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e d i t o r i a l e CRONACA DI MALAGIUSTIZIA ITALIANA: UN PROCESSO DURATO 16 ANNI Gli aguzzini e stupratori tutti liberi per prescrizione
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ono rimasto veramente scioccato nell’apprendere un altro caso, l’ennesimo purtroppo, di malagiustizia italiana che non di rado caratterizza il nostro quotidiano. Questo, però, ha dell’immaginabile, dell’assurdo e lascia veramente sgomenti. E’ vero che la stragrande maggioranza dei giudici opera con impegno e conoscenza del proprio dovere, ma quando leggo il caso di Camilla (nome di fantasia inventato da moltissimi giornali nazionali) rimango semplicemente esterrefatto e incredulo. Camilla è una ragazza che quando aveva sedici anni (siamo nel 2001) viene portata in una comunità per minori di Torino dopo che il padre, un vero orco, la costringeva a rapporti forzati e a violenze sessuali. Camilla è contentissima della nuova sistemazione ma non sa che il suo calvario è solo agli inizi. Dentro la comunità incontra un’educatrice di venti anni più anziana di lei Ed è con lei che la nostra Camilla si confida e stringe amicizia. E a lei si affida per trovare conforto e superare e dimenticare le angherie del padre. In lei, però, trova non un’amica ma un’aguzzina più spietata del padre. Una donna, malvagia e corrotta ogni limite pensabile. Questa “strega” (non esiste un altro aggettivo per descriverla) la costringe ad assumere droga e ad avere rapporti sessuali dapprima con lei, poi a tre, insieme al marito, e infine con l’amante che è un altro dipendente della comunità. E le violenze continuano fino a quando Camilla, confidandosi con un’altra educatrice e grazie a quest’ultima, trova la forza di denunciare i suoi aguzzini. Per effetto di questa denuncia (siamo nel 2002)
di Armando Munaò
il processo ha inizio – con il rito abbreviato (e meno male che era abbreviato) ma la condanna di primo grado per i tre (educatrice, marito e amante) arriva solo nel 2007. Ovvio il secondo appello per un altro processo e anche questa volta gli “aguzzini” arivengono condannati dalla Corte d’Appello di Torino con sentenza datata 2016 e depositata nel febbraio 2017 ovvero dopo la bellezza di altri nove anni dalla prima condanna (siamo sempre nel rito abbreviato). Per effetto, però, di questo inspiegabile ritardo della giustizia, le violenze singole sono prescritte, ma restano in piedi solo i reati di gruppo. Gli imputati condannati da tre passano a due perchè il marito dell'educatrice, nel frattempo, si è suicidato. I due fanno ulteriore ricorso in Cassazione. Questa volta i supremi giudici sono velocissimi. Trattano il caso in circa un mese, ma per loro, che non giudicano il merito ma la legittimità dei processi, il ricorso degli imputati è giuridicamente fondato e quindi, non essendoci il tempo per un ulteriore processo, il terzo, .altro non possono fare che annullare la sentenza della Corte d’Appello per intervenuta prescrizione . Una decisione che spazza tutto e ogni cosa e, seppure nel rispetto della legge, permette agli aguzzini di tornare a casa, incredibilmente liberi, impuniti e magari poter ripetere una nuova storia di violenze e abusi. .La nostra Camilla oggi ha trentadue anni di cui sedici trascorsi come vittima di una vicenda giudiziaria all’italiana che come spesso accade, ci lascia esterrefatti e con l’amaro in bocca. Qualcuno pagherà? Parafrasando un celebre frase…”Ai posteri l’ ardua sentenza”.
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IL SOMMARIO Speciale L’editoriale........................................................ 3 Sommario ........................................................ 5 Punto e a capo ................................................. 7 La nascita della censura .................................... 8 Conosciamo il FAI ........................................... 10 AGIRE: ripartire dall’onestà.............................. 12 Donald Trump - Quanto rischia? ....................... 14 Gli stupri e le violenze ..................................... 17 Il femminicidio ................................................ 18 L’indifferenza uccide ........................................ 21 L’emergenza educazione.................................. 23 Le Camicie Rosse in Valsugana......................... 25 La storia di Miss Italia...................................... 26 Il personaggio- Fiore Terragnolo....................... 28 Conosciamo Altroconsumo ............................... 30 Il teatro comunale di Pergine ........................... 68 Le cronache.................................................... 69 Rugby scuola di vita ........................................ 70 Giuseppe Egidio de Trentinaglia ....................... 71 Lo sbarramento di Civezzano ........................... 72 SEIUN monaco buddista in Tesino .................... 74 Il pianeta si ribella .......................................... 76 L’AIDO in spettacolo ........................................ 77 Incontri in Valsugana....................................... 78 Grande spettacolo a Levico Terme e in Valsugana.. 79 Il Cercapadrone ONLUS ................................... 80 Cronache........................................................ 82 Cronache........................................................ 83 Cronache........................................................ 84 Cronache........................................................ 85 Giocherellando................................................ 86
ANNO 3 - OTTOBRE 2017 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munaò - 333 2815103 direttore@valsugananews.com VICEDIRETTORE Franco Zadra COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser - Silvia Tarter COLLABORATORI Roberto Paccher - Luisa Bortolotti - Elisa Corni Erica Zanghellini - Francesco Cantarella Francesca Gottardi - Veronica Gianello Maurizio Cristini - Alice Rovati - Daniele Spena Waimer Perinelli - Mario Pacher Laura Fratini - Francesca Schraffl - Sabrina Mottes Chiara Paoli - Tiziana Margoni - Patrizia Rapposelli Zeno Perinelli - Adelina Valcanover Giampaolo Rizzonelli - Laura Fedel CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Grafiche Futura srl Via della Cooperazione, 33 - Mattarello (TN) IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura STAMPA Grafiche Futura
MEDICINA E SALUTE Coordinamento redazionale dello Speciale a cura della dott.ssa Laura Fedel
• Gli arbori della medicina ..........33 • Divinità greche della medicina ..........35 • La malattia di Alzheimer .............36 • Acquisto farmaci online, rischio per la salute .............39 • La logopedia.............40 • Conosciamo il diabete ..................43 • Le complicanze del diabete ...............46 • La caduta dei capelli ..48 • Il vaccino e l’influenza..............49 • L’iperprotezione dei genitori...............50 • L’onicofagia ..............53 • Anoressia e bulimia ...54 • La pranoterapia ........57 • La salute e i buoni amici ..........59 • Siamo ciò che mangiamo ................60 • La celiachia ..............61 • L’erboristeria.............62 • Lo yoga....................64 • Il pensiero positivo e la salute ................66 • Ottica oggi ...............67
PER LA PUBBLICITÀ SU VALSUGANA NEWS info@valsugananews.com www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright GRAFICHE FUTURA srl e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a GRAFICHE FUTURA srl, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra GRAFICHE FUTURA srl, si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.
Ci uniamo al dolore di Franco Zadra, nostro Vicedirettore Caro Franco, la triste notizia della scomparsa di Tua madre ci ha veramente colpiti e in questo particolare momento non è facile trovare le parole per descrivere il dolore che la perdita di tua madre ci ha dato. Caro Franco, Ti siamo sinceramente vicini e, con tutto il cuore, amicizia e affetto, partecipiamo al grande dolore che ha colpito Te e la Tua famiglia. La redazione e i collaboratori di Valsugana News
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SPIGOLATURE QUOTIDIANE LA VALLE DELL'ASTIO Basta con la Valdastico, non chiamiamola più così. Battezziamola Vald'Astio, farà contenti tutti. Per primi i politici che in 50 anni di rinvii e menzogne hanno fomentato astio fra i trentini ed i veneti. Poi quelli che lo alimentano oggi fra i trentini. Quelli della Valle dell'Adige che non vogliono nuove autostrade a Besenello, Rovereto, Mattarello e neppure a Trento, nord o sud che sia. Poi quelli della Valsugana quella Alta che non la vuole attorno ai laghi, finalmente puliti e appetibili ai turisti; quelli della Bassa contrari a quello che gli altri scartano. Tutti possono stare tuttavia tranquilli, l'assessore di turno, che sta studiando i treni di valle, quelli demoliti 70 anni fa, afferma che, a prescindere da quello che faranno i veneti e quanti soldi vorranno spendere, la Vald'Astio in Trentino non si chiamerà autostrada bensì strada provinciale a quattro corsie
e, siccome siamo signori, non faremo pagare nemmeno il pedaggio. I RUDERI DELLA VALSUGANA La Valsugana ha tutto. Una ferrovia lenta che allontana sempre più Trento da Venezia, un'acciaieria che nessuno le invidia, una superstrada che, come arlecchino, ha tratti autostradali alternati ad altri da panico. Ed è pure al sesto posto in una top ten: quella delle dieci strade più pericolose d’Italia per numero di morti. Tutte cose che altre valli non le invidiano, mentre le potrebbero invidiare un polo di attrazione culturale. Ma come disse dieci anni fa un'assessora provinciale alla cultura, passata senza lasciare traccia, il Trentino ha già tanti ruderi e perciò niente soldi per Corti e Castelli in Valsugana. A Pergine c’è un castello nemmeno tanto rovinato, che un gruppo di cittadini vorrebbe acquistare, restaurare e trasformare in Polo culturale. Pubblico-privato. Ma la Provincia, pubblica per eccellenza, tace, nicchia, mormora, aspetta. L'attesa è il metodo della politica attuale e proprio quando non se ne può più di attendere scopre le carte : c'è un piano allo studio, un progetto, un concorso per idee e alla fine ci fac-
Archivio - APT Valsugana - Castel Ivano ciamo un bel convegno. Magari al Castello che ha anche un buon ristorante. IL POTERE È UNA BOTOLA Lungo il camminamento di guardia di Castel Ivano, racconta il professor Carlo Staudacher, c'è una botola antica quanto le mura, almeno mille anni, aperta da un meccanismo a comando. Il nobile proprietario accompagnava gli ospiti sgraditi o poco amici in visita al maniero e giunti sulla botola li faceva precipitare con un tuffo di oltre nove metri. Immediati e risolutivi i soccorsi. Questo era il potere: botola o veleno le armi per esercitarlo. Oggi non mancano simili esempi. Chi beve in carcere un caffè di troppo, chi viene suicidato da un ponte di Londra. Portano nella tomba i molti segreti, e gli altri sono muti come una tomba. NO AI FUNERALI DI STATO I genitori di Luca Russo, valsuganotto di Bassano del Grappa, hanno detto no ai funerali di Stato. Non è un affronto alle istituzioni, il giovane vittima del terrorismo a Barcellona, travolto dal furgone dell'integralista islamico, ha avuto esequie private. Lasciamo i funerali di Stato a chi per lo Stato ha dato la vita, noi preferiamo che lo Stato ci sia vicino finché siamo vivi.
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LA NASCITA DELLA CENSURA * E LA LIBERTÀ DI STAMPA T
utti i sistemi politici dell’ultimo secolo hanno imposto delle limitazioni alla comunicazione pubblica e privata. Storicamente, il primo limite imposto è stato quello della censura militare a salvaguardia della sicurezza nazionale. Quello più famoso è il celeberrimo caso Dreyfus, con il sovrapporsi di diversi metodi di censura, fino anche a quella che oggi viene chiamata autocensura, cioè la scelta deliberata da parte degli organi di stampa di non divulgare una notizia conosciuta. Dreyfus era un ufficiale dell’esercito francese alla fine dell’Ottocento, tra i pochi di origine ebraica riuscito a salire nelle gerarchie militari, accusato sulla base del ritrovamento di alcune carte nel cestino del suo ufficio, di essersi proposto di vendere all’esercito tedesco dei segreti militari. Lo scandalo esplose violentissimo: Dreyfus fu accusato di essere una spia e un traditore del suo paese. Fu arrestato, processato, condannato alla deportazione nella Guaiana, una colonia penale in America Latina tra le più terribili della Francia di allora, malgrado le prove addotte non fossero affatto convincenti. I giornali fracesi, scel-
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sero di parlarne il meno possibile, di non occuparsi direttamente delle indagini, e di non presentare le prove che nel frattempo alcuni andavano raccogliendo sulla innocenza di Dreyfus. Poi arrivò la bomba! Prima le Figarò, poi Emile Zolà, pubblicarono delle violentissime accuse ai militari francesi di avere fabbricato le prove e di avere condannato un innocente. Dreyfus fu riportato in Francia, riprocessato, condannato soltanto a 10 anni, alcuni anni dopo gli fu concessa la grazia, e quando morì, la stampa francese ne parlò con un certo distacco e incertezza, mostrando di nutrire ancora dei dubbi sulla vicenda, con l’esito di smussare il problema sollevato da Zolà e da altri intellettuali francesi, della libertà individuale di poter dimostrare la propria innocenza, la discussione sulla modalità di conduzione dei processi, e la legittimità di alcune sentenze. Un caso che portò per la prima volta l’intera Europa, ma anche gli Stati Uniti, a discutere su quali dovessero essere i limiti, i ruoli, e le funzioni della stampa. Il primo grande esperimento di censura fuori della Francia, ma che coinvolse anche questa, fu la Prima guerra mondiale, quando tutti i paesi europei hanno messo a punto dei sistemi di controllo sulla stampa. Limitazioni introdotte già con l’avvicinarsi della guerra, sempre più severe, alle notizie che potessero riguardare la sicurezza
di Franco Zadra
Alfred Dreyfus dello Stato, interpretata però in maniera molto più rigida che in passato. «Il nemico ti ascolta!» è il motto emblematico del pericolo percepito dagli stati che imponevano limitazioni alla stampa. Ma sui giornali non c’erano soltanto notizie di carattere strettamente militare. Vi erano anche notizie sul, cosiddetto, “spirito pubblico”. L’opinione pubblica era a favore della guerra? I giornali cosa ne pensavano? Gli editorialisti come si schieravano davanti alla possibilità che il proprio paese venisse coinvolto in una guerra? La censura fu quindi da subito allargata in maniera diffusa secondo un meccanismo che, con l’inizio della guerra, fu perfezionato in ogni minimo dettaglio. Il Comando supremo, in Italia come negli altri paesi, stabilì che i giornali, prima di essere pubblicati, dovessero venire sottoposti al controllo di un prefetto, in molti casi un funzionario nominato dal prefetto, che leggeva i giornali prima della loro pubblicazione e stabiliva cosa poteva venir pubblicato e cosa no. Spesso la censura si limitava alla cancellazione di alcuni articoli, e i giornali uscivano con articoli in bianco, o semplicemente con la cancellazione di alcune righe. Particolare è il caso dell’Italia poiché quasi tutta la stampa italiana si schierò a
favore della guerra. Quindi i direttori di giornali e gli stessi giornalisti, consapevoli della posizione del proprio giornale e dei meccanismi di censura, si autocensuravano non presentando al prefetto dei pezzi che potessero essere in qualsiasi modo considerati come pericolosi per la sicurezza nazionale. La censura, in apparenza, fu esercitata in modo limitato, ma perché ne esisteva una a monte fatta già dai giornalisti. L’Avanti! che si attestava su posizioni socialiste, fu invece colpito duramente dalla censura, presentando pubblicazioni di pagine con larghi spazi in bianco, lasciando al lettore l’impressione che il giornale avesse qualcosa da dire, ma non era stato autorizzato a dirlo. Questo meccanismo trova corrispondenza in un altro, molto più sofisticato, che si sviluppò insieme alla censura: il cosiddetto Servizio P, cioè la propaganda. Questo Servizio P aveva lo scopo non solo di impedire ai giornalisti di pubblicare notizie pericolose, di mantenere alto lo spirito pubblico, ma anche la funzione di mantenere alto il livello di partecipa-
zione dei soldati, spiegando loro i motivi per i quali si combatteva e quali erano gli obiettivi. Una censura che si estendeva quindi anche al controllo delle corrispondenze private da e per il fronte. Il Servizio P creò poi dei nuovi giornali, destinati in primo luogo ai combattenti e alle regioni interessate dal conflitto, alcuni dei quali ebbero diffusione anche nel paese. Giornali di trincea che testimoniavano che il ruolo dei giornalisti non fosse solo quello di attenersi alle strettisime regole della censura, ma anche quello di raccontare l’eroismo dei soldati, la loro partecipazione allo sforzo bellico, e, come nel caso dell’Italia, le ragioni della vittoria. Una stampa che si fa carico quindi, in maniera molto più sottile del mero controllo sulla diffusione delle notizie, di esaltare lo spirito pubblico, con-
vincere i soldati, e compattare le masse, propiziando un esito positivo all’immenso sforzo bellico.
*Questo articolo ha come fonte principale un corso del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo, tenuto da Dario Biocca, docente di storia contemporanea.
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UOMONATURAAMBIENTE
di Adelina Valcanover
CONOSCIAMO IL FAI
LEONARDO DEBIASI RICOPRE NEL FAI LA CARICA DI RESPONSABILE PER LA COMUNICAZIONE PER IL TRENTINO. DAL 2006 È NEL FAI PRIMA COME ISCRITTO, POI VOLONTARIO E INFINE NEL DIRETTIVO DI QUESTA FONDAZIONE CHE PROMUOVE IN TUTTA ITALIA LA CONOSCENZA E LA TUTELA DEI BENI AMBIENTALI, STORICI E ARTISTICI, SECONDO LO SPIRITO DELL’ARTICOLO 9 DELLA COSTITUZIONE
Dott. Debiasi, vuole presentare brevemente il FAI per i lettori di Valsugana news? Il FAI, (Fondo Ambiente Italiano), è una fondazione ambientalista no-profit costituita nel 1975 per contribuire alla tutela del patrimonio di arte, natura e paesaggio che è seriamente minacciato da un’idea di progresso poco rispettosa del nostro grande passato. Oggi il FAI ha una base associativa di oltre 140mila iscritti in tutta Italia e migliaia di volontari ed è noto soprattutto perché acquista, tramite lasciti o dona-
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zioni, beni come palazzi, ville, aree naturali e ne promuove il restauro, in modo che possano essere nuovamente goduti dalla popolazione e diventare anche, con il loro indotto turistico, un’occasione di micro-economia locale. Che cosa fa il FAI in particolare nella Valsugana? Il FAI è presente in Trentino con uno dei suoi beni “simbolo”, il Castello di Avio, che ci fu donato nel 1977 e che, una volta restaurato, è stato aperto al pubblico. In Valsugana il FAI lavora su progetti culturali pensati per far conoscere la grande bellezza di questo territorio fra i più suggestivi della nostra Provincia. Crediamo infatti che si possa amare, e quindi proteggere dal degrado, solo ciò che si conosce veramente. Anche per questo a Pergine si tengono ogni anno le Mattinate FAI per le Scuole dove gli studenti, che noi chiamiamo “Apprendisti Ciceroni”, illustrano alla cittadinanza i luoghi più significativi. E nel resto d’Italia? I beni del FAI, una cinquantina in tutta Italia di cui trenta aperti al pubblico, valorizzano il territorio e alimentano cultura, voglia di conoscenza e senso civico di rispetto. Fra gli ultimi interventi penso alla riapertura del Bosco di San Francesco ad Assisi: una selva
millenaria che si estende a fianco della Basilica del Santo e che è stata salvata dalla speculazione edilizia. E anche il recupero delle Saline Conti Vecchi a Cagliari: un sito di archeologia industriale che testimonia anni di duro lavoro, ma anche un’oasi naturale con le sue immense montagne di sale. Quali sono i progetti recenti portati a buon fine nel territorio? L’impegno maggiore è stata senz’altro la campagna contro la demolizione del vecchio Carcere di Trento che è una delle ultime testimonianze della cultura architettonica dell’Impero austro-ungarico. Questa battaglia civile è stata vinta e il Carcere sarà restaurato e adibito a sede del Polo giudiziario. Anche grazie all’interessamento del FAI, a Levico Terme è stata restaurata la caratteristica torre ottocentesca, la “Toresela” tanto amata dagli abitanti del posto. Potrei citare molti altri casi. Dappertutto non possiamo intervenire: il FAI affianca ma non può sostituirsi alle Amministrazioni; tuttavia, dove possiamo, diamo una mano! Quali invece nel futuro prossimo? Due grandi sfide nazionali mi stanno molto a cuore: quella di allontanare da Venezia le “grandi navi” che incombono su piazza San Marco, con i rischi di incidenti e l’inquinamento che questi mostri del mare producono alla città più bella del mondo. L’altra è quella contro il consumo di suolo, perché la
perdita di terreni avanza a ritmo vertiginoso, anche in Trentino, e se non invertiamo la tendenza nei prossimi anni avremo ettari su ettari di altra superficie cementificata, quindi impermeabile. È la terra rubata, l’Italia che scompare. Gli enti locali, come vi sostengono? Il FAI vive grazie alla raccolta di fondi: con le iscrizioni annuali e con specifiche campagne come quella dell’SMS solidale. Il 55% dei fondi raccolti proviene da privati, il 25% da aziende mentre lo Stato e gli enti locali sostengono il FAI per meno del 5%: una quota davvero simbolica. Dunque il FAI “cammina con le proprie gambe” e con quelle dei propri iscritti, senza pesare sulle finanze pubbliche. Inoltre riusciamo a destinare oltre il 70% dei fondi al restauro e alla gestione dei beni: un dato virtuoso di cui siamo orgogliosi e che non è certo comune ad altre grandi onlus o associazioni no-profit. Gli operatori del FAI, quanti sono e come sono distribuiti in Trentino? Siamo una “famiglia” in continua crescita: in Trentino abbiamo circa 1800
iscritti, una Delegazione a Trento, un agguerrito Gruppo Giovani e due Gruppi in Val di Fiemme e Fassa e in Val di Sole. Mi preme dire che tutti i nostri attivisti sono volontari, nessuno è retribuito. Siamo in tanti ma vorremmo essere di più, e quindi cerchiamo sempre di chi abbia un po’ di tempo da dedicare alla nostra missione e ai nostri progetti. Quali sono le iniziative annuali fisse per far conoscere l’operato del FAI? Da sempre ci sono le Giornate di Primavera che hanno una formula semplice e vincente: il primo fine settimana di primavera apriamo, per due giorni, luoghi o beni normalmente chiusi o poco noti e li facciamo conoscere con le visite guidate. Si sono poi aggiunte le Mattinate FAI per le Scuole, la Giornata d’Autunno a metà ottobre e tanti eventi organizzati dai Gruppi sul territorio, rivolti a tutti e per ogni fascia di età. Hanno un buon riscontro tra la popolazione?
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Il 18 giugno 2016 AGIRE si è presentato per la prima volta ai trentini e agli elettori e nel mese di maggio 2017 si è tenuta la prima assemblea che con il 99% dei voti ha eletto Coordinatore provinciale Claudio Cia che di Agire è stato il pensatore e fondatore. Per saperne di più e per meglio conoscere il movimento AGIRE, abbiamo intervistato Claudio Cia, consigliere della Provincia Autonoma di Trento.
«AGIRE» è ripartire dall’onestà
di Armando Munaò Cia, che Movimento è Agire? Agire vuole essere diverso dai soliti parolai adoperandosi per il benessere dei cittadini. “Fatti e non parole” è per noi un modo di esserci. Condividiamo una responsabilità e un destino comuni rispetto ai valori che ci ispirano, sorreggono, e motivano, sempre impegnati nel rigenerare la politica, restituendole la dignità di cui è stata spogliata. Corruzione, malaffare, interessi privati, e convenienze personali, allontanano il cittadino dalla politica. Noi cerchiamo di camminare sulla strada dell’onestà per mostrare un nuovo modo di essere e di agire in politica, attenti a ciò che è veramente importante per il cittadino, partendo dagli ultimi, guardandoli negli occhi senza doverci vergognare.
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Un messaggio che possa avvicinare i giovani alla politica? Purtroppo, sono sempre meno i giovani che si avvicinano alla politica, appiattiti ormai in una società dominata da valori
preconfezionati che limitano l’uso del cervello. Disinformati, distaccati, e lontani dal tema politico, i giovani preferiscono occuparsi di reality, di calcio, o pensare al divertimento del sabato sera. Su questo terreno cresce però la sfiducia. I partiti tradizionali sono visti dai giovani come luoghi noiosi, troppo monolitici, incapaci di suscitare passione o interesse perché ritenuti lenti nel recepire gli stimoli delle nuove generazioni. L’appello che Agire rivolge ai giovani è quello di ritornare a
credere nei valori autentici della società, nella politica pulita, vera, che sa ascoltare la gente e i loro problemi.
E sul lavoro in Italia? Uno dei grandi problemi che affligge la nostra economia è la disoccupazione che interessa e coinvolge la stragrande maggioranza dei nostri giovani. Compito inderogabile della politica è quello di garantire loro una occupazione per offrire una migliore aspettativa di vita e un sereno futuro. Il lavoro, fondamento dell’art. 1 della nostra Carta Costituzionale, è l’essenza della dignità. Nostro obiettivo, rifiutando false soluzioni, è la creazione di nuovi strumenti per favorire la ripresa economica e, di conseguenza, nuove opportunità, con posti di lavoro reali,
oltre all’assistenzialismo della Pat. Non crediamo in certe politiche “innovative” che dopano il mondo del lavoro, bensì in nuovi modelli di redistribuzione del lavoro.
E sulla nostra sanità? Il cittadino deve essere “sempre” al centro del sistema sanitario provinciale con i migliori servizi e le migliori condizioni di cura. Su un territorio con pari dignità, nelle città o nelle valli. Anzi, con più attenzione per la periferia poiché meno munita di servizi e segnata da maggiori difficoltà logistiche e di viabilità soprattutto nella stagione invernale. Purtroppo gli ospedali periferici sono stati ridotti a poliambulatori verso i quali il cittadino è sempre meno confidente poiché riceve un servizio depotenziato e impoverito che lo spinge verso centri che riescono a dare maggiori garanzie di efficienza, anche extra provinciali.
La famiglia come tesoro di valori Agire vuole garantire l'essenza della famiglia. Un discorso comune in politica, in ogni campagna elettorale, sono i proclami a difesa, promozione, e sostegno della famiglia, a parole riconosciuta come «materia prima» della comunità. Nei fatti si sta preparando il comune sentire a un’idea di famiglia senza fisionomia, all’uso di detto termine a favore di qualsiasi tipologia di unione che ormai rivendica
anche l’accesso all’adozione di bambini. Riteniamo che ogni persona debba sentirsi legittimata, rispettata, e non giudicata nell’esteriorizzare e vivere la propria affettività, ma questo non deve significare assecondare le pretese di chicchessia.
E sugli anziani? La proposta di “Agire” si indirizza a tutti coloro che vogliano impegnarsi per una società più giusta e una politica che serva al progresso dell’umanità, a servizio dell’uomo in tutte le sue fasi di vita. Facciamo posto agli an-
ogni comunità sono e rimangono i protagonisti del proprio futuro, custodi del loro proprio passato, promotori di valori e culture che li identificano e li differenziano. Non esiste autonomia speciale se non si considera speciale ogni angolo del nostro Trentino, tanto più quando c’è la consapevolezza di avere un patrimonio da preservare e trasmettere.
Insicurezza sociale Il timore di venir aggrediti per strada, sui mezzi pubblici, o perfino in casa, non è solo una semplice percezione di insicurezza. Minimizzare esaspera gli animi e agevola situazioni di insofferenza che sfociano, a volte, in atti che non riflettono il vero animo dei Trentini. La politica dell’accoglienza indiscriminata, a tutti i costi, è parte di questo problema. Occorre cambiare strategia se non vogliamo che le persone che accogliamo si rivelino un grande e ingestibile problema sociale.
ziani non per una sorta di buonismo, per accattivarci dei facili consensi di simpatia, ma piuttosto riconoscendoli come i più capaci di esercitare quell’arte sopraffina del fare politica e di consigliare i giovani.
L’Autonomia Noi di Agire siamo diversi anche nel considerare e vivere la nostra autonomia. Per noi è il luogo dove ogni individuo e
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Qui America: come licenziare un presidente
QUANTO STA RISCHIANDO
Francesca Gottardi
DONALD TRUMP?
