconsueta platea gli chiediamo anzitutto se si senta ancora bresciano… Certo, e il mio accento me lo porto dietro con orgoglio. Sono molto fiero di essere bresciano e il fatto che Arturo Benedetti Michelangeli sia stato un mio conterraneo è un passaporto che mi rende particolarmente orgoglioso.

l’italianità ad essere maggiormente stimata al di fuori dei nostri confini. A proposito di confini, parliamo di te. Al di là del tuo recentissimo debutto al Teatro Filarmonico di Verona dove hai suonato il Concerto n. 5 “Imperatore” di Beethoven con l’Orchestra dell’Arena diretta da Francesco Lanzillotta, so che lavori moltissimo anche all’estero. Più che in Italia? Spesso sento dire ai miei colleghi cha la loro attività si è spostata principalmente all’estero, ma questo

Già, Arturo Benedetti Michelangeli. L’impressione generale è un po’ quella che il celebre pianista bresciano sia sempre più dimenticato. È proprio così? A questo artista bisognerebbe fare un mausoleo, un monumento come ad Arnaldo, appunto da Brescia. Però è vero, credo che nel mondo questo pianista sia molto più apprezzato che in Italia; ma in effetti è tutta

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io non posso dirlo: direi che siamo su un fifty-fifty, grazie però anche a un managaer che lavora per me in Italia e che mi procura ingaggi molto importanti. Secondo me non è fondamentale suonare molto, ma suonare in modo qualitativamente importante; e se si riescono ad ottenere quei tre, quattro exploit in un anno, ad esempio come al Filarmonico di Verona o al Petruzzelli di Bari, questa per un pianista è la carta vincente. E che mi dici del tuo concerto appunto al Filarmonico? È stata una serata davvero incredibile, col direttore Lanzillotta: e poi un’orchestra come quella dell’Arena, che si dimostrava così dinamica, così volonterosa nel far musica, una disponibilità che mi ha veramente impressionato. Sei nato a Brescia ma ormai ti senti un po’ cittadino del mondo. Certo, ma abito ancora a Brescia anche se studio all’Ac-

cademia di Imola, dove ho un appartamento. A settembre inizierò inoltre a studiare al Mozarteum di Salisburgo con un altro maestro russo, il celebre Pavel Gililov che ho già incontrato. E dal punto di vista dei concerti? Uno dei miei prossimi appuntamenti è in Ucraina nel prossimo ottobre, con la Filarmonica di Kiev per il Concerto “Imperatore” di Beethoven, avrò un concerto in Lussemburgo per l’associazione Banchieri appunto del Lussemburgo. So che stai per pubblicare anche un disco. Sì, per l’etichetta del Mozarteum di Salisburgo. Uscirà prima in Austria e in Germania, ma si potrà reperire da subito anche in Italia attraverso Internet. Suonerò una mezz’ora di Mozart, poi la Sonata n. 1 di Beethoven e Gaspard de la Nuit di Ravel. È l’ultima parte del premio Mozart che ho vinto lo scorso anno a Salisburgo.

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1972-2012: Quarant’anni di DOC 43


società

i segreti del VATICANO

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Ora è ufficiale: l’inchiesta svolta dal giornalista Gianluigi Nuzzi, che ha portato alla luce diversi documenti su questioni della massima riservatezza riguardanti la Santa Sede, è stata pubblicata in un libro dal titolo Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI. Si tratta di una serie di scritti segreti trasmessi in copia al programma televisivo Gli Intoccabili, in onda su LA7 e condotto dallo stesso Nuzzi, i cui contenuti spaziano dagli stretti rapporti tra Italia e Vaticano, confermati dai negoziati inaccessibili con l’esecutivo Berlusconi sull’Ici, alle istruzioni sul caso Orlandi fornitAe dalla segreteria di Stato al Santo Padre, fino alle coperture di omicidi e abusi compiuti da ministri di Dio e molto altro

di Chiara Barucco

corvi (così soprannominati dai colleghi i coraggiosi informatori colpevoli di aver diffuso calunnie con scopo denigratorio), accortisi delle contraddizioni tra la versione ufficiale della Chiesa e quella originale stampata sulle carte di cui erano venuti in possesso per motivi professionali, hanno deciso di denunciare la situazione attraverso incontri clandestini con il conduttore, confessandogli inoltre di sentirsi frustrati perché non in grado di impedire l’occultamento della verità, la macchinazione di intrighi e la tutela degli interessi dei singoli.

