IUAV_REALTÀ AUMENTATA - Tautologia Semantica

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REALTÀ AUMENTATA

Egidio Cutillo


Egidio Cutillo Tautologia semantica RealtĂ aumentata | Corso di Teoria della Progettazione Architettonica a.a. 2012/2013


Indice Appunti sull’architettura scritta Oggettivismo e soggettivismo Identità e perdita di identità Dei rapporti e delle relazioni: il senso del progetto

Il tutto è più della somma di tutte le parti Esiste la continuità spaziale? Verso la costruzione di uno spazio afunzionale

Deriva trascritta

Paesaggio scritto

Tracce grafiche di pensieri scritti

Analogia cifrata

Bibliografia essenziale


Appunti sull’architettura scritta

.1

L d

Bisogna capire

L d

ma bisogna trovar .2

.3

L’essere di sé si c

Si parla dell’esperienza nel modo in cui si manifesta nel linguaggio. «Chi parla è la parola stessa».

L’esse di sé

La stessa realtà viene vista diversamente da chi la osserva. L’esse di sé E Ecco come guardare con gli occhi di qualcun altro.

OGGETTI ESOGGET .4

1.

UMBERTO ECO Introduzione, p.VIII in Esercizi di stile, Raymond Queneau,

4.

Torino, Einaudi, 2001

2.

UMBERTO ECO Introduzione, p.XIII in Esercizi di stile, Raymond Queneau, RAYMOND QUENEAU Aspetto soggettivo I, p.29 in Esercizi di stile, Raymond Queneau, Torino, Einaudi, 2001

RAYMOND QUENEAU Animismo, p.39 in Esercizi di stile, Raymond Queneau, Torino, Einaudi, 2001

5.

Torino, Einaudi, 2001

3.

Visto dagli occhi di un oggetto: “Disse lui, il cappello.” (anche detto Animismo)

RAYMOND QUENEAU Fantomatico, p.105 in Esercizi di stile, Raymond Queneau, Torino, Einaudi, 2001

6.

RAYMOND QUENEAU Controverità, p.187 in Esercizi di stile, Raymond Queneau, Torino, Einaudi, 2001


.5

Si soggettivizza un oggetto: l’attenzione cade prima

in sé e fuori L’essere in sé e fuori L’essere in sull’oggetto sé e fuoricheL’essere caratterizza il soggetto “concreto”. di sé sieconsuma nella disi sé si consuma nella di sé si consuma nellaprevalgono Gli oggetti il soggetto/persona smaterializza in in una L’essere sé “apparizione”. e fuori L’essere in sé e fuori L’essere in s di sé si consuma nella di sé si consuma nella di sé si cons

la regola,

L’essere in sé e fuori L’essere in sé e fuori di sé si consuma nella di sé si consuma nella

L’essere in sé e fuori di sé si consuma nella

rsela da soli.

L’essere in sé e fuori L’essere in sé e fuori di sé si consuma nella di sé si consuma nella

in sé e fuori consuma nella

L’essere in sé e di sé si consuma

L’essere in sé e fuori L’essere in sé e fuori .6 Descrivere di sé si consuma nella di sé si consuma nella

per opposti, L’essere in sé e fuori L’essere in sé e fuori definire L’essere in sé e .7 L’essere in sé e fuori di sé di sésisi consuma consumanella nellaessendi sé si consuma nella per di negazione. sé si consuma zialità del sistema della

ere in sé emoda. fuori L’essere L’essere in sé e fuori è pervesi consumanuto nellanell’apparire di sé si consuma nella come

L’essere in sé e fuori di sé si consuma nella

espressione sé, come L’essere in sé e del fuori L’essere in sé e fuori sua estensione. di sé si consuma nella di sé si consuma nella

ere in sé e fuori L’essere in sé e fuori si consuma nella di sé si consuma nella

L’essere in sé e di sé si consuma

L’essere in sé e fuori di sé si consuma nella

IVISMO TTIVISMO

E S AS PE PR A E R I R E L’essere in sé e fuori L’essere in sé e fuori di sé si consuma nella di sé si.8 consuma nella

L’essere in sé e fuo di sé si consuma nel

Decostruire il discorso distinL’essere in sé e fuori guendone L’essereogni in elemento. sé e fuori di sé si consuma nella Il di sé si consuma nella risultato? La possibilità di rii frammenti in infiniL’essere in sé e fuori L’essere comporre in sé e fuori L’essere in sé e fuo te altre configurazioni di sé si consuma nella di sé si consuma nella di séconcetsi consuma nel tualmente coerenti e compiute. 7.

