Valsugana News n. 10/2018 Dicembre

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A tutti Voi, un grazie di cuore e i migliori Auguri di Buon Natale e Felicissimo Anno Nuovo  di Armando Munaò

EDITORIALE

E anche il quarto anno della nostra avventura giornalistica si è concluso. E credetemi, di questa particolare esperienza, sono veramente contento e fiero. Contento per il continuo consenso e i graditi riconoscimenti che Voi, nostri affezionati lettori, continuamente ci indirizzate gratificando il nostro lavoro e il nostro impegno. Contento per il riconoscimento che puntuale arriva da parte degli inserzionisti che mensilmente utilizzano le pagine del nostro Valsugana News per i loro messaggi pubblicitari e d'immagine. E contento perché in soli quattro anni, permettetemi di sottolinearlo con una punta di orgoglio e di vera soddisfazione, Valsugana News è riuscito a farsi apprezzare come lo fu, a suo tempo, La Finestra, l’altro periodico che nel lontano 1988 ho fondato e che tanti, tantissimi plausi ha ricevuto. Il fiero, invece, lo rivolgo ai mie validi, validissimi, collaboratori perchè non solo sono bravi come pochi, non solo riescono a scrivere con una semplicità di parole comprensibile a tutti, ma soprattutto sono preparati e competenti nel loro modo di fare informazione e cultura. Senza di loro, senza il loro qualificato apporto, senza i loro mirati ed appropriati consigli e suggerimenti giornalistici, Valsugana News avrebbe fatto poca, pochissima strada. Sono loro l'essenza ed il motore propulsivo del giornale. Sono loro che con i molteplici articoli, tra cronaca, storia, tradizione e quotidianità, riescono ad attirare l'interesse e l’attenzione dei lettori e coinvolgerli sempre di più. E sono sempre loro che con fattiva collaborazione hanno reso, rendono e renderanno facile e semplice il mio compito di direttore. E tra questi collaboratori permettetemi di citare i responsabili dell'ufficio grafico, gli stampatori e tutto il personale di Grafiche Futura e chi, mensilmente, si incarica della distribuzione di Valsugana News. A tutti, la mia gratitudine, il mio più sentito ringraziamento e gli attestati più sinceri della mia stima.

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IL SOMMARIO

Editoriale •••••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Sommario •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Roberto Paccher, Presidente •••••••••••••••• Pag. Gioia Libardoni, attrice di casa nostra •••••••• Pag. Punto e a capo •••••••••••••••••••••••••• Pag. Le elezioni negli USA •••••••••••••••••••••• Pag. Grazie Generale Furlan •••••••••••••••••••• Pag. Natale con il cervello •••••••••••••••••••••• Pag. Le nuove droghe •••••••••••••••••••••••••• Pag. 25 dicembre, data universale•••••••••••••••• Pag. Natale negli USA •••••••••••••••••••••••••• Pag. La cometa che porta la vita •••••••••••••••• Pag. Meritata pensione per Kepler •••••••••••••• Pag. I regali di Natale •••••••••••••••••••••••••• Pag. Lo stress cronico •••••••••••••••••••••••••• Pag. Gemellaggio Borgo Valsugana - Bludenz •••••• Pag. Quando il Barocco si fa associazione •••••••• Pag. Il personaggio: Alessandro Dalsasso •••••••••• Pag. I boschi della Valsugana dopo la tempesta •••• Pag. La bandiera •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. 20mila miglia a vela •••••••••••••••••••••• Pag. Il Concilio di Trento •••••••••••••••••••••••• Pag. Il Coro Cima Vezzena •••••••••••••••••••••• Pag. La Piana del Vezzena a Levico Terme •••••••• Pag. Altri Orizzonti c’è •••••••••••••••••••••••• Pag. Di che segno sei? •••••••••••••••••••••••• Pag. Padre Kino •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Lo specchio delle illusioni •••••••••••••••••• Pag. Malga Zochi Stefano •••••••••••••••••••••• Pag. L’amministratore di sostegno •••••••••••••• Pag. Le cronache •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Le Donne di Carzano e il mondo migliore •••• Pag. Le tisane •••••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Le profughe levicensi •••••••••••••••••••••• Pag. Il Tarcisio delle Alpi •••••••••••••••••••••••• Pag. BIM Brenta •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Mostra logistica •••••••••••••••••••••••••• Pag. Le cronache •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Frainer •••••••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Le cronache •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Le cronache •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Le cronache •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Giovani intraprendenti nel mondo della vela •• Pag. Le cronache •••••••••••••••••••••••••••••• Pag. Che tempo che fa •••••••••••••••••••••••• Pag.

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ANNO 4 - DICEMBRE 2018 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munaò - 333 2815103 direttore@valsugananews.com CONDIRETTORE Franco Zadra - franco.zadra@gmail.com VICEDIRETTORE Chiara Paoli - Elisa Corni COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Waimer Perinelli - Roberto Paccher - Erica Zanghellini Francesco Cantarella - Francesca Gottardi Maurizio Cristini - Alice Rovati - Mario Pacher Laura Fratini - Sabrina Mottes - Patrizia Rapposelli Zeno Perinelli - Adelina Valcanover - Veronica Giannello Giampaolo Rizzonelli - Silvia Tarter - Andrea Casna CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Grafiche Futura srl IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura srl STAMPA Grafiche Futura srl Via della Cooperazione, 33 - Mattarello (TN) PER LA PUBBLICITÀ SU VALSUGANA NEWS info@valsugananews.com www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright GRAFICHE FUTURA srl e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a GRAFICHE FUTURA srl, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra GRAFICHE FUTURA srl, si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.



ROBERTO PACCHER PRESIDENTE

 di Waimer Perinelli

Viaggio dalla Valsugana alla Regione. Crede nel dialogo, nella collaborazione, nella comprensione per rilanciare le componenti linguistiche e culturali del territorio.

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oberto Paccher, 53 anni, è al suo primo mese da Presidente del Consiglio della Regione Trentino Alto Adige Sudtirol. Lo incontriamo poco dopo l'investitura. E' stato eletto con una grande maggioranza di Centro Destra composta dai consiglieri della Lega, il partito di cui è vicepresidente per il Trentino, degli alleati trentini alle elezioni d'ottobre e della SVP. Per quanto progressivamente spogliata di molte competenze la Regione ne conserva ancora di significative: dall'ordinamento dei comuni, al personale della giustizia, alla nomina del Giudice di Pace, all'Ordinamento degli enti sanitari, a quello delle Camere di commercio, la previdenza sociale e integrativa, fino allo sviluppo e cooperazione. Il lavoro non mancherà. “Non ho paura del lavoro, dice Paccher, anzi, proprio la possibilità di impegnarsi a favore di questo Ente è uno stimolo importante. Sento la gente chiedere l'abbattimento del muro culturale ancora esistente fra Trentino e Alto Adige Sudtirol, due comunità unite dalla storia, dalla tradizione, dalle problematiche territoriali. Non è possibile che la comunità sudtirolese guardi soprattutto a Nord e quella trentina sia stata re-

centemente portata a confrontarsi con le regioni a sud. Tutta la nostra comunità deve guardare concordemente e unitariamente nella direzione che porta al bene ed allo sviluppo generale. Esiste un metodo, un modello da seguire? Il metodo è da reinventare, il modello è quello dell'unità. Non è possibile che due comunità come Mezzolombardo e Salorno distanti poche centinaia di metri si comportino come due corpi estranei. A loro come a tutta la nostra popolazione serve un'iniezione di fiducia. Come intende praticarla? “La prima regola è la presenza. Intendo essere presente, molto presente sul territorio. Certo se deciderò di recarmi da invitato presso un paese, un ente altoatesino, dopo avere compiuto l'atto di cortesia di informare colleghi sudtirolesi, non mancherò e porterò il pensiero di una Regione fondata sulla collaborazione nel rispetto reciproco”. Lei è cacciatore e viene naturale chiederle se anche in quest'ambito dove le due Province sono organizzate in modo diverso si può trovare un accordo. “Si la diversità è grande. Per esempio l'Alto Adige Sudtirol grazie al maso chiuso ha delle riserve di caccia di pertinenza dei proprietari del maso. Il Trentino ha riserve di caccia comunali con regolamenti rigidi dove la burocrazia è pesante: il libretto di Caccia del Trentino è composto da 80 pagine. In Alto Adige -Sudtirol c'è un foglio fronte retro. La parola d'ordine è semplificare in tutti i campi.”

Paccher con Fugatti - FOTO RENSI s.a.s.- ©

Roberto Paccher - FOTO RENSI s.a.s.- ©

Roberto Paccher, ha un'agenzia di assicurazione a Levico Terme. Abita a Novaledo. Ha perso la moglie dieci anni fa. Ha due figli. Il maggiore 21 anni è studente della facoltà di Economia e Commercio. La ragazzina ha quasi 13 anni e frequenta le scuole medie. Il lavoro lo terrà lontano dalla famiglia? “Ho sempre privilegiato la famiglia da quando sono rimasto vedovo ho avuto molta attenzione per i miei ragazzi che non ho mai coinvolto nella mia attività politica. Tutte le mattine accompagno mia figlia a scuola, spero di continuare a farlo. Il tempo in eccesso sarà sottratto agli hobby non certo a lei ed al fratello.” La sua carica non sarà certo un viaggio in carrozza e in autostrada. Anzi a proposito di A22 cosa ne pensa dell'attuale incomprensione con il Governo di Roma. “Penso che l'ipotesi di accentramento sia incompatibile con la nostra autonomia. Lo stesso Presidente Fugatti si è espresso chiaramente. Ancora una volta credo nel dialogo e nell'intelligenza della parti in causa. Il Consiglio regionale farà la sua parte.”

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Da Levico Terme a Hollywood passando per Roma

Gioia e il suo sogno di cinema

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ioia Libardoni, nata e cresciuta a Levico Terme, ha frequentato il liceo linguistico all’Istituto Arcivescovile di Trento per trasferirsi in seguito a Roma dove comincia la sua carriera di attrice sia come interprete in importanti ruoli e sia come filmaker. Atleta e appassionata di lingue straniere parla inglese, spagnolo e tedesco. Ha partecipato a numerose fiction italiane tra le quali Anna e i Cinque (2008) e Le Segretarie del Sesto (2009). Nel 2009 viene scelta da Gennaro Nunziante per un ruolo chiave accanto a Rocco Papaleo nel fortunato primo film di Checco Zalone “Cado dalle nubi”. Come filmaker lavora a Roma nel film “Tutte le strade portano a Roma” (2015) con la star americana Sarah Jessica Parker e Raul Bova e nel film “Black Butterfly” (2016) con Antonio Banderas e Jonathan Rhys

Meyers. Nel 2016 viene scelta come assistente nel team del premio Oscar Tom Hanks per il film “Inferno”. Partecipa al suo primo film negli Stati Uniti ad Atlanta, “Finding Steve McQueen” con Travis Fimmel e il premio Oscar Forest Whitaker e nel 2017 lavora in Alabama, (Usa) nel film “Trading Paint” con John Travolta, Shania Twain e Michael Madsen. Sempre nel 2017 partecipa al nuovo film di Antonello Grimaldi “Restiamo Amici” accanto a Michele Riondino e Libero De Rienzo. Lo stesso anno debutta a teatro a Los Angeles con la fortunata commedia My Big Gay Italian Wedding di Anthony J. Wilkinson. Il suo prossimo progetto è il thriller americano “State of Consciousness” ambientato tra Arizona, Texas e Sud-America. Ha partecipato al Festival della Commedia di Montecarlo di Ezio Greggio all’Ischia Global Film & Music Fest, al Festival Los Angeles-Italia, al Festival di Berlino e di Venezia. In questi anni, con caparbietà e costante applicazione, ha potenziato il suo studio, con Jon Sperry, che è stato coach di recitazione e dizione di alcuni tra i più grandi attori contemporanei (vedi nota*). Gioia ci dichiara di avere un grande sogno nel cassetto, ovvero recitare in un film da protagoni-

Gioia con papà Claudio in occasione della Prima comunione a Levico Terme

©Rossella Libardoni

Intervista dedicata a Zeno e Adam, i nipotini di Gioia  di Armando Munaò

sta. “E mi piacerebbe, sottolinea, interpretare un personaggio nel quale io possa sentirmi libera di essere diversa, un personaggio che nasconde la sua originalità per essere accettato dalla società in cui vive, ma che un certo punto cambia, decide di essere se stessa e crescere anche se questo, continua, significa poter perdere delle relazioni importanti”. E noi, avendola conosciuta, siamo pronti a scommettere che presto, molto presto riuscirà a raggiungere questo importantissimo traguardo.

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NOSTRA INTERVISTA ESCLUSIVA Gioia Libardoni, giovane artista levicense, trentina di nascita, ma americana di adozione (vive a Los Angeles) racconta ai lettori di Valsugana News, quella che sembra essere la storia di un astro nascente della cinematografia. «La mia prima esperienza Con John Travolta e Michael Madsen sul set in Alabama - USA 2017 sul set, ci dice, è stata a Forte dei Marmi nel film “Andata e ritorno” dove interpreto Esther, un’americana in vacanza in Italia con un allora sconosciuto Marco Giallini. Poi, qualcuno mi ha maggiormente notata e mi ha chiamata a interpretare molti e diversi ruoli in note serie tv, come “Don Matteo” e “Ris”». Come e quando inizi invece la tua esperienza cinematografica negli USA? Inizialmente non è stato facile, ma poi, dopo un primo approccio con Con Banderas - ©Romolo Eucalitto i film americani girati in Italia e seguendo suggerimenti, ho deciso di cambiamento, perché sono diventata seguire la mia fascinazione e provare a ufficialmente un’attrice del sindacato lavorare negli Usa. Nel 2016 ad Atlanta americano SAG-AFTRA. in Georgia, il primo grande Tu hai recitato nel ruolo di Kelly, la bella e sexy segretaria di Michael Madsen nel film “Trading Paint” con John Travolta. In Michael Madsen ho trovato un valido aiuto perché, e di questo lo ringrazio, con la sua esperienza mi ha aiutata a sentirmi a mio agio sul set nonostante il mio sia stato un ruolo minore. Kelly non è italiana nel film, quindi ero preoccupata per la veridicità del mio ruolo. Che sensazione ed emozione hai provato recitando accanto a un mostro sacro del cinema mondiale come John Travolta? Sarà banale ma...ero strafelice! Travolta è un angelo. Un attore straordinario, una persona a cui Con Bocelli a Ischia Global Film& Music Fest

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brillano gli occhi e che trasuda gentilezza carattere e vero altruismo. Una persona estremamente luminosa, la cui sola presenza è edificante e ti dà sicurezza. Ha sempre una precisa conoscenza del set e con lui e la sua vicinanza ho appreso moltissimi segreti per maturare e crescere. E avere accanto anche Shania Twain, indiscussa regina della musica country-pop? Shania Twain, la cantante dei record con i suoi oltre cento milioni di dischi venduti, 3 dischi di diamante, ben 5 Grammy Awards è l’indiscutibile esempio di una donna forte, solidale. Sicuramente una donna da cui prendere ispirazione. Ci dici qualcosa di questo film e quando uscirà nelle sale? Il film è stato girato in Alabama nel 2017, e mi creda, girare in Alabama e nei circuiti di Talladega Short Truck è stato molto intenso. E’ il cuore degli USA e io mi sono innamorata del colore rosso di quella terra e del calore della gente. Il film uscirà a marzo 2019 distribuito da Saban Film in USA e Canada. Spero arriverà presto anche in Italia. E con Banderas che ti ha avuto come filmaker nel film “Black Butterfly”. Ci puoi descrivere questo ruolo e il rapporto professionale che hai avuto con lui? In “Black Butterfly” ho avuto sia il ruolo di filmaker e sia una breve apparizione nel film. Il mio lavoro di filmaker consisteva nel seguire il progetto da mesi prima dell’inizio delle riprese fino a fine riprese. Individuare talenti come il direttore della fotografia, lo scenografo e/o attori e a valutare film commission. In questo ruolo l’importante è intuire i bisogni di ogni singolo film. Lavorare con il bell’Antonio è stata un’esperienza indimenticabile che ha segnato il mio percorso artistico. È vero che nel film ho


fatto una breve apparizione come cameriera, ma rifarei questo ruolo cento e altre cento volte. Tornando in Italia, nel 2009 Gennaro Nunziante ti chiama per un ruolo chiave accanto a Rocco Papaleo nel fortunatissimo primo film di Checco Zalone “Cado dalle nubi”. Che ricordo hai di questa esperienza? Sono stata fortunata, molto fortunata. E poi girare con Zalone (uno dei miei grandi idoli) e con tutti gli altri attori è stato un qualcosa che ti rimane dentro. E poi ricordo la gioiosa atmosfera che mi ha accompagnata nel mio ruolo perchè uno dei giorni delle mie riprese era il compleanno di Checco Zalone, quindi è stata tutta una festa, potenziata al massimo dalla presenza e dalle battute di Checco.

Los Angeles Italia Film Fest - 2017

Timeless Elegance Party Vanity Fair 2018 ©Piergiorgio Pirrone

Cena di Gala per il film Trading Paint. Gioia con la famiglia Travolta. Elle Blue, Kelly Preston, John Travolta. Birmingham USA 2017

Nel 2016 vieni scelta come assistente nel team del premio Oscar Tom Hanks per il film Inferno. Cosa ci puoi dire a proposito? È stata la più intensa ed emozionate delle mie esperienze, anche perché “Inferno” è un film degli Studios e parecchie cose sono diverse rispetto ai film indipendenti. Tom Hanks, mi creda, è il re del cinema, e per me è stato un grande onore e privilegio. Questa esperienza ha cambiato totalmente in me il modo di vedere le cose e, come dicono gli americani, è stata una “life changing experience”. Nel film “Finding Steve McQueen”, diretto da Mark Steven Johnson, hai lavorato e vissuto accanto ad attori del calibro di Forest Whitaker, Travis Fimmel, Rachael Taylor e Lily Rabe. Com'è stato e cosa hai provato lavorando con loro? Con loro ho rotto il ghiaccio! E’ stata la mia prima esperienza in USA, ero intimidita e intimorita ma anche euforica e curiosa. Recitare negli USA mi ha permesso di continuare a imparare e crescere. Gli attori sono stati, come sempre, tutti molto gentili e rispettosi e li ringrazio per i tanti momenti di svago che mi hanno permesso di instaurare veri rapporti di amicizia. Degli americani mi piace molto

la filosofia del ”give back”, cioè che a un certo punto della vita si ha il dovere morale di restituire quello che la vita ci ha dato. Per questo molti artisti si dedicano al volontariato e alle cause umanitarie. È sbagliato vivere solo per se stessi. Questo anche uno dei motivi della mia grande ammirazione per la Protezione Civile di Trento, a mio avviso una delle migliori d´Italia, dove lavora come volontaria da tantissimi anni anche la mia cara mamma.

Con Jimmy Kimmel a Ischia Global Film Fest

Si dice che il tuo cambiamento professionale sia avvenuto in occasione del film “All roads lead to Rome” (tutte le strade portano a Roma) del 2015 che aveva come prim'attori Sarah Jessica Parker e Raoul Bova. È così?

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Al Festival di Montecarlo di Ezio Greggio con Travis Fimmel - Paradox Studio

Sì, questa collaborazione ha segnato l’inizio di un cambiamento. Avevo lasciato il mondo del cinema e occasionalmente lavoravo su produzioni in Trentino Alto Adige come hobby, poi il film con Sarah Jessica Parker. Sono rimasta molto colpita e incuriosita dal modo di fare degli americani, il mio primo incontro ravvicinato e l´inizio di un tarlo di curiosità. Hai anche partecipato al nuovo film di Antonello Grimaldi “Restiamo amici” con accanto Michele Riondino e Libero De Rienzo. Una bella esperienza in casa Italia? Sì, non solo in casa Italia ma proprio casa, cioè in Trentino! Pensi che abbiamo girato una scena nel cimitero di Pergine proprio accanto alla mia adorata nonna. E dopo tanto inglese, è stata una liberazione poter parlare in italiano con i miei favolosi colleghi e Michele Riondino

apprezzata commedia My Big Gay Italian Wedding di Anthony J. Wilkinson. Cosa puoi dirci a proposito? E che differenza hai notato tra il teatro e il cinema? Recitare in un teatro a Hollywood non solo è stata una vera sorpresa, ma divertente e per certi aspetti anche rilassante rispetto al set di un cinema. Nel teatro non ci sono lo stress e il condizionamento di tutti i pensieri e le molte paranoie che ti possono circondare. In teatro si prova e si riprova alCon Roberto Paccher, Presidente del Consiglio Regionale T.A.A. l’infinito (sul set non c’è mai tempo) e sei sostenuta dalle scariche di che è stato il padrino del Festival di Ve- adrenalina dovute dal contatto diretto nezia quest’anno. con la gente. Cinema e teatro sono due Sappiamo che hai avuto una bella mezzi di espressione diversi. Il teatro è esperienza teatrale negli USA a una liberazione ma il cinema,...beh il ciLos Angeles con la fortunata e nema è la mia vita.

* Nota Jon Sperry, il coach degli italiani Sophia Loren, Giancarlo Giannini e Gianmaria Volontè, e di tantissime star americane come Philip Seymour Hoffman, Russell Crowe, Arnold Schwarzenegger, Catherine Zeta-Jones, Sharon Stone, Sofia Vergara, Debbie Reynolds, Gael Garcia Bernal, Zoe Saldana, John Turturro, Liam Neeson, Juliette Lewis, Melanie Griffith, Wes Bentley, Julie Delpy, Matt Dillon, Rodrigo Santoro, Eugenio Derbez, Harvey Keitel e nei film di Peter Jackson, Francis Ford Coppola, Jane Campion, Ridley Scott, Guillermo del Toro, Barry Levinson, Quentin Tarantino, Roland Joffé, Stephen Frears, Robert Rodriguez, Alan Rudolph, Andrew Davis, Blake Edwards, Abel Ferrara e Richard Donner..

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INTELLIGENZA DISUMANA

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remano alcuni showman per l'arrivo dell'intelligenza artificiale. Non ha ancora un nome, ma nella città di Hangzhou in Cina è stato presentato il primo robot conduttore televisivo. Scrivono le agenzie di stampa che appare come un uomo con la voce, le espressioni facciali e i gesti di una persona reale. Qualche volta anche i conduttori in carne e ossa più freddi e cinici hanno dato piccoli segni di emozione. In attesa di vedere all'opera il loro futuro collega non riusciamo ad immaginare quali reazioni esso avrebbe descrivendo catastrofi, epidemie, bimbi morti di fame o, notizia terribile, una madre che uccide i due figli con iniezioni di azoto per fare soffrire il marito. Sostiene l'agenzia presentatrice del robot che grazie ad esso sarebbe in grado di produrre notizie tutto il giorno senza bisogno di persone reali. E non si noterebbe alcuna differenza sullo schermo. I con-

duttori umani potrebbero non temere la perdita del lavoro, ma potrebbero chiedere garanzie sugli stipendi mentre noi, non innocenti spettatori, avanziamo la preghiera di fare strizzare ogni tanto l'occhio sinistro al conduttore-robot per non farci terrorizzare dalla sua, a volte, disumana uguaglianza.

 di Waimer Perinelli

ISCHIA PER SEMPRE

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hi ha avuto la fortuna di soggiornare ad Ischia sa quanto sia bella l'Isola e quanto cortesi siano gli ischitani. Quello che forse non sapeva era di soggiornare su una terra mobile. Lo abbiamo scoperto quando il governo ha deciso di condonare in toto, ma forse un poco, le case danneggiate da terremoti, piccoli o grandi e altre costruite dove non si doveva. Per le prime le statistiche indicano il coraggio dei costruttori vessati dal 1500 ad oggi da almeno venti terremoti, con migliaia di morti l'ultimo il 21 agosto 2017; per le seconde, quelle abusive costruite su terreni friabili sospettiamo una certa incoscienza. Le ricostruiranno forse più “belle che pria” come disse il Nerone di Petrolini guardando l'incendio di Roma. Ma voi le comprereste o ci andreste in vacanza?

