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a grande cupola è di nuovo lì, a dominare il paesaggio di Noto, in provincia di Siracusa. La splendida cattedrale appena restaurata, simbolo del Barocco siciliano, sarà inaugurata ufficialmente ad aprile, a 11 anni da quel 13 marzo 1996 in cui parte dell’edificio crollò suggellando una storia di colpevole incuria. Proprio di fronte alla monumentale scala, sotto il Palazzo Ducezio che ospita il Comune, dal 21 febbraio è insediato il presidio permanente del Comitato per le energie rinnovabili e contro le trivellazioni gas-petrolifere in Sicilia (www.notriv.it), che riunisce giovani dell’Arci, altre associazioni tra cui Legambiente, piccoli imprenditori, cittadini, per affermare che Barocco e idrocarburi non vanno bene insieme.

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SCEICCHI IN VAL DI NOTO Tra colline, prodotti tipici e capolavori barocchi arrivano le trivelle della Panther oil. Le voci contro e il silenzio di Cuffaro di M I C H E L E C I T O N I Una manifestazione contro le trivelle davanti alla Cattedrale di Noto

Chiudere gli occhi Dopo avere cominciato a bucare il suolo nella campagna tra Ragusa e Chiaramonte Gulfi, infatti, le trivelle stanno per arrivare anche nel territorio netino, mentre questo ritrova una sua identità e speranze concrete di sviluppo anche a seguito dell’inserimento del Val di Noto nella lista dei beni appartenenti al patrimonio dell’Umanità, concesso nel 2002 dall’Unesco. Il riconoscimento riguarda le

otto città tardobarocche di Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli, nella Sicilia sud-orientale: un ampio territorio simbolicamente stretto fra due spettri, il triangolo Augusta-Priolo-Melilli a est e l’area di Gela a ovest, dove i campi di trivellazione e gli enormi insediamenti petrolchimici hanno dato ampia prova di sé come modelli di sviluppo insostenibile. A est e a ovest l’occupazione cala mentre La nuova ecologia


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13 VARIAZIONI, UNA BALLATA

Dall’alto, Fabio Granata, ex assessore regionale al Turismo, e Vincenzo Moscuzza, dei No Triv

Le critiche del vescovo di Noto, Giuseppe Malandrino

Tra i più creativi strumenti messi in campo dal movimento No Triv c’è un bel film-inchiesta di 70 minuti, intitolato 13 variazioni su un tema barocco. Ballata ai petrolieri in Val di Noto, realizzato dai giovani Alessandro Gagliardo, Antonio Longo e Christian Consoli. La produzione è di Malastrada.film insieme al Comitato per le energie rinnovabili e contro le trivellazioni gas-petrolifere in Sicilia, Arcoiris.tv, Arci, Videoinflussi e altri. Ma le risorse decisive per il completamento del progetto sono arrivate da 641 persone italiane e straniere, tutte citate nei titoli di coda, che hanno acquistato preventivamente le copie attraverso il sito www.produzionidalbasso.com. Il film è rilasciato sotto licenza Creative commons (www.creativecommons.it), che consente la libera riproduzione e diffusione purché senza finalità commerciali: una scelta distributiva propria della cinematografia low budget, che ha consentito agli autori stessi di utilizzare gratuitamente materiali di repertorio scaricati dal sito www.archive.org e di accordarsi con l’autore svizzero Lee Madderford per l’uso delle musiche. 13 variazioni è acquistabile in dvd a 10 euro più spese postali (www.malastradafilm.com), si può vedere gratuitamente in streaming su Google video (video.google.it) e sarà presto programmato da Arcoiris.tv (piattaforma Sky canale 916) nonché disponibile sul sito www.arcoiris.tv. Ma si aggiungono sempre nuove date nel calendario delle proiezioni in sale indipendenti in tutta Italia.

