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PATTY PRAVO intervista esclusiva
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L’EDITORIALE
UN PASSATEMPO DA SBALLATI
di Patrizia Rapposelli
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n festino a base di alcool e cocaina, per quantificare il denaro 1500 euro spesi, due ragazzi e uno sballo folle trasformato in un bisogno disumano di far del male a qualsiasi persona nella notte del 4 marzo 2016 e l’attuazione di un tacito accordo tra i due protagonisti nell’adescare l’amico e seviziarlo per farlo morire lentamente. Volevano vedere l’effetto che fa uccidere e veder morire, non trovando nessuno per le strade l’idea di immolare Luca Varani, attirato per una prestazione sessuale. Nell’appartamento di un quartiere di Roma la mattanza di una serata prende il volo. Un appartamento e una “festa animale”, il massacro e la lucidità di ripulire una scena di crimine, nella sfera dell’impensabile, sono da inserire nel modo nuovo di interpretare una serata tra amici. Non basta più lo sballo da alcolici e da sostanze psicotrope, la noia, lo sperimentare i propri limiti, trasgredire alle regole e dai problemi personali fin dove può portare? Il caso di Luca Varani ci suggerisce all’annullamento della persona, dove lo spirito morale ed emotivo attraversa dei vuoti d’aria. Siamo di fronte a un recente passatempo della serata folle: uccidere come nuova frontiera da sballo. La droga, come l’alcool, interferisce sull’attività del cervello alterandone il funzionamento, modificandone gli stati psicologici e
cambiandone i comportamenti; le conseguenze dipendono poi dal quadro interattivo che lega la sostanza, il contesto situazionale e la persona, ma se tutto questo non bastasse da solo a quietare il bisogno di sperimentare nuove sensazioni? Far del male provoca in egual misura un’alterazione delle sensazioni e delle percezioni e allo stesso tempo è capace di scaricare impulsi profondi che conducono loro stessi all’eccesso. Sarebbe semplicistico parlare di sola noia e di mancanza di un sistema valoriale di fronte a casi così estremi, ma ciò non toglie che il mix droga alcool e “il non senso della vita” stiano conducendo a possibilità preoccupanti: il limite forse non è più questione del nostro tempo. I due artefici della “festa animale” conclusa con un delitto premeditato, sono gli emblemi di una condizione occasionale di concepire una serata da “schizzati” o hanno messo in tavola le carte di un gioco nuovo per interpretare il passarsi del tempo? L’inadeguatezza a prendersi cura di sé, il compensare difficoltà del controllo degli impulsi, sopperire a sentimenti di disistima, sono le voci che danno un senso al crimine come nuova frontiera dello sballo. L’estremo diviene quindi un urlo di significato difensivo, adattivo e compensatorio a carenze di personalità e d’espressione di una debolezza generata da conflitti interiori e relazioni distorte o carenti con i genitori e la società.
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IL SOMMARIO Editoriale.................................................... 3 In ricordi di Paolo Meggio ...........................11 Per non dimenticare .................................. 13 Villa Rosa a Pergine ................................... 18 Giovani e movida....................................... 20 La comunicazione di coppia........................ 22
PATTY PRAVO INTERVISTA ESCLUSIVA ... pag. 7
L’Associazione AMA.................................... 24 Referendum trivellazioni............................. 27 Intervista impossibile - Rita Levi Montalcini .... 29 Lutero e gli ebrei....................................... 33 Cinque amici al bar.................................... 35
CLUB BOCCIOFILI BORGO... PAG 36
La ferrovia della Valsugana ........................ 64 Aereomodellismo a Levico.......................... 66 L’arrivo del mais in Trentino ....................... 68 Le cronache .............................................. 69 Ritmo Y color ............................................ 72 Museo del moleta...................................... 74 Dieta Helty... per dimagrire ........................ 76 Il canto delle sirene ................................... 79 La ragazza immagine................................. 80 Le cronache .............................................. 83 Un perginese e la Transiberiana.................. 84 Jump - Over.............................................. 86 Ferdinando Antonio Bassi........................... 88 Gli amici del calcio - Borgo ......................... 90 L’avvocato risponde ................................... 92 Medicina e salute ...................................... 94 Benessere e salute .................................... 96 Gli antiparassitari ...................................... 97 Girovagando - Il Piemonte ......................... 98 ASTRONOMIA - ASTROLOGIA: Ariete ....... 100 Giocherellando ........................................ 102
LO SPECIALE ECONOMIA Economia solidale ................ 41 Ricchezza e povertà ............ 43 I commercianti a lezione di successo ................................ 44 Quando eravamo poveri .... 47 La spesa pensionista in Valsugana ............................ 48 La massaia saggia .................. 51 Lavoro e schiavitù ................ 52 Crisi: speriamo si fermi ...... 55 Tra sfiducia e precarietà...... 56 Expo Valsugana Lagorai ...... 59 L’occupazione in Italia ........ 60 Bravo Trentino ...................... 61 Spazio Giovani ...................... 62 Aforismi denaro.................... 63
ANNO 2 – APRILE 2016 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munao’ - 333 2815103 direttore@valsugananews.com VICEDIRETTORE Roberto Paccher COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Luisa Bortolotti - Elisa Corni - Erica Zanghellini Alessandro Dalledonne - Mario Pacher - Franco Zadra Laura Fratini - Francesca Schraffl Eleonora Oss Emer - Chiara Paoli - Tiziana Margoni Patrizia Rapposelli - Zeno Perinelli - Adelina Valcanover CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Edizione Printed srl Viale Vicenza, 1 - Borgo Valsugana IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura STAMPA Grafiche Futura PER LA PUBBLICITÀ SU VALSUGANA NEWS info@valsugananews.com www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright EDIZIONI PRINTED e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a EDIZIONI PRINTED, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra EDIZIONI PRINTED si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.
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di Giuseppe Facchini
ph Angelo Trani
PATTY PRAVO…
a c i s u m a l r e p una vita
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ata a Venezia trascorre i primi anni con i nonni paterni e già da piccola studia pianoforte, danza e solfeggio. A 10 anni di iscrive al Conservatorio e dopo la morte del nonno lascia Venezia per un breve soggiorno a Londra per poi tornare a Roma al Piper il mitico locale. L’impresario Alberico Crocetta la nota subito e in poco tempo Patty diventa la “ragazza del Piper”. Nel 1966 incide il suo primo disco “Ragazzo triste” una cover della canzone di Sonny e Cher “But you’re mine”, a cui seguono canzoni come “Qui e là”, “Se perdo te” e la partecipazione in diversi film, i cosiddetti “musicarelli” di grande successo commerciale. Nel 1968 incide “La bambola” che ottiene un grandissimo successo sia in Italia che all’estero vendendo subito 9 milioni di copie che nel tempo diventano oltre 30. Patty anche dal vivo ha sempre proposto spettacoli alternativi e per molti giovani diventa un modello da imitare e uno stile di vita da copiare. Patty Pravo ha portato al successo brani di autori internazionali
come Leo Ferrè, Vinicius de Morales, Neil Diamond, Jacques Brel ma anche di Lou Reed e dei Beatles. Sul fronte italiano grandi collaborazioni con Lucio Battisti che per lei insieme a Mogol ha composto canzoni come “Il paradiso”, “Per te”, Paolo Conte “Tripoli 1969”, Ivano Fossati “Pensiero stupendo”, Vasco Rossi e Gaetano Curreri “E dimmi che non vuoi morire”. Altri grandi successi “Sentimento”, “Nel giardino dell’amore”, “La spada nel cuore”, “Non andare via”, “Tutt’al più”, ”Per una bambola”, ”Pigramente signora” e naturalmente il grande exploit di “Pazza idea” che nel 1973 supera il milione di copie vendute. E’ tornata a Sanremo per la nona partecipazione al Festival in splendida forma fisica quest’anno proponendo la raffinata “Cieli immensi” scritta da Fortunato Zampaglione che gli ha valso il primo premio della critica. In attesa di vederla in concerto a Trento il 18 aprile abbiamo realizzato questa intervista.
50 anni di carriera, 150 dischi pubblicati in Italia, 85 nel mondo, 110 milioni di dischi venduti. Numeri straordinari che non bastano comunque a descrivere Patty Pravo artista di classe pura e personaggio veramente unico nel mondo dello spettacolo. Con la sua voce e la sua presenza scenica ha dato, nel corso degli anni, una nuova e personale energia al grande universo del canto e della musica. Il 18 aprile, la grande artista si esibirà all’Auditorium di Trento.
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ph Julia n Ha rgreave s
Eccomi e Cieli immensi ancora in classifica dopo un mese e mezzo, il vinile è arrivato al primo posto, il video del singolo è a tre milioni e mezzo di visualizzazioni, ho vinto su tutte le riviste il miglior look... Può bastare?” “Cieli immensi” è una splendida canzone. Come l’hai scelta? “Me l’ha scritta Fortunato Zampaglione un grandissimo autore... Molto bella e perfetta per me. Una canzone allo stesso tempo L’INTERVISTA classica e moderna”. Al recente Festival di Sanremo hai Dalla canzone di Sanremo al tuo ottenuto un grande successo. nuovo album, il ventiseiesimo in Come giudichi la tua partecipastudio della tua carriera dal titolo zione a qualche settimana di di“Eccomi” dodici canzoni con una stanza? Patty in grande forma e ricco “Sono andata a Sanremo per iniziare i d’importanti collaborazioni come festeggiamenti del mio CinquantenTiziano Ferro, Emis Killa e altri. nale! E devo dire che è andata benisParlaci del tuo nuovo lavoro. simo. Sesto posto nella classifica finale, “Oltre a Zampaglione hanno scritto per terza al televoto, premio della critica. me Tiziano Ferro, Emis Killa, Gianna Nannini, Samuel dei Subsonica, RaL’Associazione Ecomuseo chele dei Baudel Lagorai organizza per stelle, Zibba e dei l’estate 2016 una colonia estiva per bambini. Saranno giovani come realizzate passeggiate ed Giangi Skip, Franescursioni in montagna per cesca Xfteris, Fred conoscere il territorio de Palma, Tullio in modo divertente; Mancino, un puverranno proposti giochi gliese doc come e laboratori creativi. Giuliano Sangiorgi Il servizio sarà attivato dal dei Negramaro 20 giugno al 2 settembre che ho detto per previo raggiungimento del ultimo, ma che è il numero minimo d'iscritti primo nel mio per settimana. cuore. La produLa colonia estiva è rivolta ai zione è di Michele bambini dai 3 agli 11 anni. Canova un grande produttore. La PER TUTTE LE INFO: casa discografica info@ecomuseolagorai.eu la Warner, risulwww.ecomuseolagorai.eu tato, non dovrei tel: 340 3950039 Seguici sulla pagina dirlo io, ma tanto Facebook dell' Associazione lo dicono tutti, un Ecomuseo delLagorai. gran bel disco!”
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Hai sempre lavorato con i più importanti autori e musicisti sia italiani sia internazionali. Pensiamo a Battisti, Paoli, Guccini, Vasco Rossi, Leo Ferrè e molti altri. Come ti relazioni con questi grandi autori? “Con i grandi è sempre facile fare tutto, perché c'è il piacere di realizzare cose insieme e quando si vedono i frutti è un godimento!” Hai recuperato nel nuovo album “Tutt’al più”, cosa rappresenta per te questa canzone? “E’ uno dei miei classici, contaminarlo con un rapper mi è sembrato dargli un'altra vita! Il testo che ha scritto Fred de Palma è come fosse una risposta al vecchio testo, lo trovo bello, poetico ed emozionante. Così i giovani hanno la loro versione, e gli altri la classica... Lunga vita a Tutt'al più.” Il 18 aprile sarai a Trento. Ci dai qualche anticipazione? “Eccomi Tour” propone concerti composti da alcuni brani dell'ultimo lavoro, da qualche perla e naturalmente da tutti i miei successi! Sul palco con me una band di sei bravissimi musicisti, un arrangiatore bravissimo Giovanni Boscariol, una modernissima scenografia e giochi luce davvero originali. E in alcuna delle 15 tappe qualche amico mi verrà a trovare”. Non si può parlare di Patty Pravo senza parlare del Piper. Come ci sei arrivata e cosa ha effettivamente rappresentato in quell’epoca? “È bastato un ballo al Piper per avere un microfono e mettermi a cantare...e diventare la ragazza del Piper”. E’ vero che eri un po’ scettica nell’accettare di interpretare “La bambola”, il tuo più grande successo discografico? “All’inizio non le avevo dato importanza... Cantandola non mi ero resa conto che era un pezzo femminista ... Ma appena mi è stato chiaro me ne sono innamorata! Cos’ come mi innamoro di tutte le mie canzoni”. Per alcuni il lavoro è una routine, per te invece mai, ci metti sempre tanta passione. Qual è l’emozione
più grande che ti da il tuo lavoro? “Non credo che chi canta posso farlo con routine... Ci sarà chi ci mette più o meno passione ma credo che tutti noi siamo esseri che non fanno questo lavoro per routine. Andare in sala a registrare, scegliere le canzoni, andare sul palco è' gioia pura, passione, pathos, empatia con il pubblico, e sempre duro lavoro!” E’ stato difficile conciliare il tuo lavoro con la vita privata? “Semplice non è, però io mi sono presa dei lunghi spazi proprio per vivere... Ho iniziato presto e se non mi fossi presa del tempo per me rischiando anche di perdere del pubblico, non sarei ancora qua”. Sei amata da un pubblico di ogni età e anche dai giovani che hanno imparato ad apprezzare e scoprire le canzoni di anni fa. “Un'altra cosa bella di questo Sanremo è una nuova fetta di fan che va dai 16 ai 25 anni e questo grazie ai social! Sono almeno 4 le generazioni che mi seguono! Credo di essere un’artista che rispetta il pubblico e che cerca di
dare sempre il massimo”. Hai sempre avuto grande successo internazionale e in tutto il mondo. Come è nato questo amore nei tuoi confronti da parte di un pubblico non sempre facile? “Agli inizi era più facile andare all'estero, bastava essere famosi in Italia e via, con questo nuovo disco cercherò di riconquistare nazioni un po' dimenticate”. Cosa ti sembra ad essere considerata un simbolo, un icona, una trasgressiva?? “Io sono sempre me stessa, le etichette me le mettono gli altri. E poi sono del parere che la trasgressione ai nostri giorni è essere normali”. Come prosegue il tuo 2016? “A inizio aprile parto con il tour fino a metà maggio, poi su-
bito con l'estivo... quindi tanti Live, poi una bella cosa in TV, ma per questa ci risentiamo. E poi non vedo l'ora di venire a Trento e spero che anche voi siate felici di incontrarmi! Vi aspetto”! Un cortese ringraziamento all’ufficio stampa di Patty Pravo
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Poeta della Valsugana: competenza , bravura , ironia.
In ricordo di C
di Luciano Decarli
Paolo Meggio
hi ha conosciuto Paolo Meggio sicuramente conserva un simpatico ricordo per quella sua capacita empatica di colloquiare, di fare gruppo, di ciarlare e sorridere in merito alle cose di questo mondo, quelle assurde e quelle lineari, d’ogni dì. Certo avrebbe voluto che il mondo avesse ruote più scorrevoli, rumori meno assordanti, possibilmente assonanzati con note di valzer o meglio di tango. Con quei suoi baffetti impertinenti sapeva assumere un’aria compiaciuta e competente in diversi campi. Dopo gli impegni professionali o famigliari, aveva stretto, fin da giovane, amicizia con tanta gente del Borgo e della Valle. Sapeva godere appieno delle feste comandate in cui la popolazione del Borgo e dei diversi Paesi esprimeva la propria storia e vita. Faceva parte delle redazione del “Prospereto”, il giornale satirico che tutti attendevano per la sagra de san Prospero, come i bambini aspettavano le giostre, le gabbie volanti, gli autoscontro, il tiro-asegno, el lecheto e el sugo de Guarizia. Con gli amici si divertiva a sorridere, a fustigare i costumi di cui si sentiva parte attiva. Passata una certa età si recava al Borgo dentro sedi ospitali di associazioni,qualche salto fino al Carlon o al Legno, da Memi o al Bar del Borgo. erano tappe saltuarie, rituali come un’occhiata al Temanza o ala Brenta. Erano proprio certi momenti di pausa, che gli permettevano di scrivere versi intelligenti, ritmati, da elzevirista avveduto, cresciuto al cospetto del gruppo di studiosi locali che, accanto ai bigliardi del caffè Roma,tra un’ ombretta
e un caffè, argomentavano con le terze pagine del Corriere della Sera. Quando s’affermò la “Disfida fra Farina & Semola”, Paolo venne richiesto con Ferruccio Gasperetti “Re Fasrina”i di rappresentare per anni i Semoloti, o di presentare la disfida, d’essere insomma parte attiva per le vie del Borgo ed in Piazza Muinicipio. Trovava pure il tempo d’essere del Cenacolo Valsugana di Poesia Cultura e Tradizioni, di trovarsi con altri verseggiatori, d’organizzare “ Giornate di Poesia”in Municipio, di frequentare con gli stessi le diverse Biblioteche della Valle o la “Dante Alighieri e il “Centro Rosmini “di Trento. Paolo Meggio era un collante amato del Gruppo di poeti, anzi con la scomparsa di Ferruccio Gaspe-
retti, di Emma Valcanover Oss Emer, di Maria Pellegri Beber, era diventato il “decano” del gruppo, decano rubizzo, effervescente, stimato, dalla memoria felice, incantatore di strofe e di versi. I Cenacolari ricordano le sue belle poesie, sia quelle legate alla Valle di Sella che quelle in cui celebra l’ambiente e rimane incantato davanti alla galaverna che gli si parava dinanzi scendendo da Roncegno verso Borgo. “Ah, la ghèra stamattina la sisampa...” o altre che ricordano la Banda cittadina, la Terza età,...Ci manca ormai da un anno, ma come i suoi parenti e la signora Renata, l’abbiamo avuto vicino, da amico, per lunghi anni.
COMUNICATO EDITORIALE Nel numero di marzo, per un grave errore d'impaginazione, abbiamo inserito, al posto dell'articolo dedicato all'amico Paolo Meggio e in suo ricordo, un altro testo non collegato al titolo e alla foto. Ci scusiamo con la moglie Renata, con i parenti, gli amici, con i nostri lettori e con Luciano De Carli, redattore dell'articolo.
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Dalvai Eugenio Franceschini Luigi Danilo Ballerin
I civili valsuganotti deportati nel Terzo Reich 1939 - 1945
PER NON DIMENTICARE Negli ultimi venti mesi della Seconda Guerra Mondiale si calcola che siano stati 900 mila gli italiani e le italiane che si trovarono in territorio tedesco contro la loro volontà: internati militari, catturati dopo l’armistizio, civili precettati o rastrellati e inviati al lavoro coatto, deportati nei campi di concentramento, di sterminio, di transito, satellite o di rieducazione. Di questi 202 sono le schede di altrettanti trentini recuperate nel volume “Almeno i nomi” (*) edito dalla Provincia e dal Laboratorio di Storia di Rovereto: 109 sono morti. Gli altri liberati, sia pure stremati, e rimpatriati dopo qualche settimana, generalmente trascorsa in una infermeria o in un ospedale militare o della Croce Rossa. La maggioranza sono della Bassa Valsugana e del Tesino. In tutto 33, così suddivisi per paesi di origine: 12 di Castello Tesino, 4 di Borgo, 3 di Roncegno, altrettanti di Levico e di Pieve Tesino. Due (di cui una donna) sono originari di Villa Agnedo, altri sono nati a Ivano Fracena, Caldonazzo, Tenna, Torcegno, Telve e Strigno.
Anche queste pagine di Valsugana News sono dedicate ad alcuni Valsuganotti che nel corso della seconda guerra mondiali sono stati deportati e/o internati nei campi di concentramento e di sterminio subendo, insieme ai loro sfortunati compagni, le più atroci angherie e torture da parte dei nazisti. Nei numeri di maggio troverete i nomi degli altri valsuganotti coinvolti.
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roseguiamo il nostro racconto per raccontare la storia di altri dieci civili valsuganotti deportati nel Terzo Reich nel periodo tra il 1939 ed il 1945. Nel numero precedente abbiamo riportato la storia dei primi dieci, sei di loro morti nel mese di marzo del 1945. Altrettanti, purtroppo, furono i deportati che, secondo quanto riportato dal libro editato nel 2013, sono scomparsi nel mese di aprile del 1945. A partire da Pietro Spagolla, nato a Telve il 17 dicembre del 1901. Di professione falegname, chiamato alle armi nel settembre 1922, è riformato e collocato in congedo. Emigra in Belgio nel 1924, poi si trasferisce in Francia. Nel gennaio del 1937 si arruola in Spagna nel 4° battaglione della Brigata Garibaldi, è ferito, poi internato
in diversi campi francesi. Il 25 settembre 1941 la gendarmeria francese lo consegna al presidio italiano di confine di Mentone. Imprigionato nelle carceri di Trento viene assegnato al confine di polizia per 5 anni a Ventotene. Prosciolto nell'agosto del 1943, ritorna a Borgo ma è nuovamente arrestato, portato a Bolzano e poi a Dachau, dove giunge il 9 ottobre 1944. Trasferito da Dachau a Buchenwald il 27 ottobre e assegnato al sottocampo di Bad Gandersheim, muore a 44 anni il 1 aprile dell'anno seguente. Il giorno dopo, a Mathausen, invece scompare il 22enne Ilario Zampiero. Nato a Castello Tesino il 7 dicembre del 1923, come si legge nel volume del Laboratorio di di Storia di Rovereto, alla visita di leva è ricono-
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sciuto rivedibile per “ipertrofia tiroidea”. Non più richiamato alle armi, si aggrega ad una formazione partigiana con il nome di “Catina”. Arrestato dai tedeschi a Castello Tesino il giorno di Capodanno 1945, è condotto nel lager di Bolzano con la matricola 8049. Da Bolzano è deportato a Mauthausen, dove giunge il 4 febbraio (matricola 126497). Mestiere dichiarato falegname. Nello stesso campo, il 10 aprile del 1945, muore lo studente in teologia di Castello Tesino Danilo Ballerin. Nato a Castello Tesino il 4 gennaio del 1922, è fratello di Tarcisio Ballerin, deceduto 25 giorni prima di lui., Studente al seminario di Trento, viene arrestato a Castello Tesino il giorno di Capodanno del 1945. Dal Bolzano viene deportato a Mauthausen (matricola 126028) dove arriva il 4 febbraio. Muore, dopo due mesi, a soli 23 anni. E' il
Giacometti Decimo
DI TOLLER DEBORAH E PACCHER ROBERTO
13 aprile, quando nello stesso campo, muore Eugenio Delvai. Nato a Borgo Valsugana il 29 marzo del 1899, di professione boscaiolo, emigra giovanissimo in Francia. Sposato con Lelia Bonomi di Telve con numerosi figli, lavora nel cantiere per la costruzione della diga di Genissiat, nel dipartimento dell'Ain. Viene arrestato, nel corso del rastrellamento del 12 febbraio del 1944, ed deportato da Compiègne (Francia) a Mauthausen il 22 marzo dello stesso anno. Muore nel campo di concentramento pochi giorni dopo aver compiuto 46 anni. Decimo Giacometti nasce da una famiglia di Maso Prae, a Olle, frazione di Borgo il 17 aprile del 1911. Emigra in Francia a Senones, nella regione del Vosgi, e acquisice la cittadinanza francese. Nel 1931, come si legge nel volume, è dispensato dal servizio militare perché residente all'estero. Nel 1934 sposa la polacca Elzbieta Lisson. E' catturato a Senones insieme a Cesare Andreatta, Pietro Pohl e Pio Sartorelli nel corso delle massicce retate dell'ottobre 1944 effettuate dai tedeschi nella valle del Radobeau. Sono tutti rinchiusi nel lager di polizia di Schirmeck-Vorbruck in Alsazia e da lì deportati a Dachau dove giungono il 21 ottobre. Sono trasferiti, Andreatta e Poli ad Auschwitz, Sartorelli a Buchenwald, Giacometti, il 31 ottobre, a Stutthof (sottocampo Gotenhafen), quindi a Neuengamme. Nessuno di loro farà ritorno a casa, Giacometti muo-
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Passamani Giovanni re ad Amburgo il 25 aprile del 1945. Cinque giorni dopo, secondo quanto ricostruito dai ricercatori roveretani, muore Emanuele Piasente. Nato a Strigno, nella frazione di Samone, il 18 luglio del 1888, di professione capomuratore aveva fatto il militare nell'esercito austroungarico nel 1° Reggimento Bersaglieri. Viene parificato e collocato in congedo nel Distretto militare di Trento. Emigrato in Austria come lavoratore civile, avrebbe partecipato alla Resistenza in una formazione di “partigiani austriaci”. Catturato dalla Gestapo il 3 aprile del 1945, è rinchiuso in una campo di disciplina nei pressi di Linz. La località “Wechesau” o “Wachesau” non è stata individuata ma, probabilmente, si tratta dell'Arbeitserziehungslager di Schorgenhub-Wegschied, ubicato alla periferia di Linz. Qui sarebbe deceduto
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PER NON DIMENTICARE Emanuele Piasente il 30 aprile del 1945 per i maltrattamenti subito (o per fucilazione). La storia di Pio Sartorelli, nato a Torcegno il 9 aprile
Piasente Emanuele del 1913, merita davvero di essere raccontata. La data della sua morte, come si legge anche nel “Almeno i nomi”, è ancora certa. Cavapietra, nel marzo del 1934 è esentato dal servizio militare perché espatriato prima del 1931, giusta comunicazione del Consolato Italiano di Nancy. Residente a Senones (Vosges) è catturato durante i rastrellamenti dell'ottobre 1944, insieme a Cesare Andreatta, Pietro Pohl e Pio Sarto-
Santomaso Maria Emilia
relli nel corso delle massicce retate dell'ottobre 1944 effettuate dai tedeschi nella valle del Radobeau. Sono tutti rinchiusi nel gaer di polizia di Schirmeck-Vorbruck in Alsazia e da lì deportati a Dachau dove giungono il 21 ottobre. Sono trasferiti, Andreatta e Poli ad Auschwitz, Giacometti, il 31 ottobre, a Stutthof (sottocampo Gotenhafen), quindi a Neuengamme, Sartorelli il 12 dicembre a Buchenwald. Nessuno di loro farà ritorno a casa. Scompare a Ohrdurf, dove era stato trasferito. Secondo informazioni reperite negli archivi dell'Its (peraltro non del tutto precise) sembra che Sartorelli sia stato visto, ancora vivo, a Buchenwald l'8 aprile del 1945. Maria Emilia Santomaso era nata a Agnedo il 19 maggio del 1903. Operaia, a metà degli anni '20 emigra a Torino per poi spostarsi a Milano dove trova lavoro alla Borletti. Arrestata da militi della guardia repubblicana in seguito agli scioperi del marzo 1944, è rinchiusa nella caserma “Umberto I” di Bergamo e da lì deportata ad Auschwitz, verso la fine del mese di aprile. Il 9 ottobre giunge a Flossenburg per essere assegnata al sottocampo di Mittweida, dove le detenute lavorano per la Lorenz,industria elettrotecnica che ha trasferito da Berlino parte della produzio-
Sartorelli Pio ne. Verso la metà di aprile il campo viene evacuato. Le detenute sono trasferite in Boemia e dopo alcuni giorni liberate dalle truppe russe. Alcune sono affidate alle truppe americane a Cèskè Budèjovice (Budweis), Tra loro Maria Emilia, raccolta
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Spagolla Pietro
gana. Catturato dalle SS tedesche, il 15 febbraio del 1944 è deportato in Germania. Trasferito da un carcere all'altro, non si hanno notizie certe delle sue ultime settimane di prigionia. Secondo dichiarazioni dello stesso Passamani, sarebbe stato liberato a Dachau dagli americani il 29 aprile del 1945. Fa rientro a casa il 29 maggio dello stesso anno. Croce al merito di guerra. Luigi Franceschini era nato a Borgo il 13 ottobre del 1908. Contadino, presta servizio, dal gennaio del 1928 al giugno dell'anno seguente, nel
in uncampo a Wels, nei pressi di Linz, prima di far ritorno a casa in famiglia a Milano: è il 27 giugno del 1945. Muore ad Agnedo nel 1981. Nasce, invece, a Tenna il 12 agosto del 1921 Giovanni Passamani. Diplomato ragioniere, come si legge nel volume, è chiamato alle armi nel gennaio del 1941 e assegnato all'Artiglieria settoriale di stanza a Brunico. Partecipa alle operazioni di guerra in provincia di Gorizia. Sbandatosi dopo l'8 settembre, si unisce a una formazione partigiana comandata dal tenente Holzer “Dino”, operante nell'Alta Valsu-
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25°Reggimento Fanteria. Il 1 dicembre del 1942 viene richiamato alle armi ed assegnato al Deposito del 79° Reggimento Fanteria di Verona. Il 12 dicembre è trasferito al 37° Battaglione territoriale a Varna, in Alto Adige, dove è fatto prigioniero dai tedeschi il 9 settembre del 1943. Non si conoscono le vicende che lo hanno portato nel lager di Dachau. Liberato dagli americani rimpatria il 23 giugno del 1945. Muore nel 1988.
