Valsugana News n. 4/2019 Maggio

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ANNO 5 - NR. 4 - MAGGIO 2019

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I Bersaglieri d’Italia La storia, la battaglia, il raduno Il Teatro Sociale di Trento 200 anni di storia I Romanese e i de Prez Farmacisti in Levico Terme Il 26 maggio si vota

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In controluce di Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA

USA e il Russiagate

Il rapporto di Mueller scagiona Trump tati Uniti — Dopo due anni di indagini, a fine marzo il procuratore speciale Robert Mueller ha consegnato il rapporto ufficiale sul Russiagate. Il dossier viene reso pubblico lo scorso 18 aprile. Per Mueller non ci sono prove sufficienti per accusare Donald Trump di ostruzione alla giustizia o di collusione con la Russia. Il rapporto solleva la nube nera che per due anni ha caratterizzato la presidenza Trump. Il presidente USA esulta, i democratici ritengono che il dossier non esoneri il presidente. La vicenda Il 17 maggio 2017 parte un’inchiesta con lo scopo di indagare sulle interferenze russe nell’ambito delle elezioni presidenziali USA del 2016. Il viceministro della Giustizia USA Rod Rosenstein nomina Robert Mueller—direttore dell’FBI dal 2001 al 2013—a svolgere il ruolo di procuratore generale

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Robert S. Mueller

ed a condurre l’indagine. Questa dura 674 giorni, per un totale di 22 mesi, con un costo complessivo di 25 milioni di dollari. L’ inchiesta è controversa, il Presidente USA la definisce una vera e propria “caccia alle streghe”. Trump avverte infatti un accanimento politico, mediatico e dell’opinione pubblica nei suoi confronti. Ritiene di esser stato preso di mira ingiustamente. Il rapporto L’inchiesta non apporta prove sufficienti per determinare la colpevolezza del Presidente USA nel Russiagate. Trump si dichiara soddisfatto dell’esito, ed “assolto” da ogni accusa. Le indagini hanno comunque dato i loro frutti. Hanno coinvolto un numero inaudito di persone, per un totale di oltre un centinaio di ore di interrogatori. Sette sono le ammissioni di colpevolezza di persone coinvolte nella campagna elettorale che hanno avuto relazioni inappropriate con la Russia. Tra questi spicca Paul Manafort. Il responsabile della campagna Trump, con la sua ammissione, ha permesso di far recuperare agli Stati Uniti una cifra quasi pari a quella spesa per condurre l’indagine. Nel pool complessivo dei 27 incriminati, 25 sono di nazionalità russa. Risultano inoltre coinvolte anche tre aziende di Mosca. Mueller non ha invece avvallato l’accusa di ostruzione alla giustizia ai danni del Presidente USA nel licenziamento del direttore FBI James Comey nel 2017. Barr scrive: “Il rapporto non

Il Presidente USA, Donald Trump

stabilisce se il presidente abbia commesso un reato, ma allo stesso tempo non lo esclude”. I risvolti Il rapporto viene dapprima pubblicato solo in via indiretta tramite quattro pagine riassuntive redatte dal ministro della giustizia William Barr. A seguito delle pressioni dei democratici, il 18 aprile viene pubblicato nella sua interezza. Accademici, politici ed opinione pubblica si stanno sbizzarrendo nelle interpretazioni più disparate del dossier. I democratici sono delusi—speravano che il dossier avrebbe avuto delle conseguenze per Trump e, chissà, potenzialmente portato ad un impeachment. Invece i sondaggi parlano chiaro: l’esito del rapporto di Mueller ha rafforzato la posizione del Presidente USA, e ne ha aumentato i consensi. Al punto che il team di Trump ha cavalcato l’onda dell’esito dell’inchiesta per raccogliere fondi per la prossima campagna elettorale. Quella che sembrava la spada di Damocle per Trump si è rivelata essere un’arma a suo vantaggio in vista delle elezioni presidenziali 2020.

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SOMMARIO ANNO 5 - MAGGIO 2019 DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munaò - 333 2815103 direttore@valsugananews.com CONDIRETTORE Franco Zadra - franco.zadra@gmail.com VICEDIRETTORE Chiara Paoli - Elisa Corni COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Waimer Perinelli - Roberto Paccher - Erica Zanghellini Massimo Dalledonne - Francesca Gottardi Maurizio Cristini - Laura Mansini - Alice Rovati Laura Fratini - Sabrina Mottes - Patrizia Rapposelli Zeno Perinelli - Adelina Valcanover - Veronica Gianello Giampaolo Rizzonelli - Nicola Maschio - Mario Pacher CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE - GRAFICA - STAMPA Grafiche Futura srl Via della Cooperazione, 33 - Mattarello (TN)

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Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright GRAFICHE FUTURA srl e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a GRAFICHE FUTURA srl, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra GRAFICHE FUTURA srl, si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.

In controluce Sommario Punto e a capo 2019 battute per….baciare i piedi 2019 battute per….non baciare i piedi I Bersaglieri d’Italia Mirko Bisesti, viaggio nella cultura Il Teatro Sociale di Trento Intervista impossibile Racconti a gettone La Filodrammatica di Caldonazzo Passato e presente Leggende del perginese Convegno dei giovani Il turismo divorzile Storie d’Italia, Leonardo da Vinci I progetti di Tempora Onlus Farmacie Romanese e de Prez Apicoltori Valsugana Lagorai Le cronache locali Marco Gadotti, campione del mondo Natura oggi- Il Biotopo Le Grave Le cronache locali I 40 anni di attività di Beauty Line Scuola e società Le cronache locali Le cronache locali Come eravamo AGRARIA TRENTINA Impresa che compete e vince

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26 maggio elezioni Si torna alle urne I CANDIDATI Enrico Galvan Mauro Sutto Cristina Donei Marika Sbetta Lega Nord – Borgo Valsugana Martina Ferrai Mario Malossini Lega Nord Levico

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Medicina & Salute: le lenti a contatto morbide Medicina & Salute: cosa è l’assertività Medicina & Salute: la fibrosi cistica si può sconfiggere Medicina & Salute: conosciamo la fibrisi cistica Medicina & Salute: se il figlio sta male

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Altroconsumo risponde In vino veritas- La vendemmia Le cronache Il commercialista: obblighi per le imprese in bilancio Il mondo animale: l’arte della toelettatura Gestihaus- gli annunci immobilari Le cronache locali Le cronache locali Irene Pedrotti in nazionale Le cronache locali Che tempo che fa Giocherellando

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La Scuola di danza di Levico Terme,Team mondiale Pag. 35

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Associazione Medici Con l'Africa CUAMM Pag. 50

IL PERSONAGGIO Mario Pacher Pag. 54

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Punto e a capo di Waimer Perinelli

Prostituzione in comune iapriamo le case di tolleranza! La mozione, rivolta al Governo, viene dal consiglio comunale di Trento ed è sorprendente perchè nella città del Concilio non si parla di case inagibili ma di "Casini" quelli, lo diciamo per i giovanissimi, dove si esercitava la prostituzione regolamentata dallo Stato. Furono chiuse dalla legge Merlin del 1958 a difesa della dignità della donna e, par condicio vuole, dell'uomo, il quale solo perchè paga non puo' ritenersi migliore di una donna che spesso vende il proprio corpo per necessità. Si dice che sia la professione più antica. Se ne parla nella storia di tutti i popoli, dai babilonesi, ai romani, e perfino nel Vangelo dove la Maddalena, perdonata e redenta, è al seguito di Gesù. Prostituta, meretrice, puttana, escort, cortigiana, la professione ha fatto la storia: che ne sarebbe stato della seconda guerra d'Indipendenza se Cavour non avesse indicato il letto di Napoleone terzo alla contessa di Castiglione, Nicchia per gli amici. La prostituzione si può esercitare

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ovunque, anche in una finta sala di massaggi, com'è accaduto in Brianza, con clienti di ogni età e censo e prostitute dai 18 ai 40 anni, le più giovani attirate dal rapido guadagno, le altre spesso per fare quadrare i conti di casa per i quali ci sarebbero altre e più dignitose alternative. La novità brianzola , secondo gli investigatori, è la gestrice. E' una trentenne ungherese che imponeva alle protette la partita Iva facendo pagare le tasse. La signora, già disc jockey e valletta televisiva, si difende affermando d'ignorare quanto accadeva nelle stanze di massaggio ma, dicono gli investigatori, si faceva dare il 50 per cento degli incassi e il giro d'affari era di circa 70 mila euro l'anno. Pochi, dicono le statistiche, per una professione esercitata in Italia da almeno 90 mila prostitute, di cui grande parte sui marciapiedi, per un giro d'affari di due miliardi. A Trento secondo le stime delle forze dell'ordine, ci sarebbero un'ottantina di appartamenti adattati allo scopo e qualche prostituta tradizionale lungo i viali e lanterne dell'Adige. Sono loro, ha tuonato il Consiglio comunale, le donne da salvare e mettere in una struttura protetta mentre fra i consiglieri fioccavano soluzioni per

eliminare lo sfruttamento. Primo fra tutti, e non poteva mancare nella terra di don Guetti, la proposta di cooperative. Il tempo sarà giudice. Per la bella ungherese brianzola c'è un'alternativa: l'Italia, che in fatto di tolleranza non ha nessuno da invidiare, ha eletto negli anni 80 parlamentare Ilona Staller, in arte Cicciolina, pornostar ungherese, e le paga ancora oggi il vitalizio.

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Yin e yang di Franco Zadra

2019 battute per… baciare i piedi a chicchessia!

da Tgcom24 - Mediaset Play

a papa Francesco ci s’aspetta di tutto, ma il fatto inaudito che lo ha visto inginocchiarsi durante un ricevimento nella residenza vaticana di Santa Marta, e baciare i piedi a dei politici, preoccupati da una sanguinosa lotta tra tribù nel Sud Sudan, una terra martoriata da un genocidio, popolata da cristiani e animisti, ha lasciato molti a bocca aperta, se non addirittura scandalizzati. Alla sua età si è inchinato a baciare i piedi al presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, e dei vice presidenti, Riek Machar e Rebecca Nyandeng De Mabio, riuniti in Vaticano per due giorni di ritiro. Proprio così! Dei leader politici che pregano e riflettono su una crisi nel

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loro paese che li ha portati a siglare un accordo di pace che fatica però a realizzarsi - non dovrebbe essere questa la notizia? L’espressione dei loro visi in quel momento potrebbe essere del tutto paragonabile, se non identica, a quella dell’apostolo Pietro che - riferisce il Vangelo di Giovanni - replicò a Gesù che stava per lavargli i piedi: «No! Tu non mi laverai mai i piedi!». Un gesto potente che non ci azzardiamo a sondare con le categorie della psicoanalisi che lo classifica come "feticista", etichettando come "podofilo" (con la "o"!) chi lo pratica; neppure lo vogliamo giudicare schierandoci con gli scandalizzati che hanno subito urlato: «Un papa non può e non

deve baciare le scarpe di chicchessia, perché è gesto universalmente riconosciuto come sinonimo di sottomissione e di perdita della dignità!». Più semplicemente lo accogliamo come un gesto simbolico attraverso il quale il "vicario di Cristo" ha voluto mandare un messaggio. Forse non all'Occidente, ma un messaggio "intelligente", "mirato" (secondo la terminologia bellica), diretto al cuore di quella faida sud sudanese della quale so praticamente nulla, ma che un papa può e forse anche deve, secondo quella obbligazione tutta particolare che chiamiamo amore, considerare e affrontare nei modi che lo Spirito Santo gli suggerisce. Questo papa abbiamo! Anzi, due...

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Yin e yang di Armando Munao’

2019 battute per… NON baciare i piedi a chicchessia! Carissimo Franco, riprendo il tuo articolo per dire la mia sul fatto che, come bene saprai, in questi ultimi giorni sta facendo molto discutere il gesto di Papa Bergoglio che si è inginocchiato per baciare i piedi ai leader africani da Lui ricevuti a Casa Santa Marta. Un gesto che non ha precedenti con nessun altro pontefice e che, per certi aspetti, ha lasciato sgomenti moltissimi osservatori. E non sono pochi i cattolici tradizionalisti (qualcuno per la verità anche all’interno della chiesa) che hanno ribadito il fatto che Papa Francesco non si inginocchia quasi mai di fronte all’Eucarestia, neanche per la consacrazione del Corpo e del Sangue di Cristo, durante la messa.

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Da parte sua, il Santo Padre, avrebbe più volte risposto a questa accuse affermando di essere anziano e di fare molta fatica ad abbassarsi e alzarsi. A questo punto nasce spontanea una domanda: Papa Bergoglio nessuna fatica ha fatto per inginocchiarsi e baciare i piedi agli ospiti? Caro Franco sono d’accordo con chi afferma che Francesco ha fatto quel gesto quale richiesta per un concreto impegno per portare la pace nel Sud Sudan continuamente vessato e alle prese con una terribile guerra civile che dura da anni. Il gesto è sicuramente molto forte ma rispecchia l’atteggiamento del Papa, sempre teso all’incontro piuttosto che allo scontro.

E sono anche d’accordo con chi evidenzia che il suo prostrarsi non è da intendersi come un atto di sottomissione all’Islam o ad altra religione. Certo, mio caro Franco, potrei anche condividere quanto hai scritto, ma ti ricordo che il Papa, secondo il diritto canonico, oltre ad essere il Vicario di Cristo e pastore in terra della Chiesa cattolica universale è il capo indiscusso della cristianità, Vescovo di Roma, capo del Collegio dei Vescovi, Primate d’Italia e Sommo Pontefice della Chiesa. Quindi, come tale, e questo è il mio modesto e discutibile parere, non DEVE MAI, per nessuna ragione al mondo, fosse anche la più nobile, prostrarsi per terra e baciare le scarpe a chicchessia.

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LA MANIFESTAZIONE 8-9 GIUGNO Grande raduno di veicoli storici e mezzi d’epoca


I Bersaglieri d’Italia - Storia di Massimo Dalledonne

Nelle giornate del 1-2 giugno la sezione di Borgo Valsugana dell’Associazione Nazionale Bersaglieri organizza in paese un raduno interregionale delle sezioni del nord Italia, per commemorare la storica battaglia combattuta nel luglio del 1866 durante la III Guerra d’Indipendenza e conosciuta come “Battaglia di Borgo Valsugana”. In questo nostro servizio, realizzato da Massimo Dalledonne, presentiamo la storia dei bersaglieri, la famosa battaglia di Borgo Valsugana e il programma della manifestazione.

Bersaglieri di ieri e di oggi, per far rivivere un glorioso passato Era il 18 giugno del 1836 quando, su proposta del capitano Alessandro La Marmora, re Carlo Alberto autorizzò la creazione della 1° Compagnia del Corpo dei Bersaglieri. L’intenzione del proponente era quella di avere “reparti celeri di carabine che dovevano avere una notevole possibilità di rapidi spostamenti caratterizzati da un fuoco preciso ed utile alle piccole distanze. I bersaglieri dovevano avere grande resistenza alle fatiche, per effettuare tanti e rapidi spostamenti, ottima mira con la carabina e intelligenza per trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto”. Dieci le parole e le frasi che racchiudono il decalogo dell’istruzione e dell’educazione bersaglieresca: “OBBEDIENZA, RISPETTO, CONOSCENZA ASSOLUTA DELLA PROPRIA CARABINA, MOLTO ESERCIZIO DI TIRO, GINNASTICA DI OGNI GENERE FINO ALLA FRENESIA, CAMERATISMO, SENTIMENTO DELLA FAMIGLIA, AMORE AL RE, AMORE ALLA PATRIA, FIDUCIA IN SÉ' FINO ALLA PRESUNZIONE”.

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L’anno successivo, nel 1837, fu costituita la 2^ compagnia bersaglieri e nel 1848, all’atto della guerra contro l’Austria, le compagnie diventarono 6 più una settima di volontari studenti. Arriva anche il battesimo del fuoco. Esattamente l’8 marzo del 1848 con la prima compagnia del 2° Battaglione che, nei pressi di Goito, entra in contatto con un distaccamento austriaco. Seguirono altre azioni ma le sorti della guerra non furono positive e l’armistizio di Vignale, nel marzo del 1849, restituì la Lombardia all’Austria. I bersaglieri furono impegnati nel 1855 nella guerra di Crimea quando il Piemonte, a seguito dell’aiuto che Francia ed Inghilterra diedero alla Turchia, inviò contro la Russia un contingente di 15.000 uomini. Tra questi 10 compagnie di bersaglieri suddivise in 5 battaglioni provvisori. Il 6 giugno, colto da colera, il fondatore del corpo dei bersaglieri Alessandro La Marmora morì in una capanna nei pressi di Kandikoì. Seguirono le campagne del 1859 e quella del 1860-1861 in occasione della

guerra contro lo Stato Pontificio. I battaglioni aumentarono con il tempo fino a 50. Solo i primi 40 appartenevano all’esercito operante (di prima linea), il 41° fu aggregato al corpo dei volontari e gli altri 9 passarono alla riserva generale. È il 1866 quando i reparti bersaglieri prendono parte alle più importanti battaglie:Monte Cricol,Casa Monga-

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I Bersaglieri d’Italia - Storia

bia, MonteVento, Custoza, Villafranca. Primolano, Borgo e Levico Terme. Nel 1870 ben diciassette battaglioni dei bersaglieri parteciparono alla liberazione di Roma. L’attacco principale ebbe luogo il 20 settembre a Porta Salaria e a Porta Pia. Il 12° battaglione, in un impetuoso assalto, si gettò sulla breccia aperta dal tiro dell’artiglieria a Porta Pia. Nelle prime ore del pomeriggio Roma venne occupata interamente, e col plebiscito del 2 ottobre andò a far parte del Regno d’Italia. Fino al 1900 si vissero trent’anni di pace. Nel 1896, a seguito degli avvenimenti militari di

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Dervisci e Tigrini, ci fu anche una spedizione in Africa e la successiva partecipazione, tra il 1911 ed il 1912, alla guerra italo-turca. Tra i combattimenti più importanti quello di Sciara Sciat con una compagnia bersaglieri ciclisti impegnata nell’estate del 1912, per la prima volta, in zona di guerra. Nel 1915, all’atto dell’entrata in guerra dell’Italia, molti reparti bersaglieri furono dislocati fuori dal territorio nazionale. Non è possibile ricordare tutte le battaglie cui presero parte, ma l’altissimo numero di decorazioni al Valor Militare testimoniano il grande valore. Ventuno reggimenti bersaglieri ed i 3 reparti d’assalto furono insigniti della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Quattro Medaglie d’Oro, 16 d’Argento e 14 di Bronzo fregiarono i vari reggimenti, i battaglioni ciclisti e anche i reparti d’assalto. L’impresa di Fiume, cui presero parte alcuni reparti di fanti piumati, fu l’ultimo atto della guerra. I reparti rimasero fino al 10 gennaio del 1921 quando gli ultimi bersaglieri lasciarono la cittadina. Per la guerra in Africa Orientale, in Eritrea, furono mobilitati alcuni reparti bersaglieri composti da oltre 3.500 combattenti e da 230 quadrupedi. I bersaglieri parteciparono ad entrambe le battaglie di Tembien. In occasione dell’occupazione dell’Albania, i reparti bersaglieri in tre giorni raggiunsero tutti gli obiettivi. L’ultimo fu la città di Fieri che venne occupata l’8 aprile. Nel giugno del 1940 iniziò la Seconda guerra mondiale. I reparti dei bersaglieri furono utilizzati per le operazioni contro la Francia, alcuni reggimenti sulla frontiera occidentale mentre in Africa Orientale c’era un solo battaglione. Tra il 28 gennaio del 1940 ed il 24 aprile del 1941 si svolse la campagna di Grecia. Quat-

tro furono i reggimenti bersaglieri impegnati che pagarono un alto tributo in vite umane e sofferenze. Seguirono le partecipazioni alla successiva campagna in Jugoslavia, sul Fronte Orientale, in Africa Orientale ed in quella settentrionale. Dal settembre del 1943 il corpo dei bersaglieri partecipò alla guerra di liberazione italiana e nella Repubblica Sociale. Nel 1946 avvenne la ricostruzione del 3º Reggimento cui fece seguito nel 1949 quella dell'8º. Nel 1975 si diede vita alla 8ª Brigata meccanizzata "Garibaldi" che, nel 1991, ha assunto il nome di 8ª Brigata bersaglieri "Garibaldi". I bersaglieri, a partire dagli anni 1980, sono stati la specialità più utilizzata in missioni militari italiane all'estero partecipando a tutte le missioni oltremare affrontate dalle Forza Armate nel dopoguerra e schierando i loro reggimenti in Libano, Bosnia-Erzegovina, Albania, Macedonia, Kosovo, Somalia, Iraq, Kurdistan Iracheno e diga di Mosul, Afghanistan, Lettonia, Libi). Nel 1997 la Brigata è entrata a far parte del Comando delle forze operative di proiezione. Oggi sono attivi sei reggimenti di bersaglieri. (Tratto dall’articolo “I fanti piumati con le fiamme cremisi” pubblicato nel settembre del 2001 sulla rivista “Uniformi e armi”)


I Bersaglieri d’Italia - La Battaglia

La battaglia di Borgo Valsugana urante la Terza Guerra Risorgimentale, nell’estate del 1866 il Regno d’Italia attaccava l’Impero degli Asburgo in Trentino cercando di realizzare una manovra a tenaglia. Una colonna garibaldina si apriva faticosamente la strada nelle Giudicarie con obiettivo la valle dell’Adige, arrestandosi tuttavia a Bezzecca. Dal bassanese, la colonna di 1.500 fanti e bersaglieri del generale Medici risaliva invece la Valsugana per puntare su Trento da Oriente. A Primolano il 22 luglio incontrò una prima resistenza degli austriaci che ripiegarono verso Tezze. Qui vi furono ulteriori scontri a fuoco con gli austriaci del generale Kuhn i quali avevano l’ordine di ral-

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lentare quanto più possibile l’avanzata degli italiani in attesa di un primo rinforzo da Verona. Gli austriaci, sostenuti dalla popolazione locale, che da sempre non vedeva di buon occhio gli eserciti invasori, si ritiravano frettolosamente verso Trento, ma non mancavano di affrontare gli italiani in scontri a fuoco anche violenti. Nel pomeriggio del 23 luglio gli italiani erano arrivati alle porte di Borgo, difesa da un migliaio di austriaci agli ordini del maggiore di settore, Franz Pichler. Per la presa del paese il generale Medici avviò le sue forze su tre direttrici: una debole ala sinistra avrebbe minacciato l’abitato da sud, il grosso (rappresentato dal 28° Reggimento Fanteria Pavia) avrebbe invece puntato sul paese avanzando lungo lo stradone imperiale mentre una forte ala

destra, composta dal 23° Battaglione Bersaglieri (circa 500 uomini) avrebbe aggirato Borgo da nord. L’itinerario d’attacco dei bersaglieri, saliti verso la cresta del monte Ciolino per occupare i due castelli di Telvana e di San Pietro, prevedeva una calata su Borgo alle spalle degli austriaci schierati all’ingresso orientale del paese. Furono proprio i fanti piumati ad attaccare per primi, sotto il fuoco di fucileria e di due lanciarazzi austriaci. In meno di un’ora la sommità del Ciolino e Castel Telvana vennero occupati e la minaccia dall’alto fece collassare la difesa austriaca del fondovalle. Il 23° Battaglione Bersaglieri Da quelle giornate ha assunto il nome Castel di Borgo. Perché venne così chiamato 4-5 anni dopo. Aveva già partecipato alla campagna del 1860-1861 e alla liberazione del Veneto del 1866, guadagnando una Medaglia d'argento al valor militare. Il paese di Borgo venne evacuato precipitosamente dalle forze austroungariche mentre i bersaglieri giungevano ancora in serata fino a

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I Bersaglieri d’Italia - Raduno

Roncegno. Gli imperiali ebbero in questo combattimento 5 morti e 7 feriti, gli italiani 7 morti ed altrettanti feriti. A Levico una compagnia austriaca fu costretta ad arrendersi dopo un assalto alla baionetta. Il 25 luglio il generale Medici, che frattanto aveva spostato il grosso delle sue milizie verso Viarago – Costasavina, affidò alla Brigata Sicilia del colonnello Negri il compito di aprire la strada verso Trento, superando la sella di Vigolo Vattaro e scendendo a Mattarello per bombardare la ferrovia. Giunte a Valsorda, a monte del paese, le avanguardie italiane incontrarono una inaspettata resistenza di tre compagnie Schützen e una compagnia di Ulani, i quali - al comando del capitano trentino Fridolin Cramolini - riuscirono a respingere il contingente del Negri con un bilancio di tredici morti per le truppe italiane e due per quelle austriache. Fu l’ultimo atto della campagna tirolese del generale Medici. Il 26 luglio a Nikolsburg veniva siglata la tregua d’armi fra Austria e Prussia col conseguente spostamento di migliaia di soldati austriaci – almeno 150.000 – dal fronte settentrionale a quello meridionale. Preoccupati per l’imminente arrivo dei contingenti austriaci, gli italiani iniziarono dunque a riordinare le truppe per un imminente “ritorno” in Italia. Il rischio era infatti quello di trovarsi in breve tempo nella paradossale situazione di dover difendere un Veneto già di fatto acquisito per via diplomatica. La sconfitta di Lissa, unita al fallimento dell’intera campagna terrestre del 1866, indurrà gli italiani ad accettare prima una tregua d’armi e poi l’armistizio, il 12 agosto a Cormons, con l’Austria. Due mesi più tardi, 3 ottobre, sarà stipulata la pace a Vienna con il passaggio del Veneto all’Italia.