NON SUL MIO

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avanti al palazzo della Regione, il giorno della prima seduta, sei persone infreddolite tendono un lenzuolo con la scritta in rosso “NO VALDASTICO!” La scritta colpisce la nostra spina dorsale e quella della Valsugana. Allora mi fermo e chiedo: E della statale 47 cosa mi dite? Risposta: non conosco questo numero, dove si trova? Spero che queste persone, preoccupate solo del proprio interesse, abbiano un lavoro, ma se l’avessero forse non li avrei incontrati in piazza Dante. Se ne cercano uno potrebbero collaborare con vigili del fuoco e Croce rossa che di lavoro ne hanno tantissimo sulla statale 47 a tutti nota come Valsugana, saldamente fra le prime dieci nella classifica delle più frequentate, indentate e mortali d'Italia.

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Cosa sono, perché sono importanti e come sono andate

Le elezioni di metà mandato

negli Stati Uniti

 di Francesca Gottardi

Il 6 novembre scorso sono avvenute le tanto attese elezioni di metà mandato – le midterm elections. Nei giorni precedenti al voto il clima negli USA era di grande trepidazione. I temi prevalenti della campagna elettorale sono stati economia e tassazione, sanità, ed immigrazione.

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e midterm si tengono ogni quattro fluenza record. Dopo mesi di incessante anni, due anni dopo le elezioni pre- critica al governo Trump, ecco la resa sidenziali USA. Da qui la loro deno- dei conti. Il partito democratico sperava minazione. Coinvolgono i 435 membri in una rimonta. Quello repubblicano di del Congresso, 1/3 del Senato, ed alcuni non perdere il controllo su ambo le catra i governatori dei singoli Stati. La mere e su alcuni Stati chiave. La risalita tornata elettorale avviene tradizional- del Partito democratico è stata sufficiente mente il martedì seguente al primo lu- per riprendere il controllo alla camera nedì del mese. Le elezioni di metà man- dei rappresentanti. Non accadeva da dato hanno un importante valore poli- otto anni. Non si è vista però la Blue tico. Si tratta infatti di un giudizio sul- wave – ovvero la forte “onda blu” del’operato del Presidente USA nel suo mocratica che in molti speravano e primo biennio al potere. Possono inoltre prevedevano. I repubblicani hanno alterare in modo significativo gli equilibri espresso soddisfazione circa l’esito. È politici del Congresso, rendendo il man- fisiologico che vi sia questo tipo di cidato presidenziale più clicità nelle midterms. Donald Trump, Presidente USA snello o più difficoltoQuello a cui puntavano so. era mantenere il controllo Quest’anno le elezioni al senato. americane di metà manDagli exit poll, gli Stati dato hanno suscitato un Uniti emergono come un particolare interesse. Paese diviso. Si nota Come previsto, la tornata come la popolazione elettorale 2018 è stata bianca, soprattutto tra caratterizzata da un’afgli uomini, abbia votato

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per il partito repubblicano. Si conferma inoltre la tendenza che vede la popolazione afroamericana ed ispanica votare per il partito democratico. La riscossa del partito democratico è stata il trionfo delle candidate donna. C’è chi ritiene questo sia un riflesso del movimento femminista #MeToo. Simbolo di questo successo elettorale sono


la latino-americana Alexandria OcasioCortez (New York) e le prime donne musulmane al Congresso USA - Rashida Tlaib (Michigan) ed Ilhan Omar (Minnesota). Importante anche il successo

di Sharice Davids in Kansas, prima nativa americana alla Camera. Si è trattato di un movimento politico dal basso, che potrà alterare in modo significativo gli equilibri politici futuri.

I repubblicani continuano a vantare un grosso successo nelle zone rurali. Hanno migliorato i loro numeri al senato. Hanno prevalso di fronte alle spinte democratiche in Stati come la Florida ed il Texas. La maggioranza democratica alla camera rappresenterà un potenziale ostacolo per i progetti legislativi di Trump. Alla camera, i democratici avranno più voce nelle varie commissioni parlamentari. C’è chi prospetta verranno avviate ulteriori indagini sulla presidenza Trump che potranno portare ad un’imminente crisi politica. Con la maggioranza repubblicana al senato, un eventuale impeachment del Presidente non sembra comunque possibile. Quel che emerge è che i democratici dovranno fare appello a tutte le loro risorse se vorranno essere competitivi alle prossime presidenziali. Dal canto suo, Trump si dice forte del successo delle elezioni di metà mandato e prospetta una futura rielezione nel 2020.

Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

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Grazie Generale Furlan  di Franco Zadra

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l Colonnello Isidoro Furlan è andato in pensione con il grado di Generale. Nel suo ultimo giorno di servizio, come comandante del gruppo forestale di Vicenza, è stato scortato fino al confine, a Primolano, dai suoi carabinieri, e giunto a casa come prima cosa si è ripromesso di «dormire per una settimana», per dare l’idea, riuscendoci, di quanto intensi e impegnati siano stati i suoi 46 anni a servizio dello Stato. Nativo di Ospedaletto, laureato in scienze forestali, inizia la sua carriera nel 1973 entrando nel Corpo Forestale dello Stato con la qualifica di Guardia Forestale, percorrendo la carriera da sottufficiale fino a conseguire la specializzazione nel settore vivaistico presso l’Istituto Superiore di Pioppicoltura. Nel 1987 è vincitore di un concorso per Ufficiali del Cfs e si sposta in Sardegna dove per sette anni partecipa con ruolo di comando alle campagne antincendio, ma lo ritroviamo anche per oltre un quinquennio all’Istituto Sperimentale per l’Assestamento Forestale di Villazzano (TN) dove collabora alla realizzazione dell’Inventario Nazionale. Altri sette anni li ha spesi al Vivaio Forestale di Dogana di Peri (VR) occupandosi della propagazione delle piantine forestali per il rimboschimento estensivo dei boschi e come docente di Dendrometria e Botanica nei corsi per Allievi Agenti Forestali. Esperto di Anti-bracconaggio, lo vediamo partecipare all’operazione Pettirosso e l’operazione Adorno. Nel 2000 è al comando della Scuola Forestale di Castel Nuovo di Porto (Roma), portando a conclusione un corso di 300 allievi agenti della se-

zione distaccata di Cittaducale (Rieti). Non si contano le sue lezioni e i seminari che ha tenuto in giro per l’Italia su pro-

blematiche ambientali, sulla protezione dell’avifauna, o collaborando come esperto in numerose testate televisive nazionali e locali. Ha frequentato il Corso Interforze nella Scuola di Polizia di Milano per la prevenzione e repressione in materia di stupefacenti; partecipato come soccorritore a campagne di Protezione Civile durante i terremoti in Friuli e in Irpinia, e l’alluvione in Piemonte. Nel 2008 è nominato responsabile del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Forestale di Vicenza, e nel 2012 diventa vice Comandante provinciale di Belluno. Nel 2014 è Comandante provinciale di Verona per proseguire con il grado di Colonnello nei Carabinieri Forestali. Membro dell’Accademia italiana della vite e del vino che lo annovera tra circa duecento accademici, lui unico non accademico,

«per meriti investigativi». A coronare il suo impegno a supporto delle attività cinofile anti-bracconaggio, nel giugno scorso inaugura, presente il Generale Ricciardi, una mostra permanente sul bracconaggio riguardante numerose trappole e attrezzi di cattura e tortura degli animali selvatici, nel comune di Belluno, sul monte Nevegal, all’interno del giardino botanico Fraverghera. «Sono stato un operaio dello Stato – ha detto Furlan – lavorando sempre per la salvaguardia dell’ambiente, degli animali, del settore agro-alimentare, investendo l’ottanta per cento della mia vita nei valori del creato. Ho due figlie laureate alla Bocconi che non hanno voluto seguire le mie impronte professionali, e le capisco perché il mio lavoro mi ha fatto girare le caserme di tutto il mondo, e non ho potuto dedicare molto tempo alla famiglia». Fu anche al vertice dell’operazione investigativa che portò i forestali di Vicenza a scoprire il calderone di Monte Zaccon, fino all’acciaieria di Borgo Valsugana. Nel corso della carriera gli sono state tributate due lodi, l’onorificenza di ufficiale dell’Ordine al Merito della repubblica italiana e l’attestato di Pubblica Benemerenza del dipartimento della Protezione Civile. «In pensione – ha detto Furlan – voglio dedicarmi gratuitamente a quelle che sono state le mie passioni lavorative. Mi aspettano la Lipu, il Centro Fauna Selvatica Il pettirosso di Modena, e quello di Trento, ma vorrei dare una mano anche per il recupero dei boschi della Valsugana devastati dall’uragano».

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I DENART... E LA TRADIZIONE CONTINUA

CARNE e SELVAGGINA e VERDURE BACCALÀ preparato nelle varie ricette regionali STOCCAFISSO RAGNO bagnato in acqua naturale PIATTI DEGUSTAZIONE A N R E T PIATTI TRIS N I A T T E L A S

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NATALE

CON IL CERVELLO…  di Franco Zadra

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atale, tempo di regali, di luminarie, canti, feste, panettone, messa di mezzanotte, cene in famiglia, cenoni, alberi, addobbi, lenticchie&cotechino, babbi e babbe Natale, solidarietà, amicizia, tenerezza, bambino nella culla, il bue&l’asinello… una sequela infinita di termini tradizionali, antichi e moderni, ma che comunque conservano un certo potere di sorprenderci, di intenerirci, di farci sospendere per qualche giorno quell’usuale cinismo e quel ceffo da uomini e donne sicuri che ci portiamo per gran parte dell’anno. Abbassiamo le difese e ci godiamo le Feste natalizie, concedendo ampi margini di accettazione per ciò che di solito releghiamo nel mondo delle favole, alle storielle per bambini. Sì! Per qualche giorno torniamo ingenui, infanti, e crediamo alla favola del Natale, talmente da crederci e pensarci e sentirci addirittura più buoni. Non è nell’intenzione di questo articolo, in alcun modo, turbare il clima “magico”, o inquinare l’atmosfera natalizia

che è pensata, invece, come quasi indispensabile a proteggerci e conservarci, più a lungo possibile, nel nostro essere di persone per bene; si vorrebbe però cercare di cogliere il senso del Natale inquadrandolo in quella spropositata dimensione, quella sì sorprendente e gioiosa, in cui lo inserisce il profeta Isaia che ascoltiamo, forse troppo distrattamente, nelle celebrazioni del Natale. «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1). Una grande luce che non trova paragone, certo, nelle luminarie che infestano allegramente i Mercatini di Natale e le vie cittadine, pur con grande dispendio di risorse pubbliche. Ci porterebbe troppo fuori tema parlare qui del perché, per esempio, le belle e nobili campagne intitolate “M’illumino di meno” per contrastare l’inquinamento luminoso non abbiano alcuna cittadinanza sotto Natale. Vogliamo andare più in profondità, e parlare della ricerca che riguarda tutti e coinvolge da sempre ogni uomo, la ricerca di un senso dell’esistenza, per capire chi siamo, da dove veniamo, e dove andiamo. Troppo difficile? Eppure si scopre l’acqua calda quando si capisce che il Natale non è una favola per bambini, al contrario, la luce che illumina il cammino dell’umanità risplende tutta nell’evento dell’incarnazione che il credente accoglie nell’annuncio del Vangelo, ma che riguarda assolutamente tutti e nessuno può ignorare; almeno, nessuno dotato di un raziocinio sufficiente da porsi la domanda su quale sia il vero volto dell’umanità. Un testo folgorante, a questo riguardo, si trova nella sterminata produzione

di don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, e in particolare in un libro intitolato proprio “Alla ricerca del volto umano”, di cui riportiamo di seguito un tratto che esemplifica e chiarisce magistralmente, rendendolo commestibile per tutti i denti, credenti oppure no, il fatto inaudito, strepitoso, sorprendente, e scandaloso, di Dio che si fa uomo. «… per 12 ebrei vissuti in Palestina – scrive Giussani a pagina 37 di quel testo edito da Jaca Book, 1984 - al tempo dell’impero romano un uomo tra di loro viveva il comportamento di Dio. Dio ha fatto intravedere il suo volto attraverso una storia; ma il culmine, la totalità, la vera rivelazione di sé all’uomo l’ha fatta diventando uomo, cioè entrando come persona nella storia: Gesù Cristo. Ecco allora il volto del destino umano, la natura del significato del nostro essere – Cristo – proprio perché Egli è il volto del Padre. Cristo è la definizione totale del significato dell’uomo nel mondo. […] Cristo è il nostro destino fatto presenza e compagnia, il Verbo fatto carne, è il modo definitivo del Dio insieme a noi, è il modo definitivo dell’Alleanza che Egli aveva cominciato con un popolo».

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LE NUOVE

DROGHE Il mercato in evoluzione O

micidio, droga e violenza sono la triste storia della sedicenne Desirè. Trovata priva di vita in uno stabile abbandonato della capitale, Desirè drogata e seviziata lascia molti punti di domanda sulla dinamica dei fatti, se non l’attenzione sul luogo dove è avvenuto l’incubo di quella notte. Una losca zona, una delle tante nelle nostre città, aree abbandonate diventate salienti per spacciatori e drogati; zone protagoniste di una galassia in espansione: le nuove droghe. Ebbene tra la cannabis e l’eroina tradizionale impazzano la “Spice” e l’eroina gialla i cui effetti devastanti portano con sé un dato certo, il numero di vittime e overdosi che spopola tra adolescenti e non solo. Già in commercio dal 2005 i cannabinoidi sintetici si sono diffusi rapidamente e “Spice” oggi conquista il mercato italiano. Gli effetti sono simili alla comune canna, ma il mix di erbe usate assieme alle sostanze chimiche aggiunte hanno esiti devastanti, detta la droga degli zombie ha fatto registrare un’impennata dei consumi nel nostro Paese arrivando al 12% del totale delle droghe utilizzate. Il pericolo di questo tipo di sostanza, oltre ad essere un’inquietante moda, sta nel pesante effetto immediato; zombie perché è questa la conseguenza diretta, stordisce a tal punto di inibire la mobilità e la capacità cognitiva e non di rado uccide. Dall’altra il boom dell’eroina gialla il cui rischio

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legato alla dose viene dal principio attivo dello stupefacente che negli ultimi tempi è sensibilmente aumentato per un motivo banale di domanda e offerta. Rispetto all’eroina popolare ha una potenza che va dal 20% al 50% in più di quella tradizionale. Oggi per farsi di

eroina non serve più bucarsi. Si fuma. Si sniffa. E i prezzi rispetto agli anni ottanta sono crollati; anche dieci euro a dose, l’allarme chiama i giovani: oltre 500 ragazzi in cura e una ventina di decessi per overdose. Le droghe artificiali folleggiano nel mercato sino a rimpiazzare lo stupefacente tradizionale; basti pensare che se la cannabis è alla prima posizione per l’uso, la spice è subito alle sue spalle e quest’ultima sta avendo un’ascesa considerevole. I prezzi sono più bassi, conviene rispetto all’erba tradizionale o le mischiano, ma quanti dei consumatori occasionali la distinguono e a quanti “piace “fare una di-

 di Patrizia Rapposelli

stinzione? Alla fine degli anni’70 “Droga” è espressione di un disagio giovanile all’interno di un contesto socio-culturale di trasgressione oppositiva al sistema; infatti i consumatori hanno una loro visibilità nelle piazze (con il tempo va ad esprimere chiaro fallimento individuale). Il mercato dello spaccio negli anni ’80 è ancora artigianale, in mano ai tossicodipendenti che procurano le sostanze per sé e il gruppo, ma è già all’inizio degli anni ’90 che la droga è sempre più in mano alla criminalità organizzata. Non è più il consumatore che cerca e diffonde la sostanza nel mercato, ma sono le droghe, sempre più nuove e diversificate, che cercano nuovi adepti nei luoghi e nei modi preferiti dai potenziali consumatori. Il dipendente è un cliente, i consumatori occasionali l’ampliamento del mercato e verso loro sono indirizzati gli sforzi. Lo spaccio diventa da allora ad oggi capillare, raggiungendo periferie e paesi; i capitali che sostengono l’attività d’importazione e spaccio sono enormi come i guadagni che tale mercato, in continua espansione, assicura alle organizzazioni criminali. Che sia cannabis tradizionale o spice, eroina o eroina gialla, che sia consumatore occasionale o cliente, non si è altro che marionette gestite da un mercato alimentato da una piovra invisibile che produce, traffica e strumentalizza persone per i propri interessi e che spinge al costante allargamento della domanda attraverso una sofisticata offerta di sostanza.


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Dicembre UNA DATA UNIVERSALE

a corsa ai regali per festeggiare il Natale è già cominciata. Nella nostra cultura, infatti, dicembre è un mese di celebrazioni, festeggiamenti, famiglia e gioia, le cui origini risiedono nella Religione Cristiana che indica nel 25 dicembre la nascita di Gesù Cristo. Il nome stesso indica la natività come momento celebrativo da ricordare. Questa data è condivisa dalla maggior parte delle Chiese cristiane occidentali e anche da quelle greco ortodosse, ad eccezione di quello orientali e slave che spostano la data della nascita del Messia ai primi di gennaio, seguendo ancora il calendario giuliano e non su quello gregoriano. Il Natale è forse la festa più sentita, che nel corso dei secoli ha portato con sé la nascita di nove tradizioni: dal presepe che vede le sue origini nel Medioevo, al rosso Babbo Natale, frutto del marketing degli anni Sessanta. Secondo il calendario liturgico, invece, questa è una delle più importanti festività religiose della religione Cristiana, seconda solo alla Pasqua per importanza. Fino a qui nulla di nuovo, eppure sappiate che il 25 dicembre, e le giornate Sol Invictus

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immediatamente antecedenti e successive, sono un’importante momento per moltissime religioni e culture, non solo per quella occidentale, ovvero la nostra. Prendiamo ad esempio la Religione romana, ovvero in voga soprattutto durante l’epoca romana; sia in età antica che in età più moderna, gli abitanti della città eterna individuavano per lo più nel 25 dicembre l’importante data del Natale del Sol Invictus, ovvero del Sole invitto - secondo alcune fonti poteva trattarsi anche del 19 o del 20 dicembre. Con questo nome erano note numerose e diverse divinità, ma che in particolare fa riferimento al dio Helios, il dio del Sole. Il culto solare romano fu molto in voga soprattutto dopo il 272 d.C., quando l’imperatore Lucio Domizio Aureliano ringraziò per la vittoria contro al terribile regina di Palmira il dio Sole che sarebbe venuto a motivare le truppe durante la terribile battaglia decisiva. Ma prima di lui, in epoca più antica, il 25 dicembre era la data nella quale si celebrava la nascita del dio Mitra, una di-

vinità così importante da essere comune a diverse religioni: quella persiana,

 di Elisa Corni

Il Dio Mitra

l’induismo e l’epoca romana molto antica. Il suo culto fu attivo soprattutto tra il I secolo a.C. e il V d.C. Ovviamente ognuna di queste società interpretò in modo differente questa complessa divinità, ma in comune tutte ne celebravano la nascita proprio in quel fatidico giorno di dicembre, secondo quanto scoperto dagli studiosi. Ma le nascite di queste divinità non sono le uniche celebrazioni importanti: moltissime culture e religioni individuano nelle giornate alla fine dell’anno momenti di festeggiamento e rinascita. Attorno al 20 dicembre le antiche religioni pagane diffuse in tutta Europa prima dell’avvento del cristianesimo celebravano il solstizio d’inverno; è il caso ad esempio dei saturnali romani: cinque giorni di grandi banchetti e sacrifici


per ricordare l’insediamento nel tempio del dio Saturno. Uno degli aspetti comuni al cristianesimo è lo scambio di doni tradizionale in epoca romana durante queste feste che avevano luogo dal 17 al 23 dicembre. Ma la caratteristica principale di queste festività era il sovvertimento dell’ordine sociale: la società romana viva all’incontrario, con gli schiavi che la facevano da padroni e i nobili sottomessi alle classi inferiori. Le festività avevano il compito di placare le divinità annoiate dalla scarsa attività tipica dei mesi invernali, improduttivi, freddi e poco adatti al divertimento. Al nord, la tradizione precristiana germanica celebrava il 21 dicembre la divinità celtica di Yule, proprio nel giorno del solstizio d’inverno. La poca documentazione su queste festività fino ad ora

Yuletide - Food Services - University of Toronto

rinvenuta non offre molte informazioni; tutto ciò che si sa, è che la popolazione festeggiava con lunghe giornate di riposo e con danze dedicate a questa divinità, patrona della rinascita in occasione del solstizio. La tradizione proseguì in Islanda fino a tutto il Medioevo, resistendo quindi all’”invasione” cristiana. Ma anche uscendo dal vecchi continente incontriamo momenti di celebrazione dicembrini. È il caso ad esempio del Katik Poornima induista, una festa che si festeggia tra novembre e dicembre e che coincide con altre festività del Gianismo e di altre religioni orientali. Molto probabilmente la coincidenza di questi eventi si deve proprio al fenomeno astronomico del solstizio: dopo mesi e mesi in cui le giornate si sono sempre più accorciate, finalmente il sole rinasce dando a tutti una nuova speranza!

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Natale

Come gli americani vivono le festività natalizie

USA

negli

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l Natale negli USA, è fatto di eccentriche tradizioni, cibo in abbondanza, e da una certa spettacolarità, inizia già i primi di novembre. Nei negozi cominciano a spuntare decorazioni natalizie ed addobbi, nelle case i primi alberi di Natale.

IL PERIODO NATALIZIO Nel periodo precedente al giorno di Natale le attività fervono. Il via ufficiale ai festeggiamenti avviene dopo il Giorno del Ringraziamento, il quarto giovedì di novembre. Con il Black Friday – il venerdì nero – parte la caccia al regalo, ed all’affare migliore. I negozi pullulano di persone impegnate nello sfrenato shopping natalizio. Le strade si illuminano dei colori del Natale. LE TRADIZIONI Tradizionale è l’albero di Natale, sfarzosamente addobbato. Famoso è quello installato a Rockefeller Plaza, nel cuore di New York. La sua cerimonia di accensione attira ogni anno migliaia di turisti da tutto il modo. Molto noto anche quello che il Presidente degli

 Francesca Gottardi

Stati Uniti ufficialmente accende a Washington DC, nel parco di fronte alla Casa Bianca. Le strade dei quartieri americani sono illuminate a giorno dalle luci natalizie. Pare siano oltre 30 milioni le case illuminate a Natale. Abbondano gli addobbi all’esterno delle abitazioni, alle volte alquanto eccentrici. Si vedono gonfiabili natalizi alti come le case stesse, luci che si accendono a ritmo di musica, e rappresentazioni natalizie di ogni tipo. Tra vicini di casa a volte si instaura una vera e propria competizione tra chi sfoggia gli addobbi natalizi migliori. Famoso per le eccentriche decorazioni è il quartiere di Dyker Heights a New York. Anche negli USA, il personaggio preferito dai bambini è Babbo Natale che negli Stati Uniti si chiama Santa Claus. L’appellativo sembra che gli fu dato dagli immigrati olandesi. Vi è un vero e proprio culto di Santa Claus negli USA. A Torrington, nel Connecticut, esiste un villaggio a lui dedicato, con tanto di renne e folletti. Nelle strade e nelle scuole, capita poi di vedere bambini intonare dei canti di Natale, i cosiddetti Christmas Carols.

IL GIORNO DI NATALE Il 25 dicembre negli USA è una public holiday - una festa nazionale. Si tratta di una giornata di chiusura ufficiale per gli esercizi commerciali, ed i servizi sono ridotti al minimo. Il cibo, i regali ed il tempo in famiglia la fanno da protagonista. In genere due sono i pasti natalizi per eccellenza: il cenone della Vigilia, ed il pranzo di Natale. Vista

l’estensione geografica del Paese, c’è chi festeggia a casa davanti al caminetto, e chi in all’aperto o in spiaggia. Sotto l’albero si accumulano montagne di regali, che vengono meticolosamente scartati il giorno di Natale.

IL NATALE A TAVOLA Il pranzo di Natale americano è caratterizzato dal tacchino ripieno, dall’oca arrosto, o dall’ Ham – il prosciutto al forno. Immancabile è poi la salsa di mirtilli rossi. Molte famiglie italoamericane includono le lasagne nel menu natalizio. I dolci tipici sono il Christmas pudding, un budino fatto con farina, frutta secca, spezie, e salsa al brandy. Le mince pies sono invece delle tortine di pasta frolla con ripieno di marmellata ed un contorno di frutta secca. Secondo la tradizione, queste tortine sono il dolce preferito di Santa Claus e della sua renna Rudolph. Per questo gli americani ne lasciano alcune sul bordo del caminetto la notte di Natale. Mele caramellate, frutta candita e la celebre Pumpkin Pie (torta alla zucca) sono onnipresenti.

