Valsugana News n. 5/2019 Giugno

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ANNO 5 - NR. 5 - GIUGNO 2019

Periodico gratuito d’informazione e cultura

La rinascita di Arte Sella Qui Europa con Altroconsumo

Opera di Cedric Leborgne

I pompieri di Roncegno in festa Trento: la città murata

LEVICO TERME - Via Claudia Augusta, 27/A - Tel. 0461.707273 - Fax 0461 706611 ALTRE INFORMAZIONI SU TUTTE LE NOSTRE AUTO, MOTO E FUORISTRADA NEL SITO WWW.BIAUTO.EU Auto, Moto & Fuoristrada di tutte le marche

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ANNO 5 - NR. 1 - febbraio 2019

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Denise con il marito Diego

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PIUMINI ANALLERGICI POLTRONE RELAX BIANCHERIA PER CASA E ALBERGHI LA BOTTEGA DEI SOGNI di Petri Anderle Denise – LEVICO TERME (TN) - Via Dante, 6 Tel: augana 0461 1724565 – Mob: 340 5747668 – email: labottegadeisogni.19@gmail.com 2

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Punto e a capo di Waimer Perinelli

Attenti al varco Vorrei per una volta essere sorpreso dall'annuncio che i cittadini italiani, e i trentini fra di loro, sono persone educate e rispettose della legge. E invece no, ancora una volta c'è chi si compiace della loro indisciplina ed il Comune di Pergine annuncia che i varchi della statale 47 della Valsugana in soli tre mesi hanno portato nelle casse comunali oltre seicentomila euro. I varchi sono le telecamere e rilevatore di velocità collocate nei pressi dell'uscita Pergine Centro in direzione Venezia. Possiamo anche capire che il limite di velocità di 90 chilometri all'ora in quel tratto con caratteristiche autostradali sia vissuto come un affronto dagli automobilisti ma colpisce ancora una volta il mancato rispetto delle leggi. Il colpo basso viene però dalle altre infrazioni rilevate dal varco e sono il mancato pagamento dell'assicurazione e la mancata revisione del veicolo. C'è ci dicono le cifre chi viaggia da potenziale assassino ma in caso di omicidio, che si chiama stradale, non ha nemmeno pensato a come risarcire la vittima. Spesso si tratta di persone solamente distratte ma purtroppo anche di gente senza arte né parte alle quali, noi che le tasse le paghiamo, garantiamo ogni assistenza sanitaria e scolastica. Fortunatamente queste trasgressioni rappresentano solo un terzo dell'importo sanzionato dal Comune il quale non è nemmeno certo di potere incassare il valore complessivo delle multe, tanto è vero che destina un fondo speciale per i crediti di dubbia esigibilità. Per capire questo bisogna pensare che, tolto il 50 per cento dell'incasso de-

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stinato alla Provincia proprietaria della strada, il rimanente è già stato suddiviso: una parte andrà all'ordine pubblico, un'altra e favore di beni e servizi della polizia locale e una terza parte alla riserva. C'è di che gioire e purtroppo c'è chi lo fa per davvero, di questa indisciplina del cittadino, anzi come sempre c'è chi pensa al futuro e prevede un varco anche nella direzione opposta, ovvero verso Trento, oggi dotato di telecamere ma senza rilevatore di velocità. Ben fatto, è giusto stanare anche gli indisciplinati provenienti da sud. Ora sono avvertiti: attenti al varco! Lucio Dalla docet.

sono costruiti delle villette o baracche con darsena, le cui recinzioni impediscono ai bagnanti di raggiungere il lago. Costruzioni di cui il Demanio e il Tribunale delle acque di Venezia fingono d'ignorare o peggio ignorano l'esistenza malgrado le denunce dei comuni interessati. A loro chiedo scusa per questa riflessione: non volevo disturbare.

LA CICLABILE NELLA ROCCIA Sulla scrivania di un funzionario provinciale giace il progetto di una ciclabile lungo la sponda orientale del lago di Caldonazzo. Meglio dire giaceva perché a Pergine c'è chi ha pensato di farlo rivivere. Prevede lo sbancamento della montagna verso il lato del colle di Tenna. L'idea venne abbandonata dai nostri padri i quali scoprirono quanto fosse dura la roccia e sbancando lo stesso colle la gettarono con grossi massi nel lago per costruire la Statale 47 creando il primo serio inquinamento. Pare non importi nulla a certi progettisti e politici ai quali invece importa molto non disturbare quei cittadini privati che su quelle rocce,in particolare nei territori di Caldonazzo e Tenna, si

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SOMMARIO ANNO 5 - GIUGNO 2019 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munaò - 333 2815103 direttore@valsugananews.com CONDIRETTORE Franco Zadra - franco.zadra@gmail.com VICEDIRETTORE Chiara Paoli - Elisa Corni COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Waimer Perinelli - Roberto Paccher - Erica Zanghellini Katia Cont - Massimo Dalledonne - Francesca Gottardi Maurizio Cristini - Laura Mansini - Alice Rovati Laura Fratini - Sabrina Mottes - Patrizia Rapposelli Zeno Perinelli - Adelina Valcanover - Veronica Gianello Giampaolo Rizzonelli - Nicola Maschio - Mario Pacher CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE - GRAFICA - STAMPA Grafiche Futura srl Via della Cooperazione, 33 - Mattarello (TN)

PER LA TUA PUBBLICITÀ info@valsugananews.com www.valsugananews.com

Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright GRAFICHE FUTURA srl e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a GRAFICHE FUTURA srl, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra GRAFICHE FUTURA srl, si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.

Punto e a capo Sommario Mantovani, scienziato e umanista L’Università di Trento Italiani nel mondo I Lions della Valsugana Pro Loco e Volontariato Le cronache locali In ricordo di Billie Holiday La Mostra Filzherof La carica dei trecento e più L’Italia delle culle vuote Ieri Avvenne: Santa Chiara Le cronache locali Attualità: Trentino 2060 Trentini in Moravia Alcolismo e giovani La rinascita di Arte Sella Le cronache locali Società Oggi: oltre la luna I santi della chiesa: Pietro e Paolo Le cronache locali Le cronache locali La sanita in USA La musica e il Lagorai Paesi e città: Trento città murata Hobbi e passioni: Francesco Barni Campanili Uniti compie 50 anni Fratelli in musica Qui Europa con Altroconsumo L’arte in cronaca Casa dolce casa I pompieri di Roncegno in festa Le cronache locali In vino veritas Le fake news della 2° Guerra mondiale Le cronache locali Le cronache locali

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Medicina & Salute: i giovani e la droga Medicina & Salute: lo sviluppo della vista nei neonati Medicina & Salute: cos’è la rabbia Medicina & Salute: gli integratori alimentari

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Il mondo animale: la pulizia del cane Unione famiglie trentino all’estero Le cronache locali Le cronache locali Le cronache locali Che tempo che fa Giocherellando

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Alberto Mantovani Premio Pezcoller 2019 Pag. 6

Elena Daresi, serva di Dio Pag. 24

Ruggero Romanese Un trentino illustre Pag. 40

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Il Premio Pezcoller di Waimer Perinelli

Caccia al traditore che aiuta i tumori Assegnato ad Alberto Mantovani, milanese, classe 1948, il premio Pezcoller 2019. Laureato in medicina nel 1973, specializzato in oncologia ha sempre lavorato in Italia. Ha scoperto chi e come aiuta il tumore a crescere e diffondersi nel nostro corpo. Grazie alle sue ricerche la lotta internazionale a questa grave malattia ha fatto grandi passi e sempre più spesso il tumore viene sconfitto. l cancro è, nella sua essenza, il risultato dello sviluppo sbagliato, anzi aberrante, di un tessuto e di un organo. Nel cancro infatti sono profondamente alterati molti di quei processi delle cellule che, in condizioni normali con genoma integro, consentono il regolare sviluppo di un tessuto e di un organo. Lo stesso vale anche per lo sviluppo del microbiota individuale, per i processi metabolici a livello cellulare, per la risposta immunitaria e per tutte le altre attività delle cellule: sono tutte profondamente alterate, per favorire la crescita del tumore. La malattia entra nella vita come una

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Il Prof. Mantovani

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bomba minando il Da sinistra il Prof. Bernardi, il Prof. Galligioni e il Prof. Mantovani fisico e la mente, sconvolgendo aspettative e sogni, isolando l'afflitto in una bolla da cui solo l'amore di chi gli sta vicino può aiutarlo ad uscire e combattere. Perchè oggi si può vincere! Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. C'era I Macrofagi sono dei globuli bianchi che la guerra e Giuseppe Ungaretti descrive intervengono per primi contro le infecosì la precarietà della vita fra le pallotzioni, provocando una reazione infiamtole e le bombe, una guerra spietata e matoria per distruggere batteri, virus, rumorosa. Non ci meravigli ma una anafunghi, ed innescando la risposta imloga, sebbene silenziosa e forse per munitaria (anticorpale e cellulare). In questo ancora più subdola, la combatcondizioni normali, la reazione infiamtiamo ogni giorno della vita nel nostro matoria viene regolata da una proteina, fisico, con tante armi, naturali e chimiPTX3, scoperta e caratterizzata da Manche. E non mancano i traditori! Lo ha ritovani, che agisce da freno. Per molto velato al mondo Alberto Mantovani al tempo si è creduto che l’infiammazione quale è stato assegnato il premio Pezfosse utile anche contro i tumori, ma le coller 2019. cose non stanno così. Mantovani, ha Uno scienziato italiano, anzi ha detto scoperto per primo che l’infiammazione Enzo Galligioni, presidente del prestirappresenta invece una situazione favogioso premio “Un grande scienziato itarevole alla crescita delle cellule tumorali, liano del nostro tempo”. Mantovani spoche tendono quindi a crearsi e mantesato e quattro figli è tra i primi dieci imnere un ambiente infiammatorio cronimunologi al mondo. Quarantatre anni co. Per ottenere questo risultato, le celdi ricerca lo hanno portato a stanare tra lule tumorali producono una sostanza i macrofagi i fiancheggiatori dei tumori.


Il Premio Pezcoller

(in particolare Interleuchina-1). In uno studio su oltre 10.000 pazienti trattati con questo anticorpo, è stata osservata una importante riduzione dell’incidenza e della mortalità per cancro del polmone.

(CCL2) che attira i macrofagi ma nello stesso tempo rendono inattiva la proteina PTX3, in modo che non venga frenata la risposta infiammatoria. In questa situazione, i macrofagi non solo non combattono il tumore ma, come dei poliziotti corrotti o soldati traditori, ne favoriscono la crescita. Tutto questo processo è in realtà molto complicato, parte da specifiche mutazioni genetiche presenti in molti tumori, e comprende complesse interazioni con altre proteine infiammatorie e loro recettori

LE APPLICAZIONI CLINICHE Le ricerche di Alberto Mantovani hanno svelato aspetti totalmente nuovi della biologia dei tumori, aprendo nuove possibilità terapeutiche. La proteina PTX3 per esempio, che spegne quell'infiammazione che “corrompe i macrofagi” e crea un ambiente favorevole alla crescita delle cellule tumorali, è ora diventata un farmaco, pronto ad essere valutato sui pazienti. Le applicazioni degli studi di Mantovani vanno ad integrarsi con le altre recenti scoperte dell’immunoterapia, che hanno già prodotto farmaci immunoterapici

con risultati clinici straordinari. È già in clinica un nuovo farmaco (Trabectidina), al cui sviluppo ha collaborato anche Mantovani, che tra le sue attività riduce anche i Macrofagi Associati al Tumore (i poliziotti corrotti). Foto di Daniele Panato su concessione Fondazione Pazcoller

Il premio Pezcoller Prof. Alessio La Fondazione Pezcoller, istituita a Trento nel 1980 dal di TrenPezcoller ( 1896 – 1993 ) già primario chirurgo all’Ospedale ionale la to, è un ente senza fini di lucro che ha come fine istituz il Premio e promozione della Ricerca sul Cancro. A consegnare Sociale di un assegno da 75mila euro, lo scorso maggio, al Teatro Galligioni, il Trento, il presidente della Fondazione omonima Enzo della Aacr, past president Gios Bernardi, insieme ai rappresentanti Foti. la past president Elizabeth Jaffee, e la ceo Margaret Pezcoller ale azion Intern o Premi il che to assolu in È la prima volta ricercatori viene attribuito ad un italiano che lavora in Italia. Già altri Napoleone Italiani lo avevano vinto: Carlo Croce, Mario Capecchi, le loro ricerFerrara, Pier Paolo Pandolfi. Ma tutti avevano condotto ione del Preche e le scoperte che avevano poi portato all’assegnaz mio in strutture di prestigio negli Stati Uniti.

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E la festa continua perche’ per un’occasione speciale anche le promozioni sono

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Il Premio Pezcoller di Gios Bernardi

Mantovani scienziato e umanista ono ben consapevole di avere la fortuna e il raro privilegio di essere e di essere stato partecipe attivo, sia pure a vario titolo, della intera vita della Fondazione Pezcoller fin dal suo nascere nel 1980.

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Il Prof. Mantovani

In questi appassionanti trentanove anni, ho avuto l’opportunità di rallegrarmi con tutti i vincitori dei vari premi, ovvero con i più autorevoli scienziati della ricerca oncologica mondiale: statunitensi, europei, giapponesi e fra questi, sempre ai massimi livelli, anche alcuni italiani. Alberto Mantovani, come è noto, ha saputo aprire strade nuove ed esaltanti per la comprensione e la cura dei tumori. Dico subito che non intendo parlare dei suoi alti meriti scientifici ma della sua personalità, compito che, fra il resto, mi riesce anche più con-

geniale. Riferirò brevemente quindi degli aspetti umani, culturali, sociali, artistici di Alberto Mantovani. Mantovani è milanese, milanese di quartiere, del Giambellino, che i non più giovani ricorderanno citato anche da Giorgio Gaber, il Giambellino dunque dove è nato e cresciuto, dove ha giocato appassionatamente al pallone, dove vive tuttora con la famiglia assieme alla quale partecipa anche al locale volontariato associativo. Sempre a Milano, dopo il liceo Manzoni e l’università, seguito da un periodo di esperienze all’estero, Mantovani ritorna per lavorare dapprima al Policlinico, a lungo all’Istituto Mario Negri e infine come direttore scientifico all’Humanitas. Mantovani ha scritto e pubblicato molto su argomenti scientifici, ma, ed è di questo che vorrei brevemente parlare, ha anche scritto e pubblicato non poco rivolgendosi ai giovani, per indirizzarne le scelte, rifacendosi a tratti a sue esperienze personali e a più ampie considerazioni sociali e culturali. Cito fra gli altri un suo libro, edito da “ La nave di Teseo” che avevo letto e brevemente commentato con l’autore quando fu pubblicato nel 2016. Si tratta di una sorta di decalogo per aspiranti scienziati dal titolo veramente suggestivo: “Non avere paura di sognare”. Leggendolo, si percepisce chiaramente la personalità dell’autore. Risalta anzitutto il fortissimo lega-

me affettivo, nei confronti della moglie Nicla e della intera famiglia (quattro figli e otto nipoti), la fondamentale importanza, come dovrebbe essere per tutti i medici, della COMPASSIONE, vera linea guida nella vita, nel lavoro e nella professione. I pazienti sono e devono essere il centro e il fine di tutto il lavoro professionale come ammalati, ma anche principalmente come persone. Mantovani in questa pubblica confessione accenna anche alla preoccupazione e alla profonda avversione per il pericolo dell’involuzione impiegatizia della medicina. Mi sia concesso, da medico, da expresidente del nostro Ordine, di condividere con entusiasmo questi sentimenti e inoltre, da anziano cultore, di condividere la sua grande passione per l’arte e specie per la pittura, che Mantovani usa spesso, facendo riferimento ai capolavori del passato e del presente, nei congressi per corredare i suoi concetti scientifici.

Il Prof. Gios Bernardi - da libriomeopatia

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Scuola e Società di Nicola Maschio

L’Università di Trento è un gioiello da custodire con cura n fiore all’occhiello dell’apprendimento in tutta Europa. Era il luglio del 2018 quando il Times Higher Education, settimanale londinese, collocava Trento al 36esimo posto nella graduatoria comprendente le migliori Università del nostro continente. E se consideriamo che in totale sono state considerate poco meno di 250 Università, ci rendiamo conto del risultato straordinario che la nostra piccola ma incredibile realtà ha raggiunto. Se poi teniamo presente anche il fatto che quella posizione in classifica, sebbene sia lontana dalla “Top 10”, colloca Trento al primo posto tra le Università a livello italiano, ecco raggiunta l’apoteosi. Che l’apprendimento universitario in Trentino sia una vera e propria eccellenza non è tuttavia una novità. <<Le classifiche vanno sempre prese con estrema cura – aveva sottolineato in quell’occasione il rettore dell’Università

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L’Università di Trento

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di Trento Paolo Collini, - ma è impossibile nascondere l’immensa soddisfazione per questo traguardo. Il giudizio positivo degli studenti ci fa capire che siamo in grado di offrire un qualcosa di unico, una didattica di altissima qualità>>. Ma come funziona la selezione delle Università ed il loro conseguente inserimento all’interno della graduatoria? Sostanzialmente, vengono votate dagli studenti quattro aree. In primis l’ “Engagement”, ovvero quanto l’istruzione coinvolge gli studenti. In secondo luogo si considera se le risorse umane siano adeguate alle esigenze delle strutture, dunque il personale e la capacità di mettersi a disposizione degli studenti: quest’area prende il nome di “Resources”. Ancora, gli “Outcomes” , ovvero in che modo i bisogni degli studenti vengono soddisfatti. Infine l’ambiente di apprendimento, l’ “Environment”, che riesce ad includere e stimolare gli stu-

denti nel modo ottimale perché conseguano alti risultati. Insomma, il livello delle prime tre classificate (rispettivamente Oxford al primo posto, seguita da Cambridge e La Sorbona francese) è in questo momento ben distante dall’essere raggiunto, ma l’affermazione giusto qualche scalino più in basso è sicuramente un ottimo punto di partenza. Esaminiamo dunque nello specifico come si struttura l’Università trentina nel suo complesso, con l’ausilio dei numeri. Attualmente, nella città di Trento e dintorni sono presenti 11 Dipartimenti differenti. I corsi di laurea triennale e magistrale a ciclo unico sono complessivamente 27, mentre i corsi di laurea esclusivamente magistrale sono 37. Per quanto riguarda i master invece sono 5, una scuola di specializzazione, 5 corsi di perfezionamento e 15 corsi di dottorato di ricerca. La struttura organizzata e suddivisa in modo capillare sul territorio comporta ogni anno una forte risposta da parte degli studenti, con le iscrizioni ai corsi di studio che toccano cifre molto importanti. Nell’anno accademico 2018/2019 gli


Scuola e Società

iscritti ai corsi di studio sono stati in tutto 16.588, suddivisi nel seguente modo: 9.248 in laurea triennale, 3.895 in laurea specialistica/magistrale, 3.317 in laurea specialistica/magistrale a ciclo unico e 128 nella laurea Vecchio Ordinamento. Dal 1962 al 2018 si sono laureati nella facoltà di Trento un totale di 62.140 studenti, ed attualmente vi sono sul territorio 607 dottorandi, 101 iscritti a Master di primo e secondo livello e 62 specializzandi nelle Scuole di Specializzazione per le professioni legali. Ma accanto all’elevato numero di studenti vi è anche una solida struttura per quanto riguarda l’apprendimento, come dimostrano i dati inerenti i docenti/ricercatori. Sono 643 questi ultimi, dei quali 195 professori ordinari, 286 professori associati, 40 ricercatori, 38 ricercatori a tempo determinato di tipo A (contratti triennali rinnovabili per

altri due anni ed una sola volta) e 78 ricercatori a tempo determinato di tipo B (contratti triennali non rinnovabili a tempo pieno). Infine va citata anche l’organizzazione che riguarda il personale tecnico ed amministrativo, composto da 692 unità e capace di fornire un servizio ottimale in termini di supervisione e gestione delle diverse pratiche provenienti dalle numerose Facoltà. Il futuro? Per l’Università Trentina sembra assolutamente roseo. Proprio all’inizio del mese di maggio infatti sono stati presentati tre nuovi dottorati proposti al fine di ampliare l’offerta di formazione dal prossimo anno accademico 2019/2020. Saranno “Forme dello scambio culturale”, “Innovazione industriale” e “Scienze agroalimentari e ambientali”. <<L’impegno economico in questo senso supera del 20% l’investimento medio nazionale – ha concluso

il rettore Paolo Collini. – Ma è indispensabile, per dar vita ad un’eccellenza che senza dubbio lascerà una traccia nel mondo delle ricerca, non solo a livello locale ma anche e soprattutto mondiale>>.

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Italiani nel Mondo di Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

La trentina Tairine Trainotti Negli ultimi dieci anni la cosiddetta nuova emigrazione italiana all’estero varia da 250.000 a 300.000 persone l’anno. Secondo dati AIRE, gli italiani all’estero sono 5,7 milioni. Tairine Trainotti, 28 anni, dal Brasile (Ibirama) ma con origini trentine, è un esempio di chi invece in Italia, ed in Trentino, decide di tornare. Tairine, raccontaci di te. Da quanto tempo vivi in Italia? Vivo in Italia da 3 anni. Mi sono trasferita qui per frequentare l’università con una borsa di studio della Provincia autonoma di Trento rivolta ai discendenti degli emigrati all’estero. Sono cresciuta sentendo parlare molto del trentino in famiglia. Cosa hai provato quando sei tornata nella terra dei tuoi avi per la prima volta? Quando ho attraversato il confine al Brennero in treno, e sono giunta alla prima stazione in Italia, vedendo le montagne del Trentino-Alto Adige ho pianto. L’arrivo a Trento poi è stato molto emotivo. La sensazione era di essere parte di questa terra fin da un’altra vita. Camminare sulla terra dei miei avi pensando che da qui erano partiti tanti anni fa…è stato troppo magico! Da dove venivano i tuoi avi? La famiglia della madre di mia nonna, i Voltolini, veniva da Borgo Valsugana. Il padre della nonna era un Piazza, la sua famiglia veniva da Vallarsa. La famiglia di mio nonno invece, i Trainotti, venivano dalla frazione di Ala, Serravalle all’Adige. Quando sono emigrati in Brasile i tuoi nonni? I Trainotti i Voltolini ed i Piazza sono ar-

rivati con la seconda ondata emigratoria del 1875. Pensa che sono stati tra le famiglie che hanno fondato la città di Nova Trento in Brasile! Hanno scelto quel posto perché la presenza del fiume ed il tipo di paesaggio gli ricordava quello del trentino. Hanno iniziato una colonia dal nulla. Hanno costruito una chiesa, San Vigilio, che c’è ancora. Le storie tramandate parlano di un inizio molto duro in questa nuova terra, dove le famiglie ne hanno passate di tutti i colori! Hanno avuto a che fare con le bestie selvagge, hanno dovuto rendere il terreno fertile, costruire un villaggio dal nulla. I tuoi nonni sono più tornati in Italia? No, mai. Ma sono sempre stati orgogliosi della loro italianità. È interessante notare come questo orgoglio venga trasmesso di generazione in generazione. Persino il mio papà, che è nato in Brasile ed in Italia non ci è mai stato, è conosciuto come l’italiano, il Trainotti! Come si manifesta l’italianità in famiglia? In tutto, nella socialità, nel cibo, nell’architettura delle città, persino nelle caratteristiche fisiche. Tu quando hai deciso che ti saresti voluta trasferire in Italia? Da sempre. Sono cresciuta con l’idea

Tairine Trainotti

che l’Italia fosse anche casa mia e che un giorno mi ci sarei trasferita. Lo dicevo fin da piccola che l’avrei fatto. Mi sono laureata con una magistrale in comunicazione aziendale e marketing in Brasile. Poi mi sono trasferita in Italia, ed ora sto facendo un master in management internazionale presso l’Università di Trento. Mi laureerò il prossimo anno. Cosa significa per te essere italiana, e come vivi il fatto di essere anche brasiliana? Per rispondere a questa domanda riprendo un’immagine proposta da un ragazzo in occasione del recente Seminario dei giovani italiani nel mondo di Palermo. Mi sento “seduta su due sedie”, a cavallo tra due realtà. Questo è senza dubbio un vantaggio, perché mi permette di avere il doppio delle opzioni e delle possibilità di scelta! A volte però è difficile, perché mi sento divisa ed attratta tra queste due realtà al medesimo tempo. Talvolta faccio fatica a conciliarle e sento una sensazione di “saudade” di mancanza di un posto quando sono nell’altro. Dove ti vedi nel lungo periodo? In Italia. Ora mi sto costruendo qui una vita e sto bene, desidero rimanere qui proprio come lo avevo immaginato da bambina. Ho trovato il mio posto nel mondo!