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Raduno Bersaglieri Nord Italia 1-2 giugno abato alle 11 l’arrivo del medagliere nazionale con la consegna, al sindaco reggente, del dipinto della M.O. Trentina al Museo della Grande Guerra di Borgo Valsugana, eseguito dal pittore Bertoldi nel 1957. Per l’occasione sarà esposta la “Spada di Garibaldi” grazie alla gentilezza dei fratelli Claudio e Maria Garbari, i cui ascendenti l’hanno ricevuta in dono da Giuseppe Garibaldi. Nel pomeriggio, alle 14.30, saranno deposte le corone al monumento ai Caduti del 72° Battaglione Bersaglieri a Carzano e nel Tempio Civico di Sant’Anna” a Borgo. Alle 16 è previsto lo scoprimento della stele presso le mura di Castel Telvana da parte dei Bersaglieri e dei Fanti in uniforme storica del 1866. I partecipanti raggiungeranno il castello lungo il “Sentiero del Bersagliere” dove li attenderà la Fanfara di Modena. Alle 17.30, presso l’auditorium di Borgo, il mezzosoprano Veronica Filippi canterà l’Inno di Mameli con a seguire gli interventi delle autorità la firma del Patto di Amicizia e la presentazione della “Stecca dell’Amicizia” tra “A.N.B. Trentino” è “A.N.B. Modena”. Il pomeriggio, presentato da Antonio Boz-

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zo, proseguirà con la conferenza sulle battaglie di Borgo Valsugana e Levico nella 3a Guerra di Indipendenza e le premiazioni dei vincitori del concorso scolastico. In serata, alle 21, sempre presso l’auditorium concerto delle Fanfare di Modena e di quella Garibaldina. Domenica mattina spazio al raduno dei Bersaglieri del Nord Italia: alle 8.30 ammassamento nella zona est di Borgo, nei pressi dell’ospedale con a seguire lo schieramento ed alle 10 l’alzabandiera con gli interventi delle autorità. Alle 10.30 la partenza della sfilata dalla stele in Corso Ausugum posta all’inizio del “Sentiero del Bersagliere” fino in via Spagolla davanti al palco delle autorità sul terrazzo dell’Istituto Comprensivo di Borgo. A chiudere il pranzo “Cremisi-Garibaldino” presso il centro sportivo la cui cucina si fregia del riconoscimento enogastronomico di “Osteria Tipica Trentina”.


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Mirko Bisesti, viaggio nella cultura di Waimer Perinelli

Dal Mart alla Valsugana Trent'anni compiuti il giorno di Natale, Mirko Bisesti, neo assessore provinciale, è un debuttante, ma con una importante esperienza nel recente passato. Ha lavorato otto anni a Bruxelles con Matteo Salvini ed è segretario provinciale della Lega. C'incontriamo in via Belenzani a Trento. E' il 25 aprile, giorno di festa nazionale, con bandiere, fanfare, manifestanti e turisti. L'assessore porta sul capo un codino, come quello dei Vichinghi, e lui, pur nato ad Aldeno, per altezza e corporatura, può essere scambiato per un guerriero normanno. Ha invece gesti moderati, educazione e cortesia.

opo le elezioni d'autunno poteva proporsi per qualsiasi carica e ha scelto la cultura, l'istruzione e l'Europa da molti considerate le cenerentole del “potere” e spesso portatrici di grane. “La mia scelta, dice, è saldamente nel presente, dove si formano le nuove generazioni, alle quali appartengo, ma proiettata nel futuro che è da migliorare. Per me si tratta di una boccata d'aria fresca che in questi primi mesi di attività mi sta arricchendo di grandi soddisfazioni”. La nomina di Sgarbi al Mart darà le stesse soddisfazioni? “Credo nelle grandi capacità di Sgarbi. E' studioso in grado d' inventare eventi originali ed irripetibili, ma, come egli ama dire, non è sufficiente pensare e creare bisogna essere in grado di comunicare l'opera compiuta al grande pubblico, perchè, aggiunge, le cose belle bi-

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Mirco Bisesti e Maurizio Fugatti - da Il NordEst Quotidiano

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sogna saperle vendere. E Sgarbi è uomo immagine capace di fare marketing. La collaborazione con lui è continua. Pochi giorni fa mi ha confermato l'intenzione di portare il Mart a competere con grandi realtà nazionali e internazionali”. Una scelta d'immagine è stata fatta anche per il Muse con il professor Stefano Zecchi. “Si, il professor Zecchi è un filosofo, scrittore e giornalista, accademico, già ordinario di estetica a Milano e anche volto televisivo, capace di comunicare. Sia per il Mart che per il Muse abbiamo scelto figure di primo piano. Entrambi inoltre presteranno la propria opera gratuitamente. “ L'altro polo dell'impegno è l'istruzione, un settore dove problemi di personale e strutture non mancano mai. “E' stata una scelta ponderata, anch'essa legata al futuro con l'i-

Bisesti con Salvini - da Il Dolomiti

dea di rivalutare istruzione ed insegnanti di tutte le scuole e con particolare attenzione alle professionali ingiustamente considerate minori ed invece indispensabili nella società della robotica, dell'industria e cultura punto 4. “ Solo nelle capitali culturali? “Certo che no. Il Trentino è composto da valli, da paesi che la difficoltà di vivere tende a spopolare. La Bassa Valsugana per esempio, il Tesino, soffrono di tante carenze, ma tutta la vallata da Pergine a Levico, Borgo, ha bisogno urgente di strutture e collegamenti. Per vivere, non sopravvivere.” L'Europa, lei che la conosce e ci ha lavorato: cosa sta accadendo? “L'Europa è un sogno in cui credo, ma va modificata. Per questo qualunque sia il pensiero politico bisogna andare al voto, per salvare e cambiare in meglio quello che c'è”.


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Teatro Sociale di Trento: 200 anni di storia

di Waimer Perinelli

Buon compleanno Il 29 maggio 2019 il Teatro Sociale di Trento compie 200 anni. Per due secoli è stato il palcoscenico di grandi attori d'opera, prosa, balletto, varietà e platea di nobili, borghesi, popolani d'Austria e d'Italia. Specchio di una società che ancora oggi ha molto da insegnare. n primo luogo il potere dell'iniziativa privata. Il Teatro Sociale nasce grazie all'iniziativa di Felice Mazzurana un caffettiere-pasticcere, albergatore. Era il 1816 quando Felice propose l'acquisto dei palchi del futuro teatro. Trento era una città con meno di ventimila abitanti, nobili, borghesi artigiani, commercianti, ortolani con scarsa influenza sul resto del Trentino, ai margini meridionali dell'Impero asburgico. Di questo centro importante per i commerci con il Veneto e l'Italia il giurista Carlo Antonio Pilati, denunciando il malcostume, parla di una città “ tetra e paludosa/maligna e invidiosa” , dotata tuttavia da oltre quarant'anni di una sala teatrale. Il teatro Osele sorgeva nell'attuale piazza Mostra e aveva in-

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Ingresso Sociale dopo restauro

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gresso anche da via del Suffragio, in contrada todesca, venne edificato nel 1760 da Domenico Hoseli. Sul Trentino regnava Francesco primo, ma di fatto governava l’ imperatrice Maria Teresa D’Austria, e Principe Vescovo era Francesco Felice Alberti D’ Enno. Nell’ambito culturale la Francia si preparava alla Rivoluzione, Mozart aveva quattro anni e già componeva a Salisburgo, Carlo Goldoni, l’autore forse più tradotto nel teatro filodrammatico trentino del Novecento aveva 53 anni. Siamo in pieno Illuminismo e ad un passo dalla Rivoluzione industriale e politica che sconvolgerà e muterà la società europea. Grandi filosofi come Diderot e Voltaire, giuristi come Monteschieu e drammaturghi come Moliere dettano i confini della scienza, dell’organizzazione sociale e del teatro. Trento, come scrive il Pilati sonnecchia, nel teatro Osele non mancano spettacoli e cavalchine, frequentati da un pubblico eterogeneo. All'inizio dell' 800 la sala ha qualche criticità e Felice Mazzurana capisce ch'è tempo per dotare la città di una sala più rappresentativa. La corsa all'innovazione contro Giovanni, il figlio di Domenico Osele, viene vinta dal caffettiere Mazzurana che propone una società di palchettisti. Ad un primo tentativo fallito anche per colpa della carestia, segue nel 1818 il progetto an-

dato a buon fine. La prima pietra fu posta il 12 febbraio del 1818 e,pensate, dopo solo 14 mesi, con il contributo del decoratore Baldassare Cipolla di Borgo Valsugana, il 23 di maggio del 1819 fu possibile allestire la prima rappresentazione. Il 29 dello stesso mese ci fu l'inaugurazione ufficiale con l'opera “La Cenerentola” di Gioachino Rossini. Per una singolarità della storia un altro lavoro del compositore pescarese il “Barbiere di Siviglia” nell'aprile del 1945 chiuse la prima lunga fase della vita del teatro. Una vita travagliata con cambi di gestione, da teatro Mazzurana a Teatro Sociale più volte chiuso, ristruttura-

Prima locandina Mazzurana - 29 maggio 1819


Teatro Sociale di Trento: 200 anni di storia

Particolare mezza sala

to, rinnovato, dove il teatro d' opera è stato insidiato da quello di prosa e poi, nel 900, dal cinematografo al quale dopo la seconda guerra mondiale ha ceduto quasi completamente il passo. Da Rossini a Rossini dunque con buona partecipazione di artisti trentini, fra loro il direttore d'orchestra alla prima de La Cenerentola, Antonio De Gasperi, orchestrali e coristi locali, il poeta e

drammaturgo Andrea Maffei, Il 27 maggio il duecentesimo comcompositori come Riccardo pleanno sarà festeggiato con parole e musica in sala e in piazza Battisti a TrenZandonai, e fra i cantanti Gianna Pederzini. Ma è nella prosa to. Sul palcoscenico dalle ore 18.00 che primeggiano attori come esperti, gente dello spettacolo e pubEdda Albertini, Anna Maestri, blico. Annullo filatelico presso l'atrio Anna Proclemer, Giancarlo Zadel Teatro. netti, Andrea Castelli e il regista Marco Bernardi. Nel 1983 la sala viene chiusa per restauri che si concludono solo nel 2000. I recenti 19 anni con la gestione del Centro Servizi Culturali Santa Chiara, sono un' esplosione di fuochi d'artificio con spettacoli d'ogni genere e sale di ogni dimensione. Ma il Sociale resta il teatro per eccellenza della città e di rappresenDecoro palco centrale - Grifone in legno dorato tanza di tutto il Trentino.

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Intervista impossibile di Adelina Valcanover

Margherita Boninsegna Margherita Boninsegna, detta anche Margherita la bella, è nasce a Cìmego, nella valle del Chiese, nella seconda metà del XIII secolo ed è figlia di Oderica, contessa di Arco. Nel 1303 conosce fra Dolcino da Novara, capo del movimento degli Apostolici, fondato dal parmense Gherardo Segalelli che muore sul rogo per eresia nel 1300. Fra Dolcino messosi a capo degli Apostolici, giunge a in Trentino soprattutto nell’Alto Garda per predicare e incontra Margherita che lo segue sulle montagne e diventa la sua compagna affiancandolo nella predicazione, fino alla morte sul rogo nel maggio 1307. uongiorno, mi piacerebbe essere intervistata, sono Margherita Boninsegna, da Cimego. La compagna di fra Dolcino dunque! Eh sì, grande uomo fra Dolcino da Novara. Ci siamo capiti e amati subito e io l’ho seguito, verso quel destino atroce. Che cosa ti conquistò di lui? Sapeva parlare molto bene. Era colto, conosceva il latino, le Sacre Scritture e diceva cose molto belle. Era per i poveri e i contadini e contrario alla gerarchia ecclesiastica e nobiliare che li affamava e li impoveriva. Era un brav’uomo. Era figlio illegittimo di un prete spretato. Credo abbia frequentato studi regolari. Nel 1300, assistette all’esecuzione sul rogo di Gherardo Segalelli a Parma, il

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Margherita, l'amore di Dolcino - da I Viaggiatori Ignoranti

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quale seguiva gli insegnamenti di san Francesco; egli era a capo del movimento degli Apostolici da lui fondato e che predicava le idee millenariste e pauperiste, ossia un ritorno alla Chiesa delle origini. Capisci? Sì, all’epoca ce ne furono tanti di quei movimenti. Ma perché la maggior parte dei promotori finirono sul rogo? Semplicemente una conseguenza del Concilio di Lione (1274) che ereticizzava il dissenso; infatti fra Dolcino non andava contro le Sacre Scritture, ma contro la ricchezza e lo sfruttamento della povera gente. Era l’epoca di Bonifacio VIII e quando Dolcino profetizzò che sarebbe morto a breve, gliela giurò. Quando venne a predicare in Trentino io lo seguii subito e con me tanti altri. Ubbidivamo solo il Vangelo. Ecco perché eravamo chiamati Apostolici. Non possedevamo nulla e non avevamo né case né possedimenti. Tutto

era messo in comune, come agli inizi della Chiesa. E allora perché eravate così perseguitati? Non trovando motivi seri di fede, cominciarono ad accusarci di avere costumi sessuali piuttosto scandalosi per la borghesia dell’epoca e questo scatenò l’Inquisizione. E pensare a quanta dissolutezza regnava in seno alla Chiesa e che Dolcino condannava nelle sue predicazioni. Di conseguenza decidiamo di andare verso Ovest, sulle montagne del Vercellese e la Val Sesia, che era la zona provenienza di fra Dolcino. Ma quante persone eravate a muovervi? Migliaia. Molti ci accoglievano, ci ascoltavano, ci davano aiuto e sostentamento. Fummo aiutati in un primo tempo anche dal nobile Matteo Visconti. Poi però ci abbandonò e noi ci rifugiammo sul monte Rubello (dei ribelli), nel Biellese, in attesa che le profezie millenaristiche di Dolcino si realizzassero. Ma Raniero degli Avogadro, Vescovo di Vercelli accolse le raccomandazioni del papa che voleva eliminare il problema e sollecitò anche l’aiuto delle milizie del Novarese e provocò una vera e pro-


Intervista impossibile

pria crociata contro di voi. Sì, abbiamo resistito a lungo, ma eravamo assediati, i contadini e gli abitanti dei villaggi non volevano più aiutarci nel sostentamento, quindi per sopravvivere fummo stati costretti a razziare. Resistemmo tutto quel lunghissimo inverno, tra sofferenze e stenti. Alla fine durante la settimana Santa del 1307, venimmo sconfitti e tutti quelli catturati furono passati per le armi, tranne me, Dolcino e Longino, che era il suo luogotenente. Foste processati e condannati al rogo. Oh sì, io e Longino fummo arsi vivi sulle rive del torrente Cervo, che scorre vicino a Biella, sopra una specie di isolotto che da allora prese il mio nome, ben visibili a tutti e Dolcino fu costretto ad assistere alla mia esecuzione. Lui mi ha confortata e incoraggiata fino alla fine

E’ stato straodinario. Io non ho Disegno di Longino e Margherita sul rogo ceduto mai, né implorato clemenza. Invece a fra Dolcino venne riservata una fine più dolorosa. Sì, la crudeltà nei suoi confronti è stata davvero inumana. Prima di eseguire la condanna, venne fatto sfilare in piedi su un carro per tutta Vercelli e gli armigeri erano armati di lunghe tenaglie arroventate con cui strappavano al condannato brani di carne. Non fece mai una smorfia, né emise un lamento, tranne quando gli strapparono il pene. Era ormai in fin di vita quando giunse sul luogo del supplizio, ma Ora, nel congedarmi vi sollecito a rimaancora vivo e lì fu arso. Era il 1 giugno nere saldi la vostra fede, solo così si su1307. La sua predicazione non andò diperano le prove più difficili. Addio. strutta, altri raccolsero il testimone.

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Attualità di Nicola Maschio

Racconti a gettone solutamente no, si tratta di un’installaotrebbe essere la biblioteca del zione artistica e nessun autore percepifuturo, ma per ora il progetto è sce un compenso dal suo lavoro. Il proin via di sviluppo. Lo scopo è getto è stato finanziato per il 50% dalla semplice: diffondere il piacere della letFondazione Caritro, mentre l’altra metà tura in modo diretto, senza costi eccesl’abbiamo reperita attraverso una camsivi e con storie uniche nel loro genere. pagna di crowfunding>>. Una breve in“Racconti a Gettone” funziona come un farinatura teorica prima di cominciare la distributore di merendine: c’è una macscrittura, poi la realizzazione vera e prochinetta, un numero da digitare, un pria delle brevi opere. Le prime copie, prodotto da raccogliere. Solo che il poco meno di 500, si sono esaurite in cliente non riceve del cibo o una bibita, una settimana. Questo a dimostrazione ma un libro. L’idea è venuta a Guido Laidi come lo strumento interessi a tutti, no dell’associazione “Il Funambolo” (già giovani e non solo. E ad oggi ci sono organizzatore del CinemaZero) ed è state già parecchie ristampe, dato che il stata realizzata in compagnia di Mirko numero degli utilizzatori è rimasto coZanona (Aurora Edizioni) e Sofia Adami. stante nel tempo ed ogni libricino è anLa partecipazione al bando “Vetrina deldato esaurito in pochissimi giorni. Una le idee” promosso dalla Fondazione Calettura leggera, che occupa poco temritro di Trento ha portato all’inaugurapo e consente una piccola pausa dallo zione della macchinetta alla fine del studio o da una giornata frenetica, su mese di febbraio, installata presso la un autobus oppure in treno. Il tema mensa universitaria di via Tommaso Gar scelto per i racconti poi è del tutto para pochi passi dalle facoltà di Lettere ed ticolare: la partenza. <<È abbastanza Economia. Chiunque ora potrà godere di una lettura semplice, ma di grande impatto. <<Una volta capita la fattibilità del progetto abbiamo coinvolto una serie di autori per dare vita ai racconti – ha spiegato Laino, curatore di “Racconti a Gettone”. – Stiamo parlando di piccoli libri, racconti che chiunque può leggere in pochi minuti. Ogni persona che utilizzi la macchinetta può fare un’offerta libera per il volume, per finanziare le nuove copie. Dovremo cominciare a pensare ad un modo più concreto per continuare a stampare i libri, magari appoggiandoci a qualche associazione universitaria. Questa è una prima prova che sta però dando ottimi risultati. Siamo davvero molto felici, il successo è stato immediato e ci ha piacevolGuido Laino e la macchinetta mente sorpresi. Scopo di lucro? As-

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ampio da permettere agli autori di muoversi liberamente al suo interno – ha concluso Laino. – Può essere interpretato in diversi modi, non è vincolante. Abbiamo per questo racconti umoristici, di fantascienza e di altri generi. È anche utile per il lettore, che può interpretare ogni racconto a modo suo>>. Un secondo distributore verrà installato in futuro, ma ancora non si sa in che luogo. Ciò che è certo è che i prezzi per i piccoli volumi saranno simbolici, proprio perché l’intero progetto vuole essere un tributo alla letteratura e all’amore verso essa. Il successo del progetto è comunque sotto gli occhi di tutti, tant’è che oltre ai giornali locali ne ha parlato anche una testata nazionale come Repubblica. Insomma, l’idea sembra proprio essere geniale. Un modo di leggere innovativo, unico nel suo genere, dove autori ed illustratori uniscono le forze per dare al lettore un risultato altrettanto speciale.


