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Cinema in controluce: Ettore Scola

Cinema in controluce di Katia Cont

Ettore Scola

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“C’eravamo Tanto Amati”, “Brutti, Sporchi E Cattivi”, “Una Giornata Particolare”, “I Nuovi Mostri”, “Ballando Ballando”, “La Famiglia”. A 90 anni dalla nascita del cineasta che nella sua carriera ha lavorato con i grandi attori del cinema italiano, da Marcello Mastroianni a Vittorio Gassman, passando per Sophia Loren e Stefania Sandrelli.

Non è certo un personaggio che può essere ricordato attraverso banali e retoriche biografie. Quello che si cela dietro alla sua storia personale e cinematografica è più di un racconto telecronistico e fine a sé stesso. Quello che Ettore Scola ha fatto e ha lasciato alla cultura italiana e internazionale, non è solo un mondo costellato da capolavori cinematografici, ma la modifica di una coscienza collettiva, un imprinting che ancora oggi ritroviamo per certi tratti nella cinematografia e nella storia del nostro Paese. Certo, ci vuole anche rispetto ed infinita cultura anche solo per permettersi di pensare di analizzare la sua carriera. Per ovviare a questo, le sue figlie Paola e Silvia hanno scritto un libro profondo e personale su quest’uomo sempre lontano dalle luci della ribalta, ricco delle sue fulminanti battute ironiche e disincantate, ma anche uomo discreto e geloso di una vita privata per lui preziosissima, vissuta tra amici famosi, le amatissime figlie e la conoscenza. Si intitola “Chiamiamo il babbo. Ettore Scola, una storia di famiglia”, è pubblicato da Rizzoli ed è introdotto da un bellissimo testo scritto da Daniel Pennac. Ne emerge un imperativo assoluto che ha accompagnato Scola in tutta la sua vita e carriera: “Far ridere”. E’ riuscito a farlo anche mentre raccontava il calvario degli operai emigrati dal sud verso Torino nel film “Trevico-Torino - Viaggio nel Fiat-nam” o in “Brutti, sporchi e cattivi” con il protagonista Giacinto Mazzatella (Nino Manfredi) e la sua famiglia che vivevano in una baraccopoli romana, raccontando che la miseria finiva per spegnere qualsiasi sogno. “Chiamiamo il babbo” è un lungo viaggio nei “mondi complessi” della sua visione registica. La figlia Paola, che è stata segretaria di edizione, assistente di studio, aiuto regista e sceneggiatrice, e Silvia, autrice radiofonica e teatrale, che ha scritto con il padre film come “Che ora è”, “La cena”, “Concorrenza sleale”, raccontano di una splendente Sophia Loren che solo il padre riuscì a convincere ad interpretare la parte di Antonietta in “Una giornata particolare”, film che il 19 maggio 1977 veniva presentano al festival di Cannes. Il capolavoro di Scola con Sophia Loren, vincitrice del Nastro d’Argento e Marcello Mastroianni, compie 40 anni. Lunghissimo primo piano sequenza, tra i più lunghi della storia del cinema italiano, fu un capolavoro innovativo per come aveva raccontato l'omosessualità e la femminilità. Un film che ha segnato la storia del cinema, che ha vinto tanti premi tra cui il Golden Globe come miglior film straniero, due candidature agli Oscar e che pochi anni fa è stato restaurato e restituito al suo, bellissimo, colore. Ettore Scola è stato uno dei più grandi registi della storia del cinema ed è riuscito in oltre venti film a raccontare la storia del suo paese e del suo popolo. Non voleva fare il regista, ma solo lo sceneggiatore. Fu convinto da Vittorio Gassman a provare a stare dietro la macchina da presa, un gesto per il quale tutto il mondo dell’arte sarà sempre grato. Un gesto che ha regalato al cinema, e a tutti noi, un maestro assoluto.

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