Valsugana News n. 6/2019 Luglio

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ANNO 5 - NR. 7 luglio-agosto 2019

Periodico gratuito d’informazione e cultura

Il libro di Waimer Peinelli “I 200 anni del Teatro Sociale di Trento” Sanità pubblica e privata ASD In Punta di Piedi Levico Terme

Qualità della vita Trento al Top

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Punto e a capo di Waimer Perinelli

Palazzo Albere gelato con panna

È

rissa attorno al Palazzo dei Madruzzo, tutti lo chiedono, tutti lo vogliono vogliono. Mart, Muse, Comune di Trento se lo contendono e l'assessore Bisesti prende tempo e la storica sede del Museo di arte moderna e contemporanea langue con qualche bella mostra ma senza un progetto. Si è chiusa il 30 giugno la mostra “Artisti a Statuto Speciale” ed è stata inaugurata poco dopo quella dedicata ad Aldo e Renato Pancheri, a dieci anni dalla sua scomparsa, ed intitolata “Viaggio nel colore e nel segno"che resterà aperta fino al 25 agosto. Il cinquecentesco palazzo da molti anni naviga a vista fra la bonaccia dell'indifferenza e la tempesta del possesso. Tre anni fa con Franco Panizza assessore alla cultura s'era ipotizzato di farne il centro dell'autonomia e della trentinità con costumi di schuetzen e arnesi dell'artigianato. Cogliendo l'occasione il Museo degli Usi e Costumi si era detto disposto ad occuparsene. Poi il silenzio. Da un anno riaperto per qualche

Trento - Palazzo delle Albere

mostra è diventato in questi caldi giorni estivi un gelato conteso fra i due colossi della cultura e dell'arte; il Muse e il Mart, fra i due presidenti Stefano Zecchi e Vittorio Sgarbi. Il primo ha detto che ne farebbe un “Pavilion”, fra Scienza e Filosofia che tradotto sta per un Padiglione, una foresteria del Muse. “Se così non sarà, ha detto Zecchi, me ne vado”. Vittorio Sgarbi dopo avere sottolineato che l'edificio del Muse, progettato da Renzo Piano, schiaccia senza creanza, per dimensione e vicinanza, lo storico manufatto, ha chiesto che il Palazzo dei Madruzzo, oggi della Povincia, torni al Mart e ospiti più mostre di artisti trentini quali Moggioli e Garbari i cui eredi hanno depositato opere per un valore di oltre cinque milioni di euro con la clausola che fossero esposte. Cosa fatta poco e male tanto è vero che gli interessati minacciano cause e chiedono la restituzione delle opere. A dare man forte al ferrarese, entrato nel frattempo nel Castello di Caldes in Valle di Sole con un a propria collezione d'arte, ci sarà Gabriella Belli oggi direttrice della Fondazione musei civici veneziani, che prima del 2010 aveva nel Palazzo la sede di Trento del Mart e un proprio ufficio. Belli è rientrata in giugno nel Consiglio di amministrazione del Mart, di cui è stata la prima storica direttrice e organizzatrice di

Vittorio Sgarbi

importanti mostre e fra queste "I balli plastici di Depero" allestita al Centre Pompidou del Beaubourg di Parigi. Il suo è un ritorno pesante. Sgarbi non ha minacciato di andarsene ma la partita è diventata tale da ledere il prestigio del perdente. Nel frattempo nel torneo, non proprio cavalleresco, è entrato a gamba tesa il Comune di Trento con la proposta di farne il Palazzo dell Cultura. Una definizione che dice tutto e niente perchè come sostiene Zecchi la filosofia è un'arte e come ha dimostrato più volte Sgarbi l'arte non ha limiti filosofici. Nessuno tuttavia pare avere visitato seriamente il palazzo delle Albere. Gli spazi a disposizione non sono poi molti e, ciliegina sul gelato estivo con panna, c' è il problema dell'ascensore. Una cosa banale ma da un anno non funziona e questo la dice lunga sull'idea di gestione e fruibilità.

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SOMMARIO ANNO 5 - LUGLIO-AGOSTO 2019 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munaò - 333 2815103 direttore@valsugananews.com VICEDIRETTORE Chiara Paoli - Elisa Corni COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Waimer Perinelli - Roberto Paccher - Erica Zanghellini Katia Cont - Massimo Dalledonne - Francesca Gottardi Maurizio Cristini - Laura Mansini - Alice Rovati Laura Fratini - Sabrina Mottes - Patrizia Rapposelli Zeno Perinelli - Adelina Valcanover - Veronica Gianello Giampaolo Rizzonelli - Nicola Maschio - Mario Pacher CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE - GRAFICA - STAMPA Grafiche Futura srl Via della Cooperazione, 33 - Mattarello (TN)

PER LA TUA PUBBLICITÀ info@valsugananews.com www.valsugananews.com

Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright GRAFICHE FUTURA srl e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a GRAFICHE FUTURA srl, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra GRAFICHE FUTURA srl, si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.

Punto e a capo Sommario Sanità pubblica e privata Teatro Sociale di Trento- 200 anni di storia Qualità della vita: Trento al Top Il personaggio- Mons. Iginio Rogger La Camera approva il Codice Rosso La musica in Valsugana Restiamo amici- Film con Gioia Libardoni USA – Ecologia e ambiente Michele Motter – Presidente Lions Il fumo in Trentino Come eravamo Il turismo in Valsugana La Creativity School USA- Retromarcia sull’aborto Il Coro Val Bronzale a Roma Per Gnènt – Economia circolare Scuola ASD In Punta di Piedi Samantha Gabban – La Maestra Rocco, il Santo più votato Sport e Finanza Intervista impossibile - Bernardo Clesio Il colore di Aldo Pancheri 40esimo per Beauty Line e Nadia Lira Come eravamo La chiesetta del Bus Gli scout di Calceranica Circolo pensionati Borgo Il forte diventa digitale Verona e il Teatro Romano Storie di casa nostra- Trento il Palazzo Thun Appuntamenti estivi Pietro Verdini Le cronache locali Medicina & Salute Altroconsumo risponde Io e l’Economia Green Uomini e natura – Dopo Vaia Bandi Gal Trentino Orientale Le cronache locali Insetti e parassiti Soldati di Barco Complimenti a Nadia Libardi Le cronache locali Le cronache locali Le cronache locali Girovagando in USA- Il Texas Che tempo che fa Le cronache locali

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L’Arena - Foto Ennevi

Verona e l’Arena La produzione areniana Pag. 14

Ieri Avvenne Lo sbarco sulla Luna Pag. 31

Caldonazzo/USA Bocce, è qui l’America! Pag. 58

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In controluce di Paolo Russo *

Sanità pubblica e privata Chi gode per una sanità che non funziona? Le strutture private ! Con i tempi di attesa biblici per visite e accertamenti, un italiano su tre si rivolge al privato: nel 2018 spesi oltre 37 miliardi. In media per ogni famiglia sono stati spesi 1.437 euro in consulti medici (+7,2% rispetto al 2014).

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I tempi di attesa per visite e accertamenti restano biblici e 19,6 milioni di italiani attingono sempre più al portafoglio per imboccare la scorciatoia che porta al privato. Nelle cui casse ogni famiglia lo scorso anno in media ha versato 1.437 euro, che moltiplicato per il numero degli assistiti d' Italia fanno 37,3 miliardi di euro di spesa sanitaria privata, in crescita del 7,2% rispetto al 2014. Somme che lievitano del 50% quando i conti si fanno in tasca ai malati cronici e che triplica addirittura per i non autosufficienti. «Soldi spesi in larghissima parte proprio per non sottoporsi al calvario delle liste di attesa, visto che quasi sempre si è trattato di prestazioni ritenute necessarie dal medico», spiega Francesco Maietta che ha curato il rapporto del Censis su sanità pubbli-

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ca, privata ed integrata, presentato al "Welfare day 2019" organizzato da Rbm Assicurazione salute. Affermazioni supportate dai numeri, perché chi si è rivolto direttamente al privato nel 92,5% dei casi aveva in tasca una prescrizione per la visita oncologica, percentuale che è superiore all' 88% per la chirurgia vascolare e gli accertamenti diagnostici, mentre è dell' 82,4% per le prime visite cardiologiche con Ecg. L' indagine del Censis, condotta questa volta su una vasta platea di 10mila assistiti, racconta che quasi un cittadino su tre quando si è sentito dire che le liste di attesa erano chiuse o di ripassare tra qualche mese ha deciso di bussare al privato. Del resto lunghe o bloccate le liste di attesa sembrano continuare ad essere invalicabili. In media 128 giorni per ottenere una vi-

sita endocrinologica, 65 per una oncologica, 58 per il neurologo, 57 giorni per il gastroenterologo e 56 per farsi ricevere da un oculista. E non va meglio per gli accertamenti diagnostici, dove si aspetta in media 97 giorni per una mammografia, 75 per la colonscopia, 71 per una densitometria ossea e 49 giorni per effettuare una gastroscopia. Questo quando si riesce a farla la prenotazione. Perché com' è capitato non a un assistito qualunque ma al ministro della salute Giulia Grillo, si può passare anche una mattinata intera al telefono senza che il Cup risponda. Del resto sono stati oltre 16.500 i cittadini che hanno segnalato disservizi sui tempi di prenotazione al numero verde "1500" del Dicastero. Una via di uscita in realtà ci sarebbe e la offre la legge che consente di re-


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carsi direttamente e gratuitamente (salvo ticket) dal privato convenzionato quando non vengono rispettati i tempi massimi stabiliti dal Piano nazionale o da quelli regionali per le liste d' attesa. «Peccato che molti cittadini ignorino questa possibilità e che le Asl facciano melina ritardando le autorizzazioni», denuncia il segretario nazionale del Tribunale dei diritti del malato, Antonio Gaudioso. Di fronte a questo stato di fatto non c' è poi da meravigliarsi se molti decidono di non perdere nemmeno tempo al telefono in attesa di una risposta del Cup e vanno diretti verso il privato. Opzione scelta dal 44% degli italiani per almeno una prestazione sanitaria. Nel 38% dei casi da chi ha un reddito basso, nel 50,7% da chi può spendere privatamente senza mettere a rischio la tenuta dei bilanci

familiari. Segno che alla fine le liste d' attesa diventano anche un fattore di discriminazione sociale. E neanche a dire che dietro questa corsa al privato si nasconda qualche pregiudizio sul servizio pubblico, perché la maggioranza degli assistiti "surfa" tra i due rami della nostra sanità. Il 62% di chi ha effettuato una prestazione nel privato, ha infatti usufruito di almeno una visita nel pubblico. Anche in questo caso una libertà di scelta appannaggio più dei redditi alti che di quelli bassi. Dinanzi a questo quadro non ci si deve poi stupire che aumentino gli assistiti ai quali non vengono garantiti i livelli essenziali di assistenza. I dati illustrati dall' ad di Rbm, Marco Vecchietti, dicono che se nel 2006 erano solo un milione e 300mila gli italiani fuori dal perimetro dei Lea, oggi sono

lievitati a 8,7 milioni. «Bisogna raddoppiare il diritto alla salute degli italiani garantendo a tutti la possibilità di aderire alla sanità integrativa», propone Vecchietti portando acqua al suo mulino. Che altri vorrebbero si versasse nella sanità pubblica da troppi anni in cura dimagrante. Un ringraziamento particolare a Paolo Russo per la gentile concessione dell’articolo.

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Il libro di Waimer Perinelli di Armando Munao’

Teatro sociale di Trento Duecento anni 1819-2019

CHI È

“Viaggio nella storia e negli spettacoli” Waimer Perinelli, giornalista e critico, in questa sua egregia opera letteraria, ci presenta e ci descrive – con dovizia di particolari - i 200 anni di storia – dal 1819 al 2019 - che hanno interessato, nel tempo, il Teatro Sociale di Trento. Duecento anni di prosa, opera lirica, musica, danza e cinema. Una completa narrazione, la sua, dove fatti, avvenimenti, personaggi, testimonianze, stupende fotografie storiche e documenti d’epoca, diventano elementi portanti che oltre a rendere leggera e piacevole la lettura, mirano a fare meglio conoscere un importante spaccato della storia artistica e culturale di casa nostra.

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el 1819 con due opere di Gioachino Rossini veniva inaugurato il Teatro Mazzurana, poi Sociale, di Trento. “La Cenerentola” andava in scena il 29 maggio. L'otto luglio debuttava “Il Barbiere di Siviglia” l'opera buffa diventata una vera passione per i trentini. La sala apriva il sipario trentacinque anni dopo il Comunale,

La copertina del libro di Waimer Perinelli (foto Monique M. Condini)

poi Zandonai, di Rovereto, inaugurato nel 1784, appannandone, ingiustamente, il valore sia architettonico che culturale. Il Teatro Sociale non è stato solo un luogo di rappresentazioni ma anche una fucina di artisti trentini. Da Antonio De Gasperi, il maestro concertatore che diresse la due prime opere e le altre fino al 1837, a Riccardo

L'ingresso del Sociale dopo restauro del 2000 (foto Monique M. Condini)

Waimer Walter Perinelli, Verona1948, laurea in Sociologia Università di Trento, esercitatore presso la cattedra di Antropologia Culturale Università di Trento. Giornalista, vice caporedattore Rai. Critico teatrale. Capoufficio stampa del Teatro Stabile di Bolzano dal 1980 al 1992. Presidente del Centro d'Arte La Fonte. Ha pubblicato “Massima espansione e crisi del teatro pubblico in Italia” in Sociologia della Comunicazione FAE Riviste Angeli Editore. Ha collaborato con Ricciotti Lazzero alla ricerca per il volume “Le SS italiane” Rizzoli. Nella collana del Centro d'Arte La Fonte ha curato le pubblicazioni e allestito mostre di pittori: " Giuseppe Angelico Angelico Dallabrida"; "Il cenacolo di Villa Stella" biografia di Oddone Tomasi; "Ricordo di Luigi Prati Marzari", Vita e opere di "Elio Ciola"; " I gemelli Edmundo ed Eriberto Prati"; " La grande arte di Caldonazzo" mostra a Palazzo Trentini" "Mario Manzini, ritorno a Verona" mostra a Palazzo del Capitanio di Verona e volume biografico del pittore. Ha curato, con l'Associazione Arte Timbrica di Aldo Pancheri, la mostra a Palazzo Trentini di Trento, e il volume "Guerre o pace" in occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale.

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Il libro di Waimer Perinelli

Anna Proclemer nel 1942 debutto al Sociale (foto archivio Pontalti-Mansini)

Zandonai, alla mezzosoprano Gianna Pederzini, una vera cometa nel panorama musicale internazionale del 900, alle attrici Edda Albertini, Anna Maestri, Anna Proclemer, all'attore Giancarlo Zanetti, al regista Marco Bernardi che, come scrive nella prefazione del libro, non sarebbe diventato tale “Se non ci fosse stato il teatro Sociale”. E a questo teatro devono la loro at-

tività anche Andrea Castelli, attore e regista dello Stabile di Bolzano dove ha trovato la forza per affermare una bella professionalità e il compianto Antonio Caldonazzi il quale all'inizio degli anni 90 vinse la borsa di studio del Comune di Trento, intitolata all'attrice Edda Albertini, morta nel 1988. Ideata dal critico Laura Mansini e dall'assessore Tarcisio Grandi in collaborazione con la direzione dell'Accademia Silvio D'Amico di Roma, attribuiva al vincitore un premio di sette milioni di lire in quattro anni e l'accesso all'ateneo romano. Caldonazzi grazie al premio frequentò l'Accademia e successivamente divenne aiuto regista di Bernardi ed infine egli stesso attore e regista. Appena quarantunenne dovette però arrendersi alla malattia lasciando al nostro teatro un grande vuoto. "Un futuro alle spalle" avrebbe detto Vittorio Gassman. Andrea Castelli ed Antonio Caldonazzi, così come Anna Maestri, provenivano dal teatro filodrammatico trentino.

Manifesto per la festa dei 25 anni con un'opera di Giacinto Gallina “Così va il mondo bella mia”. Fra gli interpreti Luigi Pontalti

Andrea dal Club Armonia che al Sociale aveva debuttato la prima volta nel 1927 con Vecie Storie di Dante Sartori, una fortunata commedia tratta da un testo di Carlo Goldoni. La compagnia si riteneva custode del dialetto trentino, e con tale lingua tornerà nel prestigioso teatro nel 1980 con la commedia “Le sma-

Il teatro fucina d'artisti , il carattere trentino. Nasce dopo le guerre di Napoleone Il Teatro Sociale di Trento è uno scrigno della storia e del stria. incorporato nella Contea del Tirolo e annesso all'Au breve intermezzo del Regno d'Italia napoleonico, viene ismo. vile e introducono, con prudenza, le novità dell'illumin Mutamenti che sanciscono la fine del Principato vesco to, l'albergatore - caffettiere Felice Mazzurana, il quale La sua costruzione è dovuta all'intraprendenza di un priva e nell'impresa architetti, artigiani, artisti locali. Suggericoinvolge nell'acquisto dei palchi nobili e ricca borghesia di Palchettisti da cui il nome Teatro Sociale che, per oltre sce, dopo diciasette anni, la realizzazione di una Società ale e ica con autori, interpreti esecutori di valore internazion cento anni, propone spettacoli di elevata qualità artist Il Teatro torna privato negli anni Trenta del Novecento locali; Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini, Wagner, Zandonai. zi ncia autonoma di Trento e l'istituzione del Centro Servi poi completamente pubblico con l'intervento della Provi melo Sociale è stato fucina di artisti. Gianna Pederzini nel Culturali Santa Chiara. In questi duecento anni il Teatro Marco Bernardi, Giancarlo Zanetti nella prosa. In questo dramma, Anna Proclemer, Anna Maestri, Edda Albertini, e città di Trento, allievi del Liceo artistico Alessandro Vitto teatro si sono esibiti professori della Filarmonica, la Coral nze atici di buon livello. Un crogiolo di professionalità, spera ria , del liceo musicale coreutico Bomporti e filodramm e divertimento. Duecento anni, spesi bene!

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Il libro di Waimer Perinelli

nie della Villeggiatura” che il regista ed attore Silvio Castelli aveva adattato dalla trilogia di Carlo Goldoni. La rappresentazione si avvalse degli attori Lino Lucchi, Andrea e Gaetano Castelli, Fabio e Maria Concetta Lucchi e Giuseppe Agostini. Il viaggio nella storia e negli spettacoli del Teatro Sociale descrive la piccola Trento dell'inizio 800, meno di ventimila abitanti fra i quali tuttavia il caffettiere ed albergatore Felice Mazzurana che nella costruzione della sala impiegò denaro e diplomazia. Sarà poi il figlio adottivo, Paolo Oss Mazzurana, Podesta di Trento nella seconda metà del secolo, a dotare il teatro di illuminazione elettrica e varie sicurezze. Grande merito va poi riconosciuto ai nobili trentini ed alla ricca borghesia che nel 1835 diede vita alla

Società dei Palchettisti (da cui deriva il nome di Teatro Sociale) che cedette la proprietà a dei privati solo 102 anni dopo. In quest'arco di tempo sul palcoscenico del teatro furono proposti grandi autori internazionali, dal citato Rossini a Donizetti, Verdi, Puccini, presente in sala ad una sua rappresentazione, Wagner, Zandonai e grandi interpreti da Enrico Caruso a Mario Del Monaco e direttori d'orchestra quali Arturo Toscanini. Tanti e tanti altri fino ai nostri giorni, quando per tutto il Novecento, a prevalere è stata la prosa, grazie anche all'intervento del Comune di Trento e della Provincia che nel 1985 ha acquistato la sala chiusa poi per lavori di restauro progettati ed eseguito dallo studio degli architetti Giovanazzi di Trento. I lavori iniziati nel 1989 ter-

mineranno nel 2000 ed il 22 giugno il teatro splendidamente restaurato sarà inaugurato con un recital di Anna Proclemer. Oggi il Teatro Sociale è una delle quattro sale gestite dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara un ente economico provinciale, al quale si deve il ritorno di una qualificata produzione operistica e un importante cartellone di prosa. Ha scritto Paolo Grassi: “Il teatro è un modo di amare le cose, il mondo, il nostro prossimo.” Questa riflessione vale per ogni genere di spettacolo ed è fonte di speranza in un mondo in continua ebollizione. Il teatro scrive l' autore nel frontespizio ci insegna che “Non è finita, finchè non è finita”. Spesso la chiusura del sipario è solo l'inizio di una nuova commedia.

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Attualità di Nicola Maschio

Qualità della vita? Trento al top Da svariati anni Trento è ormai al top non solo per l’Università, ma anche per la qualità generale della vita. Un primato condiviso con i vicini di casa bolzanini, che tuttavia deve renderci fieri di abitare in una delle migliori città d’Italia. Qualità della vita quasi senza eguali dicevamo, già dal 2013.

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egli anni successivi lo standard si è mantenuto estremamente alto, tanto da restare nelle migliori posizioni della graduatoria. Nel 2017 ad esempio se ne tornò a parlare, con Bolzano capace di recuperare ben otto posizioni e collocarsi ai vertici, mentre Trento non ha mai abbandonato la seconda piazza. Due anni fa l’indagine venne svolta dal Dipartimento di statistiche economiche dell’Università La Sapienza di Roma, suddividendo le città in nove indicatori: ambiente, affari e lavoro, criminalità, popolazione, disagio sociale e personale, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero ed infine il tenore di vita. Risultato (questa volta si) da “top class” Trento lo ha conquistato nell’ambiente, con un totale di 1.000 punti che sono valsi la prima posizione in classifica. Tuttavia, nel settore della criminalità la nostra città è passata dal diciannovesimo posto al ventisettesimo (tra 2016 e 2017), mentre per quanto riguarda il sistema salute ci collocavamo al 65esimo posto, in miglioramento rispetto al 76esimo del 2016. I dati sono poi stati chiaramente aggiornati lo scorso anno, in attesa dei risultati che emergeranno nell’annata corrente. E quindi, come si colloca Trento in termini di qualità della vita? I risultati sono cambiati rapidamente, anche se la nostra città non ha abbandonato le

zone alte della classifica. Attualmente, stando alle ultime rilevazioni del 2018, a conquistare il gradino più alto del podio è stata la città di Milano, secondo il Sole 24 Ore. Un balzo in avanti di ben sette posizioni, mentre Bolzano ha mantenuto salda la seconda piazza e Trento è riuscita a difendersi bene, in quinta posizione. Milano dunque sul tetto d’Italia, almeno per il momento, seguita a ruota proprio dalla città bolzanina, poi da Aosta (terza posizione); scalzata invece dalla top 3 la città di Belluno. Un risultato, quello di qualche mese fa, che smentisce un’indagine fittizia pubblicata nei giorni precedenti al dicembre 2018 (data in cu è stata pubblicata la vera classifica) e cerca di fare chiarezza. Perchè Milano? Buone condizioni occupazionali, alto tenore di vita, miglior tasso d occupazione d’Italia e la più alta quantità di depositi in banca dei propri residenti. Al top poi anche per quanto riguarda il settore “smart city”, sul quale anche la città di Trento da qualche anno sta lavorando per dare Trento - Piazza del Duomo

ai cittadini una città sempre più interconnessa. Insomma, Trento si conferma stabilmente tra le città migliori in termini di qualità della vita, ma occorrerà prestare ancora un po’ di attenzione se si vorrà, in futuro, tornare a guardare tutti dall’alto. Ad esempio, uno dei settori sui quali sembra peccare la nostra provincia è quello della cultura: lo scarso numero di cinema e librerie, se confrontato con quello più ingente della città capitale della moda, non ha permesso a Trento di ottenere un punteggio sufficiente a scalare la classifica. L’andamento degli scorsi anni, che vedeva le città più piccole farla da padrone, sembra dunque essere stato sovvertito completamente, dato che Milano è riuscita a conquistare la vetta dopo ben quattro secondi posti dal 2003. Trento è invece quarta per ecosistema urbano, seconda nel settore dello sport, terza per numero di startup innovativi e medaglia d’argento anche per il numero di figli per donna. Insomma, servirà muoversi a piccoli passi ma la direzione è quella giusta. Come in tutte le classifiche però, se c’è qualcuno in prima posizione deve esserci anche e soprattutto qualcuno in ultima. Si tratta della provincia calabrese di Vibo Valentia, che tra gli indicatori registra ad esempio una delle più basse spese medie degli enti locali in favore di minori, anziani e disabili.