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Teatro di casa nostra di Laura Mansini

La Locandiera di Caldonazzo La giovane filodrammatica diverte con la commedia La Locandiera di Carlo Goldoni tradotta in dialetto da Rosanna Gasperi. E' stato un successo e un mio piacevole ritorno a teatro. i sono momenti in cui il teatro sa donare emozioni, risveglia ricordi e dona la gioia di vedere che, il lavoro fatto negli anni dalle passate generazioni, prosegue. Ed è accaduto così anche a me allorchè ho ritrovato nella bella sala di Sant Ermete di Calceranica, la filodrammatica di Caldonazzo, quella piu giovane, che si mette alla prova affrontando il pubblico delle grandi occasioni . Divertente, scanzonata la sua interpretazione de "La Locandiera " di Carlo Goldoni, portata in scena con la regia e adattamento di Matteo Pasqualini. La commedia ha trovato una nuova veste, tutta" panizzara", mantenendone tuttavia lo spirito e la rivoluzione che l'autore apportò alle scene. Infatti al teatro all'improvviso, quello delle maschere,

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La compagnia

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della commedia dell'arte, sostituì il teatro di parola, d'autore, imponendo alle compagnie i testi scritti. Non più maschere ma personaggi, non più scaltrezze, furberie, ma persone, che mettono in discussione i loro ruoli, premonitori di quel pensiero filosofico illuminista che poi porterà alla rivoluzione francese. "La Locandiera", commedia in lingua italiana, scritta nel 1753, ruota attorno al personaggio di Mirandolina, avvenente proprietaria di una locanda. La deliziosa ragazza fa innamorare tutti i suoi avventori e Goldoni coglie l'occasione per presentare personaggi tipici della società del tempo, alle prese con una donna che conosce il proprio

Il regista Matteo Pasqualini

valore, lavora e vuole essere rispettata. Una femminista ante litteram potremmo dire. La nostra "Locandera" ha goduto della bella traduzione in dialetto di Caldonazzo di Rosanna Gasperi, poetessa molto amata e conosciuta. Rosanna si è avvicinata con grande umiltà a questo testo, cogliendone lo spirito e la vivacità senza appesantirlo, ma anzi dandogli una freschezza molto adatta a questo bel gruppo formato da una giovane e deliziosa Chiara Battisti nel ruolo di una Mirandolina "panizzara", desiderata da un esilarante Marchese de Lavaron, interpretato molto bene da Marco Vigolani e dal Conte di Castel Toblino al quale Roberto Curzel ha dato una godevolissima interpretazione. Chi non vuol saperne di amare Mirandolina ma poi verrà da lei conquistato è il bravissimo Mario Leonardi nel ruolo del Cava-


Teatro di casa nostra

Mario Leonardi, Cavaliere di Val Careta e Chiara Battisti, Locandiera

lier de Valcareta al quale fa da contrappunto l'ottima Jenni Conci nel ruolo del Servitore. Molto bravo anche Matteo Fontana ovvereo Fabrizio il servitore di Mirandolina che poi a sorpresa conquisterà la sua mano. Molto divertenti e brave Sofia Bortolini e Arianna Prudel, nelle vesti di Ortensia e Dejanira, le due commedianti. Quello che mi è piaciuto molto di questo lavoro è anche vedere la bella collaborazione con i giovani fatta dalla filodrammatica direi "storica" con Paola Ciola, Ezio Marchesoni e Renato Curzel per la scenografia, Gabriella Marchesoni trucco e parrucco, mentre tecnico alle luci e musica Giampaolo Antoniuolli. Rosanna Gasperi e Danila Lecca suggeritrici ma anche aiuto nella ricerca dei bei costumi d'epoca, veneziani ha presentato col consueto garbo Silvio Vigolani.. "Chi s'avvicina al teatro non sa più staccarsene" diceva Carlo Goldoni nelle sue "Memorie". Ed effettivamente è così; Matteo Pasqualini, classe 1988, bravo attore e regista, si è avvicinato al teatro nel lontano 2006, frequentando il corso per bambini tenuto da Antonio Caldonazzi per conto del Comune. Dopo il diploma di perito chimico, Matteo ha

nostro teatro e sembra che la filodrammatica di Caldonazzo non faccia eccezione . La sua origine si perde nella notte dei tempi. Silvio Vigolani, attento responsabile e regista della compagnia, afferma che nell'Archivio Parrocchiale uno scritto testimonia come già nel 1891 un gruppo di giovani ottenne asilo nei locali del Castello per l'allestimento di un teatrino nel quale rappresentare un dramma. Avere un vero teatro dove recitare è fondamentale per una compagnia e finalmente nel 1900, con grandi sacrifici e lavoro venne costruito l'Oratorio con la sala che, nell'arco di 100 anni, distrutto dalle guerre ma subito ricostruito, è giunto fino al 1990, anno in cui venne chiuso per il restauro e finalmente nel 2000 ha ripreso con vigore l'attività teatrale. Nel corso degli anni la Filo di Caldonazzo ha attinto attori, scenografi truccatori da intere famiglie del paese. L'attuale formazione,oltre ai giovani citati è composta da Miriam Costa, Maria Paola Gasperi, Ezio Marchesoni, Roberto Curzel, Renato Curzel, Marco Vigolani e Maurizia Marchesoni.

poi seguito la propria vocazione ed è andato a Venezia all'Accademia dell'Avogaria dove si è diplomato nel 2017 con ottimi risultati. Il teatro è di casa nel Trentino Alto Adige; la sua storia si perde nella notte dei tempi. E' il genius loci, la natura dei nostri luoghi che invitava le popolazioni dei masi di montagna, durante i lunghi inverni, a raccogliersi di sera nelle stalle per trovare quel tepore emanato dalle bestie, dal fieno e trovare un pò di serenità . Al flebile lume di candele o lampade ad olio, le piccole comunità facevano filò; le donne lavoravano la lana o ricamavano, i popi ruzzolavano tra le balle di fieno, mentre le ragazze in fiore arrossivano, abbassando pudicamente la testa sul lavoro, sotto gli sguardi scanzonati dei giovani innamorati, mentre gli uomini fra il fumo della pipa e qualche bicchiere di vino raccontavano gli eventi della giornata e storie Vigolani e... Locandiera divertenti. E' qui che nasce il

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Passato e presente di Sabrina Mottes

1854-1858. La rettifica dell’Adige cambia il volto di Trento

La perdita dell’identità fluviale l 20 settembre 1858, la Gazzetta di Trento documenta la presenza di una folla festosa raccoltasi per l’arrivo della locomotiva Galileo, che per la priva volta giungeva da Verona diretta verso Bolzano. Del progetto della via ferrata tra Verona e Bolzano era stato incaricato l’ingegner Luigi Negrelli, colui che ideò anche il canale di Suez. A quel tempo, il passaggio della ferrovia su un territorio aveva precedenza su tutto e, in caso di ostacoli, gli stessi venivano eliminati o, come nel caso di un fiume, spostati. Per questo motivo, la costruzione della ferrovia imposta dal governo di Vienna per esigenze politiche, commerciali e soprattutto militari, costituì per Trento un vero e proprio spartiacque tra passato e futuro. Non soltanto perché il trasporto su rotaia soppiantò l’economia fluviale ma poiché la realizzazione del tratto ferroviario che attraversava la

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Bernardino Zambaiti - Trento da occidente (1703-15 olio su tela museo diocesano)

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città impose la rettifica dell’alveo dell’Adige dal suo corso naturale, e ciò incise drasticamente su identità e configurazione della città e delle sue contrade. Già da un secoAlluvione del 1882 lo la popolazione trentina dibatteva sulle problematiche legate alla presenza del fiume nel centro cittadino. Le sue acque, che si gonfiavano come quelle di un torrente ad ogni temporale, spesso tracimavano invadendo città e campagne limitrofe. L’acqua stagnante, che spesso si infiltrava nelle cantine concorrendo all’insalubrità delle abitazioni, contribuiva a diffondere gravissime epidemie, oltre che la temutissima tubercolosi. Eppure l’Adige costituì, fino al necessario spostamento, la base di una larga parte del commercio cittadino e la naturale corona protettiva del centro città. Nel rione di San Martino zatterieri, “portadori” e barcaioli gestivano il porto e la dogana presso la Torre Verde. E proprio da lì passò per secoli il traffico di merci tra il nord Europa e il porto di Venezia, sbocco verso l’Oriente. Il trasporto via acqua, infatti, preservava le mercanzie sia dal contrabbando che dalla contaminazione dalle malattie che flagellava-

no le terre. Diffidenza e appartenenza sono le parole che meglio definiscono il rapporto secolare dei trentini con l’Adige. Diffidenza verso le acque tumultuose e spesso distruttive. Appartenenza nell’ampio letto che difendeva dalle invasioni e nelle case affacciate a sbalzo sulla via d’acqua come su una strada. Nei quotidiani dell’epoca, si evidenziano due opposte tendenze dell’opinione pubblica riguardo alla rettifica: i conservatori che rimpiangevano l’antica cittadina lambita dal fiume e i progressisti, disposti a distruggere edifici storici di altissimo pregio pur di far spazio all’ambito progresso. Alla fine di maggio del 1858, l’Adige venne allontanato in modo definitivo dalla città che si trovò a fare i conti con i problemi che quello stravolgimento creò. A fine agosto dello stesso anno, con l’ultima festa alla veneziana con gondole e luminarie organizzata nel vecchio letto del fiume quasi del tutto


Passato e presente

Torre verde con e senza il fiume

prosciugato, si chiuse definitivamente un’epoca. Dopo il brutale spostamento, Trento perse il contatto con il suo fiume, nonostante periodicamente le acque abbiano tentato di riappropriarsi del loro alveo naturale. Due episodi sono degni di nota: il primo fu la catastrofica alluvione del 1882 che sommerse la città. La seconda, in epoca quasi moderna, è l’inondazione del 1966 che riportò i trentini a percorrere le strade in barca. Paradossalmente, proprio durante il periodo fascista ci si rese conto dell’enorme errore urbanistico che aveva di fatto disintegrato l’identità del capoluogo trentino, creando al contempo una squallida periferia di contorno. Si cercò allora di rimediare con la progettazione dei Lungadige, sul modello veronese, ma poi la storia impose di occuparsi di altro e il fiume rimase discosto dal cen-

tro e spesso dimenticato. Dipinti e stampe dei primi anni del 1800, ci propongono una Trento armoniosa e chiusa dalle antiche mura che oggi è difficile anche solo immaginare. Guardandola, non si può che rimpiangere ciò che si poteva forse salvare ed è stato invece distrutto in nome della modernità, con le splendide torri Verde e Vanga ormai prive si significato, agli angoli delle grandi vie di scorrimento cittadine. Bibliografia: Trento, Archivio Storico presso la Biblioteca Giuseppe Ferrandi – Un fiume di memorie – Trento 1858-1966 – Curcu & Genovese AAVV - Il paesaggio negato – Il fiume Adige e la città di Trento – Trento Centro Polivalente ex Santa Chiara 14 dicembre 1987-2 gennaio 1988 - Mazzotta

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Storie e tradizioni di Chiara Paoli

Leggende del perginese i siete mai chiesti da dove nasca la leggenda della Dama Bianca, nota a tutti i perginesi? C’è stato un tempo in cui il castello di Pergine Valsugana è divenuto sede privilegiata degli spiritisti, seguaci del “nuovo Budda” indù, Jiddu Krishnamurti. Era il 1925 quando l’americana Annie Haldermann, affascinata dalle scienze occulte, ebbe in sogno la visione di un Castello che andò a cercare per l’Europa, trovandolo proprio a Pergine. La studiosa si stabilì per ben due anni nel castello, già trasformato in struttura alberghiera, e qui, durante una seduta spiritica, apparve per la prima volta la “Dama Bianca”. Il fantasma di “una diafana figura bianco vestita, emanante dal volto un bagliore fioco, ma sufficiente a renderne riconoscibili i tratti. L’apparizione avvenne nella sala del Camino, alla presenza di numerosi adepti.” (cit. pag. 133 da “Trentino. Una guida curiosa” di Brunamaria Dal Lago Veneri, ed. Raetia) Da questo mito ha preso spunto il cortometraggio realizzato nel 2016 da Alessandro Bencivenga e intitolato “La leggenda della Dama Bianca” che narra di un’epoca medievale in cui il villaggio di Pergine Valsugana era alla

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mercé di un Capitano dispotico e aggressivo che condanna gli abitanti alla povertà e a patire la fame. Accecato dalla sua incontentabile voracità di accentramento del potere, la sua figura contrastava fortemente con quella della splendida sposa, dai lunghi capelli biondi, stretti in una ordinata treccia, candido incarnato e sguardo intenso. La giovane veniva tenuta rinchiusa tra le mura del Castello a causa della furiosa gelosia del marito che le consentiva una sola passeggiata al mese nel cortile interno. Questa condizione di isolamento l’avrebbe portata alla depressione e quindi a scegliere di togliersi la vita gettandosi nel vuoto, dopo aver sciolto i lunghi capelli, un atto liberatorio, l’ultimo e forse l’unico a lei concesso. Molte sono le persone che al calar della sera, nelle notti di luna piena, vagano nei dintorni del Castello, nella speranza di scorgere o udire il lamento della bellissima ma sfortunata Dama Bianca. Ma ci sono anche leggende meno conosciute, come quella di Antonio Zunt, stregone di Castagnè. Il processo a suo carico risale agli anni tra il 1450 e il 1458 e si svolse a Pergine che in quell’epoca era sottoposta alla giuri-

sdizione Tirolese. Notizie in merito a questa causa si riscontrano nell’opera stampata a Venezia nel 1610 e curata da Giordano Zirletti, all’interno della quale si trovano raccomandazioni e consigli in ambito giudiziario. Il titolo del volume è “Criminalium Consiliorum atque Responsorum tam ex Vereribus quam iunioribus celeberrimis” e cita più volte il nome del primo stregone processato in Trentino. A questo seguiranno numerosi processi alle streghe a partire dal XVI secolo. Ad accusarlo di stregoneria di fronte al Capitano di Pergine, Enrico Camapnet, sono tre suoi vicini che sostengono abbia compiuto sortilegi contro di loro, unica prova agli atti il furto di una veste e le imprecazioni dello Zunt nei loro confronti. Il giudizio si divide tra chi ritiene non vi siano prove a sufficienza per procedere e chi invece sostiene che lo stregone è colpevole per il solo fatto di essere “in fama di averlo compiuto”, è proprio in questo frangente che ci si affaccia a una legislazione sempre più prossima ai modi della Sacra Inquisizione, volta a tutelare l’ortodossia della fede e punire ogni crimine che andasse contro la morale.


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Elezioni, tutto in una domenica di Armando Munao’

26 maggio… si torna alle urne er moltissimi italiani, ma soprattutto per Trento e Valsugana, il 26 maggio sarà un vero election day. Si voterà infatti per le elezioni europee, ovvero per il rinnovo dei deputati che rappresenteranno i paesi membri dell'UE all'interno del Parlamento europeo che è l'unica istituzione i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini. Nei vari paesi aderenti all’Unione, le elezioni si terranno tra il 23 e il 26 maggio e i cittadini europei che si recheranno alle urne saranno circa 400 milioni, su una popolazione di oltre 508 milioni.

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In Trentino si voterà anche in Camera dei Deputati due collegi uninominali alla Camera (Trento e Valsugana) per eleggere i due deputati che dovranno prendere il posto di Maurizio Fugatti, dimessosi per incompatibilità poichè Presidente della Provincia Autonoma di Trento, e di Giulia Zanotelli dopo la sua nomina ad Assessore all'Agricoltura foreste, caccia e Camera dei Deputati, si contenderanno pesca. Infine, si vota per l'elezione del lo scranno di Giulia Zanotelli, Martina sindaco e dei consigli comunali di Leviper Lega, Fratelli d'Italia, e Forza Loss co Terme e Borgo Valsugana. Italia; Giulia Merlo per Alleanza DeA Trento, nelle elezioni suppletive per la

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Elezioni, tutto in una domenica

Borgo Valsugana. Piazza De Gasperi con a destra il Municipio

Mandatario elettorale: Pierotti Barbara

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mocratica Autonomista, con PD, Futura, Leu, Unione per il Trentino, Verdi, e Socialisti; Lorenzo Leoni dei 5 Stelle. Per il collegio della Valsugana, dove fu eletto Maurizio Fugatti, gli sfidanti saranno Mauro Sutto per il Centrodestra, Cristina Donei per Alleanza democratica Autonomista, e Rosa Rizzi per i 5 Stelle. Per le elezioni comunali a Borgo Valsugana saranno quattro gli aspiranti alla

Levicense”, e “Levico e Frazioni al Cenpoltrona di “Primo cittadino”. tro”; L'attuale sindaco reggente, EnTommaso Acler correrà per il Centrorico Galvan, con due liste in appoggio: “Borgo e Olle bene destra contando sull'appoggio di «Imcomune” e “Borgo Domani”. Per pegno per Levico», «Fare! per Levico e il Centrosinistra, Martina Ferfrazioni», e «Lega Salvini Trentino»; Crerai, anche lei sostenuta da due scenzo Latino sarà il rappresentante liste: “Civitas” e “Upt”. Marika del PD – Partito Democratico del TrentiSbetta, rappresentante del no; e Maurizio Dal Bianco sarà inveCentrodestra, avrà dalla sua la ce il candidato 5 Stelle. “Lega Salvini Trentino”, “Agire per il Trentino” e la lista “Borgo Olle – Uniti per il cambiamento”. Infine, la civica “Rivivere Borgo” guidata da Sunil Pellanda. A Levico Terme quattro candidati si sfideranno a “singolar tenzone” per conquistare la poltrona di sindaco. Gianni Beretta, appoggiato da tre liste Levico Terme. Il municipio civiche: “Levico Futura”, “Patto

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Seminario Palermo 2019 di Francesca Gottardi

Il convegno dei giovani italiani nel mondo A undici anni dall’ultima conferenza tenutasi a Roma nel 2008, ecco che il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) ha convocato un convegno dei giovani italiani residenti all’estero. 115 giovani italiani residenti all’estero - dai 18 ai 35 anni si sono incontrati a Palermo dal 15 al 19 aprile per dialogare con le istituzioni. La nuova emigrazione italiana all’estero Negli ultimi dieci anni la cosiddetta nuova emigrazione italiana all’estero varia da 250.000 a 300.000 persone l’anno. Secondo dati AIRE, gli italiani all’estero sono 5,7 milioni. Itaca—The Italian and Transnational Association for Communities Abroad—riporta che “da dati ISTAT del 2014 risultava che oltre la metà dei nuovi migranti italiani aveva un’età compresa fra i 18 e i 39 anni, mentre il 20% era fra gli 0 e 17 anni. Prevalentemente quindi giovani e famiglie. Fra questi il 30% sono laureati ed un 35% diplomati. Il convegno Obiettivo del convegno quello di riunire una rappresentanza dei protagonisti di questa nuova ondata migratoria. Questo per sentirne i bisogni e su questi fondare iniziative future che possano contribuire a creare una rete di giovani italiani nel mondo e, chissà, riportarne alcuni a casa. Anche nel contesto

attuale di un mondo sempre più “digitale” e dominato dai social, il rapporto basato sulla presenza personale si rivela infatti essere insostituibile. La conferenza si è svolta con in forma di cicli di incontri istituzionali e sessioni dove i giovani hanno lavorato insieme utilizzando tecniche partecipative. Il prodotto finale dei lavori è stato poi sottoposto alle istituzioni, producendo un’intesa tra i vari comitati di italiani all’estero e le istituzioni italiane. I partecipanti dal trentino La Provincia di Trento ha partecipato con una delegazione di otto giovani trentini residenti all’estero: Francesca

La delegazione trentina

Gottardi (Stati Uniti), Giulia Tolotti (Germania), Alessandra Cogoli (Svizzera e Regno Unito), Luca Endrizzi (Francia), Eliana Zanini (Argentina), Andrey Tafner (Brasile) e Fernando Collizzolli (Argentina). Tairine Trainotti, dal Brasile ma con origini trentine, ha apportato il suo contributo alla delegazione come esempio di chi invece in trentino ed in Italia decide di tornare. Insieme i delegati hanno cooperato con Antonella

Comunicato di redazione Chi fosse interessato alla pubblicazione di uno scritto o un articolo riguardante una opinione personale, un fatto storico, di cronaca o di un qualsiasi avvenimento, può farlo indirizzando una email a: direttore@valsugananews.com. Il testo, di massimo 3.500 battute, dovrà necessariamente contenere nome e cognome dell'articolista l' indirizzo di residenza e un recapito telefonico per la verifica. Il direttore si riserva la facoltà della non pubblicazione in caso l'articolo non dovesse rispettare l'etica giornalistica o d'informazione.

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Seminario Palermo 2019

dente della Commissione VII, e Michele Schiavone, segretario generale del CGIE. Palermo, ha spiegato il sindaco Leoluca Orlando, è stata scelta come sede del convegno anche in luce del fatto che è storicamente sempre stata un crocevia di culture. Una metafora che cade a pennello in un contesto che raduna ragazzi con identità e storie così diverse. Vigolani e Maurizia Marchesoni.

La delegazione trentina e gli esponenti PAT a Palermo

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Giordani e Lorenza Fracalossi dell’Ufficio emigrazione della Provincia autonoma di Trento per offrire la loro prospettiva nei gruppi di lavoro. I delegati hanno cominciato i lavori di preparazione al seminario a inizio 2019, tramite cicli di video-conferenze online che proseguiranno anche dopo il termine

del convegno. L’organizzazione Il convegno è stato reso possibile da CGIE, dai 107 Comites (Comitati degli Italiani all’estero), dalle Consulte regionali e dalle Province e Regioni che vi hanno partecipato—compresa quella di Trento. L’organizzazione del convegno ha richiesto tre anni. Maria Chiara Prodi— presidente della VII Commissione CGIE— ne è stata una delle anime. Ruolo fondamentale lo hanno svolto anche Gaetano Calà, Segretario della Commissione VII del CGIE, Francesco Bertolino, Presidente della Commissione Cultura del Comune di Palermo, Silvia Alciati vicepresi-

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Dance World Cup 2019 di Franco Zadra

Braga attende… In Punta di Piedi ra il maggio 2018 quando, in occasione della Cerimonia di Presentazione della squadra mondiale in partenza per Barcellona presso il Palalevico, l’allora sindaco di Levico, Michele Sartori, e il consigliere provinciale Gianpiero Passamani accolsero il team delle 9 finaliste nazionali di Dance World Cup 2018 in partenza per Barcellona, pronte a battersi accanto a 6.000 ballerini e ballerine provenienti da 45 paesi del mondo: numeri da capogiro, da vera e propria Olimpiade! Ebbene, tornarono da Barcellona con un risultato incredibile solo a pensarlo: la Medaglia di bronzo, podio mondiale per In Punta di Piedi, La Scuola di danza di Levico Terme. Forti dell’esperienza 2018 a febbraio 2019 Caterina Gigliotti, Stella Pegoretti, Eni Minxolli, Denise Cetto, Alice Fiorentini, Nicole Zaccaron, danzatrici valsuganotte guidate da Samantha Gabban e Camilla Nardelli, ripartono per l’avventura 2019 con l’obiettivo di fare sempre meglio... La prima tappa di selezione è stata Catania, quest’anno sede delle finali

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Le ragazze con l'attestato della candidatura ai Mondiali

nazionali. Le Scuole di danza presenti sono state 27 con 300 allieve ballerine in rappresentanza delle varie Regioni italiane: per il Trentino l’Asd In Punta di Piedi ha portato 6 concorCatania 2019 - Le finaliste mondiali renti. Il risultato, quasi scontato: tutnel cassetto: dalla sua Scuola stanno te ammesse ai mondiali, con assoli nascendo stelle della danza, future classici e moderni, duo, trio e gruppi insegnanti o future ballerine e il suo di altissimo spessore artistico. obiettivo è di avviare al professioniIn Punta Di Piedi è l’unica Scuola di smo quante più dimostrino talento danza del Trentino in forma organize costanza: per questo le allieve delzata che volerà a Braga (Portogallo) la Asd nei mesi scorsi a Padova dal prossimo 28 giugno al 6 luglio, (Operazione Cupido) e ad Argenta dove – nella splendida cornice del di Ferrara (Talenti alla Ribalta) hanno Forum – una Commissione tecnica conquistato ben 11 Borse di Studio. internazionale proclamerà le vincitriSenza dimenticare infine che molte ci 2019 della Dwc fra circa 6.000 balallieve – raggiunti livelli apprezzabili lerini di una cinquantina di Paesi del – partecipano a molte audizioni per Mondo. entrare in Scuole professionali di liUn lungo e certosino lavoro di tecnivello superiore, come già accaduto ca, mesi di impegno e studio testarper Jada, Caterina do, stanno premiando oltre ogni Gigliotti, e prima ancora Chiara e aspettativa le insegnanti e le allieve! Martina. Il carnet portato a LeviIl 26 maggio prossimo al Palalevico – co Terme nelle finali nanel corso di uno show di Danza zionali di Catania parla sarà presentata ai genitori, al pubblichiaro: su 8 coreografie co, agli Sponsor, all’Assessorato allo in gara, passano le seleSport della Pat e del Comune di Lezioni con 5 ori, 1 argenvico, il team mondiale, sottolineanto, e 2 bronzi. do così l’orgoglio e il prestigio di Ma non è finita, perché avere in Levico Terme una risorsa arle 6 atlete azzurre finalitistica di così alto profilo in grado di ste ed altre talentuose rappresentare nel mondo la cittadinon si fermano. na termale e l’intero Trentino. Samantha ha un sogno

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Curiosità di Franco Zadra

Il turismo divorzile in Romania Il giornale di Sicilia, qualche tempo fa, riportava una notizia “curiosa” in un interessante articolo a firma di Beppe Castro, da poco residente in Valsugana, che descrive una improbabile ma a quanto pare molto gettonata forma di “turismo” verso l’Est europeo. Un week end in Romania e in pochi mesi il matrimonio è cancellato. Per rifarsi una nuova vita fino a qualche anno fa si preferiva andare in Francia, Spagna o in Inghilterra ma adesso è il più grande paese dei Balcani la meta gettonata di molte coppie italiane che per divorziare in poco tempo, e a basso costo (servono tre mila euro), decidono di non aspettare il legislatore, visto che a Palazzo Madama da tempo si discute sulla riforma dell’istituto del divorzio senza mai però arrivare a una conclusione positiva. Il “turismo divorzile” in Romania è in forte aumento e sono moltissime le coppie siciliane che sfruttano il regolamento adottato dal Consiglio europeo concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, per cancellare il matrimonio. A Bucarest o nella vicina Iasi, i coniugi possono ottenere il divorzio congiunto indipendentemente dalla durata del matrimonio e dalla presenza di figli minori e senza dover attendere i lunghi tempi della separazione legale. L’iter romeno per ottenere il divorzio è breve e rapido e presuppone alcuni requisiti fondamentali: il consenso di entrambi i coniugi allo scioglimento definitivo del matrimonio e il domicilio stabile per un breve periodo. Nel momento in cui il contratto di affitto verrà registrato, la residenza sarà già

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effettiva e i coniugi italiani entreranno immediatamente in possesso di un domicilio temporale. Detta residenza breve non comporterà alcuna problematica di carattere fiscale in Italia, né causerà la cancellazione della residenza italiana. Dopo un mese è quindi possibile iniziare la pratica di divorzio presso la sezione civile del Tribunale romeno, judicatoria. Nel giro dei successivi sessanta giorni sarà celebrata la prima ed unica udienza, nel corso della quale viene pronunciata la sentenza di divorzio definitivo. Una volta ottenuto il divorzio basterà tornare in Italia e depositare l’atto nel comune dove si è contratto il matrimonio. L’ufficiale di Stato civile dovrà solo trascrivere la sentenza, tradotta e accompagnata da dichiarazione di fedeltà al testo originale. Una pratica apparentemente complessa che alcuni avvocati italiani semplificano seguendo l’intero iter passo dopo passo. L’avvocato romano Luca Ruggeri, specializzato in materia di divorzio comunitario spiega. «Negli ultimi anni le coppie siciliane che decidono di andare in Romania per cancellare il matrimonio sono in forte aumento. A differenza di altri paesi, in Romania basta un viaggio per uno solo dei coniugi

per divorziare. Si sfrutta una possibilità che la legislazione comunitaria offre e in pochi mesi si scioglie il vincolo matrimoniale». Davide, medico della provincia di Palermo sottolinea: «In soli due giorni ho completato la pratica di scioglimento del matrimonio a Iasi accompagnato da un avvocato romeno. Abbiamo aperto un conto in banca, poi siamo andati nell’ufficio comunale per la registrazione della residenza temporale e l’indomani ho firmato una procura da un notaio di Iasi conferendo l’incarico di rappresentarmi in Tribunale ad un avvocato romeno. Partito lunedì mattina da Palermo, ho fatto ritorno mercoledì sera. Con mia moglie avevamo deciso di definire le nostre vite sentimentali il prima possibile e abbiamo scelto la Romania per cancellare il nostro matrimonio. Io volevo una vita mia, lei vive già con un altro uomo, perché aspettare?». Meglio divorziare subito, si sono detti.


