LA FAME
NEL MONDO
SPECIALE
NATALE
CALCERANICA AL LAGO (TN) Sede produttiva: Via della Prea, 2 Tel. 338 8775720 - 339 3992059 - 348 2288868 Fax +39 0461 1810129 info@aluray.it - www.aluray.it SHOW ROOM presso Shop Center Valsugana - Via Tamarisi, 2 - Pergine Valsugana
INSIEME PER LA COMUNITÀ LE VOSTRE CASSE RURALI
Diventano una unica realtà al servizio di famiglie ed imprese del territorio
Ed AUGURANO A TUTTI BUONE FESTE E UN SERENO ANNO NUOVO
IL SOMMARIO Donald Trump, 45° Presidente USA............... I disturbi dell’alimentazione.......................... Intervista impossibile: Gervasio Santuari ....... Il Coro La Tor.............................................. L’ombrellaio e il cane ................................... Zampedri e i suoi ricordi .............................. L’Austria Felix di Unterrichter ........................ Forte, pura, salubre acqua della Valsugana.... Da Faenza a Borgo ...................................... Quando si può impugnare un testamento...... A Natale si può fare di più............................ Prevenzione alcolismo.................................. I Commercianti di Borgo: le feste ................. La torre dei Sicconi e la Corte di Caldonazzo..... Le regole per acquistare in sicurezza on-line..... Lavanderia Lavapiù...................................... Erika Giovanna Klein.................................... Strategie per la riduzione dell’impronta carbonica................................ Piangere in gravidanza................................. L’Associazione Emergency ............................ Quando l’arte non ha età ............................. Girovagando: La Danimarca .........................
21 24 27 31 62 63 65 66 68 70 72 73 74 76 79 81 82 85 86 88 90 92
la fame nel mondo LA FAME NEL MONDO ............... .................. 5 Le cause della fame .................... ................ 7 La mappa mondiale della fame... .................. 8 Combattere la fame nel mondo ..... ............... 9 Le statistiche della fame ............... ............. 11 Il WFP combatte la fame nel mondo ........... 13 Intervista alla dott ssa. dell’Orto, Direttore generale WFP Italia ..... ................ 15 A Natale non sprecare il cibo .......... ............ 19
SPECIALE NATALE • Dimmi cosa è il Natale .................. 33 • Natale nel mondo .... 35 • Santa Lucia ............. 36 • Capodanno.............. 38 • Albero di Natale e le sue origini......... 41 • I Figli delle Stelle ..... 43 • Pergine e i suoi presepi.................... 45 • Il Presepe e la sua storia ............ 47 • Ed era Natale in Sicilia .................. 48 • Il Natale nelle scuole.. 51 • A Novaledo il presepe vivente..... 53 • Il Natale visto dai giovani... e dai meno giovani!.......... 55 • Renzo Bassetti, il presepista............. 57 • Tradizioni natalizie a Palù ..................... 59
ANNO 2 - DICEMBRE 2016 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munao’ - 333 2815103 direttore@valsugananews.com VICEDIRETTORE Franco Zadra COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Roberto Paccher - Luisa Bortolotti - Elisa Corni Erica Zanghellini - Francesco Cantarella Francesca Gottardi - Veronica Gianello Maurizio Cristini - Alice Rovati - Daniele Spena Alessandro Dalledonne - Mario Pacher - Franco Zadra Laura Fratini - Francesca Schraffl - Sabrina Mottes Eleonora Oss Emer - Chiara Paoli - Tiziana Margoni Patrizia Rapposelli - Zeno Perinelli - Adelina Valcanover CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Edizione Printed srl Viale Vicenza, 1 - Borgo Valsugana IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura STAMPA Grafiche Futura PER LA PUBBLICITÀ SU VALSUGANA NEWS info@valsugananews.com www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright EDIZIONI PRINTED e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a EDIZIONI PRINTED, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra EDIZIONI PRINTED si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.
V
ALSUGANA NEWS
3
PRODUZIONE E POSA DI PARAPETTI, RINGHIERE, FIORIERE IN ALLUMINIO TINTA LEGNO E TINTA RAL
DETR
AZIO
NE D
EL 50
%
ME PAVI
NT
Esposizione Shop Center Valsugana
SIN E R N II
A
LA FAME NEL MONDO
La FAME nelMONDO di Franco Zadra
L
’uomo è un animale speciale. Ha consapevolezza di sé. Questo significa che può conoscere se stesso. All’interno del nostro “io” abbiamo la possibilità di essere soggetto e oggetto nello stesso tempo, quasi di guardarci dall’alto. In noi vi è uno “spirito” che guarda ciò che condividiamo con gli animali, la nostra “anima psichica”. Appartenere all’umanità significa saper sviluppare un concetto come quello della “fame nel mondo” nel senso di una sfida globale che constantemente ci interpella, ci chiama per venire risolta, pena la messa in discussione del nostro essere pienamente “uomini”. Da questo deriva un altro concetto, comunemente chiamato “charity fatigue”. La fatica dell’essere caritatevoli che prende ciascuno di noi messo di fronte, di solito nei momenti meno opportuni, alle impellenti necessità degli altri, magari all’ora di cena, mentre guardiamo la Tv seduti attorno a una tavola imbandita, al
calduccio del nostro focolare domestico. Oppure ci guarda con gli occhi di un barbone dall’esterno della vetrina di una pasticceria, proprio mentre stiamo addentando un voluminoso bignè. Per proteggersi da questa fatica, quasi inevitabilmente, siamo portati a indurirci, a farci meno sensibili, a non prestare più attenzione a campagne importanti come quella contro la fame nel mondo. Eppure, finché ci sarà nel mondo un solo bambino che soffre la fame, nessuno potrà dirsi veramente uomo. Perché, a differenza dei mammiferi inferiori che vengono al mondo con capacità di soppravvivenza già ben sviluppate, il cucciolo d’uomo dipende, per il nutrimento, il vestiario, e il ricovero, da altri. In più, non è solo la soddisfazione dei bisogni primari a contare per uno sviluppo adeguato ma, i bambini hanno bisogno di avere rapporti affettivi stabili, specialmente nei primi anni di vita. Le ricerche sulle carenze o la mancanza di assistenza da parte degli adulti nei confronti dei bambini hanno dimostrato in modo drammatico questo bisogno. Gli studi condotti su bambini vissuti in situazioni di estremo isolamento o abbandono dimostrano gli effetti della mancanza di assistenza sullo sviluppo delle capacità di rapporto e di apprendimento. Ef-
fetti che, con tragica ovvietà, si ripercuotono quotidianamente sul miliardo di persone denutrite che con fatica riescono a far arrivare il loro grido d’aiuto alle nostre orecchie insofferenti e sorde. In genere manteniamo un atteggiamento verso i poveri del mondo, e quelli di casa nostra, che ci porta a considerarli inetti e indolenti. Se sono poveri, la colpa è tutta loro; se veramente lo volessero, potrebbero trovare un lavoro e migliorare la loro situazione. Anche se queste convinzioni restano radicate, un numero sempre maggiore di persone sta cominciando a rendersi conto che fattori “strutturali” di tipo economico, come la mancanza di una politica agricola adeguata, oppure guerre, migrazioni forzate, sfruttamento, consumismo, sono cause determinanti. Chi sta meglio continua a rifugiarsi nel ragionamento “è colpa loro”, e molti di coloro che vivono in condizioni di indigenza si ritengono responsabili della propria situazione. Per questo è importante l’azione di organizzazioni mondiali che cercano di sradicare questo spaventoso fenomeno della fame.
V
ALSUGANA NEWS
5
VESTIRE IL TUO TEMPO
CORSO AUSUGUM 19 - BORGO VALSUGANA
LA FAME NEL MONDO
le CAUSE della FAME
P
erchè esiste la fame, se il mondo produce cibo a sufficienza per sfamare l’intera popolazione mondiale (7 miliardi di persone)? Una persona su nove nel mondo va a dormire affamata ogni notte. In alcuni paesi, un bambino su tre è sottopeso. Tra i molti fattori che determinano questa situazione, ve ne sono sei più rilevanti.
LA TRAPPOLA DELLA POVERTÀ La scarsa alimentazione dovuta alla povertà, rende le persone deboli e meno capaci di guadagnare il necessario per sottrarsi alla povertà e alla fame. Quando i bambini soffrono un ‘deficit di sviluppo’, sono probabilmente condannati a una vita di povertà e stenti. Nei paesi in via di sviluppo, gli agricoltori spesso non possono permettersi l’acquisto di sementi, perciò non possono piantare le colture in grado di sfamare loro e gli altri membri della famiglia. Devono a volte coltivare i campi senza la strumentazione e i fertilizzanti necessari. In altri casi, è la terra, l’acqua o l’istruzione a mancare.
MANCANZA DI INVESTIMENTI IN AGRICOLTURA In molti paesi in via di sviluppo vi è insufficienza di infrastrutture agricole, quali strade, magazzini, e sistemi di irrigazione, con elevati costi di trasporto, mancanza di strutture di stoccaggio, e approvvigionamenti idrici incerti. Rese agricole e accesso al cibo limitati. Gli investimenti nel miglioramento della gestione dei suoli, nell’utilizzo più efficiente delle risorse idriche e nella fortificazione delle sementi disponibili, possono apportare considerevoli miglioramenti. Studi dimostrano che gli investimenti in agricoltura sono cinque volte più efficaci nel ridurre fame e povertà rispetto agli investimenti in qualsiasi altro settore. CLIMA E METEO Alluvioni, tempeste tropicali e lunghi periodi di siccità sono in aumento, con conseguenze drammatiche per chi soffre fame e povertà nei paesi in via di sviluppo. Nel 2011, fenomeni di siccità ricorrenti hanno vanificato il raccolto e provocato gravi perdite di bestiame in aree dell’Etiopia, della Somalia e del Kenya. Nel 2012, una situazione simile si è verificata nella regione del Sahel nell’Africa occidentale. Il cambiamento climatico va a peggiorare condizioni naturali già avverse, e sempre più terreni fertili nel mondo sono
minacciati dall’erosione, dalla salinizzazione e dalla desertificazione. A tutto ciò si aggiunge la deforestazione per opera dell’uomo.
GUERRA E SRADICAMENTO Nel mondo, i conflitti compromettono sistematicamente l’agricoltura e la produzione alimentare, costringendo milioni di persone ad abbandonare le loro case, e producendo vere e proprie emergenze alimentari, facendo talvolta del cibo un’arma di guerra. In zone più pacifiche dell’Africa, come il Ghana e il Rwanda, la fame diminuisce. MERCATI INSTABILI I poveri hanno bisogno di avere accesso a cibo adeguato tutto l’anno, e l’instabilità dei prezzi dei prodotti alimentari ne è un grave impedimento. Le impennate nei prezzi possono temporaneamente rendere il cibo inaccessibile, con possibili conseguenze di lungo periodo per i bambini piccoli. SPRECO ALIMENTARE Un terzo di tutto il cibo prodotto (1,3 miliardi di tonnellate) viene gettato, generando uno spreco di risorse naturali, altrimenti preziose per nutrire il pianeta. Ogni anno, il cibo prodotto ma non consumato, assorbe un volume d’acqua equivalente al flusso del fiume Volga, in Russia. Produrre cibo, inoltre, incrementa l’emissione di gas serra nell’atmosfera di 3,3 miliardi di tonnellate, con conseguenze per il clima e, in ultima analisi, per la produzione alimentare. (F.Z.)
V
ALSUGANA NEWS
7
LA FAME NEL MONDO
Combattere la FAME nel MONDO
di Chiara Paoli
M
olte son le realtà che si occupano della piaga della fame e della malnutrizione nel mondo, tra questi il World Food Programme - WFP (Programma Alimentare Mondiale), che si denota come la più estesa organizzazione umanitaria del mondo. Si tratta di un’agenzia delle Nazioni Unite che si dedica ad interventi di assistenza alimentare, essa si sovvenziona unicamente per mezzo di contributi liberali. In particolari stati di emergenza, l’organizzazione interviene somministrando alimenti dove ve ne sia bisogno, per garantire un’adeguata alimentazione alle vittime di guerre, scontri civili e catastrofi naturali. Quest’organizzazione, è nata nel 1961 e la sua mission auspica “un mondo nel quale ogni uomo, donna e bambino abbia accesso, per tutta la vita, al cibo necessario per condurre un’esistenza sana e attiva.” WFP opera in collaborazione con le altre agenzie Onu, come l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, IFAD; collaborano inoltre con i governi, con le altre agenzie delle Nazioni Unite e con le ONG, per portare avanti questo grande progetto comune. La grande battaglia che porta avanti l’UNICEF è quella per la "Lotta alla
malnutrizione infantile" nelle seguenti regioni: Camerun, Ciad, Repubblica del Congo, Costa d'Avorio, Eritrea, Guinea Bissau, Madagascar, Myanmar, Repubblica Centrafricana e Zambia. I bambini affetti da denutrizione o malnutrizione nel mondo sono circa 200 milioni, all’apparenza non si notano particolari patologie, ma un piccolo essere umano che non si
alimenta in modo adeguato, risulta molto più vulnerabile. La malnutrizione può comportare ritardi nella crescita e nello sviluppo, oltreché mettere in serio pericolo la salute e a volte la vita stessa di queste creature. Fondazione Azione contro la Fame Italia Onlus è un’organizzazione umanitaria internazionale che mira ad cancellare la fame nel mondo. Il movimento nasce in Francia nel 1979, e si è adoperato per portare cibo a coloro che si trovano loro malgrado in situazioni di emergenza, salvando vite umane in 47 diversi paesi del mondo e assistendo più di 14 milioni di persone ogni anno. Nasce a Lodi nel 1964, il Movimento per la lotta contro la fame nel mondo (MLFM), si tratta di un'organizzazione non governativa riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana. Oltre ad opera con progetti di sviluppo nel Sud del Mondo, l’organizzazione si occupa di promuovere attività di sensibilizzazione, nell’ottica di diffondere una cultura della solidarietà, dell’uguaglianza e dell’armonia tra i popoli. Anche Operazione per l’Africa onlus si occupa della lotta contro la fame nel mondo, così come le altre realtà di cui abbiamo parlato, e non smetteremo mai di sottolineare che un’adeguata nutrizione è una necessità di ogni essere umano, ma anche un diritto che non può e non deve essere negato.
V
ALSUGANA NEWS
9
LA FAME NEL MONDO
Statistiche sulla
FAME I
l World Food Programme, la più grande organizzazione umanitaria al mondo che si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame, fornisce dati e numeri impressionanti sulla fame e la malnutrizione. Nel seguente elenco, i fatti e le cifre utili a comprendere la situazione alimentare e nutrizionale nel mondo. 1) 795 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza da mangiare. Questo numero è diminuito di 216 milioni dal 1990 ed equivale a circa un nono della popolazione mondiale. 2) La stragrande maggioranza delle persone che soffrono la fame vive nei Paesi in via di sviluppo, dove il 12,9% della popolazione soffre di denutrizione. 3) L’Asia è il continente che ha la più
4)
5)
6)
7)
alta percentuale di persone che soffrono la fame nel mondo - due terzi della popolazione totale. Negli ultimi anni, in Asia meridionale la percentuale si è ridotta, ma nell'Asia occidentale essa è lievemente aumentata. L'Africa Sub-sahariana è la regione con la più alta incidenza (percentuale della popolazione) della fame. Una persona su quattro soffre di denutrizione. Se le donne avessero lo stesso accesso degli uomini alle risorse, ci sarebbero 150 milioni di affamati in meno sulla terra. La scarsa alimentazione provoca quasi la metà (45%) dei decessi dei bambini sotto i cinque anni 3,1 milioni di bambini ogni anno. Nei Paesi in via di sviluppo, un
foto: WFP/Shehzad Noorani bambino su sei è sottopeso (sono circa 100 milioni). 8) Un bambino su quattro nel mondo soffre di deficit di sviluppo. Nei Paesi in via di sviluppo, questa percentuale può crescere arrivando a un bambino su tre. 9) Nei paesi in via di sviluppo, 66 milioni di bambini in età scolare - 23 milioni nella sola Africa - frequentano le lezioni a stomaco vuoto. 10) Il WFP calcola che ogni anno sono necessari 3,2 miliardi di dollari per raggiungere i 66 milioni di bambini in età scolare vittime della fame.
V
ALSUGANA NEWS
11
Viale Brigata Venezia, 7 - BORGO VALS. Tel. 0461 754 152
Orario continuato: da martedì a venerdì 9.00 / 19.00 - il sabato 9.00 / 17.00
LA FAME NEL MONDO
IL WFP combatte la
FAMENELMONDO
I
l World Food Programme è la più grande organizzazione umanitaria al mondo. L’agenzia si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame. Nelle emergenze, l’agenzia fornisce cibo là dove è necessario, salvando la vita alle vittime di guerre, di conflitti civili e di disastri naturali. Una volta conclusa l’emergenza, l’assistenza alimentare aiuta le persone a ricostruire la propria vita e quella delle comunità in cui vivono. Il WFP è un’agenzia delle Nazioni Unite finanziata esclusivamente su base volontaria. Fondata nel 1961, l’agenzia auspica un mondo nel quale ogni uomo, donna e bambino abbia accesso, per tutta la vita, al cibo necessario per condurre un’esistenza sana e attiva. L’agenzia persegue questo obiettivo collaborando con le altre agenzie Onu con sede a Roma (l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura, FAO e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, IFAD), oltre che con i governi, con le altre agenzie delle Nazioni Unite e con le ONG. Nel 2014, il WFP ha fornito assistenza alimentare a 80 milioni di persone in 82 paesi. Lo staff del
foto: WFP/Ricardo Franco
WFP è composto da circa 11.000 persone, la maggior parte delle quali lavora sul campo, assistendo chi soffre la fame. I quattro obiettivi strategici del WFP sono: salvare vite umane e salvaguardare i mezzi di sussistenza nelle emergenze. Sostenere la sicurezza alimentare e la nutrizione e ricostruire i mezzi di sussistenza in ambienti vulnerabili e a seguito di emergenze. Ridurre i rischi e permettere alle persone, alle comunità e ai paesi di rispondere autonomamente ai proprio bisogni alimentari e nutrizionali. Ridurre la malnutrizione e interrompere il ciclo intergenerazionale della fame. Il World Food Programme è gestito da un Consiglio d'Amministrazione formato da 36 rappresentanti degli Stati Membri. L’agenzia è guidata da un Direttore Esecutivo, nominato congiuntamente dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e dal Direttore Generale della FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura), e rimane in carica per cinque anni. L’attuale Direttore Esecutivo è Ertharin Cousin, in carica dal 5 aprile 2012, cui spetta il compito di amministrare il WFP e di attuarne programmi, progetti e ogni altra attività. Il WFP ha anche tre Vice-Direttori Esecutivi, ciascuno con specifiche responsabilità. Il Piano Strategico stabilisce le linee strategiche dell’agenzia ogni quattro anni. Il WFP è finanziato su base volontaria. I principali donatori sono i go-
foto: WFP/ Rein Skullerud verni, ma vi sono anche donazioni del settore privato e di singoli individui. Tra i 17 obiettivi che WFP si è posto con il termine del 2030, anche la sfida “Fame Zero”, lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Kimoon, che vuole coinvolgere tutti, persone, istituzioni, governi, settore privato, organizzazioni non governative, settore pubblico, chiamati a fare la propria parte nel raggiungere questo obiettivo, perché convinti che la fame può essere sconfitta nell'arco di questa nostra vita. Fame Zero, significa: Zero bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni; 100% accesso a cibo adeguato, sempre; Tutti i sistemi alimentari sostenibili; 100% aumento della produttività e del reddito dei piccoli contadini; Zero perdite o sprechi di cibo.
V
ALSUGANA NEWS
13
LA FAME NEL MONDO
LaFAME NELMONDO
La dott.ssa Tiziana dell’Orto
Circa 795 milioni di persone, nel mondo, oggi, soffrono la fame. Questo significa che quasi una persona su nove non ha la quantità di cibo sufficiente al fabbisogno quotidiano. Le principali cause della fame sono i disastri naturali, i conflitti, la povertà endemica, l’assoluta scarsità di infrastrutture per l’agricoltura e lo sfruttamento eccessivo dell’ambiente. Un problema che ci coinvolge direttamente e che impone l’impegno di tutti, cittadini e governi, affinchè, dal nostro futuro, si possa eliminare questa vera piaga mondiale. Analizzando gli ultimi dati è un fenomeno in crescita o in decrescita? «I dati pubblicati dal World Food Programme delle Nazioni Unite con la FAO e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, indicano che gli sforzi fatti a livello mondiale per combattere la fame hanno ridotto notevolmente il numero di persone che ne soffrono. Il rapporto sull’insicurezza alimentare del mondo, del maggio 2015, dice che il numero di coloro che soffrono la fame è sceso, dal biennio 1990-92 a oggi, di 216 milioni. Per questo dobbiamo continuare a operare per combattere la fame nel mondo. Uno dei 17 obiettivi delle Nazioni Unite, chiamati Sustainable Development Goals, è un mondo a ‘Fame zero’ entro il 2030».
Perché nel nostro mondo esiste ancora questo problema? «Le posso solo rispondere dicendole che tutti noi dobbiamo impegnarci perché questo problema sia ogni anno meno impellente. Serve una maggiore attenzione all’ambiente, solo così potremo ridurre gli effetti sul clima riconducibili all’inquinamento. Gli esperti ci dicono che le desertificazioni progressive di ampie zone della terra, per esempio, sono effetti dell’aumento dell’inquinamento globale». Cosa fa WFP? “Il World Food Programme è la più grande agenzia umanitaria del mondo la cui missione è combattere la fame a livello globale. Il WFP porta cibo e assistenza alle popolazioni colpite da calamità naturali, conflitti e a tutti coloro
TERVISTA NOSTRA IN LA DOTT.SSA AL ESCLUSIVA A DELL, ORTO, TIZIAN GENERALE DIRETTORE ITALIA DEL WFP
di Armando Munaò
che sono in condizioni di emergenza o di estrema povertà. Il WFP è in grado di rispondere in tempo reale a tutte le emergenze essendo anche la prima agenzia del mondo per la logistica e i trasporti di aiuti umanitari. Ogni anno fornisce direttamente assistenza e cibo ad una media di 80 milioni di persone in 82 Paesi. Le faccio un piccolo esempio concreto. Nel campo di Khazar, in Iraq, rifugio per circa 6.000 persone fuggite dai recenti combattimenti di Mosul, che dista 45 chilometri, tutti arrivano al campo stanchissimi, confusi ed affamati. Il WFP li raccoglie con un pasto caldo e scatole piene di cibo. Il WFP distribuisce cibo alle famiglie sistemate nel campo, o in abitazioni limitrofe dove hanno la possibilità di cucinare. La razione include
V
ALSUGANA NEWS
15
LA FAME NEL MONDO farina, ceci, fagioli e olio. Il WFP e i suoi partner stanno lavorando senza sosta per raggiungere le famiglie rimaste intrappolate a Mosul e che si trovano in aree da poco riconquistate. Dal 2014 il WFP ha fornito assistenza alimentare ad oltre 1 milione di sfollati iracheni. Il WFP non riceve fondi dalle Nazioni Unite ma è finanziato su base volontaria: governi, aziende e singoli individui, tutti possono contribuire. Con 60 euro si può garantire una razione per una famiglia di 5 persone rifugiata nel campo di Khazar per un mese. Il ‘WFP Italia’, di cui sono onorata di essere Direttore Generale, rappresenta il punto di riferimento per quanti, in Italia, vogliano sostenere le attività nel mondo del WFP. Il WFP oltretutto è molto legato all’Italia visto che ha la sua sede mondiale a Roma e a Brindisi gestisce una della principali basi operative da cui partono gli aiuti umanitari”. A Suo avviso il problema fame, specialmente quello che coinvolge i bambini, è abbastanza sentito? «Personalmente penso che sia difficile per chi può permettersi un pasto tre volte al giorno capire veramente cosa significhi la fame, quella provata sulla propria pelle o su quella dei propri figli. Quello che avviene molto lontano da noi spesso viene percepito come non
foto: WFP/Alexis Masciarelli
16
V
ALSUGANA NEWS
foto: WFP/Sven Thelin direttamente collegato al nostro quotidiano. Le cose stanno cambiando, i movimenti migratori legati a guerre e povertà influenzano direttamente la nostra vita e hanno alzato il livello di attenzione di tutti sui problemi globali. Il WFP Italia vuole sensibilizzare i cittadini italiani non solo sulle tematiche globali legate al garantire l’accesso al cibo e a una corretta nutrizione per tutti, ma anche raccontare le azioni concrete che il WFP fa per costruire un futuro a fame zero. Una particolare attenzione è riservata ai bambini, il WFP, per esempio fornisce pasti ai bambini nelle aree maggiormente colpite da insicurezza alimentare, dove i livelli di povertà e malnutrizione sono più alti. Fornendo pasti a scuola, i tassi di frequenza dei
bambini aumentano in maniera significativa. Vengono anche distribuiti pasti alle famiglie più bisognose perché mandino i loro figli a scuola, in particolare le bambine. I risultati di questo lavoro saranno visibili anche a lungo termine dando ai bambini e alle bambine la possibilità di studiare e di crescere sani». Come le persone possono contribuire concretamente alla vostra attività? «È straordinario quanto si possa fare anche solo con un piccolo contributo! Al WFP bastano pochi centesimi di euro, per esempio, per fornire un pasto scolastico a un bambino che va a scuola a stomaco vuoto. Con una donazione di 2 euro, un’intera famiglia composta di 5 persone può ricevere cibo sufficiente a garantire il fabbisogno di una giornata. I programmi del WFP sono molto articolati perché intendono raggiungere obiettivi a lungo termine e non solo portare assistenza immediata». La tecnologia delle comunicazioni può aiutare a risolvere il problema della fame nel mondo? «Dopo un disastro, gli esperti di telecomunicazioni del WFP sono fra i primi a partire. Spesso le calamità naturali mettono fuori uso le linee terrestri, cellulari e satellitari. Il WFP mette a disposizione i suoi esperti per ristabilire le comunicazioni permettendo a tutto il personale umanitario di coordinarsi e di parlare con il resto del mondo e a
LA FAME NEL MONDO facilitare le operazioni di salvataggio delle vittime. Dunque la tecnologia delle comunicazioni può sicuramente servire a salvare molte vite aiutando gli operatori umanitari a portare il cibo dove è più necessario. Ma il WFP fa molto di più per garantire gli aiuti du-
foto: WFP/Susannah Nicol rante un’emergenza. Se non esistono strade o ponti, il WFP li costruisce, rimette in funzione interi porti o linee ferroviarie, e se non è possibile atterrare con gli aerei, o arrivare in altro modo gli aiuti vengono paracadutati». Che cosa è veramente importante riguardo a questo problema? «La lotta alla fame del mondo è una battaglia troppo grande per un singolo, anche per la più grande agenzia umanitaria del mondo come il WFP. Solo tutti insieme, aziende, cittadini, politici, ognuno facendo la sua parte si può innescare un meccanismo virtuoso che porti al raggiungimento dell’obiettivo Fame Zero. Ecco cosa ritengo veramente importante, che tutti diano il proprio contributo». Come combattere la fame in posti tanto diversi del mondo? «Il WFP porta a seconda dei luoghi, razioni alimentari diverse, razioni bilanciate da esperti nutrizionisti che tengono conto dei valori nutrizionali dei cibi, del clima e dell’area geografica dove vivono le popolazioni bisognose.
