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I grandi personaggi della politica: Enrico Berlinguer
ENRICO BERLINGUER
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L'ULTIMO COMUNISTA
Sono passati 37 anni dalla morte di Enrico Berlinguer. Berlinguer? chi era costui? Non è stato fatto recentemente né credo si farà a breve un sondaggio sul ricordo e conoscenza di uno degli uomini politici più importanti del dopoguerra. Se si facesse ora è probabile che della generazione attuale qualcuno ricordi che è il padre di Bianca Berlinguer giornalista e conduttrice di una rubrica del Tg3 Rai di cui è stato a lungo ospite Mauro Corona, l'uomo di Erto, il promotore del pino mugo.
Ebbene, Enrico padre è stato una quercia della politica italiana e internazionale, una brava persona come recita un verso degli anni 70 di Giorgio Gaber. Essere bravi e onesti non era facile in un mondo percosso da tristi eventi, frastornato e conteso fra i blocchi dell'est comunista e dell'occidente filo americano, dove la politica si combatteva all'arma bianca fra complotti più o meno veri e stragi orribili, criminali come quella piazza Fontana nel 1969 a Milano, e poi piazza della Loggia a Brescia nel 1974, una scia di sangue e dolore che porta a Bologna, alla stazione ferroviaria, dove 85 persone sono state uccise da un bomba. Quest'ultimo attentato va particolarmente ricordato perché si collega a quella che fu chiamata strategia della tensione, nella quale apparati dello Stato trattarono e agirono in combutta con la Mafia, la Massoneria, nostalgici del Fascismo e ci riconduce alla morte di un altro statista, Aldo Moro, ucciso dalla brigate rosse, un uomo con cui proprio Berlinguer aveva iniziato nel 1976 l'avvicinamento fra il Partito comunista italiano di cui era segretario e la Democrazia Cristiana. La loro azione chiamata Compromesso storico, mirava alla fondazione di un partito democratico unico; il loro era un confronto per un governo autorevole del paese che le brigate presunte rosse e criminali neri, non riuscirono a fermare ma certamente a rallentare. Enrico Berlinguer segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1972 fino al 1984 aveva accennato la sua idea poco prima di morire ad Achille Occhetto, suo successore nel 1988. Nato il 25 maggio del 1922 a Sassari nella splendida Sardegna da famiglia agiata, Enrico si diploma nel 1940 al liceo classico e l'anno dopo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza con l'intento di laurearsi con una tesi di filosofia. Ma la guerra mondiale decide diversamente ed egli a 21 anni si iscrive al partito comunista e partecipa alla lotta partigiana. Alla fine della guerra inizia il percorso politico che lo porterà alla guida del più grande partito comunista del mondo occidentale ed a confrontarsi con il PCUS, partito comunista dell'Unione Sovietica, un blocco rosso, granitico, intollerante, al cui fianco si stava muovendo il partito
Grandi personaggi della politica
italiano guidato da Palmiro Togliatti. E' un percorso difficile in un partito che affronta crisi ideologiche con, nel 1956, la repressione in Ungheria, e conflitti interni, con troppi leader impegnati a giocare allo sgambetto, come accade in generale nella politica ma che è nel pci e nella sinistra italiana in generale, uno sport, molto praticato: un vero campionato. Enrico Berlinguer deve superare diversi esami, a Roma come a Mosca, ma nel 1968 candida ed è eletto deputato in Lazio con oltre 150mila preferenze. Nel 1972 al congresso di Milano prospettò la necessità di trovare, per il bene dell'Italia, una linea comune con la balena bianca, la
Democrazia Cristiana, spiaggiata in altra parte della politica ma ancora molto forte. Fu eletto segretario generale del partito e avviò la lunga marcia per portare lo stesso al governo. La sua corsa si chiude nel 1984 a Padova mentre parla dal palco; colpito da malore, ha la forza di finire il discorso poi crolla. Morto. Il presidente della Repubblica Sandro Pertini, che si trovava già a Padova per ragioni di Stato, volle la salma sull'aereo presidenziale, dicendo: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta». Enrico Berlinguer fu l'ultimo leader comunista. Valter Veltroni nel 2004 dira’:" Il Pci finisce con la morte di Berlinguer, questa è la verità." e aggiugerà :" Se la sinistra è arrivata al governo lo si deve al fatto che Berlinguer ha costruito quel partito lì, non l'amministrazione di un declino, ma l'apertura di un cammino». Come accade sempre non tutti sono d'accordo. Massimo D'Alema, un emergente nel partito, disse lo stesso anno «Corriamo il rischio di trasformare Berlinguer in una figura profetica, disinteressato alla politica come compromesso, manovra, aggiramento dell'avversario. Invece morì mentre stava trattando con la Dc per far cadere Craxi." Proprio D'alema negli anni Duemila sarà "rottamato" da Matteo Renzi, giovanissimo leader del Partito democratico, che non è mai stato iscritto al PCI. La storia del partito comunista italiano come quella di ogni associazione è costruita su nobiltà e miseria, ricchezza e povertà d’idee, sulla meschinità e la gloria delle persone, senza conoscere questo percorso, le sue donne, come Nilde Iotti, e uomini come Enrico Berlinguer, non possiamo comprendere il caos costruttivo che ci circonda. Chiudo questo sintetico, necessariamente incompleto viaggio ricordando quando nel 1983, con un simpatico e scanzonato ma non innocente gesto, il comico Roberto Benigni prese in braccio un Berlinguer più che mai intimidito e però sorridente. Fu un grande gesto mediatico tentato più volte da altri politici: una gara a farsi prendere in braccio, o almeno a farsi baciare dall'attore toscano, che finiva per ottenere l'effetto opposto, stucchevole.