NOTA DI REDAZIONE: La loro storia e quella di tutti i trentini, è stata tratta dal libro ALMENO I NOMI Civili trentini deportati nel Terzo Reich, 1939-1945, edito nel 2013 dal Laboratorio di Storia di Rovereto e dalla Presidenza del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento. Coordinatore della ricerca Giovanni Tomazzoni, a cura di Sergio Baldo, Claudia Boscarato, Gianni Canepel, Giancarla Deflorian Candelpergher, Caterina De Meio, Dolores Fait Rosa, Franco Filippini, Diego Leoni, Graziella Lestani Canepel, Armando Luzzi, Gianfranco Nicoletti, Rossano Recchia, Sandro Slaghenaufi, Elisa Trenti, Anita Vedovi e Guido Vettorazzo.
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L’immensa opera di Eduino Maoro
Villa Rosa a Pergine, fermiamo il degrado di Chiara Paoli Era il 4 dicembre del 2012 quando veniva inaugurata la mostra per celebrare i 100 anni dalla costruzione di Villa Rosa, da allora sembra passato un altro secolo perché oggi la struttura versa in condizioni indecorose. Quella splendida costruzione che accoglie i visitatori all’imbocco di Pergine venne costruita su commissione del marchese Vittorio Napoleone Dallarosa, tra il 1910 ed il 1912 da Eduino Maoro, costruttore e architetto nativo di Brazzaniga. Il capriccioso marchese, arricchitosi negli States rientra in Italia e grazie al grosso patrimonio accumulato acquisisce il titolo di marchese e fa erigere a Maso Grillo, quella che inizialmente si chiama Villa Giulia, mentre sul Doss del Zucar viene realizzato un secondo villino di dimensioni più ridotte.
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urante il primo conflitto mondiale, il sontuoso palazzo viene impiegato come comando militare da parte degli austro-ungarici, operando quale supporto logistico per l’Imperial Regia aviazione e il sottostante aeroporto del Cirè. Nel secondo dopoguerra, a partire dal 1956 diviene istituto sanitario che ospita pazienti che necessitano di cure e assistenza nel periodo di convalescenza. La struttura si afferma come centro riabilitativo dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), a partire dall’aprile del
1972 diviene quindi ente ospedaliero autonomo concentrato sulle terapie per chi ha subito lesioni legate agli arti o di tipo neurologico e infine entra a far parte della rete dell’Azienda sanitaria provinciale. Nel luglio del 2013 tutti i pazienti ricoverati a Villa Rosa sono stati trasferiti nella nuova struttura ospedaliera, costruita nell'area nord dell'ex ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana, proprio vicino al distretto sanitario di Via San Pietro. E’ così che la Villa dei Dalla Rosa è ora privata della sua funzione, abbando-
nata e depredata da vandali e ladri. Noi pensiamo che ci si debba impegnare per trovare al più presto una soluzione ottimale per un palazzo che, non solo rappresenta Pergine, ma che risulta essere il frutto dell’ingegno e del lavoro di uno dei grandi personaggi, che con le sue capacità ha saputo rendere onore alla città di Pergine. Eduino Maoro nasce a Brazzaniga il 15 maggio del 1875, da papà Giovanni e Angela Proner, rimane orfano di madre a soli tre anni e nel 1881 il padre prenderà in moglie Fortunata Bernardi che crescerà lui e gli altri due fratelli. Eduino si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, realizza su commissione i disegni per alcune lapidi per il cimitero di Pergine ed apprende nell’impresa edilizia del padre i primi rudimenti del lavoro di muratore. Nel giro di pochi anni, a causa della prematura morte dei fratelli Felice e Alfonso scomparsi rispettivamente nel 1894 e nel 1900, sarà lui a dirigere l’impresa di famiglia. Moltissimi i progetti portati avanti e realizzati a partire dal 1894, a partire dal setificio Petri di Serso, ma tra le moltissime ville da lui progettate, un’altra porta curiosamente il nome di Villa Rosa e si tratta della casa di Massimo Dorighelli a Roncegno, opera in stile liberty che nel 1907 viene convertita in albergo. La palazzina non ha subito danni durante il primo conflitto mondiale e si conserva tutt’oggi nel suo splendore, proseguendo la sua fun-
zione di struttura ricettiva. Nel settembre del 1902 sposa Maria Angeli di Tenna, dalla quale avrà sei eredi: Tullio, Luciano, Bruno (spentosi dopo un solo anno di vita), Flora, Daria e Marcella. Nel 1906 Eduino ottiene a Innsbruck il titolo di Baumeister, cioè capo costruttore. Una costruzione assai famigliare ai perginesi svetta sopra Costasavina, ed è opera del nostro architetto; si tratta della Casa di Spiritualità delle Sorelle della Misericordia, a tutti nota come villa Moretta, nome della località in cui è stata eretta, ma inizialmente designata come Villa Chimelli. La casa della famiglia Maoro che un tempo era registrata con il civico 112, è attualmente sita in via Regensburger al numero 29 e conserva le decorazioni che l’architetto apporta nel 1904, in occasione dei lavori di ampliamento. Sul lago di Caldonazzo in località San Cristoforo è l’opera dell’architetto perginese che dà lustro alle ville di commissione tedesca, quali Villa Walde, Villa Rosenthal, Villa Frey e Villa Alefeld-Darmstadt che insieme all’Albergo Seehof (attuale hotel Lido), permettono lo sviluppo turistico della zona. Nel 1918 Eduino viene congedato dal servizio militare, in quanto le sue capacità e la sua opera sono richieste per provvedere alla ricostruzione dei paesi fortemente danneggiati dal passaggio delle truppe e la prima opera portata a termine è quella
per il rifacimento di quello che ancor oggi rappresenta l’Oratorio di Pergine e merito del suo ingegno è anche l’adiacente Provvidenza, opera del 1923. Nello stesso anno la Commissione ministeriale gli conferisce quella che oggi definiremmo una laurea “honoris causa” in architettura, in considerazione del notevole pregio artistico insito nelle sue opere. Ed è così che l’architetto e primo cittadino di Pergine (lo fu tra il 1922 ed il 1923) diviene anche maestro, con l’avvio di un corso per cementisti che si conclude con la realizzazione della fontana Saliente, che con i suoi cavallucci incontriamo nella piazzetta antistante la chiesa dei Francescani. Moltissime sono le opere di questo instancabile architetto, troppe per elencarle tutte, tra esse figurano opere pubbliche quali chiese e ponti, assieme a opere private, come l’amata casa “di montagna” in località Compi. Qui i figli realizzeranno dopo la sua morte, il progetto da lui tanto desiderato; quello di una cappella votiva, che custodisce una pala realizzata dallo stesso Eduino Maoro, che nella sua vita si è dedicato anche all’arte pittorica. L’illustre perginese viene a mancare il 14 dicembre del 1950 e trova pace nella tomba di famiglia da lui stesso innalzata ed affrescata nel 1927, con la rappresentazione della morte dell’artigiano più noto della cristianità, San Giuseppe. Testo di riferimento: Eduino Maoro architetto (18751950), a cura di Giuliana Campestrin, Publistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana, 2005
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Giovani emovida Lo sfondo per una notte folle
“Sbocco e collasso…se svengo, beh…mi di Patrizia Rapposelli portano a casa…; non abbiamo un cacchio da fare…ma si è un buon passatempo...” (sedicenne alle telecamere di “Giovani Servizi.”)
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e discoteche di solito sono un buon racconto per parlare di droga, alcol, risse e sballi da sabato sera, ma voglio ribaltare la scena e guardare quel mondo della notte in un altro sfondo, curiosando nell’angolo della semplicità. Luoghi e location comuni pub, periferie senza identità, il non luogo della città, spazi in cui ci si muove da soli o in branco per lasciare un’impronta di sé sul territorio e per inseguire quella singolarità che rende paradossalmente simili al resto di un gruppo. Movida, il mondo della notte, una bolla d’aria in cui spazio e tempo sono dilatati, i cui protagonisti sono sempre gli stessi, i giovani che diversi tra loro sono però accomunati da un unico filo, quello del
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vivere il sabato sera come la ricerca continua di un’esistenza in apparenza priva di significato, un non dare valore a sé stessi e a ciò che li circonda. Jim Morrison diceva che viveva per dominare la vita e non per essere schiavo, ma soffermiamoci per un momento, lo sperimentare serate senza limiti e regole, è dominare la vita o essere schiavi? Trattare di movida da weekend diviene un vero e proprio fatto sociale da non sottovalutare, in quanto la serata divertente non è tale se non accompagnata da trasgressione che presuppone una noncuranza assoluta per le proprie condizioni psico-fisiche; senza il fiume di alcol, la nuvola del fumo e l’aiuto di “roba” la festa non può prendere il volo. Nei paesi europei l’età in cui i giovani iniziano a consumare alcolici si aggira intorno ai 14 anni, l’Italia non è da meno, anzi si è accaparrata il primato europeo per l’età della prima sbornia tra i giovani, si inizia a bere in media a 12 anni con percentuali sbalorditive. Parliamo sempre di uno sballo trasgressivo assunto come stile di vita e non occasionale. Così che per movida, intesa come
speciale atmosfera di vitalità in campo artistico e culturale e di dinamismo intellettuale degli anni Ottanta, passa negli anni Novanta ad assumere l’accezione estensiva di ambiente piacevolmente movimentato, intensa e vivace vita artistica e culturale notturna. E ad oggi? Attualmente potremmo parlare di un movimento creativo di nuove frontiere da sballo; indici di una prevenzione non bastante singolarmente a ridimensionare serate di pura follia, lascio a voi lettori la riflessione. La previdenza senza un dialogo volto alla costruzione di una consapevolezza poco può fare. La colpa si rilega a più fattori, cosa offre un territorio, il business sottostante la serata, genitori poco consapevoli e giovani annoiati, ma come per ogni questione esistono cause e concause molto complesse tra loro. Binge drinkink, eyeballing, choking, balconing, pratiche alternative dell’uso dell’alcol, accompagnate all’uso di droghe, anche di produzione propria e il gioco è fatto: sballo veloce e poco impegnativo che offre un trip economico e lungo. A “Giovani Servizi”:” ma si…segui gli eventi su facebook, ti invitano e ti sbronzi un sacco ...” non servono altre parole per ricercare una conclusione, a voi il pensare.
LA COMUNICAZIONE nella
COPPIA
di Erica Zanghellini
Durante la nostra vita una delle cose che facciamo sempre e continuamente è comunicare con gli altri. Ma è veramente così semplice? E’ efficace il nostro modo di comunicare? E ancora, le cose che diciamo producono gli effetti desiderati?
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pesso e volentieri, sempre di più, uno degli ambiti in cui la comunicazione fallisce è nella sfera di coppia. I partner incontrano problemi proprio in questo “ingrediente” della relazione, il quale conduce frequentemente a ripercussioni su mille fronti: nel ruolo genitoriale, nell’educazione dei figli solo per dirne alcuni. Vivendo assieme, i conflitti sono tanti, a volte per cause futili, altri per decisioni importanti che inevitabilmente mettono a dura prova la relazione, imponendo magari dei cambiamenti. La conflittualità può portare a malintesi e nei casi più gravi, in cui si verifica costantemente, ad un allontanamento progressivo dei partner. Le persone che richiedono una terapia di coppia hanno la consapevolezza che c’è una mancanza tra loro. Spesso si percepiscono come una coppia senza un collante che riesca a tenerli uniti o che ottenga come risultato, il consolidamento della relazione che scricchiola. Richiedono un aiuto per ricostruire l’intimità e la comprensione, come nei primi tempi. All’inizio di ogni relazione le persone sono più predispo-
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ste a ritagliarsi dello spazio da passare con l’altro, dove i partner si conoscono, si ascoltano e creano un’intimità tra loro, per giungere all’obiettivo di dare origine ad una dimensione del “noi”. Col passare del tempo e quindi con la stabilità può avvenire che uno o tutti e due i partner si concentri di più su altri fronti; ad esempio su obiettivi personali, creando perciò un disinteresse, più o meno cosciente, nel mantenere vivo questo aspetto così importante che definisce la relazione. Brevemente possiamo descrivere due “tipi” di coppia che lamentano problemi di comunicazione: Coppie in cui gli scambi comunicativi si limitano alle faccende pratiche della vita quotidiana (per esempio chi va a prendere i figli, bollette, spesa ecc.. ). La relazione quindi diventa un luogo dove dividersi i doveri e le mansioni, manca perciò, tutta la parte dedicata al prendersi cura, alla condivisione dei propri bisogni e dei desideri dell’altro. Il silenzio emotivo tra i partner con il passare del tempo può condurre a una solitudine e alla sperimentazione dell’indipendenza. I contatti tra i due si af-
fievoliscono e solo in alcuni momenti i percorsi dei compagni si incrociano. I momenti di condivisione possono essere l’occasione dove è effettuato un esame di realtà che appura la vicendevole diversità e la discrepanza tra quello che si è come coppia e le aspettative che inizialmente si avevano. Si possono manifestare perciò sentimenti di tradimento, delusione, impotenza fino ad arrivare a sentirsi, in alcuni casi specifici ingannati: la fiducia, a quel punto, elemento essenziale per stare insieme viene meno. L’altro prototipo di coppia è quella che vive in un costante clima negativo. Le emozioni che saltano subito all’occhio sono rabbia, tristezza e i sentimenti di senso di impotenza. L’ indifferenza e la percezione di fallimento possono costellare la relazione portandola a logorarsi piano piano. Si crea un clima di sfiducia dell’altro e la relazione si affossa minuto dopo minuto. I partner si trovano a esperire esplosioni di rabbia, urla, l’uso di parole forti, fino ad arrivare a vere e proprie critiche sul modo di essere e sui comportamenti reciproci: tipo di comunicazione che di certo non
aiuta l’unione. Per salvare la nostra relazione risulta quindi necessario trovare una soluzione condivisa, un’ unica scelta o appoggiare il punto di vista dell’altro mettendosi da parte e questo non è sempre una cosa facile. A volte si riscontra anche un’altra strategia per tentare di abbassare la conflittualità che però, a onor del vero, si rileva del tutto disfunzionale: il silenzio. Alla lunga infatti, allontana ancora di più, perché in realtà non stimola assolutamente la comunicazione tra i partner e spesso e volentieri è alimentata da una stanchezza emotiva dovuta ai costanti litigi, più che al voler modificare la situazione. Ricordiamoci che se siamo stanchi di fare la guerra, ma non abbiamo introdotto nessuna modifica condivisa per migliorare le cose, sarà difficile che la coppia non ritorni a litigare ancora. Anche se si arriva alla pace, se non si identificano i meccanismi relazionali che causano le liti, non riusciremo a modificare stabilmente la situazione e a ricostruire una solidità di coppia.
Spesso è volentieri “da dentro” la relazione, risulta impossibile individuare tali meccanismi, ma non per questo è impossibile. Nei casi in cui la comunicazione fallisce limitatamente a una o poche sfere della vita di coppia e la relazione quindi non è intaccata particolarmente, i partner possono cercare una mediazione o scegliere uno dei due punti di vista, quello più vantaggioso per tutti e perseguirlo. L’importante è non sperimentare troppo disagio, o sentire una mancanza di appoggio da parte del/la nostro/a compagno/a, se non, nei casi estremi, risultare refrattario/a ai nostri tentativi di soluzione del problema. Queste sono delle premesse che conducono ad un fallimento inevitabile dell’ intento di trasformare la situazione. Una cosa importante, che spesso è sottovalutata e che invece risulta fondamentale per
migliorare la circostanza, è non allargare a tutte le aree della relazione i litigi. Se risulta critico l’argomento di come educare i figli, cerchiamo di non dilagare anche in altre questioni, come l’attenzione del proprio partner ai nostri bisogni, all’intimità o qualsiasi altra tematica, diventando rigidi, intransigenti o vendicativi del torto che secondo noi abbiamo subito. Ricordiamoci che coppia vuol dire squadra quindi si vince o si perde tutti e due assieme. Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675
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AMA altruismo e solidarietà L’Associazione
Da parte dei responsabili AMA ci giunge questo testo che volentieri pubblichiamo.
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’Associazione AMA – Auto Mutuo Aiuto di Trento promuove e coordina progetti di auto mutuo aiuto abitativo attraverso l’ospitalità, ossia crea spazi di conoscenza tra persone desiderose di ospitare e persone che stanno cercando un’ospitalità temporanea, su tutta la Provincia di Trento. L’idea di far incontrare persone che vivono condizioni analoghe sta alla base di qualsiasi proposta dell’Associazione AMA, che ritiene che ogni persona possa essere risorsa importante per sé e per gli altri. Abitare è un bisogno di tutti, un bisogno complesso a cui sempre più spesso, oggi, si risponde in solitudine: tanti anziani vivono soli, molte coppie si separano,… Per far fronte a questa solitudine, e/o per fronteggiare problemi di tipo economico, organizzativo, logistico, e di altro tipo le persone si incontrano, e possono decidere di co-abitare per un periodo più o meno
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lungo della loro vita. In questo modo si recupera e si dona un significato moderno allo strumento dell’ospitalità, cercando di migliorare la qualità di vita tanto di chi ospita quanto di chi viene ospitato. Questo rende il nostro territorio uno dei più attenti alla logica della solidarietà e condivisione volontaria dei cittadini rispetto alle problematiche che si possono trovare durante il normale ciclo di vita di ciascuno. Oggi, nella nostra provincia, ci sono due progetti di co-abitazione che si differenziano e si concentrano sul target di perone coinvolte nelle co-abitazioni: Casa Solidale, crea spazi di incontro tra persone desiderose di ospitare studenti e/o lavoratori che cercano una abitazione temporanea. Lo scopo è che sia un progetto aperto a chiunque abbia voglia di coabitare per un periodo della propria vita e risponda ai criteri di autonomia
personale. Giovani per casa, è rivolto ad un target specifico: coinvolge giovani neo maggiorenni che hanno vissuto parte della propria vita al di fuori della famiglia d'origine (casa famiglia/comunità di accoglienza/affidamento), autonomi e con la necessità e la voglia di sperimentarsi in una coabitazione. Possono ospitare: persone singole, coppie e famiglie che abbiano uno spazio disponibile e il desiderio di mettersi in gioco in una esperienza di coabitazione. I risultati quantitativi dei progetti sono 70 coabitazioni con più di 650 mesi di ospitalità in totale. Quelli qualitativi sono un insieme di storie di vita che si sono intrecciate, di incontri di persone che hanno deciso di percorrere un pezzo della loro strada assieme. Quello che abbiamo potuto osservare finora e che ci fa credere che la metodologia dell’auto mutuo aiuto possa essere anche applicata in questioni pratiche come quella dell’abitare, sono le testimonianze delle persone direttamente coinvolte: un problema vissuto come “pesante e difficile” come quello della propria sicurezza abitativa, viene ridimensionato e riconosciuto come un’opportunità di permettersi un’esperienza diversa, legata all’incremento del proprio supporto sociale, attraverso l’incontro con altre persone, diverse e allo stesso tempo simili a loro. Il ripristino di sentimenti come la speranza, il non sentirsi solo, il poter appoggiarsi all’altro in momenti di fatica, l’empatia sembrano essere i fattori aspecifici vincenti in questo progetto, che possono diventare molla di attrazione per
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la partecipazione di altre presone. Questi risultati ci fanno molto sperare rispetto non solo alla applicabilità del progetto, ma anche all’importanza dei risultati in termini di un incremento del empowerment dei partecipanti. Uno dei compiti principali degli operatori AMA è proprio sostenere queste relazioni, facilitando alle persone che convivono, relazioni basate sul rispetto e sulla responsabilità condivisa, attraverso interventi qualificati che garantiscano selezioni, confronto e soluzioni adeguate alle aspettative. Le potenzialità di questo progetto sono molto ampie, ma il requisito fondamentale è la promozione del progetto stesso. Per questo, grazie alla collaborazione con il Comune di Pergine, la Comunità dell’Alta Valsugana e Bernstol, l’ASIF Chimelli, e alcuni volontari, stiamo organizzando una campagna informativa in questo area del Trentino, con una serata informativa di confronto diretto con la cittadinanza il 12 aprile, presso il centro Kairòs. Il tutto affinchè si possano meglio conoscere queste iniziative e così incrementare il numero di persone che possono beneficiare dell’ auto mutuo aiuto abitativo.
Sandra Venturelli (assistente sociale coordinatrice dell’Associazione A.M.A. ONLUS) Zilma Lucia Velame (Psicologa e psicoterapeuta referente Progetto Casa Solidale) Camilla Bettella psicologa, psicoterapeuta in formazione
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Referendum
Trivellazioni di Alessandro Dalledonne
SI VOTA DOMENICA 17 APRILE, SEGGI APERTI ANCHE IN TUTTI I COMUNI DELLA VALSUGANA DALLE 7 ALLE 21
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l referendum popolare abrogativo del 17 aprile sulla questione delle trivellazioni nei mari italiani ha i suoi pro ed i suoi contro.
COSA VOTARE? Per la prima volta nella storia della Repubblica, gli italiani saranno chiamati a votare a un referendum promosso da 10 Regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) in materia di trivellazioni in mare, soprattutto nell’Adriatico. QUESITO È IL QUESITO POSTO AI CITTADINI: “Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 7, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
"Norme in materia ambientale", come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)", limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?". Se vincerà il Sì verrà abrogato l’articolo 6 comma 17“. La normativa vigente, riguardo l’estrazione di idrocarburi fossili al largo delle coste italiane, prevede che le attività possano proseguire fino all’esaurimento del giacimento, senza alcuna scadenza. Il referendum No-Triv propone “l’abrogazione della norma che concede di protrarre le concessioni per estrarre idrocarburi entro 12 miglia dalla costa italiana fino alla vita utile del giacimento. Se il referendum approverà l’abrogazione (vittoria del Sì), le concessioni giungeranno alla scadenza prevista”. Si vuole quindi limitare la durata delle concessioni alla loro scadenza naturale, evitare proroghe e obbligare le società petrolifere a smantellare le piattaforme che, con il passare del tempo, diventano vecchie e fragili, quindi meno resistenti alle tempeste. Il referendum del 17 aprile non va, quindi, a modificare la possibilità di compiere
nuove trivellazioni oltre le12 miglia, e nemmeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. La vittoria del Sì andrà a impedire lo sfruttamento degli impianti esistenti una volta scadute le concessioni. Ora che abbiamo visto per cosa siamo chiamati a votare, capiamo più a fondo vantaggi e svantaggi del Sì e del No.
LE RAGIONI DEL SÌ E QUELLE DEL NO La principale ragione del NO è quella per cui lo sfruttamento di risorse fossili e quindi l'installazione nel Mediterraneo di centrali petrolifere potrebbero incentivare il lavoro. Il SI invece prevede un differente modello di sviluppo, non più incentrato sulle fonti fossili ma sul rinnovabile e l'ecosostenibile, al fine di evitare una distruzione dell'ecosistema marino causata dai metodi di estrazione. Il NO, differentemente, sostiene che i metodi dell' air gun e altri metodi esplosivi utilizzati nelle estrazioni, che consistono nel rompere, tramite bombe ad aria, le rocce presenti sotto il livello del mare al fine di raggiungere i bacini di petrolio, in realtà non causino i devastanti effetti di cui gli esponenti del SI si fanno portavoci, poichè esistono già numerose piattaforme petrolifere vicino alle coste italiane che, a detta del NO, non hanno provocato alcun problema ecologico. La posizione del SI invece non solo considera gli eventuali danni ecologici ma anche quelli che le trivelle ed il petrolio in mare causerebbero a due dei principali mercati Calabresi: la pesca ed il turismo.
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RITA LEVI MONTALCINI
e t s i ili v r e ssib t n i po im
di Adelina Valcanover
, un ingegnere elettronico, ed Adele Levi o dam A da 9 190 ile apr 22 il rino To a Rita Levi Montalcini nasce le. In otto mesi riuscì a terminare gli ona essi prof iera carr sua la ia iniz ni an i Montalcini, pittrice. All’età di vent 6 si laurea presso l’Università di Torino dove, nel 193 ina dic Me di ltà faco alla si iver iscr ad e i ior iatria. studi super corso di specializzazione in neurologia e psich un re nta que fre a ia iniz ito sub e ti vo dei con il massimo che le sono stati conferiti. Cinque lauree i ent scim no rico i i sim ltis mo i stat o son Oltre al Premio Nobel Weinstein e il Wendell Krieg Lifetime x Ma mio pre so tigio pres il e er ricev a nna honoris causa, prima do istituito dalla più antica associazione o nt cime onos ric ito mb l’a è e ch bm Clu Achievement Award del Cajal nervoso. internazionale dedicata allo studio del sistema
Rita Levi Montalcini alla consegna del Nobel “Buongiorno signora Valcanover. Sono Rita Levi Montalcini. Ha presente?” Certamente! Mi ricordo molto bene. Ma se Lei è qui presumo sia per un’intervista impossibile. “Brava. Ha indovinato. Voglio però che segua la solita prassi: diamoci del tu. Mi piace questa idea”. Ne sono lusingata. Cominciamo subito, allora. Vediamo un minimo di notizie biografiche. “Sono nata il 22 aprile del 1909 a Torino da una famiglia sefardita, ossia
ebraica di origini spagnole, mio padre era un ingegnere elettrotecnico e matematico, mentre mia madre era pittrice”. Era una famiglia molto colta e aperta. In cosa ti ha influenzato particolarmente? “Entrambi i miei genitori sono stati importantissimi per le scelte che ho fatto, diciamo che credo di avere ereditato da mio padre una grande tenacia e determinazione per seguire la strada che ritenevo giusta, senza tentennamenti. Da entrambi i genitori invece la disposi-
zione a considerare il prossimo con simpatia e senza animosità”. Credo che questo ti abbia aiutato molto negli anni difficili delle leggi razziali. “Oh, sì, naturalmente. Ma non solo, credimi. Devi sapere che pur avendo un padre che promuoveva la ricerca intellettuale, aveva una concezione dell’epoca riguardo i ruoli femminili, e riteneva che una carriera professionale avrebbe interferito con i doveri di una buona moglie e madre. Ho avuto nella mia famiglia un’infanzia e adolescenza molto serene”. Però, contrariamente a quello che pensava tuo padre ti sei iscritta nel 1930 alla facoltà di medicina nella tua città. Come mai questa scelta? “Come accade spesso, una persona a me molto cara, la mia governante, si ammalò di cancro e morì. Fu questo evento che mi fece fare la scelta e, nel ’36, mi sono laureata in medicina e chirurgia con il massimo dei voti. Francamente ero indecisa come proseguire. Intendo dire se dedicarmi alla professione medica, oppure alla ricerca. Però con le leggi razziali del 1936, che come sai ci impediva di esercitare e studiare, mi sono dovuta rifugiare in Belgio con il professor Giuseppe Levi mio grande maestro per potermi specializzare in
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neurologia e psichiatria. Poco prima dell’invasione tedesca in Belgio sono tornata a Torino”. E come facesti a proseguire le tue ricerche? “Sai, come ti ho detto sono una persona molto determinata. Era il 1940, era anche scoppiata la guerra. Io avevo cominciato lo studio e la ricerca sul sistema nervoso da anni, e non lo volevo certo sospendere, così ho allestito un laboratorio a casa mia, nella mia camera da letto… Ero l’assistente di Levi”. Qual era l’obbiettivo delle ricerche? “Il ruolo dei fattori genetici e ambientali nella differenziazione dei centri nervosi. Fu attraverso queste ricerche e sperimentazioni che scoprii il meccanismo della morte di intere popolazioni nervose in fase di formazione: l’apoptosi. Per dirtela più semplicemente le mie ricerche riguardavano le cellule nervose e ho lavorato nel mio laboratorio sugli embrioni dei pulcini… Sapessi quante uova ho mangiato! Non mi potevo permette di buttare via nulla. Tempo di guerra”. Non era mica facile vivere all’epoca. Se non ricordo male anche Torino venne bombardata. “Purtroppo sì, dovetti rifugiarmi nell’Astigiano, poi via anche da lì, e andammo al sud d’Italia, ma devo dire che riallestivo sempre il mio laboratorio, poi di nuovo a Firenze, dove nel ’44 sono entrata nelle forze partigiane del Partito d’Azione, come medico. E quando i tedeschi finalmente sgomberarono divenni medico presso il Quartier Generale anglo-americano e assegnata ad un campo di rifugiati di guerra. Non ti dico le condizioni di quei poveretti. E qui ho capito di non essere adatta a questa professione. Mi facevo coinvolgere troppo nei loro drammi. Ho avuto molta fortuna a non ammalarmi in mezzo alle epidemie… il tifo per esempio”. Dopo la guerra tornasti a Torino? “Sì. E poi nel 1947 sono stata invitata negli Stati Uniti dal biologo Victor Hamburger, cui mi ero ispirata per le mie ricerche e mi offrì la cattedra di docente del corso di Neurobiologia al Diparti-
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mento di zoologia. Senza scendere in particolari, che tanto qui non serve, ho potuto continuare le ricerche e tra il ‘50 e il ’51 ho delineato l’idea della crescita nervosa, e dovrei addentrarmi in sottigliezze scientifiche, però ti posso dire che questo venne accolto e approfondito anche con altri scienziati. Ah, te l’ho detto che c’era anche un mio compagno di studi Roberto Dulbecco?” Quanto rimanesti negli Stati Uniti? “Mi viene da sorridere al pensiero. Pensa che dovevo restare solo un semestre e invece ci rimasi trent’anni. Eh, trent’anni magnifici! Le ricerche che ho condotto assieme ai miei allievi e colleghi, portarono a scoperte importanti nel settore del cancro, dell’Alzheimer e il Parkinson, tanto per citarne alcuni. Il fatto è che si credeva che il sistema nervoso fosse statico. Non è così!” Queste scoperte, nel 1986 sfociarono nel conferimento di un grande riconoscimento. Quale? “Insieme al mio allievo e biochimico Stanley Cohen, ho ricevuto il premio Nobel per la medicina. Sì, un bellissimo riconoscimento che qualcuno, proprio qui in Italia cercò di infangare”. Mi ricordo. Fu Duilio Poggiolini. Un personaggio di cui si occuparono poi le cronache giudiziarie di
Mani Pulite e condannato… Mi dispiace per questo increscioso incidente. “Che vuoi farci? Era una persona, che per motivi che non conosco, ha dato fastidio questo premio, che in parte ho devoluto per la costruzione di una sinagoga a Roma. Ho ricevuto altri riconoscimenti. Ti cito per esempio la National Medal of Science che è più alta onorificenza del mondo scientifico americano. Poi ho lavorato molto anche in Italia, al mio rientro. Non sono mai stata una persona pigra. Non ti sto a elencare tutti gli incarichi ricoperti. Sono stata nominata senatore a vita. E mi recavo spesso anche in Parlamento”. Anche lì qualche personaggio scorretto, ti ha offeso pesantemente. “Oh, beh, sai, sorridevo e tiravo dritto. Non mi pareva una cosa giusta mettermi a discutere con persone del genere. Che vantaggio ci sarebbe stato? Nessuno… e allora, sorridevo, e via”. Te ne sei andata a 103 anni, a Roma, ma ti hanno traslata a Torino, la tua città. “Queste sono piccole cose e contano poco. Comunque lasciami ripetere una cosa che dissi, per congedarmi da te e dai lettori di Valsugana news: “L’umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi”.