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Verona lirica di Katia Cont

La produzione areniana Curiosità dal palcoscenico al pubblico

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no tra i luoghi più conosciuti del nostro paese. Duemila anni di storia rinchiusi nel terzo anfiteatro più grande d’Italia. Entrare nell’ Arena di Verona è sempre qualcosa di particolarmente emozionante. La sua perfezione, le sua storia, la sua magia e il suo mistero hanno colpito milioni e milioni di persone provenienti da ogni angolo del mondo. Il grandioso anfiteatro è il monumento che più di ogni altro ricorda le origini romane della città, oltre ad essere il simbolo di Verona in tutto il mondo. Ogni estate, da oltre un secolo, le sue imponenti gradinate in pietra accolgono i seicentomila spettatori della più grande stagione lirica all'aperto del mondo. Il 10 agosto del 1913 fu l’“Aida”, la più spettacolare tra le opere verdiane, a dare il via alla storia dell’Opera Areniana. Voluta dal tenore veronese Giovanni Zenatello, la rappresentazione, straordinariamente adatta alla

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glie 150 musicisti, così come non può grandiosità dell'anfiteatro, sostenuta non essere rimasto colpito dalle sceda una acustica meravigliosa, costituì ne di massa durante le quali il palcouno dei più importanti avvenimenti scenico contiene, oltre all'orchestra, internazionali del primo novecento. anche duecento artisti del coro, cenIn quell’occasione accorsero a Verona to ballerini e duecento comparse. A migliaia di spettatori da ogni parte rendere il tutto ancor più magico, le d'Italia e del mondo, e all’evento assipietre dell’anfiteatro riflettono il calostettero musicisti e scrittori illustri fra re del pubblico, che assieme alle luci cui Puccini, Mascagni e Kafka. Inutile delle candeline e ai prolungati apspecificare che fu un successo trionplausi rendono lo spettacolo un’emofale. zione indescrivibile, anche per gli Oramai da più di un secolo, ogni estastessi artisti e addetti ai lavori. Un “do te la stagione lirica dell’Arena si ripreut des” che difficilmente si può risenta al pubblico con una cinquantina di serate, con sei o più produzioni che si alternano, alle quali hanno partecipato tutti i più grandi interpreti lirici del mondo. Chi ha avuto la fortuna di assistere almeno una volta ad uno spettacolo in Arena non può non essere rimasto estasiato di fronte alla grandiosità delle scenografie che cambiano rapidamente durante gli intervalli, e dalle dimenLa Traviata - Figurino sioni del “golfo mistico” che acco-


Verona lirica

L’Arena - Foto Ennevi

scontrare in altri luoghi di spettacolo nel mondo. A tal proposito, per scoprire più da vicino i segreti, le curiosità e le emozioni che caratterizzano questo luogo magico, abbiamo incontrato il direttore degli allestimenti scenici Michele Olcese, la figura direttiva che si occupa della gestione del palco e di tutti i reparti tecnici come macchinisti elettricisti attrezzisti trucco-parrucco e tutti i laboratori. All’interno della grande macchina organizzativa, l’ingegner Olcese è responsabile di tutto ciò che riguarda la parte tecnica di una produzione colossale. Se si pensa che ogni estate l’Arena-Opera Festival ospita una nuova produzione, più altre quattro opere di repertorio che vengono riprese ciclicamente, si intuisce che il compito non è certo dei più semplici. Quest’anno la stagione è stata inaugurata venerdì 21 giugno con “La Traviata” di Giuseppe Verdi, ultimo lavoro del Maestro Franco Zeffirelli. Un allestimento colossale - tra i più ambiziosi mai realizzati dai laboratori veronesi - che ha coronato il sogno del maestro fiorentino dopo sessant’anni di lavoro sul capolavoro verdiano. Nel suo personale ricordo di Zeffirelli, Olcese lo tratteggia come uno straordinario personaggio di una grande epoca che parte da Visconti. «Era un maestro dotato di un grande e inimitabile rigore storico nell’ideare uno

spettacolo, assolutamente rispettoso del libretto» ha aggiunto. Come ogni grande produzione che si rispetti, anche la messinscena dell’“Aida” è il frutto di un lungo e tortuoso iter lavorativo. «I lavori per una nuova produzione partono già a gennaio con i primi briefing assieme alla direzione artistica e l’equipe tecnica – ha spiegato Olcese - I confronti sono infatti necessari per capire le esigenze del regista e dello scenografo, oltre a verificare la fattibilità delle richieste, in base alle esigenze tecniche e al budget a disposizione». A quel punto si passa alla fase successiva della realizzazione, per la quale vengono coinvolte fino a 300 persone. «Normalmente sono presenti 25 lavoratori stabili presso i nostri laboratori, che raddoppiano in occasione di una produzione, arrivando a 50 unità tra falegnami, fabbri, scultori per polistirolo e poliuretano, pittori, scenografi e sarte. E nonostante questa immensa forza lavoro, si arriva comunque a concludere sempre a ridosso del debutto». Proseguendo nella chiacchierata con Olcese, abbiamo scoperto che le prove di una nuova produzione iniziano presso la Fiera di Verona, all’interno di grandi capannoni nei quali possono essere allestiti tre palcoscenici areniani, fino ad arrivare alle prove in Arena,

circa tre o quattro settimane prima. Inoltre, spesso accade che siano previsti anche animali in scena. «E’ una tradizione che si cerca di mantenere. – ha specificato Olcese – Nel 90 per cento dei casi sono cavalli che hanno un addestramento particolare, fatto apposta per gli spettacoli, in modo che non si spaventino. Ci appoggiamo ad una ditta specializzata che può offrire sia i cavalli che le carrozze. Quest’anno, invece, nella “Traviata” abbiamo avuto le colombe all’interno di una grande voliera. Ogni opera ha le sue specificità». Insomma, come si intuisce dal nostro incontro con Olcese, il suo è un lavoro che non si può non amare. L’emozione è tantissima e sfaccettata, è una valanga di stress, di apprensione e tensione che ti accompagna sempre e che culmina con il debutto. «Dura indicativamente fino ad un’ora prima della “prima” e a volte anche durante tutto lo spettacolo – ha confessato prima di salutarci - Ad esempio, in questa “Traviata” c’è stato un cambio scena a vista imponente e volutamente molto scenografico che ha fatto scattare l’applauso del pubblico per la maestosità e per la complessità del lavoro scenico. Ecco, forse in quel momento sono riuscito a rilassarmi al meno un po’, lasciando spazio alla gioia». “Foto per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona”.

La Traviata - Bozzetto

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Il personaggio di Chiara Paoli

100 anni fa nasceva mons.

Iginio Rogger I

l 20 agosto del 1919, quando la Grande Guerra si era da poco conclusa, nasceva a Pergine Valsugana, Iginio Rogger, primogenito di Francesco e Faustina Persiali. I due giovani si erano conosciuti a Miola di Pinè, dove il padre di Faustina gestiva un caseificio, che il giovane era stato incaricato di sorvegliare, avendo scampato l’arruolamento, a causa di una ferita che si era procurato da bambino alla mano. I due giovani, una volta sposati si trasferiscono nel perginese, nella casa dei genitori di lei, dove viene alla luce il loro primo figlio, ma già due anni dopo, la famiglia si trasferisce a Levico, dove Francesco avvia con Paolo Libardoni la società con sede sulla via per Barco, “Mulino Rogger e Libardoni”. A distanza di pochi anni il mulino elettrico viene ampliato e trova sede nei pressi dell’odierna stazione ferroviaria di Levico Terme. Nell’ottobre del 1931, appena raggiunta l’età minima richiesta per l’accesso, Iginio entra nel Seminario Minore a Trento. Iginio studia a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana ottenendo la laurea in filosofia e teologia, nel mentre si dipana il secondo conflitto mondiale. Rogger viene ordinato sacerdote il 28 ottobre del 1945, nella chiesa del Gesù a Roma. L’attività sacerdotale, non gli impedisce di portare avanti la sua formazione, che il seminario di Trento vuole orientata al Concilio, per preparare la

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celebrazione dei 400 anni dalla sua chiusura, visto che i festeggiamenti del 1945 erano saltati a causa della guerra. Il 18 giugno del 1951, ottiene il dottorato in storia della Chiesa. Inizia quindi la sua attività di insegnante all’interno del seminario teologico di Trento, occupandosi anche di Liturgia a partire dal 1955 e ottenendo la libera docenza nel 1960. Ma nel 1953, Iginio diviene anche amministratore del Priorato di San Martino di Castrozza, dotato di un ricco patrimonio, che venne da lui gestito fino al 1990. In questo luogo giungeranno in soggiorno diversi studiosi come Hubert Jedin, storiMons. Iginio Rogger co del Concilio di Trento e l’archeologo Behrnard Kötting, inRemo, più giovane di 4 anni. sieme a molti altri docenti universiIginio Rogger diviene direttore del tari. Museo Diocesano Tridentino nel Nel 1961, Iginio diviene membro del 1960, succedendo nel ruolo a consiglio di amministrazione della monsignor Giovan Battista Fedrizzi. Società anonima finanziaria immobiE’ lui che segue i lavori di restauro liare trentina, quella che oggi è nota di palazzo pretorio, che conducocome Isa e in questo frangente cono all’inaugurazione ufficiale della noscerà Bruno Kessler, che andrà poi nuova sede museale il 3 luglio del a presiedere la società. 1963. Sono anni difficili, se il patto DegaNell’estate del 1961, Iginio diviene speri-Gruber garantisce formalmendelegato vescovile per i seminari, afte l’uguaglianza dei diritti tra cittadifiancando il rettore don Marco Marni di lingua tedesca e di lingua italiatinelli. Seguono gli anni del Concilio na, nella realtà i fatti non corrisponVaticano II e Iginio si occupa insieme dono e iniziano le tensioni. Gli anni a don Pelagio Visentin di quella che dal 1957 al 1960 sono costellati di fu la riforma liturgica, un importante lutti e dolore, a Iginio vengono a rinnovamento per la Chiesa cattolimancare i genitori ed il fratello


Il personaggio

ca. E sono anche gli anni dell’abolizione del culto del piccolo Simonino, per volere dell’arcivescovo Alessandro Maria Gotterdi, ma ciò avviene grazie allo studio degli atti processuali, fatti da Iginio Rogger assieme a Diego Quaglioni. Ma lo studio lo porta anche a mettere in discussione la passione di San Vigilio ed il suo martirio, che viene ritenuto essere leggendario e non veritiero. Ma monsignor Rogger è anche al fianco della Soprintendenza, quando viene riportata alla luce la Porta Veronensis nel 1963 e mentre vengono portati avanti gli scavi per riportare alla luce l’antica basilica paleocristiana, che prendono avvio nell’estate del 1964, per protrarsi con diverse sospensioni sino al 1977, quando la zona archeologica viene inaugurata per le celebrazioni di San Vigilio (24-

26 giugno). Bruno Kessler, dopo aver dato vita all’Istituto Trentino di Cultura, si dedica anche all’avvio dell’Istituto di Scienze Religiose, di cui Iginio Rogger viene nominato direttore ed è presente anche alla tavola roMons. Iginio Roger - Vita Trentina Editrice tonda che porterà all'istituzione delloro che volevano divenire guide ai l’Euroregione. Trento ha assegnato a Beni Ecclesiastici, seguendo il perIginio Rogger l’Aquila di San Vencecorso proposto dall’Associazione slao nel 1998, mentre nel 2006 gli è Anastasia, è venuto a mancare il 12 stata conferita conferito una laurea febbraio del 2014. Molti sono stati i “honoris causa” in Giurisprudenza. suoi scritti, utilissimi contributi storici Questa grande personalità, attiva aninerenti la città di Trento e la sua catche negli ultimi anni di vita; lo ricortedrale. do quando teneva le lezioni, per co-

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Attualità di Patrizia Rapposelli

La Camera approva il Codice rosso C’è revenge porn. In Italia si parla di un novo tipo di reato, ma ciò avviene in un disegno di legge complesso. La Camera approva il testo, Codice rosso. Per contrastare la violenza sulle donne e sui minori, il governo delinea una corsia preferenziale per le denunce in caso di violenza domestica o di genere.

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ene più severe per gli abusi sessuali, diverse misure di protezione e introduzione di un nuovo reato. Le vittime dovranno essere sentite dai pubblici ministeri entro tre giorni dall’iscrizione dei fatti denunciati nel registro delle notizie di reato. Un canale prioritario che segue alla decisione dei colpiti di farsi avanti. La prontezza d’azione nei confronti di denuncia o querela per un crimine che rientri in questo disegno di legge non sarà più stabilita dagli inquirenti, ma si baserà su un tempo fisso. In sintesi, sono previsti tempi serrati per l’acquisizione di prove, valutazione della concretezza del pericolo e infine l’adozione delle misure cautelari richieste dal pubblico ministro e disposte dal giudice delle indagini preliminari. Il disegno di legge “Codice rosso” oltre a tutto introduce, appunto, il cosiddetto reato di revenge porn; la Camera dei deputati ha approvato un emendamento che considera crimine la pratica di diffondere video e immagini private senza il consenso della persona interessata. Il revenge porn esiste da molti anni e periodicamente si è assistito a gravi casi di cronaca, noto quello che ha colpito l’Italia nel napoletano nel 2016. Video sessuali privati, diffusi senza permesso, condivisi online. Ad oggi “Codice rosso” introducendolo come nuovo tipo di reato prevede una reclusione da 1 a 6 anni e multe da 5mila a 15mila euro. La pena inoltre andrà ad aumentare se i fatti saranno commessi da una persona

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vicina, quale un coniuge o una persona sentimentalmente legata, oltre ad aumentare da un terzo alla metà se le vittime si troveranno in condizioni di inferiorità fisica o psichica o in stato di gravidanza. Una proposta necessaria per un fenomeno che ha assunto dimensioni significative, complice un massiccio uso dei social nella vita quotidiana e la nuova pratica di sexting tra i giovani. Quasi 6 giovani su 10 inviano e condividono materiale sessualmente esplicito a parole, in fotografia o in video, spesso ignorando i rischi che si corrono e ciò accade anche tra gli adulti, ma certo è che nell’adolescenza non si presta attenzione alle conseguenze. Inviare una propria foto senza veli può essere gioco eccitante, ma ciò he passa sulla rete lascia una traccia e una copia alla persona cui si è inviata. Storie di fidanzati che

si lasciano, di burle tra amici, di vendette e la decisione di far girare quella foto o quel video, una volta partita sarà impossibile farla scomparire e sarà di dominio pubblico. Da qui nasce il revenge porn, una parola che lascia da sé intendere l’uso distorto di messaggi privati a sfondo sessuale che vengono diffusi sui social network o sul web per scopi vendicativi o senza consenso. Il fenomeno ha evidenziato una crescita e quindi si è reso necessario prendere una posizione che ha visto dopo molte discussioni, maggioranza e opposizione accordarsi. La Camera approva l’emendamento revenge porn e con sé la sanzione penale. Decisivi provvedimenti immediati che ad oggi vogliono garantire strumenti più efficaci, di prevenzione e sostegno.


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Cantando, suonando di Laura Mansini

La musica nella storia e nel cuore della nostra Valsugana La scuola di Musica di Borgo, Levico e Caldonazzo, molto seriamente, insegna che tutti assieme ..cantando, suonando, troviamo la gioiosa voglia di stare assieme, di colorare la nostra vita di note, di giocare con la voce ed il suono.

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ome da tradizione verso la fine di maggio e nei primi giorni di giugno le scuole artistiche presentano al pubblico i “saggi di fine anno”. E' un appuntamento importante, infatti i saggi, comunque li si voglia analizzare, rappresentano plasticamente il lavoro compiuto dagli insegnanti e dai loro allievi durante un anno di impegno; sono la famosa “pagella” . Una pagella dai voti eccellenti va data alla Scuola di musica di Levico, Borgo e Caldonazzo che con gli Istituti Comprensivi di Levico e di Borgo hanno dato vita al progetto biennale di Educazione Corale “Ogni classe un Coro” patrocinato dalla P.A.T. organizzato dalle 13 scuole musicali del Trentino. Quello di quest'anno è il secondo appuntamento e dimostra la grande sensibilità della nostra Provincia per l'educazione musicale rivolta ai giovani. Vedere 320 bambini delle classi IV e V delle scuole elementari di Caldonazzo,Calceranica Levico e Tenna sul palco del Palalevico ed altrettanti, anzi di più 330 delle classi elementari di Borgo e Grigno che con grande serietà hanno cantato assieme nel Palazzetto dello Sport di Borgo Valsugana, conferma la validità del sogno di un'educazione musicale espressa dal maestro Riccardo Muti “ che non solo insegni a leggere uno strumento, ma insegni

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soprattutto a cantare insieme...La pratica corale e strumentale come la pratica del leggere e dello scrivere dovrebbero accompagnare tutto l'arco della scolarità dalle materne alle superiori”. Parole quanto mai valide ed attuali per il direttore della Scuola, il maestro Giancarlo Comar il quale sostiene l'importanza di un educazione musicale “che porta alla disciplina, alla serena convivenza. Nel nostro bel paese tanto decantato dalla pubblicità - afferma convintamente- si è perso nel tempo il valore della musica nella scuola. L'ora di musica è andata scemando. Io che conosco ad esempio le scuole della Slovenia vedo che l'ora di musica fa parte programma scolastico generale. E' importante capire che con la coreutica non si aiuta solo ad usare la voce, ma si insegna proprio attraverso la voce l'Educazione , il

valore del suono, dell'accordarsi fra compagni “ . Dello stesso avviso è Elisabetta Wolf, vicesindaco di Caldonazzo, ed insegnante di violino. “Nelle nostre scuole non esiste il fenomeno del bullismo – afferma con forza- la musica insegna il rispetto delle regole, la collaborazione, l'ascolto del proprio vicino e la gioia della riuscita di un accordo fatto assieme” La Scuola di Caldonazzo, o meglio la Civica Società Musicale di Caldonazzo venne fondata nel Febbraio del 1982 per merito della signora Margherita Marchesoni con Aurelio Micheloni, Saverio Agostini, Gabrielle Ciola, Fedel Rinaldo e Hermann Tonezzer. Nell'atto di fondazione si legge che :" Scopo della Società è diffondere ed incrementare nel paese l'educazione alla musica con l'istituzione di una apposita scuola, promuovere concerti


Cantando, suonando

e tutte quelle attività artistiche e culturali che possono concorrere all'elevazione sociale culturale ed artistica dell'individuo". Un' associazione importante che nel tempo è cresciuta avvicinando alla musica generazioni di giovani e adulti. Va detto che il Trentino è una terra molto legata alla musica; cori, bande, concerti, scuole musicali ( attualmente tredici) possono vivere grazie anche alla sensibilità delle Istituzioni sia Comunali che Provinciali. Il sistema delle scuole musicali trentine costituisce una realtà unica nel suo genere nel panorama dell'educazione musicale extra-scolastica a livello nazionale. Infatti con delibera n°8056 del 25 luglio 1997 la P.A.T. ha deciso di sostenere con modalità inedite e continuative l' attività delle suddette scuole. Qualità, cultura garantita da insegnanti altamente qualificati ed assunti a tempo indeterminato, danno la certezza di una continuità didattica

altrimenti impossibile. In Valsugana si deve alla determinazione della Cooperativa S.I.M (Suono Immagine e Movimento) costituitasi a Borgo Valsugana l'11 Ottobre 1990 se sono stati raggiunti questi livelli di professionalità e coinvolgimento. La Cooperativa SIM ha raccolto la preziosa eredità della precedente scuola di musica "Augusto Voltolini" di Borgo Valsugana (1975-1990) , proseguendone per molti anni l'opera e le finalità della suddetta associazione col

nome di "Civica Scuola di Musica di Borgo e di Levico". Dopo molte trattative, difficoltà e lavoro da parte sia delle scuole che delle istituzioni Comunali anche la gestione dei Corsi di musica della Civica di Caldonazzo è entrata a far parte di questa Scuola che nel 2003 assunse l'attuale denominazione di "Scuola di Musica di Borgo, Levico e Caldonazzo" . Un vero successo che penso avrà un importante futuro vista la gioia e la bravura dei piccoli allievi sul palcoscenico.

"Restiamo Amici" con Gioia Libardoni CiAmici” per la regia di Antonello Grimaldi, prodotto da Rai Il 4 luglio è arrivato nella sale italiane il film “ Restiamo gonista Michele Riondino (è stato Padrino del Festival nema e Minerva Pictures. Nel film, a fianco dell’attore prota e Alessandro Roja, recita la “nostra ” Gioia Libardoni, atdel Cinema di Venezia 2018), Michele Placido, Sveva Alviti trice trentina di origini levicensi. Gioia, che in questo film è Clara, ha avuto un giusto ruolo nel film “Cado dalle Nubi” con Checco Zalone ,ha lavorato al fianco di Sarah Jessica Parker e Raoul Bova 2015 nel film “All roads lead to Rome”. A Hollywood ha recitato con i “mostri sacri” John Travolta , John Rhys-Meyers, Michael Madsen, e ,come assistente di Antonio Banderas, nel film “Black Butterfly” e nel team di Tom Hanks in “Inferno”. Il film “Restiamo Amici”, oltre che in Brasile, è stato girato a Riva del Garda, Trento, Rovereto e Pergine Valsugana.

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Denise con il marito Diego

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Ecologia e ambiente di Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

Gli USA e la sfida per la protezione dell'ambiente

L'America: Il Paese del monouso

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li Stati Uniti sono tra i maggiori Paesi inquinanti al mondo. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) gli USA sono responsabili del 14,3% delle emissioni totali a livello mondiale, al secondo posto solo dopo la Cina. La cultura americana è quella del monouso, c’è poca attenzione per l'ambiente, per il riciclo, per la diminuzione dell'uso della plastica. In poche parole, c’è tanto spreco. Basti pensare che negli USA finiscono ogni anno in discarica 38 miliardi di bottiglie e 102 miliardi di sacchetti di plastica. La politica ambientale Da un punto di vista politico ci sono state importanti prese di posizione nel corso dell'amministrazione Trump e Obama che hanno portato ad una rivisitazione degli accordi internazionali sul clima di cui gli USA erano parte. L’ultima nel 2018, con l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Con Parigi, gli USA si erano impegnati a ridurre le emissioni di CO2 del 26% entro il 2025. Nei suoi due mandati Obama aveva cominciato ad

implementare delle “misure verdi”. Un esempio è il “Clean Power Plan” un piano per l’energia elettrica pulita che riguardava una riduzione delle emissioni entro il 2030, contenendo l’attività delle centrali a carbone. Trump ha rivisto molte delle norme ambientali del suo predecessore. Le ultime riforme presentate riguardano proprio proposte di legge tese a favorire la costruzione di centrali elettriche alimentate a carbone. Il problema Sono ancora molti i fattori che impediscono e ritardano il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello internazionale. Tra questi una cultura che è molto incentrata sul concetto del monouso, di una scarsa coscienza ecologica e di un consumismo galoppante. Il tutto correlato da un prezzo contenuto del petrolio, che incentiva la produzione di plastica, il trasporto su ruota, ed ostacola il passaggio verso le energie rinnovabili. È la norma che il take-away consumato nel quotidiano sia in confezioni monouso, che la tazza del caffè si usi una volta sola, che le cannucce dilaghino. Per non parlare dei sacchetti in plastica della spesa. Il problema non è solo quello di un consumo sfrenato di elementi di plastica monouso, ma anche quello di un limitato riciclo di plastica e affini. Secondo dati dell’Agenzia per l’ambiente USA, ogni

americano scarta in media 30 chili di plastica all’anno. Di questi, meno del 10% viene riciclato. Basti pensare che la sola New York raccoglie tutti i giorni 934 tonnellate in rifiuti tra plastica, metallo e vetro, registrando un trend in aumento negli ultimi cinque anni. Quasi un paradosso, se si pensa che i primi movimenti ambientalisti sono nati proprio negli USA degli anni settanta, con il motto “al bando la lattina” per incentivare il riciclo delle lattine. Prospettive future Sul fronte ambientale, gli Stati Uniti stanno accusando un ritardo. Seattle è la prima grande città americana ad abbracciare la causa per ridurre l'inquinamento e dare un esempio al resto degli USA. A Seattle si è iniziato con azioni piccole, ma incisive, come il bandire le cannucce di plastica. Ora le cannucce sono disponibili solo di carta. Per chi sgarra la multa è di 250 dollari. A New York, alcuni comuni hanno cominciato a vietare l’uso dei sacchetti della spesa di plastica. Una goccia nel mare, ma una che contribuisce ad evitare che nel mare ci finisca dell’altra plastica.