Ecco allora un assaggio di alcuni dei sotterfugi svelati da Nuzzi nella sua inchiesta, seguito del libro Vaticano SpA (250 mila copie vendute e tradotto in 12 lingue). Il 19 gennaio 2009 viene organizzata nelle sale del Vaticano una cena top secret tra il pontefice e Giorgio Napolitano, ritenuto un interlocutore di spicco nei rapporti con lo Stato italiano. Dalla nota preparatoria, curata da monsignor Dominique Mamberti in persona, emerge non solo il forte ascendente che la Santa Sede esercita sui membri del Parlamento, ma anche una certa insistenza

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affinché l’attività legislativa venga orientata in determinate direzioni: tra gli argomenti sottoposti all’attenzione del presidente della Repubblica, infatti, in primis «si devono evitare equiparazioni legislative o amministrative fra le famiglie fondate sul matrimonio e altri tipi di unione», quindi bisogna negare i diritti riconosciuti alle coppie sposate a tutti coloro che non sono uniti in matrimonio ma che formano comunque una famiglia; secondo, «riguardo all’ipotesi di un intervento legislativo in materia di cure di fine vita … si deve escludere qualsiasi forma di eutanasia» e «occorre evitare sia l’accanimento terapeutico, sia l’abbandono terapeutico» perché il diritto alla vita «è diritto fondamentale di ogni persona umana, indisponibile e inalienabile»; a seguire, tanti altri temi che non rientrano certo negli incontri ufficiali. Sempre nel 2009, Dino Boffo è costretto a rassegnare le dimissioni da direttore del quotidiano d’ispirazione cattolica Avvenire a causa della pubblicazione su Il Giornale di false accuse di molestie e omosessualità a suo carico; finora si è creduto che alla base di tale diffamazione vi fossero le critiche che egli aveva mosso all’ex Premier, ma tra i documenti segreti portati alla luce dall’inchiesta di Nuzzi ce ne sono tre che smentirebbero questa ipotesi: tre lettere in cui lo stesso Boffo si difende dalle incriminazioni, individuando all’interno dei sacri palazzi i congiurati e le motivazioni di una simile azione contro di lui. Tutti i documenti citati nel libro, a sostegno dell’indagine, saranno presto accessibili gratuitamente sul sito www. gianluiginuzzi.com.


bellezza

I

MA QUALE CRISI! l perpetuo confronto con quei fisici perfetti e scultorei (veri?) che ormai la pubblicità piazza ovunque ci spinge a optare per un ritocchino: ci precipitiamo da un medico che ci visita e critica ogni parte del nostro corpo;