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elle ultime settimane si sono inasprite le polemiche nei confronti del neo presidente americano Donald Trump. Il suo livello di popolarità è inferiore al 40%, ai minimi storici per un presidente all’inizio del suo mandato. Le affermazioni in Senato dell’ex direttore dell’FBI James Comey dello scorso giugno hanno contribuito a portare Trump al centro delle polemiche. Comey è convinto che il suo improvviso licenziamento derivi dal non aver ceduto alle pressioni di Trump di
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chiudere l’inchiesta sul ‘Russiagate’, l’ipotetica collusione tra l’entourage di Trump e la Russia. L’indagine dell’FBI dura da più di un anno. Da maggio è sotto il controllo del procuratore speciale Robert Mueller, che pare abbia intenzione di andare a fondo nella vicenda. Sono sempre più insistenti le voci di una possibile fine anticipata del mandato del presidente americano. Quanto sta realmente rischiando Donald Trump? Negli Stati Uniti la possibilità che un presidente venga deposto è generalmente minima. Ciò può accadere con la morte del presidente, con la sua messa in stato d’accusa (impeachment) o invocando il 25mo emendamento della Costituzione. Dal 1789 un solo presidente americano si è dimesso ed otto sono deceduti.
Solo due presidenti sono stati messi in stato d’accusa, nessuno di loro ha però poi lasciato l’incarico. IL 25MO EMENDAMENTO La quarta sezione del 25mo emendamento della Costituzione permette di destituire il presidente giudicato “incapace di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio”. Vale a dire, colui che sia mentalmente o fisicamente inadatto a governare. Introdotta nel 1967 dopo l’attentato a Kennedy, questa sezione è pensata per un presidente che sia in vita ma gravemente malato. La valutazione spetta al vicepresidente, alla maggioranza dei ministri o ad un altro organismo istituito per legge dal Congresso. In caso di opposizione del presidente, il Congresso ha tre settimane per decidere se destituirlo con voto favorevole della maggioranza di due terzi dei rappresentanti delle due camere. In tale evenienza, il vicepresidente assumerebbe i poteri ed i doveri dell'ufficio. La formulazione di cosa si intenda per incapacità è volutamente vaga nel dettato normativo. In definitiva si tratta di una decisione politica. Nel caso di
Trump, si ritiene sia improbabile che il vice presidente ed i ministri prendano iniziativa contro di lui. L’IMPEACHMENT La Costituzione prevede che un presidente possa essere messo in stato d’accusa per “negligenza o mancato rispetto dei propri doveri”. Si tratta di una procedura lunga e complessa. L’impeachment può essere promosso dalla Camera dei Rappresentanti con maggioranza semplice se ci sono gli estremi di “tradimento, corruzione o altri reati gravi”. Il senato decide se accogliere o meno l’iniziativa della Camera con voto a maggioranza dei due terzi. Per l'impeachment non servono specifiche violazioni del codice penale, la nozione di “reato grave” è molto ampia e anche in questo caso si tratta di uno strumento politico e non strettamente giudiziario. Il punto è che i repubblicani controllano Camera e Senato, quindi è molto difficile che tale strumento venga utilizzato. Infine la messa in stato d’accusa del presidente non è una procedura im-
mediata. Anche in presenza della volontà del Congresso, occorrerebbero molti mesi per portarla a termine. In ogni caso, le affermazioni fatte da Comey in Senato l’8 giugno scorso potrebbero, se accertate, integrare l’accusa di ostacolo alla giustizia, un reato per cui un presidente può rischiare l’impeachment. Negli Stati Uniti, la legge e la politica tendono a proteggere il presidente. Trump si differenzia però dai suoi predecessori perché è nuovo al mondo della politica, non è mai stato parte dell’esercito, è il più anziano presiedente eletto e ha dei forti interessi economici e commerciali personali. Trump è andato contro ogni pronostico vincendo le elezioni lo scorso novembre; staremo a vedere se la sua presidenza ci riserverà altre sorprese. L’appuntamento più atteso è ora quello delle elezioni di metà mandato, che rappresenterà la prova del nove della presidenza Trump.
*Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA
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GLI STUPRI E LE VIOLENZE IN ITALIA
di Armando Munaò
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n Italia, secondo una recentissima statistica, vengono perpetrati undici stupri al giorno, più di 4mila ogni anno che interessano oltre un milione di donne. Secondo i dati di Istat e Viminale il problema è serio e potrebbe essere molto più grave tenendo conto del sommerso. Molti casi, infatti, non vengono denunciati, soprattutto quelli che avvengono in famiglia o ai danni di donne straniere. Sempre secondo i numeri delle statistiche sembrerebbe che i nostri connazionali siano i maggiori artefici delle violenze. Di fatto, però, non è così perché le cifre di cui sopra non disegnano la vera situazione in quanto le percentuali dovrebbe essere rapportate al numero di cittadini presenti sul territorio. Se, infatti, si considera che al primo gennaio del 2017, la popolazione residente in Italia risultava essere
In questi ultimi tempi le cronache dei giornali evidenziano, a chiare lettere, non solo le violenze, ma anche il numero degli stupri che quotidianamente colpiscono le donne, siano esse italiane che straniere. In totale oltre 2.500 violenze sessuali con denunce a carico di 1540 italiani e 905 immigrati. I dati dell’istituto di statistica parlano anche di abusi e violenze, informandoci che un milione e 157mila donne avrebbero subito una violenza sessuale nel corso della vita, tra stupri e tentati stupri. Secondo l’Associazione Giovanni XXIII, il totale delle violenze che colpiscono le donne sono così suddivise: 56% violenze sessuali, 32% violenze fisiche, 12% violenze psichiche.
di 60,5 milioni di persone e che gli italiani erano 55,5 milioni (91,67%) contro poco più di cinque milioni di stranieri (8,33%), è chiaro che l’incidenza delle violenze contro le donne tra coloro i quali non sono nostri connazionali sia ben superiore a quella degli italiani e si attesta in circa il 37% degli stupri. E questo è un dato che - obiettivamente - deve far riflettere se si vuol trovare una reale soluzione al problema. L’Istat nel suo ultimo rapporto evidenzia anche che nel nostro paese gli abusi di carattere sessuale sono un numero impressionante: 1 milione e mezzo di donne avrebbe subito una violenza di qualche tipo. Sarebbero cioè 653mila le donne vittime di stupro, e 746mila quelle che hanno subito un tentativo. L’Istat, purtroppo ci dice anche che il fenomeno delle violenze ha di fatto dimensioni molto più grandi perché solo il 7% degli stupri e delle violenze viene denunciato. Molte le donne che hanno paura
e molte non dichiarano la violenza perché il fatto si verifica all’interno delle mura domestiche e avvengono per opera del compagno, del fidanzato, o del partner, o persona conosciuta. A tal proposito i dati ci dicono che di abusi nell’ambito familiare interessano circa Il 37,6% tra mogli o compagne che avrebbero riportato ferite o lesioni e che il 22% sarebbe destinatario di angherie e maltrattamenti. E poco o niente si sa degli stupri e violenze perpetrate a danno di donne immigrate o extracomunitarie. La violenza non ha nazionalità perché, come sottolinea la presidente del Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, «non è corretto fare una differenza di cittadinanza, ma tutti noi dobbiamo preoccuparci, visto che sta passando un messaggio tremendo di impunità. Gli stupri in Italia sono all’ordine del giorno e, purtroppo, coinvolgono donne italiane e straniere, in quasi tutte le regioni italiane».
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La cronaca ormai ci ha purtroppo abituato a questo termine, ma la parola femminicidio esiste nella lingua italiana solo a partire dal 2001. Fino a quell'anno, l'unica parola in uso col significato di uccisione di una donna era uxoricidio. Ma uxoricidio, composta con il termine latino “uxor”, moglie, alludeva per l'appunto solo all'uccisione di una donna in quanto moglie e veniva estesa anche agli uomini, quindi al coniuge in generale. Non avevamo una parola che alludesse all'uccisione della donna proprio in quanto donna, a testimoniare come ancora vi fosse una sorta di discriminazione anche in un contesto così terribile
Nessun amore maledetto vale la vita, nessun legame familiare ci costringe all’autodistruzione
il FEMMINICIDIO di Laura Fratini
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n Occidente, il femminicidio sta a indicare quei crimini che vedono coinvolte le donne, uccise per mano di un uomo e, spesso, a causa della gelosia. Quasi ogni giorno apprendiamo dalla stampa di madri, mogli, o figlie, alla quali viene tolta la vita per aver compiuto delle azioni giudicate “imperdonabili”, come lasciare un partner o scegliere di mettere fine a un matrimonio. In generale, la causa sociale della violenza viene attribuita alla tendenza maschile a non considerare le donne come individui indipendenti e con il diritto di autodeterminarsi, ma come cosa propria. L’aumento di casi di violenza e femminicidio viene spesso associato al fatto che in questo momento stiamo vivendo una fase di mutamento dell’identità femminile, che va verso l’emancipazione e la libertà, e viene quindi vissuta dagli uomini come una minaccia alla propria virilità o al proprio diritto al dominio sessista.
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Ma cosa scatena veramente la follia omicida? Ogni volta che un uomo è violento, questa violenza nasce da un sentimento di fragilità, considerata inaccettabile, alla quale egli cerca di resistere picchiando. La violenza è per molti soggetti un tentativo di controllare altre emozioni più difficili da gestire come la depressione o l’ansia. Spesso queste persone sono cresciute in ambienti violenti, essendo umiliate o maltrattate dalle figure di riferimento. Rispetto a questo, la letteratura, ci insegna che se un bambino o una bambina assistono a violenza sistematica da parte di un genitore verso l’altro genitore o verso un fratello, o essi stessi subiscono violenza, è più facile che poi utilizzino la violenza quando si trovano in condizioni di stress. Anche se bisogna tenere a mente che questi, naturalmente, costituiscono solo una piccola percentuale degli uomini. Infatti, l’80% dei maschi non sono violenti, il 12% è violento ogni tanto e l’8%
è violento sempre. Spesso, dietro a tanta violenza c’è un disturbo della personalità importante che nasce nelle famiglie. La violenza intra-familiare, la violenza di genitori a loro volta maltrattati e che divengono maltrattanti è all’origine di gran parte dei comportamenti violenti dei soggetti. Se insegno a mio figlio che difronte a un problema, a un abbandono, l’unica via è l’aggressività o la violenza, non mi risulterà difficile credere che sarà un possibile candidato a diventare un adulto violento. Tutto ciò, va combattuto come un grave
problema psichiatrico con risvolti sociali importanti. Da un punto di vista psicologico è però anche importante guardare alle donne che, se in alcuni casi riescono a uscire da relazioni violente e a denunciarle, in molti altri non fuggono da uomini violenti, non si proteggono, rimangono legate ai loro aguzzini e accettano la vicinanza di compagni violenti ai quali si uniscono sempre di più in un legame di dipendenza. Anche in questo caso, se facciamo un salto nel passato, ci possiamo scontrare con storie di donne che sono state bambine alle quali è stata imposta la tolleranza alla violenza, dove la prepotenza maschile è stata accettata. È molto importante che le donne, imparino a riconoscere anche i più piccoli segnali di aggressività (un urlo improvviso, un gesto spazientito, uno schiaffo) come un gesto che ci comunica che questa ‘’storia’’ non è una storia ‘’buona’’, che potenzialmente ci può mettere a rischio. È importante che la coppia condivida con un esperto momenti di criticità, se questi ci sono, entro i limiti di un legame affettuoso. È importante avere un luogo in cui potersi confrontare. Le crisi e i conflitti possono essere occasioni preziose di crescita e cambiamento, ma non vanno mai sottovalutati i segnali di violenza: la violenza non è mai giustificabile.
La dott.ssa Laura Fratini è psicologa-psicoterapeuta Riceve su appuntamento: tel. 339 2365808 (laurafratini.psicologa@gmail.com)
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L’indifferenza
uccide di Chiara Paoli
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orse qualcuno li ha già visti. Sono oltre 250 i luoghi pubblici in cui potremmo trovare i manifesti della campagna dell’Euregio contro la violenza sulle donne. Il 7 settembre scorso nel foyer del teatro di Pergine Valsugana, ha preso piede anche in Trentino la campagna di sensibilizzazione, con la simbolica affissione dei manifesti adesivi. La presentazione della campagna è stata fatta con un incontro che ha visto partecipi l'assessora alle pari opportunità Sara Ferrari, Luca Zeni, assessore alla salute e politiche sociali, assieme alla segretaria generale dell'Euregio, Valentina Piffer. In rappresentanza del Comune di Pergine Valsugana erano presenti la vicesindaco Daniela Casagrande e l'assessora alla cultura Elisa Bortolamedi. Questo progetto è reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di alcune realtà trentine, quali il Centro Servizi per il Volontariato, il Coordinamento teatrale trentino, il Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento e l’Università degli studi di Trento, che si sono prestati a collaborare per effettuare l’affissione dei manifesti. All’incontro hanno partecipato anche la presidente del Coordinamento Teatrale Trentino, Loreta Failoni, la consigliera di parità Eleonora Stenico, e il presidente del Centro Servizi per il Volontariato, Giorgio Casagranda.
Non è la prima campagna antiviolenza portata avanti dalla provincia, ma questa si diffonde in maniera capillare nei tre territori facenti capo all’Euroregione. Dare inizio a questa campagna nella città di Pergine, evoca vicende di cronaca tristemente note, come ricordato dalla vicesindaca, quella di Carmela Morlino, vittima di un amore malato che l’ha porta via all’affetto dei suoi cari. Le denunce di violenza in Trentino sono circa 600 all’anno, il 70% di queste sono rivolte verso quelle persone che dicevano di amarci, compagni e mariti che non riescono a confrontarsi attraverso il dialogo e ricorrono troppo spesso e volentieri alle mani. “L’indifferenza uccide – insieme fermiamo la violenza contro le donne” questo l’appello rivolto alla popolazione, come evidenziato dall'assessora Sara Ferrari, «Tutti i cittadini possono fare la loro parte per contrastare questa piaga sociale, la violenza sulle donne non è un fatto privato. Ciascuno di noi può segnalare quando vede degli episodi di
violenza o li intuisce, non giriamoci dall'altra parte perché l'indifferenza uccide». L’intento è quello di ingrossare le fila dei cittadini partecipi, i quali, riconoscendo la violenza, reagiscano con un atto di coraggio e di denuncia volto a tutelare le vittime. I manifesti saranno visibili nei bagni di musei, castelli, biblioteche, cinema, teatri, sedi universitarie, e centri commerciali. Vi chiederete, perché proprio nei bagni? La scelta appare un pochino strana se non motivata. Come spiegato durante l’incontro i bagni sono un luogo privato e intimo, dove è possibile riflettere ed è solitamente il rifugio ideale per le vittime di quelle violenze che si consumano per lo più
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Un’amore tormentato sfondo di una fine brutale
Una realtà
complessa dall’emergenza educazione? U
n altro caso di femminicidio, un’altra relazione tormentata dai risvolti drammatici, un altro scenario brutale per un omicidio con ancora troppi punti oscuri. È la vicenda tragica di Noemi Durini e del suo fidanzatino. Lei sedicenne di Specchia sarebbe morta per mano del ragazzino di cui si diceva innamorata, lui diciassettenne reo confesso, autore della scomparsa e della sua fine. È domenica 3 settembre quando poco prima delle cinque del mattino Noemi Durini sparisce nel nulla sino alla confessione del ragazzo che aiuta gli inquirenti a ritrovare il corpo della ragazza picchiata, accoltellata e sepolta da un cumulo di pietre. L’accusa per il fidanzatino è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, oltre a ciò indagato per concorso di occultamento di cadavere e sequestro di persona anche il padre del killer; dubbi e controsensi adombrano la chiarezza dell’accaduto che al centro vede due adolescenti, un av-
versione delle rispettive famiglie alla loro storia d’amore e un dramma che si consuma. Casi di cronaca che freddano il pensiero di chi legge ed evidenziano una realtà attuale che coinvolge anche il mondo giovanile. Cosa sta accadendo? Cambiamenti antropologici che coinvolgono la famiglia, i giovani e le loro culture; un evoluzione che spinge all’attenzione e al bisogno di ricercare un confronto con tale nuova e inusitata complessità. Da quanto dichiarato durante gli interrogatori il fidanzatino non ha mostrato alcun senso di colpa, atteggiamento che solo superficialmente potremmo affiancare ad una mancanza valoriale, e sottoposto a perizia neuropsichiatrica ne è emersa un organizzazione Boderline di personalità con capacità intellettive al limite; infatti per il Gip il ragazzo deve seguire un “percorso altamente specialistico”. Un oniromante girovago del secondo dopo Cristo descriveva l’età giovanile come “impronta”, immagine di concretezza e fugacità, ad indicare un qualcosa di imprevedibile che sfugge ad ogni programmazione: “Inizia in un porto e procede per lidi sconosciuti al loro maestro”; spesso gli adulti temono l’instabilità emotiva dei figli al punto di smettere di comprenderli ed ascoltarli. I risultati ce li mostra la cronaca nera, in
di Patrizia Rapposelli questo caso il ripetersi incessante di violenze che includono adulti e giovani: parliamo di emergenza educativa? In questa tragica vicenda Noemi Durini e il fidanzatino si sono dovuti confrontare con qualcosa di molto più grande di loro: la famiglia della ragazza denunciato precedentemente il fidanzato per violenze non è riuscita a contrastare la dipendenza affettiva che univa i due adolescenti in una storia tormentata e dall’altra un diciassettenne con disturbo di personalità contraddistinto da impulsività ed instabilità nelle relazioni affettive tale da sfociare in una violenta esplosione di rabbia. Non ne resta che un indagine in corso, delle famiglie dai rapporti poco chiari e un padre indagato per aver aiutato il figlio nell’omicidio; un giovane disturbato irridente del pubblico da reali sensi di colpa inesistenti e Noemi tristemente “andata molto lontana”. Non ci sono parole conclusive se non l’idea che la situazione attuale voglia mettere fine a quel “lasciarci scivolare addosso dati che turbano nell’immediato, senza però penetrare davvero nelle nostre coscienze”. Un altro amore tormentato, un’altra violenza preludio di una tragedia, un altro quadro giovanile dallo scenario brutale: “Stringiamoci in un abbraccio, e giuriamoci da questo istante un’eterna infelicità insieme” Thomas Otway.
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Trentini con la camicia rossa
Rosso sangue dellaValsugana
di Waimer Perinelli
“... Un terzo è presente nel momento della battaglia e gli altri due terzi solo al momento della paga o del rancio”.
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a frase è di Giuseppe Garibaldi e si riferisce all'esercito di arruolati composto da 50mila uomini nel novembre del 1861 al Sud. Va subito chiarito che si riferiva ad un esercito composito dove ai 1200 garibaldini sbarcati a Marsala si erano unite formazioni regolari, altre di irregolari, nate ad opera di privati, e molti “garibaldini di comodo” quelli dell'ultima ora, un fenomeno che si ripete spesso ad ogni latitudine. Ci conforta quanto ha cantato Dario Fo, il nostro è un popolo fatto di poeti, navigatori ed eroi. E se fra i poeti possiamo elencare Giovanni Prati originario di Dasindo e fervente irredentista, non dobbiamo dimenticare fra gli eroi, i sedici trentini protagonisti del primo sbarco a Marsala e fra loro i tre moschettieri Filippo Tranquillini, Egisto Bezzi, Filippo Manci. Presenti, uniti in tutte le guerre risorgimentali, ma tut-
t'altro che avventurieri: Tranquillini avvocato di Riva, Manci della famiglia nobile di Povo che darà alla Resistenza antifascista l'eroe Giannantonio, e Bezzi di Cusiano, figlio di avvocato, avviato al commercio e organizzatore di tanti moti insurrezionali in Trentino. Tutti e tre con la camicia rossa come altri quattrocento trentini che a vario modo fecero parte dei 1158 conterranei partecipanti alle guerre d'Indipendenza, la maggior parte con la divisa regolare dell'esercito piemontese. Fra i quattrocento volontari arruolati
nel corpo dei Cacciatori delle Alpi troviamo Narciso Bronzetti, nato a Cavalese nel 1821, congedatosi nel 1847 dal corpo dei Cacciatori Tirolesi, presente con Francesco Bonetti del Primiero, alla difesa di Roma nel 1848 e caduto garibaldino a Treponti nel bresciano nel 1859. E suo fratello Pilade morto nella battaglia del Volturno in difesa di castel Morrone con la divisa di bersagliere. A loro D'annunzio dedica un'ode nel 1900. Fra i valsuganotti la camicia Rossa è molto amata. La indossano Fattori Biotton Antonio di Castello Tesino e Sartori Pietro di Levico fra i primi a toccare il suolo siciliano e con loro, c'è Camillo Zancani, medaglia d'argento, l' unico proveniente dal SudTirolo. Di Strigno è Lorenzo Weiss che darà a Zancani la bandiera italiana cucita dalle donne trentine. In Valsugana sono attivi alcuni promotori dell'indipendenza: a Caldonazzo Gioacchino Garbari, a Levico il dottor Riccardo Rinaldi, a Borgo Francesco Ambrosi, a Strigno il dottor Pietro Rinaldi, a Pieve Tesino Giuseppe Pellizzano, Giovanni Buffa. Di rosso non c'è solo quello delle camicie e la Valsugana paga un tributo di sangue. Claudio Zambelli di Civezzano e Luigi Giongo di Pergine, cadono a Custoza nel 1866. Come tutti i trentini, negli elenchi, i Valsuganotti vengono attribuiti al Tirolo italiano e, ironia della sorte, altri, come il generale Garibaldi che era di Nizza, città ceduta alla Francia nel 1859, era schedati dal regno Sabaudo fra i volontari stranieri.
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Bellezza in concorso Storia di di Chiara Paoli
MISS ITALIA
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gli albori dei concorsi di bellezza, prima ancora della passerella di Miss Italia, nasce nel 1939 il concorso fotografico “5000 lire per un sorriso”, da un'intuizione di Dino Villani e Cesare Zavattini per pubblicizzare una marca di dentifricio. Il concorso di bellezza si svolge tra il 1939 e il 1941, dopodichè venne sospeso a causa del secondo conflitto mondiale. La prima vincitrice del concorso è la torinese Isabella Verney, appena quattordicenne; la sua foto viene inviata al concorso di bellezza dalla sua mamma, lei non prenderà mai parte al mondo dello spettacolo, pur ricevendo proposte e numerose lettere di apprezzamento. Segue Gianna Maranesi, milanese, la cui carriera di attrice non prese mai piede vista la netta opposizione della famiglia.
Sophia Loren - A Miss Italia 1950
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di Chiara Paoli
La vincitrice del terzo anno è Adriana Serra, la prima per cui il concorso è anche un trampolino di lancio per la notorietà. Diverrà attrice cinematografica, entrando poi nelle case degli italiani come “signorina buonasera” e presenziando a numerosi spettacoli di varietà, ideati da Garinei e Giovannini, lavorando anche al fianco di Mike Bongiorno e di Enzo Tortora, per presentare il Festival di Sanremo del 1959. Il concorso riprende nel 1946, con il nome e la caratteristica passerella delle ragazze, che tutt’oggi lo contraddistingue: “Miss Italia”, la sede delle prime edizioni è Stresa, sul lago Maggiore. Miss Italia scandisce gli anni del dopoguerra, e nonostante il pensiero femminista critichi il modo in cui il concorso propone la donna, l’avventura prosegue, incoronando nuove bellezze e aiutando spesso anche coloro che non escono vittoriose, dando loro l’occasione di affermarsi nel cinema e nello spettacolo. Così accade per esempio per Silvana Mangano, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, e più recentemente per Simona Ventura, Anna Falchi, Martina Colombari, e Anna Valle. È il 1950 quando gli italiani iniziano a seguire in diretta radio l’elezione della più bella d’Italia e nello stesso anno esce il film di “Miss Italia”, nel cast Gina Lollobrigida e Constance Dowling. Nel 1952 il concorso tiene le sue selezioni nella città di Merano e nel 1959 Enzo Mirigliani prende le redini di Miss Italia. Solo vent’anni dopo, nel 1979 Miss Italia entra nel tubo catodico, inizialmente trasmesso su reti locali, dal 1981 al 1987 su Canale 5, e a partire dal 1988 sino al 2013 in onda su Rai 1. Miss Italia e il suo regolamento cambiano nel tempo, ammorbidendosi anche in
Isabella Verney - La prima Miss Italia 1939 conseguenza delle polemiche che alcuni parametri scatenano. Così nel 1990 vengono rimosse le misure di seno, vita e fianchi, e nel 1994 è consentito partecipare anche alle donne sposate e con figli. È il 1996 quando la prima ragazza di origini non italiane, vince il concorso, si tratta di Denny Mendez, originaria di Santo
Lucia Bosè Domingo che l’anno seguente si classifica quarta a Miss Universo. I presentatori del concorso si susseguono negli anni, ma è Fabrizio Frizzi, colui che per moltissimi anni presenta le finali per l’elezione della più bella d’Italia, conducendo ben 15 edizioni di seguito, dal 1988 al 2002, e ritornando poi nel 2011 e 2012.
Gli anni novanta sono costellati di polemiche per la partecipazione al concorso di ragazze minorenni, ma è solo nel 2002 che il regolamento viene modificato, per accettare solo le ragazze maggiorenni alla data della finale. A Enzo Mirigliani nel 2003 succede la figlia Patrizia Mirigliani, nuova anima del concorso. Le regioni con il maggior numero di Miss elette sono: la Sicilia, con ben 11 titoli, seguono a pari merito il Lazio e la Lombardia con rispettivamente 10 fasce conquistate. Il Trentino è riuscito ad aggiudicarsi soltanto recentemente due Miss, la prima
trentina incoronata è stata la perginese Claudia Andreatti nel 2006, divenuta poi l'ultima "signorina buonasera" di Rai 1, dal 2007 al 2016. Quest’anno a vincere, in onda su LA7 che dal 2013 trasmette la finale del concorso, è Alice Rachele Arlanch, che come ormai tutti sanno vive nell'omonima frazione di Vallarsa che vanta soli 14 abitanti. Curiosità vuole che la giovane trentina porti il nome delle due vincitrici che l’hanno preceduta (Alice Sabatini 2015 e Rachele Risaliti, 2016). Da segnalare come il passaggio dalle reti Rai a LA7 ha comportato un decisivo calo dei telespettatori che assistono alle serate. Tra il 1990 e il 2017 il Trentino Alto Adige si è aggiudicato a livello nazionale anche le fasce di Miss Cinema e Miss Eleganza. C’è stato un tempo in cui le miss apparivano soltanto in fotografia, le immagini strappate dai giornali erano quasi venerate dai soldati durante la guerra. Nel secondo dopo guerra, nel momento in cui l’Italia deve cercare di rialzarsi, appaiono quali diafane immagini che fanno dimenticare le difficoltà del vivere quotidiano. Vi è stato poi un tempo in cui Miss Italia era al centro delle contestazioni, perché ritenuto un concorso in cui il corpo femminile diventa oggetto, facendo passare l’idea che nella vita conti soltanto l’apparire, sono i tempi
Roberta Capua - Miss Italia 1986 del femminismo che si protrae per lungo tempo. La conseguenza di ciò è una fase in cui si cerca di dare la parola alle bellezze, da qui l’ansia di non saper cosa dire per apparire migliori e le parodie che ne conseguono di Miss che sognano la pace nel mondo. Oggi Miss Italia è prima di tutto sui Social, ha una sua web Tv, le critiche sono sempre dietro l’angolo e non sono mancate anche in quest’ultima edizione. In questi anni in cui si parla di pari opportunità, le giovani sono sempre più consapevoli della loro forza e del loro potere, che non è soltanto bellezza fisica, ma anche studio, impegno e dedizione. Il concorso diviene un modo di mettersi in gioco per tentare la via del successo e ci auguriamo che sia così anche per la nostra nuova Miss, Alice Rachele Arlanch.