La sua presenza non era attesa e ha destato qualche clamore quando, nel dicembre scorso, ha fatto ingresso nella sala in cui veniva presentato il film-inchiesta sulle ricerche di idrocarburi nel Val di Noto (vedi box accanto). Da allora monsignor Giuseppe Malandrino, vescovo di Noto, si è pronunciato pubblicamente contro le trivellazioni. «Il buon senso dovrebbe guidarci in queste scelte – afferma – ma di fronte al buon senso dei soldi si sacrifica tutto e tutti».

crescono i tumori e le malformazioni neonatali (queste ultime fino ai massimi livelli mondiali). In mezzo, nel Val di Noto, verdi colline e città d’arte riempiono gli occhi, prodotti enogastronomici Dop vengono esportati in tutto il mondo, si estende l’agricoltura biologica, investitori del settore del turismo sostenibile e visitatori sono attratti da tutta Italia e dall’estero, nascono agriturismi e strutture ricettive. Ma i cittadini e molti MARZO 2007

«SCELTE SENZA SENSO»

Il film-denuncia contro lo scempio

enti locali temono ora l’avanzata degli spettri, rappresentati in questo caso dalle trivelle della texana Panther Oil. «Va bene, basta girarsi dall’altra parte», ha risposto ironico l’architetto Giovanni Fugà, responsabile dell’agenda 21 locale di Noto, ai colleghi spagnoli che in una recente riunione internazionale a Palermo gli chiedevano come la Sicilia potesse conciliare la vocazione turistica con le trivelle.

‘Altre volte i siciliani sono rimasti divisi, o si sono arresi presto. Oggi non deve accadere’

Perché ha preso questa posizione? Rientra nei compiti di un vescovo? Certamente. Io devo pensare alle anime, ma anche al benessere delle persone. Si rischia di aprire una ferita nell’identità e nella cultura di questa terra. Ancora ricordiamo com’era bello il golfo di Siracusa, mentre il mito dell’industrializzazione e del petrolio non ha prodotto molto di buono. Dal punto di vista turistico, e quindi anche economico, queste scelte non hanno senso. D’altra parte sono rimasto colpito dalla folla che riempiva la sala della proiezione, c’è un ampio consenso attorno alla battaglia per la difesa del Val di Noto. Se necessario, ben venga un movimento di massa. Però bisogna unirsi abbandonando ogni particolarismo. Altre volte i siciliani sono rimasti divisi, o si sono arresi presto. Oggi non deve accadere. Non teme tensioni sociali fuori controllo? Non sarebbe male se la situazione sfuggisse a un certo controllo precostituito. La storia ha bisogno di scossoni, naturalmente nella legalità. A chi conviene la scelta fatta dalla Regione Sicilia? Le pare che sia questo l’unico mistero? Non conosco tutti i retroscena e ringrazio il Signore di non conoscerli. Qualcuno nell’ombra lavora per il proprio guadagno. Posso capire che ci siano scopi e interessi economici diversi da quelli che qui difendiamo, ma l’interesse generale deve prevalere su quello di qualche capitalista o di una multinazionale.

La piana di Vendicari, nella foto sopra, è una riserva naturale orientata e il Comune ha appena istituito un’area marina protetta

I mattoni di Noè Già nei primi anni Settanta a Noto, sulla splendida piana di Vendicari (dove in seguito è nata una riserva naturale orientata e il Comune ha appena approvato l’istituzione dell’area marina protetta), si tentò di costruire una raffineria dell’Isab. «Meglio morire di inquinamento che di fame», si diceva allora, e l’opposizione fu condotta solo da alcuni ambientalisti e dalla sezione locale del 21


