Panorama Bresciano Luglio/Agosto 2012

Page 1

Anno 2 - LUGLIO / AGOSTO 2012 nr 6

Magazine di Attualità Economia Finanza Cultura Storia Enogastronomia Territorio

LUGLIO / AGOSTO 2012

€ 1,50

PANORAMA BRESCIANO

LONDRA, ARRIVIAMO! I ritratti dei nostri bresciani impegnati alle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi

vanessa ferrari - giulia conti - matteo cavagnini - pietro zucchetti massimo dighe - andrea cassarà - elena moretti

1


2


PANORAMA BRESCIANO Magazine di Economia Finanza Attualità Cultura Storia Enogastronomia Territorio

SOMMARIO Attualità 05 Cover: i nostri bresciani alle Olimpiadi 06 Vanessa Ferrari di G. Cutrera 10 Matteo Cavagnini di P. Castriota 14 Giulia Conti di P. Castriota 18 Pietro Zucchetti di C. Pasotti 22 Matteo Dighe di G. Cutrera 26 Beretta: target, alloro di M. Biglia 31 Metra: festa speciale di M. Biglia 33 Storie indimenticabili di M. Annibale Marchina 38 Le minacce della FAI 39 Olimpiade e PIL 42 Ecosostenibilità a cinque cerchi 43 Apertura da premio Oscar 44 I giochi proibiti Diritto 46 Responsabilità fiscali di F. Colantonio

06

Musica 50 Il nuovo corso di L. Fertonani

14

10

La terza Olimpiade di Giulia

Il riscatto di Vanessa

Lo sport e la vita di Matteo

18

Pietro e il mare

22

Bagarre per Massimo

IN COPERTINA Anno 2 - LUGLIO / AGOSTO 2012 nr 6

Magazine di Attualità Economia Finanza Cultura Storia Enogastronomia Territorio

LUGLIO / AGOSTO 2012

€ 1,50

PANORAMA BRESCIANO

LONDRA, ARRIVIAMO! I ritratti dei nostri bresciani impegnati alle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi

vanessa ferrari - giulia conti - matteo cavagnini - pietro zucchetti massimo dighe - andrea cassarà - elena moretti

In copertina: A Londra i nostri atleti saranno chiamati a difendere i colori azzurri ma anche biancoazzurri della loro città. I cinque cerchi sono tutti per loro e per le loro bellissime storie di vita e imprese sportive.

1

3


4


il nostro ORGOGLIO conosciamo storie, volti e imprese sportive dei bresciani che rappresenteranno l’Italia e la nostra città ai XXX Giochi Olimpici e ai XIV Giochi Paralimpici

5

OLIMPIADI 27 LUGLIO - 12 AGOSTO PARALIMPIADI 29 AGOSTO - 9 SETTEMBRE


V Ferrari

anessa

6


voglia di riscatto di Gaia Cutrera

È

serena Vanessa, lo si legge nei suoi occhi castani. È serena perché per la prima volta nella sua, a dispetto della giovane età, già lunga e straordinaria carriera, affronta la vigilia di un’Olimpiade con la consapevolezza di essere fisicamente e mentalmente al top della forma («facendo i dovuti scongiuri» sottolinea lei, ridendo).

Questione di equilibri. Dinamici, potenti, fragili, eleganti. Questione di bilanciamento, concentrazione, coordinazione. Questione di dedizione, abnegazione, passione. Tutto questo accompagna da anni Vanessa Ferrari, ventiduenne ginnasta bresciana che alla sua seconda olimpiade cercherà di conciliare la leggerezza dello spirito e la ricerca della perfezione.

Ma tale stato d’animo nasce anche da una limpida dichiarazione d’intenti: «A Londra voglio divertirmi. Ricordo ancora i giorni di Pechino, a cui ero arrivata ancora afflitta dal problema al tendine d’Achille...non stavo bene e volevo solo ritornare a casa. Ora è tutto diverso.» In questi quattro anni è cambiato tanto nella vita della campionessa bresciana, la più forte ginnasta italiana di sempre: la ragazzina che ha incantato i palazzetti di tutto il mondo è diventata una ventiduenne che sprigiona maturità e saggezza da tutti i pori, un carattere forgiato dalle difficoltà e dagli infortuni che le permette, a sei anni dall’oro mondiale di Aarhus, di piazzarsi al primo posto

7


Gioco di specchi per la fortissima Vanessa Ferrari che si concede alla macchina del fotografo nella palestra della Brixia Gym in via Petrarca, a due passi dalla sede della Iveco. Nella immagine di copertina posa insieme alla compagna di squadra Giulia Leni

nella sua specialità, il corpo libero, al Test Event di Londra, valido per le qualificazioni ai Giochi. Il cammino di avvicinamento, fitto di impegni, ha tenuto impegnata la mente di Vanessa. Prima i campionati Assoluti di Catania, poi la fase di preparazione più specifica per le Olimpiadi. Le gare ufficiali, in particolare i concorsi a squadre, rappresentano le principali occasioni d’incontro con le compagne di squadra della selezione italiana, che Vanessa sta imparando man mano a conoscere: «Vedendoci solo in occasioni dei ritiri è difficile riuscire a creare un rapporto stretto con le ragazze provenienti dalle altre società e ricreare l’alchimia che per esempio esiste con Erika Fasana, mia compagna qui alla Brixia: a dividerci ci sono anche 5-6 anni di differenza, il gap generazionale a quest’età si sente molto. Siamo un bel gruppo, in gara ci aiutiamo e insieme diamo il meglio, ma nel mio cuore un posto speciale è riservato alla squadra del biennio 2007-2008: un’unione fantastica, costruita dopo anni di allenamenti condivisi». La sede della Brixiagym, da anni seconda casa di Vanessa, è gremita di piccole ginnaste in erba: il pensiero non può che andare all’infanzia, a quel colpo di fulmine scoppiato davanti allo schermo televisivo: «Avevo sette anni quando la mia attenzione fu catturata da un esercizio alla trave; in quel momento è scoccata la scintilla, e i miei genitori si son prodigati nel cercare una palestra a cui iscrivermi: sono così approdata alla Brixia, che non ho più abbandonato» così come non ha abbandonato il suo tecnico storico Enrico Casella: un sodalizio vincente e profondo in grado di superare anche i momenti più delicati, come il post-Pechino. Sorprende la naturalezza con cui Vanessa snocciola, ripercorrendo la sua carriera da Juniores prima e da

8


Senior poi, l’elenco dei suoi successi; spazia tra i ricordi con la stessa grazia che la contraddistingue in pedana, svelando com’è maturata la “scoperta” del suo talento: «Giorno dopo giorno, esercizio dopo esercizio, mi accorgevo che il mio corpo rispondeva puntuale ai miei comandi, e che riuscivo a fargli fare quello che volevo. Di certo non è un percorso solo spontaneo: ci vuole tantissimo spirito di sacrificio, una devozione totale verso la disciplina, che cattura e risucchia tutto il tuo tempo». Dopo quindici anni in cui la ginnastica ha rappresentato tutto l’universo di Vanessa, accompagnandola nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta, il caporal maggiore dell’esercito, nonché cavaliere emerito della Repubblica sente forte il desiderio di riappropriarsi del suo tempo libero, per anni sacrificato: «Ogni aspetto della mia vita, quasi ogni minuto della mia giornata è votato alla ginnastica: le mie settimane trascorrono tra allenamenti, sedute di fisioterapia, massaggi...prendersi delle serate libere, non necessariamente per fare le ore piccole, ma solo per staccare un po’ la spina diventa difficile, anche perché incorre sempre il pericolo di un infortunio, in qualsiasi attività decida di cimentarmi». La ginnastica dà molto e toglie altrettanto. Vive di equilibri delicatissimi: è una disciplina dove vige l’assoluta perfezione, che si ottiene «grazie al giusto bilanciamento tra eleganza e potenza: uno dei due aspetti non può prevalere sull’altro, è necessario sviluppare il tono muscolare ma al contempo saper convogliare la forza e trasformarla in grazia una volta che si affronta l’elemento». Questo connubio, che appare immediato all’occhio dello spettatore, necessita di un alto livello di concentrazione che Vanessa raggiunge tramite un fitto dialogo con se stessa: «Quando sto svolgendo l’esercizio non esiste nulla al di fuori di me e dell’elemento: il pubblico sugli spalti svanisce, i rumori di fondo e le voci mi arrivano indistinti e confusi; ascolto solo i miei pensieri, che mi guidano nella sequenza e mi indicano il passo successivo». Sarà questo il segreto dell’immenso talento di Vanessa? Intanto aspettiamo Londra desiderosi di vederla nuovamente destreggiare tra volteggi, avvitamenti e verticali.

ANDREA CASSARA’

ELENA MORETTI

A volte la scaramanzia gioca brutti scherzi. All’inizio di giugno avevamo contattato la palestra in cui Andrea Cassarà si allena per concordare l’intervista da pubblicare su questo numero di Panorama Bresciano. Ci era stata accordata con un rinvio di una ventina di giorni per impegni dello schermidore. Come da accordi abbiamo ricontattato la sua segreteria per apprendere con grande dispiacere che Andrea aveva già rilasciato un’intervista a un quotidiano e per scaramanzia non era più intenzionato a rilasciarne. Un vero peccato. Ci sarebbe piaciuto avere anche lui tra i nostri profili di bresciani impegnati nelle prossime Olimpiadi. Ricordiamo che Cassarà ha vinto molti importanti titoli tra cui un oro alle olimpiadi, quattro ai mondiali, nove agli europei e sette ai campionati italiani. Non ci resta che fargli i nostri migliori auguri per la prossima Olimpiade di Londra.

Ci abbiamo provato ma non siamo riusciti ad afferrarla. A causa di impegni sportivi non è stato possibile reperire nemmeno telefonicamente la judoka Elena Moretti che lo scorso gennaio è entrata nella storia della disciplina grazie al bronzo conquistato ad Almaty in occasione dei World Masters. Mai nessun atleta azzurro ci era riuscito prima. La nostra ventiquattrenne bresciana ha aggiunto dunque un altro bronzo alla bacheca che annoverava già quello ottenuto alle Olimpiadi di Pechino del 2008. La categoria in cui gareggia l’atleta delle Fiamme Azzurre è quella dei 48 kg. Elena ha iniziato a praticare la disciplina al Judo club di Verziano con il maestro Franco Capelletti, vera istituzione nel campo di questo ramo delle arti marziali.

9


Matteo Cavagnini, bresciano di Montirone, è un marcantonio biondo con gli occhi azzurri, le mani grandi e il sorriso luminoso. Si sta preparando a vivere la sua seconda competizione olimpica, è capitano della nazionale di basket e fa il pivot. Quando non si allena, lavora come perito informatico alla federazione canottaggio. Matteo non è un uomo normale. Matteo è un uomo speciale. Perché in un giorno di fine estate il destino, o una sfortunata coincidenza, gli frantuma una gamba facendo in mille pezzi la sua vita, quella di un ragazzo quattordicenne di provincia. Matteo però non solo si è rialzato, è rinato ed è diventato marito, padre e campione. Dal 29 agosto sarà a Londra per realizzare un sogno

10


LO SPORT È VITA di Paola Castriota

A

ccade tutto in un attimo. Un tiro all’ultimo secondo che colpisce il ferro e non entra. Un sì detto al posto di un no. Una strada scelta al posto di un’altra. Frenare qualche secondo prima o dopo.

Prendere un semaforo rosso o uno verde. Accade tutto in un attimo. Decidi di uscire di casa in una mattina di fine estate perché fa caldo e non hai più voglia di ripassare per l’esame di riparazione di italiano fissato per il giorno dopo. Esci con una scusa, vai a prendere il latte, sali sul motorino e in testa hai il calcio, l’esame di domani, magari una ragazza da incontrare di nuovo a scuola, finite le vacanze estive. Non hai coscienza dei secondi che scorrono e della persona che sei. Hai quattordici anni. Vivi, cammini, respiri e lo fai con naturalezza. Poi arriva quell’attimo. Quel dannato attimo che cambia tutto. Arriva e ha il suono di una frenata che fa stridere l’asfalto e i denti, il cuore dei passanti e le lamiere. È un fottutissimo attimo che si prende te e i tuoi sogni di ragazzo, la tua leggerezza e una delle tue gambe. Poi cosa c’è? Poi c’è il buio. Un buio che non è quello dolce dell’anestesia totale. Non sa di cloroformio e disinfettante. Non lo vedi con gli occhi ma c’è, lo senti, è lì, ti sta addosso e diventa un velenoso compagno di stanza. È il buio che vuole inghiottirsi quella vita sopravvissuta all’asfalto e alle lamiere di un maledetto giorno di fine estate. È il vuoto dell’essere, il lungo sonno senza sogni, il torpore che prosciuga ogni singola cosa messa in terra da dio. Ma il buio viaggia in coppia con la rabbia. Si danno il cambio quei due maledetti e non ti lasciano tregua finché ti costringono a prendere una decisione. Anche in questo caso è questione di attimi. Attimi che ti portato nel posto giusto al momento giusto, facendoti incontrare le persone giuste. Attimi che ti fanno dire sì al posto di no. «Ero in motorino, sono stato investito da un’auto mentre andavo a comprare il latte. Adoravo il calcio e sognavo di giocare ad alto livello» racconta Matteo. «Dopo l’incidente ho passato due anni di crisi profonda. Odiavo me stesso. Non mi accettavo. Alla Asl di Brescia incontrai due persone, Maurizio e Roberto, che mi aiutarono. Mi coinvolsero portandomi in palestra a San Polo. I ragazzi della polisportiva erano fortissimi. Venivano a prendermi a casa e mi portavano ad allenarmi. Potete immaginare all’inizio la difficoltà: prima di allora non sapevo nemmeno cosa fosse il basket!»