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Storia d’Italia di Chiara Paoli

A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci Il 2 maggio 1519, esattamente 500 anni or sono, moriva un grande genio italiano dell’arte e della scienza, Leonardo da Vinci. «Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne' corpi umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtú, in maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl'altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana. Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia piú che infinita in qualunque sua azzione; e tanta si è fatta poi la virtú, che dovunque l'animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute [risolte]. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l'animo e 'l valore, sempre regio e magnanimo. E la fama del suo nome tanto s'allargò, che

Da Vinci, Isabella d'Este

non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma pervenne ancora molto piú ne' posteri dopo la morte sua». Queste le parole che Giorgio Vasari utilizza per descrivere l’eclettico Leonardo nelle pagine de “Le vite dei piú eccellenti pittori, scultori e architetti”. Ma non è tutt’oro quel che luccica e al maestro da Vinci vengono mosse anche alcune critiche e in particolare viene messa in evidenza la sua smania di mettersi in gioco in tanti campi diversi: «nella erudizione e principii delle lettere arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto vario e instabile. Perciò che egli si mise a imparare molte cose e, cominciate, poi l'abbandonava. [...] Vedesi bene che Lionardo per l'intelligenza dell'arte cominciò molte cose e nessuna mai ne finí...». Sicuramente è stata una persona eclettica, dotato di molteplici capacità, ma soprattutto con interessi che andavano sempre oltre, alla ricerca di qualcosa di nuovo. Leonardo di ser Piero da Vinci, è nato ad Anchiano il 15 aprile 1452, esattamente 530 anni prima di me e, da storica dell’arte, non potevo non ricordalo con un articolo; ma questo scritto vuole mettere in luce soltanto alcune curiosità sulla sua intensa e fruttuosa vita. Leonardo nasce al di fuori del matrimonio, dalla relazione tra Piero da Vinci e Caterina, fanciulla di umili origini. Leonardo viene educato nella casa del nonno e, la sua predisposizione per il disegno, lo porterà a Firenze nella bottega di Andrea del Verrocchio.

L a Gioconda - Mona Lisa

Qui ebbe modo di dedicarsi al disegno e alla pittura, ma anche alla scultura, sebbene non vi siano opere attribuibili con certezza all’artista. L’opera più famosa e universalmente nota di Leonardo da Vinci è la Gioconda, chiamata anche Monna Lisa, un olio su tavola di legno che si trova a Parigi, nelle collezioni del Louvre. Il ritratto viene identificato con Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, da cui il soprannome di "Gioconda". Leonardo inizierà a dipingerlo a Firenze, ma non si ritenne soddisfatto del risultato e lo porterà quindi con sé in Francia, dove tornerà più volte sull’opera che conserva oggi il sorriso più enigmatico della pittura italiana. È bene ribadire che l’opera è stata portata su suolo francese dallo stesso Leonardo e l’uni-

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Storia d’Italia

Leonardo, San Girolamo

co furto che la riguarda è quello avvenuto nel 1911 ad opera di Vincenzo Peruggia. L’uomo era impiegato nella pulizia dei quadri e nella loro copertura con cristalli e voleva riportare il capolavoro in Italia, credendo fosse stato

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depredato da Napoleone, credenza ancora assai diffusa. Curioso poi che questo sia proprio il primo furto nella storia delle istituzioni museali, evento che ha alimentato il mito della “Gioconda”. La vita di Leonardo d’altronde non è stata sempre in discesa, e se i giovani di oggi mandano Sindone valanghe di curriculum senza ottenere risposta, così anche Leonardo giunto a Milano alla corte di Ludovico il Moro, si presenta con una "lettera d'impiego" di ben nove paragrafi. Il suo curriculum riportava molteplici proposte: progetti d’ingegneria, dispositivi militari, costrutti idraulici, opere architettoniche, cui si aggiungono le arti, compreso il progetto per il monumento a Francesco Sforza. Nondimeno, tutte queste innovazioni non gli valgono una buona accoglienza nella città di Milano, giunto nell’estate del 1482 dovrà attendere il 25 aprile del 1483 per la prima commissione artistica che porterà alla realizzazione della “Vergine delle Rocce”. Nel manoscritto Anonimo Gaddiano viene ri-

portato che Leonardo «Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue». In effetti i suoi capolavori sono spesso rimasti incompiuti, come avvenuto per il “San Girolamo” della Pinacoteca Vaticana, per non parlare della commissione dei monaci di San Donato a Scopeto, mai consegnata. Stessa sorte tocca al ritratto d’Isabella d’Este, tanto agognato e mai concluso, di cui rimane il cartone preparatorio al Museo del Louvre. Anche sulle pareti del salone di Palazzo Vecchio a Firenze manca l’affresco rappresentante la Battaglia di Anghiari e, nonostante il modello in creta del "Colosso” fosse già pronto, la fusione del monumento equestre a Francesco Sforza non prese mai forma. Leonardo da Vinci viene considerato il fondatore della paleontologia per essersi dedicato allo studio dei fossili. Secondo alcuni ricercatori Leonardo sarebbe anche l’autore della Sacra Sindone conservata a Torino, per la quale avrebbe utilizzato un proprio autoritratto. Ipotesi rigettata dallo studioso John Jackson, il quale sostiene che la Sindone appare in un medaglione commemorativo che precede di 100 anni la nascita di Leonardo.


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Attualità sociale di Chiara Paoli

I progetti di Tempora onlus in Valsugana empora è un’organizzazione di utilità sociale, senza scopo di lucro, nata nel 1998, con sede a Trento, che si occupa di cooperazione internazionale. La mission di questa realtà è quella di operare per il miglioramento delle condizioni economiche, sociali, sanitarie, e lavorative, nei paesi in via di sviluppo. A questo si aggiunge l’impegno per la salvaguardia dei diritti umani e civili, un impegno profuso per sensibilizzare sui principi di solidarietà, uguaglianza e dignità. Tra gli obiettivi dell’organizzazione vi è quello di coinvolgere le comunità locali, in progetti che possano ridare vitalità ai centri urbani. In questo ambito si inserisce il progetto “Comunità in azione – art beni comuni e cittadinanza attiva”, che vede protagonisti e beneficiari diretti i comuni di Caldonazzo e Calceranica, assieme a quello di Arco, ma che mira a coinvolgere indirettamente tutto il Trentino. «I beni comuni sono quei beni la cui presenza e cura arricchisce tutti, e la cui assenza impoverisce l’intera comunità», queste le parole di Gre-

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gorio Arena che campeggiano sul volantino che promuove l’iniziativa finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La scelta è quella di intervenire sugli spazi urbani, attraverso una riqualificazione che passi attraverso il linguaggio artistico, nello specifico operando con la tecnica del murales e la modellazione di sculture lignee. Per fare ciò è previsto l’intervento di alcuni artisti che assieme ai cittadini volontari, realizzeranno concretamente le opere a decoro dei centri storici. I lavori saranno quindi presentati alla popolazione e inseriti in un’apposita pubblicazione, utile a documentare questa esperienza e rendere onore ai suoi artistici frutti. La prima serata di presentazione dell’iniziativa si è svolta lo scorso 15 marzo presso la Casa della Cultura di Caldonazzo e una è seguita il 28 dello stesso mese a Calceranica, negli spazi del teatro Sant’Ermete. Nell’invito alla prima serata compariva a grandi caratteri la scritta «Caldonazzo è il tuo paese, ha bisogno di te!», un invito imperativo alla partecipazione attiva, ma in entrambi i casi si tratta di incontri di sensibilizzazione per sostenere la rigenerazione urbana,

attraverso la Street Art. Nel 2001, in seguito alla riforma del Titolo V, parte II della Costituzione, è stato introdotto nell’ordinamento italiano, il principio di sussidiarietà orizzontale, volto a incoraggiare i cittadini perché si facciano promotori di iniziative rivolte alla collettività. Si va così in questi anni orientandosi verso un modello di amministrazione condivisa, e in questo solco si inserisce il progetto volto a promuovere la cittadinanza attiva e quelle azioni che vedono la compartecipazione della comunità che vuole prendersi cura dei Beni Comuni. Tempora onlus ha già provveduto ai corsi di formazione riservati ai dipendenti comunali che potranno così provvedere direttamente alla redazione dei patti di collaborazione tra cittadino e pubblica amministrazione. Seguiranno quindi nei mesi di maggio e giugno i workshop riservati ai partecipanti, mentre è già attiva online la piattaforma www.comunitainazione.eu, forum aperto a tutti coloro che vogliono contribuire con osservazioni, proposte o richieste specifiche.


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Levico Terme, una famiglia di farmacisti che dal ‘700 tiene aperta la…

Farmacia Romanese ’Antica Farmacia Romanese nasce, nella seconda metà del ‘700, nel contesto di una cittadina già famosa per le sue acque termali arsenicali ferruginose scaturite dalla fonte di Vetriolo in una grotta a 1500 metri di quota. Sono i locali di un palazzo del XVII secolo, antistante via Regia nel centro del paese, a ospitare quella prima farmacia che vi teneva pure un deposito di acque minerali per tutto l’impero, e da quella prima apertura al pubblico, fin dal capostipite Gabriele (1644) e di suo figlio Baldessarre (1667), la gestione della farmacia si è trasmessa di padre in figlio. Vennero poi Giacomo e sua moglie Cecilia Sella che al figlio diedero il nome del nonno, Baldes-

I de PREZ e i R Farmacisti in

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Gualtiero

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Anna Maria

sarre. Quindi, Gerolamo Romanese, coniugato con Angela Auchentaler, laureato a Pavia nel 1790 viene riconosciuto dal Circolo di Rovereto come farmacista in piena regola. La discendenza dei Romanese continua con Giovanni Giuseppe, il cui figlio Giustiniano (18461931), sposato con Maria Valdagni, ebbe due figli, uno dei quali, Gualtiero (1881–1929), sposato con Anna Costa, si trovò a esercitare la professione di farmacista durante la prima guerra mondiale e fu mandato al confino in Moravia per gestire la farmacia di Olmutz. Tornato finalmente a casa nel 1919, Gualtiero, riunitosi ai parenti, poté rimettere in sesto la farmacia e continuare così la professione di famiglia. La linea maschile dei Romanese si estingueva con il figlio Pietro, per cui la farmacia passava alla sorella Anna Maria sposata Tognoli che poi la cedeva al nipote

di Pietro, dott. Giancarlo Tognoli che ne è l’attuale titolare. Negli anni ‘80 del secolo scorso la Farmacia Romanese si rinnova mantenendo intatto, però, nell'arredamento della parte più vecchia, quel riferimento alla tradizione degli antichi speziali come valore famigliare. Come si può constatare da allora sono passati tanti anni e tanti sono stati i cambiamenti e le trasformazioni strutturali che hanno interessato la Farmacia Romanese perché, come ci sottolinea Giancarlo Tognoli, «La nostra mission è, come sempre è stato, continuare a essere al servizio dei clienti e pazienti, cercando di dare il meglio non solo come disponibilità al dialogo, ma anche suggerendo appropriati, puntuali ed esaurienti consigli». Un qualificato obiettivo che coinvolge anche tutto il competente e preparato staff di collaboratori, sempre pronti a soddisfare le specifiche richieste che quotidianamente vengono presentate. (p.r.)

Curiosità e coincidenze

Tra le curiosità e le coincid levicensi, i de Prez e i Roma oggi riunite in ambito farm gami affettivi documentat co. I documenti mostrano, mamma di Anna Costa, sp gnoli, attuale titolare della quell’Anita degli Avancini mamma di Giorgio de Pre Sembra che il fato, con l’at Giuseppina degli Avancini sti in Levico, voglia rivelare mercial-famigliare scaturita ora, e con un valore aggiunt indispensabile alla comunità… interpretato di nuovo in


I de Prez... e continua la tradizione di famiglia

ROMANESE Levico Terme ocumenti storici in nostro possesso, mostrano l'albero genealogico della “nobile” Famiglia Prez Von Prezemberg mettere radici e iniziare a crescere nel lontano 1512 con Bartolomeo “Nobile del Sacro Romano Impero”. Una storia di famiglia dalle numerose ramificazioni, destinata a percorre i tempi fino a giungere agli speziali Giorgio Francesco (1797), e Federico (1842) che a ragione possono essere definiti i trisavoli degli attuali de Prez dai quali comincia l’indirizzo farmaceutico. Fu Giorgio (1881-1968) che dopo la laurea all'Università di Innsbruck, e il matrimonio con Anita degli Avancini, inaugurò, infatti, la prima farmacia in quel di Levico. Al padre si affiancò presto la figlia Adriana (1928-1997) la quale, dopo aver assunto, negli anni sessanta, la titolarità della farmacia, non solo ha continuato con miglioramenti qualitativi la tradizione di famiglia, ma riesce a stabilire, con i medici locali e con

Farmacia de Prez

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enze che emergono dalle storie famigliari dei farmacisti lie, anese, quella che più colpisce è che queste due famig lecon e ment maceutico, si erano già accomunate antica i “araldicamente” tra i rami di un florido albero genealogi, infatti, che Giuseppina degli Avancini, oltre a essere la posa di Gualtiero Romanese, e bisnonna di Giancarlo Tofarmacia Romanese, fu zia, o parente strettissima, di che sposò Giorgio, capostipite dei farmacisti de Prez, z e nonna di Federico Giuliano. cittuale unione dei pronipoti de Prez e Romanese, farma comione vocaz una e quel tracciato carsico disegnato da o to, nella rinnovata tradizione di un servizio farmaceutic sintonia.

Giorgio de Prez

le terme levicensi, una fattiva sinergia d'intenti e d'azione. Gli anni trascorrono e la farmacia de Prez continua la sua dinamica presenza nella cittadina termale, fino a giungere al trasferimento dalla vecchia sede di Piazza della Chiesa nei locali della Lega Contadini, alla sede attuale che si dimostra più funzionale alle crescenti esigenze di tutta la comunità. Nell’ultimo decennio del secolo scorso, alla gestione della dott.ssa Adriana si affiancano le nipoti Elena e Alessandra Giuliano, figlie della sorella, le quali, alla prematura scomparsa di Adriana ne raccolgono il testimone e prendono la gestione della farmacia. Nel 1997, quando il fratello di Elena e Alessandra, Federico, si laurea in farmacia, entra a far parte della società. Cambiano quindi l'insegna e la ragione sociale dell’azienda di fami-

glia che assume il nome di Farmacia de Prez di Federico Alessandra ed Elena Giuliano snc. La società in nome collettivo passa da tre a due soci in quanto Alessandra cede ai fratelli le proprie quote, e nel 2005 torna a essere individuale perchè anche Elena cede le proprie quote e l'insegna è ora: “Farmacia de Prez di Giuliano dott. Federico”. Se la tradizione è conservazione del fuoco e non adorazione delle ceneri, il “fuoco farmaceutico” di famiglia continua all’insegna della voluta innovazione. A fine 2018 nuova trasformazione in SAS con accomandante il dott. Tognoli della Farmacia Romanese e accomandatari i dottori Giuliano e Bonini. E con questo atto formale si ridà vita e nuova energia a quella storia nata, forse per puro caso, tra i de Prez e i Romanese. (p.r.)

Adriana de Prez

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Fatti di casa nostra di Massimo Dalledonne

L’associazione Apicoltori Valsugana Lagorai ra il 2009 quando alcuni apicoltori decisero di riunirsi in associazione. Li seguirono, inizialmente, 82 soci. Oggi sono circa 400 e molti di loro, nelle scorse settimane, erano presenti all’assemblea annuale presso il teatro parrocchiale di Roncegno. Parliamo di Apival, l’Associazione Apicoltori Valsugana Lagorai che da un decennio dà voce ai medio-piccoli apicoltori, in gran parte hobbisti, per affrontare insieme le problematiche del settore e, soprattutto, quale tipo di apicoltura seguire in Valsugana e sul Lagorai. In questi anni è stata fatta tanta strada con diversi giovani che, nel tempo, si sono avvicinati all’Associazione e che oggi fanno parte del direttivo. “Grazie ad Apival ed alla nascita della Federazione delle Associazioni Apicoltori Trentini – ha ricordato nel suo intervento il presidente Elena Belli – possiamo oggi avanzare delle richieste ed esporre con forza le nostre esigenze, attingendo anche a contributi provinciali ed al sostegno di vari comuni della zona”. Grazie al progetto “Comune Amico delle api” Apival collabora da tempo con Pergine per sensibilizzare i cittadini sulle proble-

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matiche ambientali, della sopravvivenza delle api e dell’attività dell’apicoltura. “Hanno aderito anche i comuni di Roncegno, Altopiano della Vigolana e Borgo consapevoli che dove oggi ci sono apicoltori ed api c’è anche monitoraggio della salute del territorio”. Il presidente ha ricordato l’importanza della nascita della commissione apistica, del registro degli esperti apistici e del primo corso per formare sul territorio nuovi esperti apistici “che non sostituiscono l’operato del Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria, sempre disponibile nel capire le problematiche legate alle nuove modalità di censimento degli alveari – ha ricorda Elena Belli – riaprendo la finestra temporale per dare la possibilità di regolarizzare il censimento a chi, distrattamente, era andato fuori tempo massimo”. Nel corso dell’incontro con i soci è stato deciso di prorogare l’attività dell’Associazione fino al 2050 approvando anche la modifica dell’articolo 5 dello statuto con i due tecnici Cristian Martinello e Francesco Merz sulla situazione apistica in Trentino, la gestione delle colonie ed i problemi di nutrizione delle api. Apival ha sottoscritto la “Carta per la tutela delle api” emanata dalla Fondazione Edmund Mach ed in

questi anni ha portato nelle scuole della zona, grazie al finanziamento del Consorzio Bim del Brenta, i laboratori didattici sulle api. In tutto 118 classi visitate per spiegare ai bambini l’importanza di questi insetti ed il piacere di allevarli. Ma c’è un problema annoso, quello della moria di api che l’associazione affronta con riunioni e seminari. Tra annate avverse, pioggia e scarse produzioni non mancano i casi di avvelenamenti. “L’unica cosa che rimane da fare è denunciarli al Servio Veterinario ed è solo così che a livello nazionale si sono attivati dei procedimenti per il divieto sull’uso dei neonicotinoidi. Lo scorso anno abbiamo chiesto e fatto un incontro tra il direttivo ed i tecici delle cooperative di produttori che operano sul territorio. A Sant’Orsola, La Trentina e Levico Frutta abbiamo chiesto un aiuto per sensibilizzare gli agricoltori sulle corrette pratiche agricole da adottare durante i trattamenti. Sia i tecnici che gli agricoltori – ha concluso Elena Belli – sanno bene che tenere in vita le api è anche nel loro interesse ma molto spesso sottovalutano le armi di distruzione del patrimonio apistico che hanno a disposizione”.


Messaggio politico elettorale

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Associazione Medici Con l'Africa CUAMM - Trentino

Aiutaci ad aiutarli Da parte del Dott. Carmelo Fanelli, Medico Pediatra – Presidente dell'Associazione Medici Con l'Africa CUAMM – Trentino, ci giunge questa lettera che volentieri pubblichiamo e che speriamo possa dare vita ad una campagna di sensibilizzazione tra i nostri lettori, mirata ad aiutare le mamme ei bambini delle zone dove il dott. Fanelli agisce e opera. spedale di Chiulo, Angola del Sud - C’e’ un proverbio africano che dice “Quando due elefanti lottano a farne le spese sono i fili d’erba”. E' quello che accade qui, a pochi chilometri dal deserto della Namibia, dove i due elefanti sono le malattie infettive e la malnutrizione, che si alimentano voracemente l’una sull’altra sulla pelle di innocenti inermi. Sono già stato qui, due anni fa, nello stesso periodo, e dove allora pioveva abbondantemente, oggi c’è una siccità paurosa: non piove, la terra è riarsa e non piove, solo qualche goccia. Tragitti improponibili sotto l’afa. Poca, pochissima acqua per tutti e se per noi “europei” può essere una sfida interessante ingegnarsi per centellinare l’ utilizzo dell’acqua, per chi vive qui è una questione di sopravvivenza quotidiana, tutti i giorni, tutto l’anno.