RAYMOND QUENEAU Aspetto soggettivo, p.109 in Esercizi di stile, Raymond Queneau, Torino, Einaudi, 2001

8.

RAYMOND QUENEAU Aspetto soggettivo, p.177 in Esercizi di stile, Raymond Queneau, Torino, Einaudi, 2001


Quando in diversi siMetafisica: in greco antico, “metá ta stemi cosa è deiidenPhysiká”,una deriva dalla catalogazione libri di Aristotele, nell’edizione di Andronico da Rodi (I secolo a.C.), nella quale la ritica, ugualmente trattazione dell’essenza della realtà fu collocata dopo (in greco, “meta”) quella della conoscibile rispetto a natura, che era la fisica. Il prefisso “meta” assunse poi il significato di “al di là, sopra, certe caratteristiche, oltre”. L’etimologia, in questo caso, può essere fuorviante per una disciplina definita da Aristotele come scienza delle “cause univoca, ha acquistaprime”. “Metafisica […] un’osservazione che semto braun maggior valore lontana.” La metafisica degli oggetti di Aldo rossi sembra tenere insiemeoppure entrambe le deriva-l’ha di identità zioni etimologiche in una visione “offerta” di qualcosa che viene recepito da un perso potendo essesoggetto che la anticipa, per cui si colloca dopo, temporalmente, e oltre, spazialmenre analoga, identica a te, la realtà fisica. L’osservazione implica un quando, rispetto a qualcuno che tutto osserva qualcosa che giàche tutto e in ciò c’è e c’era prima di lui, un da dove, rispetto al proprio soggettivo punto di vista, e un rappresenta? dove (oltre che un come). Se una cosa è in tutte le cose non ha più identità. (?) .9

IDENTITÀ PERDITA D’


.10

Quando un luogo è analogo ad altri luoghi perde identità di sé come luogo unico. L'identità come riconoscibilità di sé per qualche caratteristica posseduta solo da quest’ultimo. Un luogo però non si ricorda mai in sé, bensì in relazione ad altri luoghi e a ciò che questi hanno suscitato in noi.

.11

Tutte le caratteristiche di un oggetto che vi sono in un soggetto. Quando un (possibile, in potenza) soggetto si trasforma in un oggetto: la sua non più possibile soggettività sta nel suo distacco ultimo dal corpo. Una questione di associazioni: deposizione malattia morte.

a ,

e

.12

L’attimo è una presenza che si situa e si sottrae tra due assenze.

Riusciamo ad esprimere meglio una mancanza che una presenza,

forse perché quando sappiamo di poter vedere in ogni momento l’oggetto della nostra osservazione consideriamo inutile volerlo circoscrivere con uno sforzo descrittivo ed immaginativo.

E D’IDENTITÀ 9. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.20-22 Parma, Pratiche, 1990

10. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.46-47 Parma, Pratiche, 1990

11. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, p.19 Parma, Pratiche, 1990

12. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.70-71 Parma, Pratiche, 1990


.13

L’emergere delle relazioni tra le cose, pone sempre nuovi significati. I significati sono ciò che l’architettura deve accogliere. Questa è (anche, ma forse soprattutto) un sistema di relazioni. .14

Un luogo che anche vuoto accoglie in sé la possibilità di una presenza. Animato da spettri, potenza di atti fisici che vi si possono svolgere.