11

M C

atteo avagnini


Matteo Cavagnini posa orgoglioso nel nuovissimo impianto sportivo dell’oratorio della sua Montirone. Alle spalle del bresciano che parteciperà alle Paralimpiadi dal 29 agosto è appeso uno striscione coloratissimo che esprime il tifo e l’affetto dei parrocchiani: Buone Olimpiadi, sei già il nostro campione!!

E così giorno dopo giorno il buio con il suo vuoto senza fine, e la rabbia si affievoliscono, scoloriscono, si assottigliano fino a dissolversi completamente. Lentamente riemergono i colori, i sapori, le emozioni. Matteo comincia ad amare questo sport. Si diverte e affronta gli allenamenti con costanza e passione. Ma il ragazzo è ambizioso, vuole crescere, imparare il più possibile, circondarsi di gente di livello superiore e così decide di migrare in altre squadre e calarsi in realtà nuove. Prima Verona, poi Bergamo, Padova, Cantù e infine Roma dove attualmente gioca (nel Santa Lucia) e vive. Il palmares di Matteo si riempie di trofei: tre europei, quattro scudetti consecutivi, cinque coppe Italia, tre Supercoppe e un secondo posto in Champions. Proprio la maglia azzurra ha un valore speciale per Matteo che ne è capitano e pivot. Nel 2004 è andato ad Atene per la prima Olimpiade e adesso si prepara per Londra dopo aver digerito l’amarezza dell’esclusione dai giochi di Pechino. Emozioni, attese? «Più che altro te lo fa sentire l’ambiente. Sai, ti

chiamano per le interviste e così via. Dicono che mai come quest’anno ci sia attenzione verso le Paralimpiadi. Su Sky stanno facendo dei servizi bellissimi». Cosa si prova a vivere un’Olimpiade? «Non puoi sapere cos’è un’Olimpiade finché non sei lì!» dice con un sorriso grande. «È lo spirito olimpico, la fratellanza che si respira nell’aria, la solidarietà, la condivisione di vittorie e sconfitte. Andiamo là per vincere» continua «Non ci siamo fatti un mazzo così per niente ma non dobbiamo commettere l’errore di crearci false aspettative perché quando lo facciamo, perdiamo» spiega nel nuovissimo impianto sportivo dell’oratorio di Montirone. Ma le sfide non si vivono solo sul campo. Fuori dai palazzetti ce ne sono altre da vincere. «Abbiamo creato un sito internet, Verso Londra 2012, per promuovere il nostro sport e per trovare qualche sponsor che ci sostenga perché finito il campionato, siamo in mezzo alla strada, non percepiamo più uno stipendio» racconta. «Vent’anni fa non c’erano così tante

12


informazioni sugli sport per disabili. Adesso è molto meglio. Il problema è convincere i ragazzi con disabilità a uscire di casa, a venire a provare. Questa è un’altra missione che mi sono prefissato. Il 27 giugno è stato un giorno da segnare con un circoletto rosso sul calendario. «La Nike Italia ha organizzato un summer camp a Jesolo invitando il mago Andrea Bargnani. Lui ha invitato noi per sensibilizzare i ragazzi più giovani verso la nostra realtà. È stato disponibilissimo, un vero amico! All’inizio sembra gelido e invece è solo timido. Ha messo all’asta le sue magliette per raccogliere fondi e aiutare la nostra disciplina». Matteo, che della nazionale è anche capitano, sente una responsabilità importante da tramandare a chi dovrà in futuro prendere il suo posto e vestire la maglia azzurra. «Quando i ragazzi più giovani arrivano in nazionale dico loro che la cosa più importante è creare un bel gruppo. Se ti circondi di compagni di squadra che diventano amici, non esiste più la stanchezza. Non ti pesano i raduni, le trasferte e i sacrifici. Noi non siamo professionisti, lo facciamo per passione» E di persone appassionate è circondato Matteo, perché nonostante l’incidente, la sua vita è sbocciata lo stesso, rendendolo atleta di alto livello, marito e padre di due splendide bambine: Eleonora di otto anni e Aurora di quattro. «Elisabetta è mia moglie. L’ho conosciuta a Padova tramite un compagno di squadra che è suo fratello. La mia fortuna è avere una grande appassionata al mio fianco. A volte è lei che mi incita e mi sprona. Chiaramente la disabilità ti cambia. Non sei più quello di prima nel corpo e nella testa. Oggi posso dire che lo sport mi ha aiutato ad accettare il mio handicap: vedi gente che sta peggio di te e nonostante tutto sorride. Allora ti domandi: perché io non devo avere fiducia nella vita? Convivere con un handicap è limitativo. Diciamo che è diventato parte della mia vita». E’ sempre una questione di dettagli, la vita, e di attimi. Come quello che porterà il pallone a volare verso un canestro, magari all’ultimo secondo della finalissima. Magari per mano di Matteo.

13


DAREMO TUTTO

14


Se il vento ce l’ha nelle vene, il mare e il sole li porta sulla pelle. Non solo perché è perennemente abbronzata, ma anche per via di quel suo carattere estroverso e simpatico che la rende unica e solare. Giulia Conti, classe 1985 e timoniera nel 470 si prepara a vivere la sua terza Olimpiade. Come a Pechino 2008, dove arrivò quinta, gareggerà insieme a Giovanna Micol, trentenne prodiera triestina, sua compagna di barca ormai da sette anni. L’obiettivo sarà uno: dare il massimo senza lasciare nulla nelle tasche, a differenza di quattro anni fa di Paola Castriota

G C

iulia onti

S

i conoscono da una vita e da una vita si inseguono. O meglio, lei lo insegue mentre lui si fa desiderare. A volte è un piacevole compagno di avventura, altre invece è capriccioso e volubile, e si diverte a farla diventare matta. Si amano, si odiano, ma non possono fare a meno l’uno dell’altra. Lei vorrebbe conoscerlo a tal punto da prevedere ogni sua mossa. Lui adora alla follia fare i dispetti a tutti, democraticamente: sparigliare le carte degli uomini al bar, regalare la libertà ai palloncini colorati dei bambini e sollevare maliziosamente le gonne estive di signore e signorine. Ma ama anche scompigliare quel casco di ricci che Giulia porta in testa.

Se la sua voce, talvolta sussurrata, altre volte impetuosa, potesse parlare con parole umane direbbe che quei capelli sono Giulia: simpatici, guasconi e pazzerelli. Lei e lui. Giulia e il vento, da sempre croce e delizia di coloro che van per mare. Fanno finta di niente, ma sono molto simili: amanti della libertà e degli spazi senza confini, si divertono a correre lungo le distese del mare e cambiano rapidamente umore. Lui a volte esagera e fa ribollire le acque, altre volte è così fiacco da costringere Giulia e tutti i velisti a tornare sulla terraferma. Lei è calma e concentrata ma talvolta si arrabbia come una furia quando le cose non vanno per il meglio. Dura poco la buriana, giusto il tempo di un cambio di vento. A Weymouth, dove si terranno le prossime regate delle Olimpiadi di Londra, di vento, appunto, ce ne sarà parecchio. «Il campo di regata» spiega Giulia «è davvero impegnativo. Il vento è molto forte, supera spesso i 25 nodi (termine limite oltre il quale non si potrebbe regatare ndr), piove e fa veramente freddo. Siamo stati lì per sessioni di allenamento e la temperatura non ha mai superato i quindici gradi. Gli olandesi, e i nordici in generale, sono favoriti da questo punto di vista perché sono sicuramente più abituati di noi italiani».

15 15


Del resto la questione meteorologica in uno sport come la vela conta tanto. «Il nostro sport si basa molto sulle previsione meteo però le previsioni su scala ridotta e in regate piccole come le nostre non potranno mai essere completamente attendibili e quindi spesso entrano in gioco le sensazioni e la verifica di eventuali salti di vento. La vela è uno sport di continuità: si può vincere la competizione senza vincere nemmeno una regata». Per chi masticasse poco di vela ricordiamo che vince l’equipaggio che totalizza il punteggio più basso. «Alle Olimpiadi non vincerà chi andrà più forte, ma chi sbaglierà di meno» precisa Giulia che è giovane da un punto di vista anagrafico ma ormai una veterana nell’ambito della vela. Quella di Londra sarà infatti la sua terza Olimpiade. «Atene (in barca con Alessandra Marenzi e Angela Baroni ndr) è stata per me l’Olimpiade della spensieratezza in cui l’obiettivo era andare a vedere gli altri sport. Arrivammo quattordicesime dunque andò malissimo. A Pechino ci presentavamo come favorite ma abbiamo fatto molti errori di distrazione e nonostante l’impegno siamo arrivate quinte. Quello che ci ha fatto male è stato sapere che non avevamo dato tutto, ma solo l’80 per cento delle nostre possibilità. A Londra dovremo dare molto più del cento per cento non solo perché saranno regate tiratissime e molto competitive, ma anche per saldare quel conto in sospeso di quattro anni fa». Da sette anni Giulia va in barca con la prodiera Giovanna. Un rapporto di fiducia costruito giorno dopo giorno. A Weymouth saranno l’equipaggio di 470 più longevo e rodato. «Sulle barche in cui non si va da soli ovviamente conta moltissimo l’affiatamento con il proprio compagno» precisa Giulia. «Io e Giovanna in questi sette anni abbiamo costruito un rapporto di fiducia. Le decisioni le prendo io, spesso sulla base di quello che mi dice lei. Il suo compito infatti è anche quello di farmi la cronaca della regata. Io devo portare la barca in velocità e cercare salti di vento favorevoli. Faccio scelte in prima persona, mettendo insieme ciò che sento e ciò che lei mi riferisce». Sgombriamo il campo da falsi miti. Andare in barca a vela, soprattutto nelle classi olimpiche, non significa starsene seduti e farsi portare dall’imbarcazione. La prestanza atletica è diventata fondamentale. Basta guardare la maggior parte dei velisti per notarlo. «Il nostro è uno sport molto complesso e spesso la gente non si rende conto di quanto siano importanti le componenti: mentale, tecnica e fisica» spiega. «Le nostre regate durano un’ora circa ciascuna. Ne facciamo due al giorno, se non tre, quando dobbiamo recuperarne altre. Per tutta la durata la media dei battiti del nostro cuore è di 170 al minuto. A fine giornata è come aver fatto una maratona! E il giorno dopo si riparte, e così via. Vi assicuro che il dispendio energetico è elevatissimo. Arrivi a sera che sei massacrato». Chi va per mare si sa, è scaramantico. Ma in certi casi la scaramanzia lascia il posto alla semplice ritualità. «La mia camera deve essere in ordine e poi devo andare prima nei luoghi di regata per conoscere tutti gli spazi e le distanze: circolo vela, palestra, porto» racconta. «L’unica scaramanzia sono i giri della scotta della randa: devono essere undici. Se sono di più o di meno, rifaccio tutto dall’inizio. Quello che non è routine destabilizza ecco perché gli atleti sono sempre alla ricerca di dimensioni abitudinarie: danno tranquillità». Neozelandesi, inglesi, olandesi sono av-

In queste immagini Giulia Conti posa nei luoghi simbolo di Brescia. In copertina è immortalata davanti a palazzo Loggia sulla cui facciata sventolano il tricolore e la bandiera di Brescia. In queste pagine: sulle gradinate del teatro Grande, nella loggetta di palazzo Monte di Pietà e sotto i portici di via X giornate.