e naso, è invece il consiglio di Giacomo Urtis, il preferito dalle Olgettine, il quale, inoltre, misura con una macchina l’età della paziente: 43 anni (all’anagrafe 39) e poi dice: «Non ti preoccupare, è farlocca». Per Carlo Tremolada, che lavora in uno studio di 400 metri quadrati super lusso al secondo piano di un palazzo storico milanese, occorrono: blefaroplastica alla parte inferiore degli occhi, rinoplastica per ridurre e affinare il naso, nonché lipofilling rigenerativo con cellule staminali (un sistema da egli stesso brevettato) per anche se siamo sani e belli ci rendere meno evidenti le Il settore della chirurgia plastica non conosce crisi e fidiamo del suo parere, del resto rughe del naso e della bocca, a parlare sono i dati dell’Aicpe (Associazione italiana è uno specialista, chi meglio collocandovi intorno il grasso di chirurghi plastici estetici): solo in Italia nel 2011 di lui se ne intende? Eppure, in eccesso sottratto a pancia e se negli ultimi trent’anni la sono stati effettuati 11.300 interventi di mastoplastica fianchi. medicina del benessere (non additiva (aumento del seno), 10.300 liposuzioni Enis Agolli, infine, consiglia quella che ci cura, bensì (rimozioni del grasso sottocutaneo) un generale ringiovanimento quella che ci costruisce) «ha e 8.121 blefaroplastiche della cute con un prodotto moltiplicato per sette i suoi (ricostruzioni o correzioni delle palpebre) che è l’esclusiva della investimenti» come spiega clinica Bioscience di San Alberto Dal Sasso, direttore Marino, specializzata nella e sales marketing di Nielsen, società che misura l’efficacia della pubblicità, un motivo ci sarà. Ecco perché la giornalista conservazione e riproduzione dei tessuti: in pratica si prelevano Cristina Sivieri Tagliabue si è finta una paziente e ha chiesto delle cellule dalla cute dietro l’orecchio, si fanno moltiplicare un parere a cinque noti chirurghi plastici italiani, svelando il e si reintroducono nel corpo del paziente. Soltanto un chirurgo, Pierpaolo Rovatti, dice chiaramente alla giornalista che non funzionamento del bisturi-business. Il primo interpellato è Marco Klinger, divenuto una star ha bisogno di nulla e le suggerisce perfino di praticare sport. televisiva grazie al programma Plastik, che dopo una visita Risultato: rifarsi da cima a fondo e chiedere un mutuo per lampo le dice che dovrebbe aumentare il seno perché la coppa sostenere le spese delle operazioni. Ma niente panico! Per noi clienti di medici che ci vendono pezzi di ricambio c’è un’offerta è piccola rispetto alla struttura corporea. «Cara, tu devi proprio farti una quarta» oltre a una speciale: proprio un mutuo, promosso dall’associazione Club blefaroplastica e al filling (iniezione sotto pelle di acido Medici, che ci consente di pagare a rate i nostri acquisti. c.b. ialuronico o collagene) per eliminare le rughe intorno a bocca

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bellezza

Smagliature come rimediare

C

olpiscono senza distinzione di razza ed età e non esclusivamente le donne: parliamo delle strie atrofiche, meglio note come smagliature, le antiestetiche “cicatrici” che procurano un danno permanente alla pelle.

Si possono formare su cosce e glutei, ma anche su seno, pancia e interno braccia, perché la cute è simile ad un elastico e soggetta a possibili strappi se si tende troppo, come succede in gravidanza o in altri casi di rapidi sviluppi corporei, per esempio per l’effetto yo-yo (ingrassare e dimagrire con frequenza) o un’eccessiva attività in palestra. Perché compaiono? “Per una questione di Dna cutaneo, ma le cause scatenanti sono, tra le altre, le tempeste ormonali, tipiche della pubertà, o indotte da un’eccessiva attività della ghiandola surrenale, che accelerando il metabolismo delle proteine elastiche (elastina e collagene) provocano delle spaccature nel derma, la parte più interna della pelle”, spiega la dermatologa Marcella Ribuffo, dirigente medico dell’Istituto Dermopa-