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Lutero e gli ebrei
di Luisa Bortolotti
Nel mese di aprile ricorre un curioso anniversario, anche se da molti dimenticato o addirittura sconosciuto: quello del 29 aprile del 1946 quando, davanti al tribunale internazionale di Norimberga, comparve tra gli imputati anche l'ombra di Lutero.
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Processo di Norimberga” è il nome usato per indicare due distinti gruppi di processi ai nazisti coinvolti nella seconda guerra mondiale e nella Shoah: processi che si tennero dal 20 novembre 1945 al 1º ottobre 1946 nel Palazzo di Giustizia della città tedesca di Norimberga (la città era, insieme a Berlino e Monaco, una delle città simbolo del regime nazista). Ventiquattro i gerarchi nazisti imputati come principali criminali di guerra. I capi d’imputazione principali erano i quattro seguenti: congiura contro la pace mondiale; progettazione, provocazione e svolgimento di una guerra d’aggressione; crimini e violazioni contro il diritto bellico; crimini contro l’umanità. E appunto il 29 aprile 1946, davanti a tale tribunale, comparve tra gli imputati anche Lutero. La chiamata di correo venne da Julius Streicher, l'editore del foglio nazista "Der Stürmer". Alla domanda del suo difensore se in Germa-
nia ci fossero state altre forme di aggressione a stampa contro gli ebrei oltre a quelle da lui organizzate, Streicher rispose che per secoli la stampa tedesca aveva avuto toni antisemiti e che, se l'accusa avesse preso in considerazione un certo libro di Lutero, lo stesso dottor Lutero avrebbe dovuto sedere al banco degli accusati. Cosa diceva Lutero nei suoi scritti? <<Cosa vogliamo farci, noi poveri predicatori? In primo luogo vogliamo credere che il nostro Signore Gesú Cristo dica la verità, quando dà un tale giudizio su quegli ebrei che non lo accettarono, e lo crocifissero: "Voi siete una razza di vipere e figli del demonio". Come dice anche il Suo precursore Giovanni Battista, eppure erano Suoi consanguinei. Ora i nostri governanti e tutti questi santi misericordiosi, che sono ben disposti verso gli ebrei, ci lascino quanto meno la possibilità di credere a Gesú Cristo nostro Signore, il quale certo conosce meglio di questi misericordiosi santi i cuori di tutti, [e
Il Processo di Norimberga dice] che questi ebrei devono essere razza di vipere e figli del demonio, cioè che ci concedono tanto bene, quanto [ne concede] il demonio loro padre. E quale bene egli ci conceda, noi cristiani dovremmo a ragione averlo imparato da molto tempo e bene, dall'esperienza e dalla Scrittura>>. Ma, Lutero a parte, come si concluse il Processo? Si chiuse con la pronunzia delle sentenze: 3 assoluzioni, 12 condanne alla pena capitale, 7 condanne a pene detentive, di cui in alcuni casi ergastolo, in altri casi reclusione temporanea. La esecuzione dei condannati alla pena capitale si svolse il 16 ottobre 1946 nella vecchia palestra del carcere di Norimberga: dopo le esecuzioni capitali, i cadaveri furono bruciati in un crematorio di Monaco e le ceneri sparse nelle acque di un piccolo affluente del fiume Isar. I condannati a pene detentive furono invece trasferiti nel luglio 1947 al carcere dei criminali di guerra di Berlino-Spandau.
Nazisti al processo di Norimberga
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Cinque amici al bar di Armando Munaò
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ualcuno un giorno disse che l’amicizia, quella vera, è un sentimento fatto da un insieme di piccoli gesti, da attenzione continua che si alimenta e prende vita ed energia da stima e fiducia reciproca. Elementi questi dall’alto significato e valore morale che nel tempo e con il tempo diventano la vera essenza dell’essere amici. Il grande Aristotele affermava che l’amicizia è una virtu’ degli individui fondata non soltanto su semplici sensazioni o emozioni, ma anche e principalmente su una scelta di vita che accomuna ed unisce più persone, inizialmente legate da un qualcosa di indefinito, ma che poi lentamente diventa vero affetto che distingue e caratterizza la differenza tra “conoscenza” e amicizia. In realtà cosa è l’amicizia e cosa lega due o più amici tra di loro. Ed è facile trovare un vero amico con il quale ridere, trascorrere piacevoli momenti in spensieratezza e confidarsi trasmettendo le proprie emozioni. Sono del parere che troppo spesso di abusa di questo termine. Non in questo caso, però. Non nei riferimenti di
questo mio articolo. Ed è appunto dell’amicizia di cinque persone che in questo mio scrivere desidero parlare. Di quelle “vere” persone, gli amici, che sono come le stelle…”non sempre si vedono, ma sai che ci sono e che, all’occorrenza, illuminano l’oscurità della notte che non di rado è presente, nei momenti bui e tristi, della nostra vita”. Cinque amici, borghesani di nascita e di adozione, che vivono la loro quotidianità in maniera diversa, ognuno con la propria famiglia, i propri cari e i propri affetti e il proprio lavoro (per la verità qualcuno al lavoro ha già dato e si gode meritatamente la giusta pensione). Eppure quasi tutti i giorni, come in spinti da un piacevole automatismo o di inconscia e tacita chiamata, si incontrano al Caffè Milano di Borgo Valsugana. E non solo per bere il loro “biberon” (per la cronaca è il particolare aperitivo che hanno inventato) o per fare quattro chiacchiere del più o del meno. Si danno appuntamento, si chiamano e si cercano soprattutto per il piacere e la gioia di vedersi, di scambiarsi un “ciao” e per dimostrare, l’uno
all’altro, quanto importante sia, nella semplicità del dire e del fare, la loro amicizia. Un sentimento che li unisce e li accomuna, ricco di emozioni e d’insegnamenti e vita in comune, che, come una pianta bisognosa di sole e d’acqua riescono a fare crescere più vigorosa che mai. La loro è una amicizia cementata da conoscenza e frequentazione vissuta nella consapevolezza che ognuno può contare sugli altri, condividendo i propri problemi, ridere insieme e parlare con la certezza di non essere mai giudicati. Magari avranno anche opinioni e punti di vista diversi, ma dopo la discussione, mai accesa, e non di rado con sorrisi ironici, tutto passa e il tutto rientra in quella cornice che racchiude le cose belle che meritano di essere vissute. Cinque amici di non più giovane età, che indiscutibilmente, con la loro esperienza di “uomini” sono e possono essere d’esempio a quei giovani, e sono tanti, che, purtroppo, stanno perdendo e dimenticando i valori fondamentali della nostra esistenza.
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CLUB BOCCIOFILI BORGO Da un’idea... 42 anni fa IL GIOCO DELLE BOCCE Il gioco delle bocce, per moltissimo tempo fu considerato una delle attività ludicoricreative preferite dagli anziani perché in questo piacevole gioco non solo trovavano la possibilità di una sana attività fisica o il ritrovarsi al di fuori delle pareti domestiche, ma anche e soprattutto un momento ricreativo da trascorrere insieme. Secondo alcune ricerche e ritrovati antichi sembra che già 7mila anni prima della nascita di Cristo furono ritrovati, in Turchia, oggetti sferici molto somiglianti alle attuali bocce. Inizialmente il gioco delle bocce veniva praticato all'interno di un piccolo spazio rettangolare delimitato da assi di legno. E di solito questo campo di “gara” era creato all'interno di cortili abitativi dove, i condomini, si ritrovavano, in amicizia, ma anche con un certo familiare agonismo, per disputare le loro gare. Oggi il gioco delle bocce è un vero e autentico sport riconosciuto a tutti gli effetti e come tale viene praticato a livello agonistico sia da giovani sia adulti, ognuno suddiviso nelle varie categorie e varie specialità. E' un vero sport che sintetizza la più altra essenza dello spirito “decubertiano” in quanto elemento di competizione, di confronto fisico, che pone l'uomo contro l'uomo, squadra contro squadra. Il tutto in una fusione di spirito agonistico, di intelligenza e di abilità. Il gioco delle bocce però, come sottolinea Gianni Martinelli, attuale presidente, non è solo gara e disputa atletica, non è solo confronto agonistico o ricerca del risultato. E’ un vero ed indiscutibile momento di aggregazione, di socializzazione e di frequentazione tra individui dove la conoscenza diventa, prima rispetto e poi, inevitabilmente amicizia. (a.m.)
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Era la primavera del 1974, quando veniva chiuso il Circolo ENAL sito al pianterreno della Casa Franceschini in via XX Settembre di Borgo Valsugana, poiché con una legge statale era stato dichiarato ente inutile, venendo così a cancellare un punto di incontro e ritrovo per anziani e pensionati. Alessandro Bonecher e Rino Carneri, assidui frequentatori del Circolo, si attivarono subito per sopperire a quel vuoto ed in breve tempo ebbero l’idea di realizzare un bocciodromo in cui , oltre al passatempo del gioco delle bocce, potesse trovare posto un luogo di incontro e socializzazione analogo al Circolo soppresso. Identificarono in Pra del Mercato l’area idonea per la realizzazione della struttura. Un professionista locale si prestò alla progettazione di un bocciodromo a due corsie coperte, depositando all’Amministrazione Comunale la relativa documentazione per un parere preventivo di fattibilità. Proposta non accolta per diversa destinazione d’uso dell’area scelta, ma con l’indicazione da parte del Sindaco di allora, Sig. Giorgio Zottele, di poter realizzare il bocciodromo al piano terra , lato est, della ex filanda, in via XXIV Maggio, con la disponibilità dell’Amministrazione di seguire le pratiche relative anche per poter ottenere un finanziamento dalla Provincia di Trento ed eventuale concorso nei lavori di costruzione. Nell’autunno dello stesso anno (1974), veniva costituito il Club Bocciofili Borgo, con primo Presidente Sergio GIOPPI, sostituito dopo breve tempo dal Cav. Mario ZOTTA. In breve tempo i Soci del Club, superavano le duecento unità. Il progetto di costruzione della struttura nel frattempo seguiva il suo iter
Alessandro Bonecher
Rino Carneri
Sergio Gioppi burocratico ed alla notizia della concessione del contributo provinciale, seguiva la volontà di iniziare i lavori. I lavori più impegnativi venivano eseguiti dal Comune di Borgo, con l’Ufficio tecnico e gli operai del cantiere Comunale, in collaborazione con i Soci iscritti al Club, che dedicavano la loro attività a titolo gratuito. Vi era la necessità comunque di acquistare materiali e pagare le Ditte locali che eseguivano lavori non realizzabili dai Soci: Alessandro Bonecher, cassiere del Club, allora si dedicò ad una col-
Foto quarantesimo letta, tra la popolazione: girava con una rubrica sotto braccio, chiedeva a quanti incontrava, spiegandone le motivazioni, di partecipare alla realizzazione del suo sogno, raccoglieva le donazioni, con la promessa della restituzione, all’atto del ricevimento del contributo provinciale. La somma raccolta permise di effettuare tutte le opere murarie, senza lasciare debiti insoluti, di attrezzare le due corsie di gioco in materiale plastico, unico esempio in Trentino, di dotare la struttura di un piccolo bar interno ed una sala attigua per riunioni e gioco delle carte. Il giorno di San Prospero del 1975, il bocciodromo veniva inaugurato con una gara sociale molto partecipata e seguita dalla popolazione. Nei mesi successivi veniva realizzato l’impianto di riscaldamento e la struttura funzionò per tutto l’arco dell’anno, con un numero di soci sempre in aumento. Alessandro Bonecher, intanto incominciava a restituire agli aventi diritto le somme avute in donazione: A dire il vero le somme restituite furono irrisorie, poichè i donatori lasciavano il loro contributo al Club, soddisfatti di aver partecipato alla realizzazione del punto di incontro e socializzazione. Nel 1976, il Club Bocciofili Borgo, ormai divenuto conosciuto in tutto il Trentino si affiliava alla federazione Italiana Bocce e costituiva la Squadra Agonistica, che incominciava con le sue
divise azzurre con bordino rosso- giallo a partecipare alle gare del calendario Trentino ed ad organizzare gare provinciali di assoluto livello. Nacque in questo contesto anche la sezione femminile e quella giovanile, che in breve tempo seppe imporsi a livello provinciale. Alcuni ragazzini di allora, ancora oggi, uomini, proseguono l’attività sportiva con ottimi successi. Nel 1987, la ex filanda, veniva destinata quale sede delle Scuole Superiori ed il Club Bocciofili sarebbe rimasto senza campi e senza sede. L’Amministrazione Comunale pertanto provvedeva alla realizzazione del Bocciodromo Comunale in via della Fossa, con due campi coperti e due scoperti, bar, sala riunioni ed ampi spazi verdi, che veniva inaugurato il giorno 8 dicembre 1988 e che è tuttora in funzione. Da allora tantissima acqua è passata sotto i tradizionali ponti e la storia del bocciodromo, dei simpatizzanti, dei tesserati e degli atleti ha caratterizzato la vita sociale di Borgo Valsugana. E lo ha fatto nel rispetto, non solo delle regole agonistiche, ma anche e principalmente nella vera concretizzazione dei rapporti umani e degli incontri tra amici. Dunque da un’idea, condivisa poi da una intera popolazione, ancora oggi, dopo quarantadue anni, una realtà che continua ad operare nel mondo sportivo e sociale, con lo stesso spirito e lo stesso impegno, pur con uomini e donne nuovi , dei suoi fondatori.
La storia, poi, è fatta di ricordi, di conquiste e di sacrifici giornalieri che non possono essere dimenticati e che vivono sempre nella nostra essenza di “uomini e sportivi”. E in merito ai risultati agonistici, un elogio e un vero plauso a tutti gli atleti che, nel corso dei vari anni, hanno rappresentato, ottenendo ottimi risultati, il bocciodromo in tutte le manifestazioni inserite nel calendario regionale, interregionale e nazionale della Federazione Italiana Bocce. E menzione particolare deve essere anche indirizzata a chi, all’interno del bocciodromo, ha avuto il compito di gestire il bar e tutta l’ospitalità. Dapprima Luciano Casagrande e poi, per oltre 21 anni Gianni Martinelli e famiglia che con il loro “savoir faire” e dinamismo hanno lasciato un segno di vera competenza e professionalità.
I PRESIDENTI Sergio Gioppi, Mario Zotta, Rino Carneri, Giani Martinelli, Emilio Bastiani, Paolo Fabris, Zortea Rita, Capi Antonio, Debortoli Sergio, Giorgio Ragucci, Gianni Martinelli.
a destra l'attuale presidente Gianni Martinelli intervistato da Lucio Gerlin Un ringraziamento a Gianni e Alessandro Martinelli per la preziosa collaborazione nella realizzazione del servizio.
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L’Economia Solidale Il Tavolo provinciale dell’Economia Solidale ha approvato di recente la nuova versione dei 13 disciplinari che, settore per settore, danno attuazione alla legge provinciale sulla promozione e sviluppo dell'economia solidale e della responsabilità sociale delle imprese (LP n.13 del 17 giugno 2013). Per “economia solidale” si intende lo svolgimento dell’attività economica e culturale che consente il conseguimento di obiettivi d’interesse collettivo quali la valorizzazione delle relazioni tra i soggetti, un’equa ripartizione delle risorse, il rispetto e la tutela dell’ambiente e il perseguimento di obiettivi sociali.
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e attività di economia solidale sono finalizzate alla creazione e all’accrescimento di iniziative operanti secondo i principi di cooperazione, reciprocità, sussidiarietà responsabile, sostenibilità e compatibilità energeticoambientale, volte alla produzione e allo scambio di beni e servizi. Oltre all'individuazione degli Attori, i disciplinari permettono anche di tracciare un percorso virtuoso, incentivandoli ad adottare una serie di azioni volte a migliorare i propri comportamenti socio-ambientali. Un “miglioramento continuo” che si traduce nella neces-
sità di rivedere periodicamente, ogni 2/3 anni, gli obiettivi contenuti nei disciplinari, in modo da “alzare l'asticella” in maniera progressiva. «Oggi prende concretamente avvio la fase in cui questa legge – ha detto Alessandro Olivi, vice presidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro - comincerà a declinare sul territorio i suoi effetti, facendo crescere un vero e proprio distretto, il primo in Italia, che metta in primo piano l'uomo, il rapporto con l'ambiente e la responsabilità sociale delle imprese. Si può ripartire anche da questi valori per
contrastare questa stagione fredda che ha visto il prevalere della finanza a scapito dell'economia reale». Le attività che fanno parte di questo ambito sono state definite in tredici settori che vanno dai prodotti biologici al welfare di comunità, dall’edilizia sostenibile al turismo responsabile e ancora dal commercio equo e solidale alla mobilità sostenibile. Per aderire ai disciplinari è necessario che il 50 per cento del fatturato annuo dell'azienda sia riconducibile al settore di cui si richiede di fare parte. Questo comporterà per l'azienda vantaggi di tipo sia organizzativo, come attività di supporto, che economico, che la legge istitutiva non definisce e che saranno oggetto di sviluppo. È stato fatto preliminarmente un censimento sulle realtà potenzialmente interessate che ha permesso di individuarne oltre 1.100. «I disciplinari, - ha ricordato Silva Floriani, referente del welfare di comunità - sono una sorta di “regolamenti attuativi” relativi a ciascun settore, contenenti le indicazione su come individuare gli Attori dell'Economia Solidale». «Le prospettive, - ha spiegato Cesare Raoss, referente per il consumo critico e per i gruppi di acquisto solidale - saranno quelle di coinvolgere il territorio e la comunità».
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RICCHEZZA E POVERTà Ritornare a prima della crisi in Italia, prima cioè del fatidico inizio del 2007, sembra sarà ancora lunga. Una stima ottimistica parla del 2020, ma se consideriamo il periodo dal 2008 al 2014 la ricchezza individuale degli italiani si è ridotta di 1100 euro passando da 27600 a 26500 euro all'anno. Non così in Europa dove la media de pil procapite nello stesso periodo è, invece, salito, passando da 26000 a 27500 euro all'anno. Un -4% italiano contro un +5,7% europeo. a 16800, le regioni più povere del Mezzogiorno hanno resistito meglio alla crisi in quanto a potere di acquisto, ma sono scese molto al di sotto della media europea. La Sicilia è passata da 18100 a 17100; la Puglia, pur avendo avuto un trend positivo di 100 euro è a quota 17400; la Basilicata è scesa da 19800 a 19100; la Sardegna da 20600 a 20000; il Molise da 21300 a 20600. Il Mezzogiorno dunque soffre ancora anche se nel 2015 il pil nazionale che nel 2014 era ancora negativo, è tornato lievemente positivo a +0,7%. I disagi maggiori, come è ovvio attendersi, li soffre chi si è visto a sorpresa crollare il pil pro capite e da ricco si è ritrovato povero pur restando sopra la media europea, come il Lazio che ha visto una contrazione di -7,33% passando da 34100 a 31600 perdendo in pratica 2500 euro di potere d'acquisto all'anno. A perdere un po' di meno del Lazio ma in percentuale maggiore, dicevamo, è stata l'Umbria passando da 26300 a 24100, in pratica 2200 in meno nel 2014 rispetto al 2008. Altro crollo significativo lo ha avuto la Campania passando da 18200 a 16800 soffrendo una contrazione del potere d'acquisto del 7,7% diventando di fatto più poveri dei pugliesi che si attestano a 17400 euro di pil pro capite all'anno. Le Regioni che hanno fatto il salto in avanti sono la Provincia Autonoma di Bolzano
che è passata da 37500 a 39900 e la Valle d'Aosta, passata da 35500 a 36700 euro, molto al di sopra della media europea. Dopo i trentini sono i toscani che possono contare su un tenore di vita più ricco della media europea calati di appena 100 euro, passando da 28900 a 28800 e mostrando un segnale di maggiore resistenza alla crisi. A seguire, l'Abruzzo con un -0,85%, passato da 23400 a 23200. Il 3% lo hanno perso entrambe l'Emilia Romagna e la Sardegna, passate nell'ordine da 33400 a 32400 e da 20600 a 20000. (f.z.)
Pil pro-capite 2008-2014, da Regione a Regione ITALIA UE28 BOLZANO VALLE D'AOSTA PUGLIA TRENTO TOSCANA ABRUZZO VENETO SARDEGNA EMILIA R. MOLISE BASILICATA LOMBARDIA MARCHE CALABRIA FVG SICILIA PIEMONTE LIGURIA LAZIO CAMPANIA UMBRIA
VAR% -4 5,7 6,4 3,6 0,6 -0,29 -0,35 -0,85 -2 -3 -3 -3,3 -3,5 -3,6 -4,5 -5,3 -5,4 -5,5 -6 -7 -7,33 -7,7 -8,37
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VALORI ASSOLUTI 27.600-26.500 26.000-27.500 37.500-39.900 35.500-36.700 17.300-17.400 34.000-33.900 28.900-28.800 23.400-23.200 30.500-20.900 20.600-20.000 33.400-32.400 21.300-20.600 19.800-19.100 36.200-34.900 26.700-25.500 17.100-16.200 29.500-27.900 18.100-17.100 29.500-27.700 31.000-28.800 34.100-31.600 18.200-16.800 26.300-24.100
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Fonte Eurostat
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ono dati che mettono in dubbio la convenienza per l'Italia di stare in Europa, forniti da un insospettabile Eurostat, l'istituto di statistica europeo. Quando si ragiona di medie salta agli occhi che in Europa ci sono stati Paesi che hanno visto salire il proprio pil di almeno il 10%. Un dato medio europeo positivo con una perdita di 10 punti sul potere d'acquisto italiano fa supporre che altri Paesi lo abbiano aumentato di 20 punti. Fissando a 100 la media europea del pil pro-capite, consultando una delle tabelle dell'istituto europeo di statistica che si trova nel sito http://ec.europa.eu/eurostat si può vedere che la posizione dell'Italia è scesa da quota 106 nel 2005 a quota 96 nel 2014. Nello stesso periodo la Germania è passata da 116 a 124, ma tra i 28 Paesi l'Estonia è passata da 59 a 76. Se poi si va a vedere come si posizionano le Regioni italiane in sulla linea della flessione media del -4%, passiamo da un +6,4% in Alto Adige a un – 8,37% in Umbria. Il Trentino è sotto la media di 0,29% rimanendo però sopra la media europea con 33900 euro di pil pro capite all'anno. Il Veneto scende di 8 punti passando da 30500 a 20900 euro di pil pro capite all'anno. La Toscana è scesa solo di 100 euro da 28900 a 28800 rimanendo sopra la media europea dei 28 Paesi. A parte la Campania crollata da 18200
I commercianti a lezione di successo Levico Terme
di Franco Zadra
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na compagnia teatrale della Florida ha messo online un elenco che, tra verità e falsi miti, racconta degli ultimi 100 anni di storia, dicendo tra l'altro che nel 1915 “solo nel 14% delle case – si parla di Stati Uniti – era presente una vasca da bagno” o che “Il limite di velocità in molte città era di 10 miglia all’ora”, questa lista e il fatto che sia diventata virale in poco tempo sul web, dice qualche cosa su quanto sia divenuto interessante lo studio dei cambiamenti nella società. Se poi, cogliere questi cambiamenti di-
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venta fondamentale per assicurare il buon andamento del mio negozio, per continuare a stare sul mercato, per compiere delle scelte oculate, non sorprende il perché abbiano quasi riempito la sala consiliare i commercianti di Levico, per seguire la lezione del professor Gianni Tecilla, consulente di direzione che da anni si occupa di marketing strategico e operativo, politiche e organizzazione aziendale e commerciale, comunicazione, customer satisfaction e internazionalizzazione, business plan, start-up, prima come dirigente di importanti aziende multinazionali e poi come consulente, oltre che docente universitario e formatore in master post laurea e corsi manageriali. Tema dell'incontro formativo era, appunto, “Leggere i cambiamenti della società e dei consumatori e co-
struire strategie di successo”. «Noi spesso – ha detto Gianni Beretta, Presidente del Consorzio Levico Terme in Centro, organizzatore della serata in collaborazione con l’Assessorato al Commercio del Comune di Levico – siamo troppo dentro al negozio per accorgerci di come va il mercato. Da un anno collaboriamo con Sergio Bailo, dirigente dell'Enaip di Borgo ed è grazie ai corsi che organizzano all'Enaip che abbiamo conosciuto il professor Tecilla e lo abbiamo invitato a parlarci, perché crediamo che sia riduttivo e inutile dare solo colpa alla crisi perché gli affari non sono più com'erano una volta, piuttosto dobbiamo capire che i cambiamenti della società e dei consumatori ci impongono una seria riflessione sulle nostre strategie di mercato». «In questo periodo di crisi strutturale – ha detto la vicesindaca, Laura Fraizingher – dove il commercio sta particolarmente soffrendo, anche se una recente analisi del Politecnico di Torino ha promosso Levico come qualità dell'offerta commerciale, abbiamo bisogno di strumenti diversi da quelli tradizionali». «Gli incontri che organiz-
di fascia alta, ma non c'è più la fascia media». Chi faceva pannolini adesso fa pannoloni, perché ci sono più anziani che lattanti. Le famiglie sempre più piccole portano le aziende sempre di più verso le monoporzioni. «A Campiglio – ha detto ancora il professore – non vanno più i russi ricchi, perché l'offerta è troppo bassa. Vanno piuttosto nella vicina Svizzera». Siamo una società di individualisti che significa che il cliente ha un comportaPROMO mento sul mercato da PRIMAVERA individualista denCon l’acquisto di porte interne tro una proliferamaniglia mod. Lucia zione di stili di vita IN OMAGGIO e una frammentazione esasperata dove le aspettative dei clienti crescono. A parte 16 fer forse i giovani che 5/ ta v 0 alida f ino al 31/ dai 12 ai 17 anni si comportano ancora come Via Frigatti, 2 - STRIGNO - Tel. 0461 782045 - 348 7836174 “branco”, perciò info@bressaninilegno.com - www.bressaninilegno.com -
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ziamo a Borgo – ha detto Sergio Bailo – sono aperti al pubblico, ma si inseriscono nel nuovo percorso di qualifica a operatore di servizi di vendita. In maggio ne faremo uno sull'e-Commerce, un importante settore commerciale in espansione e saremmo contenti di veder partecipare tanti commercianti perché l'operare è un fatto di relazioni e attraverso queste si produce un cambiamento». In due ore abbondanti di lezione il professor Tecilla ha toccato vari temi, passando dal posizionamento alla differenziazione, dal targeting all’offerta da proporre, alla comunicazione. «È cambiato il mondo – ha detto – dobbiamo cambiare anche noi. Nonostante la crisi ci sono aziende che vanno alla grande perché hanno colto per tempo i cambiamenti che ci sono stati». Uno dei fatti che più evidentemente ha cambiato lo scenario dei consumi è la società multi etnica che porta per esempio le farmacie in Trentino a ridurre lo spazio riservato ai bambini, fino a un quarto negli ultimi 5 anni, poiché per quei prodotti i consumatori immigrati si servono meglio alla Lidl. Una cosa che ha colpito la platea e che è forse poco intuitiva è stato scoprire che «il prodotto medio – ha detto Tecilla – è quello che soffre di più. Esiste un mercato di fascia medio bassa e uno
vedono i film, ascoltano la musica, consumano le merendine che piacciono a tutti. La massa dei consumatori oggi ascolta gli altri attraverso i social, twitter, facebook, tanto social, anche in Trentino. Se una azienda, piccola quanto si vuole, non è presente sui social, non esiste per il mercato. Se non sono social non comunico e oggi devo avere come minimo un Wifi Free in negozio. Si è passati dal Mass Market al Segment of One per Target sempre più piccoli. E qui purtroppo dobbiamo dire che ci sono commercianti che vivono con fastidio questi termini inglesi che però vorrebbero aiutare a cogliere in un attimo il nocciolo della questione. Dobbiamo dare prodotti unici e servizi differenziati per una società usa e getta cerca continuamente prodotti unici. Amazon in India sta studiando come consegnare in 4 ore su tutto il territorio. In India! Questo per dire che le aziende devono cambiare rapidamente, concentrandosi sui dettagli. Scegliere! Posizionarsi, differenziarsi e mantenere una condotta coerente. Questo il segreto del successo.