DEI RAPPO E DELLE RE .15

La città come l’architettura è un sist .16

L’esperienza, le esperienze, gli usi e le azioni che si svolgono nel progetto compiuto danno e tolgono vita e significato ad ogni opera. Così, non la tipologia (o l’aspetto) nè la mera funzione, ma il vivace utilizzo che se ne fa e se ne può fare è garante di significati. Se l’uso è molteplice e in continuo mutamento, come dare immagine all’ineffabile, alla continuità nel tempo del contenitore a dispetto del contenuto…

il senso del p

Il mondo è la più g 13. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, p.17 Parma, Pratiche, 1990

14. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.24-25 Parma, Pratiche, 1990

15. ALDO ROSSI Gli elementi primari e l’area, p.70 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

16. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.39-41 Parma, Pratiche, 1990

17. ALDO ROSSI Gli elementi primari e l’area, p.117 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


.17

La forma è scissa dalla funzione. La funzione è un fatto temporaneo, la forma è permanente. Bisogna creare forme che possano accogliere all’interno diversi significati, diverse situazioni ed atmosfere. La città è una totalità che si ma.19

.18

La tipologia si riconosce nella «correlazione tra le dimensioni, le forme e le impressioni che il nostro spirito riceve da esse.» (...) «nessun tipo si identifica con una forma, anche se tutte le forme architettoniche sono riconducibili a dei tipi».

nifesta in un insieme di diversi comportamenti: morfologico, funzionale, tipologico, sociale, geografico, percettivo, emozionale ecc., ma soprattutto nella relazione tra contenuto sociale e contenitore urbano.

ORTI RELAZIONI

tema di relazioni tra parti diverse. .20

Se il contenuto (sociale) viene prima del contenitore (urbano), come gestire il contenuto sociale globalizzato dentro un contenitore globale?

grande eterotopia. progetto 18. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.32 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

19. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.48 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

20. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.38 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


.21

.23

L’inter vento singolo sempre afferisce a, e si confronta con, un sistema più complesso, la città: ne orienta il conformarsi, bussola di necessità e realtà dell’edificio. «Dove la grafia si confonde con la scrittura» (...) «dove il segno è indifferente a disegno o scrittura». Dove la linea non è più linea ma scrittura. Quando una cosa si identifica con l’architettura, o forse meglio, l’architettura con la cosa.

21. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.42 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

22. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, p.83 Parma, Pratiche, 1990

23. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.51-53 Parma, Pratiche, 1990

.22

«La torre del teatro poteva essere un faro o un orologio». Idea di analogia: un campo di definizioni che si avvicinano alla cosa rimandandosi l’una all’altra. Qualcosa che può rappresentare altro, che sembra.

Un’ombra un’ombra c

24. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.65-66 Parma, Pratiche, 1990


.24

Riprendere l’architettura dalle cose e dalla memoria, non disegnarla o inventarla. Crearla dall’abbandono, da ciò che è deposto e giace in attesa. «Il luogo e il tempo sono la prima condizione dell’architettura». Quest’ultima è il sistema di relazioni che si tesse in rapporto problematico al luogo e al tempo. «Nell’evoluzione vi è una singolare fissità» (…) «L’unica superiorità della cosa costruita e del paesaggio è questo permanere oltre le persone».

a analoga, che sembra un volto. .25

«L’architettura per essere grande deve venire dimenticata o porre solo un’immagine di riferimento che si confonde con i ricordi» (...) «La scrittura dell’oggetto è la definizione e il rimando all’edificio autentico che non può essere disegnato».

Rimanda all’esperienza di ognuno. 25. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, p.54 Parma, Pratiche, 1990

26. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, p.58 Parma, Pratiche, 1990

Ritratto di un evento fortuito Egidio Cutillo, Ottavio Paponetti Santa Croce 641, Venezia, 2013

.26«Il

teatro è molto simile all’architettura perché riguarda una vicenda; il suo inizio, il suo svolgimento e la sua conclusione» (...) «Senza vicenda non vi è teatro e non vi è architettura.»

L’architettura però non ha bisogno di scenografi o invenzioni teatrali, essa contiene la vita, che già sottintende queste due condizioni.


