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un negozio pensato per i bambini Si trova a due passi dal centro di Roseto. Le migliori marche di scarpe con un rapporto qualità/prezzo che non ha paragoni. Inoltre nel locale attrezzato anche un angolo per il divertimento e una zona prova
A
due passi dal centro ha aperto sabato 22 febbraio il Brucaliffo, un nuovo punto vendita di scarpe ed accessori per bambini e ragazzi. Il Brucaliffo è dunque un negozio a misura di bambino ma anche per le loro mamme. La cortesia del personale, la qualità dei prodotti fanno di Brucaliffo un negozio in grado di rispondere alle esigenze di una vasta clientela. Veste alla moda e propone un ampio ventaglio di idee per i piccini e adolescenti che vanno dal casual allo sportivo, sino al classico. Per quanto riguarda le scarpe, si parte da una taglia piccola, il 17, sino a calzare il 41. E ciò che conta è soprattutto il rapporto tra la qualità del prodotto e il suo prezzo. E in questo campo non c’è sfida che tenga. Elisabetta Di Berardino e Manuela Galliè sono le anime del Brucaliffo che, sfidando la crisi, hanno deciso di inaugurare questo straordinario negozio. Una vera e propria scommessa che fonda le sue basi su un aspetto non trascurabile: an-
dare incontro alle esigenze di tanti genitori che spesso non sanno come vestire i loro figli. Da Brucaliffo le risposte in tal senso sono immediate. “Abbiamo scelto di aprire un negozio che potesse conciliare tutte le esigenze dei genitori”, raccontano Elisabetta e Manuela, “La qualità delle scarpe è garantita dai migliori marchi presenti sul mercato come ad esempio Alviero Martini, Geox, Kickers, Balducci, Mayoral, Zecchino D’oro, Replay, Birkenstock, Lulu’. Le fasce di prezzo soddisfano un po’ tutte le esigenze. Non va quindi dimenticato che si tratta sempre di scarpe di ottima fattura, sia per i materiali utilizzati che per l’adattabilità al piede che, soprattutto nei più piccoli, è in costante crescita”. Oltre alla vasta gamma di prodotti, il Brucaliffo è anche un luogo pensato per i piccoli. Sono presenti infatti un angolo gioco e una zona prova a misura di bambino. Insomma, anche un punto per ritrovarsi e per far divertire i più piccoli. Brucaliffo è in via Nazionale 260 nel cuore di Roseto.
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Arriva il via libera al
Piano Spiaggia Accolte alcune osservazioni. La più importante riguarda la possibilità di realizzare una struttura ricettiva nella zona nord gestita da associazioni che operano nel campo del sociale e della solidarietà. Soddisfatto il sindaco Enio Pavone. Ma le forze di opposizione pronte ad impugnare l’atto
U
n Consiglio Comunale fiume per discutere le circa 40 osservazioni al Piano Demaniale. Alla fine il dado è stato tratto per la partecipazione solo dei consiglieri della maggioranza di centro destra. L’opposizione si è fatta da parte. Dopo aver letto il documento attraverso cui si contestava l’operato dell’esecutivo rosetano, criticando peraltro un piano che garantisce vantaggi per pochi, penalizzando molti altri operatori turistici e soprattutto i giovani, annullando di fatto gli spazi di spiaggia libera sul litorale del capoluogo, il centro sinistra ha abbandonato l’aula. Una scelta su cui il capogruppo del Pdl Antonio Norante ha voluto fare dell’ironia, piazzando sui banchi riservati alla minoranza una bandiera bianca per simboleggiare la resa del centro sinistra. La maggioranza aveva i numeri per discutere le osservazioni e dopo circa 2 mesi di rinvii alla fine è andata dritta per la sua strada. Nella sostanza il Piano resta invariato. Ma ci sono un paio osservazioni che sono state accolte in toto. La prima riguarda l’accoglimento dell’osservazione presentata a suo tempo dall’associazione Dimensione Volontario, in base alla quale una nuova concessione balneare dovrà essere affidata in gestione per realizzare uno stabilimento attrezzato e pienamente fruibile ai disabili. Una proposta che migliora e completa l’offerta turistica rosetana, con un occhio di riguardo ai temi del sociale e della solidarietà. Il nuovo chalet sorgerà all’altezza del Mion Gran
Hotel. L’altro elemento riguarda la proposta dell’associazione dei balneatori. Tratta l’adeguamento delle strutture ricettive, in particolar modo gli chalet, affinché possano essere tutte accessibili per i diversamente abili. Dunque strutture attrezzate per tutti. Quindi banconi più bassi per consentire a chi è in carrozzella di poter ordinare un caffè senza alcun problema. Secondo il sindaco Enio Pavone con questo strumento si è scelto di mettere al centro lo sviluppo turistico, occupazionale e sostenibile del territorio, creando opportunità per nuovi investimenti da parte di imprenditori che hanno idee e risorse finanziarie
per aiutare questa città a crescere e prosperare. “A differenza del vecchio Piano, sospeso dal Tar dopo cinque anni di gestazione e costato quasi 100 mila euro alla collettività”, dice Pavone, “questo è stato redatto dagli uffici interni, a costo zero, e portato all’adozione in Consiglio in tempi record, malgrado l’opposizione abbia fatto di tutto per bloccarlo ed ostacolarci, animata da mero campanilismo politico”. Ma la vicenda del Piano Spiaggia è destinata ad avere degli strascichi. Il Partito Democratico infatti sta studiando le carte e presto annuncerà un’azione per impugnare lo strumento dinanzi alle sedi competenti. Massimo Felicioni, segretario del Pd locale, ne è assolutamente certo. “Non lasceremo che questo piano penalizzi una fetta importante di imprenditori turistici a vantaggio di pochi”, ha sottolineato il dirigente del massimo partito di opposizione in città, “stiamo esaminando tutti i documenti, dopo di che agiremo di conseguenza”. Felicioni manda un messaggio anche alla Sinistra più radicale della città che in questi giorni, subito dopo l’approvazione dello strumento demaniale, aveva criticato il Pd per non aver partecipato all’assise civica sulle osservazioni al piano. “La nostra presenza in Consiglio sarebbe stata inutile per la discussione delle osservazioni”, ha aggiunto il segretario del Pd, “ma abbiamo letto un documento prima dei lavori consigliari con cui abbiamo ribadito la nostra posizione. Alla Sinistra rosetana chiedo di unire le forze e non di continuare sulla strada della separazione”.
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Area artigianale
la Cassazione accoglie il ricorso Azzerata la valutazione con plus valenza del 300 per cento che era stata decisa dalla Corte d’Appello dell’Aquila. Gli imprenditori rosetani possono tirare un sospiro di sollievo. Imposto un nuovo calcolo sulla base di parametri più equi. Il Comune aveva presentato nei mesi scorsi un ricorso che è stato ora accolto. Molte aziende rischiavano la chiusura
gli imprenditori dell’area dell’autoporto di roseto
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a Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Roseto contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila sulla valutazione dei terreni espropriati più di 10 anni fa per la realizzazione dei lotti artigianali e dell’autoporto. La buona notizia è di questi giorni e in qualche modo fa tirare un sospiro di sollievo alle 22 imprese che operano in quella zona, con un tasso occupazionale che si aggira intorno alle 200 unità, senza tener conto di tutto l’indotto. La Cassazione rimanda alla Corte d’Appello la valutazione dei terreni, considerata iniqua per una supervalutazione pari al 300 per cento, passando da 24,58 euro a metro quadro (valutazione delle aree espropriate dal Comune) a circa 83 euro su disposizione del Consulente Tecnico d’Ufficio nominato dalla Corte d’Appello dopo il ricorso presentato anni addietro dai due proprietari dei terreni trasformati da agricoli ad aree
gli imprenditori possono tirare un sospiro di sollievo
artigianali. La Cassazione, nell’accogliere il ricorso presentato nei mesi scorsi dal Comune di Roseto, ha tenuto conto di altri due casi simili che si sono registrati in Italia dove la valutazione del Ctu è stata equa. Pertanto, la macchina giudiziaria adesso deve ripartire da zero in quanto la Corte d’Appello dovrà nominare un nuovo Ctu che avrà il compito di stabilire l’esatto valore di quei terreni. Gli imprenditori rosetani temevano per il peggio. Molte aziende sono a conduzione familiare, e il fatto di dover pagare un differenza così elevata sul valore dei terreni espropriati li avrebbe costretti a chiudere i battenti. Una plus valenza considerata iniqua, esagerata e deleteria per le imprese locali. All’epoca dell’acquisto dei lotti (si va da un minimo di 2mila metri quadri ad un massimo di circa 20mila metri quadri) i proprietari versarono una somma pari a 24,58 euro al metro. Il Ctu ha stabilito successivamente un prezzo
di circa 83 euro. La differenza sarebbe stata a carico dei proprietari. Un anno fa circa furono inviati anche i solleciti di pagamento con dilazione in 3 rate. Complessivamente gli imprenditori rosetani hanno rischiato di dover sborsare una somma di 5milioni di euro. Questo significa porre una pietra tombale ad un’area produttiva che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello del mondo imprenditoriale e della produttività nel Comune di Roseto. Sotto accusa, comunque, la vecchia amministrazione rosetana che nel 2004 sollecitò gli imprenditori, durante un incontro, a realizzare i capannoni artigianali in quanto tutti i vincoli, si disse, erano stati rimossi e che quindi non ci sarebbero stati più problemi con la vecchia proprietà dei terreni. In realtà le cose sono poi andate diversamente. Ma la Cassazione ha fermato tutto. Nessuno pagamento per il momento è dovuto. In attesa di una nuova relazione del Ctu.
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Roma invasa
da 70mila commercianti ed artigiani Hanno partecipato alla manifestazione a difesa delle piccole attività che sono la spina dorsale dell’Italia. Sono scesi in piazza per protestare contro una tassazione non più sopportabile
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l 18 febbraio 2014 sarà una di quelle date da ricordare anche nei libri di storia. Per la prima volta nella storia italiana, 70mila piccoli imprenditori, commercianti e artigiani hanno riempito piazza del Popolo a Roma per rivendicare una svolta urgente e concreta della politica economica del governo. Sono scesi in piazza con orgoglio per farsi sentire, visto che sono il motore del Paese, perché rappresentano il 94 per cento del totale delle imprese e il 69 per cento del fatturato italiano. La forte crisi economica, la pressione fiscale al 66 per cento che ha toccato livelli record con venti punti in più rispetto alla media europea, il blocco dell’accesso al credito rendono impossibile fare impresa. Nel 2013 hanno chiuso 372.000 aziende: nell’artigianato il saldo tra iscrizioni e cessazioni è negativo con meno 28.000 unità, il commercio al dettaglio e le attività turistiche hanno registrato una diminuzione di 31.000 impre-
se. Quando l’artigiano e il commerciante si trovano a dover chiudere bottega, per loro non c’è nessun ammortizzatore sociale. E’ stato il grido di dolore di Rete Imprese Italia, la sigla che raggruppa le organizzazioni più rappresentative del mondo del commercio e dell’artigianato: Confesercenti, Confcommercio, CNA, Confartigianato e Casartigiani. Per Marco Venturi, presidente nazionale di CONFESERCENTI e presidente pro tempore di Rete Imprese Italia, “le decine di migliaia di piccoli imprenditori che sono scesi in piazza vogliono avere una legittimazione dalla politica, perché sono il tessuto connettivo della società e svolgono un ruolo insostituibile per la crescita economica e la tenuta democratica del Paese”. Tra la moltitudine di striscioni e bandiere che sventolavano nella capitale, si sono
distinti i cartelli con gli slogan dell’Associazione Commercianti e Artigiani di Pineto e Confesercenti Teramo (nella foto): “Le piccole imprese sono la spina dorsale del paese, difendiamole!”, “Lotta all’abusivismo, alla contraffazione, all’illegalità”, “Fisco sostenibile e credito agevolato, se vivono il commercio e l’artigianato vive l’Italia”. Biagio Iezzi, presidente dei commercianti pinetesi, vuole sottolineare l’importanza della mobilitazione unitaria: “Dopo questa manifestazione, che ha dimostrato la volontà di resistere dei piccoli e medi imprenditori, la politica non può continuare ad essere insensibile alle nostre legittime richieste”. Per Daniele Erasmi, presidente provinciale di Confesercenti Teramo, “il Governo centrale e le amministrazioni locali devono cambiare completamente registro in materia fiscale. Basta accanirsi su commercianti e artigiani con Tares, Tasi, Imu e la miriade di balzelli. Troppe tasse, varie e confuse, che strangolano le attività e rendono sempre più difficile la ripresa economica”.