16


versarie note e temute, ma ci sono anche due equipaggi (australiano e spagnolo) che rappresentano un’incognita e il rischio nel prendere decisioni in regata sarà un fattore da calcolare con la massima attenzione come puntualizza Giula: «Forse a Pechino abbiamo fatto regate troppo conservative. A Londra dovremo rischiare un po’ di più. Il rischio fa sempre paura ma se vuoi vincere, qualche rischio lo devi prendere». Chi conosce Giulia la vede come una simpatica guascona: allegra, solare, generosa, sempre pronta a divertirsi con gli amici. Ma quando si tratta di affrontare regate importanti, il vento – è proprio il caso di dirlo – cambia eccome. Il sole lascia il posto al silenzio degli spazi lunari. «Parlo il meno possibile, sto sempre per i cavoli miei, evito il contatto con le persone per mantenere alta la concentrazione. Sembro la persona più antipatica del mondo!» racconta sorridendo. «Mi isolo e visualizzo mentalmente la regata prima che inizi, in modo da essere già dentro al cento per cento. Sono tanto estroversa nelle vita di tutti i giorni quanto introversa in occasione di regate importanti». È sicuramente un vantaggio che le regate si tengano a Weymouth, piccola città che si affaccia sul canale della Manica, a sud-ovest rispetto a Londra. Meno affollamento di atleti, meno distrazioni. C’è chi, come la plurimedagliata Alessandra Sensini, alloggerà addirittura fuori dal villaggio di Weymouth per trovare una concentrazione ancora maggiore. Ai primi di agosto Giulia dovrà riuscire nell’impresa di prevedere più e meglio delle avversarie i capricci del vento. Dovrà scovarlo, catturarlo, addomesticarlo. E chissà che questa volta lui non sussurri alle sue e alle nostre orecchie parole dolcissime.

17


DOMINARE IL MARE Vivere la natura, sentire la musica prodotta dalle onde, impegnarsi sapendo che ogni movimento della barca dipende dalla propria destrezza. E’ questo ciò che ama della vela Pietro Zucchetti, bresciano classe ’81 che ha fatto di una grande passione il proprio lavoro. E che naviga ora lungo una rotta ben definita: le Olimpiadi di Londra di Clara Pasotti

U

n amore iniziato un po’ per caso, quello del 31enne originario di Gussago. «Mio padre mi iscrisse a un corso di vela sul lago d’Iseo, insieme a mia sorella, all’età di 8 anni» racconta l’atleta delle Fiamme Gialle. «Ero su una deriva optimist, le uniche usate fino ai 15 anni. Mi è subito piaciuto, anche perché il papà di un amico iniziò a portarci a fare regate in giro per il nord Italia».

La vela, del resto, è «una discreta scuola di vita da bambini, insegna ad arrangiarsi, a fare da sé, sulla barca e di riflesso nella quotidianità». Iniziata la scuola superiore, Pietro si sposta su un 420 e la passione cresce sempre più. Cosa ama di questo sport? E’ presto detto. «Con la vela sono cresciuto all’aria aperta, mi sono abituato a stare in mezzo alla natura, a giocare tra le onde, arrivando al punto di non poterne fare a meno. E’ uno sport completissimo, che non richiede solo prestanza fisica ma anche tecnica, destrezza e molta testa». Il ruolo del bresciano è quello del prodiere, sulla 420 come sulla 470 (lunga cioè 4 metri e 70, per chi non fosse del mestiere) alla quale passa nel 2000. Pietro è colui che regola il fiocco e lo spinnaker, che si occupa del bilanciamento della barca tramite il trapezio, stando quindi per la maggior parte del tempo sospeso sul mare, mentre il timoniere guida, regolando la vela più grande. Un ruolo «atletico, dinamico, che permette di vedere come la barca si sposti ad ogni tuo movimento». Dopo un inizio a livello amatoriale, da “sabato e domenica”, Pietro per un momento pensa addirittura di abbandonare le onde. «Mi ero iscritto ad Architettura a Venezia, volevo dedicarmi allo studio. Ma ho sentito la necessità di ricominciare». Ed è così che, nel 2001, la vela diventa il suo

18


P Z

ietro ucchetti

19


La competizione scorre nelle vene di Pietro Zucchetti grande amante del mare e della montagna. Oltre alla vela, ama sciare, andare in bicicletta e correre. Diverse le partecipazioni a maratone tra cui quella di New York. In queste immagini è ripreso in piazza Paolo VI davanti al duomo Nuovo e al duomo Vecchio.

20


sport a tempo pieno, con il conseguimento di “qualche primo buon risultato” e l’ingresso nel Gruppo sportivo della Marina militare. Poi al 470 si sostituisce nel 2005 il 49er e il bresciano passa nel Gruppo sportivo Fiamme gialle della Guardia di Finanza, che lo «supporta fortemente» tutt’oggi. Ed è proprio in questo momento della sua vita che nasce il sogno delle Olimpiadi. Un sogno che oggi potrebbe realizzarsi. «Nel 2004, per Atene, ero ben consapevole che il mio avversario Gabrio Zandonà, romano classe ’77, era più forte di me. Poi, nel 2010, da avversario è diventato mio compagno sulla barca, quando sono tornato alla deriva 470». Con lui, vincitore delle Olimpiadi del mondo nel 2003 e partecipante a quelle di Atene e Pechino, si è instaurato «un forte affiatamento. Bisogna muoversi in simbiosi, non proprio come nel nuoto sincronizzato ma…quasi». E proprio con lui il bresciano andrà a Londra. Negli ultimi due anni il duo si è allenato intensamente. Come? «Uscendo in mare, d’inverno in Spagna» racconta ancora Pietro, che da anni ormai vive fuori Brescia tre settimane al mese. «Gli allenamenti durano in media quattro ore e prevedono esercizi di destrezza e manovra, ma anche prove di velocità con altri avversari per regolare il setting della barca». Prima però non ci si può far mancare un’ora di palestra e la messa a punto della barca, che richiede lo stesso tempo che viene poi trascorso in mare. Fatto sta che le giornate di allenamento iniziano più o meno alle 7 e terminano all’incirca alle 21. L’esercizio non può del resto venire meno durante la settimana “casalinga”, durante la quale per “staccare la spina” il 31enne si dedica alla bicicletta,

alla corsa, al triathlon (non senza qualche gara), al kitesurf, meno allo sci e all’arrampicata, ma solo «per evitare infortuni. Odio il calcio ma amo tutti gli altri sport, specie quelli di fatica. La vela, giusto per fare un esempio, non richiede una grandissima forza ma tanta resistenza». Pietro del resto ama tantissimo anche la musica, la montagna e appena possibile trascorre un po’ di tempo con gli amici, (alcuni bresciani di vecchia data, altri che con lui condividono la passione per la vela), oltre che naturalmente con la sua ragazza. Nonostante l’impegno profuso, conquistare l’oro a Londra non sarà una passeggiata. «Siamo partiti due anni fa con la consapevolezza che potevamo ambire a una medaglia ma gli avversari sono molto forti» ammette. «In primis gli australiani, uniti in team da ben dieci anni, ma anche gli inglesi e i francesi. Su 28 partecipanti, metà della flotta può ambire a una vittoria. Noi comunque continuiamo a puntare in alto. A 31 anni l’obiettivo non è solo partecipare, è andare per “fare bene”. Ci siamo impegnati tanto, ora dobbiamo raccogliere». La concentrazione sarà aiutata dal fatto che la vela è decentrata rispetto alle altre discipline, naturalmente per tutte quante le 11 classi olimpiche. «Saremo a Weymouth, 250 km a sud ovest di Londra, sul canale della Manica» spiega. «Si inizia il 2 agosto e ci saranno 5 giorni di regate. Poi il 9 si conclude con la Medal race per i primi dieci classificati, che permette di conquistare il doppio dei punti rispetto alle precedenti giornate. So di essere un privilegiato a poter inseguire il mio sogno» conclude Pietro. «Spero di onorarlo con un risultato di alto livello».

21


GRAN BAGARRE

M D

assimo ighe

Un sogno da realizzare, anzi due. Massimo Dighe, velista di Chiari parteciperà alle prossime Paralimpiadi serbando in cuore un desiderio quasi impronunciabile tanto è bello. Ma la sua missione non terminerà nelle acque di Weymouth. Di ritorno dalla Manica continuerà a lavorare per realizzare un’altra impresa: fondare una scuola di vela per avvicinare ragazzi disabili a questo bellissimo sport di Gaia Cutrera

M

assimo Dighe è l’uomo dei due laghi: il primo è il Sebino (scelta obbligata per lui, iseano di nascita ora stabilitosi a Chiari) sulle cui coste è situato il circolo che ha fatto da sfondo, nel 2007, alle prime regate della sua carriera a bordo di un’imbarcazione 2.4; il secondo - quello adottivo - è il Benaco, che l’ha accolto a braccia aperte nel quartier generale della Canottieri Garda Salò, dove si allena quotidianamente insieme agli inseparabili compagni d’avventura dell’equipaggio ITA720, categoria Sonar.

Equipaggio con cui ha strappato la più importante delle qualificazioni: il pass per le prossime Paralimpiadi di Londra. «Un traguardo ottenuto nel lontano 2010, grazie all’8° posto (il sesto a livello di nazione) conquistato ai mondiali in Olanda». E pensare che l’equipe si era formata a dicembre dell’anno precedente: la formazione da allora ha subito degli avvicendamenti, con l’ingresso di Antonio Squiz-

22


23


zato, già presente a Pechino con un’imbarcazione Laser, come timoniere e della campionessa olimpica Paola Protopapa, oro a Pechino nel canottaggio, come prodiere, ruolo deputato alla regolazione delle vele di prua. A Massimo in qualità di centrale spetta il compito di organizzare la tattica; è, in pratica, la mente del terzetto: «Il mio compito è sostanzialmente quello di prendere le decisioni, di organizzare passo dopo passo l’andamento della gara: devo capire rapidamente quale sia la rotta migliore, come arrivare in boa, controllare la posizione delle imbarcazioni avversari». Decisioni che vanno prese in tempi ristretti e in condizioni meteorologiche spesso avverse: «Il segreto sta nell’esperienza, che si acquisisce regata dopo regata; noi da questo punto di vista siamo ancora giovani, con soli due anni d’esperienza alle spalle, ma stiamo imparando a vedere oltre, ad anticipare, quando possibile, i vari ostacoli che si frappongono fra la barca e il traguardo». Il ruolo di Massimo è foriero quindi di gioie e dolori: «Se sbagli la responsabilità sembra ricaderti completamente addosso, ma se indovini la tattica arrivano gli applausi e le soddisfazioni: pian piano si impara che nessuna situazione si può schematizzare preventivamente, bisogna essere pronti a tutto». Le distese d’acqua, la natura, la brezza che si trasforma in vento, tutto questo ha fatto scattare in Massimo la scintilla per la vela: «Ho sempre amato stare all’aria aperta, e il resto è venuto da sè: ho iniziato nel singolo, dove la barca risponde ancora meglio ai tuoi comandi. La 2.4 si è configurata inoltre fin da subito come una classe molto innovativa, perché adatta al contempo a disabili e non, il che ha rappresentato un importante elemento di parità. Poi essendo nato sulle sponde del Lago d’Iseo, la vela non poteva che essere lo sbocco naturale». Durante la regata la barca diventa lo scenario di dinamiche speciali: le percezioni si amplificano, così come il legame tra i tre componenti dell’equipaggio; è necessario combattere contro la sensazione, spaventosa e adrenalinica, di essere in balia degli agenti atmosferici. «La parola d’ordine è adeguamento: mentre sei a bordo tutto intorno a te può cambiare: si scatena un temporale e il vento passa improvvisamente da 15 a 50 nodi. La magia di questo sport sta anche nell’imprevedibilità, e nel saperla gestire». I rovesci improvvisi sono un classico delle regate in acque britanniche; Massimo e

compagni hanno già potuto assaggiare un antipasto di quel che li attenderà ai Giochi Olimpici: «In totale abbiamo gareggiato 6 volte in Inghilterra, e il vento forte si è rivelato un fedele compagno di viaggio. L’ultima volta è stata lo scorso novembre a Weymouth». La carriera di Massimo è costellata di ottimi piazzamenti a livello internazionale, su cui spicca la vittoria a Miami nel 2011: «Sicuramente a quella gara è legato il ricordo più bello, il trionfo è arrivato nel finale, con l’ultima regata della manifestazione; ma ognuna di esse ha il suo particolare fascino. Di certo» sottolinea ridendo «le gare con il sole sono molto apprezzate, rispetto a quelle nel mezzo della tempesta, in cui si giunge al traguardo con la barca distrutta! Anche quest’ultime lasciano però, a posteriori, tanti ricordi e aneddoti divertenti». Settembre è dietro l’angolo, e le giornate dell’equipaggio di ITA720 sono scandite dal programma di avvicinamento al grande evento a cinque cerchi: «Ai primi di luglio saremo nuovamente a Malcesine per una quattro giorni di rifinitura; le giornate sono lunghe, si salpa verso le otto di mattina e si torna sulla terra ferma verso le sei di sera». Con l’avvicinarsi dei giochi Massimo prova a sbilanciarsi in un primo pronostico: «I piazzamenti finali vedranno quasi sicuramente una classifica spezzata a metà: la flotta ai blocchi di partenza è composta da 6 equipaggi professionisti, dietro ai quali si scatenerà la bagarre per i posti dal settimo al tredicesimo. Lì vogliamo e possiamo giocarcela, metro su metro, perché i distacchi sono davvero ristretti. I rivali più agguerriti saranno gli olandesi, rientrati alla grande dopo un biennio di pausa, e gli inglesi, eterni favoriti che quest’anno vorranno dare il massimo in casa propria». Intanto sono arrivati i pass per la cerimonia d’apertura del 29 agosto, che il terzetto e tutto lo staff azzurro non si perderà per nulla al mondo, essendo situata a poca distanza dal campo di regata. L’Olimpiade è l’occasione giusta per accendere i riflettori sul movimento velistico per disabili, di cui Massimo si augura un rapido rinnovamento e una crescita costante, impegnandosi anche in prima persona: «Il mio sogno nel cassetto, che condivido con un mio amico e collega, è quello di aprire una scuola per giovani velisti in erba. Desidero che tanti ragazzi affetti da disabilità possano scoprire il divertimento che questo splendido sport può regalare».