La classificazione e la riduzione schematica di ogni parte, che vuole affidare ad una cosa un solo ed unico scopo, è un grosso errore concettuale, certamente frutto degli schematismi con cui cerchiamo di “ordinare” la realtà. È evidente che quando con un oggetto interagiscono più realtà, quindi anche più soggetti, con bisogni e necessità differenti, allora quell’oggetto si carica in potenza di tutte le possibili funzioni.

.27

IL TUTTO DELLA SO DI TUTTE


.28

«Capire la struttura a grandi linee e pensare poi come queste linee si possono incrociare». Fabula e intreccio, dalla regola alla sua elusione. memoria : specifico = deduzione : induzione

O È PIÙ OMMA E LE PARTI .29

27. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.55-56 Parma, Pratiche, 1990

28. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, pp.75-76 Parma, Pratiche, 1990

29. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica, p.97 Parma, Pratiche, 1990

Non può esserci asimmetria senza simmetria. Ogni cosa, spesso, esiste ed è visibile soltanto in relazione al suo opposto. Non ci sarebbe decostruzionismo senza costruttivismo.


.30

La qualità di uno spazio risiede nell’idea che l’individuo e la collettività consacrano alla memoria di quel luogo. La sua qualità più profonda è il messaggio che esso trasmette quando viene percepito.

Il pensiero prende forma nella città, e a loro volta le forme urbane condizionano il pensiero. .31

E S T E M P O I N F O R

DAL PART ALL’ UNIV E VICEVE .32

La città giace tra la natura e l’artificio. Però è soprattutto un costrutto umano, pertanto decostruibile, giacché «quella terra è per 9/10 una patria artificiale» (…) «la città come una grande rappresentazione della condizione umana». In sostanza la natura dell’uomo è l’artificio. L’architettura è distinta dalla natura. Nasce come rifugio artificiale dalla natura impervia. È altro da lei, pertanto da essa va distinta.

30. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.24 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

31. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.26 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

32. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p9.28-30 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


.33

L’architettura è espressione plastica di un bisogno necessario. «La sua situazione, la sua forma, la distribuzione delle sue parti». Questo alle sue origini. Oggi è ancora valida questa definizione? Quei tre “oggetti principali” oggi sono traducibili in:

EVENTO , IMMAGINE, SCOPO . Espressione plastica di una merce architettonica. Va trasformata in:

O R A N E A , M A L E , . Valida in qualunque momento, sen-

TICOLARE VERSALE ERSA za una forma definita in sé, ma continuamente ricostruita in base alle necessità delle funzioni che deve accogliere. Non una funzione, ma molteplici e in potenza sempre differenti. Un’architettura cangiante.

33. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, p.31 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


.35

.34

Se la continuità spaziale può essere accettata nell’ottica della contiguità degli elementi che compongono lo spazio, non è valida rispetto al modo in cui se ne fruisce.

Il processo dinamico della città tende più all’evoluzione che alla conservazione. Quando è preferibile la conservazione? I monumenti per il loro valore costitutivo, la storia, l’arte, l’essere e la memoria sono persistenti ma a volte non permanenti. Non offrono un passato ancora da sperimentare, pertanto devono essere ripensati negli usi ma possono conservare la loro immagine. Questa non è una condizione vincolante.

ESISTE LA CONT SPAZIALE .36

Venuto a mancare il nesso immediato con la funzione e avendo modificato il suo significato accogliendone molteplici, l’architettura tende ad identificarsi con l’architettura stessa, in uno stato tautologico ricerca i propri elementi fondativi, il proprio linguaggio. La forma “vince”.

34. ALDO ROSSI Gli elementi primari e l’area, p.61 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

35. ALDO ROSSI Struttura dei fatti urbani, pp.52-57 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

36. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.139 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


.37

Il locus è un bacino di “situazioni”, avvenimenti che accadono, azioni e relazioni. Questa condizione prescinde qualunque fattore di scala. La situazione è anche il movente dell’architettura e la sua fortuna, intesa come il motivo e il contesto, temporale e spaziale, in cui questa è stata edificata, nonché la sua successiva e presumibilmente longeva fruizione. C o n v i v i a m o u n o s p a z i o f r a m m e n t a t o i n “ p u n t i s i n g o l a r i ”

TINUITÀ E? .38

«In che modo l’ambiente influenza la collettività e viceversa?»

37. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.135 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

38. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.148 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


alacerazione sconnessione o una connessione, .39 Il fatto urbano è spesso una lacerazione trasformazioni. Sono quelle el momento in cui viene rilevato precostituioperazioni (codici) che preveall’interno di un certo ordine precostituidiatamente si.39scopre intessuto ineonnessione, dono, coordinano e operano Il fatto urbano è spesso una olacerazione to, una sconnessione una connessione, .39 Il fatto .43 I urbano sso rilevato una lacerazione lmente un contesto più ampio. piani soè ene e formeinconcresuglirilevato aspetti spaziali della realtà. all’interno di un certo ordine precostituche nel momento in cui viene otessuto ordineineprecostituiall’interno di un te con cu manifestano leito, unaimmediatamente sconnessione o una connessiosi scopre intessuto ineo una connessione, .39 Il fatto urbano è spesso una lacerazione to, unatrasform sconness più ni. ampio. Sono quellene, che nel momento in cui viene rilevavitabilmente in un contesto più ampio. .43 .43 I I piani sono le forme concren cui viene rilevato che neloperazion momen all’interno di un certo ordine precostituiodici) che preve-to si scopre intessuto in te con inevitabilmente cui si manifestano le te copre intessuto ineimmediatamente dono, co to, una sconnessione o una connessione, nano e operanoun contesto più ampio. trasformazioni. Sono quelle ontesto più ampio. vitabilmente intru sugli aspe che nel momento in cui viene rilevato paziali della realtà. operazioni (codici) che preveo immediatamente si scopre intessuto inedono, operano d .42 «La .40 città puòincoordinano essere definitae più vitabilmente un contesto ampio. sugli aspetti spaziali della realtà. su solo riferendola precisamente

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La città è come fotografia comp ta formata da è come una sovrapposti, a composi-La città èni come una ignorat ata da pia-fotografiascolati, composipposti, me-ta formata da piaignorati. ni sovrapposti, mescolati, ignorati. 39. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.157 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

40. ALDO ROSSI Gli elementi primari e l’area, p.106 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

41. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.178 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978


I piani sono le forme concrete con cui si manifestano le trasformazioni. Sono quelle è spesso una lacerazione ono le forme concre.43 I piani sono le forme concreoperazioni certo ordine precostituiui si manifestano le (codici) che prevete con cui si manifestano le dono, sione o una connessione, mazioni. Sono quellecoordinano.43e Ioperano piani sono le forme concretrasformazioni. Sono quelle lesugli forme concreaspetti spaziali della realtà. nto in sono cui viene rilevato nipiani (codici) che prevete con operazioni cui si manifestano le preve(codici) che ee si con cui esi manifestano scopre intessuto ine- le oordinano operano trasformazioni. Sono quelle dono, coordinano e operano rasformazioni. Sono quelle un spaziali contestodella più realtà. ampio. .43 I piani sono le forme concreetti operazioni che prevesugli(codici) aspetti spaziali della realtà. operazioni (codici) che prevete con cui si manifestano le dono, coordinano e operano dono, coordinano e operano trasformazioni. Sono quelle sugli aspetti spaziali della realtà. ugli aspetti spaziali della realtà. operazioni (codici) che prevedono, coordinano e operano essere definita sugli aspetti spaziali della realtà. precisamente .43

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.42

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42. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.189 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

43. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.190 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

44. ALDO ROSSI L’individualità dei fatti urbani, p.193 in L’architettura della città Milano, Clup, 1978

.44


.45

Che cosa significa abitare un luogo? Impossessarsene?

.46

Fare l’inventario di quanto si vede e si conosce: fare una stratigrafia della città o di una porzione, aumentare le informazioni che si possiedono di un luogo, raccoglierne una serie di frammenti, consapevoli che la sua totalità è imprendibile.