Il cibo che viene distribuito nelle emergenze è invece studiato per essere facile da trasportare, consumare e altamente energetico. In particolare, cibo “pronto all’uso” (ready-to-eat-food - RUF), che non richiede nessuna preparazione o cottura ed è anche rafforzato con vitamine e minerali. Nei programmi che prevedono la distribuzione di razioni alimentari (come il programma ‘Cibo per Lavorare’) il WFP preferisce acquistare il cibo dai produttori locali per stimolare l’economia locale. Quando è possibile trasferisce alle comunità denaro vincolato all’acquisto di cibo nei mercati locali. Tutto questo ha anche il risultato di stimolare l’economia locale. Faccia attenzione alle foto e ai programmi televisivi che mostrano l’arrivo degli aiuti umanitari nelle emergenze, i camion, gli aerei, le Jeep o le navi Bianche con la scritta UN WFP sono i mezzi del World food programme a disposizione degli aiuti umanitari, non trasportano solo cibo, ma anche tende, medicinali, coperte e operatori di altre ONG. Il WFP è veramente alla base di tutti gli aiuti, come d’altronde il cibo, è alla base della nostra esistenza». Si supererà mai il problema della fame? «Sembra sempre che gli aiuti umanitari non portino mai a risultati concreti. Invece non è così. Solo dieci anni fa, per esempio, il Brasile era uno dei tanti paesi che si trovava ad affrontare il problema della povertà estrema. Il WFP aveva già cominciato a collaborare con il governo per sostenere il programma di pasti scolastici gratuiti nelle scuole del nord-est del paese, regione dove molti bambini
vivevano in condizioni di povertà. Il WFP ha fornito pasti scolastici gratuiti per 12 anni, fino a quando il governo non è stato in grado di prendere in carico la gestione del programma. Il Programma Nazionale Brasiliano di Alimentazione Scolastica è ormai parte integrante della strategia di sicurezza alimentare del Brasile. Il WFP inoltre ha fornito assistenza per progetti di sostegno ai piccoli agricoltori, di introduzione delle cucine comunitarie e delle banche alimentari. Gli sforzi congiunti del Governo del Brasile e del WFP hanno portato a risultati significativi nel paese: una significativa riduzione delle persone bisognose di cibo, passate da 22,8 milioni nel 1992 a 13,6 milioni nel 2012, diminuzione del tasso di malnutrizione infantile diminuito del 73 per cento così come la mortalità infantile scesa del 45 per cento. Desiderosi di condividere la propria storia di successo, il governo brasiliano e il WFP hanno dato vita al Centro di Eccellenza: un centro di formazione che fornisce sostegno diretto ai governi di altri paesi in materia di alimentazione scolastica, nutrizione e sicurezza alimentare. Questo ci dà ancora più energia nel continuare a lavorare per raggiungere l’obiettivo di un mondo a Fame Zero». Si ringrazia il WFP Italia per la gentile, cortese e preziosa collaborazione e per la concessione delle foto
WFP ITALIA C/o WFP - Via C.G. Viola 68-70 00148 - Roma Info: 06.65670430 www.wfp.org/it hq.comitatoitaliano@wfp.org
foto: WFP/Mohamed Siddig
V
ALSUGANA NEWS
17
LA FAME NEL MONDO
CIBO IL SPRECARE
NON
S
A NATALE
i è da poco concluso il Giubileo della Misericordia, il 20 novembre 2016 è stata chiusa la Porta Santa nella Basilica di San Pietro a Roma, ma in questi undici mesi abbiamo compreso il significato di “misericordia”? Il Natale alle porte ci vede indaffarati a preparare regali, a pensare al menù del Cenone o del pranzo di Natale ma, anche se giunto al termine, l’anno della misericordia dovrebbe trascinare dietro di sé una scia come quella della cometa che ha accompagnato i pastori verso Gesù bambino. Questa scia di luce dovrebbe farci pensare che c’è chi è meno fortunato di noi, che abbiamo cibo in abbondanza e spesso ci ritroviamo indigesti per quanto consumato durante il
periodo natalizio. Volgiamo dunque un pensiero a coloro che non hanno di che sfamarsi, ricordando che il cibo è un diritto di tutti, gli alimenti forniscono ai più piccoli l’energia per crescere e in età adulta diviene sostentamento. È giusto consumare il cibo anche in un’ottica di convivialità, per festeggiare con parenti e amici le occasioni, ma lo spreco diviene insensatezza, ingiustizia, e sperpero di alimenti che possono salvare la vita, nutrire chi ne ha veramente bisogno. Lo stesso Papa Francesco rammenta a tutti i fedeli che il cibo avanzato potrebbe essere utile a sfamare altre persone. Il cibo è una risorsa preziosa che non va dissipata, queste risorse vanno ridistribuite affinché la fame nel mondo vada riducendosi sempre più. In queste feste natalizie, oltre a pensare ai regali, ai panettoni e al divertimento, facciamoci anche un appunto: non sprecare il cibo. Impegnarsi in prima persona, per quanto possibile a non buttare via il cibo è già un primo passo per aiutare coloro che soffrono la fame e la malnutrizione. Un minimo impegno che ci fa uscire dall’ombra dell’indifferenza, un piccolo voto per il Natale, un atto di misericordia, quel nobile sentimento di compassione che ci fa guardare oltre il
nostro naso e ci rende partecipi dell’infelicità e delle problematiche altrui. Da una ricerca dell’ADOC (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) risulta che a Natale una famiglia spreca in media 52 € di cibarie, avanzi dovuti a preferenze di gusto, perché non si riesce a consumare tutto ciò che viene cucinato, o perché i prodotti acquistati scadono senza essere utilizzati. E mentre nella penisola italiana si accumulano rifiuti alimentari per circa 1 miliardo e seicentomila euro per le sole feste natalizie, nel mondo si spengono o sono duramente afflitti dalla fame ben 900 milioni di esseri umani, tra adulti e bambini. Il nostro grande scrittore, pedagogista e giornalista Gianni Rodari, che tanto si è occupato di bambini e ragazzi rifletteva sulla questione della fame nel mondo arrivando a questa conclusione: «Quanto pesa una lacrima? Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra». La questione della fame nel mondo è qualcosa che ci portiamo dietro da lungo tempo e siamo certi che John Fitzerald Kennedy aveva pienamente ragione quando disse: «La guerra contro la fame è in realtà una guerra di liberazione dell’umanità intera». (C.P.)
V
ALSUGANA NEWS
19
IL SORPRENDENTE ESITO DELLE ELEZIONI AMERICANE
Donald Trump,
di Francesca Gottardi
45° Presidente degli Stati Uniti
Perché chi ha ricevuto meno voti ha vinto e come sondaggi e media si siano sbagliati clamorosamente
L
’8 novembre 2016, il candidato repubblicano Donald Trump vince, contro ogni pronostico, le elezioni presidenziali statunitensi. Trump si aggiudica 306 dei 270 grandi elettori necessari per diventare il 45esimo Presidente americano. Sconfigge così la favorita candidata democratica Hillary Clinton, che di grandi elettori ne ottiene 232. Trump conquista i cosiddetti Swing States (Stati in bilico), tra cui figurano Ohio, Florida ed il North Carolina, ma anche stati di tradizione democratica, come la Pennsylvania ed il Wisconsin. Dopo otto anni di governo democratico, i repubblicani tornano trionfalmente alla Casa Bianca, con la maggioranza sia al senato, sia alla camera. Non accadeva dal 1928. La Clinton guadagna 62,521,739 voti, il 48% dei suffragi complessivi. Trump ottiene 61,195,258 voti, pari al 47% del totale.1 Più di un milione di voti separa i due rivali per la presidenza. Com’è possibile che il candidato con il minor numero di voti abbia vinto con ampio vantaggio le elezioni?
Secondo il sistema elettorale statunitense, i cittadini – anche se esprimono una preferenza per l’uno o l’altro candidato – non votano direttamente per il Presidente, ma per i 538 grandi elettori che compongono il collegio elettorale. Ad ogni Stato spetta una determinata quantità di grandi elettori in proporzione alla sua popolazione, numero mai inferiore a 3. Per esempio, la California sceglie 55 grandi elettori, New York 29, il Vermont 3 e così via. Il candidato che vince in uno Stato, anche se con pochissimo scarto, si aggiudica tutti i grandi elettori, secondo la formula “chi vince, vince tutto”.2 Questo può portare al risultato paradossale che un candidato che vinca in pochi Stati chiave, con poco vantaggio sull’avversario, possa diventare presidente anche se il rivale vince meno Stati chiave, ma con un ampio margine e quindi con un numero di voti complessivo superiore. Prima dell’8 novembre scorso questa situazione si era verificata solo quattro volte nella storia degli Stati Uniti.3 La vittoria di Trump è eccentrica come lo è il nuovo Presidente. Il collegio elettorale è poi incaricato di scegliere il Presidente ed il vice-presidente in dicembre, in questo caso il 19. I grandi elettori sono in teoria liberi di scegliere chi vogliono, ma di fatto votano per il candidato supportato dal voto popolare. A spoglio terminato viene ufficialmente
Donald Trump
Melania Trump, la moglie e prossima First Lady dichiarato il vincitore, e la sua investitura a Presidente si terrà il 20 gennaio 2017. Un altro elemento che emerge da queste elezioni è il fallimento dei blasonati sondaggi. Questa vittoria è un duro colpo per i sondaggisti e per i mezzi di informazione che su di essi si sono basati. Alla vigilia delle elezioni, la Clinton era data vincente dalla stragrande maggioranza dei sondaggi. Né i media né le statistiche hanno preso sul serio Trump. Mentre regalavano pubblicità al candidato repubblicano, prendendolo in giro per
[1]
Dati aggiornati al 28 novembre 2016, NYT, Fox News, BBC, CBC. Gli Stati Americani del Nebraska e del Maine fanno eccezione, avendo un sistema proporzionale di nomina degli elettori. [3] Precisamente nel 1824, 1876, 1888, 2000. [2]
Hillary Clinton
V
ALSUGANA NEWS
21
le sue affermazioni a dir poco estrose, lui con quelle conquistava comizio dopo comizio l’elettorato in cerca di un cambiamento radicale. Alla fine Trump ha sorpreso tutti. Prima fra tutti la favorita candidata democratica. La Clinton si scontra di nuovo con il più alto “soffitto di cristallo”, metafora della barriera invisibile che impedisce alle donne di arrivare a ricoprire posizioni di vertice al potere. I democratici erano talmente sicuri di vincere che la sera delle elezioni hanno allestito un imponente palco al Javits Center di Manhattan, sovrastato da un soffitto di vetro che la Clinton sperava di poter metaforicamente rompere per la prima volta nella storia. Invece quel soffitto sembra essere ben “rinforzato con travi metalliche” – afferma Charlotte Alter del Time– da retaggi culturali duri a morire. Su quel palco la candidata democratica non appare nemmeno una volta la notte delle elezioni. Il popolo americano ha votato contro l’élite dirigenziale che la Clinton rappresenta, in una rivoluzione nazionalista
La Casa Bianca bianca, delle classi medie. Ora da tutto il mondo si levano grida di protesta ed il futuro appare come un grande punto di domanda, non solo per gli Stati Uniti. Ma una cosa è certa: gli americani hanno democraticamente votato per il loro
45esimo Presidente, nonostante i discutibili contenuti della sua campagna. Più che le proteste, forse sarebbe più opportuno un critico esame di coscienza.
RISULTATI ELEZIONI AMERICANE 2016 STATO PER STATO
V
ALSUGANA NEWS
23
Tra sociologia e dimensione emotiva introspettiva
I
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
F
in dai tempi del liceo e a seguire dell’università sono sempre stata attratta dalla concezione della società; in particolare mi sono interessata di modelli di comportamento di gruppi sociali peculiari e delle forme dello stereotipo e del pregiudizio: argomentazioni che mi hanno portata a formulare la tesi. Nella società post moderna è sempre più diffusa la problematica dei disturbi alimentari; da questa considerazione è cominciato il mio lavoro d’analisi. Mi sono chiesta come mai tale disturbo possa essersi diffuso su così ampia scala, soprattutto in una società di benessere, di sviluppo industriale e non priva di servizi di prima necessità. Mi sono soffermata da subito sul concetto di pregiudizio,
24
V
ALSUGANA NEWS
poiché riguardo a tali disturbi, a volte gravi al punto da portare a situazioni invalidanti, spesso la società dimostra un atteggiamento stereotipico, pregiudizievole e riduttivo, riducendo una vera e
di Lisa Gili
propria malattia al: “non mangia perché vuole fare la modella”. Ho ritenuto fosse un buon modo di introdurmi allo studio del problema: il riduzionismo sociale. Da sociologa ritengo un dovere morale e sociale analizzare in profondità le motivazioni alla base di tali disturbi, andando oltre a questa idea superficiale. Quando si parla di disordini alimentari si deve innanzitutto considerare le cause sociali e più prettamente intrinseche al soggetto che ne soffre (elementi psicologici, personali e familiari). Disturbi di questo genere sono frutto di una concatenazione di cause e fattori, sia sociali, derivanti dalla società esterna, sia psicologici, legati alla natura interna, emotiva di vissuto familiare del paziente. L’ottica so-
ciologica di Luisa Stagi pone l’accento sulle dinamiche tipiche della nostra società, come l’ossessione nei confronti dell’efficienza, del perfezionismo e della cura maniacale del corpo, elementi alla base dei disturbi dell’alimentazioni. Nella modernità siamo costantemente bombardati da immagini di cibo, il quale è moda e piacere da condividere costantemente con amici e partner nei vari locali, fast food, i sushi-wok e i bar. Al contempo siamo anche bersagliati dall’idea che il corpo debba sempre essere efficiente, in forma, sportivo: i centri fitness si riempiono di persone ossessionate dalla forma fisica. La discrepanza tra l’ossessione e la proposta maniacale di cibo da parte dei media e dall’altra il messaggio di raggiungere un corpo in forma secondo gli standard attuali, porterebbe molte persone, specialmente quelle con una data predisposizione psico-emotiva, a sviluppare disturbi dell’alimentazione, poiché non riescono a risolvere in maniera equilibrata tale discrepanza e contraddizione. Secondo alcuni autori come Luisa Stagi, dunque, è la società ad essere “bulimica” per le
sue contraddizioni di fondo. Per altri è più opportuno indagare le motivazioni intrinseche come causa scatenante; personalmente credo concorrono al disturbo una molteplicità di fattori psicologici e di predisposizione, ambientali ed emotivi. A riguardo è centrale il fattore “vissuto dell’individuo”. In particolare si è studiato il vissuto dei pazienti affetti da anoressia, bulimia e binge-eating disorder rilevando nella maggioranza dei casi problematiche legate alla famiglia: padri assenti e madri sole, le quali incapaci di riempire il vuoto affettivo lasciato dalla figura creano nella bambina e nella futura donna un’insicurezza di fondo che si porterà anche in età adulta. Secondo questa visione la paziente (la maggior parte delle persone affette da disturbi alimentari è donna), si chiuderebbe in una sorta di bolla personale allontanandosi progressivamente mano a mano che la malattia avanza dal mondo circostante, diventando sempre più asociale, apatica, disinteressata al mondo e alle normali attività lavorative e ricreative; il cibo diviene l’unica ossessione. All’emergere dei disturbi alimentari possiamo concludere che si devono
tenere in considerazione un insieme di variabili ambientali, sociali, culturali, psicologiche e personali; la sociologia e la psicologia mirano a rilevarle in modo tale da attuare un “campo d’azione”. La psicologia deve prestare attenzione alla dimensione cognitiva ed emotiva dell’individuo poiché la mente umana reagisce ai traumi e alle difficoltà, familiari e personali in modo differente, riversando il disagio in varie forme. Dall’altra parte la sociologia si concentra sulla ricerca delle contraddizioni alla base dei gruppi sociale e i messaggi proposti, inoltre propone interventi e linee di intervento per andare incontro a un disagio sempre più emergente in epoca post moderna: il disordine alimentare.
Lisa Gili è laureata in Sociologia
PIATTI TIPICI grande cenonepredinotcaazioponedanno è gradita la e tradizionali trentinI HOTEL GILDA - RISTORANTE E PIZZERIA di Bortolini Nicola & C. CALDONAZZO - Via Brenta, 22 - Tel: 0461 723446 - Fax 0461 718570 - www.gildahotel.com - hotelgilda@gildahotel.com
V
ALSUGANA NEWS
25
t ei s i v ibil r e i n tp o s s im
GERVASIO SANTUARI
di Adelina Valcanover
la data precisa della morte, avvenuta osce con si n No 72. 17 nel stello Ca al rgine Pe Gervasio Santuari è nato a a ecclesiastica. Viaggiò moltissimo e si rrier ca la e pres intra n no ma , logia teo udiò in America nel Massachusset. St aturgo (si iglotta, ingegnere, giocoliere, economista e taum Pol . tatto con a va veni cui in ghi luo ai pre integrò sem dell’epoca d’essere un avventuriero e un tabili no dai usato acc fu cità), ce la dal cià pas e sa che guarì un omma un personaggio di caratura eccezionale ins re, giato viag nde gra e oso ntur avve un vagabondo. Fu invece memoriae ossia della cancellazione di io nat dam lla de etto ogg rlo fa da to tan ci, questo gli creò inimicizie fero rne la memoria. scritti o raffigurazioni del Santuar i per cancella
Oh, cara siora Adelina, se podelo gavér na intervista, per piazér? Scusi? Un’intervista? E lei chi sarebbe? Non la conosco proprio. Eh, la damnatio memoriae! Quale danno per i posteri. Comunque mi presento: sono Gervasio Santuari. Mai sentito nominare? E invece sì, e sono ben felice di fare un’intervista a un personaggio di questo calibro e perginese, per giunta! Quanto alla damnatio memoriae, hanno lavorato con cura, si trova poco o niente. Sì, la condanna della memoria, ossia la cancellazione di ogni ricordo attraverso raffigurazioni e documenti che mantengono vivo il ricordo della persona. Ma lasciamo perdere, tanto chi si è premurato di togliermi dai piedi anche come personaggio storico, non si ricorda più nessuno. ‘Sti slandróni*! Direi di cominciare a far conoscere Gervasio Santuari. Naturalmente come d’abitudine ci diamo del tu. Vuoi cominciare? Ma sì, volentieri, sono venuto apposta! Io sono nato a Pergine e precisamente su al castello, il 21 ottobre 1772. Non ti sto a narrare della mia infanzia che non ritengo interessante, invece devi sapere che ho intrapreso gli studi teologici. Poi mi sono stufato di quell’ambiente bigotto e di mentalità ristretta e me ne sono andato, senza prendere i voti.
Che hai fatto allora? Avere studiato, all’epoca, dava possibilità di avere ottime occasioni. Mi sono arruolato nell’esercito, austriaco naturalmente. Mi ero detto che andare soldato mi permetteva di vedere un bel po’ in paesi diversi. Così ho fatto. Ho appreso parecchie cose su come gira il mondo, finché sono finito in Egitto. Mi sono congedato e sono rimasto per un certo tempo lì. Ho incontrato una bella ragazza copta, che come sai è una delle Chiese Ortodosse orientali. Fatto sta, che ad un certo punto mi sono stancato di lei e l’ho abbandonata. Naturalmente ho girovagato e fra alti e bassi sono giunto a Costantinopoli. Un po’ distante dalle nostre valli. E lì che cosa è successo? Di cosa ti occupavi? Per cominciare mi sono arruolato nelle truppe ottomane. Io sapevo cosa era la vita del militare e mentre mi guardavo in giro ero abbastanza al sicuro e tranquillo. Ah, te l’ho detto che avevo facilità a imparare i vari idiomi cui venivo in contatto e anche questo aiutava? Sai, ho pensato che sarebbe stato interessante ‘integrarmi’, ma non come stra-
Il Castello di Pergine niero, proprio come fossi un autoctono. Non è mica semplice! In che modo pensavi di riuscire? A parte conoscere la lingua… Vedi, se fai tuo il sapere che vieni a conoscere, osservi e, soprattutto, vuoi integrarti veramente, ci riesci. Io avevo studiato teologia, te l’ho detto, da soldato sono diventato un mistico sufi. Volevo essere un bektashi, ma lasciamo stare, diciamo che ero un mistico islamico e sapevo recitare benissimo in arabo le sûre (capitoli) del Corano. Ero diventato anche taumaturgo, diciamo che guarivo, ecco! Ho cominciato a girare per le contrade della Sublime Porta.
V
ALSUGANA NEWS
27
Istanbul Topkapi: la porta della felicita’ Non fare quella faccia! Dai, avrai sentito nominare il celeberrimo palazzo Topkapi, a Istambul! Era un elemento architettonico della residenza del sultano ottomano. Poi ho preso un nome adatto: Murat Aga. Ma davvero sapevi guarire? Ma cosa facevi? Un tempo anche nel Perginese giravano persone che, con certi rituali, a sfondo religioso, ‘segnavano’ e curavano guarendo persone e animali. Li chiamavano “quei che segna” e io facevo, in sostanza, la stessa cosa. Pensa che una volta a Trabzon (Trebisonda), che si trova nella regione del Mar Nero, ho curato il Pascià del posto. Subito dopo però mi sono spostato in altra località, perché se quello non ricominciava a vedere, mi faceva sicuramente conoscere il boia. Ma poi sono venuto a sapere che era guarito e allora sono tornato per farmi ricompensare. Insomma dovevo pur vivere, no!? Comunque non restavo mai a lungo nello stesso posto.