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Foto: Laboratorio odontotecnico Raffaele Santonicola

La protesi mobile curata con anaplastologia per un risultato estetico sorprendente

LA PROTESI C’È MA NON SI VEDE Implantologia a carico immediato denti fissi dopo una sola seduta Chiama per avere tutte le informazioni senza impegno s. r. l.

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I Lions della Valsugana di Armando Munao’

È stata una bella esperienza La dott.ssa Patrizia Montermini, dopo un anno di costruttivo e costante impegno, lascia la presidenza dei Lions Valsugana. Dal 1° luglio sarà sostituita dal dott. Michele Motter, noto chirurgo del Santa Chiara di Trento. Entrata nel Lions club Valsugana a gennaio 2013, per i primi due anni ha ricoperto l’incarico di tesoriere del club, poi nel 2017/2018 quello di Tesoriere Distrettuale per diventare, nel luglio 2018, presidente del club. L’abbiamo intervistata per conoscere la realtà dei Lions, cosa significa guidare una delle più conosciute associazioni al mondo e quali i progetti concretizzati. Lions, ovvero volontariato, solidarietà, altruismo, fratellanza tra i popoli. Ci vuole semplificare meglio questi concetti? Come lei ben saprà Lions è un'associazione internazionale i cui aderenti hanno il precipuo compito di essere a disposizione della comunità e aiutare chi ha più bisogno. Un aiuto però non solo materiale, ma anche morale e per meglio comprendere i diversi aspetti della quotidianità, del lavoro e dello stare insieme, passando per il rispetto della natura. Di questo particolare universo fa anche parte la cultura e la socializzazione tra individui? Certamente. Noi ci preoccupiamo che tutti i cittadini, nessuno escluso, possa considerarsi parte di una grande famiglia, nel rispetto dei diritti altrui e dei propri doveri. In merito alla cultura, poi, mi permetta di sottolineare che questo elemento è uno dei pilastri del Lions. A tal proposito mi preme evidenziare il continuo impegno della nostra associazione nell'organizzare specifiche serate dibattito, dove vengono presentati libri, documenti e tutto ciò che ha caratterizzato e caratterizza la nostra storia, compresa la presentazione di quei personaggi che hanno rappresentato il nostro passato e contribuito a costruire il nostro

La Dottoressa Montermini

presente. Quali gli appuntamenti che avete organizzato in Valsugana? Sono stati veramente tanti che mi è difficile ricordarle tutte. Quello però che maggiormente ha attirato l’attenzione mia e del direttivo è stata Arte Sella, da noi sempre sostenuta sia dalla sua nascita, e non solo moralmente e con il nostro impegno, ma anche finanziariamente, specialmente agli inizi. Quest'anno poi, mi riferisco al periodo 2018/19 e a seguito degli ultimi tragici eventi atmosferici, ci siamo e ci stiamo fattivamente impegnando in una mirata raccolta fondi per arginare i gravi danni subiti. Un richiamo alle importan-

ti serate che abbiamo organizzato, sul cyber bullismo, sulla violenza alle donne, sulla anoressia, bulimia e altre problematiche alimentari. E ancora i numerosi incontri all’interno dei quali abbiamo discusso, in maniera precisa e qualificata, la storia, i castelli e le varie strutture presenti nel nostro territorio. Dott.ssa, un suo pensiero sull’anno trascorso da presidente Lions? Mi preme sottolineare che senza l'aiuto e la grande disponibilità dei “miei” soci poco o nulla avrei potuto fare. E di questo li ringrazio. E' insieme a loro che abbiamo portato avanti e concluso i moltissimi progetti prima citati, non ultimo quello di raccolta alimentare iniziato nel mese di febbraio presso un centro commerciale della Valsugana che ci ha permesso di raccogliere oltre 2 tonnellate di viveri che abbiamo destinato a persone bisognose della nostra zona. Ricordo anche l'organizzazione di un mercatino di libri usati a Levico Terme e le diverse cene, il tutto mirato alla raccolta fondi per beneficenza. E anche su questo impegno la disponibilità di tutti i soci è stata veramente encomiabile. Cosa augura al nuovo presidente? Che possa concretizzare le sue idee e realizzare tutti i progetti, compresi quelli che serviranno a migliorare ancora di più l'immagine e l’insegna Lions nella nostra zona.

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Pro Loco e Volontariato di Chiara Paoli

“Volontari persone da vivere” V olontari, persone da vivere”, questo il titolo del primo libro in Italia dedicato ai volontari delle Pro Loco Verrà, che è stato presentato in occasione del 67° Trento FilmFestival. Il volume è stato realizzato da Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi – UNPLI Trentino, con il sostegno di TSM - Accademia della Montagna, nell’ambito del progetto “Vetrina delle Idee” promosso da Fondazione Caritro. Gli autori sono Ivo Povinelli, direttore della Federazione Pro Loco, Fiorenza Aste, collaboratrice di TSM Accademia della Montagna, Andreana Castelli, scrittrice e Chiara Dallapè, vincitrice del bando Vetrina delle Idee di Fondazione Caritro. Un libro a quattro teste ed otto mani, una prima parte romanzata, mira a raccontare come sia nata nel 1881, grazie all’ingegno di Pietro Pellizzano, la prima Pro Loco d’Italia, in quel piccolo borgo Trentino sui monti che è Pieve Tesino. Lui come tanti aveva percorso la via dell’emigrazione, partendo ancora ragazzo, come venditore ambulante di stampe e non facen-

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do ritorno per molti “La Pro Loco è come un arcobaleno. anni al paese natale. Tanti colori, tante teste, tante idee… Nel 1857 lo si trova rel’arcobaleno poi converge in una nuvola gistrato con un nome francesizzato, quando così noi alla fine, nonostante le idee diverse Pierre Jean-Baptiste ci ritroviamo nella stessa nuvola del fare” Pellizzaro, si era sposato a Besancon con Fanny Theresa Picard. Nel suo lungo peregrinare Pietro ha aperto i suoi orizzonti, ha scoperto nuove mode e nuove tendenze che si sono diffuse in Europa, e vede nell’alpinismo una possibilità di riscatto per le sue montagne. E’ solo pochi anni dopo, nel nel nostro territorio, per poi diffon1863 che nasce il turismo in Svizzera dersi in Italia dopo la fine del primo a Saint-Moritz che offre soggiorni conflitto mondiale. Il primo opuscolo estivi ed invernali a quelle famiglie facon le linee guida da seguire per le coltose, che vogliono godere dell’aria realtà associative viene pubblicato salubre che la montagna può offrire. dall’Ente italiano per il Turismo (ENIT) I suoi racconti appassionanti e le nel 1921. Grazie all’operato della Pro esperienze vissute, lo inducono a raLoco, nel 1883 partono i lavori per l’edunare attorno a sé un gruppetto di dificazione dell’Hotel Tesino, che vieamici fidati, con i quali diede avvio ad ne inaugurato ufficialmente il 1° agoun’associazione, che sto 1885. può essere consideLa seconda parte del volume è dedirata la prima Pro cata al volontariato, per capire cosa Loco italiana, seppur muove le persone a offrire gratuitaall’epoca facente mente il proprio impegno. Erich parte dell’Impero Fromm parla di spontaneità e a tal Austroungarico. Da proposito sostiene che “in ogni attiquesta prima espevità spontanea l’individuo abbraccia il rienza ne nascono mondo”. Questa la visione di Chiara molte altre in TrentiDallapè alla quale si affianca quella di no e le Pro Loco si Ivo Povinelli che trova il senso del vodiffondono a maclontariato in una citazione di Zavoli chia d’olio, dapprima


Pro Loco e Volontariato

che sostiene che “Da soli non siamo che la metà di noi stessi”. Andreana Castellani parla di relazioni e conflitti generativi che connotano il fenomeno dell’associazionismo e infine Fiorenza Aste, analizza il viaggio di formazione compiuto da Piero Pellizzaro che come un romantico Ulisse ottocentesco, dopo aver visto il mondo, ritorna al luogo natio. Da qui parte un parallelo con la storia a lei più vicina, quella del padre, partito a sua volta per formarsi a Milano all’indomani della fine della seconda Guerra Mondiale, scavalcando le macerie rimaste al suolo. La storia di un padre ma anche la storia di una figlia, che riscopre le sue radici e si lega profondamente al territorio di origine la Vallarsa, prendendo parte alle attività della locale Pro Loco e completando così il suo ritorno a casa.

L’iniziativa editoriale è stata affiancata da un’esposizione allestita presso la sede della Federazione Pro Loco a Trento e dedicata al mondo del volontariato, un ambito molto attivo e ricco di vivacità nella nostra regione. Nella sala espositiva oltre a grandi pannelli fotografici, trova spazio un puzzle che ci ricorda come il volontariato sia il frutto di tanti tasselli, che messi insieme sanno fare qualcosa di grande. Un grande librone contiene alcune frasi e riflessioni sulle Pro Loco, pronunciate dai volontari, così come la citazione in ima all’articolo. Tra le considerazioni riportate, si legge anche: “La Pro Loco è

come un sasso gettato nell’acqua… crea del movimento che nel tempo può svanire, ma in quel momento muove l’acqua, ovvero anima il paese.” E poi ancora “La Pro Loco è come il pane, cioè è di tutti e per tutti…non si può togliere”. (Foto di Michele Purin)

In Valsugana

Il futuro delle persone con disabilità a riscosso grande partecipazione delle famiglie le due serate, organizzate dalla Comunità Valsugana e Tesino con la cooperativa sociale CS4, sul “Dopo di Noi” a Borgo Valsugana e Castel Ivano. Tanti genitori di persone con disabilità hanno ascoltato le testimonianze di chi ha già vissuto le esperienze del distacco e i percorsi di autonomia. L’obiettivo è quello di individuare soluzioni abitative innovative, capaci di valorizzare il diritto alla scelta e l’autonomia delle persone con disabilità. “Chi si occuperà di mio figlio quando non ci sarò? È un’idea che non mi fa dormire la notte.” È questo il pensiero espresso dal pubblico di genitori presenti agli incontri. Affermazioni che confermano quanto sia difficile oggi per le famiglie immaginare il futuro di un figlio con disabilità, il disorientamento e la fatica, forse l’impossibilità a farlo da soli. Per questo la Cooperativa Sociale CS4 e la Comunità di Valsugana e Tesino, hanno costruito il progetto “Andiamo a vivere assieme?” “Si tratta – ha spiegato Anna Orsingher, direttrice della cooperativa CS4 – di un percorso per tappe e ha l’obiettivo di co-costruire con le famiglie e le persone con disabilità un nuovo servizio. Dopo la prima fase informativa volta anche a raccogliere l’interesse e l’adesione a partecipare, il percorso proseguirà con incontri individualizzati con le famiglie e con le persone con disabilità, nei quali verranno proposti strumenti di raccolta e di analisi di desideri, preferenze, visioni di sé, visioni dell’altro e visioni sul futuro. Non si vuole calare dall’alto un servizio, bensì costruirlo dal basso, a partire proprio dalle parole di coloro che saranno i destinatari del servizio stesso”. Le stesse famiglie saranno coinvolte nella programmazione di 11 weekend di permanenza in un appartamento appositamente individuato, nel periodo compreso tra ottobre 2019 e gennaio 2020. Questo periodo fornirà elementi utili all’osservazione delle dinamiche individuali e di gruppo, all’individuazione delle reali necessità delle persone, partendo dalle quali educatori e operatori, coordinati dal referente di progetto e dalla psicologa, potranno costruire una progettazione educativa.(M.D.)

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In ricordo di... di Veronica Gionelo

Il jazz delle donne:

Billie Holiday

60 anni dalla sua scomparsa rchestre di colore ben vestite, ottoni, ritmo e la bianca società benestante che balla e si gode l’esplosione di vita dei roaring twenties, gli anni ruggenti. Signori e signore: ecco il jazz, o almeno, il jazz nell’immaginario comune. Sì, perché il jazz è un fenomeno culturale di portata talmente ampia che è difficile tracciarne i confini. Infinite sfaccettature ed evoluzioni nel tempo l’hanno modificato e plasmato, rendendolo un attimo prima il genere favorito dell’America d’inizio secolo, e il secondo dopo un’ indegna manifestazione della popolazione nera, ancora fortemente discriminata dal razzismo. Questo continuo cambio di prospettive, legata ad un’incoerenza di fondo, rispecchia pienamente la vita di colei che, tra limiti e difficoltà, verrà ricordata come “la signora del jazz e del blues”: Billie Holiday. Lady Day, come verrà poi soprannominata, nacque a Philadelphia nel 1915 da madre tredicenne e padre sedicenne. Quest’ultimo, suonatore itinerante, non si occupò mai di Billie, ma preferì continuare a vivere in viaggio con la sua orchestra. La madre quindi, per mantenere da sola la piccola Billie si trasferì a Baltimora, dove, mentre lavorava come

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domestica, lasciava la figlia con la cugina e il marito, che a soli 11 anni la stuprò. Gli episodi di violenza erano comuni e per porvi fine, Billie si trasferì ancora bambina a New York con la madre e iniziò a prostituirsi in un bordello clandestino dei sobborghi della Grande Mela. Poco tempo dopo la polizia scoprì il locale e arrestò Billie. Una volta uscita di prigione, pur di non tornare a prostituirsi, iniziò a lavorare come ballerina nei locali notturni. Erano ormai gli anni della Grande Depressione, e c’era molto bisogno di intrattenimento per staccare la mente dal pensiero della profonda crisi che gli Stati Uniti stavano vivendo. Non erano più però gli anni delle grandi e sontuose feste alla Great Gatsby: erano gli anni di un intrattenimento più nascosto, talvolta più intimo. Billie nel frattempo smise i panni inadatti di ballerina e iniziò a esibirsi come cantante. In queste occasioni la notarono i primi agenti per la sua capacità di “volare sopra il tempo”, per la sua voce così intensamente drammatica e per il suo essere così forte e sfrontata ma al contempo debole e fragile. Mentre inizia ad incidere i

suoi primi brani, inizia anche a subire le prime minacce. Queste si fecero sempre più forti quando nel 1939 decise di cantare uno dei brani che rimarrà poi nella storia: Strange Fruit, un testo coraggioso, che sfidava le discriminazioni razziali. “Strano frutto”, come dice il titolo, si riferisce infatti al corpo di un nero appeso a un albero, ucciso dai bianchi nelle piantagioni del Sud. Venne intimata più volte di non cantare quel brano nei concerti, ma la crescente popolarità le permise di continuare dritta per la sua strada, pur diventando bersaglio dell’FBI che la pedinava giorno e notte. Quella strada che la stava consacrando a regina del blues però, era ancora


In ricordo di...

estremamente pervasa di razzismo e sessismo. Spesso quando si esibiva doveva entrare nella porta di accesso riservata alla popolazione di colore, e restare in camerino fino all’inizio dello show. Se poi uniamo il colore della pelle al sesso di Lady Day, così estremamente donna, il peso da portare sulle spalle è davvero considerevole. A queste situazioni, Billie intreccia una serie di relazioni che le portarono solo violenze e delusioni, colmate dall’abuso di alcool e droghe. Billie è ormai conosciuta anche fuori dagli Stati Uniti, dove il razzismo non è così opprimente, e dove vi è forte richiesta di nuove incisioni. Inizia nel 1954 un tour europeo, che in alcune zone tuttavia, vede ancora forti pregiudizi sulla sua persona e sul suo modo di essere artista. Torna negli U.S.A. ed esce dagli anni ‘50 completamente distrutta da una vita

che le ha riconosciuto allo stesso tempo l’innegabile ed enorme talento, e l’impossibilità di viverlo appieno. Nonostante tutto, la stessa Billie si è sempre professata una donna estremamente libera, ma il prezzo da pagare per questa libertà è troppo alto: Billie Holiday muore nel 1959, pochi mesi dopo che le fu diagnosticata la cirrosi epatica. Il lascito di Lady Day va ben oltre la musica, ha un respiro più ampio, un respiro che racconta di diritti ed emancipazione, un respiro che, a ben guardare, troppo spesso ancora oggi viene soffocato in gola, un respiro

che anticipa una voce, piena, vera, profonda. Un respiro che resterà per sempre solo suo.

Prorogata la Mostra Filzerhof lata “Filzerhof 1324 - La lunga Eredità dei Masi Mòcheni”, E’ stata prorogata fino al 31 ottobre 2019 la mostra intito Bersntoler Kulturinstitut a Palù del Fersina. allestita presso la sede dell'Istituto Culturale Mòcheno/ pertura della prima sede museale sul territorio, il Maso L’esposizione è stata realizzata per celebrare i 20 anni dall’a inaugurato il 19 luglio del 1998. Questa struttura ha conetnografico Filzerhof, che si trova a Fierozzo ed è stato Dalvita quotidiana della comunità locale fino al XX secolo. sentito di mostrare ai visitatori i molteplici aspetti della ire sempre più la sua apertura, gli studi si sono susseguiti per approfond passare numerola conoscenza di questa casa, le cui mura hanno visto i esposti in mose generazioni e che oggi, anche attraverso i document ta la data riportastra, possiamo datare esattamente all’anno 1324. Ques elleria del Cata nel primo documento di Investitura, redatto dalla canc del tessitore, stello di Pergine, per conferire il terreno ad Endrigo, figlio e di Fraidanco. ne seguirà un secondo a distanza di soli 14 anni, in favor lia proprieLe ricerche hanno inoltre permesso di capire come la famig stufa in maiolica tari si sia arricchita al punto da potersi permettere una iamento in atto della ditta Bormioli, ma fanno anche riflettere sul camb nella vallata. Orari di apertura: - 16.00. Giugno, luglio e agosto, tutti i giorni: 10.00 - 12.30, 14.00 e 14.00 - 16.00; Settembre e ottobre, dal lunedì al venerdì: 10.00 - 12.00 Per informazioni: http://www.bersntol.it/ (C.P.)

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Scuola, arte, musica di Laura Mansini

La carica dei trecento e più Leggerezza, allegria, gioia di stare assieme e studio, impegno. Sono le basi degli incontri di fine anno presentati dalla scuola di musica di Borgo, Levico e Caldonazzo in collaborazione con gli istituti Comprensivi di Levico Terme e Borgo Valsugana e dalla scuola dell'associazione "Sincronia Danza" di Levico. uello che racconto con queste riflessioni è il frutto di un piccolo viaggio fatto con mia nipote Giulia Vittoria, bambina ricca d’interessi, di gioia di stare assieme ai suoi compagni di scuola e mai stanca di mettersi alla prova. Un viaggio molto interessante e gradevole che mi ha riportato ai tempi in cui ho avuto l'onore e l'impegno di essere nell'Amministrazione di Caldonazzo per 15 anni, prima come consigliere comunale, poi come Vicesindaco ed al termine come Sindaco. In tutti questi ruoli, ho sempre cercato di "guardare il mondo con occhi di donna", frase nata a Pechino nel 1995 durante la Conferenza Mondiale delle donne organizzata dai gruppi femministi di tutto il mondo. Quello fu un momento di grande riflessione politica, culturale, sociale di genere, che non voleva andare contro il sesso maschile ma, per esempio, far capire che fin dalla più tenera età ci sono dei diritti ed anche dei doveri che vanno rispettati. Eletta per la prima volta proprio nel maggio del 1995, ricordo un gruppo di giovani mamme che mi fermarono e mi dissero tranquillamente "noi l'abbiamo eletta ed ora che cosa farà per noi e i nostri bambini”? Frase illuminante, guida in tutta la mia esperienza amministrativa

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Giulia Vittoria, 9 anni, danza classica

e che mi ha portato a valorizzare tutte le associazioni e le attività che coinvolgevano i più giovani. Era da allora che non vedevo tanti saggi, tanti incontri ed è stato con vero piacere notare la crescita sia numerica che qualitativa delle proposte culturali. Nel numero di Maggio di questa rivista ho raccontato della giovane Filodrammatica di Caldonazzo che ha portato in scena una versione panizzara de "La Locandiera" di C. Goldoni diretta con mano sicura da Matteo Pasqualini avvicinatosi al teatro nel 1996 seguendo i corsi di "R'estate con noi" la mia prima risposta a quelle mamme. Ora inizia il nostro viaggio con le allieve e gli allievi di "Sincronia danza", la

prima associazione che ha portato la danza a Levico Terme e dintorni. Ricordo ancora quando "Sincronia " fondata da Stefania e Alexia Riccio nel 2005, ha presentato per la prima volta un proprio lavoro con uno spettacolo davvero gradevole . Allora ero Assessore alla Cultura di Caldonazzo, ma seguivo con grande interesse quello che accadeva anche nei paesi limitrofi. La scuola è molto cresciuta nel tempo, nonostante le notevoli difficoltà che una simile associazione può incontrare, ma per merito della determinazione di Stefania Riccio e di tutto il corpo insegnante e del direttivo ora i corsi sono frequentatissimi e i 60 allievi attuali - che vanno dai 5 anni in su hanno dimostrato tutta la bravura e l'impegno profusi in questi anni. "Volta la carta" il titolo del loro saggio- spettacolo presentato nel teatro di Pergine il 19 Maggio. "La vita è un mazzo di carte dove ognuno fa la sua parte" Volta la carta e contina a giocare, e gli allievi guidati dalle insegnanti Morgana Furlani (danza moderna e contemporanea) Alexia Riccio (flamenco), Lara Tovazzi (danza classica) e Monica Villotti ( hip hop e dancehall), hanno giocato, danzato, volteggiando dalla danza classica alla danza moderna, al flamenco scatenandosi poi in un viva-


Scuola, arte, musica

Coro per 320 al Palalevico

cissimo hip hop. Uno spettacolo molto ben costruito e guidato da Stefania Riccio, con i costumi gradevolissimi curati da Carla e Stefania. La serata è stata presentata da Lorena Guerzoni ed anche dal dottor Fanelli che ha ringraziato Sincronia perchè il saggio era dedicato al Cuamm, medici per l'Africa. Volta la carta e...con mia nipote ci siamo ritrovati con 300 ragazzini sul palco del Palalevico dove mercoledì 23 Maggio abbiamo assistito a un meraviglioso concerto conclusivo del progetto di educazione corale "Ogni classe un coro" organizzato dalla scuola di musica di Borgo, Levico e Caldonazzo in collaborazione con gli istituti comprensivi di Levico e Borgo. Sul palcoscenico vi erano gli allievi delle classi IV e V delle scuole primarie di Calceranica, Caldonazzo, Levico e Tenna assieme a quelli della scuola di musica, per un totale di oltre 300 alunni e dell'orchestra della scuola Musicale di Borgo, Levico e Caldonazzo. Direttore del Concerto il maestro Claudio Dorigato. Il concerto suddiviso in due parti ha visto, nella prima esibirsi la sola orchestra con 4 brani di grande coinvolgimento, nella seconda l'orchestra e il Coro. E qui l'emozione è salita alle stelle con questi bambini bravissimi, educati e pieni di ritmo e di brio che hanno travolto il pubblico di genitori nonni e amici entusia-

sti con sette brani impegnativi che andavano dall'Halleluja" di l. Cohen all'amatissimo "Doubl Trouble" di J. Williams, per finire con l'immancabile "We are the world" di M.Jacksom e L.Richie. Il pomeriggio è stato presentato dal direttore della scuola di Musica il maestro Giancarlo Comar che con serena determinazione ha coordinato e diretto questo piccolo esercito di musici e coristi, per la verità molto attenti a rispettare le regole. Naturalmente non sono mancati i ringraziamenti alla Dirigente dell'Istituto Comprensivo di Levico Terme dott.ssa Daniela Fruet e agli insegnanti che hanno preparato così bene i rispettivi allievi. Alla fine seguendo Giulia in tutte le sue passioni che sono infatti la danza, il coro e il violino, siamo giunti a Sabato 25 maggio, nella sala Marchesoni di Casa Boghi, sede storica della"Civica società musicale" dove si

è svolto uno spettacolo delizioso "Fiabe raccontate, fiabe suonate" una lettura Musicale con Sonia Ferrari e la giovane orchestra "Tiro con l' Arco" che hanno letto e suonato la storia misicata di Ghiacciolino costruita sulle possibilità musicali dei giovanissimi allievi che hanno iniziato da poco lo studio degli strumenti ad arco, forse fra i più difficili all'inizio, dando una bella prova del loro impegno. La Vicesindaco di Caldonazzo Elisabetta Wolf, insegnante di Violino, nel presentare lo spettacolo ha ricordato i momenti di impegno che abbiamo vissuto assieme, agli inizi degli anni 2000, quando io ero Vicesindaco e Lei insegnante di Violino della Scuola civica Musicale di Caldonazzo con Monica Teccilla allora presidente della Civica e il prof Comar presidente della Cooperativa S.I.M di Borgo per coordinare tutte le scuole Musicali della Valsugana rendendole Provinciali e dando un ruolo ufficiale agli insegnanti. Ci siamo riusciti nel 2004 e attualmente la scuola conta di 434 allievi dei più diversi strumenti, di Coro ecc. Ma io voglio ricordare le insegnanti che hanno aiutato i bambini nella loro prima avventura che sono Emanuela Bungaro, Silvia Zampedri e naturalmente Elisabetta Wolf. E' così che seguendo il mio Futuro ho ritrovato il mio Passato.