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 di Chiara Paoli tempo di Natale e di stelle comete, ma da dove deriva il termine cometa? E in cosa consiste questo corpo celeste? Il suo nome deriva dal greco e significa letteralmente “dotato di chioma”, perché già nell’antichità la sua coda era paragonata ad una fluente capigliatura dorata. Pare che la loro origine sia antichissima, si ritiene infatti che le comete siano residui rimasti in seguito alla condensazione della nebulosa, che contribuì a formare il Sistema Solare. La cometa assomiglia ad un asteroide, ma è composta principalmente di biossido di carbonio, metano, anidride carbonica e ammoniaca ghiacciati, mescolati a polveri e minerali. Ecco perché lo stesso Fred Whipple ideatore di quella che è oggi la teoria cometaria più in voga, le soprannominava "palle di neve sporca". Eppure i nuclei cometari sono tra gli oggetti più neri, anche più del carbone che si conoscano nel Sistema solare. Queste le scoperte effettuate dalle sonde Giotto e Deep Space, che indicano un bassissimo indice di riflessione dei nuclei che si aggira tra il 2,4% ed il 4%; significativo che l’asfalto stradale rifletta di più, per l’esattezza il 7% della luce incidente. Le dimensioni del nucleo di una cometa variano tra alcune centinaia di metri,

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novembre 2007, quando ciò avvenne per la Cometa Holmes, la cui chioma si stima abbia avuto un diametro di 1,4 milioni di km, lo stesso del Sole. Le comete a volte perdono la coda e si è scoperto che emettono raggi x. La maggior parte delle comete ruota attorno al sole, procedendo lungo orbite ellittiche che consentono loro di avvicinarsi periodicamente al Sole e la loro classificazione avviene proprio in considerazione della lunghezza del periodo orbitale. Quindi è possibile prevedere con esattezza l’arrivo, o meglio il ritorno di una cometa. Esistono però anche comete extrasolari, definite in inglese come “Single-apparition comets”, cioè letteralmente “comete da una singola apparizione”, perché dopo essersi avvicinate al sole, escono dal Sistema solare per non farvi più ritorno. Vi sono poi le comete radenti, che sfiorano la superIl quadro di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova ficie del Sole, esse hanno vita E questo strascico di luce, che contrad- breve perché le forti radiazioni, deterdistingue le comete, è possibile grazie minano la sua rapida evaporazione. Le al vento solare, che accresce la sua comete a causa dei ripetuti passaggi in coda alimentando il processo di ioniz- prossimità del Sole, vengono a poco a poco private degli elementi volatili, sino zazione dei gas. Non tutte e non sempre visibili ad a che non si può più formare la coda. Il occhio nudo, di tanto in tanto è possibile materiale roccioso residuo, può tramuassistere ad un'enorme e improvvisa tarsi in polvere o se compatto, prosegue esplosione di gas e polveri, per cui si la sua nuova vita in veste di asteroide. usa il termine inglese outburst. Era il Non a tutte le comete spetta la stessa per giungere sino a cinquanta e più chilometri. La cometa è a noi visibile soltanto quando si avvicina al Sistema solare interno, è la vicinanza al sole, che fa si che si attivi il processo di sublimazione, che a noi appare come una scia di luce.

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Arazzo di Bayeux - Cometa di Halley

fine, alcune di esse vengono distrutte a causa di collisioni, come avvenne nel 1908, quando una cometa si schiantò sulla terra, nella taiga siberiana abbattendo migliaia di km2 di foresta, fatto ricordato come l'evento di Tunguska. Quando la Terra si trova sulla stessa traiettoria di una cometa in concomitanza di una nube, si ottiene uno sciame di stelle cadenti, come le assai note "lacrime di San Lorenzo"che sono visibili nel mese di agosto. La più famosa delle comete è sicuramente quella di Halley, che appare per la prima volta nel 240 a.C. ad alcuni astronomi cinesi. Le sue radici paiono rintracciabili persino nel Talmud, lo scritto ebraico riporta l’osservazione del rabbino Yehoshua ben Hananiah, che potrebbe avere visto il suo passaggio nel 66 d.C. : "esiste

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una stella che appare una volta ogni settanta anni, e rende confusa la volta celeste inducendo in errore i capitani delle navi". Ma il nome della cometa deriva da Edmond Halley, che per primo individuò la periodicità di questa apparizione, predicendone il ritorno a distanza di 76 anni. Le comete sono spesso state interpretate come segno premonitore, così avvenne nel 1066, quando apparve quale presagio della morte di Aroldo II d'Inghilterra nella Battaglia di Hastings; tale episodio appare rappresentato sull’Arazzo di Bayeux. Anche Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dipinge una stella cometa sopra la scena della Natività, non più la stella a tre punte, emblema della trinità. L’artista aveva visto con i suoi occhi la Cometa di Halley, nel suo passaggio tra il 1301 ed il 1302. Ravvicinato il passaggio della cometa nel 1910, che per la prima

volta viene fotografa con i suoi spettacolari effetti visivi, prima che la terra passasse attraverso la sua coda. Anche lo scrittore Lev Tolstoj, lascia testimonianza di questo avvenimento nel suo diario: «La cometa sta per catturare la Terra, annientare il mondo, e distruggere tutte le conseguenze materiali della mia attività e delle attività di tutti. Ciò prova che tutte le attività materiali, e le loro presunte conseguenze materiali, sono prive di senso. Solo ha un senso l'attività spirituale…». Per chi ha pazienza di attenderla e nella speranza di un buon presagio, la cometa di Halley ritornerà nel 2061. Scoperte recenti indicano che all’interno delle comete, vi siano lunghe molecole organiche, di ammine, che possono essere considerate i precursori degli esseri viventi. E quindi proprio una stella cometa, potrebbe essere all'origine della vita sulla Terra. Orbite - planete - comete


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Una meritata pensione

per Kepler  di Elisa Corni

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o scorso 30 ottobre un messaggio dallo spazio profondo ha raggiunto la Terra. Si trattava di una comunicazione rapida e laconica: il satellite Kepler ha finito il carburante. È quindi terminato il suo viaggio nello spazio. Un minuto di silenzio per questo esploratore spaziale che per nove anni ci ha inviato informazioni preziosissime sulla nostra galassia e non solo, permettendo così agli scienziati di confermare e confutare alcune teorie sviluppate negli ultimi decenni. Il satellite, un ritrovato della tecnica, fu lanciato dalla NASA il 7 marzo del 2009 da Cape Canaveral(USA) ed è

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stato inviato nello spazio con la strumentazione necessaria a scovare l’esistenza di pianeti all’esterno del nostro sistema solare, i così detti esopianeti di cui molti si è parlato negli ultimi decenni. Così lo salutano dalla sua casa base: “le sue scoperte hanno gettato una nuova luce sul nostro posto nell’Universo, sui misteri e le possibilità che si nascondono tra le stelle”. Armato del suo sistema di specchi atti all’esplorazione

Kepler - NASA


di ciò che si trova nello spazio, di una fotocamera e di un sistema di comunicazione con la terra per l’invio delle fotografie scattate in questi nove anni e mezzo, Kepler ha percorso la sua orbita eliocentrica - ovvero che ha come la Terra uno dei due punti focali dell’ellissi il nostro Sole - numerose volte con lo scopo preciso di cercare candidati per la lista dei pianeti esterni al sistema solare. E ha fatto davvero bene il suo lavoro, dato che, secondo i dati raccolti dal progetto Discovery inviati proprio dal satellite appena andato in pensione, esisterebbero più di duemila seicento esopianeti oltre a quelli sei cui già si conosceva l’esistenza. E, a quanto pare, molti di questi sono papabili per ospitare la vita. Pensare che, come ha dichiarato l’ideatore della missione William Borucki, “35 anni fa, non conoscevamo un singolo pianeta al di fuori del nostro sistema solare”. Questo significa che l’esistenza di esopianeti era solo una teoria, e finalmente Kepler ce

ISTITUTO DI ESTETICA

ne ha dato conferma. Ma di cosa si parla quando nel discorso entra il tema degli esopianeti? Detti anche pianeti extrasolari, sono pianeti che non orbitano attorno al nostro sole, ma attorno a una delle altre stelle del cielo. Oggi anche grazie a Kepler sappiamo non solo che esistono, ma che possono avere caratteristiche molto specifiche: William Borucki - Nasa

di Nadia Libardi

alcuni sono troppo lontani da noi; altri si trovano troppo vicini alla loro stella (come il nostro Venere) o troppo lontani (come Giove) per poter ospitare la vita; molti chiaramente sono a base di elementi che non favoriscono sicuramente la vita per come la conosciamo noi. Eppure una piccolissima parte di questi pianeti distantissimi sembra, a una prima occhiata a distanza, avere delle caratteristiche compatibili con l’esistenza di esseri viventi. Grazie a Kepler gli scienziati ipotizzano che circa tra il 20 e il 50% delle stelle visibili nel nostro bel cielo notturno abbia nella sua orbita piccoli pianeti rocciosi (e non gassosi) come la Terra che si trovano nella fascia abitabile, quella piccola porzione ove non si congela e non ci si scotta. Tutto ciò anche grazie al satellite che deve il suo nome a uno dei più importanti astronomi della Storia, il tedesco Johannes Kepler (15711630) che, come il suo omonimo tecnologico, aiutò a ridefinire il nostro spazio nell’universo.

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MEDICINA&SALUTE

I REGALI DI NATALE

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atale è alle porte e spesso porta con sé, un eccessivo consumismo e un smisurato investimento di acquisti di tutti i tipi. Si può tranquillamente dire che ormai alla parola Natale sia associata (nella maggior parte dei casi) la parola regalo. Se è vero che i piccoli scrivono una “signora” lettera a Babbo Natale e anche vero che noi adulti ci operiamo in tutti i modi per far sì, che i bambini siano soddisfatti. Si rischia così, di dimenticare il vero significato di Natale, fatto di convivialità, del passare del tempo assieme, del dedicarsi ai propri affetti. Spesso mi trovo davanti genitori che magari durante la propria infanzia hanno sofferto per alcune mancanze, e quindi non vogliono far penare il proprio figlio per lo stesso motivo. E così, a volte commettono l’errore di fare loro troppi regali. La frase che spesso sento è :“per non far mancare loro nulla”. Se è vero che scartare i regali, porta gioia, soprattutto nei più piccoli, siamo sicuri che la legge del “di più” in questo caso è la miglior scelta che possiamo fare? Troppi regali possono confondere i bambini. Essere sommersi di doni di ogni tipo non li motiva a esserne incuriositi, a utilizzarli, o ad apprezzarli, anzi.. li possono demotivare a capire come funzionano o a giocarci. Può addirittura essere controproducente allo sviluppo di creatività e fantasia, perché passeranno da un gioco all’altro senza dover sforzarsi di cercare stimoli per divertirsi. Ricordiamoci che abituare in questo modo i propri figli, prima o poi ci si ritorcerà contro, stiamo alimentando un senso di insoddisfazione e non solo in loro. L’acquistare molti giocattoli fa parte di quei comportamenti, che derubano i bambini del senso del desiderio. E’ importante desiderare le cose, riuscire

ad attenderle per conquistarle. L’idea da passare ai propri figli, che gli sarà utile anche da adulti, è che le cose che si vogliono si devono guadagnare e che ci possono essere momenti in cui, per quanto si brama, quel nuovo gioco non è possibile averlo. Questo al di là delle proprie possibilità economiche, è un principio che va insegnato e che gli educherà al valore delle cose. Proviamo a dare delle piccole responsabilità ai bambini più grandicelli e mantenerle nel tempo, come stratagemma per aiutarlo a dare il giusto valore alle cose. Oppure un altro consiglio, e quello di non comprate subito quello che vi chiede. Mi raccomando anche avverare ogni loro desiderio non sarà educativo. Il bambino deve capire che riuscirà “a sopravvivere” anche se riceve dei no, se non avrà quella cosa che voleva. Alla fine questa è vita, quante volte abbiamo perseguito un obiettivo e nonostante tutti i nostri sforzi non è arrivato? E’ importante saper gestire il senso di frustrazione e andare avanti. Diventa anche questo un insegnamento. Ed infine proviamo a guardare quanto detto in relazione ai valori. Un bambino che riceve innumerevoli doni può ritenerlo quasi dovuto, e può così cominciare a crearsi l’idea, che si manterrà nel tempo, che è importante quello che possiedi, non quello che sei. Logicamente non è colpa sua, ma noi genitori dobbiamo

 di Erica Zanghellini

tenerlo a mente e renderci conto, che anche se, sono i più buoni propositi a spingerci a dare ai nostri figli quello che vogliono, non è educativo. Proviamo a tenere in mente le possibili conseguenze di questo comportamento per modificarci. Dobbiamo dare importanza ai valori e agli affetti. Proviamo a passare del tempo assieme, impegnamoci in qualche attività che per loro importante. I bambini imparano attraverso l’esempio e le buone maniere che mettiamo in pratica nella vita di tutti i giorni. Questo gli permetterà di dare importanza ai rapporti umani, di offrire loro l’opportunità di stabilire delle relazioni amicali e d’amore gratificanti, significative, importanti e sane. Ricordiamoci che gli affetti sono una fetta importante della nostra vita che determina spesso la qualità della nostra esistenza.

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STRESS

CRONICO il killer silenzioso L

’uomo da quando è apparso sulla terra, attraverso il lungo cammino dell’evoluzione ha sempre dovuto confrontarsi con un ambiente ostile che minacciava quotidianamente la sua incolumità. Freddo intenso, traumi violenti , predatori, mancanza di cibo, catastrofi naturali si abbattevano costantemente sui nostri progenitori determinandone spesso la morte prematura tanto che solo raramente riuscivano a superare trent’anni. In milioni di anni di evoluzione il nostro organismo si è abituato a rispondere ad aggressioni molto violente o intense ma di breve durata, l’esito infatti era

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determinato dalla morte o dalla sopravvivenza. La biologia prevede che a seguito di uno stress acuto sopraggiunga un periodo di tranquillità e recupero durante il quale si attuano dei fondamentali meccanismi di riparazione ( antiinfiammatori) oltre che di ricarica energetica. Lo stesso ritmo del sonno veglia da cui dipende la regolanzione del sistema nervoso autonomo è regolato dalla luce attraverso una ghiandoletta chiamata pineale che svolge una funzione di orologio il quale agisce come un termostato di una caldaia. Nella società moderna lo stress, ovvero un pericolo concreto o almeno la percezione dello stesso, è rappresentato non più dalla presenza di predatori o di altre cause di natura fisica ma

 di Marco Rigo

bensì da situazioni emotive con una matrice essenzialmente psicologica: Un esame o un concorso, la necessità dimostrarsi all’altezza nell’ambiente di lavoro, le difficoltà in famiglia, la competitività e infine la velocità della vita moderna sul ritmo dei mezzi di comunicazione elettronici. Tutti questi “ stressor” mantengono costantemente allarmato una parte del nostro sistema nervoso autonomo chiamato “sistema simpatico” che è deputato a farci affrontare i pericoli che troviamo fuori dalla “nostra caverna”per questo è chiamato anche sistema attacca o scappa (flight or fight). Quando si rimane sempre in un costante stato di allarme anche se inconscio, persino durante la notte quando dormiamo ma non profondamente (con continui risvegli) e quando ci si alza al mattino ancora stanchi, determina nel tempo delle importanti variazioni della composizione corporea in particolare riduciamo la nostra massa muscolare e ossea e aumentiamo la deposizione di grasso soprattutto viscerale e dentro i muscoli, aprendo la strada a tutte quelle condizioni che sono quotidianamente all’attenzione della medicina generale: infiammazioni, autoimmunità , malattie cardiovascolari, tumori e in definitiva malattie di natura degenerativa generalmente attribuite tutte all’invecchiamento. L’età in realtà non spiega da sola l’insorgenza di questi disturbi dal momento che persone con la stessa età avanzata possono avere livelli di


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sticati mezzi strumentali di indagine diagnostica sono oggi disposizione per indagare correggere le variabili corporee del nostro organismo al fine di regolare e compensare tutte le sollecitazioni ambientali, psicologiche, emotive, che tendono in continuazione a turbare l’equilibrio biologico del nostro organismo. La sfida lanciata da questa medicina moderna e intelligente è quella di permettere alle persone di invecchiare mantenendo sostanzialmente intatte tutte le loro capacità, senza dover ricorrere a quegli intrugli farmacologici ai quali siamo spesso costretti nel tentativo di controllare i “sintomi” delle malattie degenerative quali il diabete, l’ipertensione, l’artrosi e l’osteoporosi e così via. Se una critica infatti si può fare alla moderna medicina di famiglia è quella, molto spesso, di inseguire le patologie cercando solo di alleviarne i sintomi senza intervenire sulle cause ovvero sui profondi meccanismi fisiologici che le determinano e rinunciare quindi a prevenire le malattie con indicazioni incisive di stile di vita.

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perfomance molto diversi. Quello che saremo da vecchi è dovuto soprattutto alla nostra capacità di adattamento agli stress mantenendo il più possibile fin dall’età giovanile protetta la nostra composizione corporea e regolato il nostro sistema nervoso autonomo. Di questo si occupa la più moderna frontiera della scienza medica nel campo della fisiologia, della nutrizione. Sofi-

Marco Rigo Laureato a Padova in Medicina e Chirurgia, si occupa di terapia di supporto nei pazienti oncologici. Si è perfezionato a L'Open Academy of Medicine una scuola internazionale di specializzazione istituita a Londra, affidata a docenti provenienti dai più prestigiosi e autorevoli dipartimenti universitari e centri di ricerca a livello internazionale. Focalizza la propria attività didattica e di ricerca attorno a discipline quali Neuroscienze, Metabolismo, Immunologia, Endocrinologia, NeuroImmunoModulazione, Nutrizione Clinica e Riabilitazione FisicoMotoria. Mira a sviluppare lo studio relativo ai processi fisiopatologici coinvolti nell'evoluzione delle patologie a carattere cronico e nel recupero della performance psicofisica, facendo ricorso ai più moderni risultati della ricerca scientifica e alle esperienze dettate dall'Evidence Based Medicine.

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30 ANNI

CELEBRATI A BLUDENZ I DEL PRIMO INCONTRO CON LA VALSUGANA  di Armando Munaò

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ono ormai trascorsi 30 anni dal giorno in cui le comunità della Valsugana e del Vorarlberg si sono incontrate, per la prima volta, nell’autunno del 1988. Tutto è nato da una lettera inviata da un certo Alois Concin di Bludenz al

Aldo Degaudenz

presidente della Giunta Provinciale Mario Malossini, con la quale chiedeva notizie sulla propria madre Angelina Gonzo, nata a Tezze di Grigno il giorno 11 maggio 1892 ed emigrata in Vorarlberg dopo il matrimonio. Il presidente “girò” la lettera ad Aldo Degaudenz, in qualità di assessore provinciale proveniente dalla Valsugana. Dai successivi contatti telefonici con il sig. Alois emerse una realtà pressoché ignorata in Valsugana: in Vorarlberg esisteva una consistente rappresentanza di oriundi trentini e, in particolare, di valsuganotti. Un successivo viaggio informale a Bludenz insieme al sindaco di Borgo, Mario Dandrea, ha permesso di aprire un pezzo di storia in gran parte ignorata. Il Vorarlberg rappresenta il Land più

occidentale dell’Austria; si affaccia sul Per quanto riguarda il Vorarlberg (ma Lago di Costanza e confina con la Ger- non è l’unica realtà), con il passaggio del Trentino all’Italia alla fine della Prima mania e la Svizzera. Per questa posizione geografica fu coin- Guerra Mondiale, si interruppero dravolta, all’inizio del 1800, nella fase di sticamente tutti i rapporti, anche di forte industrializzazione dalla Germania tipo parentale, e si diffuse un irreversibile in espansione, specie nel settore tessile, oblìo, almeno fino a 30 anni fa. accompagnata dalla La visita informale della primavera del costruzione di im- 1988, portò alla organizzazione del portanti vie comuni- primo incontro ufficiale tra amminicazioni, specialmente stratori della Valsugana e del Vorarlberg che avvenne a Bludenz nell’autunno ferroviarie. Questa rapida espan- dello stesso anno; il secondo incontro, sione richiedeva in Valsugana sarebbe avvenuto, poi, mano d’opera sia ma- nel giugno dell’anno successivo. schile che femminile. Fu l’inizio di una forte e sincera amicizia, In contemporanea il sia a livello istituzionale, che portò alla Trentino era investito realizzazione di numerose iniziative, sia da una difficile situa- a livello di singole persone che recupezione economica, en- rarono rapporti di parentela, visite infatizzata da calamità dividuali e di gruppo, interscambi di naturali, da una pe- carattere culturale, economico , ed alsante crisi della seta tro. che provocò la chiu- Nacque in breve tempo il KOMITEE sura di molte filande locali, e da gravi Trentiner und ihre Nachcommen in Vomalattie della vite che compromisero rarlberg (Comitato Trentini e discendenti nel Vorarlber), su iniziativa di Josef la produzione vinicola. Una diffusa disoccupazione, sia maschile che femminile, non sopportabile da una economia stagnante, provocò l’inizio di una massiccia emigrazione sia all’interno dell’Impero Austro-Ungarico (Vorarlberg, Tirolo, Bosnia Erzegovina, Romania, ecc), sia nel resto dell’Europa, sia oltreoceano (Brasile, Argentina, Stati Uni13 ottobre 2018: Bludenz, il sindaco di Borgo Enrico Galvan ti). consegna un omaggio al sindaco di Bludenz, Mandi Katsenmayer

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visione Nazio- visite in Trentino e in Valsugana. nale Austriaca; Va segnalato il fatto che, proprio per i festeggiamen- l'intensa attività svolta dal Comitato, ti ufficiali per i sia per quanto riguarda i rapporti turi120 anni del- stico-culturali tra le due realtà territoriali, l’emigrazione sia per la ricerca storica sulla emigrazione trentina in Vo- trentina in Vorarlberg, il Presidente della rarlberg con Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, ha cerimonie in assegnato, nell'anno 2006, l'Aquila di vari centri del S. Vanceslao, il massimo riconoscimento Vorarlberg e della Provincia alla persona che si è conclusi nel particolarmente distinta nella promogrande palaz- zione del Trentino in uno dei suoi vari Maggio 1995: Bregenz, cerimonia presentazione libro; terzo zo di Bre- aspetti culturali, turistici, sportivi, ecoda sinistra il presidente della Provincia di Trento Carlo Andreotti genz, con la nomici, al presidente del Comitato Josef partecipazione del coro Valsella; Concin. Concin, presidente, e di numerosi oriundi • la realizzazione e la stampa dei libro Lo scorso 13 ottobre 2018 si sono cevalsuganotti, tra cui, Franz Tomaselli e Auswanderung aus dem Trentino- lebrati, a Bludenz, i 30 anni del primo Werner Pecoraro. Einwanderung nach Vorarlberg (Emi- incontro tra Bludenz e la Valsugana in Dopo pochi anni questo rapporto fu grazione dal Trentino - Immigrazione una serata incentrata su un indimenticementato dal gemellaggio tra Borgo in Vorarlberg) volume di oltre 600 cabile concerto del Coro Valsella, da e Bludenz per volontà dei due sindaci, pagine realizzato con la partecipaMario Dandrea e Heinz Wiedemann zione di personalità (originario di Olle per parte di madre). della cultura, storici, Gemellaggio che portò alla realizzazione docenti universitari e di molte iniziative (scambio di studenti, ricercatori austriaci. Il mercatini, rapporti culturali, ecc…), allibro sarà tradotto in cune delle quali si sono mantenute Italiano qualche anno fino ai nostri giorni. dopo; Il Comitato Trentini e discendenti nel • realizzazione, in tempi Vorarlberg, invece, si è sempre dedicato successivi, di incontri alla organizzazione di iniziative che a carattere turisticocoinvolsero tutto il Land con il Trentino culturale in varie locae l’intera Valsugana. lità del Land (Nὒziders, Sono, tra le altre, da ricordare: Luglio 1990: 120° anniversario dell'emigrazione in Vorarlberg, Bregenz; da Nenzing, Frastanz, Felsinistra Bertram Jäger, presidente del Consiglio del Land, Martin Purtscher, • il documentario Trentini in Vorarlberg, dkirch, Norbirn, ecc); presidente del Land, il podista Patton di Trento, Mario Malossini, presidente realizzato con il supporto della Tele- organizzazione di viaggi e della Provincia di Trento e Aldo Degaudenz, assessore prov.le