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Il libero arbitrio di Napolitano e la staffetta Letta-Renzi:
viva le incoerenze!
di William Di Marco
Il Presidente della Repubblica, il vecchio e il nuovo Presidente del Consiglio hanno messo insieme una serie di incoe...Renzi (per dirla come un Blog) da lasciare di stucco. Mandarli tutti a casa è il minimo che si possa chiedere, ma solo se contemporaneamente diamo vita a una nuova costituente
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nnio Flaiano diceva che l’Italia si divideva tra “fascisti” e “antifascisti”, dimostrando che il contendere politico non era tra due schieramenti democraticamente inclusi in un percorso di ideali alti di stampo europeo, bensì tra una contrapposizione ideologica fatta di estremismi. Da un lato c’era una parte sempre perdente che, qualunque cosa facesse, usciva sconfitta, non tanto perché poteva essere ricondotta alla tragedia del fascismo, quanto perché era contrapposta all’altra, ovviamente ideologicamente più pura che poteva assegnare i voti di liceità e legalità. Erano le due facce, però, della stessa medaglia e per questo lo scrittore pescarese le definì con la stessa radice, vale a dire “fascista”. In pratica, per una cinquantina di anni si è formato un corpo di intellettuali o pseudo tali capaci di dettare le regole del gioco e far sì che delle cose, se proposte o realizzate da una parte, fossero sempre sbagliate, viceversa se presentate dalla parte avversa risultavano sempre corrette. Così è andata avanti questa nostra Italia per tante decadi e quell’onda lunga del “puro che epura” serpeggia ancora nella nostra politica, per fortuna giunta al capolinea e che sa solo di stantio. Volete una prova? Se al posto di Napolitano (da noi non visto di buon occhio sin dalla prima elezione, quando scrivemmo “Può il Dalai-Lama diventare Papa?”) ci fosse stato un qualsiasi presidente (Leone docet), proveniente da una parte politica diversa dalla sua area di appartenenza e avesse contattato cinque mesi prima della fine del governo Berlusconi il suo sostituto per metterlo al posto del premier eletto dal popolo (cosa non smentita dagli at-
tori di quella vicenda), sarebbero scesi in piazza i popoli di tutti i colori, soprattutto quelli viola, verdi e rossi, gridando all’attentato alla Costituzione, alla democrazia e alla libertà di espressione del popolo. Addirittura Mario Monti, colui che fu contattato, andò in Svizzera a chiedere consigli a Carlo De Benedetti! (vi ricordate che abbiamo scritto spesso sul reale problema del conflitto d’interesse in Italia?). Ma lo stesso popolo variopinto avrebbe minacciato di lasciare l’Italia se sulle poltrone delle più alte cariche dello Stato ci fossero stati non tutti, ma solo anche una parte maggioritaria di appartenenti a formazioni politiche che non si richiamassero alla sinistra. Si sarebbe denunciato il rischio di una dittatura strisciante messa in atto da persone che avrebbero occupato tutte le stanze dei bottoni. Oggi che abbiamo il Presidente della Repubblica (Napolitano), quello del Consiglio (Renzi) e dei due rami del Parlamento (per la Camera Boldrini e per il Senato Grasso) che provengono dalla stessa area politica, nessuno si indigna sfilando davanti ai luoghi del potere, contro il rischio di un golpe. In verità è giusto che chi vince le elezioni, come succede in tutte le democrazie, possa governare e avere, come bilanciamento dei poteri, dei controlli istituzionali. Evidentemente questa regola vale per gli altri: se chi vince appartiene a un certo schieramento politico è autorizzato a scendere sul tavolo “l’asso pigliatutto” che non va nemmeno discusso. Sulla questione Letta-Renzi le incoerenze sono così tante e macroscopiche che sarebbe troppo lungo elencarle. Enrico Letta, che per la verità qualche qualità le ha dimostrate, doveva rimanere
pochi mesi per sbrigare la questione della legge elettorale e fare il minimo indispensabile. Invece non voleva andarsene più, oltretutto senza aver fatto la legge elettorale (il fascino del potere). Su Matteo Renzi, che sicuramente non è uno stupido, le incoerenze sono così macroscopiche e lasciano di stucco. Diceva che mai avrebbe fatto fuori il suo amico Enrico (sic!), che non avrebbe messo piede a Palazzo Chigi senza il voto popolare, invece ha fatto tutto il contrario “perché la situazione lo richiede”. Questi sembrano dei salvatori della patria della serie “dopo di me il diluvio”, invece dimostrano di essere solo degli arrivisti spregiudicati. Ma con un sistema politico come il nostro dei veti incrociati, con il bicameralismo paritario, con i partitini che si venderebbero anche l’anima pur di sopravvivere, cosa crede di poter fare l’ex sindaco di Firenze? Aveva illuso che fosse un uomo della coerenza (qualità ormai in estinzione), ma si è buttato a capofitto nelle stanze del potere. Il colmo l’ha raggiunto il suo Ministro agli Affari Regionali Maria Lanzetta, che cinque giorni prima aveva votato nella direzione generale del Pd “convintamente” contro Renzi e appena chiamata da quest’ultimo alla carica ministeriale ha cambiato idea, giustificandosi “adesso è il momento che ognuno faccia la sua parte”. Non ci resta che sperare che vadano tutti a casa, che si elegga l’Assemblea Costituente (lo sappiamo, siamo monotoni, ma crediamo che sia l’unica strada) e che inizi una nuova vita per l’Italia. È un dovere verso noi stessi? No, verso i giovani, che si ritrovano davanti un mucchio di macerie morali e materiali, certamente non create da loro.
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GIANLUCA GINOBLE LA VOCE DI ROSETO HA PRESO IL VOLO Un pomeriggio con l’enfant prodige di Montepagano che riabbraccia l’ex Sindaco di Roseto degli Abruzzi, Franco Di Bonaventura, che fin dall’inizio ha creduto in lui. di Luca Maggitti
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ianluca Ginoble, 19 anni, cantante originario di Roseto degli Abruzzi – anzi, dell’antico borgo di Montepagano – è uno dei tre componenti del gruppo Il Volo, formato nel 2010 insieme a Piero Barone
e Ignazio Boschetto. Il successo che i tre hanno ottenuto, esibendosi in 4 continenti (al momento manca l’Africa) è talmente grande da apparire, se visto dalla piccola Roseto, persino incredibile. Invece è tutto vero. Veri i milioni di dischi venduti, vere le tournée con centinaia di tappe e delirio dei
fans, vere le esibizioni con star internazionali come Barbra Streisand, vere le occasioni di gala in cui a Gianluca capita di essere fotografato insieme a personalità come l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton, oppure Sting. Ormai il fenomeno è planetario e i tre ragazzi sono di casa nei più importanti show televisivi del mondo e, in Italia, passano da Domenica In, con Giletti e Venier, a Porta a Porta con Vespa, senza dimenticare Fiorello, in radio. Un successo travolgente, pianificato da manager di caratura internazionale come Tony Renis e Michele Torpedine, in grado di cambia-
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re profondamente le persone. Invece Gianluca Ginoble è rimasto un ragazzo umile che si ricorda ogni cosa, in modo persino sorprendente, dei suoi inizi e – soprattutto – non scorda chi ha creduto in lui in tempi non sospetti. Così, dopo un lustro, in occasione di una delle rare giornate di vacanza nella sua Roseto, ha voluto salutare Franco Di Bonaventura, l’ex Sindaco di Roseto che lo ha incoraggiato e sostenuto nei suoi primi passi nel mondo dello spettacolo. Gianluca chiosa: “Nel 2009 ero agli inizi e il successo era lontano, ma il Sindaco mi accolse in Comune con la fascia tricolore, scattammo una foto
ricordo, mi incoraggiò e poi presentò tutte le star che in quel periodo facevano concerti al PalaMaggetti. Ricordo con orgoglio quando disse a Massimo Ranieri che avrebbe sentito parlare di me. Sono fiero di non averlo deluso”. L’ex Sindaco, che ha colto l’occasione di rivedere Gianluca per donargli una copia del suo libro “10 anni per Roseto”, in cui c’è anche la foto del 2009, ha commentato: “Gianluca è un rosetano di talento che il mondo ci invidia. Quando lo accogliemmo a Palazzo di Città e poi premiammo, abbiamo testimoniato la volontà di una giovane città come la nostra di prendersi cura della
propria identità culturale”. Il pomeriggio a cavallo dei ricordi di Gianluca è proseguito con qualche foto al Pontile a mare e alla Porta da piedi della sua Montepagano, poi un caffé e qualche chiacchiera, coccolato dai suoi concittadini. È già tempo di ripartire: il 28 febbraio su Rai Uno, con Il Volo ospite di Enrico Brignano nello show “Il meglio d’Italia”; il 6 marzo al Madison Square Garden di New York con Laura Pausini, Miguel Bosé, Gloria Estefan, Biagio Antonacci e altri; ad aprile in Russia; a giugno negli Stati Uniti; il 20 luglio al Teatro Greco di Taormina. E poi, magari, di nuovo a Roma da Papa Francesco, visto che quando i ragazzi de Il Volo, in udienza, dopo avergli regalato dischi e DVD, gli hanno detto che volevano cantare per lui, Papa Bergoglio pare abbia sorriso esclamando: “Perché no!”.
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15 UN RICORDO FRATERNO
TONINO MARINI
a Roseto non sarai mai dimenticato di Luigi Braccili
Per parlare di Te ci voleva un libro, non un articolo, ma tant’è, anche in questo trattamento valgono in effetti i segni che hai lasciato
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icordare una persona che se n’è andata da qualche giorno, senza toccare e magari neppure sfiorare la retorica, penso sia impossibile. Come dire sicuramente innaturale. Sto parlando di Tonino Marini, mio fratello, anche se sono figlio unico, parente sì, ma soprattutto “alter ego” ed è detto tutto, dopo aver scomodato l’odiato latino. Né conta, per un uomo come lui, insistere sull’inutile affastellarsi di notizie che scivolano via. Parlo perciò di “tout l’homme”, tanto quanto può bastare. D’altra parte di uno come Tonino che ha cominciato a lavorare quando era alle elementari, decenne, per finire il giorno in cui fu ricoverato all’ospedale di Atri, per morire, raggiungendo gli 84 anni, nel descriverlo, si è costretti, per forza, a mettere …il freno a mano. Di professione geometra, mentre studiava a Teramo, seguiva il corso di violoncello, una passione per la buona musica che non lo ha mai abbandonato. Recentemente ho rivisto una villa, nell’agro della Val Vomano, da lui progettata, gratuitamente, perché appartenente ad una famiglia amica. Una meraviglia di architettura. Dalla meccanica automobilistica non poté starsene lontano perché il padre, Peppino, era un maestro in materia. In una fabbrica di carburatori ebbe a che fare con il “cuore” dell’automobile ed imparò a guarirlo miracolosamente. Le file di quelli che venivano a Roseto per chiedergli l’intervento sul carburatore erano interminabili. Riceveva irosi rimproveri dal fratello minore Diego, risaputamene attaccato agli affari, perché il fratello si accontentava, come pagamento, di un aperitivo. Tante le sue attività di lavoro: gestì, alla sua maniera, un grande garage a Pescara in un’epoca in cui spazi coperti per auto di lusso non ne esistevano. Fece il trattorista, quando il padre comprò un “mostro” meccanico che era capace di spianare una collina in poche ore. Finì, pensate un po’, col fare l’orefice, con arte e senza leziosità, ma con l’aiuto dell’adorata moglie ‘Ncencetta (Vincenza), uscita dall’unione di due famiglie, quella teramana dell’imprenditore Di Sabatino, e quella rosetana dei Brandimarte. E la politca? Poca, ma incisiva. Oggi, come me, verrebbe definito socialista riformista, come dire, socialdemocratico, ahimè scomparso. Viene ricordata la sua azione risanatrice in seno alla Fondazione “Ricciconti” di Atri. L’attivismo di oggi in favore dei disabili è dovuto certamente a quello che, a suo tempo, fece Tonino per risanare l’azienda. Lo sport ebbe un grande spazio nella sua vita. Nel 1946 riportò da Teramo il settimanale “sportivetto” che aveva come scopo quello di creare società sportive, rette da giovanissimi. Fondammo una sezione con l’ubicazione nello scantinato della
casa parrocchiale che Don Giulio ci cedette gratuitamente. Mi impose come presidente perché lui, schivo e modesto, voleva lavorare in silenzio. Ne facemmo tante: tornei di calcio al “Patrizi”, tornei di palla a cesto sul campo in terra rossa alla pineta, ma soprattutto demmo vita ad un capolavoro sportivo da ricordare. Parlo della “mezza Maratona”, km 22,500, svoltasi per le strade di Roseto nel 1948, fra una folla festante, vinta, da Aurelio Marrone di Fossacesia, finito in Canada. Nella sua casa qualche anno fa fu ammirata la nostra coppa in maiolica. Va descritta: alta mezzo metro con dipinti i classici paesaggi castellani, poggiava su di una base di mogano scolpita da Alfredo Venerato. Ebbe a che fare con personaggi, big dello sport, come Enzo Ferrari, Edoardo Mangiarotti, Giulio Onesti e con un esercito di grandi dirigenti dello sport olimpico. Con il cognato, Nino Di Sabatino ed il…ruggente Aldo Anastasi, organizzò il “festival europeo del basket” nel corso del quale l’Italia superò, per la prima volta, l’imbattibile Urss e la Rai, con il commento del rosetano Aldo Giordani, superò il record dello “share” televisivo. Ingaggiò, per il Roseto Basket, Nino Calebotta, il gigante di Gradisca, costringendolo, lui che, ultraquarantenne, aveva calcato i “parquets” levigati dei palazzi dello sport internazionali, a giocare sotto la pioggia ed anche sotto la neve. Le presidenze, tutte imposte mai richieste, non si contano, citiamo quella che lo inorgogliva ed alla quale teneva di più: la dirigenza regionale dei “veterani dello sport”. La famiglia? L’ha amata più di tutto al mondo. Della moglie abbiamo già detto (poco), il primo figlio, Peppino, nato ovviamente quando si usava imporre il nome del nonno Peppino e non quello del rockettaro Punk, come si usa oggi. Architetto, marito della figlia dell’indimenticabile Tonino Mastrangelo. Il primo nipote, che ha studiato all’estero, è dirigente di un’azienda internazionale, la seconda studia, ma, non ne ha potuto fare a meno, gioca… al basket. Il secondo figlio, Marco, geometra, lavora in Nigeria, in un cantiere della costruzione dell’autostrada. I suoi ritorni dalle nostre parti sono tanto frequenti che c’è chi gli chiede … se abita a Cologna Paese. Certo ci vorrebbe un libro, questo è solo un articolo, quindi chiudo. Alcuni giorni fa, lo vidi uscire da una scuola media, si appoggiava ad un bastone, elegante come il mio, perché intarsiato da “mastre Munache”. Era triste. “…Gigì, sint’ ambò” - mi disse- “come si sono cambiati questi ragazzi, non tacciono e non si fermano mai, ma a me basta che uno di loro eviti i guai con il proprio motorino seguendo i miei consigli”. Questo era Tonino de “la muratte”.