Denny Mé ndez - Miss Italia 1996
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FIORE TERRAGNOLO un esempio il personaggio
Uno dei personaggi che più di ogni altro ha rappresentato la storia politica della Valsugana, specialmente per longevità amministrativa, è, senz’ombra di dubbio e senza tema di smentita, Fiore Terragnolo, l'ex sindaco di Scurelle, ora in meritato riposo. Un personaggio, un politico, e un amministratore nominato nel 1967 Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, poi, nel 1983, Cavaliere Ufficiale, e il 20 dicembre del 2016 insignito, dal Presidente delle Repubblica, del titolo di Commendatore.
di buona politica
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che dal na carriera, la sua, più unica 1970 al che rara, che sicuramente non Con l’Attestato di Commendatore 1978 è staha eguali nella nostra regione e forse anche in Italia. Un’affermazione, la to Presidente del Consorzio Produttori mia, documentata e certificata dal fatto della Bassa Valsugana e per tre mandati che il “nostro” Fiore è stato eletto e con- è stato assessore comprensoriale del C3 fermato primo cittadino di un Comune, (oggi Comunità di Valle della Valsugana e Tesino) occupando gli uffici di Agricoltura Scurelle, per ben trentuno anni filati. Ma chi è Fiore Terragnolo? Chi è questo (dal 1970 al 1975), Industria (dal 1975 al personaggio che con il suo “modus pen- 1980), e Sanità (dal 1985 al 1990). sandi et operandi” ha etichettato il tempo Ancora, dal 1975 al 1997, Presidente del della piccola comunità valsuganotta e Consorzio di Miglioramento di ScurelleSpera e Strigno. non solo? Classe 1929, sposato con Imelda e felice Per presentare ai lettori il “personaggio” padre di Ivana, Rosanna, e Faustino; Fiore Terragnolo basta prendere come spunto è un valsuganotto “verace” che inizia la e riferimento quanto contenuto nelle sua carriera nel 1953 quando, dopo un varie relazioni che sono state presentate corso specifico e formativo sulla possibile per il conferimento delle varie onorificenze tubercolosi dei bovini, entra nella Fede- al merito. razione Provinciale allevatori di Trento. Subito si mette in mostra per le sue dinamiche capacità, tant'è che nel 1960 viene chiamato dalla Democrazia Cristiana a partecipare, quale candidato, alle elezioni a sindaco di Scurelle. Questa prima sua “uscita”, però, non dà il risultato sperato perchè viene eletto consigliere ma non sindaco. Nel 1964 ricandida, sempre con la Diccì, e questa volta, dopo lo spoglio delle schede, il “nostro” Fiore indossa la fascia tricolore di primo cittadino. Da quel lontano 1964, per i successivi 31 anni e fino al 1995 viene sempre riconfermato. Per la cronaca merita citare anche il fatto che il “nostro” personaggio ha ottenuto in una consultazione elettore anche l'87% dei voti personali. Sempre per la cronaca, va anche detto
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di Armando Munaò “La sua presenza nella comunità - si legge - non solo è stata continua, ma più incisa ed efficace con il passare degli anni. Una maturazione politico-amministrativa che ha permesso al paese di Scurelle di trasformarsi da centro rurale con una economia di sussistenza a Comune con la maggiore concentrazione di industrie rispetto ai residenti di tutto il Trentino”. Di certo sarà stata la sua dinamicità, decisione ed esperienza a convincere imprenditori e industriali a investire in una zona lontana sia dai grossi centri di consumo che dalle fonti di acquisto delle materie prime necessarie. Fiore c'è riuscito con grande costanza, non scoraggiandosi difronte alle negatività e ostacoli e grazie agli interventi e contributi della Provincia
Inaugurazione della Cartiera Valsugana
Inaugurazione della Finstral
Autonoma di Trento che sin da subito ha creduto nelle capacità di Terragnolo. A conferma di quanto detto, basta citare il suo impegno nel fare realizzare, in quel di Scurelle, lo stabilimento Finstral che non solo ha motivato la crescita e lo sviluppo economico di tutta la comunità valsuganotta, ma è stata indiscussa fonte di lavoro per i residenti di Scurelle e quelli dei paesi viciniori. Per non parlare delle opere pubbliche che sotto la sua “attenta” guida, e con l'aiuto dei suoi collaboratori, sono state realizzate. Citiamo le più importanti: la discarica, la ristrutturazione della scuola elementare, la scuola materna, l'ambulatorio medico, la chiesa parrocchiale, il teatro, il nuovo Municipio, e poi strade, parcheggi, marciapiedi, e tutto ciò che poteva essere utile per ridare una nuova immagine al paese; e ancora, servizi e infrastrutture con copertura totale di acquedotti e fo-
urbana, ma an- per tutta la comunità. che negli inse- Oggi, come detto, Fiore Terragnolo è diamenti perife- stato insignito del titolo di Commendatore rici, compreso della Repubblica Italiana e sono le motiquello montano vazioni che ne hanno determinato l'Alta della Val Cam- onorificenza che per i lettori cito e sottopelle nel Lagorai lineo: e della vasta e “Un uomo sempre presente nelle istituzioni ampia zona pro- locali e comprensoriali considerato come duttiva. Durante attivo punto di riferimento. Il suo costante il suo mandato impegno è sempre stato quello di creare di Assessore condizioni socio-economiche al solo beComprensoriale nessere della comunità, specialmente per alla Sanità ha quanto riguarda i giovani. Una persona realizzato pro- che ha sempre dedicato tutto il suo fonde e funzio- tempo per la crescita e lo sviluppo del nali ristrutturazioni nell’ospedale civile suo paese e dei comuni viciniori”. San Lorenzo di Borgo che hanno interessato le sale operatorie, il laboratorio di analisi, il padiglione servizi di Con Tretter e Grandi nel 25esimo anniversario di Sindaco mensa, magazzino e farmacia, l’avvio del servizio cure dentarie per soggetti handicappati e non, in età scolare fino ai 14 anni. La presenza di Fiore Terragnolo ha anche caratterizzato il lavoro e il dinamico impegno dei suoi successori che hanno saputo portare a termine lavori e opere importanti e indispensabili
Con la moglie Imelda
Con il sindaco Fulvio Ropelato e Sabrina Ropele
gnature, non solo nell'area
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Al servizio dei consumatori
di Armando Munaò
Conosciamo L’Associazione
ALTROCONSUMO Dott.ssa Crisigiovanni, qual è la “mission” di Altroconsumo? Altroconsumo semplifica la vita con competenza e indipendenza: offre tutela, conoscenza e servizi dedicati, perché i consumatori siano più consapevoli, liberi e sicuri delle loro scelte. Diffonde la cultura dei diritti perché tutti siano più forti, informati e protagonisti di un consumo più responsabile. Come s’inserisce la Sua Associazione nel mondo commerciale italiano; Altroconsumo ha un rapporto dinamico con il mercato. Gestisce annualmente oltre 4000 conciliazioni grazie a protocolli di intesa attivi in circa 20 settori, che consentono di risolvere amichevolmente le liti con le aziende, principalmente fornitrici di servizi di pubblica utilità. Dove vi è una pratica commerciale scorretta invece l’associazione interviene sia con esposti all’autorità Antitrust e sia con l’organizzazione di azioni di classe per ottenere il risarcimento del danno subito dai consumatori a causa della pratica scorretta. Questo è il caso di 3 delle 4 azioni collettive risarcitorie che abbiamo in corso. Negli ultimi anni abbiano negoziato
diverse partnership per assicurare dei vantaggi esclusivi per i nostri soci, abbiamo organizzato, quattro anni fa, il primo gruppo d’acquisto per la fornitura di energia e gas facendo risparmiare in media 266 euro l’anno a ciascun aderente e più recentemente oltre 5000 consumatori hanno partecipato ad un gruppo di acquisto sulle rinnovabili. Infine, attraverso una regolamentazione dello sfruttamento del risultato dei test pubblicati sulla nostra rivista, riteniamo di aver fornito strumenti utili che permettono a tutti i consumatori e non solo ai nostri soci di fare scelte più consapevoli quando devono acquistare un prodotto, scegliere un punto vendita oppure una banca. Come può essere d’aiuto ai cittadini Altroconsumo; Quando i diritti del consumatore vengono calpestati, Altroconsumo interviene per difendere e far risarcire le persone coinvolte. Per farlo, il principale strumento di cui Altroconsumo si avvale è la “class action”. Altroconsumo,però, non è solo class action è anche audizioni e consultazioni: presso le istituzioni rappresenta le giuste cause, mentre con diffide e petizioni cerca di far rispettare i diritti lesi. Altroconsumo segnala condotte scorrette delle aziende presso le autorità competenti come detto prima. Come si concretizzano i servizi di consulenza di Altroconsumo Ogni socio ha la possibilità di usufruire, a portata di un click www.altroconsumo.it o di telefono, di professionisti che forniscono nell’ambito: fiscale,
Luisa Crisigiovanni
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L’Associazione Altroconsumo è nata nel 1973 sotto il nome di Comitato Difesa Consumatori a Milano e da oltre 40 anni è a fianco dei consumatori per tutelarne i diritti e aiutarli nel fare le scelte più efficaci secondo le necessità di ciascuno, con gli strumenti più opportuni. Una squadra di professionisti, un approccio indipendente all'informazione, i celebri test comparativi, il servizio consulenza e tanto altro. Con oltre 399.000 soci, Altroconsumo è la più grande organizzazione italiana di consumatori e vero punto di riferimento concreto per tutti i cittadini. Attualmente l’Associazione di avvale, per l’informazione, i comunicati, le notizie ed altro di pubblico interesse, di alcune specifiche pubblicazioni quali Altroconsumo, Test Salute, Hi Test, Soldi & Diritti, Altroconsumo Finanza oltre alle guide pratiche tematiche. Per meglio conoscere le finalità istituzionali e come opera, abbiamo intervistato, in esclusiva, la dott.ssa Luisa Crisigiovanni, Segretario Generale di Altroconsumo e la dott.ssa Alice Rovati, Rappresentante di Altroconsumo per la Provincia di Trento e nostra validissima collaboratrice.
CHI SONO PAOLO MARTINELLO, già Presidente dell’associazione dal 1995 al 2014 e del BEUC dal 2008 al 2012, ha assunto la carica di Presidente della Fondazione Altroconsumo, costituita per gestire e sviluppare le sempre più numerose attività informative e di servizio a favore dei consumatori realizzate dall'organizzazione. LUISA CRISIGIOVANNI, attuale Segretario generale dell'associazione dal 2014 (data in cui il vertice dell'associazione, dopo quasi un ventennio si tinse di rosa), ricopre anche dal 2015 la carica di Tesoriere BEUC, l’unione delle organizzazioni di consumatori indipendenti con sede a Bruxelles, da anni watchdog degli interessi dei consumatori in Europa. In Italia è membro del CNCU, presso il ministero dello Sviluppo economico e collabora con il mondo universitario su progetti di diffusione della cultura consumerista. ALICE ROVATI, laureata in Giurisprudenza, percorso europeo e transnazionale. Giurista esperta in diritto dei consumatori, docente di diritto. E' Rappresentante di Altroconsumo per la Provincia di Trento.
economico, finanziario, miglior acquisto, assicurativo (RC auto, RC moto), farmaci (mediante le banche dati), tariffe telefoniche. Altroconsumo opera anche all’interno della Unione Europea? Sì, abbiamo una dimensione internazionale che ci permette di essere presenti dove le decisioni vengono prese. E’ membro di Ci (Consumers’ international), ICRT (International Consumers’ Research and Testing) e del Beuc (l’organizzazione europea delle associazioni dei consumatori). Altroconsumo collabora, inoltre, con altre associazioni indipendenti di consumatori in Belgio, Spagna, Portogallo, Brasile. E sul territorio nazionale? In Italia la sede nazionale di Altroconsumo è a Milano. La presenza territoriale è articolata su diverse regioni con rappresentanti locali. Attualmente Altroconsumo è presente in Trentino, Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia- Romagna, Liguria, Puglia, Lazio, Campania, Sardegna, Sicilia, Calabria e Umbria. Per usufruire dei servizi e delle consulenze di Altroconsumo è necessario essere soci? Per usufruire della maggior parte dei servizi e delle consulenze di Altroconsumo è necessario essere soci, perché finanziamo tutte le nostre attività con le quote associative. Un’eccezione è rappresentata da progetti finanziati: per esempio da ottobre 2016 Altroconsumo offre un servizio per migliorare l’accesso e le conoscenze
a tutti i cittadini rispetto alle cure, grazie al progetto “Diritti in Salute”, nato dalla collaborazione tra Altroconsumo e ACU, Associazione Consumatori Utenti, e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico. All’interno del sito si trovano tanti contenuti: schede informative su vari argomenti, numeri di telefono e indirizzi mail utili, video, risposte ai dubbi più frequenti, tutti pensati per aiutare i consumatori a risolvere i principali dubbi in materia di sanità. Inoltre, nel caso di problemi di accesso alle prestazioni mediche o casi malasanità è possibile contattare il nostro servizio di consulenza al n. 800134656. Dott.ssa Rovati, come sappiamo Altroconsumo ha rappresentanti in tutte le regioni italiane. Qual è il suo ruolo in Trentino? In qualità di rappresentante provinciale mi occupo di curare i rapporti con gli enti e le istituzioni locali, sia pubblici che privati, nonché di esercitare le attività di rappresentanza dell'associazione a livello provinciale. Sono membro di commissioni consultive comunali all'interno delle quali esamino e formulo pareri o elaboro proposte nell'interesse dei consumatori e degli utenti. Organizzo incontri formativi e informativi per i cittadini in ambito consumeristico recependo le istanze e proposte del territorio meritevoli di progettualità specifiche ovvero attuando iniziative relative a campagne e progetti nazionali o internazionali supportate da Altroconsumo. Promuovo e coltivo i rapporti con realtà locali collaborando su progetti comuni. E ovviamente cerco di avvicinare quanti più consumatori trentini alla nostra associazione. In caso di bisogno, come ci si può rivolgere alla Sua Asso-
Alice Rovati ciazione nella nostra regione? Il sito di Altroconsumo.it è ricchissimo di informazioni e strumenti che danno risposte ai problemi più comuni; in ogni caso il numero delle consulenze giuridiche per i soci di tutta Italia è 02.6961550. Io sono raggiungibile via mail rappresentantetrento@altroconsumo.it. o telefonicamente al n. 346.7935882. A Suo avviso i trentini sono informati e sono a conoscenza dell’opera che Altroconsumo svolge a tutela dei consumatori; Abbiamo un buon numero di soci in Provincia di Trento (6.188) e questo significa che i trentini sono abbastanza sensibili alle tematiche consumeristiche. Chi ci legge è già un consumatore esigente ed informato. Il mio compito è anche quello di raggiungere i poco fiduciosi e i poco informati e far conoscere loro le nostre attività, i servizi che offriamo e le riviste sulle quali pubblichiamo i risultati delle inchieste e dei test comparativi. Dal 2016 è anche membro del Consiglio di Altroconsumo. Cosa l’ha portata a candidarsi? Da qualche anno sono rappresentante provinciale di Altroconsumo. Un onore e una grande responsabilità. Credo decisamente nel lavoro che svolgiamo e cerco di trasmettere ai consumatori i valori che contraddistinguono la nostra Associazione. Nel 2016 c’è stato il rinnovo del Consiglio e ho pensato di candidarmi. Il resto lo hanno fatto i soci votandomi e dandomi questa bella opportunità di crescita.
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Ampie sale per Matrimoni, pranzi e cene di famiglia, banchetti e ricevimenti, feste di compleanno, di laurea e per ricorrenze come prime comunione, cresime e compleanni. Sale da 30 a 400 persone. Cucina tipica e tradizionale. Possibilità di piatti vegetariani e senza glutine. Forno a legna per meravigliose pizze. L'hotel inoltre dispone di 28 camere dotate di televisione sat, telefono, bagno, cassaforte e collegamento wifi. L'hotel come il ristorante è accessibile a portatori di handicaps. Centro ippico aperto tutto l'anno. Lezioni di monta inglese e americana. Passeggiate di una o più ore, giro del lago e trekking in montagna.
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Foto su gentile concessione MEDIA IN - Ph. I. Albertini
Le origini della medicina si perdono nella notte dei tempi, se la Bibbia è testimonianza assieme ai testi antropologici di una esclusione sociale del malato, medicina e religiosità si intrecciano per lungo tempo.
La Valsugana dei
Gli arbori della
Ippocrate
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MEDICINA
uella che potremmo definire un tipo di “medicina esperienziale” si diffonde tra gli ebrei, in Egitto, Grecia, e Mesopotamia, chi esercita la professione medica è un sacerdote che pratica una sorta di esorcismo, per ottenere la guarigione è necessario praticare la penitenza, perché la malattia è vista come una punizione divina. In parallelo a questa tipologia curativa, si sviluppa anche una medicina di tipo artigianale, fatta di guaritori che utilizzano manipolazione e infusi curativi. Gli stessi Egizi a partire dal 2700 a.C. praticavano la medicina, accompagnandola con formule apotropaiche (per allontanare un influsso maligno). Per quanto concerne la civiltà mesopotamica, ci resta ancora oggi una importante testimonianza scritta: il Codice di Hammurabi, databile al 1772 a.C. e conservato al Louvre di Parigi, una tra le più antiche raccolte di leggi scritte, riporta, in tredici articoli, gli obblighi del medico nell'esercizio della sua professione e parimenti le pene previste. Più a oriente, la medicina tradizionale cinese, vede la malattia come una mancanza di equilibrio tra le due forze primordiali: Yin (la terra, il freddo, il femminile) e lo Yang (il calore, il caldo, il maschile), che sono in grado di mutare i cinque elementi di cui si compone l'Universo: acqua, terra, fuoco, legno, e metallo. In questo caso si rende necessario ristabilire l’equilibrio, come
ben descritto nel Nei Jing, trattato di medicina risalente al 2600 a.C., all’interno del quale è possibile trovare contenuti d’avanguardia, specialmente in campo chirurgico. In considerazione della ritrosia a effettuare quelle che oggi chiamiamo autopsie, questo tipo di medicina ha lasciato spazio all’agopuntura, fino a 600 aghi sui punti d’inserzione per ristabilire l'equilibrio tra lo Yin e lo Yang. A partire dal secondo secolo avanti Cristo il “taoismo” raggiunge l’apice e si privilegiano i rimedi naturali, la dietetica e l'esercizio fisico. Nel 624 viene istituito il Grande Servizio Medico, sede di studi e ricerche che consentono di enunciare moltissime differenti tipologie di malattie, sia di tipo infettivo che dovute a particolari carenze vitaminiche. La medicina greca nasce nel V secolo a.C. con Ippocrate di Coo, essa prende le distanze dalla religione, per fondarsi su un metodo rigoroso, razionale e di tipo sperimentale. Le malattie hanno un’origine naturale, riprendendo gli studi effettuati dal pitagorico Alcmeone secondo il quale la malattia si genera a causa di una rottura dell'equilibrio esistente tra i 4 umori fondamentali: sangue, flegma, bile gialla, e bile nera. Ippocrate si conforma alle idee elaborate dal prede-
di Chiara Paoli
cessore anche per quanto riguarda sensazioni, emozioni, pensiero e sentimenti il cui centro viene collocato nel cervello anziché nel cuore, come si supponeva all'epoca. Disgiunta dalla religione e dalla filosofia, a differenza della scuola medica di Empedocle, l’insegnamento di Ippocrate sottolinea l'importanza fondamentale dell'esame metodico dei sintomi riscontrati per individuare l’esatta patologia. A Ippocrate si riconosce l’origine della medicina quale scienza autonoma e a lui si attribuisce il giuramento che ancora oggi viene pronunciato da chi si affaccia alla professione medica.
Codice Hammurabi
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Divinità greche dellamedicina di Chiara Paoli
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l giuramento d’Ippocrate, nonostante la sua indipendenza rispetto all’ambito religioso, invoca le divinità e in particolare espone «Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento…». Proprio questo iniziale appello alle divinità fa sorgere numerosi dubbi sull’autenticità del giuramento che per le idee enunciate molti attribuiscono piuttosto ai Pitagorici del IV secolo a.C.. Apollo, noto a chiunque come divinità del sole, è in realtà anche protettore delle arti, della musica, della poesia, della pro-
Hygeia - Musei Capitolini
fezia, e delle arti mediche. L’arciere che guida il carro del sole, con la sua arma colpisce le genti che lo contrastano, scatenando terribili epidemie. Nelle tavolette di lineare B ritrovate e risalenti all’età greca del bronzo, nessun riferimento al dio Apollo, al suo posto compare spesso il dio Paean, nume tutelare del canto magico-profetico e guaritore degli Dei, che ritroviamo anche nell’Iliade al fianco di Apollo. Epiteti di Febo sono anche Akesios o Iatros, cioè guaritore, e Alexikakos o Apotropaeos, indicanti "colui che scaccia il male", mentre per i Romani è Averruncus, cioè colui che può tenere lontane malattie e epidemie, ma anche Medicus, e tale è la dedicazione di un tempio dell’antica Roma. Asclepio o Esculapio, è figlio di Apollo e di una mortale, istruito nell’arte della medicina dal centauro Chirone, divenuto poi dio della medicina, delle guarigioni e dei serpenti, da cui deriva la sua verga. Il suo potere di riportare in vita i morti ne fa una divinità venerata anche nell’ambito delle scienze occulte. Secondo il mito, Asclepio ottiene da Atena il privilegio di sostituire il suo sangue con quello della Gorgone Medusa, così il sangue che zampilla dalle vene di sinistra è velenoso, mentre quello proveniente dal fianco destro ha il potere di guarire qualunque malattia e risuscitare i morti. Ma per la sua capacità, che rendeva gli uomini simili agli dei immortali, Asclepio viene fulminato da Zeus e tra-
mutato nella costellazione di Ofiuco, divenendo così una divinità minore. Esculapio ebbe a sua volta cinque figlie: Igea, identificata con la salute; Panacea, che aveva il dono di guarire tutte i malesseri (da cui il detto “panacea di tutti i mali”); Iaso, personificazione della guarigione; Egle, presunta madre delle Grazie; Acheso, colei che vigila sulla percorso curativo. Ebbe inoltre tre figli maschi: Telesforo, Asclepio divinità della convalescenza; Macaone e Podalirio, entrambi medici. Nell'antica Grecia si riteneva che per guarire ogni male, fosse sufficiente dormire in un santuario sacro ad Asclepio. La verga di Asclepio è un bastone sul quale è arrotolato un serpente, che è emblema, in considerazione della muta del serpente, di guarigione e rinascita, ma è anche il simbolo internazionale del soccorso medico. Narra la leggenda che nel 291 a.C. il culto di Esculapio venne importato a Roma, afflitta dalla peste; volendo costruire un tempio dedicato alla divinità, una delegazione si reca a Epidauro per acquisire una scultura del Dio; durante il trasporto sul Tevere, dalla barca appare un serpente, simbolo del dio, che nuota verso l’Isola Tiberina. Il fatto interpretato come dimostrazione della volontà del dio, indusse a costruire il tempio sull’isola dove oggi sorge uno degli ospedali più autorevoli di tutta Europa, il Fatebenefratelli.
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La malattia di
ALZHEIMER
di Armando Munaò
La malattia di Alzheimer (chiamata anche Alzheimer-Perusini), è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante che, di solito, si manifesta in età senile (oltre i 65 anni), ma anche prima. Fu scoperta nel 1907 a Tubingen in Germania dal neurologo Alois Alzheimer e dal suo assistente nella ricerca, il medico italiano Gaetano Perusini. E’ la malattia che nel mondo rappresenta la forma di demenza più diffusa. Di questa patologia ne abbiamo parlato con la dott.ssa Katia Pinto (Psicologa, specializzata in Analisi e Modificazioni del Comportamento – Formata in Valutazioni Neuropsicologia delle Demenze). La dott. Pinto è Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Alzheimer Italiana e Vicepresidente Associazione Alzheimer di Bari.
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e il progresso ha allungato di molto la durata della vita, (in media 82 anni gli uomini e 8485 le donne), l’invecchiare porta con se delle patologie croniche tipiche: ipertensione, malattie respiratorie, diabete e, non ultimo, il decadimento cognitivo e le demenze vere e proprie, allo studio in diversi istituti di ricerca, nazionali e internazionali. La malattia di Alzheimer sta acquisendo i connotati di una vera e propria epidemia. Un grido d’allarme che viene lanciato in ogni occasione ci si trovi a parlare di questo dramma socio-sanitario. L’OMS ha dichiarato la demenza uno dei 7 disturbi neuropsichiatrici prioritari. Nel Rapporto 2015, l’ADI, Alzheimer Disease International, ha stimato in oltre 46 milioni in tutto il mondo
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le persone affette da demenza, ma se ne prevedono 74 milioni nel 2030 e 150 milioni nel 2050. In Italia, si stimano oggi 1.241mila persone con demenza, di cui oltre 600mila quelli malati di Alzheimer, pari al 4% della popolazione over 65. E stimando che nel 2050 gli ultra 65enni rappresenteranno il 34% della popolazione, le previsioni per i prossimi anni indicano un aumento dei casi che renderà il nostro Paese uno dei più colpiti dalla patologia. In Trentino, secondo quanto rivela l’Associazione Alzheimer Trento Onlus, viene colpita 1 persona su 8 sopra i 65 anni e 1 su 2,5 oltre gli 85, e il numero di malati sarebbe compreso tra le 7.000 e le 7.500 unità. Un dato calcolato per difetto perché le persone che soffrono di demenza sono in continuo aumento e crescono alla media di oltre 500 l’anno. Sino a ieri si diagnosticava un malato di Alzheimer ogni 7 secondi, oggi uno ogni 3 secondi. Si dice che ogni 10 minuti un italiano perda la memoria. Più che raddoppiata, quindi, è la velocità d’impatto della malattia sul
tessuto sociale, aumentati i costi relativi alla gestione dei percorsi diagnostico, terapeutico, e soprattutto assistenziale di questa malattia, che in media dura oltre 10 anni e mette le famiglie in balia di uno tsunami che travolge tutti e tutto. Sono numeri impressionanti, capaci di mettere in difficoltà l'assetto socio-sanitario di qualsiasi paese, specie di quelli che, come l'Italia, non hanno pensato a mettere a punto un piano per contenere gli effetti di una tale patologia.