Saggio di Violino a Caldonazzo

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L’Italia delle culle vuote Culle vuote e natalità in calo. Proprio in Italia, dove a parole “famiglia” è valore principe. Nelle statistiche sta in cima, tra quelli che contano di più nella vita di un individuo, ma nella pratica in Italia è centrale il tema della natalità, a corredo di numeri significativi che dicono di un costante calo di nascite che preoccupa sotto molti punti di vista. el 2018 si parla di novemila culle in meno del precedente minimo registrato nel 2017. L’Istat per il quarto anno consecutivo segnala un calo della popolazione: al 1gennaio è pari a 60 milioni 391 mila, oltre 90 mila in meno sull’anno precedente. Scendono i cittadini italiani 55 milioni 157mila ( -3,3 per mille), mentre gli stranieri residenti sono 5 milioni 234mila (+17,4 per mille). Nel 2018 ci sono state 449mila nascite, appunto 9mila in meno del minimo registrato nel 2017, si stimano 663mila decessi, 13mila in meno del 2017 e stando al report Istat il calo della mortalità è confermato anche dal tasso standardizzato per ampiezza e struttura della popolazione, che scende dall’8,5 per mille all’8,2. Il quadro di una popolazione che tende ad invecchiare e che ci fa affiancare la tematica della fecondità; in generale, rileva l’Istat, a parità di fecondità totale espressa, tra il 2017 e il 2018 cresce la fecondità nelle età superiori ai 30anni e diminuisce in quelle inferiori, mentre nelle età superiori ai 40 anni i tassi di fecondità continuano a salire. Questo

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aumento in età avanzata condiziona, peraltro, l’età media al parto che nel 2018 sale a 32 anni e che porta a ridurre il tempo biologico a disposizione e, di fatto, ad averne mediamente uno. Detto ciò il crollo delle nascite non riguarda solo l’Italia, ma anche l’Europa o meglio i dati parlano chiaro. Nei Paesi più industrializzati la natalità è caduta dalla fine degli anni Settanta e nel quadro d’insieme la variabile demografica resta una “bomba a orologeria”, in particolare per la sostenibilità del welfare. In primo luogo, meno nascite ci sono in un Paese, più diminuisce la popolazione. In secondo luogo, aumenta l’età media di forza-lavoro e questo minaccia anche il sistema produttivo. Infine, si va ad appesantire i lavoratori attivi oltre che i giovani su cui aumenta il carico per sostenere quella fetta di società che invecchia e vive più a lungo. La bassa natalità sommata al costante allungamento di vita fa saltare l’equilibrio delle generazioni e così la sostenibilità del nostro welfare, pensioni e sanità incluse. Diversi sono i fattori che incidono sulla crisi delle nascite. Da una parte gli ostacoli concreti,

una lotta tra precarietà del lavoro, reddito basso, scarsi congedi parentali e assenza di flessibilità negli orari di lavoro; dall’altra le scelte personali. Desiderio di fare carriera prima di essere genitore, mancanza di partner “giusto”, stili di vita mutati rispetto un tempo, relazioni affettive instabili; in aggiunta a questo ha il suo peso l’avanzata dei single. Lavoro e reddito, comunque, restano cruciali. L’Eurostat ha calcolato che il tasso di fertilità nell’Ue è sceso ai livelli più bassi durante la crisi economica. Anche se qui si potrebbe replicare dicendo che i cittadini extra-Ue fanno più figli nonostante le condizioni meno agiate, ma in questo caso prevale il fattore culturale. Oltre a tutto importante evidenziare il tratto caratteristico di individualismo, razionalità ed economicismo del Paese industrializzato che crea realtà tendenti a posticipare costantemente la scelta di diventare genitori. Molti rimangono i nodi problematici legati al tema culle vuote, continua la ricerca di soluzioni e le novità previste per il 2019 sono ancora minime. La variabile demografica resta al centro di molte sfide future.

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Elena Daresi, perpetua del Vescovo di Waimer Perinelli

Serva di Dio Il 12 maggio scorso nel giorno dell'anniversario del suo ingresso a Trento assieme al vescovo Alessandro Maria Gottardi, è morta Elena Daresi, perpetua di Dio. Avrebbe compiuto 98 anni il 7 luglio. Quando sono entrato in Duomo il 15 maggio c'era una bara ai piedi dell'altare. Mi è sembrata piccola ma perfetta per una donna minuta dal cuore enorme che ho avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare. facile scrivere degli uomini famosi, ci si veste, ci si infarina, della loro gloria, meno facile è raccontare dei tanti, uomini e donne, che muoiono nel silenzio perchè hanno agito senza clamore. Spesso sono i più buoni. Nella grande, alta e cupa Cattedrale di Trento dieci sacerdoti celebravano il rito funebre. Fra loro il vescovo Lauro Tisi, l'emerito Luigi Bressan e gli ex segretari di monsignor Alessandro Maria Gottardi, morto da 18 anni ma ancora ben presente fra tutti noi. Ecco cosa aveva fatto per essere tanto importante Elena Daresi, il cui corpo era nella bara: per 53 anni era stata l'ombra e custode dell'ultimo Principe Vescovo del Trentino. Veneta, come monsignor Gottardi, di origini contadine, lo aveva accompa-

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Lourdes, settembre 1999, Elena Daresi, monsignor Gottardi, don Nicolli e sua madre

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gnato dall'ingresso a Trento avvenuto il 12 maggio del 1963 fino alla tomba, il 24 marzo del 2001. Silenziosamente, con rispetto, credo anche affetto, per un uomo che semplice non era, ma sicuramente aristocratico ed onesto. Accanto a lui Elena, la Perpetua, non “la serva” di don Abbondio dei Promessi sposi Elena Daresi in un momento sereno di Manzoni, bensì un'amica fedele capace di svolgere effiElena apriva la porta poi scompariva cacemente un lavoro umile, oscuro ma per ritornare con le bevande e qualche importantissimo. Perpetua di monsidolcetto. Una presenza discreta, ma il gnor Gottardi, ruolo di cui era conscia piglio, la cortesia della "padrona" di ed orgogliosa, ma serva solo di Dio. casa . Aveva verso Sua Eccellenza granRacconta monsignor Sergio Nicolli, a de rispetto, ma non esitava a rimprovelungo segretario del vescovo, che Elena rarlo se non beveva la tisana. Non ridiceva: “Lo so che sono muso rotto (che nunciava all'ironia veneta quando chiein dialetto veneziano è un termine che deva di essere ascoltata. equivale a sfacciata), ma oso sperare Racconta don Sergio nell’omelia in che il Signore, quando mi presenterò Duomo che quelli di Trento sono stati alla porta mi accoglierà con queste paanni di una laboriosità intensa: “Ricordo role: vieni serva buona e fedele.” ancora - dice- quante volte Elena riDalla fine degli anni Settanta fino all'ulmaneva in cucina anche fino dopo timo giorno di vita, poiché ho avuto la mezzanotte per preparare i pranzi del grazia di essergli vicino nei giorni dell'agiorno seguente, quando ci sarebbero gonia, venivo ricevuto dal Vescovo pristati numerosi ospiti; cardinali, vescovi, ma a Palazzo Ceschi in piazza Fiera e preti, laici...Sempre con la disponibilità poi a S. Nicolò, e sempre ero accolto ad un'accoglienza cordiale e premurodalla signora Elena ; era lei a portarci il sa, pur di rendere gradevoli gli incontri caffè o il decotto di malva preparato del Vescovo con le persone”. per rinfrescare il corpo. Allo spirito penLa sua era una fedeltà maturata fin da sava il Vescovo interessato a vedere il quando, ventitreenne, era stata invitata mondo anche attraverso le mie espedalla Presidente dell'Azione Cattolica rienze di vita e di lavoro. Affabilmente, veneziana ad entrare a servizio di casa con semplicità, ascoltava e consigliava.


Elena Daresi, perpetua del Vescovo

Mons. Gottardi e Mons. Nicolli

Gottardi dove don Sandro viveva con il papà infermo e bisognoso di assistenza. Alla morte del padre, il futuro Vescovo aveva ottenuto dal Patriarca Cardinale Roncalli di tenere Elena in casa come collaboratrice familiare. “Noi segretari di Monsignor Gottardi, scrive don Sergio, possiamo testimoniare le grandi fatiche che Elena ha sostenuto nei 25 anni di vescovado(...) Ha meritato davvero l' insegna della Santa

Croce pro Ecclesia et Pontefice conferitagli dal Santo Padre Giovanni Paolo II”. Ma le davano maggiore soddisfazione le parole del Patriarca Roncalli, oggi san Papa Giovanni XXIII, il quale dopo un pranzo da lei preparato in casa Gottardi, era andato in cucina e dopo averla ascoltata le disse “ Si ricordi sempre Elena: ecce ancilla Domini “. Le parole che Maria disse all'Arcangelo Gabriele al momento dell'Annunciazione. Monsignor Nicolli, oggi parroco di San Marco e decano di Rovereto, riporta quanto scritto da Elena nel testamento spirituale redatto nel 2002: “Eccomi verso il tramonto, fino a quando tu mi vuoi, perché tu lo vuoi; mi avvio verso il tuo incontro per il quale tu mi hai creata, fatta cristiana, avviata alla vocazione a vivere la vita che mi hai donata a servire e amare la tua Chiesa nei tuoi sacerdoti”

Questa donna minuta non faticherà a trovare un posto nel Paradiso dove, ci dice il Vangelo, faticano ad entrare gli uomini potenti e boriosi, troppo grandi per varcare quella porta che pare non sia più grande della cruna dell'ago.

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Ieri avvenne di Chiara Paoli

22 giugno 1241

Santa Chiara sconfigge i Saraceni ad Assisi Tutti conoscono Santa Chiara quale amica di San Francesco, di cui segue la predicazione e quindi le orme, fondando l’ordine delle Clarisse. Tutti la associano ad Assisi, ma quanto sanno quali siano i miracoli a lei attribuiti? E soprattutto quanti sanno che Santa Chiara è stata l’artefice della sconfitta delle truppe saracene guidate da Vitale D’Anversa? Tutto ciò avvenne il 22 giugno 1241, come narrato da Tommaso da Celano nella sua opera intitolata “Leggenda di Santa Chiara Vergine”. I saraceni erano stati assoldati dall’imperatore Federico II, attratto dall’idea di espander il suo potere nella penisola. Il principe tedesco era cresciuto sotto l’ala protettrice della chiesa, come desiderio della stessa madre Costanza, che prima di morire, quando il piccolo ha solo 4 anni, lo affida alle cure di Papa Innocenzo III. Dal pontefice il piccolo venne difeso e istruito, una volta incoronato, prestò giuramento di fedeltà alla chiesa, rinunciando formalmente al Regno di Sicilia, ma con il suo successore, la musica cambia e gli interessi dell’imperatore prevalgono. Un primo attacco ad Assisi viene sferrato dai soldati saraceni nel 1240, queste truppe vengono definite di in-

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fedeli, perché tale definizione sta ad indicare i musulmani. Le truppe tentano di entrare nel convento di San Damiano ad Assisi, dove Chiara già malata e le sue consorelle vivono seguendo la regola, nella preghiera. Tommaso da Celano nel suo scritto riporta: “In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l’impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell’ira. Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l’esercito si

Giovan Battista Moroni, Santa Chiara d'Assisi, 1548, da S. Michele a Trento

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Ieri avvenne

avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini. Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.” Ed è così che si parla di “miracolo eucaristico”, ottenuto da Chiara semplicemente con l’imposizione dell’Ostia consacrata e con la preghiera, alla quale si uniscono tutte le Clarisse. E’ questo il motivo per cui la Santa viene rappresentata nelle opere d’arte

mentre stringe tra le mani un ostensorio, come avviene nel dipinto conservato al Museo Diocesano Tridentino ed opera di Giovanni Battista Moroni. L’oggetto liturgico in questione, è un’opera di oreficeria volta a mostrare la particola, rappresentazione e memoriale del corpo di Cristo. E ancora Tommaso da Celano ci parla della vergine Chiara, che al suo abito scuro da suora, aggiunge un tocco di candore, rappresentato dal giglio bianco, che riflette la sua purezza d’animo. Di fronte a Santa Chiara o alle sue spalle, si possono riconoscere i saraceni messi in fuga, rappresentati in vesti arabeggianti, con in testa il turbante e ampie vesti colorate. “Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso sal-

vare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore – aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta». E Cristo a lei: «Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione». Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi dò garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!». Né vi fu ritardo: subito l’audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e, abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava.” Questo importante avvenimento viene celebrato ancora ai giorni nostri il 22 giugno di ogni anno ad Assisi con la cosiddetta Festa del Voto, che celebra la liberazione del convento e di tutta la città dall’assedio dei saraceni.

STRIGNO

La nuova casa di riposo uattro anni di lavoro. Esattamente tre (da metà del 2014 al 2017) per costruire la nuova sede, altri dodici mesi per arredare la struttura e completare il trasloco degli ospiti. La nuova Apsp “Suor Redenta Floriani” di Strigno, nel comune di Castel Ivano, è stata inaugurata pochi giorni fa. Un investimento di oltre 13 milioni di euro, altri 1,5 per gli arredi e le ultime rifiniture. Gli ospiti (90) la occupano già da diversi mesi con il consiglio d’amministrazione che ha deciso di arrivare al taglio del nastro una volta completati tutti i lavori, sia interni che esterni, alla struttura. I lavori sono stati finanziati dalla Provincia, cantiere affidato all’Associazione Temporanea d’Impresa formato dall’impresa Collini e dalla Ediltione. Una struttura che, attualmente occupa, tra dipendenti e collaboratori esterni, circa un centinaio di persone con la presenza quotidiana di diversi volontari e di associazioni del paese (come l’Avulls) che collaborano sia nelle attività di assistenza alla persona che di animazione ed intrattenimento. All’inaugurazione era presente anche il vescovo di Trento Lauro Tisi che, dopo aver celebrato la Messa, era presente anche al momento ufficiale ed al taglio del nastro. Nel corso della giornata, allietata dall’esibizione della Banda Civica Lagorai di Strigno e, nel pomeriggio, dalla performance musicale di Bobby Solo e la sua band, sono stati allestiti degli stand per presentare le attività realizzate e le collaborazioni attive all’interno dell’Apsp Suor Redenta Floriani di Strigno. (M.D.)

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Attualità di Massimo Dalledonne

Trentino 2060, un festival culturale Sei incontri, altrettante occasioni per riflettere e discutere sul problema del pensare il futuro del nostro territorio e del posto che occuperanno nel mondo gli adulti di domani. L’iniziativa si intitola “Trentino 2060”, è stata organizzata e promossa in Valsugana dalla neonata associazione Agorà. Un festival culturale organizzato e pensato dal presidente Davide Battisti e dai suoi collaboratori, una occasione per pensare al presente ed immaginare il futuro. i cosa si tratta? “L’associazione ha le sue radici nella Valsugana Orientale, è qui che vogliamo operare ed è qui che le generazioni più giovani, delle quali noi stessi siamo parte, sono sempre meno partecipi, meno coinvolte e conseguentemente escluse dalla vita pubblica e dalle scelte politiche, siano esse di carattere locale, nazionale o europeo”. Giovani che, di fronte alle problematiche dell'oggi, non hanno più un luogo sociale dove confrontarsi, condividere dubbi, riflessioni, dove rapportarsi attivamente e consapevolmente alle problematiche politiche e sociali che giorno dopo giorno la comunità affronta. “Qui entra in causa la nostra associazione – prosegue Battisti - che si propone di sostenere lo sviluppo di nuovi strumenti concettuali che aiutino e stimolino allo stesso tempo i giovani ad essere protagonisti del contesto in cui vivono”. Per l’estate del 2019 la prima iniziativa dell’associazione culturale Agorà, un festival culturale, dal 26 giugno al 26 luglio, sei date finanziate dalla Comunità di Valle sul “Piano Giovani di Zona”, in collaborazione con la

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Achille Varzi

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Ernesto Galli della Loggia

Fondazione Trentina De Gasperi e la biblioteca comunale di Borgo Valsugana. Si parte giovedì 26 giugno con la conferenza sul tema “La possibilità di cambiare idea. Il pensiero critico e i giovani” in programma alle 20.30 a Casa Raphael a Roncegno Terme. Relatore della serata il professore Achille Varzi, ordinario di logica e metafisica alla Columbia University. Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti è uno dei massimi filosofi italiani. Una settimana dopo, il 27 giugno, si parlerà di intelligenza artificiale, un viaggio nel mito del progresso tra lavoro, utopia e distopia a palazzo Buffa, nel comune di Telve. Relatore della serata il professore Paolo Costa, ricercatore presso la Fondazione Bruno Kessler, già professore associato di Filosofia Morale e Politica. Attualmente è visiting scholar all’Università di Berlino. Quattro le date in calendario a luglio. Marco Odorizzi, direttore della Fondazione Trentina Alcide Degasperi, e Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico del Trentino, parleranno dell’autonomia di domani giovedì 4 alle 20.30 nel cortile di palazzo Ceschi a Borgo Valsugana. L’anti-

co maniero di Ivano Fracena, invece, ospiterà l’11 luglio Ernesto Galli della Loggia e la sua conferenza sul tema “Lo sviluppo che crea insicurezza. Come cambia la nostra società”. Professore emerito di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è stato editorialista per La Stampa e lo è attualmente per il Corriere della Sera. Il festival culturale proseguirà il 18 luglio con il laboratorio interattivo di anticipazione del futuro locale con la collaborazione della Start-up Skopìa (Unitn) e di Rocco Scolozzi, dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale e docente del Master in Previsione Sociale all’Università di Trento. Il festival “Trentino 2060” si concluderà giovedì 26 luglio quando arriverà in Valsugana Nando Pagnoncelli, sondaggista italiano, amministratore delegato di Ipsos Italia e docente di Analisi della Pubblica Opinione all’Università Cattolica di Milano. Con Marianna Baggio, dottoressa di ricerca in Economia e Management presso l’Università di Trento, terrà una conferenza a Borgo sul tema “Realtà e percezione: come le illusioni condizionano nostre le scelte politiche ed economiche.

Nando Paglioncelli


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Le giornate italiane di Mario Pacher

Trentini in Moravia per ricordare i sono tenute nei giorni 4 e 5 maggio a Olomouc e a Svatý Kopeček, in Moravia, le “Giornate Italiane”, una serie di manifestazioni culturali e religiose dedicate al ricordo dei profughi accolti in quelle terre tra gli anni 1915-1918. Come ha descritto la storica Nirvana Martinelli in una nota inviataci poi dal sindaco di Caldonazzo Giorgio Schmidt, più di 75.000 furono i trentini che nel giugno del 1915 furono evacuati dalle zone più vicine al fronte di guerra: una parte venne concentrata in grandi baraccamenti, le cosiddette “città di legno” di Mitterndorf e Braunau, ma molti altri furono invece spostati a piccoli gruppi in villaggi della Boemia e della Moravia dove vissero per tutta la durata del conflitto, in generale ben accolti dalle popolazioni locali. Le genti trentine serbarono un'intensa memoria della vissuta condizione di profugo e anche le comunità che le ospitarono mantennero vivo al loro interno il ricordo di quegli eventi. Fu quindi una storia comune quella che queste “Giornate Italiane” di Olomouc

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hanno celeLa delegazione italiana ospite del sindaco di Olomouc, Mirek Žbánek. brato e rinviFotografia di Blanka Martinovská gorito a 100 anni di distanza dagli eventi. La manifestazione, articolata in mostre, conferenze, concerti e proiezioni, è stata organizzata dal Comune di Olomouc, agli esuli ma anche a Padre Giuseppe dalla parrocchia cattolica Romana di Segata della diocesi di Trento, imporSvatý Kopeček e dalla Società degli tante aiuto spirituale per i profughi, Amici d'Italia; ha fatto gli onori di casa morto nell'aprile 1916. Particolarmenil sindaco di Olomouc Mirek Žbánek. te interessante è stata la proiezione Hanno invece rappresentato le codel video d'animazione Naši Italové / I munità trentine il sindaco di Caldonostri Italiani sull’esodo degli italiani nazzo, Giorgio Schmidt, l'assessore verso le terre ceche durante la prima alla cultura del comune di Rovereto, guerra mondiale realizzato da alunni Maurizio Tomazzoni, alcuni membri e insegnanti della Scuola d'Arte Pridel Laboratorio di Storia di Rovereto e maria Jakub Jan Ryba; sono stati predell'Associazione Culturale Forte delle sentati i libri Leť, myšlenko / Va, pensieBenne di Levico Terme. Le giornate si ro della ricercatrice ceca Jana sono sviluppate in Krejčová sulle vicende dei nostri prointeressanti mofughi a Olomouc, e il diario del medimenti di scambio co rivano Vittorio Fiorio, pubblicazioculturale e in cerine curata dallo storico roveretano monie alla presenGianluigi Fait. La fotografa Alena za dell'arcivescovo Pončová di Ostrava ha tenuto una vie metropolita della vace conferenza sul ritrovamento di Moravia Jan vetrini con immagini di Caldonazzo Graubner, culmirisalenti al periodo della guerra in una nate con la solenvecchia macchina fotografica. Hanno ne scoperta e beinfine fatto da contorno alla manifenedizione della lastazione numerose bancarelle che pide commemoraproponevano degustazioni, prodotti tiva di Svatý Koe specialità italiane. peček dedicata

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Società Oggi di Nicola Maschio

Alcolismo e i giovani Alcolismo, un problema da non sottovalutare. Soprattutto tra i giovani, che al consumo di alcol associano spesso quello di stupefacenti. Non solo maggiorenni, ma anche e soprattutto coloro che ancora non hanno compiuto i 18 anni di età. Considerando ad esempio i dati del 2016, relativi agli accessi al Pronto Soccorso causati dall’eccesso di alcol, su un totale di 224 ingressi si sono contati 18 ragazzini minorenni (meno di 17 anni) con una prevalenza dei maschi (10) sulle ragazze (8). uanto evidenziato dalla Relazione del Ministero della Salute riporta che, nella Regione trentina, l’abuso di alcol ha comportato 758 ricoveri in tutto. Tuttavia, il sistema di monitoraggio del fenomeno funziona bene, anche se i numeri evidenziano che sempre più cittadini si trovano costretti a richiedere un aiuto a strutture specializzate. Nel 2016 si è registrato infatti un dato record con 3.526 utenti, di cui 2.941 uomini e 586 donne. Nel 2015 il dato complessivo era stato di 2.340 utenti, mentre negli anni precedenti c’è stata una grande altalenanza: nel 2014 il numero di utenti era di 3.339, nel 2013 di 2.890, nel 2012 di 3.496 e infine nel 2011 di 3.088. Tornando alla quantità riscontrata nel 2016 (come detto 3.526 utenti), va sottolineato come ben 654 persone si siano approcciate all’aiuto per la prima volta.

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Ma come vengono aiutati i cittadini trentini caduti vittima dell’alcolismo? Nel 63% dei casi l’attività prevalente è quella di consulenza diretta verso l’utente o alla famiglia, mentre solo nel 16% dei casi (nonostante si tratti del dato più elevato nell’intera Penisola) vi è l’inserimento del soggetto all’interno di un gruppo di mutuo aiuto. Un trattamento riabilitativo si palesa come necessario nel 5% dei casi, mentre in poco più dell’1% dei casi la persona si trova costretta ad entrare in una specifica comunità. Nella restante percentuale dei casi (circa il 15%) gli utenti si rivolgono ad altri servizi. Il consumo degli alcolici si differenzia molto nelle varietà di questi ultimi: il vino viene bevuto regolarmente durante l’anno da almeno il 65% dei cittadini, mentre la birra trova negli uomini i maggiori consumatori (68% contro il 37% delle donne).

Tuttavia, come evidenziato in precedenza, accanto ad una buona bevuta i trentini, soprattutto quelli più giovani, tendono ad associare il consumo sempre maggiore di stupefacenti. In particolar modo la cannabis, anche se cocaina ed eroina occupano ugualmente uno spazio purtroppo preoccupante. Come evidenziato infatti dal SerD di Trento, tra i 14 ed i 16 anni il consumo si presenta per la prima volta. Attualmente sono circa 1.650 i soggetti presi in cura da circa una trentina di operatori disseminati sulle tre sedi presenti sul territorio. A spiegare la situazione della nostra realtà è la dottoressa Roberta Ferrucci, responsabile dello stesso SerD. <<Il nostro lavoro è senza dubbio incrementato negli ultimi anni – ha detto quest’ultima. – La recidiva si ripresenta spesso, e l’età media dei nostri utenti si aggira ad oggi attorno ai 37 anni.