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In Valsugana di Armando Munao’

Michele Motter

Nuovo presidente Lions

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ome ogni anno, anche il 2019 vede l’avvicendamento alla presidenza dei Lions in Valsugana. All’alto e prestigioso incarico è stato chiamato il dott. Michele Motter, un valsuganotto verace, che sostituisce la dott.ssa Patrizia Montermini. Lui stesso ci dice che è venuto a conoscenza del mondo Lions e del Club Lions Valsugana un po’ fortuitamente nel 2012. “Stavo cercando dei fondi per una nostra ricerca scientifica e all’epoca, un socio Lions, mi ha contattato e mi ha fatto presentare, all’interno del club, il fine del lavoro scientifico. L’idea è piaciuta subito tant’è che grazie all’intervento del Lions Club Valsugana abbiamo ottenuto tutto il necessario e anche di più per far partire il nostro progetto”. L’INTERVISTA Dott. Motter, raccogliendo l’augurio della dott.ssa Montermini, ci vuole presentare i suoi progetti e ciò che nel corso del suo mandato intende realizzare? Innanzitutto continuare sulla strada tracciata dal precedente direttivo e ga-

CHI È Michele Motter, abita a Telve Valsugana, 39 anni, coniugato con Francesca. Ha una figlia, Beatrice. Lavora, da circa 10 anni, all’Ospedale Santa Chiara di Trento, come chirurgo generale presso la Chirurgia Generale 1, divisione diretta dal dott. Giuseppe Tirone, un particolare reparto che si occupa di molteplici patologie chirurgiche (oncologia, mini-invasività, robotica, toracica, senologica, tiroidea, gastrica, colica, epatica e bariatrica). E’ socio SICOB -Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e socio ACOI (associazione italiana chirurghi ospedalieri –la più numerosa società scientifica di chirurgia italiana-) all’interno della quale occupa il ruolo di referente del Trentino Alto-Adige nella sezione ACOI giovani (chirurghi under 40). E’ membro del comitato scientifico della Fondazione Trentina per la Ricerca sui Tumori e ha fatto parte del consiglio dell’Ordine dei medici di Trento nel triennio 2012-2015. Con il suo contributo, all’interno dell’Ordine, è stata istituita una commissione giovani medici dalla quale poi è nata ASTMED (associazione studenti trentini di medicina). rantire, quindi, una dinamica e fattiva continuità con quello che hanno deciso e stabilito i soci Lions che mi hanno preceduto in questo importante incarico. Per quanto riguarda il mio mandato,

invece, nostri prossimi impegni, del direttivo e mio, possono essere sintetizzati in tre particolari aspetti: ampliare e potenziare l’immagine Lions sul nostro territorio con lo scopo di far meglio co-

Chi fosse interessato alla pubblicazione di uno scritto o un articolo riguardante una opinione personale, un fatto storico, di cronaca o di un qualsiasi avvenimento, può farlo indirizzando una email a: direttore@valsugananews.com. Il testo, di massimo 3.500 battute, dovrà necessariamente contenere nome e cognome dell'articolista l' indirizzo di residenza e un recapito telefonico per la verifica. Il direttore si riserva la facoltà della non pubblicazione in caso l'articolo non dovesse rispettare l'etica giornalistica o d'informazione.

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Comunicato di redazione NEWS

ANNO 5 - NR. 7 luglio-agosto 2019

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ANNO 5 - NR. 1 - febbraio 2019

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In Valsugana

noscere, alla gente, la nostra associazione; aumentare quelle che potranno essere tutte le iniziative a vantaggio dei più bisognosi, dei più deboli e dei meno abbienti: potenziare i rapporti con le varie associazione comprese quelle che già operano nell’arte, nella musica e nella cultura, nel volontariato e nella solidarietà. In questo momento siamo impegnati nel sostegno, e nel migliore dei modi, della manifestazione musicale “ Lagorai d’Incanto” che, come ben saprà, oltre ad essere un appuntamento canoro di altissimo livello e con artisti di fama internazionale, si svolge appunto in Valsugana E in merito ad altre iniziative? Di certo continueremo l’organizzazione delle riuscitissime serate culturali e informative all’interno delle quali saranno trattati temi di interesse generale quali quelli legati alla salute, all’alimentazione e a tutto ciò che fa o può fare

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collaborazione con Valsugana Solidale, con la raccolta alimentare e con gli introiti che otterremo dai molti eventi che sono stati già inseriti nella nostra agenda. Di poi daremo ampio spazio e visibilità a tutte le iniziative che hanno o avranno il precipuo compito di aiutare, in qualsiasi forma e sostanza, i meno abbienti. Infine una maggiore , proficua e dinamica collaborazione con gli enti e le pubbliche Istituzioni. E nell’immediato? Stiamo già pensando a una particolare manifestazione i cui soggetti saranno i cani per non vedenti. E lo faremo, sia con il posizionamento di gazebo nei vari comuni della Valsugana, sia con la stampa di informativi e sia organizzando pubblici dibattiti e conferenze per meglio presentare e far conoscere ai più anche questo particolare aspetto della nostra società e del nostro quotidiano.

parte della nostra quotidianità. E un qualcosa che nello specifico possa interessare la Valsugana? La sua domanda mi permette di presentare ai lettore e ai valsuganotti un mio piccolo “sogno” che ho nel cassetto e che desidererei veramente concretizzare, naturalmente sempre a scopo benefico. Mio intento è realizzare una dinamica e qualificata promozione della cantine che operano nel nostro territorio. Sono realtà commerciali che in questo periodo stanno avendo notevole successo e che a mio modesto avviso necessitano di maggiore visibilità affinchè tutte possano contribuire alla sviluppo socio-economico della nostra bella valle. E un progetto specifico mirato ai più bisognosi della Valsugana è concretizzabile e fattibile? Assolutamente si, anzi ne sono certo. Innanzitutto continueremo la nostra

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Attualità di Nicola Maschio

Il fumo in Trentino Il fumo in Trentino è ancora un problema attuale, destinato a durare nel tempo. Una vera e propria dipendenza, spesso mortale e nel “migliore” dei casi comunque fortemente nociva. Eppure, nonostante i dati riportino una situazione preoccupante relativamente al numero di persone che perdono la vita a causa del fumo, sembra che coloro i quali consumano regolarmente le sigarette non siano intenzionati a smettere.

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n Trentino la dipendenza tocca un quarto della popolazione, con un numero di decessi legati al consumo di sigarette di circa 700 persone all’anno. Ecco perché la prevenzione, l’informazione e la sensibilizzazione non possono e non devono fermarsi; parlare di questa tematica è importante, anche se gli argomenti sono difficili da affrontare e, come spesso accade, le persone tendono a nascondere la loro dipendenza o non volerla ammettere. “Il tabacco gioca un ruolo fondamentale nella formazione dei tumori, lo riscontriamo sempre” ha sottolineato il presidente della sezione provinciale della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT), Mario Cristofolini. L’appello è stato lanciato nel corso della Giornata mondiale senza tabacco, lo scorso 31 maggio, con la speranza che i più assidui consumatori possano finalmente aprire gli occhi sulle problematicità legate ad esso. E dunque occorre chiedersi: qual è la situazione attuale in Trentino? I dati riportati dall’Osservatorio provinciale della salute non sono positivi, lasciando intravedere una strada ancora particolarmente lunga verso un concreto stop al fumo. Sul nostro territorio i fumatori sono poco meno di 90mila, ovvero il 25% della popolazione. Numero che fortunatamente sembra essersi abbassato rispetto a dieci anni fa, quando i consumatori di tabacco erano il

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30% dei trentini. Ciò che spaventa maggiormente è il fatto che coloro i quali manifestano i segni più preoccupanti della dipendenza possono arrivare a fumare anche 10-11 sigarette al giorno, con i ragazzi tra i 18 ed i 24 anni che si ritrovano coinvolti nel consumo di tabacco nel 37% dei casi (il 20% dei ragazzi ammette tuttavia di aver fumato una sigaretta anche a 15 anni). Ma chi fuma maggiormente? Sono soprattutto gli uomini, per lo più in difficoltà economiche (il 45% del campione considerato ha evidenziato questo aspetto), con un titolo di studio molto basso (solo il 21% sono laureati) ed attualmente impiegato in qualche tipo di lavoro (il 26%). Che ci sia tanto da fare è innegabile, anche

se qualcosa sembra muoversi nella giusta direzione. Il 44% dei fumatori quotidiani ha provato a smettere nell’ultimo anno, anche se quasi l’80% di loro non è riuscito nell’intento. Questo insuccesso è tuttavia legato spesso al modo in cui si cerca di porre rimedio alla situazione, ovvero in solitaria e senza l’aiuto di nessun altro (nell’84% dei casi in cui una persona cerca di smettere lo fa senza rivolgersi ad esperti). È necessario invece aprire un ulteriore capitolo di questa vasta tematica: le sigarette elettroniche possono aiutare il consumatore a smettere? A quanto pare gli esperti sostengono di no, in quanto la persona svolge ugualmente un movimento costante legato al consumo di ta-


Attualità

bacco, che dunque non impatta positivamente su un eventuale tentativo di stop. Ancora una volta, la diffusione maggiore di questi strumenti avviene tra i teenager: sebbene infatti solo il 2% della popolazione trentina ne faccia uso, le sigarette elettroniche vengono utilizzate nell’84% da ragazzini tra i 13 e 15 anni, con il 18% di essi che è consumatore abituale. E attenzione, perché secondo l’Osservatorio della salute “Chi usa la sigaretta elettronica ha probabilità di diventare fumatore quattro volte più alta”. “La questione della riduzione del danno causato dal fumo con le sigarette elettroniche non è veritiera – ha spiegato il dottor Fateh Moghadam, dell’Osservatorio salute dell’Azienda sanitaria. – Questo argomento è semplicemente una questione di marketing, ma non ha nulla a che fare con

la salute pubblica. Ci sono dubbi sulla sicurezza dei liquidi che vengono impiegati, ma soprattutto non si propende verso una riduzione del danno. Per i giovani le sigarette elettroniche rappresentano un primo passo sulla strada del consumo di tabacco”. È chiaro dunque che serva ancora lavorare molto per dissuadere la popolazione, soprattutto quella più giovane, a consumare sigarette (elettroniche o meno). Attualmente in Italia ci sono circa 12 milioni di fumatori, un numero deci-

samente elevato ma che se affrontato nel modo giusto può essere ridotto. Proprio su questa strada bisogna continuare ad operare, per impedire che si raggiungano numeri assai preoccupanti come i decessi nella nostra realtà.

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Ieri avvenne di Chiara Paoli

50 anni fa il primo passo sulla Luna «Questo è un piccolo passo per [un] uomo, un gigantesco balzo per l'umanità.» Neil Armstrong, primo passo sulla superficie lunare, 21 luglio 1969

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luglio 1969, una data entrata nella storia, per la prima volta l’uomo raggiunge la Luna, con la missione Apollo 11: l’astronauta Neil Armstrong, tocca per primo la superficie lunare. In un’epoca di guerra fredda, le due superpotenze contrapposte Russia e Stati Uniti d’America si stavano contendendo anche la “conquista” della luna. Nell’ottobre del 1958, si era dato avvio al programma Mercury, durante la presidenza di Dwight Eisenhower, ma l’obiettivo in quel caso era di far orbitare un uomo intorno alla terra, grazie all’uso di una capsula spaziale. Il primo a partire verso lo spazio, all’interno del missile Jupiter, però fu Gordo, una scimmia che il 13 dicembre del 1958, rimase per 8 minuti fuori dall’atmosfera terrestre, rientrando a terra in perfetta salute. La sua missione era quella di valutare quale impatto sul fisico possa avere l’ingresso nello spazio, il risultato fu semplicemente un lieve calo nel battito cardiaco. Dall’altra parte del globo segue Luna 1, la prima missione del programma sovietico che nel gennaio del 1959 esce dall’orbita terrestre, pur fallendo nel suo compito di raggiungere la superficie lunare. Nel settembre dello stesso anno, avviene il secondo tentativo che va a buon fine, conducendo il velivolo

Luna 2 all’allunaggio, mentre il suo successore, un mese dopo riuscirà nell’intento di realizzare alcune istantanee, che potessero mostrare il lato fino ad allor invisibile della Luna. Jurij Gagarin a bordo dellaVostok 1, è il primo uomo a Da sininistra Neil Amstrong, Michael Collins e Edwin E. Aldrin (Buzz) raggiungere lo spazio, il 12 aprile del l'esplorazione a lungo raggio dello 1961, l'Unione Sovietica non solo spazio; e nessuno sarà così difficile e sorprende il mondo, ma dimostra di costoso da realizzare...» aver fatto grandi passi avanti all’interLa conquista dello spazio diviene no del programma spaziale. una gara contro il tempo, che verrà Ma questa è soltanto la prima parte portata avanti anche dal successore della storia, perché gli Stati Uniti non di Kennedy, Lyndon Johnson e vedrà accettano di lasciare il primato ai rusmoltiplicarsi il numero dei dipendensi e decidono di investire maggiorti NASA, che passano dai 10.000 del mente in quella che diviene la Mis1960, per raggiungere le 36.000 sione Apollo, portata avanti dallaNAunità nel 1963. SA. Tutto procede quindi molto più Oltre al personale, si rende necessavelocemente, per dare seguito alla rio fornire gli spazi adeguati per lo dichiarazione del presidenteJohn sviluppo delle innovative tecnologie, Fitzgerald Kennedypronunciata alè così che sorgono tre nuove struttuCongresso il 25 maggio1961: «…crere: ilManned Spacecraft Center(MSC), do che questo paese debba impeilMarshall Space Flight Center(MSFC) gnarsi a realizzare l'obiettivo, prima ed il Kennedy Space Center(KSC). che finisca questo decennio, di far Intanto i russi continuano a mietere atterrare un uomo sulla Luna e farlo successi: nel1964la capsula Voschod tornare sano e salvo sulla Terra. Non 1 porta orbita ben tre cosmonauti ci sarà in questo periodo nessun proche vestono semplici camicie, per getto spaziale più impressionante motivi di spazio non era stato possiper l'umanità, o più importante nel-

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Ieri avvenne

Il Presidente USA Kennedy comunica l'allunaggio

bile far loro indossare le apposite tute spaziali; l’anno seguenteviene effettuata la primaattività extraveicolare, muniti dell’apposita attrezzatura, grazie a Voschod 2. Il 3 febbraiodel 1966, Luna 9 effettua il primo “atterraggio morbido”, che grazie all’uso dirazzi frenanti, consente al veicolo di raggiungere la superficie lunare rimanendo integro, a dif-

Nell’incidente hanno perso la vitai tre ferenza di quello duro, che immembri che componevano l’equiplica la disintegrazione della paggio: Virgil Grissom, Edward White navicella. A due mesi di distane Roger Chaffee. Anche gli addestraza il velivolo numero 10 riesce menti negli anni si sono spesso rivead orbitare intorno alla Luna. lati pericolosi, e ben quattro stelle In parallelo gli Stati Uniti operadell’astronautica statunitense sono no anche in quello che viene morti a causa di incidenti avvenuti a chiamato programma Gemini, bordo dei jet T-38. Si tratta di Theonome dovuto al fatto che la nadore Freeman, che il 31 ottobre1964 vicella per il volo spaziale, era realizzata per ospitare al suo interno due persone. Apollo avrà successo nel suo intento di portare l’uomo sulla luna, ma molte sono le persone che hanno dato la loro vita per realizzare questo sogno. In primis la navicella Apollo 1, che è stata avvolta dalle fiamme nel Buzz Aldrin - Il secondo uomo corso di un’esercitazione, il 27 ad aver calpestato il suolo lunare gennaio 1967.

COME ER AVAMO LEVICO TERME Terme Ecco i sacerdoti di Levico agli inizi con le autorità dell’epoca sione degli anni ’50, in occa sa del cinquantesimo di Mes di don Giovanni Goio, parroco di Vetriolo. saci dallo Foto gentilmente conces .P.) storico Ferruccio Galler. (M

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Ieri avvenne

condi di autonomia. Poche ore dopo inizia l’esplorazione del pianeta, con la raccolta di materiale rocciosa, riprese fotografiche e video, ma è anche il momento di mettere un segno ad imperitura memoria di questo primo passo sulla Luna. La bandiera americana, viene quindi fiancheggiata da una targa in memoria di coloro che avevano perso la vita nella missione Apollo 1, un ramo d’ulivo in oro, quale simbolo universale di pace, unito ad un disco con registrate le dichiarazioni dei presidenti, da Eisenhower a Nixon, insieme a quelli dei leaderdi altri 73 paesi. I due emisferi terrestri sono rappresentati sopra l’iscrizione: «Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna.

si è visto piombare addosso un’oca, frammenti di plexiglass hanno raggiunto il motore causandone il guasto, troppo vicino al suolo, il suo paracadute non ha fatto in tempo ad aprirsi. Elliott See e Charles Bassett invece si sono schiantati durante la fase di atterraggio, il 28 febbraio1966, Clifton Williams il 5 ottobre dell’anno successivo perde la vita a causa di un guasto tecnico. Domenica 20 luglio 1969, ore 20:17:40 UTC, tempo coordinato universale, che sarebbe l’orario calcolato sul meridiano di Greenwich: «Houston, qui Base della Tranquillità. L'Eagle è atterrato» queste le parole di Neil Armstrong a pochi secondi dall'atterraggio del modulo lunare Eagle, il cui serbatoio aveva soli 25 se-

Luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace per tutta l'umanità», sottoscritta dai 3 membri dell’equipaggio dell’Apollo 11 Neil A. Armstrong, Michael Collins e Edwin E. Aldrin, cui si aggiunge quella del presidente in carica Richard Nixon. Uno sguardo che punta in alto e in fondo c’è anche un po’ di Trentino lassù, se pensiamo che la prima donna italiana nello spazio, è la nostra Samantha Cristoforetti, originaria di Malé, ma questa è un’altra storia…

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Ospitalità di casa nostra di Armando Munao’

Il turismo in Valsugana Nostra intervista a Matteo Paoli

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loro disposizione. Oggi la Valsugana presenta molte proposte, che vanno dallo sport, al relax a divertimento, in grado di soddisfare le esigenze dei più. E sono queste offerte che attirano la presenza degli ospiti. Il nostro turismo vede più la partecipazione di singoli, coppie o familiare? In altri posti non saprei ma in Valsugana è decisamente familiare. E ciò è dovuto alle offerte. C'è il lago, la montagna, le attrazioni per i bambini e ragazzi, ma soprattutto anche le terme e svariate possibilità di svago, non ultima la possibilità di passeggiate a cavallo e a contatto con la natura incontaminata. E' ovvio che chi cerca altro dinamico e svago, quali discoteche e sale da ballo, la riviera romagnola o altri luoghi turistici sono più ricercati. Lei che è titolare di un albergo aperto tutto l'anno, trova diversità nel turismo estivo rispetto a quello invernale? Intanto è bene precisare che il periodo estivo da noi ha breve durata rispetto a quello invernale. Ovvio che il tutto dipende da come il turista si organizza e quali sono i suoi interessi. Ma sempre nel rispetto delle ferie corte. Infatti e non di rado le famiglie riescono a fare anche più periodi di ferie all'anno suddividendoli tra estive e invernali. Il suo hotel è uno dei pochi se non addirittura l'unico che offre un centro ippico sia di Il papa Enzo il primo da sinistra, Matteo, la mamma Marina, la sorella Elisa e il di lei marito Ivan. Sedute: la prima a sinistra svago che d'insegnaGiorgia (nipote di Matteo), la nonna Enza, Giada (altra nipote di Matteo), la figlia Matilde e l’altra nipotina Greta mento. E' così?

n questi ultimi anni, specialmente in Valsugana, abbiamo assistito ad una trasformazione turistica che ha interessato non solo le strutture alberghiere esistenti, ma anche il modo di offrire e proporre turismo. Per saperne di più e per conoscere il parere di un esperto, abbiamo intervistato Matteo Paoli, titolare e gestore dell'omonimo hotel con sede a Lochere di Caldonazzo. Prima della nostra intervista, Matteo ci dice che sin da piccolo, a 14 anni, ha appreso i primi concetti dell'ospitalità nell'hotel gestito dai suo familiari. Poi, su suggerimento della madre, ha potenziato la sua esperienza. Dapprima a Roncegno per due stagioni e poi, finito la ragioneria, ha frequentato l'Accademia di Commercio e Turismo cui sono seguiti due stage, uno a Palermo ed uno in Inghilterra. Matteo a suo avviso rispetto al turismo di anni fa cosa è cambiato oggi? Rispetto agli anni passati i turisti, specialmente le famiglie non cercano più il turismo di lungo periodo ma privilegiano le ferie corte cercando di sfruttare al massimo i giorni di ferie a

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Centri ippici in Valsugana ce ne sono ma legati direttamente ad una struttura alberghiera no. Noi siamo l'unico in grado di offrire questa possibilità, anche con le famose settimane verdi a cavallo. E in merito alle esigenze gastronomiche. Come si comporta l'odierno turista? Oramai le grande abbuffate fanno parte del passato. La stragrande maggioranza dei turisti scegli il pasto veloce a mezzogiorno o il semplice panino che spesso si porta al lago o in montagna. La sera, invece, avendo più tempo a disposizione, opta per la buona e rilassante cenetta e quindi stare più a tavola insieme alla famiglia o amici. Quale è il turista tipico delle nostre zone? I nostri turisti sono per lo più olandesi e tedeschi, anche se quest'ultimi sono in calo perchè i giovani, soprattutto, cercano altre mete in grado di garantire quel divertimento che non sempre il nostro territorio offre. Il turista anziano, invece, è ben saldo nella nostra zona. Devo aggiungere che ultimamente è aumentata la frequenza degli italiani. Nel turismo di casa nostra, cosa si può fare per incentivare di più la presenza di ospiti? A mio avviso, come sottolineato, dobbiamo puntare la nostra ospitalità sulle famiglie perchè non solo cercano luoghi tranquilli e rilassanti, ma desiderano accontentare i loro figli, specialmente quelli più piccoli. E questo si può fare, come già detto, potenziando e aumentando ancora di più le voci, le offerte e le possibilità di svago inserite nel nostro depliant turistico.


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Scuola e Società in Valsugana di Massimo Dalledonne

La Creativity School Una serata fatta dai giovani per i giovani. Con tanti relatori presenti, coinvolti nei diversi progetti, premiazioni, ma anche inaugurazione di nuovi laboratori e momenti di riconoscimento per l'attività svolta dalle scuole della Valsugana, guardando sempre al futuro. Tutto questo e molto di più, è stato giovedì 30 maggio, l’evento “Vi-va la Libertà: Creativity School, liberi di immaginare, pensare, creare” presso l'auditorium dell’Istituto “Alcide Degasperi” di Borgo Valsugana.

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n progetto sostenuto dal Gal Trentino Orientale e da Fondazione Caritro. Innovazione, creatività e multimediale in campo scolastico, sono stati gli elementi chiave dell'iniziativa che ha coinvolto attivamente in questi mesi, le scuole della Valsugana con uno sguardo attento all'Europa. “Dalla sinergia tral'Istituto Degasperi di Borgo Valsugana e gli Istituti comprensivi di Levico, Strigno e Borgo - ha sottolineato il professor Costantino Tomasi con i colleghi presenti -, è nata un’importante collaborazione didattica che ha coinvolto l'intero territorio”. Grazie all’intervento di alcuni autorevoli relatori (dal direttore del GAL, Marco Bassetto alle associazioni di categoria, da Arte Sella al Comune, fino alla Biblioteca) sono stati approfonditi durante la serata, temi quali: libertà creativa, educazione, innovazione, imprenditorialità. Aspetti al centro di tutti i progetti che hanno animato l’azione didattica. Durante l'originale evento fi-

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nale, sono stati inoltre presentati i lavori realizzati dal CreativityLab, in collaborazione congli istituti comprensivi di Borgo I Valsugana, Strigno e Levico, nonché con le aziende e gli enti partner. Dieci i progetti realizzati: “Dust station” che ha portato alla realizzazione di una stazione di campionamento della qualità dell’aria e la relativa gestione in rete dei dati campionati, “Un salotto per Olle” realizzato su commessa del comune di Borgo Valsugana per la realizzazione della nuova piazza di Olle, “App per il territorio” con le proposte e le offerte di servizi per il turismo sul territorio Valsugana e Tesino e “Idee nuove per il Centro Commerciale di Borgo”. Da ricordare anche i progetti “Creativity Channel”, uno spazio di ricerca e sperimentazione nel settore della comunicazione multimediale, “XLam Design” per la realizzazione e la stampa 3D in scala di un edificio progettato con la speciale tecnologia dell’azienda, “Peer Education 3.0”, “QR-

Code creation”, un software di proprietà dell’istituto per generare gratuitamente dei codici qrcode. Codici che rendono veloce e immediato l’accesso e la fruizione di informazioni e dati di siti culturali e non, “CreativitySchool (IC)” con le scuole primarie di Caldonazzo e Pieve Tesino e “Bando Vi-Va la Libertà”, un bando che invitava i ragazzi a costituire dei team per realizzare, attivando creatività, sperimentazione, fantasia, un prodotto multimediale con il quale esprimere la loro idea di libertà. In chiusura sono stati inaugurati anche due nuovi ambienti di apprendimento assolutamente innovativi per setting, dotazioni e visione didattica, realizzati grazie ai finanziamenti deiBandi PONCompetenze e Ambienti per l’Apprendimento (FESR): JobsLab e Start Lab. Non è mancato, infine, un momento di grande emozione quando ilprofessor Costantino Tomasiha annunciato agli studenti presenti il suo saluto alla scuola di Borgo e al Trentino.