Colpisce anche i maschi. Tra le cause, aumento e diminuzione di peso improvvisi e gravidanze. I trattamenti mirano a stimolare la produzione delle proteine elastiche del derma

tico dell’Immacolata di Roma. L’ideale si gioca sulla prevenzione e sui trattamenti delle strie più recenti, perché quando si sono “stabilizzate” con il tipico colore madreperlaceo, si può solo ridurre l’inestetismo. “Utile uno scrub settimanale e, tutti i giorni, applicare fiale o gel elasticizzanti, per esempio con echinacea, ginseng, alchemilla, edera, equiseto. La sera si può applicare un aftersun o altra emulsione con attivi elasticizzanti-idratanti, per esempio con acido boswelico, collagene marino o proteine vegetali estratte da frumento, soia e altri legumi, come piselli e luppolo, o con silicio, minerale che serve a consolidare le fibre del connettivo. Tutte queste cure preventive vanno però effettuate con costanza”, precisa Ribuffo. Sulle smagliature già formate, invece, i risultati più apprezzabili si ottengono in ambulatorio medico. “Funzionano, tra gli altri, i trattamenti combinati: sedute di radiofrequenza, di peeling e biorivitalizzazione, ovvero microiniezioni di cocktail di sostanze che stimolano collagene ed elastina, come polinucleotidi, aminoacidi, oligoelementi e vitamine antiossidanti. Con tre sedute in media, il risultato è buono, ma solo sulle smagliature “rosse”, di recente formazione e l’esposizione al sole è permessa dopo circa un mese dall’ultima seduta”, osserva il medico estetico Patrizia Piersini, docente della Scuola Superiore di Medicina Estetica dell’Agorà di Milano.

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tecnologia

Mind Uploading

un chip nella testa per creare il supercervello Sistemi informatici che permettono ai ciechi di vedere, protesi cibernetiche per far camminare i disabili. La medicina hi-tech trasforma sempre più l’uomo in una macchina. E avvicina la realtà alla fantascienza. Impiantato nel cranio un software può ridare la parola ai pazienti che l’hanno persa. E gli scienziati già si domandano se finiremo tutti teleguidati come in Johnny Mnemonic

I

Il professor Frank Guenther ha fatto nella realtà quello che il film tratto dal romanzo di William Gibson immaginava: ha aperto il cervello di una persona e ci ha infilato dentro un dispositivo elettronico.

L’apparecchio serve a trasformare in linguaggio i pensieri del volontario impossibilitato a parlare dopo un incidente terribile. L’operazione funziona così. Questa specie di elettrodo viene piazzato sotto la calotta, al confine della zona della corteccia cerebrale predisposta al linguaggio. L’apparecchio rivela gli impulsi del cervello e li trasferisce via radio (e già: in modulazione di frequenza, come viaggiano le canzoni e le news) a un microcomputer esterno che trasforma l’ordine in un programma di sintesi vocale, tipo quelli usati negli ultimi iPhone. Risultato: il paziente che non poteva parlare adesso parla. Tempo rilevato tra la trasmissione degli impulsi e l’ascolto della voce elettronica: 50 millisecondi. Cioè lo stesso tempo medio che tutti noi impieghiamo a trasferire i nostri pensieri alla bocca: anche se non sempre diamo l’impressione che il cervello sia collegato. Chiamatela mente bionica. Chiamatelo l’upgrade del cervello. Chiamatelo braintech. Chiamatelo come volete: ma soprattutto preparatevi a fare i conti con questo connubio tra uomo e macchina. L’incubo di ieri è già il sogno di oggi. Intendiamoci: per adesso i primi a usufruirne sono giustamente i malati. Come quella signora sessantenne, paralizzata da 15 anni, che l’altro giorno è riuscita a muovere col pensiero gli oggetti: riuscendo a versarsi una tazza di caffè. Telecinesi? Macché: nulla a che fare con le potenze extrasensoriali inutilmente evoca-