L’INTERVISTA IL MOMENTO DELLA DIAGNOSI «Inizia con semplici dimenticanze, magari di persone distratte, ma quando compaiono episodi particolari (come mettere il ferro da stiro nel freezer, i libri nel forno, avere difficoltà a rientrare a casa, dimenticare spesso il nome delle cose d’uso comune o dei familiari, avere difficoltà a fare calcoli anche elementari) si può supporre un deficit cognitivo e avviare un percorso diagnostico per inquadrare un’eventuale demenza. Diversi test neuropsicologici possono essere eseguiti con discreta semplicità, e indirizzano già verso diagnosi che dovranno essere confermate da indagini come TAC cranio, RM encefalo, PET, SPECT, ed esami ematochimici. Ultimamente la ricerca scientifica va
verso l'individuazione di marcatori specifici perché la diagnosi precoce della malattia, potrebbe dare ai pazienti prospettive terapeutiche e gestionali migliori». IL PERCORSO DELLA MALATTIA «Giorno dopo giorno si vanno perdendo capacità. Si cerca di mascherare, all’inizio, poi ci si ritira in se stessi, per paura di sbagliare, di non saper fare, di non riuscire a fare, cadendo molte volte in una depressione che peggiora il quadro mentale già alterato. Anche il familiare può passare dall’iniziale non accettazione della malattia, al rifiuto della stessa, fino a una cupa rassegnazione. In questo senso l’Alzheimer è una malattia della famiglia, una vera e propria emergenza sociale.Il malato finisce per essere spettatore del suo deterioramento mentale e conseguente regressione, alternando periodi di maggiore o minore gravità, necessitando sin dall’inizio di assistenza continua e specializzata». DOVE CURARE IL NOSTRO MALATO «Il luogo migliore per la cura del malato di Alzheimer, a detta dei familiari intervistati, è la propria casa, che sostiene i pochi punti di riferimento conservati dal paziente. Auspicabile sarebbe un Servizio Domiciliare che garantisca continuità nell’assistenza al malato. Vi sono anche i Café Alzheimer, i Meeting Center Alzheimer, e i Centri Diurni dedicati, dove un ammalato di livello lieve-moderato può fare esercizi di riabilitazione cognitiva per mantenere le residue capacità e rallentarne la per-
Gaetano Perusini
La dott.ssa Katia Pinto con il dr. Pietro Schino, prof. Marco Trabucchi dita, mentre (nel Café e Meeting Center) il familiare scambia esperienze, chiede e dà consigli utili per la gestione quotidiana dei problemi legati alla malattia, con la presenza di psicologi ed educatori. Nel percorso della malattia si manifestano a volte disturbi comportamentali con aggressività, alterazioni del rapporto sonno/veglia, affaccendamento continuo con girovagare senza meta, anche deliri e allucinazioni che hanno un impatto devastante su chi assiste. Tali problematiche, quando compaiono, rendono spesso necessaria l’istituzionalizzazione presso strutture residenziali (RSA: Residenze Sanitarie Assistenziali e RSSA: Residenze SocioSanitarie Assistenziali) possibilmente con il cosiddetto Nucleo Alzheimer, per assicurare adeguata e specialistica professionalità. È il momento della resa da parte dei familiari che non riescono più a sopportare il peso dell’assistenza senza rimetterci in salute». TERAPIA FARMACOLOGICA «Allo stato attuale sembra che i farmaci non riescano a modificare la storia della malattia, o possano solo rallentarne il decorso. Così come le terapie sintomatiche (ansiolitici, ipnoinduttori, tranquillanti) che riducono le alterazioni comportamentali. Sono allo studio un vaccino specifico, l’utilizzo di cellule staminali, l’ingegneria genetica e l’utilizzo di nano-particelle». TERAPIA NON FARMACOLOGICA E INTERVENTI PSICOSOCIALI «La terapia non farmacologica è finalizzata a conservare il più elevato livello
di autonomia mediante tecniche con lo scopo di controllare i disturbi del comportamento, rallentare il declino cognitivo e funzionale, e compensare le disabilità». Ultime tecniche adottate con ottimi risultati sono la terapia del treno (dove il paziente agitato viene tranquillizzato all’interno di un locale dov’è ricreato lo scompartimento di un treno di altri tempi, mentre su uno schermo/finetrino scorrono le immagini di paesaggi come durante un viaggio, appunto, in treno) e la doll therapy soprattutto, ma non solo per le pazienti donne (dove con appropriate e studiate bambole di stoffa si stimola una memoria ancestrale di accudimento e attenzione verso un soggetto di età infantile). RUOLO DELL’ASSOCIAZIONE ALZHEIMER «Non lasciare le famiglie da sole! Le Associazioni che si occupano dell'Alzheimer sono un primo passo verso la creazione di una rete socio-assistenziale per i malati e le loro famiglie che spesso si ritrovano da sole a dover gestire il carico di un’assistenza sfibrante, anche perchè i piani socio-sanitari non hanno ancora preso atto della necessità di un’inversione di rotta, dal "curare" al "prendersi cura. Oggi in Italia 8 famiglie su 10 si fanno carico dei costi dell’assistenza al paziente che viene spesso curato a casa, poichè i servizi assistenziali e sanitari per questo tipo di patologie sono molto scarsi soprattutto per la fascia di popolazione medio-bassa che non può accedere ai servizi privati».
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Acquisto farmaci online
UN GRANDE RISCHIO
PER LA SALUTE
di Laura Fedel
Da luglio 2015 il Ministero della Salute ha autorizzato farmacie e parafarmacie a vendere farmaci da banco anche online. È bene però per il consumatore accertarsi che le regole imposte vengano seguite, soprattutto per quanto riguarda prezzi e tipo di medicinali acquistati. In ogni caso è sempre buona e sicura norma rivolgersi a una farmacia e MAI acquistare farmaci o altri preparati medicinali da negozi improvvisati o da siti Online. Può essere estremamente pericoloso.
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ttualmente gli esercizi autorizzati alla vendita virtuale sono 430 con apposito bollino di sicurezza, logo che tramite link rimanda all’elenco pubblicato sul sito del Ministero. È bene fare attenzione alla presenza del bollino in quanto molti siti si servono di nomi ingannevoli come La buona farmacia e simili che però invece non sono autorizzati. Solo farmacie e parafarmacie con un corrispettivo negozio fisico autorizzato possono aprire alla vendita virtuale. È inoltre impossibile comprare in modo legale farmaci provenienti da siti esteri. L’introduzione di farmaci con bugiardino scritto in una lingua diversa dall’italiano è proibita. Il prezzo: la legge stabilisce che debba essere corrispondente a quello imposto dall’esercizio fisico. Da un sito all’altro però i prezzi possono variare notevolmente e si può risparmiare scegliendo il
medicinale con lo stesso principio attivo. Per trovare l’equivalente Altroconsumo ha messo a disposizione sul suo portale un servizio di ricerca. I farmaci: È possibile acquistare online solo medicinali da banco. I farmaci che richiedono la prescrizione medica, come antibiotici, Viagra, e ansiolitici, saranno reperibili solo su operatori illegali da cui è meglio stare alla larga. I rischi di truffa e soprattutto di danni alla propria salute sono alti e dunque è meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia. I farmaci illegali: l’acquisto online dà solo l’illusione dell’anonimato, ma i rischi per la salute sono alti oltre a quello del furto dei dati sensibili. I più ricercati sono prodotti legati al miglioramento delle prestazioni sessuali, dimagranti, anabolizzanti, antidepressivi e ansiolitici. È bene fare attenzione a questo tipo di farmaci che presentano un’etichettatura contraffatta circa il contenuto e l’origine del medicinale. Informazioni ingannevoli, farmaci rubati, quantità di principio attivo modificato da quello dichiarato se non assente, farmaci scaduti e ri-confezionati, o peggio ancora medicinali contenenti sostanze tossiche. Un fenomeno in costante aumento in tutti i paesi. «Mezzo milione di siti illegali – ci dice il dottor Domenico Di Giorgio, direttore dell’ufficio qualità dei prodotti e contrasto al cri-
mine farmaceutico dell’AIFA – e l’offerta legale è minima, l’1 per mille rispetto a quella illegale, che prolifera anche attraverso sexy shop, social network usati come vetrina, infiltrazioni nei forum dedicati ai pazienti dove si va a vendere ai singoli soggetti. Le persone, consapevoli di acquistare nell’illegalità, non sanno il rischio che corrono. È sempre più alta la casistica registrata nei centri antiveleni di soggetti intossicati, soprattutto fra i più giovani. In collaborazione con LegitScript andiamo a caccia di siti illegali per chiuderli, un incessante lavoro contro un’offerta in continua evoluzione e che ha una distribuzione sempre più ampia e che si basa anche su organizzazioni criminali. I pacchi che non si riesce a intercettare, prima di arrivare a destinazione passano per vari intermediari. Ogni anno ne sequestriamo centinaia di migliaia». IMPACT Italia: è il nome della task force istituita nel 2007 di cui fanno parte il Ministero della Salute, l’AIFA, e l’Istituto Superiore di Sanità, insieme alle forze dell’ordine con l’obbiettivo di effettuare indagini e studi di approfondimento del fenomeno contraffazione e vendita in canali illegali compreso quello on line. Sul sito della Task force i cittadini possono segnalare i casi sospetti.
Si ringrazia la Farmacia Romanese di Levico Terme per il contributo scientifico e giornalistico
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Sulla punta della lingua
Come posso curare il mio difetto di pronuncia? Perché balbetto? Perché non capisco quello che ascolto? Perché ho la voce rauca? Perché il mio bambino ancora non parla? Perché mio figlio pronuncia male alcune lettere? Perché non sa leggere di Laura Fedel e scrivere bene?
LA LOGOPEDIA
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ono solo alcune delle domande a cui dà risposta la logopedia, disciplina che mira alla diagnosi, alla cura, e alla riabilitazione dei disturbi della parola, del linguaggio e della comunicazione. Un campo che abbraccia anche altri aspetti quali gesti, tempi di conversazione, intonazione della voce, costruzione della frase e tanto altro. Imparare a parlare non è sempre un percorso facile. I 18 mesi sono il momento in cui di solito il bambino inizia a parlare bene, passando da un numero limitato di parole a usarne circa 300. La comprensione infatti precede la produzione. Il lavoro del logopedista si rivolge a tutte le età e quindi si specializza in un settore. «Tra i 3 e i 5 anni si individuano i primi disturbi del linguaggio – ci spiega Mercedes Caligiuri, logopedista ed ex docente all’Università Tor Vergata di Roma - tra i 5 e i 7 c’è l’approccio con la letto-scrittura e alla fine della III elementare si possono diagnosticare i disturbi di apprendimento come dislessia, disgrafia e discalculia che possono essere migliorati notevolmente con la terapia. Sono in aumento i bambini che presentano difficoltà anche perché c’è ora una conoscenza maggiore verso i disturbi dell’apprendimento che un tempo venivano trascurati. Anche la terapia varia a seconda del problema, generalmente è breve per problemi come
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deglutizione atipica, difetti di pronun- compito di raccordo suggerendo apcia con lettere come S e Z, per altri non profondimenti di altra natura e far seguire il paziente dallo specialista più è possibile fare una previsione certa». Alcuni bambini mostrano difficoltà a adatto. Un bambino dislessico è bene parlare ed esprimere concetti. Le pro- che venga seguito anche da un optoblematiche in età evolutiva possono es- metrista, per esempio. Spesso nel nosere neurologiche e neuropsicologiche stro lavoro chiediamo anche il sostegno come ritardi dello sviluppo del linguag- di altri specialisti per trattare problemi gio, difetti di articolazione, di pronun- come la balbuzia che può avere dentelcia, di strutturazione della frase, lati psicologici importanti. Fondamendislessia, disturbi fonologici, dell’atten- tale è quindi l’anamnesi. Lo stesso zione, ritardi mentali oppure di natura sintomo può avere cause diverse necesneurocomportamentale come gli effetti sitando di tempi e approcci diversi. Un di traumi cranici, patologie cerebrali e bambino che non parla può essere afautismo. Il logopedista ancora cura di- fetto da un problema motorio, audifetti legati a deglutizione deviata per tivo, di disattenzione o da mutismo e mal occlusioni dentali, balbuzia, diffi- va quindi trattato diversamente». coltà nell’apprendimento della letto- L’attività del logopedista, che lavora in scrittura e disturbi sensoriali legati strutture sanitarie pubbliche e private, all’udito. Mercedes Caligiuri È una figura ponte con altri professionisti come psicologo, otorinolaringoiatra, neuropsichiatra infantile, psicomotricista, fisioterapista ecc. «Quando i genitori si accorgono che il bambino mostra difficoltà si rivolgono a noi perché facciamo meno paura – ci spiega ancora Caligiuri – invece di andare da altri specialisti come neurologo o psicologo. Un disturbo del linguaggio può essere sintomo di altri problemi come autismo, ritardo mentale o disturbi audiometrici. Ecco che ci troviamo a svolgere l’importante
prevede la stimolazione delle labbra e della lingua con appositi esercizi, spesso giochi, come soffiamenti, smorfie, rotazioni con la lingua e il suo schioccamento contro il palato, arricciamenti delle labbra, e altri movimenti mirati e ripetuti con costanza. Si serve anche di giocattoli che attirino l’interesse del bambino e ausili come palline da mettere in bocca per insegnare l’impostazione della stessa ed emettere i suoni in modo corretto. Non solo i più piccoli si rivolgono al logopedista. Vengono trattati anche gli adulti con problemi di comunicazione legati a malattie degenerative come Parkinson o demenza senile. «In questo caso - conclude Mercedes Caligiuri - mettiamo in atto terapie di mantenimento. Ci occupiamo anche del recupero di persone che hanno avuto ictus avvalendoci della cosiddetta Comunicazione Aumentativa Alternativa che con un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie cerca di dare al malato la voce che non ha». Il logopedista inoltre si occupa della voce dei cantanti, insegnando all’artista a respirare nella maniera più adatta, attivare il diaframma, effettuare il riscaldamento vocale e assumere la postura migliore per facilitare l’uscita della voce.
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o n r e v n i o n n u t u a a d o m a l
ABBIGLIAMENTO E INTIMO DA 0 A 99 ANNI
Conosciamo il
DIABETE La Valsugana dei
Che cos'è, quanto è diffuso, quali sono le sue complicanze, come si previene e come si cura? di Alberto De Micheli
l diabete è una malattia cronica in cui si ha un aumento della glicemia, ovvero dei livelli di zucchero nel sangue. Questa condizione può dipendere da una ridotta produzione dell’insulina, l’ormone secreto dal pancreas per utilizzare gli zuccheri e gli altri componenti del cibo e trasformarli in energia, oppure dalla ridotta capacità dell'organismo di rispondere all’azione dell’insulina. I livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti con la terapia, possono, nel tempo, favorire la comparsa delle complicanze croniche della malattia, cioè danni a reni, retina, nervi periferici e sistema cardiovascolare (cuore e arterie). È possibile convivere con il diabete e prevenire attivamente le complicanze, ma è necessario conoscere che cosa, nella vita di ogni giorno, causa un aumento o una diminuzione della glicemia in modo da mantenerla il più possibile vicino ai livelli normali fin dall’esordio della malattia e per tutta la vita. In altri termini la conoscenza e la gestione attiva da parte del paziente della malattia sono la base di una buona cura del diabete.
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I TIPI DI DIABETE Il diabete di tipo 2 è la forma più frequente, con almeno 3750000 casi noti in Italia. È comunemente chiamato anche 'diabete dell'anziano' o 'diabete alimentare': si manifesta, infatti, generalmente dopo i 40 anni e soprattutto
in persone in sovrappeso o obese. Spesso l’esordio è privo di sintomi, oppure sono presenti, in modo più lieve, sintomi simili a quelli del diabete tipo 1 (vedi oltre). L’evoluzione è lenta e anch’essa spesso con pochi o nessun sintomo: la persona perde comunque progressivamente la capacità di controllare l'equilibrio della sua glicemia. Il diabete tipo 2 si cura principalmente con una dieta appropriata, un buon esercizio fisico, farmaci orali, alcuni farmaci iniettabili non insulinici e, solo in una minoranza dei casi, con l’insulina. Il diabete di tipo 1 è una condizione molto diversa e più rara. Si manifesta più comunemente prima dei 20 anni d’età (pur con non rare eccezioni) in modo spesso improvviso e con dei sintomi sempre più evidenti (dimagrimento, aumento della quantità di urina emessa, sete eccessiva, disidratazione). Nel diabete di tipo 1 un processo infiammatorio di origine immunologica distrugge le cellule beta del pancreas, che producono l'insulina. Il diabete tipo 1 si cura con l’insulina, abitualmente con più somministrazioni nella giornata per riprodurre la normale secrezione dell’insulina nel digiuno ed in risposta ai pasti. Il diabete gestazionale è una forma temporanea di diabete presente nel 6- 10% delle gra-
vidanze. A partire dal secondo trimestre di gestazione la madre non riesce a tenere in controllo adeguato la sua glicemia. Questo tipo di diabete scompare di regola dopo il parto, ma costituisce una condizione di rischio per la successiva comparsa di diabete tipo 2. Esistono poi altre forme di diabete per così dire 'intermedie' fra il tipo 1 e il tipo 2 come il LADA (acronimo inglese di Latent Autoimmune Diabetes in Adults), che insorge nella seconda parte della vita come il diabete di tipo 2 ma evolve presto verso la completa insulino- dipendenza come il diabete di tipo 1 o particolari forme di diabete che hanno una causa genetica e sono
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cibo e la sedentarietà. Il diabete di tipo 1 è la più frequente della patologie rare. Si stima che in Italia circa il 3% di tutti i diabetici abbia il diabete di tipo 1. Ogni anno si verificano in Italia 84 nuovi casi ogni milione di abitanti ed in alcune regioni italiane, in primo luogo la Sardegna, l’incidenza del diabete tipo 1 è superiore alla media europea. Secondo le stime della Federazione Internazionale del Diabete, nel 2015, nel mondo, 562 mila bambini e ragazzi fra gli 0 e i 14 anni avevano il diabete di tipo 1, ogni anno vengono diagnosticati 86mila nuovi casi di diabete tipo 1 nel mondo e nei paesi industrializzati l’incidenza aumenta del 3% ogni anno. presenti in più membri di una stessa famiglia. Infine il diabete può essere secondario, cioè causato da un'altra malattia del pancreas o altri organi o da una terapia che causa il rialzo della glicemia (la più frequente è quella con farmaci cortisonici). QUANTO È DIFFUSO IL DIABETE? Il diabete è una malattia comune che interessa in Italia il 6.2% della popolazione generale; in circa il 95% dei casi di tratta di diabete di tipo 2. Sulla base di studi epidemiologici si stima, inoltre, che in Italia esista un diabetico non diagnosticato ogni due diabetici noti; si arriva quindi ad almeno 5,2 milioni di Italiani diabetici, di cui 1,5 milioni non diagnosticati. La malattia è più comune negli anziani: in età superiore a 65 anni la prevalenza è del 17%. La prevalenza della malattia è in aumento e, in pratica, si è verificato quasi il triplicarsi dei casi in Italia nell’arco di 30 anni dal 1988 ad oggi. Studi italiani indicano che ogni anno circa 8 persone su 1000 di età compresa tra 40 e 79 anni sviluppano il diabete. Purtroppo anche la prevalenza dell’obesità nei diabetici è aumentata negli ultimi anni; attualmente è, in Italia, circa del 40%. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nell’anno 2040 nel mondo ci saranno 642 milioni di persone con diabete, rispetto ai 170 milioni del 2000 ed ai 415 milioni di oggi,
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con evidenti importanti ripercussioni sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie, ma anche sui costi e l’organizzazione dei sistemi sanitari. L’incremento dell’apporto calorico, la maggior disponibilità di cereali raffinati e la riduzione dell’attività fisica hanno avuto, infatti, riflessi negativi in vaste aree del pianeta. Anche in Italia l’allungamento della vita media e le modifiche delle abitudini di vita (sedentarietà, obesità) sono in larga parte responsabili dell’aumento nella prevalenza di diabete tipo 2. Chiunque può essere colpito dal diabete, ma la probabilità di sviluppare questa malattia è maggiore se si ha una relazione di parentela in primo grado (genitori, figli, fratelli) con una persona diabetica e , per il diabete di tipo 2, si è obesi , ipertesi o si hanno valori elevati di grassi nel sangue (trigliceridi, colesterolo) Pertanto, l’incremento della prevalenza del diabete mellito tipo 2 si manterrà verosimilmente nel tempo se non saranno messe in atto strategie di educazione di massa volte a modificare abitudini e atteggiamenti nocivi alla salute, in particolare l’eccessivo apporto di
SI PUÒ PREVENIRE IL DIABETE? Prevenire il diabete di tipo 2 è possibile e, puntando a questo obiettivo, si riduce drasticamente anche il rischio di sviluppare ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e altri fattori di rischio per l’apparato cardiovascolare. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che, in soggetti ad elevato rischio di sviluppare il diabete, una adeguata modificazione dello stile di vita riduce di oltre il 50% la possibilità di diventare diabetici: la probabilità assoluta di diventare diabetici dopo 3 anni è scesa dal 28.9% al 14.4%, cioè da 1 probabilità su 3 circa a meno di 1 su 6. I pilastri della prevenzione sono il movimento fisico, anche solo camminare mezz’ora al giorno a passo svelto, e la
alimentazione corretta: consumare, nelle giuste proporzioni, ben definite in tutte le linee guida preventive internazionali, tutti gli alimenti: verdure, ortaggi, frutta, pasta, pane, pesce, carne, formaggi; controllare le quantità per correggere o prevenire il sovrappeso; tornare ai cibi genuini, senza ricorrere a cibi preconfezionati o di origine non nota. Il diabete di tipo 1 invece al momento non si può prevenire. In primo luogo, nel 95% dei casi il diabete di tipo 1 appare in famiglie dove non ci sono stati casi simili, quindi le persone 'a rischio' di svilupparlo (figli e soprattutto fratelli di persone con diabete di tipo 1) sono solo una minoranza; in secondo luogo anche tra le persone a rischio finora nessuna strategia preventiva si è dimostrata abbastanza efficace da poter essere utilizzata nella pratica clinica. Sono tuttavia in corso importanti sperimentazioni internazionali, cui partecipano anche gruppi italiani, volte a studiare l’efficacia di diversi interventi preventivi. LA TERAPIA DEL DIABETE Le basi della terapia del diabete sono lo stile di vita e l’alimentazione corretti, personalizzati sulla base del tipo di diabete, dell’età, del grado di sovrappeso e delle esigenza individuali quotidiane. Il diabete tipo 1 si cura con l’insulina in somministrazioni multiple nella gior-
nata, mentre per il diabete tipo 2 esistono numerosi farmaci, scelti sulla base delle caratteristiche e delle esigenze del singolo paziente. In taluni casi l’insulina può essere una scelta anche per il diabete tipo 2. Nel diabetico devono sempre essere trattati anche i fattori di rischio vascolare come l’ipertensione arteriosa e gli elevati valori di colesterolo. Esistono poi terapie particolari, di elevato valore tecnologico, indicate per pazienti selezionati. Il microinfusore è una piccola pompa delle dimensioni di un mazzo di carte da gioco che consente la somministrazione dell’insulina in maniera continua e in quantità variabile nei diversi momenti della giornata, in occasione dei pasti o nei momenti di digiuno fra i pasti. La terapia insulinica con microinfusore è indicata nei pazienti con diabete di tipo 1 in cui la terapia insulinica ad iniezioni multiple non consenta di raggiungere e mantenere un controllo glicemico sufficiente. Talora, in questi pazienti, si utilizzano
strumenti per il monitoraggio in continuo della glicemia sia per una valutazione diagnostica occasionale sia per le modificazioni della terapia somministrata con il microinfusore sulla base dei rilievi glicemici. I sistemi attualmente disponibili in Italia prevedono l’uso di sensori inseriti temporaneamente nel tessuto sottocutaneo e collegati a strumenti di registrazione portatili. Si stanno anche diffondendo sistemi che comprendono un sensore che può essere utilizzato per un massimo di 14 giorni in grado di misurare continuamente i livelli di glucosio a intervalli di 1 minuto, memorizzando i dati delle ultime 8 ore. Operando una scansione rapida del sensore, il paziente può visualizzare su un lettore l’attuale livello di glicemia, e un grafico. che mostra il trend del glucosio (se in aumento o in diminuzione) nelle ultime 8 ore, In pazienti selezionati con diabete tipo 1 è anche possibile eseguire il trapianto di isole di Langerhans che producono l’insulina, mentre nei diabetici di tipo 1 che necessitano di trapianto di rene è possibile trapiantare anche il pancreas, per ristabilire la secrezione insulinica naturale ed evitare quindi la prosecuzione della terapia insulinica
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Le complicanze
La vera spada di Damocle del diabetico sta nel rischio che la sua patologia possa degenerare nelle "complicanze", spesso legate alla durata e al compenso metabolico. Gli organi bersaglio sono il sistema cardiovascolare, l'occhio, il rene, il sistema nervoso.
La Valsugana dei DIABETICHE di Alberto De Micheli
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e maggiori complicanze del diabete sono dovute ai danni ai vasi sanguigni, sia i grossi vasi (macroangiopatia) che irrorano cuore, cervello e arti, sia i piccoli vasi (microangiopatia) che irrorano la retina dell'occhio, i nervi e il rene. Le malattie cardiovascolari sono la più comune causa di morte nel mondo sia per persone con diabete, sia per i soggetti non diabetici; nei soggetti con diabete tuttavia il rischio di morire per queste malattie è da 2 a 4 volte maggiore rispetto ai non diabetici. Numerosi studi scientifici, su casistiche di molte migliaia di persone, hanno dimostrato che il controllo migliore dell’equilibrio glicemico, della pressione arteriosa e del profilo dei grassi del sangue (del colesterolo in particolare) sono capaci di prevenire queste complicanze. E’ importante che la terapia con l’igiene di vita ed i farmaci capaci di agire su questi parametri sia iniziata presto nel corso della malattia diabetica, perché solo con il controllo precoce dei valori dei diversi fattori di rischio si ottengono i risultati migliori. Il disturbo oculare più frequente è la retinopatia emorragico-essudativa, men-
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tre il più importante è la retinopatia proliferativa, responsabile della perdita o di una grave riduzione della vista. Quest'ultima richiede, data la sua gravità, interventi tempestivi. Gran parte dei diabetici presenta segni di retinopatia iniziale, una lesione dei vasi sanguigni nella parte posteriore dell'occhio, entro dieci anni dall'insorgere del diabete. Altra complicanza è la nefropatia diabetica, che colpisce il rene con un progressivo danno alla sua capacità di filtrare adeguatamente le scorie del metabolismo. Nella sua forma più lieve interessa una buona percentuale di diabetici, di cui una quota degenera nell'insufficienza renale al punto da richiedere il trapianto del rene. La neuropatia è invece una malattia del sistema nervoso periferico: colpisce circa il 30% dei diabetici e si presenta sotto forma di intorpidimento e formicolio agli arti, dolori tipo crampo ai polpacci, specialmente notturni, diminuita sensibilità. Può degenerare nel piede diabetico, determinato da lesioni vascolari e nervose che provocano gravi deformazioni ossee, ulcere cutanee e disturbi della vascolarizzazione terminale. Le complicanze del sistema neurovegetativo possono determinare disturbi intestinali (diarrea), vescicali (incontinenza urinaria) e sessuali (impotenza). Infine possono manifestarsi
Fondo dell'o cchio con retinopatia proliferante frequentemente nei diabetici anche forme di coronaropatia e vasculopatia cerebrale (angina, infarto acuto del miocardio, ictus cerebrale). Può sembrare un paradosso, ma le complicanze a distanza sono meno temibili nelle forme più conclamate. Questo perché il diabete conclamato consente una diagnosi e trattamento tempestivo, mentre una forma a lungo inapparente rimane misconosciuta e mina indisturbata gli organi bersaglio. Da qui l'imperativo categorico di una diagnosi precoce e di una terapia che mantenga la glicemia nella normalità evitando fluttuazioni e picchi iperglicemici, che sarebbero la causa principale delle complicanze.
Si ringrazia il dottor Alberto De Micheli per la gentile e preziosa collaborazione
In collaborazione con Annarosa Pasa - Salone Mod’Art - Borgo Valsugana
CAPELLI AL VENTO… COME FOGLIE CADUTA, DIRADAMENTO E STEMPIATURE Autunno si sa è il momento in cui su spazzola e cuscino troviamo più capelli del solito, magari qualcuno in più dei famosi 100 al giorno associati al fisiologico rinnovamento cellulare. E se sono di più? Quando preoccuparsi? Quali atteggiamenti sbagliati determinano o incrementano la caduta e come prevenirla o curarla?