28
V
ALSUGANA NEWS
E dove sei andato a finire? Temporaneamente presumo. Alla Mecca! Ti ricordo che era interdetta agli infedeli. Ma io mi sono integrato così bene che nessuno ha sospettato nulla e ben prima che ci arrivasse lo svizzero! Ma sì il celebre scopritore della città di Petra, Johann Ludwig Burkhardt. Poi sono tornato al Cairo e lì, ho avuto una brutta disavventura. Gli ottomani mi hanno arrestato per apostasia. Me la sono vista davvero ‘grigia’. Comunque sono sfuggito loro e sono andato in Nord Africa, a Malta, in Sicilia, in Albania. Alla fine ho deciso di andare dall’altra parte: in America, nel Massachusset dove sono anche defunto. Quando? Sempre troppo presto e comunque non mi ricordo, che poi non è molto importante, dai! Ma come facevi a guadagnarti da vivere? Non era ‘sto gran problema. Guardami! Il mio aspetto era ieratico, alto di statura, capelli e occhi neri; riuscivo con la massima disinvoltura a farmi passare per ebreo, cristiano, mussulmano, guerriero. Ero poliglotta, sapevo fare l’ingegnere, economista, giocoliere, negoziante e derviscio. Tieni conto che sapevo recitare i passi del testo biblico in ebraico con fossi un rabbino, altrettanto le sûre del Corano in arabo come di un imam. Parlavo fluentemente il turco e, se ti ricordi della mia formazione teologica, anche il latino e il
greco, ma anche altre idiomi che non ti sto a elencare. Negli Studi Trentini del 1920 venne pubblicata una lettera che ti riguardava il cui titolo era: Cenni autobiografici di un avventuriero, vagabondo trentino. Come si è detto le notizie sono scarne e denigratorie. Che vuoi dire a tua difesa? Cosa vuoi che dica di più di quanto detto finora? Sono stato un personaggio scomodo, per certe gerarchie ecclesiastiche soprattutto; al punto da lasciare solo una esile traccia negativa. Io credo di essere invece stato un personaggio che meriterebbe maggiore attenzione e di essere studiato. Attualmente, con tutti i vostri problemi di integrazione, sarei un esempio luminoso, per non dire il resto, ossia la ricerca, la conoscenza, il senso della scoperta. Ti pare che meritassi un po’ più di rispetto? Francamente, sì. Sono felice di questa bella conversazione con un personaggio eccezionale come te. Vuoi salutare i lettori di Valsugana news? Salve! Io torno da dove son venuto, attraversando i secoli per dire la mia. I latini avevano un adagio: Faber est suae quisque fortunae. (Ognuno è artefice del proprio destino). Con buona pace della damnatio memoriae! Materiale per l’articolo fornito dal prof. Ermanno Visintainer *Slandrón: soggettaccio, malvivente, gaglioffo; mascalzone, scalzacane. (Vocabolario Trentino-Italiano, compilato DA ALCUNE SIGNORINE DI TRENTO col consiglio e la revisione del prof. Vittore Ricci – 1904)
CO
VW POLO 1.0 MPI 60CV 5P TRENDLINE Immatricolata 02/2015 KM 36.912 In vendita ad euro 9.900
EVIC
PEUGEOT 108 1.0 bz ACTIVE 5 porte neopatentati Immatricolata 09/2014 KM 18.786 In vendita ad euro 8.500
VW GOLF 7 1.6 TDI 105CV 5P HIGHLINE Immatricolata 10/2015 KM 14.087 In vendita ad euro 19.500
TELEFONO 0461/707273
FIAT PANDA 1.2 BZ 69CV 5P EASY Immatricolata 09/2016 KM 0 In vendita ad euro 9.500
FIAT 500L 1.3 MJET 95CV 5P TREKKING Immatricolata 07/2016 KM 0 In vendita ad euro 19.500
OPEL MOKKA 1.7 CDTI 130CV ECOTEC 5P 4WD COSMO Immatricolato 03/2014 KM 47.765 In vendita ad euro 19.500
FIAT PANDA CROSS 1.3 MJET 95CV 5P Immatricolata 07/2016 KM 0 In vendita ad euro 17.500
FIAT PANDA 1.2 BZ 69CV 5P 4X4 CLIMBING Immatricolata 06/2012 KM 57.280 In vendita ad euro 9.900
* Il passaggio di proprietà è una tassa ad importo variabile in base alla provincia di residenza ed e’ a carico dell’acquirente, non è quindi compreso nel prezzo sopra indicato!!!
* Il passaggio di proprietà è una tassa ad importo variabile in base alla provincia di residenza ed e’ a carico dell’acquirente
ALTRE NEL SITO SITO WWW.BIAUTO.EU WWW.BIAUTO.EU ALTRE INFORMAZIONI INFO RMAZI ONI SU SU TUTTE TU TT ELE LE NOSTRE NOSTRE AUTO, AUTO, MOTO E FUORISTRADA FUORISTR ADA NEL
MERCEDES VIANO 2.2 CDI 150CV 8 POSTI 4P 4MATIC C/A Immatricolata 05/2016 Km 183.480 In vendita ad euro 14.500
JEEP WRANGLER 2.0 CRD SAHARA 3 porte Immatricolato 02/2008 KM 80.815 In vendita ad euro 20.500
FIAT 500 1.2 BZ 69CV 3P SPORT Immatricolata 04/2018 KM 61.641 In vendita ad euro 7.200
FT
OSO MEM
O RELL A V A L
0€
0 36,
0€
0 40,
O EDIC P O T T OR MAR
S
0€ 125,0
Ampia gamma di materassi, guanciali e reti in grado di soddisfare qualunque esigenza
ILE ERAB D O F ITÀ S D I G I R EDIA M S I IR
€
,00 238
O MIC
RE ICA L O P
O ON G R E
rete per o t ica ind
0 9,0
a zat oriz
€
34
t mo
LETTO CONTENITORE SISTEMA FOLDIN BOX
1.190,00 €
POLTRONA RELAX Alzapersone
590 €
00 39,
3
€ TA ZZA I R TO
O TA M E R NC
CO
Borgo Valsugana - Via Fratelli, 3 - Cell. 346 8421546 - ORARI: giovedì e venerdì 16.30 - 19.00 / Sabato 9.00 - 12.30 - sordomobili@gmail.com
CORO LA TOR Un… Salto in Uruguay
di Mattia Frizzera
n… Salto in Sudamerica per firmare un patto di amicizia, legato all’arte, fra Caldonazzo e la città uruguaiana di Salto. Dieci giorni di viaggio per una comitiva di 45 persone dalla Valsugana che sono stati fra Buenos Aires, La Plata, Montevideo, e Colonia de Sacramento. Il punto di congiunzione artistica transatlantico è rappresentato da Edmondo ed Eriberto Prati, artisti che sono arrivati fino ai massimi luoghi istituzionali dell’Uruguay. In Sudamerica assieme al sindaco Giorgio Schmidt e al consigliere di Trentini nel Mondo, Cesare Ciola, sono andati 25 cantori del Coro La Tor, che già nel 2012 avevano tenuto dei concerti in Sudamerica. Il presidente Stefano Volpato racconta l’emozione del cantare in luoghi nei quali vivono molti discendenti trentini. Una stima approssimativa dice che per mezzo milione di trentini residenti all’interno della provincia ce ne siano almeno tre volte tanto di discendenti in giro per il mondo. «Si crea subito un ottimo rapporto – spiega Volpato – con chi ti ascolta. Un mix di emozioni. Il pubblico si alza in piedi e si crea un rapporto magico. Per molti significa riportare un pezzo di giovinezza». Dalla trasferta effettuata nel 2012 «continuiamo a coltivare molte
U
DI TOLLER DEBORAH E PACCHER ROBERTO
amicizie, ci incontriamo ancora e vi sono dei rapporti profondi. La paura dei discendenti degli emigrati trentini è quella di essere dimenticati». La “maratona musicale” del Coro La Tor è cominciata il 28 ottobre con il volo per San Paolo e quindi per Montevideo. Sabato 29 è stata anticipata a Montevideo una messa in ricordo dei caduti di tutte le guerre e quindi i cantori si sono esibiti per il 70° anniversario di fondazione del Circolo Trentino nella capitale uruguaiana. Dopo la visita delle opere in città di Edmondo Prati, viaggio verso la città di Salto, dove nella mattinata del primo novembre è stato firmato il patto di amicizia fra Caldonazzo e Salto. Un patto dal quale potrà nascere un vero e proprio gemellaggio. A Salto in serata il concerto con i rappresentanti di due circoli trentini in Argentina e i discendenti della famiglia Prati. Giovedì 3 novembre, concerto per gli 80 anni del circolo trentino di La Plata e, dopo la visita di Buenos Aires, ritorno in Europa il 6 novembre. Edmondo Prati è nato a Paisandù in Uruguay nel 1889 e nel 1891 è tornato una prima volta a Caldonazzo. Il suo cammino di formazione comincia con l’iscrizione alla scuola d’arte e di arti-
PROFESSIONALITÀ E COMPETENZA AL VOSTRO SERVIZIO
gianato di Trento. Nel 1903 la prima mostra all’Hotel Caldonazzo, assieme al fratello gemello Eriberto. Negli anni Venti a Caldonazzo realizzò i busti dello zio Eugenio Prati, del cugino Lorenzo Prati e di Damiano Graziadei, oltre al crocifisso per la cappella del cimitero di Caldonazzo. Proseguì quindi i suoi studi a Milano, Firenze e Roma. Nel 1930 ritornò a Montevideo, quindi fra il 1931 e il 1937 fu di nuovo in missione per il Ministero dell’Istruzione in Italia. All’esposizione universale di Parigi del 1937 vinse la medaglia d’argento con l’opera “Quattro esemplari di cavalli di varie razze”. Ha realizzato monumenti anche in Uruguay e Argentina, a Cuba, in Brasile e in Ecuador. Realizzò anche un busto di Cesare Battisti custodito al Castello del Buonconsiglio. Edmondo Prati morì a Montevideo nel 1970; le sue ceneri assieme a quelle della moglie Teresita e dei due figli sono custodite all’interno del cimitero di Caldonazzo.
AGENZIA DI PRATICHE AUTOMOBILISTICHE E RINNOVO PATENTI DI QUALSIASI CATEGORIA Passaggi di proprietà. Radiazione veicoli per esportazione. Autentica firme atti di vendita. Rinnovo patenti. Certificato possesso armi. Tempi di reazione. Patenti internazionali. ...e ogni altra pratica automobilistica.
Corso Centrale, 74 - Levico Terme (Tn) - Tel. 0461/521153 - uniservicesnc@yahoo.it
V
ALSUGANA NEWS
31
L'hotel inoltre dispone di 28 camere dotate di televisione sat, telefono, bagno, cassaforte e collegamento wifi. L'hotel come il ristorante è accessibile a portatori di handicaps. Cucina tipica e tradizionale. Possibilità di piatti vegetariani e senza glutine. Forno a legna per meravigliose pizze.
PRANZO DI NATALE E CENONE DI CAPODANNO CON MAGIA E MUSICA è gradita la prenotazione
Centro ippico aperto tutto l'anno. Lezioni di monta inglese e americana. Passeggiate di una o più ore, giro del lago e trekking in montagna. Palestra all'interno dell'hotel aperta tutti i giorni.
PAOLI HOTEL – ANTICA TRATTORIA “ALLA VEDOVA” Località Lochere, 6 - CALDONAZZO Tel: 0461 706 186 - 0461 700 017 Fax: 0461 709 042 www.paolihotel.com – info@paolihotel.com Foto su gentile concessione MEDIA IN - Ph. I. Albertini
Dimmi che cos’è
il Natale… di Franco Zadra
L
o confesso, per scrivere questo articolo io e il direttore avevamo pensato di puntare in alto e intervistare papa Francesco. Chi più di lui, ci siamo detti, saprebbe rispondere a delle domande sul Natale? Ma dopo una decina di telefonate ai vari dicasteri curiali della città eterna, mi sono imbattuto in un mio vecchio amico, don Ivan Maffeis, un pezzo grosso (lo so, si offenderà… ma non è mia intenzione) dell’Ufficio delle Comunicazioni della Cei. Dopo una bella risata insieme sulle nostre così pretenziose mire di arrivare fino al papa, mi consiglia di rivolgermi al vescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, anche lui, caro e vecchio amico di gioventù. Dopo però vari tentativi di prendere un appuntamento con il vescovo Lauro, mi decido a scrivere una mail (una lettera si sarebbe detto una volta) con tre domande sul Natale. Tra i tanti significati del Natale, quello più genuinamente cristiano rischia sempre di "scomparire" come travolto da una valanga di neve artificiale... Puoi essere chiaro e spiegarci questo significato? Le vacanze di Natale sono spesso all'insegna dello svago e del disimpegno dentro
una frenesia consumistica che coinvolge tutti, regali, brindisi, cenoni e luminarie... Ma c'è una proposta alternativa che viene dalla Chiesa per un vero Natale? Il terremoto che ha squassato il Centro Italia imporrà a quelle popolazioni un Natale sicuramente più mesto e sobrio... Come possiamo continuare a essere solidali con quelle persone approfittando di questo Natale? (lo penso al di là della solidarietà "digitale" degli sms da 2 euro). Domande, ne ero convinto, che il vescovo avrebbe colto come un invito a nozze. Invece, nessuna risposta. Anche ora che stiamo per andare in stampa, non ho ricevuto nemmeno un “scusa, ma non posso”. Preso dal panico mi sono rivolto ancora a don Ivan, invitandolo a prendere il posto del vescovo latitante come intervistato. Un sms mi avvisava però che «Grazie, ma non arrivo proprio». Come fare? Non ci crederete, ma in quel momento ho sperimentato l’ausilio dello Spirito Santo poiché
ho subito risposto a don Ivan: «Mi è venuta comunque l’idea per un articolo dal titolo “Natale è Dio che ha tempo per te”. Grazie a te, al Lauro e… al Papa». Una vera illuminazione che mi ha fatto verificare di persona il significato profondo del Natale. Dio che si fa uomo è un Dio che si perde totalmente per l’umanità, che ha tempo per ciascuna delle sue creature. Non importa se il papa, il vescovo, o il mio amico fraterno all’Ufficio delle Comunicazioni, non hanno tempo per me. In un attimo ho potuto attingere al vertice supremo, perché lui per primo si è fatto così piccolo e povero da poter avvicinare il mio cuore, o comunque, da potersi far avvicinare da me. Ed è tutto qui il Natale, Dio con noi che in ebraico suona come l’Emmanuele delle profezie di Isaia: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». Dio con noi è anche l’unica risposta alle mie domande, a quelle che volevo fare nella mia intervista e a ogni altra domanda la vita può mettermi davanti come un interrogativo sul futuro. Il futuro è aperto: è Natale!
V
ALSUGANA NEWS
33
Tradizioni diverse che si incontrano
Natale nelMondo M
i piacerebbe introdurre il viaggio del Natale dall’Europa nel mondo rammentando le parole di un noto regista: “Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza.” Nel mese di dicembre se noi andiamo da una parte all’altra dell’emisfero, portiamo un pezzo della nostra usanza e tradizione, rendendo il periodo natalizio multietnico e diversificato in ogni paese lontano. Si conservano nonostante questo la consuetudine del posto stesso. Da un luogo di appartenenza ad un altro gli ingredienti del Natale si aggiungono e si tolgono, rendendolo speciale in ogni dove, custodendo un qualcosa che però riesce ad accomunare qualunque popolo; ognuno celebra il proprio credo, ma nell’idea comune di considerarlo un momento di condivisione e rinnovamento dello spirito, portatore di emozioni, sogni e intima famigliarità. Da un’Europa tradizionalista e conservatrice di un passato
“Il Natale muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello!” Norman Vincent Peale di Patrizia Rapposelli
che vive la festività in un clima raccolto di processioni e piccoli usi da lasciare in ricordo ai bambini, allo sfarzo decorativo reso imponente e frenesia commerciale tipica degli Usa, ad un Natale australiano che ricalca fedelmente l’idea europea riadottandola al clima estivo proprio, ad un Asia maggiormente concentrata al capodanno che seppur nello sfarzo impregna ogni cosa di mistica spiritualità. Gli americani impegnati nella corsa ai regali, a partire dal periodo Black Friday, stagione della caccia al regalo, affollano in massa i negozi addobbati sfarzosamente da luci e colori che vanno oltre l’immaginario; crescente frenesia che si arresta il 25 dicembre con “public holiday”, le metropoli si fermano per far riappropriare la gente del carattere più caldo della festività: le famiglie si riuniscono e il tipico tacchino farcito di castagne è servito. Noi europei, seppur con delle particolarità in ogni Paese diverso, viviamo il Natale con tradizione rituale pregna di emozioni intime che lo rendono magico agli occhi di grandi e piccini, le case si profumano di dolci tipici appena sfornati e in alcuni luoghi i bambini in una processione portano con sé lanterne, la luce dove c’è il buio; in attesa dell’arrivo di Cristkindl alcuni cantano attorno all’albero di Natale appezzandolo di candele, altri piccoli vestiti da folletti ballano
attorno a questo e leggono favole natalizie passate aspettando i doni. Famiglia raccolta tiene vivo un passato di tradizione. Là dove invece si crede che ogni cosa, animata e meno, sia provvista di spirito proprio, al di là dello scambio di doni, si attende con trepidazione l’ultima notte di dicembre, dove ci si reca in un tempio e secondo rituale lo si addobba con festoni e decori di bambù per tenere lontani gli spiriti maligni, mentre i più piccoli sistemano sotto i cuscini un sacchettino rosso contenente i buoni propositi. Chi si trova nell’emisfero sud del globo, pur mantenendo le tradizioni invernali europee, usa dopo il pranzo natalizio fare il bagno al mare, dove è possibile imbattersi in un Babbo Natale con cappello, barba e canoa, oppure un nuotatore con occhialini, barba e cappello o su una tavola da surf con un sacco pieno di doni. Così accomunati dalla bacchetta magica del Natale le tradizioni si incontrano per arricchirsi delle proprie reciproche differenze.
V
ALSUGANA NEWS
35
SANTA LUCIA
la più amata dai bambini
S
anta Lucia è la santa più amata dai bambini. È lei che assieme al suo fedele asinello, ogni 13 dicembre porta doni, dolcetti, mandarini e arachidi ai bambini buoni. Ma chi è santa Lucia? E perché il suo viso appare sempre velato e nascosto ai nostri occhi? Santa Lucia nasce a Siracusa nell’anno del Signore 283, si dice che appartenesse a una famiglia agita, rimasta orfana di padre, venne promessa in sposa in giovane età a un pagano. La madre di Lucia, Eutichia aveva una salute cagionevole e soffriva di continue emorragie; le ingenti somme di denaro investite per le cure, non portavano ad alcun risultato. Lucia ed Eutichia decidono quindi di unirsi a un gruppo di pellegrini diretti al sepolcro di Sant’Agata per chiedere la grazia alla martire di Catania. Nell’atto di pregare, Lucia ebbe una visione di Agata che le preannuncia il martirio e chiamandola la invita a chiedere essa stessa a Gesù Cristo la guarigione per la propria madre. Al loro ritorno a Siracusa, Eutichia appare
36
V
ALSUGANA NEWS
finalmente guarita, Lucia riconoscendo la benedizione ricevuta, espresse alla
madre la sua ferma volontà di consacrarsi a Cristo e devolvere ai più bisognosi il suo patrimonio. Il promesso sposo, indispettito dal rifiuto di Lucia e dalla scelta di donare la sua dote ai più bisognosi, la denuncia come cristiana. In un’epoca in cui, per espresso
di Chiara Paoli
decreto dell'imperatore Diocleziano, i cristiani venivano perseguitati, viene processata dall'arconte Pascasio. Lucia con fierezza e senza timore alcuno si proclama cristiana, e le minacce non bastano per farla ritrattare. Quando Pascasio tenta di farla esporre con le prostitute, il suo corpo diviene così pesante che i molti uomini non riuscirono a spostarla neppure con l’ausilio dei buoi. La giovane viene quindi messa sul rogo, ma le fiamme non hanno alcun effetto sulla sua figura; si decide quindi di decapitarla, anche se alcune fonti parlano di un pugnale conficcato nella gola (jugulatio). Prima di spirare, pronuncia una profezia che annuncia la caduta di Diocleziano e la pace di cui godrà la Chiesa con l’Imperatore Costantino. Questa la storia del suo martirio, avvenuto il 13 dicembre del 304; ma voi tutti vi chiederete: «non le erano stati tolti gli occhi?». Santa Lucia viene infatti spesso rappresentata con in mano un piattino sul quale sono appoggiati dei bulbi oculari.
Le vicende del martirio di santa Lucia sono narrate nella celebre Legenda Aurea, volume agiografico per eccellenza, redatto nel Duecento dal frate domenicano Jacopo da Varazze, che ripercorre le vite dei 150 maggiori santi e martiri dell'epoca. Le vicissitudini di Lucia trovano spazio anche nelle Cronache di Norimberga, opera di Hartmann Schedel del 1493. Entrambe le fonti non citano alcuna tortura agli occhi intrapresa contro Lucia; l’iconografia ha infatti preso spunto dal nome stesso della martire; Lucia deriva
dal latino Lux che significa luce, per questo la santa è divenuta protettrice della vista, quindi degli oculisti, dei ciechi, di coloro che soffrono di problemi della vista quali astigmatismo, presbiopia o miopia; la santa di tutti gli occhialuti insomma. Ma significando il suo nome luce, non poteva non essere anche la patrona degli elettricisti, cui si aggiungono gli scalpellini. In Trentino santa Lucia è la patrona di Grumes in valle di Cembra. Nella tradizione popolare il 13 dicembre è considerato il giorno più corto dell'anno, da qui il detto popolare: «Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia», anche se con l’adozione del nuovo calendario la data non coincide più con il solstizio d’inverno che si assesta tra il 21 e 22 dicembre. Al Sud la santa viene celebrata con
festose processioni, con l’esposizione delle reliquie o delle statue che la raffigurano, cui si aggiungono le luminarie e un mercato che invade le vie cittadine. La tradizione settentrionale vede santa Lucia chiamata dai bambini a suon di “baccano”, i piccolo girano infatti per le strade del paese con campanacci e barattoli metallici attaccati a dello spago per farsi sentire. La santa giunge quindi a cavallo del suo asinello per portare doni e dolcetti ai bimbi buoni, soltanto carbone a quelli che non si sono comportati troppo bene nell’arco dell’anno. Questa usanza ha preso piede a partire dagli anni 30 del secolo scorso, e ha visto il proliferare di manifestazioni in ogni paese e frazione che vedono la santa offrire doni ai più piccoli. Ma ricordiamoci che se vogliamo trovare i doni la mattina del 13 dicembre, è necessario preparare un bel piatto con qualcosa da offrire a santa Lucia e al suo fido asinello!