.47

Un luogo acquista valore per un individuo quando viene ricollegato ad un ricordo, quando contiene o ha contenuto delle emozioni. Solo allora, quando lo ricorderemo, ci saremo impossessati di quel luogo. Ci impossesseremo di un luogo sconosciuto quando ne possederemo un ricordo, quando lo riconosceremo come familiare.

VERSO LA COSTRUZI UNO SPAZ AFUNZION .48

Questa familiarità ritrovata è ciò che più ci riempie l’animo ed esalta le nostre emozioni rispetto ad un luogo o ad una situazione.

.49

45. GEORGES PEREC La camera, p.34 in Specie di spazi

Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001

46. GEORGES PEREC La città, pp.74-75 in Specie di spazi Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001

47. GEORGES PEREC La città, p.77 in Specie di spazi Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001

«1. Ogni appartamento è composto da un numero variabile ma finito, di stanze; 2. Ogni stanza ha una funzione particolare». Questa definizione proposta dall’autore è soltanto uno schema, una mera enumerazione, frutto di conseguenze logiche ma irreali. Una stanza è uno spazio malleabile che può contenere dagli oggetti alle azioni, dalle emozioni al pensiero. Quando entra in gioco l’osservatore, l’architettura non può guardare solo sé stessa. Deve interagire con chi ne fruisce. 48. GEORGES PEREC Il paese, p.92 in Specie di spazi

Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001


.50

«Uno spazio senza funzione. Non “senza funzione precisa”, ma precisamente senza funzione, non pluri-funzionale, ma afunzionale». Come “scacciare” da uno spazio le sue funzioni, abitudini, ritmi, necessità? Volendo definire un non-spazio si è giunti a definire lo spazio come contenitore di necessità. Uno spazio afunzionale è neutro, quel luogo che anche vuoto accoglie in sé la possibilità di una presenza. Conformare l’inutilità dello spazio potrebbe essere il margine inesplorato di un nuovo statuto dell’abitabile.

A ZIONE DI ZIO ONALE 49. GEORGES PEREC L’appartamento, p.37 in Specie di spazi

Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001

50. GEORGES PEREC L’appartamento, p.43 in Specie di spazi Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001

51. GEORGES PEREC Lo spazio, p.97 in Specie di spazi Torino, Bollati Boringhieri editore, 2001 (pagina seguente)


Lo spazio è ciò sguardo, se que tra niente, non Lo spazio, così piamo è un cos un costrutto ed Lo sguardo di però impone u percettiva a pos a quanto viene non si può neg assoluta dello ma soltato dello così come viene .51


ò che arresta lo esto non inconvede niente. come lo percestrutto mentale, dificato. chi ne fruisce una condizione steriori rispetto visto, pertanto gare l’esistenza spazio astratto o spazio e percepito.


GLI STRU DELLA D Benda nera

iPhone

Registratore vocale Casco situazionista

Videocamera


UMENTI DERIVA Egidio

Eugenia


rivere l'archit parola; ere l'architett mmagini; rivere l'archit rso il testo; vere l'architet

LE QUATTRO FASI DELLA RICERCA:

1. Circoscrivere l'architettura con la parola; 2. Descrivere l'architettura con le immagini; 3. Sovrascrivere l'architettura attraverso il testo; 4. Trascrivere l'architettura.


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La ricerca mi ha portato ad evidenziare le fasi di un processo, che si identifica con il metodo stesso adottato per affrontarla: attraverso i libri è stato individuato un tema, lo si è analizzato attraverso una osservazione diretta, è stato sviluppato con un’elaborazione grafica giungendo infine ad una rielaborazione concettuale.


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Il registro ha prevalso sull’argomento lasciando che lo strumento di analisi divenisse protagonista e guida dell’ analisi stessa. Mi sono lasciato condurre alla deriva nel tentativo di circoscrivere il limite di un estratto urbano casuale e descriverlo registrandone le caratteristiche nella maniera più oggettiva possibile .