13 ottobre 2018 Bludenz, il Coro Valsella ed il Coro Bludenzer Sägerrunde

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sempre protagonista di incontri e concerti in Vorarlberg, e del coro locale Bludenzer Sängerrunde. Erano presenti, tra le varie autorità del Land, anche coloro che furono protagonisti della storia di questi 30 anni come: gli ex Presidenti del Land Herbert Sausgruber e Martin Purtscher e l'ex Presidente del Consiglio del Land Bertram Jäger. Per quanto riguarda la Valsugana erano

presenti gli ex sindaci di Borgo, Mario Dandrea e Fabio Dalledonne con le rispettive mogli, il sindaco attuale Enrico Galvan ed il sen. Aldo Degaudenz, come promotore degli incontri iniziali tra il Vorarlberg e la Valsugana, con la moglie e l’ex assessore comunale Matteo Degaudenz con la famiglia. In apertura del concerto, coordinato dall’assessore comunale di Bludenz Christoph Thoma, hanno portato il loro saluto ed apprezzamenti per i rapporti tra le due comunità: il sindaco di Bludenz Mandi Katzenmayer, il sindaco di Borgo Enrico Galvan, il presidente del Land Markus Wallner e Aldo Degaudenz, che ha ripercorso, per grandi linee, le iniziative del Comitato. Una S. Messa, celebrata il giorno sucLuglio 1992: Borgo Valsugana, gemellaggio con Bludenz al centro del coro Valsella da cessivo nella Chiesa sinistra, Bertram Jäger, presidente del Consiglio del Land, Heinz Wiedemann, sindaco

2 giugno 2012: Borgo, 20° anniversario del gemellaggio con Bludenz, scambio di omaggi tra Mandi Ketzmayer, sindaco di Bludenz e Fabio Dalledonne sindaco di Borgo Valsugana

di Santa Croce e accompagnata dai canti del Coro Valsella, ha concluso una manifestazione che ha saputo far rivivere, non solo una consolidata amicizia, ma ha fatto riemergere le emozioni, le storie ed i ricordi di un periodo che ha segnato il riavvicinamento di persone che, fino a quel momento, si ignoravano. Un sentito e sincero ringraziamento al Sen. Aldo Degaudenz per la gentile e cortese collaborazione e per le preziose informazioni giornalistiche e notizie storiche.

di Bludenz, Mario Dandrea, Sindaco di Borgo e Aldo Degaudenz, assessore prov.le

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Quando il

 di Franco Zadra

Barocco si fa Associazione

ENSEMBLE "GIROLAMO FRESCOBALDI"

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he cosa c’è di più “spirituale” della musica? Un termine che siamo abituati a tradurre come “etereo”, “inconsistente”, “impalpabile”, ma è anche vero, e su questo dobbiamo aprire bene gli occhi, o meglio le orecchie, che non c’è niente come la musica che possa aggregare, divenendo un forte “collante” sociale e producendo quello che si è soliti chiamare “tessuto sociale”. Sì! La musica rende più forte il tessuto della nostra società. È il caso, ma in Valsugana esiste un “universo” musicale tutto da scoprire, di Ensemble Girolamo Frescobaldi, una associazione nata come gruppo musicale nel 1975, molto attivo in Valsugana, trasformatasi poi in Associazione musicale, con sede a Civezzano. Presente sul territorio provinciale nella attività concertistica, e a livello nazionale, come

gruppo specializzato nella musica barocca cercando di valorizzare il repertorio per ottoni e organo. Con più di 600 concerti alle spalle, in tutta Italia, e numerose tournée all’estero (Francia, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Danimarca), partecipando a Festival e Rassegne internazionali. Ha inciso quattro cd in vendita sulle celebrate catene digitali iTunes e Spotify. Presidente e da sempre anima ed animatore della Ensamble è il M° Mario Caldonazzi, molto conosciuto e apprezzato a Civezzano per il suo impegno culturale, con Fabio Mattivi come vicepresidente e direttore, da sempre nel tessuto culturale e musicale perginese. «Parallelamente alla attività concertistica – spiega Mattivi - ci occupiamo di organizzare Convegni tematici e Rassegne organistiche collaborando con Regione TAA, Provincia di Trento, Comuni, e altre Associazioni. La nostra opera mira a salvaguardare e valorizzare gli organi delle Chiese del nostro territorio, strumenti importanti, di grande valore che devono essere preservati nel tempo e soprattutto riconosciuti e apprezzati dalla comunità. Per questo abbiamo organizzato diverse Rassegne come a Civezzano (Concerti mensili sullo storico organo Bonatti 1708), Festival Provinciali (in collaborazione con il Servizio attività culturali della PAT),

spettacoli nei Castelli provinciali (Castel Thun, Stenico, Ossana, Caldes, Castello del Buonconsiglio, e Pergine). L’attività preminente del gruppo è comunque la Rassegna “Antichi organi e strumenti della Valsugana” giunta alla XXVIII edizione che presenta una ventina di concerti annuali nel periodo estivo-autunnale. Da quest’anno abbiamo attivato dei Corsi musicali presso il nostro Laboratorio di Pergine sia per ragazzi che per adulti, con una facile e dinamica programmazione e organizzazione delle lezioni singole o di gruppo e promuovendo corsi collettivi a carattere tematico». Ci sono, per esempio, “Ascoltare la... musica”, un Corso di apprendimento e cultura musicale per adulti, e la neonata Orchestrando - Orchestra amatoriale della Valsugana, composta da una ventina di giovani e adulti che si ritrovano per mettere in campo le proprie esperienze musicali già consolidate. «In grado di proporre repertori di vario genere – conclude Mattivi - dal barocco al classico al moderno, la nostra Ensemble ha tenuto dei concerti molto apprezzati nella Rassegna “Antichi organi e strumenti della Valsugana”». Maggiori informazioni si trovano al sito ensemblefrescobaldi.it e sulla pagina Facebook ensemblefrescobaldi.

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 di Franco Zadra

Alessandro Dalsasso un «cervello di ritorno» Capita oggi, ancor più che in passato, che ci si muova per il mondo, si viaggi molto, e spesso capita anche che chi se ne va, poiché ha colto il momento propizio di risorse, di possibilità, o di voglia (quando non costretto da eventi o poteri esterni) poi non ritorni più, metta radici lontano da dove è nato e, chi si è visto s’è visto. Ma c’è anche chi, dopo anni vissuti all’estero e lontano dalle mura domestiche, ritorna carico di esperienza e con una visione del mondo del tutto diversa di quando era partito, candidato a essere quel “supplemento d’anima”, quella marcia in più in fatto di creatività che forse mancava nell’antico borgo che si era lasciato. È il caso (e non per caso) di Alessandro Dalsasso che sì, aveva deciso di trasferirsi definitivamente in Australia e invece ora è ritornato in Italia conservando quello spirito ed entusiasmo che lo aveva spinto a partire.

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ome tanti giovani aveva in sé il desiderio di viaggiare, e «dopo l’esperienza Erasmus – ci aveva detto Alessandro in una intervista di qualche anno fa - durante il periodo universitario, ho iniziato a pensare che la mia vita non avrebbe potuto essere limitata a un unico luogo. Negli anni successivi ho avuto esperienze, sia di studio che di lavoro in Spagna e Inghilterra, facendo crescere in me la passione per le lingue. Dopo aver conseguito il diploma DELE (Diplomas de Español como Lengua Extranjera) di lingua spagnola ho deciso che avrei dovuto migliorare anche la conoscenza dell’inglese. L’Australia era quindi una delle mete a cui guardavo con più interesse. Inoltre, vista la crisi economica che nell’autunno del 2008 ha colpito un po’ tutte le nazioni a livello globale, la nazione dell’emisfero meridionale era quella con la situazione economica più stabile. Così man mano che raccoglievo informazioni per pianificare al meglio il viaggio, l’interesse e la curiosità per questo incredibile paese diventava sempre più grande». Ma «la necessità lavorativa non era in cima alle mie priorità – spiegava al-

lora Alessandro -. Quando ho preso la decisione di partire gli effetti della crisi sull’economia italiana e soprattutto su quella trentina non si erano ancora fatti sentire e personalmente la mia attività di architetto libero professionista mi stava dando ottime soddisfazioni. Certo che guardandomi indietro credo di essere stato decisamente fortunato nell’intuire che l’industria delle costruzioni, come anche altri settori, avrebbe subito una forte crisi. Il mio era più un desiderio di migliorare il livello della conoscenza dell’Inglese e soprattutto di mettermi in gioco in un altro paese. Oggi dopo sei anni di vita ‘downunder’, questa per me è diventata decisamente anche una scelta di vita. L’Australia è un paese bellissimo con una popolazione estremamente giovane. Basti pensare che l’età media delle persone che risiedono a Melbourne è di 36 anni, quando in città come Roma e Milano è di circa dieci anni più alta. Inoltre la capitale del Victoria offre una vita sociale decisamente ‘vibrante’ viste le numerosissime iniziative culturali e sportive che vengono orga-

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Alessandro Dalsasso - Fuzhou

Ruofan Xie e Alessandro Dalsasso - Fuzhou

nizzate ogni settimana. A Melbourne, tanto per citare gli eventi più famosi, ci sono gli Australian Open di tennis, il Motomondiale, il gran premio di Formula 1, la Melbourne Cup (la seconda gara di equitazione più importante al mondo) e la finale del campionato di football australiano. Per capire l’importanza di questi ultimi due eventi basta dire che la città si ferma e viene proclamata la giornata

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partecipa all’annuale serata di gala del di festa in tutto lo stato. In aggiunta a tutto ciò ci sono in- Scg Group Australia, ospite del presinumerevoli caffè, locali e ristornati dente Ruofan Xie, durante la quale multietnici dove le persone trascor- vennero presentati i progetti già realizzati rono gran parte del tempo libero dal gruppo e le future collaborazioni con i partner australiani. durante tutta la settimana. Il dato che però potrebbe far meglio Fino a che quella che sembrava essere capire il perché non abbia ancora una scelta di vita definitiva prese una deciso di rientrare in Italia è che piega inaspettata. Melbourne anche quest’anno è stata A Brescia decidono di rifare il vecchio nominata la città più vivibile al mondo stadio Rigamonti costruito nel 1959. Nella città natale del console italiano a per il quinto anno consecutivo». Così la vita professionale di Alessan- Melbourne, Pierluigi Trombetta, si vuole dro decolla e colleziona successi e uno stadio moderno, compatto, da soddisfazioni in quel di Melbourne. 25mila spettatori, sempre a Mompiano Nel settembre 2015 viene invitato dove sorge l’attuale Rigamonti. Un prodalla Camera di Commercio Italiana getto che ha subito suscitato un forte di Melbourne e dal Governo dello interesse negli operatori australiani, Stato Victoria, a partecipare assieme perché Brescia è ritenuta baricentrica a una delegazione di architetti au- rispetto al Nord Italia e al Sud Europa, straliani, a un viaggio nelle città di a circa mezz’ora di treno da Milano. È così che viene coinvolta la ditta austraMilano e Verona. Titolo della visita era “Trade Mission liana iSteem Group, che si occupa delto Italy September 2015”, con lo l’organizzazione di eventi saporitivi e scopo di analizzare i parallelismi dal che tra l’atro ha organizzato nello stato punto di vista commerciale e architet- del Victoria la Targa Florio, famosissima tonico tra l’Italia e l’Australia e nello gara di auto storiche, e che per la specifico con lo Stato del Victoria, prima volta è stata corsa anche fuori per individuare quali strategie adottare dalla Sicilia. per migliorare la professione dell’ar- A questo punto il direttore di iSteem chitetto e sviluppare una forte rela- Group, John Caniglia, interpella anche zione commerciale e intellettuale tra il nostro Alessandro Dalsasso, che in qualità di rappresentante dello studio i due paesi. Nel gruppo erano presenti anche di architettura australiano “peckvonColin Brooks, allora sottosegretario hartel” rientra in Italia per occuparsi del premier del Victoria, e Luca Bot- della gestione del progetto a Brescia e tallo, ex segretario generale della per mantenere i rapporti con l’amminiCamera di Commercio italiana a strazione comunale della città lombarda. Ecco che assieme allo studio Liminal di Melbourne. Nel dicembre 2017 Alessandro vie- Elvio Brianese, che dirige il progetto ne invitato nella cittadina cinese di Fuzhou, capitale della provincia di Fujien, per tenere una conferenza presso l’ordine degli architetti dal titolo: ‘Minimalist Architecture: from its origin in the Modern Movement to the contemporary trends’. Nel corso di quel viaggio, Alessandro Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, John Caniglia e Alessandro Dalsasso - © New Eden Group


Delegazione Architetti Australiani - EXPO Milano

dall’altro capo del globo, inizia il cammino di questo ambizioso ed affascinante progetto. Un grande progetto che può certo far ritornare a casa anche chi si era costruito un’esistenza altrove, perché «una persona può viaggiare – diceva allora Alessandro Dalsasso-, vedere posti meravigliosi, conoscere persone stupende, fare esperienze inimmaginabili, ma alla fine della giornata il ‘porto sicuro’ rimane sempre la propria casa… perché le proprie origini sono un legame inscindibile che rimane per tutta la vita». La vita è sorprendente, sembra indicarci Alessandro che ha goduto sempre dell’appoggio incondizionato della famiglia. Come diceva, «Mi sento sempre italiano e orgoglioso di esserlo, pur vivendo in un altro paese. Ogni anno torno a casa e decisamente non ho chiuso le porte a un rientro definitivo. Spero di avere la possibilità di tornare e dare il mio piccolo contributo». Detto, fatto! Un “piccolo” contributo, grande come uno stadio, per ora, e nel futuro chissà!

Ricordo di famiglia- Alessandro con Papà Mario, mamma Giovanna e la sorella Federica

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I BOSCHI DELLA VALSUGANA DOPO LA

TEMPESTA A

lla fine di Ottobre su tutto il Nord Est si è abbattuto il maltempo. Tre giorni di pioggia e forti venti che hanno provocato ingenti danni in alcune aree del Trentino, compresa l’Alta Valsugana. Anche i Comuni di Levico, Caldonazzo e Calceranica fanno parte, che più chi meno, della lista delle località colpite, come raccontano Fabrizio Iori, Marco Marchesoni e Nicola Gozzer, custodi forestale nei tre comuni citati che più volte abbiamo incontrato sulle nostre pagine. “Se a Calceranica i danni dovuti al maltempo sono stati fortunatamente limitati, e a Caldonazzo piuttosto contenuti - ad eccezione della zona Spiazzo

Alto -, altrettanto non possiamo dire di Levico, dove soprattutto il forte vento ha fatto grandi danni”, ha spiegato Iori. Sì, perché il maltempo ha portato con sé non solo tanta pioggia, ma anche molto vento. “Di fronte all’emergenza collegata all’acqua che copiosamente ha ingrossato i fiumi e i rivi che scendono dalle nostre montagne, le opere ingegneristiche e di contenimento realizzate negli anni hanno mostrato di aver retto bene il colpo” hanno spiegato i custodi. Parliamo di briglie filtranti e para-bore che hanno fermato i detriti a monte, impedendone il pericoloso accumulo a livello di fon-

 di Elisa Corni

dovalle; idem dicasi per il rischio di esondazione del fiume Brenta che, ad eccezione di quanto accaduto a Barco nella giornata di domenica, non ha provocato i danni temuti. “Sul Centa e sulla Bretella – ha aggiunto Gazzer - molto lavoro è stato fatto anche dalle paratie d’uscita, che sono riuscite a mitigare la potenza dell’acqua e a trattenere i detriti”. Gli altri due osservati speciali della zona laghi erano il Rio Maggiore e, ovviamente, il Brenta. “La prevenzione è stata curata moltissimo dai Bacini Montani e i risultati si sono visti” ha dichiarato Marchesoni. Inaspettato è stato invece il forte vento, che ha letteralmente spazzato via centi-

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ALIMENTI SEC

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naia di ettari di latifoglie, soprattutto sulle Vezzene e in località Vetriolo. “Stimiamo che siano stati abbattuti cento mila metri cubi di legname” spiega Nicola, che ci tiene a precisare come queste siano assolutamente “stime molto approssimative e che solo il tempo ci potrà confermare”. Ma il timore che traspare dalla sua voce è che il disastro sia stato molto più ingente di quello che si può valutare ora. “È stata un’apocalisse - continua Marco - e girare per i nostri boschi in questo momento fa un po’ impressione”. A essere danneggiati sono stati soprattutto i boschi di latifoglia.

Al contrario di quanto accaduto lungo i corsi d’acqua, ben poco si sarebbe potuto fare per prevenire questo disastro. Se è vero che i nostri boschi sono stati fortemente colpiti dal vento, non bisogna invece credere alle voci allarmistiche riguardanti la fauna selvatica. “Fino a ora in nessuno dei tre comuni abbiamo riportato lo schiacciamento e la morte di animali selvatici. Bisogna tenere conto che hanno i sensi molto più acuti dei nostri e probabilmente si sono spostati prima che l’apocalisse si abbattesse”. Fabrizio ammonisce quindi chi si fida di fotografie false che girano in rete. Per avere un’idea delle dimensioni di questo disastro, bisogna rendersi conto che i cento mila metri cubi di legname abbattuto dal vento corrispondono a quanto solitamente tagliato in quindici anni di lavoro; il meteo è riuscito in una tale impresa in una sola, terribile notte. “Ora dovremo rimboccarci le ma-

niche - ha affermato Marchesoni - perché non avremo molto tempo per risistemare, tagliare, portare via il legname prima che si deteriori irrimediabilmente. In un paio d’anni speriamo di poter ripartire”. Sì perché, come dopo ogni disastro, ci si deve rialzare in piedi e ricominciare, anche se le difficoltà sono molte. Ad esempio il costo del legname, che già nei giorni immediatamente successivi il disastro era crollato del 40%. Ma i lavori di pulizia sono già cominciati. “Ci vorrà del tempo per tornare alla normalità, una decina di anni circa. Per avere i nostri boschi come prima dovremo invece aspettare almeno un paio di generazioni, ottanta o cento anni. Il paesaggio è, ahinoi, irrimediabilmente cambiato”.

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LEVICO TERME

LA BANDIERA HA 100 ANNI  di Mario Pacher

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a sezione del Fante di Levico Terme, in accodo con l’Amministrazione comunale, ha celebrato il centesimo anniversario della consegna del tricolore a Levico “Città Redenta” da parte della città di Rovigo, avvenuto nel novembre 1918. Le cronache del tempo raccontano di una grande solidarietà da parte di tutto il Polesine per aiutare anche economicamente le comunità del Trentino redento tramite un Comitato che si fece promotore della consegna della Bandiera d’Italia alla città di Levico. La Bandiera è tuttora accuratamente conservata nell’urna originale nell’ufficio del Sindaco della città di Levico Terme. In occasione del 70^ anniversario, il 13 novembre 1988, una delegazione di cittadini di Rovigo guidati dal sindaco Carlo Piombo, rese una visita ufficiale a Levico e per l’occasione venne affissa una targa marmorea in viale Rovigo. Ora, come affermano il presidente della sezione Fanti di Levico dottor Guido Orsingher e il primo cittadino dottor Michele Sartori, ”in occasione del centenario desideriamo dimostrare la gratitudine dei levicensi per il gesto del 1918 e possibilmente dare

inizio anche a relazioni fra associazioni d’Arma non solo occasionali ma durature nel tempo, magari anche con possibilità di scambi culturali, sportivi ed altro ancora”. E così domenica 11 novembre scorso, un pullman al completo è partito da Levico con a bordo il primo cittadino Michele Sartori e la sua vice Laura Fraizingher, il presidente dei Fanti di Levico Guido Orsingher, il neo eletto presidente del coordinamento delle Federazioni del

Triveneto Enzo Libardi, rappresentanti degli Alpini, della Croce Rossa, dei Carabinieri, Bersaglieri e Guardia di Finanza, ed ha raggiunto Rovigo dove ad attenderli c’erano le autorità comunali, rappresentanti dei Fanti e di altre associazioni combattentistiche e d’arma con i loro gagliardetti. Qui, dopo una breve sfilata capeggiata dai levicensi con il vessillo di “Levico Redenta” e l’alza bandiera in piazza del Comune, c’è stato un incontro presso quel Municipio dove sono stati ricordati gli eventi di un secolo prima quanto attraverso Rovigo la città di Levico, che ancora non era “Levico Terme”, divenne “Città Redenta”. Ha parlato per primo il vicesindaco di Rovigo Andrea Bimbatti, seguito dal primo cittadino di Levico Terme Michele Sartori e dal presidente dei Fanti di Levico Guido Orsingher, il presidente della Federazione dei Fanti di Rovigo Paolo Vaccaro e il consigliere nazionale Ampelio Spadon, l’ex sindaco di Rovigo Carlo Piombo e il vice prefetto Carmine Funcillo. Sono state poi deposte le corone al vicino monumento che ricorda quei Caduti e l’incontro si è concluso con un momento conviviale offerto a tutti i presenti dal comune di Levico Terme.

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20.000 miglia a vela tra quadri e libri Giovedì 13 dicembre, alle ore 20.30 a Caldonazzo, presso la Casa della Cultura, l'inaugurazione della mostra pittorica e la presentazione del romanzo di Luigi Ottogalli

 di Marco Nicolò Perinelli

"Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro".

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osì scriveva il premio nobel José Saramago, parlando del viaggio ed è una frase che ben descrive la vita Luigi Ottogalli, un uomo che nella vita ha fatto scelte controcorrente. L'ho conosciuto dieci anni fa, quando acquistai un libro che mi incuriosiva: "La rotta a zig zag. Incontri tra i naviganti degli oceani", un viaggio tra Pantelleria e Buenos Aires, passando per l'Africa, raccontato attraverso le persone e non una mera narrazione di luoghi e fatti. Affascinato da questo approccio al racconto, scoprii che, quando non era in barca, viveva tra le montagne del Trentino insieme alla compagna Silvia. Ho voluto subito conoscerlo e ricordo il primo incontro: gli occhi chiari incorniciati dal volto scavato dal mare e il sorriso aperto di chi si avvicina al prossimo con curiosità. Di sé stesso dice: " Poi-

ché ormai ho molte primavere – sono nato a Milano nel 1945 – ho per forza fatto molte cose nella vita: architetto a Milano e a Pantelleria - lo skipper professionista spupazzante allegri charteristi tra il Mediterraneo e i Caraibi - il gestore di centri ippici e agrituristici, nonché guida equestre e istruttore, in Emilia, nel Lazio e a Pantelleria - il viaggiatore

per mare, nell'oceano atlantico settentrionale, meridionale e nel mar Caraibico". Un vissuto che si trova nei suoi libri, a partire dal primo, il già citato "La rotta a zig zag", passando per "Un Porto un Racconto", in cui sono raccolti dieci racconti, giocati, tra fantasia e realtà, ispirati dalle navigazioni nel West Carribe effettuate tra il 2010 e il 2013 e "Dal Pampero agli Alisei", storia di una navigazione avventurosa, giocando a rimpiattino con le autorità del Brasile, compiuta tra il 2009 e il 2010, da Buenos Aires a Trinidad. Il suo ultimo lavoro, pubblicato a ottobre 2018, è un romanzo, “Il mistero della Kripta di Castellorizo” un racconto avventuroso dove il mare è ancora una volta protagonista, ma condito di mistero e con sconfinamenti nel genere "fantasy" ambientato negli anni'80. Un intricata trama

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che disegna la lunga rotta della goletta La Belle Etainne da Venezia a Kastellorizo, alla ricerca delle armi di San Giorgio. La ricerca condotta dalla bella ed enigmatica giovane bretone Viollaine e dal comandante italiano Marco, si concluderà, con un finale aperto, nella segreta cripta del monastero intestato a San Giorgio sull'isola di Kastellorizo. Le vicende in cui si mischiano verità storiche a tratti leggendari, si svolgono su itinerari effettivamente percorsi dall'autore con precisi riferimenti geografici.