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Al Moretti l’alternanza
scuola-lavoro
è una realtà molto formativa e sempre più utile agli studenti È, di fatto, una metodologia didattica innovativa del sistema d’istruzione e della formazione, ed è anche una strategia efficace per l’orientamento, per la motivazione e per l’approfondimento di alcuni contenuti
L
’alternanza scuola lavoro è una modalità di realizzazione del percorso formativo, rivolta agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età. È, di fatto, una metodologia didattica innovativa del sistema d’istruzione e della formazione, ed è anche una strategia efficace per l’orientamento, per la motivazione e per l’approfondimento di alcuni contenuti. L’alternanza rappresenta, quindi, un organico collegamento con il mondo del lavoro e la società civile.
L’Istituto Istituto Statale d’Istruzione Superiore “V. Moretti”, per migliorare l’offerta formativa e realizzare una forte integrazione tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola ha programmato e realizzando percorsi per l’indirizzo Moda (Pia) così articolati: 1.di corso di RICAMO A MANO livello base per le III classi, in collaborazione con Obiettivo Stile di Roseto, la cui referente è stata la signora Giuseppina Bufo Pellegrini. [«Il corso di ricamo - dicono i docenti del Moretti - è sorto come risposta all’ampliamento dell’offerta formativa. Lavorazioni, materiali e manualità sono le basi per rendere i giovani protagonisti di un progetto di lavoro, di inserimento occupazionale con alta professionalità. La creatività, il ricamo e la manualità del sarto hanno radici antiche che, restano valide anche nella post modernità. Il mestiere del sarto, della
ricamatrice permette di fare impresa, aprire “bottega”, cioè creare ricchezza e occupazione. I giovani devono imparare a cucire a mano, a ricamare come si faceva una volta. D’altra parte, se vogliamo continuare a detenere il ruolo di leadership nella moda, nel tessile d’eccellenza e a mantenere un vantaggio rispetto ai Paesi in via di sviluppo, dobbiamo puntare proprio sul manufatto di altissima qualità. L’intento è quello di far apprendere un mestiere che possa servire per il futuro, realizzando un laboratorio-bottega, proprio come si usava un tempo, quando si andava in sartoria e dalla ricamatrice a fare il “giovane di bottega” per risistemare e rimettere a nuovo abiti in uso, rammendarli o crearne dei nuovi, legati alla tradizione popolare abruzzese e nazionali»; 2.corso di FIMO (corso di modellazione in pasta sintetica) per le I e II classi, in collaborazione con la prof.ssa Chiara Marchionni; 3.corso di PROGETTAZIONE COMPUTERIZZATA DEI MODELLI con utilizzo del CAD (Computer Aided Design - Progettazione Assistita da Elaboratore) per le V classi, in collaborazione, presso la loro sede, con S.I.A. Società Italiana Abbigliamento, sita in via Tevere , 14 di Castelnuovo Vomano; 4.corso di ideazione, progettazione e realizzazione di ABITI DA SPOSA, in collaborazione con Obiettivo Stile di Roseto, la cui referente è stata la signora Erica Occhiocupo. Per indirizzo Elettrico (Mat) è stato realizzato un corso di formazione generale per le III, IV e V classi in materia di SICUREZZA SUL LAVORO e formazione PEI, PES e PAV per lavori fuori e sotto tensione, specifici per l’indirizzo elettrico ai sensi del TU.Sic. D. Lgs. 81/08 e dell’Accordo Stato Regioni del 21/12/2011, con il conseguimento di attestato, in collaborazione con l’Ente P. D. Formazione di Roseto. L’obiettivo è quello di costruire e consolidare un nuovo segmento educativo che completi l’istruzione professionale e risponda alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione. (Referente Ipsia Liberata Tritelli)
CI PIACE
Battaglia vinta da Pio Rapagnà: via il traliccio da Montepagano Dopo anni di attesa e battaglie portate avanti dal comitato cittadino Elettra di Montepagano, capitanato dal responsabile di Citta per Vivere Pio Rapagnà, finalmente è arrivata l’autorizzazione per lo smantellamento del traliccio che sorge sulla collina e che avrebbe dovuto essere da sopporto per le trasmissioni radio dei carabinieri. Il sindaco Enio Pavone ha avuto la conferma che si potrà procedere alle operazioni di rimozione della “torre”. Serviranno circa 30mila euro per finanziare l’intervento. Quel traliccio è stato sempre considerato un pugno in un occhio dai residenti del borgo
antico rosetano. Hanno sempre pensato che, oltre a creare un impatto ambientale, avrebbe potuto causare problemi alla salute degli abitanti per via di un rischio inquinamento elettromagnetico. Peccato che il Comune non abbia dato merito a tutte quelle iniziative che Rapagnà ha portato avanti in questi dieci anni di lotte per fare in modo che si raggiungesse questo risultato. Per il battagliero Piuccio resta comunque la soddisfazione del risultato ottenuto, al di là dell’amarezza per non essere stato ricordato dall’amministrazione comunale nelle sue iniziative contro il traliccio.
NON CI PIACE
Bidoni con sostanze tossiche lasciati all’aria aperta I bidoni contenenti sostanze toscontenuto (soprattutto varechina siche e abbandonati circa un in polvere e scarti di lavorazione mese fa nel piazzale antistante di lavanderie industriali) creando i capannoni dell’azienda “Maun problema. La denuncia sulla presenza di quei bidoni era stata nifattura d’Abruzzo”, zona Proavanzata da un cittadino di Notapezzano, nel Comune di Morro D’Oro, chiusa ormai da anni, reresco, Fausto Contrisciani, che il 24 gennaio scorso avvertì il Corpo stano ancora all’aria aperta. C’è Forestale dello Stato e l’ammistato un tentativo di metterli in sicurezza con un vecchio telone nistrazione comunale di Morro i bidoni tossici di propezzano di plastica, qualche asse di legno D’Oro, competente per territorio. e delimitando l’area con dei tondini di ferro ficcati nell’asfalto e L’intervento adottato non garantisce proprio nulla. Anche perché con del nastro biancorosso da cantiere. Di sicuro non c’è pro- parte del contenuto è stato già versato a terra, colorando l’asfalto prio nulla. Perché chiunque potrebbe andare lì e rovesciare il di viola. Inoltre in quel punto si avverte un forte odore acre.
La raccolta differenziata viaggia ormai sul web. O meglio, a Roseto il Comune ha aderito all’iniziativa che propone un’applicazione per smartphone in grado di agevolare la cittadinanza nello svolgimento della raccolta porta a porta. Si chiama “Io Riciclo” il progetto che è stato illustrato dagli amministratori locali nel corso di una conferenza stampa. Lo strumento, sviluppato dalla xTreme Software di Morro d’Oro, è completamente gratuito sia per i cittadini sia per l’Ente ed è scaricabile direttamente dal sito www.iriciclo.it. Al progetto ha lavorato in prima persona l’assessore all’ambiente Fabrizio Fornaciari. Roseto è il primo Comune in Abruzzo ad aver adottato questo innovativo strumento. “Con una semplice app portiamo la nostra città nella differenziata 2.0”, ha sottolineato, “con un click
i rosetani avranno, a portata di mano, informazioni utili, orari di conferimento, notizie in tempo reale e tutto quanto concerne il porta a porta. Riteniamo sia un validissimo dispositivo e siamo certi che, dopo averlo visto nella nostra città, tanti altri Comuni aderiranno al progetto”. Il merito va soprattutto a chi ha lavorato alla creazione dell’applicazione. “Vogliamo ringraziare il Comune di Roseto per averci dato spazio e fiducia”, ha detto Maria Cristina Narcisi, l’inventrice della app “Io Riciclo”, “ci ha permesso di presentare oggi questa applicazione ai cittadini. Si tratta infatti di uno strumento molto interessante perché fornisce un accesso semplice e diretto agli utenti sulle modalità di raccolta differenziata nei vari Comuni italiani”.
CI PIACE
Il “riciclo” che viaggia sul web
Due anni fa il crollo della copertura a causa del peso della neve che tra il 10 e il 12 febbraio venne giù in grandi quantità. A distanza quindi di oltre 700 giorni da quel crollo, il campo da bocce che sorge accanto al campo sportivo di Cologna Spiaggia, in via Romualdi, resta inutilizzabile. Non solo, ma il problema è che dopo il cedimento della copertura le pareti si sono inclinate verso l’interno. La struttura è inagibile ma da tempo gli iscritti della bocciofila colognese hanno chiesto all’amministrazione comunale di roseto di risolvere il problema. Di fare in modo che l’impianto
sportivo possa tornare quanto prima fruibile. Della vicenda si sta interessando l’assessore ai lavori pubblici Fabrizio Fornaciari che nei mesi passati ha fatto una ricerca sulle carte che hanno permesso la costruzione di quella struttura, a copertura del campo da bocce. Sarebbero emerse delle irregolarità che al momento non permettono al Comune di finanziare interventi di recupero o di rifacimento di una nuova copertura. Fino a quando non saranno risolti tutti gli aspetti burocratici l’impianto resterà in queste condizioni.
INFORMATIV A PER I CITTADINI
AR
Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.
Antonio Ruggieri S.r.l.
Via Brasile Zona Ind.le Voltarrosto - Rosrto Ufficio 085-8932081 . Fax 085-8932769 Info. 338-8602828 - e-mail antonioruggierisrl@gmail.com
NON CI PIACE
Quale futuro per il bocciodromo di Cologna?
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E I Z I S O I R U C Notizie)
(tra Curiosità &
a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor
Perché Via De Nicola a Campo a Mare si chiama così? È il nome di un Presidente della Repubblica che venne a Roseto
La strada in questione è quella più a sud e va a confluire con la località S. Petronilla. Tra quelle di Campo a Mare Inferiore è la più decentrata e spesso la si utilizza per riprendere il ricongiungimento tra la S.S. 16 e la S. S. 150. È un po’ ridotta male come manto stradale e bisognerebbe intervenire per le riparazioni. Enrico De Nicola (Napoli, 9 novembre 1877 – Torre del Greco, 1º ottobre 1959) è stato un politico e avvocato italiano, primo Presidente della Repubblica Italiana. Fu eletto Capo provvisorio dello Stato dall’Assemblea Costituente il 28 giugno 1946 e ricoprì tale carica dal 1º luglio 1946 al 31 dicembre 1947. Il 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, esercitò le attribuzioni e assunse il titolo di Presidente della Repubblica, mantenendoli fino al successivo 12 maggio. De Nicola ebbe numerosi altri incarichi pubblici: in particolare, è l’unico ad aver ricoperto sia la carica di Presidente del Senato sia quella di Presidente della Camera dei deputati. Nella sua vita è stato anche il primo Presidente della Corte Costituzionale, trovandosi così ad aver ricoperto quattro delle cinque maggiori cariche dello
Stato (InfoWeb). La caratteristica è che il presidente De Nicola, appena dopo la II Guerra Mondiale, venne a fare visita nella “Città delle rose”, come riporta il libro Roseto e le sue storie, Sigraf Edizioni ed è esplicitato dalla foto tratta dal libro I primi cent’anni di Roseto di Raffaele D’Ilario. Editrice Stracca. [«Intanto Roseto ospitò il capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola che il 17 novembre del 1947 salì le scale del Municipio ubicato nella palazzina dove oggi sorge un mobilificio, e affacciatosi dal balcone, fu applaudito da una folla in festa»].
Le palme e il punteruolo rosso: aggiunta Nello scorso numero abbiamo dedicato un articolo sulla questione del punteruolo rosso, invitando i politici a ripassare o leggere ex novo la poesia di Pascoli La quercia caduta. Abbiamo fatto notare come tra via Egeo e via Marco Aurelio siano state abbattute ben 41 palme. Ebbene in questi giorni altre due se ne sono aggiunte, esattamente a sud di via Costantino, la strada del sottovia che sbocca in piazza Ungheria. Nessuna polemica: il punteruolo rosso non si interessa di politica. Bisogna, però, già pensare a come piantumare nuove piante, cercando di ritornare a una tradizione più mediterranea.
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(tra Curiosità &
I giocatori degli anni ‘60 della Rosetana, XI parte: Emidio Braca e Sabatino Cicconi
I cartellini di questo numero, inerenti i giovani della Rosetana Calcio degli anni ‘60, appartengono a due ragazzi che poi non ebbero un futuro come calciatori. Erano molti allora, come d’altronde succede anche oggi, a sognare di poter calcare i campi di calcio importanti dei campionati maggiori. Alcuni giovani di quel periodo - coinvolti in questa disciplina dal grande e indimenticato Dino Celommi - ci riuscirono, altri preferirono strade diverse. È il caso di Emidio Braca (data di nascita 7-10-1953), divenuto nel tempo un apprezzato e stimato medico e oggi, quel senso ginnico, gli è rimasto,
almeno quando lo si vede a spasso con la sua bicicletta. Per Sabatino Cicconi (data di nascita 12-10-1953) il discorso è più o meno lo stesso, anche se oggi vive fuori Roseto, esattamente ad Alba Adriatica. I cartellini (appartenenti all’archivio privato di Pace Celommi e messi a disposizione dal presidente dell’A. S. Roseto Calcio Camillo Cerasi,), portano la numerazione 695 (Braca) e 691 (Cicconi) della Nagc (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori), appartenente alla Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio), specifica Sipt (Settore per l’Istruzione e la Preparazione Tecnica).