«Con il termine area-studio intendo designare una porzione dell’area urbana che può essere definita o descritta ricorrendo ad altri elementi dell’area urbana presa nel suo complesso, per esempio al sistema viari.». «’L’area studio può quindi considerarsi un’astrazione rispetto allo spazio della città; essa serve per meglio definire un certo fenomeno» Aldo Rossi, L'architettura della città


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corso compiuto casualmente all’interno delle calli veneziane, si è conformato laddove si è posato lo sguardo, trasportato da sensazioni ed emozioni. In una prima fase molto straniante ho raggiunto il luogo di partenza, bendato per confondere l’orientamento aumentando il fattore di casualità della deriva. Quando ho aperto gli occhi non sapevo dove mi trovavo.


Scena

gio, u n v alloggiato mente co re vocale gio. L’oggetto to il mod compiuto mere h an diato c on mo che l’ Munito di un compagno di viaggio, una videocamera, un iphone alloggiato in un casco appositamente costruito ed un registratore vocale ho iniziato il mio viaggio. L’oggetto dell’osservazione è stato il modo in cui il viaggio è stato compiuto poiché le due videocamere hanno ripreso sia l’immediato contesto in cui ci trovavamo che l’azione dell’osservazione

di quest’ultimo. Uno sguardo fugace ma mirato ha lasciato emergere particolari atmosfere e percezioni che la città offre solo a chi sa lasciarsi condurre da particolari imprevisti e scelte fortuite. Perdersi in una città permette di accrescere la propria conoscenza dei quel luogo.


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Successivamente alla revisione di tutti i filmati, è stato ricostruito il percorso compiuto e da una analisi complessiva si sono tratte le seguenti conclusioni: Così come asserito in precedenza a proposito della definizione di uno spazio afunzionale come nuovo statuto dell’abitabile, la deriva potrebbe rappresentare un nuovo statuto della fruibilità degli spazi

costruiti, all’insegna della contingenza svincolato da ogni obbligo. La continuità dello spazio esiste solo in accezione alla contiguità degli elementi che lo compongono. La percezione che ne abbiamo condiziona inevitabilmente la collocazione mentale del luogo, per cui si rilevano delle zone identificate come puramente di transito, prive all’apparenza di


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qualunque interesse, per giungere da un punto di affluenza ad un altro.








Flatlandia dell’analogia epistemologica

1.

EDWIN A. ABBOTT (1838-1926) Flatlandia. racconto fantastico a più dimensioni, 1882 «E oltre a ciò, vi è l’Argomento portato dall’Analogia delle Figure» (…) «In Una Dimensione, un Punto in movimento non generava una Linea con due Punti terminali? In Due Dimensioni, una Linea in movimento non generava un Quadrato con quattro Punti terminali? In Tre Dimensoni, un Quadrato in movimento non generava quell’ Essere benedetto, un Cubo, con otto Punti terminali? E in Quattro Dimensioni, un Cubo in movimento non darà origine - ahimè per l'Analogia

e per il progresso della Verità - a un Organismo più divino con sedici Punti terminali?» (…) «Non potendosi muovere nè vedere se non lungo la sua Linea Retta, non concepiva nient’altro all’infuori di essa». (…) «Vorrebbe la signoria vostra indicarmi o spiegarmi in quale direzione si trova la terza dimensione a me sconosciuta? È qui sopra e qui sotto».


Il monte analogo dell’analogia ontologica

2.

RENE’ DAUMAL (1908-1944) Il Monte Analogo, 1952 «Non parlerò della montagna ma per mezzo della montagna. Con questa montagna come linguaggio, parlerò di un’altra montagna che è la via che unisce la Terra e il Cielo». (…) «È a causa della sua stessa natura chè è dissimulato ai nostri occhi, nel suo recinto invisibile e che si può trovare in qualunque luogo». (…) «All’inizio la Sfera e il Tetraedro erano uniti in una sola Forma inseparabile, inimmaginabile. Concentrazione ed Espansione misteriosamente unite in una sola Volontà che non che sè stessa. Ci fu una sepazione, ma l’Unico resta l’unico».


Specie di spazi

3.