Ma alla scrittura si affianca anche un'altra fortissima espressione artistica, la pittura. E proprio la pittura mi ha portato, ai primi di ottobre, a Palermo, dove ho partecipato al vernissage della sua prima esposizione, in un contesto straordinario come la Cala, il più antico porto del capoluogo siciliano, dove per primi i fenici sfruttarono l'insenatura naturale come riparo dalle intemperie del mare. E lì ho potuto vedere come le emozioni, le sensazioni dei suoi viaggi prendano vita nei colori e nelle impressioni dei suoi quadri, che saranno in mostra a Caldonazzo, grazie all'interessamento del Centro d'Arte la Fonte, a partire da giovedì 13 dicembre. "Anche la pittura – spiega

Luigi - viene da molto lontano, infatti ebbe inizio quando a sedici anni decisi d'interrompere gli studi classici per iscrivermi al Liceo Artistico di Brera. Fu quella per me un esperienza molto importante e significativa, sebbene poi al proseguimento di una carriera artistica predilessi la frequentazione e successiva laurea in architettura. L'esercizio della pittura non mi ha mai però completamente abbandonato, sebbene l'abbia lasciato quiescere per lunghi periodi, ma ora è l'attività a cui maggiormente mi dedico".

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IERI AVVENNE

A 455 anni dal

Concilio di Trento

 di Chiara Paoli

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ono passati ben 455 anni dalla chiusura, il 4 dicembre 1563, di quello che tutti conoscono come Concilio Tridentino o di Trento; meno nota invece la numerazione che lo contraddistingue, come XIX sinodo della Chiesa cattolica. Indetto da Papa Paolo III Farnese per rispondere alla diffusione della Riforma Protestante, venne richiesto in primis dallo stesso Martin Lutero nel 1520, ma ci vorranno molti anni, per giungere all’apertura dei lavori ed il teologo tedesco, morirà a due mesi dall’apertura del sinodo, il 18 febbraio 1546, senza vedere i frutti della controriforma. Non tutti sanno che nel 1537, la città prescelta per l’evento era stata Mantova, ma il duca Federico II, non volendo sostenere le rilevanti spese previste, fece mancare il suo appoggio. Ulteriori opzioni furono Vicenza e Ferrara, ma a causa

del conflitto tra Francia e Impero il Concilio viene rimandato. Dopo varie bolle papali e diverse vicissitudini, il Concilio si apre solennemente il 13 dicembre del 1545, III domenica di Avvento e giorno di Santa Lucia, nella cattedrale di San Vigilio a Trento.

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Principe Vescovo in quel tempo è Cristoforo Madruzzo, che accoglie in città i padri conciliari per questa prima fase, che vede i cardinali Giovanni Ciocchi del Monte, Marcello Cervini e Reginald Pole, quali legati pontifici, in rappresentanza del Papa. Tre illustri personaggi: i primi due saranno i successori di Paolo III al soglio pontificio, rispettivamente con i nomi di Papa Giulio III e Marcello II (morto dopo soli 23 giorni), mentre il terzo è ricordato come l’ultimo vescovo cattolico d’Inghilterra, cui seguirà la riforma anglicana. Tra il 1545 ed il 1547, si tengono le prime 8 sessioni, altre due si svolgono a Bologna, per evitare la peste e le ingerenze imperiali. Dopo questa prima fase, ne succedono altre due con rispettive sospensioni, a causa dei continui conflitti, tra il 155152 ed il 1562-63. Diciotto lunghi anni in cui fu segretario Angelo Massarelli, che nella città dimorò in una torre medievale a lui intitolata e fu autore di un diario in 7 volumi, oggi conservato nell'archivio segreto vaticano a Roma, fonte di primaria importanza per la conoscenza di questo “spaccato” di storia. A testimonianza di questo evento storico che vide la città di Trento al centro della Riforma della chiesa cattolica, rimangono anche diverse fonti iconografiche, alcune delle quali sono conservate ed esposte nel Museo Diocesano Tridentino. Le Sessioni Solenni in Trento si sono sempre tenute nel Duomo di San Vigilio, in un apposita sala conciliare, predisposta per l’occasione nella zona presbiterale,

Trento - Torre del Massarello

dove un tempo vi era il coro, in posizione sopraelevata. Unica eccezione la XXIII Sessione del 15 luglio 1563, che per il caldo eccezionale si tiene nella navata della cattedrale. Questa occasione è rappresentata in un quadro che il Museo possiede in copia e il cui originale si trova al Louvre di Parigi. Le congregazioni generali invece si tenevano in alcuni palazzi del centro città, salvo nell’ultima fase, quando essendo aumentati notevolmente i partecipanti, venne predisposta nella chiesa di Santa Maria Maggiore, una tribuna ad emiciclo che potesse contenerli tutti, come appare dal dipinto di Elia Naurizio. Il Concilio non riuscì nell’intento di ricomporre lo scisma e riunire la Chiesa, ma era necessario dare risposta a tutta una serie di domande sollevate dalla riforma protestante. In quegli anni sono stati quindi tratteggiati i confini di demarcazione tra la religione cattolica e le diverse forme di


protestantesimo che sono andate via via diffondendosi. 25 le Sessioni Solenni, che hanno prodotto 16 decreti Dogmatici, a partire da un invito per i Vescovi alla moderazione, riportata nella II sessione del 7 gennaio 1546: “…bisogna che i vescovi siano irreprensibili, sobri, casti, bravi amministratori della loro casa, … ognuno conservi, a mensa, la sobrietà e la moderazione nei cibi; e poi … si faccia sempre un po’ di lettura della Scrittura. Ognuno istruisca e cerchi di educare i suoi familiari, perché sfuggano le risse, il vino, la disonestà, la cupidigia; perché non siano superbi, né bestemmiatori o amanti dei piaceri. Fuggano, finalmente, i vizi e abbraccino le virtú; nel modo di vestire e di ornarsi, ed in ogni loro altra azione si mostrino onesti, come si addice ai servi dei servi di

Elia Naurizio - Congregazione generale del Concilio di Trento in S.Maria Maggiore - 1633

Dio.” (tratto dal testo divulgativo “I decreti del Concilio di Trento” su www.internetsv.info/Tridentinum.html) In risposta al protestantesimo, si ribadisce che la dottrina cristiana si basa sui sette sacramenti, la Vulgata viene eletta quale pubblicazione autorizzata e l’interpretazione delle Sacre Scritture rimane competenza della Chiesa. È in questa occasione che si ribadisce l’obbligo del celibato ecclesiastico e si stabilisce l'obbligo per i vescovi di risiedere nella diocesi a loro affidata, in ognuna delle quali deve essere istituito un Seminario. In contrapposizione alla teoria calvinista della predestinazione, si dipinge un’umanità libera di operare per realizzare il proprio destino e la propria salvezza.

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Coro Cima Vezzena,

PRESENTE!

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ogliere l’importanza del traguardo dei 35 anni del Coro Cima Vezzena dalla parte di chi vedrebbe meglio il festeggiare piuttosto la nascita di un nuovo coro, o l’arrivo di un giovane tenore a rimpinguarne le fila, è dare peso alla considerazione che il tempo che passa più che altro rappresenta un problema. I coristi invecchiano e si stenta a trovare nuove leve che garantiscano un sufficiente cambio generazionale, e il futuro appare incerto. Ma il Coro Cima Vezzena ha un motto, coniato da una grande anima femminile, Cristina Vettorazzi, che del Coro è patrimonio affettivo oltre che storico, «un coro che canta lascia un mondo migliore di come l’ha trovato». Questa bellissima frase fa riferimento in primis al presente, citando in seconda battuta un passato che, comunque sia stato, di fatto non esiste più, e un futuro carico di speranza che però non esiste ancora e del quale si può dire poco o nulla. Il 35° del Coro Cima Vezzena è un “presente” che si celebrerà (o si è celebrato in questi giorni) la sera del 8 dicembre al Teatro Oratorio di via Mons. Caproni. È il Coro qui e ora, in questo momento storico, presente alla sua comunità nella quale ha messo radici ed è cresciuto tra alterne vicende, fregiandosi di successi e superando prove, anche molto dure, che oggi lo vedono carico di Targhe commemorative come

di ferite, anche di quelle ancora da rimarginare. Ma si fa troppo presto a dire “Coro” e sono pochi quelli che riflettono sul grande valore relazionale che viene rappresentato per una comunità da quel gruppo di amici che decide di mettersi insieme e trovarsi a cantare. Già dire solo “trovarsi a cantare” non fa giustizia del tempo, della dedizione, della fatica che chi si impegna in un Coro spende a favore di un ideale armonico, di una concordanza di voci e registri musicali (e come distinguerli da registri comunicativi?) che in sé risulta unica e riconoscibile tra tutte le altre. Un ideale di comunanza e unità d’intenti che altrimenti non troverebbe espressione tanto esplicita, se non in pochissime altre associazioni. Per questo è giusto celebrare il 35° ricordando tutte le persone che hanno partecipato alla storia di questo gruppo, a cominciare dai presidenti, Stefano Acler, Danilo Avancini, Giorgio Avancini, Marco Fraizingher, Mario Miori, Fabio Recchia, con l’attuale Osvaldo Gabrielli; i Maestri, Luciano Vergot, Mauro Martinelli, Alberto Martinelli, Riccardo Baldi, e ora Salvatore La Rosa. Sarebbe il caso di nominare anche tutti gli ex coristi (ma chi ha cantato in un coro non diventa mai veramente ex), però sono quasi un centinaio e questo articolo diverrebbe un elenco telefonico.

 di Franco Zadra

Formidabile il momento, previsto durante la serata del 35°, dedicato proprio a loro, invitati sul palco a cantare assieme ai loro compagni ancora in attività, a dire una volta di più un sentito grazie per quanto hanno dato al Coro. Nominiamo solo quelli che “sono andati avanti”, ma che comunque sono sempre presenti nella mescola di voci espressa dal Cima Vezzena. Sono passati dall’altra parte che non è un altro luogo, almeno per due volte la settimana, diverso dal grande camerone di Barco dove ci ritroviamo (chi scrive lo fa da un lustro) per le prove. Sono, in ordine alfabetico, Alberto Martinelli, Augusto Valentini, Bruno Dandaro, Camillo Avancini, Danilo Avancini, Dario Rauta, Ennio Fanfarillo, Ferruccio Osler, Giorgio Avancini, Giorgio Bertoldi, Giorgio Gadotti, Jhoannes Marcelis, Luciano Vergot, e Marco Martinelli. Tra loro c’è chi è morto giovane, ma tutti sono rimasti giovani e non hanno più di trent’anni nella memoria della loro voce che vibra ancora d’emozione con le ugole degli attuali coristi. «Sempre presenti!», la formula più sintetica e concreta per dire “giovinezza” che ci fa concludere con un appello forte alla responsabilità dei giovani perché vengano a cantare, e non perdano questa grande opportunità di sperimentare la coralità, almeno per qualche tratto, come stile di vita e rimedio a molti malanni della società.

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Forte Verle Passo - Vezzena

Una storia antica

Di come la Piana di Vezzena passò dai Sette Comuni a Levico Terme  di Sabrina Mottes

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’altopiano di Vezzena si estende, tra prati e boschi maestosi, ad un’altezza di 1500 metri. Vi si pratica l’alpeggio e nelle numerose malghe si produce il famoso formaggio Vezzena. E’ possibile godere del suo paesaggio incontaminato in qualsiasi periodo dell’anno, concedendosi una rilassante passeggiata nella natura o un’escursione con gli sci da fondo sulle numerose piste che lo collegano a Lavarone, Folgaria e Luserna Millegrobbe. Il nome gli deriva proprio da “Wiesen”, cioè prati, da cui il cimbro Vesen divenuto poi Vezzena. Questo splendido altopiano è parte del Comune di Levico Terme, da cui dista circa 15 chilometri, e si raggiunge percorrendo la ripidissima e panoramica strada del Menador, oppure salendo a Vattaro e proseguendo attraverso le frazioni di Lavarone. Passo Vezzena - APT Valsugana

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Anticamente, i confini politici di quei territori corrispondevano con quelli geografici. Percorrendo la destra del Brenta fino a Santa Giuliana, salivano lungo il Rio Bianco a Monterovere e fino a Vezzena, che era parte dei Sette Comuni di Roana, Rotzo, Asiago, Gallio, Fosa, Enego e Lusiana. Questi ultimi, nel 1311, si erano costituiti in Federazione politica con proprio Statuto che fu abolito solo nel 1807, quando Napoleone li incorporò al Regno d’Italia. Zona strategica sia geograficamente che politicamente, di passaggio e confine in particolare tra Italia e Austria, la Federazione si mantenne indipendente per secoli, pur instaurando legami di fedeltà prima con Vicenza e poi con Venezia, che si impegnò a impedire che quei territori venissero annessi all’Austria. In cambio, i Sette Comuni si impegnarono nel controllo militare dei confini verso nord e spesso si distinsero per coraggio e intraprendenza in battaglie per la difesa delle

Il Vezzena di Lavarone

proprie terre e per impedire passaggi, calate, invasioni e sconfinamenti. Agli inizi del 1500, incoraggiati dalla disattenzione di Venezia, gli attriti con i paesi confinanti si accentuarono, indebolendo la Federazione. Folgaria era stata da poco ceduta all’Imperatore Massimiliano d’Asburgo, quando l’Arciduca Ferdinando d’Austria, conte del Tirolo, rivendicò l’unione di Lavarone e Brancafora con Luserna, Casotto e Riomalo sotto il dominio del principato vescovile di Trento. Il Vescovo Bernardo Clesio, concesse dunque l’investitura feudale su quella zona al Conte Trapp, signore di Caldonazzo e di Beseno. A quel punto anche Grigno e Levico, interessati ai pascoli e ai boschi dei Sette Comuni, inasprirono le scorribande per appropriarsi di parti di quei territori. Levico, che ambiva alle montagne di Costa e ai prati di Vezzena, tentò più volte di far suo l’altopiano, forte dell’appoggio del Vescovo di Trento, ma senza riuscirvi.


Nel 1535 si riunì a Trento una commissione per trovare una soluzione pacifica alla situazione che si era venuta a creare a causa delle dispute sempre più numerose. Ne trasse vantaggio Grigno a sfavore dei Sette Comuni, e questo accentuò ancora di più gli scontri tra confinanti. Nel frattempo i notabili di Levico, approfittando dei contrasti tra la Reggenza della Federazione dei Sette Comuni e il Comune di Rotzo, con abili trattative riuscirono ad indurre i decani di quest’ultimo a firmare il 18 aprile 1556, per un prezzo convenuto segretamente, un contratto di vendita dei territori di Vezzena e Costa e di una parte di Camporosato, detta Enghelaita. Si stabilì anche che, in caso di problemi, la responsabilità sarebbe stata tutta in capo a Levico e Rotzo ne sarebbe restato indenne. La Reggenza dei Sette Comuni dichiarò immediatamente nullo il contratto e, nel 1575, nominò il conte Francesco Caldogno come magistrato locale a difesa dei confini. Ma la mossa non diede grandi risultati e le tensioni aumentarono fino al 1584, quando alcuni boscaioli di Camporovere, sorpresi sulle Vezzene, vennero fatti prigionieri e portati al Castello di Selva. Venezia inviò allora Caldogno dal Vescovo di Trento per affrontare definitivamente la situazione giuridica dei confini contesi. Ma anche in tale sede non si ottenne che la restituzione dei prigionieri. Furono anni di grandi tensioni e ripetute dispute, finché nell’agosto del 1605, su richiesta dell’arciduca d’Austria Massimiliano, si riunì a Rovereto una commissione di cui facevano parte rappresentati del Principe Vescovo e dell’Arciduca, della Repubblica e, in veste di consigliere, il conte Caldogno. In quella sede venne ratificato l’accordo detto “Sentenza roveretana”, secondo il quale le posizioni strategiche di Costa e Vezzena vennero assegnate definitivamente a Levico con il parziale consenso di Vicenza, che nulla fece per evitarlo. Fu così stabilito per legge sul piano di Vezzena il nuovo confine politico tra Italia e Austria-Ungheria. E tale rimase fino al Primo conflitto mondiale, durante il quale l’altopiano fu teatro di durissimi scontri tra le due fazioni in guerra. BIBLIOGRAFIA: Trento, Archivio Storico presso la Biblioteca “Studi Trentini di Scienze Storiche – Rivista della Società di studi per la Venezia tridentina” –1959 – Annata XXXVIII fascicolo I – Temi Tipografia editrice Trento – Adolfo Cetto – Recensioni bibliografiche – Antonio Domenico Sartori: “Storia della Federazione dei Sette Comuni Vicentini” - Vicenza, L. Zola, 1956, 8° pp VII-318 “Storia della Federazione dei Sette Comuni Vicentini” - Antonio Domenico Sartori – Capitolo XVIII Confini contrastati (1524-1605).

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...e De marchi lo sa

H

o appreso delle dichiarazioni che Giovanni De Marchi ha rilasciato in merito al suo impegno mirato alla raccolta di fondi da devolvere a padre Paolo Angheben, missionario in Etiopia. Sono rimasto molto, ma molto, meravigliato, non solo per alcune sue affermazioni riferite a fatti e situazioni inesistenti, ma soprattutto perché ha omesso di citare, mi auguro senza alcuna malizia, l’Associazione di Solidarietà Sociale Altri Orizzonti (della quale sono presidente e lui è tutt’ora vicepresidente), titolare legittima della raccolta di fondi e contributi che anche De Marchi, in questi ultimi anni - in nome e per conto della nostra associazione - ha raccolto e utilizzato, sia per sostenere l’opera missionaria di padre Angheben o per realizzare, parzialmente o totalmente, importanti progetti e sia per concretizzare aiuti sociali di solidarietà. Ringrazio sentitamente De Marchi per

l’impegno profuso in Altri Orizzonti, ma l’urgenza di precisare alcune sue dichiarazioni e definire i confini del suo intervento, mi deriva (ne sono obbligato) dal rispetto per la mia Associazione e per le persone che con fiducia le affidano dei denari con l’intento che vadano a fare del bene. Il merito della raccolta e dei contributi donati al missionario di Vallarsa, non deve in alcun modo, per il rispetto che si deve a chi dona e a chi riceve, essere fonte di fraintendimenti e scadere in una mancanza di trasparenza a favore di personalismi autoreferenziali. Vero è, almeno fino al 2010, che De Marchi, in modo encomiabile, ha raccolto contributi spontanei per la missione di Padre Angheben, ma dal gennaio 2011, anno di costituzione di Altri Orizzonti, tutte le domande e le richieste di contributi sono state fatte (anche da lui) solo e solamente in nome di Altri Orizzonti. Lo stesso dicasi per le numerose

 di Armando Munaò

iniziative di raccolta fondi – come le campagne “Aiutaci ad aiutarli” che hanno permesso di posizionare, nelle attività commerciali di Borgo Valsugana, un totale di oltre 100 cassettine per le offerte (tutte con il logo Altri Orizzonti) e di raccogliere una considerevole somma di denaro. Va spiegato che, in caso di concessione di un contributo da parte di un qualsiasi Ente o Istituzione, il sottoscritto (legale rappresentante) ha il preciso compito di firmare tutta la inerente documentazione, rispondendone sul piano civile e penale, così che il donante possa versare il contributo concesso sul conto corrente bancario dell’Associazione. Non risulta che De Marchi abbia firmato un solo documento in relazione alle sue vantate donazioni. Gli riconosciamo, dal 2011, l’impegno profuso, secondo l’intenzione statutaria di Altri Orizzonti, nella ricerca di possibili donatori, vorremmo però ricordargli che non l’ha fatto a titolo personale, ma solamente in nome, per conto e su delega di Altri Orizzonti, identificandosi sempre come vicepresidente dell’associazione. Una strana dimenticanza la sua, poiché, ed è a conoscenza, che negli anni, tutte le domande e le moltissime lettere di richiesta contributo, alcune spedite tramite posta, altre consegnate a mano, certo, anche da parte di De Marchi, erano sempre redatte su carta intestata o su moduli logati Altri Orizzonti, obbligatoriamente siglati dal presidente. Ed era sempre il sottoscritto che prelevando dal c/c di Altri Orizzonti, (e c’è un motivo per il quale ribadisco il nome ogni tre righe) provvedeva a inviare tramite banca, o in contanti per le

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mani di De Marchi, in occasione di qualche suo viaggio in Etiopia (per la cronaca abbiamo anche contribuito quattro volte alle sue spese di viaggio), la somma parziale o totale necessaria alla realizzazione dei progetti etiopici (presentati, discussi e approvati in seno al Consiglio direttivo dell’Associazione), o per sostenere l’attività missionaria di padre Angheben o altre particolari iniziative . “Condicio sine qua non” è sempre

stata quella di richiedere a chiunque, a De Marchi, a padre Angheben, alla Missione Consolata Onlus Cooperazione Missionaria di Torino, dalla quale padre Angheben dipende, tutte le dichiarazioni di ricevuta timbrate e firmate. E le ricevute sono tutte, ripeto tutte, intestate ad Altri Orizzonti e al sottoscritto in qualità di presidente! Nessuna a nome del signor De Marchi. Quando poi sostiene di aver personalmente raccolto, da solo, fondi per la realizzazione della sala multifunzionale di Alemtena (vedi foto), per la sala mensa e per la riqualificazione del Reparto maternità della Clinica di Modjo, e per altre iniziative realizzate in Etiopia a vantaggio e sostegno dell'importante opera missionaria di Padre Angheben, sembra fantastichi di cose che non potrebbe, nè mai potrà, attribuirsi, almeno dopo il 2010. Alla raccolta fondi e alla realizzazione di tutte queste opere ha contribuito, parzialmente e in alcuni casi integralmente, Altri Orizzonti con i contributi ricevuti, dopo l’accettazione delle domande che anche De Marchi ha presentato, a nome e per conto

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dell’associazione, a privati, Enti e pubbliche Istituzioni. Se poi, stando sempre a quanto Egli sta dicendo, attualmente è in corso una sua raccolta fondi per la riqualificazione del reparto maternità della Clinica di Modjo, avverto chi fosse interessato che tale reparto maternità è stato completamente riqualificato, potenziato e totalmente ultimato nel 2016, grazie ai versamenti di 4.800 euro che la nostra associazione, destinataria delle richiesta di contributo, ha effettuato nel 2015/2016, tramite ns. c/c bancario, cui è seguita una ulteriore integrazione di 2.000 euro che De Marchi in data 27 marzo 2017 ha prelevato dal ns. c/c e inviato alla Missione Consolata di Torino con la seguente motivazione: “per la riqualificazione del reparto maternità della clinica di Modjo”. Reparto maternità che il riconoscente padre missionario, dopo il nostro impegno ufficiale di realizzare totalmente la riqualificazione, ha intitolato “Altri Orizzonti” e non certo “De Marchi” (vedi lettera di ringraziamento e foto della targa da noi realizzata a Borgo Valsugana e che De Marchi ha portato

con sè in occasione del suo viaggio in Etiopia). Per la cronaca il costo del progetto globale che Altri Orizzonti ha fatto proprio, prevedeva, (secondo il documento di richiesta in mio possesso datato 1 settembre 2014 e firmato da Padre Angheben), una spesa di circa euro 4.800,00, ben inferiori ai 6.800 euro da noi versati. Nelle sue affermazioni dichiara anche che l’ultima opera da lui realizzata è stata una cisterna in fibra di vetro. Io non so se tale struttura sia stata finanziata e costruita (secondo il progetto in mio possesso avrebbe dovuto essere realizzata tra luglio e agosto 2017), ma è certo che in data 15 ottobre 2017 ha inviato una lettera (su nostra carta intestata) a un importante Istituto di Credito di Trento per chiedere un contributo di 4mila euro per la cisterna e lo ha fatto scrivendo testualmente “omissis…nuovamente mi permetto di chiedere anche a nome del presidente Munao’ Armando e del direttivo della Associazione “Altri Orizzonti” la vostra


disponibilità…”. Nella stessa lettera riferendosi poi alla ristrutturazione del reparto maternità, lui stesso ammette e precisa, che ” omissis…tutti i lavori, compresa la sala di attesa per le partorienti, sono stati realizzati grazie anche al generoso contributo di codesta Banca”. E alla fine firma la lettera: Giovanni De Marchi, Vicepresidente “Altri Orizzonti” comunicando anche il nostro IBAN. E’ indiscutibile, quindi, che anche in questo caso, come le volte precedenti, ha agito in nome e per conto di Altri Orizzonti. Per continuare la disamina delle dichiarazioni demarchiane, sembrerebbe che nel suo terzo viaggio in Etiopia nel 2011 abbia portato con sè altri 9.600 euro (presumo in contanti) che sono stati donati dalla gente e dalle associazioni di Borgo e della Valsugana per la realizzazione di un centro giovanile, di un campo da calcio, due di pallavolo, uno di pallacanestro, e una chiesetta. Omette però, e non fa minimo cenno, di sottolineare che questi progetti, al di là dei 9.600

euro, sono stati realizzati usufruendo anche dei contributi versati da Altri Orizzonti. Sono il depositario di documenti, lettere, versamenti, distinte di prelievi bancari, ricevute, e ringraziamenti firmati da padre Angheben e dalla Missione Consolata Onlus a testimonianza dei numerosissimi nostri contributi ricevuti (circa 19mila euro in 7 anni di nostra attività). Una indiscutibile documentazione che conferma le motivazioni e l’uso in Etiopia dei nostri versamenti. Appare poi curiosa la modalità con la quale De Marchi avrebbe raccolto quei 9.600 euro, dal momento che in quel periodo non solo era vice-

presidente di Altri Orizzonti, ma di questa “considerevole” somma non ha mai fatto cenno a chicchessia. Se fosse, potrebbe aver contravvenuto ai principi statutari e societari della sua carica all’interno di Altri Orizzonti, operando oltretutto in palese concorrenza con l’associazione. Non so capacitarmi delle ragioni che sembrano sottendere a tale comportamento, di quel che appare (salvo smentite) un vantarsi a sproposito, e il perchè della voluta omessa citazione di Altri Orizzonti. Sinceramente non lo capisco, anche mettendoci tutta la buona volontà. Ciò che invece mi auguro è che borghesani e valsuganotti continuino, come hanno sinora fatto, a sostenere Altri Orizzonti che dal 2011, non solo ha operato a sostegno della missione di Padre Angheben, ma ha concretizzato e sostenuto altre importanti iniziative di solidarietà e di aiuto economico ai più bisognosi, a livello locale come nazionale.