I “ragazzi di una volta” 6: gruppo 2motoclub roseto” I “ragazzi di una volta” in questa occasione tratta di giovani e persone più mature che assistettero a un evento veramente importante per la collettività rosetana. Siamo nel 1972, all’’Hotel Bellavista di Roseto per la cena sociale del “Moto Club Roseto”, alla presenza del pluricampione del mondo, il famosissimo Giacomo Agostini (che si vede sullo sfondo, girato, sotto la sua immagine posta al centro della sala). La tavolata che qui riportiamo è composta in primo piano: da sin. Elio Montesi (si vede a metà), Orlando Vagnozzi, Rosario Bonomo, Romano Mari. Poi, dal lato opposto del tavolo, Antonio Massari (girato verso l’obiettivo), Ottavio Di Bonaventura, Giovanni Proti, Carlo Porzio. Erano gli anni d’oro del motociclismo locale, con la famosa gara che si svolgeva sul lungomare di Roseto tra le due rotonde e l’idolo di tutti era il rosetano Nino Faga.
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(tra Curiosità &
Il quadro di Raffaello Celommi della chiesa di S. Antonio a Pescara ebbe come modello un rosetano
Siamo appena prima della II Guerra Mondiale o almeno per il nostro Paese. Il conflitto era esploso il 1° settembre 1939, ma l’Italia si era dichiarata “non belligerante” pertanto le cose ancora non avevano preso la china del dramma. In quell’inizio del 1940 il famoso Raffaello Celommi doveva realizzare un quadro su tela, commissionato dalla chiesa di S. Antonio di Padova di Pescara retta dai Frati Minori Conventuali, sita in viale Regina Margherita. L’idea era quella di raffigurare il santo genuflesso a pregare e per rappresentare in modo più autentico l’idea artistica, Celommi fece posare un giovane di allora, il diciottenne Antonio “Tonino” Sperandii, in modo da prenderne l’ispirazione. Quel ragazzo dovette indossare il saio, avere un’aria ispirata, guardare verso il cielo, con in mano una candela. Per non far ripetere la posa, il pittore rosetano preferì fare una foto che realizzò all’interno della sua abitazione, il castelletto collocato presso il lungomare, dove oggi c’è una palazzina azzurra con dei negozi al piano terra (tra cui una libreria), nei pressi della pineta centrale. Sperandii eseguì gli ordini dell’artista e ne venne fuori una foto molto ispirata, tant’è che nel quadro S. Antonio richiama molto la figura rappresentata dal giovane modello. Il santo, nel momento della realizzazione del quadro, in mano non aveva più la candela, bensì un giglio. L’opera fu conclusa in quel 1940 (la firma e la data sono leggibili in basso del dipinto) e chi volesse ammirarla, può farlo recandosi direttamente nella chiesa pescarese (molto bella, strutturata a tre navate con un’ampia abside). È posta sulla
parete ovest ed è affiancata da altri due quadretti realizzati in un modo diverso e con un livello cromatico più marcato, quasi a voler rappresentare un trittico il cui centro fosse più meditativo. Tonino Sperandii (che ringraziamo, come sempre, per le sue acute segnalazioni) ricorda perfettamente quei giorni e anche le misure del quadro, una tela di circa due metri per uno. Ultime annotazioni. Tra le dita della mano destra S. Antonio tiene il giglio di cui il Santo è immagine per eccellenza (virtù della castità, della candida purezza angelica, cantore dell’eucarestia; il giglio viene portato da tutti i fanciulli che si apprestano a ricevere per la prima volta l’Eucarestia). L’abito è nero, perché egli apparteneva all’ordine conventuale dei frati francescani, seguaci del santo patrono d’Italia, strumento di pace. I fianchi del corpo di S. Antonio sono cinti dal cordone bianco, con tre nodi che rappresentano le tre virtù francescane da osservare: Castità, Obbedienza e Povertà.
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(tra Curiosità &
25 Alì BaBook in collaborazione con Informazione Psicologia
PSICOLOGIA
Due incontri su come diventare genitori adottivi curati da “Informazione Psicologica” Nel mese di marzo, come da calendario allegato, inizieranno dei corsi molto interessanti sul tema “Genitori di un figlio già nato” che porta il sottotitolo “Ciclo di seminari su come diventare genitori adottivi”. Gli incontri (domenica 9 e domenica 23 marzo alle ore 18) saranno curati dalle dott.sse Nicoletta Maggitti e Nicoletta Suppa, psicologhe e psicoterapeute, responsabili di “Informazione Psicologica”, con la partecipazione di Natascia Parisciani, assistente sociale dell’équipe territoriale “Adozioni”. I seminari avranno carattere teorico e pratico, con il compito di fornire informazioni e strumenti che aiuteranno i genitori nell’avventuroso viaggio dell’adozione. Gli appuntamenti, oltre che ai genitori, sono rivolti agli insegnanti, educatori e a tutti gli adulti che si relazionano con il mondo dell’adozione. Gli incontri si terranno presso la libreria Alibabook di Roseto, in via Di Donato n° 18. Info: 085-2192516 oppure www.alibabook.it.
La Cerchi Concetrici Promotor festeggia la laurea della sua vice presidente Dopo che a novembre scorso si è laureato in Economia e Commercio Federico Lelj, membro del Consiglio direttivo dell’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor, soffermandosi sul tema “Impresa e ambiente: lo standard Iso 14001”, il 21 febbraio scorso è stata la volta del vice presidente Martina Bidetta, che ha discusso la tesi “La crisi dei mutui subprime e le interferenze dei mercati finanziari europei”, sempre presso la Facoltà di Economia e Commercio, ottenendo il massimo dei voti. A Martina, collaboratrice anche di Eidos News, facciamo i complimenti e rivolgiamo un sentito “In bocca al lupo” agli altri componenti del consiglio direttivo dell’associazione menzionata, che stanno anche loro per raggiungere l’ambito traguardo. Nella foto da sin. Ercole Montese, Matteo Di Nicola, Martina Bidetta e Federico Lelj.
Il Comitato Borsacchio regala nuove tute alla Comunità Educativa per minori di Montepagano La Cooperativa Sociale “I Girasoli” ringrazia per i doni offerti alla Comunità Educativa per minori di Montepagano il Comitato Borsacchio, che ha devoluto un assegno in beneficenza durante “Aspettando la Befana”, evento svoltosi lo scorso 5 gennaio nel quartiere Borsacchio. Con i soldi devoluti dal comitato organizzatore della manifestazione è stato possibile acquistare materiale sportivo per i bambini ospiti della casa-famiglia paganese. (Piergiorgio Stacchiotti)
Un disegno realizzato dai bambini ospiti nella casa-famiglia di Montepagano
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8 2014 Festa della Donna Sabato Marzo
Seduzione di formaggi freschi in collage
• Bufala Campana al crudo di Parma DOP • Nodino di mozzarella su bresaola della Valtellina DOP • Nido di riso con yogurt a colata • Stracciatella al croccante pugliese • Primo sale al dolce miele d’acacia • Ricotta su melograno e valeriana
Dolce sfoglia speck e pere Scrigni di ricotta e spinaci su salsa di zafferano e tartufo nero con pioggerella croccante al bacon Gnocchetti radicchio e noci al bacio di philadelphia Tagliata di manzo Argentina con insalatina di rucola, pachino e patate rustiche al gratin Millefoglie dello chef su letto di crema mimosa
€ 28,00 C.da Stampalone, 6 - Cellino Attanasio
info e prenotazione tavoli Tel. 0861.668808 - 338.8116515
I QUATTRO QUARTI Musica dal Vivo con balli e karaoke
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II Domenico Di Battista.
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Quella volta che Maradona venne a Roseto, ma trovò difficoltà nell’entrare al palasport. Poi intervenne Mimì e il tempio del basket si trasformò, per una notte, nel Madison Square Garden di William Di Marco
A
Domenico Di Battista
vete in mente quelle sfere di vetro in cui è racchiuso tutto un mondo e che solo scuotendole prendono vita? Ebbene, se è in voi l’idea, sapete altrettanto che tali bocce hanno una caratteristica: quella, per l’appunto, che devono essere smosse, in modo da mettere in moto tutta una serie di immagini suggestive, la più classica delle quali è rappresentata da una nevicata che avvolge di fascino un paesaggio in miniatura. A quel punto un sistema estremamente variegato, rappresentato minuziosamente al suo interno, si mette in moto e prende vita il microcosmo che, in realtà, va oltre il vedibile e alimenta una fantasia sconfinata. Parlare con Domenico Di Battista, universalmente (è il caso di dirlo) conosciuto come Mimì, vuol dire osservare da una posizione privilegiata questa sfera e appena si formula la prima domanda per conoscere più a fondo il personaggio, sembra che la carica di un carillon si metta in moto e inizi a far girare il pianeta terra come se fosse una trottola e presentasse all’osservatore le variegate sfaccettature. Prende corpo a quel punto la nostra Italia, ma subito dopo appare un continente intero come l’Australia, per poi vedere comparire i confini dell’Africa e poi dell’America, in un susseguirsi di atmosfere che si rincorrono come le orbe terrestre in un atlante geografico. Mimì è stato un po’ tutto questo, quello che da Bellante era stufo di una vita fatta di stenti e che da ragazzino decise di mettersi in gioco, puntando non su una realtà appena migliore che potesse offrire la città di Teramo o la costa, ma direttamente a Roma, per aprire il suo scrigno dei sogni che lui fortemente voleva che diventassero realtà. E siccome i sogni non hanno confini, ecco spalancarsi le porte dell’Australia e poi la conoscenza con la sua Roseto che gli darà tante soddisfazioni, ma anche problemi, dolori e delusioni. Il mondo, però, è vasto e all’orizzonte appare lo Zaire e il suo capo supremo Sese Seko Mobuto, che diventa suo amico e gli offre molte possibilità per intensificare il commercio e di
La sua vita è costellata da viaggi, affari (spesso riusciti, altre volte meno), imprese e organizzazioni sportive. Il mondo lo ha girato e dai vari posti dove è stato ha sempre tratto esperienze da portare nella sua Roseto. Ma fu proprio dalla “Città delle Rose” che gli venne l’idea di confezionare due paia di scarpe e consegnarle direttamente a Mobuto, che impazzì nel vederle. E dire che tutto ebbe inizio dal Bar Ferzetti e da Aldo Anastasi... conseguenza gli affari. Tuttavia la sua base d’appoggio rimane quella Roseto che un giorno lo incantò al solo passaggio lungo la via Nazionale. La piazza della Libertà fu la sua attrazione principale e un semplice caffè cambiò il destino della sua vita. C’erano nuove sfide che si prospettavano dinanzi e lui queste le ha sempre voluto affrontare, anche quando gli sono costate care. Forse per tale suo carattere iniziò a coltivare la passione per lo sport che, per antonomasia, fa del confronto il suo punto di forza: la boxe. In poco tempo cominciò a organizzare manifestazioni di carattere nazionale e poi europee, approdando addirittura a una visibilità mondiale, portando Roseto su tutte le pagine di cronaca sportiva. La sua è stata ed è una vita piena, in cui ogni occasione può essere ricondotta a una opportunità da cogliere al volo, con tanti successi, sbagli e anche delusioni, senza mai dimenticare la terra che gli ha offerto, sin dagli anni ‘60, ospitalità. E l’inizio fu pressappoco così. Troppa piccola Bellante per un carattere come il suo. Non direi proprio così, perché sono stato sempre legato al paese che mi ha dato i natali, ma è anche vero che sin da piccolo volevo nuove possibilità lavorative, a costo di lasciare il luogo, esattamente la frazione di Villa Penna, dove sono nato il 30 novembre 1933. Feci le Scuole Elementari, ma sapevo che non avevo futuro lavorativo in quella realtà e così tramite un amico di Nepezzano incominciai a muovermi e a vedere da subito cosa fare. A casa eravamo in otto: mio padre Camillo e mia madre Erminia Olivieri, anche lei di Bellante e poi i miei fratelli, cioè Silvia, Giovanni (che è deceduto), poi venivo io, Pasquale (anche lui oggi non c’è più), Adina e Anna che, come me, vive a Roseto. Mio padre faceva il contadino e da mangiare c’era pochissimo. Così, tramite questo mio amico, ad appena quattordici anni - cioè dopo le Elementari, perché le Medie le feci in seguito - decisi di lasciare i miei e recami a Roma. Andai a fare il commesso da un ebreo, che aveva la rivendita di biancheria,
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Bellante, 27 febbraio 1958. Domenico Mimì Di Battista sposa Norma Di Teodoro
II
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Melbourne, Australia, 1958. La famiglia Di Battista con il piccolo Maico