Società Oggi di Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

Gli Stati Uniti fanno retromarcia sull'aborto La controversa legislazione USA contro il diritto di abortire. Tra gennaio e maggio 2019 sono state introdotte negli Stati Uniti 378 restrizioni sull’interruzione di gravidanza. Oltre all’Alabama, che ha varato una legge esplicitamente contro l'aborto, anche altri dieci Stati del sud e dell’ovest negli Stati Uniti hanno votato o si apprestano a votare norme antiabortiste, alimentando un dibattito a livello nazionale ed internazionale. Gli Stati USA interessati Il 7 maggio scorso la Georgia ha ratificato una legge che preclude l’aborto da quando può essere rilevato il battito cardiaco del feto. Riporta il New York Times che “la nuova legge renderà quasi impossibile abortire, visto che in molti casi il battito si sente già intorno alla sesta settimana di gravidanza, quando molte donne non sanno nemmeno di essere incinte.” Altri cinque stati USA hanno già adottato leggi simili. Per esempio, il 14 maggio scorso il senato dell’Alabama ha approvato un disegno di legge che di fatto impedisce quasi totalmente il diritto di abortire, anche in casi di stupro ed incesto. Le donne possono abortire solo se a rischio di perdere la vita. I medici che dovessero effettuare un aborto rischierebbero fino a 99 anni di carcere. Si tratta di uno dei provvedimenti più restrittivi sull’aborto mai approvati negli USA. Il Missouri è seguito a ruota, con un provvedimento parlamentare che vieta l’aborto dopo l’ottava settimana di gravidanza. Altri stati americani che hanno recentemente ridotto il diritto di abortire sono Utah, Louisiana, Arkansas, Ohio, Mississippi e Kentucky. Contro tendenza è invece lo stato di New York, che ha preso una posizione forte in senso contrario. A New York infatti le garanzie protezio-

nistiche per assicurare il diritto della donna di abortire sono state potenziate. In alcune situazioni, la donna può ora decidere di abortire oltre le 24 settimane di gravidanza. Altri stati contro tendenza sono Oregon e Virginia. Il problema Nel mondo sono 70 mila al giorno gli aborti effettuati in modo clandestino e non sicuro. Il problema è aggravato proprio in quei Paesi dove le norme sono più rigide, e gli Stati Uniti stanno andando in quella direzione. Si pone quindi il problema dell’impatto sulla libertà di scelta della donna nella gestione del proprio corpo e del suo diritto alla salute. L’impatto di questa legislazione ha effetti anche oltre i confini degli USA. È stata infatti introdotta nuovamente una legge che vieta alle ONG estere che ricevono fondi americani di effettuare interruzioni di gravidanza legali. Il dibattito ha assunto toni politici, con una forte interferenza religiosa.

borto resta legale a livello federale, quindi gli effetti di questa nuova ondata legislativa statale sono limitati. Gli Stati non possono bandire tout court l’aborto, ma solo stabilire norme con criteri e i limiti entro i quali poter abortire. Con una Corte Suprema repubblicana e conservatrice, le cose possono cambiare. Le prospettive per porre fine a Roe v. Wade sono ottimistiche. Roe v. Wade è la celebre sentenza USA che nel 1973 ha legalizzato l’aborto fino alla 24ma settimana di gravidanza in tutti gli Stati Uniti. La questione rimane molto attuale e dibattuta, si attende una presa di posizione della Corte Suprema.

Le ragioni La domanda sorge spontanea. Perché varare norme antiabortiste con profili di incostituzionalità? Lo scopo è arrivare alla Corte Suprema, il massimo organo della giustizia americana. Per ora negli Stati Uniti l’a-

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ISTITUTO DI ESTETICA 38

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di Nadia Libardi


Musica, canto e religione

Magnifica esperienza per il Coro Val Bronzale

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ei giorni 24/25 e 26 maggio 2019 il Coro Val Bronzale, grazie all’intraprendente organizzazione del suo Presidente Maurizio Zentile e con l’importante supporto del Direttivo, ha realizzato una serie di concerti, in diverse chiese di Roma, sotto la guida del Maestro Davide Minati. Durante la permanenza romana il Coro si è esibito in diverse chiese accompagnando sempre la S. Messa: venerdi 24 maggio ha cantato nella Chiesa di San Salvatore in Lauro; sabato 25, dopo aver partecipare all’udienza di Papa Francesco in Sala Nervi, da tutti vissuto come momento particolarmente emozionante, nel tardo pomeriggio ha eseguito un concerto al Pantheon, dove, con i loro canti hanno accompagnato la S. Messa. Il luogo particolarmente suggestivo, di importanza storica e architettonica straordinaria, ha permesso con la sua acustica un’esecuzione di particolare intensità. Al termine della S. Messa una grande folla si è radunata per ascoltare i canti del Val Bronzale, da sempre espressione della più alta tradizione trentina. Domenica 26 i coristi hanno cantato la S. Messa, nella Chiesa della Fraterna Domus, struttura nella quale erano ospiti. I coristi dopo essersi impegnati in un intenso periodo di prove hanno vissuto le varie esperienze con emozione, dando il meglio di sé. Nei vari spostamenti, poi, non sono mancati i momenti in cui i coristi hanno intonato i loro canti fra lo stupore dei turisti riscuotendo approvazione ed entusiasmo. L’esperienza romana è stata una tappa

importante nel percorso di crescita del Coro Val Bronzale, che ha consolidato lo spirito di gruppo grazie anche alla presenza dell’instancabile Barbara Luscia che con l’indefesso impegno non solo si è dimostrata presenza importante in questa trasferta romana, ma ha dato un indiscutibile contributo alla crescita culturale del Coro. E, in chiusura, da parte del Val Bronzale un sentito ringraziamento e vera riconoscenza ai vari Enti a quanti, con la loro disponibilità e generosi finanziamenti, hanno permesso questa importante e per certi aspetti “unica e indimenticabile” esperienza.

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Economia circolare di Elisa Corni

Per Gnènt: dove gli oggetti trovano nuova vita

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Tra manifestazioni, treccine e movimenti ecologisti, sempre più persone fanno attenzione all’ambiente e al futuro del nostro pianeta. Anche il mondo dell’economia, tra banche etiche, progetti green, industrie a basso impatto ambientale sta in parte virando verso modelli sostenibili. Uno dei più importanti è quello dell’economia circolare, un concetto che può sembrare distante e astruso, ma che in realtà trova delle applicazioni semplici e immediate, quasi quotidiane. Secondo alcune delle più importanti definizioni tecniche, l’economia circolare si basa su “un sistema rigenerativo in cui l'input di risorse e gli sprechi, le emissioni e la perdita di energia sono ridotti al minimo rallentando, chiudendo e restringendo i cicli di energia e materiale. Ciò può essere ottenuto attraverso la progettazione, la manutenzione, la riparazione, il riutilizzo, la rigenerazione, la ristrutturazione e il riciclaggio di lunga durata”. Alcuni di questi passaggi

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vi saranno noti: chi non ha indossato un “vestito passato dal cugino” o ha giocato con qualcosa che era appartenuto al fratellino più grande? Meccanismi di questo genere possono però essere applicati anche più in grande e vedere il coinvolgimento di sconosciuti. È quello che accade a Per Gnènt, una realtà associativa con sede in Vigolana dove gli oggetti, nell’ottica del riutilizzo e del non spreco, trovano una seconda vita. Madrina dell’idea è Elisabetta Gremes, una donna dalla voce allegra carica di entusiasmo. La risposta alla prima domanda che le pongo mi coglie di sorpresa: “Il progetto è nato dal mio bisogno di fare qualcosa per me!”. Spaesata non riesco a capire come l’idea dello scambio possa stare assieme a un’affermazione apparentemente egoistica. “Era un momento difficile per me, e avevo bisogno di nutrirmi con qualcosa di nuovo e costruttivo”; inizialmente Elisabetta ha usufruito di uno spazio

messole a disposizione da un’associazione dell’Altipiano della Vigolana per dare il là al suo progetto, ma poi, complice una signora dell’altipiano, ha ricevuto un’offerta irripetibile. Don Giorgio Gabot le ha infatti dato le chiavi di uno spazio parrocchiale, a patto che fosse lei a provvedere alla sua sistemazione. “È una piccola saletta, che ho riempito con oggetti per bambini e qualche cappotto. Nulla di che. Così è nato Mamme col sorriso, riuso collettivo”, ora Per Gnènt “il nome affibbiato a questo progetto dalle persone stesse che venivano a chiedermi se effettivamente ciò che potevano prendere fosse a costo zero”. Da quei giorni, Per Gnènt ed Elisabetta di passi ne hanno fatti molti: oggi l’associazione conta quasi set-


Economia circolare

tecento iscritti per i quali valgono tre semplici regole: “L’attrezzatura per bambini è da considerarsi in prestito. Se alla fine del suo utilizzo è ancora in buono stato, allora la si riporta indietro mettendola a disposizione del prossimo bambino” spiega Elisabetta. La seconda regola è che invece ciò che è per gli adulti è in regalo; al Per Gnènt, infatti, chiunque può iscriversi e portare vestiti, oggetti, scarpe e via dicendo purché siano in buono stato. E allo stesso modo chi vuole può prendere ciò di cui ha bisogno. La terza regola Elisabetta me la spiega col sorriso sulle labbra: “Quando si entra e si esce ci si saluta con un abbraccio!”. Alla base a questa iniziativa, che vede una ventina di persone impegnate chi nelle guardianie chi nell’assistenza dietro le quinte, sta la fi-

losofia ottimista di Elisabetta Gremes: “Io ho fiducia nelle persone e nella loro capacità di cambiare prospettiva e fino a ora non sono mai stata smentita. Un approccio per un'economia diversa - quella del riuso e del non spreco- non può essere slegato da un differente approccio alle nostre esistenze”. E così, la coppia reticente che la prima volta è sfuggita all’abbraccio, quando è tornata ha esordito dicendo “Spetaven n’abbracio, me marì s’è anche fat la barba!”, e in tutto il Trentino, da Arco alla Valsugana, in molti vorrebbero riproporre questo modello. “Purtroppo” spiega la fondatrice “mancano sempre gli spazi, non la volontà”. Prima di salutarmi, Elisabetta Gremes fa un piccolo appello: “Stiamo cercando dei volontari uomini che ci permettano, dopo una serie di spia-

cevoli incontri, di ripetere la doppia apertura settimanale. Siamo stati infatti costrette a eliminare l’apertura del giovedì”. Per chi fosse interessato a partecipare come volontario o usufruire dei servizi del Per Gnènt, può trovare le volontarie ogni lunedì dalle 9.30 alle 13 in via Roma 1 a Vigolo Vattaro, e seguire le attività di questa interessante realtà attraverso la loro pagina facebook https://www.facebook.com/pergnent/.

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Scuola ASD In Punta di Piedi

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resentare ai lettori la Scuola ASD In Punta di Piedi risulta essere compito estremamente facile. E sono i numeri, i risultati e l’unanime consenso che ottiene che indiscutibilmente facilitano il mio compito. Nell sua carta d’identità si legge che è nata nel 2014 come Scuola di danza per poi trasformarsi in Associazione Sportiva Dilettantistica In Punta di Piedi. La trasformazione, però, non ha solo interessato il cambio dell’insegna, che oggi brilla e splende di luce propria, ma anche e principalmente il “modus operandi e vivendi” poiché, nel tempo e con il tempo, ha saputo concretizzare un miglioramento qualitativo e quantitativo come poche in regione. E oggi questa realtà, diretta dalla Maestra Samantha Gabban, non solo è da considerarsi – indiscutibilmente- un vero e concreto punto di riferimento per chi vuole e desidera avvicinarsi al grande uni-

Le finaliste al Dance World Cup

verso della danza, in particolare di quella classica e moderna –motivo e prestigio per Levico Terme e per tutto il Trentino Alto Adige, ma anche e soprattutto perché, senza tema di smentita, è una vera e concreta risorsa artistica in grado di rappresentare nel mondo l’intero Trentino Alto Adige e l’Italia. “La nostra scuola, come hanno sottolineato il presidente Florio Angeli e la maestra Samantha Gabban, basa la sua essenza su molti principi e concetti “formativi” che sono elementi portanti del nostro essere e del nostro insegnamento. Nostro obiettivo prioritario è trasmettere a tutti gli allievi l’amore per la danza intesa, non solo come tecnica accademica, ma anche come stile di vita, disciplina ed equilibrio psico-fisico. Un insieme che contribuisce, ed è questo il nostro augurio, a far crescere le allieve in modo armonico, favorendo, nel contempo, sani legami di amicizia e complicità con le loro inse-

gnanti tali da sostenerli nei particolari momenti di difficoltà, di sfiducia e, a volte, anche di stanchezza. Altro e qualificato scopo, a lungo termine della nostra ASD, è quello di inserire gli allievi con più talento in questo particolare e qualificato universo, dando loro gli strumenti per accedere ai livelli superiori nell’arte della danza o nell’insegnamento, alle Accademie, ottenendo borse di studio, partecipando a Concorsi e campionati Nazionali e Internazionali. Ed è in questa ultima particolare ottica, continuano Angeli e Gabban, che si inserisce l’attività agonistica della ASD perché nostro desiderio è che tutte le nostre allieve ( per dovere di cronaca sono quasi 100 le ragazze iscritte ai vari corsi) abbiano la reale possibilità di diventare campionesse nazionali, europee o mondiali, ovviamente ciascuna secondo il proprio talento. Al momento le nostre allieve- uniche rappresentanti del Trentino Alto Adigestanno partecipando a BRAGA (Portogallo) dal 28 giugno al 6 luglio - dove una Commissione tecnica internazionale proclamerà le vincitrici 2019 della DANCE WORLD CUP fra circa 6.000 ballerini provenienti da oltre 60 Paesi del Mondo. Numeri che disegnano l’importanza e la qualità tecnica di questa manifestazione che vede protagoniste , e con orgoglio, le ballerine della ASD In Punta di Piedi.

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Samantha Gabban, la maestra della ASD In Punta di Piedi

Vera passione per la danza e per l’insegnamento “Spero di avviare al professionismo quante più dimostrano di possedere talento e costanza e sinceramente mi auguro che dalla nostra scuola possano nascere stelle della danza, future ballerine o future insegnanti in grado di trasmettere la passione per una così nobile arte. L’INTERVISTA Samantha è soddisfatta delle sue allieve che stanno partecipando al campionato del mondo in Portogallo? Sì, sono veramente strafelice di questo risultato. E' stata una grande sorpresa perchè riuscire in una cittadina come è Levico Terme a far raggiungere alla nostra ”bravissime” allieve questo traguardo di così alto livello, mi e ci riempie di grande gioia. Quale è l'essenza portante della scuola? Innanzitutto è rendere speciale ogni singola allieva, dalla più piccola alla più grande e nel contempo farle appassionare di questa “particolare” arte, che seppur dura ed impegnativa, non di rado è foriera di enormi soddisfazioni. Quello che la scuola desidera è riuscire a rendere veramente uniche e speciali le nostra ragazze che, è bene ricordarlo, hanno un'età compresa tra o 3 e i 18 anni. E quale è il rapporto e la sinergia con le famiglie, ed in particolare con le mamme? A mio modesto avviso le mamme e le famiglie hanno un importanza significativa nella nostra quotidianità. Seguono con passione, e non di rado, con vero orgoglio, i passi e i miglioramenti che fanno le loro figlie. E’ vero che qualche volta il genitore desidera

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entrare nelle dinamiche dell'insegnamento, ma mai interrompe o pregiudica il filo che unisce la maestra e la scuola alla allieva. Samantha quali i punti di riferimento della scuola e quali gli obiettivi? Innanzitutto la scuola ha come finalità, oltre a quello sottolineato in precedenza, quello di formare un gruppo di vere amiche, senza rivalità. Un insieme in grado di interagire come un solo dinamico affiatato ed energico elemento. Da qui la necessità di sintonizzare ogni “ballerina” con le proprie compagne. Qualè la differenza tra danza classica, e danza moderna? A mio modesto avviso la danza classica è lo stile più preciso, più pulito e per certi aspetti quello che da, in assoluto, più grazia e gentilezza nei movimenti. Credo quindi che sia la più difficile da imparare anche perchè servono maggiori doti fisiche e un certo talento che non sempre necessitano nella moderna. Sono però dell'avviso che per ottenere buoni risultati in una qualsiasi disciplina ci vuole un continuo impegno e una costante applicazione. Doti queste che una maestra ha il dovere di considerare prioritari nel percorso d'insegnamento, perchè le delusioni sono sempre dietro l'angolo. Samantha, la sua scuola ha circa 100 ragazze che la frequentano.

Si dice che Lei è una maestra molto esigente. E’ vero? Per rispondere alla sua domanda prendo a prestito le parole di Mennea, il grande e compianto atleta italiano. Egli usava affermare che senza sacrifici, senza rinunce e senza volontà di riuscire, è difficile ottenere risultati ambiziosi. Ecco, io questo chiedo alla mie allieve. E se mi permette, con una punta di orgoglio, il partecipare al campionato del mondo in Portogallo è la vera e concreta conseguenza dell'applicazione di questi indiscutibili principi.



Valsugana story di Chiara Paoli

Rocco, il Santo più votato

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Borgo Valsugana, proprio vicino all’ingresso principale della chiesa della Natività di Maria, trova sede quello che a tutti è noto come l’oratorio di San Rocco, anche se in realtà è intitolato anche a Sant’Antonio Abate. La costruzione venne realizzata nel 1509, come compimento di un voto fatto dalla popolazione, mentre la peste seminava il terrore, mietendo vittime in Valsugana. L’edificio è stato innalzato a partire da una cappella cimiteriale già esistente e consacrata a San Michele Arcangelo. Quello che colpisce il visitatore, non è tanto l’esterno, con semplici pareti bianche ed una scalinata che porta all’ingresso della struttura, libera su due soli lati, quanto lo splendido interno riccamente decorato. Lo spazio interno è scandito da due campate voltate a crociera, una delle quali ricoperta completamente di affreschi, opera del maestro Francesco Corradi, oriundo di Borgo che si occupò della decorazione nel 1516, apponendovi la propria firma. Al suo fianco nel lavoro pittorico, si registrano altre mani, che fanno pensare ad una. Si tratta di un maestro loca-

le, che manifesta ancora l’attaccamento allo stile gotico, ma dimostra di conoscere la pittura veneziana. Nella volta, trova spazio il tetramorfo, ognuna delle 4 vele, custodisce il simbolo di un’evangelista: l’angelo di Matteo, il leone di Marco, il bue per Luca e l’aquila per Giovanni. Negli angoli in basso di ogni vela, due angeli recano in mano gli strumenti della passione di Cristo, ciò quegli attrezzi utilizzati per crocifiggere Gesù, come ad esempio i chiodi, il martello e la croce. A partire da in alto a sinistra, ha inizio la narrazione del ciclo di San Rocco, entro una prima grande lunetta che vede il pellegrino in partenza da Montpellier. Sotto la raffigurazione, una lunga iscrizione che narra le vicende di questo giovane, che divenuto orfano

distribuisce ai poveri i suoi averi, partendo per un cammino di fede verso l’Italia, dove si dedica ad aiutare i malati di peste. Nella rappresentazione centrale, ecco Rocco intento a benedire un appestato, mentre un secondo episodio vede il santo ammalato, in attesa del cane che gli portava ogni giorno del pane; segue una terza parte in cui un angelo consegna al protagonista la palma, simbolo del martirio che lo attende. Nel lunettone di destra trova spazio l’epilogo della vita del santo, che rientra-

COMUNICATO DI REDAZIONE Desidero ringraziare, anche a nome di tutta la redazione, il dott. Franco Zadra per aver, con i suoi precisi, puntuali, competenti e qualificati articoli, contribuito al miglioramento qualitativo, d’immagine e di contenuti di Valsugana News. Per sua decisione e per motivazioni personali, non collaborerà più con il nostro giornale. Gli porgo i miei più sinceri e sentiti auguri per un buon proseguimento nella sua carriera giornalistica. Il direttore, Armando Munao'

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Valsugana story

to a Montpellier scossa dalla guerra, viene arrestato, perché erroneamente ritenuto una spia. Nell’ultimo episodio Rocco è raffigurato con una lunga barba, mentre giace ormai esanime, circondato da angeli addolorati, altre creature celesti accompagnano l’anima del defunto, sottoforma di neonato, in cielo. Nei riquadri del registro inferiore, partendo da sinistra, oltre ad alcune decorazioni a grottesca, che decorano anche l’intradosso della finestra, troviamo la figura di San Lazzaro, le cui piaghe vengono leccate dai cani. Nella parete centrale ai lati della seconda finestra, si possono osservare due scene legate alle “Tentazioni di Sant’Antonio Abate”, che si ritrova nel bosco, circondato da figure diaboliche, mentre da una nuvola spunta Dio Padre in suo aiuto, mentre il libro della regola, compare sempre lì vicino, appoggiato a terra.

Le due eleganti figure di Santa Caterina e Santa Barbara decorano le strombature della finestra centrale, la prima è riconoscibile grazie a spada e ruota dentata, mentre la seconda regge tra le mani una ricostruzione della cappella, all’interno della quale si scorge il Santissimo. La parete ovest continua con la raffigurazione di quella che viene definita Sant’Anna Metterza, cioè la rappresentazione della madre della Vergine, Anna assieme ad una giovane Maria e al neonato Gesù. Segue al centro una “Sacra Conversazione”, la Madonna in trono con il bambino è circondata da cherubini e dai due santi titolari della cappella votiva, Rocco, che mostra i segni della peste e Antonio Abate orante. Di fianco, nell’ultimo riquadro appare San Giobbe con un devoto, che si può riconoscere dalle ridotte dimensioni a confronto dei Santi, e che può

essere individuato come il committente dell’opera, quel benefattore Biasi Furst, il cui nome trova spazio nell’arco della finestra fra le sante Caterina e Barbara, assieme alla data 1516. Nella prima campata si può ammirare un solo riquadro affrescato, che rappresenta una “Sacra Famiglia”. Tutto intorno corrono tra i riquadri, motivi a candelabra, con grottesche di colore rosso su fondo giallo, elemento che contraddistingue ed impreziosisce, le più apprezzate opere del XVI secolo. Ad arricchire ulteriormente questo scrigno di fede, vi è la pala d’altare che rappresenta la Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Antonio Abate, opera di Lorenzo Fiorentini. Il volume “L’Oratorio di San Rocco” di Vittorio Fabris, promosso dall’assessorato alla cultura del comune di Borgo Valsugana è utile fonte di informazioni, per chi volesse approfondire.

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Sport e Finanza di Lucio Gerlin

I due “Giri” di Gibo Simoni, le due “A” di Allianz Bank

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“Certezze e risposte”. Slogan ad effetto, incipit adatto ad introdurre una brillante conversazione, idea geniale su come coniugare la solidità di un istituto di credito da “doppia A”, come Allianz Bank, con le risposte sempre “in punta di sella” di un campione come Gilberto Simoni. La pensata è del pimpante trio di promotori finanziari dell’ufficio di Borgo Valsugana di Allianz Bank, Alessandro Calvino, Grazia Calvino, Franco Rigon, la location è garantita dalla signorile ospitalità del Ristorante “Prime Rose” di Levico Terme, il tocco “da campione” assicurato dal “Gibo d’Italia”, sempre fresco nel rispondere a tante domande “in tema” per la soddisfazione di un uditorio in buona parte composto da clienti-ciclisti; una razza tutt’altro che in via di estinzione in Valsugana, per buona pace del trio-Allianz che ha centrato l’obiettivo di promuovere la propria attività in maniera originale e molto apprezzata dagli ospiti che giovedì 23 maggio si sono Da sinostra Grazia Calvino, Alessandro Calvino, Gilberto Simoni e Franco Rigon

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dati appuntamento a Levico, rispondendo all’invito di Alessandro, Grazia e Franco. A fare gli onori di casa non poteva mancare, per “casa” Allianz, il manager dell’area nord-est (per la precisione del Trentino Alto-Adige e della provincia di Vicenza), Pierluigi Giuliani che in apertura di serata ha ricordato ai convenuti le garanzie di Allianz Bank, mettendo in luce la “AA”, sigla che possono vantare pochissime realtà alle nostre latitudini. Ribadite le “certezze”, sono iniziate le “risposte”, sciorinate da un Gilberto Simoni in perfetta forma, sempre ponto a “scattare” di fronte alla domanda giusta, ma anche a sfilarsi o nascondersi nella “pancia del gruppo” quando il punto di domanda rischiava di diventare scivoloso. Una quarantina di minuti di affondi e repliche di Gibo; giusto il tempo… per scalare una volta ancora il Monte Zoncolan, tanto per ricordare l’ultimo grande successo del due volte vincitore del “Giro”. In ammiraglia, a fare da “diesse” al campione, Giuliani che ha duettato con Gilberto intrecciando i temi economici più vi-

cini al manager di Allianz Bank con quelli più squisitamente sportivi che hanno segnato la fulgida carriera del ciclista di Palù di Giovo. Dalla forza del gruppo, alla capacità di gestire la “corsa… in corsa”, al “mangia e bevi” così insidioso nelle tappe “mosse”, non meno delle oscillazioni dei mercati finanziari che richiedono la massima attenzione degli investitori. Sullo sfondo il fil rouge della fiducia che è importante poter riporre in un gruppo affidabile, presente quando le cose vanno bene ma, soprattutto, quando tira una brutta aria! Finita la “scalata”, le domande dei presenti; e tra quelle degli “esperti”, la più innocente del più piccolo tra gli ospiti: “Quanti Giri d’Italia hai vinto, Gilberto?”. Due, risponde senza pensarci Gibo; ma grandissimi! E non è finita, perché la serata si conclude con un “giro” apprezzato da tutti i presenti: quello dei tavoli imbanditi dal ricco buffet con il quale i promotori dell’ufficio di Borgo di Allianz Bank hanno voluto ringraziare i loro ospiti per aver accolto l’invito a presenziare ad una piacevole serata, tra i racconti di sport di un grande campione e le narrazioni a sfondo finanziario di grandi esperti nel campo: due ricchezze diverse, da tenere entrambe della giusta considerazione.