V
ALSUGANA NEWS
37
di Chiara Paoli
CAPODANNO in Valsugana e in Trentino
olte sono le iniziative per festeggiare San Silvestro in Valsugana; c’è n’è per tutti i gusti, a partire dall’immancabile appuntamento che anima la via principale di Levico Terme. La cittadina termale vedrà sfilare a partire dalle 16 del 31 dicembre la Corte Asburgica all’interno del Parco secolare degli Asburgo, per proseguire poi sulle vie del centro storico. Nella piazza antistante la chiesa del SS. Re-
M
38
V
ALSUGANA NEWS
dentore verrà allestito come ogni fine anno il processo alla “Vecia” che verrà poi condotta sino ai Giardini Salus per innescare il rogo alla presenza dei locali Vigili del Fuoco. Con il grande fantoccio della strega, brucia l’anno vecchio e tutto ciò che di negativo ha portato, si intende bruciare il passato per prepararsi ad accogliere al meglio il nuovo anno. La manifestazione è allietata dalla suggestiva fiaccolata dei Quartieri, da una rassegna di musica che vede protagonisti alcuni cori del Trentino, i quali si esibiranno in un concerto itinerante immersi nella magica atmosfera natalizia, che si completerà con il brindisi di mezzanotte e lo spettacolo pirotecnico di Capodanno, per brindare assieme al nuovo
anno. Per chi vuole festeggiare immerso nella neve al Passo Brocon, gli impianti saranno aperti fino a notte fonda; c’è inoltre la possibilità di partecipare al Cenone di Capodanno in rifugio, organizzato dallo Chalet Heidi, che propone poi a seguire musica e divertimento. Anche in Predaia in Val di Non si potrà festeggiare un San Silvestro a tutta neve, con un’interessante offerta che propone nell’arco della nottata: Dj set, slittini, piste illuminate, Cenone, fiaccolata ed escursioni in motoslitta. Per i giovanissimi il John Club di Folgaria propone due sale con due differenti tipi di musica, sala 1 House e Commericale, sala 2 musiche anni ‘70, ‘80,
‘90, e Classic; qui si alterneranno 5 deejay a partire dalle 22.30 fino alle prime luci dell’alba. Anche a Levico, alla Fabbrica di Pedavena, si festeggia a partire dalle ore 20. Molti i locali e le discoteche della città di Trento e delle vallate che propongono feste di Capodanno per i giovani con possibilità di Cenone o buffet, ma soprattutto all’insegna della musica e del divertimento fino al mattino. Sull’altopiano di Folgaria si festeggia sugli sci: è prevista infatti la consueta fiaccolata di Capodanno con i Maestri di Sci di Folgaria e della Scuola Sci, il 31 dicembre 2016 in località Fondo Grande e Lavarone Bertoldi, mentre il primo gennaio si replica a Costa alle 18 e a Fondo Piccolo alle 18.30, seguirà la fiaccolata dei bambini. Per chi volesse entrare a far parte del gruppo, per festeggiare in modo alternativo il nuovo anno, è possibile partecipare alla fiac-
colata di Fondo Piccolo, l’iscrizione è obbligatoria e riservata ai soli sciatori esperti, da effettuarsi entro il 28 dicembre (tel. 389 7943902). Solo per i più audaci il Capodanno Trentino si festeggia con un tuffo nelle gelide acque del Lago di Garda, per la diciannovesima volta il gruppo si radunerà in piazza Catena, in prossimità del porto per gettarsi nel lago quando le campane scandiranno con il loro suono il sopraggiungere del mezzogiorno del primo gennaio 2017. Se foste così impavidi da voler festeggiare con una nuotatina nelle acque del Garda, basta presentarsi poco prima delle 12 del mattino in Piazza Tre Novembre a Riva del Garda. Il primo gennaio 2017 ricordiamo inoltre che è possibile visitare i mercatini di
Natale della Valsugana, sia Perzenland che i mercatini di Levico Terme sono aperti con le consuete attività per grandi e soprattutto per i più piccini. Sull’altipiano pinetano fino al 6 gennaio è possibile passeggiare ne “El paes dei Presepi” con il gioco dell’oggetto misterioso, con il suo mercatino natalizio e con i punti ristoro per riscaldarvi e deliziarvi.
V
ALSUGANA NEWS
39
apertura fino al 7 gennaio
Albero Natale E LE SUE ORIGINI
L’ di “Non cercarlo nel libro delle scienze umane: l’albero di Natale è l’albero della magia.”
G
ianni Rodari inizia così una sua filastrocca e meglio non può introdurre la storia dell’albero di Natale. Simbolo di ogni Natale l’abete sempreverde dagli aghi di pino profumati, durante le festività dicembrine riempie le case di luci e colori; dai decori fatti a mano ai disegni dei bambini, dalle decorazioni pregiate dei cristalli a una mescolanza di tinteggi, ciò che è certo è che in ogni oggetto appeso rivive un ricordo e un pezzettino di noi. Le tradizioni legate all’idea di addobbare un abete nelle case nel periodo natalizio, si dice non avere radici cristiane, in tale ottica venne decorato solo nell’VIII secolo dal missionario inglese Bonifacio. Quindi ancor prima del cristianesimo, la figura dell’albero compariva in riti e usi pagani di molte culture: simbolo della vita. Anticamente durante il 25 dicembre veniva festeggiato il sole che dal solstizio d’inverno rinasceva; infatti da quel giorno le giornate ricominciavano ad allungarsi, lasciando presagire il ritorno della primavera, una sorta di “vita nuova”. In particolare tra le culture orientali si dava importanza al culto del “Sol Invictus”, nelle cui celebrazioni i sacerdoti nei loro santuari annunciavano la nascita del Sole, in veste d’infante; tale rito arrivò sino a Roma, la
quale venerava il dio Mitra e il simbolo legato alle celebrazioni del solstizio d’inverno era riposto proprio nella figura dell’albero, inteso come la rappresentazione della vita. La motivazione della scelta è da ricercare tra la popolazione celtica. I druidi, antichi sacerdoti dei Celti, notarono che gli abeti nel corso dell’inverno rimanevano sempreverdi,
segno a loro dispetto di lunga vita; per tale ragione il popolo celtico, legato al culto delle forze della natura, videro in quest’albero un mezzo per celebrare “la luce” nel giorno del solstizio d’inverno, l’attuale notte di S. Lucia, ossia la nottata più lunga dell’anno. Nel loro culto diveniva così speranza di rinascita nel periodo buio e perciò un richiamare la luce attraverso la nascita del “Sole
bambino”. In quel tempo le palle colorate che oggi tanto abbelliscono il sempreverde erano rappresentate da frutti e dolci del tempo che legati ad ogni ramo simboleggiavano la nascita della vita: la primavera dopo l’inverno. Tra le popolazioni celtiche pare inoltre che durante la celebrazione del 25 dicembre si usava incendiare un abete o un pino in una sorta di rito propiziatorio nella notte invernale che cominciava a indietreggiare. L’idea del bruciare si dice avrebbe dato vita ai giorni luminosi dell’anno che stava per arrivare, mentre le ceneri venivano sistemate nei campi per propiziare i raccolti. La storia dell’origine dell’albero di Natale tra il paganesimo e il significato religioso viaggia da cultura a cultura con una connotazione positiva, il segno della vita o della luce serve a simboleggiare un qualcosa di buono. Nella nostra tradizione cristiana si dice che l’abete abbia preso una valenza religiosa quando San Bonifacio si rivolse ai pagani: «Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. È il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là si compiranno doni d’amore e riti di bontà.» (P.R.)
V
ALSUGANA NEWS
41
PRATICHE AUTO PATENTI BOLLI AUTO ALTRI SERVIZI: • Servizi per i soci, SARA assicurazioni • Vignette per Austria e Svizzera
ASPETTANDO IL NATALE CON I
FIGLI DELLE STELLE di Veronica Gianello l Natale si avvicina e come ogni anno eventi, manifestazioni e spettacoli si rincorrono aspettando le feste. Tra i tanti momenti a cui prendere parte ricordiamo un appuntamento che da qualche anno ci allieta con una serata dedicata all’intrattenimento. LA LUNGA NOTTE DEL TEATRO organizzata dai “Figli delle Stelle” di Ospedaletto è una vera e propria maratona di rappresentazioni teatrali, musica, danza e momenti di interazione con il pubblico. Alla sua quarta edizione quest’anno, la manifestazione in programma per il 17 dicembre, riassume in una lunga e magica notte il lavoro laboratoriale di una cinquantina di bambini, ragazzi e adulti provenienti da vari paesi della Valsugana sotto la guida della regista Lorena Guerzoni, cuore pulsante dell’Associazione. “Lo scopo—ci spiega— è come sempre quello di esprimere quello che siamo, di dire qualcosa alla gente, di emozionare. Soprattutto in un momento così delicato, in cui siamo bombardati ogni giorno da eventi catastrofici, spesso molto vicini a noi, cerchiamo di portare la gente a teatro per farli entra-
I
re in un altro mondo, riflettendo, certo, ma anche sognando un po’. Il Natale ci sembra la cornice perfetta per farlo perché si sente di più il senso di comunità e coesione, forse è anche per questo che sono sempre tante le famiglie, i giovani e gli appassionati che passano a trovarci in teatro per l’occasione”. La Notte del Teatro infatti è un viavai di gente: tra un sorso di tè caldo e un morso al panettone, si assiste alle più svariate performance con qualche intrusione improvvisa: Babbo Natale con un sacco pieno di doni interverrà infatti in diversi momenti della serata, regalando presenti e gadget! Il pubblico sarà spesso protagonista, anche per il potere che avrà sulle maratone d’improvvisazione. Gli attori dell’Associazione infatti, divisi in gruppi, si sfideranno a suon di battute e mimica, guidati dai suggerimenti della platea. “Arrivare alla quarta edizione per noi è già un grande successo—spiega la presidente Adriana La Torre—siamo una realtà piccola, ma l’affetto della gente e l’affluenza ai nostri eventi anche fuori re-
gione ci dà grandi soddisfazioni. In questa occasione soprattutto, mi rallegro sempre nel vedere che alla fine quando sono ormai le tre di notte, c’è ancora gente in platea a guardarci. Credo che questo sia uno dei punti di forza di questo evento: la gente che dopo due chiacchiere e un bicchiere di tè caldo entra in sala e si rilassa. C’è chi arriva alle 15 per fare un giro alla mostra, chi alle 18, prontissimo per applaudire il saggio dei nostri bambini; chi magari arriva con calma alle dieci di sera, per assistere allo spettacolo portante; chi invece passa senza far caso all’ora e si lascia tentare dall’atmosfera e dalle luci, e senza sapere cosa andrà a vedere entra e si gode lo spettacolo. Il nostro lavoro non sarebbe però possibile senza il sostegno del Comune di Ospedaletto che ci permette di avere uno spazio fisso dove riunirci, anche in questa magica notte”. La scaletta anche quest’anno è molto ricca, e tra le varie proposte non può mancare un omaggio a Dario Fo, il grande attore e drammaturgo recentemente scomparso, che da anni fa parte del repertorio stabile dell’Associazione. L’appuntamento dunque è per il 17 dicembre presso il Teatro Comunale di Ospedaletto a partire dalle ore 15 fino alle 3 di notte. L’ingresso è a offerta libera e l’Associazione offrirà ai presenti tè caldo e pandoro.
V
ALSUGANA NEWS
43
Pergine
e i suoi presepi
S
abato 26 novembre è stata inaugurata a Palazzo Hippoliti, a cura della sezione perginese dell’associazione Italiana Amici del Presepio, la XXa edizione della Mostra Presepi Artistici, per l’occasione allietata dalle musiche della Scuola Musicale Camillo Moser di Pergine. Questa realtà è iniziata a Roma nel 1953 grazie al professore, giornalista, e scenografo, Angelo Stefanucci, che assieme ad alcuni collaboratori si sono impegnati per sostenere l'arte, la tradizione e la fede che il presepio racchiude in sé. L’associazione ha dato così vita alla rivista “Il Presepio”, ponendosi sotto la protezione di San Francesco. In Italia si contano circa 3500 soci che si distribuiscono su 70 diverse sezioni, tra cui quella di Pergine Valsugana, nata nel 1993 e unica sede per il Trentino e l'Alto Adige. L’assistente ecclesiastico dell’Associazione in loco è Monsingor don Giuseppe Grosselli, delegato diocesano. Il tema della mostra di quest’anno è “Venite Adoremus”, i
presepi rappresentano perciò principalmente la venuta dei magi che giungono alla capanna di Gesù per onorarlo con i loro preziosi doni: oro, incenso e mirra. La mostra è aperta fino a domenica 8 gennaio 2017 negli orari di apertura dei Mercatini di Natale di Pergine (Perzenland) dalle 10 alle 19. Natale e Capodanno dalle 14.30 alle 18. Per gruppi, visite guidate e visite fuori orario contattare: Anna 349 0963420 Sempre bellissimi da visitare negli orari di apertura del mercatino anche il Presepe allestito nella chiesetta sconsacrata di Santa Elisabetta (dietro la sede di Asif Chimelli) e quello realizzato in un avvolto di via Maier, l’antica “Contrada Taliana”. Ma le frazioni non sono da meno e in questi ultimi anni si sono movimentate per animare e illuminare i loro borghi con numerosi presepi. L’Associazione Nogaré da qualche anno propone la manifestazione dal titolo “Aspettando il Natale”, che lo scorso anno ha visto numerosi presepi realizzati dagli abitanti ed esposti per essere ammirati da tutti i passanti, assieme al maestoso albero di natale posto davanti alla chiesa. Si tratta di una vera e propria gara che il 6 gennaio inco-
rona tre vincitori; i presepi vengono votati e con lo spoglio delle schede lo scorso anno sono stati premiati i tre Presepi più belli che hanno ottenuto in premio un cesto di prodotti e un mestolo a ricordo della manifestazione. La Mostra dal titolo “Di Presepe in Presepe” che si svolge nella frazione di Susà, giunge quest’anno alla sua nona edizione, le opere saranno visibili effettuando una passeggiata per le vie del paese, a partire dal giorno dell’Immacolata (8 dicembre) fino all’Epifania (6 gennaio), giornata di chiusura che verrà festeggiata con buona musica, cibi e bevande. Anche la frazione di Canale per il terzo anno inviterà i residenti a partecipare al “Giro dei Presepi di Canale” realizzando dei presepi visibili esternamente. Il Giro dei Presepi di Canale, verrà effettuato come di consueto in compagnia dell’associazione Acs Canale e della sezione GiocheRete, il sabato pomeriggio precedente il Natale; un modo diverso per ritrovarsi, fare una passeggiata in compagnia e scambiarsi l’augurio di un sereno e felice Natale davanti a una tazza di tè caldo e una fetta di pandoro. Verrà inoltre realizzata una mappa con indicato dove si trovano i numerosi Presepi; potrete trovarla all’interno della chiesa parrocchiale, così che possa essere utile a chiunque voglia intraprendere il giro in autonomia. Sono certa che l’arte del presepe illuminerà i vostri sguardi e vi accompagnerà con serenità al Santo Natale. (C.P.)
V
ALSUGANA NEWS
45
SERVIZI •Collaborazione con tutti i marchi assicurativi •Soccorso stradale •Riparazione auto •Restauro auto storiche •Riparazione e sostituzione cristalli •Ricondizionamento auto •Montaggio ganci traino •Vendita e assistenza carrelli Rimotek
Ospedaletto - Via Nazionale - Tel. 0461770003 - Cell: 3292151676 - E-mail: info@newcar.tn.it - www.newcar.tn.it
Il presepe TRA STORIA E SIGNIFICATO
D
icembre alle porte e con sé porta una rappresentazione scenica per eccellenza. Impregnata di storia invoca emozioni: il presepio. Un passato impolverato, vestito di speranze e luci, custode di vecchie memorie, nostalgico tramanda pensieri imprigionati, messaggi che fanno incontrare il lontano tempo con l’oggi. La pratica di preparare la tradizionale raffigurazione nelle case e nelle chiese tra il Natale e l’Epifania include significati profondi che hanno a che fare con la cristianità da un lato e dall’altra con aspetti socio-culturali: la Natività, che vede l’origine della sua figurazione nella leggenda con protagonista San Francesco d’Assisi, la cultura popolare che nel racconto antico guarda all’esortare dei valori famigliari. La parola stessa deriva dal latino praesaepe, ossia mangiatoia; nella semplicità si fa portatore di una lunga tradizione ed affonda le radici tra gli antichi etruschi e latini. Tali popoli usavano venerare le figure dei Lares familiares, spiriti dei familiari defunti che vegliavano sul buon andamento della famiglia; ogni antenato
veniva rappresentato da una statuetta di cera o terracotta, sigillum, la quale veniva posta in delle nicchie apposite e onorate con l’accensione di fiammelle in particolari occasioni. Consuetudine che venne poi assimilata dal cristianesimo; infatti presso l’antica Roma si svolgeva una festa nel periodo del solstizio d’inverno detta “Sigillaria”, durante la quale i parenti si scambiavano le statuine dei lari defunti. In attesa della “Sigillaria”, attuale Natale, i bambini dovevano mettere queste figure in un recinto e la famiglia tutt’intorno al presepe, inteso come recinto, si riuniva per invocare la protezione degli avi. Ad oggi, nella storia moderna, nel periodo natalizio, alle spalle di una tradizione cristiana, all’albero di Natale è generalmente affiancata, come simbolo stesso della festività, la riproduzione in miniatura della nascita di Gesù bambino. Un momento di ritrovo del passato per soffermarsi ad una riflessione e un’intima condivisione con sé stessi o la famiglia stessa. L’usanza del “fare” il presepe trova origine nella notte di Natale del 1223, quando San Francesco d’Assisi, in seguito al suo viaggio dalla Palestina in Betlemme, iniziò una mistica rievocazione. Dall’aspetto di un castrum medievale, si apriva sulla vasta pianura di Rieti, tra i boscosi monti Sabini, alle pendici del
di Patrizia Rapposelli
monte Lacerone, il paesino di Greccio, luogo che invocava in lui il ricordo di Betlemme e ideale per celebrare in modo nuovo tale festività. Papa Innocenzo, accolse la proposta del frate e coinvolgendo l’intero territorio si cercarono i volti che avrebbero interpretato la Sacra rappresentazione: i pastori, Maria, Giuseppe, il bambino. In quella notte Santa tra i borghi e i sentieri risuonavano i cori di uomini venuti da lontano che con fiaccole e canti illuminarono quella notte. In quel di Greccio ebbe luogo la prima raffigurazione del Presepe vivente e moderno della storia del cristianesimo. La Natività dal 1223 ebbe poi diverse riproduzioni in campo artistico, in particolare con Giotto e il “Presepe di Greccio” nella Basilica superiore d’Assisi. Da quel lontano passato ad oggi, prima nelle chiese, poi nelle cappelle nobiliari, nelle case dei nobili a quelle della gente comune, la natività di Betlemme rivive tra le luci delle case addobbate, memorie di un tempo andato che permane nel pensiero di un popolo moderno che si incontra con quello passato.
V
ALSUGANA NEWS
47
Ed era Natale in
Sicilia!
Il Natale, da sempre, è solennità in Sicilia, i cristiani vivono uno dei momenti centrali della fede con la natività di Gesù. In tale occasione, lo stupore del Dio Bambino viene cantato nella novena, canto che si è sviluppato nel Medio Evo a motivo della centralità della riflessione sulla incarnazione di Gesù, come preghiera tipica della devozione popolare.
F
ino a metà del XIX secolo, iniziando dalla notte del 16 dicembre, l’orvi, gli orbi, i cantastorie ciechi, suonando il violino, giravano per le vie dei centri urbani in cerca di famiglie devote che volevano prendere la novena, prenotare la novena. Erano accompagnati da una persona adulta che suonava l’acciarino ed essi si alternavano nel canto. I due si fermavano davanti alle case e suonavano una ninnareddra, un canto natalizio, se la padrona di casa gradiva la visita, si affacciava e prenotava i nove giorni della novena. L’accompagnatore segnava il muro della casa con del carbone, quel tratto aveva valore di contratto e dava diritto ai cantori di richiedere, in
Frutta di martorana
[1]
seguito, il compenso. Le famiglie istauravano con gli orbi un duraturo rapporto e ogni anno rinnovavano il ‘contratto’, offrendo anche la prima colazione. Talvolta, i ragazzi, in vena di monellerie, cancellavano il segno, tracciato su una casa, e lo trasferivano su un’altra i cui padroni non avevano preso impegno per la novena, godendo poi dei conseguenti dissapori. Capitava anche che qualcuno nel momento del pagamento lamentava di non aver udito la novena in una data notte e chiedeva un sconto. Colorite storie di vita paesana! La novena aveva luogo anche se le condizioni meteorologiche erano pessime con pioggia o vento e terminava nelle ore mattutine del 24 dicembre, mentre Gesù nasceva nella mezzanotte tra il 24 ed il 25, da ciò il detto: L’orvi fannu nàsciri lu Bamminu un jornu prima. Gli orbi fanno nascere il Bambino un giorno prima. Essi facevano il giro delle case per ricevere il denaro pattuito, ma accettavano anche dolci, arance, mandarini,
una manciata di fichi secchi o di nocciole ed anche del vino. A Barcellona Pozzo di Gotto, i ciechi, detti cannizzàri, a fine novena cantavano: Lu Bamminu è natu / lu carrinu e u’ gucciddratu[1]. Il Bambino è nato / (datemi) un carlino ed un buccellato, mentre a Partinico recitavano: è finuta la sunata / li dinari e i gucciddata. È finita la suonata / i denari e i buccellati. Tra i dolci caratteristici del Natale in Sicilia, rinomata era la pretrafennula[2] di Mòdica. Un detto popolare: Mustazzoli di Missina, cuddrureddri di Catania e nucòtuli di Palermu, cioè i mustaccioli di Messina, le ciambelle di Catania ed il panicato di Palermo. *** A cantare la novena erano anche i ciaramiddrari, suonatori di ciaramella[3], che scendevano in città dai paesi montani e si muovevano dal mattino fino a sera per le vie, vestiti sempre con lo stesso abito nero di stoffa ruvida ed un berretto, pendente da un lato. Le famiglie, che li impegnavano, esponevano in strada un quadro della Sacra Famiglia, ornato di arance e foglie verdi e, davanti all’immagine, accendevano nove candele. Il canto di ogni sera, era diviso in quattro parti, detti caddrozzi, pezzi. Chi poteva spendere, arruolava altri suonatori da
Ciambella di pasta dolce, cotta in forno, aromatizzata con uva passa ed anice. Petrafènnula: dolce fatto di un impasto indurito e composto da mandorle, miele, scorza di cedro o di arancia e altri aromi. [3] Strumento a fiato a due canne, una delle quali è munita di fori per modulare i suoni, mentre l’altra e collegata con l’otre per immettervi l’aria. [2]
48
V
ALSUGANA NEWS
di Francesco Cannatella
Venditore di frutta secca affiancare alla ciarameddra, come un suonatore di cerchietto, di acciarino o di violino. Con devozione, il vicinato partecipava alla novena, disponendosi in religioso silenzio, attorno ai suonatori, gli occhi fissi alla Sacra Famiglia, con buona gratificazione per la famiglia ospitante. *** Per il Natale, in tutte le botteghe si allestivano degli altarini, dialettalmente cone, nicchie, ed i cassettoni venivano ornati con rami di alloro, di mortella, d’arancio e di limone con al centro Gesù Bambino. Le cone rappresentavano i presepi in miniatura della più antica tradizione del-
Suonatore di ciaramella
l’Isola. Le arance dorate contrastavano con il giallo dei limoni e si disponevano in semicerchio a formare una piccola grotta in fondo alla quale risaltava il manto azzurro di Maria con in braccio il Bambino. Bioccoli di bambagia simulavano fiocchi di neve. Davanti alla cona era sistemata una tavola, ornata con nastri rossi ed azzurri, sulla quale si disponevano nove candele da accendere con l’inizio del canto. Tradizione era allestire la cona sempre nello stesso posto per evitare la credenza di sventure sulla casa. *** Tradizione era di parare, ornare, i negozi
Zampognari
con sfoggio, la parata del fruttivendolo era la più appariscente, egli, tra tanta mercanzia, gridava: A Pasqua pari cu ha beddri agneddri / a Natali cu ha beddri nuciddri. A Pasqua mostra chi ha bei agnelli / a Natale chi ha belle nocciole. I fichi secchi, mpinniddrati, rivestiti con una foglia d’oro o d’argento, venivano infilzati a forma di cuore o di stella con coda, per richiamare i Magi. Ammirata era la bottega dello sfinciaru[4] che friggeva sfinci[5], panelle[6] e sardi a beccaficu[7]. Il mercato natalizio popolare più rinomato in Sicilia era quello di Messina, vi si trovava ogni specie di pesce. *** Lu viaggiu dulurusu di Maria Santissima e lu Patriarca S. Giuseppi in Betlemmi, è la più antica novena natalizia siciliana, vero e proprio Noël, scritta da Antonino Diliberto, intorno al 1750, per assolvere ad una esigenza avvertita dalla Chiesa: riversare nel linguaggio dialettale il messaggio evangelico per divenire popolare, in quanto facilmente comprensibile. La novena si sviluppava in nove giorni e ogni giorno comprendeva nove strofe, ciò perché nella cultura cristiana il simbolismo del nove, multiplo di tre, si prestava a coniugare i motivi cosmici con quelli soteriologici della Trinità. Il Natale svolgeva una profonda funzione associativa: appuntamento, attesa, momento di amicizia, espressione di felicità ed una funzione liberante perché occasione di ricordi, di dialogo, di incontro e di preghiera, manifestando il popolo cristiano la gioia di rivivere il vissuto degli antenati per ‘ricevere -trasmettere’ una eredità di fede come patrimonio di famiglia.