24


Massimo Dighe, atleta delle Fiamme Azzurre, nella sua città: Chiari. La bellissima piazza Duomo ha fatto da sfondo alle immagini e all’intervista in cui il velista ha svelato la sua duplice appartenenza ai laghi bresciani. Quello di Iseo in cui ha iniziato e quello di Garda in cui ha perfezionato la preparazione. In copertina Massimo insieme al suo equipaggio formato dal timoniere Antonio Squizzato e dalla prodiera Paola Protopapa già medaglia d’oro a Pechino nel canottaggio.

25


TARGET: ALLORO

UN’ECCELLENZA A LIVELLO MONDIALE MA ANCHE... OLIMPICO. L’AZIENDA BERETTA DI GARDONE VALTROMPIA, ATTIVA DAL 1526, E’ PRONTA A SCRIVERE UN’ALTRA PAGINA DI STORIA SPORTIVA INSIEME AI SUOI ATLETI CHE DIFENDERANNO I COLORI AZZURRI A LONDRA

26


di Magda Biglia

L

a prima medaglia fu a Melbourne, nel 1956 col tiro al piattello. Da allora sono tredici le medaglie olimpioniche d’oro, dieci quelle d’argento, undici quelle di bronzo.

E’ ricco il medagliere del team Beretta che raccoglie i tiratori più famosi, italiani ed esteri. I numeri dicono che il fucile di Gardone Valtrompia abbia vinto più gare internazionali di qualsiasi altro. Nel 2008 a Beijng, in Cina, Chiara Cainero vinse l’oro nello skeet con un Dt 10 Trident, lo statunitense Vincent Honcock idem, Francesco D’Aniello vinse l’argento nel double trop. Ad Atene, quattro anni prima, erano stati strappati due ori, due argenti, due bronzi. Dal 27 luglio al 6 agosto si ritenta. L’elenco ufficiale dei partecipanti non è ancora stato reso noto ma, fra i migliori, già si è certi per Cainero e D’Aniello, come per Jhonny Pellielo e Honcock. Con loro ci saranno tre bresciani accreditati, il direttore vendite Stefano Quarena, il responsabile per il tiro Roberto Zarrillo e un tecnico per l’assistenza. Le regole delle Olimpiadi impediscono la presenza a Londra del camper che usualmente segue gli atleti in giro per il mondo, tranne che in America dove ci pensa la consociata. «Lo sport è molto importante per noi» fa sapere dall’azienda Paolo Buffoli, head of marketing and communications. «Tutti nella famiglia Beretta sono appassionati e, quando possono, sono in prima linea». L’impresa stessa ha organizzato in giugno a Lonato, come fa da ventinove anni in ricordo di Carlo, la Beretta golden cup, momento di aggregazione per i tiratori italiani, con una finale particolare: si sfidano assieme i primi di tutte le categorie, senza distinzioni. Certamente, come per tutti i prodotti industriali, la partecipazione a competizioni di livello internazionale dà un ritorno di immagine. «Ci piace anche, però, che le Olimpiadi diano una visibilità al tiro a volo, sport minore che in genere trova poco spazio sui media» dice ancora Buffoli dalla Valle. La Beretta fa la sua parte con attività di promozione, sponsorizzazioni, con la formazione del suo gruppo di campioni, molti dei quali a contratto, mentre ad altri viene fornito il fucile con l’assistenza tecnica, sia in fabbrica come accade ai clienti che sul campo.

27

Sopra Paolo Buffoli head of marketing and communications della Beretta. In alto il modello del fucile DT11 che verrà utilizzato ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Nella pagina accanto, in senso orario: Francesco D’Aniello bacia l’argento conquistato a Pechino nel 2008 nella specialità Double Trap. Chiara Cainero in azione a Pechino dove conquistò la medaglia d’oro nello Skeet. Giovanni Pellielo che quattro anni fa ottenne un argento nel Trap. La postazione di tiro della Beretta al Trap Concaverde dove gli atleti possono allenarsi e infine una bella foto di gruppo dei vertici della Beretta insieme agli atleti di ritorno dall’ultima spedizione olimpica.


28


29


MAI COMPLEANNO FU PIÙ GRADITO. NEL 2012 METRA HA FESTEGGIATO ALLA GRANDE IL TRAGUARDO DEI 50 ANNI DI ATTIVITÀ FORNENDO I SUOI PRODOTTI PER LA REALIZZAZIONE DELLE TRIBUNE DI 14 STADI. DOVE? MA A LONDRA, NATURALMENTE

Bruno Bertoli presidente

Mario Bertoli amm. delegato

30


FESTA SPECIALE

M

etra festeggia i suoi cinquant’anni con una Olimpiade. Sono pronte in Inghilterra le tribune di 14 stadi costruite con i profilati in estruso di alluminio ordinati all’azienda di Rodengo Saiano da un’importante società inglese, leader nella produzione di sedute.

In totale sono 700 le tonnellate di prodotto, realizzate dalla consociata Metra Componenti, fornite per arene che verranno poi smontate e riutilizzate. Una commessa da 4 milioni di euro, ottenuta in due tranche, prima per le strutture portanti poi per tutta la tribuna. A febbraio è stata spedita la prima parte poi, a 200 tonnellate al mese, il resto. L’operazione, di grande immagine, ha anche il risvolto innovativo nell’utilizzo di materiali leggeri e riciclabili. E non è finita qui. Per la rete di trasporto londinese, potenziata in vista dei Giochi Olimpici, Alluminio Metra aveva già fornito a Bombardier Transportation, con cui collabora da diversi anni, i kit in alluminio estruso per le carrozze di tre diverse tipologie di treno: il turbostar, il treno Ssl e quello del collegamento Stansted Express, ma un altro recente accordo del valore di 2 milioni prevede i kit (pavimenti, pannellature, sistemi di arredo) per i 130 Electrostar della linea Southern 377/6 che entreranno in servizio nella rete ferroviaria londinese e del sud-est dell’Inghilterra. La produzione dei nuovi vagoni, che consente un meno 12 per cento di peso rispetto all’acciaio e un più 45 per cento di passeggeri, è prevista nello stabilimento Bombardier di Derby. Gli estrusi di alluminio, di cui Metra è leader produttivo a livello europeo, hanno trovato diverse

possibilità di applicazione per le intrinseche caratteristiche di duttilità e buona lavorabilità abbinata ad un’alta resistenza meccanica e agli agenti atmosferici. Già da anni il mercato britannico è proficuo per il gruppo. Anche la divisione architettura di Metra si è aggiudicata negli ultimi periodi importanti commesse per la realizzazione di progetti londinesi, quali il Millennium bridge, 55 Backer Street, Cheapside, City Point, Gresham Street Building. In fase di ultimazione è Park House in Oxford Street per il quale all’azienda Focchi sono state spedite 130 tonnellate di alluminio per un valore di un milione e mezzo di euro. Se Mario Bertoli, amministratore delegato, parla della gara contro il tempo per perfette consegne e dell’importanza della flessibilità alle ordinazioni sviluppata negli anni, il presidente Bruno Bertoli indica il 2012 quale anno molto positivo, «non solo per il compleanno di tutto rispetto ma per la forte fase di crescita dell’estrusione dell’alluminio. Metra – aggiunge - si è fatta sempre promotrice di una cultura industriale dell’alluminio e delle sue tante potenzialità di impiego, ben al di là delle lavorazioni complesse e dei primi prodotti pionieristici. Abbiamo reso popolare e alla portata di tutti un metallo e le sue applicazioni, fino ad ora riservati alle multinazionali e ai marchi di Stato». Ed in effetti basta pensare all’enorme diffusione nelle case anni Sessanta delle finestre e degli infissi in alluminio. Il Gruppo Metra, fondato nel 1962, rappresenta oggi uno dei più importanti produttori internazionali per quanto riguarda l’estrusione dell’alluminio. Sette sono le unità produttive in Italia, una in Canada e una in Polonia. Due sono le divisioni, per i sistemi delle facciate e i serramenti in edilizia e per i profilati da industria, rispettivamente per un 40 e 60 per cento. Attualmente il Gruppo ha una capacità installata di estrusione di oltre 90 mila tonnellate di profilati l’anno e nel 2011 il fatturato ha superato i 250 milioni di euro. Magda Biglia

31


32


storie indimenticabili di Mariella Annibale Marchina Archivio di Stato di Brescia

L

e nuove scoperte tecnologiche, avvenute alla fine della seconda metà dell’Ottocento, come le macchine a vapore, il telegrafo, la luce elettrica, la radio, portarono ad una diversa e dinamica concezione della vita.

Si accorciarono così le distanze tra le varie città e i vari stati europei. Gli spazi con il resto del mondo apparvero meno smisurati. In questo modo sia i media, che i nuovi mezzi di locomozione (treni, piroscafi, automobili, aeroplani) portarono ad una internazionalizzazione della società civile. Fu una nuova e pacifica rivoluzione. Le guerre che ancora esplodevano nelle varie parti del globo, portarono alcuni studiosi a far conoscere dei nuovi canoni di vita. Si impegnarono a diffondere i principi di pacifica convivenza tra le nazioni, in modo particolare permettere ai giovani di confrontarsi in una competizione sportiva, piuttosto che in guerre sanguinose. La crescita e l’affermazione degli sport come benessere del corpo, ma nello stesso tempo anche mezzo di aggregazione tra popoli, come secoli prima gli antichi greci avevano applicato. Certamente queste persone rimasero affascinate dalla cultura dell’antica Grecia anche grazie alle nuove scoperte archeologiche. E’ doveroso ricordare la tenacia di alcuni archeologi tedeschi, guidati da Ernst Curtius, che portarono alla luce tra il 1871 e il 1881 i resti dell’antica città di Olimpia. Città resa famosa per i suoi giochi atletici, istituiti nel lontano 776 a.C. e dedicati al dio Zeus. Si valorizzarono i concetti di partecipazione sportiva ed agonistica al di sopra dei conflitti. Nell’antica Grecia i Giochi si svolgevano ad

Le immagini dall’alto in senso orario: il primo telegrafo a Washington a fine Ottocento; Thomas Edison alle prese con la sua lampadina; atleti raffigurati su un vaso greco; il nostro Guglielmo Marconi e un’immagine di un treno a vapore. La rivoluzione tecnologica porta a un nuovo modo di vivere la quotidianità e anche lo sport.

