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Lettera della Direttrice

Riuscire a fare un bilancio di missione di questo anno 2021-2022 è un’impresa non indifferente, ma sicuramente diviene occasione per ritornare con la mente e con il cuore a tutto quello che è accaduto in questo tempo. Il collegio Paolo VI, abitato dalle sue 140 studentesse, ha vissuto con entusiasmo e partecipazione ogni evento che è stato proposto sia dalle varie commissioni, sia dal mondo dell’Università Cattolica. Sicuramente è stato un anno variegato in cui siamo passati, in modo altalenante, dalla preoccupazione alla sorpresa, dal dubbio alla ricerca dei segni di fiducia. Provo a sintetizzare tutto quello che il collegio ha vissuto di importante e significativo di questo percorso in tre parole: speranza, legami, testimonianza. “Speranza”: papa Francesco in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, nel suo video-messaggio, ha invitato i giovani studenti a “non lasciarsi rubare la speranza!”. Pur avendo ripreso una quotidianità che sembrava avere sembianze normali, in realtà l’emergenza sanitaria in collegio si faceva sentire provocando continui isolamenti. Quando tutto sembrava essere alla sua conclusione, lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia ci ha riportati alla fragilità di una pace che pensavamo fosse un traguardo ormai raggiunto, ma che purtroppo ha lasciato il posto ad un conflitto con tutta la sua violenza e insensatezza. In questo clima di incertezza, l’arma vincente in collegio è stata quella di guardare avanti con coraggio, di non lasciarsi sopraffare dalla paura, di non lasciarsi vincere dal pericolo dell’individualismo, ma di aprire la mente alla realtà e alla diversità. Numerose sono state le iniziative, pensate e organizzate dalle collegiali, da quelle culturali a quelle ricreative, da quelle spirituali a quelle di volontariato. La speranza che ha animato le studentesse ci ha fatto pensare che davvero tutte insieme possiamo convergere verso un orizzonte condiviso e che ciascuna è chiamata ad assumere con responsabilità il proprio futuro, formandosi con competenza e impegno per sviluppare i propri talenti e metterli così a disposizione di tutti. “Legami”: il tema dell’anno “Donne generatrici di legami per una vita feconda”, che ha guidato le varie tappe del percorso collegiale, ha ritmato ogni incontro all’interno del collegio. L’accoglienza delle nuove matricole, le varie attività alternate ad alcune uscite per ritiri o visite alle mostre, i colloqui istituzionali con ogni studentessa nei vari momenti dell’anno sono state tutte occasioni per creare legami e recuperare il senso del nostro vivere insieme. La ripresa anche delle lezioni in Università in presenza e i relativi esami “fuori dallo schermo” se all’inizio hanno creato qualche timore, hanno poi subito permesso di comprendere l’importanza di ritrovarsi insieme, di sentirsi accolti e ascoltati, di mettersi a fianco l’uno dell’altro, di creare legami per una vita che sia feconda. Non sono mancati momenti di scoraggiamento e di preoccupazione, anche per le proprie famiglie lontane, ma sempre ciascuna è riuscita a raggiungere chi era attraversata dallo sconforto con un sorriso, una parola di coraggio e piccoli gesti di attenzione e cura reciproca, scoprendo così che solo l’apertura e l’accoglienza dell’altro favorisce delle relazioni autentiche e solidali. “Testimonianza”: l’anno collegiale ha avuto il suo culmine dentro i festeggiamenti per il Centenario dell’Università Cattolica. L’anno precedente non si era potuto assaporare quanto era stato ideato e organizzato per questa ricorrenza, pertanto le studentesse hanno partecipato quanto più possibile a tutto quello che l’Università proponeva. Le conferenze con personaggi illustri nel mondo politico, economico, sociale e religioso, le Celebrazioni, gli eventi organizzati in ricordo del 1921, anno di nascita del nostro Ateneo, hanno permesso di tornare alle fonti di un progetto grandioso come è stato quello della fondazione dell’Università Cattolica. I nomi di Padre Agostino Gemelli, mons. Francesco Olgiati, Ludovico Necchi, Armida Barelli ...

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spesso sono risuonati nelle mura del collegio come testimoni di desideri possibili e realizzabili. La celebrazione della beatificazione di Armida Barelli è stata, poi, il culmine di una lunga e intensa preparazione che le ragazze del Paolo VI, da due anni, coltivavano con impegno e curiosità. Lei che è stata una delle figure protagoniste di questo sogno, è diventata per ciascuna Paolina una donna da conoscere e da imitare, a cui rivolgersi nel proprio percorso di studi, per imparare da lei cosa significa mettersi al servizio della cultura e della società “fidandosi del Sacro Cuore”.

Il lavoro che viene presentato vuole essere una memoria del tempo vissuto, un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di ogni progetto, un segno di luce perché ciascuna di noi possa sempre ricordarsi che vale la pena spendersi, con coraggio e determinazione, per qualcosa di grande, come ha fatto Armida Barelli, e trovare nella fede del Sacro Cuore l’unico riferimento per ogni scelta di vita a servizio dell’umanità. Sr. Sara Ghiglioni

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