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Intervista impossibile di Adelina Valcanover

Bernardo Clesio

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ato a Cles nel 1485 e morto a Bressanone nel 1539 fu uno dei maggiori protagonisti della lunga storia del Principato Vescovile di Trento, durata dal 1027 al 1803. Vero signore e principe rinascimentale seppe interpretare con grande abilità e lungimiranza la difficile situazione politica e religiosa del suo tempo, tanto da assurgere a personaggio di levatura europea al servizio dell’imperatore Carlo V d’Asburgo e di suo fratello Re Ferdinando . In campo culturale fu un grande mecenate e dotto umanista: sua la decisione di costruire il Magno Palazzo nel Castello del Buonconsiglio, una delle residenze più prestigiose dell’Arco alpino e decorata da grandi pittori del Rinascimento italiano quali Marcello Fogolino, Girolamo Romanino e Dosso Dossi. Fondamentale fu la sua opera di mediazione fra Papato e Impero, per la scelta di Trento quale sede del più noto Concilio della storia della Chiesa. Sua Eminenza, Le chiedo rispettosamente di volermi concedere grazia di un’udienza personale per farLe un’intervista esclusiva per il mio giornale, Valsugana News. Intervista? Ah,si. Una bizzarria dei vostri tempi. Prego, prego, a sua disposizione. Anzitutto, devo chiamarLa Bernardo Clesio o Bernardo Cles? Come desidera. Clesio è la traduzione latina di Cles, il nome del mio Casato, perché nel ‘500 in campo umanistico vi era la consuetudine di latinizzare i nomi. Lei frequentò la prestigiosa Università di Bologna e poi quella di Verona… …dove mi sono laureato in diritto canonico e diritto civile

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E poi nel 1512 inizia la sua prestigiosa carriera ecclesiastica divenendo Canonico della Cattedrale. Sì, e due anni dopo fui nominato Vescovo. Nomina che fu dichiarata illegittima dal Decano Iacopo Bannisio, anche se poi alla fine Papa Leone X confermò la mia nomina, seSala delle udienze. Ritratto del Principe Vescovo Bernardo Cles dipinto da Gerolamo Romanino guita da quella di Principe da parte dell’Imperatore. sempre un rapporto di grande stiArriviamo al 1519 quando muore ma, lealtà e fedeltà. l’Imperatore Massimiliano I. A sucNon solo con Carlo, ma con tutti sovracedergli fu il nipote Carlo V che ni della Casa d’Austria. Se ne può renvenne eletto dai 7 Grandi Elettori, dere conto anche lei dalle testimoniancome previsto dalla Bolla d’Oro del ze che ho lasciato nel Magno Palazzo. 1356. Per questa elezione Lei svolEminenza, per Lei non furono però se una importantissima attività di solo glorie e onori… mediazione politica a favore di Certo che no. Quelli del mio principato Carlo d’Asburgo poiché la carica furono anni di grandi sconvolgimenti a era ambita anche da Francesco I re livello europeo. Pensi alla riforma lutedi Francia. rana, alle rivolte dei contadini e al dilaDiciamo che ho fatto del mio meglio. gare della religione islamica nel VecMa a dirla francamente, furono decisivi chio Continente. Il momento più i soldi dei Fugger che riuscirono a perdrammatico che ho vissuto è stato suadere i Grandi Elettori del Sacro Roquello della guerra rustica del 1525. Fui mano Impero. Come vede, il sistema talmente terrorizzato da questo evenper accaparrarsi le cariche è sempre to che lasciai il Castello del Buonconsistato quello… glio, per rifugiarmi nella Rocca di Riva Con l’Imperatore Carlo V, Lei ebbe del Garda. Certamente quella del 1525 fu una ribellione molto violenta ma che, mi permetta di dirlo, non muoveva da richieste sbagliate. E’ innegabile il fatto che i contadini vivessero al tempo in condizioni di estrema miseria e che rivendicassero giustizia. Cos’altro avrei potuto fare se non soffocare nel sangue queste azioni di estrema disobbedienza all’ordine preAndito della Cappello. Stemma Cles costituito? Dice bene lei, ma come po(Dosso Dossi) tevo lasciare che questi ribelli distrug-


Intervista impossibile

Sala del Camin. Stucchi e prospettive

gessero castelli, chiese e conventi? Erano belve inferocite. Mediare era impossibile con loro. E poi i sovrani hanno il compito di mantenere l’obbedienza fra i propri sudditi. Lasciando questo drammatico capitolo della nostra storia, veniamo alla Sua nomina a Cardinale. Era il 1530 e mi trovavo a Bologna per

l’incoronazione ufficiale dell’Imperatore Carlo V, avvenuta nella Basilica di San Petronio. Naturalmente era presente anche Papa Clemente, che volle ricompensarmi per i miei servigi concedendomi la porpora cardinalizia. Fui così il primo Cardinale della storia Trentina. Sempre a Bologna Lei approfittò della presenza, sia del Pontefice che dell’Imperatore, per candidare la città di Trento a sede del Concilio, invocato da tempo ma che non trovava un luogo idoneo. In realtà io ho sempre pensato a Trento come sede ideale per un sacro Concilio, in quanto città ponte fra il mondo tedesco e quello italico. E poi ci sarei stato io come Principe Vescovo a garantire il corretto svolgimento delle sessioni conciliari. Avevo iniziato da tempo a preparare la città per questo straordinario evento storico, facendo abbellire le facciate dei Palazzi con af-

freschi di gran moda, raddrizzando strade e vie e costruendo chiese nel nuovo stile. Certo non potevo immaginare di lasciare il mio regno terreno per il regno celeste sei anni prima dell’apertura del Concilio. Certo, perché Lei morirà nel mese di luglio del 1539, quando si trovava a Bressanone a festeggiare l’investitura ad amministratore apostolico di quella Diocesi. Il Concilio inizia invece il 13 dicembre del 1545. E anfitrione del Concilio fu, ahimè, il mio successore Cristoforo Madruzzo che se la cavò comunque egregiamente. Ma prima di lasciarci vorrei invitarla a visitare la mia residenza principesca, nota come Magno Palazzo. Eminenza, non chiedo di meglio. A presto. (Foto Castello del Buonconsiglio - Trento)

Nel colore-sogno e segno di Renato e Aldo Pancheri e L’esposizione “Viaggio nel colore e nel segno: oper sua dalla di Aldo e Renato Pancheri a dieci anni o scomparsa” allestita Palazzo delle Albere di Trent verattra dire ofon fino al 25 agosto, ci permette di appr so il lavoro e le vite di queste due importanti figure i dell’arte contemporanea trentina, figlio e padre, alcun smomenti significativi della crescita culturale ed espre llo l’ane sono to, siva della nostra comunità. Aldo e Rena di congiunzione fra un Post-impressionismo modificastosi in tempi brevissimi con una componente espre sionista del padre e recenti ricerche cromatiche e grafiche del figlio. Renato, scomparso dieci anni fa, ha sviluppato una personale indagine della natura servendosi di una sa grande, colorata, sensibilità. Aldo dipinge con inten ibrio equil in e form liricità sia composizioni astratte con e asdinamico sia immagini figurative a cui si può anch si zione ispira sua sociare una dimensione poetica. La ione circostante non disdegnando l'accattivante provocaz accosta con uguale intensità alla realtà del mondo re. (W.P.) del corpo strumento essenziale alla vita ed al piace

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Auguri Nadia

Grande festa per i 40 anni di attività

Nadia Lira e Beauty Line

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giugno 2019. Una data che Nadia Lira, di certo, conserverà nel cassetto dei ricordi più belli perché quel giorno, circondata da parenti, amici, conoscenti e dal qualificato staff di collaboratrici, ha festeggiato il 40esimo anniversario del suo centro estetico Beauty Line. Un’occasione decisamente unica e un particolare evento che ha evidenziato l’apprezzamento e la stima che tutti, fino a notte inoltrata, le hanno voluto significare, dimostrandole vero apprezzamento per quanto lei, nel corso della sua “professionale” carriera ha voluto e saputo fare. Una gioiosa ed emozionante serata, quella in Casa Galvan, a Borgo Valsugana, allietata da buona musica che ha reso veramente festosa l’atmosfera. Una serata come poche e che in un particolare momento ha generato in Nadia ulteriore commozione quando, tra le numerose lettere ricevute, ha letto quella che una sua cliente Le ha indirizzato –a lato pubblicata - dove, nello scrivere, oltre ad esprimere i sentimenti che prova per Nadia, volutamente ne percorre la storia, la vita e la sua crescita pro-

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fessionale. E lei, con riconoscenza, alla fine ha saputo solo dire un semplice ma sentito “grazie” rivolto agli ospiti ringraziandoli per gli attestati e le dimostrazioni d’affetto che le hanno rivolto. Una storia, quella di Nadia, che inizia nel lontano 1979 quando, non ancora ventenne, diventa vera innovatrice nel campo dell’estetica, della cura del corpo e del benessere fisico, inaugurando – a Borgo Valsugana - la sua prima creatura, quel Beauty Line che nel corso degli anni, in un progredire inarrestabile, è diventato vero punto di riferimento nella nostra zona e anche oltre. Il successo che Nadia Lira ha saputo ottenere in questi 40 anni si deve non solo alla sua specifica e completa preparazione o alla competenza dimostrata nel soddisfare - nel rispetto dei moderni principi dell’estetica- le esigenze delle

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clienti, ma anche e soprattutto per la passione, dedizione e l’indiscutibile capacità di sapersi relazionare a livello umano, in modo empatico, con chi si affida alle sue cure e suggerendo sempre l’ottimale soluzione ai problemi estetici, anche i più piccoli. L’evoluzione e la crescita imprenditoriale di Nadia, però non si ferma, ma continua e si evolve, tant’è che dopo un viaggio in Oriente inaugura, nel 2003 e sempre a Borgo, il Centro Sole e Hammam, un luogo ideale e una nuova particolare funzionale possibilità, per la cura e benessere del corpo. E oggi, da quel lontano 1979,


Auguri Nadia

Beauty Line e Centro Sole e Hammam sono due concrete realtà che nella nostra zona hanno pochi eguali e che nulla hanno da invidiare ai centri di estetica e bellezza operanti nelle grandi città italiane.

Foto Ivan Piacentini

TI CONOSCO DA ALLORA, da quant’anni Ricordo ancora il tuo primo "salone", un piccolo locale angusto e complicato e tu che gestivi tutto da sola, volando sui gradini tra telefono, cabine, cassa, profUmeria e clienti che man mano diventavano sempre più numerosi... si vedeva già da subito che ti piaceva: spargevi simpatia ed entusiasmo, ma anche, da subito, grande professionalità e determinazione. Ce ne voleva tanta, allora: un contesto difficile e forse un po' diffidente, una proposta inaspettata e non convenzionale a cui nessuno aveva ancora pensato. Rivedo anche me, una ragazza allora, alla fine degli anni '70 era difficile fare dei conti sereni con il proprio corpo che, certo, dicevamo: "è mio e ne faccio quello che voglio io!" Ma non era di estetica che stavamo parlando, lì ci si concedeva ben poco e anche una certa austerità era la norma... i peli sulle gambe però ebbero la meglio su di me e il nostro legame iniziò! Ho letto che dicevi di aver trattato con almeno tre generazioni di donne, oppure si potrebbe dire che hai attraversato anche tre età della vita di quelle ragazze di allora: io, man mano, anche grazie a te, ho acquisito (un po' di) serenità verso il mio corpo e il piacere conquistato e consapevole nel prendermi cura di me stessa. E non è certo frivolezza, ma crescita, consapevolezza, amore, maturità... quella che mi consente ora, sempre con il tuo aiuto, di affrontare il cambiamento più duro per tutti noi. Ti ammiro per determinazione, il coraggio, la visione, lo stile che hai perseguito e che ti ha portato ai risultati di oggi di cui puoi essere davvero fiera! Il nostro rapporto va ben oltre il rapporto professionale e anch'io sono fiera di te e ti ringrazio per l'amicizia, per questi quarant'anni in cui ci siamo accompagnate e per questa serata che celebra il tuo meritato successo e a cui sono davvero contenta di poter partecipare. Brava Nadia! Ai prossimi quaranta... Ti abbraccio Laura

Foto Giuliano Cappello

COME ER AVAMO

FOTOGRAFIE SU GENTILE CONCESSIONE DE “IL CINQUE”

RONCEGNO lontano Questa foto scattata nel fornita 1^ marzo 1953, ci è stata da Emiliana Pacher, a rivista. fedele lettrice della nostr frazione Ci mostra gli abitanti della ve lei do Larganzoni di Roncegno stessa abita. tre 66 anni Da allora sono trascorsi ol ti di loro mol ed è quindi naturale che non siano più fra noi. ndosi, potrà Qualcuno però, riconosce ovineza gi ricordare gli anni della su za.(M.P.)

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Storia di casa nostra di Chiara Paoli

La chiesetta della Madonna della Neve al Buss

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a chiesetta del Buss, è stata recentemente oggetto di lavori di restauro, eppure in primavera è stato lanciato un allarme, perché la piccola costruzione dedicata alla Madonna della Neve, potrebbe crollare. Il problema come si suol dire sta alla base, si tratta in effetti di un grosso buco che è stato riscontrato nel muro di contenimento, che rischi di cedere, portando con sé il tempietto. L’edificio di culto è stato costruito nel 1679 per volere di Michele dalla Rauta, su un appezzamento di terreno, che era stato offerto in dono dai nobili fratelli Alberti di Pergine. E’ però anche grazie alla volontà di don Domenico Prada, parroco di Pergine, che al piccolo borgo venne concesso di avere una propria chiesa, che venne successivamente ampliata quando nel 1719, viene realizzata la cappella laterale, intitolata a San Raffaele Arcangelo. Nel 1787 ulteriori lavori, prevedono l’allargamento della sagrestia, ma è soltanto nel 1827 che la struttura può dotarsi

di un fonte battesimale e nel tempo si sono susseguiti vari lavori, sino all’adeguamento liturgico, resosi necessario nel 1965, a seguito delle nuove disposizioni del Concilio Vaticano II. A fianco della chiesa, fin dal 1707 trovava posto un cimitero, che vide il primo funerale, celebrarsi l’anno successivo alla sua edizione. Ma la base rocciosa, rendeva assai difficili le sepolture e in seguito all’epidemia di colera del 1855, che in poche settimane causò la morte di 13 persone, si decise di spostare il camposanto alla base del colle, dove è visibile ancora oggi. La prima campana a dare voce alla chiesetta è stata installata nel 1709 e intorno alla metà del secolo, ne è giunta una seconda, offerta in dono dalla cappella del Santo Crocifisso di Prada. Durante la grande Guerra, una delle campane venne requisita dagli austriaci, per fonderla al fine di ottenere armi, ma dal 1928 il campanile è nuovamente dotato di due strumenti che rintoccano, uno dei quali riporta incisi i nomi dei caduti delle due piccole frazioni di Buss e Guarda. Tra il 1984 ed il 1986 è stata realizzata la scalinata di accesso alla chiesa, assieme ad alcuni interventi di restauro e all’impianto di illuminazione che consente di individuare la chiesa in lontananza, nel buio della notte. L’ultimo sacerdote, che ha abitato al Buss, è stato don Carlo Vivaldelli tra il 1950 ed il 1954. Come ricorda padre Salvatore Piatti, “la chiesetta sembra il simbolo di quella fede soprannaturale e di quella tenacia umana che hanno aiutato gli uomini e

le donne di una piccola comunità, abbandonata e quasi dimenticata da tutti, a vivere o, forse meglio, a sopravvivere”. E la stessa scritta su legno, che accoglie i visitatori ai piedi del colle, riporta l’invocazione “Madonna della Neve, proteggi le nostre famiglie”. Per raggiungere la chiesetta, vi sono diversi percorsi, ma forse il più bello è quello che parte dal lago di Canzolino, dall’altra parte della strada rispetto all’Albergo Ristorante Aurora, troverete le indicazioni per la chiesa del Buss. Salendo e infine giungendo lassù, si gode di un bellissimo panorama, che consente di ammirare il lago di Caldonazzo e il perginese. Il 5 agosto si celebra la Madonna o Nostra Signora delle Nevi, in memoria del miracolo avvenuto nel IV secolo, , quando la Madonna apparve in sogno a papa Liberio, ad un ricco patrizio romano di nome Giovanni e a sua nobile moglie, per indicare loro il luogo in cui avrebbe voluto sorgesse la chiesa a lei intitolata. La mattina seguente, il 5 agosto, la coppia ed il pontefice si recarono sul Colle Esquilino, ricoperto di neve in piena estate, e divenuto per questo miracolo, sede della Basilica di Santa Maria Maggiore.

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Ieri avvenne di Waimer Perinelli

Bocce: è qui l'America! Così titolava il servizio sul torneo di bocce italo-americano il quotidiano l'Adige del 28 agosto 2004. I bocciofili provenivano da diverse città degli Stati Uniti per partecipare alla prima edizione del Bowls Tournament-L'America in Trentino. In gara 24 coppie, nella competizione organizzata dalla Bocciofila di Caldonazzo di cui ero presidente.

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io padre era un bravo giocatore di bocce. Un bocciatore, come si dice. Si concentrava in fondo al campo il minimo indispensabile, poi la rincorsa fino alla prima linea bianca e il braccio si distendeva completamente con la boccia sul palmo della mano per un gran lancio. Una scheggia, un fulmine capace di frantumare la palla avversaria. Non era un puntatore, ci vuole troppa pazienza e concentrazione. Così come per vincere un torneo non basta la bravura, ci vuole calcolo, capacità di estraniarsi dal luogo e dal tempo. Sangue freddo. Io avevo tutti i suoi difetti e nessuno dei suoi pregi, ma mi trovai a giocare nella bocciofila di Caldonazzo e perfino a diventarne il presidente quando il sindaco Mario Curzel e la vice Laura Mansini decisero di dare un tetto ai due campi del Parco Centrale. Era il 2004 ed è così che iniziò l'Avventura Americana.

A sinistra Ivo Locci vicepresidente bocciofila Caldonazzo, il sindaco Mario Curzel, la vicesindaco Laura Mansini, Waimer Perinelli presidente bocciofila Caldonazzo

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Danny Passaglia trentino americano presidente federazione bocce di Chicago

Danny Passaglia è un italo-americano, figlio di un soldato statunitense di padre toscano, sbarcato con le truppe alleate nel 1943 in Sicilia per liberare l'Italia. Giunto a Levico s' innamorò, di Dirce Prigehl; si sposò e con la moglie tornò in America. La nostra valsuganotta aveva seguito il marito negli Stati Uniti, ma da qualche anno amava tornare l'estate nella propria città. Anche a Levico giocano a bocce e in Valsugana i bocciofili possono ancora vantare circoli importanti come Pergine e Borgo. A Caldonazzo fotografie e memorie di anziani raccontano dei campi ricavati da orli di prati e piazzali di quasi tutte le venti osterie e del campo dei Longhini in particolare, dove le bocce in legno o creta erano più o meno rotonde, il terreno di gioco privo d' erba e con poche buche. Ma si giocava ovunque, dopo la messa, a tiro al volo o raffa. La stessa passione animava Ossana in

Val di Sole, dove il sindaco Giacomo Bezzi e il presidente della bocciofila Claudio Bezzi, organizzarono all'inizio del terzo millennio un torneo con la partecipazione della nazionale statunitense femminile. Il Trentino scoprì così che negli Stati Uniti si giocava a bocce. Dati recentissimi riportati da diversi quotidiani, ci raccontano l'esistenza a New York di campi naturali ed artificiali di Italian game, a Central Park, come nel Bronx. Ma noi di Caldonazzo lo sapevamo già. In America ci abbiamo giocato! Proprio per merito di Danny, sebbene non a New York ma a Chicago la sua città. Egli, che a Levico aveva una zia, Anita Prighel, accompagnava la madre e assisteva a qualche nostra partita sui campi di Caldonazzo ed io l'ho invitato a giocare. Era un giocatore al mio livello e dunque non c'era grande competizione e come me era presidente ma del club più prestigioso di Chicago.


Ieri avvenne

E' iniziata così l'avventura americana che ha portato la Valsugana e le valli di Non e di Sole a partecipare e vincere ben tre tornei contro la nazionale della Federazione bocciofila degli Stati Uniti. Il primo e il terzo torneo si sono svolti in Trentino, il secondo in diverse città americane. Era il 20 agosto del 2004 quando quattordici atleti, alcuni accompagnati dalle mogli, sono arrivati a Caldonazzo. Provenivano da New York, Chicago, Sacramento, e dalla Florida e con loro c'era Mike Grasser vicepresidente della Federazione nazionale, un atleta i cui nonni erano di origine sudtirolese, così come lo erano quelli di Marc Lanzi. Quasi tutti i componenti della nazionale erano italo-americani; lo sport delle

bocce viene detto, anche per questo, gioco italiano. Fra loro primeggiano i toscani, lucchesi in particolare, ma non mancano veneti e piemontesi. Il torneo si è svolto in tre fasi: la prima competizione sui campi di Caldonazzo e Levico; la seconda a Sarnonico in Valle di Non dove c'era una struttura molto bella e la terza nel bocciodromo fantastico di Ossana, dove, non a caso, era stata ospitata l'anno prima la nazionale femminile degli Stati Uniti. Accolti all'aeroporto Malpensa da un nostro pulmann gli atleti sono stati ospitati negli alberghi delle tre valli e, a fine gare, accompagnati nelle nostre valli. Sport e turismo sono stati un binomio vincente. Per quanto riguarda lo sport la coppia composta da Nicola

Zucol, un giovane del 1979, e Rodolfo Segna si sono aggiudicati la prima coppa battendo in finale gli avversari della Valle di Sole Cuccaroni e Cannovi, nomi poco solandri ma sui sa che a Ossana il turismo contamina anche le bocce. Medaglia di bronzo per la coppia Augusto Baldessari-Enzo Benevelli (un ospite emiliano). Quarti gli americani per i quali è stato negativamente determinante il fattore campo. Con grande signorilità le tre formazioni trentine hanno consegnato la coppa della vittoria agli ospiti americani. Ad una condizione che saremmo andati a riprendercela negli Stati Uniti. E' così che un anno dopo sbarcammo in America. Ma questa è un'altra storia, che vi racconterò a settembre.