di tessuti e di tappeti. L’attività era a piazza Vittoria. Era il novembre del 1947 e rimasi nella capitale fino al 1959. Sin da ragazzo capì di essere intraprendente? Debbo dire di sì. Dopo tre anni come commesso, mi misi in proprio e iniziai a fare i mercati, vendendo quadri e cornici. Nel 1951 comprai una Fiat 500 Topolino Giardinetta, quella che aveva la parte posteriore della carrozzeria in legno. Intanto era arrivato il momento di mettere su famiglia e così il 27 febbraio 1958 mi sposai con la mia fidanzata di sempre, Norma Di Teodoro, anche lei di Villa Penna, che mi ha seguito nella mia vita e che ho perso nel 2004. Il 12 novembre dello stesso anno nacque il mio primogenito Maico, mentre mia figlia Desi venne al mondo otto anni dopo, esattamente il 5 luglio del 1966. Con Maico il destino è stato crudele: se lo portò via il 25 ottobre del 1998 in un incidente stradale, a causa di una Mercedes lanciata a velocità folle che saltò il “guard rail” e lo investii in pieno. In seguito mia moglie ne pagherà le conseguenze e infatti da lì a poco morirà. Ma torniamo a quei tempi. Nel 1959, come detto, lasciai Roma per tornare momentaneamente a Bellante. Nel breve periodo che vi rimasi feci “lu pajarin”, cioè l’operatore delle mietitrebbiatrici, ma durò poco. Nel giugno del 1960 ero già in Australia, con moglie e figlio. Mio fratello Giovanni era lì da tempo e quindi mi recai anch’io a Melbourne, trovando da subito posto come operaio nella fabbrica di automobili della General Motors. Poi andai a lavorare in uno stabilimento di prodotti in plastica per auto e infine in una compagnia inglese di trivellazioni petrolifere. Il sabato e la domenica non mi fermavo: davo una mano a un Italiano che vendeva alimentari, frutta e verdura. Questo stava per chiudere, dopo tanti anni, così mi fece la proposta di acquisire l’impresa, facilitandomi molto nel pagamento. Accettai, ma mi trovai subito in difficoltà, perché per la legge australiana, se non avevo almeno cinque anni di residenza, non potevo intraprendere nessuna attività in proprio. Così decidemmo di ritornare in Italia. Ci imbarcammo il 13 dicembre del 1963 e giungemmo a Napoli il 14 gennaio del 1964. A quel punto fa conoscenza con la sua città adottiva. Non ancora. Quando tornai, ero senza impiego. Allora mi venne in mente di scrivere direttamente al Presidente della Repubblica Antonio Segni, reclamando un lavoro come emigrante che era tornato nella sua patria. In realtà la presidenza mi rispose e riuscii a trovare un posto nella PetroSud, ma al colloquio che tenni a Pescara mi dissero che il posto era mio, se fossi stato
Roseto, 4 luglio 1991. I coniugi Di Battista con i figli Maico e Desi
disposto ad andare a lavorare in India. Proprio a me, che ero tornato da pochissimo dall’Australia! Dissi di no, ma da quel rifiuto nacque un’opportunità che mi cambiò la vita. Di ritorno dal colloquio, mi fermai al Bar Ferzetti, nel centro di Roseto. Nel sorseggiare un caffè, alzai lo sguardo, girandomi intorno: vidi piazza della Libertà così bella, con un palazzo nuovissimo, che seppi dopo essere il Palazzo Rolli, e dei locali vuoti adibiti a negozi che si affittavano. Decisi all’istante che vi avrei aperto una rivendita di automobili. Il giorno dopo mi recai a Teramo da Taraschi e così aprii la rivendita della Nsu Prinz, un’auto che in quel periodo andava molto. Erano i primi giorni del febbraio 1964 e mi trasferii a Roseto con la famiglia, andando ad abitare in via Abruzzi n° 3, per poi, dopo alcuni anni, trasferirmi in via Mantegna n° 56. Vendetti automobili fino al 1978, ma già dal 1967 avevo affiancato l’attività di assicuratore con la compagnia “La Nazionale Assicurazione”, con la quale sono rimasto sempre, fino ad oggi, anche se le denominazioni sono mutate, ma il gruppo è ancora quello di un tempo. Successivamente aprii delle sedi a Montesilvano e Pescara. La sua intraprendenza era inarrestabile, anche se le ha creato qualche problema. Non mi sono mai tirato indietro e ho fatto sempre tutte le mie attività con entusiasmo. Dopo le auto, mi buttai nel campo delle costruzioni. Era il 1980 e in una cena “Al Focolare di Bacco” c’erano diversi pezzi grossi del teramano. Si parlò di cooperative edili e in quella serata decidemmo di fondarne una nuova, con buone prospettive di crescita. Scelsero me come presidente, così demmo il via a diversi lavori, tra cui il più importante era a Tortoreto, con 103 appartamenti da edificare, vista mare. Le cose andarono bene per un certo periodo, ma poi si complicarono e quell’attività mi creo, in seguito, dei grossi problemi con la Guardia di Finanza. Tant’è che nel 1996 rimasi dentro il carcere di Castrogno per una settimana, per dei problemi legati alla cooperativa. Quella brutta esperienza, però, la chiusi nel 2000 con un patteggiamento. Tuttavia dal 1985 avevo portato avanti dei contatti nel Congo, che da poco aveva cambiato nome in Zaire e che aveva come capo indiscusso il dittatore Mobuto. Ero a Kinshasa per trattare con degli atleti di pugilato e definire l’incontro tra Patrizio Sumbu Kalambay e un americano. Il referente principale era il Ministro dello Sport zairese e c’era un interlocutore italiano, proprietario di un noto ristorante. In quell’occasione saltò tutto, ma appena dopo tornai di nuovo in Africa. Fu in questo secondo viaggio che conobbi Mobuto.
Ricordi 4 -
Roseto, 2008. Mimì Di Battista con le nipoti Ilenia (a sin.) e Noemi
Roseto, febbraio 2008, palasport comunale. Da sin. Il sindaco Franco Di Bonaventura, il prefetto Francesco Camerino e Mimì Di Battista durante la fase preolimpica di preparazione a Pechino 2008, organizzata nella cittadina adriatica, grazie all’apporto di Mimì stesso
Era una persona molto influente, ma anche un dittatore poco raccomandabile. Certamente era uno che non si faceva mancare niente, ma l’aspetto politico io non l’ho considerato mai, perché abbiamo sempre parlato di affari e con me si è comportato sempre in modo gentile. Mi ricordo che una volta eravamo a cena. Era di poche parole e quindi mi rivolsi di nascosto al suo consigliere personale, chiedendogli quale fossero le cose che piacevano al suo capo. Lui mi rispose che andava matto per le scarpe e così, tornato in Italia, architettai un piano. Mio fratello mi aveva regalato delle pelli di coccodrillo, che in quegli anni andavano molto. Mi recai a Milano dalle Calzature Di Proverbio con le misure che avevo preso a Kinshasa e mi feci confezionare un paio di scarpe nere e un paio marrone. Quando tornai nuovamente in Zaire, chiamai il Ministro dello Sport che mi organizzò un incontro con Mobuto. A colazione gli dissi: “Chiedo scusa se mi sono permesso di portare questo presente” e lui, vedendo le scarpe italiane confezionate su misura, si alzò di scatto e mi abbracciò, dicendomi: “Una cosa del genere non l’avevo mai vista”. E aggiunse: “Tutte le volte che verrai qui, mi devi chiamare”. Fu così che portai avanti degli affari in Africa, compresa la concessione per una foresta di 245.000 ettari in cui si produceva del legno pregiato. Intanto andavo avanti e indietro dall’Italia, fino a quando nel 1992 entrai nell’affare del caffè, con una società che gestiva quattro fabbriche. Due le riuscii a vendere, mentre altre due sono rimaste lì, ormai del tutto perse. Per chi sta leggendo, diciamo subito che non ci siamo dimenticati del pugilato. E come potrei. È stata un’attività che mi ha dato tanto e che è iniziata per caso. Era il 1981, quando entrai nella società che avevano fondato Aldo Anastasi, vera mente sportiva rosetana, e Luigi Foschi. Divenni ben presto presidente e nel 1987 organizzammo i Campionati Nazionali Assoluti Italiani Dilettanti a Roseto con atleti del calibro di Rino Sorgentone, Luciano Caioni, Rocco Di Biagio e Fabio Cacciatore. Poi mi elessero nel Comitato Regionale della Federazione Pugilistica Italiana. In quest’ambito ebbi il massimo riconoscimento tra il 1987 e il 2007, quando divenni presidente regionale della Federazione e riuscii a piazzare un colpo veramente grosso che fece andare Roseto su tutte le pagine dei giornali a livello planetario. Parla dell’incontro di Coggi? Esattamente. È stato veramente un evento importantissimo per
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Roseto, maggio 1988. Juan Martin Coggi, il campione del mondo di pugilato dei Superleggeri Wba, e Mimì Di Battista
la nostra città. L’argentino Juan Martin Coggi aveva battuto il 4 luglio 1987 il nostro Patrizio Oliva per ko al terzo round, ripetendo l’impresa del 1970 di Monzon contro Benvenuti. Pertanto la difesa del titolo di questo sudamericano, che era già molto popolare in Italia, suscitò tanto interesse. Così il 7 maggio 1988 organizzammo l’incontro valevole per il titolo mondiale Superleggeri Wba tra il campione in carica e il coreano Ko Sang-Ho Lee, match vinto da Coggi al secondo round. Ma l’avvenimento clou fu legato alla presenza, quella sera, di Diego Maradona. Per averlo, scomodammo addirittura la diplomazia. In realtà contattare il campione del Napoli non era facile, per cui escogitammo uno stratagemma. Sapevo che Coggi era il pupillo del presidente argentino Raúl Ricardo Alfonsín. Così trovammo il modo di farci inviare una lettera in cui si richiedeva ufficialmente la partecipazione di Maradona al palasport di Roseto. La girammo subito a Ferlaino, presidente del Napoli Calcio, che a quel punto fu costretto a mandare “El Pibe de Oro”. Appena avemmo la conferma, feci girare la macchina con l’altoparlante che annunciava l’evento. Così giunse Maradona con due macchine e si recò subito al Mion Hotel. Il palasport era gremitissimo in ogni ordine di posto e quando arrivò il campione di calcio, avvenne dell’incredibile. Le forze dell’ordine locali non volevano farlo passare e pretendevano che lasciasse l’auto nel parcheggio, con tantissimi tifosi che assalirono letteralmente le vetture. Dovetti intervenire e quella volta mi irritai veramente e ordinai di farlo passare con l’auto fino all’ingresso. Nessuno fiatò e quando entrò al palasport ci fu una vera ovazione. Poi prese il via l’incontro e Coggi fu così bravo da chiudere subito il match.. Per lui ci fu una rosa d’oro che gli consegnammo dopo l’incontro. La boxe mi è sempre piaciuta e per questo che nel 2008 organizzammo qui a Roseto le preolimpiadi per la qualificazione a Pechino. Oggi sono tesserato come commissario di riunioni. Roseto le ha dato tanto. Negli anni è migliorata? Sì, lo posso ben dire e lo dimostra anche la crescita della popolazione e di alcune strutture come il palasport. Tuttavia si potrebbe fare di più e molte cose, in verità, dovrebbero funzionare meglio. Il suo volto con le gote rosse adesso si distende, i suoi occhiali sembrano affondarsi nelle guance. Il racconto finisce, ma il libro della storia di Mimì è ancora pieno di pagine bianche da scrivere, in cui l’intraprendenza, tipica del personaggio, troverà sempre lo spazio adatto. Pubblicati: 1 Eleonora Filippone Thaulero; 2 Pasquale Zeppilli; 3 Sandro De Simone.
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PUNTURE I S E H G R U B S O R * Ammainiamo le vecchie insegne… * Rimettiamo a posto le affissioni… * Riflettiamo, senza ridere… * Poco sì, niente,no… * Presidente Inchini, resti con noi
di LUIGI BRACCILI luigi.braccili@virgilio.it
VIA LE INSEGNE Pensate che al centro di Roseto vi sono insegne pubblicitarie, pensili e rette dai pali, poste nientemeno in tempi tanto lontani che i nonni che provvidero a metterle sono morti da tempo ed i pronipoti hanno cambiato mestiere. Pagamenti al comune, neppure a parlarne. Qualcuno ha pensato di toglierle (bravo, era ora). Nessuno paga un euro, i nonni di quelli che l’hanno messe sono morti, perché mai dunque sopportare queste ignobili bandiere che sventolano gratuitamente sulle nostre povere teste?
ANCHE IL POCO E’GRADITO… Non c’è un euro. E’vero. Ma, restando nel minimo, quello che è stato tolto, lo volete mettere a posto? L’elenco non è corposo, ma tentiamo una minima operazione di memoria. Prima di tutto segnaliamo le panchine, quelle che consentono di appoggiare il…culo a chi non ha i soldi per consumare conti tosti ai bar. Poi ci sono i raccoglitori di carta, cicche e quant’altro, qui ovviamente siamo nell’ambito igienico. Delle fioriere, brutte e di legno, fate quello vi pare dal momento che anche i nostri morti, stufi, rifiutano i fiori, al cimitero. Vi pare troppo provvedere?
PENSIAMO ALLE AFFISSIONI… Un servizio da rimettere a posto, dato l’eclatante degrado nel quale affonda, è certamente quello che si riferisce alle affissioni. Oggi, diciamolo senza temere smentite, vive sì, ma tanto malamente da rischiare l’agonia. Eppure altri Comuni, diversi dal nostro, traggono sostegno finanziario da un servizio che, fra l’altro, è, da sempre, altamente sociale. A soffrirne di più sono i morti, ma come, direte, visto che “…mors omnia solvit”, non doveva intervenire per loro il…blocco dei guai? Di un caro amico, scomparso recentemente, la morte è stata annunciata con tre manifesti. Eppure era un ex assessore comunale. Lo abbiamo denunciato su queste colonne. Nessuna risposta.
NO, PRESIDENTE, NON FARLO… Lo abbiamo visto e sentito, visibilmente… incazzato, sul piccolo schermo, ma questa volta, sulla stampa cartacea, lo abbiamo visto nero. Parliamo del presidente, da sempre della Rosetana Gino Inchini che, dopo aver contato 45 biglietti, dei quali ben 30, sborsati dai tifosi ospiti, ha detto basta! Il lato tragico sta nel fatto che questa volta pare faccia sul serio. Una domanda: è possibile che in una città di venticinquemila abitanti, una società fra le più antiche della Regione non trovi qualche rosetano disposto a dare una mano?
C’E’ SOLO DA RIFLETTERE Quante ne ha messe di firme Dante Di Giacinto? Prima da aiuto di farmacia, poi da tenente dei vigili urbani? Ma che lo abbia fatto anche da pensionato, sembra incredibile. C’è però una foto pubblicata su di un quotidiano, di fronte alla quale, siamo costretti a continuare a ridere. Sia ben chiaro: per le dimissioni del maggiore Tarcisio Cava, impareggiabile sterminator dei multati, non piangiamo, ma ci manca la forza per ridere perché siamo indotti a pensare, tristemente, come …siamo ridotti.