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QUANDO ERAVAMO POVERI I
n un breve filmato pubblicato a cura della Provincia Autonoma di Trento su Youtube, si parla (in inglese) di una terra dove si investe in ricerca e sviluppo, dove la sostenibilità è al primo posto, dove la qualità delle produzioni è al vertice delle classifiche. Una terra dove è bello vivere e investire. Nel cuore dell'Europa, immerso nelle Dolomiti - patrimonio naturale dell'umanità - con i suoi laghi, le sue valli, le sue città ricche di storia e cultura, i suoi musei che ogni anno attirano numerosi turisti e visitatori, il Trentino oggi si presenta così al mondo. Ma com'era cent'anni fa? Lo storico Aldo Gorfer ci ricorda che «il 22 maggio del 1915 il Trentino fu protagonista di quel tristissimo spettacolo delle folle cacciate dalle case da eventi più grandi di loro, e costrette all'esilio senza la speranza di un immediato domani, spettacolo che da allora, con tragica frequenza si ripeté nell'Europa e nel mondo. È il cupo quadro della guerra moderna che al diritto di sacco dei capitani di ventura ha sostituito l'assolutismo militare, e qualche volta anche politico. Il fenomeno dei profughi e dei campi di concentramento nacque praticamente con il primo conflitto mondiale e si dilatò in maniera apocalittica durante il secondo. I nostri nonni e i nostri padri ne fecero amara esperienza. I
mezzi di distruzione si erano fatti tali che la guerra non era combattuta solamente al fronte, ma anche le retrovie diventavano fronte; certi sistemi politici inoltre, non potevano ammettere, per ragioni di ideologia e perfino di razza, movimenti avversi al regime. Mai il Trentino, nella sua pur movimentata storia, ha conosciuto un dramma sì vasto da coinvolgere in modo più o meno diretto l'intera popolazione». Una fotografia completamente ribaltata in soli 100 anni, la vita di un uomo. Non si pensi però che sia stata la Guerra a rovinare l'economia trentina, dove la mobilità sociale occupazionale rappresentava già un fenomeno di lunga data. Dall’antica transumanza dei pastori alle più disparate tipologie e direttrici migratorie, non è azzardato sostenere che questa regione, abbia sperimentato ogni tipo di emigrazione. Il problematico rapporto popolazione-
risorse, era sovente esasperato da un insieme di concause che rendevano indispensabile, per integrare l’insufficiente reddito locale, offrire altrove il proprio lavoro. L’emigrazione, in questo modo, non rappresentava soltanto una valvola di sfogo, ma era un importante sistema di produzione di ricchezza fondato sulla mobilità. La crisi economica e sociale seguita all’Unità d’Italia, che aveva sovvertito le secolari direttrici commerciali della provincia, travagliata dalle annose malattie dei principali prodotti agricoli, aveva prodotto una spinta espulsiva senza precedenti. Le abbiamo viste tutte, siamo stati migranti economici e profughi e non sappiamo più esattamente che bello sia sentirsi dire oggi da un video su Youtube, pure in inglese, «Trentino, a land where it's nice to live and invest».
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LA SPESA PENSIONISTICA IN VALSUGANA ED IN TRENTINO di Alessandro Dalledonne
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iù di un valsuganotto su quattro percepisce una pensione. Ogni anno in Trentino vengono erogati 194.064 trattamenti pensionistici a 140.137 pensionati, per un ammontare complessivo pari a 2.424 milioni di euro. L’incidenza della spesa pensionistica sul prodotto interno lordo (Pil) provinciale è pari al 13,7%, in Italia è del 16,9%. Analogamente, il tasso di pensionamento, rappresentato dal rapporto tra il numero delle pensioni corrisposte e la popolazione media residente, si colloca il Trentino su livelli inferiori rispetto al resto del Paese, essendo pari al 36,4% contro il 38,4% registrato a livello nazionale. Nella nostra Provincia, in poche parole, vengono pagate, in rapporto alla popolazione, meno pensioni rispetto alla
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media italiana. Questo perché la popolazione trentina è mediamente più giovane del resto della popolazione italiana e presenta un tasso di occupazione più elevato. Il 92,5% delle pensioni erogate (2.242 milioni di euro) sono per invalidità, vecchiaia, di anzianità o per pensioni ai superstiti. Altri 136,5 milioni, pari al 5,6% del totale, sono erogati per pensioni assistenziali (assegni sociali, invalidità civile e pensioni di guerra). Con circa 45 milioni di euro le pensioni indennitarie non assistenziali rappresentano, invece, appena l’1,9% della spesa pensionistica. In questa categoria rientrano le pensioni pagate in conseguenza di infortuni sul lavoro e malattie professionali. Il 53,5% dei pensionati sono donne e
sette pensionati su dieci hanno più di 64 anni. Altri dati. Circa il 32,4% dei pensionati trentini e valsuganotti riceve più di un trattamento pensionistico, la maggioranza dei quali (25,8%) cumula diverse tipologie di pensione, mentre il restante 6,6% è beneficiario di più pensioni della stessa tipologia. La quota preponderante delle persone riceve una pensione di vecchiaia che, per la maggioranza di questi soggetti (68,6%), rappresenta l’unico reddito pensionistico. La seconda tipologia di pensione per numero di beneficiari è quella per superstiti. Il 24,0% di questi individui, quasi tutte donne, riceve questa tipologia di pensione come unica fonte di sostentamento. Il restante 76,0% riceve una o più pensioni integrative. Ma a quanto ammontano, in media, le pensioni in Trentino ed in Valsugana? Il 39,5% dispone di un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro mensili, ripartito, per genere, in un 52,5% per le donne e un 24,5% per gli uomini. Suddividendo le pensioni per classi d’importo mensile, si osserva come l’11,1% dei pensionati percepisce un reddito mensile da pensione inferiore ai 500 euro, la cui predominanza è rappresentata da pensioni percepite da donne. Poco più della metà dei beneficiari di sesso maschile (53,3%) riceve un reddito da pensione inferiore ai 1.500 euro, mentre per le donne questa quota raggiunge circa i quattro quinti delle pensionate totali (il 79,8%). Le pensioni erogate di importo superiore ai 2.000 euro mensili incidono per circa il 16,1%: il 24,5% per i maschi e l'8,7% per le femmine. In Bassa Valsugana e Tesino il reddito pensionistico medio ammonta a 14.394 euro, in Alta Valsugana e Bersntol la media è più alta, apri a 15.123 euro. I pensionati trentini che “guadagnano” dio più sono quelli della Val dell’Adige con 17.441 euro, seguiti dalla Vallagarina (16.011) e, per l’appunto, dall’Alta Valsugana. Ciò può essere spiegato con il fatto che nelle aree di fondovalle si concentrano maggiormente attività di servizi che mediamente rilevano un reddito pro-capite più elevato. Per converso, la Comunità della Val di Non risulta quella dove i pensionati ricevono l'ammontare mediamente più bassi (12.785 euro).
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massaiaSAGGIA
non compra Gratta&Vinci L
a parola economia deriva dall'unione delle parole greche οἴκος (oikos), "casa" e νόμος (nomos), "norma" o "legge", letteralmente significa quindi "gestione della casa". Molto più vicino all'arte della massaia che all'arte del massimo rendimento con il minimo sforzo. Si mira al soddisfacimento dei bisogni dei membri della collettività attraverso l'utilizzo di tutti quei beni utili a questo scopo, detti appunto "beni economici". In una chiave di lettura economica si definisce un membro della collettività “operatore economico”, un termine meno passivo di “consumatore”, in quanto è attore di comportamenti che lo vedono impegnato nel cercare di soddisfare i bisogni personali tenendo conto della scarsità delle risorse a propria disposizione cercando di ottenere il massimo risultato possibile. L'insieme di questi comportamenti compiuti dai singoli soggetti in una società vanno a determinare fin dall'antichità fenomeni economici globali. L'intervento pubblico in economia, la politica economica, entra in questo gioco come un super-soggetto e le decisioni politiche che si prendono in questo ambito vanno a generare o influenzare feno-
meni economici come l'inflazione, la disoccupazione, la formazione del prezzo di mercato, le decisioni di acquisto o di investimento dei singoli individui e così via. Per fare un esempio di comportamento economico, senza per questo voler esprimere giudizi, ma solo per cogliere il meccanismo che comprende l'influenza sociale e la conseguenza di scelte politiche che funziona praticamente in tutti i casi di fenomeni economici, prendiamo in considerazione i Gratta & Vinci. Dal punto di vista di scelta individuale, l'acquisto di un Gratta&Vinci non ha alcuna rilevanza economica o per lo meno ne ha una del tutto trascurabile. È comunque un comportamento economico che va a determinare, assieme alla politica che trova vantaggioso sostenerlo e promuoverlo, un fenomeno economico che in molti casi arriva persino a danneggiare l'individuo, se non la società stessa.
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Lavoro o sc CAPORALATO, SFRUTTAMENTO DI MASSA
Uno dei fenomeni di vera illegalità che appartiene e caratterizza l’economia lavorativa agricola del Sud, specialmente della Puglia, Calabria e in parte anche la Campania, è il famoso e tristemente conosciuto “Caporalato”. Un sistema di assunzione giornaliero che è di fatto un concreto regime di schiavitù
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econdo una delle ultime indagini in Italia sono più di 400mila lavoratori coinvolti (di cui quasi l’80% stranieri) che ricevono 2/3 euro l’ora per un intero giorno lavorativo. Donne e uomini bisognosi del pane quotidiano sottomessi ai “caporali” che hanno buon gioco a ricattarli e a piegarli ai loro voleri. Nella sola Puglia, secondo dati della CGIL, oltre 45mila braccianti sono sfruttati da chi, con la complicità di tutti, detiene il mercato dell’occupazione nei campi riconoscendo paghe che non superano mai 25/30 euro per
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10/12 ore di lavoro giornaliero, trascorse a raccogliere fragole, pomodori e uva. L’indagine sottolinea anche che lo sfruttamento da parte dei caporali e dei proprietari terrieri che di loro si servono, interessa oltre 80 distretti agricoli del Sud che presentano le seguenti caratteristiche: in trentatre sono state riscontrate “condizioni di lavoro indecenti”, in ventidue condizioni di lavoro “gravemente sfruttato”, e negli altri rimanenti negli altri "solo" l'intermediazione illecita di manodopera. Altra dato che caratterizza questo universo del lavoro è che dei 25/30 euro pagati ai lavoratori (oltre il 50% in meno del contratto nazionale) si devono togliere i soldi che ogni lavoratori deve riconoscere al “caporale) per il trasporto sul luogo del lavoro, l’acquisto di cibo e acqua, l’affitto degli alloggi e, all’occorrenza, anche dei medicinali. Ovviamente e naturalmente il guadagno del caporale è tutto “nero” che nel corso dell’anno si trasforma in oltre 700 milioni di euro per mancato introito da parte dello Stato. Un quadro desolante che è vera vergogna per un paese
civile come l’Italia e che, fatto strano, da decine e decine di anni è a tutti conosciuto, ma che nessuno ha mai “voluto” arginare. Il salario ufficiale riconosciuto ai lavoratori è di circa 40-50 euro. Ma di solito e per soddisfare le richieste economiche del caporale, vengono segnate la metà delle giornate di lavoro effettivamente lavorate. Le braccianti vengono costrette a firmare buste paga che rispettano i contratti, perché le aziende hanno bisogno di dimostrare che sono in regola per poter accedere ai finanziamenti pubblici, ma di fatto continuano a pagare un terzo o al massimo la metà del salario dovuto, richiedendo indietro, e in nero, i soldi conteggiati in busta paga. Il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, intervenuto in un convegno che, appunto, trattava questo atavico problema, ha sottolineato che “è necessario, anzi indispensabile fare in modo, che dietro il prodotto agricolo e di conseguenza del lavoro ad esso legato, non si nasconda lo sfruttamento dei lavoratori. Per questo motivo in Parlamento è stato presentato il disegno di legge contro il caporalato in agricoltura prevede indennizzi per le vittime,
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chiavitù
di Armando Munaò
poiché sfrutta i lavoratori riconoscendolo loro paghe orarie da fame e li fa vivere ed operare in condizioni igienico- sanitarie decisamente disumane. E il tutto avviene non solo con la connivenza tra padroni con la conoscenza del fenomeno tra i vari sindacati, ma anche sotto gli occhi di chi sulla legalità dovrebbe vigilare. un piano di interventi per l'accoglienza, inasprimento degli strumenti penali che prevedono arresti e confische dei beni. Una legge, a concluso il Ministro, che mi auguro venga approvata nel più breve tempo possibile senza intoppi e rallentamenti vari perché tutti devono prendere coscienza che stiamo “giocando” con il lavoro e la vita delle persone meno abbienti”. Quello però che è inspiegabile è il fatto che nessuno sembra impegnarsi per arginare un sistema lavorativo che da decenni è a tutti noto e conosciuto e che si basa unicamente su ricatti, soprusi, omertà, sfruttamento e, non di rado, violenza o richieste di favori sessuale da parte di chi, come il caporale, detiene il potere e stabilisce chi, dove e quando deve lavorare. E indiscutibilmente parte della colpa deve essere addossata anche ai sindacati locali, nessuno escluso, perché nulla fanno per arginare questa annoso problema. C’è anche chi afferma che alcuni dei rappresentanti dei sindacati dove il caporalato vive, vegeta e cresce, potrebbero essere anche coinvolti per puro e semplice interesse. C’è però anche qualche sindacalista che emerge dall’omertà locale.
“Nei campi, dice e sottolinea, approfittando della disperazione, si subiscono violenze di ogni tipo anche sessuali. Si vive in una sorta di omertà e si devono sopportare angherie, specialmente dalla “fattora” che è forse la persona più triste e più ambigua del caporalato. In questo universo lei è una specie di Kapo’ al femminile che, in qualità di persona di fiducia del caporale e del proprietari controlla e gestisce il lavoro femminile. E se qualche donna “osa” protestare o lamentarsi, guai: il lavoro finisce come per incanto e il giorno dopo si resta a casa”. E un altro sindacalista dichiara che “raramente, un pullman viene fermato, ispezionato e controllato nelle zone dove i “caporali” comandano. E questo comportamento, continua, sembra certificare una grande tolleranza al sistema di documentata illegalità e che, per sconosciuti motivi (sconosciuti?), non si vuole colpire ed eliminare”. Ad onore del vero i controllianche se non sufficienti- ci sono perché gli ultimi dati ufficiali del Ministero del La-
voro dicono che ci sono state circa 1800 ispezioni in Puglia in tutto il 2014. Quelle che hanno riscontrato irregolarità sono state 900, circa il 50%, per un totale di 1299 lavoratori coinvolti. Un numero davvero esiguo se paragonato ai datori di lavoro che assumono anche mille braccianti per volta servendosi dei caporali. Ma se i controlli ci sono e tutti sono a conoscenza di questo sfruttamento di massa come mai il caporalato, con annessi e connessi, è vivo più che mai? Qualcuno, in vena di citazioni storiche direbbe, “ai posteri l’ardua sentenza”
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SPERIAMO SI FERMI
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n questi ultimi anni i dati dei fallimenti che riguardano le aziende italiane hanno quantificato numeri impressionanti. Numeri certificati da una indagine di Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nella business information effettuata ed aggiornata a luglio 2015. Le imprese che hanno portato i libri in Tribunale, nel primo semestre del 2015, dichiarando fallimento, sono state 7.293, 808 casi in meno rispetto a giugno 2014, ma un numero comunque elevatissimo, se si pensa che nel 2000 furono 9.187 in tutto l’anno. Rispetto a giugno 2009 la percentuale dei fallimenti e’ aumentata del 58,8%, Dal 2009 alla fine del 2015 il numero di fallimenti registrati nel secondo trimestre dell’anno è sempre stato in crescita. 2009 sono stati 2394, nel 2010 3412, 3.120 nel 2012, nel 2013, 3727. Medaglia nera è stato il 2014 con 4267. A luglio del 2015 leggero calo ma sempre significativo: 3490 fallimenti. L’anno nero per la nostra economia è stato il 2014 con una cifra record di oltre 15mila e seicento fallimenti. Dal 2009, secondo Cribis, 82.500 mila imprese in Italia hanno portato i libri in tribunale. La Lombardia, registra il maggior numero di fallimenti, precede il Lazio e la Campania seguite dall’Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Sicilia, Puglia e Marche. Chiude la classifica la Val d’Aosta, con il minor numero di fallimenti. Guardando e analizzando i settori che sono stati più interessati dai fallimenti, ci si accorge che l’edilizia e il commercio sono stati i più colpiti dalla crisi. Nel
settore edile ben 1.840 imprese sono fallite nei primi sei mesi dell’anno. E i fallimenti hanno interessato e ancora interessano gli operai artigiani, che lavoro nelle costruzioni, gli installatori, la locazione immobiliare (causa la diminuzione degli acquisti delle abitazioni). E appare critica e preoccupante anche la situazione del commercio, con oltre 1100 fallimenti all’ingrosso e quasi mille al dettaglio. E in quest’ ultimo settore hanno chiuso 377 “ristoranti e bar”, 264 imprese di “abbigliamento e accessori”, 127 “alimentari”, 112 “negozi di arredamento e articoli per la casa”. Per fortuna i dati riferiti al terzo trimestre del 2015 (ultimo aggiornamento) ci dicono che la situazione è il leggero miglioramento ovvero il trend è in continuo calo facendo registrare un importante – 7,2%. Ed è la nota di Crif che evidenzia un certo ottimismo quando afferma che: “è una bella notizia per le imprese italiane dopo un lungo periodo in cui il numero dei fallimenti è stato in continua crescita”. Anche i settori merceologici – conclude la nota
– registrano una positiva inversione di tendenza perché aree fortemente colpite dalla crisi, come l’industria e l’edilizia, mostrano segnali incoraggianti: -12,1 e -7,4% E il Trentino? Per la nostra regione i dati non sono preoccupanti come le altre, ma anche in provincia si sono quantificati numeri significativi. A Trento, nel corso del 2015, 100 aziende hanno abbassato le saracinesche con un incremento rispetto agli 83 che erano stati registrati nel 2014 Andando indietro con gli anni ci si accorge che i fallimenti nella provincia di Trento sono più che triplicati negli ultimi sette anni. Come riferimento statistico è il 2008, l’anno prima della crisi, quando i fallimenti sono stati 28 per aumentare a 55 alla fine del 2013. Nel 2014 le aziende che hanno chiuso la propria attività sono state 85 per arrivare a 100 nel 2015. Altro dato significativo è che i fallimenti sono a 360 gradi ovvero interessano quasi tutti i settori economici, dall’industria al commercio passando per l’artigianato.
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Il blitz del mercato del lavoro giovanile
TRA SFIDUCIA E PRECARIETÀ
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fogliando più annunci sui siti maggiormente cliccati dai giovani, nella sfera multimediale di Kijiji, Monster e InfoJobs troviamo proposte diverse accomunate da delle parole chiave: buona conoscenza, bella presenza, neolaureato con tot anni di esperienza, abile ed esperto. Altri annunci offrono lavori con stipendi a cinque stelle, a tempo indeterminato, ma di fatto si concludono con una farsa allodola per giovani disperati in cerca di attività. Entrare nel mercato del lavoro per un neolaureato o per un di-
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plomato alle scuole superiori di secondo livello è impresa ardua, diamo colpa alla crisi economica e finanziaria che ha fatto irruzione sulla scena, ai tagli lineari che aziende private e pubbliche hanno impegnato per evitare un tracollo, all’avvento di un flusso migratorio che ha condotto inevitabilmente a un mutamento della mobilità sociale su più fronti, ma di fatto troppo spesso dimentichiamo di considerare altri fattori, quelli legati all’uomo stesso o meglio all’ente che assume. Manca da un lato la fiducia, si pensa di
di Patrizia Rapposelli voler favorire un giovane inesperto piuttosto che un adulto con esperienza, ma su ogni annuncio la voce “con esperienza…” ribalta la scena, dall’altra si cerca la credenziale scolastica elevata, ma non può combaciare con la prima voce e se dall’altra non è ricercata un’alta specializzazione ci si ferma al punto della buona conoscenza. Possiamo parlare di mercato di lavoro e le sue contraddizioni. La feroce selezione per un’occupazione nel ruolo lavorativo segue i propri interessi, chi viene assunto? Manca total-
mente la fiducia nei giovani e dall’altra l’altruismo di dare ciò che spetta in termini economici e di condizioni lavorative. I giovani quindi rilegati nell’etichetta comoda del non sapersi adattare e del non esserci lavoro devono fare i conti con una perenne situazione d’incertezza. Ne deriva uno stretto legame tra la voce acquisizione titoli di studio sempre più elevato e corsi di formazione, dove l’aumentare della domanda d’istruzione non dipenderebbe come nell’industrializzazione dalla necessità delle imprese di ricercare dipendenti con elevate competenze tecniche e relazionale per migliorare la produttività del sistema economico della stessa, ma in tale contesto rientrare nell’istruzione potrebbe essere considerata un’alternativa al mercato di lavoro. Dalla nascita del sistema scolastico nazionale fatta risalire intorno al 1859 si è via via andato a creare un legame di coincidenza tra il profilo della redditività economica e dei vantaggi sociali di cui godono gli individui che acquisiscono un titolo di studio. Significa che l’investimento economico nell’ambito della formazione contribuiva a influenzare il tipo di occupazione svolta, di conseguenza la reputazione e l’ammontare del reddito. Nella maggior parte dei paesi il titolo di studio offre notevoli vantaggi, in termini di retribuzione e riduzione del rischio di disoccupazione, avendo come anno di riferimento il 2006, il valore medio dei paesi Ocse è di 78.000 dollari, in Italia di 71.717, molto meno rispetto ad altri paesi. Dal 2008 la crisi economica globale grava sul mercato del lavoro, è cresciuto il part-time, diminuiscono le ore di lavoro a tempo indeterminato e aumenta il lavoro in nero, ma di fondo oltre a denunciare tale condizione di incertezza si sta facendo veramente qualcosa? Alta formazione ed esperienza sul lavoro, sfiducia e condotte di proprio interesse per chi richiede giovani dipendenti: la società post-moderna è forse la società della sfiducia e della precarietà.
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EXPO VALSUGANA LAGORAI Nella splendida cornice del lago di Levico Terme dal 29 aprile al 1 maggio 2016 si svolgerà la tradizionale mostra mercato della Valsugana e del Trentino Orientale e alla quale si guarda con rinnovato entusiasmo, ricca di nuove proposte per gli operatori e per chi vorrà conoscere questo territorio.
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uore della fiera sarà il PALALEVICO, la struttura fieristico-congressuale che si trova a ridosso del lago, mentre gli spazi esterni, di cui alcuni coperti, si trovano adiacenti alla struttura. L’orario di apertura nei tre giorni sarà dalle 9.00 alle 19.00. La rassegna rappresenta un appuntamento importante per tutta l’economia del Trentino Orientale ed in particolare per tutta la Valsugana. Oltre ai settori fieristici tradizionali, artigianato, industria, commercio, servizi, nuove tecnologie, all’interno della rassegna troveranno spazio espositori che si occupano di “BIO-EDILIZIA E DEL RISPARMIO ENERGETICO dal fotovoltaico, ai serramenti alle isolazioni e alle energie alternative. Senza dimenticare un tema di grande attualità quale quello della sicurezza in casa, quindi impianti di allarme, porte blindate, serramenti antisfondamento. Uno dei temi principali della fiera sarà il “VIVERE BENE“ nelle varie dimensioni: ambientale, residenziale, nell’alimentazione e nella sicurezza. In questa edizione alcune sale all’interno del Palalevico saranno dedicate ai prodotti della terra e al benessere generale, un’area sarà dedicata al settore biologico Trentino sia dell’alimentazione che delle produzioni naturali. Tante le iniziative collaterali in programma che riguarderanno il “BENESSERE DELLE PERSONE” in tutte le sue forme. Attenzione sarà riservata non solo all’alimentazione e alle varie sensibilità sempre più presenti nella vita quotidiana, il mangiare sano e consapevole, il vegetariano, il vegano, il biologico, ma anche ai rimedi naturali
e alle erbe officinali, ai prodotti naturali e ai prodotti per la cura della persona. Tra gli eventi collaterali: per il settore alimentare avremo la presenza di ANDREA TORELLI giovane di Borgo Valsugana e recente protagonista del talk-show “MASTERCHEF” che presenterà un cooking show con erbe officinali tesine e prodotti trentini; la scuola alberghiera di Levico Terme con i suo alunni che realizzeranno aperitivi analcoolici, dolcetti trentini, cooking show con prodotti trentini e MARCO BORTOLON noto Chef internazionale Vegano, che presenterà ricette della cucina vegana realizzati con prodotti locali. Per il tempo libero si potranno apprezzare le evoluzioni degli aeromodelli sul campo sportivo a cura del gruppo aeromodellistico Valsugana. Le esibizioni dell’Associazione volo libero trentino con voli in deltaplano e parapendio. Tante le attrazioni per i bambini: dalla fattoria degli animali, dai giri in pony. Nel Palalevico sarà realizzata una grande area dedicata al MONDO LEGO con in esposizione modellini e tante costruzioni LEGO e dove i bambini potranno realizzare le costruzioni e i modellini con i famosi mattoncini. Una parte del Palalevico, sarà riservata agli artigiani del territorio di Levico che insieme realizzeranno ed allestiranno un grande spazio espositivo per presentare le proprie aziende, le produzioni locali oltre che l’esposizione
di vere opere interamente realizzate artigianalmente. Il Trentino è ricco di prodotti tipici locali e quindi non potrà mancare un settore dedicato, sarà uno spazio all’aperto con l’ allestimento di casette in legno, per degustazioni e assaggi delle produzioni locali, con la presenza di piccoli e grandi produttori della Valsugana e del Trentino. In fiera si potranno trovare: serramenti, mobili per arredo interni ed esterni, energie alternative, impianti fotovoltaici, scale per interni ed esterni, complementi d’arredo, pavimenti, rivestimenti, elettronica, macchine operatrici, autovetture, artigianato, prodotti tipici, servizi, sicurezza, impiantistica.
Andrea Torelli finalista Masterchef
INGRESSO GRATUITO Sia in fiera che a tutti gli eventi in programma
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I DATI ISTAT SULL’OCCUPAZIONE IN ITALIA
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ubblichiamo la nota mensile dell’Istat (marzo 2016 ) relativa all’andamento occupazionale in Italia a gennaio 2016 Dopo il calo di dicembre 2015 (0,2%), a gennaio 2016 la stima degli occupati cresce dello 0,3% (+70 mila persone occupate), tornando al livello di agosto. La crescita è determinata dai dipendenti permanenti (+99 mila) mentre calano i dipendenti a termine (-28 mila) e gli indipendenti restano sostanzialmente stabili. L’aumento di occupati riguarda sia gli uomini sia le donne. Il tasso di occupazione, pari al 56,8%, cresce di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente. La stima dei disoccupati a gennaio è stabile, sintesi di un calo tra gli uomini e di una crescita tra le donne. Il tasso di disoccupazione
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è pari all’11,5%, pressoché invariato dal mese di agosto. A gennaio la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,4% (-63 mila). Il calo è determinato dalla componente femminile e riguarda soprattutto le persone tra i 50 e i 64 anni. Il tasso di inattività scende al 35,7% (-0,1 punti percentuali). Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo novembre 2015-gennaio 2016 si registra il calo delle persone inattive (-0,3%, pari a 43 mila) a fronte di un lieve incremento dei disoccupati (+0,3 %, pari a +9 mila) e una sostanziale stabilità del numero delle persone occupate. Su base annua il numero di occupati è in crescita dell’1,3% (+299 mila), mentre calano sia i disoccupati (-5,4%, pari a -169 mila) sia gli inattivi (-1,7%, pari a -242 mila).