GEORGES PEREC (1936-1982) Specie di spazi, 1974 «Una camera da letto, è una stanza nella quale c'è un letto; una sala da pranzo è una stanza nella quale ci sono un tavolo e delle sedie, e spesso una credenza; un salotto, è una stanza nella quale ci sono delle poltrone e un divano; una cucina, è una stanza nella quale ci sono i fornelli e una presa d'acqua» (...) «Eppure, all'inizio, tutte le stanza si assomigliano più o meno, è inutile cercare di impressionarci con storie di moduli e altre baggianate» (...) «Insomma, una stanza è uno spazio abbastanza malleabile»

Una stanza è un contenitore che può contenere dalle persone alle cose, dalle emozioni alle azioni.


Esercizi di stile

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4.

RAYMOND QUENEAU (1903-1976) Esercizi di stile, 1947 Anche un'oggetto può essere il soggetto. «Un cappello floscio, bruno, con una fenditura, dai bordi abbassati, la forma circondata da una treccia come un cordoncino militare, un cappello stava ritto tra gli altri, sussultando appena per le asperità del suolo trasmesse alle ruote del veicolo automobile che lo trasportava, lui - il cappello» (…) «Egli espresse la propria ira attraverso una voce umana che gli era collegata da una massa di carne strutturalmente disposta intorno a una sorta di sfera ossea perforata da alcuni buchi e che si trovava sotto di lui, lui - il cappelo.»


L'architettura della città

5.

QUATREMÈRE DE QUINCY (1755-1849) in L'architettura della città, Aldo Rossi, 1978 «La parola tipo non rappresenta tanto l'immagine d'una cosa da copiarsi o da imitarsi perfettamente, quanto l'idea d'un elemento che deve egli stesso servire di regola al modello» (…) «In ogni paese, l'arte del fabbricare regolarmente è nata da un germe preesistente. È necessario in tutto un antecedente; nulla, in nessun genere, non viene dal nulla; e ciò non può non applicarsi a tutte le invenzioni degli uomini».


Autobiografia scientifica

6.

ALDO ROSSI (1931-1997) Autobiografia scientifica, 1990 «Dimenticare l'architettura o qualsiasi proposizione era l'obbiettivo di una scelta immobile della tipologia delle costruzioni pittoriche e grafiche dove la grafia si confondeva con la scrittura, quasi una forma più elevata di grafomania dove il segno è indifferente a disegno o scrittura».









Bibliografia essenziale 1.

EDWIN A. ABBOTT Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni Milano, Adelphi, 2009

2.

DENISE SCOTT BROWN Risposta per Frampton in Casabella 359-360, pp. 39-46 Milano, 1971

3.

FRANCESCO CARERI Constant : New Babylon, una città nomade Torino, Testo & immagine, 2001

4.

RENÉ DAUMAL Il monte analogo Milano, Adelphi, 2010

5.

GUY DEBORD Théorie de la dérive in Intenationale Situationniste, n° 2 Parigi, dicembra 1958

6.

JACQUES DERRIDA Memorie di cieco. L'autoritratto e altre rovine Milano, Abscondita, 2003

7.

PETER EISENMAN Appunti sull'architettura concettuale in Casabella 359-360, pp. 48-57 Milano, 1971

8. FABIO GHERSI Eisenman 1960-1990: dall'architettura concettuale all'architettura testuale Cannitello, Biblioteca del Cenide, 2006

9. GEORGES PEREC Specie di spazi

Torino, Bollati Boringhieri, 2011

10. RAYMOND QUENEAU Esercizi di stile Torino, Einaudi, 2001

11. ALDO ROSSI L’architettura della città Milano, Clup, 1978

12. ALDO ROSSI Autobiografia Scientifica Parma, Pratiche, 1990

13. RALPH RUMNEY The leaning tower of Venice Parigi, Silverbridge, 2002

14. DANIELE VAZQUEZ Manuale di psicogeografia Cuneo, Nerosubianco, 2010




R E A LT À A U M E N T A T A Seminario di teorie della progettazione architettonica a.a. 2012/13

Catalogo cura di Egidio Cutillo Progetto grafico e illustrazioni Egidio Cutillo


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