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Il dott. Fanelli visita un bambino

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Tutti in fila per la vaccinazione

Pensare che quasi sullo stesso parallelo, dall’altra parte dell’Africa, in Mozambico e Zimbabwe, nei giorni scorsi il ciclone Idai ha devastato irrimediabilmente la provincia di Sofala ed in particolare la citta’ di Beira dove Medici con l’Africa Cuamm e’ presente da circa vent’anni. A Beira tra l’altro c’e’ anche una importante presenza della Solidarieta’ internazionale trentina con il Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM) Anche qui e’ ormai molto sentito e vissuto il problema del cambiamento climatico ma quello che questa gente probabilmente non sa e’ che paga per scelte ed ambizioni soddisfatte altrove con la nostra complicità. Quindi tanta malnutrizione tra i bambini, casi estremi in ospedale, e quando poi un bambino malnutrito non cresce o non si riprende, nonostante un programma alimentare fatto bene, significa che sotto c’è qualcosa di grosso ed in genere si tratta di tubercolosi o infezione da HIV o tutte e due insieme.

Medici com l’Africa Cuamm sta realizzando, nei Paesi in cui e’ impegnato, il progetto “Prima le mamme ed i bambini. 1000 di questi giorni” implementando e sostenendo, a tutela della salute materno – infantile, le buone pratiche che coinvolgono il periodo che va dall’inizio della gravidanza, garanzia di un parto sicuro, la promozione dell’allattamento al seno esclusivo fino ai sei mesi, e dopo, introduzione di alimenti


Associazione Medici Con l'Africa CUAMM - Trentino

adeguati per qualità e quantità fino ai primi due anni di vita del bambino, proprio per prevenire la malnutrizione. Prendersi cura delle mamme ed i bambini significa garantire anche un parto sicuro e su questa sfida Medici com l’Africa Cuamm sta realizzando delle “case de espera”, semplici costruzioni annesse all’ospedale in cui le donne prossime al parto, giungendo da lontano dai vari villaggi, possono alloggiarvi e par-

torire poi al sicuro in ospedale. Arrivo dei pannelli solari Non c’è solo l’attivita’ ospedaliera, complessa ed impegnativa delle cure e della riabilitazione alimentare dei bambini malnutriti: si va anche fuori nei villaggi ed ancora più lontano dove c’è l’ “ultimo miglio” e nell’ambito delle campagne di vaccinazioni e visite prenatali per le donne in gravidanza si fa anche una ricerca attiva dei casi di malnutrizione. coccodrillo, li abbiamo trasferiti in un Magari piovesse! Certo, aumenterebbe ospedale vicino. Tanti anche i bambini la malaria, ma si sa come affrontarla. nati prematuri, orientativamente dalle L’altro ieri al Banco de Urgencia (Pronto 34a alla 37ª settimana, ma qui si prefesoccorso) è arrivato un ragazzino in risce utilizzare il criterio del peso, per coma per malaria cerebrale. Oggi mi ha cui quando un neonato di 1330 gramchiesto quando può tornare a casa. mi raggiunge i 1750 e ciucciando beaTante febbri tifoidi ,si sono verificati tamente va a casa è un buon risultato. due casi di rabbia (deceduti entrambi), Sotto i 1100 grammi invece non c’è mentre un bambino morso da un cane storia…almeno per ora. sospetto ed un altro azzannato da un

LEVICO TERME

Assemblea Auser i sono svolti a Levico Terme i lavori dell’assemblea generale ordinaria della locale sezione Auser. Dopo il saluto di benvenuto e la nomina a presidente dell’assemblea di Arturo Benedetti, il presidente Fabio Recchia ha illustrato l’attività svolta nel corso del 2018 per l’assistenza alle persone che avevano bisogno di aiuto, per un percorso complessivo di ben 7.880 chilometri. In particolare ha ricordato i ricoveri in ospedali, gli accompagnamenti alle ASL, nel portare le medicine, la spesa e tanto altro. Ha poi presentato il bilancio al 31 dicembre 2018 che chiude con un disavanzo di 703 euro, peraltro già coperto da contributo comunale. Sono segui- I premiati per i 10 e i 20 anni di appartenenza ti gli interventi delle autorità per esprimere lodi verso questa impor- con il presidente Recchia ed altre autorità. tante associazione. Arturo Benedetti ha ricordato che il prossimo 25 aprile in occasione della “Festa delle Associazioni” sarà presente anche l’Auser di Levico con una bancarella e che gran parte del ricavato verrà destinato alla solidarietà. Ha quindi preso la parola per esprimere lodi a questa associazione, l’assessore del comune di Caldonazzo Marina Eccher in rappresentanza degli iscritti di quel Comune. Sulla stessa linea anche il presidente dei Fanti e delegato alla cultura del comune di Levico Terme Guido Orsingher. La presidente dell’Auser regionale Chiara Vegher ha ricordato che nel corrente anno si festeggerà il trentennale di fondazione dell’Auser nazionale e che in Trentino, suddivisi nelle cinque realtà territoriali, i tesserati sono 1600. Ha ricordato anche le donazioni fatte nel recente passato come i 1075 euro alle zone colpite dal terremoto attraverso l’Auser “Le tante primavere Marche” e che in autunno verrà pure organizzato un gemellaggio con uno di quei paesi. Infine sono stati premiati con diploma di fedeltà i soci dell’Auser di Levico Terme, nata nel 1993, per i 10 e i 20 anni di iscrizione. (M.P.)

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Lo sport di Marco Zeni

I colori dell'iride si addicono a Marco Gadotti l trentino Marco Gadotti Residente da anni in Valsugana a Roncegno Terme ha conquistato il titolo di campione mondiale di ciclismo alla sesta edizione della Granfondo Città di Padova- Cicli Olympia che si è svolta nei giorni scorsi sulle strade venete, per la categoria M5 della Federazione Ciclistica Italiana. “Il Sagan dei poveri”, come fra gli amici della Valsugana viene comunemente indicato l'atleta residente a Roncegno Terme della MRT Cycling Club di Bassano della Grappa, diretto da Riccardo e Giuseppe Moretti, ha ripetuto il risultato di due anni fà 2017 nella categoria inferiore M4 titolo valido per il Campionato del mondo della Ristorazione. Nel 2018 era stato costretto a dare forfait per un incidente durante l'allenamento un mese prima della prova,costringendolo a un mese di fermo dagli

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Marco Gadotti a destra

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allenamenti che come sabbiamo bene incide molto per uno sportivo e cambiando totalmente i programmi. Alla recente manifestazione gli iscritti hanno superato quota 2 mila in rappresentanza di 559 diversi team: un record. Marco Gadotti si è presentato ai nastri di partenza a Prato della Valle nella città del Santo, con il pettorale numero 764 nella seconda griglia con più di 500 partecipanti al Mondiale e 100 i chilometri da percorrere. Sul secondo colle in programma di Monte Versa, dopo quello di Teolo con l'atleta sempre nelle prime posizioni. Una caduta in discesa per poco non ha compromesso il risultato finale. La vicinanza di un Box per l'assistenza tecnica ha permesso a Gadotti di rimettersi in corsa, di raggiungere al termine di un inseguimento mozzafiato i

Marco Gadotti con Silvio Martinello

primi nei pressi del colle Val Pomaro e di presentarsi sul traguardo con una decina di avversari superati nella volata finale. Fra i presenti sulla tribuna d'onore, Diego Bonavina e gli olimpionici Silvio Martinello e Rossana Galtarossa. Il neo campione mondiale ha dedicato la maglia con i colori dell'iride consegnatagli da Silvio Martinello alla moglie Sandra “che mi sopporta e mi dà stimolo a continuare in questa mia passione” ha dichiarato ai microfoni al momento della premiazione.Un bel servizio è andato in onda al telegiornale regionale Rai e chi volesse rivederlo lasciamo il suo link dell'edizione del TG3 che potrà rivedere partendo dal 16 minuto e 46 secondi https://www.rainews.it/tgr/trento/notiziari/video/2019/04/ContentItem93b6694f-20c8-41e4-b621ede37ed56ec3.html?fbclid=IwAR0AwoUGXPLMMPk04tpsiBzDmoVd3Nt2 Llc2st_j2AUiFV3-HINks_0omI


Natura oggi di Chiara Paoli

«Le Grave»

un biotopo da scoprire Nei pressi del lago di Santa Colomba, parte il sentiero che conduce alla scoperta del biotopo “Alle Grave” che si estende su una superficie di 30 ettari, a una quota media di 865 metri, nel territorio del comune di Civezzano. Quell’area risulta soggetta a tutela dal 1988 e propone due tipologie ambientali tra loro diametralmente opposte: una zona umida e una secca che si collocano rispettivamente ai piedi e sui versanti di un dosso denominato appunto "Le Grave". ale toponimo non è certo stato dato a casaccio, il termine sta a indicare un deposito o il luogo di scarico per ghiaia e rocce, ed è la caratteristica che contraddistingue questa zona che offre agli occhi del visitatore un affascinante scorcio "semidesertico". L’ambiente che si è creato, ricco di materiali di scarto, è frutto dell’attività che l’uomo ha condotto in zona a partire dall’epoca medievale, quando sul monte Calisio veniva estratto l’argento. La sezione secca del biotopo condiziona inevitabilmente la flora, costituita da piante e fiori abituati a crescere in un clima arido; tra questi la globularia cordifolia il cui fiore è, come dice il nome stesso, di forma sferica e colore grigio-azzurro, fiorisce tra maggio e giugno ed è detta anche “vedovella celeste”. In queste zone è poi possibile trovare il pero corvino, pianta ornamentale, della famiglia delle Rosacee, i cui splendidi fiori bianchi si schiudono proprio in questo periodo, per poi lasciare spazio in estate ai frutti, di un colore blu così carico da apparire nero. La vegetazione è poi fortemente contrassegnata dalla presenza di pino silvestre che, in considerazione delle carenze del terreno, cresce assai lenta-

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mente, raggiungendo al massimo un metro e mezzo d’altezza e donando al contesto un aspetto vagamente orientaleggiante. A questa sezione arida si affianca la torbiera, risultato del riempimento operato dalla vegetazione, del piccolo laghetto, che ci offre ancora qualche "occhio di torbiera", piccole pozze d’acqua dislocate al centro dello specchio lacustre. Qui la vegetazione cambia e a predominare sono i cariceti, il nome scientifico Carex, si trova già in Linneo, nella sua opera Species Plantarum datata al 1753 e conta tra le 1100 e le 2000 specie. A questa pianta erbacea se ne affianca un’altra con il nome scientifico Cladium mariscus, nota popolarmente come falasco e caratteristica delle zone paludose. A dare colore ci pensano alcuni bellissimi esemplari di fiori, come il gladiolo di palude, bulbosa dal fiore violaceo, cui si affiancano alcuni esemplari di orchidea palustre, mentre dall’acqua affiora il candido bianco delle ninfee alba e il giallo

intenso dell’utricolaria minore, pianta carnivora, che si nutre di insetti. Anfibi e uccelli acquatici trovano in questo luogo una ricca oasi, per loro rifugio prediletto, che offre il vantaggio garantito dalla presenza di due ambienti completamente diversi. La visita al biotopo è possibile partendo dal Lago di Santa Colomba e percorrendo un sentiero ad anello, che si compie in circa due ore e mezzo, procedendo a passo lento e includendo anche alcune pause per realizzare fotografie e osservare al meglio la natura intorno. Il percorso è adatto a tutti e prevede 14 punti di interesse, muniti di pannelli illustrativi che consentono di approfondire la conoscenza del biotopo.

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Il personaggio di Armando Munao’

I 60 anni di giornalismo di

Mario Pacher ieci anni fa, nel 2009, Mario Pacher, il più longevo dei corrispondenti del Giornale L’Adige, era stato festeggiato e premiato dal direttore Pierangelo Giovanetti per i 50 anni di collaborazione e, nel 2015 in occasione di una festa fra tutti i corrispondenti e sempre per mano dello stesso direttore, per i suoi 56 anni (foto) trascorsi con carta e penna per le sale e le strade della Valsugana e non solo. Una carriera sicuramente lunga e proficua, inserita nel racconto di tante associazioni, consigli comunali, fatti di cronaca bianca e nera e tradizione varia. Negli anni la sua collaborazione fu richiesta anche da altre testate giornalistiche e radiofoniche. Ora sta per festeggiare il 60esimo di giornalismo, un traguardo unico che pochi possono celebrare. L’eccezionale “compleanno” non è passato inosservato e quindi, considerato che il “nostro” Mario ha collaborato ininterrottamente per oltre 30 anni con i giornali da me fondati, dapprima con La Finestra nel lontano 1988 e tuttora con l’attuale Valsugana News, mi è sembrato piacevolmente doveroso intervistarlo sia per dare

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Con Giorgio Almirante e Donna Assunta in casa Pacher con i figli Roberto e Armando in occasione della laurea di quest’ultimo il 5 gennaio 1986

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Mario Pacher a 20 anni

luce e merito al suo impegno e sia per ringraziarlo di quanto ha fatto e ancora continua a fare per la stampa locale. Mario, ricordo il primo approccio con il mondo dei giornali? Era il mese di settembre del 1959 quando venne a casa mia, a Novaledo, in bicicletta da Trento, l’allora giovane Marcello Voltolini responsabile dell’Ufficio abbonamenti del giornale l’Adige, chiedendomi se ero disposto ad assumermi il compito di corrispondente del quotidiano. Il mio nome gli era stato suggerito dal parroco di allora don Italo Dallapè. E tu accettasti subito? Rimasi un po’ dubbioso perché il compito mi sembrava impegnativo ma poi decisi di provare. All’epoca avevo 22 anni e già lavoravo da più di un anno come unico impiegato presso l’Ufficio Ragioneria del Comune di

Roncegno da dove passai poi, nel 1964, alla Cassa Rurale di Levico dove rimasi fino al giorno del pensionamento avvenuto nel 1994. Cronaca bianca, nera e rosa dunque, tutto quello che ti capitava. Sì, e purtroppo anche tanta cronaca nera in tutta la Valle. E quelli erano i servizi più tristi e difficili, ma bisognava farli. Per tanti anni ho dovuto recarmi sui luoghi degli incidenti, che spesso capitavano di notte, scattare le foto in bianco e nero, ritornare a casa per svilupparle il rollino, stamparle nella camera oscura con l’attrezzatura dell’epoca, il tank e l’ingranditore, e tante volte, non essendoci più treni e corriere a quell’ora ormai tarda per spedire il “fuori sacco”, dovevo portarle personalmente a Trento, spesso anche dopo la mezzanotte, alla tipografia del giornale all’epoca in via Rosmini, dove mi aspettavano per inserirle immediatamente nell’edizione che doveva uscire poche ore dopo. Altro che foto digitali con spedizione immediata con un semplice clic dal computer o dal telefonico, come avviene adesso! Una sola cosa vorrei ancora aggiungere a proposito di cronaca nera: se in tutti quei luoghi della Valsugana dove mi sono recato per luttuosi incidenti si accendesse nottetempo un cero, sembrerebbe di trovarsi davvero in mezzo ad un immenso cimitero”. Mario, e se non vado errato, oltre al quotidiano L’Adige, hai collaborato, collabori e fai attività giornalistica per altri testate. Vero? Sì, non sbagli direttore. In campo radiofonico fui uno dei primi collabora-


Il personaggio

Mario Pacher con Bruno Vespa

tori di Radio Dolomiti fondata a fine 1975 da Angelo De Tisi dove, con alcuni operatori e imitatori, avevo creato e messo in onda per diversi anni, delle rubriche comiche settimanali. Poi fu la volta, fino alla sua chiusura, con Radio Valsugana Stereo di Antonio Decarli di Levico. E sempre per informazione ho fatto anche tante riprese televisive con la mia telecamera per Tva, Tca, Europa Tv, Teleraund e, per almeno una decina d’anni, riprese e interviste per Telepace. Oggi, oltre che per L’Adige scrivo per Vita Trentina, Vivere Insieme, Strenna Trentina e curo pure le notizie del paese per il mensile decanale “Voci Amiche”. E ancora per qualche bollettino comunale come Novaledo e Levico Terme nonchè informatore con foto e pure qual-

che ripresa per Rai Tre su avvenimenti importanti che possono accadere in Valle. Soprattutto, però, e credimi direttore non è una “sviolinata”, mi piace e mi diverte scrivere per Valsugana News, uno dei miei giornali preferiti. Cosa ti attira ancora del grande universo della stampa in genere? Il mondo del giornalismo mi affascina. E’ una grande calamita. Stare in mezzo alla gente è sempre stato il mio desiderio e in più si ha anche modo di farsi apprezzare. Nella mia lunga carriera Ho sempre cercato di essere obiettivo nello scrivere esaltando possibilmente le cose buone e non rincorrere mai le notizie denigratorie. Ne è prova il fatto che in tutte quelle migliaia di articoli scritti in questi 60 anni, non ho mai avuto un

Nel 2015 con Pierangelo Giovanetti in occasione dei 56 anni di collaborazione

dispiacere, un attestato di antipatia o una querela. Da quando sono in pensione, dal 1994, riempio le mie giornate dedicandomi alla cronaca in Valsugana, che non manca mai. Non lo faccio di certo per denaro poiché molte testate non danno nessun compenso, mentre altre ti corrispondono poco più delle spese vive. Mi sta bene così perché molte cose nella vita si fanno solo e solamente per pura passione al di là della remunerazione. E ancora oggi il giornalismo di tutti i giorni veramente mi appassiona. Arriverà pur il momento di dover “tirare i remi in barca”, ma per ora mi sento ancora di poter continuare con la stessa energia che ni ha spinto a iniziare in quel lontano 1959.

Auguri Anna nna Gennari di Levico Terme, da circa tre anni ospite della locale Casa di Riposo, ha compiuto lo scorso 16 aprile il secolo di vita. E per questa lieta ricorrenza l’istituto ospitante ha organizzato una festa alla quale hanno partecipato i nipoti, pronipoti ed altri parenti assieme ad alcune autorità locali. Omaggi floreali al suo indirizzo sono venuti dall’Istituto per mezzo della sua vice presidente Anna Varner e dal commissario del comune di Levico Terme Marino Simoni. Nella sua piena lucidità mentale, Anna ci ha ricordato di essere nata il mercoledì Santo del 1919 e di essere stata battezzata il giorno di Pasqua. Settima di otto fratelli, rimase nubile e lavorò per tanti anni alle dipendenze di prestigiosi strutture alberghiere e fra queste il Grand Hotel della città di Levico Terme. Con Anna salgono a cinque le persone ultra centenarie attualmente ospitate presso la Casa di Riposo San Valentino di Levico Terme. (M.P.)

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Per un’occasione speciale anche le promozioni sono

Speciali...

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Buon anniversario Nadia

Beauty Line di Nadia Lira, festeggia 40 anni di attività l Centro estetico Beauty Line di Nadia Lira ha raggiunto il traguardo dei 40 anni e la titolare desidera ringraziare tutti coloro i quali, in questi anni, hanno saputo dare luce al suo impegno e alla sua professionalità compreso lo staff delle sue collaboratrici che, assecondando e coinvolgendosi nella sua passione per il benessere e la bellezza dei suoi clienti, hanno rappresentato un supporto formidabile all’iniziativa imprenditoriale di una giovane diciannovenne che quarant’anni fa, con l’aiuto dei genitori, si lanciò nell’avventura affascinante e travolgente di un Centro estetico.

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A Borgo Valsugana è divenuto un sicuro punto di riferimento di chi ricerca il benessere, siano casalinghe o manager, di tutte le età e di ogni estrazione sociale, ma anche uomini che hanno colto il messaggio di fondo che Nadia Lira ha profuso con la sua attività in quasi mezzo secolo in Valsugana, hanno capito, cioè, che migliorare la propria immagine e presentarsi meglio significa di fatto sentirsi meglio, niente a che fare con la civetteria, quanto piuttosto con lo

stare bene, aprendo le porte alla bellezza e attivando quel volano di energia che migliora un po’ tutti gli aspetti della vita, compreso le relazioni con gli altri. Il Centro estetico Beauty Line non ha nulla da invidiare ai centri benessere che si possono trovare nei grandi centri urbani ed è una felice sorpresa per turisti, provenienti magari da Milano o da Roma per passare un periodo di vacanza in Valsugana, trovare lo stesso livello di professionalità e attenzione, che si aspettavano di vedere solo nelle grandi città. La chiave del successo di Nadia Lira sta nel aver messo al primo posto la cura del cliente a tutto tondo, offrendogli sempre il meglio in fatto di tecnologia e di strumentazioni, scelte dopo attente indagini di mercato, ma soprattutto relazionandosi a livello umano, in modo empatico, con chi si affidava alle sue cure. Lo dimostrano chiaramente le tre generazioni di valsuganotti che si sono succedute in questi 40 anni, e le mamme di allora hanno portato le figlie e ora continuano a frequenta-

re il Centro Beauty Line assieme alle nipoti. E anche in Valsugana si è potuto imparare, grazie a Nadia Lira, che la bellezza e la cura di se, oltre che salute è anche cultura, come la cultura può tradursi in benessere. E infatti con l’inaugurazione e l’apertura, nel 2003 del Centro Benessere Sole e Hammam, la “nostra” Nadia ha saputo e voluto offrire alla sua clientela una nuova energica possibilità allo stare bene. Il Centro Sole e Hammam introduce, infatti, chi lo sperimenta in un rituale di rilassamento molto particolare che attinge a una sapienza molto antica e che varrebbe la pena di conoscere. Un’idea che Nadia portò a Borgo Valsugana dopo un viaggio in Oriente, dove le fu proposta l’esperienza dell’Hammam che la fece sentire così in armonia con il suo corpo, in uno stato di rilassamento senza più alcuna tensione, tanto da spingerla a documentarsi e studiare a fondo quel rituale per poterlo riproporre, con alcuni adattamenti allo stile di vita occidentale, ai suoi compaesani. Beauty Line e Sole e Hammam a Borgo Valsugana dicono, con i fatti, e con Nadia Lira da 40 anni che l’armonia tra il corpo e la mente formano un vero positivo binomio per la nostra serenità. (p.r.)