[4]
Chi prepara e vende frittelle e fritture di ogni tipo. Frittella di pasta semifluida, molto lievitata, che si gonfia nel friggerla e che assume una forma sferica. Può essere fatta con ingredienti diversi: uova, latte o patate lesse e condita con miele o zucchero. [6] Frittella di farina di ceci, che si usava consumare tra due fette di pane. La si preparava, cuocendo in calderoni con olio o strutto delle porzioni pressate e di varia figura, per lo più di forma rettangolare, di un impasto ottenuto addensando su una fonte di calore la farina intrisa d’acqua. Il consumo era diffuso a Palermo, dove era devozione a santa Lucia, il 13 dicembre. [7] Sardelle ripiene di pan grattato e torrefatto, zucchero, cannella, passolina ed altro, unite una all’altra, intramezzate con foglie di alloro. [5]
V
ALSUGANA NEWS
49
NATALE E MULTICULTURALISMO NELLE SCUOLE Integrazione non vuol dire assimilazione
N
elle case, tra le strade e nelle scuole da sempre il Natale crea un clima di festa che alimenta il “pensiero magico” di adulti e piccolini; un momento in cui cresce il bisogno di fantasticare ed immergersi nella dimensione della favola per poter sognare. Questo tradizionale pensare vede ad oggi l’annebbiarsi in alcuni frangenti, in particolare quando il mese di dicembre incontra educatori e famiglie. Ebbene l’istituzione scolastica si trova ad affrontare le festività natalizie nel contesto della multietnicità, dove operare per una “società delle differenze” significa far in modo che tutti possano sentirsi parte di essa. Nel tempo e nel silenzio si sono cercate formule che rispettassero la tradizione e le diverse culture, ma la questione in merito alla celebrazione del Natale nelle scuole è divenuta un problema sociale. Oltre ad essere istituzione, la scuola è esperienza personale universale che accomuna ognuno e li avvia alla vita sociale, a ciò si aggiunge
il peso che ha sulla formazione della coscienza di sé e del senso comunitario, sulla promozione individuale e sull’uguaglianza delle opportunità. I ruoli che gli individui assumono all’interno della macchina scolastica sono di fruitori e prestatori di un servizio desiderato, oggetto di domanda ed offerta: sono le decisioni dei genitori e degli studenti a determinare la domanda. Tale idea comporta inevitabilmente a vedere la struttura scolastica anche come laboratorio di convivenza; il quale nel tempo e soprattutto nell’odierno vede una cittadinanza italiana incontrarsi con la multietnicità. Il disagio è inevitabile, in quanto se prendiamo la cultura nel suo significato etnografico più ampio, la riteniamo un insieme che include conoscenze, arti, credenze, morale, costumi, tradizioni acquisite dall’uomo come appartenente ad una società. Giorno dopo giorno la cronaca ci parla in merito alla celebrazione del Natale nelle scuole
come problema, un tema delicato legato alla tolleranza e al rispetto nei confronti di coloro che non lo ritengono consono alle proprie credenze, ma tralasciando che ogni tradizione è il filo di una trama che permette di ricostruire le identità che si sono formate nel tempo, risultato di stratificazioni e sincretismi. L’Italia, come ogni Paese, ha anch’essa un passato di storia e vicende che l’ha portata ad essere stato cattolico cristiano, per tale motivo include in sé ogni aspetto che ne deriva, Natale incluso; laicizzare le istituzioni vorrebbe dire cancellare un passato, con esso una parte di cultura stessa; ciò non toglie che l’etnia diversa debba andar contro a sua volta il proprio ideale. Infatti in questi casi non si può parlare di assimilazione sociale, ossia di far perdere i propri tratti culturali, ma di integrazione, intesa come rendere normale e non invisibile la differenza. Le festività natalizie nell’ambito scolastico si trovano al centro di questa diatriba; gli educatori vivono il momento in prima persona, partecipi di un passato di presepi, decori e canti religiosi nelle aule a un oggi conflittuale tra il presepe sì o no, i canti religiosi no, meglio le filastrocche natalizie di Rodari e un clima di malcontento con chi la festività non vuole venga celebrata in un’istituzione pubblica. Integrazione significa ascolto e apprendimento reciproco, ma non vuol significare “verniciare” su un passato. Il Natale oltre ad essere una festività cristiana, è questione culturale per tanto frutto di una costruzione e codificazione sociale: negare una tradizione non creerebbe incontro reciproco, ma unilaterale. (P.R.)
V
ALSUGANA NEWS
51
TERMOIDRAULICA
TERMOIDRAULICA - IDROSANITARIA - ARREDOBAGNO FORNITURE INGROSSO E DETTAGLIO - ASSISTENZA Via dei Morari, 2 - LEVICO TERME (TN) tel. 0461 706538 - fax 0461 709315 www.peruzzisnc.it - info@peruzzisnc.it
SEGUICI SU
NOVALEDO...
il Presepe vivente U
n tuffo nel passato, un salto di 100 anni esatti, quando in Trentino e a Novaledo c’era la guerra, per poter scoprire che cosa nel Natale del 1916 ha rappresentato concretamente la possibilità della speranza. La famiglia è il tema prìncipe del presepio vivente voluto dall’assessorato alla cultura del Comune in collaborazione con il Gruppo “Presepe vivente 2016”. Nel parcheggio adiacente la palestra comunale, il 24 dicembre a partire dalle 18.30 verrà rappresentata la storia del Natale. Paesani in veste di figuranti interpreteranno i mestieri di una volta, riproducendo dal vivo le antiche filiere agroalimentari che sostenevano le famiglie durante la grande guerra. Un’economia di sopravvivenza che però non impediva un gesto di gratitudine rivolto a Dio, riflettendo sul quale possiamo ritrovare il senso di una religione a sostegno dei valori tradizionali della famiglia, ancora capace di gratitudine e amore. Per ritro-
vare questi sentimenti, la cui percezione si fa più densa a Natale, la proposta del Presepe vivente vuole metterci in contatto con quella voglia di andare avanti, nonostante la povertà, nell’umiltà, che ebbero molti genitori e nonni di allora. Insegnarono ai figli l’arte di vivere e sostenersi lavorando il latte, la carne, il baco da seta. Ma anche a produrre il vino, la grappa, il grano e il mais, nel modo e con gli strumenti che verranno mostrati durante la rappresentazione. Accanto alla capanna della natività, con Giuseppe e Maria, più moderni, in costumi di cento anni fa, tanti animali della fattoria, vera ricchezza della famiglia di un tempo. Una famiglia dentro la quale tutti collaboravano per la buona riuscita del raccolto e della lavorazione dei prodotti. «Anche noi – dice Lorenzo Angeli, assessore alla cultura – vogliamo ringraziare il Signore per essere riusciti a conservare
queste antiche tradizioni e poterle in qualche modo rinnovare. Per questo i prodotti che le nostre filiere agroalimentari “sforneranno” quel giorno, saranno donati in solidarietà». «Il gruppo Presepe Vivente – conclude Angeli - è composto da circa trenta persone, accomunate dall’amore per il proprio paese, e dall’intento di non disperdere le tradizioni dei nostri nonni e genitori. Voglio ringraziare anche il personale tecnico e finanziario del Comune, tutte le Associazioni del paese, il Gruppo Alpini, i Vigili del Fuoco Volontari, tutti i bambini, le famiglie, le insegnanti delle scuole, materna ed elementare, del paese». In caso di maltempo, la manifestazione si terrà il 26 dicembre alle 18.30.
V
ALSUGANA NEWS
53
Il Natale visto dai giovani… ...e dai meno giovani!
di Veronica Gianello
I
n queste interviste Nicolò, insieme alla sua “nonna bis” - come la chiama lui - ci parlano del Natale. Stessa famiglia, stesse tradizioni… Ma qualche anno di differenza! Nicolò Cima, 6 anni appena compiuti, ci racconta con entusiasmo come vive lui il Natale. Abita a Borgo con papà Andrea, mamma Alessandra e la piccola Caterina. Sempre sorridente e con mille idee in testa è già emozionato per tutti gli impegni che lo aspettano per questo magico Natale… Lidya Palù, meglio nota come la Maestra Lidya, classe 1926, è mamma, nonna e bisnonna. Ci racconta il suo Natale da bambina, mentre la sorella Olga ride e ricorda insieme a lei. I suoi occhi parlano da soli, e mentre le faccio le domande luccicano e vagano alla ricerca di memorie e sapori che porta nel cuore…
Che cos’è per te il Natale? Nicolò: È un giorno bello perché arriva Babbo Natale e si mangia tutti insieme. Mi piace tanto anche mangiare i dolcetti di Natale! Lidya: Per me il Natale è il ricordo della nascita di Gesù, ma è anche una grande festa di famiglia. Come aspetti il Natale?/Come aspettavi il Natale da bambina? Nicolò: A Natale sono contento perché preparo tanti biscotti con la mamma, abbiamo anche le formine del Natale! E poi vado dallo zio Giani a preparare gli strudel. C’è anche un libro che mi piace tanto: ha una rotellina in mezzo e se la giri Babbo Natale inizia a muoversi e a cantare. E poi ci sono anche i Krampus che sono dei mostri di montagna,
hanno anche il pelo e gli zoccoli sai? Lidya: Da bambina aspettavamo la nascita di Gesù nel presepe e poi quei piccoli doni che lui ci portava, quel poco che ci portava. Erano poveri e piccoli, ma per noi erano grandi.
Il regalo più bello che hai mai ricevuto? Nicolò: La macchina da rally. Lidya: Non saprei… Non credo ci fosse un regalo più bello e uno meno bello, per noi bambini erano tutti belli. Erano tutte cose venute dal cielo, e le aspettavamo tanto. Come prepari/preparavi l’albero? Nicolò: Eh, devi mettere i gambi di ferro per tenerlo su, poi metti il palo e i rami. Ogni ramo ha il suo colore, bisogna stare attenti! E poi abbiamo tante palle colorate e le luci, ma bisogna stare attenti alla Cate che tira giù tutto! E facciamo anche il presepe perché ricorda Gesù. Lidya: Noi figlie preparavamo poco l’albero, perché erano più che altro la mamma e il papà a farlo quando tornavano dalla messa delle suore alla mezzanotte della Vigilia. Noi eravamo già a dormire, e quando avevano finito di prepararlo venivano a prenderci in braccio e ci portavano nella loro camera, dove
c’erano l’albero e il presepe. Accendevano le candeline e si illuminava quella grande sorpresa. Non è come adesso, l’albero era povero e sui rami c’erano soprattutto mandorlato, mandarini e qualche dolce. Ricordo che una delle mie sorelle apriva di nascosto i cioccolatini appesi, ne prendeva un piccolo morso sulla parte posteriore dell’albero, e poi richiudeva! Anche quando mi sono sposata e ho costruito la mia famiglia ho voluto mantenere le stesse tradizioni: preparavamo il presepe un po’ prima, ma la sera ci inginocchiavamo a pregare tutti insieme. Ricordo un Natale però in cui due dei miei figli avevano bisticciato per una partita di calcio—figuratevi che motivo sciocco!—e avevano preso ognuno un pezzo di presepe e si erano separati. Queste erano le nostre grandi cose di Natale.
Chi è Babbo Natale? Nicolò: È un signore tipo un nonno con la barba lunga e il vestito rosso
V
ALSUGANA NEWS
55
con una cintura e gli stivali neri. Però è anche un po’ bianco il suo vestito eh! E lui arriva la notte di Natale e porta i regali con la sua slitta. Lidya: Babbo Natale allora non esisteva, per noi c’era Gesù Bambino.
Cosa fai/facevi il giorno di Natale? Nicolò: Quando dormo e poi apro gli occhi dico “Che bello è Natale!” e poi corro ad aprire i regali! Dopo si va a Messa e poi mi piace perché vengono gli zii, i nonni e tutti i miei amici e facciamo festa. Lidya: Ci si alzava e si aprivano i doni. Poi si andava a Messa tutti insieme e poi a fare gli auguri alla nonna e a tutti i parenti e amici. Cosa mangiate/mangiavate per il pranzo di Natale?
56
V
ALSUGANA NEWS
Nicolò: Ciccolatini e torte! Nicolò, sei proprio sicuro che non mangiate niente altro per pranzo? Nicolò: Mmm… Le formine di biscotto! Lidya: Quello che preparava la mia mamma. “Il zelten!” suggerisce la sorella Olga. Non c’erano piatti tradizionali ogni anno, non avevamo grandi pretese. Cos’è la cosa più bella del Natale? Nicolò: Giocare con la mia sorellina e i miei amici e guardare il presepe e l’albero. Mi piace tanto guardarli perché ci sono solo a Natale. Lidya: Trovarsi sempre insieme, e fare solo cose belle.
RENZO BASSETTI, presepista d'alta classe
Q
uesto Natale ci mancherà proprio un presepista di grande valore come lo è stato Renzo Bassetti. Dopo la sua vita professionale in officina, passato alla pensione, ha voluto soddisfare il suo pallino: essere scultore, amare e far parlare il legno, misurarsi con se stesso anche se aveva avuto una grande disavventura proprio alle mani. Un improvviso incendio del motore di un'automobile gli aveva molestato, indurite, le articolazioni delle mani, ma lui ha saputo superare se stesso. “Sgorbie”, scalpelli, raspa e fresa erano così diventati oggetti quotidiani con cui esprimere la sua natura, la sua forza d'animo e quella fisica. Erano apparsi i primi altorilievi presso il bar del fratello Ferruccio e della signora Emelina al Bar Nazionale, poi via via “i suoi legni” avevano invaso vetrine delle vie cittadine sempre nel periodo natalizio. Ma con l'amico “barcarolo” già
esperto scultore, Otello Parmeggiani, suo mentore, aveva voluto affrontare anche soggetti religiosi come il Cristo alla chiesetta oratoriana di Vetriolo, quello della chiesa di san Valentino, certi poderosi leggii per le sacre funzioni, ma anche sculture di diversa natura, figurine del presepio che non mancava mai nemmeno accanto alla scala della sua villa in via Carlo Tonelli. Scambiava giudizi e ricordi sui presepi dei tempi andati con Francesco Francescatti suo vicino di casa che pure allestisce sempre presepi con figurine in vetro colorato di Murano. Ricordavano i presepi ai tempi di mons. Pizzini e mons. Biasiori, dei cappellani don Cornelio, don Vincenzo, don Pierino e le visite delle “commissioni presepi parrocchiali ed oratoriane”. Quando le Associazioni locali ripresero “il vezzo” dell'ormai quasi trentennale “El presepio vezin a ca'”, i suoi presepi facevano ca-
ALIMENTI PER CELIACHIA
SENZA GLUTINE GELATI FRESCHI E SUR E NON SOLO... CONEZIONATI
TANTE IDEE REGALO
polino qua e là per le contrade della città. Erano ammirati nelle vetrine, sui mobili d'arredo di negozi, osservati con attenzione dai locali, dai bambini, dai turisti e dalle giurie del concorso annuale sui presepi. Renzo Bassetti era considerato un Maestro presepista, più volte premiato dall'Ass. “Chiarentana” che a fine anni'80 riprese con successo a chiedere alle associazioni e alle famiglie d'allestire, in città e nelle frazioni, dei presepi nei sotto scala, all'interno di portici, di anfratti, in piazzali e nei più disparati posti. (L.d.C.)
TANTI AUGURI DI BUONE FESTE
Vendita al dettaglio di prodotti senza glutine erogabili dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale) confezionati, secco, surgelato... e pasta fresca stabilizzata Farabella con cottura 2/3 minuti
NEGOZIO SENZA GLUTINE BORGO VALSUGANA – VIA FRATELLI,16 - Ivanka Djuradeli – Tel: 339 7419486 fsg.borgovalsugana@libero.it - FACEBOOK: negoziosenzaglutinediIvankaDjuradeli
V
ALSUGANA NEWS
57
www.lagoraipietre.it
LAVORAZIONE PIETRE NATURALI LAVORATI IN MARMO E GRANITO DALLA PROGETTAZIONE E FORNITURA ALLA POSA CHIAVI IN MANO
Arredo interni ed edilizia • Lavorazione a mosaico • Sassi da rivestimento Sassi da muro per esterni • Arredo urbano • Giardinaggio • Arte funeraria Loc. frate, 2 - Scurelle - Tel. 0461 782092 - Fax 0461 780640 - info@lagoraipietre.it
TRADIZIONI NATALIZIE A PALÙ DEI MOCHENI
di Adelina Valcanover
L
’Avvento, periodo di preparazione al Natale, era molto severo: niente balli, musica (feste), nozze senza organo e canti, quasi quaresima. In sostanza si iniziava con la novena dell’Immacolata e per tutti era abitudine andare in chiesa la sera. Tornando a casa il 5 dicembre, si vedeva per le strade “l’avviso”, con delle catene che le scuoteva sulla porta delle case per annunciare che l’indomani arrivava s. Nicolò. La sera successiva poteva capitare che, tornando a casa dalla novena, si incontrasse il santo, ma era accompagnato dal diavolo con le catene e chi ci riusciva svicolava. Andavano per le case dove c’erano bimbi e chiedevano: Petnza de Könder? (pregano i bambini?) e dovevano recitarne una. Naturalmente, spaventatissimi, difficilmente riuscivano a spiaccicare qualcosa, ma chi ci riusciva riceveva qualche mela, castagne o noci. Santa Lucia non era considerata. A Natale arrivava Gesù Bambino a portare i doni (pochi) e accompagnati spesso da una verga flessuosa. Ciò significava che non si era stati buoni abbastanza e che sarebbe servita per le punizioni. Nessuno dei piccoli si sarebbe permesso di farla sparire, romperla o bruciarla. L’aveva portata il Bambinello! Una tradizione molto antica era quella delle tre vigilie: Natale, Capodanno ed
Epifania. Venivano chiamate Rach Maider (sere dell’incenso) erano considerate giornate spirituali e non si dovevano fare certi lavori (esempio andare a caccia). Una persona del paese si prendeva l’incarico di andare nel bosco dove c’erano i grossi formicai e prelevava la resina senza disturbare gli insetti. Era l’incenso, che veniva benedetto dal parroco e poi in un vecchio secchiello metteva la brace e andava di casa in casa e incensarla con un po’ di resina e una foglia di ulivo delle Palme girando per tutti i locali dell’edificio, stalla compresa. La terza sera (vigilia dell’Epifania) sullo stipite della porta d’entrata veniva scritto col gesso l’anno e K.M.B. (Kaspar, Melchar, Baldessar: i Magi). E poi i canti della Stella, per tre sere: 31 dicembre, in cui venivano visitate le case metà paese a e capodanno l’altra metà e dell’Epifania tutto con le Canzan dlar vare stela. I cori erano due si alternavano le strofe. Le canzoni erano sette una per casa. Il terzo giorno erano uso delle offerte. Il minimo era il costo di una messa e un pezzo di pane (bina). Una parte era destinata per una cena dei ‘stelari’ e il pane veniva diviso tra di loro. La vera festa per i regali per tutti, grandi e piccoli era l’Epifania. La mattina i bam-
bini giravano per tutte le case del paese e ricevevano in dono un pezzo di foradlar (pan dolce) e si doveva rispondere: Tausen moll ghelz got ver de enkar orman Zéaln (grazie mille per le vostre sante anime); se poi questo pane veniva donato ad un’altra persona e ripetuta la giaculatoria, secondo un’antica leggenda un’anima del purgatorio veniva liberata. La sera di s. Silvestro era uso, finito il giro della Stella, per i coscritti del paese, dopo la mezzanotte di passare davanti alle finestre delle ragazze a fare la serenata con tre canzoni e, dell’Epifania col giro della stella facevano il giro chiamando le ragazze. Se esse rispondevano ricevevano un piccolo dono l’Ogabunan (le beganatte) per esempio: tre sigarette a testa. Con questo si concludevano le feste natalizie tradizionali e cominciava il carnevale.
V
ALSUGANA NEWS
59
RACCONTO DI NATALE Fra i tanti racconti inseriti nel libro “I passi ritrovati” di Beppi Toller, presentato qualche anno fa a Caldonazzo, uno in particolare merita di essere riportato per la sua commovente storia, vissuta dall’autore negli anni della sua prima giovinezza. Ve lo proponiamo integralmente.
di Mario Pacher
L’ombrellaio e il cane A
rrivava tutti gli anni, sempre a novembre inoltrato, portandosi dietro rivoli di foglie morte che danzavano ai suoi piedi come piccole sibille dispettose. Un lungo mantello nero svolazzante ai primi venti freddi dell’autunno, un vecchio cappello semiappuntito da pastore, una barba bianca incolta su di una carnagione bruna incisa dalle lunghe rughe del tempo. Nelle sue ultime apparizioni lo ricordo così. Veniva dall'alto Feltrino e passava per le case rattoppando le tele degli ombrelli o sistemandone l'intelaiatura per pochi soldi o un piatto di mi-
62
V
ALSUGANA NEWS
nestrone. A casa nostra si fermava alcune notti perchè mio padre lo ospitava in un avvolto nel piano terra su di un improvvisato giaciglio. Verso la fine degli anni ‘30, bussò alla porta, dopo il tramonto, con un giovane cane di media taglia, dal pelo nerastro e ricciuto, forse un pastore pecoraio o giù di lì. Mio padre lo volle a tutti i costi acquistare poichè il nostro cane era morto da pochi mesi, malgrado le resistenze del padrone che alla fine acconsentì e se ne andò solo con il suo sacco nero a tracolla dove riponeva pochi stracci e gli attrezzi da lavoro. Ma il cane (si chiamava Turco) non lo dimenticò. Tutti gli anni a seguire, nello stesso periodo di fine autunno, ogni tardo pomeriggio si accucciava fino a notte in fondo al cortile guardando fisso tra le viti e gli alberi spogli, in attesa. Poi, una sera improvvisamente, s'udiva un abbaiare acuto, quasi un latrato di gioia, mentre ancora lontana la figura del suo vecchio padrone si avvicinava. Raccontavano i miei che una volta ruppe addirittura la catenella a cui
era legato per correre incontro all'ombrellaio, in preda ad una felicità che rasentava la frenesia. Poi dormiva con lui, leccandogli il viso in continuazione, con una gioia ed una tenerezza, condivise anche dal vecchio, che lo stringeva a se, forse implorandolo di non lasciarlo mai più. Io ricordo ancora quei momenti, quando, bambino, entravo nell’avvolto alla luce di una candela e Turco mi guardava scodinzolando, quasi ad invitare anche me in quell'angolo di ritrovato affetto e di struggente amabilità. Quando il vecchio, con gli occhi lucidi se ne andava, Turco non abbaiava; lo guardava allontanarsi in silenzio e sembrava gli dicesse: "Torna ancora, io ti aspetterò". Il suo sguardo triste lo seguiva fino alla curva, quando scompariva con quel passo di anno in anno sempre più lento ed incerto. Finche non tornò più. Abbiamo saputo, poi. che se n’era andato per sempre lasciando l’esile corpo avvolto da un lungo mantello in un vecchio casolare di campagna, non molto lontano dal suo paese natio, e forse portandosi ap-
presso, chissà come e chissà dove, l'ombra di un cane nero che aveva amato tanto. L'anno seguente il “suo” cane non lo aspettò. Un sesto senso a noi uomini sconosciuto o qualche altra forza misteriosa gli fecero capire che il suo padrone non sarebbe ritornato mai più. Turco visse con noi ancora 5 o 6 anni: era un guardiano bravissimo ed affettuoso. Ricordo che quando il vento faceva cadere dal balcone un indumento messo lì ad asciugare o qualche altro oggetto, lo riportava immediatamente davanti alla porta di casa, salendo con lunghi balzi le scale, trascinando la catenella a cui era legato lungo il passamani ed attendendo da mia madre, pazientemente, una carezza o un boccone di polenta. Spesso mio padre lo portava con se nei campi e Turco gli si accovacciava accanto seguendolo nel lavoro, senza mai allontanarsi anche di poco. Ma un tardo autunno (penso fosse il 1946), proprio nel periodo in cui un tempo attendeva il suo vecchio padrone, non uscì più dalla sua cuccia, in fondo al cortile. Lo seppellimmo vicino al ciliegio delle “Morette” e forse mio padre, nel silenzio di quel triste momento, lasciò cadere qualche lacrima sul corpo inerme di Turco o tra le zolle che lo ricoprivano per sempre. Per molti giorni ancora andai a trovarlo, solo qualche minuto, fino a quando il terreno fu ricoperto da un soffice manto di foglie gialle. Ricordo ancor oggi l'esatta posizione di quell'ultimo giaciglio di Turco e quando, nei giorni dei morti, qualcuno di noi (ma non seppi mai chi fosse) riponeva su di esso un piccolo fiore di campo.