Dati della disoccupazione giovanile
BRAVO TRENTINO P I
dati ubblichiastatistici elaborati mentre calano i dipendenti termine tre posti, invece, atroviamo damo Manageritalia la nota (-28 ci dimila) la e Basilicata gli indipendenti (44,4%),restano Sicilia cono m eche n s itra l e le regioni sostanzialmente stabili.eL’aumento di (51,3%) Calabria dell’Istat italiani è(marzo il Trentino Alto riguarda occupati siaTra gli uomini sia la le (53,5%). i giovani 2016 Adige, ) relativa la regione al- donne. che re-Il tasso di occupazione, pari al disoccupazione maschile l’andamento gistra il piùoccubasso tasso di cresce 56,8%, di 0,1 punti percentuali è maggiore di quella fempazionale disoccupazione in Italia trarispetto i gio- al mese minileprecedente. solo in Emilia Roa vani gennaio quantificando 2016 il dei La stima disoccupati a gennaio è magna (1,6%), Friuli VeDopo 15,2% il calo mentre di di- Bolzano stabile, sintesi di un calo (3,6%) tra gli uomini nezia Giulia e Cacembre primeggia 2015con(- una e diperuna crescita le donne. Il tasso labria tra (4,2%). 0,2%), centuale a gennaio dell’11,6%. di disoccupazione è pari all’11,5%, L'indagine, inoltre, rileva 2016 Datilamolto stima positivi degli pressoché che di- invariato dal mese di agosto. anche che le regioni più occupati mostrano,cresce indiscutibilmenA gennaio virtuose la stimasono deglianche inattivi tra i quelle dello te, la 0,3% buona (+70politica 15 e i di 64 anni diminuisce dello 0,4% (dove la differenza tra dimila casapersone nostra. Medaglia oc- 63 d’armila). Ilsoccupazione calo è determinato totale edalla giocupate), gento tornando al Veneto componente con il vanile femminile e riguarda soè minima: -10,1% al23,7% livello die agosto. quelladi prattutto bronza lea svantaggio persone tra dei i 50giovani e i 64 Laalla crescita Valle èd’Aosta de- anni. con Ilil tasso di inattività in Trentino Altoscende Adige al (terminata 25,7%. dai di- 35,7% (-0,1 puntinella percentuali). 7,5% più virtuosa pendenti Seguono:permal'Emilia Rispetto Roma- ai Bolzano), tre mesi precedenti, nel Vepe-17,7% in nenti gna (26,4%) (+99 mila) e la Lombarriodo novembre 2016 si neto,2015-gennaio - 19,1% in Lombardia (26,6%). Agli ultimi dia e -35% in Basilicata.
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Spazio ai FREE SPACE
giovani
È sempre un problema trovare gli spazi in cui fare attività, perché allora non gestirli direttamente?
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el quadro del Piano Giovani di Zona del Comune di Pergine Valsugana la Cooperativa Am.ic.a presenta un progetto rivolto ai giovani che sono alla ricerca continua di spazi in cui potersi esprimere, in cui sentirsi realizzati, liberi, autonomi. Scopo del progetto FREE SPACE è costituire un gruppo di giovani che, in seguito ad un percorso formativo, sia in grado di programmare l’attività di spazi chiusi e zone verdi durante specifiche fasce orarie nei quali essi risultano inutilizzati. Valorizzando e gestendo tali impianti pubblici per renderli così fruibili ad altri gruppi di giovani. L’idea: intercettare un gruppo di giovani
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cui dare in affidamento la gestione di spazi di bene pubblico non utilizzati aperti e chiusi (palestre, sale, aule, aree verdi, …), al fine di organizzare un calendario di attività ludiche, sportive culturali, musicali rivolte ai giovani della comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol. Il gruppo verrà formato con 30 ore di corso di formazione in aula e alcune ore di training on the job. Le ore teoriche riguarderanno: 1) Responsabilità, diritti e doveri; 2) Valorizzazione del bene pubblico; 3) Gestione, calendarizzazione e organizzazione degli spazi;
4) Contatti e referenti della pubblica amministrazione; 5) Come costituire un’associazione/cooperativa. L’affiancamento sul campo sarà accordato con le società presenti sul territorio e i Comuni coinvolti. Verrà quindi costituito un gruppo di volontari che saranno punto di riferimento per coordinare i giovani, interessati ad usufruire delle strutture, con gli enti gestori. Scopo finale del progetto è incentivare il gruppo promotore a divenire punto di riferimento attivo sul territorio, affinché possa continuare il lavoro avviato coinvolgendo altri giovani e proponendo con costanza attività sul territorio.
Aforismisul
denaro
Ciò che distingue l’uomo dagli altri animali sono preoccupazioni finanziarie. Jules Renard Contare i soldi è il genere di lavoro che mi piace: è semplice e ripetitivo. Andy Warhol È una sorta di snobismo spirituale quello delle persone che pensano di poter essere felici senza denaro. Albert Camus Ho scelto l’uomo simpatico invece che l’uomo ricco. Preferisco un uomo senza denaro al denaro senza un uomo. Plutarco Il denaro che si ha è lo strumento della libertà. Quello che si insegue è lo strumento della schiavitù. Jean Jacques Rousseau Il denaro è meglio della povertà, anche se solo per motivi finanziari. Woody Allen Il denaro è un ottimo servo e un pessimo padrone. Anonimo Il denaro non può comprare l’amore, ma migliora la posizione contrattuale. Christopher Marlowe
MOTORE IN OMAGGIO FINO AD ESAURIMENTO SCORTE
Il denaro non sarebbe cattivo, se tutti lo avessero. Proverbio olandese Il denaro somiglia alla carta igienica: quando serve, serve con una certa urgenza. Upton Sinclair La frase più bella di tutte le lingue è: “Si allega assegno”. Dorothy Parker Le banconote asciugano le lacrime meglio del fazzoletto. Antonio Fogazzaro Mi piacerebbe vivere come un povero con un sacco di soldi. Pablo Picasso Quando il denaro bussa, le porte si spalancano… Dio regna nei cieli, il denaro sulla terra. Proverbio tedesco
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di Chiara Paoli
La ferrovia della Valsugana Q
uesta tratta ferroviaria è stata a lungo invocata dai trentini, vista la possibilità di stimolare gli scambi commerciali tra Monaco, la città di Trento e la laguna di Venezia. Una prima progettazione della linea viene effettuata nel 1838, e tra le varie proposte che negli anni si susseguono prevale quella realizzata dell'ingegnere milanese Luigi Tatti, che mira a fare della Valsugana una tratta sullo stampo delle più autorevoli linee “internazionali". Il progetto venne successivamente adattato, dall'ingegner Rudolf Stummer, che lo porta a conclusione nel 1891, il suo lavoro ha come intento quello di rendere l’opera il più economica possibile per il Governo austriaco. Alla costruzione della rete ferroviaria contribuiscono migliaia di lavoratori,
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fino a punte di 4500 operai, impiegati simultaneamente lungo il percorso. Purtroppo però la linea è avversata da numerose problematiche, in primis la contrarietà dell’Impero Austroungarico nel collegare Trento a Venezia, entrata a far parte del Regno d’Italia, per effetto delle Guerre d'Indipendenza italiana; questo avrebbe infatti causato uno svantaggio per il porto di Trieste. La concretizzazione dell’opera subisce ulteriori ritardi a causa dell’impossibilità di essere finanziata, poiché si ritenevano più urgenti gli investimenti di carattere militare, che si resero necessari in altre zone dell'Impero. Alla sua inaugurazione, nel 1896 la linea si interrompeva a Tezze e il proseguimento della tratta che porta alla congiunzione con le linee del Regno d'Italia, viene completata soltanto nel 1910; lo scoppio della Grande Guerra impedisce di raggiungere lo sviluppo prospettato. Dopo i due conflitti mondiali si sono rese necessarie alcune opere di ricostruzione, come quello che ha visto protagonista la stazione di Pergine Valsugana nel se-
È il 26 aprile 1896 quando viene inaugurata dopo due anni di lavori la Ferrovia della Valsugana. I lavori vennero portati avanti in maniera rapida ufficialmente per ragioni di pubblica utilità, come da Bollettino delle leggi dell’Impero, del 10 aprile 1894, in realtà era evidente che dietro ci fossero anche interessi militari.
condo dopoguerra, la stazione di Roncogno viene definitivamente chiusa e rimane in stato di abbandono. Nella stazione di Caldonazzo i binari si riducono a due e piccoli lavori di ripristino vengono effettuati in diverse stazione negli anni a seguire. La linea ferroviaria della Valsugana conserva ancora oggi le primitive costruzioni, con le linee e lo stile architettonico dell’antica dominazione, mentre sono ancora presenti i depositi in legno costruiti a fianco di molte stazioni. Inoltre rimangono alcune strutture lignee, adibite a Kaffee, quale il caso
emblematico della palazzina costruita a fianco della stazione di Levico Terme, che preserva il ricordo dell’antico splendore, di un tempo in cui era frequentato da principi e nobili, che giungevano in visita alla residenza imperiale, attuale sede dell’Imperial Grand Hotel. Per festeggiare al meglio il 120° anniversario della ferrovia della Valsugana, si è attivato un nuovo comitato che porta il nome di Gruppo Fermodellistico Perginese ed il loro progetto è entrato a far parte del piano giovani di zona promosso da Asif. Ufficialmente nato nel gennaio del 2016, il comitato ha tre fondatori, che sono anche punto di riferimento per l’esecuzione materiale dell’idea: Sergio Grisenti, Alessandro Pinter e Alessandro Bertoldi. Ho incontrato i tre fondatori presso il Centro Intermodale di Pergine, dove hanno sede e dove sono stati preparati 70 metri di binari, che costituiranno il plastico che ripercorre il tracciato di binario che parte all’altezza di Civezzano, passando per Roncogno e Pergine, per giungere alla stazione di San Cristoforo al Lago – Ischia. Qui trova già collocazione il modello in scala 1:80 realizzato dalla ditta Rivarossi, che raffigura la “vecchia” stazione dei treni di Pergine, bombardata nel corso della seconda guerra mondiale e ricostruita successivamente al conflitto, su modello dell’originaria struttura ottocentesca. La struttura, che custodiva al suo interno un “Ristorante-Buffet”, è rimasta intatta ed è tutelata come bene storico dal
momento che negli anni Cinquanta, servì appunto da modello all’azienda modellistica Rivarossi, per tutte le stazioni italiane di queste dimensioni. In realtà i tre appassionati mi fanno notare che gli stessi austroungarici per contenere i costi, avevano provveduto a realizzare alcuni progetti, forse 4 o 5 che vengono ripetuti lungo tutta la tratta ferroviaria; la stazione di Levico Terme ad esempio è uguale a quelle di Roncegno e di Borgo Centro. Come mi spiegano i referenti il progetto nasce in collaborazione con l’Associazione trentina di fermodellismo “Arnaldo Pocher: l’intento è quello di celebrare l’anniversario della ferrovia, ma punta soprattutto ad avvicinare i giovani (dai 10 ai 29 anni) al modellismo. Il piano giovani di zona vede partecipare due classi, rispettivamente prima e terza,
delle scuole medie Ciro Andreatta e della scuola secondaria di primo grado Tullio Garbari. L’associazione accoglie tutti i volontari, appassionati di modellismo o che vogliano imparare questa arte! Per chi volesse è quindi possibile partecipare all’allestimento del plastico recandosi in stazione (dove un tempo si trovavano le biciclette a noleggio per capirci! E’ ancora presente il logo dell’azienda turistica sulla vetrata centrale in alto!) nei seguenti giorni ed orari: giovedì dalle 20.30 alle 23.30, sabato dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 14.20 alle 18.30 e la domenica mattina dalle 9.30 alle 12.30. Trovate l’associazione sempre disponibile ad accogliervi e ad illustrarvi il progetto, illuminandovi sul mondo del modellismo, che ammetto ha cominciato ad appassionare anche me. Per i ragazzi tra i 10 ed i 29 anni è possibile partecipare ai lavori anche nei pomeriggi di martedì e giovedì previa telefonata (Sergio 340 5446701, Alessandro P. 338 2939537 o Alessandro B. 337 479964). Non è stata ancora definita la data definitiva dell’inaugurazione del plastico, che si vorrebbe far coincidere con l’arrivo in stazione della storica Carrozza Matta, che più volte all’anno ripercorre la via ferrata della Valsugana, lasciando una grossa scia bianca di vapore alle sue spalle. Il comitato ha attivato una pagina facebook, dove potete trovare news e iniziative e dove verrà segnalata la data ufficiale di inaugurazione del plastico.
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Gruppo Aeromodellistico Valsugana (GAVS) a Levico Terme
Aeromodellismo… …molto più che un passatempo I
l modellismo sta tutto nel piacere di riprodurre, in scala ridotta, i vari oggetti che incontriamo nella realtà. Intorno a questo si formano gruppi spesso molto legati, in cui la competenza dei più bravi viene trasfusa nei neofiti per apprendere un'arte che richiede pazienza e precisione, ma anche conoscenza di tutti i materiali che si usano: legni, metalli, collanti e delle loro caratteristiche fisiche e chimiche, così come per le costruzioni reali. Nell’ambito del modellismo si distinguono due grandi categorie: statico e dinamico. Lo statico produce modelli di oggetti esistenti ma che non “funzionano”. Quello dinamico, invece, oggetti che “funzionano” e che ripetono in tutto e per tutto il funzionamento del riferimento reale. Ecco perchè il modellista dinamico deve essere assolutamente competente delle leggi meccaniche che governano il comportamento del modello, così, per esempio, da portare in volo un oggetto più pesante dell’aria avendo una basilare conoscenza dei radiocomandi. Per questo è nato il Gruppo Aeromo-
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dellistico Valsugana (GAVS), fondata a Levico Terme nel 1988, non solo per far “esplodere” la passione e l’essenza del modellismo e quindi per trasmettere ad altri la gran quantità di conoscenze specifiche - indispensabili per poter “volare”, ma anche per trasformare la passione di pochi in una passione di gruppo. Un’ associazione sportiva dilettantistica che oggi ha anche lo scopo di promuovere il valore sociale dello sport in generale e dell’aeromodellismo in particolare e che si rivolge a tutti e non solo agli appassionati. Nel primo anno di vita si è realizzato un campo di volo lungo 90 metri e largo 30 sul quale i primi soci hanno potuto finalmente volare fino all’estate del 1990, momento in cui si sono resi necessari dei lavori di riqualificazione da parte dell’Ente Pubblico. Nel 1991 riparte l’attività e il Gruppo comincia a infoltirsi: giungono iscrizioni da aeromodellisti locali, ma anche da Trento, Rovereto, Bolzano e cominciano ad apparire manifestazioni e gare di rilevanza sovra regionale e talvolta addirittura nazionale.
La qualità della pista consente di sostenere anche attività e gare di “aerotraino”, cioè il traino di un aeromodello aliante da parte di un aeromodello a motore. Nel 1997, per problemi d'interesse pubblico, l’area su cui era stata creato il campo di volo non è stata più concessa al GAVS. Si trova un nuovo e funzionale spazio lungo il greto del torrente Centa, in località Quaere dove si realizza la nuova pista, lunga 140 metri e larga 14, assolutamente orizzontale, progettata da un socio, noto architetto locale, e frutto della fatica e del contributo economico dei soci. Un’area ben curata e piantumata e con pertinenze di assoluto rispetto e un accesso dignitoso. L’impulso dato dall’attuale Consiglio Direttivo è rivolto al mondo associativo che gravita sul territorio: da diversi anni, ormai, sono presenti nel calendario delle attività, incontri con i ragazzi della colonia estiva di Levico Terme, quelli di Sportivando, dei GREST, della Piccola Opera di Levico e del CS4 di Pergine. In questi incontri, che potremmo definire di avvicinamento al volo, c’è il modo di
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consolidare il tessuto sociale attraverso scambi e conoscenze sia con i ragazzi che con i genitori (sempre ospiti graditi!) e reclutare nuovi appassionati, ttra i giovani e gli adulti. Nell’ultimo corso di agosto 2015, il più giovane aveva 8 anni e il più anziano (proprio il suo nonno!) ne aveva 70! Entrambi continuano a volare sul nostro campo e partecipano a tutte le iniziative organizzate. Naturalmente al seguito dei piccolo ci sono sempre gli adulti, al punto che “praticanti” sono in continua crescita. E oggi, tra ordinari e simpatizzanti, si quantifica una presenza di oltre 230 soci. Questa avventura iniziata nel lontano 1988 si è lentamente trasformata in un’impresa - sia pure dilettantistica - che ha una solida base di appassionati, simpatizzanti e sostenitori e che sta assumendo sempre più una connotazione educativa e sociale. La volontà del Consiglio Direttivo e dei soci è quella di inserirsi nel tessuto sociale mettendo a disposizione il proprio bagaglio di esperienza e competenze con la modestia e la speranza - ma anche con l’orgoglio - di poter contribuire concretamente alla crescita spirituale e morale della nostra società. Chi desiderasse avere informazioni o avvicinarsi a questo particolare sport può farlo consultando il sito gavs-trentino.it oppure contattare il presidente, Umberto Marchesoni al 3389031575. di Maurizio Bellutti (pilota)
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L’ARRIVO DEL MAIS IN TRENTINO
di Mario Pacher
La polenta in Trentino è sempre stata considerata un cibo prelibato. Nei trascorsi decenni le tavole dei nostri antenati, soprattutto di quelli che si dedicavano alla coltivazione della terra, erano giornalmente imbandite di polenta che bene si accostava con qualsiasi tipo di companatico. Durante i mesi invernali, in particolare, il piatto comune era polenta con crauti, lucaniche e cotechini.
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a quando ebbe inizio da noi la coltivazione del granoturco? Ricerche pure recenti di studiosi e fra questi anche lo storico Franco Frisanco di Levico, testimoniano che in Trentino il mais è arrivato nel XVII secolo, sicuramente dal Veneto. Infatti Francesco Ambrosi scrive che “nel Trentino fu conosciuto fin verso il 1647. La sua introduzione fu dapprima lenta, attesa la ripugnanza che sentiva il popolo di cibarsi della farina di questo grano”. Possiamo allora dire che la comparsa di questa novità, destinata ad avere ampia fortuna, non è facilmente databile. Giancrisostomo Tovazzi lo registra sul mercato di Trento già nei primi decenni del 1600, ma non si sa se di importazione o se prodotto in loco, o una presenza del tutto occasionale. Nella seconda metà del Seicento
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invece, il mais risulta nominato in diversi documenti relativi alle decime. Nel corso del secolo la sua presenza è tuttavia ancora minoritaria rispetto agli altri cereali, quali frumento, segale, avena, miglio e, fra le ragioni di ciò, vi è certamente anche la lentezza delle modificazioni delle abitudini alimentari. Sicuramente l’espansione del mais è tutta settecentesca e nella seconda metà del secolo, complice anche una serie di crisi degli altri cereali, può dirsi affermata la sua supremazia. Come scrive sempre Ambrosi, “Nel 1752 si coltivava quasi dappertutto ed era diventato il cibo ordinario della gente di montagna. Il grano turco, o semplicemente sorgo o giallo come molti amano ancora oggi chiamarlo, è coltivato su una grande estensione di terreno dalle basse valli a circa 800 metri di altitudine, e fra i cereali è quello che ha avuto maggiore diffusione, in quanto alimento abituale della classe povera della nostra popolazione”. La grande diffusione del mais è documentata anche dalle indagini commissionate da Filippo Re per gli “Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia”, relative agli inizi dell’Ottocento, anche se questo cereale non risulta fra quelli riportati dal corrispondente Riccabona per l’agricoltura di Cavalese. Il mais, affer-
mava anche lo studioso Agostino Perini a metà dell’Ottocento, “è fra i cereali la pianta più diffusamente coltivata nelle basse valli del Trentino e si estende oltre la regione della vite e del gelso, come lo dimostra la valle di Primiero, ove i campi sono quasi esclusivamente tenuti a granoturco, mentre vi manca del tutto la vite, e vi sono rare le piante di gelso”. Riguardo alle superfici interessate dalla coltura del mais e alle produzioni, scrive ancora Franco Frisanco, sono disponibili anche per quel periodo molti dati, per la verità non sempre concordanti fra loro. Indicativamente e con una certa approssimazione, si può parlare, per l’Ottocento, di 12-13 mila ettari coltivati a mais in Trentino. Le produzioni erano nella metà dell’Ottocento, sempre secondo Perini, circa 702.000 staia, pari a 315 mila quintali. La Valsugana presenta delle interessanti potenzialità per la coltivazione di varietà tradizionali e per la produzione di farina da polenta. Qualche anno fa a Roncegno e a Caldonazzo è ripresa, dopo decenni, la coltivazione di una qualità di mais chiamato “Spin” che si era perduta nel tempo ma poi i chicchi furono ritrovati, casualmente, presso il Museo di San Michele. Da qualche anno Roncegno organizza la “festa della polenta” proprio per rilanciare questo tipo di mais, con il quale si produce una speciale polenta. Paolo Antoniolli di Quaere, coltiva il mais per uso familiare e lo espone al sole, come vediamo in questa foto, per l’essicazione.
ERME T O IC LEV
NOVALEDO
I FANTI IN ASSEMBLEA LE PENNE NERE
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resso la propria sede nel Centro Socio Culturale Dario Pallaoro di Barco, si è svolta l’annuale assemblea generale ordinaria di tutti gli iscritti alla Sezione del Fante di Levico Terme. Dopo il saluto del vicepresidente dell’associazione Enrico Fontana, è stato nominato presidente dell’assemblea il consigliere nazionale dei Fanti Giorgio Job, che ha illustrato l’attività svolta nel 2015 e presentato quella per l’anno in corso dove spiccano in particolare: il raduno nazionale a Brescia dal 19 al 22 maggio, il 101° anniversario della Battaglia del Basson a Passo Vezzena il 21 agosto e il 2^ raduno interregionale dei Fanti di Levico Terme. Nel corso dei lavori sono stati premiati con attestato di benemerenza due soci: Cesare Fasani e Walter Osler “per l’impegno e l’attaccamento dimostrato alla sezione di Levico Terme, partecipando con assiduità alla vita della Sezione stessa”. E’ stato poi rinnovato il direttivo scaduto per compiuto mandato. Alla carica di presidente della sezione di Levico è stato nominato il già consigliere nazionale dei Fanti Guido Orsingher, (nella foto seduto con maglia rossa) che va a sostituire il cav. Enzo Libardi non più disposto a ricandidarsi. Vicepresidente Andrea Paoli, segretario Federico Berton, cassiere economo Enrico Fontana. Consiglieri: Mauro Brigadue, Filippo D’Alessandro, Enzo Baggio. (M.P.)
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el corso della recente assemblea generale degli iscritti al locale Gruppo Alpini, si è pure rinnovato il direttivo. Alla carica di capogruppo è stato riconfermato per i prossimi due Domenico Frare anni, Domenico Frare che già era alla guida dal 2013. Suo vice è stato eletto Giamino Margon, cassiere Attilio Pallaoro e segretario Ivan Pallaoro. Questi i consiglieri: Vigilio Cestele, Gilberto Vasselai, Mario Baldessari, Fabio Cestele, Mario Pedenzini, Vanni Nervo, Roberto Corn. Come esterno, amico degli alpini, Stefano Sartori. Frare, nel momento della nomina, ha ringraziato tutti coloro che in questi due anni hanno collaborato nell’attività del gruppo, spesso disponibile anche nelle iniziative promosse da altre associazioni di volontariato. Nel programma dei prossimi due anni, ha continuato Frare, abbiamo due avvenimenti importanti: i festeggiamenti per il 50^ di fondazione del Gruppo e, nel 2018, i 50 anni della costruzione della chiesetta a Malga Broi, punto importante sia per gli alpini che per la l’intera popolazione. (M.P.)
GLI APPUNTAMENTI NUOVE FRONTIERE NELLA NUTRIZIONE CLINICA – Le Terme di Levico con il patrocinio della Società Italiani di Nutrizione Artificiale e Metabolismo, organizzano giovedì 14 e venerdì 15 l’undicesima edizione dell’evento. Grazie all’intervento di numerosi esperti del settore, da molti anni il corso offre la possibilità di una formazione trasversale.
Il nuovo direttivo
GLI APPUNTAMENTI LOVE FOR DOGS – UNA SETTIMANA DEDICATA ALL’AMICIZIA PIU’ ANTICA DEL MONDO – “Sono più di 14.000 anni che l’Uomo vive in compagnia del Cane e questo riflette bene il valore e l’importanza che riveste oggi, nella società moderna, questo splendido animale. Un’ occasione per interrogarsi e riflettere sul ruolo di questo prezioso Amico all’interno della Famiglia, della Comunità e del Territorio.” Saranno molte le attività nella settimana tra l’11 e il 17 aprile: conferenze, incontri, attività. Durante la settimana verrà allestita anche una mostra fotografica presso Sala Maier. a Pergine Valsugana
FESTIVAL DELL’AMBIENTE 2016 - Dal 15 al 22 aprile, a Pergine Valsugana e dintorni, si terrà il Festival dell’Ambiente 2016, manifestazione a tutto tondo che coinvolgerà grandi e piccini con giochi, attività laboratoriali e tanto altro ancora. Numerose saranno le presentazioni, le esposizioni organizzate da associazioni e i mercatini in cui si potrà acquistare prodotti a chilometri zero o biologici. FESTA DI SAN GIORGIO - Ritorna la tradizionale festa patronale di Castello Tesino sabato 24 aprile. Come ogni edizione sarà possibile visitare la fiera con bancherelle di vari tipi in Via Dante.
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PALLAVOLO A TUTTO CAMPO
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i può dire che l’anno sportivo 2015-2016 sia, per Novaledo, quello della Pallavolo. Sta ottenendo infatti un grande successo di partecipazione il corso che vede impegnati ragazzi e ragazze di tutte le età. Tanta la voglia di giocare, afferma la signora Daniela Lenzi, insegnante alle piccole del paese per le quali c’è il corso di minivolley, rivolto ai bambini dagli 8 agli 11 anni, in collaborazione con l’U.S. Marter. Gli allenamenti sono seguiti da alcune “coach-mamme” che in passato hanno ottenuto l’abilitazione frequentando corsi di insegnamento al minivolley. Circa una quindicina di bimbi e bimbe che si cimentano nei primi movimenti del volley col pallone leggero a righe giallo/blu. Si passa ai più grandicelli, dagli 11 ai 15 anni, che fanno parte della squadra U14 dell’U.S. Marter. I ragazzi “masaroi” sono ben 11 e formano la maggioranza dei componenti della squadra. Si allenano nella palestra delle scuole medie di Roncegno e stanno partecipando ad un torneo CSI, che prevede incontri fra varie squadre dalla Valsugana al Primiero.
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Si arriva agli adulti, dai 16 anni in su, che quest’anno hanno deciso di intraprendere una nuova avventura fondando una nuova associazione dilettantistica, la ASD SNOVA. E’ nata una squadra amatoriale, la sNovaVolley, che sta partecipando al campionato Amavolley del CSI. Per ben tre sere a settimana la palestra è dedicata al volley: il lunedì e il mercoledì si allena e fa le partite la squadra, mentre il venerdì sera, si gioca per divertimento e per passare una serata in compagnia, rivolto anche a chi non ha intenzione di fare campionati. Nella squadra sNovaVolley, giocano 15 atleti del paese e anche di fuori, con differenze di età notevoli, ma con la stessa passione. In questo anno sportivo, gioca con loro un ragazzo speciale. Si chiama Loris Puleo, ed è nientemeno che un giocatore della squadra Nazionale Italiana Trapiantati e Dializzati Volley. Lui è speciale perché, dopo essere rinato grazie ad un trapianto d’organo, è tornato a fare sport, ed ha deciso che la sua missione di vita sarà la sensibilizzazione alla donazione che intende trasmettere anche attraverso lo sport
della pallavolo. Con la sNovaVolley si sta preparando per gli europei di Helsinki nell’estate 2016. Recentemente ci ha coinvolti in un triangolare di pallavolo “VOLLEY SALVA LA VITA”, svoltasi a Trento, tra la sNovaVolley, la Nazionale Italiana Trapiantati e Dializzati Volley e una rappresentativa del Centro Ricreativo Universitario. Una giornata per far conoscere il mondo della donazione, durante la quale erano presenti Associazioni come AIDO, AVIS, ADMO e APAN. Anche i piccoli pallavolisti “masaroi” hanno partecipato mettendosi a disposizione nei vari angoli della palestra, come raccattapalle. La foto che pubblichiamo è stata pubblicata anche sul sito della Gazzetta dello Sport. Bellissima anche l’esperienza di aver potuto ospitare nella palestra di Novaledo, la Nazionale per un allenamento congiunto in vista del triangolare. Insomma, a Novaledo c’è tanta voglia di questo sport, ed è bello vedere che riesce a coinvolgere grandi e piccini. Speriamo che rimanga vivo anche con le generazioni future. Evviva la Pallavolo, conclude l’insegnante Lenzi. (M.P.)
ERME T O IC LEV
IL GRUPPO MICOLOGICO “B.CETTO”di Mario Pacher
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ra le varie associazioni locali, il gruppo Micologico “B.Cetto” è certamente una fra le più amate sia dalla gente che dai turisti. Non a caso i soci di questo piccolo ente sono in costante aumento ed ora sfiorano i 300 e molti provengono anche da altre città italiane. Recentemente si è tenuta, davanti ad una sala particolarmente gremita, l’annuale assemblea generale degli iscritti. In apertura di lavori, il presidente Marco Pasquini, che guida questa associazione fin dalla sua costituzione avvenuta nel 1976, ha fatto osservare un minuto di silenzio in memoria di quei soci che nel 2015 hanno lasciato questo mondo. Poi ha fatto un’ampia relazione sull’attività svolta nell’anno da poco trascorso. “E’ stato un anno particolarmente difficile, ha detto, per la scarsissima produzione di funghi a causa della straordinaria siccità. Comunque con il grande impegno di tutti i componenti la direzione e dei tanti collaboratori, abbiamo potuto portare a termine nel migliore dei modi le tante manifestazioni programmate, dalle uscite micologiche alle mostre di fiori e di funghi. Grande successo ha fatto registrare la “Strozegada de Santa Lùzia”, con una straordinaria partecipazione di bambini ed adulti, grazie anche alla presenza di tanti ospiti attratti dal mercatino di Natale”. Nel programma per l’anno in corso, che ricalca sostanzialmente quello del 2015, ha evidenziato in particolare: la prima tradizionale uscita in zona Torcegno il 26 giugno, le ormai consolidate mostre di fiori il 9-10 luglio, i “funghi d’agosto” il 6-7 agosto, la 41^ mostra micologica a Levico il 10-11 settembre, la mostra micologica a Telve a fine settembre per la Sagra di S. Michele e il 12 dicembre con la 38^ Strozegada de Santa Lùzia. Ed ancora le uscite micologiche e naturalistiche, nonché una mostra fotografica. E’ stato ricordato poi l’appuntamento per il 40° di attività del gruppo, un compleanno che sarà festeggiato in modo particolare assieme ai 14 soci ancora in vita e che nel 1976 hanno appeso il primo bollino sulla loro tessera. Il cassiere Amos Cetto ha tenuto poi la relazione finanziaria che ha evidenziato la soddisfacente situazione economica grazie anche e soprattutto i contributi da parte di enti e anche privati. Il segretario Roberto Coli ha sottolineato con soddisfazione che nel 2015 sono entrati 18 nuovi soci, portandoli così al numero di 282. Si è poi proceduto alla nomina della nuova direzione che vede in gran parte riconfermata quella uscente. Queste le cariche. Riconfermati: Marco Pasquini presidente, Amos Cetto cassiere, Roberto Coli segretario. Consiglieri Romeo Frisanco, Aldo Tosi, Alberto Paoli, Marco Rover e Gianni Moschen. Nuovi: Silvano Garollo e Roberto Cagol. Nuovo vice presidente
Luigino Vinciguerra e revisore dei conti Giulio Vettorazzi. Il programma verrà portato a conoscenza di tutti i Soci e potrà essere consultato sul sito www.gruppomicologicolevico.it .