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Scuola e società di Veronica Gianelo

Il quarto anno all’estero l giorno d’oggi la facilità di spostamento permette di viaggiare molto di più rispetto al passato. Basta un click per prenotare in pochi secondi un last minute, fare le valige, e partire. Vantaggi, svantaggi, segnali di un mondo che, certamente, sta cambiando. Cambiamenti nei quali però, bisogna vedere il positivo e le opportunità che creano per i giovani. Una di queste è, senza dubbio, l’esperienza del quarto anno all’estero. Fino a qualche tempo fa, pensare che un giovane, non ancora maggiorenne, potesse allontanarsi da casa per un anno intero sembrava un’idea impossibile. Oggi questo progetto è una stimolante realtà. A raccontarci meglio di cosa si tratta sono Amalia, 19 anni di Levico e Federica, 18 anni di Carzano, entrambe provenienti dall’Istituto De Gasperi di Borgo Valsugana ed entrambe entusiaste di aver vissuto in

prima persona questa grande avventura. Ma che cos’è questo “quarto anno all’estero”? Come funziona? Amalia - Il quarto anno all’estero prevede la possibilità di frequentare il quarto anno delle superiori all’estero. Al rientro vengono poi programmati test di valutazione ed eventuale recupero. Per essere selezionati è necessario superare un colloquio linguistico e l’idoneità caratteriale, dopodiché iniziano le pratiche per la documentazione che richiedono parecchio tempo e poi bisogna aspettare che una famiglia scelga di ospitarti. Un percorso impegnativo! Lo rifaresti? Federica - Senza dubbio! Non sono mai stata convinta al 100% di voler frequentare un anno via. L’idea mi balenava spesso in testa, ma non sapevo se ero convinta di essere

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Federica

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Amalia

pronta a vivere un’esperienza del genere. Quando è venuto il momento di decidere ho chiesto consiglio a mia madre che mi ha detto: “Federica, è da circa 6 mesi che ci pensi e l’anno all’estero ne dura appena 10… Fossi in te, io mi butterei!” Hai mai avuto paura? Federica - Certo. Ho avuto paura nell’istante stesso in cui ho capito quello che stavo facendo, quando ho salutato per l’ultima volta i miei genitori, quando la sera tardi sono arrivata nella nuova famiglia irlandese e tutte le volte che qualcosa andava storto. Col passare del tempo però la paura è diventata sempre meno. Poi in un secondo era passato un anno e non avevo idea di come sarebbero state le cose una volta tornata. Avevo paura che non ci fosse più “il mio posto” nella vita che avevo prima. Ma l’anno all’estero per me era una sfida che dovevo portare fino alla fine. Rinunciare prima avrebbe voluto dire perdere la fiducia in me stessa. Amalia, tu hai vissuto un po’ quello che la maggior parte dei tuoi coetanei vedono nei film: la High School americana! Com’è andata? Amalia - Vilona è un paesino nello stato dell’Arkansas, è un po’ più piccola di Levico, ma lo spazio è molto più vasto, se mi affacciavo alla finestra vedevo prati e mucche. Ma lì le persone non camminano mai, prendono la macchina anche se si tratta di fare 50 metri, assurdo! La mia scuola era abbastanza piccola, di exchange students eravamo solo in due, quindi erano tutti molto curiosi e amichevoli, inoltre mi hanno


Scuola e società

affiancato una studentessa per accompagnarmi alle varie lezioni. La mattina mi alzavo alle sei e mezza e la mia host mom mi cucinava un sandwich con bacon e uova o altre colazioni americane e mi portava a scuola. C’erano lezioni anche nel pomeriggio, e poi uscivo con le amiche o andavo a pescare. In inverno poi avevo allenamento di nuoto con la squadra di Vilonia High School, mentre il lunedì sera andavo a messa. Vivere in una famiglia ospitante ti offre un’immersione totale nella cultura del Paese, eppure non è sempre facile, giusto Federica? Federica - No, ambientarsi è stato molto difficile, tanto che dopo Natale ho deciso di cambiare famiglia. Non posso dire che la prima famiglia non mi volesse bene, ma abita-

vano in un posto molto isolato a 25 minuti in macchina dalla scuola. Il padre era in America e così la madre gestiva i figli da sola. Con la seconda famiglia mi sono trovata benissimo! Mi hanno fatto sentire parte integrante del nucleo famigliare e Rose Ann (la mia host sister) mi ha trattato come una vera sorella. Ancora oggi sono in contatto con loro. Il rientro in Italia dopo un anno intero com’è stato? Amalia - Non è stato troppo difficile. Ho avuto un’estate per riambientarmi; a scuola invece è stato un po’ più complicato: il programma della quarta in Italia era molto diverso dalle classi che ho frequentato in America, quindi ho dovuto recuperare diverse materie. Comunque io non l’ho vista come una cosa molto negativa, ho scoperto nuovi metodi

di insegnamento che si concentrano più sull’aspetto pratico e non sulla teoria e soprattutto sul lavoro fatto in classe a gruppi piuttosto che quello fatto a casa individualmente. Federica - Concordo, in più non tutti i professori riescono a cogliere il valore di quest’esperienza. Cosa vi ha lasciato quest’esperienza? La consigliereste? Federica - Sicuramente mi ha lasciato una conoscenza maggiore dell’inglese, autonomia, crescita personale, l’arte di imparare ad arrangiarsi e di sapersi integrare in una società diversa. È un’esperienza unica, che lascia un segno indelebile. Amalia - Consiglierei quest’esperienza a chi è un po’ stufo della monotonia e vuole provare cose nuove. Superare le paure, da soli, rende più forti.

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Le cronache locali VALSUGANA

Arti marziali in Valsugana e arti marziali sono un’attività sportiva che forma individui forti e responsabili, dediti al miglioramento di sé, del proprio benessere, e a quello della comunità. Uno sport che sta mettendo radici ben salde sia in Trentino che in Valsugana. Tra le arti marziali praticate c’è anche quella vietnamita con l’Acsd Uomo Cielo Terra – Thin Khi Than impegnata a proporre corsi di Viet Tai Chi a Trento e Telve, e di Viet Vo Dao (arte marziale esterna) con un corso a Caldonazzo dedicato soprattutto ai bambini di età tra i 6 e i 13 anni. Diversi atleti della società sportiva partecipano anche a competizioni nazionali e internazionali, come l'istruttrice I Dang Anna Ballico che, in occasione dei mondiali nell’agosto del 2018 ad Hanoi, nel Vietnam, è tornata a casa con una medaglia d’oro, una d’argento, e una di bronzo, nelle tre specialità affrontate. Ma nei giorni scorsi, il 30 e 31 marzo, ha fatto ancora meglio. In occasione del campionato europeo di Espinho – Porto (Portogallo) si è messa al collo due medaglie d’oro e una d’argento nelle specialità individuali: è arrivata anche una seconda medaglia d’argento nella team-competition. In gara, in Portogallo, oltre agli atleti di casa anche italiani, francesi, tedeschi, danesi, polacchi, svizzeri, e una rappresentanza dal Marocco. Con lei anche l'allieva Melissa Dellai che si è distinta mettendosi al collo una medaglia d’oro e una di bronzo nelle specialità individuali. È arrivato anche un argento nel torneo di combattimento (Dau tu Do-kick-boxing). (M.D.)

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Sportivamente insieme l palazzetto dello sport di Borgo ha ospitato, nelle scorse settimane, la prima edizione di “Sportivamente Insieme”, manifestazione proposta dal comune unitamente a Gaia (Gruppo Aiuto Handicap) e diverse associazioni del paese. Numerosa l’adesione dei ragazzi del Gaia, provenienti direttamente dalle famiglie e dalle comunità Anffas della Valsugana di Trento e Rovereto, dalla Cooperativa CS4, presenti anche gli ospiti delle case di riposo di Roncegno, Strigno, Levico, e Pieve Tesino. Terminati i giochi, gli alpini di Borgo hanno accolto tutti con un buon pranzo a cui è seguito un pomeriggio allietato dalla fisarmonica di Pierino Debortolo. L’esperienza è stata vissuta positivamente tanto che è già stata fissata la data per la seconda edizione, prevista per sabato 18 aprile 2020. Per i ragazzi del Gaia è stato entusiasmante conoscere nuove persone e divertirsi insieme facendo dello sport. In collaborazione con l’associazione di genitori Athena, il Gaia è impegnato anche nel “Progetto Alessandra” con il quale si raccolgono fondi finalizzati a offrire alle famiglie con disabilità, dei servizi che l’ente pubblico non offre e che la famiglia indica. A sostegno di tale progetto il Gruppo Folk Glockenthurm effettuerà un concerto di beneficenza sabato 18 maggio 2019 alle 20.30 presso il Palalevico. Una settimana dopo, sabato 25, la compagnia teatrale “I tosati di Cesare” di Pieve Tesino presenterà lo spettacolo “Tempi Moderni” alle 20.30 presso il teatro di Spera. Anche in questo caso le offerte devolute andranno al fondo per il Progetto Alessandra. (M.D.)

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Le cronache locali PERGINE

Assemblea degli “Auser” lla presenza di una cinquantina di soci del 366 iscritti al 31 dicembre del 2018, si è tenuta a Pergine Valsugana presso l’auditorium delle scuole don Milani, l’assemblea degli iscritti alla locale associazione Auser. Il presidente Armando Pergher, dopo il saluto di benvenuto, ha elencato le numerose iniziative intraprese nel corso del 2018 in soccorso di tante persone in difficoltà, ad iniziare dagli accompagnamenti per visite mediche in ospedali, per fare la spesa, consegnare le medicine e tanto altro, per un percorso di complessivi quasi 12 mila chilometri. E per l’attività ricreativa ha ricordato gli incontri Un momento dei lavori con l’intervento “ballando con il cuore”, i momenti conviviali, l’apertura ogni saba- dell’architetto Giorgio Vergot to mattina di “Crea” il locale dell’usato, le gite, il carnevale, la festa della donna, i soggiorni al mare con 98 partecipanti, alle terme ad Ischia ed altro ancora. Poi i Matinèe musicali con gli allievi della scuola Camillo Moser, le domeniche al Parco Tre Castagni con ballo in compagnia del duo Umberto e Mirta presso la grande sala della comunità terapeutica “Maso san Pietro”, messa a disposizione dal direttore padre Beppino Taufer dei Padri Camilliani, le conferenze sulla sanità con il medico dott. Lino Beber. Si è quindi proceduto alla elezione di due componenti il direttivo con la nomina di Livio Angeli e Marianna Natale. Il segretario contabile Sergio Grisenti ha poi illustrato il bilancio chiuso al 31 dicembre 2018 che presenta un saldo negativo di 230 euro, mentre la presidente del collegio sindacale Maria Campestrin ha confermato la regolare tenuta delle scritture contabili. Per quanto riguarda l’adeguamento dello Statuto in conformità alle nuove norme, è stato proposto di rinviarlo ad una prossima assemblea straordinaria. Sono seguiti gli interventi da parte del vicesindaco di Pergine Daniela Casagrande che ha ringraziato questa associazione per l’aiuto alla persone sole o che si trovano in difficoltà. Parole di lode per l’attività che svolge sono venute anche dall’architetto Giorgio Vergot presidente di “Cooperazione Reciproca” in seno alla Cassa Rurale Alta Valsugana, dal medico dott. Lino Beber, dalla presiedente Auser Regionale Chiara Vegher. Un ringraziamento è stato poi rivolto a Elia Bernardi che guidò l’Associazione fino a maggio 2018 e alla sua vice Maria Sartori. (M.P.)

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COME ER AVAMO

LEVICO TERME: 1921 diamo In questa foto d’epoca ve Levico gli scolari di una classe di 1921. o Terme scattata nel lontan rete al Si trova appesa ad una pa lentiVa piano terra dell’APSP San ta no di Levico Terme ed è sta a un portata, probabilmente, da erm delle ospiti dell’Istituto pe a su glio ricordare gli anni della gioventù. (M.P.)

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Imprese di Massimo Dalledonne

L'impresa che compete e vince l progetto, ideato dall’Associazione H2o+ in collaborazione con il Consorzio BIM Brenta, quest’anno, dopo l’esperienza presso l’Istituto Comprensivo del Primiero, l’Istituto Marie Curie di Pergine e sede distaccata di Levico, ha coinvolto l’Istituto d’Istruzione Alcide Degasperi di Borgo. In tutto 78 i ragazzi coinvolti, quattro classi (due terze, altrettante quarte) che hanno dato vita a due incontri di quattro ore ciascuno. Nella sala rossa di palazzo Ceschi, nelle scorse settimane, la conclusione dell’iniziativa alla presenza dei due professori referenti Lucia Baldi e Orsola Dellamura, del vicepresidente del BIM Stefano Pecoraro e del vicepresidente H2o+ Marianna Moser L’obiettivo principale del progetto è avvicinare i giovani all’imprenditorialità, con attenzione alla sostenibilità, alla valorizzazione delle risorse derivanti dal loro territorio, cercando di formare giovani cittadini attivi e di fornire loro gli strumenti per orientarsi nella scelta difficile post diploma. Il percorso ha coinvolto un esperto imprenditore, Davide Ceccarelli CEO dell’azienda Technowrapp srl con sede a Fonzaso, e un rappresentante di un Istituto di Credito, Loris Baldi, per far si che la formazione sia il più concreta ma allo stesso tempo più accattivante e coinvolgente possibile per i ragazzi. Il progetto va quindi ad esaminare non solo come nasce un’impresa, ma come competere nel mercato una volta che l’impresa è stata avviata. “Abbiamo riflettuto, assieme agli studenti – sottolinea Davide Ceccarelli su come un’impresa può crescere, su come scegliere settore e mercati, abbiamo analizzato i principali errori nei

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quali si può incorrere, anche se si vuole avviare una piccola attività prendendo come esempio la pianificazione necessaria all’apertura di un bar. Ci siamo confrontati su come ci si prepara ad un colloquio di lavoro e quali soft skills le imprese cercheranno in futuro”. La formazione dei giovani è stata orientata alla creazione di un’impresa stimolante che trasformi le loro idee in azioni, lasciandosi trasportare dalla pianificazione, dall’innovazione e soprattutto dalla creatività e passione personale. “Il progetto vuole stimolare nei giovani delle scuole superiori del nostro territorio una riflessione sul tema dell’imprenditorialità. Diversi documenti condivisi anche a livello di Unione Europea – rimarco il vicepresidente del Bim Pecoraro - sottolineano l’importanza che prima di terminare il percorso scolastico tutti i giovani dovrebbero usufruire di almeno un’esperienza imprenditoriale concreta. L’imprenditorialità può essere erroneamente messa in relazione alle sole attività economiche e alla creazione d’impresa, ma è molto di più; è una competenza trasversale che

si applica a diverse fasi della vita: la crescita personale, la partecipazione attiva alla società e l’esperienza lavorativa, sia come dipendente che nello sviluppo di un’attività imprenditoriale. Progetti come questo favoriscono l’acquisizione di spunti e riflessioni che possano aiutare i ragazzi a costruire il loro futuro e ad affrontare al meglio le varie scelte e sfide che troveranno sulla loro strada sia durante il percorso scolastico che nella vita di tutti i giorni”. Lo scopo del progetto è quindi quello di insegnare ai ragazzi partecipanti quanto oggigiorno occuparsi della cultura dell’imprenditorialità sia utile non solo allo sviluppo delle capacità e delle competenze dell’individuo ai fini della creazione di una impresa, ma serva soprattutto a garantire più ampi margini di occupazione ai giovani. Molto interessanti le varie proposte dei ragazzi, idee innovative e soprattutto all’insegna del green, come catering a Km0 ma anche ristoranti con menù internazionali, commercializzazione di abiti ecologici o servizi di assistenza.


Medicina & salute di Rolando Zambelli Titolare Ottica Valsugana - Borgo

Corretto utilizzo delle lenti a contatto morbide e lenti a contatto (LaC), in base ai materiali con cui vengono prodotte, si possono suddividere in due categorie: lenti a contatto rigide gaspermeabili e lenti a contatto morbide. Le LaC morbide si dividono in due grandi famiglie a seconda dei materiali (polimeri) con cui vengono costruite, LaC in Idrogel e LaC in Silicone Idrogel. Si possono suddividere anche in base alla tipologia di porto: monouso o a ricambio frequente (settimanali, quindicinali, mensili, trimestrali, semestrali e annuali). È importante seguire le indicazioni che il contattologo in sede di applicazione spiega, il portatore deve attenersi a queste regole di igiene e manutenzione per ottenere ilmeglio dalle LaC usandole in modo efficace e sicuro. Metodologia per un utilizzo efficace e sicuro delle LaC morbide • Prima di applicare la LaC DEVI lavarti e asciugarti accuratamente le mani • NON usare l’acqua per pulire le LaC • Per le LaC a ricambio frequente, dopo ogni utilizzo, pulisci (strofinando la lente, con la soluzione unica consigliata dal contattologo, sul palmo della mano), disinfetta, risciacqua e conserva

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nella soluzione consigliata • Le LaC monouso (o giornaliera) dopo ogni utilizzo DEVONO essere gettate. • Richiudere sempre il flacone della soluzione conservante • Dopo ogni utilizzo il portalenti deve essere svuotato (non lasciare la soluzione e riutilizzarla), dev’essere pulito (NON con l’acqua, ma con la soluzione di manutenzione delle LaC) e poi asciugato. • Il contenitore DEVE essere sostituito una volta al mese • Utilizza le LaC per il tempo per cui sono indicate (una settimana, 15 giorni, un mese, . . . ) e per il tempo che il contattologo consiglia (es: solo qualche ora al giorno) • Applica le LaC prima di truccarti e rimuovile prima di struccarti • NON usare le LaC nel mare o in piscina (oppure indossa gli occhialini da nuoto e poi getta via le lenti) • NON dormire con le LaC, a meno che non siano lenti apposite • Le LaC e le soluzione di manutenzioni sono state scelte appositamente per te: non cambiare tipo senza aver

prima consultato il tuo applicatore. • In caso di fastidio, arrossamento o altri disturbi NON applicare le LaC, contatta immediatamente il tuo contattologo e/o rivolgiti al medico oculista. È importante che il portatore verifichi periodicamente con il contattologo che la soluzione di manutenzione e le lenti stesse continuino ad essere le più idonee, vanno quindi effettuate visite di controllo periodiche per evitare qualunque possibile complicanza. Fonti: SOPTI (Società Optometrica Italiana) Assottica

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Medicina & Salute di Laura Fratini *

Cosa vuol dire essere assertivi? Cos’è l’assertività? Sei Seipassi passiper persaper saperesporre esporrele leproprie proprieidee ideeed edessere essereassertivi assertivi

artirei col dire che è una caratteristica fondamentale della comunicazione. Essere assertivi significa saper esprimere se stessi e far valere il proprio punto di vista, esprimere i propri sentimenti, scegliere come comportarsi in un determinato momento/contesto, difendere i propri diritti, esprimere serenamente un’opinione di disaccordo quando lo si ritiene opportuno, portare avanti le proprie idee e convinzioni rispettando le idee ed i diritti degli altri. Spesso, le persone che non sanno dire di ‘’no’’ adottano quello stile comunicativo passivo e sottomesso che crea in loro frustrazione e mancanza di autostima. Conta molto anche il modo con il quale comunico, se adotterò uno stile aggressivo, il contenuto del mio messaggio può perdersi e rimane soltanto il modo con il quale l’ho espresso. Alcuni di noi hanno la tendenza innata ad essere assertivi, ma tutti possiamo imparare ad esserlo. Proviamo a vedere insieme quali sono i punti salienti per iniziare a comunicare cin gli altri in modo chiaro e deciso rispettando i confini del nostro interlocutore. 1. Inizia conoscendo quale tipo di stile comunicativo usi: sei un passivo e dici sempre di si? oppure sei aggressivo e vuoi sempre avere ragione, Sei rapido ad addossare colpe e giudizi? Ti sem-

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bra che le persone abbiano paura di parlarti? 2. Inizia ad utilizzare affermazioni nella prima persona singolare, ad esempio: dire ‘’tu hai sbagliato’’ è molto meno efficace di ‘’io non sono d’accordo’’. Così, puoi esprimere quello che pensi senza offendere la sensibilità altrui. 3. Imparare a dire di ‘’no’’ per qualcuno è lo scoglio più difficile. Quindi è importante essere decisi e diretti, dando spiegazioni brevi. Esercitatevi a dire: ‘’ no, non posso proprio farlo’’. Ad esempio: siete seduto in treno, e una persona vi dice che quello che occupate è il suo posto. Dopo aver controllato, puoi ripetere con decisione che ‘’no, sei sicuro che quello è il tuo posto e quindi non ti alzerai’’. 4. Ripeti prima quello che vuoi dire. Se hai difficoltà a dire quello che pensi o che vuoi, fai pratica di alcuni scenari in cui potresti imbatterti dicendo quello che vorresti dire a voce alta. Puoi esercitarti con un tuo amico o con un collega, oppure può diventare parte della terapia se ne stai facendo una. 5. Un punto essenziale è il monitoraggio delle proprie emozioni, la rabbia oppure l’ansia possono far si che tu metta in atto un comportamento che non è funzionale. Quindi, respira, aspetta e poi agisci sempre con calma e diplomazia.

6. Fai attenzione al tuo linguaggio del corpo. La comunicazione non è solo verbale e devi agire come se avessi fiducia in te stesso e in quello che stai dicendo anche se non è così. Tieni una postura eretta e fiera ma inclinati in avanti un poco, mantieni il contatto oculare per la maggior parte del tempo, mantieni un’espressione facciale neutra o positiva, non contorcere le mani e non gesticolare troppo. Puoi familiarizzarti con il tuo linguaggio del corpo davanti allo specchio o con un amico. Possiamo iniziare mettendo in pratica queste semplici indicazioni che potrebbero aiutarci a superare i primi scogli, dopodiché è consigliato un breve percorso terapeutico per approfondire i blocchi che non ci permettono di essere fluidi nella comunicazione e nell’espressione dei nostri bisogni. Vi lascio un consiglio di lettura che avvicinarsi ad una nuova visione delle relazioni. Lettura consigliata: Comunicazione assertiva. Come farsi rispettare in ogni occasione senza prevaricare (2016) di Alessandro Ferrari *dott.ssa Laura Fratini Psicologa - Psicoterapeuta Studio, Piazzale Europa n°7 - Trento Tel. 3392365808


Medicina & Salute di Waimer Perinelli

La fibrosi cistica si puo' sconfiggere E' una patologia terribile,invalidante. Colpisce i giovanissimi e condanna ad una morte precoce. Ma si può contenere e con la prevenzione e lo screening evitare. L' importante è la salute! Mai verità fu più desiderata. L'augurio è per tutti ma in molti vivono con il pensiero che si rinnova quotidianamente e fra loro le persone afflitte dalla fibrosi cistica, la malattia genetica più frequente in Italia e nel mondo. Colpisce un bambino ogni 2.500 nati , mentre una persona su 25 è portatrice sana. I sintomi sono difficoltà respiratorie e intestinali. Attenti a non attribuire ad ogni raffreddore o indigestione la presenza della patologia la cui diagnosi è oggi rapida e precisa grazie alla preparazione di molti medici. Ma solo 60 anni fa non era così. In Trentino un pioniere è stato il pediatra Paolo Pancheri, morto poco prima di Natale del 2017. “Un medico meraviglioso, ricorda Angela Trenti, da sempre in lotta con questa patologia. Negli anni Settanta il dottor Pancheri è andato a Verona dove s'iniziava ad affrontare scientificamente la fibrosi cistica. Un pediatra generoso, sempre pronto a visitare. Lo ricordo arri-

vare con la sua Fiat Cinquecento ci fosse il sole o la neve”. Angela è una dei circa settanta trentini afflitti da questa patologia con i suoi 48 anni è la seconda fra i più anziani. La fibrosi cistica porta generalmente alla morte prima dei quarant'anni. La patologia, sibillina e invalidante presenta sintomi che inizialmente possono essere confusi con bronchiti e gastriti. Non si può ancora curare ma ci si può convivere. “Il modo migliore per combatterla, dice Angela, è farmacologico, fino a 40 pillole al giorno, ma bisogna svolgere diligentemente la fisioterapia che comporta molto sport”. Lei, impiegata presso l'ospedale di Arco, si alza dal letto almeno due ore prima della partenza verso l'ufficio e in questo lasso di tempo, pratica molti esercizi fisici. Uguale attività compie al rientro a casa. “Non è certo una vita facile,dice, ma ringrazio il buon Dio di essere ancora viva”. Viva e ricca di speranza perchè gli studi sulla fibrosi cistica sono sempre più

avanzati. A Rovereto è presente il Centro di Supporto Fibrosi Cistica istituito presso il reparto di pediatria del Centro ospedaliero diretto dal dottor Ugo Pradal e in Trentino dal 1975 opera la Lega Italiana Fibrosi Cistica. Questa presenza ha portato il Trentino ad essere il primo ad avviare una prevenzione molto efficace. La brutta notizia è che la fibrosi cistica è patologia genetica cioè trasmessa dai genitori che possono essere portatori sani. Se entrambi sono portatori il nascituro avrà 25 probabilità su cento di essere colpito. La buona notizia è che proprio in Trentino grazie anche al dottor Pancheri si è avviato, primi in Italia, lo screening neonatale ovvero il prelievo di sangue, in genere dal tallone, del neonato ed avviare subito una terapia. Ma c'è di meglio. Lo screening può essere eseguito sui futuri genitori e saranno poi loro, se risultati positivi, a decidere cosa fare della propria vita e di quella del futuro figlio.