PERGINE VALSUGANA
ZAMPEDRI E I SUOI RICORDI Sono ormai trascorsi più di sette anni da quando Giuliano Zampedri ha concluso la sua vita terrena, ma il suo ricordo è sempre vivo non solo nei suoi famigliari ma anche fra i suoi tanti amici ed appassionati collezionisti. Giuliano infatti era uno dei massimi collezionisti del mondo minerario, il numero uno del Trentino. A distanza di 7 anni dalla sua morte avvenuta il 10 ottobre del 2009, i famigliari continuano a mostrare le sue collezioni. La sua casa a Serso di Pergine, abitata dalla moglie Mirta e dalle figlie Antonella e Laura, è un vero e proprio museo dove sono esposti nei vari locali, migliaia di cristalli, antiche lampade usate nelle miniere, campioni di minerali introvabili e quindi di altissimo valore. Ecco cosa ci racconta la signora Mirta: “Nel 1969 mio marito Giuliano ha trovato nel Calisio una lampada con in giro l’aragonite di oltre 400 anni. E così si è innamorato della luce e da allora ha raccolto una infinità di lampade di casa, di miniera e di tutti i generi. Ha così abbandonato un po’ la ricerca dei minerali e si è dedicato alla raccolta dei sistemi di illuminazione, in particolare di lampade della miniera. La vocazione verso i minerali e le lampade usate nelle miniere, era probabilmente nel DNA dei Zampedri poiché sia il papà che il nonno di Giuliano erano minatori. Nel museo di Sant’Orsola in valle dei Mocheni, in un angolo è esposta anche la foto di quest’uomo che era conosciuto come “l’uomo delle miniere” e, alla sua morte, ci dice ancora la signora Mirta, “mi hanno regalato un minerale per fare la lapide in suo ricordo”. Un anno fa, in occasione del 6^ anniversario della sua morte, anche il Museo delle Miniere di Vignola, dopo la mostra dei cristalli più belli e rappresentativi di Vignola, aveva allestito presso un pubblico esercizio una esposizione di lampade in ricordo di Giuliano, rimasta visitabile per più di un anno. Prossimamente i minerali di Giuliano saranno esposti anche in alcune vetrine presso l’Istituto Marie Curie di Pergine. Saranno da guida per gli studenti al fine di far loro conoscere l’importanza dell’attività mineraria del passato nella nostra zona, come attività economica e fonte di sostentamento. (M.P.)
V
ALSUGANA NEWS
63
ISTITUTO DI ESTETICA
di Nadia Libardi
LEVICO TERME (TN) - Via XI Febbraio, 10 - tel. 0461 707432
e anti cellulite ti an od ss ra o rp co ti en m ta • Trat • Massaggi corporei (8 tipi) • Solarium doccia • Trattamenti viso • Ceretta • Depilazione definitiva • Pedicure • Manicure • Trucco • RICOSTRUZIONE UNGHIE
L’Austria Felix
di Massimiliano Unterrichter
di Elisa Corni
I
l romanzo di Massimiliano Unterrichter “Il Mondo spezzato. L’Austria Felix muore sugli altipiani” è alla sua seconda ristampa. Uscito nell’agosto di quest’anno, è andato letteralmente a ruba in poche settimane. Un grande successo per un autore valsuganotto, con l’inchiostro nelle vene. Riesco a “braccare” Massimiliano Unterrichter prima di una delle sue solite “fughe” sull’Altipiano. Mi racconta che quella è la sua casa; non l’abitato di Tirolo, dal quale proviene la sua famiglia, né la valle dove abita, bensì i boschi attorno a Folgaria, dove è in parte ambientato il suo romanzo. L’altra grande passione di quest’uomo dal sorriso gentile è da sempre stata la lettura. “Si tratta per me di una questione che unisce genetica ed educazione -racconta l’autore- il mio primo libro l’ho ricevuto a cinque anni. Era l’ “Ivanhoe” di Sir Walter Scott e lo divorai in pochi giorni”. Il passo dalla lettura alla scrittura è breve, e così, nel corso di tutta la sua vita Massimiliano Unterrichter ha sempre preso in mano la penna per raccontare e scrivere. È lecito domandarsi se, a far scattare la molla della scrittura, sia stata la pensione. Massimiliano. Fino a un anno e mezzo fa, era infatti funzionario del Corpo Forestale; oggi è in pensione. “Anche se ho sicuramente molto più tempo e meno impegni, a parte mia figlia Sofia, non è stata la pensione a scatenare la passione per la scrittura. Era una cosa che facevo prima, e che continuerò a fare”, mi racconta l’autore. All’attivo ha infatti diverse pubblicazioni. Ha esordito vent’anni fa con “Il cammino delle nuvole”. Nel 2001 ha dato alla luce una raccolta di racconti ambientati sull’Altipiano dall’evocativo
titolo “L’anticamera del paradiso” e nel 2012, con lo pseudonimo di Leo Woolf, “I racconti del cardellino”. Ma è in questo 2016 che è arrivato il successo. “La prima edizione de “Il mondo spezzato”, pubblicata con il mio pseudonimo, ho deciso di pubblicarla a mie spese”. Ne sono state stampate 40 copie, distribuite in alcune librerie e regalate a parenti e amici”. In poco tempo, tutte sono sparite dagli scaffali per trovare posto sui comodini di altrettanti lettori curiosi. Uno dei fortunati è stato Pino Loper-
fido, libraio di Caldonazzo. “Una settimana dopo averlo ricevuto, Pino mi ha chiamato proponendomi di farlo leggere a un’importante casa editrice della nostra Provincia. Da lì in poi, tutto è accelerato e le 300 copie sono state stampate, distribuite e vendute. Sono proprio soddisfatto -commenta l’autore- non osavo sperare di meglio”. Una grande soddisfazione a coronamento di un lavoro lungo vent’anni. Sì, perché la prima stesura del romanzo risale al 1996. Aveva un altro titolo e due o tre anni fa Massimiliano Unterrichter lo ha ripreso in mano: dopo un certosino taglia e cuci, era pronto per essere letto. La giornalista e ricercatrice Astrid Mazzola ben riassume questo “romanzo trasversale, difficile da comprimere in
una categoria”. L’autore stesso si trova in profondo accordo con questa definizione: “Ho cercato di parlare della vita e dei sentimenti -spiega- ed entrambi non si possono riassumere in una categoria”. La storia, ambientata durante il Primo Conflitto mondiale sul fronte meridionale -il forte Trentino, per capirci- racconta le vicende di un giovane ed esuberante soldato, Franz, ma più in generale racconta della fine di un’Impero, e delle conseguenze su chi quell’impero lo ha vissuto ed amato. “Non è un romanzo di guerra” tiene a precisare Unterrichter, che tiene il tema bellico sullo sfondo: la Prima Guerra Mondiale è solo la scena sulla quale i protagonisti si muovono, crescono, cambiano. Vero e verosimile si fondono nelle parole dell’autore, che ha preso spunto da diari, lettere e vicende realmente accadute per racontare una storia carica di emozioni. “Sfido chiunque -commenta scherzoso- a distinguere la realtà dalla finzione. Sapendo cosa è veramente accaduto, il lettore rimarrebbe sicuramente stupito”. Sullo sfondo, quindi, la fine di un epoca, di un impero: l’Austria Felix evocata nel titolo. Un ricordo che ha sempre fatto parte della vita di Massimiliano. “Anche se non l’ho vissuta, essendo nato negli anni Cinquanta, nella mia famiglia si è sempre parlato di quando c’era l’Austria” spiega nostalgico l’autore. C’è nostalgia nelle pagine di questo libro “quella positiva, però, non quella sciocca che deriva dal legarsi a qualcosa di travisato e indorato” tiene a puntualizzare Massimiliano. Lascio Massimiliano alla sua uscita nei boschi. Lo saluto mentre sfoglio con lo sguardo il suo romanzo.
V
ALSUGANA NEWS
65
Forte, pura, e salubre acqua della Valsugana L
a prima delle due fonti di acque termali levicensi viene scoperta già in epoca medievale, quando alcuni minatori iniziarono a estrarre il vetriolo verde (solfato ferroso) da una galleria all’interno del Monte Fronte, a un altitudine di circa 1500 m slm. La prima galleria chiamata Caverna del Vetriolo è quella da cui scaturisce la cosiddetta acqua “forte”, che solo successivamente si scopre avere proprietà terapeutiche. Viene poi identificata una seconda polla, in una grotta sottostante, chiamata Caverna dell’Orca e collocata circa 100 metri più in basso, l’acqua viene definita “debole”, visto il più basso tasso di mineralizzazione. Vengono citate per la prima volta nel 1673, le proprietà terapeutiche delle sorgenti minerali arsenicali-ferruginose del Monte Fronte (Vetriolo), nel volume “Storia del Concilio di Trento” di Michelangelo Mariani. Ma solo nel XVIII secolo avviene un vero e proprio studio scientifico, per cui si hanno delle relazioni mediche che mettono in luce la specifica composizione delle acque, testimoniandone l’efficacia terapeutica. Nel 1814 venne dato avvio a un primo
66
V
ALSUGANA NEWS
stabilimento termale, costretto però a cessare dopo soli due anni la propria attività a causa delle analisi di uno studioso di Pavia che riteneva pericolosa per la salute l’acqua del Monte Fronte per il suo contenuto di Arsenico. Nel giro di poco tempo le ricerche dello studioso pavese vengono smentite e si riconferma l’efficacia in ambito terapeutico, dell’acqua arsenicale-ferruginosa, che ritorna a incrementare il suo sfruttamento. Viene quindi avviata nel 1860, da alcuni cittadini di Levico, una seconda “Società balneare”, e nasce lo stabilimento termale di Vetriolo per le cure nelle terme più alte d’Europa, noto come Stabilimento Vecchio. Nel 1897, nella gestione termale subentra la “Società Berlinese” che provvede alla realizzazione del cosiddetto Stabilimento Nuovo, quello che è oggi il Grand Hotel delle Terme. È in questo periodo che viene innalzato anche il complesso all’interno del quale si effettua l’imbottigliamento delle acque minerali. Il centro termale conosce un periodo di grande splendore che si protrae sino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Dopo il conflitto, le sue sorti si risollevano soltanto nel 1930, con l’acquisto del complesso da parte del Demanio dello Stato che provvede alla realizzazione di un nuovo stabilimento termale nel verde della località Pinete di Vetriolo.
Vetriolo si riconferma nel secondo dopoguerra come una località fortemente turistica, dotata di quattro strutture alberghiere, lo stabilimento termale e una cabinovia che portava agli impianti di Panarotta 2002. Negli anni ‘70, la Regione diviene proprietaria delle Terme di Levico e Vetriolo, promuovendo la ristrutturazione dei vecchi edifici presenti ed edificando un nuovo complesso termale. Le acque arsenicali-ferruginose del Monte Fronte per la forte presenza di arsenico e ferro sono consigliate per la cura di patologie del sistema nervoso, in particolare per curare persone ansiose. Le acque si caratterizzano inoltre per la presenza di ione solforico e fosforico che attribuisce proprietà antinfiammatoria e antibatterica, utile per la cura e la prevenzione delle affezioni alle alte vie respiratorie, per l’artrosi e i reumatismi, che vengono trattati con fangoterapia. Le fonti del Monte Fronte si sono inoltre dimostrate efficaci nella cura delle malattie legate a disturbi della tiroide, per affezioni ginecologiche e per sanare le patologie della pelle.
ORARI DI APERTURA DELLA MOSTRA: Le fonti di acqua minerale per il territorio alpino costituiscono una fondamentale risorsa naturale, per questo Levico ha voluto dedicare a questo importante elemento una mostra dal titolo: “Forte pura salubre acqua: mostra sul turismo termale nell'arco alpino: Levico tra XIX e XX secolo”. L’esposizione, dal dicembre 2013, occupa le sale di Villa Paradiso all’interno del Parco Asburgico di Levico e ancora per poco tempo, fino al 31 marzo 2017, è possibile visitarla gratuitamente, per sco-
prire questo fondamentale elemento della nostra terra. La mostra realizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Levico Terme e i Servizi Attività culturali e Conservazione della Natura e Valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento, ci presenta anche l’importanza del turismo termale, che ha saputo trasformare in maniera significativa la cittadina di Levico Terme. (C.P.)
Martedì a venerdì 14 - 18.30 Martedì e giovedì anche al mattino 10 - 13 Sabato, domenica e festività 10 -13 / 14 -18.30. 1 e 6 gennaio: 14 - 18.30 Chiuso: lunedì (escluso lunedì 26 dicembre e 2 gennaio 2017: 14 -18.30).
Foto tratte dalla mostra Forte pura salubre acqua. Si ringrazia la biblioteca comunale di Levico Terme per la gentile concessione delle foto storiche".
V
ALSUGANA NEWS
67
DA FAENZA A BORGO VALSUGANA N
on capita tutti i giorni entrare nell'abituale bar e notare a un tavolo sei persone tutte intente, ognuno, a leggere, il giornale che ho l'onore di dirigere. Vedere sfogliare con vera attenzione Valsugana News non solo mi ha piacevolmente colpito, ma soprattutto ha generato in me una marcata curiosità che oltre a spingermi, forse con poca modestia, a presentarmi a loro come direttore del magazine, ha motivato la mia legittima richiesta del perché fossero tutti impegnati nella lettura dello stesso giornale. Uno di loro, dopo essersi congratulato con me per Valsugana News e i suoi contenuti, la qual cosa mi ha arrecato enorme soddisfazione, mi ha risposto che essendo nativo di Borgo e avendo
visto il giornale lo ha preso perché desiderava saper qualcosa del suo paese d’origine che non vedeva da tantissimi anni. E gli altri, certamente per solidarietà, lo hanno seguito a ruota. Tra me e loro, ne è nata una piacevole discussione nel corso della quale ho appreso che vivevano tutti a Faenza, che erano ex arbitri di calcio, che si conoscevano e si frequentavano da oltre 40 e che erano venuti a Borgo per festeggiare, con un gustosissimo pranzetto al Cruccolo, il compleanno del loro amico, quello nato appunto a Borgo. E la discussione è proseguita avendo come temi portanti il giornalismo e l’informazione in genere nonchè problematiche generali del nostro quotidiano. Infine ci siamo salutati e nel lasciarli non
Hotel TURISMO
CAFFÈ - PARK - PISCINA - SCHWIMMBAD
PIZZERIA - RISTORANTE - BAR
Centro Benessere Idromassaggio Sauna Finlandese Bagno Turco
ho potuto fare a meno di riportare alla mia memoria un precedente articolo che avevo scritto per alcuni miei amici, anche loro assidui frequentatori del Caffè Milano. Sì, Perché queste persone con il loro legame hanno richiamato alla mia mente quel grande sentimento che oggi forse è raro vedere: l’amicizia. Quella vera, però, Quella che forse nasce per caso, ma che nel tempo e con il tempo si cementa sempre più e crea un qualcosa destinato a rimanere nel tempo. E loro,Tiziano, Emilio (il borghesano di nascita), Ivano, Giorgio, Roberto e Davide, i sei venuti a Borgo da Faenza per festeggiare un di loro, di amicizia, di rispetto e di volersi bene certamente, a mio modesto avviso, sono degni e meritevoli ambasciatori. (A.M.)
ASSISTENZA - VENDITA NUOVO E USATO RICAMBI ORIGINALI REVISIONI (Consorziato)
NOVITà TRATTAMENTO IDROREPELLENTI PER VETRI Ideale per il parabrezza: respinge pioggia, sporco, sottili strati di ghiaccio e neve.
VISIBILITÀ VISIBILITÀ EE SICUREZZA SICUREZZA DURATA DURATA FINO FINO A A 88 MESI MESI L'ACQUA L'ACQUA SCIVOLA SCIVOLA VIA VIA RISPARMIO RISPARMIO DELLE DELLE SPAZZOLE SPAZZOLE FACILE FACILE DA DA USARE USARE
Servizio al pubblico con ingressi singoli e vantaggiosi abbonamenti PERGINE VALSUGANA -(TN) - Viale Venezia, 20 Tel.: 0461 531073 - info@hotelturismopergine.it
68
V
ALSUGANA NEWS
Borgo Valsugana (Tn) - Via Giovanelli, 11 Tel. e Fax 0461 753325
Quando si può impugnare un testamento I
l testamento è l’atto mediante il quale un soggetto dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, delle proprie sostanze. E’ un atto unilaterale, personalissimo perché deve essere compiuto direttamente dal suo autore, formale perché deve rispettare le forme prescritte dalla legge, revocabile e modificabile in qualunque momento. Deve avere necessariamente la forma scritta, dato che le dichiarazioni orali non hanno alcun valore. Si distingue in testamento olografo (scritto di proprio pugno) e per atto di notaio, che può essere pubblico o segreto. Il testamento può essere affetto da vizi di forma più o meno gravi, che comportano, a seconda dei casi, la sua nullità o la sua annullabilità. Tra i vizi che legittimano l’impugnazione del testamento per nullità: la mancanza dell’autografia e/o della sottoscrizione nel testamento olografo o la mancanza della redazione in forma scritta delle dichiarazioni del testatore da parte del notaio e/o la mancanza di sottoscrizione
70
V
ALSUGANA NEWS
di Daniele Spena
da parte di questo e/o da parte dei testimoni e/o da parte del testatore nel testamento pubblico, il testamento congiuntivo (fatto da più persone insieme) e il testamento reciproco (con cui due persone, in un unico documento si nominano una erede dell’altra). Questi sono motivi di nullità dell’intero testamento. Invero, di regola, la nullità colpisce una o più disposizioni, lasciando valide le altre. Così nel caso in cui non può essere in alcun modo determinato il destinatario della disposizione ovvero la sua determinazione è rimessa all’arbitrio di un terzo o nel caso di disposizione a favore di persona incapace a succedere (ad esempio il testimone, il notaio e l’interprete intervenuti nel testamento pubblico). La nullità del testamento o di una singola disposizione può tuttavia essere superata mediante lo strumento della conferma o esecuzione volontaria delle disposizioni da parte degli eredi, dopo la pubblicazione del testamento. E’ prevista una conferma espressa, mediante
dichiarazione negoziale, ed una conferma tacita, per comportamento concludente di tipo esecutivo. L’annullabilità può essere invocata per tutti gli altri vizi formali minori come ad esempio l’incompletezza della data e per i vizi sostanziali, laddove il testatore sia incorso in errore ovvero quando la sua volontà sia stata coartata mediante violenza o dolo oppure quando il testatore versi in stato di incapacità di disporre per testamento. Non possono, infatti, fare testamento: i minorenni, gli interdetti per infermità mentale e le persone incapaci di intendere o volere nel momento in cui hanno redatto il testamento. Se il testamento viene redatto da uno di questi soggetti, può essere impugnato da chi vi abbia interesse, entro il termine di 5 anni dal giorno in cui è stata data esecuzione alle disposizioni testamentarie. La differenza tra l’azione di nullità e quella di annullamento consiste principalmente nel diverso termine di prescrizione: la prima non è soggetta a termini, la seconda può essere esercitata nel termine perentorio di 5 anni, che decorre dal momento di esecuzione delle disposizioni testamentarie (nel caso di vizi di forma), ovvero dalla scoperta del motivo di invalidità (nei casi di errore, violenza, dolo). Decorso il termine quinquennale, il testamento annullabile diviene definitivamente valido.
Il testamento può essere impugnato da chiunque vi abbia interesse mediante citazione in giudizio degli eredi e dei legatari, a condizione di avere preventivamente esperito, con l’ausilio di un avvocato, il tentativo di conciliazione obbligatoria previsto per legge.
L’impugnazione del testamento per i predetti vizi deve distinguersi dagli altri rimedi a disposizione dell’erede che si ritenga leso nei propri diritti successori dalle disposizioni testamentarie. Esistono infatti dei limiti, posti dalla legge, alla volontà del testatore sulla destinazione dei propri beni. E’ la cosiddetta successione necessaria o riserva, ovvero il diritto dei parenti più stretti a ricevere una quota predefinita (definita “indisponibile”) dell’eredità, anche contro la volontà del defunto. Una quota fissa spetta al coniuge (anche quello separato – di fatto o consensualmente), ai figli e ai genitori se non ci sono figli. Colui che redige il testamento può decidere di attribuire i beni come crede ma sempre in modo che il valore delle attribuzioni non leda la quota di riserva di
qualcuno dei predetti soggetti, qualificati legittimari. Se il testatore non la rispetta, il testamento è sempre valido ma il legittimario leso, che non ha ricevuto quanto gli spetti, può impugnarlo tramite l’azione di riduzione e ottenere così il dovuto. In questo modo viene reintegrata la legittima, riducendo le disposizioni testamentarie e le donazioni eccedenti la quota di cui il testatore poteva disporre. L’azione di riduzione risulta soggetta al termine di prescrizione decennale ordinario decorrente dalla morte del testatore oppure dalla pubblicazione del testamento. In mancanza di testamento, oggetto di riduzione possono essere anche le donazioni fatte in vita dal donante, se ledono le quote di riserva dei legittimari.
Daniele Spena è Avvocato Civilista con studio a Pergine Valsugana
V
ALSUGANA NEWS
71
a z n a t is d a i n io z o d le a
A Natale si può fare di più
V
i vogliamo parlare di quello che potrebbe essere uno speciale regalo di Natale. Si tratta dell’adozione a distanza, un modo per aiutare un bambino, o una famiglia bisognosa, che in cambio invieranno ogni anno una lettera con notizie e fotografie per raccontare cosa è possibile fare per loro con un piccolo contributo mensile. Specifichiamo che si tratta di un’azione che non ha alcuna valenza giuridica o sociale, ma che umanamente può restituirci tanto. Esistono diverse tipologie di sostegno a distanza, la maggior parte delle quali prevedono il sostegno a un bambino, affinché questo abbia viveri per il sostentamento, assistenza medica, e la possibilità di frequentare la scuola. Ma ci sono anche progetti rivolti a intere famiglie; il costo giornaliero è inferiore
72
V
ALSUGANA NEWS
a quello che spendiamo per un caffè al bar, la spesa mensile varia infatti tra i 16 e i 30 euro. L’adozione solitamente non ha una durata specifica, siamo noi a decidere quanto a lungo intendiamo sostenere il bambino adottato, l’ideale sarebbe aiutarlo per alcuni anni, fino a quando diverrà adulto e indipendente. Moltissime sono le associazioni che si occupano delle adozioni a distanza tra cui:Unicef, ActionAid, Save the Children, Compassion, We World, Plan Italia Onlus o Terre des Hommes. Anche in Trentino ci sono numerose realtà che si occupano dell’adozione a distanza che possono essere contattate da coloro i quali sono interessati ad una adozione. Se è vero che a Natale tutti ci sentiamo più buoni, perché non donare un futuro
migliore a un bambino che soffre la fame o la malnutrizione? L’importante è scegliere in maniera consapevole di aderire a questo progetto, che deve poter assicurare una durata di lungo termine. Quello che riceveremo in cambio del nostro aiuto a un bambino lontano è qualcosa che non si può comprare, che non si vede e non si tocca, ma che saprà dare gioia e serenità ai nostri cuori. Attraverso un rapporto epistolare speciale, saremo partecipi della crescita e delle esperienze di un bambino, potremo vederlo crescere e diventare grande. C’è senza dubbio più soddisfazione nel ringraziamento di un bambino che aiutiamo dando appena l’indispensabile, piuttosto che nel più leggero ringraziamento di chi riceve i nostri regali natalizi, alle volte del tutto superflui. (C.P.)