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Una iniziativa del Coro
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rende il via a Pergine Valsugana, a partire dall’ 11 aprile e fino al 23 maggio e per sei incontri, un corso di vocalità che affronta il mondo delle sonorità ispanico- latino-americano e le sue peculiarità: ritmo, sonorità, testi, ecc. Il corso infatti non solo ha lo scopo di divulgare e fare meglio conoscere il complesso e ricco mondo delle le musiche proprie del “continente” latinoamericano, ma anche diffondere la cultura musicale e avvicinare le persone al mondo corale; migliorare la qualità musicale del territorio, coinvolgere i giovani. Il tutto attraverso un lavoro di approccio vocale e ritmico nello stile folkloristico-etnico ispanoamericano. Ogni lunedì gli iscritti avranno modo di usufruire degli insegnamenti e suggerimenti sia del Coro Calicantus e sia del coro Highlight che saranno presenti per favorire l’apprendimento e l’accoglienza dei partecipanti. L’esperienza sarà condotta dai David Zuleta e Miriam Comito (entrambi Maestri in direzione corale), che cureranno l’aspetto vocale, l’ascolto gui-
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dato nonchè la preparazione fino all’esecuzione finale del repertorio. E al termine e a completamento di questo particolare e dinamico percorso musicale sono stati previsti tre concerti: Pergine Valsugana, Trento e Fornace. Cosa importante e significativa è che la partecipazione è aperta a tutti i coristi, appassionati del canto e curiosi degli aspetti della vocalità - senza limiti di età. E’ necessaria, però, la tessera associativa. Ma quali i contenuti specifici del corso? Sono gli stessi organizzatori che rispondono a questa precisa domanda:”Il repertorio corale latinoamericano si divide in due grandi correnti: la prima, quella scolastica, in cui i compositori lavorano su modelli di composizione occidentali (musica sacra, opera, ecc); la seconda, sicuramente più nota, in cui i musicisti, utilizzando gli stessi elementi, elaborano e arrangiano temi della tradizione popolare, folkloristica o etnica dei popoli amerindi. Questo ultimo repertorio, complesso dal punto di vista ritmico, offre molte e facili possibilità dal punto di
vista melodico e armonico, utili per avvicinare nuovi interessati all'attività corale. Una ricca gamma di colori e melodie, ritmi afro - amerindi, e un misto di armonie classiche con momenti contemporanei, fanno di questi temi un ottimo inizio per chi affronta per la prima volta il canto corale”
I MAESTRI Miriam Comito nasce nel 1988 a Tropea e risiede a Trento dove frequenta il Triennio Accademico in Direzione di Coro e Composizione Corale presso il “Conservatorio F.A. Bonporti” di Trento sotto la guida del M° Lorenzo Donati. Dopo aver sostenuto l’intero percorso formativo in pianoforte si è specializzata nell’ambito della Direzione di Coro diplomandosi alla Scuola Superiore per Direttori di Coro di Arezzo, e studiando con docenti internazionali tra cui Ragnar Rasmussen, Gary Graden, Javier Busto, Bo Holten, Luigi Marzola, Marco Berrini, Mario Lanaro e Carlo Pavese. Si è specializzata inoltre nell'ambito del canto gregoriano e nella direzione di cori di voci bianche con vari corsi nazionali ed internazionali. E' stata direttore artistico dell’ensemble vocale “Metamorfosi” di Vibo Valentia; ha collaborato con la "Corale Porziuncola" di Assisi, e "Armoniosoincanto" del M° Franco Radicchia. Attualmente insegna pianoforte e collabora stabilmente in qualità di Direttore con il coro misto “Calicantus” di Pergine Valsugana, il coro femminile “Le Fontanelle” di Lavarone, l’ensemble femminile “Giardino delle Arti” e con il coro misto internazionale “Toto Corde” della Colombia.
Juan David Zuleta: direttore di coro, cantante e compositore colombiano residente in Italia da anni, ha esperienza come cantante con importanti cori quali Coro Juvenil Andino; Coro Giovanile Italiano; Insieme Vocale UT: Come direttore ha lavorato sia in Colombia che in Italia con cori come la Coral Santa Cecilia del Conservatorio di Cartago (Colombia); Coro Universidad Tecnológica de Pereira (Colombia); Coro del Festival La Via dei Concerti (Italia), Coro Toto Corde (Italia) e attualmente dirige il Coro Castelbarco di Avio. Sue composizione sono eseguite in Colombia, Francia e Italia. Dal 2014 studia direzione di coro con Lorenzo Donati a Trento e attualmente con Nils Schweckendiek alla Sibelius Academy (Finlandia).
Fondato nel 1992 il Coro Calicantus deve la propria storia ai maestri: Cecilia Vettorazzi, Roberto Di Marino e Giancarlo Comar. Da maggio 2015 il coro è diretto dalla giovane m.a Miriam Comito Il coro ha eseguito concerti in Trentin o, in altre regioni italiane e all’estero, ha partecipato a eventi mu sicali (tra cui il Festival di Musica Sacra di TN e BZ, Asolo Musica, Pergine Spettacolo Aperto) e ha ottenuto risultati lusinghieri in diversi concorsi (1° premio, nel 2004, alla IXª ed. del Concorso nazionale “S. Zimarino” di Vasto Marina-CH). Il repertorio del coro è ampio e diffe renziato, valorizza anche opere poco conosciute e comprende brani di polifonia - a cappella o con accompagnamento- composizioni rina scimentali, gospel e spiritual, musica pop, canti popolari e una ricc a sezione di musiche natalizie; con l’orchestra il coro ha eseguito, tra gli altri, il “Requiem” di J. Rutter, il “Gloria” di A.Vivaldi. Il Coro organiz za a Pergine corsi di vocalità per promuovere la conoscenza e la pratica del canto, e la “Rassegna di Musica Sacra” nella quale ospita ogn i anno un coro diverso. Il coro ha realizzato diversi progetti di rilievo tra cui “Musica a Corte”, “Natura(L)Mente Not(T)e”, la registr azione di un CD dal titolo “Sacro - Profano”, l'apertura del Laboratori o Musicale Giovanile e il progetto “Nuove e vecchie canzoni della nostra terra” con armonizzazioni inedite e pubblicazione. Nello spirito del proprio statuto, il Calicantus partecipa a progetti di interesse soc iale e solidale e collabora con altre realtà associative. Nella realizzazione dei propri progetti il Coro si avvale, a volte, della collaborazione di alcuni professionisti: Lorenza Anderle (pianoforte), Juliana Ospina (pianoforte e voce) e Vadim Tarakanov (vocalista).
Per iscrizioni e ulteriori informazioni: entro il 7 aprile. Tel. 3405033614 - www.calicantus.it - mail: info@calicantus.it Facebook: Coro-Calicantus-Pergine-Valsugana.
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Museo Storia di casa nostra
Moleta
del
di Chiara Paoli
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Cinte Tesino nel 2011 è stato inaugurato presso la Casa dei Cintesi un museo, che ripercorre un antico mestiere assai diffuso un tempo sull’altopiano del Tesino, si tratta del "Museo del moleta". Questa professione appare anche in molte raffigurazioni, così come in una delle pitture proposte sulle facciate di alcune case di Cinte, che raffigurano gli antichi mestieri praticati dagli abitanti. Il moleta, noto anche come arrotino è colui che affilava gli utensili e aggiustava gli ombrelli. La valle del Tesino come è noto è terra di viaggiatori e gli stessi arrotini solevano svolgere il loro lavoro come ambulanti, in giro per l’Italia centro settentrionale in particolare in Toscana, dove ancor oggi a Firenze si trova la bottega di un tesino, Pace Emilio che viene portata avanti dal figlio. I Tesini si spostano a piedi verso le regioni limitrofe ma giungono anche in Lazio, Campania e persino in Sardegna,
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proponendo i loro servizi di arrotini con le loro "mole a carrettino" di cui nella mostra permanente è possibile vedere alcuni esempi. I materiali sono stati raccolti nel corso di un anno di lavoro, grazie al lavoro di Sebastiano Lione e Luigi Buffa che hanno dato vita ad una interessante e curiosa esposizione che ci porta indietro nel tempo. Ma tutto questo è stato possibile anche grazie alla generosità di alcuni abitanti di Pieve che hanno messo a disposizione del museo e dell'intera comunità, macchinari, utensili, oggetti, suppellettili e fotografie a testimonianza dell’antico mestiere svolto dai loro avi. Il lavoro di arrotino non è solo un mestiere, ma una scelta di vita che implica il partire e lasciare la propria terra e i propri cari per riuscire a sopravvivere in anni difficili, contrassegnati dalla povertà e dagli stenti. Spesso i padri di famiglia portavano con se il figlio maggiore o un giovane compaesano,
reclutato per imparare il mestiere. Durante i loro spostamenti, che avvenivano nei mesi invernali, gli arrotini trovavano ospitalità nelle stalle e nei fienili delle case rurali. Facevano poi ritorno a casa in primavera, per dedicarsi nuovamente al lavoro nei campi. Alcuni di loro a un certo punto della loro vita, scelgono di non fare ritorno in Tesino e si trasferiscono definitivamente, avviando delle coltellerie, nelle città che costituivano la meta abituale del loro lavoro di arrotini ambulati. L’arrotino è un artigiano che può trasformare il proprio lavoro in arte; alcuni "moleta" e in particolare quello che tutti un tempo conoscevano nella piana del Tesino come "Zulian", riuscivano ad incidere il vetro, realizzando decorazioni su bicchieri e bottiglie, con l’impressione di nomi, decori e bordure, ma anche il metallo poteva essere ornato dal tocco del “moleta”, come è avvenuto per le spade esposte in questa sede. In mostra sono visibili molti
attrezzi da lavoro e “mole” di varie dimensioni tra cui una in miniatura per lavori di precisione, affiancati da numerosi oggetti di uso comune che l’arrotino affilava con somma maestria come forbici da sarto o da cuoio, coltelli, falcetti, scuri, roncole, forbici da tosatura, potatoi, cesoie, accette e bisturi. Nella mostra trovano posto anche alcuni attestati rilasciati dall’Amministrazione di Sicurezza Pubblica per praticare la professione, alcune statuine del presepe che riproducono l’antico mestiere dell’arrotino, manifesti pubblicitari, articoli e testi inerenti l’argomento. Negli anni anche questo mestiere si è evoluto e la “mola” viene montata su un mezzo di trasporto come la bicicletta che rende più agevole e più veloce il trasporto degli attrezzi da lavoro, qui ne sono visibili due, una di Rinaldo e una di Gisberto Buffa con alle spalle grandi foto che riproducono i due uomini al lavoro. Ma ancora una trasformazione è visibile a
chiusura della mostra permanente ed è quella che vede la “mola” caricata su ape o su pick-up e azionata da motore a scoppio, Ceccato Vieri è raffigurato nelle immagini e risulta essere l’ultimo arrotino rimasto in zona. Nel 2004 è stata pubblicata una memoria storica dal titolo "Il Tesino e la Toscana, brevi note di storia degli arrotini cintesi in Toscana" a cura di Renato Biasion e Adriana e Giuliana Casata; nel volume si narra dei molti Tesini che si spostarono in Toscana per svolgere il lavoro di arrotino, tra cui il già citato Emilio Pace. La Casa dei Cintesi, dove la mostra permanente è allestita si trova nel centro di Cinte Tesino, proprio dietro la chiesa parrocchiale; è visitabile tutti i giorni su prenotazione, previa telefonata al signor Luigi Buffa: 340 7794648.
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DIETA HELTY Dimagrire mangiando a sazietà solo normali alimenti e mantenere i risultati ottenuti senza riprendere i chili persi: tutto questo è possibile grazie a Dieta Helty e al gruppo di Biologi nutrizionisti con a capo il Dott. Davide Ippolito.
Avete mai visto quelli che per raggiungere il peso desiderato muoiono di fame e fanno una dieta dove mangiano come uccellini? Quelli che mangiano pappette, tisane o si rimpinzano di integratori? Il tutto per tornare in breve tempo al peso inziale e magari con una buona dose di interessi? Il Dott. Davide Ippolito e il suo team hanno dimostrato chiaramente, come non solo questi metodi siano una perdita di tempo e di soldi, ma come è possibile dimagrire naturalmente facendo esattamente l’opposto: mangiando solo cibo normale a sazietà e senza fare nessuna attività fisica.
Vi piacerebbe mangiare a sazietà solo normali alimenti, acquistabili in qualsiasi negozio o supermercato? Se la risposta è SI, Dieta Helty è la dieta che fa per voi! Il metodo è basato sulla biochimica e fisiologia due scienze base per la medicina, ma cosa possono dire e spiegare queste scienze per chi non è del settore? Vi sarà sicuramente capitato di mangiare pochissimo e il giorno dopo vedere la bilancia lievitare senza un apparente spiegazione, oppure magari uscire a cena e fare i bagordi e vedere il giorno dopo il peso “miracolosamente” scendere. Ora, proprio grazie alla fisiologia e biochimica, possiamo sapere cosa esattamente è successo e semplificando al massimo possiamo dire, nel primo caso si è “attivato l’ingrassamento” nel secondo il dimagrimento. A noi basta sapere che scegliendo i giusti alimenti, nei giusti orari possiamo indurre il dimagrimento e perdere dai 4 ai 10kg già nel primo mese senza fare nessuna attività fisica.
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Dimagrire dai 4-10 kg in un mese mangiando solo normali alimenti e senza sport
Ma come funziona la Dieta Helty? Dopo una prima visita con i Biologi Nutrizionisti del team e aver programmato il proprio percorso, inizierai immediatamente. Avrai una tua web-APP, un tua area riservata del sito di dieta Helty, dove avrai i menù personalizzati in questo modo li avrai sempre con te nella tua tasca, nel tuo smartphone, tablet o computer. Ora tutto è facile, basterà pesarsi tutti i giorni e registrare il proprio peso per avere la propria dieta personalizzata e mangiare a colazione, pranzo e cena i cibi dimagranti più efficaci scelti dal Team di Dieta Helty e se avrai bisogno di supporto ti basterà chiamare o scrivere un messaggio ai Dottori. La perdita di peso media va da 4 ai 10 kg già nel primo mese e varia a seconda dei chili da perdere. Mantenere una volta per tutte il peso desiderato: E’ proprio nell’insegnare come mantenere il peso mangiando sazietà che Dieta Helty è differente, una volta perso il peso, infatti, comincia lo studio di quali siano le combinazioni migliori di pasti adatti ad ogni persona. L’obbiettivo finale è quello di rendere libere le persone di gestire tranquillamente la propria alimentazione mangiando alimenti veri. Dopo aver seguito tutto il percorso si diventa finalmente sicuri di poter rimanere in forma e in salute senza patire la fame, sapendo come preparare i pasti e come scegliere gli alimenti migliori per essere sempre sazi ed energici. Il percorso Dieta Helty non si basa sul conteggio delle calorie ma sull’effetto biologico del cibo sulla glicemia e l’insulina, ormone unico responsabile dell’accumulo di grasso.
Dott. Davide Ippolito Grazie alla passione del suo team di biologi nutrizionisti Dieta Helty apre finalmente una nuova era per il miglioramento della salute attraverso una sana alimentazione. (p.r.)
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Dieta Helty V S Normali diete DIETA HELTY
NORMALI DIETE
Si mangia a sazietà senza pesare il cibo. Dovrai sentirti completamente sazio dopo ogni pasto.
Devi pesare il cibo, si mangia spesso poco (troppo poco)
Non si patisce mai la fame, sarai sempre piacevolmente sazio e appagato.
Spesso si patisce la fame
Zero sport, si dimagrisce stando sul divano di casa propria.
Devi fare sport o movimento, spesso raccomandano 10.000 passi al giorno che sono più o meno 7km, per percorrere questa distanza devi camminare per almeno 1,5 ore!!!
Olio di oliva extravergine permesso senza limiti
Olio è misurato con il cucchiaino
Solo normali e sani alimenti: frutta, verdura, pesce, carne, cereali e legumi
Spesso prodotti confezionati, tisane, integratori, pappette e sostitutivi del pasto.
Si è seguiti quotidianamente comodamente da casa propria tramite una web-APP (area riservata al cliente) e si ha sempre una linea telefonica dedicata con i Biologi per qualsiasi domanda, inoltre è possibile messaggiare direttamente con lo staff tutto il mese.
Spesso un appuntamento solo al mese
Storie di Successo: NICOLETTA - 20KG IN 3 MESI La storia di Nicoletta è un esempio di come anche una donna molto impegnata con il lavoro e la famiglia possa ritrovare la gioia di tornare in forma mangiando a sazietà alimenti normali. Nicoletta, come molte persone al giorno d’oggi, ha trascurato per troppo tempo la sua alimentazione mangiando senza pensare all’effetto del cibo, il risultato: più di 20 Kg di sovrappeso. All’inizio era scettica, poi, spinta anche dal fatto di avere la possibilità di provare senza impegno per una settimana il programma e dalla voglia di cambiare quella sensazione che lei descriveva così: “stavo male, ma un male globale, sia fisico che mentale”, ha deciso di iniziare il percorso Dieta Helty. Dopo la prima settimana se ne erano andati già quasi 5 Kg e la discesa non era destinata a finire, al termine del primo mese, meno 9 Kg. Rispettando con precisione gli alimenti indicati nei menù che cambiavano ogni 2 giorni in relazione alle variazioni di peso e misure Nicoletta si è sbarazzata di quasi 20 Kg in solo 3 mesi. Dopo aver completato anche il percorso di mantenimento ora Nicoletta sa cosa mangiare a sazietà durante la sua quotidianità, sa come fare rientrare il peso dopo avere fatto il pasto libero settimanale dove, inevitabilmente, il peso sale anche più di 1 Kg. Oggi Nicoletta, come sempre più persone seguite dal team Helty, è libera di gestire la propria alimentazione, ha imparato come risponde il suo corpo al cibo e ha capito quali sono le combinazioni di pasti ideali per lei. Nelle sue parole: “Ho tutti gli strumenti per fare in modo di non recuperare più i Kg persi, il programma Dieta Helty ti da questo”. Per chi legge queste righe potrebbe sembrare un dimagrimento eccessivo perdere 20 Kg in soli 3 mesi, in realtà, se forniamo al corpo tutti i nutrienti essenziali, il dimagrimento avviene in modo continuo e contemporaneamente si migliora la salute, raggiungendo un benessere globale.
MARCO - 30KG IN 5 MESI (ed è un pasticcere) Altra storia di successo è quella di Marco Campagnaro, pasticcere, che trascurando l’importanza dell’alimentazione era arrivato a pesare più di 120 Kg. Così descrive la sua decisione di cambiare vita e riprendere in mano la sua salute: “Ero arrivato al limite negli ultimi anni, non potevo andare avanti così e ho scelto di dimagrire”. Dopo la prima consulenza il suo pensiero è stato: “visto che di diete ne ho provate tante, proviamo anche questa” e i risultati sono arrivati subito, tangibili. In quattro mesi di dimagrimento se ne sono andati 27 Kg e altri 3 sono spariti da quando ha iniziato ad imparare come mantenere il peso mangiando a sazietà di tutto.
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Fresco di stampa
Il canto delle sirene
Diego Orecchio è nato a Reggio Calabria l’11 ottobre 1947 da una famiglia di pescatori. Dal 1986 risiede a Caldonazzo dove amministrava la stazione ferroviaria. Pescatore fin da bambino, conserva “ del mar gli spruzzi ancora “ e nel carattere tutto il calore del sole del Sud.
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l mare è sempre stato per lui parte integrante del suo essere, ma anche fonte d’ispirazione sia per i suoi racconti come delle sue poesie. Amici e parenti sanno che Diego, fin da bambino, ha coltivato la passione della scrittura, sia in dialetto calabrese come in italiano; non disdegna il canto. Da alcuni anni, fa parte dell’Associazione “Cenacolo Valsugana di Poesia”, ma partecipa pure, estemporaneamente, al gruppo “Poesia 83”, dove s’è fatto diversi amici. Caratteristiche personali sono l’entusiasmo, la disponibilità, la famigliarità con cui partecipa all’attività di gruppo. Alcune sue poesie come “Il mare, mio padre”“ Reggio mia”- “Io e te fratello”-“Il futuro è passato”- “Francesco”-“ E’ un quadro d’autore” hanno rivelato la sua capacità di esternare sentimenti profondi, ed emozioni uniche. Così riesce a coinvolgerti, a farti amare latitudini a volte sconosciute, scenari da noi carpiti ai volumi di Sciascia, Vittorini, Verga, De Roberto, Maraini, Duca, Carmeni, Bufalino e altri scrittori calabro- siculi. Questo suo primo libro di prosa ricorda
un’importante fetta del Mediterraneo dai richiami primordiali e mitici. Non per nulla richiama alla mente la ninfa Cariddi, trasformata in scoglio pericoloso per le imbarcazioni. Diego ci parla con foga anche di quanto Omero immaginò per Cariddi, mostro rapace che inghiottiva e vomitava tre volte al giorno, i marinai, periti tra i flutti. Nelle sue conversazioni, durante i nostri ritrovi, appaiono ligutri, fichi d’India, rosmarino e basilico, agavi e lentischi, capperi e alberi di mandorlo, peperoncino e il salso che portato dai venti contorce il pino calabro sull’Aspromonte. “La trama di questo volume- commenta la critico letteraria dott. Lucia Arecchio- ha un andamento lenticolare con vari colpi di scena , momenti di tensione addensati in nuvole di rabbia e preghiere, di buoni sentimenti che fungono da salvagente contro le avversità ed un destino, non scelto, a cui dare un senso”. Il ragazzo Diegoormai immerso nella leggenda- incontra le sirene, anzi una sirena più avventurosa Elena, che lo fa trasmigrare quasi fosse un rito d’iniziazione, nel modo adulto. Diego- il ragazzo Mauro del volume- ha un
di Luciano De Carli desiderio: passare indenne, come Ulisse, fra gli scogli e in vortici di Scilla e Cariddi. Ecco un improvviso tsunami, la scomparsa della sua guida, la sirena Elena, l’intervento fortuito dei delfini contro gli squali , l’incontro con Nettuno, dio del mare. Il finale non è una sorpresa: Elena, la sirena -guida viene ritrovata e liberata. C’è il ritorno dell’adolescente Diego alla realtà, a casa, con nel cuore e nella mente, l’armonia di quel canto delle molte sirene incontrate, che nelle notti accompagnano sempre i sogni di Diego, infaticabile poeta e scrittore.
Diego Orecchio
GLI APPUNTAMENTI FESTIVAL DEL LATTE E DELLA LANA – Un vero e proprio percorso che vi condurrà, da mercoledì 28 aprile a domenica 1 maggio, a conoscere le montagne, la vita delle malghe, la tradizione contadina, la produzione di latte, formaggio e i suoi derivati secondo metodi antichi. Protagonisti della festa di Levico saranno i contadini ed i prodotti legati al mondo del latte in particolare il Formaggio Vézzena uno dei formaggi più antichi della tradizione casearia trentina e particolarmente ricercato per le sue caratteristiche organolettiche dovute alla particolarità delle erbe dei pascoli. FESTA DEI MELI IN FIORE - Protagoniste della festa, in programma il 1 maggio, sono la fioritura e la mela, la cui coltivazione caratterizza la campagna di Caldonazzo, tra l'abitato e il lago. Oltre a bancarelle con le mele, assaggi enogastronomici e artigianato, sono in programma musica e animazione per bambini. LE MANOVRE DI PRIMO SOCCORSO - La sala polivalente dell'ex Casa Zen propone il 6 maggio, a partire dalle 20.30, una serata informativa sulle manovre di primo soccorso in caso di arresto cardio-respiratorio nell'adulto e la disostruzione da corpo estraneo nel bambini. Interverranno gli infermieri Nadia Andreis del Pronto Soccorso del Santa Chiara di Trento e Daniele Gebelin del 118.
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Alessia alessia
Per contattare Alessia come hostess in convegni, dibattiti, mostre o come modella/fotomodella, telefonare al numero 328 9075152
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La ragazza immagine
ALESSIA ZAMPEDRI Una ragazza di carattere
di Giuseppe Facchini
Qualcuno un giorno disse che la bellezza è una donna con lineamenti accattivanti e che denota una vera semplicità. Bene, osservando la “nostra” Alessia, possiamo affermare che questo modo di dire ha trovato la sua più vera concretizzazione.
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a nostra Alessia, ha 17 anni e frequenta con profitto il liceo scientifico in quel di Trento. Parlando con lei non solo ci si accorge che è una ragazza senza “grilli per la testa” ma è evidente il fatto che nel suo sangue è presente il DNA della gente trentina perché, e ci tiene a lo sottolinearlo, “quando mi metto in testa di realizzare qualcosa, di solito sono molto determinata nell’ottenere il desiderato risultato”. E in fatto di risultati ed obiettivi, legati al grande universo “moda e fashion” questa ragazza dalla evidente vivacità e dinamismo e dagli occhi chiari e lucenti, suo vero punti di forza, ha decisamente le idee ben chiare. Intanto ha partecipato a numerosi concorsi quali “La Bella d’Italia” e “Miss Mondo”, che le hanno dato numerose soddisfazioni. Per la cronaca nella “Bella d’Italia 2014” oltre a vincere il titolo regionale ha conquistato anche una fascia nella finalissima nazionale. E scusate se è poco. Discutendo con la nostra Alessia ci col-
pisce non solo la sua bellezza “acqua e sapone” o la sua semplicità nel dialogo, ma anche e soprattutto la presenza di fondamentali valori che purtroppo oggi sembrano essere scomparsi dal pensiero giovanile e dalla nostra quotidianità. Ed è la “nostra” ragazza immagine che sintetizza il suo pensiero: “se un
domani dovessi lavorare nel mondo dello spettacolo mi piacerebbe portare a contatto con il pubblico una immagine nuova della donna e del suo mondo; un essenza femminile più consapevole e che sappia mostrare il proprio carattere e le proprie qualità oltre alla propria bellezza” E Alessia continua: “una ragazza, sottolinea con un indiscutibile certezza, può essere fisicamente molto bella, ma se ella disconosce la necessità di possedere una certa classe, una eleganza semplice, e un certo modo di muoversi e di sfilare il tutto coniugato con un proprio atteggiamento ed una propria personalità, allora la bellezza viene indiscutibilmente penalizzata e diventa un fattore di pochissima importanza. Oggi, conclude la “nostra”, il mondo della moda, della televisione e del fashion è in continua evoluzione e quindi è necessario seguire tutta l’evoluzione e tutto il progredire. Occorre reinventarsi, ma senza pianificare il futuro perchè la certezza del nostro domani è vivere bene il nostro presente”.