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Pci. «Ma il potente ceto politico democristiano di Siracusa “scippò” l’impianto dirottandolo su Priolo», racconta il coordinatore dei Verdi di Noto Giuseppe Iuvara, appassionato esperto e difensore del patrimonio di Vendicari. «Poi negli anni Settanta e Ottanta – aggiunge Vincenzo Moscuzza, tra i più infaticabili animatori del comitato NoTriv – si fecero ricerche di idrocarburi su diversi siti, di cui rimane solo un pozzo per il gas nella piana San Paolo, ma l’attività si fermò perché le compagnie non ritenevano convenienti le condizioni contrattuali nella Regione». A “risolvere” il problema ci ha pensato nel 2000 il governo regionale, allora guidato dal Ds Angelo Capodicasa, con una legge che spalancava le porte alla prospezione, ricerca, coltivazione, trasporto e stoccaggio di idrocarburi liquidi e gassosi. Gli ultimi mattoni decisivi nella costruzione di una nuova prospettiva industriale basata sugli idrocarburi li ha posati Marina Noè, assessore all’Industria eletta nella lista del governatore Salvatore Cuffaro: nel 2003 con un “disciplinare tipo” che regola permessi e concessioni e l’anno successivo con il rilascio di concessioni alle italiane Eni, Sarcis, Edison e all’americana Panther per le ricerche ed estrazioni su un territorio di 1.600 kmq nelle province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna. Le norme assicurano alle compagnie condizioni di favore: royalties e imposizioni fiscali bassissime, supporti finanziari e pieni poteri di accesso ai terreni pubblici e privati.

MINACCE SU PAVIA Raffinare sabbie bituminose importate dal Canada: il progetto Eni in Lomellina Si chiamerà Est, sigla di Eni surfly technology, ed estrarrà il petrolio greggio dalla sabbia. Per il nuovo progetto che il cane a sei zampe vuole realizzare per la raffineria di Sannazzaro, nei pressi di Pavia, sono stati investiti 500 milioni di euro. Entro il 2010 comincerà ad estrarre greggio da sabbie bituminose, materia prima proveniente dal Canada ancora sconosciuta e a basso costo nel mercato dei combustibili fossili. Un progetto che potrebbe rendere la raffineria in Lomellina all’avanguardia d’Europa in questo settore, ma contro il quale Legambiente è già scesa in campo. «Per i nostri consulenti tecnici – spiega Gaspare Amari (nella foto), del circolo L’airone Legambiente di Sannazzaro de’ Burgondi (Pv) – si tratta di un’autentica “follia fossile” da disdegnare in modo radicale e scientifico». Le motivazioni di questa presa di posizione sono innanzitutto legate ai costi ambientali: «Per produrre due barili di greggio raffinabile dalle sabbie – prosegue Amari – è necessaria l’energia fornita da un barile. Anche la stessa estrazione del bitume ha costi altissimi in quanto si devono devastare, per oltre trenta metri di profondità, vaste aree sulle quali sorgono foreste primarie». Queste sabbie bituminose sono infatti strati silicei imbevuti di greggio, che si trovano in prossimità di giacimenti petroliferi in fase di esaurimento. Attualmente sono inutilizzate e hanno costi molto alti proprio per le difficoltà di estrazione e lavorazione. A sentire l’Eni, l’impianto si servirà di nuove tecnologie già sperimentate, che consentiranno di separare il greggio denso dalla materia solida e

Trivelle biologiche «È stato riconosciuto persino il regime di pubblica utilità alle attività di società private», denuncia Vincenzo Moscuzza,

GREGGIO IN SALITA 8.000 7.000 6.000

La produzione nazionale dal 1960 al 2005 (migliaia di tonnellate)

5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Fonte: Ministero dello Sviluppo economico, Eni