Prevenzione
ALCOLISMO S
econdo l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), il consumo dell’alcool in Europa anche se è diminuito rappresenta, purtroppo, una delle più elevate causa di mortalità quantificando anche un fattore di rischio “alcolismo” che interessa i giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni. Moltissimi giovani, infatti, bevono per divertimento, per emulazione o più semplicemente per sentirsi “grandi”. In questi ultimi anni, poi, è nata la moda della famosa “movida” che associa lo svago al bere coinvolgendo i giovani in età scolare i quali sempre di più, erroneamente, sono convinti che senza alcool e senza sballo non ci possa essere divertimento.
Riferendoci ai dati relativi al nostro paese nel periodo 2014.2015 oltre il 64% degli italiani con più di 11/12 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica. Di questa percentuale oltre il 77% interessa i maschi mentre il 51%, le donne. Sempre i dati ci evidenziano che i consumatori giornalieri di alcool sono diminuiti sia nel 2014 sia nel 2015 mentre è aumentato il bere al di fuori dei pasti, il cosiddetto “binge drinking. I dati Istat – elaborati dall’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Istituto superiore di sanità (ISS) e dal WHO CC Research on Alcohol, presentati nell’annuale Relazione al Parlamento e proposti in occasione dell’Alcool Prevention Day del
2016, disegnano un quadro di particolare interesse che pone l’accento sulla necessità di una maggiore campagna di prevenzione alcologica, specialmente al livello giovanile. E sempre nell’ottica della prevenzione, tutti gli esperti e studiosi e tutte le associazioni che operano in questo grande universo, sono del parere unanime che ruolo importante e indispensabile deve essere assunto dalla famiglia la quale ha il precipuo compito non solo di controllo dei propri figli, ma anche educare gli stessi al non consumo di alcool facendo comprendere loro che l’abuso di queste bevande può essere causa di gravi patologie e anche di tragiche conseguenze.
V
ALSUGANA NEWS
73
Fra storia e leggenda
torre dei Sicconi e la Corte di Caldonazzo La
La Magnifica Corte Trapp
La Valsugana, come già scritto, si sviluppa in età medioevale come importante via di comunicazione stradale fra il Veneto e Trento. E, in uno sguardo più ampio, possiamo dire "internazionale" per la sua importanza strategica di collegamento fra l'Italia e il mondo germanico.
L
'obiettivo principale, quindi, ta, Lavarone, Luserna, Casotto e Pedeè il controllo e il presidio monte (nella valle dell'Astico) e Palù delle vie di comunicazione. (nell'alta Valle del Fersina). A CaldoIn questo caso parliamo del- nazzo, quindi, non poteva mancare un le strade che collegavano presidio e un punto di controllo sul la Valsugana con le zone periferiche di passaggio di merci e persone. In tal Lavarone e Carbonare, perché importanti caso parliamo dell'antica Corte di Calpunti strategici per il traffico di merci e donazzo e della Torre dei Sicconi sul il passaggio di persone provenienti dal Monte Rive; quest'ultima demolita dagli vicentino. Snodo di questa rete era la austriaci nel 1915, i cui resti sono Giurisdizione di Caldonazzo che com- oggi visitabili grazie ad una serie di prendeva gli abitati di Calceranica, Cen- scavi archeologici che ne hanno confermato il fondamentale ruolo di controllo e di presidio. Il processo di incastellamento è legato, non solo al controllo delle vie di transito, ma anche al processo di colonizzazione della montagna, avviato nel XIII secolo dal Vescovo Federico Vanga, per la messa a coltura delle alture fra Centa e Bosentino. L'ambiente circostante ai resti della Torre ci mostra ancora oggi i segni di Il cortile della Corte di Caldonazzo una trascorsa attività agricola, e Archivio APT Valsugana Foto: Cristina Eberle - Visitvalsugana gli antichi documenti narrano dei
76
V
ALSUGANA NEWS
di Andrea Casna
rapporti fra i signori locali e i contadini. È del 1341, per esempio, un contratto d'affitto fra Siccone il Vecchio e Nicolò da Centa, dove quest'ultimo s'impegna a conferire annualmente al castello 4 livre veronesi a San Martino, 30 uova a Pasqua e una gallina a Quaresima. L'apparato difensivo e di controllo di Caldonazzo era quindi costituito da due strutture collegate fra loro: la Corte e la Torre dei Sicconi come punto di controllo e di avvistamento. Il più antico, risalente all'età longobarda, è l'antica Corte (secondo una leggenda collegata alla Torre da un passaggio sotterraneo) che nel corso dei secoli ospitò molti feudatari incaricati di amministrare la giustizia e la riscossione delle imposte; fra questi ricordiamo i Sicconi dalla metà del XIV secolo fino al 1412 e i Conti Trapp a partire dal 1461. L'antica Corte, originariamente difesa da una muraglia con torre al centro, nel corso dei secoli mutò aspetto grazie ad una serie di ampliamenti. Al “palazzo
vecchio” infatti fu affiancato “palazzo nuovo” del XVI secolo e abbellito da una serie di caratteristici affreschi che ancora oggi possiamo ammirare. Uno di questi ci mostra la Corte e la Torre dei Sicconi, risalente al 1201 e voluta da Geremia e Alberto figli di Warimberto di Caldonazzo grazie al permesso del vescovo Corrado da Beseno. Questa storia deve anche essere vista in relazione al collegamento stradale tra l'altopiano di Vezzena e la Valsugana. Una storia sanguinosa rappresentata dalla guerra del 1385 fra Siccone II e Antonio della Scala, signore di Vicenza e Verona, per il controllo del Vezzena, che si concluse a danno di Siccone e con il saccheggio e l'occupazione di Caldonazzo. Miti e leggende parlano della crudeltà del “terribile Siccone di Caldonazzo”, uomo “efferato” e “senza scrupoli”, descritto come un anziano con barba lunga e capelli bianchi, che in punto di morte non ebbe il tempo di confessare i propri peccati. La leggenda vuole pare il fantasma del “terribile Siccone” si aggiri per il castello in cerca di pace. Negli anni successivi alla sua morte, in-
Il Giardino della Torre dei Sicconi - visitvalsugana archivio - Apt Valsugana fatti, “nessuno osava avvicinarsi al maniero per paura di incontrare lo spettro del vecchio dalla barba e dai capelli bianchi”. A terrorizzare gli abitanti di Caldonazzo non è soltanto lo spirito di Siccone. Anche gli spettri delle sue guardie, nelle notti prive di luna, vagano ancora oggi nei pressi dell'antica Corte. Sono ombre oscure che camminano in fila indiana seguendo l'intero perimetro del palazzo, ognuna con una torcia in mano per cercare la chiave del Paradiso.
Sono gli spiriti dannati dei soldati di Siccone, morti in battaglia contro i vicentini nel 1385, e che nelle notti oscure prive della fredda luce che la Luna sa emanare, ritornano al loro amato castello per cercare quella chiave che potrà aprire le porte del Paradiso e della pace eterna. «Solo quando l'avranno trovata -si legge nel libro le Mille leggende del Trentino, di Mauro Nerisaranno liberati dal sortilegio e godranno finalmente della pace eterna».
V
ALSUGANA NEWS
77
noleggi a partire da
25 € al giorno
*
noleggi anche a lungo termine con preventivi
personalizzati
* solo per noleggi superiori ai 14 giorni
FIAT 500
1.2 - Pop 2015 - usata
8.200 €
FIAT PUNTO
1.2 - Lounge 5P 2014 - usata
7.800 €
FIAT 500 L
1.4 Pop star + navi 2016 - 0 km
14.900 €
FIAT 500 L
trekking 1.6 + navi 2016 - 0 km
18.900 €
FIAT DUCATO
Furgone 35 q - Passo lungo tetto medio 130 cv - 2015 - usato
16.900 € + iva
TANTE ALTRE OCCASIONI SUL SITO
WWW.VIAGGIARESRL.IT
il regalo di natale te lo facciamo noi! PRESENTA IL COUPON E AVRA IL 10% DI SCONTO SUL NOLEGGIO SE ACQUISTI L’AUTO IL PRIMO PIENO DI CARBURANTE è IN OMAGGIO
LANCIA Ypsilon 1.2 69cv Gold Durata: 36 mesi Km totali 30.000 Km Anticipo: 1.000 €
PEUGEOT 208 ACTIVE BLUEHDI 75CV Durata: 36 mesi Km totali 30.000 Km Anticipo: 1.500 €
€ 265 al mese iva inclusa
€ 285 al mese iva inclusa
€ 315 al mese iva inclusa
SERVIZI COMPRESI NEL CANONE DI NOLEGGIO: • Coperture assicurative RCA • Limitazione di responsabilità per incendio/furto e danni accidentali al veicolo con penalità • Tassa di proprietà • Immatricolazione e messa su strada • Manutenzione ordinaria e straordinaria • Soccorso stradale 24/7 • Sostituzione pneumatici estivi disponibile solo per percorrenze dai 15.000 km
Offerta valida salvo disponibilità.
sconti 0 m k e o t a s u vendita
su tariffe weekend e settimanali
FIAT 500L 1.3 Multijet Pop Star 95cv S/s Durata: 36 mesi Km totali 30.000 Km Anticipo: 1500 €
BORGO VALSUGANA - Viale Roma, 2/A Tel. 0461 753321 331 1459844 info@viaggiaresrl.it
Le regole per
ACQUISTARE IN SICUREZZA L
a rivoluzione digitale ha modificato il nostro mondo in ogni settore della vita e dell’economia: molte cose sono cambiate nel nostro stile di vita e nella nostra possibilità di esplorare mercati sempre più diversificati. E anche le modalità d’acquisto si sono molto ampliate, grazie alle nuove tecnologie che mettono a punto sistemi sempre più rapidi e facili da utilizzare per fare arrivare a casa nostra beni e servizi di ogni tipo. Il numero delle persone che fanno shopping online è in costante crescita. Ma per evitare trappole, brutte sorprese o fregature è importante essere ben informati e conoscere i propri diritti. Prima di impegnarsi in un contratto, il venditore deve fornire all’acquirente, in modo chiaro e comprensibile: la sua identità con l’indirizzo fisico e un numero di telefono di contatto, le caratteristiche dei beni o servizi proposti, il prezzo totale (che deve
comprendere anche eventuali imposte, spese di spedizione, spese postali…), le modalità di pagamento e i tempi di consegna, la sussistenza del diritto di recesso, la durata del contratto (se esiste) e le condizioni per la sua eventuale risoluzione. Non deve mancare, poi, il riferimento all’esistenza della garanzia legale di conformità, delle garanzie commerciali e delle condizioni del servizio post-vendita. Al momento dell’ordine, il pulsante con l’indicazione “ordine e pagamento” o altra inequivocabile espressione, deve essere ben leggibile. Attraverso il click del mouse il compratore s’impegna ad acquistare il prodotto o il servizio e conseguentemente è obbligato al pagamento. Niente sorprese quando è il momento di aprire il portafoglio: eventuali supplementi o spese aggiuntive devono essere esplicitamente approvate in precedenza dal compratore. Se dopo aver pagato con carta elettronica, ci si accorge che il negoziante ha fatto il furbo e ha “caricato” la fattura, bisogna rivolgersi all’ente emittente della carta e chiedere che vengano riaccreditate le somme prelevate in eccesso. Va anche ricordato che il negoziante non può imporre alcuna spesa per l’uso di strumenti particolari di pagamento. In poche parole: il prezzo della merce è
di Alice Rovati
sempre uguale, sia che paghiate in contanti sia che paghiate con carta di credito, bancomat, assegno… La consegna del bene deve essere effettuata entro 30 giorni, a meno che le parti non si siano accordate in modo diverso. Se il venditore non rispetta i termini stabiliti, viene fissata un’altra data (ma non se il termine fissato era da considerarsi “essenziale”, come nel caso ad esempio di un matrimonio con la consegna delle bomboniere). Se il termine supplementare scade senza che la consegna sia stata portata a termine, il compratore ha diritto di risolvere il contratto e chiedere la restituzione delle somme versate. Il rischio della perdita o del danneggiamento dei beni che vengono affidati a
V
ALSUGANA NEWS
79
terzi per la consegna è a carico del venditore e passa all’acquirente solo nel momento in cui entra materialmente in possesso del bene. Il cliente non può invece pretendere nulla se sceglie un trasportatore diverso da quello proposto dal venditore. I sistemi di vendita online sono considerati più insidiosi per i consumatori rispetto a quelli tradizionali o perché il prodotto oggetto della compravendita non è direttamente visibile o valutabile o perché viene meno il contatto diretto con il venditore. Per questo tra le informazioni che il professionista deve fornire c’è quello che riguarda il recesso, cioè la possibilità per l’acquirente di cambiare idea e restituire la merce, entro i tempi previsti dalla legge: il venditore deve dare tutte le indicazioni sulle modalità per esercitarlo, le limitazioni, gli eventuali costi per restituire il prodotto. Se il venditore non adempie all’obbligo di informare l’acquirente sui costi della restituzione dei beni, il consumatore non è tenuto a sostenerle. Quindi se il bene acquistato online non è piaciuto, è un doppione o di una taglia sbagliata, l’acquirente ha diritto di recedere dal contratto senza dover dare nessuna motivazione o pagare penali. Ma ci sono delle regole da rispettare per esercitare correttamente il recesso e ottenere il rimborso di quanto speso.
80
V
ALSUGANA NEWS
Il diritto di recesso va esercitato entro 14 giorni dalla consegna del prodotto. Il termine si considera rispettato se la comunicazione viene inviata prima della scadenza del termine stesso. Se il venditore tace sul diritto di recesso, il termine per esercitarlo diventa di 12 mesi e 14 giorni dalla consegna del prodotto. Se le informazioni sul recesso, inizialmente mancanti, vengono fornite nei 12 mesi successivi alla consegna del prodotto, il termine per recedere scade 14 giorni dopo che il consumatore ha ricevuto l’informativa. Il venditore dovrebbe mettere a disposizione sul proprio sito un modulo tipo da compilare con cui esercitare il recesso. Se non lo fa, è comunque sufficiente una qualsiasi altra dichiarazione esplicita della decisione. Il prodotto deve essere restituito al venditore entro 14 giorni dalla comunicazione di recesso. Il termine si considera rispettato se il prodotto viene rispedito prima della scadenza del termine stesso. Il prodotto può essere restituito anche se è stato usato per verificare le caratteristiche e il funzionamento. Se il venditore rifiuta il reso viola la legge. Entro 14 giorni da quando è venuto a conoscenza del recesso, il venditore deve rimborsare al consumatore tutti i pagamenti ricevuti. Il venditore può trattenere il rimborso
finché non riceve indietro il prodotto o la prova della sua spedizione. Una volta ricevuti, però, deve provvedere immediatamente al rimborso. Salvo diverso accordo con il consumatore, il rimborso deve essere eseguito con lo stesso mezzo di pagamento utilizzato per la transazione iniziale (quindi, per intenderci, se il pagamento è stato effettuato con carta di credito, l’operazione deve essere stornata dalla stessa carta). Per i contratti di servizio il recesso decorre dal giorno della conclusione del contratto. Il recesso si applica anche agli eventuali contratti accessori: ad esempio, nel caso dell’acquisto di un televisore con un finanziamento o di un computer con un corso di informatica, con il recesso decadono anche il finanziamento e il corso. In alcuni casi il diritto di recesso è escluso: per esempio per la compravendita di prodotti che si deteriorano facilmente, per i beni su misura o personalizzati, per i beni sigillati connessi alla salute e all’igiene personale che siano stati aperti (es. spazzolino da denti), per il noleggio di automobili oppure per i servizi di catering. Per ultimo, è utile ricordarsi che i beni di consumo sono coperti da garanzia legale che copre difetti o vizi entro i 2 anni dall’acquisto. Per acquistare online sicuri prestare sempre attenzione alle offerte particolarmente vantaggiose (nessuno regala mai nulla!), verificare che il venditore sia un imprenditore e non un privato perché le leggi riguardanti le vendite a distanza valgono solo per contratti conclusi tra un imprenditore e un consumatore, informarsi bene sul venditore, anche utilizzando i motori di ricerca (spesso si trovano recensioni di altri consumatori) e leggere attentamente le condizioni generali di contratto prima di avviare l’acquisto. *La dott.ssa Alice Rovati è laureata in Giurisprudenza, percorso europeo e transnazionale, con master in Europrogettazione. Giurista esperta in diritto dei consumatori, docente di diritto. È Rappresentante di Altroconsumo per la Provincia di Trento.
LLAVANDERIA A VASELFPSERVICE Iù per un servizio “fai da te” all'insegna dell’igiene, della pulizia e della vera convenienza
E
anche a PERGINE VALSUGANA è arrivata, o meglio è stata inaugurata, una modernissima e quanto mai funzionale lavanderia a gettoni, ovvero “il fai da te”. Una struttura che si avvale dell'esperienza e della tecnologia di una delle più importanti e qualificate aziende del settore, quella MIELE che, senza tema di smantita, rappresenta oggi la più assoluta garanzia in questo specifico settore. Titolare nonchè gestore di LAVAPIU' (è questa l'insegna della nuova attività che usufruisce anche di un parcheggio privato) e Paolo Caprioli che ha pensato di offrire alla comunità un qualcosa di particolarmente utile, funzionale, ma soprattutto praticando prezzi di vera e assoluta convenienza in grado di soddisfare le esigenze della nostra “massaie”. Non solo, ma all'interno di LAVAPIU' oltre all'esclusivo utilizzo di detergenti e sanitari, tutti marcati MiELE, è anche possibile usufruire del sistema di disinfezione all'OZONO che come è risaputo è uno dei migliori gas antibatterici, anti acari ed è particolarmente indicato per eliminare i cattivi odori. Attualmente LAVAPIU' offre alla clientela un insieme di 8 macchine ( 4 lavatrici e 4 asciugatrici) ma nei progetti futuri del nostro Paolo è prevista l'integrazione anche con un reparto stireria per un servizio a 360°.
Sistema di disinfezione all'OZONO • antibatterico • anti acari • elimina i cattivi odori • anti spore
LAVAPIÙ – PERGINE VALSUGANA Via Tofane, 12 - Tel.: 347 85 62 810
V
ALSUGANA NEWS
81
Erika Giovanna Klien Nel paese di Borgo Valsugana tutti conoscono lo spazio Klien, sala espositiva che si colloca in piazza De Gasperi, all’interno dell’ex convento delle clarisse, ora sede degli uffici comunali. Ma chi era Erika Giovanna Klien? Nata a Borgo Valsugana il 12 aprile del 1900, è artista eclettica, con la passione del teatro presto stroncata dal padre, funzionario pubblico. La vena artistica è comunque preponderante e la indirizza verso la Scuola di arti applicate di Vienna, dove ottiene il diploma nel 1925. L’influenza del maestro Franz Cižek è molto forte e la incoraggia a esprimersi attraverso un’arte multiforme che si manifesta attraverso il disegno, la pittura e la scrittura di testi e componimenti poetici. Non ancora pienamente soddisfatta Erika s’iscrive alla Scuola d’arte drammatica di Vienna, per sperimentare anche il linguaggio teatrale, che assieme alla musica e alla danza la influenzeranno sempre nei suoi lavori.
I rapporti con il maestro si protraggono ben oltre gli studi e la inducono a percorrere la strada del cinetismo di cui Cižek era uno dei maggiori esponenti. La sua produzione artistica si orienta così principalmente sul tema del movimento nello spazio e sulla riproduzione di sequenze di movimenti- azioni o eventi. Erika Giovanna Klien espone i suoi lavori nei Paesi Bassi e a Parigi, e nel 1926 partecipa alla International Exhibition of Modern art di New York, non riuscendo però ad affermarsi come artista indipendente. Si ampliano quindi i suoi interessi che la conducono al lavoro di grafica in ambito pubblicitario e filatelico e all’illustrazione di libri. Tra il 1926 e il 1929 profondamente influenzata dalla passione pedagogica di Cižek, ritenuto oggi il promotore della moderna educazione dell'arte, insegna presso la scuola Elisabeth Duncan di Kleßheim. È così che sperimenta l'insegnamento dell'arte ai bambini, attraverso metodi pedagogici all'avanguardia per l’epoca,
di Chiara Paoli
la didattica dell’arte diviene così una delle sue principali attività. Ebbe numerose relazioni affettive e il 27 novembre del 1928 diede alla luce un figlio, a Graz non riconosciuto dal padre; Walter Klien erediterà il genio artistico della madre, divenendo un celebre pianista. Nel settembre del 1929 Erika Giovanna Klien emigra negli Stati Uniti d’America, lasciando il figlio in Austria, solo attraverso la corrispondenza manterrà il legame materno. A New York insegna in diverse scuole e si occupa dell’organizzazione di esposizioni, per presentare le sue opere e i lavori dei suoi allievi. Nel continente americano subisce il fascino dei grandi muralisti messicani, che prendono forma all’interno dei suoi lavori, mescolandosi con le molteplici influenze artistiche. Non ottiene il riconoscimento artistico sperato e ricercato, le sue condizioni di vita sono difficili anche a causa della
PRECISAZIONE EDITORIALE Nel numero di settembre 2016 nell'articolo ORA e VEGLIA - pubblicato a pag 34 - abbiamo erroneamente citato il Sig. Dorimberto Rocco Dalle Mule. Il nome esatto da scrivere era invece Boso Dorimberto Rocco. Chiediamo scusa alla famiglia Dalle Mule per l'involontario errore.
82
V
ALSUGANA NEWS
crisi economica che nel 1929 si è abbattuta sugli Stati Uniti d’America, e al sopraggiungere di problemi di salute che le impongono di abbandonare l'insegnamento nel 1940. Nel frattempo, nel 1938, ha ottenuto la cittadinanza americana e, dopo la forzata astensione dall’insegnamento, si dedica all’attività artistica che la accompagnerà sino alla morte sopraggiunta il 19 luglio 1957 a New York. La sua immensa opera per qualche
tempo giace nell’oblio, per essere riscoperta nell’arco degli anni Settanta, anche grazie alla galleria Pabst di Vienna che nel 1975 le dedica la prima mostra, cui segue una retrospettiva nel 1986. Nel 1987 il Museum des XX Jahrhunderts di Vienna dedica a Erika Giovanna Klien una mostra che raccoglie ben 250 opere dell’artista; segue l’esposizione intitolata “Erika Giovanna Klien: a retrospective through drawing: October 21 to December 22, 1989” presso la Rachel Adler Gallery di New York. Nel 2001 viene allestita una mostra che verrà ospitata in tre diverse sedi, a partire dalla Universität für angewandte Kunst di Vienna (febbraio marzo), per poi passare al Museion di Bolzano (aprile maggio) e concludersi al Rupertinum di Salisburgo (giu-
gno); vengono esposti 75 lavori selezionati, che restituiscono a Erika Giovanna Klien il posto che le spetta nella storia dell'arte del XX secolo. Erika Giovanna Klien è considerata oggi una delle artiste più complesse della prima metà del nostro secolo. La sua opera si presenta quale fondamentale apporto austriaco all'arte d'avanguardia, in particolare per quanto concerne la corrente del cinetismo che si propone come una sintesi di impulsi riconducibili alle correnti più note del cubismo, futurismo e costruttivismo.