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La ludoteca di Cologna Paese dal gioco alla formazione
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È una vera e propria “biblioteca” del giocattolo che tende a dare una risposta concreta ad esigenze fondamentali di tipo sociale, culturale e pedagogico. Un plauso a chi vi lavora
l diritto al gioco è riconosciuto come uno dei diritti fondamentali dell’infanzia e, già negli anni ‘60, il Comitato Italiano Gioco Infantile (CIGI) iniziò a sostenere la necessità di creare spazi, strutture adeguate e occasioni per il tempo libero. Anche nel nostro piccolo territorio, nella fattispecie a Cologna Paese, i bambini hanno modo di stare insieme e riscoprire la semplicità dei giochi che hanno accompagnato intere generazioni. Tutto nasce per un’esigenza concreta di due ragazze,Giuseppina D’Eugenio e Francesca Ruggieri che, terminati gli studi (laureate entrambe, la prima in Psicologia e la seconda in Lingue) si sono dedicate al sociale e hanno messo su una ludoteca gestita dall’associazione culturale “Girotondo”, grazie anche ai numerosi aiuti di amici e alla costante collaborazione con la ludoteca di Montepagano. Abbiamo incontrato le due protagoniste, unitamente al presidente dell’associazione sopra menzionata, vale a dire Luisa Di Febo.
Quando nasce la ludoteca? La ludoteca nasce nel 2010, esattamente 4 anni fa, grazie all’aiuto di un amico in comune con Luisa. L’idea era quella si sostenere i bambini e ragazzi dopo le ore scolastiche, con un progetto che potremmo definire di “alternativa pedagogica”. Com’è strutturata la Ludoteca e quali sono le attività che arricchiscono le giornate dei bambini? All’interno della ludoteca si svolgono attività divertenti: corsi di cucina, laboratorio artistico, palestra e il lunedì avviamento al pugilato e judo, grazie all’associazione del sig. Domenico Trozzi. La struttura è collocata all’interno di un edificio a tre piani, una volta sede delle Elementari del paese. Al primo piano è rimasta la Scuola dell’Infanzia. Al secondo piano si svolgono le attività della ludoteca ed al terzo ci
di ALESSANDRA TEMPERINI
Giorgia Piccinini
sono locali per diverse attività. Qual è lo spirito che regge una ludoteca? La ludoteca deve essere fondamentale per lo sviluppo affettivo e intellettuale del bambino. Ci serve un impegno costante e tanta fantasia; i bambini hanno sempre una richiesta che ogni giorno non tarda a farsi sentire. “Che facciamo oggi?” è la domanda che ci sentiamo ripetere costantemente. Ci servono sempre idee nuove e avvincenti che riescano a catturare l’interesse di tutti i bambini della ludoteca e non è sempre facile. Ma ci armiamo di fantasia e proviamo a rendere uniche le giornate di questi bambini. Organizziamo recite di Natale e di fine anno, ma anche il mercatino con le “opere d’arte” prodotte dai bambini e tante altre attività divertenti. Quanto è importante il gioco per i bambini? È importante che ci sia il gioco come attrattiva principale per i bambini, dipende però da cosa si intende con la parola “gioco”. Alcuni ragazzini trascorrono molto tempo con i videogiochi, in questo modo si isolano dagli altri compagni. Dovrebbero essere rieducati a livello di divertimento, imparando a giocare tutti insieme. Inoltre è fondamentale la testimonianza dei genitori ai propri figli nel raccontare e insegnare i modi più semplici e coinvolgenti per divertirsi. Quali sono le aspettative per il futuro? Si va avanti a piccoli passi, il nostro desiderio è quello di veder crescere e di ampliare questo progetto. La ludoteca di Cologna Paese, come quella di Montepagano, offre ai bambini l’opportunità di permanere anche d’estate. Per questo si organizzano tre giornate di mare durante la settimana e nelle restanti due i bambini si dedicano al gioco e allo studio, senza perdere mai la consapevolezza che si può e si deve fare di più per i più piccoli. Il messaggio arriva a destinazione e lo giriamo a chi ci segue. Non possiamo che fare i complimenti per questo progetto così utile alla collettività colognese. Errata corrige Nello scorso numero del nostro giornale abbiamo scritto che la ludoteca di Montepagano è retta da un’associazione il cui nome era sbagliato. Ci scusiamo dell’errore, in quanto sia quella struttura sia questa di Cologna Paese sono state create e vengono gestite dall’associazione culturale “Girotondo”.
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Ro di Luca
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foto: Mimmo Cusano
UNA VITTORIA PER LA SALVEZZA Roseto-Recanati, domenica 2 marzo 2014, ore 18, al PalaMaggetti.
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Tony Trullo durante un time out
empi duri per il Roseto, che domenica scorsa ha subito la terza sconfitta consecutiva, perdendo in trasferta contro il Nord Barese dell’indiavolato ex Niccolò Petrucci, cannoniere della gara con 25 punti. L’estremo equilibrio della classifica di DNA Silver consente agli Sharks di restare al 7° posto, in zona playoff, ma è un peccato che la squadra abbia interrotto la propria scalata alla vetta. Infatti, dopo un grande mese di gennaio, con 4 vittorie in fila (e 6 affermazioni in 7 gare), la squadra di coach Tony Trullo si è ingolfata, cedendo a Casalpusterlengo, in casa contro Reggio Calabria e in Puglia. Certo, non si può vincere sempre e ci
Tifosi in Curva Nord
sono anche gli avversari, ma è un peccato che Legion e compagni abbiano dovuto interrompere la corsa anche per un evidente e oggettivo problema di organico, falcidiato dagli infortuni. Infatti, il Roseto ha sofferto, in questi primi due mesi del 2014, numerose assenze, a cominciare da quella del lungodegente Nika Metreveli. Al georgiano di formazione italiana – che finora ha giocato soltanto 3 minuti, da quando è arrivato a Roseto – si è poi aggiunto il rosetano Marini, fermato un mese dalla polmonite e oggi alle prese con un recupero per niente facile. E siccome di solito piove sul bagnato, nella trasferta di Casalpusterlengo si è infortunato, dopo pochi secondi di gara, il play Antonello
Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere
Ricci e a Roseto, preparando la gara contro Reggio Calabria, anche l’ala Salvatore Genovese. Un’infermeria così popolata si è giocoforza trasformata nella zavorra che ha frenato la corsa degli Squali. E per fortuna che il campionato continua ad essere molto equilibrato e nessuna squadra scappa, eccezion fatta per l’irresistibile Agrigento, capolista solitaria capace di ben 11 successi consecutivi. A 7 giornate dalla fine della stagione regolare, il Roseto può legittimamente ambire a cogliere un posto nei playoff promozione, a patto però di recuperare gli infortunati e – intanto – mettersi al sicuro per quanto riguarda la salvezza. In questa ottica, è molto importante la prossima gara casalinga,
Roset o
Alex Legion
domenica 2 marzo, contro il Recanati già battuto all’andata (fu l’esordio di Tony Trullo sulla panchina rosetana, sostituendo in corsa Phil Melillo). Il Roseto visto in trasferta contro il Nord Barese è cortissimo, per di più con il play Nicolas Stanic in campo nonostante uno stiramento. Per battere i marchigiani, molto dipenderà
Alin Zaharie
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Shark
s
Luca Bisconti
Arcangelo Leo
dal suo recupero, dal ritorno in forma di Marini, dall’eventuale recupero di qualcuno fra Metreveli, Genovese e Ricci, ma le assenze non devono diventare un alibi. Ci sarà bisogno di un ulteriore impegno straordinario dei pochi che stanno tirando la carretta da troppo tempo (Legion e Bisconti su tutti) e del ritorno a livelli accetta-
bili di giocatori che da troppo tempo deludono nettamente (Sowell), sperando di portare a casa una vittoria che significherebbe praticamente la salvezza, anche se non matematica. Una vittoria che consentirebbe alla squadra di arrivare alla pausa del campionato, per la Coppa Italia, nel migliore dei modi.
Kevin Sowell
Nicolas Stanic
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Nel primo appuntamento de
La Cultura in cammino
si è fatto il punto sul giornalismo della carta stampata e di Internet Durante l’incontro si è parlato di quanto è pesato l’avvento del web nella realizzazione dei giornali e a tal proposito si è detto che, nonostante le informazioni tramite Internet siano più veloci da consultare, la versione cartacea del giornale non è affatto passata di moda
È
iniziata la XV edizione, esattamente quella invernale, de “La cultura in cammino”, che prevede tre convegni riguardanti il tema “L’attualità del giornalismo”. Il primo incontro, tenutosi il 14 febbraio presso il centro “Piamarta” di Roseto degli Abruzzi, ha approfondito l’argomento “La carta stampata e Internet”. Ad intervenire sono stati Dino Venturoni, caposervizio del giornale Il Centro, e Luca Maggitti, direttore del sito www.roseto.com, tra i primi giornalisti a credere nell’informazione sul web. Gli ospiti hanno raccontato come è cominciata la loro carriera: entrambi hanno iniziato da giovani, il primo scrivendo per un giornalino locale (Derby), mentre il secondo, incitato dalla sua insegnante di Lettere, voleva informare i tifosi della situazione del Roseto Basket. Durante l’incontro si è parlato di quanto è pesato l’avvento del web nella realizzazione dei giornali e a tal proposito si è detto che nonostante le informazioni tramite Internet siano più veloci da consultare, la versione cartacea del giornale non è passata di moda, in quanto si basa sulla qualità, sull’autorevolezza della testata e sull’approfondimento delle noti-
zie, perché spesso quelle del web non sono attendibili. Molte volte i giornalisti sono però costretti ad attingere le informazioni dai siti web e dai social network, perché tramite essi si conoscono le opinioni delle persone e perché sono utili a reperire immagini e documenti esclusivi. I protagonisti hanno raccontato come si selezionano le notizie in una redazione, spiegando che non c’è nessun iter particolare da seguire, ma ogni giorno si “improvvisa”, anche se si segue sempre
di Maria Scognamiglio
un canovaccio di massima. Se arriva una notizia dell’ultima ora, si stravolge tutta l’impaginazione per cercare di inserirla. Inoltre hanno detto che in questo periodo di crisi le notizie positive colpiscono i lettori, cosa che non accadeva prima, e che c’è un aumento di notizie negative, perché nella società odierna si ha più coraggio nel denunciare le ingiustizie. I due giornalisti si sono anche soffermati su come si comportano i politici quando non sono soddisfatti di ciò che viene scritto sul loro conto: questi spesso si “vendicano” facendo tagliare la pubblicità ai giornali da parte delle imprese a loro vicini, mettendo in difficoltà le testate stesse. Alla fine, tuttavia, si è convenuti che poter esprimere le diverse opinioni e avere molti organi di informazione significa creare i giusti antidoti, affinché le idee possano circolare liberamente.
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Che ruolo hanno gli Uffici stampa e i siti d’informazione? Se ne è parlato nel corso di un convegno al Centro Piamarta Alla presenza di quattro giornalisti si è fatto il punto su come stia cambiando questo affascinante lavoro. Tutti hanno espresso la stessa opinione finale: il giornalismo è un mestiere che si impara sul campo
“
I siti web e gli uffici stampa”: è stato questo l’argomento affrontato venerdì 21 febbraio durante il secondo convegno de “La cultura in cammino”, che per l’edizione invernale segue il filo conduttore de “L’attualità del giornalismo”. Gli ospiti di questo appuntamento sono sta-
ti: Sara De Sanctis, addetta stampa del Bim (Bacino Imbrifero Montano), Ugo Centi, creatore del blog Controaliseo, Biancamaria Di Domenico e Piergiorgio Stacchiotti, che collaborano con Eidos News e si occupano della sua redazione on-line. La prima ad intervenire è stata Sara De Sanctis che ha raccontato di come la sua curiosità e la sua voglia di cercare la verità (criteri che, come ha detto la nostra ospite, fanno parte della “Carta
del giornalista”) l’hanno portata ad intraprendere questo mestiere. Ha riferito anche delle sue esperienze con i quotidiani Il Tempo e Il Messaggero e inoltre ha rivelato la prima regola del giornalista: dare sempre del “tu”. Ugo Centi ha raccontato l’evoluzione del suo blog, in quanto quest’ultimo nacque come un giornale formato da otto pagine scritte e stampate in proprio, successivamente trasformato in sito Web fino ad essere oggi un blog, dove scrive le proprie sensazioni e opinioni; infatti lo scopo per cui nasce la testata è proprio quello di contrastare ciò che viene detto e che non combacia con la verità. Riguardo a ciò, ha detto che non si è mai pentito degli articoli scritti, ma con il passare del tempo ha cambiato modo di vederli. Biancamaria Di Domenico, che ha iniziato la sua carriera da giovanissima scrivendo già alle Elementari per un giornalino scolastico, ha raccontato che per lei la scrittura è un impegno civico e civile; ha anche riferito come semplifica una notizia per inserirla nel Web
di Maria Scognamiglio
e quanto sia importante avere l’opinione contraddittoria in un articolo. Infine Piergiorgio Stacchiotti, che si occupa di sport ma non solo, ha narrato un episodio simpatico della sua vita: all’età di sette anni, essendo esperto in pesi e altezze dei giocatori, fu iscritto dalla madre al programma televisivo “Scommettiamo che!”, nel quale fu mandata in onda una sua foto, nonostante non fosse stato chiamato a partecipare: i parenti e conoscenti si scatenarono nel chiamare al telefono la sua famiglia. Il giovane giornalista ha creato nel 2006 un Blog dal nome “Punto di vista” e ha collaborato con un giornale “free press” bolognese. La serata si è conclusa con un’opinione comune espressa da tutti i nostri protagonisti: il giornalismo è un mestiere che si impara sul campo.