te dal povero Massimo Troisi in quell’esilarante scena di Ricomincio da tre. Qui il miracolo si chiama BrainGate: che è il nome appunto di un neuroimpianto sviluppato tra gli altri da Leigh Hochberg, neuroingegnere della Brown University, Rhode Island. Ma che cosa succederà quando invece di aiutare i malati e gli incidentati a superare gap fino a ieri insormontabili, queste tecniche finiranno invece per portare un diretto vantaggio su tutti gli altri? È proprio quello che Daniel Wilson, l’autore di Robopocalypse, immagina in un articolo sul Wall Street Journal, alla vigilia dell’uscita del suo attesissimo Amped. Il termine sta appunto a indicare gli “amplificati”: quelli cioè con le capacità cerebrali amplificate dalle tecniche che fino a ieri sembravano solo fantascienza. Volete un esempio diretto? Dalla testa ai piedi: pensate al caso di Oscar Pistorius. Le superprotesi permettono al coraggiosissimo campione sudafricano di correre, puntando perfino alle Olimpiadi, malgrado l’amputazione a tutt’e due le gambe: ma dal superamento del gap al vantaggio sugli altri - le protesi non cederebbero mai, per esempio, per fatica - il passo è, manco a dirlo, velocissimo. I neuroimpianti, del resto, potranno presto essere impiegati anche per aiutare a sviluppare tra i cosiddetti normodotati qualità e tecniche oggi conquistabili solo a fatica. L’elettrodo che ci stimola quando l’attenzione cala. L’elettrodo che sviluppa udito e vista. O quello che favorisce le sinapsi e quindi ci aiuta a leggere più velocemente il mondo. Basterà un impianto a renderci dunque più intelligenti? E saremo costretti a denunciare o no di essere portatori di questi “bypass del cervello”? Dovremo fare domanda a qualche autorità (più o meno) etica per essere sottoposti a impianto? Ecco: tutte domande che nessuno, da questo momento in poi, riuscirà più a toglierci dalla testa. Almeno fino alla prossima operazione.

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motori

MARCHIO di FABBRICA

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porte e 5 posti, lunga 494 cm, larga 190 e alta 151, gode di grandi spazi: il bagagliaio ha un volume che va da 565 a 1.680 litri e gli schienali dei sedili posteriori possono essere frazionati e ribaltati, ottenendo una larghezza di carico di 1.050 mm e una lunghezza di 1.181. La casa automobilistica tedesca propone il suo gioiello con 4 motori V6:

un TFSI e 3 TDI, con potenza compresa tra 204 e 313 CV (rispettivamente 150 e 230 kW) e precisa che la carrozzeria «in ampi settori completamente in alluminio, è leggera e rialzata». Per quanto riguarda gli interni, il cliente può scegliere tra i molteplici e pregiati materiali disponibili per la selleria e gli inserti decorativi. Tutte le versioni della Audi A6 allroad quattro sono dotate di un cambio automatico: S tronic a 7 rapporti per il 3.0 TFSI, il TDI 204 CV (150 kW) e il TDI 245 CV (180 kW), tiptronic a 8 rapporti ottimizzato per effettuare rapidissimi cambi di marcia per il TDI 313 CV (230 kW). Veloce, agile, comoda, spaziosa ma anche sicura: «Per gli

spostamenti sullo sterrato» illustrano gli esperti «la vettura è dotata di un sensore dell’angolo di inclinazione e di un sistema per il controllo della velocità in discesa. A richiesta l’allestimento si può completare con equipaggiamenti che migliorano ulteriormente il comfort. Come per esempio l’head up display e i sedili ventilati e dotati di funzione di massaggio», una tecnologia, quella dell’head up display, che permette a chi guida di leggere dati importanti come la velocità o le indicazioni del navigatore su uno schermo collocato sul parabrezza di fronte a sé. Inoltre, grazie al sistema adaptive air suspension (di serie), è possibile alzare e abbassare la carrozzeria in base alle esigenze contingenti, tramite la regolazione degli ammortizzatori facilitata dalle sospensioni pneumatiche. Il volante multifunzione (anch’esso di serie) permette di gestire il sistema di informazioni e di comandare telefono e impianto audio con tasti e rotelline. Con Audi A6 allroad quattro è tutto sotto controllo, anche i consumi: «sono stati ridotti fino al 20% rispetto a quelli del modello precedente» assicurano dalla casa automobilistica. Una vettura completa insomma, il cui prezzo va da 61.600 a 70.400 euro. c.b.