Società Oggi

Ma a preoccupare è anche il perché una persona decide di consumare sostanze stupefacenti. Spesso a farla da padrone è la necessità di essere inclusi all’interno di un gruppo, specialmente nel caso dei giovani. Basti pensare che fino al 2008 non si era presentato da noi alcun minorenne,

mentre attualmente ne abbiamo in gestione circa una trentina. Non dimentichiamo poi che la quantità e la diversità di sostanze presenti in questo vasto mercato permettono una scelta spesso orientata verso i prezzi bassi offerti da chi spaccia queste sostanze. L’eroina? C’è chi ne fa uso a già a 16 anni, spesso fumandola con il pensiero che faccia meno male ed invece non è assolutamente cosi>>. Il problemi di alcolismo dunque, quando accompagnati anche dal consumo di

sostanze stupefacenti, possono creare non pochi problemi ed essere il primo passo verso anni di cura e riabilitazione. Ma attenzione perché, stando a quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il consumo di alcol toccherà in futuro picchi assai preoccupanti, con più del 20% di persone che, entro il 2030, berrà in modo eccessivo almeno una volta al mese. Uno studio compiuto dall’Università di Dresda ha infatti sottolineato che, basandosi sui dati forniti proprio dall’OMS, dal consumo di medio di 5,9 litri all’anno negli adulti del 1990 si è passati ai 6,5 del 2017, con la possibilità che nel 2030 si raggiunga quota 7,6 litri. Insomma, occorrerà prestare attenzione a queste dinamiche, monitorando la situazione ed evitando di... bere per dimenticarla.

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Arte & natura di Katia Cont

La rinascita di Arte Sella Nostra intervista al Presidente Giacomo Bianchi ra il 28 ottobre 2018, iniziava il freddo dell’inverno e sembrava un autunno “normale”: un po’ uggioso e umido. Era il giorno in cui, d’improvviso, la natura ci ha lasciato ancora una volta senza fiato, mostrando tutta la sua potenza e lasciandoci a fare i conti con la nostra impotenza. Un giorno in cui una tempesta di vento e pioggia ha devastato un’area di 5 mila chilometri quadrati, che va dal Monte Grappa alla Val di Fassa, toccando il Trentino Alto Adige, ilVeneto e il Friuli Venezia – Giulia fino al confine con l’Austria. Secondo il Pefc Italia (programma che si occupa della certificazione forestale) «in un giorno sono stati abbattuti tanti alberi quanti se ne abbattono in tutta Italia in un anno di attività selvicolturale, per una quantità di circa otto milioni di metri cubi di legno». Basti pensare che solo nel Trentino ne sarebbero stati persi 1,5 milioni. Boschi plurisecolari che sono stati rasi al suolo da raffiche di vento fino a 150 km all’ora, con vortici e trombe d’aria. Per molti quelle 24 ore sono state ore

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Il gruppo al lavoro. Il secondo da sinistra è Marco Paolini

difficili, ma c’è una realtà che più di altre ha sofferto terribilmente quei momenti. Stiamo parlando del museo a cielo aperto di “Arte Sella”, ambiente che vive di natura stessa legata alla creatività umana. Ad Arte Sella la creatività si può toccare e respirare, è qualcosa di vivo, è un luogo, un percorso, un’esperienza. Quel giorno, il presidente Giacomo Bianchi e il suo staff hanno dovuto fare i conti con l’impotenza umana di fronte alla natura. Gli abbiamo chiesto di raccontarci quei momenti e di come siano riusciti a rialzarsi così velocemente. Lei è presidente di Arte sella dal 2012, le era mai capitato di vivere una situazione simile? «Onestamente no, quantomeno non di questa portata – ammette Giacomo Bianchi - un evento piuttosto preoccupante risale all’agosto del 2017, una giornata nella quale si era abbattuto un forte vento su Arte Sella, che per fortuna non aveva causato danni evidenti. Da allora non è più successo nulla e posso dire che un evento di queste proporzioni non si era mai visto e nessuno se lo ricordava. È stata una cosa inaspettata, anche se mi preme sottolineare che il sistema di allerta è stato eccellente. Avevamo intuito che stava per succedere qualcosa,

Alison Stigora - Il seme

anche se, ovviamente, mai avremmo pensato ad un tale disastro». Cosa ricorda di quei momenti e quale sensazione le è rimasta? «Già nella giornata di domenica avevamo deciso di chiudere Arte Sella a causa del forte vento. Nell’aria si respirava una forte tensione e così, il giorno seguente, io, il direttore artistico Emanuele Montibeller e il responsabile tecnico, siamo saliti in Sella per vedere com’era la situazione. Volevamo capire se le opere avevano già subito danni o se si poteva in qualche modo salvarle. Purtroppo, però, in pochi minuti ci siamo resi conto che la situazione era al di là di qualsiasi possibilità umana, e siamo stati costretti a fuggire per non mettere a rischio la nostra stessa vita. Immediatamente il bosco ha iniziato a oscillare, e da Villa Strobele in su la strada era inagibile. Il forte vento ci ha spaventati e siamo quindi scesi a valle dove, inermi, abbiamo atteso fino al giorno dopo. E’ stata una lunga attesa, e devo ammettere che l’impotenza di

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Arte & natura

John Grade - RÇservoir

fronte ad un evento simile è stato l’elemento che più ci ha spaventati. Il giorno dopo – prosegue Bianchi - il nostro collaboratore Floriano è salito in avanscoperta e ci ha poi raccontato quanto era riuscito a vedere, dato che era molto complesso attraversare la valle in quelle condizioni. Solamente il mercoledì siamo riusciti a capire quanto era realmente successo». E cosa ha pensato quando ha visto con i suoi stessi occhi? «In quei momenti non sapevo davvero cosa pensare – confessa - ero così colpito e travolto da quello scenario che non riuscivo a razionalizzarlo. Ciascuno di noi ha poi avuto la propria reazione, ma è stato in quel momento che ci siamo resi conto che l’emozione ci aveva colpiti personalmente. Non è facile accettare il fatto che di fronte a certe cose sei impotente, nonostante tutto il lavoro e l’impegno che ci metti ogni giorno. All’inizio la percezione era quella che tutto fosse andato distrutto, perso. - rivela Bianchi - C’è voluto un po’ di tempo, qualche settimana, per capire che una grande parte era andata distrutta. Molte delle opere più recenti non esistevano più, e per noi è stato motivo di grande sconforto. Fortunatamente, però, c’era anche un lato

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di Arte Sella che era rimasto intatto e Cedric Leborgne questo ci ha permesso di risollevarci, anche moralmente». Quando è arrivato il primo spiraglio di luce? «Sicuramente quando abbiamo compreso che l’area di Malga Costa era stata solo sfiorata, colpita ma non abbattuta, e anche quando ci siamo resi conto che alcune opere iconiche come la Cattedrale Vegetale e l’opera di John Grade, che è un’opera delicatissima fatta di 5000 elementi sospesi alle piante, era rimasta intatta. Questo significava che fortunatamente non tutto era perduto. Inoltre, alcune opere più fragili avevano resistito più di quanto potessimo immaginare, e lentamente siamo riusciti a vedere la situazione con occhi diversi. Abbiamo fermare che Arte Sella è riaperta, e che quindi ricollocato il tutto in modo più è tornata quella di prima, soprattutto equilibrato, razionale e da lì siamo ria Villa Strobele e a Malga Costa. È chiapartiti». ro che il percorso “Arte Natura” è un’alQuale dei due percorsi è stato più tra questione, ma sapere che le due danneggiato? aree principali sono nuovamente agi«Abbiamo purtroppo registrato granbili, è per noi un grandissima soddisfadissimi danni nel parco di Villa Strobele, zione ed un grande sollievo". Essere con quasi 200 piante abbattute e con riusciti a togliere il velo di distruzione quasi tutte le opere danneggiate, oltre e disfacimento rappresenta una granal percorso “Arte Natura” che è stato de soddisfazione». raso al suolo. Tuttavia, qualche opera «Il percorso “Arte Natura” è un’alha resistito e ora dobbiamo solo aspettra questione». In che senso? tare e capire come farle rinascere». «È un altro luogo, perdi le coordinate In quei giorni i giornali hanno tito– spiega il presidente Bianchi - Ho fatlato «Arte Sella si è rialzata», è to il percorso “Arte Natura” a piedi, con realmente così? la macchina fotografica in mano, im«Sì, è assolutamente vero e mi piace piegandoci sette ore, e ammetto che pensarlo e dirlo. Mi piacerebbe pasin certi luoghi mi sono perso. Senti sasse questo messaggio, anche perche ti cade la terra sotto i piedi, ti senti ché abbiamo lavorato tutti ininterrottaMichele de Lucchi - Inside Outside mente e ora possiamo dire che il giardino di Villa Strobele è completamente ripristinato, anche grazie all’aiuto di oltissimi partner, persone, istituzioni. Possiamo quindi con-


Arte & natura

galleggiare. Ora, complice la primavera, si riesce a intravedere il verde delle latifoglie e dei faggi, e si ha chiara la percezione di rinnovamento. La natura è fragile ma è anche forte allo stesso tempo». Ora siete consapevoli che questo potrebbe riaccadere. Come vi state comportando rispetto alla ristrutturazione? «Questa è la grande questione, bisogna ripensare al modo di rimanere nella natura. Anche a livello di realizzazione delle opere, si dovrà tenere conto della possibilità che tutto ciò un giorno possa riaccadere». Ci sono stati artisti che hanno dimostrato un’attenzione particolare a quanto è successo? «Sì, confermo che in molti hanno chiamato, dimostrando la loro vicinanza anche attraverso donazioni. Alcuni si

sono anche resi disponibili a tornare per aiutarci anche a livello artistico. Ci siamo sentiti parte di una comunità molto ampia che ha coinvolto artisti di tutto il mondo e questo ci ha fatto molto piacere». Ora che siete ripartiti, avete già una programmazione definita? «Si, già nel mese di dicembre siamo riusciti ad aprire l'area di Malga Costa, e dal primo maggio è stato riaperto anche il giardino di Villa Strobele». Dopo quanto successo, è inevitabile che il mutamento ci sia stato e che il paesaggio sia cambiato inesorabilmente. Arte Sella non sarà mai più la stessa, è vero, ma siamo sicuri che la rinascita la renderà più bella. E’ il ciclo della vita e la natura non fa differenza. La differenza la fanno i cuori delle persone e la passione per il lavoro e il bosco.

Eduardo Souto de Moura

Copyright : Tutte le foto sono di Giacomo Bianchi su gentile concessione di Arte Sella

RONCEGNO

Assemblea FC Lagorai l 2018 è stato un anno tutto sommato positivo per la Famiglia Cooperativa Lagorai. Un utile di 73 mila euro, poco meno di 2,3 milioni di vendite per la realtà guidata dal presidente Luigi Montibeller. Rispetto al 2017 c’è stato un incremento delle vendite del 2% (+ 44.780 euro) per complessivi 2.280.094 euro. Quattro i punti vendita presenti sul territorio: a Roncegno si è registrato un incremento dell’1,9% (1.424.125 euro di fatturato), dati positivi arrivano anche da Marter con 419 mila euro di prodotti venduti (+9,5%). “Non è andata così bene a Ronchi e Torcegno – ha ricordato Montibeller – dove abbiamo dovuto cessare con l’attività di vendita dei tabacchi, servizio poco remunerativo per il nostro bilancio”. Il punto di vendita di Ronchi ha chiuso il 2018 con -10% (187 mila euro di volume d’affari), peggio è andata a Torcegno dove l’anno si è chiuso con 480.745 euro di vendite ed un calo del 12%. Roncegno pesa per il 57% del fatturato complessivo, Torcegno del 19%, Ronchi per il 17% e Ronchi del 7%. Un prodotto su 5 venduti, lo scorso anno, era stato acquistato perché in promozione con l’importo medio dello scontrino pari a 10 euro per i soci e 17 per i non soci. (M.D.)

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Società Oggi di Chiara Paoli

Oltre la luna “

ltre la luna”, questo il titolo del nuovo progetto che vede protagoniste tre associazioni, che si sono riunite per mescolare canto, musica, storia e astronomia. Capofila dell’iniziativa è l’Associazione Musicale Calicantus, assieme all’Associazione di Astrofili Eye in the Sky che ha sede a Caldonazzo e all’Associazione Amici della Storia di Pergine. Si tratta di quattro serate, frutto del connubio tra musica e osservazione, volta ad approfondire le conoscenze scientifiche. Il primo incontro è in programma per l’8 giugno sull’Altopiano della Vigolana; mentre la settimana successiva, il giorno 15, sarà la volta di Sant’Orsola Terme. Nel mese di luglio i concerti-evento avranno luogo il 13 a Bedollo ed il 19 nella cornice del Forte Col delle Benne di Levico. “Oltre la luna”, un titolo meditato, temi trattati al chiaro di Luna, ma gli argomenti saranno più ampi e verranno presentati anche astri e pianeti; si dialogherà in merito alla storia dell’uomo e delle sue conquiste, soprattutto in campo scientifico e astronomico. La prima scintilla che ha portato l’ispirazione per questo progetto, mettendo in moto le menti delle diverse associazioni, è il cinquantesimo anniversario dallo sbarco sulla luna, avvenuto il 20 luglio del 1969. Lo scopo comune era quello di organizzare un evento inedito e piacevole, che potesse commemorare questa importante ricorrenza, dando anche l’opportunità ai più curiosi, di approfondire le loro conoscenze scientifiche. L’atmosfera sarà allietata a livello sonoro dal Coro Calicantus, attraverso il canto di brani polifonici a cappella o con accompagnamento strumentale. I

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Il coro Calicantus

pezzi musicali sono stati accuratamente selezionati dal maestro Eduardo Bochicchio, per accompagnare il pubblico attraverso i contenuti scientifici. L’Associazione Amici della Storia di Pergine, per l’occasione metterà in campo l’esperto aerospaziale Bruno Strim, che è stato direttore dei programmi scientifici di Alenia Spazio Torino. Il suo intervento tratterà del macrotema: “Lo spazio e storia della conquista”, con approfondimenti diversificati per ognuno degli eventi in calendario. L’Associazione Astrofili si occuperà di fornire ai partecipanti le conoscenze necessarie sulla Luna, proponendo un’accurata descrizione in merito alla sua morfologia e provvederà ad illustrare le zone in cui sono avvenuti gli allunaggi delle missioni Apollo. Durante le serate sarà inoltre possibile osservare il cielo attraverso i telescopi messi a disposizione e gli esperti astrofili, sapranno illustrare ciò che sarà possibile vedere. Quattro gli appuntamenti come quattro sono le fasi lunari, per giungere al culmine, proprio in concomitanza dell’anniversario dell’allunaggio.

Mentre il calendario è stato definito calcolando gli astri e i pianeti che sarà possibile ammirare nelle differenti serate, i luoghi sono stati selezionati in base al minore inquinamento luminoso, requisito indispensabile per il buon esito dell’osservazione con i telescopi. Il progetto è stato patrocinato dai Comuni di Bedollo, Altopiano della Vigolana, Sant’Orsola e Levico Terme che ospitano le serate e viene realizzato grazie al contributo della Comunità di Valle Alta Valsugana Bersntol e del BIM Brenta. Informazioni: www.calicantus.it e facebook: Coro-Calicantus-Pergine-Valsugana


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Il personaggio

Da Pergine a Torino, un grande M

Ruggero R

un trentino

Ruggero Romanese

ra nato a Pergine il 17 giugno 1886, unico figlio di Riccardo, fratello di Giustiniano Romanese, farmacista in Levico, e Beatrice Gasperini, figlia di Antonio ed Emma Grammatica. La strada che lo portò a Torino è tracciata dalle vicende paterne, che da assistente alla Cattedra di Fisica presso l'Università di Padova divenne prima, nel 1887, Professore di Fisica presso il Regio Liceo di Nucera, poi, nel 1890, Professore di Fisica e Chimica presso il Regio Liceo "Vincenzo Gioberti" di Torino. E a Torino si svolse tutta la carriera scolastica del giovane Ruggero, fino alla laurea in Medicina e Chirurgia conseguita il 2 luglio 1910 con i pieni voti e la lode, per cui ebbe l'attribuzione del Premio Sperino conferito al miglior laureato. La sua tesi di laurea fu oggetto di comunicazione alla Regia Accademia di Medicina di Torino, prestigiosa società culturale medico-chirurgica e gli valse l'assegna-

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zione del Premio Reviglio. Tra il 1910 e il 1912 trascorse alcuni periodi di studio presso l'Istituto di Medicina Legale di Berlino, allora sede di una importante Scuola medicolegale, perfezionandosi anche nella lingua tedesca. Nel 1911 venne nominato assistente alla cattedra di Medicina Legale dell'Università di Torino il cui titolare era Mario Carrara, uomo di grande rigore morale e indiscusso Maestro della disciplina, genero di Cesare Lombroso, fondatore dell'Antropologia Criminale da cui deriva la odierna criminologia. Uomo di grandi ideali, ancora studente Ruggero aveva prestato soccorso in occasione del terremoto che all'alba del 28 dicembre 1908 causò immani danni a Messina e Reggio Calabria e per questo aveva ottenuto la menzione onorevole. All'avvicinarsi del Grande Conflitto, convinto sostenitore della causa irredentista, si arruolò volontario nella Croce Rossa e prestò servizio fino al grado di Capitano Medico, ottenendo numerosi riconoscimenti, tra cui la croce di guerra e quella dei volontari di guerra. Nel 1922 conseguì la libera docenza in

medicina legale presso la Regia Università di Torino e l'abilitazione a Professore nel concorso per la Cattedra di Medicina Legale nella Regia Università di Modena. Nel febbraio 1923 assunse servizio presso la Regia Università di Cagliari, dove in breve tempo riorganizzò il laboratorio che trovò in stato di abbandono. Nel 1925 gli venne affidata la cattedra di Medicina Legale presso la Regia Università di Parma, dove ebbe modo di mettere in pratica nuovamente le sue grandi capacità organizzative, occupandosi dell'edificazione di un nuovo Istituto con entusiasmo e tenacia. Nel 1933 assunse la direzione dell'Istituto di Medicina Legale della Regia Università di Torino, chiamato alla cattedra che fu del suo Maestro. E fu a lui che, come già all'inizio delle lezioni presso la Regia Università di Parma, dedicò il primo pensiero nella prolusione al corso di Medicina Legale: "come colui che, dopo lunga assenza, tornando alla casa dove è nato, ed alla quale sono legati i più remoti ricordi della sua giovinezza, volge il primo sguardo, il primo palpito, al padre, alla madre, ed in loro confonde ogni sentimen-

Il nuovo Istituto di Medicina Legale dell'Università di Tori tenacemente da Romanese e inaugurato nel 1948, come s

La villa di Romanese a San Cristoforo al Lago, la "Perla del Lago", raffigurata in una cartolina fatta stampare da Romanese.

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Un giovane Ruggero, in maglia a righe, in vacanza con i suoi familiari a Pergine. Si riconoscono il nonno Antonio e la nonna Emma (alle spalle alla sua sinistra) e la mamma Beatrice (la terza dalla destra della prima fila in piedi)


di Grazia Mattutino e Rita Vittoria Tognoli

Maestro della Medicina Legale

Lago di Caldonazzo, settembre 1952. Romanese con la moglie del suo Aiuto Sergio Tovo

Romanese,

no illustre

to dell'animo, di commozione, di dolcezza, di gioia, così sia concesso a me, nel momento in cui raggiungo una meta più alta di ogni mio desiderio o sogno, di portare il primo saluto al mio Maestro, Mario Carrara, padre spirituale non solo per i precetti, gli incitamenti, i consigli, ma anche e specialmente per la vigile premura, la costante sollecitudine, la generosa bontà, con le quali mi seguì, mi sostenne, mi innalzò durante tutta la mia carriera". Qui si adoperò per la costruzione di un nuovo Istituto, impegnando nuovamente tutte le sue grandi capacità organizzative, curandone personalmente i dettagli. A Torino fece parte anche del Consiglio di Amministrazione dell'Università e partecipò in rappresentanza dell'Ateneo alla celebrazione del cinquantenario del monumento a Dante nella città di Trento. Dal 1° novembre 1956 venne collocato fuori ruolo cessando le funzioni di direttore dell'Istituto ma mantenne la direzione del Museo di Antropologia Criminale fino al 30 ottobre 1961, quando venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età. Socio Ordinario dell'Accademia di Medicina di Torino dal 1935, ne

divenne Socio Emerito nel 1959. Nel 1958 gli fu conferita la medaglia d'oro dei benemeriti della Scuola, Cultura e Arte; nel 1959 l'onorificenza di 2° Grado (argento) al "Merito della Redenzione Sociale" "quale riconoscimento dell'opera di assistenza svolta ... nel settore penitenziario"; nel 1961 la medaglia d'oro di benemerenza dell'Università di Torino. Con decreto del 30 dicembre 1961 venne nominato Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il 1° agosto 1962, su proposta della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Torino, gli venne conferito il titolo di Professore Emerito. Fu un grande Maestro della medicina legale a cui diede fondamentali contributi in svariati ambiti. Famoso, e ancor valido oggi nella parte svincolata dalle leggi, il trattato di medicina legale in tre volumi scritto in collaborazione con Mario Carrara, Giorgio Canuto e Camillo Tovo ed edito dalla UTET tra il 1937 e il 1940. Altrettanto famoso è il "contributo sperimentale allo studio della genesi delle impronte della S. Sindone" che presentò nel maggio 1939 al Convegno dei Culto-

res Sanctae Sindonis. Per tutta la vita non perse mai i legami con le sue radici in Valsugana. Amava trascorrere le vacanze estive nella villa di San Cristoforo al Lago, denominata la "Perla del Lago", nella quale poteva vivere "un po' fuori dal mondo, come mi piace". Qui trascorreva le giornate immerso nella quiete del suo giardino sui margini lacustri, ricevendo spesso, quali ospiti, amici e colleghi. Quando arrivava con il treno nella piccola stazione locale il capostazione doveva trasportare con un carro fino all'abitazione pesanti casse di libri e documenti da cui Romanese non si separava mai. Ritiratosi nel 1961 nella sua amata villa, morì il 16 maggio 1969, trascorrendo gli ultimi anni per la maggior parte in solitudine, mantenendo rapporti con l’amico avvocato Renzo Morelli di Trento ed i cugini Romanese di Levico Terme e di Tesero. Riposa nel cimitero di Levico.

Gita al Forte Belvedere a Lavarone, settembre 1952. Romanese con la moglie del suo Aiuto Sergio Tovo

no, voluto si presentava nel 1952

La villa di Romanese a San Cristoforo al Lago, la "Perla del Lago", oggi.

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I Santi della Chiesa di Elisa Corni

Pietro e Paolo, colonne della Chiesa Nel mese di giugno, ogni anno, si festeggiano due importanti Santi della Chiesa: Pietro e Paolo. I due furono coevi ma incrociarono le loro strade solo in tarda età, dopo la morte di Gesù: secondo le scritture, infatti, Pietro e Paolo sono festeggiati il 29 giugno, giorno della loro martirizzazione. Ad eccezione della prigionia e della morte, infatti, i due santi seguirono percorsi molto differenti. ietro fu uno dei dodici apostoli di Gesù. Nacque con il nome di Simon; pescatore di origine ebraica, si convertì al cristianesimo abbastanza presto e seguì Gesù e il suo operato fino alla fine; a lui il Maestro affidò l’incarico di guidare gli apostoli alla sua morte, compito che portò a termine con successo. Da Gerusalemme a Roma, Pietro portò gli insegnamenti di Gesù senza sosta, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Erano infatti gli anni delle dure persecuzioni contro i cristiani a opera del feroce imperatore Nerone. Attorno al 64 d.C. Pietro era quasi riuscito a scampare alla morte, ma, sulla via Appia incontrò il Maestro che lo convinse a tornare a Roma per morire da martire. Il suo destino fu quello di essere crocifisso con la testa all’ingiù. Destino comune ma strada differente

P

per raggiungerlo fu quella percorsa da Paolo di Tarso, ebreo cittadino romano, al secolo Saulo. Egli non conobbe Gesù, anzi si avvicinò al cristianesimo solo in età piuttosto avanzata. Il santo noto come “Apostolo dei Gentili”, nonostante non appartenesse alla cerchia dei dodici apostoli, fu uno dei missionari più imSanti Pietro e Paolo da Ultime News portanti del primo cristianesimo, eppure nella sua contro, Paolo iniziò un viaggio in Asia vita precedente fu un persecutore dei Minore, Turchia, Grecia e Europa per cristiani. Fu proprio mentre portava un portare la parola di Dio. Arrestato per gruppo di convertiti in catene da Geruaver provocato disordini, fu portato a salemme a damasco che ebbe la famoRoma per essere processato e qui cosa “illuminazione”: cadde da cavallo alnobbe Paolo, assieme al quale fu martil’udire la voce di Dio che chiedeva perrizzato tra il 64 e il 67 d.C. Il luogo della ché lui fosse così impegnato nel persesua sepoltura si colloca secondo la traguitare i suoi fedeli. Dopo questo in-

PERGINE

Assemblea Auser opo la nomina in occasione della recente assemblea dei componenti il nuovo direttivo Auser, recentemente sono state distribuite le singole cariche. Presidente è stato riconfermato Armando Pergher, vicepresidente e coordinatrice delle varie attività Marianna Natale (Meri) assieme a Livio Angeli, Sergio Grisenti cassiere contabile, Graziella Bazzanella segretaria, Vera Gubert e Gino Bernard membri del direttivo. (M.P.)