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Perchè crediamo negli oroscopi, uno sguardo psicologico

Q

Di che

segno sei?

uante volte ci siamo sentiti rivolgere questa domanda e quante volte noi l’abbiamo fatta a qualcuno. A chiunque sarà capitato diverse volte nella vita di dare un’occhiata all’oroscopo sul giornale, su internet, in tv. Le fonti dalle quali attingere di certo non mancano. C’è chi lo fa per curiosità, chi non ci crede… ma tanto che male c’è… Chi un po’ si preoccupa e chi si compiace a seconda ovviamente di quello che viene riportato. Come mai l’astrologia piace tanto? Perché alla maggioranza delle persone piacerebbe vivere in un mondo prevedibile del quale in qualche modo poter avere il controllo, avere un certo potere sugli eventi futuri, non essere colti alla sprovvista. Ad esempio alcune persone ansiose, che proprio sull’imprevedibilità e sull’intolleranza dell’incertezza costruiscono il proprio malessere, potrebbero essere tranquillizzate dal conoscere in anticipo eventuali situazioni negative future. Stare nel dubbio per la maggior parte delle persone è difficile, leggere gli oroscopi può essere un modo rassicurante, oppure per qualcuno un sistema di deresponsabilizzazione per ciò che sarà: meglio affidarsi agli astri, così non è più un mio problema. Ci sono anche quelle persone che potrebbero vivere le previsioni dell’oroscopo in maniera rassegnata, viverle come qualcosa di inevitabile e quindi assumere un atteggiamento passivo, piuttosto che attivo, nei confronti del proprio futuro e quindi della propria vita. L’uso dell’astrologia avviene in maniera automatica inconsapevole, qualcuno attribuisce caratteristiche della perso-

nalità basandosi sui segni zodiacali: ha un carattere forte perché è leone, è uno scorpione testardo, è pignola come la vergine. D'altronde l’assenza di un vero contenuto nelle frasi fatte dell’astrologia si riempie di significati non appena la persona che ascolta pensa alla propria particolare situazione. L’intervento dell’astrologia potrà forse avere un effetto immediato che potrà sem-

brare rassicurante, ma alla lunga non farà altro che alimentare un pensiero magico non razionale che ci renderà sempre più inermi davanti alle difficoltà. Credo che imparare a contemplare di più il dubbio, lasciare andare il controllo che a tutti costi vogliamo avere sulla nostra vita, sia molto più funzionale per la nostra salute mentale a lungo termine. Sono i nostri comportamenti, le nostre azioni che spesso condizionano gli eventi della nostra vita, noi siamo gli attori principali della nostra vita e per questo abbiamo il potere di dirigerci in una direzione piuttosto che in un'altra.

 di Laura Fratini E’ importante sapere che il fatto stesso di credere o non credere conduce verso delle conseguenze ben precise, dal momento che, in virtù della profezia che si auto-avvera, le proprie aspettative, le proprie credenze, il proprio modo di comportarsi influenzano gli altri. Ad esempio, se credo che il mio compagno sia fedele, mi comporterò con lui con atteggiamenti amorevole, probabilmente sarò gentile, gli dedicherò attenzioni ecc… e questo mio comportamento non può che portare il partner a ricambiare l’atteggiamento e ad aumentare la probabilità che non si trovi nella condizione di desiderare un’altra donna. Così, il comportamento del mio partner mi confermerà che non ho nulla da temere e che le cose stanno andando bene, questo è un circolo virtuoso che contribuisce a creare i noi emozioni positive e quindi uno stato di benessere. Questo non vuol dire che ci sia qualcosa di male nel leggere l’oroscopo, può essere divertente e spassoso, ma cerchiamo di non fare come Ronald Reagan, l'ex presidente americano che quando era alla Casa Bianca, non prendeva mai un appuntamento senza aver consultato la sua astrologa di fiducia, proprio come una volta facevano re e imperatori, che prima di intraprendere qualsiasi azione di governo dovevano conoscere il parere delle stelle. Lasciate stare gli astri e affidatevi a voi stessi! La dott.ssa Laura Fratini è psicologa-psicoterapeuta Riceve su appuntamento: tel. 339 2365808 (laurafratini.psicologa@gmail.com)

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Un trentino nel Famedio di Washington

Padre Kino

 di Chiara Paoli

È

il 14 febbraio del 1965, quando la statua di padre Eusebio Francesco Chini, viene posta nella “National Hall of Statuary” di Washington, per rappresentare lo Stato dell’Arizona, entrato a far parte degli Stati Uniti d’America nel 1911. Un trentino, unico italiano, fra i padri fondatori della confederazione a stelle e strisce. Sul basamento la seguente iscrizione: “Explorer, Historian, Rancher, Mission builder and Apostle to the Indians”, parole che dipingono una personalità eclettica e molto attiva, vocata a Dio e al suo prossimo. Eusebio Chini, nasce a Segno di Predaia, in val di Non, il 10 agosto del 1645, in giovane età la malattia lo induce a chiedere la grazia a San Francesco Saverio, in cambio del voto. Entra a far parte della Compagnia di Gesù il 20 novembre del 1665, aggiungendo Francesco, come secondo nome in onore del Santo che lo aveva salvato. Dopo anni di studio e approfondimenti, vuole partire come missionario e viene inviato ad evangelizzare la Nuova Spagna. Ma prima di partire per il Nuovo Mondo, mentre era a Cadice in attesa dell'imbarco per l'America, a cavallo tra il 1680 ed il 1681, le sue doti astronomiche si fanno

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sentire con la minuziosa descrizione del passaggio di una cometa. E’ il 3 maggio 1681 quando parte da Siviglia, per sbarcare a Vera Cruz, stabilendosi inizialmente nella Bassa California, terra ancora sconosciuta agli europei e ritenuta erroneamente un’isola. Sarà proprio il missionario, che aveva intanto mutato il suo nome in un più ispanico Eusebio Francisco Kino, con le sue doti da cartografo a delineare i confini di questa penisola. Nel 1687 giunge a Sonora, per creare la prima missione cattolica della zona, abitata dalle popolazioni Pima. La sua umanità lo porta ad aiutare gli indiani, per migliorarne le precarie condizioni di vita. Quello che venne ribattezzato il "contadino nero", per il colore dell’abito che indossava, si sporcava le mani assieme a loro, per spiegare nuovi metodi d’allevamento, mostrare come dovesse essere lavorato il ferro e facendo conoscere nuove specie vegetali, adatte alla coltivazione. Inevitabilmente cresce la sua fama, e tutte le tribù indiane della zona accettano di buon grado questo gesuita, che dimostra un reale interesse per la comunità locale, che difende da ingiustizie e soprusi. Sarà uno dei pochi missionari a fare applicare la Cedula Real emessa dal Re di Spagna a protezione degli indigeni che si fossero convertiti, ma che nessuno applicava sfruttando la manodopera delle popolazioni autoctone nelle miniere d’argento e nelle facendas. Ben 27 furono le stazioni missionarie fondate dal trentino, che non fece mai ritorno in patria ma Magdalena Mausoleo Kino si stima abbia percorso nelle sue

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Famedio di Washington

molteplici esplorazioni a cavallo, un'area di 130.000 km². Padre Eusebio si spegne in quella che è stata ribattezzata Magdalena de Kino, il 15 marzo del 1711, qui oggi si innalza

Centro Culturale Padre Kino

un mausoleo a lui dedicato. La sua figura è stata oggetto di una sentita e profonda devozione popolare, eredità delle molteplici generazioni che si sono susseguite nei secoli. Riscoperte anche testimonianze scritte per mano dello stesso missionario; i suoi diari, intitolati “Favori celestiali di Gesù e di Maria Santissima”, rinvenuti negli archivi di Città del Messico e 95 sue lettere. Documenti che tracciano la sua storia ed il suo percorso di missionario, la cui memoria è ancora viva in Messico


e negli Stati Uniti, dove gli sono intitolate città, strade e monumenti. Nel suo paese natale, sono presenti due statue che commemorano la sua figura, quella ben visibile sulla statale 42 della val di Non, che lo vede al fianco di un indiano Pima e quella che si trova nella piazza del paese, a lui intitolata che lo ritrae nelle vesti di esploratore a cavallo. Alle spalle di questa seconda scultura bronzea, donata dalla città di Tucson (Arizona/USA), il Museo dedicato a padre Eusebio Francesco Chini, gestito dalMurales - Viaggi Missioni di Kino

l’omonima associazione, che opera per mantenere viva la sua memoria. Al suo interno testimonianze dell’epoca, scritti, carte geografiche, sestanti e strumenti del cartografo, ma anche numerose opere d’arte contemporanea, che testimoniano la grande devozione di cui è ancora oggi oggetto padre Kino. L'arcidiocesi di Hermosillo in Messico, ha fatto richiesta per l’avvio del processo di beatificazione che è tuttora in corso. Bellissime le parole di Bonifacio Bolognani, padre francescano che ha approfondito lo studio della figura e dell’operato di padre Chini: “Alcuni uomini illustri incidono nella storia con la forza del loro pensiero, altri con la dinamica delle loro opere e vengono ricordati dalle generazioni future. Eppure ve ne sono alcuni che, per inspiegabile destino, sono dimenticati. È il caso di Eusebio Chini la cui opera fu

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rivalutata all’inizio di questo secolo da parte di storici americani. Questa scoperta degli storici ha sorpreso un po’ tutti noi nel Trentino ed in Italia, poiché lo avevamo dimenticato del tutto. La sua dimensione di missionario, storico, scrittore, geografo è davvero sorprendente. Padre Chini oggi fa storia, il suo nome è leggenda”. Per info sull’associazione ed il Museo: http://www.padrekino.org/ Si ringrazia Alberto Chini per le fotografie.

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l narcisismo al giorno d’oggi è una tendenza sempre più comune tra le persone, anche a causa della società in cui viviamo, dove crescono dei ragazzi con principi creati dal consumismo, che li spingono a diventare sempre più egocentrici, narcisisti ed a incentrare tutte le energie su sé stessi.

Primo principio: “Tutto e subito”. Gli scrittori Cristina Cattaneo e Claudio Torrero nel loro libro “Tornare a educare” sostengono che viviamo in un mondo dove la disponibilità di merci è immediata e questo fa credere ai ragazzi che la vita non riservi alcun tipo di problema e che tutto sia risolvibile ed accessibile in pochissimo tempo, creando in loro la percezione che il mondo ruoti attorno all’ego. Famiglie distrutte, società ingannevoli e relazioni false fanno si che nascano generazioni chiuse in loro stesse, sui loro bisogni e desideri, ma allo stesso tempo inconsapevoli di essere egoiste e narcisiste. Tutti questi elementi fanno si che ognuno si crei una visione distorta della realtà che lo circonda, basata sull’io sull’apparenza. Secondo principio: “Tutto fumo e niente arrosto”. La nostra società si basa sull’apparenza. D’altronde, l’aspetto esteriore, la presentazione di ognuno di sé, è il primo elemento con cui le altre persone valutano un soggetto e lo giudicano. Questa sensazione di essere continuamente sotto valutazione ha spinto, anche se spesso inconsapevolmente, molte persone al narcisismo. Terzo principio: “Il fine giustifica i mezzi”. L’ambizione aiuta le persone a raggiungere i propri desideri e progetti, ma spesso questa può prendere una piega narcisista, spingendo i singoli a calpestare altri per arrivare sempre più

in alto, ponendo l’io al centro, sempre e comunque al primo posto. La società pone questi individui su un piedistallo, premiandoli, pagandoli profumatamente, riconoscendoli come dei, trasformandoli in perfetti “modelli” di narcisismo.

Quarto principio: “#IO”. Il mondo dei social, la cui colonna portante è l’apparenza, ha come emblema il selfie. Questo ha contribuito ad aumentare in maniera esponenziale il culto della propria persona, creando un nuovo tipo di narcisismo: il narcisismo digitale. Questo si basa sul continuo bisogno di approvazione che può essere soddisfatto solo attraverso i “like”. Secondo il filosofo contemporaneo Umberto Galimberti, che espone il proprio pensiero nel libro “L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”, questa esigenza di pubblicare l’intimo quotidiano proviene dall’esempio che ogni giorno ci viene dato con le pubblicità; solo mettendoci in mostra abbiamo la sensazione d’esistere.

 di Irene Chin stile di vita, ma hanno avuto alcune conseguenze negative. La tecnologia ci ha trasformati, non ci accorgiamo che anche se abbiamo la possibilità di chiamare chiunque in qualsiasi momento, siamo sempre più soli, egoisti e narcisisti. Lo specchio che solitamente è uno strumento che riflette una realtà immutabile, per il narcisista si trasforma in un migliore amico, dove leggere solo quello che vuole vedere; così lo specchio diventa una prigione dove gli occhi mostrano una realtà distorta che ha al proprio centro la persona stessa. Come scrive il giornalista Massimo Recalcati “il mondo che è apertura illimitata alla differenza rischia di ristringersi, di ridursi sterilmente alla superficie asettica dello specchio”.

Quinto principio: “Sempre connessi e mai in contatto”. Non possiamo negare che l’entrata dei nuovi mezzi di comunicazione nelle nostre case non abbia semplificato il nostro

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Tradizione e tenacia nell’imprenditoria giovanile la

MALGA ZOCHI STEFANO

 di Veronica Gianello

DI

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ensate a un alpeggio di montagna, alle giornate d’estate dove, lassù, si respira aria buona, fresca. Pensate allo scampanellare del bestiame. Pensate a qualcosa di genuino, a delle mani che lavorano, al gusto vero del formaggio ancora caldo. Pensate a chi guarda, a chi osserva, a chi in silenzio contempla e sospira ai suoi monti. Non immaginate forse un anziano dalla folta barba bianca? Eppure, per fortuna, ci sono delle belle eccezioni: a portare avanti con orgoglio e tenacia la tradizione capita di trovare giovani pieni di ener-

gia, di talento e di amore per il territorio. Un caso tra i diversi che troviamo in Valsugana è quello di Stefano Trentinaglia, classe 1990, che sta concludendo la sua prima stagione da casaro di Malga Zochi. Stefano aveva da sempre il sogno di gestire un’azienda agricola biologica. La passione e la dedizione l’hanno portato ad avvicinarsi ad alcuni docenti dell’Istituto di S. Michele che, apprezzando il suo desiderio di fare, gli hanno affidato un primo e ambizioso progetto di rivalorizzazione di una proprietà della Curia. Questo primo successo gli ha permesso di aprire e amministrare la società multifunzionale Maso Baron: un occhio di riguardo al valore biologico, ma anche al sociale.

Quanto è cambiato il mondo dell’imprenditoria oggi? Non ci sono garanzie, spesso, al contrario, ci sono ostacoli che inizialmente sembrano insormontabili. Il mondo delle cosidette startup è quantomai ambiguo: regole, vincoli e burocrazia; questo fa ancora più onore ai giovani imprenditori che da un’idea nella testa riescono a creare una professione. Ancor più rincuoranti sono i dati delle nuove imprese: più della metà hanno un forte legame con il nostro territorio. Attenzione che lo stesso Stefano pone al centro del proprio lavoro. Eppure, questa scelta comporta grandi sacrifici, come molti altri lavori, del resto. Com’è la giornata tipo di Stefano? “Sveglia alle 5, caffè e mungitura delle vacche, colazione tutti assieme, poi, nel “casèlo”, inizio con la mia specialità: la trasformazione del latte. Nel pomeriggio mi dedico alla pulizia e alla manutenzione. Faccio il mio giretto per il pascolo per osservare la mandria fino ad arrivare alla mungitura della sera. Oltre a questo mi interfaccio con le persone: ospiti e visitatori della malga, che passano per vedere il nostro lavoro”. Al lato più piacevole del lavoro si aggiungono le ore passate “tra le carte”. Eppure Stefano rifarebbe senza dubbio questa scelta, forte di una prima stagione conclusa in modo molto positivo, supportato da una squadra competente e attenta e con uno sguardo già al futuro che prevede, dopo i lavori di chiusura della malga, dei corsi di formazione professionalizzanti. Il numero delle start-up che falliscono entro i 5 anni sono in calo; dato che ben si accompagna invece all’aumento della richiesta di formazione in ambito

imprenditoriale. Quest’ultimo punto è essenziale: per creare un’impresa non basta essere formati in un ambito d’interesse, è fondamentale tenersi aggiornati, conoscere il mercato e le proprie attitudini. Esistono infinite modalità di creazione, è necessario quindi capire quale forma giuridica si adatti meglio al noi, per poi redigere un piano, cercare sostenitori e buttarsi nell’immenso mare di adempimenti burocratici. Concretezza e flessibilità sono alla base della buona riuscita del nostro progetto: una bella idea, insomma, non basta. Ed ecco che quindi, alleggerendo un po’ questo cinismo cronico che opprime lo spirito imprenditoriale giovanile, possiamo, con consapevolezza e serietà, inseguire i nostri sogni. “Il mio augurio è quello di arrivare con la barba bianca sempre in attività con la mia malga”— dice ancora Stefano—e avere la conferma che il mio lavoro continua a piacere”.

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L’amministratore di sostegno (A.d.S.) È

una figura introdotta con la legge n. 6 del 2004 con l’obiettivo tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana. Questa misura pone al centro la persona fragile (es. persone anziane con patologia, persone con disabilità, con disturbo psichiatrico, persone con un problema di dipendenza da alcol, da sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo, ecc.) con un ruolo dell’A.d.S. di accompagnamento promuovendo le capacità e le risorse della persona, laddove presenti, senza dimenticare la centrale importanza del coinvolgimento della persona stessa, della famiglia, della comunità e dell’as-

sociazionismo. Sono ormai trascorsi quasi 5 anni da quando la Comunità Valsugana e Tesino e l’APSP “San Lorenzo e Santa Maria della Misericordia” di Borgo Valsugana, in collaborazione con l’Associazione Comitato per l’Amministratore di Sostegno in Trentino, hanno iniziato a occuparsi dell’istituto dell’amministrazione di sostegno nel nostro territorio prevedendo l’apertura di un Punto Informativo a cadenza mensile a Borgo Valsugana ogni secondo mercoledì del mese, dalle 10.30 alle 12.30, presso la sede della A.P.S.P. San Lorenzo e Santa Maria della Misericordia, con la presenza dell’Associazione Comitato per l’Amministratore di Sostegno in Trentino.

Lo stesso personale dell’A.P.S.P. garantisce una seconda apertura, nel medesimo orario, ogni quarto mercoledì del mese, ed è disponibile telefonicamente al numero 0461/754123. Il Punto Informativo è uno spazio dedicato al cittadino in cui può ricevere informazioni e un supporto sia in una fase antecedente sia in una fase successiva alla nomina di un A.d.S.. Per maggiori informazioni è possibile telefonare al numero 333.8790383 o scrivere all’indirizzo email info@amministratoredisostegnotn.it oppure visitando il sito: www.amministratoredisostegnotn.it dove sarà possibile scaricare la Guida Informativa all’Amministrazione di Sostegno in Trentino e verificare le aperture dei Punti Informativi provinciali.

Due libri per raccontare la Valsugana

al tempo della guerra

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n contemporanea con le mostre “Guerra in Valsugana - Logistica dietro il fronte” Piazza Vecchia a Caldonazzo e “Valsugana 1915-1918” al Forte delle Benne, le associazioni Fotoamatori di Pergine e Forte delle Benne di Levico presentano due volumi, editi da Curcu e Genovese, che restituisconouno spaccato della Valsugana durante la Grande guerra attraverso due mezzi differenti. Il primo è la fotografia, protagonista del primo dei due volumi: “Ieri e oggi Fotografia e territorio in Alta Valsugana” che raccoglie quarantotto coppie di immagini: una in bianco e nero e una a colori. La particolarità del volume è in-

fatti il fatto di presentare lo stesso paesaggio o soggetto a cento anni di distanza. Per realizzare il libro, infatti, gli storici dell’Associazione levicense hanno per prima cosa raccolto materiale fotografico; lo hanno selezionato e catalogato. A quel punto è stato il turno dei fotografi perginesi di mettersi all’opera: sono infatti andati alla ricerca degli stessi luoghi immortalati dalle macchine fotografiche di un secolo prima, cercando di riprodurli quanto più fedelmente possibile. “cit Nicola”. Uno spaccato unico di come il nostro territorio sia cambiato nel complesso, ma che alle volte è rimasto uguale a un secolo fa. Di tutt’altra pasta è il secondo volume, d’impianto strettamente sto-

rico-scientifico e curato dallo storico Gustavo Corni, ex docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Trento e da poco andato in pensione. “virgolettato”. Il volume raccoglie infatti il lavoro dei ricercatori che hanno collaborato al progetto, facendo ricerche d’archivio dalle quali sono scaturiti i sette saggi che compongono il volume fresco fresco di stampa. E così si parla di come la politica abbia affrontato la preparazione alla guerra; della convivenza tra civili e militari; dei sistemi di rifornimento su strada, rotaia e fune; di spionaggio militare, di cartografia e, infine, di aviazione.

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Un mondo migliore a Carzano lo fanno le donne L

’associazione “Donne di Carzano”, costituitasi nel lontano aprile 1999, non ha scopi di lucro e persegue finalità ricreative, culturali, socializzanti e benefiche; si propone, inoltre, non tanto di “insegnare”, ma prima di tutto di imparare e far conoscere alla comunità e all’esterno di essa antiche e nuove manualità, oltre che il recupero e l’apprendimento di attività tra le più varie. Composto da socie effettive, da socie sostenitrici, e da un direttivo, il gruppo si definisce «aperto al dialogo, alla condivisione. Chiunque può portare la sua esperienza a favore dell’associazione o proporre attività o corsi anche con l’intervento di esperti esterni». «I nostri incontri – dice una esponente dell’associazione - nella sede allora assegnataci dall’Amministrazione Comunale nell’ex scuola primaria del paese, si svolgono in un clima sereno, dove consigli e critiche costruttive sono preziosi, per “fare” meglio, e arricchiscono il gruppo che lavora in sintonia d’intenti.