Nicola Zucol Alteta di Sarnonico al tiro al pallino che risolse la sfida finale con Ossana

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Giovani oggi di Elisa Corni

Gli scout di Calceranica, tra volontariato, storia e tradizione

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’è un movimento diffuso in tutto il mondo, che ha “carattere nazionale, internazionale e universale” in grado di unire ragazzi e ragazze di ogni età sotto un unico vessillo: è lo scautismo. È un movimento che ha festeggiato già da tempi il suo centesimo compleanno: fu infatti fondato nel 1907 dal lord inglese Robert Baden-Powell. Nel corso di questi 112 anni questo modello educativo fondato sul volontariato e sull’“imparare facendo” ha conquistato sempre più persone in tutto il globo, al punto da raggiungere quasi ogni angolo del pianeta. A Calceranica ha sede uno dei gruppi scout della Valsugana, gruppo che opera anche nei territori limitrofi di Caldonazzo, Levico e dell’Altopiano della Vigolana. Il presidente del Gruppo Scout di Calceranica, Paolo Gretter, mi racconta la storia di questa sezione. “All’inizio degli anni 90 era nato a Calceranica un gruppo sportivo composto da 4/5 adulti

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animatori che avevano come obiettivo l’aggregazione dei ragazzi con attività all’aria aperta e sportive” spiega “Poi a un certo punto è sorta la necessità di offrire loro qualcosa di più strutturato, e così è stato contattato il gruppo Scout CNGEI di Rovereto”. Da questo incontro, nell’aprile del 1992, nacque il gruppo Scout CNGEI di Calceranica. Dal 1997 il gruppo divenne autonomo, potendo infatti contare su una buona adesione di partecipanti. E oggi? “Dai 79 soci iniziali, quelli che parteciparono alla fondazione della nostra sezione, siamo passati a 93 iscritti in questo 2019. Ma abbiamo avuto annate ancora migliori, con più di 110 iscritti”. Ma cosa fa uno scout? Chi meglio del commissario -o forse della commissaria- Claire Vuolo per addentrarci in questo interessante mondo di formazione e associazionismo. Scout dall’età di nove anni, da quest’anno la trentatreenne è commissario della sezione, ovvero si occupa della programmazio-

ne educativa. “In realtà finito il percorso educativo, dopo i 19 anni, mi sono presa una pausa dal movimento Scout, ma poi ho ricominciato” racconta con la voce carica di entusiasmo. Sì perché, come mi spiega, ci sono due distinte fasi: quella che va dagli 8 ai 19 anni, e quella adulta. “Nella prima fase si segue un percorso educativo suddiviso in tre fasi” mi spiega il commissario “i lupetti, dagli 8 ai 12 anni, ad esempio, fanno attività incentrate sul gioco educativo. Nei fine settimana ci sono le attività in sede e cominciano anche con i pernotti fuori e le vacanze di branco estive ed invernali. Gli esploratori, 12-16 anni svolgono attività incentrate sull’avventura all’aria aperta e le tecniche scout e si cimentano progressivamente in attività di servizio per la comunità, fino ad arrivare ad autogestirsi come rover (16-19 anni). I ragazzi tra i 16 e i 19 anni” continua Claire “programmano loro stessi le loro attività, da fare sempre accompagnati dagli adulti”. Adulti dei quali c’è sempre bisogno, ma che spesso sono insufficienti rispetto alle necessità. Per questo gli scout di Calceranica cercano nuovi associati: “Questa è un’attività importante, che permette ai ragazzi di confrontarsi con il mondo e crescere in un movimento capace di adattarsi ai tempi che corrono”. Per informarvi sull’attività del gruppo scout di Calceranica, e prendere contatto per partecipare: www.cngei-calceranica.it e Pagina facebook: Scout CNGEI Calceranica al lago


I PEROZZO e la tradizione continua... Ieri

La pubblicità ideata da Gino

Il servizio di rifornimento AGIPENI dei Perozzo nasce nel 1965 con Luigi (Gino) papà di Albino, l’attuale gestore che entra nell’azienda di famiglia nel lontano 1982. Collabora attivamente con il padre e la madre (quest’ultima lascerà questo nostro mondo nel 1990). Albino, nel 1996 dicenta il titolare, quando Gino, per raggiunti limiti di età decide di godersi la meritata pensione. Purtroppo, anche lui, nel 2007 si unisce alla amata moglie. Il tempo passa e oggi il “nostro” Albino, dimostrando una dinamicità imprenditoriale come pochi, è riuscito, nel tempo e con il tempo, a dare un svolta alla sua azienda per soddisfare, al meglio e con la collaborazione dei suoi validissimi collaboratori, le numerose esigente di cui i suoi clienti – e non sono pochi.

Gino e la moglie

Albino con papà Gino

Gino in azione

Albino Perozzo

Oggi

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Società Oggi di Massimo Dalledonne

Circolo pensionati Borgo Valsugana Il Circolo Comunale Pensionati e Tempo Libero di Borgo Valsugana ha rinnovato le cariche sociali. L’assemblea degli iscritti ha eletto, nelle scorse settimane, i componenti del direttivo e nominato i revisori dei conti. Quello uscito è un consiglio direttivo sostanzialmente in rosa.

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iene riconfermata alla carica di presidente, con il voto unanime del direttivo, Lucia Voltolini, mentre la vicepresidenza, precedentemente in carico a Ferruccio Ferronato, risulta ora affidata ad Assunta Marinelli, new entry nel direttivo. Nella funzione di tesoriere è stata riconfermata Mirella Galvan, restano al loro posto i consiglieri uscenti Lorenza Battisti, Anna Maria Cimadon ed Ezio Segnana. Neo consigliere risulta eletta la signora Iole Dell’Agnolo. Riconfermati i revisori dei conti Marco Battisti e Maurizio Sandri, mentre Carla Pecoraro è la nuova entrata. La segreteria del Circolo è affidata a Franca Dalmaso e Dante Leuzzi. A Borgo c’è un Circolo in salute, con circa 320 iscritti, in costante aumento nel corso dell’ultimo anno. La sede è di proprietà comunale, ubicata nella piazza centrale di Borgo che, quotidianamente, apre le sue porte a tutti gli iscritti, meno giovani e giovani, per poter incontrarsi, fare due parole, leggere i quotidiani e, nello spazio spaccio, sorseggiare una tazza di caffè “al caldo” o bere un bicchiere in compagnia. Un luogo facilmente accessibile anche alle persone con disabilità e riconosciuto dalla Comunità per le diverse e variegate attività che vi si svolgono, accomunate nel favorire e facilitare la reciproca conoscenza, l’incontro, l’interesse per la valorizzazione del proprio tempo libero e per mantenere viva la curiosità, evitando

così il pericolo della inattività. Tante le iniziative intraprese nel corso dell’anno passato: le gite, i tornei di burraco e la tombola, le lezioni di ginnastica e gli inIl nuovo Consiglio Direttivo contri con relatori; particolarmente sentite le feste programmate stagionalmente ed i soggiorni marini. In occasione del Natale non manca la presenza con il presepe sotto i portici del Borgo e le visite per gli auguri nelle case dei nostri malati, momenti speciali in cui ci sentiamo maggiormente vicini e partecipi della vita comunitaria e delle persone. L’educazione musicale, anche praticata, è un altro fiore all’occhiello del circolo, con il coro Fili d’Argento guidato dal maestro Ezio Segnana, a disposizione di tutta la comunità per allietare eventi e manifestazioni in cui la musica contribuisce a creare relazioni gioiose e momenti sereni per tanti. L’Assemblea è stata anche il momento per approvare il bilancio consuntivo 2018 e il nuovo Statuto del Circolo (approvati all’unanimità), quest’ultimo in coerenza con la normativa che riguarda il Terzo Settore. “Si stanno avvicinando i 30 anni di vita del Circolo - sottolinea la presidente - per cui saremo impegnati nel festeggiare con sobrietà questa ricorrenza, che accompagna e caratterizza

la vita della nostra Comunità. Saremo supportati in questa occasione dai due soci fondatori del Circolo, Ferruccio Ferronato, nominato socio onorario all’unanimità dal recente Consiglio Direttivo, ed Ezio Segnana, che con impegno, passione e dedizione continuano ad essere parte attiva e memoria storica del Circolo. Abbiamo davanti tante sfide, le più ostiche sono la solitudine, l’apatia, la malattia e l’isolamento, che, per essere vinte, hanno bisogno di lavorare con determinazione, umiltà, comprensione ed ascolto. Abbiamo anche bisogno della presenza dei giovani nel Circolo, perché ci supportino nell’apprendimento dell’informatica e della digitalizzazione, che sono parte ormai del vivere quotidiano. In parole povere chiosa Lucia Voltolini - dobbiamo continuare a tenere sempre la porta aperta a tutti, meno giovani e giovani, perché la lotta alla solitudine si combatte con l’apertura verso chi desidera stare con noi e con la bontà delle relazioni intergenerazionali”.

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Storia e innovazione di Elisa Corni

Il forte diventa digitale

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ietre e sassi, ecco di cosa è fatto il Forte delle Benne di Levico. Ma anche storia e cultura collaborano alla composizione di questo manufatto che dal 2014 ha riaperto i battenti per le visite guidate e per manifestazioni di diverso tipo e rivolte a pubblici differenti, dagli appassionati di storia ai bambini e le famiglie. “L’idea del forte come un contenitore culturale ci ha guidati fin dal primo momento” ha dichiarato il Presidente dell’omonima associazione che ha la gestione culturale del bene Leonardo Vinciguerra, che ha continuato affermando che “la stessa filosofia ci ha portati ad elaborare, in collaborazione con il Comune di Levico terme, un progetto innovativo per la musealizzazione del forte”. Sì, perché si è da poco inaugurato il percorso “DiGi-FdB - un forte digitale” che ha ottenuto il finanziamento da parte del Comune stesso e del Gal Trentino Orientale. Un percorso che ha visto la luce da poco, ma che già incuriosisce e attrae nuove persone verso il forte asburgico. L’idea della digitalizzazione è nata quando alcuni membri dell’associazione hanno avuto modo di visitare diversi siti storici ove la componente digitale, sempre più semplice da utilizzare, permetteva di esplorare musei e siti storici. “È il caso del Castello di Lubjiana, dove schede tecniche compaiono su schermi apposti all’interno di alcuni ambienti del castello” ha spiegato Elisa

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Corni, ideatrice del progetto, specificando però che il progetto del Forte delle Benne segue un’altra filosofia: il visitatore non deve essere uno spettatore passivo, ma diventa operatore attivo nella scoperta del Forte e dei suoi segreti. E così, insieme a un team di esperti e di tecnici, i membri dell’Associazione hanno elaborato tre differenti percorsi di visita digitale all’interno del forte. Differenti sia per tipo di contenuti, che per il pubblico cui si rivolgono. Oggi, infatti, i visitatori possono esplorare il forte in modo nuovo e interattivo, prendendo un tablet o uno smartphone all’ingresso e andando alla ricerca degli elementi che attivano uno dei tre percorsi. Ma andiamo nel dettaglio. Per gli appassionati di storia è stata installata sui

dispositivi del forte l’App Fortezze Imperiali, già utilizzabile a Forte Belvedere e testata qualche tempo fa pure al Forte delle Benne. 12 schede tecniche dettagliate e arricchite da immagini e filmati permettono al visitatore di esplorare il forte in autonomia, scoprendo dettagli tecnici e informazioni storiche approfondite e curate da Davide Allegri, dottore di ricerca presso l’Università di Trento e collaboratore della Fondazione Museo Storico del Trentino, nonché autore della guida storica del forte, pubblicata un paio d’anni fa. Sempre esplorativa è la visita attraverso le opere d’arte digitali. Cinque giovani artisti provenienti dal triveneto sono stati ingaggiati per realizzare dieci opere d’arte virtuali. Non si tratta però di opere che esulano dall’ambiente per le quali sono state realizzate, ma si compenetrano con il forte e con le funzioni per le quali alcune stanze erano state realizzate. E così, dove una volta c’erano il telefono e il telegrafo, grazie alla realtà aumentata i visitatori leggeranno in una chat le parole che Gioacchino Gremes, soldato valsuganotto morto in


Storia e innovazione

Galizia, scriveva alla madre. Oppure nella stanza delle guardie, sbirciando fuori dalle feritoie, vedranno reticoli di filo spinato al posto del verde prato che oggi circonda il manufatto. Il terzo percorso, invece, è dedicato ai più piccini. I membri di Studio Obliquo, che abbiamo già conosciuto qualche

tempo fa sulle pagine di questa rivista, hanno realizzato una serie di mini-giochi digitali pensati non per intrattenere i bambini, ma per far loro scoprire il forte e le sue stanze. “I bambini potranno, assieme anche a mamma e papà, scoprire come funzionava il montacarichi del forte e al tempo stesso sfidarsi mettendo le casse in equilibrio. Oppure mandare segnali alle altre fortificazioni, facendo così conoscenza dell’alfabeto morse” spiega sempre Vinciguerra, fiero del progetto che ha da poco visto la luce, ma che sta già riscuotendo un lusinghiero successo. Il progetto si è infatti posizionato quarto nella grande sfida #176 volte Europa promossa da Europe Direct Trentino, che ha visto 176 progetti realizzati in altrettanti comuni della nostra provincia grazie a fondi Europei sfidarsi a suon di like e condivisioni, mostrando

quindi un grande interesse del pubblico. Insomma, in questa estate 2019 anche chi ha già visto il Forte delle Benne avrà una nuova scusa per tornare ad esplorarlo, in una modalità completamente nuova!

Verona ammirata al Teatro Romano a il La stagione del Teatro Romano si è aperta a Veron nella are, 28 giugno con “La Tempesta” di Shakespe . versione di Gianni Garrera e la regia di Luca De Fusco o ppat avvilu Eros Pagni ha interpretato un Prospero nella fantasia, privato della magia perchè vittima dei sui stessi desideri. Dell'opera daremo conto nel numero di settembre. La 71esima edizione dell'Estate Teatrale Veronese ha visto il debutto dal 4 al 6 luglio di Moby Dick di Melville con Franco Branciaroli e prodei due giovanissimi e segue con Romeo e Giulietta, un classico per la città sfortunati amanti. zia commedia intrigante Da non perdere dal 25 al 27 luglio Il Mercante di Vene interpretata da Mariano Rigillo. , segnaliamo dal 29 luNell'intensa stagione, che durerà per tutto settembre con una singolare versione glio al 10 agosto la leggendaria compagnia Momix e ai Momix appuntamenti di Alice. Fanno da cornice preziosa a Shakespeare di danza e musica di altissimo valore. (W.P.)

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Storia di casa nostra di Sabrina Mottes

Una famiglia e il suo palazzo Palazzo Thun a Trento

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alazzo Thun, sede del Municipio di Trento, è dislocato tra via Belenzani, via Manci e via Orne ed è stato per secoli dimora di una delle più illustri famiglie della nobiltà trentina. Le origini della famiglia Thun si collocano indicativamente intorno al 1100 in Val di Non, nel paese di Ton. Da qui il nome de Thono, poi germanizzato in Thunn o Thun. Grazie ad un’attenta gestione politica, la casata accrebbe parimenti la propria potenza e le proprietà territoriali. Nel 1629 furono insigniti del titolo di conti e vantano tra loro i nomi di alcuni importanti principivescovi di Trento, tra cui Pietro Vigilio, ultimo vescovo trentino con dignità di principe. Altrettanto strategica fu la conduzione degli accordi matrimoniali, così che le proprietà dei de Thono si diramarono sui castelli Thun, Braghèr e Caldes. Quest’ultimo ramo familiare si estinse nel 1600 ma le figlie sposa-

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rono rispettivamente due signori di Thun: uno di Castel Braghèr e uno di Castel Thun, permettendo ai beni di rientrare in famiglia. Fu Sigismondo de Thono a comprare a Trento, nel 1454, una prima aggregazione di edifici medioevali già proprietà della nobile famiglia dei Belenzani. Questi caseggiati costituirono il nucleo di quella che, grazie all’acquisto di fabbricati confinanti e al costante rinnovamento delle costruzioni, divenne una delle residenze più prestigiose della città, dislocata tra le Contrade Lunga e Larga, in pieno centro cittadino. In quell’epoca i vescovi Clesio e Madruzzo stimolarono il rinnovamento della città e il pubblico decoro, incoraggiando le famiglie facoltose ad aumentare e abbellire i propri possedimenti cittadini. Questo favoriva l’aumento del peso economico e politico delle casate e fu dunque anche per questo che un altro Sigismondo, nipote del primo, acquisì altre proprietà confinanti, tra le quali Torre Mirana, ed eseguì opere di abbellimento e modifica del palazzo di famiglia. Egli partecipò anche attivamente al Concilio di Trento come rappresentante dell’Imperatore Ferdinando I d’Asburgo e a Palazzo Thun soggiornarono, nella fase conclusiva del sinodo, due tra i più importanti cardinali. Ercole Gonzaga, considerato il capo del Concilio, vescovo di Mantova e legato pontificio, vi morì nel marzo 1563. Prese il suo posto il milanese Giovanni Morone che vi risiedette sino alla fine dei lavori. Il salone d’onore, oggi sala del

Consiglio Comunale di Trento, ospitò le congregazioni preparatorie che furono poi trasferite nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. Per quattro secoli, Palazzo Thun fu residenza di due diversi rami della famiglia: nel palazzo di sotto, verso Contrada Lunga e cioè l’attuale via Manci, risiedeva la linea di Castel Braghèr mentre nel palazzo di sopra verso via delle Orne e Contrada Larga, oggi via Belenzani, quella di Castel Thun. Le due abitazioni erano collegate tra loro dalla loggia thunniana, la cui proprietà era indivisa. Dal 1831 il conte Matteo II, raffinato cultore delle arti, stimolato dal rinnovamento urbano proposto dal podestà Benedetto Giovannelli, affidò il restauro di importanti parti della propria dimora all’architetto bresciano Rodolfo Vantini. Tra queste la Cappella, sita in via Orne. L’architetto curò il restauro neoclassico, oltre a suggerire i nomi dei decoratori degli interni del palazzo, che furono i bre-


Storia di casa nostra

sciani Giuseppe Dragoni e Tommaso Castellini, oltre a Faustino Pernici e al trentino Ferdinando Bassi. Già dalla seconda metà del 1800, la famiglia Thun versava in difficoltà finanziarie per mancanza di liquidità e

fu così costretta a mettere in vendita il palazzo di sopra. L’allora podestà di Trento Paolo Oss Mazzurana non si lasciò sfuggire l’occasione e il Comune di Trento lo comprò e vi stabilì la sede del Municipio. La vendita venne conclusa il 2 maggio 1873 al prezzo di 57,000 fiorini austriaci. Tutti gli arredi furono trasferiti nelle altre residenze della famiglia. Il Comune acquisì invece l’album con i disegni del Vantini, secondo i quali vennero

completati diversi lavori lasciati incompiuti. Nel 1949, divennero proprietà comunale anche torre Mirana, sotto alla quale è conservata una zona archeologica di epoca romana, e il palazzo di sotto su via Manci. L’operazione completò l’acquisizione pubblica dell’intero compendio di Palazzo Thun, che nel corso del Novecento si è arricchito anche di svariate opere artistiche legate all’identità civica della città di Trento.

Bibliografia: Trento, Archivio Storico presso la Biblioteca Palazzo Thunn a Trento: studi per un restauro / Nicoletta Ossanna Cavedini, Ennio Dandrea, Manuela Baldracchi – Trento – Comune di Trento – 1998 Trento – Palazzo Thunn – Restauro I. Dandrea, Ennio II Baldracchi, Manuela

Appuntamenti estivi al Museo del Turismo Trentino go alla CoroRitornano gli appuntamenti estivi per conoscere l'ex Alber ino”. Le visite na di Montagnaga, divenuto “Museo del Turismo Trent al 7 settembre, fino sono gratuite e si possono effettuare ogni sabato Tessadri. Vi è la per scoprire l'antico Albergo alla Corona assieme a Silvia o delle ore possibilità di partecipare al turno dalle ore 10.00 o a quell Comunale di 11.00, è consigliata la prenotazione presso la Biblioteca . dente Baselga di Piné entro le ore 19.00 del venerdì prece E per animare la struttura vi sono molteplici iniziative: il Kamishibai Metti una sera al Museo del Turismo di Montagnaga con no itinerante di Valentina, letture e animazioni con il tradizionale teatri 16 agosto, e luglio giapponese, si svolgerà nelle serate di venerdì 19 li ospiti all’alalle ore 21.00. Ritorna poi l’attività per i bambini con “Picco ia al teso“Cacc olare bergo Corona”, che quest’anno propone una partic di Chiara ro”, cui si affiancherà un laboratorio creativo, in compagnia si svolche anni, 11 Paoli. Attività gratuita rivolta a bambini dai 4 agli e nei pomeriggi gerà nelle giornate di giovedì 18 e 25 luglio, alle ore 10 ione, chial’iscriz sta del 7 e 14 agosto alle ore 14.30. Per l’attività è richie in occasione mando in biblioteca allo 0461.557951. Sabato 3 agosto Alberloti”, vi sarà una straordinaria apertura serale dell’antico frego ai della tradizionale manifestazione “Antichi mestieri nuovamente illuminata. (C.P.) go alla Corona, con la possibilità di visitare la struttura

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CENTRO SERVIZI CONTABILI sas Dottore Commercialista Revisore Contabile

ELABORAZIONE CONTABILE DEI DATI ED ALTRI SERVIZI INTEGRATI ALLA IMPRESE La dott.ssa SERENA MARIN è iscritta all'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili per la circoscrizione di Trento e Rovereto nonchè Albo dei Revisori contabili. Componente di Collegi Sindacali e Presidente di Comitati di Controllo, ha collaborato, in qualità di assistente, alla cattedra di Diritto Tributario presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trento. Ha svolto attività d'insegnamento per la Scuola Superiore dell’economia e della Finanze “Ezio Vanoni”.

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Pietro Verdini: bontà e rabbia , nella sede del Centro d'Arte La Fino al primo agosto in piazza Vecchia a Caldonazzo taduenne pittore di origini toFonte sono in mostra sei opere di Pietro Verdini ottan il mare sono masse scultoree di scane residente a Pergine. Le sue figure, i paesaggi, e del toscano e la bontà dell'uocolore da cui esondano il carattere polemico, ribell la sua inquietudine nella fede mo che della vita ha cercato il mistero scavando con nella nona edizione del Trentie nella ragione. La mostra ha debuttato il 13 giugno Pino Loperfido. L'ultimo diretto no Book Festival aprendo di fatto il festival ideato da aperto alle nuove esperienze forse da questo scrittore legato alla tradizione ma suo fiume di colore e di parole della letteratura e della politica. Pietro Verdini con il erso nella calura estiva. Le sue ha investito il paese come il Meltemi il paese imm estate. (W.P.) opere sono forse la cosa più rinfrescante di questa

VALSUGANA

Bravi Daniele, Jacopo e Edoardo

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’avventura di Daniele Cecini e Jacopo Stefani si è conclusa nei quarti di finale. Con la squadra juniores nazionale dell’Unione Feltre, infatti, i due giovani di Tezze, assieme ad Edoardo Capra di Carzano, dopo una esaltante stagione che li ha visti esordire anche in serie D, hanno affrontato, purtroppo senza successo, il Legnago. All’andata, in trasferta, è arrivata una sconfitta per 2-1 (a segno Jacopo Stefani) e nel ritorno l’incontro è terminato 2-2. Daniele Cecini, classe 2001, è un terzino sinistro fluidificante e finora ha militato nell’Ortigaralefre, nel Bassano Virtus per poi arrivare a Feltre. Edoardo Capra è del 2000, centrocampista centrale mentre Jacopo Stefani, anche lui classe 2000, dopo la trafila nelle giovanili dell’Ortigaralefre e del Borgo è arrivato all’Union Feltre. Complimenti ai tre valsuganotti, ai mister Mauro Cappellaro e Vittorio Ferrigno e ai dirigenti accompagnatori dell’Unione Feltre. (M.D.)

NOVALEDO

Maso San Desiderio

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a festa al Maso San Desiderio si arricchisce di anno in anno di nuove pagine di storia ad opera di Luigino Giongo, nato in quel grande fabbricato e che, pur residente da anni nella zona di Rovereto, ritorna volentieri a trascorrere qualche giorno nella porzione di casa dove è nato e anche per organizzare la “sagra del Maso”. La solennità è stata celebrata sotto i tendoni per essere al riparo dalla pioggia, ed ha ottenuto un buon successo con la partecipazione di quasi un centinaio di persone venute soprattutto da Novaledo, Levico Terme e da altri paesi della Valle. Ancor prima della solenne Messa celebrata dal parroco di Novaledo don Paolo Ferrari, lo storico Luigino Luigino Giongo illustra i luoghi vissuti da San Desiderio ha narrato, sulla scorta di recenti nuove notizie da lui raccolte, la vita e le opere del santo Desiderio nato a vissuto nei primi secoli dopo Cristo in provincia di Genova. Il grande Maso sarebbe stato costruito ancora prima dell’anno Mille, al tempo dell'Imperatore Enrico II^. In quei tempi remoti già esisteva ed era usato come "rifugio" ai passanti carrettieri trasportatori di merci che transitavano lungo la Valsugana. Qui sostavano nell'ampio cortile recintato a muro alto due metri e chiuso da due grandi portoni e qui facevano riposare le bestie mentre loro prendevano cibo nella modesta locanda gestita dai "Padri Ospedalieri" sotto il Vescovado di Feltre. Passavano la notte e al mattino seguente proseguivano per la loro strada. All’interno conteneva pure una piccola chiesetta che i Padri misero sotto la protezione di San Desiderio. A quella chiesetta venivano fino al 1737 gli abitanti di Campiello e di Novaledo. Poi venne costruita la parrocchiale di Novaledo e quella chiesetta fu abbandona e dissacrata. Presenti alla celebrazione il primo cittadino di Novaledo Diego Margon e il cav. Arturo Benedetti, già sindaco reggente della città termale. (M.P.)