Asta benefica attere per raccogliere fondi da destinare alla ricerca per comb Il 4 maggio all'Hotel Trento si è svolta un'asta di opere d'arte Boerto Adalb , ni, Aldo Pancheri, Francesca Libardoni e Ivo Fruet la Fibrosi Cistica. Hanno donato le loro opere Pietro Verdi ello, Capp a, Matteo Boato, Silvio Cattani, Eena Fia Fozzer, Barbara rioli, Giorgio Conta, Giorgio Anderle, Shuhey Matsuyam elleti. Capp Niccolini, Paolo Tomio e Mauro Alessaandro Goio, Rudolf Haas, Cassia Raad, Valentina

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Medicina & Salute

La fibrosi cistica Si stima che ogni 2.500-3.000 dei bambini nati in Italia, 1 è affetto da fibrosi cistica (200 nuovi casi all’anno). La malattia colpisce indifferentemente maschi e femmine. Oggi quasi 6.000 bambini, adolescenti e adulti affetti da FC vengono curati nei Centri Specializzati in Italia. Per merito dei continui progressi terapeutici ed assistenziali il 20% della popolazione FC in Italia, oggi, supera i 36 anni. a fibrosi cistica è la malattia genetica grave più diffusa. Danneggia progressivamente l’apparato respiratorio e quello digerente. Cronica e degenerativa, è una malattia multiorgano che colpisce indifferentemente maschi e femmine. Ha come effetto principale il progressivo deterioramento della funzionalità polmonare e pregiudica seriamente la qualità della vita di chi ne è affetto, costringendo i pazienti a cure costanti e per tutta la vita. Si può manifestare in modi e tempi diversi da paziente a paziente.

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Una diagnosi precoce permette di intraprendere, il prima possibile, tutti i trattamenti terapeutici in grado di prevenire le complicanze della malattia e si associa a una prognosi più favorevole. Dipende dal malfunzionamento o dall’assenza della proteina CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), che determina la produzione di muco eccessivamente denso, che chiude i bronchi e porta a infezioni respiratorie ripetute, ostruisce il pancreas e impedisce che gli enzimi pancreatici raggiungano l’intestino, di conseguenza i cibi non possono essere digeriti e assimilati. INCIDENZA DELLA FIBROSI CISTICA La fibrosi cistica viene trasmessa da entrambi i genitori proprio come si trasmette il colore degli occhi o dei capelli. Il

bambino che eredita due copie mutate del gene CFTR, una da ciascun genitore, nasce affetto da FC. I genitori che hanno solamente una copia alterata del gene CFTR sono portatori sani e non evidenziano alcun sintomo della malattia. La frequenza dei portatori sani del gene CFTR mutato, in Italia e nel mondo occidentale, è di circa 1 ogni 25/26 persone. Quando due genitori portatori sani hanno un figlio, esiste 1 probabilità su 4 che il bambino nasca con FC. ESISTE UNA CURA PER LA FC? La terapia di questa malattia ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo. Infatti, accanto ad una terapia dei sintomi adesso si comincia a disporre di terapie personalizzate che curano il difetto di base in alcune forme geniche di FC e si spera che, entro alcuni anni, tutte le mutazioni genetiche saranno curabili.


Medicina & Salute

Per pazienti affetti da insufficienza respiratoria in stadio terminale, il trapianto di polmone è diventato il trattamento standard, con un costante aumento del numero delle procedure ogni anno. Purtroppo

tale richiesta non riesce ad essere soddisfatta completamente e la conseguenza più immediata è un tasso di mortalità in lista di attesa del 10% circa in Italia. I fattori limitanti sono la scarsità di donatori in

termini assoluti e la bassa percentuale di donatori che hanno polmoni che raggiungono i criteri di trapiantabilità, circa il 15-20% (Fonte dati: Report 2017 Centro Nazionale Trapianti).

FIBROSI CISTICA ONLUS per la Un ringraziamento particolare alla LA LEGA ITALIANA gentile concessione del testo. ciazione di pazienti nata più di 40 La Lega Italiana Fibrosi Cistica onlus - LIFC è l’Asso che, uniti, si sentivano più forti e anni fa, grazie alla forza di volontà di gruppi di genitori e paciazione, che ascolta e dà voce alle esigenze di famiglie meno soli. Questo, ancora oggi, è il motore che guida l’Asso fibrosi cili, i diritti e la qualità di vita di ogni persona colpita da zienti per migliorare le cure disponibili, le opportunità socia rsi di perco e nte pazie al ne inoltre programmi di ricerca orientata stica, la malattia genetica grave più diffusa. LIFC sostie cura innovativi. Contatti: Lega Italiana Fibrosi Cistica onlus www.fibrosicistica.it - Tel. 06 44254836

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Medicina & Salute di Erica Zanghellini *

Se il figlio sta male i genitori soffrono

e i bambini si ritrovano ad avere paura di tutto quello che comporta essere ammalati: visite, medici, strumenti diagnostici o la somministrazioni dei farmaci, i genitori si ritrovano nello stomaco una devastante sofferenza, voragini di terrore per il proprio piccolo e per quello che sarà. Bisogna dimostrarsi forti davanti a loro, bisogna dimostrarsi sicuri e sostenerli a fronteggiare tutto, ma dentro si “muore”, manca l’aria, non si può scappare, gridare o piangere o almeno ci si tenta. La diagnosi di una patologia porta con se a prescindere, un impatto notevole sulle persone e sulle relative famiglie, ma se si parla di neonati o bambini le cose si complicano ulteriormente. Le dinamiche familiari sono caratterizzate da una fisiologica dipendenza e la malattia cronica cambia tutto. I ruoli genitoriali, le funzioni familiari e in generale tutti gli aspetti del nucleo si modificano. La cronicità di una patologia pediatrica impone un adattamento dura-

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turo, ma non stabile nel tempo, in quanto l’imprevedibilità nella manifestazione della malattia è una cosa con cui purtroppo bisogna fare i conti. La responsabilità di cura e della gestione a livello domestico, sono importanti incombenze. Anche la coppia di per sé è messa a dura prova: lo stress, la frustrazione, idee diverse, possono mettere in crisi le competenze genitoriali fino a mettere in discussione l’essere una coppia. È importante darsi tempo, farsi aiutare con del sostegno se necessario, bisogna attivare e ricercare risorse, interne ed esterne a noi, funzionali al fronteggiamento resiliente di questo evento così delicato e critico. Essere un corollario, essere presente sempre, vedere il proprio figlio piangere, dimenarsi e non poter fare niente. Sapere che è per il suo bene, ma l’istinto ti direbbe di portarlo lontano, sono situazioni che possono diventar parte della propria quotidianità. Così come fare i migliori fioretti o pre-

ghiere, appellarsi a qualsiasi cosa, chiedere di essere sostituiti a lui. Per non parlare di tutti i sensi di colpa che si possano instaurare. Il sentirsi difettosi, soprattutto le madri per non essere riuscite a generare un figlio sano, sono fasi che possono riproporsi ciclicamente e che sono difficili da gestire. Ci si può ritrovare, sbagliando, a sostituirsi in tutto e per tutto al proprio figlio, non facendogli sperimentare anche le cose belle della vita per paura che possa succedergli qualcosa di grave. Oppure per paradosso creare una distanza difensiva, proprio perché siamo in tremenda difficoltà a gestire la situazione. Sono tante le sfumature che si possono riscontrare in queste situazioni e tutte meritano attenzione e cura. Sembra semplice da fuori, ma proprio non lo è, in alcuni casi non si sa nemmeno giudicare più che cosa sia “normale”. Quante rimuginazioni possono esserci


Medicina & Salute

la sera prima di dormire e/o recriminazioni per non aver capito i segni della malattia, per aver sottovalutato o per aver approfondito “con ritardo” quei sintomi. E sempre facile a posteriori dare un significato diverso alle cose, ma non si tiene in considerazione che qualsiasi genitore cerca di fare il meglio per il proprio figlio e che al tempo quelle decisioni erano dettate dal buon senso. Capite bene che sarà una cosa impegnativa e difficilissima affrontare una malattia cronica pediatrica. Per paradosso possiamo crollare in un periodo “buono” e forse perché proprio positivo possiamo permetterci di “crollare” e quindi far emergere prepotentemente tutta la nostra fragilità. Questo spesso è disorientante ma, frequentemente è

così. Non è semplice essere sempre in prima fila. Bisognerebbe mettere in conto, anche il prendersi cura di sé (quando è possibile), inevitabilmente ci saranno i momenti duri, di sconforto e tutto girerà attorno al bambino, ma per caricare un po’ le batterie, qualche volta pensate anche a voi, perché sono se ci prenderemo cura di noi, potremo poi prenderci cura dei piccoli eroi. Bastano piccoli gesti, ma che permettono un attimo di riacquistare un pochino di energia.

*Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675

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Altroconsumo risponde Alice Rovati

Le domande dei Lettori Avevo prenotato un viaggio in Grecia ma pochi giorni prima della partenza c'era stata una scossa di terremoto. Alla richiesta di annullamento e rimborso del viaggio, l'agenzia rispondeva che non avrebbe rimborsato i costi. Poteva farlo?

a nuova disciplina in vigore dal 1° luglio 2018 ha rafforzato le tutele per chi compra un pacchetto di viaggio e non può o non vuole partire. Il viaggiatore ha diritto di annullare il viaggio prima della partenza e, quindi, al rimborso integrale di quanto pagato, se nel luogo di destinazione, o nelle sue immediate vicinanze, si sono verificate circostanze straordinarie (disastri naturali, guerre o altre situazioni gravi come attacchi terroristici) che hanno un'incidenza sostanziale sul pacchetto. I requisiti essenziali sono che le circostanze straordinarie siano localizzate e debbano incidere sostanzialmente nella meta del viaggio o nel tour. Solo allora il cliente ha diritto di non partire e di vedersi restituire interamente il prezzo. Per esempio, per gli attentati terroristici a Parigi, si discusse del fatto che la Francia fosse sconsigliata come meta, visto che il fenomeno era circoscritto alla capitale. L'annullamento

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del viaggio in Provenza quindi non ci stava. Nel caso della scossa di terremoto, è ragionevole chiedere l'annullamento solo nel caso in cui la destinazione del viaggio prenotato fosse quella ove si è verificato l'evento straordinario o nelle immediate circostanze. Per il terremoto di Kos del 21 luglio 2017 avrebbe dovuto sicuramente essere rimborsato il pacchetto viaggio prenotato per quel periodo su quell'isola greca. Bisogna usare il buon senso e la prassi: prendere i warning dei foreigh office, fare una verifica sui servizi in loco e un controllo oggettivo con le informazioni pubbliche (del Ministero degli Esteri o della Protezione civile). Solo se la situazione è gestibile il viaggiatore deve partire, altrimenti il tour operator deve rimborsare. Per completezza sulle circostanze che consentono di non partire (senza perdere il prezzo pagato per il viaggio), si rammenta che in base alla nuova normativa, il viaggiatore può annulla-

re il viaggio anche in caso di rincaro del pacchetto superiore all'8% prima della partenza . L'altra novità è che chi si trova nella condizione di non poter partire per qualsiasi motivo può trasferire il pacchetto ad un'altra persona purchè lo faccia entro sette giorni lavorativi dalla data di partenza (e non più quattro giorni). Infine, nel caso il viaggiatore annulli il viaggio prima della partenza, la normativa mette un limite anche alle spese di risoluzione del contratto che dovranno essere “adeguate e giustificabili”. Infatti, il contratto stesso può specificare spese di risoluzione standard ragionevoli, calcolate in base a quanto tempo prima dell'inizio del pacchetto si chiede l'annullamento.

Rubrica a cura di Altroconsumo. Rappresentante per la Provincia di Trento: ALICE ROVATI (rappresentantetrento@altroconsumo.it)


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In collaborazione con TERRE DEL LAGORAI di Maurizio Cristini

La vendemmia a vendemmia va fatta quando l'uva contiene la maggior quantità di zuccheri. Esigenze tecniche possono variarne l'epoca: per uve bianche destinate a spumantizzazione la si anticipa (maggiore acidità dei succhi) mentre per avere grandi vini rossi la si ritarda, ottenendo vini più alcoolici, tannici, meno aciduli e poco vivaci. E' importante tutelare la qualità delle uve raccolte, ponendole in cesti forellati e portandole a spremitura immediata, evitando lo schiacciamento dei grappoli e l'inizio di fermentazioni prima della pigiatura. E' sconsigliato vendemmiare nel primo mattino (ore di rugiada) o in giornate piovose, per non avere mosti diluiti per eccessiva presenza di acqua. I principali componenti di un grappolo d'uva sono il graspo e gli acini (composti di buccia, polpa, semi o vinaccioli). Le uve si ridurranno in mosto tramite pigia/deraspatura (vinificazione in bianco) o pigiatura (vinificazione in rosso). La pigia/deraspatura si esegue usualmente su uve bianche in apposite presse pneumatiche nelle quali i grappoli interi vengono sottoposti a una soffice pressione pneumatica facendone uscire il succo che viene separato da graspi, bucce, vinaccioli e

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inviato poi a fermentare. Sulle uve rosse per avere vini rossi, si eliminano solo i graspi ricchi di acqua e tannini e si schiacciano gli acini inviando tutto il pigiato alla fermentazione. Per avere vini bianchi o rosati da uve rosse, sarà necessario lasciare le bucce degli acini (nelle quali sono contenute le sostanze coloranti) a contatto coi mosti spremuti per un tempo il più possibilmente breve (per avere vini bianchi) o un poco più lungo (per avere vini rosati). Le sostanze coloranti si distinguono in flavonoidi, leucoantociani e antociani, presenti nella buccia di tutte le uve e anche in piccola percentuale nella loro polpa. La polpa è ricca d'acqua, zuccheri (glucosio/fruttosio), acidi organici, sali minerali di vario tipo. La fermentazione trasforma gli zuccheri presenti nel mosto in alcool etilico (etanolo): ne sono responsabili microorganismi (lieviti) presenti sulle bucce degli acini e da queste passate nei mosti durante la pigiatura o aggiunti ai mosti. La fermentazione dura da 5 a 8 giorni nei vini bianchi e 20 gg. o più nei rossi: è una reazione nella quale gli zuccheri si trasformano in etanolo liberando anidride carbonica nell'atmosfera e aumentando la temperatura del mosto, che andrà accuratamente

controllata (ca. 20°C) per evitarne l'innalzamento con conseguenti variazioni di colore e profumi nel vino. Al termine della fermentazione si travasa il vino per separarlo dalle fecce (bucce, fondi, ecc.) e lasciarlo riposare e chiarificare ulteriormente per gravità. In questa fase avviene, ad opera di batteri, anche la cosiddetta fermentazione malo-lattica del vino che diviene meno acido e termina di solito dopo 3 ÷ 7 mesi dalla fase di vinificazione primaria: se è ricercata nei vini rossi (per renderli più morbidi) lo è meno per i bianchi (preferiti aciduli). Di seguito il vino si chiarifica con bentonite e anidride solforosa (la sua presenza nei vini deve essere indicata in etichetta col termine “Contiene solfiti”) e si imbottiglia. Molti vini rossi (ma anche bianchi) prima dell'imbottigliamento vengono conservati in botticelle di rovere di ca. 230 litri di capacità (barriques) i cui legni conferiscono particolari aromi speziati al vino. A questo punto si potrà dire che il vino è fatto, ma sarà solo nell'affinamento in bottiglia che il vino acquisirà un carattere più complesso di aromi legato all'ambiente (povero di ossigeno) della bottiglia chiusa, che porterà nel tempo alla formazione di composti odorosi, nell'insieme definiti bouquet: un vino giovane avrà un profumo ma non un bouquet.

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Le cronache locali BORGO VALSUGANA

Un ricordo per Bruno i ha lasciati all’età di 74 anni, Bruno Rizzon persona molto nota e benvoluta da tutti. Nella sua Borgo infatti ha dedicato gran parte della sua vita in seno alle varie associazioni di volontariato, in particolare all’interno del locale Gruppo Alpini. E non solo ma fece parte anche del Soccorso Alpino, della Banda musicale e pure del corpo Volontario dei Vigili del Fuoco. Nel giorno dei suoi funerali svoltisi nella arcipretale di Borgo Valsugana davanti all’intero “suo” Gruppo Alpini di Borgo con il capogruppo generale Fabio Casetti, rappresentanti di almeno una decina di altri gruppi della Valsugana e da Trento, il rappresentante Alpini per la Valsugana e Tesino Riccardo Molinari e gran folla di fedeli, Bruno Rizzon è stato ricordato con parole di viva riconoscenza da parte del celebrante don Renato, dal nipote Cris e dall’ex capogruppo ANA di Borgo Marino Cipriani: “Bruno, la tua persona s’impone al nostro ricordo per l’affetto e l’amicizia che ci hai dato, la tua innata modestia, la tua disponibilità. Sei stato tra i più attivi come falegname nella costruzione della “Casa degli Alpini” in val di Sella, della Chiesetta dedicata a Santa Zita e del Monumento dedicato alla pace sull’altopiano di Vezzena. Per questo noi Alpini ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto per noi, per tutta la comunità di Borgo e non solo. Ti ricorderemo sempre con riconoscenza ed affetto. Ci uniamo al dolore della moglie Renata, dei figli, dei parenti e di tutti quelli che ti hanno voluto bene. Il ricordo da parte di Marino Cipriani si è concluso con la lettura della preghiera dell’Alpino. (M.P.)

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CALCERANICA AL LAGO

Festa dell’anziano i è tenuta recentemente a Calceranica al Lago la Festa dell’Anziano, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con la locale Associazione Pensionati e Anziani. Un incontro allegro che ogni anno viene organizzato per festeggiare le persone del paese che raggiungo gli 80 anni di vita. Quest’anno è toccato ai nati della classe 1939 e la festa è iniziata con la partecipazione ad una Messa nella parrocchiale celebrata dal parroco don Emilio Menegol, solennizzata dai canti della Corale Polifonica diretta dal maestro Gianni Martinelli. I festeggiati accanto agli altri ultraottantenni del paese, più di sessanta in tutti, hanno poi raggiunto un noto ristorante sulle rive del lago ottantenni presenti alla festa con ai lati la presidente per un momento conviviale d’assieme. Qui, dopo le pa- Neo Gilia Fontana ed il vicesindaco Cinzia Tartarotti role di benvenuto della presiedente Gilia Fontana, si è proceduto alla premiazione dei neo ottantenni donando loro un quadretto in ceramica dipinto a mano dall’artista Wanda Moschen di Levico Terme. Questi i nati nel 1939 del paese: Arcangelo Cuccovillo, Marco Decarli, Leopoldina Gremes, Norma Gremes, Guido Leonelli, Marco Martinelli, Maria Silvia Martinelli, Maria Stradella, Giovanni Zanetti. Non tutti però hanno potuto essere presenti alla loro festa che comunque sono stati ricordati dalla presidente e che potranno ritirare l’omaggio presso la sede del Gruppo. Il primo cittadino Cristian Uez e il suo vice nonchè assessore Cinzia Tartarotti, hanno lodato il direttivo di questa attiva associazione per l’intensa attività che svolge in favore delle persone non più giovani del paese e di altri iscritti provenienti dai centri vicini. (M.P.)

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CENTRO SERVIZI CONTABILI sas Dottore Commercialista Revisore Contabile

ELABORAZIONE CONTABILE DEI DATI ED ALTRI SERVIZI INTEGRATI ALLA IMPRESE La dott.ssa SERENA MARIN è iscritta all'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili per la circoscrizione di Trento e Rovereto nonchè Albo dei Revisori contabili. Componente di Collegi Sindacali e Presidente di Comitati di Controllo, ha collaborato, in qualità di assistente, alla cattedra di Diritto Tributario presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trento. Ha svolto attività d'insegnamento per la Scuola Superiore dell’economia e della Finanze “Ezio Vanoni”.

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Nuovi obblighi per le imprese in bilancio di Serena Marin

La disciplina delle erogazioni pubbliche a Legge n. 124/2017, meglio nota quale “Legge annuale per il mercato e la concorrenza”, entrata in vigore lo scorso 29 agosto 2017 con l’obiettivo di migliorare la trasparenza nell’ambito delle relazioni intercorrenti tra soggetti pubblici e terzi, è stata oggetto di recenti ed importanti modifiche intervenute con il cd. “Decreto Crescita”. Nello specifico, su associazioni, fondazioni e ONLUS, imprese e cooperative sociali, graverà l’obbligo di fornire corretta indicazione di sovvenzioni, sussidi, vantaggi, contributi o aiuti, in denaro o in natura, non aventi carattere generale e privi di natura corrispettiva, retributiva o risarcitoria, ricevuti da pubbliche amministrazioni, società pubbliche e soggetti ad esse assimilati a partire dall'anno 2018. Tale obbligo non sussiste ove gli importi incassati nel corso dell’anno 2018 da un medesimo soggetto erogante siano cumulativamente inferiori ad Euro

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10. 000. Il mancato assolvimento dell'obbligo di fornire la pubblicità dei succitati rapporti comporta l’applicazione di una sanzione restitutoria. Innumerevoli criticità sono sorte con riguardo al contenuto letterale della norma, la quale, oggi, non solo non fornisce una definizione precisa del concetto di vantaggio economico, ma addirittura individua quali destinatari del provvedimento anche coloro che svolgono attività d’impresa. Nel terzo periodo del co. 125 dell’art. 1 della Legge 124/2017 vengono infatti menzionate genericamente tutte le imprese, quindi sia pubbliche che private, che contestualmente:- abbiano ricevuto vantaggi economici da amministrazioni pubbliche od enti a queste equiparati; e - tali vantaggi economici abbiano un valore complessivo almeno pari ad Euro 10. 000. Per comprendere che cosa si intenda con la locuzione “vantaggio”, ci si deve dunque riferire alla prassi ed alla

dottrina: il Ministero del Lavoro, con circolare nr. 2/2019, ha infatti inizialmente ritenuto di comprendere in tale concetto tutti i corrispettivi di prestazioni di servizi/cessioni di beni intervenuti nei confronti della Pubblica Amministrazione, nonché la concessione, da parte di queste ultime, di risorse non finanziarie, ma strumentali (ad esempio derivanti da rapporti di comodato di un bene mobile od immobile). Sul punto sono quindi intervenuti Assonime ed il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, i quali, con proprie circolari, hanno tentato di colmare i vuoti operati dal legislatore nazionale e dallo stesso recepiti soltanto in data 23 aprile, in seconda deliberazione del Consiglio dei Ministri. Con particolare riferimento alle operazioni oggetto di verifica, ovvero sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque vantaggi economici di qualunque genere, si ritiene pertanto deb-