33


BAR TABACCHI La Coccinella Alle Porte Franche di Erbusco un locale per soddisfare i tuoi desideri Ad accogliervi c’è il sorriso e la freschezza del personale in una piccola oasi ricca di servizi in un atmosfera calda e rilassante. Siamo nel Bar-Tabacchi La Coccinella all’interno del Centro Commerciale Le Porte Franche, una tappa obbligatoria che vi stupirà per la quantità di servizi che riesce ad offrire. Si incomincia la mattina alle 8 con la colazione, un sorriso e tanta gentilezza per rendere piacevole il risveglio e affrontare con serenità tutta la giornata. Seguono le proposte aperitivo e caffetteria in genere per soddisfare i vari break che alleggeriscono la giornata dai tanti impegni che solitamente ci sommergono. Tutto questo è possibile fino alle 22 in un elegante e tranquillo spazio esclusivo del locale, comodamente affacciato sulla scenografica architettura del Centro Commerciale. Nell’arco della giornata, al piacere di una pausa ristoratrice, La Coccinella, mette a disposizione una rosa completa di prestazioni veramente utili che si possono effettuare tranquillamente tra un caffè e uno spuntino. In diretta quindi il pagamento delle bollette postali, Mav, Rav, Freccia Rossa, Voucher Inps, Bollo Auto, Canone Rai, Sky, Mediaset Premium, Telecom Italia, Wind, Infostrada, Ricariche Poste Pay e tutte le ricariche telefoniche italiane ed estere. E non finisce qui. Per tutti gli appassionati di giochi e per chi ama tentare la fortuna, La Coccinella (anche il nome è un augurio) offre una vasta gamma di possibilità: Lotto, 10 e Lotto, Superenalotto, Win for Life, Gratta e Vinci e biglietti Lotteria di tutti i tipi. Basta quindi scegliere la giocata preferita, incrociare le dita e il gioco è fatto! Ma in questa sciccosa manciata di metri quadrati, studiati alla perfezione per rendere la sosta agevole e rilassante, non mancano alcune chicche per palati raffinati: in bella mostra un’importante collezione di Wisky Macallan completa di tutte le annate a partire dal 1936 e per gli appassionati fumatori, oltre ai tabacchi tradizionali ed ai Trinciati, sono disponibili i migliori sigari cubani conservati sapientemente in una vetrina climatizzata per mantenere intatto il loro aroma e le loro caratteristiche. Detto questo, dopo qualche ora di shopping, un pit stop presso La Coccinella è d’obbligo per rilassarsi e sbrigare in pochi minuti tutte quelle piccole cose pratiche senza doversi spostare da un posto all’altro. E se per caso avete usato i servizi pubblici non preoccupatevi per il ritorno, La Coccinella offre anche il servizio di biglietteria per pullman!

La Coccinella è aperta tutti i giorni dalle 8.00 alle 22.00 tel. 030. 7704448

34


intervalli di quattro anni. Vi aderivano i greci liberi delle varie città-stato. Le prime gare istituite furono quella della corsa, che duravano tre giorni, ma a causa del numero elevato di partecipanti, i giorni aumentarono per permettere alle varie batterie di atleti di concorrere. Gli atleti, gareggiavano nudi. I vincitori venivano incoronati con una corona d’ulivo, osannati ed ammirati da tutti come eroi. Solo in seguito furono aggiunti altri sport come il pugilato, la lotta, il pentathlon fino a raggiungere il numero di venti specialità sportive. Alle donne era preclusa la partecipazione. Per gareggiare si interrompevano i conflitti, regnava tra i partecipanti una sorta di democratica e fraterna amicizia. Le antiche olimpiadi persero man mano d’importanza con la presenza del potere romano in Grecia e della corruzione che regnava tra gli atleti. Con la diffusione del cristianesimo i giochi furono visti come una festa prettamente pagana, per cui il loro prestigio diminuì notevolmente, tanto che nel 393 d. C. quando nello stadio di Tessalonica accadde una strage, l’imperatore Teodosio, dietro suggerimento del vescovo di Milano Ambrogio, ne vietò la prosecuzione. Fu così che terminò una storia sportiva durata mille anni. Gli antichi concetti delle Olimpiadi, basati sulla partecipazione dilettantistica delle varie discipline sportive, esprimevano concetti attuali: l’importante non è vincere, ma partecipare. Motto che poi fu attribuito a Pierre de Coubertin, ideatore e fondatore delle moderne olimpiadi, avvenute nell’aprile del 1896. Fu soprattutto de Coubertin il più grande sostenitore e un tenace divulgatore dello sport come mezzo di amicizia tra le varie nazioni. Inoltre auspicava di poter trasportare la glorificazione dell’antica Grecia di 2500 anni prima, a quella dei giochi moderni. Per cui i giochi dovevano essere sì una gara di forza ma anche di abilità atletica, tra dilettanti e non tra professionisti, di bellezza e di cultura. Soprattutto di amicizia tra le varie nazioni del mondo, posta al di sopra di ogni credo religioso e politico. Per questo motivo sostenne e volle che gli atleti fossero dilettanti, per cui parteciparono studenti universitari, giovani impiegati, operai, persone di qualsiasi estrazione che in quei giorni si trovavano ad Atene. L’importante era partecipare. I nomi degli atleti, come i risultati ottenuti, non vennero registrati in modo preciso e corretto, per cui sulla prima olimpiade vi è ancora un alone di mistero. De Coubertin inoltre stabilì che vi fosse alternanza tra le nazioni per l’organizzazione dei giochi. Precetti espressi già nel congresso svoltosi alla Sorbona di Parigi del 1894, in occasione della fondazione del Cio (comitato olimpico internazione) davanti a 79 delegati in rappresentanza di 14 nazioni e 49 società sportive. La prima nazione scelta per ospitare ed organizzare i giochi delle Olimpiadi moderne fu giustamente la Grecia. Si approfittò della coincidenza della Pasqua ortodossa e occidentale che cadeva nei primi giorni di aprile del 1896. Le nazioni presenti furono 13, con 250 atleti con 9 specialità sportive. Fu un successo, ma le donne, come nell’antica Grecia furono escluse. Bisognerà aspettare fino al 1936 per avere la presenza di atlete, ma per la presenza di atlete di religione musulmana bisognerà aspettare le olimpiadi del 2012, cioè le prossime di Londra. La notizia dei primi giochi olimpici, che di lì a poco sarebbero iniziati, arrivò anche al podista e maratoneta Carlo Airoldi di Origgio (1869 - 1929) che decise di partecipare. Gli unici soldi che riuscì a raggranellare furono quelli forniti dal direttore del giornale La Bicicletta. Airoldi, un omone molto sportivo, con due enormi baffi neri, appassionato di marcia, pieno di entusiasmo partì a piedi verso l’avventura olimpica. Si avviò senza il sostegno e le referenze della Delegazione sportiva italiana. Attraversò tre paesi in 28 giorni. Per giungere in tempo ad Atene, dovette affrontare marce di 70 chilometri al giorno. Dopo varie traversie si presentò al palazzo reale, dove il re Costantino, presidente di turno del Ci, lo ricevette calorosamente. Nel colloquio con il re l’Airoldi, ingenuamente, ammise che nella gara di 12 tappe della Milano-Barcellona, di 1.050 chilometri, giunse primo dopo varie sofferenze fisiche. Nell’ultima tappa, in cui era a pari merito col francese Ortègue,

35

Dall’alto: momenti della cerimonia di accensione della fiaccola olimpica. Più in basso, particolare di un affresco del palazzo di Cnosso raffigurante due giovani alle prese con un incontro di pugilato. Da notare la presenza di guantoni sulla mano destra dei due combattenti. In antichità i guantoni erano fatti di cuoio e potevano presentare ispessimenti sulle nocche. Erano dotati anche di una fascia di lana per consentire ai duellanti di asciugarsi il sudore.


sposidream

immagini di matrimonio

fotografi di matrimonio Rendi il tuo momento indimenticabile con immagini ricche di emozioni. Sposidream è specializzata in album di matrimonio. Personalizziamo la tua proposta a prezzi economici.

DETTAGLI CERIMONIA RICEVIMENTO

www.sposidream.it per informazioni scrivi a: info@sposidream.it oppure telefona al 3355435099

36


Da sinistra: Carlo Airoldi (I Olimpiade, Atene 1896); Dorando Pietri, maratoneta (IV Olimpiade, Londra 1908); Ondina Valla, prima medaglia d’oro olimpica femminile nella corsa ad ostacoli (XI Olimpiadi, Berlino 1936)

voltandosi indietro a pochi metri dal traguardo vide il suo avversario cadere a terra stremato. Con spirito sportivo tornò indietro e se lo caricò sulle spalle, insieme tagliarono il traguardo. L’Airoldi gridò ai giudici di essere lui il primo e quello sulle sue spalle il secondo, cioè l’Ortègue. La vittoria gli fruttò circa duemila peseta. Fu per questo motivo che venne escluso dalle gare. Amarezza e delusione, ma ugualmente volle gareggiare come libero cittadino, ma i giudici non lo permisero per favorire un oscuro concorrente greco. Non meno avventurosa è la storia di un altro maratoneta di Correggio Dorando Pietri (1885 - 1942) che partecipò all’olimpiade di Londra del 1908, tagliò per primo il traguardo, ma essendo stato sorretto negli ultimi metri da alcuni giudici, fu squalificato. L’oro fu assegnato a Johnny Haves. L’episodio fu registrato per la prima volta da una macchina da presa cinematografica, che registrò le drammatiche fatiche di Pietri. La squalifica di Pietri commosse il pubblico presente dello stadio e gli stessi reali inglesi. L’episodio fece il giro del mondo e le varie società sportive lo invitarono a varie competizioni e sfide con Haves, che gli fruttarono notorietà, denaro per poi con-

segnarlo alla storia dell’atletica leggera. Nelle olimpiadi di Stoccolma del 1912 bisogna segnalare la prima presenza olimpica italiana con vari atleti di ginnastica. La società maggiormente rappresentativa fu la società Forza e Costanza di Brescia, che presentò un buon numero di ginnasti. Se l’episodio dell’arrivo di Pietri è uno dei più celebrati delle olimpiadi, quello del primo oro femminile del 1936 alle olimpiadi di Berlino, negli 80 metri ad ostacoli, vinto dalla giovanissima bolognese Trebisonda Valla detta Ondina, è tuttora il più gettonato. La presenza delle donne, nelle prime manifestazioni olimpiche, fu anche osteggiata anche dalle autorità cattoliche che non vedevano di buon occhio queste dimostrazioni di coraggio, audacia, forza che non rispecchiavano i vecchi canoni, ancora presenti di donna angelo del focolare. A distanza di 76 anni le atlete decorate sono state molte e hanno tutte incrementato il medagliere italiano. Ma ora pensiamo a quello che ci attende. Londra 2012 e lo spirito olimpico. Ci auguriamo che in questo periodo di così grande tormento degli animi almeno quei giorni di gare ci possano regalare un po’ dell’antico clima di pace e fratellanza.

AZIENDE AGRICOLE

Conti Terzi Via Sopramura, 8 - ROVATO (BS) - Tel. e Fax 030.7721037 Via Panoramica, 13 - SALÒ (BS) - Tel. 0365.22071

info@agricolacontiterzi.it www.agricolacontiterzi.it

1972-2012: Quarant’anni di DOC 37


«

Nel Regno Unito del controllo e l’addomesticamento da orologio noi siamo alcuni dei non patrioti che trovano le Olimpiadi 2012, con la relativa esibizione di ricchezza, francamente offensivo.

Non abbiamo inibizioni all’uso della guerriglia per danneggiare l’immagine nazionale e paralizzare l’economia in tutti i modi possibili. Perché, per dirla semplicemente: non vogliamo ricchi turisti, vogliamo la guerra civile» è la minaccia che si legge in un comunicato diffuso dalla Fai (Federazione Anarchica Informale) alla vigilia delle Olimpiadi. L’intenzione dei terroristi anarchici italiani di impedire il normale svolgimento dei giochi olimpici con azioni di guerriglia urbana, seppure di bassa intensità, è stata resa nota dal Mail on Sunday. Una minaccia che la polizia ha giudicato credibile, anche alla luce dei delitti compiuti recentemente da membri del Fai e denunciati dallo stesso domenicale britannico: a maggio è stata sabotata la ferrovia da e per Bristol, nel sud-ovest dell’Inghilterra, con importanti guasti al servizio ferroviario; ad aprile, invece, è stata manomessa l’antenna di una stazione di comunicazioni radio della polizia presso Dundry Hill, una collina situata alla periferia sud di Bristol. Si tratta dello stesso gruppo che ha rivendicato la responsabilità dell’attentato ai danni dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, gambizzato lo scorso 7 maggio a Genova, in una lettera indirizzata al Corriere della Sera.Che dire, sono lontani ormai i tempi in cui, in occasione dei Giochi Olimpici, si rispettava quella che in greco è chiamata ekecheiria (tregua olimpica), un periodo di sospensione temporanea delle ostilità per permettere ad atleti e spettatori di recarsi nella città di Olimpia e partecipare alle celebrazioni in onore di Zeus. Se in passato le Olimpiadi hanno contribuito a rendere più salda l’unità culturale della civiltà ellenica, oggi sono diventate una macchina da soldi che divide le coscienze su più fronti. E le manifestazioni di dissenso non mancano.