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Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. È un modo di vivere. Henry Cartier-Bresson
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NOVITA’ sul sito
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la sezione fotografica curata da Elio D’ascenzo
Autore: Jessica Montebello, 29 anni, Giulianova Titolo DELL’OPERA: ANTENNE Luogo: Roma Apparecchiatura: Nikon Coolpix L11 Parametri di Ripresa:
Lunghezza focale: 6 mm Esposizione: 1/30 sec – f/2,8– iso 87 Misurazione: Automatica
di ELIO D’ASCENZO
Elaborazione: Photoshop
L’AUTORE RACCONTA... Scheletrici relitti sormontano l’orizzonte intrappolandone la visione. Presenze inconsistenti ed illusorie, simulacri malefici della realtà. Artefici colpevoli di un mondo di emozioni vacue e standardizzate, di spazi claustrofobici e senza vita, un sistema chiuso che imprigiona le menti e conduce all’indifferenza e all’annullamento dell’essere. In lontananza lo spettro del futuro si trascina sulle ceneri dei sogni.
Se volete pubblicare una vostra foto particolare inviatela a fotografia@eliodascenzo.it Compro una macchina digitale da 3000 euro ed ecco, come per magia…splendide immagini! Ma siamo proprio sicuri che per realizzare una “bella” fotografia occorra una supermega macchina fotografica da svariate migliaia di euro? A volte la mancanza di un’ottima reflex è solo una giustificazione. E’ come se la colpa del risultato delle foto scadenti, brutte ed insignificanti dipendesse solo dall’apparecchiatura. Meditate, meditate…e nel frattempo allenate l’occhio scattando!
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MALATI DI TESTA di MARIO GIUNCO
Gli archivi del manicomio di Teramo rivelano i drammi degli internati. Mentre la struttura è nel più completo abbandono
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rla dal silenzio. E’ appena uscito un libro di Annacarla Valeriano, “Ammalò di testa. Storie del manicomio di Teramo (1880-1931)”, editore Donzelli, importante sia perché dà voce a chi voce non ha mai avuto, ma soprattutto perché riapre il problema del riuso della struttura, vero banco di prova per gli amministratori e la città. Una rinfrescatina alla memoria è opportuna. Nel 1323 il teramano Bartolomeo Zalfone assegnò una parte della propria dimora a ricovero per ammalati e bisognosi, dedicandolo a s. Antonio Abate e affidandone la cura alla Chiesa. Nasce così un ospizio, che nel corso dei secoli e sotto diverse autorità, religiose e civili, mantiene inalterata la sua funzione sanitaria, caritativa e sociale. Nel 1881, per iniziativa del presidente della Congregazione di carità, Berardo Costantini, fu istituita una sezione per i pazienti affetti da turbe psichiche. Erano queste malattie in costante aumento e l’ospedale ben presto divenne riferimento non solo per gli alienati - “uomini, donne, fanciulli, tranquilli, semiagitati e agitati”, secondo la terminologia dell’epoca - ma anche per una composita categoria di malati, disadattati, emarginati spesso - impropriamente - assimilati ai folli. Il primo direttore (1892-1916) è Raffaele Roscioli, che, influenzato dalle teorie di Lombroso, redige accurate cartelle cliniche dei pazienti, introduce l’attività lavorativa come strumento terapeutico, qualifica il personale fino ad allora reclutato in base alla forza fisica. Accanto a Roscioli segna un’impronta fondamentale per il manicomio Marco Levi Bianchini, direttore dal 1924 al 1931, uno dei padri della psicoanalisi italiana, amico, corrispondente e traduttore di Freud - uno dei suoi figli fu curato in città - fondatore a Teramo (7 Giugno 1925) della Società Psicoanalitica Italiana. A Levi Bianchini - che nel 1938, pur essendo favorevole al fascismo, incappò nelle leggi razziali - si devono la realizzazione di nuovi locali e laboratori, il potenziamento della biblioteca, la
riqualificazione degli operatori. E ancora di più, alla luce della teoria freudiana, l’attenzione alle situazioni personali e familiari dei pazienti. Nel 1931 erano ricoverati nel manicomio mille pazienti - la popolazione del centro storico di Teramo non arrivava a novemila abitanti - assistiti da cinque medici a tempo pieno, cento infermieri e vari collaboratori volontari nelle officine, nei laboratori e nelle colonie agricole. L’intera struttura si sviluppava su ventiduemila metri quadrati, pari ad un ottavo del centro storico della città ed era circoscritto da una piazza e cinque strade. Dopo gli anni della guerra, l’attività riprende con nuove e moderne forme di terapia, fino alla dismissione con la legge Basaglia (1978) e la chiusura definitiva (31 Marzo 1998). Da allora la struttura è andata progressivamente deperendo, fino a divenire un monumento all’incuria. Nonostante proclami e sceneggiate varie, specie in periodo elettorale, con la vana ampollosità dei retori. Ora nemmeno questo e non è un caso che si parla e sparla del progetto di un nuovo teatro, come a Pescara - dove vi sono cinque teatri, perfettamente funzionanti, due dei quali con capienza vicina o superiore a mille posti. E le stesse associazioni culturali, improvvisamente deste, preferiscono forme di sensibilizzazione, tutto sommato abbastanza plateali e scontate, come l’occupazione di un grande magazzino (a che fare?) all’impegno serrato e continuo per il recupero di una pagina importante della storia e della memoria collettiva. Mentre materiali e suppellettili continuano a deteriorarsi, l’archivio del manicomio è stato salvato e viene ordinato e studiato. In questo ambito si situa la ricerca di Annacarla Valeriano, ormai una esperta della materia. Nelle cartelle cliniche degli internati, nelle loro lettere mai spedite - alcune delle quali presentate a Castellarte in una toccante mostra - perché conservate dai medici nei fascicoli personali per la costruzione “storica” del malato, ci sono i segni profondi di una sofferenza non solo individuale.
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E con immenso piacere che, dopo l’esperienza dell’incontro con i cugini Tupitti nell’anno 2012, ho organizzato un pranzo con quelli della famiglia Bucci sabato 22 febbraio 2014 presso l’agriturismo Capo D’Acqua di Montegualtieri di Cermignano. Ho preferito trascorrere del tempo intorno ad una tavola, quella tavola che si condivideva durante le festività quando si era bambini, nonostante ci troviamo in un era dove si colloquia solo virtualmente con internet, facebook, etc.... Sono rimasto molto soddisfatto per la presenza di tutti gli invitati e mi auguro che si possa ripetere negli anni. Con affetto , il cugino Mario Bucci
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DONNA (A mia moglia Anna)
In un radioso e bel viso olivastro con chioma fluente, copiosa e corvina, due occhi neri con riflesso bluastro fissano assorti una meta divina.
“Lulli Annamaria (moglie di Orazio Bernabei)”
Guardan confusi orizzonti lontani, perdonsi spesso nel fitto mistero, però sognan sempre amori nostrani per ovviare a questo viver austero. Occhi algidi e vaganti nel dolore scrutan l’arcano di un’ombra silvestre; occhi solari e più dolci in amore vedon concreta la vita terrestre. Occhi vogliosi, pieni di pudore, ciglia che deliziano il cuor che sai parlan di te con tanto più fervore e d’amor freme la tua bocca ormai. Or che la vita ti arreca dolore e che il rio fato ti ha messo a prova, tu stai compiendo un gran gesto d’amore e nel tuo viso più luce si trova. Segui il cammino con grande coraggio, vedrai la meta sempre più vicina e alla fine del tuo lungo viaggio, sarai tu sola la vera regina. Orazio Bernabei
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A Roseto assemblea dei Testimoni di Geova in lingua romena
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ei giorni 8 e 9 Marzo 2014 presso la Sala delle Assemblee dei Testimoni di Geova di Roseto degli Abruzzi in via Nazionale Adriatica 649 si terrà un’assemblea in lingua romena. Il tema dell’assemblea sarà: La Parola di Dio è utile per insegnare (In lingua romena: Cuvântul lui Dumnezeu este de folos ca să învețe) e si basa sul versetto biblico di 2 Timoteo 3:16. Nel corso dell’assemblea si potranno trovare risposte a domande come queste: Che effetto ha l’insegnamento divino sulla nostra vita? Come possiamo imitare il modo d’insegnare di Gesù? Di che utilità è la Parola di Dio? Sono attesi circa 700 delegati provenienti da congregazioni o gruppi di lingua romena nelle regioni: Abruzzo, Molise, Marche ed Emilia Romagna. Nelle riunioni dei Testimoni di Geova è evidente il vincolo di fratellanza che permette a persone di razza, lingua, ceto sociale e cultura diverse, di operare pacificamente insieme per la crescita spirituale di ciascuno. Questo “miracolo moderno” è reso possibile dalla conoscenza e dall’applicazione pratica degli insegnamenti contenuti nella Sacra Bibbia, la Parola di Dio. L’ingresso all’assemblea è libero e non si fanno collette. Potrete trovare il programma dell’assemblea sul sito www.jw.org. Cliccando in questa pagina sull’elenco delle lingue del sito, noterete una lista di oltre 300 lingue, caratteristica difficilmente riscontrabile in un altro sito.
Ci vogliono tante ore di lavoro per tradurre un sito in più di 300 lingue! Molto di questo lavoro è svolto da centinaia di Testimoni di Geova in tutta la terra che desiderano dare lode a Geova. Mettono a frutto le loro capacità lavorando in team organizzati che si occupano di tradurre il testo inglese in ognuna delle varie lingue. Dato che jw.org contiene molte pagine di informazioni tradotte in oltre 300 lingue, il numero complessivo di pagine del sito è enorme: oltre 200.000! Il sito jw.org non è solo ampiamente accessibile, è anche popolare. Ciò si riflette nelle classifiche dei siti Web compilate da Alexa, un’azienda che analizza il traffico globale su Internet. Alla voce “Religion and Spirituality” si trova una lista di circa 87.000 siti, inclusi quelli delle principali religioni del mondo, degli editori di materiale religioso e di altre organizzazioni simili. A luglio 2013, jw.org si classificava al secondo posto! Il primo della lista era un sito commerciale che fornisce accesso online a diverse traduzioni bibliche. Nell’ottobre del 2013 jw.org ha ricevuto in media più di 890.000 visite uniche al giorno. Le utili informazioni contenute nella Bibbia continueranno a essere rese disponibili gratuitamente a persone di ogni nazione. Nella nostra zona i Testimoni di Geova svolgono settimanalmente (venerdì ore 20.00 e domenica ore 15.00) adunanze religiose in lingua romena presso la Sala del Regno sita in Via Pertini 11 a Pagliare di Morro D’Oro.
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L’Amore Perfetto 2 Incontro con Marcello perpetuini
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o scorso Sabato 15 febbraio, presso la libreria Mondadori di Roseto, Marcello Perpetuini ha tenuto un incontro con i lettori per il suo ultimo romanzo L’Amore Perfetto 2 (Edizioni Tracce). Il romanzo è il terzo in ordine di tempo dello scrittore e autore rosetano e segue, Provvisorie Certezze del 2009 e L’Amore Perfetto del 2011, da quest’ultimo Perpetuini ha estratto un cortometraggio che sta avendo molta diffusione sulla rete. Da aggiungere che prossimamente sta per lanciare un nuovo cortometraggio ambientato proprio a Roseto, nel periodo degli anni ottanta, mentre per la prossima estate uscirà un nuovissimo romanzo inedito. Ultimo appuntamento per L’amore Perfetto 2, in attesa dei suoi nuovi lavori editoriali e cinematografici. Il roman-
zo che ha presentato presso la Mondadori, ha riscosso già molti apprezzamenti tra pubblico e critica, ed è stato inoltre presentato già in diverse occasioni tra cui ricordiamo la presentazione ad Opera Prima la scorsa estate. Racconta una storia d’amore emblematica, bella e viva, che ruota attorno ad una ragazza affascinante ma problematica. Una donna che arriva ad essere l’ombra di se stessa anche per via di una famiglia oppressiva ed inquieta. La salverà l’incontro con un grande amore talmente invasivo da annientare anche il peso delle oppressioni e della malattia che in seguito la colpirà. E’ dunque una storia d’amore carica di intensità esaltazione e speranza. Un libro che si fa leggere tutto d’un fiato. Magari in una sola notte.