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La collaborazione, il sostegno, il rispetto reciproco, e la condivisione di idee fanno parte del nostro “modus operandi” e le ore trascorse insieme risultano piacevoli, anche se intense». Questi appuntamenti aperti - chiunque lo voglia può farne parte -, costituiscono

di fatto una preziosa opportunità di socializzazione, in particolare in un piccolo centro dove, a volte, mancano stimoli e occasioni per incontrarsi. Il gruppo è molto attivo e nel corso degli anni ha offerto corsi e serate di

lavoro imperniate sulle più svariate tecniche quali il ricamo, lo Stencil, nonché il decoupage, particolare tecnica decorativa. «Abbiamo imparato – continua la referente - a creare bambole di pezza come una volta, aderendo alla proposta dell’Unicef, confezionando le “Pigotte” di tradizione lombarda, la vendita delle quali ha permesso la fornitura di vaccini a bambini del cosiddetto terzo mondo. Fra le esperienze va ricordato inoltre il concorso di pittura rivolto a bambini da 6 a 12 anni che, con successo, si è tenuto per ben cinque volte, a scadenza biennale. Il nostro programma ricco e vasto, però, non si è fermato qui: abbiamo prodotto in questi anni manufatti di vario genere, molti dei quali in legno, o recuperando materiali, sempre all’insegna del buon gusto, della precisione, e della cura nella loro realizzazione. Per diversi anni si è organizzato un corso di ginnastica dolce nella palestra del nostro polifunzionale, e a tutt’oggi


si tengono, con regolarità, attività di ballo di gruppo con numerose adesioni. Non sono mancate gite sociali e culturali. I nostri fiori all’occhiello, però, sono il mercatino di Natale e il presepio ligneo. Il primo viene predisposto con i manufatti da noi prodotti e con i ricercati ceppi e corone natalizie, offerti ai nostri sostenitori, assidui e affezionati, provenienti anche dai paesi limitrofi, dato lo

scopo benefico. Il secondo, allestito nel giardino della canonica, negli anni è andato via via arricchendosi di personaggi e animali, frutto, in particolare, del lavoro di Tullia Fontana, la nostra presidente e artista. Con gli introiti delle proposte attivate, abbiamo sostenuto, ovviamente, vari progetti benefici e umanitari. L’adozione a distanza di bambine in paesi in cui la donna viene ancora emarginata; gli studi professionali in campo infermieristico di una ragazza etiope; un progetto di agricoltura organica della Casa do Camino, un orfanotrofio a Rio de Janeiro, dove tutti i bambini e gli adolescenti ospitati partecipavano attivamente per avere loro stessi una maggiore varietà nella dieta alimentare e per poter vendere i loro prodotti per nuove attrezzature e per ampliare il progetto stesso. Sono state aiutate anche

famiglie sul nostro territorio e la “San Vincenzo” di Borgo. Dei fondi sostanziosi sono andati anche alla nostra parrocchia per la ristrutturazione della chiesa, ai padri missionari che conosciamo e che operano in zone disagiate dell’Africa per realizzare pozzi e fornire di banchi una scuola. In questi ultimi anni abbiamo elargito un contributo anche a “Medici senza frontiere”, alla Fondazione Trentina per la ricerca sui tumori (Ftrt) e alla associazione Ail Trentino (associazione contro le leucemie, linfomi, e mieloma). Siamo consapevoli che il nostro aiuto a questi progetti è una goccia nell’oceano, ma intanto ci siamo, non rimaniamo indifferenti alle difficoltà e ai problemi degli altri e anche chi ci sostiene concretamente con generosità e sensibilità, gratificandoci del nostro lavoro, sa di aver contribuito a migliorare la vita di tanti sfortunati, sa di aver compiuto un atto di solidarietà per costruire quel mondo migliore che sempre più spesso sogniamo, dove povertà, dolore, malattie, ignoranza, ed egoismo dovrebbero essere banditi».

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tisana L’ANGOLO DELLA  di Veronica Gianello

SAPPIAMO COSA BEVIAMO? D

al più tradizionale tè nero tardo pomeridiano, alle “miracolose” tisane detox: drenanti, energizzanti, rilassanti, e chi più ne ha più ne metta. Insomma, è chiaro: idratare il corpo è essenziale. Ma sappiamo davvero cosa beviamo? Un’erba vale l’altra? Per trarre benefici dallo sconfinato mondo delle infusioni è bene conoscere le caratteristiche di ognuna. Nei mesi freddi più che mai, tenere tra le mani una tazza bollente da sorseggiare lentamente è una coccola per molti irrinunciabile, un piccolo momento di benessere che profuma d’inverno. Un tempo si preparavano in casa: si raccoglievano bacche ed erbe nei mesi più caldi, si lasciavano poi seccare per essere sminuzzati, conservati e utilizzati all’occorrenza, e la saggezza delle nonne sapeva sempre quale vasetto in credenza fosse più adatto per ogni situazione. Oggi, purtroppo, questo sapiente rituale si è perso, ma si ricerca sempre lo stesso magico effetto. “Keep it simple”, direbbero gli inglesi, “rendi le cose semplici”. Invece di assortimenti casuali, prodotti troppo lavorati e addensati, meglio una letta alle etichette, per i tè in bustina, o un suggerimento dall’er-

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borista, quando in bottega annusate gli aromi dai vasi di latta per compiere scelte più consapevoli. La grande moda dello zenzero, ad esempio, ha visto la comparsa di questa radice in molti prodotti quotidiani. Le sue proprietà antisettiche, digestive e stimolanti sono certamente alleate della salute, ma se lo scegliete per aiutare la digestione, non assumetelo la sera! La sua caratteristica energizzante ed eccitante non concilierà il vostro sonno. Altresì da evitare se soffrite di gastrite e colon irritabile: le sue proprietà affaticano le muscolatura dell’intestino. Valide alternative per rilassarsi e aiutare una corretta digestione possono essere la radice di genziana o la verbena. Con i primi malanni di stagione è il caso di farsi amiche cannella, eucalipto, salvia e malva: le loro forti proprietà decongestionanti daranno sollievo a raffreddori, tossi e rafforzeranno le vostre difese. Non a caso, l’eucalipto si trova spesso anche in forma di olio o crema per la sua azione fluidificante e antinfiammatoria. Altra grande moda è certamente la tisana al finocchio, che in effetti è giustamente nota per le sue proprietà di regolazione intestinale e per i disturbi causati dall’aerofagia (anche nei neonati). Le tisane detox altro non sono che delle erbe detossinanti o drenanti che aiutano la naturale eliminazione delle tossine in eccesso. Tarassaco, cumino e coriandolo sono solo alcune tra le molte destinate a questo scopo. Si-

mili, ma ancora più commercializzate sono le tisane dimagranti. Ma cosa sono in realtà? Sono piante o bacche come mate, karkadè o menta che agiscono grazie alle loro proprietà termogeniche: aiutano ad aumentare il metabolismo permettendo così di bruciare più facilmente le calorie. Purtroppo il sistema di vendita estremizza le caratteristiche di questi semplici prodotti, prendendo una loro peculiarità e trasformandola in qualcosa di magico, perfino miracoloso. Le tisane sono un momento di tranquillità e piacere? Bene, allora va apprezzato per quello che è, e sfruttando al meglio con qualche semplice accorgimento. Se cercate invece il rimedio ai mali del mondo, la soluzione ai vostri problemi e la tisana diventa un momento ossessivo e stressante, lasciate perdere. Le tisane possono aiutare, possono essere alleate del buon funzionamento dell’organismo; ma non possono né mai potranno sostituire uno stile di vita sano basato su alimentazione equilibrata e movimento, prima che su qualsiasi altra teoria di moda passeggera.


Cinque diari inediti di

PROFUGHE LEVICENSI

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’Associazione Culturale Chiarentana di Levico Terme ha presentato lo scorso 4 dicembre la sua ultima pubblicazione: “Questo sforzato esilio - Voci di donne di Levico”. In questo volume, realizzato con il Comune, i curatori presentano le scritture private e inedite di quattro donne le cui vite furono stravolte dalla guerra, e la ripubblicazione a cura di Quinto Antonelli e Silvia Mattivi di un diario, quello di Maia Croce Avancini, già pubblicato ma che in questa pubblicazione trova uno spazio tutto originale. Il lavoro dei curatori del volume è stato duplice: da un lato si sono infatti raccolte queste testimonianze, mentre dall’altra si è voluto dare alle protagoniste, ognuna con le sue caratteristiche e la propria personalità, uno spazio in grado di restituire la loro complessità. Questo tanto da un punto di vista grafico (a ogni donna corrisponde una veste estetica ben distinta) quanto nella ricostruzione delle loro vite. Infatti, ogni documento è introdotto da una biografia, frutto delle ricerche attuate dal team di appassionati. L’idea nacque sul finire del 2014, quando Carolina Cattoni, membro dell’associazione, raccontò di avere per le mani un diario di una profuga che ancora nessuno aveva visto. “Si pensò subito a una pubblicazione, anche per quanto raccontato dalla profuga Romana Carotta nelle Paine struggenti del suo manoscritto”, spiega la ricercatrice. Ma a dare corpo al progetto fu, un anno dopo, l’occasione di pubblicare anche il diario di Anna Pasquini, che all’epoca era a disposizione dell’allora presidente Luciano De Carli, cui il volume è dedicato. Durante un viaggio in Moravia organizzato da Chiarentana fece infatti leggere a Nirvana Martinelli, coautrice del volume assieme a Leonardo Vinciguerra, le scritture di Carlotta Bampa . Ad arricchire ulteriormente il progetto arrivarono in ordine il diario di Bianca Valentini e infine nel 2017 quello di Carlotta Bampa ritrovato da Franco Frisanco. Il volume, ricco di spunti e dettagli, offre uno spaccato sulla vita di cinque donne profondamente diverse ma unite da un destino tristemente comune. (E.C.)

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PADRE ALMIRO FACCENDA, RELIGIOSO DEGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE

Il «TARCISIO» delle Alpi

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cinquant’anni dalla morte il «Tarcisio delle Alpi» è tornato a Torcegno. Così era chiamato padre Almiro Faccenda, religioso degli Oblati di San Giuseppe, congregazione fondata ad Asti da san Giuseppe Marello. L’appellativo di «Tarcisio», nome che ricorda il giovane martire dei primi anni del cristianesimo a Roma che morì per difendere l’Eucaristia che stava di nascosto portando a dei prigionieri, venne dato ad Almiro Faccenda perché protagonista di quello che ancora oggi viene chiamato «il fatto eucaristico». C'era anche la nipote, Maria Cecilia Faccenda, arrivata da Buenos Aires, in Argentina, a salutare il ritorno dell’urna con i resti dello zio. Il «Tarcisio delle Alpi» ora riposa nel piccolo cimitero del paese dove era nato il 21 ottobre del 1908. Parliamo di un religioso, diventato famoso in quanto protagonista del «fatto eucaristico» accaduto il 19 novembre del 1915 in paese. Da pochi mesi era iniziata la Prima Guerra Mondiale. Torcegno si trovava proprio lungo la linea di combattimento tra l’esercito austroungarico e quello italiano. Tra arresti e arruolamenti forzati non furono risparmiati neppure i sacerdoti. In pochi mesi,

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per ben due volte Torcegno vide i propri parroci portati via dalla guardie austriache. Quando fu arrestato don Guido Franzelli si ricordò che nel tabernacolo vi erano molte ostie consacrate. Convocò il sagrestano Giacomo Campestrin e gli disse che l’indomani mattina alle 5 avrebbe dovuto far distribuire la comunione a tutti i paesani per evitare possibili profanazioni da parte dell’esercito austriaco. Almiro fu il prescelto. Aveva 7 anni (era nato il 21 ottobre 1908) e da poche settimane aveva ricevuto la Prima Comunione. Ecco come lo stesso padre Almiro, a distanza di diversi anni, ricordava quella giornata. «È difficile descrivere l’emozione di quegli istanti. Regnava un profondo, accorato silenzio. Salii su uno sgabello, aprii la porticina del tabernacolo, estrassi la pisside e, senza proferir parola, cominciai a distribuire le sacre specie. Tutti quelli che si sentivano in grazia di Dio, ed erano numerosi, fecero la santa Comunione. Ma poiché le particole erano molte, e bisognava consumarle tutte, passai e ripassai davanti ai medesimi comunicandi. Infine comunicai me stesso con due particole. Le sacre specie erano consumate, il santo Ciborio vuoto. Torcegno era senza pastore, senza chiavi, senza

Il giovane Almiro Faccenda protagonista del fatto Eucaristico del 1915 a Ronchi

Pane». Padre Almiro Faccenda è morto nel gennaio del 1968, all’età di 59 anni, dopo una vita spesa all’interno della congregazione a Roma. Da anni si stava pensando di riportarlo a casa. Ci aveva provato, in un primo tempo, un comitato, presieduto da Giulio Nervo, sostenuto anche dal compianto maestro Giulio Candotti e da Remigio Furlan. Ora, finalmente, quel progetto è stato realizzato. Per una intera settimana la piccola comunità ha ricordato il suo «Tarcisio delle Alpi», appellativo che ricorda il giovane martire dei primi anni del cristianesimo a Roma, morto per difendere l’Eucaristia che stava di nascosto portando a dei prigionieri. Per onorare padre Almiro da Roma è arrivata anche una delegazione degli Oblati di san Giuseppe, guidata dal superiore generale emerito padre Michele Piscopo. Con lui anche due religiose ed altrettante suore. Nella parrocchiale è stata esposta l’urna ed ogni giornata è stata caratte-


rizzata da momenti di riflessione e preghiera. Domenica mattina la Messa solenne, concelebrata dal parroco don Renzo Scaramelle, allietata dal coro parrocchiale e dal Coro Lagorai diretto dal maestro Fulvio Ropelato. Al termine, poi, in processione, i fedeli hanno accompagnato l'urna, per la tumulazione, nel vicino cimitero. Salutato dal sindaco Ornella Campestrini, ora padre Almiro Faccenda, il Tarcisio delle Alpi, riposa nel suo paese, tra la sua gente che non

lo ha mai dimenticato. Per l’occasione, nel fine settimana era presente in paese anche una delegazione di Trecate, paese in provincia di Novara, da tempo gemellato con Torcegno. A guidarla Margherita Lodroni Galassi, autrice del libro in cui parla dei profughi valsuganotti, ospiti di diverse famiglie della cittadina piemontese durante la Grande Guerra. Tra loro anche il giovane Almiro Faccenda. In tanti,

nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 novembre, hanno partecipato alla tradizionale veglia di preghiera per la pace con adorazione eucaristica alle 3.30 nella chiesa parrocchiale. A seguire la Messa, alla stessa ora di quel “fatto eucaristico” che il 19 gennaio del 1915 cambiò la vita del giovane Almiro Faccenda. (M.D.)

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PEDALANDO con gioia U

n progetto dedicato all’e-bike. In tutto 326 chilometri, un tracciato in anello, da percorrere in senso antiorario, con partenza da San Martino di Castrozza, arrivare a Levico Terme e rientrare al punto di partenza dal Tesino. La versione definitiva del progetto è stata presentata, nelle scorse settimane, dal presidente Sergio Scalet ai soci ed agli amministratori in occasione della recente assemblea generale. Da tempo ci sta lavorando la scuola di MTB “Primiero BIKE” con il Consorzio che lo scorso anno ha affidato a CLA una campagna di rilievi che restituisca un dato organizzato utile per una futura progettazione del percorso. Il tracciato proposto non segue i classici percorsi di mountain bike ma individua anche delle nuove possibili percorrenze. Come detto 326 i chilometri previsti: 283 su strada, 25 su mulattiere e quasi 18 su sentieri. Oltre 25 chilometri sono previsti all’interno del Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino. Il 50% del percorso si snoda su terreni sterrati e stabilizzati, oltre 92 chilometri su asfalto e quasi 56 su battuto naturale. Con un dislivello di oltre 14 chilometri e mezzo. Otto le tappe previste: da San Martino di Castrozza fino a località Refavaie (44,58 km), per proseguire poi con un secondo

itinerario fino a Musiera (39,04 km) da cui, percorrendo altri 34,81 chilometri, arrivare in località Vetriolo. La quarta tappa porta dalla località levicense fino alla Val di Sella, nel comune di Borgo, un tratto di 42,05 chilometri. Percorrendo altri 37,19 chilometri, da Sella si arriva fino a Castello Tesino per proseguire quindi, per una ulteriore tappa di 59,65

chilometri, fino a Masi di Imer. Restano ancora due tracciati da segnalare: quello che da Masi di Imer porta a Caltene (29,96 km) ed il rientro a San Martino di Castrozza con la tappa conclusiva di 38,84 chilometri. La scuola di MTB “Primiero BIKE” ha previsto anche la possibilità di alcune varianti del percorso. Passo Cinque Croci offrirebbe la possibilità di proporre una sottodivisione del tour che permetterebbe di distinguere una trans Lagorai Primiero/Vanoi e una

trans Lagorai Valsugana, utilizzando la cerniera naturale del Tesino (via Forcella Magna - val Malene - Borghi del Tesino). Non solo. In fase di rilievo del percorso è stato pensato anche ad alcuni anelli brevi con tematismi specifici (ad es. Forti della Valsugana - Fortificazioni Cima Socede - Sito Storico Zoparina Stoi del Totoga - Anello della Vederna) che potrebbero essere d’interesse rispetto alla percorrenza principale, permettendo approfondimenti storico-culturali-naturalistici e della conoscenza del territorio. Un progetto che, per essere realizzato, richiede, però, una serie di interventi. Quello più “massivo” riguarda la segnaletica direzionale ed informativa ed esistono alcuni punti che necessitano interventi di ingegneria naturalistica per facilitare la percorrenza, specie in salita ma anche per sistemare alcune situazioni di ruscellamento di acque superficiali. Non sono mancati, in questi ultimi mesi, i contatti con il Servizio Turismo della Provincia, la Sat e le Apt per finire con una nuova campagna di rilievi, da poco conclusa, finalizzata ad integrare alcune varianti al percorso originariamente previsto. Ora tutto è stato messo nero su bianco ed è nata l’interessante idea della Bim Brenta Adventure Bike dedicata alle “due ruote elettriche”. (M.D.)

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Valsugana, retrovia di guerra una mostra a dicembre

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a poco si è concluso il centenario della Prima Guerra Mondiale che ha visto numerosissime iniziative coinvolgere e raccontare il nostro territorio e la nostra storia. L’Associazione Culturale Forte delle Benne di Levico Terme, attiva in tutto il territorio della Zona Laghi, ha terminato un’importante ricerca attorno ai temi della Logistica e della militarizzazione prima e durante il primo conflitto mondiale. E per raccontarlo al pubblico ha realizzato una mostra divisa in due parti. La prima parte, esposta a Caldonazzo in occasione dell’Adunata degli Alpini nel maggio di quest’anno, fotografava quanto accadde tra la metà dell’Ottocento e lo scoppio della guerra. In quei decenni le autorità militari, per le quali era chiaro che un conflitto con il confinante Regno d’Italia era alle porte, cominciarono un processo di militarizzazione e di ammodernamento della Valsugana, così pericolosamente vicina a quello che poi sarà effettivamente il forte dei combattimenti. Furono così pianificate le costruzioni di strade, acquedotti, ferrovia, ponti; furono progettati gli impianti a fune, unico metodo per ovviare alle difficoltà intrinseche del nostro territorio montano e poter così raggiungere rapidamente gli Altipiani e le zone di alta montagna; si realizzarono impianti idrici e elettrici in previsione del conflitto. Tutto ciò ebbe importanti conseguenze anche sulla popolazione locale, che potè usufruire della modernità che spesso la logistica di guerra porta con sé. Oltre a questo primo capitolo della mostra, dall’8 al 22 dicembre l’associazione allestirà nei locali dell’ex negozio Capricci in Piazza Vecchia a Caldonazzo anche la parte conclusiva della mostra, in grado di fornire informazioni anche per quanto accadde durante i bui anni del conflitto. Anni in cui la maggior parte dei centri abitati della Valsugana erano disabitati con la popolazione civile sfollata in Moravia e Boemia mentre gli uomini si trovavano per lo più in

Galizia, a combattere sul Fonte Orientale contro l’esercito russo. I militari ebbero così campo libero e Caldonazzo e Levico divennero delle vere e proprie caserme a cielo aperto. Calceranica, invece, fu sfollata solo in parte e la popolazione locale rimasta fu messa al servizio dei soldati dispiegati sul territorio. Per quanto riguarda la logistica, invece, negli anni che vanno dal 1915 al 1918 l’attività militare sui fronti non ridusse l’impegno e la presenza in queste cosiddette retrovie. I centri abitati furono occupati e adattati alle necessità militari; si allestirono strutture per la comunicazione, lo smistamento e il trasporto di vettovaglie, uomini e armi; si istitui-

rono importanti ospedali militari come quello presso le Scuole di Levico o quello più articolato dei Paludi di Pergine Valsugana; si approntarono linee telefoniche e telegrafiche; si misero in piedi reti di spionaggio per avere la meglio sui segreti del nemico. Si progettò così un sistema infrastrutturale funzionale in grado di ovviare alle necessità dell’esercito austro-ungarico schierato sugli Altipiani; un sistema le cui tracce sono ancora ben visibili e alle volte tangibili o utilizzate. La mostra sarà visibile dall’8 al 22 dicembre, dal martedì al giovedì e il sabato dalle 16 alle 18, venerdì e domenica anche dalle 20.30 alle 22. Ingresso libero.

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LE CRONACHE LEVICO TERME

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lma Alfea Peruzzi vedova Garollo, figlia del soldato Romano Peruzzi, ha donato allo storico Ferruccio Galler, affinchè venga conservato nel tempo, il diario di guerra del papà Romano che descrive, con bella calligrafia, ogni giorno del suo periodo sotto le armi, ad iniziare dal 1914 e per tutto il periodo bellico, con allegata anche la matricola militare di riconoscimento. Ha regalato inoltre alcune foto scattate sul fronte russo durante il primo conflitto mondiale che lo ritraggono accanto ad alcuni commilitoni. Romano, nato il 6 giugno 1888, fu costretto a donare alla Patria più di sei anni considerando il periodo di leva di tre anni sotto l’Austria e, subito dopo, nel 1914, quando fu richiamato per lo scoppiò della guerra e ben presto fatto prigioniero. Dopo sei lunghi anni, ritornò a Levico il 30 novembre 1920 come appare anche dal lasciapassare rilasciato dal Regio Consolato d’Italia in Innsbruck,(vedi foto) sul quale testualmente si legge: “Il viaggio di rimpatrio del reduce della prigionia in Russia, ha diritto al trasporto gratuito dal Brennero fino a Levico”. Firmato il console austriaco. Durante i lunghi anni di prigionia Romano Peruzzi, come lui stesso ebbe a scrivere su quel diario composto da oltre cento pagine, imparò la lingua francese e anche quella russa. La lunga serie di memorie termina con la data del 5 aprile 1918. (M.P.)

IL CANTO DI IRIS

Nel giorno del suo anniversario (20 dicembre) Laura Elena al suo amato compagno Dario il proprio canto d’amore.

Ti amo piccolo borgo. Amo le tue vecchie case dai muri scrostati. Amo i terrazzi di fiori dal legno consunto. Amo i gerani alle finestre. I tetti spioventi di neve. Le nubi grigie e i candidi cirri che fanno corona agli antichi picchi innevati. I cortili di cani e galline. Il tuo silenzio di secoli passati. Amo la tua gente semplice dal cuore grande e generoso. La saggezza giovane degli anziani dai bianchi capelli e dalle candide barbe arruffate. Amo alberi, monti, foglie e fiori. Le acque pure e sincere. Amo le asciutte fontane, le vecchie vie di sassi e pietre e i tocchi dolci delle campane della piccola chiesa cuore e culla della minuscola comunità. Amo te e qui ove riposano le mie radici e dove nascono arcobaleni di intensi colori, qui dove tutto è pace e quiete dell’animo, qui ti aspetto dolce sposo mio, mio unico e ultimo fiordaliso, spargendo variopinte corolle sul tuo cammino. Laura – Iris, la ragazza di Dario (orgogliosamente “selvarotta”)

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Domenico Frainer

detto “Minico”

F

ra i tanti episodi che ancora oggi vengono rammentati perchè legati agli eventi bellici, vogliamo ricordare anche la storia di un soldato valsuganotto che molti, i più attempati in particolare, ancora ricordano. La singolare storia riguarda il militare Domenico Frainer, da tutti chiamato “Minico”, classe 1910 che, poco dopo aver terminato il servizio militare obbligatorio, era stato chiamato alle armi per lo scoppio del secondo conflitto mondiale ed andò a combattere sui fronti dell’Albania, della Grecia e della Francia. Minico era uno degli otto fratelli di cui si componeva la sua famiglia ed abitava a Marter di Roncegno. Quel bel giovanotto aveva già una fidanzatina, Anna Boccher, alla quale spesso anche dal fronte mandava una cartolina. Secondo il pensiero del papà di Anna però, quel giovane non era l’uomo che andava bene per la figlia. Minico era un soldato di carattere aperto e di animo generoso e forse anche per questo un gelido giorno negli ultimi mesi di guerra, nel 1945, prestò la sua giacca ad un commilitone che soffriva il freddo.