LE MINACCE DALL’ITALIA: LA FAI SABOTERA’ I GIOCHI

Chiara Barucco

38


INVESTIMENTI E PROFITTI:

COME UN’OLIMPIADE FA CRESCERE IL PIL

M

anca poco ormai al 27 luglio, data d’inizio delle Olimpiadi di Londra, ed è già tempo di stime.

Ma prima di fare i conti dobbiamo premettere che attraverso il piano d’affari tracciato per l’occasione il governo inglese ha voluto perseguire due obiettivi fondamentali: contenere le spese entro i limiti della necessità e della sufficienza e costruire infrastrutture dalla lunga vita, in grado di funzionare e offrire i propri servizi ai cittadini anche dopo lo spegnimento della fiamma olimpica. Secondo Bank of England i 10 miliardi di sterline (12 miliardi di euro) investiti dalla Gran Bretagna per organizzare la grande manifestazione sportiva porteranno al Paese quasi un punto di Pil e circa 22 mila posti di lavoro, per la maggior parte a tempo determinato: grazie all’evento, infatti, sono state affidate numerosissime commesse alle piccole e medie imprese britanniche, che negli ultimi quattro anni hanno così potuto svilupparsi e mettersi al sicuro dalla crisi. Tuttavia, si presenta l’esigenza di recuperare almeno una parte dei fondi investiti e a tale scopo il Paese fa sapere di poter contare su diverse fonti di guadagno: in primis la vendita dell’evento a

editori e network (circa 3,5 miliardi di sterline, di cui il 15% grazie a Internet e ai dispositivi mobili) e le quote versate dai grandi sponsor internazionali come Mc Donald’s, Visa, General Electric e Coca Cola per poter utilizzare i cinque cerchi nelle proprie promozioni (700 milioni), poi il ricavato dei sette milioni di biglietti venduti per assistere alle competizioni (poco più di 700 milioni) e infine l’incasso previsto per la vendita di 10 mila oggetti griffati London 2012 (circa un miliardo di sterline). Inoltre, grazie alla costruzione del villaggio olimpico che ha rilanciato l’area di East London, nonché all’arrivo di un’ondata di turisti nelle tre settimane di competizione (il doppio rispetto alla media estiva), è previsto un aumento dei consumi e quindi dei guadagni: secondo le stime della Visa, infatti, gli hotel incasseranno 122 milioni di sterline in più, 184 i grandi marchi di High Street, 80 i ristoranti e i bar, 79 i supermercati, 39 le compagnie aeree e gli autonoleggi; il boom interesserà anche grandi aziende come Eurotunnel (il gestore della galleria sotto la Manica), Adidas, Gs4 (incaricata di garantire la sicurezza dell’evento), Samsung, Kingfisher (produttore di birra) e società che si occupano di telecomunicazioni e banda larga. Olimpiadi 2012 all’insegna di profitti e ricavi dunque, a sostegno dell’economia nazionale. c.b.

39


40


41


IMPERATIVO: ECOSOSTENIBILITA’

Q

Le Olimpiadi di Londra saranno le più ecosostenibili della storia. Come? Attraverso l’energia elettrica uella che alimenta la batteria delle 200 autovetture messe a disposizione di atleti e dirigenti da BMW per l’intera durata della manifestazione sportiva:

160 Active E e 40 Mini E circoleranno per le strade della City, dando così il loro prezioso contributo a rendere l’aria più respirabile. La GE Energy Industrial Solutions, inoltre, sta lavorando all’installazione di 120 stazioni di ricarica DuraStation, progettate per ridurre a meno di quattro ore i tempi necessari a ricaricare i veicoli e per restare a disposizione dei cittadini anche dopo i Giochi, diventando parte della rete Source London. «Si tratta della più grande rete pubblica di stazioni per la ricarica di auto elettriche mai installata in Gran Bretagna – ha spiegato Gareth Wynn della compagnia energetica britannica Edf Energy – La soluzione innovativa, ideata da GE, in grado di ricaricare sino a 30 veicoli simultaneamente, consente non soltanto di garantire la ricarica all’intero parco auto dei Giochi Olimpici, ma costituirà una preziosa opportunità per verificare la possibilità di utilizzo delle auto elettriche su vasta scala e rappresenta un significativo passo in avanti per rendere questa tipologia di veicoli a bassa

emissione una valida alternativa rispetto ai tradizionali motori a combustione». La sinergia tra diverse aziende è fondamentale per l’ottimo esito dell’esperimento sulla mobilità sostenibile: secondo Tony Gale, direttore generale di GE per Londra 2012, «è un piacere collaborare con i nostri partner, sviluppare le infrastrutture della rete trasporti della capitale inglese e lavorare alle sue necessità presenti e future. L’obiettivo di GE è quello di far entrare le auto elettriche nel mercato mainstream. [...] Società come GE, EDF, BMW e TFL forniscono la tecnologia, l’esperienza e gli investimenti per rendere tutto ciò possibile». Un parere più che positivo in merito arriva anche dal sindaco di Londra, Boris Johnson: «Ritengo che incoraggiare la diffusione e l’uso delle auto elettriche, sostenendo lo sport, rappresenti un modo efficace per raggiungere l’obiettivo. La mobilità sostenibile rientra nell’impegno del sindaco di fare di Londra la capitale europea dei veicoli elettrici, allo scopo di garantire un’aria più respirabile e ridurre le emissioni di CO2». Se le auto elettriche supereranno la prova di Londra 2012, dunque, è probabile che tra una decina d’anni sostituiranno definitivamente quelle tradizionali. Insomma un chiaro esempio di quale strada si debba percorrere per ottimizzare l’organizzazione delle Olimpiadi e ottenere benefici che possano restare nel tempo. c.b.

42


CERIMONIA INAUGURALE DA PREMIO OSCAR

L

a cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra avrà come direttore il celebre regista inglese Danny Boyle. Obiettivi:

rappresentare l’identità della Gran Bretagna e al tempo stesso superare o almeno pareggiare la Cina, che nella scorsa edizione di Pechino 2008 si scatenò con effetti a dir poco spettacolari. A lui dunque, premio Oscar per il film The Millionaire nel 2009, l’arduo incarico di lasciare a bocca aperta gli spettatori, un miliardo circa, che staranno incollati agli schermi di tutto il globo per seguire in diretta l’evento sportivo. Non ci resta che scoprire che cosa farà Boyle per stupire il mondo e chi ci metterà la faccia come personaggio simbolo della nazione. Alcune fonti del comitato promotore hanno rivelato che per l’occasione il regista inglese ha girato un film di 5 minuti dal titolo The arrival (L’arrivo). 27 luglio, sera. Sulle note di un’inequivocabile colonna sonora compare niente meno che James Bond, interpretato dall’attore Daniel Craig. L’agente si presenta al cospetto di Sua Maestà, la quale gli affida una missione segreta: recarsi allo stadio. Ecco quindi 007 salire su un elicottero che sfreccia a bassa quota sulle acque del Tamigi e, una volta giunto sopra lo stadio, lanciarsi con una fune dall’aeromobile; dopodiché, messi i piedi a terra, porterà a termine la sua missione. Questa è a grandi linee la trama del film, secondo quanto hanno diffuso di recente le fonti ufficiali.In che cosa consista la missione di James Bond e chi sia l’attrice che interpreta la parte di Queen Elizabeth II restano per ora informazioni top secret. Quel che è certo è che se fosse la regina in persona a interpretare sé stessa, si tratterebbe del suo debutto nel mondo del cinema, alla veneranda età di 86 anni; beh, meglio tardi che mai. Una domanda sorge spontanea: che c’azzecca l’Agente segreto più famoso del mondo con Sua Maestà? Semplice. Il 2012 è l’anno di Londra: infatti, si celebrano i 60 anni di regno (Giubileo di Diamante, 1952-2012) di Elisabetta II, è il cinquantenario del primo film (1962) di James Bond, il 23esimo della serie è in uscita sui grandi schermi e si svolge la 30esima edizione dei giochi olimpici. Chi dunque meglio di loro, Her Majesty the Queen of England e James Bond the Secret Agent 007, poteva metterci la faccia per rappresentare la Gran Bretagna? E allora la sera del 27 luglio non perdetevi l’appuntamento con il film The arrival, starring Daniel Craig and Elizabeth Alexandra Mary Windsor. c.b.

43


I GIOCHI PROIBITI

«

di Chiara Barucco I grandi eventi sportivi sono una calamita per l’industria del traffico del sesso» sono le parole pronunciate nel 2010 da Tessa Jowell, l’allora Ministro inglese dello sport.

A distanza di due anni, alla vigilia dell’inaugurazione dei giochi olimpici, l’allarme lanciato da organizzatori e polizia è lo stesso, come in occasione di ogni altra importante manifestazione sportiva. E ci si mette pure il proprietario di uno dei più grandi bordelli del Nevada, tale Dennis Hof, a seminare allarmismo in un clima già di per sé teso: «Gang di trafficanti porteranno in Inghilterra almeno 1000 ragazze dall’Asia, dall’Europa orientale e dall’Africa in occasione dei Giochi». Del resto si sa, lui deve tirare l’acqua al proprio mulino, e vorrebbe aprire una casa di piacere anche a Londra, ma in Gran Bretagna la prostituzione non è legale come in Nevada o in Germania. Le preoccupazioni generano inevitabilmente una reazione a catena: i controlli della polizia, la chiusura di locali notturni e centri benessere e il vespaio di polemiche dei sindacati di categoria, i quali lamentano che in questo modo si spingono le lucciole sulle strade, dove non ci sono con-

44

trolli sanitari, si favoriscono gli abusi e aumentano i rischi. Tuttavia, alcune recenti inchieste dimostrano che il timore di un aumento del traffico della prostituzione durante le grandi manifestazioni sportive è in realtà infondato. Un resoconto della Global Alliance Against Traffic in Women (riferito dalla Bbc), ad esempio, ha rivelato che dopo le Olimpiadi di Atene 2004 ci furono 181 casi accertati, nessuno dei quali era legato ai giochi; il rapporto del governo tedesco a seguito dei mondiali di calcio del 2006, invece, recita: «Non c’è stato alcun segno delle 40 mila prostitute straniere che sarebbero dovute calare, volontariamente o forzatamente, sul nostro Paese in occasione del campionato del mondo». Non solo: l’aumento del traffico di donne è stato smentito anche da studi condotti dal United Nations Population Fund per i mondiali in Sud Africa del 2010 e dalla University of British Columbia per i giochi olimpici invernali di Vancouver dello stesso anno. Una rassicurazione in merito, inoltre, arriva anche da indiscrezioni dell’intelligence britannica per le prossime Olimpiadi di Londra. Don’t panic, dunque. Anche perché, paradossalmente, il web ormai pullula di offerte e le escort (inglesi e non) ora ricevono su appuntamento direttamente a casa propria: non c’è pericolo di infrangere la legge.


45


diritto

RESPONSABILITÀ FISCALI Rubrica a cura di Francesco Colantonio

L’AMMINISTRATORE SCORRETTO DANNEGGIA NON SOLO L’AZIENDA (violazione del decreto legislativo n. 231 del 2001) MA ANCHE SE STESSO ( ARTT 483, 56 E 640 C.P.) RISCHIA ANCHE IL REATO DI FALSO IDEOLOGICO IN ATTO PUBBLICO IL RAPPRESENTANTE LEGALE (AMMINISTRATORE) DI UNA SOCIETÀ CHE ATTESTA DI POSSEDERE FALSI REQUISITI SOCIETARI AL FINE DI POTER PARTECIPARE AD UNA GARA PER L’AGGIUDICAZIONE DI UN APPALTO PUBBLICO. CASSAZIONE N. 14359 DEL 16 APRILE 2012 La Suprema Corte di Cassazione ha così statuito «il falso ideologico del privato si configura dal momento che esso può investire le attestazioni, anche implicite, contenute nell’atto pubblico conclusivo della procedura e i presupposti di fatto giuridicamente rilevanti ai fini della parte dispositiva dell’atto medesimo, che concernono fatti compiuti o conosciuti direttamente dal pubblico ufficiale, ovvero altri fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità (Rv. 236867)». Ed ancora: «La Corte territoriale ha ritenuto elemento decisivo per escludere la colpa dell’imputato ad affermarne invece il dolo, il rilievo secondo cui non è credibile che chi governa la società da un congruo lasso di tempo possa avere sottoscritto senza leggerli, atti o documenti di centrale importanza per la sopravvivenza della società, sottopostigli da un dipendente». Il caso in esame trae origine da una società che aveva proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza di una Corte d’appello la quale aveva confermato la sentenza di primo grado, che consisteva in una condanna inerente ai reati di cui agli articoli 483 c.p.(falsità ideologica commessa dal privato, in un atto pubblico) e 56 (delitto tentato), 640 c.p. (truffa), nonché di affermazione di responsabilità per la società in

ordine al correlato illecito amministrativo ex articolo 26 del decreto legislativo n. 231 del 2001 (responsabilità amministrativa delle imprese). L’addebito mosso al legale rappresentante della società consisteva nell’aver attestato falsamente, in una dichiarazione sostitutiva di atto notorio presentata all’Inail nel 2007 necessaria per partecipare ad una gara di appalto, di essere in regola con gli obblighi riguardanti le dichiarazioni ed i versamenti in materia di contributi sociali e con gli obblighi fiscali. Siffatta condotta dolosa ha permesso al medesimo di porre così in essere atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre in errore i funzionari Inail preposti alla gara di appalto ottenendo in tal modo indebitamente l’aggiudicazione dell’appalto, in pregiudizio dello stesso Istituto e delle altre ditte partecipanti.

RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DELLE IMPRESE - SOCIETAS DELINQUERE NON POTEST IL DECRETO LEGISLATIVO N. 231 DEL 2001 Tale tipo di responsabilità assume nelle imprese un carattere bivalente vale a dire investe sia la materia penale sia quella amministrativa e concorre sommandosi regolarmente con i rilievi personali attribuiti all’autore del crimine. E’ utile rammentare che in virtù dell’entrata in vigore del sopra menzionato Decreto Legislativo 231/2001 viene scavalcato il principio per cui “societas delinquere non potest” e gli enti, anche privi di personalità giuridica, con esclusione dello Stato, degli enti pubblici territoriali e a rilievo costituzionale, possono rispondere dei reati posti in essere dai loro amministratori, dirigenti e dipendenti a condizione che siano stati perpetrati nell’esclusivo interesse dell’ente stesso. Giova rilevare in pratica che il sopraccitato decreto ha introdotto nel nostro sistema giuridico una rilevante novità in materia di

46

responsabilità penale dell’impresa o enti in presenza di illeciti dipendenti da reato. Trattasi ovviamente di delitti commessi esclusivamente nel suo interesse ad opera dei suoi collaboratori e/o dipendenti. Siffatta novità consiste nel fatto che sono le società a rispondere in sede penale, fatta eccezione nei casi in cui le stesse abbiano preventivamente messo in opera un adeguato Modello di organizzazione e controllo. Le disposizioni previste nel D. lgs 231/2001 si applicano agli enti provvisti di personalità giuridica (vale a dire un ente complesso organizzato di persone e di beni al quale l’ordinamento giuridico attribuisce la capacità giuridica facendone così un soggetto di diritto) e alle società e associazioni anche prive di personalità giuridica ivi comprese anche le fondazioni , i comitati, le associazioni che svolgono la propria attività statutaria anche senza fine di lucro. Il legislatore ha pensato bene di escludere da tale disciplina lo Stato, gli enti pubblici territoriali, gli altri enti pubblici non economici, e quelli che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (es. partiti politici e sindacati). Tale esclusione ha fatto sì che molti giuristi ed esperti del diritto si siano posti un legittimo dubbio: vale a dire se fosse corretto colpevolizzare un ente collettivo o qualunque società giuridica di un illecito penale. In realtà la risposta fornita dalla dottrina prevalente fu piuttosto testualmente semplice: «se la persona giuridica può stipulare contratti, il soggetto degli obblighi che nascono da questi contratti sarà proprio essa, e sarà sempre essa, che potrà violare tali obblighi. Ciò vuol dire che la persona giuridica può agire in maniera illecita». A questo punto sembra utile evidenziare che tuttavia la responsabilità della persona giuridica deve considerarsi aggiuntiva e non sostitutiva delle responsabilità delle persone fisiche che in qualsiasi circostanza rimane regolata dal diritto penale. In conclusione vi è altresì d’aggiungere che la responsabilità dell’ente o società è del tutto autonoma vale a dire sussiste anche quando l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile e bensì quando


il reato si estingue per una causa diversa dall’amnistia. Orbene, la responsabilità dell’ente richiede sempre un comportamento doloso da parte di un soggetto, del cui fatto illecito l’ente debba rispondere.

NON C’E’ EVASIONE IN CASO DI MANCATA REGISTRAZIONE DELLE FATTURE NON PAGATE (CASSAZIONE N. 13926 DEL 12 APRILE 2012)

Non si configura il reato di evasione, bensì quello di dichiarazione infedele, per il professionista che non riporta nella propria contabilità le fatture emesse ma non ancora saldate. Ciò è quanto si legge nelle testuali motivazioni della sentenza dei Supremi giudici della Corte di Cassazione: «è ben vero che la normativa tributaria (art. 6, D.P.R. n. 633 del 1972) stabilisce che le prestazioni di servizi sono soggette all’ IVA, soltanto se rese verso corrispettivo, e si considerano effettuate all’atto del relativo pagamento, per cui prima di tale momento non sussiste alcun obbligo (ma solo la facoltà) di emettere fattura o di pagare l’imposta e quindi in assenza di fattura la pretesa fiscale relativa ad una prestazione di servizi non può prescindere dall’accertamento relativo al pagamento del corrispettivo (cfr. Cass. Civ., Sez. 5, n. 13209 del 9/6/2009, Gamba contro Min. Economia Finanze, Rv. 608594), ma se è stata emessa fattura, sorge l’obbligo della dichiarazione a fini IVA». Diverso è il caso per il reato di dichiarazione infedele che si realizza «quando, al fine di evadere (nel caso di specie) l’IVA, in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte siano stati indicati elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo, sempre che l’imposta evasa superi i limiti e la percentuale prevista nell’art. 4 del d.lgs n. 74 del 2000». Infatti la giurisprudenza ha chiarito che per la configurazione del delitto è sufficiente che la dichiarazione presentata ai fini IVA contenga «elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi fittizi», e che ricorrano le altre condizioni previste in relazione all’ammontare dell’imposta evasa e degli elementi attivi sottratti alla imposizione, fatto che assicura che la condotta infedele accertata sia qualitativamente tale da arrecare all’amministrazione finanziaria un nocumento sostanziale e non solo for-

male, seppure non è richiesto necessariamente per il perfezionamento del reato l’evento di danno. La fattispecie sopra esposta prende le mosse da una sentenza del 2010 emessa da una Corte di Appello che in parziale riforma ha condannato l’imputato , per il reato di cui all’art. 4 D.lgs. n. 74 del 2000 commesso nell’ottobre del 2004, riducendo la pena ad anni 1, e mesi 6 di reclusione. Pena interamente condonata, in applicazione del beneficio di cui alla legge n. 241 del 2006, fermo restando la condanna alle pene accessorie. In buona sostanza, a parere dei predetti giudici di appello, l’imputato pur avendo emesso, in qualità di libero professionista, nell’esercizio 2003, n.15 fatture per prestazioni professionali rese nei confronti della società di cui il medesimo era il legale rappresentante, per un importo pari a poco più di 6.000.000,00 euro, egli aveva tuttavia omesso di dichiarare tali importi nelle dichiarazioni ai fini dell’IVA per l’anno 2003, con ciò omettendo di indicare l’IVA dovuta per un ammontare superiore a 1.250.000,00 . In merito è bene rilevare che il reato fu accertato nel 2004 e che avverso la sentenza della Corte di Appello, l’imputato aveva proposto ricorso per cassazione, adducendo le seguenti motivazioni: in primo luogo l’imputato ha addotto di aver emesso le fatture ma non ha incassato i relativi compensi dalle società; in secondo luogo i giudici di secondo grado avrebbero sbagliato nel non considerare la disciplina secondo la quale, ai fini della sussistenza dell’obbligo di versamento dell’IVA, la prestazione di servizi si deve intendere effettuata al momento del pagamento del corrispettivo. Alla luce di quanto sopra rilevato gli Ermellini tuttavia non hanno accolto le tesi difensive sopra esposte e hanno quindi rigettato il ricorso che è stato considerato infondato e di conseguenza rifiutato con la derivata condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento previste dall’ ex art. 616 c.p.p.

L’AMMINISTRATORE SCORRETTO DANNEGGIA NON SOLO L’AZIENDA

47

(vio lazione del decreto legislativo n. 231 del 2001) MA ANCHE SE STESSO ( ARTT 483, 56 E 640 C.P.) RISCHIA ANCHE IL REATO DI FALSO IDEOLOGICO IN ATTO PUBBLICO IL RAPPRESENTANTE LEGALE (AMMINISTRATORE) DI UNA SOCIETÀ CHE ATTESTA DI POSSEDERE FALSI REQUISITI SOCIETARI AL FINE DI POTER PARTECIPARE AD UNA GARA PER L’AGGIUDICAZIONE DI UN APPALTO PUBBLICO. CASSAZIONE N. 14359 DEL 16 APRILE 2012 La Suprema Corte di Cassazione ha così statuito «il falso ideologico del privato si configura dal momento che esso può investire le attestazioni, anche implicite, contenute nell’atto pubblico conclusivo della procedura e i presupposti di fatto giuridicamente rilevanti ai fini della parte dispositiva dell’atto medesimo, che concernono fatti compiuti o conosciuti direttamente dal pubblico ufficiale, ovvero altri fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità (Rv. 236867)». Ed ancora: «La Corte territoriale ha ritenuto elemento decisivo per escludere la colpa dell’imputato ad affermarne invece il dolo, il rilievo secondo cui non è credibile che chi governa la società da un congruo lasso di tempo possa avere sottoscritto senza leggerli, atti o documenti di centrale importanza per la sopravvivenza della società, sottopostigli da un dipendente». Il caso in esame trae origine da una società che aveva proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza di una Corte d’appello la quale aveva confermato la sentenza di primo grado, che consisteva in una condanna inerente ai reati di cui agli articoli 483 c.p.(falsità ideologica commessa dal privato, in un atto pubblico) e 56 (delitto tentato), 640 c.p. (truffa), nonché di affermazione di responsabilità per la società in ordine al correlato illecito amministrativo ex articolo 26 del decreto legislativo n. 231


diritto

del 2001 (responsabilità amministrativa delle imprese). L’addebito mosso al legale rappresentante della società consisteva nell’aver attestato falsamente, in una dichiarazione sostitutiva di atto notorio presentata all’Inail nel 2007 necessaria per partecipare ad una gara di appalto, di essere in regola con gli obblighi riguardanti le dichiarazioni ed i versamenti in materia di contributi sociali e con gli obblighi fiscali. Siffatta condotta dolosa ha permesso al medesimo di porre così in essere atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre in errore i funzionari Inail preposti alla gara di appalto ottenendo in tal modo indebitamente l’aggiudicazione dell’appalto, in pregiudizio dello stesso Istituto e delle altre ditte partecipanti.

preventivamente messo in opera un adeguato Modello di organizzazione e controllo. Le disposizioni previste nel D. lgs 231/2001 si applicano agli enti provvisti di personalità giuridica (vale a dire un ente complesso organizzato di persone e di beni al quale l’ordinamento giuridico attribuisce la capacità giuridica facendone così un soggetto di diritto) e alle società e associa-

che la responsabilità dell’ente o società è del tutto autonoma vale a dire sussiste anche quando l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile e bensì quando il reato si estingue per una causa diversa dall’amnistia. Orbene, la responsabilità dell’ente richiede sempre un comportamento doloso da parte di un soggetto, del cui fatto illecito l’ente debba rispondere.

zioni anche prive di personalità giuridica ivi comprese anche le fondazioni , i comitati, le associazioni che svolgono la propria attività statutaria anche senza fine di lucro. Il legislatore ha pensato bene di escludere da tale disciplina lo Stato, gli enti pubblici territoriali, gli altri enti pubblici non economici, e quelli che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (es. partiti politici e sindacati). Tale esclusione ha fatto sì che molti giuristi ed esperti del diritto si siano posti un legittimo dubbio: vale a dire se fosse corretto colpevolizzare un ente collettivo o qualunque società giuridica di un illecito penale. In realtà la risposta fornita dalla dottrina prevalente fu piuttosto testualmente semplice: «se la persona giuridica può stipulare contratti, il soggetto degli obblighi che nascono da questi contratti sarà proprio essa, e sarà sempre essa, che potrà violare tali obblighi. Ciò vuol dire che la persona giuridica può agire in maniera illecita». A questo punto sembra utile evidenziare che tuttavia la responsabilità della persona giuridica deve considerarsi aggiuntiva e non sostitutiva delle responsabilità delle persone fisiche che in qualsiasi circostanza rimane regolata dal diritto penale. In conclusione vi è altresì d’aggiungere

NON C’E’ EVASIONE IN CASO DI MANCATA REGISTRAZIONE DELLE FATTURE NON PAGATE (CASSAZIONE N. 13926 DEL 12 APRILE 2012)

LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DELLE IMPRESE SOCIETAS DELINQUERE NON POTEST IL DECRETO LEGISLATIVO N. 231 DEL 2001 Tale tipo di responsabilità assume nelle imprese un carattere bivalente vale a dire investe sia la materia penale sia quella amministrativa e concorre sommandosi regolarmente con i rilievi personali attribuiti all’autore del crimine. E’ utile rammentare che in virtù dell’entrata in vigore del sopra menzionato Decreto Legislativo 231/2001 viene scavalcato il principio per cui “societas delinquere non potest” e gli enti, anche privi di personalità giuridica, con esclusione dello Stato, degli enti pubblici territoriali e a rilievo costituzionale, possono rispondere dei reati posti in essere dai loro amministratori, dirigenti e dipendenti a condizione che siano stati perpetrati nell’esclusivo interesse dell’ente stesso.