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I Santi della Chiesa

dizione ove oggi sorge la Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. Le spoglie di San Pietro, invece, sarebbero state sepolte sotto l’omonima basilica in Vaticano dietro un’edicola dipinta di rosso rinvenuta durante uno scavo archeologico nel 1939; si tratta di un’ipotesi, ma datazione ed età dello scheletro ivi contenuto corrispondono con le caratteristiche che dovrebbe avere quello dell’apostolo più vicino a Gesù. Queste sono due importanti figure della cristianità: San Paolo con le sue tredici lettere pose le basi per la dottrina cristiana come messa in pratica da Gesù stesso, mentre Pietro fu tra le altre cose il primo Papa della storia -anche se non tutte le religioni riconoscono questo suo primato. San Paolo è patrono tra le tante cose anche dei giornalisti oltre che dei fabbricatori di corde e, ovviamente, dei missionari. Nell’arte lo si ri-

conosce soprattutto per l rotolo di carta che stringe in una mano, simbolo delle lettere che scrisse durante la sua vita, e la spada nell’altra, spesso usata come richiamo alla sua precedente vita di persecutore di cristiani. San Pietro porta invece in mano le chiavi, attributo che richiama alle leggi divine; i due sono spesso raffigurati in dipinti e tavole seduti a destra e sinistra di Gesù, e sempre in coppia sono patroni di numerose città e località nel mondo: Roma ma anche Calceranica al Lago che festeggerà come ogni anno i suoi santi con la tradizionale sagra. Tradizione vuole anche che il 29 giugno piova sempre. Questo, secondo un mito diffuso soprattutto nel triveneto, è dovuto al fatto che in quella giornata Dio permette alla madre di Pietro, che a causa della sua avarizia si trova all’inferno -o al purgatorio in alcune variazioni-,

di fare visita al figlio. Alla fine della giornata la tristezza del santo si manifesterebbe in violenti temporali e piovaschi. Sempre collegata al santo delle chiavi l’usanza nota come “Barca (o veliero) di san Pietro”; nella notte tra il 28 e il 29 giugno in tutto il Nord Italia si usava porre un contenitore di vetro colmo d’acqua sul davanzale o in mezzo a un prato e di farvici scivolare dentro l’albume di un uovo. Si creano così dei picchi simili appunto a vele di una barca la cui forma e disposizione saranno indice dell’annata agricola. Ma, più in generale, la tradizione di celebrare i due santi il 29 giugno si sovrappone a una precedente e importante festa pagana: prima dell’avvento del cristianesimo, in quella data si festeggiavano Romolo e Remo, i due fondatori della città di Roma. Oggi si celebrano due dei fondatori della Chiesa cristiana.

CASTEL IVANO

“La madonna del rosario” a tecnologia oggi permette di realizzare imprese considerate impossibili fino a qualche tempo fa. Magari anche quello di riuscire a recuperare, a distanza di oltre un secolo, il dipinto della "Madonna del Rosario" portato via, durante la Grande Guerra, dalla chiesa parrocchiale di Strigno, nel comune di Castel Ivano. L’iniziativa si chiama #obiettivo recuperarte ed è stata promossa dall’assessore alla cultura Giacomo Pasquazzo. Il quadro è stato realizzato dal Domenichino (nato a Bologna il 21 ottobre 1581 e morto a Napoli il 6 aprile del 1641) al secolo Domenico Zampieri e fino al 1912, secondo gli atti delle visite pastorali di quell’anno, risultava ancora presente in chiesa. “Nel dipinto – ricorda Pasquazzo – si rappresenta la Vergine del Rosario fra santi domenicani entro la corona dei Misteri, e ai lati, in basso, moltissimi personaggi di casa Passinger che avevano commissionato l'opera. L’opera è scomparsa da Strigno durante la Grande Guerra e voglio sperare sia stata trasferita – prosegue Pasquazzo - per cercare di salvarla dal furore bellico. Mi auguro sia proprio successo così visto che, nella maggior parte dei casi, diversi dipinti presenti all’epoca nella Valsugana orientale finirono a Firenze ed in Toscana”. Un secolo dopo l’iniziativa “Recuperarte”, termine che prende lo spunto da una espressione dialettale che può essere tradotta con "recuperarti". "Sarebbe davvero straordinario ritrovare quest'opera dopo cento anni – conclude Giacomo Pasquazzo – un dipinto che rappresenta una parte importante di storia e di religiosità locale.” L’appello è stato lanciato sui social sperando che la rete possa fare quella cassa di risonanza utile per riportare la Madonna del Rosario nella Pieve di Strigno, nel comune di Castel Ivano. (M.D.)

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Quando essere curati non è un diritto

di Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

Il problema della sanità in USA egli Stati Uniti la sanità è per lo più in mano alle assicurazioni private. Insomma, niente copertura sanitaria universale all’italiana. Questo comporta che vi siano milioni di persone non tutelate in caso di malattia. Il tema è molto controverso e sconcerta noi italiani abituati al concetto di una sanità per tutti. In America, è frequente imbattersi in pubblicità di ospedali e medici nel quotidiano ed il viaggiatore italiano si può chiedere il perché. La sanità negli Stati Uniti è privatizzata, quindi il malato è in realtà un cliente. Questo comporta che chi non è in grado di pagare per un'assicurazione sanitaria in caso di malattia si trova scoperto e con un grande dilemma: Mi curo accollandomi spese e debiti enormi per tutta la vita, o non mi curo affatto?

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Il sistema In Europa, l’accesso alle cure di base è garantito a tutti, ricchi e poveri. Questo risponde ad un sistema dove la presenza dello stato sociale copre i bisogni primari dell’individuo, come sanità ed istruzione. Negli Stati Uniti, solo chi ha stipulato una polizza con un’assicurazione può avere accesso effettivo alle cure. A meno che l’individuo non sia particolarmente ab-

biente e possa permettersele a prescindere. La maggior parte degli americani che dispongono di un’assicurazione sanitaria vi accedono tramite il datore di lavoro, in quanto è generalmente inclusa tra i benefit dei dipendenti. Il problema si pone quindi per chi è disoccupato, è studente, o sta perdendo il lavoro—magari proprio per via di un’infermità. Da tenere presente, proprio come con assicurazioni di autovetture, vi è una grande varietà di coperture possibili anche in campo sanitario. Alcune coprono la maggior parte dei costi e delle situazioni possibili. Altre sono più basiche. I premi assicurativi spaziano dai 200 dollari mensili, ai 400 ed oltre. Se questo sistema può dare rinnovato apprezzamento all’interessato circa al valore ed ai costi della sanità, ne determina anche un problema in quanto spesso le cure vengono posposte fino a quando la situazione diventa critica, o non vengono cercate affatto. Tra Obamacare e Trumpcare Nel 2010, il Presidente Obama ha tentato di introdurre un sistema che rendesse la sanità accessibile anche per i meno abbienti. Secondo la rivista Forbes, sono circa 20 milioni i cittadini americani che hanno avuto accesso

alle cure sanitarie grazie all’Obamacare. Prima di lui, ci avevano provato Franklin Delano Roosevelt, con il Social Security Act, ed il Presidente Lyndon Johnson, con il Medicaid e Medicare del 1965. Questi sono programmi federali che aiutano le famiglie a basso reddito a coprire parte dei costi sanitari. Aiutano anche gli over 65 ed i disabili. L’Obamacare ha ampliato la fetta di coloro i quali vi possono accedere, estendendo l’accesso a fasce di reddito che prima non risultavano idonee. Il Presidente Trump vuole fare un passo indietro per contenere le spese, con la contro proposta definita “Trumpcare”. Quest’ultima si basa su un sistema di crediti d’imposta. Inoltre, non prevede più l’obbligo di avere una copertura assicurativa individuale. Le case farmaceutiche e le compagnie assicurative temono una contrazione nella stipula del numero delle polizze. Ma cosa succede quindi a chi non è assicurato? Da chiarire, chiunque può ricevere cure mediche di urgenza. Salvo poi ricevere il conto da pagare a casa, e dover rispettare tempi di attesa che possono aggravare il quadro clinico. Non sorprende quindi che le spese mediche impreviste siano tra le cause più frequenti di bancarotta per le famiglie americane.

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Natura e musica di Massimo Dalledonne

La musica e il Lagorai ette concerti. Dalla metà di giugno all'inizio di settembre. È la rassegna musicale in acustico “Lagorai d’Incanto” che, dopo la prima edizione, torna anche quest’anno. Sulla catena del Lagorai e nel gruppo di Cima d’Asta arriveranno cantautori e cantanti di caratura nazionale e internazionale. Nel calendario (presentato nei giorni scorsi a Trento) concerti all’interno di “location” ed ambienti che raccontano ciò che caratterizza e contraddistingue i monti del Trentino: natura, verde, acqua, tracce a memoria della Grande Guerra. La musica trasmette emozioni, suoni e parole, che riescono a catturare l’attenzione delle persone ed è in grado di divulgare interesse per le attività culturali che, grazie ad essa, vengono realizzate. Il Lagorai è un insieme di montagne e vallate, di storia e di roccia, di sport e di attività all'aperto. È territorio e persone. È legame fra confini, antiche tradizioni e nuove opportunità. È la nostra finestra aperta su ciò che ci circonda. È un racconto di emozioni e sensazioni, che ven-

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Paolo Benvegnù e Marina Rei

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gono amplificate e valorizzate dalla musica. La musica è il punto focale della rassegna. È ciò che contraddistingue e alimenta l'iniziativa. Ma Lagorai d’Incanto non si ferma soltanto alla musica e chiede qualche cosa di più: vuole che lo spettatore stenda lo sguardo oltre il palco, fino alle cime più alte come la Cima d'Asta; chiede che il pubblico tenda l’orecchio anche ai suoni del Lagorai e ne osservi le sue preziose meraviglie. I cantautori coinvolti avranno modo di cimentarsi in un contesto scenico non ordinario e dal valore assoluto. Lagorai d'incanto è quindi la possibilità di incontrare la musica di cantautori di rilievo proprio nei luoghi meno antropizzati nel panorama provinciale. Sette gli appuntamenti previsti per questa edizione del Festival, che vanta un cartellone di qualità di stampo prevalentemente cantautorale. Ogni appuntamento sarà l’occasione per conoscere un'artista o una band e per apprezzarne la musica. La prima data è in program-

Luca Barbarossa

ma domenica 23 giugno presso malga Cambroncoi, fra l'Altopiano di Pinè e la Valle dei Mocheni. Alle 12 si esibirà il celebre cantautore Luca Barbarossa. In caso di maltempo il concerto è rinviato alle 17 presso il centro congressi di Pinè. Il festival proseguirà anche a luglio ed agosto, appuntamenti che Valsugana News presenterà all’interno del prossimo numero di luglio. Oltre a Luca Barbarossa, è sicura anche la presenza in agosto di Riccardo Sinigallia e dell’affiatissimo duo composto da Paolo Benvegnù e Marina Rei. Si tratta di nomi di grande levatura della musica d’autore che danno il senso di crescita qualitativa del festival. Lagorai d’Incanto è organizzato in collaborazione con i comuni di Castel Ivano, Baselga di Pinè, Pergine Valsugana, Pieve Tesino, Predazzo, Roncegno Terme e Telve di Sopra.


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Paesi e città di Sabrina Mottes

Trento città murata e le sue antiche torri Le mura difensive di Trento sono profondamente mutate nel corso dei secoli. Delle più antiche, di età romana e risalenti al III secolo d.C., rimane solo qualche traccia. Ma furono le mura duecentesche, volute dal Vanga e che si delinearono nella prima metà del XIII secolo, ad avere un’importanza decisiva per la struttura fisica, politica e sociale della città. entro a queste mura nuove, infatti, vennero progressivamente inserite nel corso del 1200 le contrade e i borghi principali, ad eccezione di San Martino e Piedicastello. E questo fu determinante per l’unità urbana e amministrativa. Si definì così il centro storico cittadino, formato da costruzioni a schiera ed orti interni. Sulle strade e sotto i portici si svolgevano attività artigianali e mercantili, mentre nei cortili trovavano spazio giardini e pertinenze. A parte gli edifici in pietra, malta e legno arricchiti di ballatoi e scale, vennero costruite in questo periodo numerose case-torri. Queste abitazioni, tipiche delle città Medievali italiane, avevano un doppio significato: da un lato rappresentavano la volontà di

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Trento, Torre Civica

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difesa del territorio; dall’altro - nella loro verticalità a guisa di castelli e rocche – simboleggiavano il desiderio di elevarsi della classe nobiliare. A Trento gli edifici di questo tipo dovevano essere assai diffusi, poiché nell’editto imperiale di Federico I Barbarossa del 1882 si imponeva ai cittadini di smantellare le torri esistenti e di non costruirne altre senza il consenso del Vescovo, ad eccezione dei nobili e dei ministeriali della Chiesa. Ancora oggi, in città e nei dintorni, se ne contano ben trenta, create con scopi diversi. Tra esse spicca la Torre Civica o di Piazza, eretta attorno all’anno 1000 accanto a Palazzo Pretorio, nella zona in cui sorgeva in periodo romano la Porta Veronensis, via di accesso da Verona. Vi trova sede la campana della Renga, che chiamava la cittadinanza alle assemblee pubbliche o per le condanne a morte, eseguite in Piazza Duomo. Sempre a guardia dell’ingresso sud, ormai privo di porta difensiva, sorse in piazza Fiera il Torrione Madruzziano o Rotonda, voluta da Ludovico Madruzzo nel XVI secolo. Torre Vanga, risalente al 1210, fu residenza fortificata dal principe vescovo Federico Vanga e venne utilizzata anche come prigione. Si trovava presso il ponte ligneo sull’antico Adige e aveva lo scopo di controllare l’accesso alla città dalla scomparsa Porta di

Torrione Mandruzzano (da il Dolomiti.it)

San Lorenzo, accesso cittadino dalla Lombardia. Posta all’ingresso settentrionale ed affacciata sull’allora porto di Trento, Torre Verde è stata costruita nel 1450 vicino alla Porta di San Martino o Germana, anch’essa smantellata. Il nome della torre è dovuto alle maioliche che ne ricoprono il tetto a cuspide gotica, che la legava alla cinta muraria del Castello. In periodo medioevale fu adibita a carcere, dove i prigionieri vivevano in ambiente umido e gravemente malsano a causa della vicinanza del fiume. Fu utilizzata anche come magazzino e, durante i conflitti, come polveriera. La Torre Aquila, eretta nel XIII secolo e posta all’estremità meridionale della cinta muraria del Castello del Buonconsiglio, difendeva la Porta Aquila, ingresso a Trento dalla Valsugana e


Paesi e città

del Massarello all’angolo tra via SS. Trinità e vicolo della Storta, che ospitò gli arcidiaconi del capitolo della cattedrale durante il Concilio. E ancora la Trento, Torre Verde Trento, Torre Aquila Torre della Tromba in via Cavour, la Benetti-Mersi dal Veneto. Nel 1300 fu chiusa ed elein Largo Carducci e la De Negri Rella vata dal Principe Vescovo Lichtenin via S. Pietro, ciascuna con la sua stein. Essa contiene il famoso “Ciclo storia e fortunatamente risparmiate dei Mesi”, complesso affresco che rapdalle grandi demolizioni del 1800. presenta la vita economica e sociale Queste ultime spazzarono via una della popolazione alla fine del 1300. gran parte delle mura. E oggi, dell’anRicordiamo ancora, tra le altre, la Torre

tica cinta muraria trentina restano solo alcuni tratti, a volte intuibili più che visibili, in alcune vie del centro storico. Solo in piazza Fiera, lungo il perimetro e nel parcheggio interrato, ne ritroviamo l’originaria bellezza in una parte consistente, sormontata da merli e coi resti della scala che portavano al passaggio di ronda. Bibliografia: Trento, Archivio Storico presso la Biblioteca Tridentum - storia di un’antica città sepolta studio topografico e urbanistico della Trento romana – Bruno Bortolameotti Immagine e struttura della città - materiali per la storia urbana di Trento - a cura di Renato Bocchi e Carlo Oradini – Editori Laterza Comune di Trento Assessorato alla Cultura settembre ottobre 1983 Le città nella storia d’Italia – Trento – Renato Bocchi e Carlo Oradini – Editori Laterza Trento Interpretazione della città – Renato Bocchi – Arti Grafiche Saturnia

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Hobby e passione di Nicola Maschio

Francesco Barni il collezionista “

in dall’origine della specie, la razza umana ha sentito il bisogno di comunicare fatti, emozioni, sensazioni ed opinioni tramite la rappresentazione grafica”. Con queste parole Francesco Barni, appassionato nonché collezionista del mondo fumettistico e non solo, accoglie gli ospiti che varcano l’ingresso di casa sua, a Pergine. Ma più che una casa, quella di Francesco è un vero e proprio “tempio del collezionismo”. Una passione senza tempo, senza età, perché come egli stesso sostiene:<<Dobbiamo smetterla di pensare che questo mondo sia legato solo ai bambini, quando invece è parte integrante anche della vita degli adulti!>>. Giusto per rendere l’idea: più di 500 action figures (i classici “modellini”, rappresentazioni in vetroresina di supereroi e personaggi vari grandi tra i 12 ed i 20 centimetri), 763 DVD e Blu-ray, ma soprattutto un innumerevole quantità di fumetti, la sua prima grande passione. <<Era il 1998 quando mi innamorai di Pinocchio, cartone animato all’epoca noleggiato da mia madre – racconta emozionato Francesco. – Da quel momento cominciai a leggere Topolino, appassionandomi poi anche al mondo dei paperi e trovando in Zio Paperone il mio personaggio preferito. Le sue avventure, quelle di un avventuriero senza età, mi accompagnarono per sei anni. Poi provai a leggere i manga, cominciando con Ken il Guerriero. Mi si aprì un nuovo mondo davanti agli occhi, con uno stile grafico esaltante e forse esagerato, ma coinvolgente. Fin quando non incontrai il mondo Mar-

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vel e Capitan America, il supereroe che vorrei essere. Altruista, leale, legato alla propria nazione, guidato da valori forti ed importanti>>. La passione di Francesco è andata via via aumentando, tant’è che dai fumetti è passato ai modellini, al merchandising, fino ad arrivare al settore cinematografico. Il numero delle pellicole in suo possesso è impressionante, ma l’idea è quella di dar vita ad una raccolta che possa essere a favore di tutti. <<Collezionare significa anche pensare a ciò che non piace personalmente, ma che ha ugualmente segnato una svolta nel mondo del cinema – ha spiegato. – Vorrei creare un qualcosa che non sia frutto solo dei miei gusti personali, ma che evidenzi i cambiamenti tra le generazioni, le pietre miliari della storia cinematografica, quei film in grado di trasmettere valori di vario genere>>. Nonostante la parte più corposa della sua collezione sia nel garage sottostante alla casa (plastificata e riposta con cura, sia chiaro), l’appartamento di Francesco è una continua scoperta. Numeri storici, pezzi rari, addirittura una rappresentazione curata nei minimi dettagli del Millennium Falcon, celebre astronave di Star Wars. E da questa passione, un’idea vincente. La prima fiera del fumetto e del cosplay del Trentino, il Pergine Comics giunto lo scorso sabato 18 maggio alla sua quarta edizione e capace di richiamare un numero sempre maggiore di curiosi o esperti

del settore tra fumettisti, collezionisti o semplici interessanti ad un modo sicuramente extra-ordinario. <<Edizioni tutte bagnate fino ad ora, visto che ha piovuto quasi sempre! – ha concluso ridendo Francesco. – Siamo però riusciti a portare quasi mille persone nel centro di Pergine, in una fiera che unisce la passione al divertimento e la voglia di stare insieme alla conoscenza. Questa mia idea ha trovato subito il supporto dell’Amministrazione locale, alla quale va un sentito ringraziamento anche per aver confermato la quinta edizione per il 2020>>. Quale sarà il prossimo pezzo che andrà ad aggiungersi alla collezione di Francesco Barni nessuno lo sa, ma probabilmente il bello è proprio questo: il piacere di una scoperta continua.

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Mezzo secolo di storia di Massimo Dalledonne

Campanili Uniti compie 50 anni ra il 1969 quando, per la prima volta, è uscito il primo numero del bollettino parrocchiale “Campanili Uniti”. Da allora è trascorso mezzo secolo, un bel compleanno, un traguardo reso possibile grazie alla felice intuizione dei parroci di allora: don Giorgio Hueller per Strigno (di cui don Rodolfo Minati, unico ancora vivente, era il cappellano), don Luigi Vanzetta per Agnedo, don Federico Sartori per Grigno, la sede parrocchiale di Ivano Fracena era vacante, don Antonio Tosi era il parroco di Ospedaletto, don Daniele Dalsasso invece di Samone, don Enrico Angeli era parroco di Scurelle, don Federico Motter di Spera, don Luigi Pisetta di Tezze e don Carmelo Boschi di Villa di

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Strigno. Il bollettino veniva stampato dalle Scuole grafiche Artigianelli di Trento. Il primo numero del bollettino contava ben 32 pagine: 15 erano dedicate alla cronaca “Voci delle Comunità”, le altre 17 si occupavano di argomenti religiosi e formativi, o ai temi di grande attualità per la Chiesa e per i laici. Tra i primi collaboratori da citare il maestro Fausto Molinari e il professore Ezio Franceschini di Villa. L’anno successivo, nel 1970, il parlamento approvò la legge sul divorzio: Campanili Uniti si schierò contro questa legge, quanto meno fino al referendum del 1974, anno in cui la legge fu confermata. Nel corso degli anni si ricordano le firme dell’allora giovane parroco don Dario Pret, Carlo Zanghellini, Ferruccio Romagna mentre una colonna fu certamente il maestro Claudio Brandalise. Per diversi anni, un gran apporto lo diede don Mario Tomaselli, parroco di Scurelle e di Ivano Fracena (e successivamente di Spera): fu lui ad organizzare il giornalino nella sua forma attuale, costruendo una vera e propria redazione, cioè una squadra che si trova a cadenza regolare. Non va poi trascurata la figura di don Gianni Chemini. Nel 1989 le copie stampate erano circa 2.000; oltre 600 venivano spedite fuori paese (413 in Italia e 200 all’estero), le rimanenti 1.400 venivano distribuite nelle nostre parrocchie. Nel corso degli anni, in tantissimi hanno dato il loro contributo a Campanili Uniti. Ora il bollettino ha rag-

giunto la ragguardevole quota di 60 pagine, la qualità della carta è nettamente migliorata, le foto sono a colori e non sono più in bianco e nero. Piace alla gente anche se ha i “suoi anni” e tiene duro grazie al grande volontariato di tutte quelle persone che forniscono foto, o di tutto coloro che scrivono, senza tralasciare i referenti dei paesi che rielaborano il materiale e senza dimenticare la redazione: e una volta stampato, Campanili Uniti passa nelle mani di quelli che si occupano della distribuzione e degli abbonamenti; non mancano poi coloro che tengono la contabilità. Ma sono i lettori che lo leggono, lo aspettano e a tenerlo ancora oggi in piedi. Oggi come allora, esattamente 50 anni fa. Mezzo secolo di storia, una storia di tanti paesi e comunità della Bassa Valsugana.