Gli appassionati di motori non possono certo perdersi la terza edizione della Audi A6 allroad quattro, visto il successo dei precedenti modelli del 2006 e del 2000. Si tratta di una vettura che transita su tutti i tipi di strada: agile e maneggevole nel traffico cittadino, veloce e comoda per lunghi viaggi in autostrada, la trazione integrale la rende adatta a percorrere più facilmente terreni impervi e accidentati

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BAR TABACCHI La Coccinella Alle Porte Franche di Erbusco un locale per soddisfare i tuoi desideri Ad accogliervi c’è il sorriso e la freschezza del personale in una piccola oasi ricca di servizi in un atmosfera calda e rilassante. Siamo nel Bar-Tabacchi La Coccinella all’interno del Centro Commerciale Le Porte Franche, una tappa obbligatoria che vi stupirà per la quantità di servizi che riesce ad offrire. Si incomincia la mattina alle 8 con la colazione, un sorriso e tanta gentilezza per rendere piacevole il risveglio e affrontare con serenità tutta la giornata. Seguono le proposte aperitivo e caffetteria in genere per soddisfare i vari break che alleggeriscono la giornata dai tanti impegni che solitamente ci sommergono. Tutto questo è possibile fino alle 22 in un elegante e tranquillo spazio esclusivo del locale, comodamente affacciato sulla scenografica architettura del Centro Commerciale. Nell’arco della giornata, al piacere di una pausa ristoratrice, La Coccinella, mette a disposizione una rosa completa di prestazioni veramente utili che si possono effettuare tranquillamente tra un caffè e uno spuntino. In diretta quindi il pagamento delle bollette postali, Mav, Rav, Freccia Rossa, Voucher Inps, Bollo Auto, Canone Rai, Sky, Mediaset Premium, Telecom Italia, Wind, Infostrada, Ricariche Poste Pay e tutte le ricariche telefoniche italiane ed estere. E non finisce qui. Per tutti gli appassionati di giochi e per chi ama tentare la fortuna, La Coccinella (anche il nome è un augurio) offre una vasta gamma di possibilità: Lotto, 10 e Lotto, Superenalotto, Win for Life, Gratta e Vinci e biglietti Lotteria di tutti i tipi. Basta quindi scegliere la giocata preferita, incrociare le dita e il gioco è fatto! Ma in questa sciccosa manciata di metri quadrati, studiati alla perfezione per rendere la sosta agevole e rilassante, non mancano alcune chicche per palati raffinati: in bella mostra un’importante collezione di Wisky Macallan completa di tutte le annate a partire dal 1936 e per gli appassionati fumatori, oltre ai tabacchi tradizionali ed ai Trinciati, sono disponibili i migliori sigari cubani conservati sapientemente in una vetrina climatizzata per mantenere intatto il loro aroma e le loro caratteristiche. Detto questo, dopo qualche ora di shopping, un pit stop presso La Coccinella è d’obbligo per rilassarsi e sbrigare in pochi minuti tutte quelle piccole cose pratiche senza doversi spostare da un posto all’altro. E se per caso avete usato i servizi pubblici non preoccupatevi per il ritorno, La Coccinella offre anche il servizio di biglietteria per pullman!

La Coccinella è aperta tutti i giorni dalle 8.00 alle 22.00 tel. 030. 7704448

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Anno 2 - GIUGNO 2012 nr 5

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GIUGNO2012

€ 1,50

PANORAMA BRESCIANO SI APRE LA STAGIONE TURISTICA

le nostre perle

LAGO D’ISEO parte alla grande la nuova stagione

TURISMO 365 il rilancio di Brescia patrimonio dell’Unesco

CURIOSITÀ la chiesa del diavolo storia benacense

LAGO DI GARDA la bellezza è servita


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