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silicea. Ma altri interrogativi, sottolinea Legambiente, restano senza risposta. «Come verranno trasportate le sabbie dal Canada a Sannazzaro? Con quali modalità si procederebbe allo smaltimento dei residui silicei? Senza dimenticare che l’attività estrattiva delle sabbie è una delle maggiori responsabili dell’emissione di gas serra». (Annarosaria Mazzocchi) info Circolo L’airone della Lomellina c/o Biblioteca civica “Carlo Tacconi” Via Mazzini 80, Sannazzaro de’ Burgondi (Pv) gaspareamari@virgilio.it

aderente all’Associazione italiana agricoltura biologica e titolare di un agriturismo immerso nel verde ma a 500 metri da uno dei siti prescelti dalla Panther per le trivellazioni. «Il paradosso – afferma Moscuzza – è che la Regione mi ha concesso ben quattro volte finanziamenti per sviluppare la mia attività: dov’è la coerenza?». Anche Giuseppe Bonfanti, neolaureato in Sociologia che ha studiato a Roma ma ha scelto di «tornare alla campagna», porta avanti la scelta dell’agricoltura biologica gestendo la terra ereditata dal padre. Lo aiutano altri due giovani: Davide Spataro, ex saldatore industriale e operaio di raffineria, che si autodefinisce «un convertito», e Annamaria Maiolino, laureata in Scienze dell’educazione. «Quelli della Panther hanno avvicinato mia sorella per farsi

dare il terreno in affitto, ma noi abbiamo rifiutato – racconta Giuseppe – La Regione concede aiuti all’agricoltura con i Por e i Psr, poi vorrebbe trivellare rischiando di inquinare le falde». In effetti quello della Panther è un approccio soft, perché la legge regionale non dà ai proprietari la facoltà di opporsi e uno di loro ha già aperto i cancelli alla compagnia. Così come sono poche le armi a disposizione dei Comuni. Il sindaco di Noto, Corrado Valvo (centrodestra), ha ritardato l’avvio delle ricerche nella valle del Tellaro facendo leva sulla possibile presenza di reperti archeologici, ma alle prime indiscrezioni sui risultati negativi delle indagini della sovrintendenza è scattato l’allarme del comitato NoTriv, che ha installato il presidio sotto il Comune, richiesto e La nuova ecologia


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LO SCAVO DI ANAGNI Ciociaria e non solo. Ricerche e interessi dei petrolieri

ottenuto un Consiglio comunale aperto e indetto iniziative di lotta, compresa una manifestazione per il 17 marzo su cui invoca la mobilitazione di tutta la Sicilia.

Totò latita Sul fronte istituzionale si registra la presa di posizione dei dieci Comuni del “Distretto culturale del sud est”, nato a metà febbraio, che accusa la Regione di «un atto di autentica violenza amministrativa nei confronti di un territorio che al contrario immagina per sé un progetto di sviluppo basato sulla valorizzazione delle proprie risorse e prerogative turistiche e naturali». La mobilitazione degli enti locali è generalizzata, anche se va detto che il Comune di Ragusa ha rilasciato nel 2005 le autorizzazioni per iniziare le ricerche e quello di Giarratana tuttora non si oppone ai petrolieri. Il movimento denuncia il silenzio della Regione e non si ha notizia di una risposta di Cuffaro alle interrogazioni urgenti di deputati contrari alle trivellazioni. Qualcuno sostiene che i provvedimenti dell’assessore Noè siano stati emessi all’insaputa del governatore, ma è difficile crederci. Fabio Granata (An) nel 2005 era assessore al Turismo: «Feci approvare dalla giunta la sospensione delle concessioni, ma la delibera fu annullata dal Tar», spiega Granata, che nella successiva legislatura non è stato rieletto e oggi è vicesindaco di Siracusa. Per i NoTriv quella sospensione era un atto debole politicamente e goffo sul piano tecnico. MARZO 2007

«Tentai anche di inserire la revoca definitiva nella legge quadro sul turismo – insiste Granata – ma il Consiglio regionale l’ha bocciata grazie a un voto segreto trasversale».