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e LEVICO
ZZO A N O D CAL
GRAZIE AVIS
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i sono svolte presso l’Albergo Gilda di Caldonazzo, in contemporanea ma in locali distinti, le assemblee AVIS di Levico e di Caldonazzo. I lavori sono stati condotti dai responsabili di ogni singola associazione che, dopo aver illustrato l’attività svolta nel 2015, hanno presentato il programma per l’anno in corso. Questi i dati più significativi emersi dalla relazione del presidente AVIS di Levico Antonio Casagranda, che era accompagnato dalla vicepresidente Loredana Tavernini e dal segretario Andrea Dallago che ha pure illustrato la situazione economica. In rappresentanza del sindaco era presente il consigliere comunale con delega alla cultura Guido Orsingher. I Soci attualmente sono 195 di cui 9 collaboratori, oltre a 31 candidati donatori in attesa di esami e 8 aspiranti donatori che attendono la prima donazione. Nel 2015 le donazioni sono state 240 di cui 209 di sangue intero, 28 di plasma, 3 di piastrine. “Con il progetto alla cittadinanza attiva “Rosso Sorriso”, ha continuato il presidente, abbiamo fatto degli incontri così come con gli scolari delle
di Mario Pacher
prime, seconde e terze elementari. Abbiamo fatto promozione con magliette col logo AVIS. Abbiamo collaborato con il Pedale Levicense e partecipato a diverse altre iniziative e prossimamente saremo presso le scuole di Levico per incontrare le classi delle seconde medie. Continua inoltre la nostra stretta collaborazione con l'Avis di Caldonazzo e con l'Avis della Bassa Valsugana e Tesino”. Sono stati poi premiati una trentina di soci per la lunga appartenenza e per i numero di donazioni. Per l’AVIS di Caldonazzo il presidente Giorgio Antoniolli nel corso della sua relazione ha messo in risalto gli elementi più rilevanti. I soci donatori, quasi raddoppiati in questi ultimi anni, al 31 dicembre 2015 erano 160, di cui 147 dona-
tori e 13 non donatori. Le donazioni sono state 146 di sangue intero, 5 plasmaferesi e 5 citoaferesi. Anche Antoniolli ha concluso ringraziando i colleghi di Levico per la reciproca collaborazione. I dati del bilancio e la situazione economica sono stati illustrati poi dalla segretaria Michela Bortolini. In rappresentanza dell’amministrazione comunale era presente l’assessore alle associazioni Marina Eccher che ha ringraziato l’AVIS per l’opera umanitaria che sta svolgendo. Sono seguite le premiazioni: 18 benemerenze in rame, 10 in argento, 4 in argento dorato e 1 in oro
L’assemblea di Levico e quella di Caldonazzo
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PERGINESE alle prese con la TRANSIBERIANA di Chiara Paoli
L’ultima fatica editoriale dell’Associazione “Amici della Storia” di Pergine intitola “Da Pergine a Pechino, il diario di guerra di Arturo Dellai 1914-1920”, e ha dato vita ad una mostra che dal 5 al 20 marzo è stata ospitata in Sala Maier a Pergine.
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uello che emerge parlando con l’autore, Alessandro Fontanari, è che in realtà il diario è assai scarno, e parco di informazioni e notizie salienti in merito al primo conflitto mondiale, del resto il protagonista di queste vicende vive la guerra in prima linea per un solo mese, nonostante le sue vicende si protraggono per sei lunghi anni. E’ l’agosto del 1914 quando Arturo parte per la Galizia, giunto al fronte, il mese successivo viene ferito al piede destro durante la battaglia di Grodeck a Leopoli. Il milite perginese viene trasportato nell’ospedale russo di Kiev, dove viene estratta la pallottola, che si rivela provenire da un fucile austro-ungarico, il colpo che lo ha bloccato è stato quindi sparato per errore da un suo stesso commilitone. Ha inizio per Arturo Dellai un lungo periodo di degenza ospedaliera che si conclude nel marzo del 1915 quando viene inviato in un baraccamento e per la successiva stagione
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estiva, impiegato per il lavoro nei campi. Arturo ha firmato i documenti esibiti dai generali russi, scegliendo di dichiararsi italiano, vista la prospettiva di un rimpatrio in Italia entro breve; ma i mesi passano e le promesse risultano vane. A settembre viene trasferito a Rostof per lavorare nelle miniere, cagion per cui in dicembre viene nuovamente ricoverato, a causa di un principio di congelamento del piede destro già infermo, che subisce l’amputazione di quattro dita. Dopo un periodo di riposo nell’estate viene nuovamente impiegato per i lavori in campagna e a settembre inizia a lavorare nel deposito ferroviario di Mosca. La ferrovia diventerà la sua seconda casa, 22.000 i chilometri di via ferrata percorsi avanti e indietro, attraverso la Transiberiana per giungere in Manciuria. Qui all’inizio del 1918 entra a far parte dei battaglioni neri, corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente, costituito da ex prigionieri di guerra austroungarici di etnia italiana stabilitisi a Tientsin. Nella speranza di non dover più affrontare la guerra, Arturo fa domanda per entrare a far parte della Banda della Regia Marina Militare Italiana a Pechino, la richiesta viene accolta, ma verso la fine del 1918, è costretto a rientrare in Siberia, per combattere insieme alla controrivoluzionaria Armata Bianca. Fa ritorno in Manciuria e da qui per mare
parte alla volta dell’Italia, che raggiunge nel marzo del 1920, dopo aver percorso 18.000 km a bordo di una nave. La mostra ed il libro presentano le incredibili vicende di Arturo Dellai, un trentino che a differenza del fratello non riesce in breve tempo a rientrare in Italia e le cui avventure si intrecciano con la storia russa e con la rivoluzione, legandosi inoltre ad una regione come la Manciuria a cavallo tra Impero Russo e dinastie cinesi. Esposte in mostra, al fianco delle 144 pagine di diario riprodotte, numerose cartoline scritte da Arturo o dal fratello e fotografie che ci fanno rivivere il lungo viaggio affrontato da questo concittadino perginese. Il documento principia curiosamente come quaderno di geografia, che si trasforma poi in un asciutto diario differito, una sorta di “cronaca”, che riporta in maniera quasi distaccata, le vicende che per sei lunghi anni lo hanno tenuto lontano dal Trentino. Il diario è riprodotto in piccolo formato anche come supplemento alla pubblicazione, che si presenta come l’ultima opera dell’Associazione Amici della Storia, che va ad arricchire il già ampio catalogo bibliografico dell’associazione perginese attiva dal 1978.
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JUMP-OVER: salto oltre l’ostacolo! Un progetto che mira a dare risposte concrete ai bambini con difficoltà scolastiche, spesso incompresi e frustrati, e ai loro genitori che si fanno quotidianamente carico del loro disagio. Un funzionale progetto ideato dalle dott.sse Francesca Lenzi (Psicologa clinica, Master “DSA e Difficoltà scolastiche”) e Paola Santuari (Psicologa in Neuroscienze, Master “DSA e Difficoltà scolastiche”) rivolto ai bambini di età compresa tra i 5 e 13 anni.
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isturbi specifici dell’apprendimento (DSA – dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia) ma anche altre difficoltà scolastiche legate a fattori esterni (ad es. la situazione famigliare) ed interni al bambino (relativi all’area emotivo-relazionale, fisica e cognitiva) possono segnare negativamente la sua
Dott.ssa Francesca Lenzi esperienza scolastica con ovvie conseguenze sul rendimento e, più in generale, sul benessere psicologico. Seppur pesante per bambini e genitori, il problema non è insormontabile e il nostro progetto, “Jump-over: salto oltre l’ostacolo!”, mira a dare risposte concrete ai bambini, spesso incompresi e frustrati, e ai loro genitori che si fanno quotidianamente carico del loro disagio. Il progetto è rivolto a questi bambini, di età compresa tra i 5 ai 13 anni e consiste in laboratori finalizzati a sviluppare maggiori competenze e abilità, a favorire un approccio metacognitivo e una
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maggiore autonomia organizzativa per affrontare le sfide scolastiche in modo attivo e propositivo. Ma non basta offrire strategie d’intervento; occorre considerare sempre la componente emotiva del problema perché, al di là della varietà delle singole situazioni, ognuna di esse è accomunata da emozioni e vissuti che hanno segnato, o segnano, in maniera più o meno negativa la vita dei bambini e delle loro famiglie. Per questo il progetto mira a rafforzare anche il senso di autostima e autoefficacia del bambino ed offre uno spazio ai genitori in cui discutere alcune strategie psicoeducative più funzionali per alleggerire il peso dei compiti e migliorare la qualità del tempo trascorso insieme. A seconda del problema individuale, valutato durante una prima consulenza con i genitori e il bambino, le dott.sse Lenzi e Santuari propongono i seguenti laboratori:
STUDIARE? MISSION (IM)POSSIBLE! “Sarà poi così difficile copiare i compiti dalla lavagna, preparare il materiale senza dimenticare nulla e organizzare il proprio lavoro?”, “Perché l’inizio della scuola media è stata una vera disfatta?”. Si offre un supporto per il recupero dei contenuti scolastici e la pianificazione delle attività settimanali al fine di rendere gli alunni sempre più autonomi e organizzati. Si presentano
varie strategie di studio, avvalendosi anche di software (ad es. per la costruzione di mappe mentali e concettuali), e si affianca il bambino nella ricerca del metodo a lui più congeniale per favorire l’apprendimento.
DENTRO NUMERI E PAROLE... Perché mio figlio, che è così sveglio, non legge come i compagni?” “Le tabelline? ...Un incubo”. Nell’area logico-matematica vengono proposte situazioni per esercitare la comprensione della quantità numerica, la posizione delle cifre all’interno dei numeri, la produzione di numeri e le abilità di calcolo (procedure, strategie di calcolo a mente e scritto, recupero tabelline e fatti numerici). Nell’area linguistica, si presentano giochi e attività per portare i bambini “dentro” le parole e scoprirne i processi metafonologici sottostanti, fondamentali per l’apprendimento di una corretta scrittura e di una lettura fluida e di conseguenza piacevole.
Dott.ssa Paola Santuari
tare Fine 2^ elemen rvento Grafia pre-inte
IO... NELLO SPAZIO “È un bambino un po’ goffo e distratto, si inciampa nell’aria…”, “Non rispetta gli spazi del foglio”, “Fatica a ritagliare e evita di colorare perché i suoi lavori sono sempre dei pasticci”. I bambini sono accompagnati nell'approfondire la percezione di sé e del rapporto del proprio corpo con lo spazio circostante. L’attenzione è rivolta inoltre a postura, impugnatura, motricità fine e organizzazione dello spazio grafico, i principali prerequisiti per l’apprendimento di una corretta grafia. IO CorsCRivo... “La sua grafia è incomprensibile pur avendo fatto tanto esercizio”. In questo laboratorio si interviene sul
recupero di una brutta grafia attraverso il Metodo Terzi, una metodologia cognitivo-motoria che partendo dal corpo e dal suo movimento favorisce l’organizzazione spazio-temporale e la creazione di immagini mentali propriocettivo-motorie e visuo-spaziali, oltre a lavorare su molte altre funzioni cognitive, quali attenzione, memoria di lavoro e funzioni esecutive; pertanto escludiamo la vista e iniziamo a costruire le lettere “camminando”. (www.metodoterzi.org)
IL VOCABOLARIO DELLE EMOZIONI... “Mio figlio lamenta di continuo mal di pancia, e ogni tanto scoppia in pianti incontrollati”, “al mattino prepararsi per andare a scuola è davvero un’im-
Oltre ai laboratori di potenziamento, su richiesta dei genitori, le dott.sse Lenzi e Santuari, effettuano valutazioni cliniche sui bambini per testare eventuali Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
PRIMO INCONTRO DI CONOSCENZA GRATUITO Per tutte le informazioni necessarie e per conoscere altre news e attività che si propongono durante l’estate contattare: Dott.ssa Francesca Lenzi - cell. 328 7857102 Dott.ssa Paola Santuari - cell. 349 6650700 e-mail: jumpover.tn@gmail.com SEDI:
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Metà 3^ elem entare Grafia post-i ntervento
presa”. Si aiuta il bambino a riflettere sui propri limiti e potenzialità, a conoscere le emozioni che prova di fronte alle difficoltà scolastiche per riconoscerle e saperle gestire.
FLASH QWERTY !!! “Potrei usare il computer anche in classe ma sono troppo lento”. L’utilizzo di strumenti compensativi quale il pc da adottare durante le lezioni e nello studio individuale costituisce un supporto davvero vantaggioso, ma richiede un certo livello di abilità, pena la sua efficacia. Questo training offre l’opportunità di imparare a scrivere in maniera rapida e corretta con la tastiera favorendo un uso efficace del computer. (p.r.)
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neurosviluppo caratterizzati da una mancata automatizzazione di alcune abilità scolastiche di base che si manifestano nonostante un'istruzione normale, un'intelligenza adeguata, un ambiente culturale e familiare favorevole e l’assenza di deficit sensoriali. La DISCALCULIA E' un disturbo specifico del sistema dei numeri e del calcolo, consiste nell’incapacità di memorizzare i fatti numerici, di usare strategie di calcolo orale e scritto, di scrivere e leggere correttamente i numeri. La DISLESSIA E' un disturbo specifico della lettura causato da una difficoltà nella decodifica del testo che comporta un’incapacità di leggere in modo fluido e corretto. La DISORTOGRAFIA E' un disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica. La DISGRAFIA E' un disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell'abilità motoria della scrittura.
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200 anni di Chiara Paoli
A dalla sua nascita
Ferdinando Antonio Bassi
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u Ferdinando Antonio Bassi verteva la mia tesi di laurea, ormai è passato qualche anno, ma ricordo il giorno in cui Vittorio Fabris è venuto a Santa Apollonia per vedere gli affreschi scoperti sulla facciata esterna, una piacevole interruzione al mio lavoro di un tempo, quello di restauratrice. Il professor Fabris, con la generosità che lo contraddistingue mi ha gentilmente fatto dono del catalogo della mostra “Arte e Devozione in Valsugana” da lui curata nel 2008; in questa occasione lo studioso ha identificato l’esatto luogo di nascita dell’artista, erroneamente sempre ritenuto Trento, scoperto invece essere Borgo Valsugana (p. 161). A 200 anni dalla nascita, vorrei commemorare questo artista e le opere da lui realizzate su commissione per la Valsugana. Nasceva a Borgo Valsugana il 16 marzo 1816 alle ore 8 del mattino, Ferdinando Antonio Bassi il padre è Antonio Bassi, Imperial Regio Ingegnere e cittadino di
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per l'omonima cappella sul monte di Torcegno. L’opera fu molto apprezzata, come riportato sui giornali dell’epoca: “Le mosse delle due figure ei pajono naturalissime e ragionate, l’espressione e il colorito veri. Il disegno e la grazia caratteristiche delle cose del Bassi, in questo dipinto si trovano mirabilmente congiunte, e senza punto esagerare, il lavoro è conMadonna dell'Ausilio, Torcegno, Cappella dotto con maestria grande e fino accorTrento, che si era temporaneamente gimento.”1 Commissionata dal parroco trasferito in tale località per portare a Don Antonio Strosio, tramite il padre termine la copertura del campanile con dell’artista, l’ingegner Antonio, che per la cupola da lui progettata Il neonato la pieve realizza la cappella intitolata fu battezzato il giorno stesso dal pie- alla Vergine. vano don Antonio Frigo ed ebbe come Il Bassi dipinge poi un Ritrovamento di padrini il barone Ferdinando Buffa di Gesù nel tempio, terminato nel 1849, Telve e la signora Teresa Zanetti di per la chiesa parrocchiale di Borgo ValBorgo. Il primo nome venne probabil- sugana, dove l’artista era stato battezmente imposto in onore dell’illustre pa- zato; per compiere l’opera Bassi si drino mentre il secondo deriva da rivolse al suo mecenate, Matteo Thun, quello del padre e del nonno paterno. poiché era in cerca di un ambiente sufBassi si forma a Milano presso l’Acca- ficientemente ampio per ospitare la demia di Brera tra il 1830 ed il 1833, e pala nel corso della sua esecuzione. prosegue poi gli studi all' Accademia di La Madonna Addolorata della chiesa di Belle Arti di Venezia tra il 1834 ed il Levico Terme è sempre stata erronea1836. mente ritenuta opera del 1938, mentre Tra i lavori commissionati all’artista in un articolo comparso sulla Gazzetta di Valsugana vi sono tre tele di commis- Venezia in data 10 maggio 1856 dimosione ecclesiastica, la prima è del 1846 stra che l’opera è databile a quell’anno e si tratta di una Madonna dell'ausilio e viene presentata all’Esposizione
Per le foto delle seguenti opere si ringrazia per la gentile concessione Vittorio Fabris: Madonna dell'ausilio in chiesa a Torcegno e Ritrovamento di Gesù nel tempio, chiesa parrocchiale di Borgo Valsugana. Per la bibliografia completa si prega di fare riferimento alla tesi di laurea “Ferdinando Antonio Bassi (Borgo Valsugana 1816 – Venezia 1883), laureanda Chiara Paoli, relatore: Prof. Andrea Bacchi, Università degli Studi di Trento, Corso di Laurea Specialistica in Gestione e Conservazione dei Beni Culturali, a.a. 2009/2010.
Ritrovamento di Gesù nel tempio, Borgo Valsugana, Pieve. aperta in Trento l’anno 1857. “un quadro recente, condotto dall’egregio nostro artista Ferdinando Bassi: una pala d’altare rappresentante l’Addolorata … Un angelo inginocchiato presenta alla Madre di Cristo una corona di spine… quelle nubi dense e rossastre, che si ammassano sul cupo orizzonte, e il loco squallido, solitario ed alpestre, tutto mirabilmente soccorre all’espressione del concetto, e t’ingombra l’animo di un sacro e religioso sgomento.2” Ferdinando Bassi è noto anche per la sua attività di fine ritrattista e le commissioni giungono anche dalla Valsugana, in particolare dal nobile Pietro Vettorazzi di Levico che rappresenta in un olio su tela databile tra il 1838 ed il 1841 (Castello del Buonconsiglio). Frequentatore dei loro salotti, per la stessa famiglia realizza in seguito numerosi disegni che verranno poi trasposti in litografie: Pietro Vettorazzi, i figli Giuseppa in Tabacchi, Anna Vettorazzi sposata Rinaldi e Gedeone; esegue poi il disegno di Anna Tabacchi sposata Mutinelli e due litografie della nuora Maria Salvotti. Quest’ultima sarebbe divenuta una poetessa degna di nota se la morte non l’avesse colta così prematuramente
all’età di soli ventidue anni, a pochi mesi dal suo matrimonio con Gedeone che raccolse in un saggio le sue poesie e le fece stampare a Trieste: “Questi pochi versi specchio della giovane purissima anima tua lo sposo dopo un lampo di felicità vedovo sconsolato raccolse per sé e per quelli che amano la tua memoria”3. Ritroviamo questa litografia anche quale frontespizio del testo pubblicato nel 1843; nello stesso periodo viene realizzata In memoria di Maria Vettorazzi Salvotti, che vede la giovane donna intenta a pregare su di un inginocchiatoio. Ferdinando Antonio Bassi muore a Venezia il 18 febbraio 1883, il suo necrologio è conservato presso la biblioteca comunale di Trento, i suoi funerali vengono celebrati a Venezia, nella chiesa
NOTE: 1 F. in L’Osservatore triestino 4 ottobre 1846, p. 475 e Il Messaggiere Tirolese, 4 novembre 1846 2 X in Gazzetta di Venezia 10 maggio 1856 3 Vettorazzi-Salvotti Maria,Versi, Tipografia Weis, Trieste, 1843, p. 3. 4 B.C. Tr. 2786
parrocchiale dei SS: Apostoli il 20 Febbraio alle ore 10. La Gazzetta di Venezia del 20 febbraio riporta: “Riceviamo un annuncio luttuoso. Ferdinando Bassi, pittore, uomo di estesa e generale coltura, spirito fino, osservatore sagace ed acuto, è morto. Da lungo tempo egli stava male. Ci diceva, non è guari, che erano molti anni che non passava giorno, senza che qualche parte del corpo gli dolesse. Fu ottimo amico, e negli amici lascia di sé desiderio e rimpianto.”4
NOTA DI REDAZIONE Nel numero di marzo, nell’articolo su Anton Sebastian Fasal, abbiamo erroneamente omesso di citare la preziosa collaborazione, fotografica, di testi e di notizie, di Vittorio Fabris Testi di riferimento: Anton Sebastian Fasal di Vittorio Fabris, in Artisti in Valsugana tra Ottocento e Novecento, a cura di Isidoro Dusatti, 2015, Litodelta, Scurelle (TN), pag.98. Le notizie sulle opere di Anton Sebastian Fasal in Valsugana sono tratte dall’opera di Vittorio Fabris, La Valsugana Orientale, vol. II, I paesi a sinistra del torrente Maso e la conca del Tesino, edito da Litodelta, Scurelle, 2011.
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30 ANNI DI STORIA E DI AMICIZIA
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GLI AMICI DEL CALCIO BORGO
di Alessandro Dalledonne Tutto comincia nel 1986 quando, sull’onda dell’entusiasmo rimasto dopo vari tornei estivi, le due squadre di calcio “Foto Ottica Trintinaglia” e “Calzature Vulcano” decidono di unire le forze e di fondare la nuova società “Amici Calcio Borgo”. Una storia che dura da ben 30 anni, più di un quarto di secolo, ricco di soddisfazioni e di successi. Con Paolo Trintinaglia, Giorgio Caumo, Paolo Divina e Maurizio Moranduzzo che riescono a coinvolgere in questa loro avventura diversi validi giocatori della Valsugana,tra i quali Eddy Schwannauer, Oscar “Puntina” Gasperini e Franco “Picci” Malinverni, per allestire una compagine che si iscrive per la prima volta al campionato provinciale Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti).
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a prima stagione, quella 86-87, serve soprattutto a rompere il ghiaccio, ma nell’anno successivo, quando c’è in palio la promozione nel girone di Eccellenza, la squadra vinse il suo girone a punteggio pieno. E da quel momento in poi per gli Amici Calcio Borgo è iniziata una lunga cavalcata che li ha visti sempre protagonisti, ed in qualche occasione anche dominatori, nel girone di Eccellenza dell’UISP. Con il passare degli anni la formazione si rinforza con nuovi elementi, giocatori che da tutte le società di calcio della Bassa e dell’Alta Valsugana vestono la casacca nero-verde. È al termine della stagione 2000- 2001, superando nella finale dei play-off allo stadio Briamasco di Trento gli storici rivali della “Garda Vini”di Riva del Garda, che arriva anche il titolo di campione regionale. Un successo limpido e cristallino che consente alla società del presidentissimo Ezio Rinaldi (prima di lui al timone degli “Amici Calcio” c’erano stati Giorgio Caumo e Paolo Trintinaglia) di staccare il biglietto per la partecipazione alle finali nazionali in programma a San Benedetto del Tronto. Dalle Marche gli amatori valsuganotti tornano a casa con un prestigioso terzo posto, riuscendo a piegare
formazioni in cui militavano anche ex giocatori professionisti di serie A: una prestazione maiuscola, una bellissima prova di carattere per una rosa che anche l’anno successivo riesce a riconfermarsi ai vertici regionali del campionato UISP. Questa volta a dover alzare bandiera bianca nella finalissima di Pergine sono i cugini valsuganotti dello Scas Levico, avversari che per tante stagioni, in emozionanti e combattuti derby, hanno cercato di contrastare (inutilmente) il predominio degli “Amici Calcio” che,per il secondo anno consecutivo, approdano alle fasi nazionali del campionato Uisp,stavolta in programma a Cesenatico. In questo caso,anche a causa della vita notturna nella località turistica e delle… belle opportunità offerte dalle coste adriatiche,ci si accontenta di un sesto posto. Durante gli anni di attività la società è stata impegnata in diverse amichevoli di lusso, affrontando formazioni come il Verona,il Catania, il Treviso ed altre squadre estere in Valsugana per la preparazione estiva. Da non dimenticare le tante trasferte che gli “Amici Calcio Borgo” hanno affrontato recandosi in diverse occasioni a Bludenz e Nenzing, l'ultima nell'estate del 2013, nel Voral-
I G OG berg austriaco, ed a Portorose, ospiti della locale squadra del Casinò. Dopo molte stagioni di affiliazione UISP,a partire dal campionato 2002-2003 la società decide di iscriversi al Campionato regionale amatori della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) nel quale milita tutt’ora. Non mancano nuove soddisfazioni ed onorevoli piazzamenti,sia durante la stagione regolare che nei play-off finali, ai quali la società ha sempre partecipato. Da segnalare anche il successo conseguito nella Coppa Regione 2008-2009 e la finale nel 2014/2015 con un onorevole secondo posto. E la riuscita trasferta a Brema, in Germania, in occasione dei 25 anni di fondazione, al torneo Stern-Brite
Cup, nell'estate 2014 con un prestigioso secondo posto dopo aver affrontato formazioni francesi, tedesche e danesi. In tutti questi anni la società ha potuto operare grazie alla preziosa collaborazione di tanti sponsor che non hanno mai fatto mancare il loro contributo, permettendo agli “Amici Calcio Borgo”di partecipare a tanti campionati e tornei. Un ringraziamento va esteso anche agli enti e alle istituzioni che, a vario titolo, hanno sostenuto la società. Un ringraziamento particolare a Bsi e in particolare a Michele Tessaro, per la preziosa collaborazione e l'amicizia; agli allenatori che si sono succeduti alla guida della squadra (il mai dimenticato Mario “Cusso” Moranduzzo, Danilo Licciar-
1946: I BAMBINI ALL’ASILO
diello, Franco Tomio, Piergiorgio Dalsasso, Mario Feller, Massimo Dalledonne, Walter Beber, Vittorio Minati e Paolo Peruzzi) ed ai tanti, tantissimi atleti che per 30 stagioni hanno permesso di portare avanti questa straordinaria avventura. Tanti capitoli sono già stati scritti, tanti altri ne restano da scrivere per una storia che di anno in anno si arricchisce di nuovi successi, di nuovi traguardi e di nuovi volti. La storia degli “Amici Calcio Borgo”! Il 25 aprile gli Amici Calcio Borgo festeggiano il traguardo dei 30 anni di fondazione con un pomeriggio, tutti insieme, presso il palazzetto dello sport. In programma un torneo commemorativo, dalle 14, ed un momento ufficiale alle 18.
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cco i bambini della scuola dell’Infanzia di Levico Terme, all’epoca guidata dalle suore “Ancelle della Carità” con addette all’assistenza suora Ambrogina e suor Federica, ed una terza madre con funzioni di cuoca. Questa foto è stata scattata nell’anno 1946, cioè 70 anni fa e custodita con cura dallo storico Ferruccio Galler. Molti di loro, vita permettendo, ricorderanno sicuramente i bombardamenti a Levico quando un anno prima, il 15 marzo 1945, fu colpito l’hotel Regina dove soggiornava il Comando tedesco, e dove vi furono diversi morti. L’asilo infantile si trovava, allora come adesso, sulla stessa area sia pur ampliato nel corso degli anni.
I bambini della scuola dell’infanzia nell’anno 1946
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Il risanamento dei debiti Il problema del sovraindebitamento e la procedura di esdebitazione introdotta dalla legge n. 3 dd. 27.01.2012.
L’AVVOCATO RISPONDE
di Zeno Perinelli
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a legge n. 3/2012 ha introdotto, anche per i consumatori, imprenditori agricoli e start up, una procedura concorsuale che facilita il risanamento dei debiti, i diretti interessati, infatti, potranno rivolgersi all’organismo di composizione della crisi o ad un professionista abilitato che può essere un commercialista, un avvocato o un notaio, per presentare un piano di rientro per i debiti contratti. Se il piano di rientro è approvato dal giudice, il debitore ha la c.d. esdebitazione che permette di ridurre il debito a quanto effettivamente lo stesso è in
grado di pagare in base alle sue disponibilità e il resto del debito viene cancellato, mentre qualora non venga accolto, il consumatore può comunque accedere alla procedura di liquidazione del patrimonio. Al giudice quindi è affidato il compito di verifica dei debiti e della sostenibilità degli stessi in capo all’istante, avendo riguardo alla situazione patrimoniale complessiva del debitore e valutando nel merito anche tutte le posizioni creditorie/debitorie. I soggetti che possono beneficiare della
norma sono innanzitutto i consumatori, intesi come persone fisiche che hanno assunto obbligazioni esclusivamente per scopi estranei all’attività imprenditoriale e professionale eventualmente svolta. Il consumatore può proporre l’accordo qualora si trovi in stato di sovraindebitamento: da intendersi come una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, che determina la rilevante difficoltà di adempiere le proprie obbligazioni, ovvero la definitiva incapacità di adempierle regolarmente. Vi sono alcuni debiti inoltre esclusi dalla procedura di esdebitazione e sono: obblighi di mantenimento e alimentari;debiti da risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale, sanzioni penali ed amministrative di carattere pecuniario che non siano accessorie a debiti estinti;debiti fiscali anche se contratti prima del decreto di apertura delle procedure del sovraindebitamento, ma successivamente accertati.
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Il consumatore può accedere a tre procedure distinte: • l’accordo con i creditori, previsto dall’art. 7 legge 3/2012, prevede che il debitore possa al creditore/creditori un accordo per la ristrutturazione del debito in base ad un piano da depositare in Tribunale, competente in base alla residenza dell’istante, una volta vagliato e verificato dall’organismo di composizione della crisi, da Equitalia o altro agente della riscossione viene sottoposto ai creditori i quali si esprimo tramite dichiarazioni di voto, l’accordo può ritenersi approvato quando vi è il consenso del 60% dei crediti (ora è previsto anche il silenzio assenso che opera decorsi 10 giorni dalla comunicazioni); • piano del consumatore nella legge del sovraindebitamento: riservata ai consumatori, quali persone fisiche che hanno contratto i debiti al di fuori dell’attività imprenditoriale o professionale, la procedura in esame non ha bisogno dell’accordo tra creditori, è infatti i
Giudice a decidere, in ogni caso però la proposta deve essere superiore a quanto i creditori avrebbero potuto ricevere attraverso la liquidazione del patrimonio. Per accedere a tale procedura occorre che vi sia: sovraindebitamento; il debitore deve essere un soggetto escluso dalle procedure concorsuali previste nella legge fallimentare, per cui è applicabile solo ai consumatori, imprenditori agricoli, start up innovativa ecc. Il debitore non deve aver fatto ricorso al piano del consumatore nei 5 anni precedenti e non deve aver subito la risoluzione, cessazione o revoca degli effetti del piano. Il debitore deve fornire tutta la documentazione per ricostruire la sua situazione economica e patrimoniale. • liquidazione del patrimonio di tutti i beni: si utilizza come ipotesi residuale quando il consumatore o altro soggetto ammesso al sovraidebitamento, non possono accedere al piano del consumatore perché non vi sono i requisiti per poter scegliere
quali beni cedere, si deve perciò ricorrere alla liquidazione di tutti i beni, fatta eccezione dei beni impignorabili, per pagare i debiti ed ottenere quindi l'esdebitazione. In ambito pratico purtroppo la norma è rimasta poco attuata, uno dei primi e più interessanti decreti di omologa è del Tribunale di Busto Arsizio dd. 15.09.2014 dove, il giudice dottor Carmelo Leotta, ha omologato un piano a fronte di un’esposizione debitoria per € 87.000,00 con Equitalia, cartella ed importi evidentemente superiori rispetto alle possibilità del debitore, ha ridotto gli importi ad € 11.000,00.