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l ciclo di crescita, caduta, e ricrescita si ripete circa venti volte durante l’esistenza di un individuo, e la durata di ogni ciclo varia dai 2 ai 7 anni prima che il capello muoia per atrofizzazione del follicolo pilifero. La caduta dei capelli durante la giornata è variabile e concorrono numerosi fattori come il clima e la stagione, le condizioni di salute, lavaggio, spazzolatura troppo energica, densità di capelli e genetica ereditaria. In primavera e autunno si verifica un aumento nella caduta che colpisce indistintamente uomini e donne. Al di là dei casi di competenza medica come disfunzioni ormonali, chemioterapia e altri trattamenti farmacologici
per specifiche patologie, a causare la caduta dei capelli non di rado sono stress, una dieta scorretta priva dei nutrimenti giusti, anemia e problemi a tiroide e fegato, eccesso di vitamina A, infezioni, diabete, vitiligine, carenza di zinco, patologie del capello come seborrea che origina forfora o dermatite. È bene però distinguere tra le varie forme di caduta a seconda delle cause e delle aree del cuoio capelluto che vengono colpite per orientarsi meglio sulle cause e i relativi rimedi. I consigli della propria parrucchiera possono essere buoni e appropriati rimedi. Consigli che vanno dall’applicazione di prodotti mirati a massaggi in grado di stimolare il microcircolo. Laddove si può, tuttavia la prevenzione rimane l’arma preferibile e si traduce: in una sana alimentazione, proteggere i capelli dal sole e lavarli con frequenza usando prodotti professionali e specifici, limitare l'uso di piastre con troppo calore incandescenti che indeboliscono la struttura del capello. Da ricordare che i prodotti di pre-
di Annarosa Pasa Via XX Settembre, 77 BORGO VALSUGANA
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venzione anti caduta servono a stimolare il bulbo pilifero e rallentano l’invecchiamento del follicolo. Fondamentale è l’utilizzo di “preparatori cutanei” che svolgono azione igienizzante del cuoi capelluto, eliminando impurità e preparando la cute a ricevere i nuovi trattamenti. Secondo gli esperti la detersione deve essere effettuata con un bagno rivitalizzante che ha anche le funzioni di rinforzare la fibra capillare, coadiuvante nel trattamento prevenzione caduta. Da evidenziare che il ciclo completo consigliato per un buon risultato è di otto settimane da ripetere al bisogno oppure ogni cambio di stagione.
Per appuntamento: Tel. 0461 766066
Perchè vaccinarsi?
L’INFLUENZA
di Laura Fedel
L’autunno si sa è tempo di raffreddori e malanni di stagione. C’è chi prende spremute d’arance, vitamina C e altri rimedi naturali e chi invece decide di fare il vaccino per scongiurare l’influenza, malattia provocata da virus che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni).
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’influenza infatti non è sempre un banale malanno e, oltre ad avere un elevato costo sociale colpendo fino al 20% della popolazione, in certi casi può avere conseguenze importanti. Secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie l’influenza causa in media 40.000 decessi prematuri in Europa, soprattutto fra le persone più fragili superiori ai 65 anni e affette già da altre patologie. Le complicanze vanno da polmoniti batteriche, disidratazione, peggioramento di malattie preesistenti (come diabete e malattie croniche), sinusiti, a otiti e anche le persone sane non sono esenti da rischi. Il Ministero della Salute in linea con le indicazioni dell’OMS raccomanda il vaccino, approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, offrendolo gratuitamente a particolari gruppi di persone come soggetti superiori ai 65 anni di età, soggetti con patologie per il rischio di complicanze da influenza, bambini con più di 6 mesi, donne fino al terzo mese di gravidanza, soggetti ricoverati in ospedale e familiari di soggetti ad
alto rischio. Oltre a proteggere le persone più fragili le campagne di vaccinazione hanno l’obiettivo di garantire il corretto funzionamento dei servizi essenziali e quindi la profilassi è raccomandata a medici, personale sanitario, forze di polizia, vigili del fuoco, allevatori, veterinari e chi ha a che fare con gli animali. L’influenza infatti si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie. È bene quindi seguire regole di precauzione come lavare frequentemente le mani (intervento preventivo di prima scelta), evitare luoghi affollati, areare bene i locali e coprirsi naso e bocca quando si starnutisce e tossisce oltre a buttare via subito i fazzoletti. Ogni anno il Ministero dà indicazioni per la prevenzione individuando le categorie a rischio. Il vaccino vale per l’anno in corso in quanto tutti i virus influenzali cambiano nel tempo eludendo l’immunità acquisita nella stagione precedente e non si possono prevedere gli andamenti futuri. Il periodo indicato è quello autunnale a partire da metà ottobre fino a Natale. È gratuito per le categorie a rischio ed è adatto, acquistabile in farmacia, a chi vuole evitare l’influenza, ovviamente sentito il parere del medico. Un’iniezione intramuscolo che può essere somministrata dal medico di famiglia, in strutture sanitarie o al lavoro dal medico del lavoro. La protezione si sviluppa dopo due
settimane e ha una durata di circa sei mesi per poi declinare. Il picco più alto di influenza si registra solitamente tra gennaio e febbraio. I farmaci antivirali usati per curare l’influenza, a differenza del vaccino antinfluenzale, non stimolano la produzione di anticorpi e dunque non danno protezione immunitaria. Il vaccino antinfluenzale non interferisce con la risposta immune ad altri vaccini iniettabili purché somministrati in siti diversi e non contiene virus viventi, solo gli antigeni di superficie del virus influenzale, adatto quindi agli immunodepressi. La sua somministrazione è sicura, non induce malattie croniche ed eventuali effetti collaterali si registrano nei primi giorni come reazioni locali, arrossamenti e meno spesso febbre e dolori muscolari che scompaiono velocemente. Raramente i vaccini antinfluenzali possono causare reazioni allergiche come orticaria o asma dovute a ipersensibilizzazione nei confronti di determinati componenti del vaccino. Il consulto del medico rimane sempre la scelta preferibile.
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L’iperprotezione dei genitori I
“genitori spazzaneve”, così li chiamano gli inglesi, sono i genitori che “spianano” la strada ai propri figli da qualsiasi ostacolo, piccolo o grande che sia. È una tendenza sempre più diffusa nella nostra comunità. Il problema è che creerà una società incapace di prendersi cura di se stessa. Il principio è sano, basta guardare il mondo animale; tutte le specie per un periodo si prendono cura della loro prole, il problema nasce quando “il prendersi cura” si protrae in modo indefinito, impedendo al piccolo di cominciare a contare sulle proprie forze. Perché emerga l’indipendenza, il passo da fare, sebbene possa essere doloroso per certi versi, è lo staccarsi dai genitori. Si parla di iperprotezione quando i genitori, mossi da diversi timori, come per esempio quello che il figlio si trovi nei guai, oppure dall’idea che non sia in grado di risolvere le varie prove della vita da solo, si sostituiscono a lui. La tendenza è quella di prevenire, se non evitare, qualsiasi tipo di difficoltà ai propri figli, non capendo che però in questo modo non sapranno reagire alle sconfitte (che normalmente avvengono durante la vita) e quindi esponendoli a delle possibili fragilità, anche importanti per il futuro.
Imparare, infatti, fin da piccolo a superare le situazioni difficoltose, potenzia la propria autostima e aiuta a crearsi una immagine di sé competente in qualsiasi tipo di evenienza. Bisogna insegnare al bambino a fronteggiare le situazioni, lasciarlo sbagliare ma, soprattutto deve farsi carico delle proprie responsabilità. I genitori devono essere dei punti di riferimento che lo accompagnano durante il suo percorso, ma non lo devono rimpiazzare. Il diritto di sbagliare è importante e sano. Se passa l’idea che l’errore va evitato a ogni costo si può tramandare implicitamente anche che chi sbaglia è un fallito. Un figlio deve avere l’occasione di sviluppare le proprie capacità personali se vogliamo che abbia successo nella vita. Proviamo a vedere sinteticamente come si esplicitano nella vita di tutti i giorni i principali sistemi di iperprotezione che i genitori mettono in atto:
PAROLA D’ORDINE “NO!” I genitori che rientrano in questa categoria, cercano di proteggere i figli dal pericolo (l’idea di base è che non riuscirebbero a proteggersi da soli) imponendo costantemente dei divieti: «non andrai al compleanno perché non conosco il posto dove si festeggia», «non salire su quel gioco che ti fai male», «non
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di Erica Zanghellini
andrai in gita perché potrebbe essere pericoloso». In realtà l’effetto che si produrrà, altro non è che il crescere dei figli paurosi e con la credenza che il mondo sia un posto solamente ed esclusivamente pericoloso.
NIENTE OBBLIGHI NÉ RESPONSABILITÀ Esempi tipici sono: «poverino è troppo piccolo», oppure «lo farebbe male». Riordiamoci che dare o fare tutto quello che un figlio chiede è controproducente e che soprattutto si deve fare carico delle conseguenze delle proprie azioni, anche se sbagliate, altrimenti come può imparare sani valori e principi? Gli ostacoli non devono essere eliminati, quindi se un bambino porta a casa una nota e la prima cosa che il genitore fa è andare a parlare con il professore, senza chiedersi perché è stata data, ma giustificando il proprio figlio a priori e attribuendo la colpa a qualcun altro, non lo stà aiutando a apprendere la regola, anzi imparerà che lui può fare quello che vuole, tanto ci sono i genitori che sistemeranno le cose. Sono comportamenti automatizzati, e che quindi avvengono senza una presa totale di coscienza, ma tutte le volte che si mettono
che tutto quello che si impara, si può disimparare e viceversa. Avete la responsabilità di rieducarvi e migliorarvi come persone. Quindi forza, tutti al lavoro!
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Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento - Tel. 3884828675
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diverse competenze necessarie nella vita di tutti i giorni? Come ultima cosa voglio dire ai genitori che si sono riconosciuti nella descrizione fatta, che sono ancora in tempo a cambiare la loro mentalità, non c’è regalo di più grande di crescere persone autonome e indipendenti. Se invece, siete voi i bambini cresciuti in clima di iperprotettività ricordate
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in atto si ostacola l’autonomia del proprio figlio. Anche se i genitori “spazzaneve” sono mossi dalle più buone intenzioni, devono prendere consapevolezza che non è con l’iperprotezione che si crescono bambini felci e senza problemi di autostima. Momenti di frustrazione ce ne devono essere per crescere bambini che saranno degli adulti capaci di prendersi cura di sé. L’iperprotezione al contrario crea adulti che saranno in difficoltà, per esempio adulti dipendenti, nel senso che dipenderanno sempre da qualcun’altro che faccia le cose al posto loro. Oppure adulti paurosi o fragili con poca tolleranza alla frustrazione. Se i genitori sono stati pronti a offrire loro soluzioni o comunque pronti a fornire tutto quello che vogliono, non saranno stati bambini che avranno imparato a tollerare che nella vita non sempre le cose vanno come vorremmo. Ricordo che un atteggiamento genitoriale di questo tipo, non sorreggerà nemmeno lo sviluppo delle abilità personali. L’apprendimento è un processo pragmatico, se non diamo la possibilità ai figli di sperimentarsi, come faranno ad acquisire le
ANALISI PER L’EMOGLOBINA GLICATA
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L’ONICOFAGIA IL VIZIO DI MANGIARSI LE UNGHIE
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e cause che inducono questo comportamento sono molteplici e spesso è difficile trovarne la vera ragione che può risalire all'infanzia. L'onicofagia è dunque il risultato di un’abitudine protratta nel tempo. Accade soprattutto in momenti di nervosismo, noia e stress, sintomi di ansia ma anche di un disagio psicologico. Secondo la teoria freudiana portare qualcosa alla bocca richiama metaforicamente l’esperienza dell’allattamento e l’onicofagia avrebbe dunque il medesimo effetto calmante. La causa scatenante è sempre di natura psicologica legata alla tendenza a contenere reazioni e disagi soggettivi e se le cause vengono meno tende a scomparire. Per quanto sembri innocua rappresenta un atteggiamento autolesionista e un’espressione di aggressività. Molti esprimono la rabbia rivolgendola a se stessi piuttosto che verso l’esterno. Il paziente è portato a mangiare tutte le proprie unghie nello stesso modo e la fase preliminare che precede l’onicofagia consiste nell’ispezionare l’unghia alla ricerca di irregolarità e difetti da eliminare. Le conseguenze dell’onicofagia non sono infatti solamente estetiche. Può provocare dolore, sanguinamento e può danneggiare l’iponichio, la por-
Classificato come un disturbo compulsivo si manifesta generalmente durante infanzia e adolescenza come abitudine transitoria e senza conseguenze e talvolta si può protrarre fino all’età adulta. La diagnosi spesso è ritardata in quanto chi si rosicchia le unghie nega il problema o ne ignora le conseguenze.
zione di pelle alla base e ai lati dell’unghia e determinare l’infezione virale o batterica nota come “giradito”. L’onicofagia può inoltre portare a malocclusione dentale, danni gengivali e anche carie, in quanto viene intaccata la sostanza adamantina. Ingerire residui ungueali può inoltre determinare danni gastrici e nel lungo periodo a malformazioni delle dita. Esistono vari trattamenti. Quello più comune ed economico consiste nell’applicare uno smalto speciale, trasparente e dal sapore amaro che dovrebbe scoraggiare la pratica di mettersi le dita in bocca. Altri rimedi naturali sono la tintura madre di genziana da applicare sulle unghie, le tisane rilassanti oppure masticare un chewingum o un bastoncino di liquirizia quando si avverte la necessità di mordere le unghie sono valide alternative per tenere la bocca occupata. Per i più piccoli c’è l’uso di pigiami integrali che impediscono al bambino di mordersi le unghie di mani e piedi. Mantenere le unghie tagliate è un’altra misura utile affinché angoli e cuticole sporgenti non costituiscano una tentazione per l’onicofago. Una persona con le mani brutte può dare l’idea di un soggetto timido, con poca auto-
stima e problemi nel gestire la rabbia. La cosmesi viene incontro a questo problema grazie al trattamento di ricostruzione unghie che aiuta non solo a superare gli effetti sociali, ma anche a prendersi cura delle mani, risolvere il problema e sentirsi più sicuri nella vita quotidiana. Smalti appositi , creme, gel specifici e l’applicazione di unghie artificiali può limitare il disturbo e permettere all’unghia naturale di crescere sana e forte.
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ANORESSIA E BULIMIA di Laura Fedel
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Quando si parla di disordini alimentari, anoressia e bulimia sono le manifestazioni più frequenti tanto da essere considerate un’emergenza di salute mentale che riguarda tutti gli strati sociali, maschi compresi, sebbene a soffrirne di più siano le femmine dall’età preadolescenziale in su
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econdo i dati forniti dal Ministero della Salute in Italia il 95,9% delle persone colpite dai disturbi alimentari sono donne. Per l’anoressia nervosa si contano 8 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini si contano fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. La bulimia invece ogni anno conta 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi tra gli uomini. Spesso confuse e semplificate nel binomio anoressia uguale magrezza e bulimia come obesità, se non trattate invece possono avere ripercussioni gravi sulla salute in tutti gli organi e apparati causando addirittura la morte. In entrambe il cibo, la sua assenza o il suo bisogno spasmodico, diventa il centro di ogni pensiero. Guarire si può, con lo sforzo della persona malata di riconoscersi tale innanzitutto, l’aiuto dei propri cari e la scelta di specialisti giusti che guidino nel percorso di riequilibrio. Il trattamento infatti richiede personale specializzato che assicuri un approccio interdisciplinare in cui venga integrato l’aspetto clinico-nutrizionale, quello psicologico, endocrinologico e riabilitativo. A determinarle un disagio emotivo e psicologico legato a fattori di rischio ambientali, genetici, e psicosociali. Vanno trattate per la loro natura psichica oltre che come problema alimentare. Il disordine alimentare ha componenti di familiarità e l’influenza da parte di membri della famiglia o di gruppi, come danzatrici, modelle, e gin-
naste che impongono standard di magrezza per meglio corrispondere a canoni di bellezza imposti con prepotenza dai media. ANORESSIA NERVOSA L’anoressia consiste nel rifiuto di alimentarsi dato dal timore di prendere peso anche quando si è già visibilmente sottopeso. È la patologia psichiatrica con il più alto livello di mortalità. Il percorso che vi conduce è graduale, con la riduzione dell’introito alimentare e l’esclusione di alcuni cibi. Il benessere iniziale è dato dalla perdita di peso e dal miglioramento della propria immagine e soprattutto dal potere di controllare la fame. Il corpo diventa l’oggetto di culto controllato continuamente allo specchio, oltre la taglia dei vestiti, la bilancia, il conteggio delle calorie, e la lentezza nel mangiare. L’evidente eccessiva magrezza è sempre negata e di conseguenza il pericolo per la propria salute, opponendosi spesso ai trattamenti. Nei più giovani non è sempre facile diagnosticarla per via dei cambiamenti
fisici dello sviluppo, nelle ragazze il primo sintomo è la scomparsa delle mestruazioni. L’anoressia nervosa si manifesta sia con importanti restrizioni alimentari che con abbuffate e successive eliminazioni attraverso vomito, lassativi e iperattività. La vita ruota intorno al cibo e tutto il resto che l’esistenza offre perde d’interesse. Le conseguenze ultime per chi scende sotto i 40 Kg possono essere letali anche per le complicanze cardiache che ne seguono. Al di là del calo di peso sono molti i fattori a cui bisogna prestare attenzione come debolezza, pelle secca di colorito giallastro, capogiri, spossatezza, capelli fragili e intolleranza al freddo. Generalmente è la pressione dei familiari a portare il soggetto anoressico al trattamento quando il dimagrimento è piuttosto marcato. Per evitare la promozione di ideali di bellezza inaccessibili e prevenire l'anoressia nelle giovani, in Francia è stata approvata la legge per cui ogni modella deve presentare un certificato medico che attesti il suo indice di massa corporea, idoneo a esercitare l'attività. BULIMIA NERVOSA A differenza dell’anoressico, il bulimico si abbuffa in modo però differente dal classico “mangiare troppo”. Ingerisce una quantità eccessiva di cibo e calorie in un tempo ristretto, ha la sensazione di non potersi controllare e l’abbuffata ha in genere uno stress emotivo forte come fattore scatenante, come insoddisfazione verso se stessi o senso di vuoto. Il senso di colpa che ne segue si traduce in vomito autoindotto, assunzione di lassativi e diuretici, esercizio fisico eccessivo o digiuno per perdere il peso accumulato. Il disgusto verso se stessi e la tendenza a nascondere il proprio comportamento dagli altri in modo pianificato sono i passi successivi. Anche il bulimico è ossessionato dal suo peso e dalla forma fisica da cui determina la valutazione di sé. Il vomito autoindotto dunque riduce il malessere fisico oltre alla paura di ingrassare. Tuttavia è più difficile stabilire la bulimia. L’individuo può essere di peso normale, sovrappeso, o sottopeso. L’anoressico è sempre troppo sottopeso. Erroneamente si ritiene che la bulimia sia meno “grave” dell’anoressia. Di certo il rischio di morte è inferiore rispetto alla denutrizione, ma non le complicazioni che essa provoca sull’organismo, determinando danni a carico dell’apparato digerente, con rischio di ulcere ed emorragie interne, del fegato, dei reni, del cuore, con aritmie e scompensi, e dunque potenzialmente fatali in un secondo momento. Molti soggetti presentano un’anoressia iniziale per poi passare alla bulimia in quanto incapaci di mantenere il peso basso e astenersi dal mangiare.
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LA PRANOTERAPIA L
a pranoterapia trae origine dalla tradizione della medicina indiana, il cosiddetto "prana", che significa energia vitale, e si basa proprio sull'assunto fondamentale secondo cui tutti gli organismi per vivere bene devono essere permeati da una sana ed equilibrata energia vitale. La principale azione terapeutica del prana proviene da una emissione di biofotoni cerebrali. In sostanza, la trasmissione elettromagnetica cerebrale del pranoterapeuta stimola e attiva per biorisonanza l’attività cerebrale e organica del paziente nelle stesse frequenze. In quest'ottica la malattia non è altro che frutto di un blocco, di un'interferenza, che impedisce all'energia vitale di fluire in modo armonioso ed equilibrato. Il meccanismo d’azione che spiega nel modo migliore il funzionamento della pranoterapia appartiene alla bioelettromagnetica: il guaritore o, se si preferisce, il pranoterapeuta, è una persona particolare dotata di un campo elettromagnetico vitale che, in modo molto più potente rispetto ad altri e in quantità più elevata del normale, è capace di influenzare il campo elettromagnetico del paziente, provocando in esso significativi cambiamenti. L'intervento del pranoterapeuta consiste dunque nel ripristinare questo equilibrio passando le proprie mani su certe zone del corpo umano
e sugli organi afflitti dal disturbo. Tutto ciò sarebbe in grado di attivare le difese immunitarie dell'organismo mediante la stimolazione delle zone linfatiche e dei riflessi nervosi, fino a portare il sistema centrale nervoso del paziente ad una vera e propria neuromodulazione cerebrale che, anche attraverso la liberazione di Sig.ra Rosanna Conci, infatti, è una endorfine, conduce il sistema "mente- delle poche “esperte” che gode di ricervello-corpo" alla remissione del sin- conoscimenti ufficiali tra i quali uno a tomo, fino ad arrivare, a seconda dei firma del Prof. Giuseppe Ambrosini che casi, alla remissione della patologia. Ad in un certificato testualmente sottoscrive oggi la professione della prano-pratica che “le emissioni bioplasmatiche, rilevate è regolamentata solamente nella regio- tramite metodo EDBS (elettrodattilone Toscana come disciplina bionaturale. scopia biologica con apparecchiature Ed è stato fatto con la delibera n° 609 AMBROSINI, appartengono alla mano del 28 gennaio 2009 che motiva come “ le discipline bio-naturali potranno coadiuvare la battaglia per la salute in Toscana in moltissimi settori e potranno diventare valore aggiunto anche nella nostra offerta termale”. E parlando di questa particolare disciplina riteniamo sia utile evidenziaLa Sig,ra Conci intervistata da Alberto Castagna a Canale 5 re che in Valsugana (a Barco di Levico destra e sinistra di Rosanna Conci”. Terme) è presente e opera Nel documento si precisa anche che la una delle pranoterapeute “documentazione scientifica EDBS, conpiù conosciuta anche a livello forme alla P.U. effettuata per la Pretura nazionale e che, nel corso di Domodossola e alla C.T.P. è stata acdegli anni e della sua espe- cettata dalla Pretura di Busto Arsizio e rienza, è stata destinataria dal Tribunale di Ivrea”. Data della doRosanna Conci di numerosi e attestati. La cumentazione 2 febbraio 1983.
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ecenti studi scientifici hanno un consiglio da darci: se vogliamo vivere a lungo, è bene circondarsi dell’affetto di amici e parenti. I legami stretti, da un lato, sembrano essere uno dei fattori in gioco per la longevità; la solitudine, di contro, potrebbe accorciare la vita alle persone. A dirlo non è uno sparuto gruppo di psicologi, ma l’Associazione Americana di Psicologia, che, dopo la pubblicazione di una serie di ricerche in questa direzione, ha deciso di approfondire la tematica. Infatti, se le ricerche fino ad ora effettuate fossero confermate, sarebbe necessario inserire anche le relazioni personali tra le priorità della salute pubblica. Paula Pietromonaco e Nancy Collins, ad esempio, si sono concentrate sull’influenza che le relazioni affettive possono esercitare sulla nostra psiche in momenti particolari, come i periodi di stress. Secondo una serie di statistiche, lo stress è uno dei problemi che maggiormente affligge il mondo occidentale. Chi ne è afflitto spesso e volentieri ha difficoltà a dormire e soffre di pressione alta: tutto ciò non fa certo bene al nostro cuore. Come rilevato nello studio delle due psicologhe, i rapporti interpersonali stretti possono abbassare il livello di stress negli individui, migliorando quindi le condizioni di salute. Allo stesso tempo, l’articolato studio evidenzia come le relazioni personali abbiano
un effetto benefico anche nelle situazioni più normali. “Stare assieme agli altri -ha dichiarato la dottoressa Pietromanco in un’intervista- ci invita ad avere comportamenti ed abitudini più salubri. Facciamo sport, mangiamo meglio, stiamo all’aria aperta. Tutte cose che, come la scienza ha dimostrato da tempo, sono estremamente importanti per la nostra salute”. Ma in un meccanismo complesso come quello della salute, ci sono ovviamente altri fattori in ballo oltre a quelli sociali. A livello fisiologico, quando stiamo con gli altri il nostro organismo rilascia ad esempio le endorfine, ormoni buoni. Il nostro sistema cardiovascolare, destato da sentimenti e emozioni, è più attivo, come anche il nostro sistema immunitario, stimolato dal contatto con agenti esterni. Infine, il dialogo, lo scambio e l’affettività fanno letteralmente esplodere la nostra attività neurale, tenendoci in allenamento. Certo non è tutto oro ciò che luccica, e come hanno evidenziato le due studiose i rapporti interpersonali possono anche avere degli effetti negativi sulla nostra salute: il consumo di sostanze come alcol, fumo o droghe, o anche il fare tardi la
sera e riposare meno. Ma, a conti fatti, i pro sono molti più dei contro. Ciò detto, viene da chiedersi se l’assenza di relazioni amicali ed affettive abbia un effetto negativo sulla nostra salute. E, a quanto pare, è proprio così: la solitudine, tendenzialmente, ci accorcia la vita. Secondo l’American Psychological Association, l’isolamento sociale è più pericoloso dell’obesità. La scienziata Julienne Holt-Lundstad ha infatti esaminato 150 studi precedenti che hanno coinvolto circa 3000 partecipanti. È emerso che chi è isolato dalla società può correre un rischio di morte prematura addirittura del 50% in più rispetto agli altri. Quindi, se volete vivere a lungo, mangiate sano, fate movimento e tenetevi stretti gli amici.
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SIAMO CIÒ CHE MANGIAMO
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iamo ciò che mangiamo è una delle massime filosofiche cui maggiormente ci si sente in sintonia. A coniare questa frase il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, noto ai più per aver costruito una filosofia dell’umanesimo, ovvero fondata sull’uomo. Non occorre aver studiato tomi di filosofia per essere d’accordo con questa affermazione, però oggi la scienza sembra voler aggiungere una postilla. È infatti emerso, da un recente studio inglese, come le nostre aspettative possano alle volte ingannare il nostro corpo. Lo studio, portato avanti dalla divisione di Psicologia e di Psicologia della Salute dell’Università Sheffiel Hallam e finanziato dall’istituto britannico dei servizi rurali, sembra gettare nuova luce sul potere della nostra mente. A quanto pare, i partecipanti all’esperimento, se convinti di aver mangiato colazioni poco sostanziose, nell’arco della giornata tendevano a consumare più calorie. L’esperimento, guidato dallo psicologo Steve Brown, getta nuova luce sulla nostra mente, e conferma quanto emerso da altre ricerche. Infatti, studi effettuati precedentemente, avevano rilevato come ci fosse un legame ben preciso tra la fame e l’aspettitativa di fame dopo aver consumato cibi liquidi, come bevande, e semi-soldi: bevande anche molto nutrienti creavano un senso di fame maggiore rispetto a cibi semi-solidi meno nutrienti.
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di Elisa Corni
Lo studio svolto in Inghilterra ha sì confermato queste osservazioni, ma le ha applicate ai cibi solidi: anche con cibi solidi, come le omelette, l’appetito e il conseguente consumo di altro cibo poco hanno a che fare con il quantitativo di calorie che effettivamente abbiamo ingerito. Per provare ciò, i ricercatori hanno coinvolto 26 volontari ai quali sono state fornite per colazione delle omelette. In un primo incontro essi credevano di aver mangiato due uova, mentre in un secondo quattro; in realtà, in entrambe le occasioni, le omelette erano state preparate con tre uova. In entrambe le occasioni due ore dopo aver consumato il pasto, agli intervistati era stato chiesto se fossero ancora affamati, e gli scienziati sono stati stupiti dalle risposte ricevute. In occasione delle frittate apparentemente più piccole, la maggior parte dei partecipanti aveva dichiarato di essere già affamato. Ma non è tutto. A pranzo, il giorno delle “omelette da due uova”, gli individui hanno scelto dei pasti piuttosto abbondanti, non limitandosi ad un piatto di pasta; hanno anche consumato molte più calorie che non nei giorni della colazione ritenuta più ricca. “Seguendo i soggetti
per tutta la giornata anche fuori dal laboratorio” racconta il ricercatore a capo di questo bizzarro studio “abbiamo verificato che in effetti tendevano a mangiare meno quando erano convinti di aver fatto colazione con quattro uova”. La colpa di tutto ciò sembrerebbe essere imputabile alla grelina, uno degli ormoni della fame. A quanto pare, per stimolarne o inibirne la produzione concorrono diversi fattori, non solo fisiologici. “Le nostre aspettative” ha concluso Steve Brown “hanno dunque un importante impatto sulle nostre sensazioni di fame e pienezza; non dipendiamo esclusivamente dall’effettiva assunzione di calorie”. Dopo questa ricerca, dunque, la famigerata massima di Feuerbach potrebbe essere così riletta: siamo ciò che crediamo di mangiare.