V
ALSUGANA NEWS
83
Un qualificato convegno organizzato da Manica Spa di Rovereto
STRATEGIE per laRIDUZIONE dell’IMPRONTA CARBONICA inAGRICOLTURA di Armando Munaò
P
iù di 200 tecnici delle più importanti cantine vitivinicole d’Italia hanno partecipato al convegno “Strategie per la riduzione dell’impronta carbonica in agricoltura” organizzato da Manica Spa di Rovereto. Hanno potuto comprendere quale sia l’impatto dell’agricoltura sul riscaldamento globale, quali strategie si possono mettere in atto per ridurre l’impronta carbonica dei prodotti alimentari, e quale sarà il futuro del settore. Le emissioni di CO2 rappresentano una delle cause principali dell’innalzamento della temperatura del pianeta, con conseguente scioglimento dei ghiacciai e cambiamento climatico. Per questo è importante che il mondo produttivo adotti sistemi e tecnologie in grado di ridurre al minimo l’impronta carbonica (l’emissione di gas serra attribuibile a un prodotto), un parametro inversamente proporzionale alla sostenibilità ambientale che si misura in kg CO2/kg di prodotto. La situazione globale è stata
illustrata da Paolo Gabrielli, ricercatore dell’Ohio State University, che ha partecipato a molte spedizioni di carotaggio dei ghiacci, mostrando il trend inesorabile di crescita della CO2 in atmosfera e la sua origine antropogenica. L’aumento della temperatura, del livello dei mari e dei gas serra è inevitabile, ma possiamo fare molto e decidere di ridurre il nostro impatto sul pianeta mitigandone le conseguenze. Mitigazione di cui ha parlato a lungo Michele Manica responsabile ricerca e sviluppo di Manica Spa, portando esempi concreti di come un’azienda possa impegnarsi a fondo nelle scelte di sostenibilità. Calcolando l’impronta carbonica di tutti i propri agrofarmaci, Manica ha verificato che produrre con rame 100% italiano e rigenerato (non proveniente da miniera, ma da rottami) riduce del 27% l’emissione di CO2 eq. Rame, che pur essendo candidato alla sostituzione in Europa, ha notevoli vantaggi e può essere impiegato nell’agricoltura biologica senza inquinare terreno e falde. Per Andrea Segrè, Presidente di Fondazione Mach, occorre puntare sulla riduzione degli sprechi, primo grande fattore di inquinamento, e sull’evoluzione da un’economia lineare del produrre e consumare a un’economia circolare, che mette in cima alla piramide
di riduzione del nostro impatto sul mondo la “prevenzione dello spreco”. Il consumatore dovrebbe così trasformarsi in fruitore, dall’etimologia della parola: non più soggetto che distrugge o porta a termine, ma attore che fruisce. Marco Tonni, consulente per le aziende vitivinicole della Franciacorta, suggerisce di «essere compatti e lavorare insieme, coinvolgendo tutta la filiera, in un obiettivo comune di riduzione dell’impronta carbonica del comparto agricolo e della trasformazione dei suoi prodotti». Paolo Gabrielli ha lasciato ai convenuti il messaggio di fondo del convegno: «Il modo migliore per prevedere il futuro? Realizzarlo». Manica sta creando un futuro più sostenibile per tutti, se insieme ci impegniamo nel presente realizzeremo un futuro ricco di opportunità. In chiusura particolare riconoscimento deve essere indirizzato all’agenzia Ferricom – con sede nel veronese – che da anni segue l’immagine dell’azienda Manica, curandone la strategia comunicativa e l’ideazione creativa di tutti gli strumenti di promozione istituzionali e di prodotto. Nell’organizzazione di questo evento, inserito in due grandi incentive per clienti e tecnici, è stata coinvolta fin dalla sua progettazione, organizzando e coordinando il progetto in collaborazione con l’azienda. Il concept del convegno, il video di presentazione, la scelta delle location, la grafica della manifestazione, sono state quindi coerentemente ideate e realizzate fin nel minimo dettaglio dal team Ferricom.
V
ALSUGANA NEWS
85
MEDICINA&SALUTE
PIANGERE in gravidanza
di Erica Zanghellini
P
iù volte mi è stata posta la domanda: “E' normale piangere in gravidanza? Mi devo preoccupare?”. Nella gestazione tutto cambia, anche l'aspetto emotivo e non è una domanda ma, una sicurezza. I propri cari possono far fatica ad accorgersene e addirittura in alcuni casi anche la donna stessa può non averne coscienza, ma è così. Le future mamme sono terrorizzate dal poter provocare un danno al proprio figlio, ma dobbiamo ricordarci che in questa fase di vita il corpo della donna va in contro a numerosi cambiamenti, non solo fisici o psicologici ma, anche a livello ormonale e che questi incidono sull'equilibrio in generale. Insomma è molto comune che si verifichino crisi di pianto o sentirsi vulnerabili e più sensibili durante la gestazione. Non è detto che ci si senta in un determinato modo per tutti i nove mesi, quindi, anche se fino a qualche settimane fa ci sentivamo forti, può essere che all'improvviso ci sia un crisi di pianto e conseguentemente un abbassamento temporaneo dell'umore. Frequentemente avviene che, più si procede con la gravidanza e più l'umore subisce alti e bassi. Gli sbalzi d'umore sono fisiologici, entro certi limiti e perciò inevitabili, dobbiamo fissarlo nella nostra testa. Visto la quantità di donne che lamentano tale scombussolamento, inteso come quantità e qualità per esempio di pensieri ansiosi, anche la comunità scientifica ha cominciato ad approfondire tale problematica. Logicamente ognuna di noi è diversa e questo va tenuto presente, non possiamo paragonarci alla nostra amica, anche se siamo allo stesso mese di gravidanza, per verificare se il nostro turbamento sia ac-
86
V
ALSUGANA NEWS
cettabile oppure no. Se abbiamo il dubbio e non riusciamo a differenziare questo tipo di stato emotivo fisiologico da un possibile stato depressivo, anche lieve, forse risulta necessario un consulto con un professionista del settore. Ricordiamoci che chiedere un appoggio non è un segno di debolezza, ma è indice di maturità e responsabilità. L'ansia e le preoccupazioni, certamente non sono le condizioni migliori da augurarsi in gravidanza ma, non danneggiano gravemente il bambino, se si tratta di periodi circoscritti nel tempo. Quando si è sotto stress, il nostro corpo produce specifici ormoni che per arrivare al bambino dovrebbero attraversare la placenta e da lì essere liberate nel circolo sanguino del piccolo, ma a questo punto la natura può venire in nostro soccorso. In situazioni stressogene fisiologiche infatti, accadere che la placenta faccia da scuso impedendo il passaggio delle sostanze dannose al feto. Quest'organo infatti, è in grado di produrre degli enzimi capaci di disattivare l'ormone dello stress, cioè il cortisolo. Ma proviamo a vedere nel dettaglio alcune possibili cause degli sbalzi d'umore:
• Livelli ormonali: Sebbene gli ormoni siano necessari per accompagnare il feto nella regolare crescita, sono anche la causa dell'amplificazione di tutte le sensazioni. La futura mamma durante la gravidanza tende ad acuire le reazioni emotive, sia quelle positive che negative, sfociando in una imprevedibilità di reazioni che cambia da donna a donna. Si fa strada una nuova sensibilità verso gli altri e quello che magari in passato non ci avrebbe scalfito, durante la gestazione diventa un fattore scatenante di preoccupazioni, pensieri e tristezza che si riversa in pianti ripetuti e quindi momenti di stress fisiologico. Anche i sentimenti di sensi di colpa si possono far strada più marcatamente. • Modifiche corporee. Alcune donne possono riscontrare delle difficoltà personali a gestire la propria immagine del corpo che si modifica così repentinamente, rendendole insicure. La modifica della propria immagine porta paure e rimuginazioni su cosa può pensare il proprio compagno o altre persone di riferimento, e può provocare di
Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento: tel. 3884828675
Piazza Municipio 13/B - CASTELNUOVO (TN) Tel. 0461 751300 - Orario: dal lunedi al sabato 7.30 / 13.00 e 15.00 / 19.00
CONTROLLO E PREVENZIONE
RIMEDI NATURALI
• misurazione della prevenzione arteriosa • controllo rapido di: glicemia, colesterolo totale e frazionato, trigliceridi
ALLOPATIA
Cibi e alimenti dietetici e surgelati per CELIACI
OMEOPATIA
FARMACIA COMUNALE DI CASTELNUOVO
Infine vorrei concludere con qualche consiglio pratico: • condividiamo quello che proviamo. Se conosciamo donne che sono nella stessa fase di vita, è più probabile che riusciremo a trovare delle affinità e soprattutto potrebbe essere più facile sentirsi comprese e non giudicate, rispetto le nostre preoccupazioni, • praticare sport specifici. In questo periodo possiamo provare a iscriverci a corsi sportivi specifici, miglioreranno il nostro stato psicofisico e potranno aiutarci a scaricare le nostre tensioni emotive; • e infine per i futuri papà, cercate di rassicurare e coccolare la propria compagna/moglie sugli aspetti che la mettono in crisi. Farla sentire desiderata e apprezzata non sarà la soluzione definitiva, ma sicuramente può aiutarla a gestire meglio alcune sue difficoltà.
FITOTERAPIA
conseguenza evitamenti più o meno marcati di alcune situazioni. • Cambiamenti dell'identità: anche questo fattore può essere una fonte considerevole di stress, le paure di non essere all'altezza di diventare madre, il senso di impotenza e la poca fiducia in se stesse possono scatenare un circolo vizioso di pensieri che faranno percepire completamente incompetente la donna. Ricordiamoci che nessuno nasce madre, la genitorialità è un processo dinamico che si potenzia con l'esperienza, cerchiamo di affrontare le situazioni con positività e ricordiamoci che anche se crediamo che sia im-
possibile potremmo stupire noi stesse, dalle risorse che troveremmo in noi per superare le sfide che la vita da mamma ci propone. • Eventuali problemi esterni alla donna. Sicuramente il contesto in cui si vive la gravidanza può aiutare o no il percorso. Problemi di coppia, con le famiglie di origine, economici, solo per dirne alcuni possono accentuare le alterazioni dell'umore durante la gravidanza. In questo caso mi sentirei di consigliare l'aiuto di un esperto, soprattutto se la situazione perdura da tempo, l'abitudine al pianto può velocemente diventare una forma più o meno lieve di depressione. Con sé può portare il sentirsi priva di energia, di interessi o ancora modificazioni dell'appetito ecc.. Il rischio che da una situazione momentanea diventi una vera e propria malattia non va sottovalutato, anche perché può condurre ad atteggiamenti poco salutari, a un crollo nella fiducia nelle proprie capacità e questo vale sia durante la gravidanza che nel periodo perinatale.
ANALISI PER L’EMOGLOBINA GLICATA
V
ALSUGANA NEWS
87
Emergency: un’associazione vicina
E
mergency. Il nome di questa associazione è famoso, come lo è l’importante impegno internazionale ricoperto dai volontari. Afganistan, Sierra Leone, Sudan, Libia, ma anche Italia con i centri a Venezia, Napoli e Castel Volturno. Sembrano tutte realtà lontane e distanti, sia da un punto di vista geografico che da un punto di vista sociale, eppure Emergency è grande e piccola, lontana e vicina. Infatti esistono centinaia di sezioni sparse in tutta la penisola; nella nostra regione se ne contano addirittura 5. Gruppi di volontari che non fanno certo i medici e non vanno dove si combattono le guerre, ma che nel loro piccolo danno una grossa mano all’organizzazione centrale. Il gruppo di Trento è piuttosto “giovane”: è stato fondato nel 2004, dieci anni dopo la casa madre, ma può contare su un partecipato e attivo gruppo di volontari. Ognuno con i suoi compiti. Fabrizio Tosin è il coordinatore per il Trentino Alto-Adige, e ci racconta quale è il ruolo dei Gruppi Emergency locali. “Innanzitutto raccontare Emergency, il suo operato, le situazioni che le popolazioni in territorio di guerra vivono ogni giorno. Ma anche rispondere alle domande delle persone interessate, raccogliere fondi e trovare nuovi volontari”.
88
V
ALSUGANA NEWS
Fabrizio può contare sull’aiuto di molte persone. C’è Vania, che si sta occupando dell’organizzazione del neonato gruppo universitario. “Durante una serata informativa -racconta il coordinatore- si sono avvicinati alcuni ragazzi, e da lì è partito tutto”. Ora il gruppo di studenti è cresciuto e si è solidificato, al punto che stanno organizzando una serata presso San Bartolameo per informare i loro compagni di studi sull’attività dell’associazione. Eventi come questi sono solo un esempio delle attività di divulgazione e informazione; ci sono gli spettacoli teatrali, come il toccante ed educativo “Stupido Risiko”, che racconta la stupidità delle guerre moderne. Ci sono le serate informative sull’operato dei volontari, o gli incontri con giornalisti, attori, medici. Il 6 dicembre a Pergine Valsugana i ragazzi di Emergency Trento assieme all’associazione 46° parallelo hanno organizzato un reading a tre voci: “Il cerchio della guerra”. Mario Spallino, Patrizia Pasqì e il giornalista Raffaele Crocco si sono calati nei panni dell’associazione stessa, di esperti, di vittime, di persone comuni” racconta Fabrizio. Questo evento è un nuovo modo di parlare a tutti delle
di Elisa Corni
guerre, dell’operato di Enmergency, di solidarietà e assistenza. È anche l’occasione per tastare il terreno. Silvia, referente del gruppo, ha infatti ricevuto numerose richieste di informazioni da valsuganotti, e altri partecipano già alle attività. “Quello della Valsugana è un territorio importante, densamente abitato e soprattutto con una bella tradizione di associazionismo -spiega il coordinatore- tutte premesse che potrebbero portare alla fondazione di un gruppo locale”. Come quello delle Giudicarie, molto attivo nella divulgazione e nella raccolta fondi. Infatti non bisogna essere grandi e realizzare cose grandi per far parte di Emergency, basta avere spirito d’iniziativa, voglia di fare e almeno 3-4 persone. “Non può fare tutto una persona sola, perché i compiti sono numerosi e stiamo pur sempre parlando di volontariato -puntualizza Fabrizio- c’è il coordinatore, c’è chi si occupa di girare le mail ai volontari e gestire in generale la comunicazione, c’è chi si occupa dei contatti con la sede centrale, e ci può essere un referente per le scuole”. Infatti, uno dei pubblici cui si rivolge l’associazione sono proprio le scuole,
con attività formative, divulgative o teatrali. Questi sono però progetti a medio termine. “Secondo la mia esperienza l’impegno deve crescere gradualmente assieme al gruppo stesso, rispettando le disponibilità di ognuno” spiega il coordinatore trentino. Ora tutti i volontari sono impegnati per il più grande evento dell’anno: Natale con Emergency. Per il quinto anno di fila, presso la Sala Fondazione
RISTORANTE - PIZZERIA
Caritro in via Garibaldi a Trento, dal 15 al 24 dicembre, apre lo Spazio Natale Emergency di Trento. Idee regalo, gadget di Emergency, prodotti artigianali provenienti dia paesi dove l’associazione umanitaria opera e molto altro. “Siamo piccoli -racconta Fabrizio con un certo orgoglioma a Natale ce la caviamo sempre bene. E il devoluto sosterrà i progetti di Emergency in Italia”.
BAR
sempre aperto fino all’8 gennaio
CALCERANICA AL LAGO Viale Venezia, 19 Tel. 0461 723479 lievitomadre.scs@gmail.com
DI NOSTRA PRODUZIONE
V
ALSUGANA NEWS
89
William Shakespeare...
QUANDO L’ARTE NON HA ETÀ Quando pensiamo a Shakespeare, nell’immaginario comune appaiono sempre un teschio al quale rivolgere la fatidica domanda “Essere o non essere?”, o il più romantico sospiro d’amore “Oh Romeo, Romeo”. Eppure Shakespeare ha dato alla lingua inglese—e non solo—molto più di queste semplici battute. Nato a Stratford-upon-Avon in Inghilterra nel 1564, cresce frequentando la scuola locale nonostante qualche difficoltà economica del padre e quasi trentenne si trasferisce dal suo paesino a Londra, la grande e fervente città, per cercare di fare fortuna. Una storia semplice, come tante, e attuale più che mai. Tuttavia per molti, Shakespeare è solamente un altro mattone da studiare a scuola. Un pezzo grosso, certo, ma tremendamente noioso. Eppure, se proviamo per un secondo a ripensare alla sua vita e alle sue opere, ci accorgeremo subito che se a quattrocento anni dalla sua morte se ne parla an-
90
V
ALSUGANA NEWS
cora, un motivo c’è. Come sosteneva il critico teatrale Garrick, “Shakespeare non appartiene a un’epoca, ma a tutti i tempi”. Sia nelle tragedie che nelle commedie sono presenti temi molto sentiti anche ai giorni nostri: l’amore tra due giovani, e le rispettive famiglie che non vedono questa relazione di buon occhio, la perdita e la ricerca di sé stessi, la sete di potere che porta a commettere atti estremi, e molte altre tematiche. Oltre a questo, la bravura di Shakespeare sta nel concentrare all’interno di una sola storia spunti e argomenti differenti. Nella sua tragedia più famosa ad esempio, l’Amleto, passa con maestria tra vendetta, potere, incesto, amore, follia e sovrannaturale. La quantità di scritti che ci restano, fortunatamente, è abbastanza corposa, così come corposo è il testo stesso. Eppure tutte queste pagine, alla fine, sono scritte con una tale na-
di Veronica Gianello
turalezza da andare dritte al punto. La lingua usata non ha bisogno di essere parafrasata, si lascia cogliere nell’immediato, e così i picchi letterari più alti entrano subito a far parte delle nostre emozioni e della nostra memoria. Aforismi, citazioni, pensieri… Quante volte li abbiamo usati per dedicare un regalo o un augurio? “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” “Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, ma non dubitare mai del mio amore” “Ama chi ti ama, non amare chi ti sfugge, ama quel cuore che per te si strugge. Non t’ama chi amor ti dice, ma t’ama chi guarda e tace.”
“Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini e le donne non sono che attori.” “Essere o non essere? Questo è il dilemma!” “Insegnami a scordarmi di pensare.” Poesia quindi che non si esaurisce nei suoi sonetti, ma pervade anche opere e racconti. Questa versatilità e immediatezza hanno sicuramente contribuito a creare un vasto immaginario shakespeariano: i suoi testi e le idee alla loro base sono state spesso l’ispirazione per altri artisti nei campi più disparati. Al cinema e a teatro i riadattamenti sono numerosissimi, e vi si sono cimentati anche grandi registi come Baz Luhrman con il suo “Romeo+Giulietta”, rifacimento contemporaneo della celebre tragedia. Ma
pensando a qualcosa di ancora più vicino a noi, prendiamo il grande fenomeno de “Il Trono di Spade”, saga fantasy che affonda le sue radici nella mitologia nordica, nelle migliori tragedie di vendetta e nella fredda e crudele avidità assetata di potere che troviamo spesso tra le pagine di Shakespeare; il caso più rappresentativo è forse quello di Macbeth. Anche arte e musica si sono sbizzarriti nel reinterpretare personaggi o scene. Come si può dimenticare “Ophelia”, scritta per i Nomadi da Francesco Guc-
cini? Ophelia è in Amleto l’emblema della donna incompresa, della brava figlia, della brava amante, che a un certo punto, frastornata e confusa da voci esterne che guidano costantemente la sua vita, decide di prendere lei il comando andando a morire cinta di fiori. La stessa scena è magnificamente rappresentata dal pittore J. E. Millais: Shakespeare in mille modi, sotto luci e colori ogni volta diversi. Questa libertà che un artista si sente di prendere rispetto all’autore è certamente dovuta anche all’alone di mistero che circonda Shakespeare stesso e la sua vita, artistica e privata. Spesso nel corso degli anni si è messa in dubbio anche la paternità delle sue opere, sostenendo che egli fosse solo un ubriacone in cerca di soldi che approfittò di un giovane scrittore per farsi scrivere testi ai quali apporre poi la propria firma. Tante storie, tante versioni, come per ogni grande artista; ma aldilà di tutto una cosa è certa: Shakespeare trascende il suo tempo, regalandoci la magia di un’arte infinita, malleabile, ed estremamente viva.
COME ERA NEL 1907 IL BAR MILANO
V
ALSUGANA NEWS
91
DANIMARCA,
paese di fiaba d’inverno
L
’estate sta al Sud, come l’inverno sta al Nord! Quasi un’equazione matematica, per cui la bellezza del paesaggio in ogni angolo del mondo è qualcosa di immediatamente riconoscibile con immagini precise. Al Sud va un pensiero di mare incontaminato, di sole allo zenit e di palme… Al Nord, invece, ciò che prevale è la magia dell’inverno. A Natale, dunque, non solo la Finlandia dove abita Babbo Natale appartiene a questo immaginario, ma anche stati viciniori: Svezia, Norvegia, Scandinavia e Danimarca, che inoltre richiama le rune e i fieri marinai Vichinghi - diversi i musei dedicati fra cui a Roskilde e Ribe - e figure di elfi usciti da antiche ballate, i fari a righe bianche e rosse, e le eriche fin sulla spiaggia, o personaggi come lo scrittore per l’infanzia H.C. Andersen e il filosofo Kierkegaard…o ancora certi soldi- 1,2 e 5 Corone- col buco in mezzo, e castelli e manieri tra parchi e boschi e presso i laghi… Certo è che in realtà, se pure abbiniamo la Danimarca ai paesi nordici e
92
V
ALSUGANA NEWS
turisticamente si presenta con i canali ghiacciati e la statua della Sirenetta coperta di neve, questo succede di rado. Il clima è “relativamente” mite per i venti atlantici: sole e pioggia si alternano anche in modo repentino e spettacolare. In particolare, il territorio danese è formato dall’ampia penisola dello Jutland - Jylland in danese - è pianeggiante con poche colline, che non superano i 200 m di altezza, e da ben 400 e più isoledi cui solo un centinaio abitate. Le coste, 7500 km, sono basse ovunque; a occidente con lagune e un cordone sabbioso continuo; a est invece hanno profonde insenature e golfi e, di fronte, le isole fra cui le grandi isole di Fyn. Il suolo è intensamente coltivato; la vegetazione naturale è formata da ampie distese di brughiera,
di Tiziana Margoni
con eriche, salice e mortella, alternate a macchie di bosco. Naturalmente, il clima atlantico, mostra dense nebbie in inverno e forti venti a primavera. La Danimarca si trova a meridione della penisola scandinava e comprende politicamente la Groenlandia. Confina a sud, con il nord della Germania, lo stretto del Falster, a sud-ovest con Svezia e a sud della Norvegia, affacciandosi sia sul mar Baltico sia sul Mare del Nord. Poiché storicamente la Danimarca ha da sempre controllato l'ac-
cesso al Mar Baltico, queste acque sono conosciute anche come gli Stretti danesi.La capitale danese è Copenaghen e si trova sull’isola di Fionia, dove a Odense è nato Andersen e dove ha scritto le sue numerose fiabe – diversi i musei e gli itinerari a lui dedicati. Quelle invernali: La regina delle nevi ambientata in un clima difficile e ostile di tempeste di neve che imperversano e di desolate lande ghiacciate, superate solo dal calore dell’amicizia fra due piccoli amici che rompono il gelido maleficio, salvandosi! Ne L’abete,
il richiamo è ai boschi e al Natale: un piccolo albero non ama il bosco in cui è nato, ansioso com’è di crescere desiderando una vita perfetta altrove, in città. Avrà pochi giorni di gloria in una casa di lusso, addobbato a festa nel salone, tra luci e bambini e doni di Natale, ma finirà presto in soffitta e buttato. Altro elemento danese, di gioco e felice: il Paese del lego, e il Legoland Billund, da visitare, per grandi e piccoli.Anche la Danimarca odierna ha del fiabesco: i re e le amate regine appartengono alla monarchia più antica d’Europa - dura da 1000 anni. Persino la storia del principe ereditario Frederick sembra una fiaba: ad una festa incontra la sua Cenerentola e se ne innamora: Mary - che non è di sangue blu - sarà la sua bellissima principessa da sposare felicemente; e ora hanno quattro
principini. La Danimarca ha alleati ed amici: fa parte della Unione europea dal ’73. Si può dire che “tutti vissero felici e contenti”? Sì! Secondo uno studio dell’Unesco è il "paese più felice" della Terra. Questo si deve all’organizzazione sociale e alla dinamica demografica, simili agli altri Paesi Scandinavi, che ne fa un Paese “virtuoso”: all’avanguardia delle prestazioni sanitarie gratuite e all’offerta di servizi sociali messi a disposizione dei cittadini: un alto grado di istruzione, qualità di assistenza ai bambini in età prescolare, a invalidi e pensionati.
Statua della Sirenetta
V
ALSUGANA NEWS
93
po lic l i nic i d e nt a l i
In viaggio col sorriso • • •
• •
Servizio impeccabile Materiali di primissima qualità Risparmio fino al 70% sui prezzi italiani Impianti dentali premium di provenienza certificata Fattura scaricabile dal “730”
Chiama il nostro referente per le zone di Trento e Belluno e prenota la tua prima visita.
GRATIS
PIER - 373 75 66 457 autonoleggiopier@gmail.com • PRIMO VIAGGIO, PRIMA VISITA • LASTRA PANORAMICA • CONSULTO E PREVENTIVO
I nostri prezzi
Corona in ceramica da . . . . . . . € 190,00 Protesi da . . . . . . . . . . . . . . . . . € 268,00 Impianto dentale da . . . . . . . . . € 380,00
TUTTO LO STAFF PARLA ITALIANO www.rident.hr
www.facebook.com/rident.rijeka