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Medicina & Salute di Erica Zanghellini *

Il trauma, questo sconosciuto

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Quando la mente subisce un trauma è una circostanza delicata da dover gestire. Letteralmente trauma significa ferita; si possono ritrovare diversi tipi di “ferita” e ciò che risulta traumatico per una persona non lo può essere per un’altra. Se dovessimo provare a dare una definizione lo potremmo intendere come qualsiasi situazione che causa un forte impatto emotivo e che spesso porta con sé sintomi ansiosi e/o depressivi oltre che cognitivi e comportamentali tanto da compromettere il normale andamento della vita. Non tutte le persone, che vivono un’esperienza sconvolgente reagiscono nello stesso modo, la variabilità personale può giocare un ruolo fondamentale. Possono esserci mille sfumature che si declineranno nella vita della persona. Ci sarà chi riuscirà a recuperare in brevi tempi, chi invece proverà reazioni più intense, che possono portare la persona a continuare a vivere nel dolore e nel ricordo del trauma. Non di rado si potranno sperimentare paura intensa, sentimenti di impotenza o ancora di orrore. La nostra giornata potrà essere accompagnata da immagini disturbanti, scoppi d’ira, ipervigilanza o difficoltà a concentrarsi o ancora la persona si ritroverà a mettere in atto evitamenti di diverso genere. Cercherà di evitare alcuni tipi di pensieri, o luoghi, o sensazioni , così come persone legate al ricordo di quanto vissuto. Ma questa è solo un’illusione di tenere le cose sotto controllo, infatti così facendo, si sperimenta una situazione paradossale

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per cui più si cercherà di dimenticare più si finirà per ricordare sempre di più di quell’evento. Inoltre, l’effetto finale prodotto non solo incrementerà le nostre paure, ma renderà la persone sempre più sfiduciata rispetto le proprie capacità a superare questa situazione. L’essere vittima di un evento scioccante visto la stretta connessione mente-corpo, causerà non solo disturbi a livello emotivo, ma ci possono essere disfunzioni anche a livello corporeo. Possiamo ritrovare dalla tachicardia, alla nausea, o ancora ai disturbi gastro-intestinali, solo per citarne qualcuno. Quando vivi un momento così doloroso, la realtà può apparire strana. Da una parte possiamo provare rabbia perché la vita va avanti, senza tener conto della nostra tragedia personale. Lo sgomento, l’ira per quel che è successo possono essere un difficile corollario da gestire. Dall’altra, la realtà può essere l’appiglio per un attimo dal fuggire dal dolore. La mente è strana, possiamo ritrovarci con ricordi distorti, interpretazioni erronee ma, che in quel momento sono una salvezza per la persona traumatizzata. Alcune ricerche hanno verificato,

che in alcuni casi, la mancanza di elaborazione, conduce la persona a continuare a soffrire anche a distanza di moltissimo tempo dall’evento. Sensazioni di angoscia, il non riuscire a condurre una vita soddisfacente in tutto e per tutto. Possiamo dire che queste persone non riescono a viversi il presente, purtroppo sono ancorate al passato e quest’ultimo si è trasformato nell’unica condizione che riescono a viversi. Il caso più grave si delinea in un vero è proprio disturbo, chiamato disturbo da stress post-traumatico e necessità l’aiuto di uno specialista per essere superato. Possiamo tener presente alcuni indicazioni, anche se di base, che ci possono guidare in questa situazione critica. La principale è riuscirne a parlarne, a tirar fuori quello che si è provato, il prima, il dopo e il durante l’evento. Questo è il primo e il solo passaggio per cominciare ad elaborare. Ricordiamoci che se non si elabora rimarremmo sospesi, tra un prima e un dopo. L’altro obiettivo da perseguire è riuscire a riprendere, con le giuste tempistiche, quindi ne troppo presto, ne troppo tardi, le proprie abitudini. Ricordiamoci che la ferita del trauma si trasforma a poco a poco in una cicatrice, e solo il lavorarci coscientemente e correttamente permette questo passaggio. *Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675


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Altroconsumo risponde Alice Rovati

La domanda a Valsugana news Preg.mo direttore, ho prenotato un villaggio cinque stelle scelto e acquistato da catalogo del tour operator, dove viene descritto come una struttura accogliente e molto accurata nei dettagli. Mi sono però poi ritrovato in un resort fatiscente, con camere al limite della decenza per mancanza di manutenzione, muffa nella vasca da bagno, cibo scadente e scarso, pulizia approssimativa, spiaggia con lettini e ombrelloni rotti. Sottoponevo il problema al rappresentante locale del tour operator senza però ottenere nulla. Al rientro mi veniva negato anche il risarcimento. (Paolo S).

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na delle novità della direttiva “pacchetti turistici” dell'Unione europea (2015/2302), entrata in vigore in Italia dal 1° luglio 2018, è l'intensificazione della responsabilità dell'organizzatore per l'inesatta esecuzione del pacchetto (difetto di conformità). Se il viaggio non si svolge alle condizioni preventivate al momento della stipulazione del contratto, il viaggiatore può chiedere una riduzione del prezzo conseguente o recedere dal contratto anche durante il viaggio, salvo sempre il diritto al risarcimento del danno. In alternativa, è prevista la possibilità di poter risolvere personalmente l'inconveniente (sempre che questo non abbia una portata decisiva sulla qualità generale del viaggio), potendo pi pretendere dall'agenzia di viaggi il rimborso delle spese: se, ad esempio, nel pacchetto turistico era incluso il noleggio di un'auto e questo servizio non è più disponibile, il viaggiatore può noleggiarne una a suo carico, per poi addebitare le spese al tour operator. E' fatta salva, però, la possibilità per i tour operator di offrire soluzioni alternative di qualità almeno equivalente a quella convenuta nel contratto: tornando all'esempio dell'auto a noleggio, l'agenzia di viaggi, se vuole evitare costi extra, deve provvedere a contattare una diversa società di autonoleg-

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gio e permettere ai viaggiatori di usufruire di un mezzo di locomozione equivalente entro un periodo “ragionevole”. Se le soluzioni proposte non sono dello stesso tipo e ne può derivare la diminuzione della qualità del viaggio, allora il viaggiatore ha diritto ad una congrua riduzione del prezzo pagato. Tornando al caso di cui alla domanda del nostro lettore, il pacchetto si è dimostrato di qualità non conforme a quanto contrattualmente previsto, il viaggiatore ha diritto di chiedere un'adeguata riduzione del prezzo per il periodo in cui c'è stato difetto di conformità e un risarcimento per i danni subiti in conseguenza di tale difetto. Per fare ciò è fondamentale avere documentato il degrado con fotografie e magari aver

raccolto qualche nominativo di turista che potrebbe testimoniare. Attenzione ai termini per la richiesta di risarcimento: due anni dalla data di rientro. I lettori che desiderassero porre particolari domande, posso farlo indirizzando una mail a: direttore@valsugananews.com. con firma, indirizzo e recapito telefonico per verifica, Nella rubrica “Altroconsumo risponde” troveranno la opportuna risposta da parte dei responsabili Altroconsumo. La domanda conterrà solo ol nome e/o le iniziali del richiedente. La dott.ssa ALICE ROVATI è rappresentante di Altroconsumo per la Provincia di Trento: (rappresentantetrento@altroconsumo.it)


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Attualità oggi di Massimo Dalledonne

L’imprenditorialità green entra nelle classi del Trentino

Io e l’Economia Green

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i è conclusa la seconda edizione del progetto didattico “Io e l’Economia Green”, l’iniziativa finanziata dal Consorzio Bim Brenta e proposto da Junior Achievement Italia in collaborazione con l’Associazione H2O+. “Io e l’Economia green” nasce per avvicinare gli studenti delle scuole Secondarie di Primo Grado ai temi dell’imprenditorialità in chiave green, facendoli anche entrare in contatto con le realtà produttive del territorio orientate alla sostenibilità. Tra gli obiettivi del progetto, inoltre, vi è la volontà di incentivare le reti tra scuole e imprese che realizzano iniziative di informazione e sensibilizzazione sul territorio, per diffondere la cultura dell’impresa sostenibile e la cultura della sostenibilità all’interno dell’impresa. Il progetto ha coinvolto più di cento studenti delle Scuole Secondarie di Primo grado della Valsugana e del Primiero. Dopo il successo della prima edizione dell’iniziativa, il programma quest’anno ha coinvolto le classi delle Scuole Secondarie di Primo grado di Pergine, Fiera di Primiero e di Canal San Bovo. La metodologia didattica alla base di “Io e l’Economia Green”, sviluppata dall’espe-

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rienza di Junior Achievement, prevede l’utilizzo della didattica laboratoriale condotta dai professori in collaborazione con volontari d’impresa, che hanno portano la loro esperienza professionale e personale in aula avvicinando la scuola al mondo del lavoro. I professionisti che hanno partecipato al progetto sono Nadia Martinelli (presidente Donne in Cooperazione), Nicoletta Molinari (vice presidente Aurora Società cooperativa, presidente Fondazione Trentina per il Volontariato), Andrea Dorigato (ingegnere e docente presso la facoltà di Ingegneria di Trento), Nicola Svaizer (amministratore delegato JLB BOOKS), Alberto Bettega (direttore caseificio Primiero) e Ivan Fontana (responsabile personale e affari generali Gruppo Acsm s.p.a). A conclusione del percorso formativo i ragazzi sono stati chiamati a concretizzare quanto appreso in aula attraverso un concorso di idee. In particolare i ragazzi, con l’aiuto dell’insegnante referente e dei volontari d’impresa, hanno creato un loro evento sostenibile e hanno appreso come prepararsi ad un’adeguata presentazione aperta al

pubblico. Le idee sono state valutate da una commissione composta dai referenti dagli esperti coinvolti, JA Italia e H2O+. In totale sono stati presentati 17 progetti, i tre migliori sono stati i seguenti: 1. Donuts Party (classe 2A scuola Canal San Bovo): Viaggio alla scoperta di luoghi suggestivi nella valle del Vanoi, cuore verde del Trentino che prevede anche la valorizzazione del dolce tipico del Primiero Vanoi. 2. Malghe (classe 3B scuola T. Garbari): Un percorso tra le malghe per un turismo ambientale. 3. Ciaspogreen (classe 3D scuola T. Garbari): “Ciaspolada” per far riscoprire a bambini e adulti il valore della montagna e il saper stare assieme nel rispetto della natura. Speciale menzione al progetto Festival per gli Oceani (classe 3B scuola T. Garbari) che ha proposto un festival pasquale per ottenere una colletta che andrà a sostenere Boyan Slat, costruttore della macchina per la rimozione della plastica dagli oceani. Alla premiazione del concorso di idee hanno partecipato il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder, il presidente del Consorzio Bim Brenta Sergio Scalet ed il suo vice Stefano Pecoraro.


Uomini e natura di Elisa Corni

A nove mesi da Vaia, come stanno i nostri boschi?

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ove mesi fa la terribile tempesta Vaia si abbatteva sul Nord-Est e devastava i nostri boschi. Piante antiche e giovani sono state piegate dal vento forte: nessuno è stato risparmiato nelle fasce boschive colpite dalle intemperie. Oggi il sole splende, finalmente l’estate sembra essere arrivata e la natura ha ripreso il suo corso. O quasi. Guardando i profili delle nostre montagne ci accorgiamo dell’assenza che pesa come un macigno: le creste frastagliate spesso mostrano degli incolmabili vuoti ove gli alberi non ci sono più. C’è qualcuno che queste assenze le sente particolarmente, perché in quei boschi ci vive. È qualcuno che fa del monitoraggio dei nostri territori non solo una lavoro, ma anche una passione. Sono i Custodi Forestali. Chi meglio di loro può raccontarci come stanno i nostri boschi oggi? “Non benissimo” risponde mestamente Marco, appena tornato in ufficio dopo una lunga giornata di lavoro. Lunga e faticosa, dato che a causa di Vaia alle loro mansioni ordinarie si è aggiunta un’incombenza decisamente impegnativa: sta a loro, infatti, monitorare e controllare il recupero del legname da parte delle ditte che si sono aggiudicate le aste. Il legname schian-

tato lo scorso ottobre, infatti, è stato messo in vendita dai comuni come Levico ove una buona fetta dei boschi è stata distrutta dalla terribile tempesta. Le aste, a quanto pare, sono andate piuttosto bene. “Sono centoquarantamila i metri cubi di legname che hanno già trovato un loro proprietario” mi piega Fabrizio “rimangono da assegnare solo circa diecimila metri cubi che si trovano però su una superficie di trenta ettari, e quindi sono sparsi qua e là sul territorio comunale”. Durante l’inverno e la primavera le aste sono state molto partecipate, ora però il mercato sta rallentando, mentre cominciano invece i lavori di disboscamento delle aree colpite dalla tempesta. “Al momento”, racconta il terzo saltero, Nicola, “ci sono numerose ditte all’opera: ben dodici operative sull’Altipiano di Vezzena e quattro sul versante di Vetriolo”. Camion, boscaioli e veicoli di ogni sorta sono all’opera sulle nostre montagne per raccogliere, pulire, caricare e portare via il legname. “Al momento sono già partiti circa trentamila metri cubi di legname, ma ne avremo per i prossimi due anni. Finiranno un po’ ovunque per essere lavorati: dalle cartiere di Crotone e Monfalcone, alla Slovenia, al Veneto” spiega Marco, che ci tiene a sottolineare che “tutte le ditte che si sono aggiudicate l’asta sono trentine o venete!”. Anche se da queste aste il Comune di Levico come molti altri comuni trentini ha raccolto fondi per alcuni mi-

lioni di Euro, purtroppo a causa della leggera svalutazione del legname e dell’alta concorrenza, Vaia ha provocato un danno economico non da poco. “Non solo vendendo il legname con regolarità si sarebbero potute più che raddoppiare le entrate” mi spiegano i custodi forestali “ma bisogna tenere conto che per i prossimi dieci-quindici anni non ci saranno entrate dalla vendita di legname perché non ce n'è più”. Il danno economico si somma quindi al danno ambientale, che però è stato anche contenuto. Come mi raccontano Fabrizio, Nicola e Marco, i nostri boschi continuano a vivere nonostante tutto: “Non abbiamo trovato nemmeno una carcassa di animale collegata alla caduta degli alberi” raccontano “e anzi li vediamo sgambettare per i nostri boschi come prima”. Certo, si sono dovuti adattare dove il bosco ha lasciato spazio al vuoto, ma non sono i soli. “Dobbiamo chiedere anche ai turisti di portare pazienza” ammette Fabrizio “I disagi sono purtroppo molti e quasi tutti i sentieri di montagna sono ancora inagibili, come pure il sentiero della pace”. Noi possiamo solo sperare che continuino a sostenere noi e i nostri boschi che stanno rinascendo.

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Sviluppo economico e sociale di Massimo Dalledonne

Bandi e opportunità Gal Trentino Orientale Quattro nuovi bandi. È la seconda tornata di bandi pubblicati dal Gal Trentino Orientale, risorse pubbliche per 3,5 milioni di euro, importanti opportunità offerte a soggetti pubblici e privati che operano nei territori degli Altipiani Cimbri, del Primiero e della Valsugana per realizzare progetti di sviluppo coerenti con la Strategia “I grandi cammini sulle tracce della storia”, finanziata dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale.

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nuovi contributi sono rivolti in particolare ad enti di formazione, enti pubblici, anche capofila di partenariati pubblico-privato e ad enti privati senza scopo di lucro spiega il presidente Pierino Caresia – e con questi bandi completiamo gli impegni di spesa programmati per il 2019, che sommano poco più di 7 milioni di euro. Abbiamo prorogato, inoltre, fino al 5 agosto la chiusura dei bandi rivolti alle imprese. In questi nuovi bandi – rimarca il direttore Marco Bassetto - si spazia dalla valorizzazione dei percorsi formativi in campo agricolo, artigianale o nel turismo fino al sostegno di bonifiche realizzate nella logica della Banca della Terra: un'ottima opportunità per Comuni e Comunità di valle per la bonifica o la messa in sicurezza di molte aree da riportare all’attività agricola. Non mancano, inoltre, gli interventi di riqualificazione delle infrastrutture turistiche (percorsi ed itinerari), investimenti che

in questa nuova edizione dei bandi saranno esentati dal regime «de minimis», come pure azioni di tutela e riqualificazione del patrimonio storicoculturale del territorio. Collaborazione tra territori, sinergie tra mondo pubblico e privato, utilizzo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione, sostenibilità ambientale dei materiali utilizzati, investimenti che favoriscano il turismo accessibile sono alcuni dei principali elementi di premialità che saranno tenuti in considerazione nell’esame delle candidature”. I bandi nel dettaglio. Il bando dell’Azione 1.1 sostiene la realizzazione di percorsi formativi per migliorare le conoscenze dei soggetti che operano nei principali settori economici o che rappresentano gli interessi di tipo culturale, sociale e ambientale nel territorio LEADER. Il budget è di 220.000 euro, scadenza alle 17 del 3 settembre. Il bando dell’Azione 4.3 si pone come strumento di sostegno alla Banca della Terra, prevedendo la possibilità di finanziare sia l’attività di individuazione delle particelle di terreno incolte idonee all’attività agricola, sia investimenti per disboscamento, bonifica e messa in sicurezza, realizzati da enti pubblici. Budget 400.000 euro con scadenza alle 17 del 4 novembre. Con il bando dell’Azione 7.5 il GAL mira a favorire la

realizzazione di investimenti su infrastrutture locali, orientati al miglioramento qualitativo dell’offerta turistica, integrabili con le attività di ospitalità fornite dalle imprese. Il budget è di 1.650.000 euro con la scadenza fissata per le 17 del 3 ottobre. Infine, il bando dell’Azione 7.6 promuove investimenti finalizzati alla conservazione del patrimonio storico e culturale, attraverso il recupero di immobili e siti tipici dell’architettura e del paesaggio rurale, che rivestono interesse storico e/o testimoniale, anche non vincolati dalla legge. Il budget a disposizione è di 1.246.000 euro, Scadenza alle 17 del 3 ottobre. Le versioni integrali dei bandi e le informazioni relative alle modalità di presentazione delle domande di contributo sono consultabili nella sezione “Bandi & opportunità” del sito www.galtrentinorientale.it, dove sono indicati anche gli orari degli sportelli informativi territoriali.

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Le cronache locali CANALE DI PERGINE

102 anni…auguri

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igli e nipoti con altri parenti ed amici, hanno festeggiato alla grande recentemente Fanny Sardagna vedova Pergher, per il compimento dei suoi 102 anni. Una vita non facile la sua che però seppe affrontare sempre con grande coraggio e determinazione. Dopo aver lavorato in gioventù a Milano, Fanny ritornò nel suo paese natale dove conobbe Giuseppe Pergher che divenne poi suo marito. Dalla loro unione nacquero cinque figli che dovette far crescere con grandi sacrifici dal momento che rimase vedova a soli 43 anni. E fra i figli festeggianti c’era anche Armando Pergher che da poco ha assunto la presidenza dell’Associazione Auser di Pergine Valsugana. (M.P.)

Fanny Sardagna al suo 102° compleanno

LEVICO TERME

LA FESTA DEI FIORI

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a attirato anche quest’anno tanta gente da tutta la valle il “Festival dei Fiori” organizzato in quarta edizione a Levico Terme. Per tre giornate le vie principali del centro termale sono state addobbate a festa con la comparsa di stand con fiori di ogni tipo. La prima giornata è stata dedicata ai laboratori didattici per le scuole primarie, con i bambini che hanno potuto scoprire il mondo dei fiori e svolgere diversi laboratori nonchè giochi inerenti al mondo della botanica. Oltre agli stand dedicati alla rivendita di piante e fiori, altre bancarelle proponevano lavori artigianali e enogastronomia. Grazie alla collaborazione di APPA e del Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale, gli amanti della fitologia hanno potuto conoscere, con visite guidate, i segreti del Parco asburgico. Contemporaneamente erano state allestite presso la saletta dell’ex cinema due mostre dedicate al mondo floreale. Non sono mancati nemmeno gli appuntamenti letterari con la collaborazione della “Piccola Libreria”. (M.P.)

LEVICO TERME

50 ANNI INSIEME

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anno festeggiato allegramente ed in piena salute, il mezzo secolo di vita assieme Giorgio Libardi e Laura Frison. Accanto a loro in segno di festa si sono stretti i figli, altri parenti e tanti amici e conoscenti. Un augurio particolare è stato rivolto agli sposi da parte della locale Casa di Riposo San Valentino dove Laura lavorò per tanti anni come valida animatrice. E per questo lodevole servizio qualche anno fa era stata premiata per i suoi 30 anni di interrotto impegno.(M.P.)

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Giorgio e Laura al taglio della torta per il 50^ di matrimonio


In collaborazione con PEPE – BORGO VALSUGANA

Insetti e parassiti degli animali

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nostri piccolo amici durante la stagione estiva, specialmente quando sono impegnati a giocare nel giardino di casa oppure durante le passeggiare, possono attirare ogni tipo di insetti e parassiti, a volte molto pericolosi perché possono provocare malattie anche letali. Da qui la necessità non solo di una buona prevenzione, ma anche – in caso ci si accorga in tempo- di una pronta e idonea cura. Prevenzione e cura che solo il veterinario o i negozi specializzati possono suggerire. Ma cosa sono i parassiti e come posso colpire? Sono piccolissimi organismi che attaccano l’animale e trascorrono la loro vita attaccati al pelo (esterni) oppure, non di rado, introducendosi nell’organismo (interni) e causare, come abbiamo sottolineato, malattie che possono condurre anche alla morte, soprattutto se la cura non viene fatta in modo adeguata e in tempi rapidi. L’azione dei parassiti esterni provoca sempre prurito, fastidio, bruciore e a volta dolore. Altri pa-

rassiti, quello interni, invece, e sono i più pericolosi, si sedimentano nelle vene o nelle arterie nutrendosi di sangue e causando non solo dolore, ma produco sostanze tossiche e nocive possono essere origine di patologie gravissime. Da ricordare che non in molti casi, i parassiti si possono trasferire anche dall’animale all’essere umano, causando problemi e patologie di varia entità. Anche in questo caso, per comprendere se la malattia che ha colpito l’ animale è di origine parassitaria o altra natura è sempre consigliato rivolgersi al proprio veterinario di fiducia che saprà individuare il tipo e le cause della malattia e quindi proporre la cura migliore. Di seguito i parassiti esterni che possono colpire il migliore amico dell’uomo e che sono i più diffusi e conosciuti. – i pidocchi, le pulci, gli acari, le zanzare, i pappataci e le zecche. E’ bene sapere che le zecche individuate sulla cute dell’animale devono essere prontamente

rimosse, (ovviamente da persona esperta) perché la probabilità che il nostro “piccolo amico” possa contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. Non solo ma le zecche possono colpire anche l’uomo causando serie patologie. Tutti i parassiti esterni possono essere facilmente combattute con opportuni prodotti, quali collari e antiparassitari, nei vai formati e tipo, che si possono trovare nei negozi specializzati.