La Celiachia
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econdo un recentissima indagine una persona su 120 risulta, o potrebbe risultare, affetta da celiachia, che è un'intolleranza permanente alla gliadina, contenuta nel glutine. La celiachia rende tossici - nei soggetti affetti o predisposti - tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o contenenti glutine in seguito a contaminazione. La malattia celiaca non ha una trasmissione genetica mendeliana, ma è presente un certo grado di predisposizione nei parenti degli affetti. L'intolleranza al glutine viene contrastata dall'organismo con la produzione di anticorpi che, a loro volta, danneggiano la mucosa intestinale causando una riduzione della capacità di assorbimento dell'intestino. I danni causati dalla celiachia vengono riassorbiti e curati dall'organismo nel giro di sei mesi dall'adozione di una dieta priva di glutine. Questo non significa che l'intolleranza
sia sparita, ma solo che seguendo un regime di dieta controllata i sintomi dovuti all'intolleranza al glutine scompariranno. È fondamentale, all'insorgere del morbo celiaco, una diagnosi tempestiva perchè in soggetti affetti da celiachia la mancata osservanza di una dieta idonea può portare all'insorgere di patologie che possono, con il tempo, diventare gravi e permanenti. Tra i sintomi dell'intolleranza al glutine, che risultano molto simili a quelli di altre malattie che interessano l’intestino, si possono elencare dolori addominali, diarrea cronica, perdita di peso, anemia, dolori alle ossa, cambiamenti comportamentali, crampi muscolari, stanchezza, crescita ritardata, dolori articolari, danneggiamento dello smalto e del colore dei denti, irregolarità dei cicli mestruali. Una diagnosi sintomatologica della celiachia, che deve essere eseguita presso
centri di analisi cliniche anche perché la celiachia può essere asintomatica, ma comporta comunque un danneggiamento dei tessuti intestinali. L’unico trattamento possibile per la celiachia è una dieta appropriata, priva di glutine (gluten-free), che permette di ridurre ed eventualmente eliminare i sintomi e di ricostituire i tessuti intestinali. La capacità di ripresa e di recupero dei tessuti danneggiati, però, dipende anche da molti altri fattori, come per esempio l’età in cui la malattia viene diagnosticata o il grado di danneggiamento.
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L’ERBORISTERIA
L’antica scienza delle erbe
di Laura Fedel
Da sempre il benessere dell’uomo è stato sostenuto dall’uso delle piante, la cui conoscenza, spesso prerogativa delle donne, è stata nei secoli tramandata di generazione in generazione. Nel 3000 a.C. comparvero i primi scritti, il più antico è il Papiro Ebers che, insieme a incantesimi e magie, elenca molte piante e i consigli per il loro utilizzo.
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'erboristeria infatti si occupa della conoscenza delle piante che contengono sostanze utili per la salute e per la vita dell’uomo. Una disciplina che studia il riconoscimento delle piante spontanee, la loro coltivazione, il giusto momento di raccolta detto “tempo balsamico”, conosce le modalità di estrazione delle sostanze presenti nella pianta e i metodi di conservazione, manipolazione, elaborazione e commercio. In particolare studia, oltre alla botanica, la farmacognosia, cioè l’insieme dei componenti (fitocomplesso) di una droga vegetale che si caratterizza per composizione chimica e attività biologica e l’uso delle piante utili e curative rispetto ai singoli apparati dell’organismo. La prima Legge emanata in Italia riguardante l’Erboristeria risale al 1931 ed è quella ancor oggi in vigore. Regolamenta coltivazione, raccolta, manipolazione, trasformazione, e commercio delle piante officinali, e istituisce la fi-
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gura dell’Erborista e il Diploma di Erborista necessario per occuparsi delle piante officinali nei vari stadi della filiera. Dal 1999 a seguito della riforma dell’ordinamento universitario il diploma è stato sostituito dalla laurea triennale in tecniche o scienze erboristiche, necessario oggi per esercitare la professione di erborista con la sua specificità. «La figura dell’Erborista oggi è sempre più importante per la salute dei cittadini che desiderano usare le piante officinali - ci dice Gabriella Cavallo, erborista, vice presidente nazionale FEI (Federazione Erboristi Italiani) -, proprio perché a seguito della liberalizzazione del commercio e del recepimento delle norme europee che hanno classificato anche i prodotti composti da sole piante come integratori alimentari di libera vendita, il cittadino si trova in balìa di pubblicità e suggestioni tra le più disparate. È utile quindi che abbia la possibilità di rivolgersi a un professionista titolato, preparato con un percorso universitario specifico, per essere supportato nella scelta delle piante da privilegiare. L’erborista titolato è l’unico che, come il farmacista, può manipolare le piante e preparare miscele personalizzate e, se dispone di laboratorio annesso, preparare i derivati. Chi non ha titolo deve limitarsi alla vendita dei prodotti confezionati dalle ditte autorizzate, quindi
non svolge la professione di erborista. È un grave danno nei confronti dei cittadini che la liberalizzazione commerciale abbia permesso l’insegna Erboristeria anche in un esercizio dove non c’è l’erborista: penso sia l’unico caso esistente nelle varie merceologie! Le Associazioni di Consumatori dovrebbero contestare questa indicazione fuorviante». Nell’erboristeria intesa come negozio è possibile acquistare tutte le piante inserite nella lista positiva del Ministero della Salute e i prodotti a base di piante non registrati come farmaci. In Italia i prodotti erboristici sono classificati come integratori alimentari ad attività fisiologica e vengono venduti per favorire benessere, alleviare dolori, disturbi, stress e altro. Il loro vantaggio è dato dalle poche controindicazioni che li rendono più sicuri di quelli farmaceutici concentrati sinteticamente. Hanno però dei tempi d’azione più lunghi e l’assunzione è prolungata rispetto ai farmaci di sintesi. Le piante hanno millenni di uso alle spalle, sono quindi state selezionate in stretto legame con la storia umana. Tuttavia l’errata convinzione che i prodotti erboristici siano completamente “innocui” accresce il fenomeno del fai da te. Le piante e le erbe curative infatti possono avere degli effetti secondari, reazioni avverse e interazioni con altri farmaci e la loro assunzione avviene spesso senza il consulto del medico, per automedicazione. «Le erbe che trattiamo in erboristeria sono erbe selezionate da migliaia di anni di uso nelle
Gabriella Cavallo - foto di Edoardo Fornaciari varie parti del mondo - ci spiega Gabriella Cavallo -, quindi erbe strasperimentate nei loro effetti positivi sulla salute. Come avviene per ogni cosa ci possono essere sensibilità individuali a una o a un’altra pianta così come può esserci per un cibo o una bevanda. Nulla comunque di grave. Le piante che usiamo in erboristeria hanno un profilo di sicurezza elevatissimo e non sono ammesse le piante tossiche. Riguardo le possibili in-
terazioni con i farmaci sono più quelle teoriche che quelle realmente sperimentate. In ogni caso se ci si rivolge a un erborista titolato si viene informati su tutto ciò che riguarda la pianta, compreso quando l’abbinamento di una determinata pianta mentre si assume un certo farmaco non è teoricamente consigliabile e quindi se la persona insiste a volerla, magari perché l’ha letto su Internet, le si consiglia di consultare il medico». Esiste un elenco di piante tossiche di almeno 300 specie – disponibile anche sul sito del Ministero della Salute - il cui effetto dipende dalla quantità assunta e dalla suscettibilità individuale che non sono ammesse alla libera vendita e che ovviamente non fanno parte del repertorio erboristico. «L’erboristeria è arte e scienza insieme -, prosegue Gabriella Cavallo - e la sua materia prima è la pianta, l’elemento vegetale che permette che la vita animale possa esistere, e quella dell’erborista è la figura “ponte” tra
gli usi tradizionali delle piante medicinali e la moderna attività professionale».
Un sentito ringraziamento alla Federazione Erboristi Italiani per il contributo giornalistico.
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YOGA
Lo
BENESSERE FISICO, MENTALE E SPIRITUALE
Lo yoga, è un metodo di autodisciplina che prende riferimento dalla religione buddista e da tutte le filosofie religiose indiane. Con questo termine vengono indicate e descritte tutte le pratiche e tecniche ascetiche e di meditazione, compresi gli esercizi ginnici e respiratori che, come preciso ed essenziale compito, hanno non solo l'emancipazione dell'individuo dagli stimoli fisici e psichici ma anche e soprattutto un assoluta integrità spirituale. Gli esperti e studiosi lo definiscono la perfetta unione tra corpo, mente e spirito
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e origini dello Yoga si perdono nei testi sacri dei Veda, V sec a.C. e il termine sanscrito significa “unione”, e fu usato per indicare insieme di pratiche ascetiche, teoriche e pratiche, per raggiungere la salvezza spirituale attraverso il dominio progressivamente dei sensi, del pensiero , dell’emotività e per finire della coscienza. Questa profonda disciplina è stata interpretata in diversi modi già dalle religioni antiche, e certo anche al giorno d’oggi esiste in diverse forme o discipline, parziali, che si occupano di pochi e specifici concetti. E così si hanno yoga prevalentemente pratici, che portano benessere attraverso pratiche e tecniche di rilassamento, posizioni fisiche (chiamate
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di Diana Gasparini
Asana) che agiscono su particolari zone del corpo, e yoga più teorici e basati su tecniche e modalità di respirazione (chiamate Pranayama), sui gesti delle mani (chiamate Mudra) e infine tecniche di concentrazione e rilassamento che portano benefici più psicologici, mentali ed emotivi. La distinzione non è mai netta, i confini possono essere poco chiari, il dichiararsi “maestri” ed insegnare è un aspetto ancor più delicato e complesso, da non toccarsi in questa sede Quello che è chiaro è che questa “particolare” disciplina ha trovato, nel corso dei tempi, anche antichissimi, estimatori da oriente ad occidente, da nord a sud, da est a ovest. Dal Budda che medita sotto l’albero del fico, agli egiziani ritratti in alcune posizioni yoga nei loro papiri; dalle danze antiche arabe o indiane, le cui coreografie erano basate su composizioni e successioni delle Asanas, alle antiche arti marziali erroneamente definite di combattimento, quando in realtà erano di “difesa”, per evitare appunto il combattimento. Anche queste ultime erano basate sull’uso del corpo secondo conoscenze yogiche, tese ad evitare lo scontro e riportare l’unione, la pace. Ma quali sono le diverse forme
di yoga che si sono più diffuse finora, almeno qui in occidente, e che potremmo trovare vicino casa, e quindi scegliere? Anusara yoga: significa in sanscrito “fluire con grazia” o “ascoltare il tuo cuore”. Si basa su un modo di pensare positivo ed è una rivisitazione più moderna dello yoga classico antico, fondato negli anni 70 da uno yogi americano, John Friend. Unisce il pensiero filosofico tantrico, che ha come nucleo l’affermazione della vita, con i principi universali dell’esistenza dello spirito divino. Usa la pratica fisica dello yoga per aiutare ad “aprire il cuore”. Hot yoga: svolto in ambienti riscaldati, intorno ai 37°, considerata la temperatura tipica indiana perfetta per lo svolgimento dello yoga, che assicura una buona sudata. Il principio di base è che il corpo si comporta come una spugna e quindi il sudare di base assicura l’espulsione delle tossine, e l’alta temperatura permette ai muscoli, articolazioni e legamenti di sciogliersi, aumentando la propria flessibilità! Hatha yoga: Questo è uno stile generico, non tanto una scuola, e si rifà semplicemente alla tradizione. Dunque il focus è sulle posizioni fisiche, le asanas e sul respiro, sul rilassamento che dovrebbero sempre accompagnarle. I benefici sono semplici si potrebbe dire, un po’ la base dello yoga, e vanno dalla flessibilità all’aumento del tono muscolare, all’elasticità delle articolazioni e una maggiore consapevolezza del proprio corpo e mente. Flow yoga o yoga del flusso: in
queste classi, il movimento è continuo e le pause rare! L’essenza è proprio sul passaggio fluido da una posizione all’altra, come in una sorta di danza. Non ci sarà una classe uguale all’altra, e si può dire che questo è un tipo di yoga per i più atletici e dinamici. Kundalini yoga: viene definito un tipo di yoga tantrico, praticato da poche persone in tempi antichi ed è stato diffuso per aiutare i ricercatori più assidui a “trovare la via”. Cerca di risvegliare l’energia che tutti abbiamo racchiusa alla base della spina dorsale mediante posizioni, respirazioni, canti e meditazioni focalizzate
su particolari centri del corpo chiamati chakra. Raja yoga: significa yoga regale e si rifà agli insegnamenti di uno yogi storicamente molto conosciuto, Patanjali. Qui si pratica soprattutto meditazione, intesa come un prezioso mezzo per arrivare a Dio, e l’attenzione è più sulla mente, alla scoperta di uno stato interiore che appartiene a tutti, e a tutti accessibile, schermato da una serie quotidiana di processi mentali e automatismi di cui ci si dimentica. Power yoga: è degli ultimi anni, basato su di un libro sullo stare in forma che ebbe successo e popolarità in America, portando alla diffusione di una nuova attenzione su serie di posizioni che sviluppassero calore ed energia, quindi un buon allenamento fisico. Consente di allenare il corpo ristabilendo i giusti e perfetti ritmi psico-fisici. E per finire, ecco lo yoga della risata: basato sulla risata autoindotta, attraverso delle tec-
Deliziose colazioni e aperitivi da "bien vivre italiano" • Panini farciti ttati • Taglieri di affe alga e formaggi di m • Carne salada • Insalatone • Piadine • Toast
niche, con lo scopo di alleggerirci da stress , con benefici evidenti per corpo e mente. Gli esercizi usati sono in realtà basati sulle tecniche del controllo del respiro, e per una maggior riuscita, è uno yoga che viene praticato in gruppo. Certamente tra questi vari tipi di yoga la scelta può non essere facile, soprattutto occorre sperimentarne più di un tipo, per permettersi di avere un ‘idea dei benefici che, ricordiamo, sono sempre individuali, e soprattutto tanto a breve quando a lungo termine. E’ un viaggio affascinante che ciascuno può fare e forse dovrebbe fare.
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Ilpensiero positivo e la salute di Elisa Corni
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el mondo scientifico, ma non solo, è opinione comune che il pensiero positivo possa aiutarci a stare meglio. Ottimismo e felicità sono apparentemente delle medicine importanti nel processo di guarigione. Nel 2013 la American Cancer Society aveva dichiarato che le emozioni positive e i sentimenti sono parte attiva nel far fronte a una diagnosi di tumore. Dietro a questi fenomeni, però, niente magie o miracoli, ma la semplice scienza. Prendiamo l’esempio della guarigione spontanea, un fenomeno che da decenni intriga team di ricercatori e studiosi. Sono numerosi i casi in medicina nei quali si registra l’inaspettata e sorprendente guarigione di un paziente affetto da malattie gravi o addirittura mortali. Non è necessario invocare Padre Pio o qualche divinità per comprenderlo, dato che le neuroscienze hanno una spiegazione oggettiva: una serie di semplici fenomeni fisiologici.
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La recitazione di preghiere, rosari e mantra, ad esempio, sono in grado di regolare la pressione arteriosa e il battito cardiaco. Abbassando infatti il tono del sistema simpatico, uno dei regolatori del nostro corpo, si attivano una serie di meccanismi che rilasciano ormoni “buoni”, come la serotonina -il famoso ormone del benessere- o le endorfine. Queste, tra le altre cose, stimolano il sistema immunitario, quello che attacca tutto ciò che ci fa male (dai virus ai batteri). In alcuni casi questo può essere sovra-stimolato, attivarsi in maniera anomala e intervenire dove normalmente non potrebbe. Gli esperti lo chiamano Shock Carismatico, e in alcuni casi ha salvato delle vite. Ma davvero questo fenomeno è universale? Secondo una recente ricerca targata USA, la risposta purtroppo è “no”. “La nostra scoperta ci mostra come i profili lipidici del sangue (la concentrazione di grassi nel sangue) siano
profondamente diversi nelle diverse culture, a partire dalle stesse emozioni” spiega lo psicologo Jiah Yoo dell’Università del Wisconsin. Nel suo studio, basato sul confronto tra adulti statunitensi e giapponesi con stili di vita, età, situazione sociale ed economica e condizioni di salute simili, è emerso che le emozioni positive non sempre hanno effetti positivi. Nel gruppo americano, il provare emozioni come allegria e gioia era correlato a un netto miglioramento della qualità dei lipidi nel sangue dei soggetti esaminati. Al contrario, per il gruppo giapponese non era così. La qualità dei loro profili lipidici, infatti, calava mano a mano che essi provavano emozioni piacevoli. Esiste una spiegazione per questa notevole ed importante differenza? Secondo lo psicologo sì: “Nella cultura occidentale, sperimentare emozioni positive è visto come desiderabile e viene persino incoraggiato attraverso i rapporti interpersonali, ma in alcune culture asiatiche, le emozioni positive sono considerate ambigue: sono fugaci, possono attirare l'attenzione dagli altri e possono essere una distrazione rispetto agli obiettivi importanti della vita”. Questo studio ha probabilmente solo scalfito la superficie di una questione molto più complessa: l’essere umano è un animale sociale e culturale, e ciò ha influenzato a quanto pare non solo il nostro modo di vivere ma anche la nostra fisiologia. Si dovrà approfondire ancora il tema, ma quello che è certo è che la medicina dovrà iniziare a fate i conti anche con i fattori culturali.
BENESSERE&SALUTE La pseudoscienza del metodo Bates
Rolando Zambelli è titolare dell’Ottica Valsugana con sede a Borgo Valsugana in Piazza Martiri della Resistenza. È Ottico, Optometrista e Contattologo.
di Rolando Zambelli
VEDIAMOCI PIÙ CHIARO I n un periodo in cui è di moda avvicinarsi alla medicina alternativa o alle pseudoscienze, anche nell'ambito oculistico e optometrico vi sono “teorie” che hanno ben poco di scientifico o medico. Una tra tutte è conosciuta come metodo Bates, creato da un medico americano, William H. Bates negli anni 20 del secolo scorso, ma già negli anni 50 venne stroncato dalla comunità scientifica (Martin Gardner, Fads and Fallacies in the Name of Sciense, 1953). I postulati su cui si basava questo metodo, sono incompatibili con l'anatomia oculare conosciuta, Bates asseriva infatti che: 1. Nell'occhio umano la messa a fuoco avverrebbe attraverso muscoli extraoculari anziché attraverso il muscolo ciliare (che aumenta la curvatura della superficie anteriore del cristallino), interno all'occhio. 2. I difetti della vista sarebbero causati non da difetti nella forma o nella struttura dell'occhio, ma da un'errata azione dei muscoli extra-oculari che regolano la messa a fuoco. Inoltre secondo Bates, grazie a dei semplici esercizi, che servirebbero a ripristinare la normale tensione dei muscoli oculari, tutti i difetti visivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia) o
patologie oculari (glaucoma, maculopatia, infezioni dell'occhio e cataratta) potevano essere curati, era abolito dal metodo quindi l'utilizzo di lenti correttive o tecniche di chirurgia. Peccato, che, come detto detto prima, questo metodo non abbia alcun fondamento scientifico o medico. Non esistono infatti articoli o studi validati dalla comunità scientifica che supportino le stravaganti idee di Bates. Basti pensare che uno degli esercizi consigliati da questo medico è il cosiddetto sunning, ovvero l'osservazione diretta del Sole, sia ad occhi aperti che chiusi, tuttavia guardare in maniera diretta il Sole è dannoso e può causare lesioni irreversibili a carico della retina (retinopatia solare). È giusto comunque dire che quest'ultima (sunning) pratica è l'unica realmente dannosa, anche se il mancato utilizzo di una correzione oftlamica (come asseriva Bates) potrebbe portare ad un peggioramento della condizione refrattiva o all'insorgere di sintomi come per esempio la cefalea. Dal metodo Bates deriva anche la nascita degli occhiali stenopeici, riconoscibili dal fatto che al posto delle normali lenti troviamo delle lastre nere con dei forellini, che lasciano passare
meno luce e danno quindi l'illusione di vedere meglio (principio ottico che determina la profondità di campo come nelle macchine fotografiche), anche riguardo alla validità di questi occhiali non risultano studi scientificamente provati. In conclusione è sempre consigliato affidarsi a specialisti (oculisti e optometristi) nel caso si riscontrino problemi della vista e non fare affidamento a metodi o presunte cure pseudoscientifiche.
NOTE BIBLIOGRAFICHE: http://www.journalofoptometry.org/en/science-pseudoscienceevidence-based-practice-post/articulo/S188842961730064X/ https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed A. Rossetti - P. Gheller, Manuale di optometria e contattologia, ed. Zanichelli Gardner, Martin, Fads and Fallacies in the Name of Science, 2a, Mineola, New York, Dover Publications, 1957 www.cicap.org
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Teatro Comunale di Pergine La
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stagione
embra ieri quando il Teatro di Pergine è stato inaugurato e invece siamo già alla quinta stagione di gestione da parte dell’Associazione culturale ariaTeatro che lo scorso 6 settembre ha presentato l’offerta di questo 20172018. Il Teatro comunale di Pergine diviene punto di riferimento per una nuova rete, formata dai teatri di Meano, Villazzano, e Portland, che offre un servizio diversificato e complementare, con il vantaggio di poter acquistare il biglietto in uno qualsiasi dei teatri del circuito. “On Stage” è la novità artistica di questa stagione che tra marzo e aprile 2018 proporrà 6 spettacoli in cui anche il pubblico avrà la possibilità di salire sul palcoscenico, per divenire parte integrante dello spettacolo. 16 sono le date della “Grande stagione” presentate dal direttore artistico Denis Fontanari, 8 scelte dal teatro e indirizzate a un teatro di ricerca e 8 selezionate dal
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Comune di Pergine, inclini all’intrattenimento. Ad aprire la stagione “Un alt(r)o Everest” della compagnia Atir Teatro Ringhiera in collaborazione con Next 2016, evento realizzato con il sostegno della sezione Sat di Pergine. Atteso il ritorno di Giuliana Musso, in scena il 13 dicembre con “La fabbrica dei preti” e nuove repliche a gennaio per “Coppia aperta quasi spalancata”, che assicura sempre il pienone in sala e ad aprile per lo spettacolo itinerante “Il maestro e Margherita”, produzione di ariaTeatro che ha riscosso grande successo di pubblico e critica nell’aprile scorso. Per la compagnia che gestisce il teatro, anche nuove produzioni, in particolare “Dracula” di Bram Stoker, con adattamento e regia di Chiara Benedetti e Giuseppe Amato, e “Il piccolo clown” in collaborazione con teatro Carta per la stagione Teatro Ragazzi. Tra gli spettacoli proposti dal Comune possiamo citare diversi volti noti della Tv, come Natalino Balasso con lo spettacolo “Delusionist – No stand up comedy” in scena il 6 novembre, Monica Guerritore con “Mariti e mogli”, in data 9 gennaio, Gaia De Laurentis e Ugo Dighero con “L’inquilina del piano di sopra” previsto per il 15 febbraio, e ancora Geppy Cucciari che interpreta il monologo “Perfetta” a chiusura della stagione in data 6 aprile. Per prepararsi al Natale, giovedì 21 dicembre salirà sul palcoscenico perginese Andrea
Castelli che ci conduce alla riscoperta del mito attraverso “La mia Iliade”. Nove appuntamenti della domenica pomeriggio con il Teatro Ragazzi, cinque serate dedicate alla musica e tre spettacoli di danza organizzati in collaborazione con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Tra gli altri eventi, la musica classica dell’Orchestra Haydn, i concerti per banda promossi dalla Banda Sociale di Pergine,
continua poi anche la collaborazione con l’Acs Canale che propone un “autunno a teatro” con cinque serate all’insegna della risata, iniziando con lo spettacolo di Mario Cagol, intitolato “La sedia” e proseguendo con 4 appuntamenti in compagnia delle locali filodrammatiche. Una stagione piena di novità e variegata per accontentare tutti, a ottobre partiranno anche il cinema e l’immancabile Cineforum del “Circolo Effetto Notte”, per completare l’offerta al pubblico che lo scorso anno ha superato i 50mila spettatori. Tutte le date e gli orari sono consultabili su: www.teatrodipergine.it. (C.P.)
ME LEVICO TER
IN RICORDO DI DALLA CHIESA
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er iniziativa dell’Associazione Carabinieri di Levico Terme in collaborazione con l’amministrazione comunale, è stato ricordato il Prefetto di Palermo generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, crudelmente assassinato 35 anni fa dalla mafia assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro. Davanti al monumento fatto erigere nel 1987 dal Comune di Levico per ricordare il loro sacrificio, con la contemporanea intitolazione di quella piazza al Generale, è stata deposta al suono del silenzio d’ordinanza e benedetta da don Silvio Pradel, una corona d’alloro a cura della locale Sezione Carabinieri. Oltre ai militari dell'Arma di Levico con il comandante Gianluca Trentin, hanno presenziato con i loro gagliardetti militari dell’Arma di Borgo Valsugana e di altre stazioni, i Fanti, gli Alpini, Finanzieri, Marinai, Granatieri e delegati di altre associazioni. Dopo l’intervento del vicesindaco di Levico Terme Laura Fraizingher, del consigliere provinciale Gianpiero Passamani e del comandante Trentin, il capogruppo Alpini Walter Pohl ed altri rappresentanti di associazioni d’arma, hanno usato parole di mesto ricordo verso il Generale e gli altri che in quell’attentato hanno sacrificato la loro vita per i valori della Patria. (M.P.)
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RUGBY scuola di vita All’interno della Polisportiva Oltrefersina di Pergine, da più di 5 due anni è presente la Sezione Rugby che attualmente conta più di 120 atleti tra seniores e appartenenti al settore juniores (dai 4 ai 17 anni) provenienti da Pergine Valsugana, Civezzano, Calceranica, Caldonazzo, Levico Terme, Bedollo, Baselga di Pinè, Borgo Valsugana. La sezione Rugby è aperta a tutti coloro che vorranno provare questo gioco, anche ai semplici curiosi e a chi non ha mai giocato.