VALSUGANA
AUGURI PADRE ALBANO P
adre Albano Torghele ha compiuto 90 anni. E per questo importante traguardo è stato festeggiato alla grande presso l’infermeria dei Padri Francescani di via Grazioli a Trento, dove è ospite da alcuni anni. Accanto a lui, oltre alla ventina di confratelli, si sono stretti attorno una trentina di suoi ex parrocchiani venuti con pullmino da Ronchi Valsugana, Santa Brigida, Novaledo e da altre parrocchie. E per rendere particolarmente festoso questo suo compleanno, i valsuganotti hanno portato due grandi torte e del buon vino spumante per brindare
di Mario Pacher
alla sua salute. Padre Albano, nella sua ancor buona forma fisica e piena lucidità mentale, ha ringraziato commosso ma felice per essere ancora ricordato da tanti suoi fedeli per tutto il bene che ha seminato, con sempre tanta semplicità. Nato a Scurelle, Albano Torghele fu consacrato nel 1952 e nella sua missione sacerdotale fu parroco per tanti anni a Santa Brigida, poi a Ronchi Valsugana, Novaledo e negli ultimi anni attivi fu guida spirituale presso il convalescenziario Villa Rosa e case di Riposo di Pergine.
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MEDICINA&SALUTE
Quando guidare diventa terrore
di Laura Fratini
AVERE PAURA È NORMALE. Parto oggi da questa affermazione per parlare di un male che affligge tantissime persone: la fobia. La paura è un meccanismo di difesa che il nostro cervello ha sviluppato nel corso dell'evoluzione: ci permette di caricarci in vista di una minaccia, di valutare le possibili difese, di scegliere l'alternativa al pericolo.
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a paura, però, diventa un male quando questa si trasforma in fobia: paura estrema, irrazionale e spropositata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti. Un gesto normale, per chi ne soffre, può diventare impossibile: si possono scatenare fobie assolutamente invalidanti, come quella di guidare l'automobile, che impediscono una vita normale. Chi ne soffre, infatti, è sopraffatto dal terrore all’idea di venire a contatto magari con un animale innocuo come una lucertola, o di fronte alla prospettiva di compiere un’azione che lascia indifferenti la maggior parte delle persone (ad esempio, non riesce a prendere l’ascensore o la metropolitana). Le persone che soffrono di fobie si rendono perfettamente conto dell’irrazionalità della propria paura, ma non possono controllarla. L’ansia da fobia, si esprime con sintomi fisiologici come tachicardia, vertigini, extrasistole, disturbi ga-
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strici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Quando si parla di fobie ci riferiamo ad alcune paure categorizzate che potremmo schematizzare così: • Tipo animali: Fobia dei ragni (aracnofobia), fobia degli uccelli o fobia dei piccioni (ornitofobia),fobia degli insetti, fobia dei cani (cinofobia), fobia dei gatti (ailurofobia), fobia dei topi, ecc.. • Tipo ambiente naturale: Fobia dei temporali (brontofobia), fobia delle altezze (acrofobia), fobia del buio (scotofobia), fobia dell’acqua (idrofobia), ecc.. • Tipo sangue-iniezioni-ferite: Fobia del sangue (emofobia), fobia degli aghi, fobia delle siringhe, ecc.. In generale, se la paura viene provocata dalla vista di sangue o di una ferita o dal ricevere un’iniezione o altre procedure mediche invasive. • Tipo situazionale: Nei casi in cui la paura è provocata da una situazione specifica, come trasporti pubblici,
tunnel, ponti, ascensori, volare, guidare, oppure luoghi chiusi. • Altro tipo. Nel caso in cui la paura è scatenata da altri stimoli come: il timore o l’evitamento di situazioni che potrebbero portare a soffocare o contrarre una malattia (ci riferiamo ad un disturbo ossessivocompulsivo o a casi di ipocondria), ecc. Una forma particolare di fobia riguarda il proprio corpo o una parte di esso, che la persona vede come orrende, inguardabili, ripugnanti (dismorfofobia). Una delle fobie più comuni, come ho scritto poco sopra, è la paura di guidare. Il solo pensiero di mettersi alla guida di un veicolo può provocare veri e propri attacchi di panico con terrore. Secondo una recente ricerca, sembra che il 68% degli automobilisti italiani abbia ammesso di aver avuto paura di guidare in particolari situazioni. La percentuale tra gli uomini si attesta al 58%, mentre tra le donne il panico da guida è ancora più diffuso: si parla del 78%.
centuale di successo. Tra il 90 ed il 95% delle persone trattate per questo problema riesce a superare la propria paura e mettersi nuovamente al volante. "Un giorno" – ha detto Martin Luther King – "la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno".
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complicato da altri disturbi psicologici, e prevede primariamente un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale di breve durata (spesso entro i 3-4 mesi). La cura delle fobie, dopo un periodo di valutazione del caso che si esaurisce in genere nell’arco del primo mese, passa necessariamente attraverso l’utilizzo delle tecniche di esposizione graduata agli stimoli temuti. Insomma, un passo alla volta, possiamo affrontare le nostre paure. Nel caso di fobie invalidanti è molto diffuso l’uso di farmaci ansiolitici “al bisogno”, per gestire l’ansia dovendo fronteggiare necessariamente certe situazioni temute (es. prima di prendere l’aereo). Tale strategia consente di sopravvivere all’evento, ma non ottiene altro che l’effetto di rafforzare la fobia. La terapia comportamentale ha dimostrato un grande successo in molti casi. Tra tutte le varie fobie, il trattamento del disturbo della paura di guidare è quello che presenta la maggiore per-
FITOTERAPIA
Questo tipo di paura può presentarsi quanto un soggetto sta passando un periodo in cui si sente più vulnerabile e quindi più soggetto a stati d'ansia. Può comunque capitare che l’ansia alla guida si presenti senza nessuna causa apparente, anche in guidatori con molti anni di esperienza al volante. A partire dalla prima crisi d’ansia che un soggetto sperimenta, si sviluppa un circolo vizioso nel quale domina la paura di rivivere la stessa situazione angosciante, ed è proprio questa paura che genera nuove crisi sempre più intense. Anche le cause ambientali e climatiche come la troppa pioggia, vento forte, neve e ghiaccio sulla strada possono contribuire ad accentuare quesllo stato di insicurezza che la persona vive. Evitare di guidare conferma solo le proprie ansie. L’importante è non cedere alla paura! Certo è più facile a dirsi che a farsi ma fare lo sforzo di mettersi in auto invece che evitare di farlo è fondamentale per superare il problema e riconquistare la propria libertà. Il trattamento delle fobie è relativamente semplice, se non
ANALISI PER L’EMOGLOBINA GLICATA
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BENESSERE&SALUTE
I DIFETTI DELLA VISTA
Rolando Zambelli è titolare dell’Ottica Valsugana con sede a Borgo Valsugana in Piazza Martiri della Resistenza. È Ottico, Optometrista e Contattologo.
di Rolando Zambelli
ASTIGMATISMO Si parla di astigmatismo quando la curvatura dell’occhio, in particolare della cornea ma anche del cristallino o della retina, non è uguale su tutti i meridiani. In ragione di questa condizione la luce non si focalizzerà in un unico punto della retina ma su due piani diversi. L’irregolarità di curvatura produrrà di un punto due immagini più o meno allungate in relazione all’entità dell’astigmatismo. Il risultato di questa focalizzazione è una visione annebbiata e confusa a tutte le distanze se l’entità del difetto è elevato mentre può essere anche molto buona nei casi più lievi ed in particolare nei soggetti giovani capaci di compensarlo. Gli astigmatici non corretti possono lamentare affaticamento visivo, mal di testa, bruciore e sensibilità alla luce. In particolare lievi astigmatismi non corretti possono avere anche implicazioni posturali con conseguenti contratture e torcicollo. Astigmatismi di valore elevato sono normalmente congeniti e dovuti alla irregolarità di curvatura della cornea e tendono a mantenersi stabili nel tempo, negli altri casi può anche non essere legato alla
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irregolarità della curvatura corneale e variare con gli anni. L’entità dell’astigmatismo si ricava dalla misurazione della differenza di potere/curvatura trai due meridiani principali che sono ortogonali tra loro. Quando le curvature sono irregolari anche lungo lo stesso meridiano, si parla invece di astigmatismo irregolare che può essere la conseguenza di traumi, infezioni, cicatrici oppure causato dal cheratocono (deformazione progressiva e patologica della cornea ). L’astigmatismo si definisce semplice quando
non è associato a miopia o ipermetropia, in tal caso è definito composto. Per la correzione si possono utilizzare occhiali o lenti a contatto morbide specifiche per astigmatici. Le lenti gaspermeabili utilizzate sono di tipo specifico per astigmatismo solo per valori medio elevati. E’ possibile anche il trattamento chirurgico mediante laser.
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per la salute dei piccoli amici
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ANTIPARASSITARI
oltissime sono a oggi le malattie causate dai parassiti della pelle che non di rado possono anche essere contagiosi e pericolosi per il padrone e tutta la famiglia. Parassiti che si possono moltiplicare diventando una vera patologia sia per il gatto sia per il cane che per tutti gli animali domestici. Pulci, zecche e parassiti vari sono, sia per il cane sia per il gatto, un serio problema che è meglio prevenire che curare e combattere per evitare spiacevoli conseguenze. Quindi, non solo una necessaria e corretta profilassi, ma anche e principalmente l’uso di giusti e appropriati antiparassitari per gli animali domestici, facendo però attenzione che gli stessi non siano dannosi
per l’uomo. E’ necessario anche ricordare che la presenza dei parassiti si può manifestare per tutta la durata dell’anno E’ importante sapere che pulci e zecche, specialmente durante il periodo estivo, abitano i nostri giardini e quindi, se il cane o il gatto non sono adeguatamente protetti, le infestazioni sono certe. Per fortuna oggi la moderna ricerca legata a questi problemi ha fatto passi da gigante e mette a nostra disposizione prodotti di sicura resa e certo effetto contro tutti i parassiti. Ovviamente prima di usarli e sempre bene consultare il proprio veterinario, il quale è l’unico in grado di consigliarci al meglio e secondo la sintomatologia che il nostro piccolo amico accusa ed
evidenzia. Ci sono diversi tipi di antiparassitari, ma quasi tutti sono del tipo chimico o naturale. I primi hanno un'azione immediata, ma è preferibile non utilizzarli quando i cani sono ancora cuccioli o sono anziani o convalescenti. I secondi invece hanno un'efficacia che si manifesta col tempo, ma hanno minore tossicità e colpiscono un'ampia gamma parassiti. Una buona regola è anche quella di usare insetticidi ambientali, specialmente nelle zone dove il gatto o il cane trascorrono i loro momenti di riposo. Oggi si possono trovare gli antiparassitari nelle loro diverse forme e soluzioni d’uso specifico e modalità d’azione: gli spot-on (gocce), i collari, le compresse gli spray e gli shampoo.
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PIEMONTE
di Tiziana Margoni
Chiesa S. Giovanni Battista - Alba Palazzo Madama di notte
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a seconda regione italiana per estensione, si presenta da sola! Piemonte deriva infatti dall’espressione latina “ad pedem montium”, cioè ai piedi dei monti. E che monti! E’ circondata su tre lati dalle montagne: Alpi Occidentali e Appennino Ligure. A scuola per ricordare l’arco alpino, da ovest ad est, si memorizzava: “MaCon-Gran-Pena-Le-Reca-Giù”. Così in ordine l’elenco facile delle Alpi: Ma-rittime, Co-zie, Gra-ie, Pen-nine, Le-pontine, Re-tiche Ca-rniche e Giu-lie. A parte le ultime tre, tutte le altre interessano il Piemonte, col massiccio del monte Rosa, il versante sud del Gran Paradiso, Parco Nazionale, e il Monviso da cui nasce il fiume Po. Prevale il territorio montuoso, sì, ma si completa con le dolci colline delle Langhe e del Monferrato nel Basso Piemonte che lo coprono in gran parte, e poi la Pianura padana nelle zone di Vercelli e Novara. Il colpo d'occhio, dettato dal paesaggio, suggerisce le attività praticabili. In alto,
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sui picchi nudi e innevati: scalatori e guide alpine; appassionati della neve e maestri di sci; e operatori turistici in rifugi, alberghi, impianti vari…Poi, camminatori, raccoglitori e buongustai nei boschi di castagni, noccioli e funghi. Produttori, enologhi, viticoltori, cantinieri e promoter sui colli di pregiati vitigni dove borghi e castelli occhieggiano nel verde delle colline. Infine, la “bassa” -solo il 20% del territorio- con le risaie, i canali in cui si specchia il cielo, dritti pioppi in lunghi filari e cascine antiche. Un luogo notevole è il Lago Maggiore con le Isole Borromee, dove ville e giardini e parchi definiscono con i colori e le forme siepi, piante secolari nelle stagioni: luoghi ameni per mete di turisti e vacanze rilassanti e culturali! Oltre al capoluogo Torino, ci sono le città di provincia: Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Vercelli, e ultima in ordine di tempo Verbano-Cusio-Ossola. Torino, fu prima capitale del
Regno d’Italia dal 1861 al 1864, prima di Firenze e di Roma. Conosciuta per la Mole Antonelliana e la Basilica della Superga, i grandi palazzi storici lungo viali larghi e ordinanti, a “scacchiera”. Se pure città d’origine romana, nata da un accampamento diviso da cardo e decumano, la sua attuale pianta è ortogonale e rinascimentale, nata nel Seicento. La città ha il suggestivo Museo Egizio; la Sacra Sindone nel
Porta Palatina - Torino
Palazzo Carignano - Torino Duomo, costruito su tre chiese paleocristiane alla fine del 1400, il Museo diocesano; il palazzo Reale, il Castello e il Parco del Valentino sulle rive del fiume Po, in cui si riflettono. Torino è la città degli Agnelli e della Fiat, mito e meta negli anni ’60 per la gente del Sud Italia in cerca di lavoro nelle fabbriche del Nord, dove si rinnovava, tardivamente, quella necessità di “fare gli Italiani” come disse Massimo d’Azeglio ad Unità d’Italia fatta, nel 1861. Torino, anche città “magica”, “bianca” nella triangolazione con Praga e Parigi; “nera” nella triangolazione con Londra
e San Francisco. A Torino operò il sensitivo e medium Rol. Importante economicamente è anche il centro di Valenza Po, per l’oreficeria. In controtendenza rispetto alla crisi del Paese, perché a fine 2015 vede una forte esportazione verso la Francia e la Svizzera, e risulta trainante su tutti gli altri distretti italiani. Così anche per l’industria e le macchine tessili di Biella, i dolci di Alba e Cuneo, il riso di Vercelli, i vini delle Langhe, Roero e Monferrato; alimenti come il caffè, confetterie, cioccolato e frutta torinesi…, l’esportazione di valvolame e rubinetterie di Cusio-Valsesia. I mercati di riferimento sono quelli degli Stati Uniti d’America, Regno Unito, Francia, Svizzera e Cina e Russia. Un luogo notevole da vedere è Venaria Reale come da proverbio “Chi a vëd Turin e nen la Venaria, a vëd la màre e nen la fija” cioè “Chi vede Torino e non Venaria, vede la madre e non la figlia”: essenziale per conoscere Torino e il Pie-
monte stesso con la loro storia. E’ qui la Reggia, residenza sabauda; bene protetto dall’Unesco; settimo sito museale visitato dagli Italiani. Della seconda metà del 1600, nata come base per le battute di caccia -venatoria, appuntonella brughiera collinare torinese presso boschi ricchi di selvaggina. La costruzione è imponente: castello con ricche sale decorate, torrioni, cortili, giardini… E che dire dei prodotti tipici del Piemonte? Esposti su un tavolo. A mo’ di tovaglia, la bandiera -drapò del Piemont: croce bianca in campo rosso, con bordo e lambello- orlo- blu. In bella mostra: pregiato tartufo bianco d’Alba, bottiglie di Barolo, Barbera, Grignolino, Dolcetto e spumanti d’Asti; formaggio Bra; gianduiotti e Nutella, e la sua “ava”, la Giacometta; amaretti di Saronno, savoiardi e Torta Savoiarda, crumiri di Casale Monferrato, torta di pane raffermo di San Pedar, polenta di Marengo, fatta di mandorle e farina di noci, riso, nocciole, castagne…e, a sorpresa, nodini d’aglio, perché sono usati abbondantemente nella cucina piemontese, e bagna cauda, fumante.
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ARI
astronomia la costellazione
20 MARZO
La Costellazione dell’Ariete ha una dimensione non molto grande anche se le sue stelle hanno una buona luminosità. E' la prima dello Zodiaco, perché secondo la tradizione e gli studiosi di astrologica dà inizio alla primavera.E’ una costellazione dello zodiaco che si trova ad ovest delle Pleiadi. L’Ariete confina con il Triangolo e il Perseo a Nord, con il Toro a levante (est), con la Balena a Sud e con i Pesci a ponente (ovest). Questa costellazione è ben visibile nella serate di fine estate a settembre ed è facilmente individuabile per tutto l’autunno e parte dell’inverno. Le stelle più importanti dell’Ariete sono: Hamal (α Arietis) - dall'arabo "al Ras al Hamal", che significa testa di pecora che è la principale, di colore arancione vivo e dista da noi circa 70 anni luce. Sharatan (β Arietis)- dall'arabo "al Sharat" (il segno), è una stella bianca che fa coppia con Hamal lontana dal nostro pianeta 60 anni. La distanza tra queste due stelle è di circa 35 milioni di kilometri. Bharani che è una stella azzurra distante 159 anni luce. E Mesarthim), una stella bianca distante dalla Terra circa 204 anni luce. Ricordiamo che un anno luce corrisponde a circa 9.500 miliardi di Km. Gli oggetti spaziali della Costellazione dell’Ariete non sono molto significativi. Per la cronaca e per gli gli osservatori le corna dell’Ariete sono rappresentate dalle due stelle primarie della costellazione, ovvero da Hamal, la più luminosa, e da Sheratan. Vicino a Mesartim si trova una delle numerose galassie presenti nell’Ariete che è stata chiamata NGC772, Scoperta nel 1785 da William Herschel nel 1785, dista dalla Via Lattea più di 100 milioni di anni-luce. E’ abbastanza luminosa da essere osservata con un piccolo telescopio Nella Costellazione dell’Ariete sono state anche scoperte 2 stelle molto grandi chiamata dagli studiosi 45 Aries che è grande circa 115 volte il nostro Sole mentre la seconda 15 Aries, seppur leggermente più piccola, è grande circa 70 volte la nostra stella solare. A questa Costellazione è legata una leggenda mitologica greca: Nefele, figlia di Zeus, fu abbandonata dal suo sposo Atamante, re di Boezia, regione dell’antica Grecia. Ino, la nuova moglie di Atamante, convinse l’uomo a uccidere e sacrificare a Zeus i figli avuti in precedenza da Nefele. Gli dei, però, non volendo questo sacrificio, mandarono in loro aiuto un ariete dal vello d’oro che riuscì a sottrarli alla morte.
curiosità Lo sapevate che la stella più luminosa e più visibile ad occhio nudo di notte, è Sirio che fa parte della costellazione del Cane Maggiore. Sirio è visibile da qualunque zona geografica della terra ed è in grado di emettere una quantità di luce superiore a quella del nostro sole di oltre 25 volte.
IETE
astrologia lo zodiaco
Il Palazzo Presidenziale Helsinki
E IL 20 APRILE
L’Ariete con il Leone e il Sagittario formano i segni di fuoco. I nati sotto questo segno sono dotati di dinamismo e creatività e desiderano agire sempre secondo la loro personalità perchè hanno la necessità di primeggiare ed emergere dalla normalità. Amano, infatti, dirigere tutte le situazioni della loro quotidianità e per questo a volte è considerato egoista. La sua vita è fatta di obiettivi che cerca sempre di raggiungere per soddisfare i propri desideri anche se a volte non ci riesce. Nei comportamenti con gli altri l’Ariete evidenzia una continua voglia di fare dimostrandosi a volte impulsivo perché crede ed è convinto delle proprie ragioni. Nelle sue scelte di vita non sempre è diplomatico ed è forse anche per questo che sovente non è in grado di mantenere buoni rapporti con gli altri. Pur non evidenziando doti di riflessione o di costante applicazione, l’Ariete diventa infelice quando non riesce a concretizzare e a raggiungere le mete e gli obiettivi che si era fissato. Caratterialmente, se contraddetto, può anche diventare cattivo se non addirittura violento, ma di solito è molto leale ed è incapace, se non raramente, di portare rancore. Come detto è un pessimo diplomatico e, seguendo l’irruenza dell’ariete animale, nei contrasti ha l’abitudine di attaccare frontalmente senza considerare le conseguenze che potrà subire. In amore è fondamentalmente fedele anche se non di rado si stanca e si allontana da quei rapporti mediocri che nulla gli danno. Ma se è veramente innamorato è un partner pronto a tutto. E’ un vero cavaliere sempre disposto a sfidare il mondo pur di fare felice la propria compagna. Nei rapporti con la persona amata non solo è sincero, perché detesta la bugia e la menzogna, ma non ammette ipocrisie di sorta. In amicizia, i nati sotto il segno dell’Ariete, sono veramente molto ma molto affidabili, sempre in grado di proteggere e spalleggiare le persone che gli sono vicine. E’ vero che comprendere il carattere di un Ariete non è cosa facile a causa dei suoi momenti, anche di aggressività orale dovuta al fatto che non accetta “perdere”, ma quando il sentimento di amicizia è veramente cementato da conoscenza e fiducia reciproca, ed il rapporto è decisamente sincero, allora sa essere un vero ed affidabile amico. Per conquistare un Ariete è necessario incuriosirlo e fare in modo, però, che sia lui, poi, a comandare il gioco. Le donne Ariete sono molto passionali e giocose, portate ai divertimenti ed intrattenimenti festivi.
curiosità Il pianeta dominante: Marte Il colore da portare: Rosso La pietra portafortuna: Corallo rosso o rubino Il metallo: Il ferro Giorno favorevole: martedì
o d n a l l e r e h c o i G
Cristini io iz r u a M a cura di
CHI LO SA... IN PROVINCIA? Ciascuna delle parole qui elencate alla rinfusa, è la risposta ad ogni domanda sotto riportata. Trovatela e collocatela nella sua giusta posizione. Le iniziali di tali parole, lette di seguito, daranno il nome di un illustre personaggio trentino. Avisio; Isera; Intingolo; Caldonazzo; Dro; Rovereto; Nomi; Ciuìga; Avio; Ortigara; Agaro; Zòbia; Doss del Bue; Olle; Noce; Roncegno. 1. Dove si trova la casa dell'artista Fortunato Depero? ................................................................................................................................................ 2. Quale località è considerata la “culla” di produzione del vino Marzemino? ................................................................................................................................................ 3. A quale presidio Slow Food San Lorenzo in Banale dedica ogni anno una sagra? ................................................................................................................................................ 4. Di quale località Quaere è una frazione? ................................................................................................................................................ 5. Dove si trova il castello con la torre detta “La sanguinaria” ................................................................................................................................................ 6. Quale località condivide la stazione ferroviaria con Marter? ................................................................................................................................................ 7. Da dove provengono le più note susine trentine? ................................................................................................................................................ 8. Quale frazione di Borgo V.S. è all'imbocco della Val di Sella? ................................................................................................................................................ 9. Come si dice “giovedì” a Pieve Tesino? ................................................................................................................................................ 10. Su quale monte si sviluppano le piste di sci al Passo Brocon? ................................................................................................................................................ 11. Quale corso d'acqua attraversa la Piana Rotaliana? ................................................................................................................................................ 12. Qual'è il nome di un piccolo rilievo montuoso sopra Vattaro? ................................................................................................................................................ 13. Quale storico monte dominante Borgo V.S., alto 2105 m., deve il suo nome al tipo di vegetazione di cui è ricco? ................................................................................................................................................ 14. Quale paese ha un Bicigrill sulla Ciclabile dell'Adige poco a sud di Rovereto? ................................................................................................................................................ 15. Quale torrente scorre in Val di Cembra? ................................................................................................................................................ 16. Che tipo di portata è il noto e gustoso “Tonco del pontesél”? ................................................................................................................................................
SOLUZIONI DEL NUMERO DI MARZO 2016 (Soluzione del gioco “ CHI LE TROVA – (ROSSO ) - PARCO ASBURGICO (Soluzione del gioco “ CHI LE TROVA – (BLU) - PRATI IMPERIALI (Soluzione del gioco “CRUCI…TRENTINO - STROZEGADA
Leggendo di seguito le lettere nelle caselle a sfondo colorato, si otterrà il nome di un' Oasi Naturale presente in Val di Calamento. ORIZZONTALI: 1. Noto stilista milanese – 5. Se è donato, non gli si guarda in bocca – 10. Si legano quelli delle viti – 13. Un altopiano in Valsugana – 14. Città trentina dominata dal Monte Finonchio – 16. Rade marine – 17. La loro pista è nei pressi della città di cui al 14. orizzontale – 19. Targa di Oristano – 20. Il St. Martin, primo paese all'ingresso della Valle d'Aosta da sud – 21. Circuita, ingannata – 23. Una frazione di Cavalese – 25. Nome della Lollobrigida - 26. Nel caso che – 27. Chi ha rotto li paga e sono suoi – 29. L'arte dei latini – 31. Il Renzo del Muse – 34. Questa cosa – 35. Ispettore... in breve – 36. Allo scopo di – 38. Il nome del regista Kazan – 39. I bordi dei... tetti - 40. Si festeggia il 27 giugno con San Metodio – 42. E' proprio pieno d'animali! – 43. Il tantalio – 44. Una Santa... in Val dei Mocheni – 48. Plettro... senza petto – 49. A molte è meglio non dar peso – 51. La riduzione di orario di lavoro in busta paga – 52. La targa dei veicoli dell'Esercito – 53. Sovrasta la Panarotta a 2347 m. di altezza. VERTICALI: 1. L'elettrotreno sull'orario ferroviario – 2. Bel percorso naturalistico-botanico al Passo Brocon – 3. Frazione a sud di Trento con le cantine Ferrari – 4. Odorosi, profumati – 5. Targa di Caserta – 6. Pavimenti in tavole di legno – 7. Molte presentano incroci – 8. Scriversi un appunto in agenda – 9. Fiume francese famoso per i suoi Castelli - 11. La Magnon, località della Francia nota per il ritrovamento di resti fossili umani del Paleolitico superiore – 12. Territorio dell'Anconetano grande produttore di vino Verdicchio – 13. Il Giro di Francia – 15. Arance profumate e molto ricercate – 18. Un decreto in tempo di monarchia – 22. Assiste i lavoratori in caso di infortunio (sigla) – 24. Se ne trovano molte piante percorrendo il 2. verticale – 26. Gustosi gnocchetti sud tirolesi – 28. Quello d'Alcamo è un poeta medievale – 30. Uno stabilimento termale come quello di Roncegno o Levico – 32. Scoprì la penicillina (iniz.) - 33. Unico... senza estremi! - 37. Rumore di schianto – 38. La dea dell'alba – 41. Laboratorio di Ricerche Balistiche e Aerodinamiche (sigla) - 42. Esprime dolore o sconforto – 45. Ne è pieno Fort Knox – 46. Si dice riferendosi ai Signori presenti – 47. Fermi tutti! - 49. Equivale a dire “Vado” - 50. Nel suo Castello il Conte di Montecristo incontra l'abate Faría.
STORIA DEI PIU' DIFFUSI GIOCHI ENIGMISTICI ANTIPODO (dal greco antì = diverso, podòs = piede). Si risolve partendo da una prima parola nella quale, per ottenerne una seconda (antipodo) si sposta la lettera iniziale in coda alla stessa e si legge da destra a sinistra quanto così ottenuto (c-olonna → olonna-c = c-annolo). E’ un gioco del 1878 che ha avuto varianti diverse; ad oggi le più comuni e diffuse sono: Antipodo inverso: come sopra, ma qui si sposta l’ultima lettera della parola davanti alla prima lettera della stessa e si legge da destra a sinistra la seconda parola (ram-e → e-ram = mar-e); Antipodo a cambio (o Cambio di antipodo): è come l’Antipodo ma la seconda parola si ottiene cambiando la lettera iniziale che viene spostata (c-olletta, b-attello); Antipodo palindromo: è come l’Antipodo ma in questo caso la seconda parola che si ottiene è uguale alla prima (p-ollo, p-ollo); Antipodo sillabico: è come l’Antipodo ma in tale gioco si sposta la prima sillaba per ottenere la seconda parola che va letta sillabando la prima da destra a sinistra (co-le ra, co-ra le).
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