L'arte in cronaca di Massimo Dalledonne

Fratelli in musica n autunno a Tezze, poi a Grigno, nell’Antica Pieve. Due concerti da tutto esaurito, un viaggio nel tempo del mondo con Enea ed Elia Voltolini. Verrebbe proprio da dire “Due fratelli in musica” ma rischiamo di essere ripetitivi in quanto questo è anche il titolo del loro concerto che nasce all’inizio del 2018 in occasione della preparazione alla laurea magistrale in strumenti a percussione di Enea. E che, per l’occasione, ha pensato di farsi accompagnare al pianoforte dal fratello. Ma facciamo un salto nel passato. Fin da piccoli i due fratelli sono stati accompagnati dalla musica. Da quando aveva tre anni Enea andava a sentire le

prove del papà Davide quando cantava nel coro Valbronzale, uno dei più importanti della zona. E tra canti di montagna, cassette di Pink Floyd, Roger Waters, ACDC e Rolling Stones all’età di otto anni decide di iscriversi ai corsi di batteria organizzati dall’Associazione Più Che Abbastanza di Tezze. Enea capisce subito che la sua vita sarebbe stata dedicata interamente alla musica ed all’età di 14 anni Enea ed Elia Voltolini (foto di Giuliano Stefani) si iscrive al Conservatorio Bonporti di Trento. Ancora giovanissimi corsi organizzati dalla Più che Abbaesordisce come timpanista nell’Orchestanza a Tezze e fa subito capire a tutti stra I Filarmonici di Trento proseguendo le sue grandi potenzialità. la sua carriera da orchestrale esibendosi Decide di proseguire gli studi presso il in tutti i più grandi teatri nazionali. Conservatorio Bonporti a Trento sotto Durante la sua maturazione artistila guida del maestro Fabio Consoli. ca e professionale ha avuto la posIn pochi anni passa dagli studi di tecnisibilità di studiare con i più grandi ca base alle fughe del clavicembalo percussionisti del mondo, sia per ben temperato di Johan Sebastian quel che riguarda l’ambito orcheBach fino ad arrivare alle sonate di strale che solistico. Betthoven ed ai preludi di Chopin e LiAnche Elia fin da giovanissimo si stz. appassiona alla musica ma, diverIn occasione del concerto a Grigno Elia samente dal fratello maggiore, deed Enea Voltolini hanno proposto sei cide di intraprendere lo studio del brani che hanno riscosso un consenso Enea ed Elia Voltolini in concerto (foto di Giuliano Stefani) pianoforte. Anche lui si iscrive ai unanime e scroscianti applausi.

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COMUNICATO COMMERCIALE Informiamo i nostri lettori che a Levico Terme ha aperto “LA BOTTEGA DEI SOGNI – tutto per la casa e il riposo”. Un ampio e qualificato negozio all'interno del quale è possibile visitare una grande e completa esposizione di biancheria per la casa e per alberghi e tutto ciò che può servire per la salute e il benessere. Si trovano infatti, reti ortopediche, materassi sanitari, schiumati Memory, poltrone relax e piumini anallergici. Una realtà in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza.

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Qui Europa di Armando Munao’

A tutela dei consumatori Per meglio conoscere il ruolo che svolgono in Italia e in Europa le associazioni dei consumatori, abbiamo intervistato la dott.ssa Alice Rovati, rappresentante di Altroconsumo per la provincia di Trento. Un mirato dialogo, anche alla luce delle elezioni che si sono tenute per il rinnovo del Parlamento Europeo.

Dott.ssa Alice Rovati

Dott.ssa Rovati, quale ruolo giocano le associazioni di consumatori (e Altroconsumo) a livello italiano? Le associazioni dei consumatori si configurano quali enti esponenziali che difendono i diritti dei consumatori e rappresentano i loro interessi. Recepiscono le istanze della società civile, amplificando le singole vicende, proiettandole nei "palazzi del potere". Sono poi legittimate ad agire in giudizio nelle ipotesi di violazione degli interessi collettivi e dei diritti individuali dei consumatori. Altroconsumo si impegna nei confronti dei consumatori, mettendo a loro disposizione indipendenza, scientificità, il senso critico del consumo, la volontà di difendere sempre i diritti delle persone. Informa, consiglia, difende e fa risparmiare con azioni che si fanno sentire. Collabora con istitu-

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zioni, imprese, consumatori per diffondere formazione, informazione e competenze: il Festival annuale di Altroconsumo e il Festival dell'economia di Trento a cui partecipiamo ogni anno, i convegni su tematiche economiche, giuridiche e scientifiche, il dialogo sempre aperto con le università sono solo alcuni esempi. La multidisciplinarità è lo strumento che Altroconsumo mette a disposizione, la consapevolezza di tutti gli attori del mercato è l'obiettivo in cui crede.

E a livello europeo? I diritti non hanno frontiere. In tutto il mondo parliamo una sola lingua. Quella dei cittadini e dei consumatori. Facciamo parte del BEUC che raccoglie 43 organizzazioni dei consumatori in 32 paesi europei e di Consumers International che è composto da più di 200 organizzazioni in oltre 100 paesi di tutto il mondo. La nostra missione è migliorare la qualità della vita e le scelte d'acquisto delle persone.

La dimensione internazionale ci consente di essere presenti dove le decisioni vengono prese.

In che modo l’UE agisce a tutela dei consumatori? La scelta del miglior prodotto o servizio da parte dei consumatori e la necessaria protezione contro le pratiche commerciali illecite hanno iniziato ad affermarsi con sempre maggiore intensità a mano a mano che l'Europa ha iniziato ad allargare i suoi confini. La tutela dei diritti dei consumatori non poteva più essere ridotta al livello nazionale. Infatti, quando i prodotti e i servizi attraversano i confini, altrettanto deve fare la difesa del consumatore. Questo processo iniziò con l'adozione del Programma europeo per i consumatori nel 1975. Da quel momento in poi norme europee sono state scritte a favore dei consumatori generando grandi benefici per i cittadini con effetti tangibili sulla vita


Qui Europa

quotidiana, dei quali non tutti siamo consapevoli. Quali sono i campi in cui l’azione comunitaria fornisce protezione ai consumatori? Dalla sua nascita, l'Unione europea incide sulla nostra vita quotidiana. Molte delle norme vicine al consumatore che incontriamo nella nostra vita quotidiana sono state elaborate dall'UE. Non sempre ricordiamo che sono regole europee rigorose che assicurano dal campo alla tavola il rispetto di condizione di igiene e sicurezza. Un sistema di allarme rapido tra Paesi europei prevede non solo che i prodotti a rischio, di qualsiasi natura e tipo, siano tempestivamente ritirati dal mercato, ma anche gli obblighi di etichettatura che permettono ai consumatori di conoscere esattamente cosa è contenuto nel cibo e di scegliere l'azione più salutare. Tra i diritti dei consumatori tutelati dalla legislazione dell'UE figurano anche la protezione contro le pratiche commerciali sleali, come la pubblicità ingannevole e le clausole contrattuali inique, e l'obbligo di garanzie per i consumatori, grazie alle quali si possono annullare servizi entro 14 giorni dall'acquisto online o a distanza, e restituire prodotti difettosi o farli riparare. In altre parole, se oggi i consumatori godono di una maggiore protezione quando acquistano online, se possono contare su alti standard di sanità e ambientali, se beneficiano di alti livelli di privacy

e sono liberi dai costi del roaming, è perchè le istituzioni europee lo hanno reso possibile, fissando standard che sono diventati punto di riferimento per molti consumatori in tutto il mondo. A suo avviso gli italiani sono abbastanza sensibilizzati sul ruolo che svolgono le associazioni di consumatori? Negli ultimi 20 anni è aumentata la consapevolezza dei consumatori circa i loro diritti. Ma c’è ancora tanto da fare; in molti non sono a conoscenza delle norme a loro tutela introdotte dalle direttive europee. Noi associazioni di consumatori abbiamo un ruolo fondamentale per la divulgazione delle norme e per il loro rispetto da parte degli operatori di mercato. In un mondo pieno di domande, Altroconsumo vuole dare risposte, con tutti i messi a sua disposizione, a tutti i consumatori che vogliono fare scelte più consapevoli ed efficaci. L'obiettivo, quindi, è far diventare le persone protagoniste di un nuovo modo di consumare. E' insieme a loro che Altroconsumo lavora per rendere il mercato più trasparente e rispettoso, per migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi. Si sono appena concluse le ele-

zioni del Parlamento europeo. Quali sono le richieste dei consumatori al nuovo Parlamento? Insieme alle altre organizzazioni di consumatori europee abbiamo elaborato un manifesto con i cinque punti prioritari da mettere nell'agenda del nuovo euro parlamento. *INTELLIGENZA ARTIFICALE AL NOSTRO SERVIZIO; *PRODOTTI PIÙ DUREVOLI; *ETICHETTE CHIARE PER SCELTE SANE; *MEDICINE ACCESSIBILI E ECONOMICHE; *PRODOTTI SENZA SOSTANZE CHIMICHE NOCIVE. Questi 5 punti, data la loro importanza, complessità e specificità, potranno essere argomento nei prossimi numeri di Valsugana News insieme alle campagne/azioni piu’ recenti e rilevanti che Altroconsumo ha portato avanti a livello di gruppo europeo di associazioni di consumatori. In conclusione, è possibile affermare che attraverso politiche vicine ai consumatori, l'Europa potrà tornare ad essere quella casa comune sognata dai padri fondatori e Altroconsumo sarà vigile e allo stesso tempo propositivo per fare in modo che questo accada.

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L'arte in cronaca di Chiara Paoli

“Riflessi d’acqua e olio” 2° edizione

a manifestazione intitolata “Riflessi d’acqua e olio”, promossa per la prima volta dalla Proloco di Madrano e Canzolino nell’anno 2018, ritorna per una seconda edizione, volta ad animare lo specchio d’acqua e lo splendido sentiero immerso nel verde che lo circonda. Gli organizzatori dell’evento sono le sorelle Bernardi Cornelia e Nicoletta, Manuela Brugnara, Decarli Carla, Mariano Stenghel, Carla Sartori ed Enrico Tomasi. Nel pomeriggio di sabato 13 luglio, saranno circa una trentina gli artisti locali, che esporranno le loro opere lungo le sponde del lago. Ecco i nomi di quelli che hanno confermato la loro presenza: Adessi Annamaria, Berlanda Lucia, Bernardi Cornelia, Bertotti Ivo, Brugnara Manuela, Casagranda Greta, Cavalieri Claudio, Cirelli Mauro, Cordioli Manuela, Decarli Carla, Espen Nancy, Gardumi Luigi, Grossmann Hermann, Iori Cristina, Moggio Sonia, Ober Pao-

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lo, Pintarelli Mariapia, Pontalti Simonetta, Recchia Fabio, Rech Michele, Serra Antonello, Tisocco Barbara, Toldo Elisa, Tomasi Enrico, Voltolini Andrea e Zanghellini Roberta. In occasione dell’evento, Subwork, agenzia perginese specializzata in lavori subacquei, propone la possibilità per i più curiosi ed audaci, di immergersi nel lago di Canzolino, per esplorarne le profondità. Non mancano poi le proposte di attività per i più piccoli, che potranno così cimentarsi nella pittura, assieme all’artista Enrico Tomasi. Cornelia Bernardi, che lo scorso anno aveva impressionato grandi e piccini, donando agli alberi un volto umanizzato, che voleva invocare il rispetto della natura. Quest’anno l’artista vuole mettersi in gioco con un imponente lavoro di riciclo; per la sua installazione ha già raccolto circa 400 CD, ma ne servono almeno 500 e se qualcuno vuole contribuire, può ancora consegnare vecchi CD che non utilizza più, presso l’Albergo Aurora sulle sponde del lago di Canzolino. L’installazione che verrà creata potrà poi essere man mano portata a casa dai visitatori e quindi anche chi ha contribuito portando il materiale, potrà recuperarlo sotto forma di manufatto artistico. Tra le novità di questa edizione, vi sarà Raffaella Ginevrini, che si occuperà di mettere in mostra l’arte del boby painting. Si ripropone la formula dello scorso anno, con la possibilità su prenotazione, di consumare una romantica cena a lume di candela lungo il lago. Sono previste due differenti tipologie

di menù una di carne e una a base di pesce a vostra scelta. Per allietare la serata, immancabile la musica dal vivo, con un concerto del noto gruppo musicale, tributo ai Nomadi La Statale. Un evento che vuole essere un connubio di arte pittorica, scultorea e gastronomia, ma anche una ghiotta occasione per fare una passeggiata serale attorno al lago di Canzolino, che per l’occasione sarà inondato di luci. Potrete così ammirare i riflessi delle luci sull’acqua, i vigneti terrazzati che sovrastano lo specchio d’acqua e quelle antiche case rurali, costruite con la pietra, abitazioni di un tempo che fu. Per informazioni e prenotazioni: Nicoletta Bernardi - 348.50255; Mariano Stenghel- 349.5302879. In caso di condizioni meteo avverse, l’organizzazione si riserva la facoltà di posticipare l’evento.

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Media In Ph. I.Albertini

Cucina tipica e tradizionale. Possibilità di piatti vegetariani. Forno a legna per meravigliose pizze.


Casa dolce casa di Silvia Libardoni Instagram @profumi_di_buono

Cucina mon amour hhh se le cucine potessero parlare!! Chissà quante cose direbbero, e chissà quanti segreti custodiscono e che mai rivelerebbero. La cucina è quel luogo della casa dove senti che c’è calore, c’è vita e rassicurazione; quel posto dove nascono e finiscono le discussioni, dove vengono raccontati fatti quotidiani dei nostri figli, a rientro da scuola, dalla palestra, al ritorno da una serata fuori mentre noi facciamo finta di non aspettarli svegli; nascono progetti e si concretizzano, i sogni vengono espressi e magari anche realizzati. La cucina è un’amica che sa ascoltare e capire i nostri pensieri. Non ti giudica se apri troppe volte il frigo, non ti

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guarda se sei vestita alla moda, non vede quei rotolini in più sulla pancia. Lei c’è, sempre. Non è rassicurante?! Vivo molto la cucina, sperimentando nuove ricette mentre i miei figli mi corrono tra le gambe o rubano qualche ingrediente per poi scappare sotto il tavolo divertiti. Succedono molte cose qui dentro, la mattina appena sveglio mi piace viverla nel suo silenzio, con una tazza di caffè bollente in mano e con i pensieri ancora annebbiati dal sonno. In questo articolo voglio renderle omaggio, perché solo lei basterebbe a fare casa, perché solo lei è in grado di mettere tutti d’accordo seduti a un tavolo. Quando ho le mie “paturnie” so che posso affidarmi a lei, rispettosa come solo una vera padrona di

casa sa fare, mi lascia provare, inventare nuove ricette, collaudarne altre rendendole migliori, posso permettermi di sbagliare e di rifare, lei capisce. Se chiudo gli occhi ci sono molti profumi cha associo a lei, ma il primo sicuramente è quello della cannella. Forse perché sono entrata in questa nuova casa proprio nel periodo di Natale e le prime sperimentazioni qui erano proprio con questa spezia. Voglio onorarla con una ricetta a me molto cara che, assaggiandone ogni pezzo, mi riporta da lei, a casa. Quindi chissà che qualcuno leggendo il mio articolo e sente che le mie parole possono essere capite, possa ripeterla sentendo l’amore che cerco di trasmettere.

Pane alla cannella 450 gr FARINA BIANCA 00 1 CUBETTO DI LIEVITO FRESCO 225 ml DI LATTE 60 gr DI BURRO SCIOLTO E LASCIATO A RAFFREDDARE SALE un pizzico 60 gr ZUCCHERO + altri 65 gr per la farcitura interna UN CUCCHIAIO DI CANNELLA

PROCEDIMENTO:

to di lievito sbriciolato, il Impastare per almeno 9/10 minuti la farina con il cubet e il pizzico di sale. ero latte, il burro precedentemente raffreddato, lo zucch to da un canovaccio e coper re Una volta formato un bel panetto lasciarlo lievita in un luogo tiepido per almeno due ore. matterello realizzando Al termine della lievitazione stendere l’impasto con un mescolato alla cannella gr) (65 un rettangolo e spolverizzarci sopra lo zucchero e distribuito per tutto l’impasto. corto formando un rotoFacendo attenzione arrotolare l’impasto per il lato più da carta da forno e larto lo che adagerete in uno stampo da plumcake ricope i. sciatelo lievitare ulteriormente per altri 30/40 minut i. Infornare in forno statico già caldo a 185° per 35/40 minut avvolgente e calmo profu un Già metà cottura la vostra cucina si inonderà di a volta, aperto il quest che te do, voi chiudete gli occhi, inspirate a fondo e lascia forno, sia proprio la vostra cucina a parlarvi.

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28, 29, e 30 giugno grande festa per la nuova caserma di Armando Munao’

I pompieri di Roncegno ’origine del servizio antincendio a Roncegno Terme si sviluppa nella seconda metà dell’800: documenti inviati dal Comune di Roncegno al Capitanato tirolese di Borgo attestano, a partire dal 1854, la presenza dei sovrastanti gli incendi e della relativa attrezzatura impiegata per l’estinguere l’elemento divoratore. I vari comuni infatti in quegli anni dovevano ottemperare a delle direttive impartite dall’impero austroungarico, che tentava di dare forma ad un sistema di prevenzione, per ridurre il numero degli incendi che in quegli anni erano aumentati a dismisura.

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Foto storica dei pompieri di Roncegno scattata appena dopo il 1° conflitto mondiale

Tale organizzazione era di fatto un embrione di quello che qualche anno più tardi sarebbe divenuto, tramite la promulgazione degli statuti ufficiali dei vari corpi, uno dei sistemi di prevenzione più efficienti di sempre. Lo statuto di Roncegno verrà depositato per formare in maniera ufficiale il Corpo dei pompieri nel 1877. La sede sin dall’inizio della loro storia e fino al 2018 è stata l’avvolto dell’edificio comunale. Gli inventari dell’attrezzatura del 1856, ci dicono infatti che gli sbrizzetti, le sacche ed i detti da portare a mano per estinguere gli incendi erano conservati in tale luogo.

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Svariate generazioni di vigili del fuoco, e numerose amministrazioni comunali hanno tentato di fornire una sede più consona alla corporazione Roncegnese, ma soltanto a partire dagli anni 2000 i progetti hanno potuto vedere delle evoluzioni concrete. E’ così che sotto la guida dell’ex comandante Luca Conci (ora vice ispettore distrettuale) e delle giunte susseguitesi nell’ultimo ventennio – ultima delle quali quella capeggiata dal sindaco Montibeller Mirko- si è riusciti a portare a termine quest’importante opera. E oggi i nostri “angeli custodi” hanno una nuova caserma. Una funzionale struttura che può vantare degli ampi spazi destinati all’autorimessa, nonché agli spogliatoi dei vigili. Un ufficio dove conservare la documentazione; uno spogliatoio per i vigili allievi, affiancato da una stanza dormitorio destinata ad essere impiegata in caso di emergenze. Al terzo piano è invece presente una sala riunioni , che i vigili del fuoco metteranno a disposizione anche alle altre associazioni del paese. Ad oggi i vigili del fuoco di Roncegno sono composti da 30 elementi effettivi, 3 vigili onorari, 6 vigili allievi e dal 2018 sono capeggiati dal comandante Sergio Dalledonne supportato dal vice comandante Zottele Walter. Uno dei primi obiettivi di questo nuovo direttivo, insediatosi poco più di un anno fa è stato quello di pianificare le ultime attività per la sistemazione della struttura; azioni necessarie al fine di poter poi procedere all’inaugurazione ufficiale dell’opera stessa. E approfittando della compresenza

della sagra patronale dei SS. Pietro e Paolo di Roncegno Terme, nei giorni 28 29 30 giugno, è stata previsto il taglio del nastro. Al fine di presentare la storia del Corpo, ma anche del paese termale è stata organizzata nel salone al III piano, una mostra dal titolo “Roncegno ed i Pompieri: “Viaggio nella storia del Corpo e del Paese termale”. I visitatori non solo potranno ammirare i documenti storici del corpo di Roncegno, ma anche fotografie e cartoline d’epoca di Roncegno. Saranno inoltre presenti numerose divise, oggetti ed attrezzi storici, provenienti da vari corpi della Valsugana, coinvolti ad hoc per l’occa-


28, 29, e 30 giugno grande festa per la nuova caserma

Sergio Dalledonne

sione. La mostra aprirà ufficialmente venerdì 28 giugno alle ore 17 e sarà aperta fino al giorno 30 giugno. Il programma prevede: Nelle serata di venerdì oltre a forniti stand gastronomici, sarà organizzata una “festa” danzante con le fisarmoniche di Fabio e Mirko. Sabato, alle 14.00 si apriranno le dan-

ze della “Pompieropoli”, Vigili Roncegno in addestramento davanti alla nuova caserma un percorso per bambini di avvicinamento al mondo dei VVF Volontari, dove i piccoli si potranno divertire, ma anche mettersi alla prova con delle attività stimolanti. La serata verrà conclusa in bellezza con l’atteso concerto del gruppo folk Glockenthurm, con musica folk in dialetto valla valle e il pranzo organizzato in colsuganotto. laborazione con i ragazzi dell’istituto La festa toccherà il suo apice domenialberghiero di Levico Terme. Nel poca 30 giugno a partire dalle 09.30 con meriggio ci sarà musica con la fisarla S. Messa organizzata nella nuova monica di Leonardo, ed a seguire, alle caserma VVF, che sarà seguita delle 22 avrà luogo l’estrazione della lottemanovre dimostrative che coinvolgeria VVF. ranno altri corpi dei VVF Volontari del-

SCURELLE

Scurelle e kennelbach insieme da dieci anni n occasione della recente festa del pompiere, a Scurelle c’è stata anche l’occasione per ricordare i 10 anni dalla sottoscrizione del patto di gemellaggio fra la comunità valsuganotta e quella di Kennelbach. A fare gli onori di casa il sindaco Fulvio Ropelato che ha accolto il collega austriaco Peter Halder, il suo predecessore Hans Bertsch, e la numerosa delegazione arrivata dal Vorarlberg. Nella seconda metà del 1800 molte persone dal Trentino e dalla Valsugana migrarono verso i centri maggiori di quella regione che al tempo faceva parte dell'Impero d'Austria. Bludenz, Feldkirch, Dornbirn, Hard, Bregenz divennero le mete di questi viaggi della speranza per cercare un futuro migliore. Un terzo degli abitanti di Kennelbach,alla fine dell’800, era di lingua italiana, proveniente dal Trentino e dalla Valsugana in particolare. Un primo incontro avvenne nel 1997 tra il dott. Sinz, già sindaco di Kennelbach, e l'allora Sindaco Roberto Micheli. Poi vennero a galla i profondi legami, iniziarono gli scambi culturali fra le varie associazioni e le scuole e nel settembre del 2009 veniva dato una veste istituzionale a questi rapporti con la sottoscrizione del patto di Gemellaggio. “Rapporti veri ed importanti perchè fondati sul ricordo ed il rispetto della storia comune scritta dai nostri avi ma nello stesso tempo rivolti anche al futuro per creare una maggior consapevolezza dell'essere popoli di un'unica Europa”. Così il sindaco Fulvio Ropelato in occasione del momento ufficiale, sotto il teatro tenda nel piazzale del magazzino dei vigili del fuoco. Tra musica, tanta, ricordi ed esibizioni canore c’è stato anche il tempo per consegnare a Renato Delladio una targa ricordo “per l’instancabile attività profusa dal 1997 a favore della crescita dei rapporti interculturali fra le due Comunità”. (D.M.)