’Oltrefersina Sirena Rugby ha come principale obiettivo quello che ad ogni giocatore sia data la possibilità di realizzare il proprio potenziale in un ambiente positivo, vivace e sicuro, praticare lo sport, incontrare nuovi amici, conoscere e partecipare in modo positivo a tutte le attività del gruppo/squadra che è l'essenza del gioco del rugby. Questo sport insegna a rispettare le regole ad essere, nello stesso tempo, robusti psicologicamente e rispettosi dei compagni, dell’ arbitro e dell’avversario. Il ragazzo, quando entra a far parte di una squadra di rugby, deve accorgersi subito di appartenere veramente a un gruppo di amici, con i quali raggiungere tutti insieme un unico obbiettivo. La pratica di questa disciplina sviluppa inoltre, qualità fondamentali come lo spirito di squadra, l’autocontrollo, l’iniziativa, il dominio della paura e la lealtà. Sul terreno di gioco la naturale aggressività si deve tradurre in corretto spirito competitivo, con se stessi
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e con gli altri, creando creare un clima di serenità, divertimento e fiducia, in collaborazione soprattutto con la famiglia, in un ambiente sano dove trascorrere il tempo libero in assoluta tranquillità e sicurezza. Il rugby è spirito di sacrificio, abnegazione, disciplina e rispetto per le regole e l’avversario che difficilmente si trovano in altri sport. La principale caratteristica del rugby è che il pallone viene giocato tanto con le mani, quando è portato in avanti o è passato, che con i piedi. Il rugby non comporta solo giocare col pallone, ma è anche cadere, rialzarsi e cadere nuovamente. Giocando, il ragazzo prenderà coscienza che generalmente i contatti, come in altri sport, avvengono senza alcun danno fisico. Il Rugby dei bambini e ragazzi è un gioco molto semplice, che prevede forme di contrasto leggere senza la fisicità del rugby “dei grandi”, sviluppando destrezza, resistenza, velocità, agilità, coordinazione,
conoscenza e padronanza del proprio corpo, prestando attenzione e cura alla “tecnica base” proponendola come esercizi, con o senza palla, che siano per i ragazzi principalmente gioco, divertimento e motivazione. La squadra Senior attualmente partecipa al campionato nazionale di serie C “Girone Interregionale” che comprende squadre provenienti dalla provincia di Verona, Vicenza, Padova e Pordenone Il settore giovanile comprende ben 5 squadre Under 6, 8,10, 12 ,14 e 16 che disputano numerosi raggruppamenti a livello interregionale (Provincia di Padova, Belluno, Vicenza, Verona, Bolzano, Brescia). PER INFORMAZIONI: 349/5065245 ( Valerio); 348/8209730 (Marco) tatn.polisportivaoltrefersina@federugby.it
Franco Gioppi presenta il suo libro
di Alessandro Dalledonne
Giuseppe Egidio De Trentinaglia dotta dal francescano padre Cherubino Ferrai, qualche passo anche nella letteratura tirolese specialista dell’Anno Nove e nella cronaca necrologica del 1811 della città di Innsbruck. Ma chi era Giuseppe Egidio de Trentinaglia? “Era un alto funzionario governativo al servizio di Casa d’Austria durante le fasi di superamento dell’antico regime e nei primi tre lustri dell’intermezzo napoleonico. Lui ricopriva l’incarico di commissario – capitano di circolo e, successivamente, quella di consigliere superiore – segretario di governo. Operava nella realtà amministrativa tirolese che comprendeva gli antichi vicariati di Telvana, Castell’Alto e Ivano”. In poche parole era “un prefetto” che accompagnava in loco le riforme di Maria Teresa d’Austria e del figlio Giuseppe II. “In prima persona vive anche il tormentato periodo napoleonico ed il quinquennio in cui la regione tirolese è sotto la potestà del primo re di baviera Massimiliano Giuseppe di Wittelsbach”. Un piccolo aneddoto. “Oramai anziano, Giuseppe Egidio – racconta Gioppi – diventa un agente segreto al servizio di Vienna tanto da essere annoverato nel Libro Nero della polizia bavarese che agli inizi del 1809 comprende i ribelli austrotirolesi sottoposti a rigorosa indagine e sorveglianza: dal generale Chasteller al
comandante Van Buol, dall’enigmatico barone Hormayr all’Oste della Val Passiria, fino ai più convinti conservatori del clero tirolese e a buona parte degli iniziatori della sollevazione hoferiana”. Un libro di 150 pagine che parla di Telve, la patria dei Trentinaglia, un casato che nell’Ottocento ha ricoperto importanti nell’ambito delle armi, della toga, della chiesa e dell’amministrazione tirolese. L’autore si sofferma anche sui due fratelli Stefano, precettore di Marianna, figlia di Maria Teresa d’Austria, e Marco Anselmo, medico del principe vescovo di Bressanone e consulente della Magistratura Mercantile di Bolzano. Un racconto che spazia tra la vita privata e le pubbliche mansioni, le sue attività enipontane e…le missioni segrete. Un libro tutto da leggere “perché come insegna lo storico Giuseppe Andrea Montebello – conclude l’autore – non sono solo le strepitose guerre e le azioni dè Regnanti che formano le scene di questo teatro del mondo”. L’ultimo lavoro di Franco Gioppi è stato presentato dall’assessore alla cultura del comune di Telve Lorenza Trentinaglia e dal dottor Massimo Libardi, responsabile della biblioteca comunale di Borgo.
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l libro racconta la storia di una figura pressoché ignorata, almeno finora, dagli studiosi locali. Un lavoro, quello realizzato dall’appassionato di storia di Borgo Franco Gioppi, durato alcuni anni. Racconta una storia per molti valsuganotti del tutto sconosciuta, quella di di Giuseppe Egidio de Trentinaglia, un personaggio che lo stesso autore definisce “un telvano al servizio dell’Impero. Ricerche e indagini lo hanno portato in diversi archivi storici sia trentini che austriaci. Il libro, oltre 150 pagine tutte da leggere, presentato nella sala riunioni della biblioteca di Telve che ripercorre la vita di un insigne convalligiano, poco o per niente conosciuto, coperto dal buio delle cose vecchie, dalla polvere degli archivi o volutamente occultati per opportunismo o per ragioni politiche. La prima volta che Gioppi s’imbatte in Giuseppe Egidio de Trentinaglia è stata in occasione del suo interessamento del capitano cavaliere Ottavio de Bianchi. “E’ una figura di rango onorevole, al quale le accademie hanno riservato ben poche righe”. Di lui ne avevano scritto, ma molto brevemente, lo storico Pietro Pedrotti, don Antonio Rossaro, Umberto Corsini e Mauro Nequirito. “Sulla sua famiglia d’origine ci sono preziosi cenni nell’indagine sui cognomi locali – ricorda Gioppi – con-
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LE FORTEZZE DELL'IMPERATORE:
di Andrea Casna
Lo sbarramento di Civezzano I
l sistema di Civezzano era, in origine, costituito da tre strutture e, con la costruzione della ferrovia della Valsugana nel 1896, fu aggiunta una quarta opera situata allo sbocco della galleria ferroviaria. A costituire l'apparato difensivo erano un forte in posizione strategica sul Dos di castel Vedro e due tagliate stradali – quella superiore e quella inferiore - chiamate così perché pensate per fermare l'avanzata nemica in marcia sulle principali vie di comunicazione che collegavano Trento con la Valsugana. La tagliata inferiore fu costruita lungo la ex strada della Valsugana, dove la gola del torrente Fersina è più stretta. Si trattava di una batteria in roccia e armata con tre cannoni da 8 cm. Fu l'unica opera di questo complesso a rimanere in funzione fino al termine della Grande Guerra. La tagliata superiore è oggi visibile percorrendo la strada che collega Civezzano con Cognola, armata con due
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Fra il 1869 e il 1872 fu costruito, a Civezzano, un sistema di sbarramento con l'obiettivo di difendere il settore orientale di Trento. La minaccia di una possibile avanzata italiana proveniente da Bassano era, sulla base dell'esperienza della guerra del 1866, una reale possibilità da non sottovalutare. Il progettista fu il colonnello del genio militate Daniel von Salis-Soglio (1826-1919) e ad eseguire i lavori fu la ditta Francesco Ranzi.
cannoni da 12 cm, è interamente costruita in pietra calcarea e si sviluppa su un solo piano. Nel 1914 fu utilizzata come polveriera e poi dismessa. Oggi il piccolo fortilizio è di proprietà del comune di Civezzano ed ospita, in parte, una cantina vinicola. Elemento principale dell'intero sbarramento era il forte, costruito in posizione dominante (Dos di castel Vedro) e sviluppato su più piani e costruito interamente in conci di pietra. Era dotato di 3 cannoni da 15 cm, 5 cannoni da 12 cm e 2 cannoni da 9 cm. Con lo scoppio delle ostilità con l'Italia, nel maggio del 1915, il forte fu fatto esplodere perché considerato obsoleto. I pezzi di artiglieria furono riutilizzati e ricollocati a fini bellici. Oggi, a ricordare il suo antico ruolo difensivo, vi sono solo pochi ruderi e le cannoniere in caverna. Questa fortezza fu una risposta all'invasione delle truppe italiane guidate dal Generale Medici durante la Terza
Guerra di Indipendenza dell'estate del 1866. L'esercito italiano, salendo dal Veneto, colse di sorpresa le truppe austriache impreparate a fronteggiare un attacco proveniente da est. Il grosso dell'esercito austriaco, infatti, era dislocato sul fronte occidentale per bloccare l'avanzata delle truppe guidate da Giuseppe Garibaldi le quali, vittoriose a Forte Ampola, arrivarono fino a Bezzecca. Sul fronte orientale, quello della Valsugana, gli italiani riuscirono a sbaragliare gli austriaci e a conquistare Levico e Pergine. L'obiettivo del generale Medici era di marciare su Trento, e a Civezzano un battaglione di austriaci, disposti in linea concava attorno all'abitato, cercò di organizzare una disperata resistenza. Il 25 luglio il generale Medici ricevette l'ordine di interrompere per otto giorni le ostilità. La burocrazia delle singole cancellerie impose la ritirata delle truppe italiane dal Trentino: evento che nei libri di storia si ricorda con il celebre obbedisco riportato nel telegramma firmato da Giuseppe Garibaldi. Al termine della campagna del 1866 l'Austria perse il Veneto e la Valsugana diventò uno dei principali settori dove si concentrarono sostanziose risorse economiche per pianificare un sistema difensivo fatto di fortezze, tagliate stradali e campi trincerati. Nel 1869, pochi anni dopo gli eventi del 1866, iniziarono i lavori per la difesa del settore orientale di Trento. Il primo passo si concentrò proprio a Civezzano. Negli anni successivi, fra il 1880 e il 1889, gli interventi di sbarramento proseguirono sul Celva, Marzola, Valsorda e Tenna-Levico. Stava prendendo forma quella che sarebbe passata alla storia con il termine di Festung Trient: Trento città fortezza.
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SEIUN monaco buddista in Tesino
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a strada che ci porta dal monaco buddista Seiun non è di certo delle più agevoli. Dobbiamo arrivare in località Prae, nella Val Molin, nel comune di Cinte Tesino. Quella che percorriamo, per arrivare al Tempio della Montagna del Drago Celeste, nel primo tratto è una piccola strada di campagna asfaltata. Poi, quasi all’improvviso, diventa sterrata. Dal centro abitato scendiamo nella piccola valle che divide Cinte da Castello. E, poco dopo il costruendo Parco Fluviale, finalmente arriviamo a destinazione. Davanti ad un piccolo maso, da circa un anno trasformato nel primo tempio buddista del Trentino, incontriamo il monaco. Una storia, quella di Seiun, tutta da raccontare. Originario di Castelfranco Veneto, fin da giovane tutte le estate le trascorreva a Castello Tesino. All’anagrafe, infatti, si chiama Franz Zampiero, un cognome, quello del padre, tipicamente “tesino”. Da giovane, prima, e adolescente, poi, al suo paese era entrato negli scout. Famiglia cattolica, a 16 anni
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si avvicina alle arti marziali e, poco dopo, anche al buddismo. “Leggevo tanto, libri che mi affascinavano – ci racconta quando lo incontriamo – fino a quando, a 20 anni, ho incontrato alcuni amici buddisti. Dopo la prima esperienza di una settimana a Pomezia, in Toscana, ho iniziato il mio personale percorso di vita”. Il tempo è ancora in costruzione, lavori in itinere. Acquistato nel 2006, ci sono voluti anni per avviare i lavori di ristrutturazione di questo vecchio maso. “Quando all’estate venivo a Castello, dal bar Milano guardavo sempre in direzione di Cinte. Allora non capivo il perché, ora tutto mi è chiaro. Era destino che io arrivassi in questo posto”. In paese tutti lo conoscono e lo rispettano. “In molti ci hanno aiutato nei lavori, il sindaco Angelo Buffa e gli amministratori ci sono vicini”. La conversione al buddismo, quello giapponese, per Seiun arriva a 25 anni. “Per alcuni mesi sono stato in Giappone, in quel tempo aveva due piedi in due scarpe: da una parte il cattolicesimo, dall’altro il buddismo. Poi, una sera, pregando, ho preso la mia decisione ed ho scelto Buddha”. Oggi Seiun ha 44 anni, la sua è stata una scelta di vita. Si divide tra il Veneto ed il Trentino. Per tutta l’estate sarà a Cinte dove, tra l’altro, partecipa alla vita culturale e sociale con diverse iniziative. Poi, negli altri mesi, farà da pendolare. “Nell’ultimo anno le persone che in Italia si sono avvicinate al buddismo è raddoppiato. C’è tanto interesse anche in Trentino – ricorda - e in questi giorni al tempo arrivano tante persone per pregare e meditare”. Qui, nel piccolo maso in località Prae, il tempo è scandito da orari ben precisi. Ci si alza alle 5.30 e dalle 6 alle 7.30 c’è lo spazio per la prima preghiera e la meditazione del
di Alessandro Dalledonne mattino. Poi, dopo la colazione, la giornata è libera fino alle 18 quando, per un’altra ora e mezza, ci sono le preghiera e le meditazioni serali. “Le nostre porte sono aperte a tutti”. Ad accogliere i visitatori una statua senza mani, un essere illuminato realizzato con il legno del Libano. “Si chiama Bodhisattva Jzo ed è il protettore dei bambini – ci racconta Seiun – e dove una volta c’era una legnaia abbiamo deciso di posizionare alcune statue donate da privati”. Nel tempio di prega e si medita. “Chi diventa buddista trova rifugio in Buddha che, in 2.600 anni, non ha mai tradito nessuno. Noi crediamo nella rinascita e nella reincarnazione, così come nei cinque precetti del Panca Sila: non uccidere essere senzienti, astenersi dal prendere ciò che non è stato dato liberamente, non avere rapporti sessuali irresponsabili, non usare linguaggio scorretto e non assumere sostanze intossicanti che alterano la mente”. A Cinte arrivano buddisti da tutta Italia, intere famiglie che decidono di trascorre qualche giorno al Tenryuzanji, il Tempio della Montagna del Drago Celeste. “Noi crediamo in una società sana. Oggi si sente tanto parlare di integralismo, parola sempre più abusata che però significa anche andare alla ricerca delle proprie origini e tradizioni. Ecco – conclude Seiun – io spero che nel mondo ci siano tanti integralisti buddisti, sempre più persone che ogni giorno trasmettano agli altri il loro amore per il prossimo. Oggi c’è sempre più bisogno di riscoprire la retta parola. Che, per noi, è quella di Buddha”. E l’ora della preghiera e della meditazione della sera. Ma prima di andarsene il monaco ci confessa un suo ultimo desiderio. “Qui a Cinte arrivano tante persone, giovani ma anche coppie che cercano, spesso
trovandola, pace e tranquillità. Mi piacerebbe tanto riuscire a sposare, prima o poi, due donne o due uomini. Purtroppo, finora, però nessuno me lo ha ancora chiesto”. Il primo viaggio in Giappone Seiun lo ha fatto nel 1998. A 25 anni. Nel Sol Levante ci è tornato spesso, anche tre volte all’anno. Sia prima che dopo l’ordinazione. E’ stato anche in Sri Lanka. Il suo maestro è giapponese e proprio lui, come ci racconta, lo ha spronato ad aprire il primo tempio buddista in Trentino. “Io, come molti altri monaci o abati buddisti che viviamo in occidente, siamo impegnati nel promuovere un nuovo buddismo. Molti lo definiscono occidentale, anche europeo, certo è che la nostra religione deve cercare di essere sempre più interiorizzata con gli usi, costumi e tradizioni delle terre in cui viviamo”. Seiun crede nel nuovo buddismo europeo, quello del vecchio continente. Per entrare in contatto con il monaco Seiun basta telefonare al 392/0318142, scrivere all’indirizzo di posta elettronica fushin.seiunbo@gmail.com o cercare su Facebook Ven Seiun.
Il Dalai Lama è diventato cittadino onorario di Cinte Tesino. “On quanto ella – si legge nella nota ufficiale dell’Amministrazione – è per il mondo intero l’esempio di una vita ispirata ai fondamentali valori della solidarietà umana. E’ inoltre bandiera di pace e di tante altre azioni di alto valore sociale a favore del mondo intero”. La cittadinanza è stata consegnata, nelle scorse settimane a Firenze dal sindaco Angelo Buffa con il suo vice Mirco Mezzanotte in occasione del Festival delle Religioni nelle mani del rappresentante europeo di Sua Santità e Responsabile dell’European Tibet Bureau Ngodup Dorje che ha elogiato il comune di Cinte Tesino “come esempio pratico delle parole espresse dal Dalai Lama in merito a umanità, apertura verso l’altro, dialogo interreligioso e cammino verso la pace”. A Cinte, ora, sono due i monaci buddisti: uno è Seiun, anch’egli presente all’incontro, l’altro il 14° Dalai Lama Tenzin Gyatso, il leader spirituale del Tibet. “Sono fiero che il nostro tempio sia nato a Cinte – ricorda Seiun – un paese di piccole dimensioni ma grande nel senso di comunità dei cittadini. Con loro abbiamo dato vita ad un cammino di amicizia, sostegno e conoscenza reciproca e collaboriamo anche nell’organizzazione di eventi. Io mi sento cintese e sono fiero di esserlo”.
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Il pianeta si ribella La stagione dei super-uragani in Nord-America Francesca Gottardi STATI UNITI Le ultime settimane di quest’estate 2017 hanno rappresentato una sfida per il sud-est degli Stati Uniti ed i Caraibi, ripetutamente colpiti da violenti uragani. L’uragano Harvey si è abbattuto sullo Stato del Texas. Irma ha prima colpito i Caraibi, poi la Florida. Maria ha flagellato Porto Rico – territorio USA. Questi distruttivi uragani hanno causato decine di vittime e messo fuori uso la rete elettrica ed il sistema stradale in numerose aree. Più di sei milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case, in una storica evacuazione di massa. Si stima che i danni finora generati siano nell’ordine dei 200 miliardi di dollari. Gli uragani sono un fenomeno che rientra nella normalità nella costa atlantica degli Stati Uniti. La stagione degli uragani interessa i mesi da giugno a novembre. Quel che è nuovo è il fenomeno dei super-uragani a catena. Gli scienziati ritengono si tratti degli effetti dell’attività umana sul clima. IL FENOMENO Gli uragani sono degli imponenti cicloni
Uragano Orma visto dal satellite 3bMeteo
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tropicali che si formano nell’oceano Atlantico e nel Pacifico nordorientale. Il loro peculiare movimento vorticoso è reso possibile dalla rotazione terrestre. Si caratterizzano per i fortissimi venti, per le abbondanti piogge e per le conseguenti inondazioni. Questo temibile mix di fattori causa gravi devastazioni se l’uragano investe la terraferma. Ad ogni uragano viene dato un nome, scelto in ordine alfabetico da una lista emessa ogni anno. Questo ne facilita la comunicazione, e chissà che così la tempesta ci faccia meno paura. LA FORMAZIONE Gli uragani si formano in zone di bassa pressione, su acque oceaniche calde - si parla di almeno 26°. Questi sono gli ingredienti che permettono la formazione di un grande vortice, all’interno del quale forti correnti portano l’aria umida in alta quota. Lì si condensa e diventa pioggia. Nell’occhio del ciclone, dal diametro di 30-60 km, la situazione è calma. Tutto intorno si sprigiona una forza notevole, con venti che possono superare i 200 km l’ora. In base alla loro intensità, vi sono 5 categorie di uragani (Scala SaffirSimpson). Nel livello più basso, il primo, i venti soffiano come minimo a 119 km/h. Nel gradino più alto della scala i venti superano i 252 km/h.
Uragano Harvey
Uragano Katrina
HARVEY, IRMA E MARIA Gli ultimi super-uragani hanno distrutto vaste porzioni di territorio in Texas, Florida, Porto Rico e nelle Isole Vergini americane. Harvey, che ha raggiunto la categoria 4, ha rovesciato in Texas l’equivalente di 26 milioni di piscine olimpioniche di pioggia. Irma ha invece stabilito un record, rimanendo di categoria 5 per 37 ore consecutive. Secondo i meteorologi statunitensi, Irma è il più potente uragano ad abbattersi sul Paese dai tempi di Katrina, nel 2005. L’uragano Maria, la cui furia ha raggiunto la categoria 4, ha colpito duramente Porto Rico, seminando morte e distruzione nel Paese. L’agenzia federale di meteorologia USA ha espresso preoccupazione per questo anomalo periodo degli uragani. Si teme che questo sia solo l’inizio di una stagione la cui fine è ancora troppo lontana.
Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA
L’AIDO e la musica - Concerto sinfonico con l’Orchestra Haydn
“ESTREMI” DELLO SPETTACOLO
Il 28 ottobre alle ore 20,30 presso l’Auditorium S. Chiara di Trento si terrà la manifestazione informativa e di sensibilizzazione promossa dall’A.I.D.O
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’A.I.D.O. è nata a livello nazionale nel 1973, per decisione di alcuni volontari che hanno ritenuto opportuno creare un’associazione di persone, le quali hanno sottoscritto una dichiarazione relativa alla loro volontà di donare i propri organi, dopo la morte, a scopo di trapianto terapeutico. Finora più di 2.000.000 di cittadini hanno espresso la loro disponibilità. I dati dei soci vengono inseriti nel registro nazionale A.I.D.O. e successivamente inviati al Ministero della Sanità e al S.I.T. (Servizio Informativo Trapianti) per il collegamento telematico con i Centri Coordinamento Trapianti. Secondo tale Servizio, in Italia nel 2015 sono stati segnalati 2.999 trapianti, 314 dei quali da vivente; ma, alla fine del 2016, c’erano ancora circa 9.000 persone in lista di attesa. In Trentino circa 500 persone hanno ricevuto un organo e il numero dei pazienti trapiantati di rene ha superato quello dei dializzati. Per informare e sensibilizzare i cittadini sull’importanza della donazione degli
FESTA D’ESTATE
organi per il miglioramento della salute di persone in difficoltà, da oltre 42 anni l’A.I.D.O. del Trentino lavora sul territorio, incontrando la popolazione, tramite serate culturali, incontri con gli studenti nelle scuole, eventi particolari, anche in collaborazione con i Comuni, perché da una vita spezzata un’altra può rinascere: si dà una nuova possibilità, una nuova speranza a chi ne ha bisogno. La donazione è una scelta civica, in modo particolare ora che i Comuni hanno aderito al progetto “scelta in Comune”, cioè di poter esprimere la volontà di donare in occasione del rinnovo della carta d’identità. Come si diventa donatori Per aderire all’A.I.D.O. è sufficiente compilare con chiarezza il modulo di adesione, reperibile presso le varie sedi e in rete nel sito www.aido.it, firmarlo (3 firme) e portarlo o inviarlo presso la sede A.I.D.O. del luogo di residenza/domicilio o presso la sede di Trento [via
Sighele, 7 – 38122 Trento – tel.: 0461 916026]. Il modulo di adesione non può essere inviato tramite email o fax in quanto negli archivi A.I.D.O. deve essere conservato il documento con la firma originale. Ricevuto il modulo compilato e firmato, la sede provinciale A.I.D.O. provvederà, entro 30 giorni, a inviare il tesserino di adesione. Il donatore può chiedere in qualsiasi momento la revoca della sua adesione.
CANALE DI PERGIN E
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ttimo successo ha ottenuto la “festa d’estate” svoltasi a Canale di Pergine e promossa dall’ACS Canale presieduta da Fabio Pergher, in collaborazione con l’Associazione Auser di Pergine guidata da Elia Bernardi e dal Circolo Comunale Pensionati e Anziani guidato da Carmen Osler. La festa è iniziata con una solenne Messa nella parrocchiale di Canale a cui ha fatto seguito un affollato pranzo collettivo con oltre 200 persone, tutte sedute ai tavoli della palestra delle scuole elementari dove, dopo l’aperitivo di Armando, è stato servito dai volontari un ricco menù con piatti tradizionali trentini a base di polenta, braciole, lucaniche, stinchi e tanto altro. Il pomeriggio è trascorso in allegria con lotteria, musica e barzellette. E per le persone impossibilitate a raggiungere Canale, ha funzionato il servizio di bus navetta con partenza dal bar Alba di Pergine. E sempre a Canale si è svolta dal 1 al 3 settembre la sagra patronale che è iniziata con un concerto della banda sociale di Pergine e con l’inaugurazione di una mostra fotografica dedicata al fotoamatore Antonio Sartori. Durante i tre giorni si sono svolti inoltre vari tornei e una serie di giochi e la sagra si è conclusa con la “Lucciolata notturna”, una passeggiata sui sentieri di Canale.
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INCONTRI IN VALSUGANA D opo l’incontro con l’ingegner Giampaolo Dallara e con l'ingegner Alessandro Berzolla, il 18 settembre scorso, continuano gli appuntamenti a cura del professor Michele Andreaus, docente di Economia aziendale all'università di Trento, con Arrigo Sadun, il 23 ottobre, al Teatro Caproni di Levico Terme, alle 17.30, e Giovanni Bonotto, il 7 novembre, al teatro del Centro Scolastico di Borgo Valsugana, alle 17.30. Un’iniziativa destinata a cittadini e imprese e che vuole essere la prosecuzione naturale del ciclo di incontri con Romano Prodi, Rudi Bogni, e Alessandro Profumo, organizzati lo scorso anno dalla Cassa Rurale Alta Valsugana e che ebbero il merito di aprire la discussione su scenari politicoeconomici allargati, a tutto vantaggio di nuovi stimoli e nuovi orizzonti imprenditoriali. In questo solco adesso si ampliano, grazie all'importante apporto della Cassa Rurale Valsugana e Tesino pronta a raccogliere nuove op-
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Tre appuntamenti organizzati dalle Casse Rurali della Valsugana per un dialogo aperto con protagonisti di vero spessore internazionale.
portunità, utili allo sviluppo del tessuto sociale ed economico in sinergia di intenti a conferma degli ottimi rapporti tra i due Istituti di credito cooperativo. Il ciclo di incontri si inserisce nella prospettiva di poter disporre di nuovi strumenti e nuove idee per essere protagonisti del proprio futuro evitando di esserne, invece, attori passivi. Il curatore scientifico degli appuntamenti 2017 è il Professor Michele Andreaus il quale sottolinea da sinistra Dandrea, il prof Andreaus e Senesi che «ci sono azioni in un contesto dove le tradizionali regole del mercato non funzionano più e molti non se ne L’unità di intenti delle due Casse rurali sono accorti, o non vogliono accorger- su un tema di importanza decisiva in sene. Quindi serve uscire dagli schemi questa fase storica del credito coopee individuare nuove prospettive di cre- rativo, è confermata al Presidente della scita. E solo allargando la discussione Cassa Rurale Alta Valsugana Franco Sesi possono creare momenti di inter- nesi. “C’è la necessità - afferma Sescambio con lo scopo di intraprendere nesi- di condividere esperienze ed iniziative imprenditoriali. L’internazio- obiettivi. La Valsugana ha caratteristinalizzazione, l’innovazione, non sono che comuni e questo deve diventare un solo una questione tecnologica o di valore per definire insieme strategie di mercato, ma partono prima di tutto sviluppo. Lo spessore dei relatori è tale dalle idee». - sottolinea ancora Senesi -che l’intero E questo è l’obiettivo che le due comparto produttivo trarrà beneficio Casse Rurali si sono poste, specifica dai concetti che verranno sviluppati”. Arnaldo Dandrea, Presidente della “L’intento delle Casse Rurali, precisa Cassa Rurale Valsugana e Tesino. ancora Arnaldo Dandrea, oltre a fare “Uno dei nuovi compiti che le conoscere questi personaggi, e dare Casse Rurali devono prendersi in quindi nuovi stimoli di crescita econocarico - afferma Dandrea - è sicu- mica e finanziaria, è quello di una fatramente quello della crescita della tiva e dinamica collaborazione creando cultura finanziaria ed economica di una sinergia d’intenti che abbia come base; la consapevolezza delle dina- obiettivo finale quello di fare informamiche del mondo che ci circonda zione e formazione rivolta agli studenti è, infatti, in gran parte diretta- di ogni ordine e grado”. mente collegata all'economia, e Gli incontri hanno visto e vedranno il l'economia e la finanza sono cam- Professor Michele Andreaus dialogare biate e cambieranno ancora in con gli ospiti e saranno aperti a interprospettiva; ecco quindi - con- venti da parte del pubblico. L'invito è clude Dandrea - che le banche rivolto a tutta la cittadinanza con pardelle comunità, come sono le ticolare attenzione a chi è interessato Casse Rurali, sentono la respon- alla salute e alle prospettive del settore sabilità di essere promotori di co- imprenditoriale e al mondo della fornoscenza in questo campo”. mazione scolastica. (A.M.)