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Storie di casa nostra Elisa Corni

Soldati di Barco Memorie ricordi e immagini in un volume pubblicato dal Forte delle Benne di Gabriele Costa

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nonostante il centenario della Prima Guerra Mondiale sia ormai terminato, bisogna ricordare che i soldati trentini fatti prigionieri in Russia tornarono a casa per vie inimmaginabili tra il 1919 e il 1920, ma anche negli anni successivi. Molti di loro, che erano migliaia, hanno portato con sé taccuini, diari e memorie a ricordo dell’esperienza di guerra e di prigionia. È il caso dei due soldati di Barco, Eugenio Moser ed Eugenio Tais, protagonisti dell’ultima pubblicazione targata Forte delle Benne e curata da Nirvana Martinelli e Umberto Uez. Eugenio Moser, al suo rientro, compilò una lunga memoria dedicata per lo più al periodo della guerra, un periodo breve visto che partì per il fronte ai primi di agosto del 1914 e fu catturato il 7 settembre di quello stesso anno quando l’esercito russo sfondò le linee austriache conquistando Leopoli e facendo indietreggiare l’esercito imperiale di oltre centosessanta chilometri. La stessa sorte era toccata al soldato di Calceranica Giuseppe Gremes, le cui memorie, curate da Nirvana Martinelli e trascritte

da Roberto Murari, sono state pubblicate lo scorso aprile dal Comune di Calceranica sempre in collaborazione con l’Associazione Culturale Forte delle Benne di Levico. Le memorie di Gremes e quelle di Moser sono tra loro sovrapponibili nel percorso narrativo: i due soldati vissero le stesse identiche esperienze, ma le hanno narrate a modo loro, imprimendo ai due testi un carattere di interessante individualità in quanto ciascuno ha posto particolare accento ad alcune tematiche rispetto ad altre. Come Gremes, anche Moser inserisce nelle sue memorie un canzoniere con poesie e testi di brani musicali che hanno accompagnato i prigionieri di guerra nel loro peregrinare. Eugenio Tais, invece, partì per la Galizia nel dicembre del 1914 e fu catturato alla fine di gennaio del 1915. In un piccolo diario segnò i luoghi in cui visse da prigioniero fino al suo rientro a casa probabilmente nel 1919. Come molti prigionieri di guerra, lavorò in miniere, in una “fabrica del salla”, ovvero del sale, in fattorie e in cantieri pubblici muovendosi tra Samara, Ekaterinburg, Celja-

binsk e Orenburg, un’area a cavallo dei monti Urali. Passò anche dei periodi in campi di prigionia, come quello di Orenburg e di Bijsk nella Siberia meridionale. Il libro, presentato lo scorso 20 giugno a Barco, chiude la trilogia di testimonianze diaristiche lasciataci da uomini e donne dell’Alta Valsugana che si è aperta con la pubblicazione dei diari di cinque profughe levicensi che dal giugno 1915 fino al 1919 vissero al di là delle Alpi, lontane dalle loro case. Il loro ritorno sarà oggetto dell’ultimo capitolo della mostra “Paese di guerra, paese in guerra” a opera degli storici del Forte delle Benne prevista per l’autunno 2019.

Complimenti a Nadia Libardi di Levico Terme riceve un ulteriore Nadia Libardi, titolare dell'Istituto di Estetica Make -Up alità. attestato alla sua competenza, preparazione e profession iato nel 2006 rilasc stato è le Dopo il Diploma di Maestro Artigiano che ti Armida Barelli di Levico Terme e e dopo essere stata docente, per oltre 15 anni negli Istitu i di Trento, è stata ancora una volta Rovereto e nel Centro Formazione Professionale Pertin iano”. E’ bene ricordare che il titolo gratificata con la consegna del timbro di “Maestro Artig oscimento che viene attribuito a di Maestro Artigiano (diploma e timbro) è un ambito ricon qualificazione professionale e con un imprenditore artigiano “in possesso di una particolare a del mestiere” competenze tali da poter trasferire ad altri la conoscenz

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Le cronache locali TESINO

Memorial Toni Zen e Dino Soranzo

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l calcio è vita, amore e amicizia. Lo hanno toccato con mano le sedici squadre che, provenienti da tutta Italia, hanno dato nelle scorse settimane nella conca del Tesino alle 2° edizione del torneo nazionale di calcio Memorial Toni Zen e Dino Soranzo. Una tre giorni con protagonisti giovani atleti in erba, età compresa tra gli 11 e i 12 anni, che hanno dato il meglio di sé e che si sono divertiti. Un torneo esplosivo, coinvolgente ed emozionante. Un torneo in nome dell'amicizia, del gioco pulito, dello sport di squadra come modello educativo. Un modello che i ragazzi e i genitori hanno colto nel pieno. A cominciare da quell'abbraccio collettivo che ha aperto le partite. Alla fine ha vinto il Torino che ha preceduto la Next Generation B, la Roma ed il Cittadella. (M.D)

BORGO

Campioni Regionali

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li Amici Calcio Borgo sfatano il tabù della finale e si portano a casa il titolo di campioni regionali amatori 2018-19. Nelle scorse settimane, davanti ad un folto pubblico, presso il campo in sintetico del campo sportivo di Borgo Valsugana, si è disputato l’incontro decisivo con il Tonic Romania. Al termine dei due tempi regolamentari il risultato era ancora inchiodato sullo 0-0: tutto si è deciso nei due supplementari con i valsuganotti tre volte a segno con Romagna, Gonzo e "Africa" Dell'Agnolo. Grande soddisfazione per il mister Christian Sbetta, Paolo Trintinaglia, Ezio Rinaldi e tutti gli accompagnatori per un successo che mancava da anni nella bacheca della società. Gli Amici Calcio Borgo hanno conquistato anche l’accesso alle fasi nazionali. (M.D.)

IN VALSUGANA

Torneo di bocce

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La manifestazione è arrivata alla 20° edizione. Un torneo dell’Amicizia, quello organizzato dall’Apsp San Lorenzo della Misericordia e dal Club Bocciofili di Borgo, che anche quest’anno ha visto la partecipazione di 14 formazioni in rappresentanza di altrettante case di riposo e struttura per anziani del Trentino e del Veneto. Nei giorni scorsi, presso il campo da bocce in via per Telve, l’ultima partita (quella decisiva) e la premiazione finale. E per la la quarta volta l'Apsp di Levico ha iscritto il suo nome nell’albo d’oro del Trofeo Marco Bauer. Le squadre si sono date battaglia per alcune settimane e nella partita conclusiva il Levico ha superato Roncegno per 23-22. Al torneo, come ogni anno organizzato e diretto, in qualità di giudice arbitro, da Gianni Martinelli, hanno partecipato anche Castello Tesino, Grigno, Strigno, Scurelle, Borgo, Bleggio, Arsiè, Pieve Tesino, Pergine, Villa Prati, Mori e Povo. In semifinale Levico aveva avuto ragione per 23 a 21 della squadra del Bleggio, compito più facile per Roncegno che aveva regolato 41-25 gli avversari del Pergine. Alla premiazione, con il sindaco di Borgo Enrico Galvan, la vicepresidente dell'Apsp di Borgo Elisabetta Cenci e la direttrice Anna Corradini, anche diversi rappresentati delle case di riposo ed i familiari dell'ex direttore dell'Apsp di Borgo a cui l'evento è intitolato. Il torneo dell’Amicizia è stato vinto per sette volte all’Apsp di Borgo, 4 da Levico Terme, tre volte da Pergine con due successi a testa per Strigno e Grigno ed una vittoria per Castello Tesino e Mezzocorona. (M.D.)

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Le cronache locali BORGO VALSUGANA

Il nuovo Parroco

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’arrivo del nuovo parroco è previsto per il prossimo autunno. Don Roberto Ghetta è il nuovo parroco di Borgo, Olle e Castelnuovo. Ma non solo. Nella nomina, arrivata nelle scorse settimane, da parte del vescovo Lauro Tisi gli si chiede anche di occuparsi di Carzano, Telve, Telve di Sopra e Torcegno. L’attuale parroco, don Renzo Scaramelle, infatti ha chiesto ed ottenuto dalla Curia di avere un anno di permesso sabbatico. Una decisione che era nell’aria. In tutti questi mesi era toccato all’amministratore parrocchiale, padre Maurizio Baldessari, il compito di portare avanti, in collaborazione con gli altri presuli della zona, le tre parrocchie. Don Roberto Ghetta, 50 anni, è originario di Trento ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno del 2008. Successivamente ha ricoperto l’incarico di vice parroco a Mezzolombardo. Lo ha fatto fino al 2011 quando il vescovo gli ha chiesto di occuparsi delle parrocchie di Calliano e Besenello. Don Roberto Ghetta dovrà prima salutare i suoi attuali parrocchiani per poi fare il suo ingresso nelle 7 nuove parrocchie della Bassa Valsugana. (M.D.)

BORGO VALSUGANA

Ciao, Bruno

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runo Abolis, 67 anni, soggiornava presso il servizio Casa Soggiorno Arcobaleno dal 2013. Coltivava una passione, quella di creare oggetti con materiale di scarto. Dedicava il tempo a questo hobby quasi tutto il giorno e a volte anche la notte, la sua stanza era infatti un laboratorio. In collaborazione con gli operatori della struttura ha creato presepi per “Il Borgo dei presepi”, lavoretti per “Decora il tuo albero di Castelnuovo” ed il presepe al concorso della Pro Loco di Grigno. I personaggi erano per lo più contadini, operai, ferrovieri, e le ambientazioni erano castelli, alberghi del nostro territorio, ponti, treni, aerei, navi, case. Chiedeva una foto e copiava i dettagli in modo minuzioso. Era una persona che si faceva voler bene, amava la compagnia ed era una buona forchetta. Legatissimo al territorio, soprattutto Olle e Sella. Conosceva tutti in casa di riposo. È venuto a mancare in punta di piedi il 26 aprile, nel giorno del suo compleanno. Per ricordarlo, nelle scorse settimane, è stata allestita una mostra con tutti i suoi lavori realizzati nei sei anni di permanenza nella Casa Soggiorno Arcobaleno. Mostra organizzata dai famigliari, gli operatori e le volontarie Avulss. (M.D.)

RONCEGNO TERME

Saggio artistico

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i è tenuto l’ultimo giorno di scuola presso Casa Raphael, il saggio di fine anno scolastico 2019 della Scuola Media “Marco Pola” di Roncegno Terme. Sotto la direzione della professoressa Mariella Micarelli gli studenti si sono esibiti in canti, molti dei quali accompagnati dal pianoforte e da altri strumenti musicali, che sono stati a lungo applauditi dal numeroso pubblico in sala, composto soprattutto da genitori, nonni ed altri famigliari degli studenti. Hanno cantato i ragazzi di alcune classi della 1^-2^ e 3^, mentre solisti sono stati Gianluca Jobstraibizer, Matteo Margon, Simone Scognamiglio, Zakeria Hamrouni, Ilaria Borgogno. Musicisti della band Chitarre elettriche/acustiche: Christian Foradori, Christian Fusinato, Matteo Margon. Basso elettrico: Ivan Trentinaglia, Simone Scognamiglio. Pianoforte: Mariasole Sglavo, Viviana Zottele, Raffaele Ugo Smaranda. Batteria: Giacomo Piatti. L’appuntamento si è concluso con un signorile rinfresco offerto a tutti nel piazzale delle Scuole Medie. (M.P.)

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Le cronache locali LEVICO TERME

Porte aperte al Curae

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stato particolarmente solenne quest’anno l’appuntamento con la giornata delle “Porte aperte” presso la Casa di Riposo San Valentino di Levico Terme, ora “Levico Curae” (Centro Unico Riabilitativo Assistenziale Educativo) dopo la fusione con il Centro don Ziglio, ex Piccola Opera. Ogni anno questo appuntamento ha un tema diverso e questa nuova edizione, la 7^ in ordine di tempo, aveva come titolo: “San Valentino in festa – danza con me”. Ma ecco quanto ci Foto di Mario Pacher ha illustrato il direttore Fabrizio Uez. “Quest’anno la giornata, che come sempre è finalizzata ad aprire le porte alla cittadinanza e realizzare momenti di incontri anche con i residenti, è stata particolarmente ricca di eventi: ballo, gastronomia e tante altre attività ludiche e ricreative. E con l’occasione abbiamo voluto inaugurare anche il nuovo giardino sul lato a nord del fabbricato che è chiamato “Corte sconta”, nel senso di nascosta, un nome che è stato individuato con un concorso di idee fra i residenti. In questo nuovo giardino che ospita oltre un centinaio di piante, ortensie e rose in particolare, sono stati ricavati anche degli spazi per gli ospiti avendolo arredato con tavolini, ombrelloni, ed altro ancora”. La festosa giornata è iniziata con una Messa celebrata nel grande giardino antistante l’ingresso dell’Istituto da don Valentino che è stata solennizzata dai canti della “Corale dei battesimi” diretta da Roberta Vettorazzi. Prima ancora dell’inizio del rito religioso, il direttore Uez ha dato il benvenuto ad ospiti, famigliari e ai tanti cittadini, mentre la presidente Martina Dell’Antonio ha pubblicamente ringraziato il Servizio Occupazione e valorizzazione ambientale della Provincia per aver messo a disposizione le piante e i fiori nonchè la squadra di operatori per garantirne la gestione e la cura. Il pomeriggio è stato caratterizzato da momenti di animazione e laboratori per bambini a cura dell’associazione Patch Point, danza “in punta di piedi”, musica di Alessandro, straboi e zucchero filato per tutti. (M.P.)

CASTEL IVANO

Il quadro di Pietro Marchioretto

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a biblioteca comunale Albano Tomaselli di Castel Ivano ha ospitato, recentamente, la presentazione al pubblico del quadro "La veduta di Strigno dal Castel d'Ivan" di Pietro Marchioretto. L'opera è stata recentemente acquistata dall'Amministrazione Comunale e rientra nelle disponibilità del patrimonio pubblico. "Parliamo di una delle rare opere d'arte che rappresenta il centro abitato di Strigno così come poteva essere osservato da un viandante nei primi anni dell'Ottocento - commenta l'assessore Giacomo Pasquazzo. Emerge così chiaramente l'antica struttura della Pieve (chiesa parrocchiale di Strigno) così com'era prima dei lavori di ristrutturazione avvenuti a metà dell'Ottocento: è da quel periodo che la chiesa parrocchiale si presenta come la conosciamo adesso". Il dipinto è stato realizzato da Pietro Marchioretto, famoso paesaggista e vedutista che ebbe modo di rappresentare numerose realtà territoriali del Tirolo storico. I professori Paolo Conte e Vittorio Fabris hanno presentato nel dettaglio l'opera: lo storico dell'arte (Paolo Conte) si è concentrato in particolare sulla figura del Marchioretto e sulla sua vita. Seppur nato a Lamon, l'artista ha avuto un legame diretto con la Valsugana tanto che dapprima si sposò e poi morì a Telve. "Questo acquisto è un passo importante - ricorda l'assessore Pasquazzo - perchè recupera una memoria storica che rischia di scomparire ma soprattutto la mette a disposizione della fruizione collettiva: quest'opera particolare, non solo per il pregio artista ma anche per la particolare attestazione storico-paesaggistica che possiede, è legata a Strigno. Tutto ciò rappresenta il primo passo concreto e chiaro verso un progetto di ricostruzione della memoria storica e artistica del territorio e di acquisizione al patrimonio pubblico di quell'arte che ha fatto e fa parte del sentimento collettivo locale." (M.D.)

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Girovagando in USA - Il Texas di Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

Lo Stato della stella solitaria

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exas: la terra dei cowboy, la patria del rodeo, l’incrocio tra l’America conservatrice e quella più hipster. Il Texas è anche soprannominato “lo stato della stella solitaria” per via della stella che sola campeggia sulla bandiera dello stato. Situato nel centrosud degli USA, il Texas è secondo per estensione solo all’Alaska. Di attrazioni ce ne sono molte; tra siti culturali, vivaci città, mare e parchi naturali, ce n’è per tutti i gusti!

Austin Austin è la capitale del Texas, e per questo è sede del governo statale. Pare che il Campidoglio Texano sia il più grande palazzo governativo locale degli Stati Uniti. Austin ospita il famigerato Alamo, teatro di una delle battaglie più famose della guerra di indipendenza del Texas dal Messico nel 1836. Si narra che nel corso della battaglia, 200 soldati americani resistettero tenacemente ed in grande inferiorità numerica all’esercito messicano per 13 giorni. Il luogo simboleggia il sacrificio in nome della libertà ed è una meta molto amata dagli americani. Gli scontri sono stati ritratti

Austin - Il Campidoglio

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in numerosi film, tra cui “La battaglia di Alamo”, dove John Wayne è Davy Crockett, o il più recente “Alamo: Gli ultimi eroi” prodotto da Ron Howard. Austin è una città universitaria e giovane, che ospita una rinomata scena di musica live. In primavera, la capitale texana ospita il festival musicale South by Southwest, che ogni anno attrae migliaia di persone da tutti gli Stati Uniti. Austin è anche molto nota per i murales sparsi per la città. Colorati, complessi ed originali, i turisti si dilettano andarne alla scoperta. Non distanti dal centro Cittadino, ecco che le “Natural Bridge Caverns” offrono un’esperienza naturalistica sui generis.

Le missioni cattoliche e San Antonio Diverse sono le missioni cattoliche tra San Antonio e Austin. Lo stesso Alamo era nato come una missione francescana ed infatti gli edifici principali che compongono il complesso sono un’ex chiesa ed un convento. Scopo originario delle missioni, quello di convertire al cristianesimo la popolazione locale e soprattutto i nativi americani. Oggi sono delle strutture storiche e di valore architettonico, testimoni del processo di colonizzazione europeo in USA. Quanto a San Antonio, la sua peculiarità è l’atmosfera latina che si respira, data dalla sua prossimità con il confine messicano. Molto nota è la passeggiata lungo il fiume San Antonio, chiamata “Riverwalk”, che pullula di piccoli caffè e ristoranti, dando un tono romantico al centro storico. Per gli amanti della natura, a due ore da San Antonio vi sono le isole Padre. Queste sono un parco natu-

San Antonio - Riverwalk

rale, famoso per la nidificazione delle tartarughe marine. Le isole sono anche meta turistica per gli studenti universitari in cerca di un “break” e di divertimento.

Il centro spaziale di Houston (inciso) Famoso è il Lyndon B. Johnson SpaceCenter di Houston. Da qui vengono gestite le operazioni della Stazione Spaziale Internazionale e di tutti i voli spaziali con equipaggio umano. È inoltre in questa sede che gli astronauti svolgono gran parte della preparazione in vista delle varie missioni spaziali. Per il centro spaziale di Houston è passata anche la trentina Samantha Cristoforetti nell’ambito del programma che ne ha fatto la prima donna italiana ad andare nello spazio. Cosa fare in Texas In Texas non può mancare una visita al Rodeo, dove abili cavalieri si destreggiano in numerosi esercizi per tomare tori e cavalli imbizzarriti. Tanti sono i maneggi nei dintorni delle grandi città, dove i visitatori possono a loro volta fare esperienza da cowboy nel corso di una gita a cavallo. Il Texas è inoltre patria della musica country, pertanto un concerto country è un “must”!


Che tempo che fa di Giampaolo Rizzonelli *

11 giugno 2019: le nuvole mammatus Fanno stare a testa in su Trento e la Valsugana.

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Nel pomeriggio di martedì 11 giugno 2019, molte persone sono rimaste letteralmente a testa in su per quasi un’ora ad osservare un fenomeno meteorologico molto affascinante, quello delle Mammatus o Cumulonimbus Mammatus, o più semplicemente Mamma. Non è raro vedere le Mammatus, ma ben definite come quelle dell’11 giugno si.

Origini del nome Il nome deriva dal latino Mamma che vuol dire appunto “mammella” “seno”, questo perché morfologicamente c’è una certa somiglianza. Tipo di nuvola Sono una tipologia di nube temporalesca, solitamente sono associate ai Cumulonembi ma possono essere presenti anche con altri tipi di nuvole (altocumuli, altostrati, stratocumuli e cirri). Secondo l’Atlante delle Nuvole dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia sono più delle caratteristiche accessorie delle nuvole che un tipo di nuvola. Morfologia Le nuvole Mammatus appaiono solita-

Immagine satellitare 11 giugno ore 15.00

mente sotto forma di lobi opachi o traslucidi. Le dimensioni medie sono: diametro tra 1 e 3 km e lunghezza di circa 500 metri. Si presentano solitamente in gruppi, il singolo lobo può duraNuvole Mammatus sopra Trento 11 giugno 2019 re 10/15 minuti, ma un intero gruppo stalli di ghiaccio incontrano quindi aria può durare da 15 minuti a qualche ora. fredda e secca ostile alla loro sopravvivenza, cosicché sublimano subito, ovCome si formano vero passano direttamente dallo stato Innanzitutto deve esserci la presenza di solido a quello di vapore e risalgono intense correnti ascensionali unite ad verso l’alto. Questo movimento prima un alto tasso di umidità presente nei di caduta e poi di risalita conferisce alle bassi strati (afa estiva ad esempio). Le nubi Mammatus la tipica forma a correnti ascensionali trasportano alle “mammella”. alte quote dell’atmosfera ingenti quanAffinchè compaiano i Mammatus è tità di vapore acqueo che quando attracondizione necessaria che ad alta quoversa strati più freddi condensa e favorita non ci sia troppo vento, altrimenti sce lo sviluppo di imponenti nubi teml’incudine rischia di sfilacciarsi rapidaporalesche. Stiamo parlando di cumumente senza dar tempo ai cristalli di lonembi a sviluppo verticale che possoghiaccio di precipitare e sublimare. no raggiungere anche i 12.000 metri di altitudine, quindi ai limiti della troposfeL’evento dell’11 giugno 2019 ra, e quando la raggiungono si espanLa situazione che ha portato a formarsi dono orizzontalmente e non più vertile nuvole Mammatus nel pomeriggio calmente prendendo poi una tipica fordell’11 giugno 2019, è riassunta perfetma ad incudine, in queste condizioni tamente dall’immagine del satellite quindi si sviluppa il temporale che si Geostazionario in fig. 1, dove si vede scarica poi sulla superficie terrestre con chiaramente la cella temporalesca che la pioggia. Quando il temporale cessa, il quel pomeriggio aveva colpito la zona cumulonembo, inizia ad espandersi, l’edi Storo ma non solo, mentre Trento e spansione della nuvola su lunghe dila Valsugana si sono trovate ai margini stanze e le temperature inferiori allo senza registrare precipitazioni. zero fanno cristallizzare il vapore acqueo presente alle alte quote e dato il * Elaborazioni e rilevazioni di Giampaolo peso tende a scendere verso il basso Rizzonelli www.meteolevicoterme.it uscendo dal raggio della nuvola. I cri-

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Le cronache locali CALDONAZZO

La Famiglia Cooperativa in assemblea

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Solo 191 soci dei 3.276 iscritti hanno presenziato ai lavori dell’assemblea generale ordinaria della Famiglia Cooperativa dell’Alta Valsugana con sede a Caldonazzo, tenutasi presso il Palalevico di Levico Terme. Ciò però non significa disaffezione verso questa importante società poiché nel corso del 2018 sono aumentati di 45 unità rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente. Dopo aver fatto rispettare un minuto di silenzio per ricordare i soci che nel 2018 hanno lasciato questa vita, il presidente Giorgio Paternolli ha illustrato l’attività commerciale nel suo complesso e ha fatto poi un’analisi per ognuno dei sette punti vendita. Complessivamente le vendite nel 2018 sono state pari a 9.763.671 con una diminuzione di 142 mila euro rispetto all’anno precedente. Poi ha fatto un’analisi per ogni singolo punto vendita. Nei negozi di Caldonazzo, Calceranica al Lago, Levico via Casotte, Barco, e Centa le vendite hanno registrato un lieve calo, mentre i negozi di Levico via Regia e Selva, hanno avuto un leggero aumento. L’utile netto d’esercizio è stato di 10.893 euro rispetto agli oltre 177 mila dell’esercizio 2017. Altre notizie dettagliate sono venute poi dal direttore Giuseppe Mattedi e dal dottor Giuliano Bernardi della Federazione Trentina delle Cooperative. E’ seguita la relazione del presidente del collegio sindacale Armando Paccher che ha confermando la regolarità della gestione sotto l’aspetto contabile. Le cariche sociali scadute per compiuto mandato sono state tutte riconfermate per acclamazione: Presidente del collegio sindacale il commercialista Armando Paccher; sindaci effettivi Sandro Beretta e Lucia Bobbio; supplenti Federica Pedrini ed Enrico Pisetta. Consigliere per Calceranica al Lago Aurora Bertoluzza e per Caldonazzo Carmen Conci e Miriam Gasperi. Renato Dalpalù della Federazione e i sindaci di Caldonazzo Giorgio Schmidt e di Calceranica Cristian Uez hanno elogiato l’importante funzione, anche sociale, di questa realtà economica.

PERGINE VALSUGANA

Ballando con il cuore

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Si è tenuto l’ultimo giorno di scuola presso Casa Raphael, il saggio di fine anno scolastico 2019 della Scuola Media “Marco Pola” di Roncegno Terme. Sotto la direzione della professoressa Mariella Micarelli gli studenti si sono esibiti in canti, molti dei quali accompagnati dal pianoforte e da altri strumenti musicali, che sono stati a lungo applauditi dal numeroso pubblico in sala, composto soprattutto da genitori, nonni ed altri famigliari degli studenti. Hanno cantato i ragazzi di alcune classi della 1^-2^ e 3^, mentre solisti sono stati Gianluca Jobstraibizer, Matteo Margon, Simone Scognamiglio, Zakeria Hamrouni, Ilaria Borgogno. Musicisti della band Chitarre elettriche/acustiche: Christian Foradori, Christian Fusinato, Matteo Margon. Basso elettrico: Ivan Trentinaglia, Simone Scognamiglio. Pianoforte: Mariasole Sglavo, Viviana Zottele, Raffaele Ugo Smaranda. Batteria: Giacomo Piatti. L’appuntamento si è concluso con un signorile rinfresco offerto a tutti nel piazzale delle Scuole Medie. (M.P.)

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