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Tra hobby, arte e creatività

Tra hobby, arte e creatività di Alice Vettorata

Dare nuova vita: una pratica ecosostenibile

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Data la costante emergenza ambientale causata dai cambiamenti climatici in corso, si è affermata la crescente volontà di riutilizzare oggetti che altrimenti avrebbero concluso il loro ciclo vitale. Non si tratta però di una nuova attitudine, bensì di una dinamica nota. Questo procedimento era infatti prassi consolidata in periodi nei quali la popolazione era stata messa a dura prova, ma il fine era differente. Se si guarda molto indietro nel tempo infatti, risalendo fino al periodo Romano durante la crisi dell’Impero, e successivamente nell’Alto Medioevo, constatiamo che ad essere oggetto di riuso erano addirittura edifici e monumenti celebrativi. Questi spesso venivano costruiti utilizzando materiali provenienti da altre strutture, data la carenza di materia prima disponibile, ma presto il reimpiego divenne motivo di tributo nei confronti di Imperatori e personalità influenti del passato. Un esempio noto che presenta queste caratteristiche è l’Arco di Costantino, un chiaro testimone di epoche precedenti che convivono sulla stessa opera monumentale. Alcune sezioni di rilievi risalgono all’era Traiana, altre a quella Adrianea, raccontando così una storia nuova, carica di riferimenti politici cari

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Tra hobby, arte e creatività

all’Imperatore Costantino. Motivo per il quale l’umanista rinascimentale Baldassare Castiglione riferendosi a Roma disse “tutta è fabbricata di calce di marmi antichi!”. Lo stesso procedimento avvenne durante il Medioevo, periodo nel quale per donare prestigio alle architetture in costruzione, si riutilizzavano capitelli e frammenti di opere appartenenti all’epoca Romana. Con la nascita della sensibilità collettiva nei confronti della storia, e di riflesso, anche della storia dell’arte, opere e monumenti vennero considerati testimonianze del passato da preservare e studiare. Ciò pose fine alla pratica del riutilizzo distruttivo. Tra il termine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 del Novecento si affermò la corrente ecologista, nata in contrasto al precedente boom economico che ebbe ripercussioni rilevanti dal punto di vista ambientale. Un’epoca nella quale la crescente richiesta nel mercato sfociò in sovrapproduzione, contribuendo indirettamente alla creazione di oggetti superflui. Oggi, una coscienza riscoperta che si appoggia alla necessità impellente di non creare materiali di scarto, riscopre il riutilizzo il quale è tornato, in modo consapevole, a far parte delle nostre vite. Scegliere di rinnovare un mobile ereditato apparentemente privo di carattere, o scovato nella cantina dei nonni o ancora acquistato in un mercatino dell’usato può donare molti benefici, per motivazioni differenti. Oltre al recupero, evitando così di incrementare in modo esponenziale l’inquinamento del nostro pianeta con rifiuti di scarto, si ritrovano valori e curiosità. Durante la pandemia in corso, sondaggi e statistiche condotte hanno rilevato un aumento di attività svolte come hobby da coltivare in quarantena. Tra questi emergono il giardinaggio e il fai da te, due modi differenti di compiere lo stesso obiettivo: prendersi cura di qualcosa, vederlo evolvere tenendo al contempo un occhio di riguardo nei confronti del pianeta. Gesti ritrovati che sviluppano la creatività rendendo appagati e consapevoli di aver agito in modo responsabile. I negozi di oggettistica, mobilio e abbigliamento di seconda mano diventano un tesoro da riscoprire per dare sfogo all’inventiva, donare nuova vita alla nostra creatività e sensibilità nei confronti del pianeta che ci ospita. Proprio per convenzione ogni 22 aprile si festeggia la giornata mondiale della terra, ricorrenza simbolica che ha il fine di sensibilizzare sulle tematiche ambientali, ricordandoci che possiamo fare la differenza per preservare l’ambiente. Anche adottando e restaurando un mobile dimenticato.

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