In quell’indumento però lasciò pure il suo documento di identità. Il giorno dopo il collega soldato perì tragicamente in uno scontro con le forze nemiche. Al

momento di identificarlo, si frugò nella tasche e si trovò il documento personale di Domenico Frainer. Convinti che fosse

LE CRONACHE LEVICO TERME

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uova centenaria presso l’APSP di Levico Terme. A tagliare il traguardo del secolo di vita è stata questa volta Anna Paoli, ospite dell’Istituto da circa quattro anni. Nata a Pergine, fin da bambina si dedicò alla coltivazione della terra accanto ai genitori e, dopo il matrimonio, curò sempre le faccende domestiche e di mamma. Nel giorno del suo compleanno si sono stretti attorno la figlia ed altri parenti. Presente anche il sindaco di Levico Terme Michele Sartori che le ha portato l’augurio di tutta la comunità, mentre il direttore dell’Istituto Fabrizio Uez le ha donato un mazzo di fiori. M.P.)

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 di Mario Pacher

lui il soldato perito, venne informata la famiglia a Marter che il loro caro sarebbe morto sul campo di battaglia. La notizia arrivò in paese e tante persone si strinsero attorno ai famigliari e il giorno dopo nella chiesa di Marter, venne officiato il rito funebre. Poi nel vicino cimitero, per ricordarlo, veniva allestita anche la tomba con lapide che simbolicamente doveva contenere i resti di Domenico Frainer. In quell’occasione il papà di Anna, fino allora poco entusiasta dell’eventuale matrimonio della figlia con Minico, avrebbe aperto il cuore affermando che se per un puro miracolo Minico dovesse ritornare, non avrebbe mai più disprezzato quel matrimonio. Dopo qualche settimana però giungeva alla fidanzata Anna una cartolina, con calligrafia inequivocabile del fidanzato, che portava una data successiva alla sua presunta morte, mettendo così in dubbio la fondatezza della triste notizia. La cartolina venne portata alla Stazione dei Carabinieri dove, dopo gli opportuni accertamenti, arrivava la notizia che Minico doveva essere ancora vivo e che, essendo prossimi alla fine della


guerra, avrebbe potuto far presto ritorno. Sollevati da questa impensabile bella notizia, i famigliari ripresero a sperare. E fu così che un bel giorno dopo tutti i lunghi anni di guerra, Minico varcò la soglia di casa per riabbracciare i suoi cari. Prima di tutti strinse al petto la mamma Angela che in un primo momento non lo riconobbe anche perché fisicamente depresso e denutrito. Ma quando le disse: “mamma sono tuo figlio Minico”, lei, fra sgomento ed incredulità, svenne. Ripresasi, il figlio “resuscitato” fu subito festeggiato in famiglia e dai compaesani. Poi Minico, portato a conoscenza del suo “funerale”, si recò al cimitero per fotografare e meditare sulla “sua tomba”. Va detto anche che il suo grande hobbj era sempre stato la fotografia che poi esercitò come professione, forse come unico fotografo in Valsugana, per tanti anni. Nel gennaio del 1949 Minico e Anna si sposarono e trascorsero una lunga felice vita assieme. Dalla loro unione nacquero tre figli esemplari. Inizialmente gli sposi si trasferirono per lavoro in provincia di Como e poi, ritornati a Marter, Minico fu assunto dal comune di Roncegno come bidello presso le locali scuole elementari, dove trasferì anche la sua residenza. Minico fu poi uno dei promotori e grande collaboratore all’interno di alcune associazioni locali in particolare Alpini e Combattenti e Reduci. Concluse la sua vita a Roncegno nell’ottobre del 1985 all’età di 75 anni, ma la sua singolare storia non è ancora del tutto dimenticata.

LEVICO TERME

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i è svolta anche quest’anno presso il cimitero militare di Levico Terme, uno dei pochi della Regione che ancora conserva materialmente i resti dei soldati, la significativa cerimonia di commemorazione di quei 1.148 soldati lì sepolti, per la maggior parte austriaci e ungheresi, raccolti alla fine della prima guerra mondiale sui circostanti monti della Valle. Alla presenza di una decina di rappresentanti di associazioni d’arma e combattentistiche della Valsugana, è stata deposta al Monumento una corona d'alloro fatta pervenire dal Consolato Austriaco di Vienna, che è stata benedetta dall’arciprete di Levico don Ernesto Ferretti. Parole di mesto ricordo verso quei Caduti sono venute dal capogruppo ANA di Levico Gualtiero Pohl, dal sindaco Michele Sartori, dal commendatore Mario Eichta a nome della Croce Nera austriaca, dal comandante dei Kaiserjager austriaci Pixner e dal vicepresidente della sezione ANA di Trento generale Carlo Frigo. Presente anche un rappresentante della Croce Rossa, la signora Gina Moser. (M.P.)

LE CRONACHE CALDONAZZO

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anno festeggiato il loro 50^ di matrimonio Berto Brida e Carla Angeli, che abitano in via Broleto a Caldonazzo. Una festa alla quale hanno partecipato i famigliari, parenti ed amici. Berto e Carla si erano sposati nel 1968 nella chiesa di Selva di Levico e dalla loro unione nacquero due figli, un maschio ed una femmina. La coppia è stata festeggiata poi anche dal locale gruppo Pensionati e Anziani in occasione della castagnata sociale che comprendeva pure la festa per i compleanni del mese degli iscritti. Alla signora Carla il Gruppo le ha donato un bel mazzo di fiori. (M.P.)

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LE CRONACHE TELVE VALSUGANA

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a voluto festeggiare alla grande il suo novantesimo compleanno Giovanni Burlon nativo di Telve Valsugana, ma da anni residente a Zell di Cognola. Lo ha voluto festeggiare accanto alla moglie Olga, i figli, i nipoti, fratelli, generi, altri parenti ed amici. Una quarantina di persone che si sono strette attorno al festeggiato per un allegro momento conviviale presso il ristorante hotel Aurai in val Calamento. A tener banco per tutta la giornata è stato lo stesso nonno Giovanni che con tanto spirito vitale ha animato l’intera festa. Accanto a lui sedeva la fedele moglie Olga che aveva sposato nel 1956 e che il prossimo dicembre i due festeggeranno il 62^ anniversario di matrimonio. Una unione felice che Giovanni non si stanca mai di esaltare affermando che la più grande fortuna della sua vita è stata quella di sposare Olga, con la quale c’è sempre stata la massima intesa ed un affetto profondo. Ma Giovanni ha voluto improvvisarsi anche come scrittore. Infatti una dozzina di anni fa in occasione delle nozze d’oro, aveva dato alle stampe un suo libro intitolato: “Una lunga storia……, da pastore a leader del commercio”. In quelle circa 300 pagine corredate da tante foto, aveva voluto descrivere tutti momenti più importanti della sua vita, da quando da ragazzo portava le pecore al pascolo, alla sua brillante carriera di manager della IMCO. In copertina gli sposi Giovanni e Olga e sullo sfondo un pastore. La festa di compleanno, che si è protratta fino a tarda sera, è stata rallegrata anche dalle canzoni del genero Tony Sessolo, cantante internazionale melodico e classico, e dagli intermezzi dell’altro genero di Giovanni, Antonio Vitale, personaggio molto noto perché spesso appare su programmi in TV private. Nipoti e pronipoti hanno poi recitato delle loro poesie, filastrocche ed aneddoti, rivolte a nonno Giovanni. Qualche frase: “Sono arrivati i 90 anni, nonno Giovanni eccolo qua. Siamo felici tutti quanti lui ha raggiunto una bella età. Ora sereno e sorridente, con la sua Olga vuol festeggiar”. E si conclude: “Adesso mi ritrovo qui seduto a tavola con voi, nipoti, parenti e amici grazie a tutti, e dico al Signor: “aspetta, non ho pressa io sto bene ancora qua. La Olga e la compagnia non hanno fretta che io vada di là”. (M.P.)

LE CRONACHE RONCEGNO TERME

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ella Scuola Primaria di Roncegno Terme da 5 anni è operativa la Cooperativa Scolastica “Apinsieme”, che si prefigge di far comprendere agli alunni l'importanza di lavorare insieme e collaborare per portare a termine progetti comuni e iniziative di vario genere. Quest'anno, per concludere un progetto iniziato dal maestro Sigismondo Stenico venuto a mancare all’età di soli 63 anni nel dicembre 2017 e per onorarne la memoria, gli insegnanti hanno allestito una mostra di foto del passato e realizzato, con la collaborazione degli alunni e di Costantino Montibeller, un catalogo di quasi 200 immagini che raccoglie paesaggi di ieri e di oggi. La mostra, allestita presso la Casa di cura Raphael del centro termale, è stata visitata e apprezzata da numerose persone provenienti anche da altri paesi. L’esposizione verrà riproposta in occasione del consueto spettacolo natalizio. (M.P.)

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Giovani intraprendenti

nel mondo della vela

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24 World Championship, l’evento della barca a vela monotipo più atteso dagli equipaggi della classe J24, quest’anno si è tenuto in Italia, nelle acque trentine del lago di Garda. Il prestigioso appuntamento che si è tenuto recentemente e che è stato organizzato dalla Fraglia Vela Riva, ha portato sul lago 89 equipaggi che si sono sfidati per la conquista dei vari titoli mondiali. Un equipaggio molto giovane del quale fanno parte anche alcuni valsuganotti, che si è distinto nella categoria “under 25” per la sua intraprendenza e determinazione. Stiamo parlando della barca “Ottobrerosso” che porta il tricolore italiano; al timone di questa Pietro Parisi con i suoi compagni di team: Matteo Bertolotti, Luca Cattarozzi, Gianluca Burlon, Martina Pescetta e Gian Marco Venturi. Questi ragazzi, come loro stessi ci raccontano, hanno saputo “tirar fuori” la determinazione necessaria per riuscire ad essere competitivi in questo mondo di velisti ad alto livello. La soddisfazione è stata moltissima anche perché sono andati ben oltre le aspettative che si erano prefissi prima del campionato. Le regate disputate nel corso dell’evento sono state in totale dieci, distribuite nell’arco di 5 giornate. I ragazzi si sono mostrati in costante miglioramento lungo tutto il campionato, con la convinzione e grande forza di volontà di poter migliorare ad ogni risultato ottenuto. Ar-

rivano all’ultimo giorno con un distacco di 28 punti sulla barca inglese che li precedeva in classifica e molto frustati visto l’annullamento dell'ottima prova disputata il giorno precedente. Il team è riuscito a non demordere e nelle ultime 3 prove del mondiale, caratterizzate da condizioni difficili con Nella foto, da sinistra: Luca Cattarozzi, Martina Pescetta, forte vento da nord, i Gianluca Burlon, Gian Marco Venturi, Pietro Parisi e Matteo Bertolotti ragazzi hanno saputo tirar fuori la vera grinta sfruttando tutta tobrerosso” vuole guardare avanti, perl’adrenalina che avevano in corpo, che ché la strada da fare è ancora lunga e ha permesso loro di recuperare lo svan- molto importante sia per una crescita taggio e vincere il titolo under 25 con personale, sportiva e di vita. Al di là del un sour plus di 14 punti sulla barca av- tecnicismo velico di questa squadra è versaria, arrivata poi seconda. Molto importante intravedere che quando c’è importante è sottolineare il modo in un legame forte e una fiducia reciproca cui la squadra ha reagito alle difficoltà, all’interno del team, ogni ostacolo diriponendo la propria fiducia nei com- venta un traguardo e ogni traguardo pagni, aiutandosi l’un l’altro, mettendo diventa un emozione, un insegnamento in campo tanta voglia di mettersi alla che permette di affrontare ogni avversità prova e determinazione per conquistare della vita. I ragazzi di “Ottobrerosso”, con questa un obiettivo comune. I ragazzi una volta finita la regata, esperienza di squadra decisa a lottare hanno voluto dedicare il momento di per ottenere il miglior risultato possibile, felicità, alle emozioni vissute nell’arco potrebbero portare un esempio ai giodella settimana e al fatto di essersi vani, che si arrendono alle prime diffimessi in gioco per avere la possibilità di coltà della vita, che non credono più continuare ad imparare ed incrementare sia possibile raggiungere obiettivi iml’esperienza di ognuno. Il team di “Ot- portanti e smettono di sognare. (M.P.)

ERRATA CORRIGE Nel numero di novembre, nell'articolo dedicato a Katia Rosso, per evidenziare la conquista della cintura nera, riferendoci alla disciplina da lei praticata abbiamo erroneamente scritto “Taekwondo” al posto dell'esatta denominazione e relativa scuola che è invece il “Qwan Ki Do”, un’arte marziale cinovietnamita fondata dal Maestro Pham Xuan Tong. Chiediamo scusa agli interessati, al maestro Rampelotto, ai lettori e a tutti i praticanti.

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LE CRONACHE GRIGNO

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erata da tutto esaurito al teatro comunale di Tezze per la presentazione dei due documentari realizzati, in questi mesi, dalla troupe di Valsugana Web Tv sul territorio. La prima parte dell’incontro era dedicata alla storia dei ramieri, quell’arte del rame che tra gli anni ’60 e la metà degli anni ’90 era molto radicata sia a Grigno che nella frazione di Tezze. Un trentennio raccontato dai diretti protagonisti, alcuni artigiani e piccoli imprenditori di quelle 17 realtà (di cui 16 solo a Tezze) attive fino al 1995 in paese. È stata l’occasione per ascoltare la storia di Livio Stefani e della sua azienda, di Cirillo Brendolise, Rino Stefani con Francesco Stefani che ha portato i presenti indietro nel tempo facendo rivivere la sua officina, mettendo in mostra e facendo funzionare, come una volta, i vecchi macchinari e gli utensili tradizionali. Arte del rame che ha portato benessere creando anche dell’indotto, come raccontato dalla titolare del bar a Masi Ornè Laura Stefani. Un tuffo nel passato, una serata organizzata in collaborazione con il comune di Grigno, la biblioteca e la Cassa Rurale Valsugana e Tesino. Non solo ramai. La troupe di Valsugana Web Tv ha proseguito il suo viaggio sul territorio raccontando e facendo raccontare dai protagonisti la storia della piccola frazione di Pianello, ieri come oggi con un piede in Trentino e l’altro in provincia di Vicenza. Un piccolo paese di confine dove usi, costumi e tradizioni sono ancora ben radicati. Tante piccole storie che ne raccontano una sola, come testimoniato da Fiorello Dellalucia, Nerina Marighetti e Attilio Palma, quest’ultimo tra i fondatori del Club Pianello. Alla serata, con l’assessore Barbara Bellin, erano presenti anche Emilio Marzaroli, Valeria Carati e Giuseppe Toller di Valsugana Web Tv (autori dei due documentari) e che, nei prossimi mesi, proseguiranno il loro viaggio in Bassa Valsugana e Tesino per raccogliere nuove storie e nuove testimonianze. (M.D.)

LE CRONACHE CASTEL IVANO

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i è tenuto, nelle scorse settimane, al poligono di tiro di Castel Ivano il primo "Trofeo dei Comuni della Valsugana orientale e del Tesino": una gara di carabina ad aria compressa a 10 metri organizzata dalla Comunità Valsugana e Tesino. "Una occasione per ritrovarci al di fuori dei soliti momenti istituzionali - spiega il Presidente della Comunità Attilio Pedenzini - e per ammirare una struttura che integra a pieno titolo l'offerta delle strutture sportive di rilievo della valle". A fare gli onori di casa il presidente del Tiro a segno nazionale di Strigno Ferruccio Inama con i suoi istruttori e dirigenti, in rappresentanza di oltre 450 tesserati, oltre a sessanta ragazzi che compongono il settore giovanile. "Il poligono è una struttura in forte crescita - racconta Inama - che intercetta sportivi, forze dell'ordine e cacciatori non solo della Valsugana ma di un bacino molto più ampio". Tanti i progetti per il prossimo futuro: il principale la realizzazione di un nuovo tunnel a fuoco di cento metri per il quale è già pronta una richiesta di finanziamento che sarà inviata alla Provincia nei prossimi giorni. Sindaci e consiglieri si sono cimentati in una sfida con la carabina ad aria compressa sulla distanza di 10 metri. Trenta colpi ciascuno per squadre di due/tre persone. Validi i punteggi dei primi due. Il primo posto, e il trofeo, è stato vinto dalla squadra di Borgo Valsugana (Paolo Dalledonne e Armando Orsingher) con 325 punti. A seguire la seconda squadra della Comunità (Fabio Dalledonne e Giuseppe Corona, 306) e Ospedaletto (Ruggero Felicetti e Danilo Perin, 278). A seguire Scurelle (273), Castel Ivano (268), Grigno (255), Comunità I (223) e Castelnuovo (186). Tra i singoli successo di Armando Orsingher (174) accompagnato sul podio da Gabriele Tisi (172) e Fabio Dalledonne (167). Ultimissimo, con distacco, il presidente della Comunità Attilio Pedenzini (52 punti). (M.D.)

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Che tempo che fa  a cura di Giampaolo Rizzonelli

OTTOBRE 2018:

BATTUTI RECORD DI TEMPERATURA MASSIMA E PRECIPITAZIONI ANALISI PRECIPITAZIONI DEL 27-30 OTTOBRE 2018

I

l 24 ottobre la temperatura massima a Levico Terme (ma il discorso vale per gran parte della Provincia), ha raggiunto i +28,7°C alla stazione meteo del sito www.meteolevicoterme.it, +29,2°C alla stazione meteo della Fondazione Mach e +27,6°C alla stazione di Meteotrentino. Risalendo nello storico, disponibile fino al 1939, troviamo una temperatura massima di +27,3°C nel 1995. Il fatto che questo valore sia stato rilevato nell’ultima decade del mese, statisticamente la più fredda, rende ancora più straordinario il dato. La temperatura rilevata il 24 ottobre è stata provocata dai venti di caduta, dal foehn, che a Levico ha raggiunto raffiche di 68km/h. Il foehn si verifica quando oltre le Alpi è presente una depressione (maltempo in Austria), è un vento di caduta caldo e secco che si presenta quando una corrente d'aria, nel superare una catena montuosa, perde parte della propria umidità in precipitazioni. Quando la corrente sale verso l'alto, l'aria si espande, si raffredda, se l'umidità in essa contenuta viene persa (sotto forma di nuvola e/o precipitazioni). L'aria, nel ricadere sul versante opposto (Italia) arriva a valle con una temperatura più alta di quella di partenza. A causa del calore latente emesso dalla condensazione dell'acqua, infatti, l'aria si raffredda piuttosto lentamente lungo la salita (−5°C ogni 1000 m in ascesa), l'aria poi supera la cresta, scende verso il basso sul versante opposto sottovento e si scalda per effetto della compressione a secco, questa volta di circa 10 °C ogni 1000 m in discesa, diventando calda e secca. Riservandomi di approfondire per un prossimo articolo l’episodio di vento del 29 ottobre che tanti danni ha causato,

in questo numero analizzo la pioggia caduta a Levico Terme tra il 26 e il 30 ottobre, dalla fine del lavoro si evince l’eccezionalità dell’evento, avendo rilevato il giorno più piovoso di sempre come quantità di pioggia e la quantità più elevata di pioggia di sempre in pochi giorni. L’esondazione del fiume Brenta e della Vena ne sono testimoni eloquenti (vedi fig. 1). I dati sui cui mi baso sono quelli di Meteotrentino avendo uno storico che risale fino al 1921. Nel mese di ottobre 2018 sono caduti 375,4 mm di pioggia, così ripartiti: 26 ottobre: 1,8 27 ottobre: 53,4 28 ottobre: 192,2 29 ottobre: 96,8 30 ottobre: 12,2 Totale peggioramento: 356,4 mm Altri 19 mm erano caduti in precedenza (di cui 15,6 mm il 1° e 2,6 mm il giorno 6), totale assenza poi di precipitazioni dal 7 al 25. Ho quindi effettuato un’analisi dei mesi più piovosi, che è riassunta nella tabella di fig. 2:

Fig. 2

Per quanto riguarda il 1966, in particolare, ci fu una combinazione di precipitazioni ad ottobre, nevose anche a bassa quota e successivo peggioramento a novembre, con notevole rialzo termico, durante il quale, alle precipitazioni si sommò lo scioglimento della neve. Nel mese di ottobre caddero 331,1 mm ripartiti in 17 giorni piovosi, il giorno in cui piovve di più fu il 17 con 81,4 mm, poi a novembre (non ci furono precipitazioni il 31 ottobre e l’1 e 2 novembre) caddero 218,1 mm tra il 3 ed il 7 con un picco di 103,2 mm il giorno 4.

Elaborazioni di Giampaolo Rizzonelli anche su dati forniti da Provincia Autonoma di Trento e Fondazione Edmund Mach Fig. 2

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o d n a l l e r e h c o i G

Cristini io iz r u a M a cura di

QUESITO A SCHEMA Trovate le parole rispondenti alle definizioni date, aiutandovi con le sillabe qui elencate alla rinfusa. Dalle lettere nelle colonne a sfondo grigio, si otterrà una domanda alla quale dovrete dare la risposta.

A gioco risolto, leggendo di seguito le lettere nelle caselle a sfondo colorato, si otterrà il nome di un illustre prelato trentino. ORIZZONTALI: 2. E così via... in breve - 7. Il bromo - 9. Strumento ottico, giocattolo, col quale si

a, a, ban, ce, ce, cen, chiu, co, co, de, der, di, dru, dun, e, e, eu, gen, gin, i, ka, la, la, lo, mat, na, no, no, o, pa, pe, pi, pi, qua, que, ra, ra, ran, re, re, sca, se, son, sta, stien, sto, sto, stria, su, te, tre, to, zia. 1. Un abitante di Pola - 2. Molti negozi rispettano quella domenicale - 3. Una lettera Apostolica 4. Il quartiere di Roma con la Basilica di San Paolo - 5. Nella poesia La spigolatrice di Sapri, tanti erano i giovani morti - 6. Un'atleta come Vanessa Ferrari - 7. Quella turistica propone viaggi e crociere - 8. La famosa esclamazione di Archimede - 9. Attirare con lusinghe - 10. Può avere righe o quadretti - 11. Uno sportello bancario sulla strada - 12. Non quello né codesto - 13. E' noto quello rosso del Refosco - 14. Un uccello come l'aquila - 15. Lo è un urlo che ha effetti sconvolgenti - 16. Il cantante di Sereno è e di Piccola e fragile - 17. Inventò la lampadina ad incandescenza.

creano infinite strutture geometriche colorate - 14. Piccolo mammifero dei Maldentati coperto da robuste placche ossee - 15. Veri, effettivi - 16. Frigge... a Londra - 17. Finirà a mezzanotte - 19. Adesso... a Napoli - 20. Candidi depositi dolomitici - 22. Egli - 23. Isole tropicali a NE del Madagascar - 24. La sigla dell'elettrotreno - 25. Una volta significava andata - 26. Città marinara della Croazia - 27. Rose dai tenui colori - 28. Animare senza amare - 29. In Valsugana lo si augura buon, sperando in cambio, in una ...buona man per sé! - 30. I limiti di Internet - 31. La provincia di Dro (sigla) - 32. Sì a Mosca - 33. Un ottimo legno per svariati usi - 36. Squallida, spregevole - 39. Il Rocco allenatore del Milan detto el paròn - 40. Avidità, cupidigia - 42. Articolo... romanesco 43. Sono esposti nelle stazioni - 44. Nonni senza consonanti - 45. Imitò in TV Moana Pozzi, Valeria Marini e molte altre (iniz.) - 46. Tutt'altro che VIP! - 47. Non trasparenti né nitide.

VERTICALI: 1. C'è di carne e di tonno, ma non solo! - 2. Concedere, donare - 3. Si dice di volti pallidi ed esangui - 4. In Valsugana c'è la XII - 5. Si citano con i costumi - 6. Grossa gabbia per uccelli - 7. Ai margini dei bordi - 8. La linea aerea non è presente su quelle della Valsugana - 10. I 101 cani con i quali Crudelia Demon voleve farsi una pelliccia - 11. Antipatica e indisponente - 12. Permettono di creare copie perfette di un originale - 13. Deposito di proiettili ed esplosivi - 18. Inventò la stampa a caratteri mobili - 21. Comuni palmipedi da cortile - 23. Molti lavorarono in Val dei Mocheni e a Calceranica - 29. Dottore in breve - 32. Una Contea inglese in Cornovaglia - 34. Il cocuzzolo montano - 35. Le isole dette anche Lipari - 37. Il nomignolo del Giovanni ex Mister dell'Italia del calcio - 38. Il fiume che bagna Berna - 41. Questa cosa - 42. Est e Sud - 44. Esclamazione di stupore.

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Il numero di settembre di Valsugana News è stato chiuso in redazione il 3 dicembre 2018




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