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In collaborazione con TERRE DEL LAGORAI

di Maurizio Cristini

Variazioni delle sue caratteristiche nel tempo e principali difetti

Composizione del vino razie ad un'analisi chimica, si può valutare la presenza quali-quantitativa dei componenti di un vino. La percentuale media dei principali componenti è riportata di seguito (grammi di sostanza indicata/litro di vino): Acqua 850 ÷ 930 - Etanolo 70 ÷ 115 - Acidità totale 6 ÷ 8 Acidità volatile (come acido acetico) 0,1 ÷ 1 - Sostanze coloranti 2,5 ÷4 Sostanze minerali 2,0 ÷ 3,5 Ovviamente tali valori possono oscillare tra due limiti (minimo e massimo) per vari motivi, quali il tipo di uve di partenza, il tipo di vino che se ne è ricavato, le metodiche produttive e di conservazione, l'età del vino. Se la fermentazione malo-lattica è la prima causa di variazione di sapore dei vini rossi (che divengono più o meno morbidi o equilibrati), nelle fasi di invecchiamento il colore degli stessi subisce una lenta evoluzione, passando dal rosso violaceo tipico dei vini giovani, al rosso mattone-arancio di quelli più vecchi. Tale fenomeno è legato alla scomparsa degli antociani (violacei) nel vino e alla comparsa di prodotti di ossidazione dei tannini (giallo-bruni). Analogamente, nei vini bianchi il colore nel tempo passa dal giallo-verdognolo al giallo ca-

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rico e poi al bruno per progressiva ossidazione delle sostanze coloranti (leucoantociani e catechine) derivate dalle bucce delle uve bianche: per tale motivo sul queste uve si attua quasi esclusivamente la vinificazione in bianco, separando subito le bucce dal mosto. Anche l'odore dei vini cambia nel tempo: un vino nuovo, giovane, ha un tipico odore definito “vinoso” che gli deriva da aromi primari provenienti dall'uva da cui è stato ottenuto e da aromi secondari sviluppatisi durante la fermentazione alcoolica. Presto però il vino perde questa vinosità per arricchirsi di sentori e sfumature (di frutta fresca, in particolare nei bianchi) oppure floreali e vegetali che nel tempo evolveranno verso caratteristiche di frutta matura o confettura (specie nei rossi). Ma sarà solo nell'affinamento in bottiglia che il vino acquisirà un carattere più complesso e definitivo di aromi legato all'ambiente riducente (povero di ossigeno) della bottiglia chiusa, che porterà alla formazione di aldeidi, esteri ed acetali odorosi, conferendo al vino profumi di banana, ananas, frutta cotta, lampone, ecc., nell'insieme definito bouquet. Tralasciando le alterazioni dei vini, i principali difetti che portano a modifiche del loro odore e sapore di-

pendono di solito da cattivo stato qualitativo dei recipienti vinari e da scarsa pulizia nelle operazioni di cantina. L'odore di tappo è il più comune dei difetti riscontrabili in un vino ed è riportabile all'infestazione delle spore del fungo Armillaria mellea (chiodino) che ha attaccato la corteccia delle querce da sughero dalle quali sono stati ricavati i tappi. La fioretta è invece una malattia causata da lieviti che attaccano vini di scarsa alcoolicità formando sulla superficie del vino uno strato (o un velo) rugoso e biancastro: il vino ne risulta alterato negli aromi (che si attenuano) e nel gusto (che si appiattisce per la diminuzione di acidità e alcool). L'acescenza (o spunto) è un' altra malattia, causata da batteri del genere Acetobacter che attaccano vini con poco alcool (che trasformano in acido acetico e acqua), a volte già colpiti da fioretta o lasciati a lungo in recipienti scolmi: il vino presenta in superficie un velo viscido più o meno spesso, che col tempo affonda formando la cosiddetta “madre dell'aceto”. Il vino diventa aspro, con sapore leggermente bruciante (per la presenza di acido acetico) e con odore pungente, caratteristico e legato alla formazione di acetato di etile.

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CENTRO SERVIZI CONTABILI sas Dottore Commercialista Revisore Contabile

ELABORAZIONE CONTABILE DEI DATI ED ALTRI SERVIZI INTEGRATI ALLA IMPRESE La dott.ssa SERENA MARIN è iscritta all'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili per la circoscrizione di Trento e Rovereto nonchè Albo dei Revisori contabili. Componente di Collegi Sindacali e Presidente di Comitati di Controllo, ha collaborato, in qualità di assistente, alla cattedra di Diritto Tributario presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trento. Ha svolto attività d'insegnamento per la Scuola Superiore dell’economia e della Finanze “Ezio Vanoni”.

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A parere mio di Irene Chin

La fake news della Seconda Guerra risaputo che la Seconda Guerra Mondiale sia il prodotto della rottura dei fragili equilibri tra gli stati europei, ma solo pochi sanno che in realtà il suo scoppio è legato a una delle più grandi fake news della storia che si propagò in tutta Europa in pochissimo tempo. Tutti noi abbiamo studiato sui libri di storia che Hitler voleva espandersi per poter dare al popolo tedesco il Lebensraum, lo spazio vitale, quindi decise di conquistare la Polonia, ma il suo obiettivo era quello di apparire aggredito e non aggressore, così ideò l'operazione Himmler. Questa operazione segreta aveva lo scopo di far credere al mondo che fossero stati i polacchi ad attaccare i tedeschi, i quali si sarebbero visti costretti a difendersi. Il piano segreto prevedeva che alcune SS travestite con uniformi polacche simulassero un attacco, facendo irruzione nella stazione radio tedesca di Gleiwitz al confine con la Polonia e

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lanciare un messaggio radio antinazista, incitando la popolazione alla rivolta. L'operazione andò a buon fine, il giorno seguente i media erano in fiamme e lo stesso Hitler ideatore dell’inganno, favorì la veloce diffusione della fake news e approfittò della situazione per mobilitare le truppe sul confine e attaccare la Polonia, facendo così apparire la sua folle corsa alla conquista del Lebensraum come legittima difesa. Il 1° settembre dell'anno 1939 Hitler invase la Polonia e il 3 settembre Inghilterra e Francia dichiararono guerra alla Germania, provocando lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Le circostanze e il clima creato dal regime nazista, basato sul “non porsi troppe domande”, permisero alla fake news di avere totale sopravvento sulla realtà e sulla capacità di ragionare delle persone, le quali formavano una società in cui vigeva il “pensiero unico”, ormai completamente confor-

me alle ideologie del regime. Se l’accecamento ideologico fosse stato minore il popolo tedesco avrebbe potuto rendersi conto che il semplice attacco di appena 7 polacchi al confine, non avrebbe portato alla mobilitazione di più di 60 divisioni dell'esercito tedesco e capire che in realtà quel piccolo raid era solo un pretesto per portare avanti la politica malata di un folle, che avrebbe trascinato prima il popolo tedesco e poi tutta l'Europa nell'oscuro abisso della guerra, dell'odio e della violenza.

IN VALSUGANA

Piano sociale Valsugana e Tesino rende forma il Piano Sociale della Comunità Valsugana e Tesino. Dopo il via libera del comitato esecutivo, anche il consiglio di Comunità ha approvato il documento finale. “Con questo documento – ricorda la vicepresidente Giuliana Gilli - si ridisegna e ridefinisce il sistema integrato dei servizi sociali in riferimento alla governance, ai bisogni espressi, alle azioni prioritarie da perseguire attraverso il consolidamento e l’innovazione del welfare e compatibilmente con le risorse economiche a disposizione. In questo processo abbiamo considerato fondamentali l’assunzione e l’esercizio di responsabilità reciproche concretizzabili attraverso il dialogo, il confronto critico e la mediazione costruttiva. nella consapevolezza che costruire il benessere collettivo significa creare una comunità responsabile, generativa, accogliente e inclusiva”. Il nuovo Piano Sociale verrà fatto conoscere con la distribuzione di brochure a tutte le famiglie. Soddisfatta anche la responsabile del Settore sociale della Comunità Maria Angela Zadra. “A breve verrà definito un crono programma degli interventi da mettere in atto impostando un nuovo lavoro partecipato col territorio per declinare le azioni del Piano in iniziative e progetti che costituiranno l’ossatura del lavoro sociale dei prossimi anni. Ora e il momento di passare all’azione, con il piano attuativo e la costituzione di gruppi integrati di lavoro che si occuperanno di programmare le attività, realizzarle e valutarle, nell’ottica dell’empowerment e della generatività”. (M.D.)

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Medicina & Salute

di Erica Zanghellini *

I giovani e la droga

Il rapporto tra giovani e droga si è modificato nel tempo. Oggi giorno infatti, si trovano sul mercato nero droghe sintetiche con effetti devastanti, dove può essere difficile anche solo individuare le sostanze che le compongono. In aggiunta, sempre di più, si rileva una superficialità nello sceglier che sostanza usare da parte dei giovani, tanto che sembra che ormai l’unica cosa ricercata sia sballarsi, non importa a che rischio. ’adolescenza è l’età più delicata. E’ in questo periodo che va a formarsi e consolidarsi la nostra struttura di personalità e non solo. Dai 13 ai 25 anni dal punto di vista neurobiologico il nostro cervello si modella e assume la struttura che poi ci porteremo dietro per tutta la nostra vita. E’ questo il tempo delle conferme o meno di chi sono, di che valori ho, cosa mi piace e cosa no. Come potete facilmente capire e/o ricordare in questa fase evolutiva si è estremamente vulnerabili e si può incappare in veri e propri pericoli. Uno di questi, è proprio la dipendenza da droghe. Basta essere aggiornati per verificare quanto per il Trentino sia una emergenza in costante crescita.

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Le ultime inchieste riportano una vera e propria piaga per l’uso di cocaina ed eroina e che il primo utilizzo avviene sempre in età più precoce. Dobbiamo corre subito ai ripari, programmare degli interventi specifici e parlare con i nostri figli di questo pericolo come primo passo. Se è vero che possiamo provare uno “sballo” dobbiamo renderli coscienti che il prezzo da pagare è una dipendenza fisica e psicologica. Che quest’ultima spesso, soprattutto per alcuni tipi di droga, è la forma di dipendenza più difficile da sconfiggere. Che questo tipo di sostanze possono provocare danni irreversibili al cervello e che nei casi più gravi hanno provocato anche delle morti.

Dobbiamo inoltre individuare tutti gli adolescenti a rischio o che sono incappati in questa difficoltà e cercare di capire perché. Cosa li ha spinti a farne uso? Quel è il bisogno? Gli addetti ai lavori sanno bene che anche dietro la scelta del tipo di sostanza si può celare un specifico bisogno da colmare e non solo… dobbiamo essere coscienti noi adulti, che spesso il primo approccio alle sostanze stupefacenti avviene con molto superficialità e con l’idea di cercare una dimensione diversa dalla quotidianità. Non solo, i dati ci stanno ad indicare che un’altra motivazione per cui i ragazzi sperimentano le sostanze è il cercare di facilitare la loro integrazione


Medicina & Salute

con il proprio gruppo dei pari. Si è visto che spesso alla base si riscontra in chi ne fa uso, bassa autostima, insicurezza, ansia o depressione. Noi genitori abbiamo un compito importante, cerchiamo di sensibilizzare i nostri figli rispetto a questo argomento. E’ l’unico modo che abbiamo per far prevenzione. Spieghiamoli tutti i contro delle droghe, che il diventare dipendente da una sostanza crea grossi problemi. Che anche se, nel breve termine ci sembra di aver risolto il nostro problema, oppure evadiamo dalla realtà, alla lunga non sarà così. Che ci sono modi diversi per far fronte alla vita. Dobbiamo renderli coscienti che frasi come “smetto quando voglio”, hanno il tempo che trovano. C’è una dipenden-

za fisica con cui fare i conti. Da dentro può sembrare di avere tutto sotto controllo, ma il nostro corpo si abitua a quella sostanza e addirittura può assuefarsi per cui richiederne sempre quantità maggiori per provare lo stesso sballo. Certe cose non si possono controllare e questo è uno di quei casi. Cerchiamo di stare attenti e se notiamo segnali quali eccessiva stanchezza e/o sonnolenza, vediamo atteggiamenti di progressiva chiusura nei nostri confronti, o magari che il rendimento scolastico si modifica o ancora, che le richieste di denaro sono costanti, facciamo attenzione. Questi possono essere piccoli segnali che ci possono e ci devono mettere in allerta. Così come sbalzi d’umore frequenti o scoppi di aggressività. Possiamo cercare di

verificare anche la presenza di una serie di “sintomi fisici” quali alterazioni delle pupille, iperidrosi, alterazioni dell’alimentazione o del sonno. Certo non è facile affrontare queste situazioni, ma ricordiamoci che uscirne è possibile. Prima individuiamo le situazioni problematiche, prima si interviene con i vari professionisti del settore, prima si può superare questa difficoltà. Questo è il caso in cui la tempestività dell’intervento fa la differenza, per cui se vi trovate in questa situazione non abbiate paura, chiedete aiuto. *Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675

BORGO VALSUGANA

Nuovo punto Info l nuovo punto info dell’Apt Valsugana Lagorai è solo la punta dell’iceberg di un progetto più complessivo per la riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico. E’ stato inaugurato, nelle scorse settimane, sul Corso Ausugum. Soddisfatto il presidente dell’Apt Valsugana Denis Pasqualin visto che, a causa dei lavori di rifacimento dell’arredo urbano, l’ufficio di Borgo in piazza Degasperi da diversi mesi risulta difficile da raggiungere per turisti e residenti. “Il nuovo punto info estivo sul Corso Ausugum sarà aperto tutti i giorni, da giugno a settembre, e sarà un preciso punto di riferimento non solo per i turisti che già iniziano a passeggiare per le vie della cittadina valsuganotta, ma anche per tutti i residenti che avranno la possibilità avvicinarsi ulteriormente alle iniziative e all’offerta del territorio che abitano e vivono”. Un servizio aggiuntivo a favore dei visitatori, ma non solo. La postazione infatti metterà in evidenza le peculiarità della vallata, le sue attrattive e gli eventi, ricchezze che non sono prerogativa esclusiva dei turisti, ma che prima di tutto appartengono a chi questa destinazione la vive tutto l’anno. “Quello che abbiamo messo in campo – continua Denis Pasqualin – è un progetto che mira ad animare il centro storico avvicinando ulteriormente la comunità valsuganotta a tutto ciò che l’industria del turismo locale ha da offrire. Perché il turismo è un valore che include molte realtà diverse e riuscire a fare rete viaggiando verso un unico obiettivo comune è un passo fondamentale per alimentare lo sviluppo turistico di una destinazione dal grande potenziale, come la Valsugana”. (M.D.)

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Medicina & Salute di Elisa Corni

Lo sviluppo della vista nei neonati siste un senso senza il quale ci sentiamo persi: è la vista. Preziosa per capire dove ci troviamo, quali sono i pericoli che ci circondano, come interagire con l’esterno e con gli altri esseri umani ma anche per definire la nostra essenza. Ebbene, quando siamo nati eravamo tutti “orbi”: la vista, infatti, è un senso che si sviluppa soprattutto dopo la nascita.La cosa non deve certo stupirci: prima di “venire al mondo” i bambini passano il tempo in un ambiente chiuso e buio, la pancia della mamma, nel quale gli stimoli visivi sono ben pochi. Però già nel grembo materno gli occhi di un bambino sono sensibili alla luce. Lo prova il fatto che al settimo mese di gravidanza, se si fa lampeggiare una luce potente sull’addome della mamma durante un esame ecografico, il feto risponde a questa stimolazione socchiudendo le palpebre. Una lieve luce rossa filtra attraverso pelle e organi, ma non è certo sufficiente a stimolare i nostri occhi. Ma anche una volta usciti, i bambini rimangono per lungo tempo incapaci di vedere determinate cosa. Sì, perché nasciamo tutti miopi. Del

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resto tutto ciò che interessa un bambino appena nato si trova a pochi centimetri dal suo naso: il seno della madre e, al massimo, il suo volto. Tutto il resto è irrilevante per le prime settimane di vita. Per questo motivo i bebè mostrano interesse per gli oggetti di forma tonda e molto contrastati (i capezzoli hanno esattamente queste caratteristiche!); i neonati vedono in bianco e nero. Negli ultimi anni si è sviluppata l’attenzione per questo aspetto e sempre più case produttrici vendono giocattoli in bianco e nero per le prime interazioni del bambino con il mondo che lo circonda. Con il passare dei giorni, lentamente, accadono due processi che, simultaneamente, danno l’avvio a un processo inarrestabile e che porterà il bambino a vedere chiaramente. Da un lato l’esposizione alla luce stimolerà l’attenzione del bambino che, finalmente, non vedrà solo buio e rosso, ma anche oggetti in movimento e fermi. Dall’altra coni e bastoncelli, i ricettori all’interno del nostro occhio, si attiveranno permettendogli di distinguere sempre più dettagli e particolari. Con-

temporaneamente il cristallino, la parte dell’occhio in grado di mettere a fuoco ciò che vediamo, sviluppa la sua mobilità permettendo una messa a fuoco sempre più ampia. A un mese di vita il bebè è in grado di riconoscere un volto: l’ovale con gli occhi sono per lui collegati a chi si occupa di lui: la mamma, il papà, un adulto in generale. Bisognerà però aspettare i due mesi di vita perché anche gli altri dettagli del volto assumano interesse per il nuovo arrivato. Nel frattempo, però, ha iniziato a interessarsi anche agli oggetti che lo circondano: segue il loro movimento, li fissa, li osserva. Prima di riuscire ad afferrarli, coordinando occhio e mano, deve aspettare di raggiungere i 4-6 mesi, età nella quale lo spettro dei colori percepiti si arricchisce notevolmente. A 10-12 mesi finalmente i bambini sviluppano il senso di tridimensionalità: il mondo non è più piatto e gli oggetti possono essere scoperti ed indagati: la vista si affina sempre di più e ormai il bambino ci vede. Solo attorno all’anno di età si può considerare terminato il processo di sviluppo della vista.



Medicina & Salute di Laura Fratini *

Cos’è la rabbia? Perche ci arrabbiamo? i tratta di un'emozione primordiale, che deriva dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ ambiente in cui ci si trova e ha una funzione adattiva. Quando ci arrabbiamo, l’emozione che sentiamo ci comunica che abbiamo subito un ingiustizia, oppure crediamo di averla subita. Se noi osserviamo un bebè, potremmo notare che esprime un dissenso urlano o lanciando oggetti. Questo ci dice che la rabbia è una delle emozione innate, che abbiamo dalla nascita e come tale rimarrà con noi per sempre subendo delle sostanziali modifiche durante la nostra maturazione. La rabbia mostra un andamento sinusoidale, a volte ha dei picchi in eccesso chiamati collera, esasperazione, furore e ira, oppure in difetto, di intensità minore, e li definiamo irritazione, fastidio, impazienza. In ogni caso si tratta di una risposta emotiva intensa ma transitoria, che si protrae per brevi momenti. Quali sono i segnali principali della rabbia e come si comporta il nostro organismo: L'aggrottare violento della fronte e delle sopracciglia e lo scoprire e digrignare i denti, rappresentano le modificazioni sintomatiche del viso che meglio esprimono l'emozione della rabbia. Tutta la muscolatura del corpo può estendersi fino all'immobilità. Le sensazioni soggettive più frequenti possono essere: la paura di perdere il controllo, l'irrigidimento della muscolatura, l'irrequietezza ed il calore. La voce si fa più intensa, il tono sibilante, stridulo e minaccioso. L'organismo si prepara all'azione, all'attacco e all'aggressione. Le variazioni psicofisiologiche sono quelle tipiche di una forte attivazione

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del sistema nervoso autonomo simpatico, ossia: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell'irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione. Quando la rabbia diventa disadattiva? In linea generare si può parlare di una rabbia disadattiva, disfunzionale o patologica, quando crea sofferenza individuale, oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi. Spesso la rabbia ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi poiché non ci permette di pensare razionalmente alla situazione e ci porta a reagire di impulso, provocando spesso malumori e discussioni con gli altri, tanto che studi dimostrano che la rabbia è una delle emozioni maggiormente responsabili della rottura delle relazioni.

Cosa è meglio fare per gestire quest’emozione utile ma allo stesso tempo minacciosa? Uno studio ha dimostrato come per diminuire e gestire meglio la rabbia sia preferibile restare fermi finché l'emozione passa anziché sfogarsi fisicamen-

te. Secondo la psicologia cognitiva, interrogarsi e fermarci un attimo invece di agire d’impulso è a strada giusta per contribuire al cambiamento del nostro modo di reagire. Alcuni esempi: • Il modo in cui sto interpretando l’evento è l’unico possibile? • Esistono altri modi di vedere la situazione? • L’altra persona voleva davvero farmi un torto? • Ci sono altre emozioni nascoste dietro alla mia rabbia? Paura di rimanere da solo? Impotenza? Debolezza? Rispondere a queste domande e vedere nero su bianco i nostri pensieri potrebbe essere gia un primo passo per stare meglio. Il professor Brad Bushman (Professore di Psicologia presso la School of Communication, professore dell'Ohio State University, Margaret Hall e Robert Randal Rinehart Chair of Mass Communication) sostiene che ‘’ Non è detto che una cosa sia positiva solo perché ti fa stare bene’’, quindi facciamo attenzione a sostenere l’utilità dello sfogo solo perché immediatamente dopo ci sentiamo meglio. In uno studio da lui condotto si è rilevato quanto la capacità di ‘’stare’’ e poi calmarsi sia più costruttiva, a lungo termine, che il concetto di catarsi. Questo fa pensare che in qualche misura, soprattutto per le cose che ci stressano nel quotidiano, la soluzione possa davvero essere imparare a lasciarsi in pace. *dott.ssa Laura Fratini Psicologa - Psicoterapeuta Studio, Piazzale Europa n°7 - Trento Tel. 3392365808


In collaborazione con le Farmacie De Prez e Romanese – Levico Terme

Gli integratori alimentari Tutti gli sportivi, siano essi agonisti o amatoriali, hanno una caratteristica che li accomuna ovvero praticano una corretta alimentazione e, non di rado, assumono integratori nutrizionali di vario tipo. Il tutto per aumentare le proprie performance o per essere più in forma. n Italia il giro d’affari legato a questo settore e riferito al 2016 sembra essere superiore ai 2 miliardi di euro l’anno. E di questo totale oltre il 50% è occupato proprio dagli integratori “energetici” a base di aminoacidi, vitamine e sali minerali. Prodotti questi largamente venduti liberamente in farmacia, erboristeria e negozi sportivi. Purtroppo in questi ultimi anni con l’avvento degli acquisti online la situazione è decisamente cambiata perché sovente la pubblicità via web risulta essere ingannevole e non sicura, specialmente per coloro i quali praticano sport a livello agonistico. Purtroppo, le specifiche offerte non sempre provengono da fonti certi e affidabili perché non di rado questi prodotti sono venduti senza la necessaria autorizzazione da parte del Ministero della Salute o del competente ufficio. A tal proposito è utile evidenziare che La commercializzazione di integratori alimentari per sportivi può infatti avvenire solo dopo una “notifica preventiva di etichetta” al Ministero. Ed è bene, anzi

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indispensabile, sapere che gli integratori di qualsiasi natura e tipo, uniti a una equilibrata e idonea alimentazione, DEVONO essere prescritti dal medico oppure, in alternativa, affidarsi ai consigli del proprio farmacista evitando, quindi, il famoso e dannoso “fai da te”. Solo in questo modo si è certo di non farsi frodare e magari acquistare prodotti dannosi per la propria salute. Le prestazioni atletiche, specialmente quelle a livello agonistico, comportano un elevato lavoro muscolare, sudorazione intensa e grande consumo energetico e quindi la perdita di vitamine, proteine e sali minerali, dovuti allo sport o all’affaticamento, può richiedere una giusta integrazione di nutrienti che solo il medico dello sport, il farmacista o il nutrizionista, in base alle caratteristiche dell’atleta e della pratica sportiva praticata, possono decidere quale integratore somministrare, la quantità dello stesso e la durata dell’assunzione. Per chi invece pratica sport o qualsiasi attività a livello amatoriale, se-

condo moltissimi esperti del settore, non ha necessità di utilizzare integratori per l’attività sportiva, salvo diversa prescrizione medica o appropriato consiglio del farmacista. Per loro basta un giusta ed equilibrata alimentazione che deve però contenere tutti i principi nutritivi (carboidrati, grassi, vitamine e sali minerali) in grado di fornire il giusto apporto calorico ed energetico.

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In collaborazione con Pet Soap - Borgo Valsugana

La pulizia del cane econdo gli esperti del settore, occuparsi personalmente della bellezza e pulizia del proprio cane può essere impegnativo, ma serve anche a stabilire un particolare legame tra padrone e il cane, perché quest’ultimo apprezza questa particolare attenzione. E’ vero che occorre sempre rispettare i consigli di chi di toelettatura e pulizia animale se ne intende, ma ogni tanto, dopo aver appreso i giusti consigli, potrebbe essere una particolare piacevole abitudine per entrambi. E’ bene ricordarsi che l’igiene del cane inizia con il bagno, operazione indispensabile per la sua pulizia. Ma quante volte si deve fare? La periodicità non solo dipende da suo pelo, ma anche dalle giuste indicazioni avute dal veterinario o da parte degli esperti del settore. E’ bene ricordarsi che troppi lavaggi

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possono seccare la pelle e possono predisporre ad allergie e a volte anche a eczemi. Le uniche accortezze vanno riservate alla temperatura dell’acqua e al detergente che deve essere delicato per non alterare il ph della pelle del cane. Anche in questo caso rivolgersi sempre agli esperti di toelettatura. Prima di fare il bagno al vostro cane è bene usare del cotone idrofilo da mettere nelle orecchie per evitare l’introduzione dell’acqua. Di poi rivolgere l’attenzione al pelo: se è medio o lungo andrebbe prima spazzolato con cura per rimuovere il mantello morto. A proposito delle orecchie, buona abitudine è quella di controllarle periodicamente poiché se presentano fuoriuscite di liquidi, arrossamenti o graffi è bene rivolgersi al veterinario. Le orecchie, inoltre possono nascondere parassiti vari, fra

cui zecche e altri dannosi animali che possono insidiarsi durante le passeggiate. Per il cerume, invece, è indispensabile rimuoverlo periodicamente, ma non durante il bagno e con acqua corrente. E NO ai famosi bastoncini di cotone usati dall’uomo: All’uopo si può procedere con un apposito detergente per cani o, al limite, con una piccola garza inumidita. Anche le unghie vanno pulite e all’occorrenza dare loro una spuntata specialmente se il cane vive molto tra le mura domestiche perché non ha modo di limarle in modo naturale. In ogni caso se non si è certi e sicuri di quello che si fa oppure si è impreparati, è bene rivolgersi sempre, e con fiducia, a chi pratica di professione la toelettatura per cani. Sono loro i veri esperti in grado di dare gli appropriati consigli e le giuste indicazioni.