Nuovi obblighi per le imprese in bilancio

bano escludersi tutte le operazioni svolte dalle imprese nell’ambito della propria attività, in presenza di rapporti sinallagmatici gestiti secondo le regole del mercato. Ciò in ragione del semplice fatto che, se altrimenti così non fosse, un operatore privato che svolge la propria attività tipica anche a favore del settore pubblico, sarebbe costretto a fornire nella propria nota integrativa, qualora ad esempio operasse con la forma giuridica della società a responsabilità limitata, il dettaglio analitico di tutti i ricavi derivanti dalla fornitura di beni, o prestazione di servizi, resi nei confronti di tali pubblici soggetti. Analogamente, non rientrano nella disciplina tutte le misure agevolative, anche di natura fiscale, rivolte alla generalità delle imprese, in quanto considerate semplici vantaggi non indirizzati ad una specifica realtà aziendale. Quali sono dunque le imprese private coinvolte in tali obbligazioni? Nel silenzio della norma, si ritiene in primis che debbano essere assoggettate a tale disciplina tutte le società tenute alla pubblicazione del proprio bilancio presso il Registro delle Imprese: ciò perché è in tale documento, ovvero nella Nota Integrativa, che bisogna fornire specifica delle informazioni richieste. Si ritiene poi doversi includere nel novero delle disposizioni anche le cd. microimprese e tutti quei soggetti, imprenditori individuali e società di persone che, pur essendo esonerati dalla pubblicazione della nota integrativa, dovranno comunque assolvere all’obbligo informativo mediante pubblicazione di tali informazioni entro il 30 giugno di ogni anno sui propri siti internet, secondo modalità liberamente accessibili al pubblico o, in mancanza di questi ultimi, sui portali digitali delle associazioni di categoria di apparte-

nenza. Un’interpretazione letterale parrebbe includere anche i soggetti in regime di contabilità semplificata o in regime forfetario e/o dei minimi. Appare pertanto opportuno indicare in apposita tabella, sia essa pubblicata in nota integrativa ovvero in altre fonti, e con riferimento al singolo rapporto oggetto di informativa, dettaglio dei seguenti elementi: a) dati identificativi del soggetto che ha erogato il contributo; b) dati identificativi del soggetto che ha ricevuto il contributo; c) data di incasso del contributo; d) importo del contributo ricevuto; e) breve descrizione del contributo ricevuto. f ) procedendo altresì alla quantificazione dei vantaggi economici ottenuti nel corso del 2018. g) i dati di cui sopra saranno oggetto di verifica, per le società sottoposte al controllo legale dei conti, da parte dei revisori contabili, nonché dal collegio sindacale o dal sindaco unico. Come sopra anticipato, il mancato rispetto delle previsioni di cui alla Legge n. 124/2017 veniva inizialmente sanzionato con l’integrale restituzione delle somme ai soggetti eroganti entro tre mesi dalla data del compimento della violazione, da identificarsi, per le società di capitali, con la data di deposito del bilancio, mentre per tutte le altre società, con il termine del 30 giugno. Tuttavia, in seconda deliberazione il Consiglio dei Ministri ha deciso di mitigare tali severe disposizioni, introducendo una morato-

ria in fase di prima applicazione della norma ed una sanzione proporzionale ai vantaggi economici ricevuti. In sostanza, con le nuove modifiche apportate, l’inosservanza degli obblighi di pubblicazione in capo ad imprese ed enti non commerciali, comporta, con decorrenza 1 gennaio 2020, l’applicazione di una sanzione pari all’1% degli importi ricevuti, con una soglia minima di Euro 2. 000. Solo in caso di inerzia da parte dei soggetti interessati, che comporti quindi il perdurare dell’inosservanza degli obblighi pubblicitari, nonché il mancato pagamento della sanzione entro il termine indicato dal provvedimento di irrogazione, scatterà l’obbligo di restituzione integrale delle somme percepite nel termine di tre mesi. In considerazione dei pesanti effetti di cui sopra, per le imprese, chiamate ad onorare anche tali nuovi obblighi, si rende quanto mai necessario valutare con il massimo scrupolo e diligenza tutti i rapporti intrattenuti nel corso del 2018 con la Pubblica Amministrazione e tutti gli Enti ad essa assimilati. Vi sono tre cose che non possiamo mai sperare di raggiungere con il ragionamento: la certezza assoluta, l’esattezza assoluta, l’universalità assoluta. (Charles Sanders Peirce)

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In collaborazione con Pet Soap - Borgo Valsugana

«L’arte della tolettatura» e il cane è l’amico dell’uomo, questo a sua volta lo corrisponde nel lavarlo con acqua e shampo adeguati, cioè di qualità e che rispettino il pH cutaneo, con una frequenza misurata in base allo “stile di vita” dell’amico a 4 zampe, ma non solo. Se, per esempio, vive all’aperto, lo si laverà meno di frequente di un cane d’appartamento che magari sale sui letti. Un cane a pelo corto potrebbe stare senza fare il bagno e senza essere spazzolato per più tempo rispetto a cani con pelo a crescita continua che devono essere lavati con più frequenza. Attenzione però a usare prodotti cosmetici adatti al tipo di mantello e/o al tipo di pelle (normale, secca, grassa), che siano poco aggressivi, possano essere utilizzati di frequente e contengano sostanze reidratanti e ricostituenti il film di protezione superficiale del pelo

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e della cute, così da ristabilire l’integrità cutanea riducendone l’invecchiamento. Il cucciolo può essere lavato subito, a 3 o 4 mesi di età, appena finito il ciclo vaccinale, abituandolo così a essere maneggiato, e asciugato con il phon. Difficile è lavare un cane adulto, magari di grossa taglia, che ha paura o che diffida di quello che gli fate perché non è stato abituato da piccolo. I professionisti della tolettatura propongono il lavaggio come un gioco divertente, ma è importante che lo si abitui fin da cucciolo. Con il lavaggio, oltre a eliminare peli morti, e migliorare la qualità e l’aspetto del pelo, si facilita il contatto e la manipolazione, migliorando il rapporto uomo/animale, ma anche si evidenziano possibili lesioni cutanee, o la presenza di pulci o altri parassiti. Così anche spazzolare il cane con uno strumento

idoneo, oltre all’effetto districante, e l’eliminazione dei peli morti, si aumenta la circolazione sanguigna alla base del pelo, ventilando la cute ed eliminando polvere e sporcizia. Un cane a pelo lungo andrebbe tolettato almeno una volta al mese, magari anche accorciardo un po’ il pelo per essere più facilmente gestibile in casa. Un maltese, per esempio, o un barboncino tolettato ogni 6 mesi o peggio una volta all’anno, non è facile da tosare e una “rasatura a pelle” imposta dalla trascuratezza del manto porta a inevitabili irritazioni della pelle. L’intervento professionale, sempre auspicabile, diviene altamente consigliato in presenza di problemi dermatologici. In base a diagnosi corretta, tali soggetti potranno essere sottoposti a cicli di lavaggio con shampo e medicati con principi attivi ad azione mirata.

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Le cronache locali MARTER

Un teatro di colombe bianche olombe bianche ad attendere gli spettatori invitati alla presentazione di “Ho trovato… un diario”, uno spettacolo ideato e realizzato da alunni e insegnanti della scuola primaria di Marter, con la regia di Lorena Guerzoni. Un copione che ripropone pagine del diario della maestra Filomena Boccher, nata a Roncegno e insegnante a Vattaro, profuga a Mitterndorf durante la prima guerra mondiale. A scuola, attraverso la lettura delle pagine del diario, gli alunni si sono avvicinati a un periodo storico lontano, caratterizzato dalla guerra con tutto ciò che essa porta. L’attenzione dei ragazzi si è focalizzata su cosa può significare l’abbandono delle proprie dimore e la condizione di essere profugo. Hanno espresso le loro emozioni attraverso poesie, disegni e parole in libertà che sono stati raccolti nei video proiettati durante la rappresentazione. Nell’introduzione sul palco dicono: «Poichè la storia della maestra è un po’ triste abbiamo pensato di inserire qualcosa che metta allegria e felicità come canti e balli. Abbiamo realizzato un copione che è quasi tutta farina del nostro sacco». Una rappresentazione che ha fatto riflettere e commuovere i presenti presso il teatro parrocchiale di Marter, sebbene narrata con la leggerezza e semplicità propria dei bambini. E le colombe bianche? Un augurio di pace da portare con sé. (M.D.)

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BORGO

Filomena Passarella alla Pro Logo Borgo nna Filomena Passarella è il nuovo presidente della Pro Loco di Borgo. È stata eletta in occasione dell’assemblea ordinaria dei soci che ha provveduto anche alla nomina del nuovo cda, in carica fino al 2023. Un direttivo con molti volti nuovi. Oltre al presidente ne fanno parte anche il riconfermato Denis Pasqualin (vicepresidente e attuale presidente dell’Apt Valsugana e Lagorai), Olivia Marta che ricoprirà il ruolo di tesoriere, Giovanni Brasiello, Patrizio Andreatta, Francesco Dandrea, e Gino Cantore. Segretario della Pro Loco, a titolo gratuito, è stato individuato Giacomo Nicoletti. In occasione dell’assemblea un sentito ringraziamento è stato rivolto alla presidente uscente Katia Minotto, che negli ultimi anni ha guidato la Pro Loco, e ai consiglieri Walter Simoni e Michele Tessaro che per vari motivi hanno lasciato l’attività all’interno del consiglio. Tante le iniziative in cantiere, avviate dalla vecchia direzione, alcune già consolidate come la festa a fine maggio e il Festival del Canederlo. Altri programmi, invece, si concretizzeranno a breve. Fra le iniziative intraprese per incrementare e consolidare il dialogo con i soci è stato deciso di istituire una newsletter e una pagina Facebook. In fase di costruzione anche un nuovissimo sito web, nuovi strumenti che serviranno per dialogare on-line direttamente con l’Associazione. Per informazioni o entrare in contatto con la Pro Loco è stato attivato il numero 334/8939200 (segreteria) o, in alternativa, è possibile scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: info@prolocoborgovalsugana.it. (M.D.)

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Le cronache locali LEVICO TERME

I brevetti per assistenti bagnanti elle scorse settimane, presso l’impianto natatorio di Levico Terme si sono svolti gli esami per il conseguimento del brevetto di Assistente Bagnanti presso la Scuola di Formazione Scuola Nuoto Federale Fin di Rari Nantes Valsugana. Hanno superato la prova davanti alla Commissione Federale, ottenendo anche l’attestato per l’uso del defibrillatore Blsd e l’attestato di Primo Soccorso, Nicole Ceccon, Raffaele Trentin, Irene Dalla Rosa, Aldo Pintarelli, Francesco Vinciati, Alessandro Purin, Samuele Fabian, Lucia D’Onghia, Giorgio Forti, Alice Masotti, e Anita Tavernini. Il direttore del corso era il dott. Giovanni Donghia con l’infermiere istruttore Irc Celestino Trentin formatore Blsd: Alessandro Ventimiglia, Enrico Cetto, e Daniele Armelao, gli allenatori di salvamento; Alessandro Ventimiglia, Enrico Cetto, Daniele Armelao, Francesca Damonte, gli allenatori di nuoto con diverse lezioni svolte anche dall’avv. Claudio Tasin, dall’ing. Paolo Todeschi e dal geometra Maurizio Fontana. Le iscrizioni al prossimo corso, che si svolgerà sempre il sabato a partire dal mese di maggio, sono ancora aperte: basta rivolgersi allo 0461-700373. (M.D.)

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CASTEL IVANO

Distretto Famiglia Valsugana e Tesino nche il comune di Castel Ivano entra a far parte del Distretto Famiglia Valsugana e Tesino. La consegna è avvenuta in occasione della prima conferenza provinciale dei coordinatori istituzionali e dei referenti tecnico organizzativi dei 19 distretti attivi in Trentino svoltasi, nelle scorse settimane, nell’antico maniero di Castel Ivano. Il marchio Family è stato consegnato al sindaco Alberto Vesco e all’assessore alle politiche sociali, giovanili e familiari, Jennifer Bressanini, dal dirigente dell’Agenzia per la Famiglia Luciano Malfer, dalla coordinatrice locale Giuliana Gilli e dall’assessore provinciale Stefania Segnana. Una mattinata di studio servita per presentare lo stato dell’arte e le prospettive future di lavoro da parte di Debora Nicoletto, Lorenzo Degiampietro, Antonella Premate, e Chiara Sartori. Ampio spazio, dopo un breve intermezzo musicale, al dibattito con tutti i partecipanti e il lancio delle prossime iniziative che saranno messe in campo. Non solo la convention provinciale in programma a maggio ad Andalo e il Festival della Famiglia del prossimo autunno, spazio anche al lancio della conferenza dei Distretti Famiglia del Trentino in programma il prossimo anno. (M.D.)

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BORGO

Elio Marzaroli, presidente nche per i prossimi anni sarà Emilio Marzaroli il presidente del Circolo Fotografico Cerbaro di Borgo Valsugana. Nelle scorse settimane, presso la sede sociale in via 24 Maggio, si sono svolte le elezioni per il rinnovo del direttivo. Ne fanno parte, con il riconfermato Marzaroli, anche Gianni Abolis, Angela Modena, e Franco Tomio. A Paolo Cappello, Renzo Bortolini, ed Egidio Casagrande, tre soci e grandi appassionati di fotografia che in passato hanno partecipato attivamente all'interno del Circolo Cerbaro affinché restasse vivo e attivo nella comunità, è stata riconosciuta la carica di socio onorario. (M.D.)

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Campionati Italiani Assoluti di Judo 2019

Irene Pedrotti sul podio e nazionale rande successo per l'atleta trentina Irene Pedrotti ai Campionati Italiani Assoluti di Judo 2019 al Pala Ruffini a Torino il 28 aprile. La perginese diciottenne appartenente al Dojo Equipe Bologna, conferma le aspettative, ottiene un meritato bronzo vincendo la finale terzo/quinto posto contro l'atleta ligure Campanella. Già oro con la Nazionale a Squadre nel 2017 alle Olimpiadi Giovanili, argento al Campionato Italiano U18 e bronzo in Coppa Italia nel 2018, con questo risultato degli Assoluti, Irene ha meritato la convocazione in Nazionale al Junior European Judo Cup a Leibnitz che si terrà

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in Austria il 2 giugno. La strada verso un'esperienza olimpica continua ad essere tracciata con la determinazione che caratterizza l'approccio al Judo della Pedrotti, che mette a frutto quanto appreso dalla madre, M° Greta Casagrande 4° Dan di Judo e titolare del dojo Asd Judo Caldonazzo e dall'attuale coach M° Paolo Natale 6°Dan di Judo. Il prossimo appuntamento, prima della convocazione in Austria, è a Brescia al "Centro Sportivo San Filippo" per la Finale del Campionato Italiano Juniores dove Irene, già qualificata di diritto perchè medagliata nel 2018 combatterà

nella categoria fino a 70kg. Per la cronaca la gara sarà trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube della FIJLKAM, accedendo direttamente dal sito federale www.fijlkam.it.

Irene con il Coach Paolo Natale

Le cronache locali LEVICO TERME

La giornata ecologica Il Comune di Levico Terme, con la preziosa partecipazione del mondo associazionistico e del volontariato locale, ha organizzato anche quest’anno, nel mese di aprile, la “Giornata Ecologica”, giunta alla sua 8^ edizione. L’iniziativa, da sempre mossa dall’esigenza di porre in essere un’azione educativa, di rispetto dell’ambiente e di civile convivenza, vuole essere un concreto esempio e stimolo per tutti, ma soprattutto per i più piccoli, contribuendo così direttamente anche alla pulizia del territorio nell’imminenza dell’avvio della prossima stagione turistica. All’iniziativa hanno aderito 25 associazioni operanti in ambito sportivo, culturale e di volontariato, coinvolgendo complessivamente circa 280 partecipanti, muniti di sacchi per i rifiuti, guanti, panino e acqua minerale messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale. A conclusione delle operazioni, l’Ufficio Tecnico comunale – per mezzo del Cantiere comunale - ha reso noto che il materiale raccolto in data 8 aprile, e depositato dai partecipanti nelle zone destinate a ciascun gruppo è stato di circa 20 mc. È stato riscontrato che la preziosa azione di sensibilizzazione della popolazione al rispetto della nostra Città e di chi la vive o vi soggiorna svolta nel corso tempo dai partecipanti, ha contribuito alla progressiva diminuzione della quantità di materiale raccolto rispetto alle prime edizioni. Un sentito ringraziamento alle associazioni partecipanti ed i loro associati, i volontari, i Vigili del Fuoco ed i Custodi Forestali che hanno contribuito a rendere più pulito il territorio ed a sensibilizzare al rispetto ambientale l’intera comunità.

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Che tempo che fa di Giampaolo Rizzonelli *

Aprile 2019: un mese piovoso e soprattutto nevoso La media delle temperature massime di aprile identica quella del mese di marzo Prima di analizzare l’episodio di maltempo che ha colpito gran parte del Trentino e in particolare i settori orientali, tra cui la Valsugana, negli ultimi giorni di aprile, apro una parentesi sull’analisi del mese nella sua interezza. Come approfondito nel precedente numero, dopo quattro mesi (1° dicembre 2018 – 31 marzo 2019) in cui le precipitazioni sono state inferiori di quasi il 50% rispetto alla media e le temperature sopra la media di 1,4°C, finalmente (il giudizio è evidentemente soggettivo) si è rifatta vedere la pioggia, la neve anche a quote piuttosto basse e temperature inferiori alla media. Aprile si chiude con un totale di precipitazioni di 232,2 mm (1 mm per metro quadrato equivale ad un litro) e ben 17 giorni piovosi, (per giorno piovoso si intende quello in cui cade almeno 1 mm di pioggia o neve sciolta). La media storica per il mese di aprile sarebbe pari a 85,1 mm e 8 giorni piovosi, in sostanza in aprile è piovuto il 172% in più della media. Per quanto riguarda le temperature, nonostante ci possa essere sembrato un aprile freddo i dati medi lo smentiscono, in quanto sono perfettamente allineati con i valori normali.

Gli estremi del mese, minima e massima, sono stati rispettivamente: +0,8°C (il 1°) e +25,1°C (il 20). Perché ci è sembrato allora così freddo questo mese di aprile? 1) Venivamo da un mese di marzo caldo e addirittura la media delle massime di marzo è stata praticamente identica a quella di aprile (+17,2°C vs +17,1°C) 2) I numerosi giorni piovosi ed umidi nonché la neve a bassa quota hanno aumentato la nostra “percezione soggettiva” di freddo. 3) Senza dimenticare che era probabilmente ancora “fresco” (perdonate il gioco di parole) nella nostra memoria il caldo aprile del 2018 del quale riepilogo qui sotto i valori a confronto con l’aprile 2019

Una differenza di oltre 4°C sulla media delle massime è davvero notevole.Per quanto riguarda l’episodio nevoso di fine mese qui di seguito un’analisi. Tra domenica 28 e lunedì 29 aprile, una depressione in quota (goccia fredda) ha interessato il nord est e la Valsugana, causando un episodio di tempo instabile/perturbato che con l'ingresso di masse d'aria fredda ha portato significative nevica-

te a quote decisamente basse per la stagione con neve al suolo a partire dai 900 metri circa. La cosa singolare è che il giorno precedente il peggioramento (vedi fig. 3) la giornata era stata caratterizzata da cielo sereno e forte escursione termica (ben 17°C minima +4°C massima +21°C). Per quanto riguarda il passato, episodi simili non sono stati rari. Ad esempio il 27 aprile 2016 ci fu un episodio analogo con le stesse dinamiche (ma neve molto meno abbondante) che portò qualche fiocco fino a Levico Terme e una quindicina di cm in Panarotta, per non parlare poi del maggio 2013 in cui la neve cadde sotto gli 800 metri anche il 24 del mese, altro episodio simile si verificò anche il 16 maggio 2012 con neve fino a 1400 metri, questo per dire che tendiamo tutti ad avere la memoria corta quando si tratta di meteo, qualcuno forse ricorderà ancora il giugno 1956 ma io non c’ero…

* Elaborazioni di Giampaolo Rizzonelli anche su dati forniti da Provincia Autonoma di Trento e Fondazione Edmund Mach.

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o d n a l l e r e h c o i G

Cristini io iz r u a M a cura di

QUESITO A SCHEMA

a, ca, ches, ci, clien, dri, e, giu, in, li, lin, me, ne, ne, nel, nio, pe, po, po, re, ri, rio, ro, ro, so, so, son, ta, ti, to, u, un, van, vol, za Trovate le parole rispondenti alle definizioni date, aiutandovi con le sillabe qui elencate alla rinfusa. Dalle lettere nelle colonne a sfondo colorato, si otterrà una domanda alla quale dovrete dare la risposta. 1. Esenzione da un obbligo - 2. Parecchie auto ne hanno quattro - 3. Escrescenza delle cavità nasali - 4. Ogni negoziante vorrebbe averne tanti - 5. Erano accusati di spargere la peste - 6. Quella Sovietica non esiste più - 7. Procedere, progredire - 8. Lo è un termine offensivo - 9. Un comune ortaggio ricco di vitamina A - 10. Ciocche di capelli di colore solitamente più chiaro di quello naturale - 11. L'animale che in una favola di Esopo ha a che fare con l'uva - 12. L' Horatio vincitore della battaglia di Trafalgar.

A gioco risolto, leggendo di seguito le lettere nelle caselle a sfondo colorato, si otterrà una varietà di piccola frutta coltivata in Trentino. ORIZZONTALI: 1. Un moderno veicolo fuoristrada (sigla) - 4. La frazione di Roncegno che ospita il Museo degli Spaaventapasseri - 9. Sposò Sophia Loren (iniz.) - 11. La tipica prateria africana - 13. La Bergamasco interprete di Livia, fidanzata del commissario Montalbano - 15. Sali che incrostano le botti e altri recipienti vinari - 17. La Lindsey campionessa americana di sci - 18. L'arte di Cicerone 19. In mezzo alle amiche - 20. E' meno di poco - 22. Il più famoso vino novello francese - 23. Una parte di otto - 24. Articolo indeterminativo - 25. La classica arma del Far West - 26. Non confacenti allo scopo - 29. Si ripetono nelle abetaie - 30. Periodi di dodici mesi - 31. Vi nacque Vittorio Alfieri (sigla) - 33. I cavalli vapore inglesi - 35. Luoghi appartati e solitari per dedicarsi alla meditazione 37. La RAI... di una volta - 39. La regina di Castiglia che finanziò il viaggio di Colombo verso l'America - 41. Sigla per radiografia - 42. Le voci di attori con funzione narrativa - 44. Istituto Europeo di Design - 46. L'Henry fondatore della Croce Rossa - 47. Le sue cronache iniziavano sempre con "Qui Nuova York, vi parla..." (iniz.) - 48. Si fornisce per scagionarsi da un reato - 49. Per lunghezza è il secondo affluente di destra della Senna.

VERTICALI: 1. Adoperare - 3. La capitale polacca - 4. Un notissimo stupefacente erbaceo - 5. Il

SOLUZIONI NR. DI MARZO 2019 CRUCI... TRENTINO MITTERNDORF

serpente più grosso al mondo - 6. Un topo... marsigliese! - 7. Esempio in breve - 8. Quelli "di fronte" indicano drastici cambiamenti di una situazione - 9. Si lega alla vita per sostenere i pantaloni - 10. Un negozio che a Levico vende bine e spacáe - 12. La targa di Viterbo - 14. La Valle trentina piena di pomari - 15. Oggi non ha più l'esclusiva di vendita di alcuni generi di Monopolio - 16. Invariata, immutata - 21. L'ultimo papa Giovanni Paolo - 27. Una sigla da innominati - 28. Fino ad anni addietro gestiva i trasporti pubblici nella Provincia trentina - 32. Blocca il flipper - 34. In una foto digitale ce ne sono a milioni - 36. Legno scuro molto duro - 38. Lussuosa auto inglese (sigla) - 39. Imposta Comunale Unica - 40. Si spendevano in Italia prima dell'Euro - 43. L'aiutante disneyano di Archimede Pitagorico - 45. La prima preposizione.

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ANNO 5 - NR. 4 - MAGGIO 2019

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I Bersaglieri d’Italia , La storia, la battaglia il raduno Trento Il Teatro Sociale di 200 anni di storia I Romanese e i de Prez Terme Farmacisti in Levico Il 26 maggio si vota

COMPOSIZIONE URBANISTICA 1. Scurelle, 2. Tassullo, 3. Rovereto, 4. Imer, 5. Grigno, 6. Novaledo, 7. Ospedaletto = STRIGNO

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ANNO 5 - NR. 1 - febbraio

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Il numero di maggio di Valsugana News è stato chiuso in redazione il 2 maggio 2019


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