FABRIZIO PRADETTO E CLAUDIA GELSOMINO FIRMANO LA SESTA "LA TRENTA TRENTINA"
GRANDE SPETTACOLO A LEVICO TERME E IN VALSUGANA L
a firma sulla sesta edizione de La Trenta Trentina è di Fabrizio Pradetto (Gs La Piave 2000) e Claudia Gelsomino. Due vincitori di rango che hanno tagliato il traguardo al termine dei 30 chilometri con partenza ed arrivo a Levico Terme. Gara che ha visto anche la partecipazione di quasi 2000 runners, nuovo record di presenze per la manifestazione organizzata dall'ASD Non Solo Running. E a questi vanno aggiunti gli oltre mille protagonisti de La Camminata per la Vita, la marcia non agonistica che ha aperto la mattinata lungo i 9 chilometri che separano Pergine Valsugana dall'arrivo di Levico, con l'intero raccolto devoluto in favore dell'AIL del Trentino. E tutti hanno goduto del party post-gara allestito, con specialità enogastronomiche e la musica live degli Schweinhaxen con il loro inconfondibile sound tra volk e rock. Una festa nel vero senso del termine, una festa per lo sport, per la corsa ma anche una festa per tutti gli appassionati dell'atletica leggera e per ciascun podista. La cronaca: il bellunese Fabrizio Pradetto sui 30 chilometri della Valsugana
ha trovato il terreno ideale per esprimere la sua ottima condizione e definire i dettagli in vista del prossimo impegno con la maratona di Francoforte. Ha preceduto Luca De Francesco (Atletica MDS PanariaGroup) e il trentino già in passato vincitore de La Trenta Trentina Massimo Leonardi (Us Monti Pallidi, seguito dall'altro trentino Alessio Loner (Atletica Valle di Cembra). E medaglia d’oro anche Claudia Gelsomino (Atletica Palzola) che nella seconda parte di gara ha preso letteralmente il largo nei confronti della concorrenza e precedere Laura Ricci (Calcestruzzo Corradini Excelsior Rubiera) e la campionessa uscente Maurizia Cunico (Atletica Palzola) che si è così mantenuta sul podio della gara valsuganotta. Quarto tempo assoluto invece per la prima staffetta della Duo Half (prova a coppie sul percorso completo, con zona cambio in località Valcanover) composta da Luca Sandri e Ousman Jaiteh che hanno composto il team Us Villagnedo. Il tutto sotto lo sguardo del campione europeo Under 23 dei 5000 metri Yemaneberhan Crippa, da sempre amico e testimonial de La Trenta
Trentina: proprio Yeman si è incaricato alle 10:03 di dare il via alla gara insieme all'ex maratoneta azzurro Gianni Poli, per poi aspettare al traguardo tutti i protagonisti della gara e consegnare loro la meritata medaglia da finisher. Crippa che già nel pomeriggio di ieri si era messo a disposizione dei giovani impegnati nella Happy StrongBoy di Pergine Valsugana, speciale prova di abilità, corsa e coordinazione allestita nel centro del capoluogo dell'Alta Valsugana, sede venerdì sera anche del Pergine Urban Trail. Tutti eventi che fanno parte dell'offerta del fine settimana de La Trenta Trentina che anno dopo anno riesce a regalare momenti di grande fascino e partecipazione. E mentre a Parco Segantini sfilano i quasi 2000 runners, la mente già si proietta all'edizione del 2018, la settima della giovane ma già avvincente storia de La Trenta Trentina: l'appuntamento è dunque già fissato per il 30 settembre dell'anno venturo, nella consapevolezza che proprio un trenta settembre, nel 2012, iniziava l'avventura de La Trenta Trentina con poco più di 200 partecipanti.
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Il Cercapadrone Onlus – Trento
I VERI AMICI DELL’UOMO P
asseggiando per le strade dei nostri paesi si incontrano sempre più spesso cani al guinzaglio. Grandi, piccoli, di razza, meticci, vecchi, cuccioli: secondo uno studio dell’Eurispes del 2016, nelle case italiane abitano circa 7 milioni di cani. Ma molti, troppi, non sono così fortunati: tra randagi e reclusi, i cani senza padrone sono circa 600.000. Ma per loro fortuna c’è un universo di volontari, associazioni, realtà che si occupano di aiutarli, metterli al sicuro, curarli, accoglierli e soprattutto cercare loro una casa. In Valsugana esiste una di queste associazioni, e incontro la sua rappresen-
tante, Maddalena Di Tolla Deflorian, in un assolato pomeriggio autunnale. “Il fenomeno del randagismo -racconta- è più grande di quanto si pensi”. Certo, il Sud, ma anche il Centro e il Nord sono tutti luoghi dove i cani randagi ci sono, a eccezione di Trentino Alto Adige e Val D’Aosta, dove i cani senza padrone sono veramente pochi. Ma questo non vuol dire che il fenomeno non esista, o che i cani non vengano abbandonati in canile anche qui da noi. “I dati sono tristemente in aumento, complici la crisi e una certa superficialità nelle adozioni -racconta la volontaria- purtroppo non sempre i canili sono in grado di occuparsi di tutti gli animali abbandonati, ed è qui che subentrano volontari e associazioni”. Come il Cercapadrone, nata dalla volontà di un gruppo di persone che si conoscono da anni e che, mettendo assieme le competenze di ognuno, possono contare oggi su un meccanismo ben oliato. “La nostra è una realtà con degli obiettivi specifici. Innanzitutto non facciamo grandi numeri, fino ad ora abbiamo trovato casa a 15
di Elisa Corni
cani e 6 gatti” racconta Maddalena. A me sembrano tantissimi. Anche perché, come scopro chiacchierando con la volontaria, loro non amano le cose semplici. Per cominciare, lo scopo dell’associazione è portare al Nord cani provenienti da zone dove il randagismo è un vero problema. Ma l’associazione non si limita a questo: “Noi dedichiamo il nostro tempo a situazioni specifiche, aiutiamo singoli volontari o provati cittadini che si sono presi a cuore un animale abbandonato, ma che non ce la fanno. Cerchiamo i loro appelli, li valutiamo attentamente, e se possiamo fare qualcosa interveniamo. IN caso contrario offriamo consigli, contatti, e facciamo rete con altre associazioni”. Le storie dei cani salvati dai volontari di Cercapadrone sono spesso strazianti, ma hanno tutte un lieto fine. C’è Billy, vivacissimo cucciolone siciliano. È arrivato in Trentino all’età di due anni, con il muso segnato dai pallini di un fucile con cui gli avevano sparato. Cieco e con un piccolo problema di udito, oggi ha trovato amore e affetto. C’è poi Clodia, splendida cagnolina dal manto bianco. “Con lei abbiamo lavorato per sei mesi, perché era fobica”. Oggi ha trovato una casa dove vive serena e felice.
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Lucia a Malga Biscotto
“Femo è uno dei pochi cuccioli di cui ci siamo occupati -racconta la volontariama Femo era stato investito davanti a una scuola. Il Comune che avrebbe per legge dovuto prendersene cura, non lo ha fatto, e le persone che lo avevano raccolto dalla strada non riuscivano più ad occuparsene”. L’intervento del Cercapadrone ha permesso al piccolo di essere accolto in una struttura adeguata e di essere operato. “Interveniamo dove e quando ci sono problemi organizzativi, quando l’ente pubblico non fa quello che dovrebbe fare o quando chi per primo accoglie animali in difficoltà non riesce a coprire le spese per la cura del cane. La do-
manda che che ci poniamo ogni volta è: il nostro intervento farà la differenza?” spiega Maddalena, che delinea così un’associazione che si occupa anche di intervenire sul tessuto sociale e di aiutare non solo gli animali ma anche le persone. “Ma chi si rivolge a noi deve sapere che ci sono delle regole -tiene a precisare la volontaria- ci sono controlli pre e post affido, e lo spirito che ci muove è che un animale è per sempre”. Ma chi cerca casa adesso? Masker, è un cucciolone di sei mesi dalle orecchie buffe e divertenti, di taglia media, socievole concani e persone. Pesa circa 13 chili. Ha vissuto finora in un recinto senza libertà e cure adeguate. Snoopy: è un bellissimo simil bracco sbucato dal nulla. Ha circa un anno e mezzo, è di taglia media (circa18 chili), sano e dolcissimo. È stato abbandonato e poi scacciato in malo modo dalle persone residenti nella zona di abbandono, mostrando evidenti segni di sofferenza in strada. Oggi vive in un rifugio.
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GANA U S L A V O BORG
La Passeggiata della salute
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riuscita nel migliore dei modi la prima edizione della “Passeggiata della salute” voluta dal dott. Mario Cimino, medico di famiglia per Borgo, Roncegno, Olle e Castelnuovo ed organizzata in collaborazione con il locale Gruppo Alpini. Come ci ha testimoniato il membro del direttivo del Gruppo e già capogruppo Marino Cipriani, questa iniziativa che ha ottenuto un successo superiore ad ogni aspettativa. Così il dottor Cimino: “Si è trattato di una manifestazione indetta per rafforzare il rapporto medico-paziente al di fuori dell’ambulatorio in un contesto normale di socializzazione e convivio”. E così circa duecento persone di ogni età hanno camminato nei boschi di Sella, compiendo un percorso non impegnativo di alcuni chilometri, in modo di avere, come dice lo stesso medico, “da parte mia e dell’infermiera Patrizia Partele, un controllo sotto sforzo della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e dei valori di ossigeno nel sangue. Dati questi molto importanti anche per l’attività ambulatoriale per ogni singolo assistito”. E’ seguito il pranzo sotto il tendone della cascina degli Alpini a Sella, preparato con cura dalla brava cuoca Rosaria Brusco coadiuvata da Gabriella Moser e rispettivi famigliari, nonchè da alcuni volontari rappresentanti degli “Amici di Sella” accanto a diversi pazienti del medico. Il momento conviviale è stato rallegrato dai canti eseguiti dal bravo coro “Fili d’argento”. Visto il successo di questa prima esperienza, sia medico che alpini già stanno pensando ad una nuova edizione nel 2018. (M.P.)
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ME LEVICO TER
AUGURI GIUSEPPINA
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’è fatta grande festa presso l’APSP San Valentino di Levico Terme per i 104 anni di Giuseppina Tomasi. Attorno a lei in segno di affetto si sono stretti nipoti e pronipoti, altri parenti ed amici. Il direttore dell’Istituto Fabrizio Uez e l’assessore del comune di Baselga di Pinè signora Giuliana Sighel, paese d’origine della festeggiata, le hanno donato un bel mazzo di fiori. La signora Giuseppina, che gode ancora di buona salute sia fisica che mentale, ha brindato allegramente a questo suo felice traguardo, raccomandando a tutti i presenti di non mancare il prossimo anno quando gli anni saranno 105. (M.P.)
ALTOPIANO
DELLE
VEZZENE
LA CHIESETTA DI SANTA ZITA
È
stato festeggiato alla grande a Passo Vezzena, nel territorio del comune di Levico Terme, il 9^ anniversario della ricostruzione della Chiesetta di Santa Zita - Zitakapelle, la piccola pieve costruita nel 1917 dagli austriaci a ricordo delle vittime degli scontri bellici tra l'esercito austroungarico e quello italiano. La chiesetta, lesa dal trascorrere del tempo, venne demolita agli inizi degli anni ’50 e una dozzina di anni fa si decise la sua ricostruzione rispettando le caratteristiche di quella originaria.( vedi foto dell’epoca) I lavori erano stati eseguiti dagli Alpini, da amici sostenitori e da tanti volontari provenienti da molte zone del Trentino con il sostegno anche delle Sezioni ANA del Veneto, diversi Comuni, numerose ditte e dai gruppi di Kaiserschűtzen dell’Austria. Fu inaugurata il 17 agosto 2008 con una solenne concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo monsignor Luigi Bressan. E così, per ricordare il 9^ anniversario della sua riedificazione, si è tenuta una solenne cerimonia che è stata organizzata dall’Associazione Nazionale Alpini-Sezione di Trento, in collaborazione con l’Associazione Fanti di Levico Terme. Contemporaneamente sono stati ricordati anche i Caduti della “Battaglia del Basson” quando negli scontri nella notte fra il 24 e il 25 agosto 1915, persero la vita 1.048 fanti e 43 ufficiali di truppa italiani, nonchè molti soldati dell’Impero Austroungarico. In passato le due associazioni non si erano mai unite per celebrare assieme queste ricorrenze, per cui si organizzavano due momenti commemorativi diversi, a pochi giorni di distanza uno dall’altro. Finalmente, come hanno affermato tanti soci delle due associazioni, “quest’anno s’è trovata un’intesa che molti da tempo si aspettavano”. La solenne cerimonia è iniziata con il ritrovo presso il monumento in località Malga Fratte a cui è seguito dall’alza bandiera delle bandiere Austriaca, Italiana ed Eu-
di Mario Pacher ropea, il suono del silenzio d’ordinanza e la deposizione di una corona al monumento. Sono seguiti gli interventi da parte delle autorità: il presidente dei Fanti Guido Orsingher, il vicesindaco di Levico Laura Fraizingher, il presidente degli Alpini del Trentino cav. Maurizio Pinamonti, il segretario nazionale dei Fanti Livio Cavinato, il consigliere provinciale Gianpiero Passamani. Durante la sfilata verso la chiesetta delle diverse centinaia di persone intervenute e delle decine di rappresentanti di associazioni combattentistiche e d’arma con i loro gagliardetti, numerosi alpini venuti anche dal Veneto, diversi Kaiserjager austriaci nonché alcuni sindaci della Valsugana e dell’altopiano di Asiago, s’è fatto tappa al primo monumento dove, dopo la deposizione anche qui di una corona, è stata scoperta e benedetta una grande croce in filo spinato,( vedi foto ) alta circa tre metri, opera del Fante di Maserada sul Piave con il reticolo della Grande Guerra, raccolto sulle linee del Piave e sul Monte Pal Grande sul confine Italo Austriaco. Quindi la S. Messa e, al termine, un piatto di pasta a tutti gli intervenuti curato dai NU.VOL.A. della Valsugana.
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VATTARO
LA LIRICA IN MOSTRA
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ra le tante mostre in Valsugana dell’estate 2017, un ricordo particolare merita l’esposizione che si è tenuta presso Palazzo Bortolazzi a Vattaro, curata dal cantante lirico trentino Amedeo Fumana e dalla figlia, soprano, signora Paola. Una rassegna in cui sono rimasti esposti per una decina di giorni costumi ed abiti da concerto di cantanti di fama mondiale. Nel recente passato il cantante Fumana aveva esposto, con grande favore di pubblico, anche a Levico Terme e a Centa San Nicolò. Ecco come i Fumana, padre e figlia Paola, ci descrivono l’evento: “L’afflusso è stato importante e anche il concerto lirico ha avuto un numeroso pubblico. Al quarantesimo anno dalla scomparsa della celebre cantante lirica Maria Callas si è voluto ricordare questo magnifico soprano con una mostra di rari documenti giornalistici dello studio fotografico G. Farabola, una delle maggiori agenzie foto-giornalistiche italiane, nata nel 1908. Testate di giornali dell’epoca che documentano la carriera dell’artista nei teatri di tutto il mondo e discografici, di fotografie autografate e riproduzione di costumi del teatro dell'opera. Questa accurata ricerca di Amedeo Fumana, vede la grande cantante protagonista dei più prestigiosi teatri italiani, dalla Scala di Milano al Regio di Torino, dall'Arena di Verona, al teatro Regio di Parma e all'estero. Si tratta di un tributo alla figura di Maria Callas attraverso un avvincente percorso che la mostra ha proposto; un viaggio alla scoperta dell'artista, della “diva” che ha portato una vera e propria rivoluzione nell'opera lirica, sotto l'aspetto espressivo e teatrale. Questa icona ebbe un breve periodo di riposo dalle scene proprio in Trentino, nel 1948, accompagnata da Giovanni Battista Meneghini,
suo compagno, che all'epoca collaborava con Aldo Minghetti (imprenditore trentino) nella gestione della famosa "FORNACE" di Vigolo Vattaro. Sempre in quell'anno aveva progettato una breve vacanza presso la famiglia Minghetti nella loro dimora estiva di Miola di Pinè ma senza esito e al ritorno si ritrovò sulla strada della Vallagarina e finalmente nella sua amata Venezia. Non solo, Maria Callas fu presente come spettatrice al Teatro Sociale di Trento durante la rappresentazione della Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai e al termine si recò nel camerino del famoso tenore Giacinto Prandelli per congratularsi. I due cantanti ebbero ben presto occasione di cantare insieme e di essere sul palcoscenico una coppia di grande carisma”. Nella mostra sono stati citati e ricordati altri grandi nomi del melodramma che hanno duettato con Maria Callas. Tra i più importanti citiamo Giulietta Simionato, Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco, Beniamino Gigli, Gianni Poggi, Tito Gobbi e Franco Corelli. Nel giorno dell’inaugurazione vi sono state comparse in costume che hanno accompagnato i visitatori nel percorso espositivo. Molte le fotografie esposte a raccontare l’epoca della “Divina”, evocando i luoghi e le persone che amava frequentare, consentendo di rivivere il clima di un periodo d’oro della lirica italiana ed internazionale. (M.P.)
LEVICO BARCO DI
RESTAURATA MALGA SASSI
I
pensionati di Barco hanno recentemente eseguito importanti lavori di restauro alla Malga Sassi, sull’altopiano delle Vezzene, l’edificio che il comune di Levico Terme ha dato loro in gestione gratuita in cambio di lavori di manutenzione. A conclusione delle opere riguardanti in particolare la ricostruzione del tetto, il gruppo pensionati guidato da Gina Moser ha organizzato una festa alla quale hanno partecipato una cinquantina dei 150 iscritti. Sotto il grande tendone davanti allo stabile, è stato servito a tutti un piatto casereccio preparato da volontari provetti cuochi e camerieri. Presente il consigliere provinciale Gianpiero Passamani che ha elogiato questa Associazione che da tanti anni opera in favore delle persone non più giovani della comunità. Sulla stessa linea anche l’assessore comunale Marco Martinelli che ha assicurato il costante sostegno dell’amministrazione comunale. Don Valentino Chiocchetti ha poi benedetto l’edificio. (M.P.)
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NOVALEDO
ALPINI: 50^ anniversario
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utta Novaledo era in festa sabato e domenica 2 e 3 settembre scorsi per il 50^ anniversario di fondazione del locale Gruppo Alpini. Nella serata di sabato presso la palestra comunale è stato presentato il libro “Penne Nere ai Masi- mezzo secolo di storia del Gruppo Alpini di Novaledo”. Una pubblicazione di oltre 130 pagine con tante foto suddiviso in diversi capitoli per ricordare gli eventi più significativi: la fondazione del Gruppo avvenuta il 10 settembre 1967, i capigruppo, le madrine, le opere maggiori realizzate come la chiesetta a Malga Broi, il monumento ai Caduti, l’eliporto, il restauro dei capitelli, nonché tante altre iniziative rivolte alla comunità. Dopo la brillante presentazione del libro e contemporanea proiezione di diapositive da parte di Florio Angeli, con sottofondo musicale e canzoni eseguite da Pierino e il suo gruppo, la serata è proseguita con la proiezione di alcuni documenti su “La Grande Guerra: Novaledo e dintorni”. Domenica 3 settembre la giornata più intensa che è iniziata con la sfilata di tante Penne Nere di tutto il Trentino e dal Veneto accanto a rappresentanti di altre associazioni, capeggiata dalla Fanfara sezionale di Trento. Raggiunta piazza Municipio, c’è stato l’alzabandiera e la deposizione di una corona. Quindi i discorsi delle varie autorità. Ha parlato per primo il capogruppo Domenico Frare, poi il sindaco Diego Margon, Carlo Frigo vice del presidente provinciale Maurizio Pinamonti, il consigliere provinciale Gianpiero Passamani, il comandante della Stazione CC di Roncegno. Sono stati poi premiati con una targa i capigruppo ancora in vita dalla fondazione in poi e così anche per i soci fondatori. Sono state ricordate pure le madrine del Gruppo non più fra noi, Angelina Corradi a Alma Pallaoro. Significativa è stata poi l’iniziativa di alcune mamme di far indossare ai ragazzi dell’asilo e delle elementari, una maglietta verde con la scritta “50^ del gruppo Alpini” che hanno pure loro sfilato e fatto da cornice a tutta la cerimonia in piazza. E’ seguita una S. Messa nella parrocchiale concelebrata dal parroco don Paolo Ferrari e da padre Luciano Roat, che è stata solennizzata dai canti del coro dei ragazzi. Al termine è stato servito il pranzo alpino curato dai NU.VOL.A. della Bassa Valsugana e donato a tutti il nuovo libro affinchè la gente si ricordi della bella giornata e di quanto l’amata famiglia degli Alpini è vicina alla nostra gente. (M.P.)
ME LEVICO TER
Scultura in legno
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a strada che da Barco di Levico porta a Sella Valsugana, è stata recentemente arricchita di una nuova opera scultoria. In località “Pian dei Pini”, sempre nel territorio comunale di Levico e che dal centro termale può essere raggiunta, a piedi, in circa un’ora, lo scultore del legno Silvano Garollo di Barco ha realizzato una grande aquila dell’altezza di circa un metro, ricavandola da un grosso larice. Già in passato sulla stessa strada il Garollo aveva scolpito e regalato dalla comunità un alpino alto circa 1 metro e 80 centimetri, una Madonna e uno gnomo. La nuova opera è stata inaugurata di recente alla presenza degli Alpini di Barco guidati dal capogruppo Lorenzo Fontana, che ha usato parole di gratitudine per il generoso gesto. Silvano Garollo ha iniziato a lavorare il legno una quindicina di anni fa ed ha esposto in tanti paesi del Trentino, in Alto Adige, in val di Fassa e anche in provincia di Belluno. Le sue creazioni vanno dal tradizionale all’arte sacra come Madonne e tanti crocifissi. (M.P.)
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o d n a l l e r e h c o i G E?
Cristini io iz r u a M a cura di
TR E L L E D E L A U Q
Quale, fra le tre risposte date per ogni quesito, è quella giusta? Riportando a lato e leggendo di seguito le lettere che le caratterizzano, si otterrà il nome di un'impegnativa manifestazione ciclistica trentina. RISPOSTE 1) Cosa è il remuage? Una procedura di spumantizzazione (R); la pulizia, per scolmatura, dei canali irrigui (C), il pane arabo (P) 2) Chi adopera le nasse? Un suonatore sudamericano (O); il materassaio (E); un pescatore di crostacei (A) 3) Quale città è più a occidente? Firenze (P); Trapani (R); Trento (M) 4) Cosa è il balaustrino? Una rete per catturare uccelli (I); un particolare compasso (P) ; una parte della scarpa da donna (E) 5) Dove si trova usualmente un ululone? In un centro di stampa e grafica (A); in un laboratorio chimico (V); in una palude (I) 6) Come si chiama l'imboccatura di una damigiana? Cocchiume (L); pagliolo (N); zaffo (D) 7) Quale divisa monetaria circola in Polonia? La kuna (U); lo zloty (O); il dirham (E) 8) Dove viene tradizionalmente preparato il piatto denominato Vincisgrassi? In Liguria (F); in Basilicata (M); nelle Marche (N) 9) Qual è la sigla dell'Autostrada Bologna - Padova? A13 (G); A15 (S); A21 (T) 10) Quanto tempo impiega la luce del Sole per giungere sulla Terra? Circa 37 minuti (O); in media 21 minuti (E); poco più di 8 minuti (A)
ALLA RICERCA ! In ognuna delle frasi sotto elencate è celato il nome di una lago italiano: riuscite ad individuarlo? Le prime lettere di tali parole, lette nell'ordine, daranno il nome di un altro lago.
A gioco risolto, leggendo di seguito le lettere nelle caselle a sfondo colorato, si otterrà la denominazione del progetto comune di collaborazione transfrontaliera delle regioni che componevano il Tirolo storico. ORIZZONTALI: 1. Località, frazione di Pergine, sul lago di Caldonazzo - 8. Targa di Caserta - 10. Sono 10 in un chilo - 11. Lo stagno in inglese - 12. Il più noto sodalizio alpinistico tridentino (sigla) - 13. Un virtuoso del jazz come Chet Baker - 16. Agli estremi d'Europa - 17. Lo Stato più popoloso - 19. La fanno i tifosi allo stadio - 21. In Trentino sono famose quelle di Córedo - 24. Simbolo del rame - 25. Frazione di Levico Terme con ruderi di un castello - 26. Ai lati di Genova - 27. Si spedisce… senza affrancarla - 29. Una bella Rodriguez - 31. Quella con avviso di ricevimento costa di più (sigla) - 32. Un Passo sopra Roncogno, ai piedi della Marzola - 35. Aggiustare, sistemare 36. La nota del diapason - 39. La più famosa cascata italiana - 40. Un cantante come Eros Ramazzotti - 41. La più importante arteria umana - 42. Nasce al Passo Resia - 44. Si ripetono nella scarica - 46. La sua Piazza San Rufo è stata definita “il centro d'Italia” - 47. Fino al 1944 si chiamava EIAR - 48. Una lega ferro-carbonio - 49. Ha un Consorzio con Magazzino frutta a Caldonazzo (sigla).
VERTICALI: 1. Ricopre il piano cottura di molte moderne cucine - 2. Azienda aeronautica italofrancese produttrice del noto modello 42 COLIBRI' usato per voli a corto raggio - 3. E' alto, ma senza testa! - 4. Vette montane - 5. Fra sett. e nov. - 6. Inespressiva o cristallina - 7. Un carburante italiano - 8. Il James interprete di Santino “Sonny” Corleone ne Il padrino - 9. Congiunzione latina - 12. Gabbie per polli - 14. Basilea in lingua tedesca - 15. Stuoli, stormi - 18. Il Ford del Gruppo TNT 20. La sua bava è usata in farmacia - 22. Sono pari nello stile - 23. Cambiano Paola in prova - 25. Gigantesco Ficus egiziano - 26. La scienza che studia la Terra - 28. La capitale del Ghana - 29. A Madrid si chiama cerveza - 30. L'indimenticato Luttazzi (iniz.) - 32. Sfilano in città - 33. Pensato e creato - 34. Però - 36. Così è definita un'epidemia che fa strage di animali - 38. Lo è anche il fuco - 40. La Edith de La vie en rose - 43. Produce le più famose susine trentine - 45. Avanti Cristo.
SOLUZIONI NR. DI SETTEMBRE 2017 CHI LE TROVA? AL BRENTA
1. Nei cantieri navali si varano bastimenti. 2. Se al mercato trovi brise, prendine un chilo! 3. Avere sia fame che sete. 4. Aver lunghe braccia non muscolose. 5. In autunno, l'alba non sempre è radiosa. 6. Una scatoletta di dimensione minima. 7. Mangiar due fette di una squisita torta Sacher.
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ALLA RICERCA! LAMPREDA 1. Il tipico formaggio a palla, rosso? Gli olandesi lo chiamano Edam. 2. Pensiamo alla Pasqua: lontana nel tempo, ma attesa per viaggiare. 3. Lettura di un salmo nella Messa domenicale. 4. Una vecchia scarpa impolverata e sdrucita. 5. E' bello soggiornare qui: questo rione è molto caratteristico. 6. Molto spesso le premure nascono dall'apprensione. 7. Per esser produttivi, bisogna passar dalle parole ai fatti. 8. La nuova Giunta Comunale sarà governata da un partito moderato.
CRUCI... TRENTINO SCURELLE
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