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Società Oggi di Mario Pacher

Unione Famiglie Trentine all’Estero-onlus resso la Sala Rosa del Seminario Maggiore dell’Arcivescovile di Trento, si è tenuta l’assemblea dei soci dell’Unione Famiglie Trentine all’Estero-onlus, di Trento. Dopo il saluto agli intervenuti, il presidente Mauro Verones ha illustrato l’attività svolta nel corso del 2018, sottolineando anche la necessità di aprirsi e svolgere azioni efficaci allo sviluppo e crescita dell’Associazione. “La vicinanza alle Diramazioni”, ha spiegato, è il filo conduttore attorno al quale gravita l’attività dell’Unione. Grazie al costante impegno della vicepresidente Patricia Lanzziano Broz, durante lo scorso anno sono nate nuove Famiglie in Sud America come la Famiglia Trentina del Messico e la Famiglia Trentina di Mendoza in Argentina”. Verones ha poi descritto le iniziative proposte dall’Associazione nel 2018. Il ventaglio variegato delle attività si è sviluppato all’interno della scuola con una proposta didattica finalizzata alla divulgazione della storia e della realtà attuale del mondo dell’emigrazione, possibile grazie a videoconferenze con i membri delle Diramazioni all’estero che raccontano la loro esperienza diretta. Di grande soddisfazione è stata la partecipazione alla Festa popolare italiana in Paraguay dove sono stati inviati, per l’esposizione negli stand, prodotti trentini messi a disposizione gratuitamente da alcune aziende trentine come la Menz & Gasser di Novaledo, Cantine Monfort di Lavis, Trentingrana di Segno di Taio, Nosio Spa Gruppo Mezzocorona, Dolomiti FruitsSrl di Ville d’Anaunia e Farina Valsugana. “La

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to anche all’Expo di Riva del Garda Festa popolare italiana, ha spiegato Schuhl. Durante l’estate, ha continuaancora Verones, ha avuto grande sucto il presidente, “ci hanno fatto visita i cesso di pubblico e questo ha contriconiugi Campestrini della Famiglia buito a rafforzare e promuovere la Trentina di Joinville, Jorge De Philiptrentinità attraverso la valorizzazione pis con la mamma Mirta Aniboli apdei prodotti del nostro territorio.” Ha partenenti alla Famiglia Trentina di ricordato poi la Festa provinciale Rafaela. Jorge partecipò all’edizione dell’Emigrazione nel Comune di Alta2016 degli interscambi giovanili. A valle, organizzata dall’Ufficio Emigrasettembre 2018 è arrivata in Trentino zione in collaborazione con la muniMaria Elena Panizza, Presidente della cipalità ospitante, l’Unione delle FaFamiglia Trentina di Rafaela, con la miglie Trentine all’Estero e la TNM. A quale sono stati condivisi progetti luglio 2018 l’Unione delle Famiglie per il futuro. Un 2018 ricco, valorizzaTrentine all’Estero ha partecipato anto dall’azione della vicepresidente che agli Interscambi giovanili in Val di Patricia Lanzziano Broz che ha preRabbi, nel cuore del Parco Nazionale sentato ai soci le modalità e i risultati dello Stelvio. E sempre nel 2018, ha della sua azione finalizzata allo sviprecisato ancora Verones, la socia luppo di nuove Diramazioni”. La riuRina Bonvecchio, colonna dell’Assonione si è chiusa con la relazione sulciazione, “in occasione del suo 90^ la missione in Sud America da parte compleanno ha voluto contribuire del consigliere Massimo Carli che, attraverso una generosa donazione con l’ausilio anche di immagini, ha al sostegno di un progetto realizzato narrato l’incontro con i presidenti negli anni scorsi dall’Associazione delle diramazioni e con moltissime “Jardin de lo Ninos”.” Sono state poi istituzioni che collaborano con i trenindette iniziative per la raccolta di tini all’estero. fondi in collaborazione anche con altre organizzazioni. Nella foto: la relazione del presidente (foto di Mario Pacher) Lo scorso gennaio è stato ospite in sede Julio Conci della Famiglia Trentina del Paraguay. Julio, originario di Centa San Nicolò, è titolare di una grande azienda di calzature “Alleco” che per la prima volta ha partecipa-

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Le cronache locali CENTA SAN NICOLO’

Concerto del gruppo Armonia ’è stata buona partecipazione presso la chiesa parrocchiale di Centa San Niccolò, al primo concerto del “Gruppo Vocale Armonia di Trento”, recentemente fondato e diretto dal maestro Mariano Ognibeni. Un complesso corale che si compone di coristi particolarmente preparati grazie alla loro pluriennale esperienza canora e l’esecuzione si è tenuta nell’ambito del Festival di Musica Sacra 2019, eseguendo la Messa in D major di Antonin Dvorak. All'organo sedeva il maestro Stefano Rattini, al quale è stata dedicata una prima parte solistica con autori Capocci e Bossi. Il Concerto si è poi ripetuto sabato 11 maggio, davanti a gran folla, nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento. Particolarmente soddisfatto il direttore Ognibeni per il grande successo ottenuto dal suo “Gruppo”.(M.P.)

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LEVICO TERME

Mostra pensionati ell’ambito della “Festa delle Associazioni per la solidarietà” alla quale hanno aderito le principali associazioni levicensi del volontariato locale, il Gruppo Pensionati ed Anziani di Levico Terme guidato da Marco Francescatti, ha organizzato la terza edizione della mostra di lavori artigianali denominata “Arte Donna” che si è tenuta presso la sala dell’ex cinema. Un centinaio di opere artigianali prodotte da 27 donne iscritte al Gruppo, consistenti in lavori a maglia, ceramica, punto croce, uncinetto e tanti dipinti. E fra le espositrici è il caso di ricordare le pitture di Carla Dalvai di 91 anni. Il Commissario straordinario di Levico Terme dott. Marino Simoni, presente all’inaugurazione, ha usato parole di lode verso questo attivo Gruppo al quale aderiscono gran parte delle persone non più giovani della comunità. Sono seguiti gli interventi di Arturo Benedetti del direttivo del Gruppo e della coordinatrice della mostra Maria Luisa Vettorazzi.(M.P.)

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OSPEDALETTO

Famiglia Cooperativa in assemblea oco più di 9,5 milioni di vendite lorde, fatturato in calo dell’1,1% soprattutto per l’apertura del nuovo punto vendita Aldi ed una concorrenza che si è fatta più agguerrita. Sono alcuni dati del bilancio 2018 della Famiglia Cooperativa Bassa Valsugana presentati ai soci all’assemblea generale dal presidente David Loss e dal direttore Luciano Gonzo. Detto delle vendite e del fatturato, per quanto riguarda le 13 filiali, dove operano 49 dipendenti, dati positivi arrivano da sei punti vendita. La performance maggiore spetta a Agnedo (292.867 euro + 14,9%) seguita da Scurelle (415.564 euro +11,2%), Spera (369.742 euro + 5,8%), il supermercato di Strigno (3.467.373 euro + 1,5%), Samone (277.955 euro + 1,1%) e Olle (774.824 euro + 0,4%). Il calo maggiore nelle vendite arriva dalla sede di Ospedaletto (688.121 euro -10%) seguito da Castelnuovo (-9,5%, 611.196 euro), Bieno (-8,2%, 287 mila euro), Carzano (-8,1%, 146.821 euro), Telve di Sopra (-6,3%, 223.994 euro), Grigno (-3,6%, 1.084.705 euro) e Tezze (-1,7%, 956.430 euro). L’utile di esercizio è stato pari a 11.233 euro. Alla serata erano presenti, oltre a diversi sindaci del territorio, anche il presidente del Sait Renato Dalpalù ed il direttore Luca Picciarelli. I soci hanno provveduto anche al rinnovo di cinque consiglieri in scadenza. Sono stati riconfermati in quattro (Renzo Cescato per Villa Agnedo, Giovanna Bellot per Strigno, Riccardo Molinari per Bieno e Marco Tomio per Olle). In rappresentanza di Grigno, al posto di Massimo Della Giustina, che non si è ripresentato, è stata eletta Maria Delucca (M.D.)

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Le cronache locali BORGO VALSUGANA

Il Gruppo Cinetix n fatturato di 15 milioni euro. Una sede, nel Bic di Borgo, con cinque società e 25 addetti. Ma il gruppo Cinetix non riesce a trovare, e soprattutto trattenere in zona, personale altamente qualificato. Gianni Pompermaier, originario di Borgo, è il presidente ed amministratore unico. Una realtà, la sua, che a breve aprirà una sede operativa nel Polo Meccatronica a Rovereto dove svilupperà un progetto nel settore robotico in un’ottica di filiera. Parliamo di una realtà nata nel 2003 a Padova e che nel 2015, grazie ad un accordo siglato con la Provincia e Trentino Sviluppo, ha trasferito la propria sede legale in Trentino. A Borgo, oltre alla capogruppo Cinetix, sono presenti anche le controllate Microtel Innovation e Oxys, che sviluppano applicazioni hardware e software a supporto delle reti di telecomunicazioni, Phox che sviluppa software di robotizzazione di impianti industriali e Innovie che sviluppa sistemi per la mobilità sostenibile. Partita 15 anni fa da un nucleo di poche persone, l’azienda ha operato inizialmente come integratore di sistemi dedicandosi allo sviluppo soluzioni software e hardware basate su tecnologie di terzi integrate da componenti sviluppate internamente. Negli anni il perimetro dell’impresa si è ampliato in seguito alla decisione di creare e controllare aziende di scopo finalizzate alla realizzazione di sistemi specializzati anche in contesti diversi dal settore delle telecomunicazioni in particolare nei settori della meccatronica e della mobilità sostenibile ed il gruppo si è strutturato con sedi a Borgo Valsugana, Padova, Roma, Vercelli e Legnano (Milano). Nel 2015 Cinetix ha firmato un protocollo di intesa impegnandosi a trasferire la sede legale di tutte le sue aziende in Trentino e ad assumere 25 tecnici sul territorio. Nell’ambito di tale accordo, Cinetix, Phox, Innovie e Microtel Innovation hanno ottenuto finanziamenti su progetti di ricerca per 2 milioni di euro. Lo scorso anno il fatturato è stato di 15 milioni di euro, dei quali circa 3 verso l’estero. Ad oggi il numero di addetti è pari a 63 unità, tutti assunti a tempo indeterminato, a cui si aggiungono alcuni tecnici con rapporto di collaborazione continuativo ed esclusivo; 45 sono ingegneri elettronici, ingegneri meccanici o fisici. “A distanza di quattro anni dalla sottoscrizione dell’intesa - ricorda il presidente Gianni Pompermaier - la valutazione è complessivamente positiva e molto efficace si è rivelato il supporto di Trentino Sviluppo a sostegno delle necessità concrete ed operative che le nostre aziende hanno dovuto affrontare”. Ma il gruppo ha manifestato la difficoltà nel reperire personale qualificato. Un problema su cui sta ragionando insieme alla Provincia e al Dipartimento della Conoscenza, l’Università di Trento e, in generale, la scuola secondaria superiore. (M.D.)

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RONCEGNO

Il Golf Club Roncegno a diversi anni gestisce circa dieci ettari del centro sportivo comunale. Una realtà, quella guidata dal presidente Vincenzo Sglavo, che oggi conta 76 soci di cui 12 junior. Lo scorso anno sono stati 400 i partecipanti alle 14 gare organizzate sul campo da gioco in località Stangade ed entro quest’anno, oltre ai festeggiamenti per il 20° di fondazione, sarà definitivamente completato il percorso a 9 buche. In occasione della recente assemblea annale sono stati premiati anche i campioni sociali, gara svoltasi a novembre all’Asolo Golf Club. Il percorso netto è stato vinto da Claudio Bertolasi davanti a Raffale Federico e Carlo Zuccatto che si è rifatto nel lordo mettendosi alle spalle Adelino Valerio e Alessandro Dell’Acqua. È stata anche l’occasione per fare il punto sui lavori di ampliamento del campo e sul progetto Golf East Trentino per realizzare un circuito golfistico nel Trentino Orientale. “L’iniziativa è finanziata con i fondi europei del Gal – ha ricordato Sglavo - che mette a disposizione 115 mila euro dei 160 mila previsti. Il resto della spesa è a nostro carico, in gran parte già spesi nei lavori propedeutici effettuati per la realizzazione dei nuovi green sul lato destro del torrente Larganza”. I lavori devono essere completati entro il 31 ottobre e prevedono la realizzazione di un par 5 a salire in sponda sinistra del torrente e un altro par 4 a scendere sulla sponda opposta, collegati da una passerella per l’attraversamento del corso d’acqua. (M.D.)

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Le cronache locali CASTAGNE’ DI PERGINE

La Camminata per la Rete stata organizzata anche quest’anno a Castagnè di Pergine una nuova edizione, la 7^ in ordine di tempo, della “Camminata per la Rete”, la cooperativa sociale nata allo scopo di aiutare i ragazzi diversamente abili e le loro famiglie. Una escursione non competitiva lunga una decina di chilometri organizzata dal locale Gruppo Alpini in collaborazione con il gruppo “Carnevale del Dolzer”, che si è articolata attraverso i Masi Alti di Castagnè. Come ci ha testimoniato l’ex capogruppo e componente il direttivo degli Alpini di Castagnè Vittorio Bernardi, lungo il percorso erano stati istituiti due ristori presso i masi Begher ed Eccher dove i circa 200 partecipanti, fra ragazzi, loro famigliari e sostenitori provenienti dall’Alta Valsugana e da Trento, hanno potuto sostare, rifocillarsi e poi ripartire. Al loro rientro, presso la Casa Sociale di Castagnè era stato preparato un momento conviviale per tutti i partecipanti offerto dal Gruppo Alpini e dal “Carnevale del Dolzer”. Il ricavato della manifestazione per le iscrizioni ed altre offerte, è stato devoluto alla Cooperativa La Rete a sostegno della propria attività. (M.P.)

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NOVALEDO

Un grazie ai pompieri l paese di Novaledo è stato uno fra i più colpiti di tutta le regione dalla calamità atmosferica dello scorso 29 ottobre 2018. Ben 55 case di abitazioni hanno subito gravi danni al punto di non poter essere più abitabili. Nei giorni immediatamente successivi però, grazie al tempestivo e disinteressato lavoro dei pompieri di tutta la provincia, le coperture dei tetti ed altri lavori urgenti sono stati effettuati dando la possibilità alla gente di rientrare nelle proprie case. E così l’amministrazione comunale di Novaledo ha ritenuto giusto e doveroso ringraziare pubblicamente tutti i vigili del fuoco che erano accorsi in aiuto sia quelli di Novaledo che di altri paesi della Valsugana e da altre valli del Trentino. La cerimonia di ringraziamento si è svolta presso la sala riunioni di Casa Zen alla quale hanno presenziato, oltre a tanti vigili del fuoco, anche diverse autorità: il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, il presidente del consiglio regionale Roberto Paccher, il presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder con il consigliere provinciale Devid Moranduzzo. Hanno usato parole di gratitudine verso tutti i pompieri anche il primo cittadino Diego Margon e la sua vice Barbara Cestele che ha pure condotto i vari momenti dell’incontro. Ai rappresentanti di ogni singolo Corpo il comune ha donato un attestato di riconoscenza e la serata si è conclusa con un momento conviviale collettivo.(M.P.)

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LEVICO TERME

Ortinparco onostante il cattivo tempo, ha avuto buon successo a Levico Terme la nuova edizione di “Ortinparco” svoltasi nelle centralissime vie del centro. In passato per questa manifestazione giungevano non meno di 20 mila visitatori ma quest’anno, a causa delle cattive condizioni del tempo, si calcole che gli ospiti siano stati meno della metà. Di grande attrazione è stato ancora una volta il giardino asburgico nonché i vari stand lungo le centralissime vie Marconi, piazza della Chiesa, via Regia, e via Dante che proponevano musica, ballo, giochi, sport e specialità gastronomiche. Purtroppo lo spettacolo del grande parco devastato dalla calamità del 29 ottobre scorso, è stato per molti una stretta al cuore. In ogni caso non sono mancate anche qui le bancarelle con i prodotti locali, gli orti e molto altro che hanno attirato i visitatori giunti non solo dal Trentino ma anche da diverse altre regioni d’Italia.(M.P.)

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Che tempo che fa di Giampaolo Rizzonelli *

Il meteo in Valsugana Temperatura acqua del lago di levico a metà maggio fredda come a fine marzo. Intanto il 22 maggio rilevata (provvisoriamente) la massima piu’ elevata dell’anno dopo 58 giorni…

TEMPERATURA ACQUA LAGO La temperatura di superficie dell’acqua del lago di Levico sta subendo gli effetti delle temperature sotto media di queste ultime settimane. Ho confrontato il valore rilevato dal sottoscritto il 13 maggio alle ore 08.00 (+10,9°C) con i valori rilevati a partire dal 2007 negli stessi giorni, quella del 2019 è la temperatura più bassa rilevata e stiamo parlando di un valore inferiore di 6,4°C alla media, il valore più elevato lo registrai a metà maggio 2007 e 2012 con +21°C (10°C in più rispetto ai valori di maggio 2019). Nel grafico di fig. 1 il confronto con gli anni precedenti da cui si evince l’eccezionalità del maggio 2019.

quella rilevata a fine marzo. Nei primi 15 giorni di maggio la temperatura dell’acqua ha subito un calo di ben 5°C.

Fig. 2 – Temperatura di superficie acqua lago di Levico anno 2019 TEMPERATURE MASSIME I primi raggi di sole dopo intere settimane nuvolose si sono fatti subito sentire, la temperatura massima il 22 maggio a Levico Terme ha sfiorato i 26°C (+25,8°C), la più elevata da inizio anno. Di per sé il dato non è eccezionale, eccezionali sono le seguenti informazioni che riassumo per punti: 1) Eccezionale il fatto che la massima più elevata precedente (+24,4°C)

sia stata rilevata il 24 marzo e che nei 58 giorni successivi non siano mai stati superati i 24°C. 2) La media delle massime di aprile è stata pari a +16,1°C rispetto ad una media delle massime di marzo di +17,0°C (statisticamente e per ovvie ragioni, aprile dovrebbe essere più caldo di marzo, ma il marzo di quest’anno è stato particolarmente caldo). 3) La media delle massime dei primi 22 giorni di maggio è stata praticamente identica a quella delle massime di marzo (+16,9°C vs +17,0°C), quindi un marzo molto caldo si contrappone ad un maggio particolarmente freddo. 4) La massima rilevata il 22 maggio è risultata di 7,6°C più elevata rispetto a quella del 21 maggio, di 12,1°C rispetto a quella del 20 maggio e di ben 13,6°C più elevata rispetto al 19 maggio. Le temperature massime dal 1° marzo al 22 maggio sono riassunte nel grafico di fig. 3.

Fig. 1 (Grafico temperatura acqua del lago metà maggio dal 2007 al 2019) Va detto che la temperatura così bassa è dovuta, non solo alle temperature inferiori alla media del periodo, ma anche all’effetto del vento, che contribuisce a mescolare l’acqua, facendo salire in superfice quella più fredda che si trova normalmente negli strati più bassi del lago. Interessante anche il confronto con le temperature rilevate da inizio anno, la temperatura del 13 maggio è uguale a

* Elaborazioni e rilevazioni di Giampaolo Rizzonelli www.meteolevicoterme.it

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o d n a l l e r e h c o i G

Cristini io iz r u a M a cura di

IL MAPPAMONDO In tutte le frasi che seguono è celato il nome di uno Stato: trovatelo e scrivetene la lettera richiesta dal numero subito accanto. Leggendo di seguito tutte le lettere, otterrete il nome di un altro Stato. (Es.: Da "dieci navi ancorate in porto (3 ....)" si può ricavare CINA, e 3 corrisponde alla lettera N)). 1. SCHIZZO DI FANGO LASCIATO SECCARE (5 .....) 2. RICERCA SU DANTE ALIGHIERI (2 .....) 3. IL TESTE DICE IL FALSO SE NEGA L'ACCADUTO (1 .....) 4. DISCO CHE SI RIASCOLTA MOLTE VOLTE (1 .....) 5. AFFRONTARE UN FACILE ESAME SCRITTO (3 .....) 6. PERMESSI CONCESSI CONTROVOGLIA (1 .....)

A gioco risolto, leggendo di seguito le lettere nelle caselle a sfondo colorato, si otterrà il termine col quale venivano chiamati gli operai che costruirono la ferrovia della Valsugana a fine '800.

7. METTERSI BEN IN VISTA (1 .....)

9. UN FAMOSO GENERALE PRUSSIANO (1 .....) 10. UN BEL GIOCO DURA POCO (4 .....) 11. FAR DOMANDE SENZA OTTENERE RISPOSTE (1 .....)

SOLUZIONI NR. DI MAGGIO 2019 CRUCI... TRENTINO UVA SPINA

QUESITO A SCHEMA IL DIGIUNO

ORIZZONTALI: 1. Un Museo trentino... in galleria - 12. Il servizio del treno Minuetto - 13. Si ripetono nel lavativo - 14. Metallo prezioso - 15. A inizio e fine lezione - 16. Vi nacquero Santa Chiara e San Francesco - 18. Sono cibo per alci e renne - 21. Le consonanti nello studio - 22. Sono opposti sulla bussola - 23. Il Cesare che fu detto "Il ragno delle Dolomiti" - 25. Vecchiette che fanno tenerezza - 27. Canta Bella senz'anima (iniz.) - 28. Il sottoscritto - 29. Turbo Diesel - 30. A questo punto... - 32. Un frutto come il limone - 35. Il monte sul quale si posò l'arca di Noè - 37. Il nome di una famosa circense della famiglia Orfei - 38. Il drammaturgo tedesco de L'opera da tre soldi 39. L'impugnatura della spada - 40. Un'erba da foraggio molto diffusa - 41. Alla fine del canyon - 43. La marca di una nota sigaretta italiana - 44. Sigla di una taglia molto minuta - 45. La miss Italia 1947 che sposò il torero Dominguin (iniz.) - 47. Ne' mio ne' suo - 49. Rappresentano i poveri nel Palio dela Brenta di Borgo Valsugana - 52. Va bene! - 53. Disturbo nervoso che affliggeva Alessandro Manzoni.

VERTICALI: 1. Quando sarà effettuato oltre Pergine, permetterà di pedalare sulla ciclabile da Trento sino a Bassano del Grappa - 2. Un giorno passato - 3. L'atteggiamento di chi pone se stesso al centro di ogni interesse - 4. La prima preposizione semplice - 5. Barchetta a remi di forma affusolata - 6. Era l'ENEA prima del 1982 - 7. La partner di Carlo Verdone nel film Perdiamoci di vista (iniz.) - 8. Grave sindrome neurovegetativa che ha colpito molti sportivi (sigla) - 9. Iscrivere ad una associazione sportiva - 10. Un tipo di pavimentazione stradale - 11. Il poeta latino che scrisse Le metamorfosi - 17. E'... tedesco - 19. La sua capitale è Tegucigalpa - 20. Paese trentino ad oriente del Passo Góbbera - 24. Ha una taglia minore di quella del lupo - 26. Creò il primo zoo - 31. Grande disordine, confusione 32. Palla in rete! - 34. Esprime incertezza - 36. E' un fattore ematico - 38. Cane da difesa e compagnia - 42. Fastidio, tedio - 46. Corre sul ghiaccio - 48. Sigla della Gran Bretagna - 49. Sondrio - 50. Di... inglese - 51. A te.

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ANNO 5 - NR. 5 - GIUGNO 2019

o Periodico gratuit e cultura d’informazione

La rinascita di Arte Sella Qui Europa con Altroconsumo Opera di Cedric Leborgne

no I pompieri di Ronceg in festa Trento: la città murata

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ANNO 5 - NR. 1 - febbraio

2019

1

Il numero di giugno di Valsugana News è stato chiuso in redazione il 1° giugno 2019


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