Vincolati al Barocco Oggi, sul piano pubblico, il centrosinistra regionale e diversi esponenti del centrodestra sono schierati per la revoca, ma Palermo ha dato prove di ambiguità. «Vengano tutti allo scoperto», chiede il sindaco di Noto, che con Granata concorda su una possibile strategia: convincere l’assessore regionale ai Beni culturali a porre un vincolo su tutta l’area del Barocco per mettere in condizione le sovrintendenze di giudicare caso per caso. Nel frattempo procede un ricorso del pool legale di Legambiente e si annuncia un’azione analoga della Provincia di Siracusa. Dal canto suo la Panther ha sempre sostenuto che non farà altro che installare piccoli gabbiotti e che mira al gas, non al petrolio. Eppure l’Assomineraria in un comunicato del 2005 annunciava soddisfatta che «è ripartita l’attività petrolifera» e che «ci sono prospettive in Sicilia per ulteriori scoperte di olio e di gas». «Quand’anche fosse solo gas – afferma Vincenzo Moscuzza – crescerebbero i pozzi, gli impianti di stoccaggio e le infrastrutture collegate, tutto il paesaggio sarebbe trasformato e si aprirebbe una stagione di sviluppo industriale. Non è questa la strada che abbiamo scelto». A ogni modo, il

Oro nero in Ciociaria? Sembrerebbe di sì, stando alle rilevazioni che la società petrolifera britannica Ascent resources ha effettuato in collaborazione con la compagnia Pentex Italia nei pressi di Anagni (Fr), un’ottantina di chilometri a sud di Roma. L’attività di perforazione, cominciata il 16 dicembre dell’anno scorso, ha riscontrato a circa mille metri di profondità la presenza di carboni mineralizzati: ciò indica la probabilità che questi piccoli campi superficiali siano alimentati da una grande sacca di petrolio più profonda. Ad annunciarlo è stato Jeremy Eng, amministratore delegato della Ascent Resources: «La conformazione geologica incontrata – ha precisato Eng – unita ai primi campioni estratti di carbonati porosi intrisi di olio fa sperare in una scoperta che potrebbe essere definita molto interessante». Ora Ascent e Pentex (che a Ripi, nel basso Lazio, estrae già 1.520 barili di petrolio al giorno) hanno temporaneamente sospeso le ricerche. Bisogna studiare la conformazione sismica e geologica del territorio e consentire l’installazione di apparecchiature in grado di effettuare test a oltre duemila metri di profondità. Intanto le due società hanno sostenuto tutti i costi e il 70% dei diritti del permesso, compresi quelli che deriverebbero se l’attività diventasse una concessione di estrazione. E alla Regione Lazio hanno già chiesto la valutazione d’impatto ambientale per 32 cittadine del frusinate, inclusa Strangolagalli, dove sarebbe presente un altro bacino petrolifero. Le due società mirano anche ad estrarre gas alle foci del fiume Arrone, sempre sulla costa laziale. Per Ascent l’Italia è una delle più promettenti zone europee in cui cercare idrocarburi: con altre società dell’Eni ha in ballo due concessioni per l’estrazione di gas in altrettante località della valle del Po, a Bastiglia e a Cento. Se le ricerche dei prossimi mesi in Ciociaria dessero ulteriori conferme, l’attività di estrazione potrebbe stravolgere l’assetto del territorio. Durante i due mesi di trivellazioni non sono mancate le proteste dei residenti di Colle del Signore, il quartiere di Anagni interessato dagli scavi: sono preoccupati per il futuro delle loro abitazioni, situate a poche decine di metri dal cantiere. «I sondaggi – spiegano – sono andati avanti notte e giorno e non siamo stati neanche avvertiti. Che succederà se il petrolio dovesse effettivamente essere trovato?». (Stefano D’Auria)

Nella campagna tra Ragusa e Chiaramonte Gulfi le trivelle sono già al lavoro

petrolio potrebbe venir su. «E quando il petrolio spunta fuori, cambia le coscienze», pronostica con un po’ di pessimismo il presidente della Legambiente di Noto, Nuccio Tiberio. C’è una manovra, in parte occulta, che sta provando a intaccare le coscienze della Sicilia sud-orientale. Queste, per ora, resistono. G 23


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