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Ieri avvenne: l’alluvione del 1882 in Valsugana

Ieri avvenne

L’alluvione del 1882 in Valsugana Quando l’acqua uccide

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Dopo la tempesta Vaia, che dal 27 al 29 ottobre 2018, mettendo a terra in media 273,8 millimetri di pioggia, ha colpito anche la Valsugana, l’alluvione del 1882 è stata sicuramente la più devastante. Tra il 15 e il 17 settembre caddero in media 232,6 millimetri di pioggia. Le eccezionali condizioni metereologiche si verificarono in una precaria situazione per il grande dissesto idrogeologico e forestale causato da un esasperato sfruttamento della foresta. Secondo le stazioni metereologiche del tempo “sulla parte italiana della Provincia”, nel mese di settembre di 138 anni fa caddero 4.200 metri cubi (420 millimetri) per ciascun ettaro. Gli ettari considerati sono stati 635.757 per un totale di 2.670.179.400 di metri cubi di acqua piovana. Parliamo di così tanta acqua da riempire un bacino lungo 9 chilometri e largo tre per una profondità di 100 metri.(Maggiore dei due laghi di Caldonazzo e Levico uniti). Gravi preoccupazioni destarono il fiume Adige e il torrente Fersina. I due villaggi di Moena, in Val di Fiemme, e Grigno, in Valsugana, rimasero quasi per intero subissati dalla furia irresistibile dei loro torrenti. Grigno dovette la salvezza della sua popolazione ad un falso allarme che, provvidenzialmente, prevenne il vero pericolo, avendo poche ore dopo l’omonimo torrente invaso il paese atterrando una trentina di case, seppellendo sotto la congerie le rimanenti fino agli ultimi piani e trasportando fuori del cimitero le bare scoperchiate dei morti. Come scrive

anche don Armando Costa nel suo di tutta la costiera fertile e abitata libro “La terra del Borgo” quei giorni in sinistra del Brenta ne fu colpita. drammatici furono preceduti da altri Grigno venne completamente invaso piovosi che inzupparono talmente la dalle acque e dal fango. A Pianello, a terra “che dalle chine dei monti e dei fianco della Superstrada della Valsucolli cominciarono a precipitare frane gana, uno scheletrico rudere, con il ovunque in modo che stando in basprimo piano trasformato in cantiere, so, nei vigneti di Borgo e di Torcegno, è rimasto ancora a documentare la se ne potevano numerare oltre un quantità di fango e detriti che invasecentinaio più o meno estese”. ro la piana valsuganotta. A Borgo, quel sabato mattina, il corso Ancora don Venanzio Facchini. “Borgo Ausugum era invaso da 50 centimetri era invaso dal Brenta, cresciuto in di acqua. Come riporta nella testimomodo che il pelo delle acque era nianza dell’epoca l’arciprete Venanzio sotto il livello della chiesa e aveva alFacchini “Castelnuovo fu invaso nella lagato il paese. Il Boale di Soravigo, se parte verso mattina perché il torrente avesse rotto sulla riva sinistra, poteva Maso, sotto Carzano, atterrò i muracoprirlo di ghiaia fino alla piazza delle glioni di riparo di ambo le sponde Poste. Il Ceggio muggiva così forte rovesciandosi nei prati che coperse di e aveva già sconvolto la strada della ghiaia, sabbia e tronchi di alberi, scavando e gustando fino al paese”. Scurelle fu salvato dal muraglione che sembrava inutile da anni. “Presso la cartara di Scurelle – prosegue l’arciprete Facchini – sopra un grande masso là condotto dalle passate alluvioni erasi eretta una edicola”. In Valsugana tutti i corsi d’acqua in destra Brenta (Grigno, Ceggio, Maso, Larganza, Chieppena) rovesciarono ingenti quantità di materiale, nel loro breve quanto veloce corso dalla catena del Lagorai al fondovalle. La conformazione La difesa dalle alluvioni morfologica alluvionale di Massimo Dalledonne

Starnova che lo costeggia. Faceva paura e, come se non bastasse, l’acqua aveva formato un torrente che scendeva a occidente del castello di Borgo (il Telvana) rovinando i vigneti e coprendo di ghiaia il Prà del Mercà”. La strada della Fossa portava così tanta acqua che diverse persone rischiarono di annegare. “Le campane suonavano a stormo e gli abitanti del

Il paese di Grigno

le case sottoposti al borro di Soravigo venne fatte scappare”. Per qualche ora il cielo si aprì ma il 17 tornò il diluvio. Anche il Moggio ruppe gli argini ed i borri a sera del Borgo avevano fatto ghiaioni delle belle campagne lungo la via vecchia per Roncegno”. Quello che accadde 138 anni fa anche in Valsugana fece emergere come causa preponderante il cattivo uso del suolo

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e del bosco fino ad allora praticato. L’e sasperato taglio dei boschi per trarvi legname d’opera e da commercio, legna da fuoco per uso domestico e per alimentare le fornaci da calce e da laterizi, diradò in maniera vistosa il pa trimonio forestale. La distruzione del novellame, il trasporto del legname per trascinamento e la trasformazione di colture su versanti ripidi furono altre motivazioni di instabilità del territo rio. Nel 1882 il sistema ambientale e forestale era labile e grandemente a rischio. I danni, le vittime e di pericoli corsi nell’occasione dell’alluvione di quel mese di settembre in Valsugana ed in Trentino misero in chiara evi denza l’instabilità e la cattiva gestione del territorio, rilevando la necessità di eseguire gli interventi di sistemazione dei torrenti e dei fiumi in modo più sistematico e specializzato. Ed è quello che si iniziò a fare.

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