Giova rilevare in pratica che il sopraccitato decreto ha introdotto nel nostro sistema giuridico una rilevante novità in materia di responsabilità penale dell’impresa o enti in presenza di illeciti dipendenti da reato. Trattasi ovviamente di delitti commessi esclusivamente nel suo interesse ad opera dei suoi collaboratori e/o dipendenti. Siffatta novità consiste nel fatto che sono le società a rispondere in sede penale, fatta eccezione nei casi in cui le stesse abbiano

48

Non si configura il reato di evasione, bensì quello di dichiarazione infedele, per il professionista che non riporta nella propria contabilità le fatture emesse ma non ancora saldate. Ciò è quanto si legge nelle testuali motivazioni della sentenza dei Supremi giudici della Corte di Cassazione: «è ben vero che la normativa tributaria (art. 6, D.P.R. n. 633 del 1972) stabilisce che le prestazioni di servizi sono soggette all’ IVA, soltanto se rese verso corrispettivo, e si considerano effettuate all’atto del relativo pagamento, per cui prima di tale momento non sussiste alcun obbligo (ma solo la facoltà) di emettere fattura o di pagare l’imposta e quindi in assenza di fattura la pretesa fiscale relativa ad una prestazione di servizi non può prescindere dall’accertamento relativo al pagamento del corrispettivo (cfr. Cass. Civ., Sez. 5, n. 13209 del 9/6/2009, Gamba contro Min. Economia Finanze, Rv. 608594), ma se è stata emessa fattura, sorge l’obbligo della dichiarazione a fini IVA». Diverso è il caso


per il reato di dichiarazione infedele che si realizza «quando, al fine di evadere (nel caso di specie) l’IVA, in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte siano stati indicati elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo, sempre che l’imposta evasa superi i limiti e la percentuale prevista nell’art. 4 del d.lgs n. 74 del 2000». Infatti la giurisprudenza ha chiarito che per la configurazione del delitto è sufficiente che la dichiarazione presentata ai fini IVA contenga «elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi fittizi», e che ricorrano le altre condizioni previste in relazione all’ammontare dell’imposta evasa e degli elementi attivi sottratti alla imposizione, fatto che assicura che la condotta infedele accertata sia qualitativamente tale da arrecare all’amministrazione finanziaria un nocumento sostanziale e non solo formale, seppure non è richiesto necessariamente per il perfezionamento del reato l’evento di danno. La fattispecie sopra esposta prende le mosse da una sentenza del 2010 emessa da una Corte di Appello che in parziale riforma ha condannato l’imputato , per il reato di cui all’art. 4 D.lgs. n. 74 del 2000 commesso nell’ottobre del 2004, riducendo la pena ad anni 1, e mesi 6 di reclusione. Pena interamente condonata, in applicazione del beneficio di cui alla legge n. 241 del 2006, fermo restando la condanna alle pene accessorie. In buona sostanza, a parere dei predetti giudici di appello, l’imputato pur avendo emesso, in qualità di libero professionista, nell’esercizio 2003, n.15 fatture per prestazioni professionali rese nei confronti della società di cui il medesimo era il legale rappresentante, per un importo pari a poco più di 6.000.000,00 euro, egli aveva tuttavia omesso di dichiarare tali importi nelle dichiarazioni ai fini dell’IVA per l’anno 2003, con ciò omettendo di indicare l’IVA dovuta per un ammontare superiore a 1.250.000,00 . In merito è bene rilevare che il reato fu accertato nel 2004 e che avverso la sentenza della Corte di Appello, l’imputato aveva proposto ricorso per cassazione, adducendo le seguenti motivazioni: in primo luogo l’imputato ha addotto di aver emesso le fatture ma non ha incassato i relativi compensi dalle società; in secondo luogo i giudici di secondo grado avrebbero sbagliato nel non considerare la disciplina secondo la quale, ai fini della sussistenza dell’obbligo di versamento dell’IVA, la prestazione di servizi si deve intendere effettuata al momento del pagamento del corrispettivo. Alla luce di quanto sopra rilevato gli Ermellini tuttavia non hanno accolto le tesi difensive sopra esposte e hanno quindi rigettato il ricorso che è stato considerato infondato e di conseguenza rifiutato con la derivata condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento previste dall’ ex art. 616 c.p.p.

49


musica

il NUOVO CORSO

Per il Conservatorio di corso Magenta quello appena concluso è stato un anno di importanti appuntamenti e cambiamenti. Il direttore Carlo Balzaretti si è dimesso per motivi artistico-professionali e al suo posto è stato eletto Ruggero Ruocco, fino ad allora vicedirettore del Luca Marenzio. Il programma del nuovo numero uno prevede molte novità: equilibrare le materie specifiche musicali e quelle che completano la formazione del musicista, migliorare l’efficienza dell’organizzazione e rafforzare i rapporti con le realtà che si occupano di formazione musicale. Il new deal è già iniziato

di Luigi Fertonani

P

er il Conservatorio di Brescia Luca Marenzio questo è stato un anno di grandi impegni e di grandi soddisfazioni a partire dall’inaugurazione dell’Anno Accademico – il Conservatorio è infatti da qualche anno un’istituzione di livello universitario. Gli appuntamenti dentro e fuori le sue mura sono stati davvero prestigiosi: dal Salone Da Cemmo al San Barnaba, dal Ridotto del Teatro Grande ai concerti in alcune chiese cittadine. Ed è stato anche l’anno di un cambiamento al vertice dal momento che nel febbraio di quest’anno il direttore, Carlo Balzaretti, pianista e concertista di notorietà internazionale, ha presentato le proprie dimissioni per motivi artistico – professionali, pur rimanendo a Brescia a insegnare pianoforte principale. Su incarico ministeriale gli è subentrato il maestro Ruggero Ruocco, fino ad allora vicedirettore del Luca Marenzio e a sua volta insegnante di pianoforte. Nel giugno scorso il collegio dei docenti delle due sezioni del Conservatorio, quella di Brescia e quella di Darfo Boario Terme, hanno proceduto all’elezione del nuovo direttore, il cui incarico partirà ufficialmente dall’inizio del nuovo Anno Accademico, nel novembre prossimo. I candidati alla carica erano quattro: lo stesso maestro Ruggero Ruocco e inoltre il chitarrista Francesco Gorio, l’insegnante di didattica musicale Marcellina Mandanici e Giuseppe Scaravaggi, insegnante di pianoforte complementare. Il ballottaggio si è svolto fra quest’ultimo e il maestro Ruocco, che è risulta-

to vincitore. Il maestro Ruggero Ruocco non solo si è diplomato giovanissimo in pianoforte al Verdi di Milano sotto la guida di Paolo Bordoni, ma anche in composizione con Alberto Soresina e Giacomo Manzoni; e in campo pianistico si è perfezionato presso il Mozarteum di Salisburgo con Alberto Mozzati e Marcello Abbado. Ruggero Ruocco si è affermato in vari concorsi nazionali e internazionali e ha iniziato la sua carriera concertistica in Italia ma anche in vari paesi europei e nell’America del Nord e del Sud. Dal 1975 il maestro è titolare di cattedra di pianoforte principale presso il nostro Conservatorio di Brescia e inoltre, per la Carisch di Milano ha pubblicato un metodo per pianoforte in collaborazione con Emilio Ghezzi. Da anni si dedica in particolare alla musica del Novecento e in proposito ha inciso per Bongiovanni musiche di Franco Margola con i Solisti Aquilani diretti da Vittorio Parisi, per l’etichetta Giulia lavori di Sgambati, l’integrale dell’opera pianistica di Goffredo Petrassi e

50


In questa foto da sinistra Ruggero Ruocco, nuovo direttore del Conservatorio, e il dimssionario Carlo Balzaretti

di Luigi Dallapiccola, e per Phoenix Classics l’opera pianistica di Giuseppe Martucci. Per la sua lunghissima permanenza al Luca Marenzio Ruggero Ruocco costituisce una vera e propria memoria storica del nostro Conservatorio. Per il triennio 2012 – 2015, in cui Ruggero Ruocco rimarrà in carica come direttore, il maestro ha già tracciato le linee programmatiche che intende seguire. A partire dalla didattica, nella quale «…è necessario trovare un equilibrio fra le materie specifiche musicali e quelle che completano la formazione del musicista, migliorare l’efficienza dell’organizzazione e rafforzare i rapporti con le realtà che si occupano di formazione musicale». Sempre in campo didattico il maestro Ruocco intende promuovere gruppi di archi dei corsi preaccademici, con repertori adeguati e docenti specializzati. Inoltre uno degli impegni più importanti è quello della diffusione nelle scuole di concerti e progetti didattici anche allo scopo di aumentare l’affluenza verso strumenti normalmente meno richiesti. «Il Conservatorio» dice il maestro Ruocco «deve diventare punto di riferimento per tutte le istituzioni che si occupano di formazione musicale; a questo scopo sarà utile organizzare corsi di aggiornamento per docenti delle scuole primarie e secondarie su specifici argomenti didattici». In ambito universitario «è stato già firmato il protocollo d’intesa con la facoltà di Musicologia di Pavia. È attiva anche la collaborazione con l’università cattolica per la Lingua Straniera nel triennio ed è auspicabile che a queste ne seguano altre, anche nell’ottica di favorire la doppia frequenza degli studenti dei Corsi Accademici».

Una fotografia per sempre www.sposidream.it

Rendi il tuo momento indimenticabile con immagini ricche di emozioni. Sposidream è specializzata in album di matrimonio. Personalizziamo la tua proposta a prezzi economici.

per informazioni scrivi a: info@sposidream.it oppure telefona al 3355435099

sposidream

51 i m m a g i n i d i m a t r i m o n i o


PODOLOGA

DOTTORESSA MICHELA CASTELLETTI

Non trascurare i tuoi piedi, affidali in mani sicure “Trattiamo tutte le patologie del piede con professionalità e attenzione. È importante ricordare che il piede sorregge tutta la persona e da piedi non sani possono nascere patologie che interessano l’intero corpo”

CARTA SERVIZI CON 10 SEDUTE 1 IN OMAGGIO la card dà diritto ad accedere alle convenzioni ed alle promozioni che verranno proposte durante l’anno

aperto tutti i giorni sabato compreso si effettuano servizi a domicilio P.le Spedali Civili 28 - 25123 Brescia cell. 339.4657971 mail: miki.castelletti@gmail.com Dicembre 2011 direttore Edoardo Beccalossi redazione Paola Castriota, Clara Pasotti, Paola Gregorio, Magda Biglia, Luigi Fertonani, Gaia Cutrera, Francesco Colantonio Chiara Barucco contributi speciali Mariella Annibale Marchina fotografia Edophoto, Mauro Brunelli, Sporting impaginazione Marco Faber

19

pubblicità info@panoramabresciano.it 030.2191305 / 334.3575976 stampa Pixartprinting - Quarto D’Altino (VE) Chiuso in redazione il 04-07-2012 alle 18,00 Autorizzazione del Tribunale di Brescia Edizioni Le Amazzoni via Genova 8 Brescia www.panoramabresciano.it info@panoramabresciano.it Ogni riproduzione realizzata sia con mezzi meccanici che elettronici è vietata senza autorizzazione scritta dell’editore

52


53


54


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.