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PSICOLOGIA I silenzi delle relazioni
che ammalano e fanno ammalare
di AMEDEA CAPRANI
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A volte si preferisce tacere per paura di rompere quel precario equilibrio che in qualche misura rassicura e garantisce una serenità apparente. Si può tacere per non confrontarsi con altre idee, altre convinzioni, che potrebbero minare le sicurezze sulle quali ci reggiamo
sistono i silenzi positivi, quelli da ricercare, che permettono di entrare in contatto con la parte più profonda di sé, di ascoltarsi e di ritrovare le energie per affrontare la vita di tutti i giorni. E poi esistono i silenzi negativi. Quelli fatti di parole pensate, sentite dentro e mai pronunciate all’altro, messe a tacere. Sono i silenzi delle relazioni, quelli da evitare, silenzi che, nel tempo, si caricano di rabbia e di risentimento, che si stratificano e si sedimentano dentro di noi fino a costituire un macigno, in cui pensieri aggrovigliati ed emozioni bloccate ammalano e fanno ammalare l’altro. A quanti, nel corso della propria vita, sarà capitato di voler esprimere a gran voce il proprio dissenso all’altro, e poi, alla fine, di trattenersi dal farlo. A volte si preferisce tacere e restare in disparte per paura di rompere quel precario equilibrio che in qualche misura ci rassicura e ci garantisce una serenità che però è soltanto apparente. Si può tacere per la paura di scontrarsi con idee diverse dalle proprie, che possono minare le sicurezze sulle quali ci reggiamo. Si tace per non entrare in conflitto, un conflitto che a volte non si sa come gestire, rinunciando però, in tal modo, a confrontarsi con l’altro e alla possibilità di dare vita ad un cambiamento. A volte si sceglie il silenzio proprio perché si ha paura di cambiare, se stessi e la propria vita. Si accorda un tacito assenso per non deludere le tante aspettative, per non ferire l’altro, mentre dentro rimangono i NO che si volevano dire, a far male. Ciò che si mette a tacere, in realtà, può far più male di tante parole non dette. Le parole, infatti, quando non sono vuote, ma raccontano la nostra verità e non vengono usate come strumento per colpire l’altro o coprire ancora, non distruggono bensì servono a sciogliere dubbi, a chiarire e aiutano a capire. E inoltre, dalle parole ci si può difendere, mentre di fronte ai silenzi negativi siamo tutti più vulnerabili. Sì perché, che si tratti di silenzi subiti o agiti, essi si caricano di significati che in realtà non hanno. Dentro ai silenzi relazionali le cose si accrescono e vengono ingigantite in una sorta di processo che si alimenta e si mantiene da sé. Nel nostro mondo ipotetico tutti i non detti accumulati hanno una risonanza maggiore proprio perché vengono trattenuti e repressi. Secondo il meccanismo contrario, dunque, nel dire all’altro ciò che si pensa ci si libera interiormente di un peso che, col passare del tempo, può cristallizzarsi dentro di noi, andando a compromettere il nostro
benessere e la relazione con l’altro. Quando si sceglie di esprimere il proprio modo di pensare e sentire, superando la barriera delle paure e delle difese, insomma, si sceglie di affermare se stessi e allo stesso tempo di aprirsi alla comunicazione e all’incontro con l’altro. Tacere nella relazione significa rimanere al buio, nascondersi e in questo modo isolarsi. Uno dei luoghi in cui il silenzio negativo fa da padrone è certamente la patologia psichica. Si tratta di un silenzio che fa un rumore assordante, in quanto generatore di angoscia per chi lo vive. Ma è anche un silenzio che urla forte e chiaro, a chi lo ascolta, una richiesta di aiuto. Il silenzio della persona ammalata di depressione è il silenzio di chi grida la propria incapacità di vivere e il proprio senso di inadeguatezza alla vita, di chi ha rinunciato a vivere la relazione col mondo che lo circonda e sta lasciando che i propri istinti autodistruttivi prendano il sopravvento su quelli vitali. Il silenzio della persona ammalata di psicosi è un silenzio fortemente alienante, che crea una profonda spaccatura fra il sé disgregato e la realtà esterna, rispondendo ad una logica propria che si rende inaccessibile a quella comune. Questo “essere nel silenzio negativo”, in senso relazionale, della patologia psichica può essere paragonato ad un muro di difesa, tanto ben costruito da sembrare all’esterno impenetrabile. In vero, ogni silenzio negativo, proprio del patologico psichico e non, chiede solo di essere “rotto”, interrotto, accolto, letto, attraverso l’ascolto. Un silenzio negativo che viene spezzato è quel muro di cui parlavo che viene oltrepassato e si trasforma in una strada percorribile. Forse, se si provasse ad ascoltare di più e più spesso il silenzio negativo di molti adolescenti, prima di tutto ma non solo all’interno delle famiglie, tutti quegli episodi di inaudita violenza che oggi così brutalmente si compiono e altrettanto brutalmente vengono ripresi ed esibiti sul web, in una spirale di violenza e di istigazione alla violenza, diminuirebbero. La relazione può diventare un luogo di silenzio negativo quando vengono a mancare le condizioni che le impediscono di esprimersi liberamente e di nutrirsi, come la comunicazione con l’altro, e solo in se stessa, una tale relazione frustrata può trovare la propria cura, interrompendo i silenzi patogeni che la ammalano e, in questo modo, rigenerandosi. Amedea Caprani (psicologa) amedea.caprani@virgilio.it
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Appello dei “renziani” di Pineto
al candidato sindaco Robert Verrocchio Sconfitto alle Primarie del 19 gennaio 2014, l’ex candidato sindaco Cleto Pallini, insieme al corposo gruppo di sostenitori pinetesi di Renzi, si rivolge a gran voce al candidato sindaco Verrocchio, in quanto non avrebbe considerato il partito nelle sue scelte ed iniziative politiche di MARTINA FRANCHI
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a sera di lunedì 17 febbraio 2014, il coordinamento di sostegno alla candidatura di Cleto Pallini, nel quale confluisce il gruppo Renzi, si è riunito per dibattere sui risultati delle recenti elezioni Primarie e sull’evoluzione delle elezioni amministrative a Pineto. Alla luce di questo incontro, il gruppo ha evidenziato le modalità e i criteri di scelta dei futuri candidati, rispettando quanto è stato stabilito dal direttivo del PD alla vigilia delle elezioni Primarie e attenen-
dosi scrupolosamente all’esigenza di rinnovamento della classe politica pinetese. “Va affermato il principio per cui due mandati costituiscono il limite invalicabile di qualsiasi discorso, unitamente a quell’esigenza del fare, che siamo sicuri il candidato sindaco del PD vorrà riaffermare”, fa sapere il gruppo guidato da Cleto Pallini. “Un aspetto particolarmente importante - continua - è la condivisione di iniziative, alleanze e programmi da discutere all’interno del partito prima, e dell’eventuale coalizione dopo”. Ed è proprio su questo ultimo aspetto che si è concentrata l’attenzione del dibattito, in cui è emerso l’orientamento di favorire, per quanto più possibile, alleanze verso il centro “anziché quelle alleanze che sembrerebbero, ove confermate, riportare indietro le lancette della politica pinetese di circa 13 anni”. All’appello dei renziani, c’è stata la pronta risposta di Robert Verrocchio: “Credo che le preoccupazioni in tema di rinnovamento e di possibili criteri selettivi, siano eccessive. Il tutto, a mio giudizio, è stato superato dalle Primarie
con i circa 2500 cittadini che hanno già espresso la volontà di cambiare il metodo - spiega Verrocchio - nella scelta del candidato sindaco. Ora spetta a me, anzi a tutti noi, il compito di proseguire sul cambiamento dei metodi. Per quanto mi riguarda, io sto cercando di farlo settimana dopo settimana, con l’ascolto, con la partecipazione e attraverso temi quali lo Spazio delle Idee”. È certo che questa querelle interna dovrà essere chiarita ancora di più, ma ci saranno tempi e luoghi per farlo.
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GRANDE SUCCESSO PER IL
1° TORNEO INTERNAZIONALE DI SCACCHI CITTÀ DI PINETO
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i è svolto dal 14 al 16 febbraio scorsi, presso l’Hotel Parco degli Ulivi di Scerne, l’importante 1° TORNEO INTERNAZIONALE DI SCACCHI CITTÀ DI PINETO. La kermesse scacchistica, tenutasi nel lungo week end di San Valentino, è stata magistralmente organizzata dall’Asd “LE TORRI DEL VOMANO”, nelle persone del presidente Fausto DEL PAPA e dall’inesauribile Dott. Luigi CIARAMELLA, coordinatore del “Circolo Scacchi Pineto”. Difficile sintetizzare l’ottima riuscita della manifestazione. I numeri parlano da soli. 92 i partecipanti provenienti da 9 diverse regioni italiane e da 6 Nazioni (Grecia, Filippine, Croazia, Serbia, Albania ed Emirati Arabi Uniti). Presenti 11 tra Gran Maestri, Maestri Internazionali, Maestri FIDE e Maestri Italiani. Il torneo, articolato su cinque turni di gioco, era suddiviso in tre gironi: A – magistrale (34 partecipanti), B - intermedio (26 partecipanti) e C - amatoriale (32 partecipanti). Vincitore del Torneo A con 4 partite vinte ed un patta è risultato il Maestro modenese Antonio LAPENNA, seguito dal Maestro Fide Sergejs GROMOVS e dal Maestro Internazionale filippino Virgilio VUELBAN. Quarta e quinta posizione per i Maestri Internazionali Milan MRDJA e Daniele GENOCCHIO. 15° posto per il maestro pescarese Angelo D’ANGELO. 20° e 22° posto per i giovani Joshua CORONEL di Guardiagrele, ed il candidato Maestro Alessio VIVIANI. Il Torneo B è stato dominato con cinque vittorie su cinque partite dal Candidato Maestro di Basciano Antonio DI MARTINO, che bissa il titolo conquistato al Torneo Internazionale di Roseto dell’epifania, davanti al leccese Gabriele D’URBANO e all’undicenne rosetano Nicolò ORFINI (seconda nazionale con 1642 punti ELOFide e già Campione Italiano 2013 - Under 12 - nella categoria Rapid a 30 minuti), che chiude il torneo in terza posizione con l’onorevolissimo risultato di 4 vittorie su 5 incontri. Ottimo risultato anche per il pinetese Lorenzo CIARAMELLA
(classe 2000), tesserato con l’Asd “LE TORRI DEL VOMANO”, alla sua prima esperienza nel torneo B. Nel torneo C la piazza d’onore, con 4,5 punti su 5 incontri, va al vastese Lino ZAMBIANCHI, seguito da un piccolo quanto agguerrito Claudio PADUANO classe 2006 (!). Chiude il podio Massimo BRUNNO in terza posizione. Ottime prestazioni hanno fornito i giovani scacchisti rosetani tesserati con l’Asd “LE TORRI DEL VOMANO”: Francesco ANDREOZZI ed Andrea CELANI, con 3,5 punti, Lorenzo CIRIOLO, che da poco ha conquistato la categoria terza nazionale e che, con i punti ELOFide conseguiti in questo torneo, è ad un passo dal raggiungere la prestigiosa categoria di seconda nazionale, ed il piccolo Enrico CIRIOLO classe 2004. Alla premiazione sono intervenuti il dirigente del Comune di Pineto Mauro CERASI, l’avv. Tiziana DI TECCO, ed il presidente del Comitato Regionale Scacchi Alessandro COCCIARETTO. L’Associazione Sportiva Dilettantistica “LE TORRI DEL VOMANO” da tempo opera sul territorio della vallata del Vomano per promuovere soprattutto nelle scuole questo sport, che rappresenta e migliora un ampio mix di abilità personali quali concentrazione, memoria, autonomia nelle scelte e responsabilizzazione personale, il tutto in un contesto di positivo confronto sportivo dove spicca il rispetto dell’avversario, sia per l’accettazione e adattamento alle ferree regole, ma soprattutto, vista la possibilità di interazione e confronto ad armi pari, data solo in questa disciplina, tra avversari di età, conformazione fisica ed abilità diverse, con un linguaggio universale che ne permette sempre possibilità di successo diversamente non riscontrabili ordinariamente negli altri sport. I risultati completi, foto e classifiche sono pubblicati sul sito www.pinetoccacchi.it . Sullo stesso sito è possibile trovare altre informazioni e notizie utili a chi volesse interessarsi o avvicinarsi a questo sport. Un in bocca la lupo alle giovani promesse locali per i futuri impegni scacchisti che li attendono (Torneo Internazionale di Montesilvano, Campionati Giovanili Studenteschi a squadre, campionati Italiani Under 16).
RACCONTO DEL PASSATO
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29 dicembre 1943:
un “paisà” di Casal Thaulero salvò Roseto dalla distruzione totale • • •
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Si pensò che i quadrimotori andassero oltre, mentre sganciarono su Roseto Come non credere alle nostalgie del “paisà” che sbagliò l’ordine per salvare il proprio paese Vanno condannate invece le reazioni distruttive di gente dal cervello fermo al medioevo
ra una giornata cupa di fine dicembre, mancavano pochi minuti a mezzogiorno. Nelle cucine dei rosetani già bollivano le pentole con dentro lo scarso ed il povero contenuto destinato al pranzo. Si sentì il rumore sinistro dei bombardieri americani che era abituale, ma inorridiva lo stesso. Il pensiero fisso riguardava il fatto che i bombardieri proseguissero verso il nord, senza sganciare il loro prodotto di morte. Purtroppo le bombe ad alto potenziale esplosivo caddero su Roseto. A parte il rumore, assordante, da “porta da piedi” di Montepagano, dove ero sfollato, vidi una densa coltre nera che copriva, persistentemente l’intero abitato. Mi buttai a capofitto, anche perché a Roseto mio padre lavorava al Comune, sul viottolo del ripido “collepatito”. A Roseto tutto era al suo posto, la corte nera si era sciolta. Sul viso dei pochi rosetani rima-
sti senza sfollare il terrore era svanito. Chi scrive invece rivolse una propria preghiera alla “protettrice” Santa Filomena, patrona dei marinai, che nel 1961 fu desantificata da un dissennato Vaticano con un parroco, quello nostro, che, per attuare il “repulisti” bruciò non solo la statua, ma distrusse anche un quadro di Pasquale Celommi che ritraeva la santa e che noi “chierichetti” ammiravamo nella sagrestia. Nessun danno, un solo ferito. Possiamo fare il nome e cognome: persona notissima, Domenico Bacchetta, titolare di una nota sartoria, che si ritrovò al mare alla ricerca della figliola Rossana, che dopo doveva sposare il tecnico e dirigente sportivo Ernesto D’Ilario. Si nascosero dietro ad una barca, ma una scheggia peregrina colpì, senza gravi conseguenze, il polpaccio del maestro-sarto. Il dopoguerra arrivò con una certa voglia di “scacciaguai”, ma una sera in un’ osteria di Santa Lucia,
di LUIGI BRACCILI
di fronte ad una costatella di maiale con patate, c’era un ospite di eccezione: era un “paisà” partito da Casal Thaulero per andare a lavorare negli USA. Lo aveva mandato il figlio, ufficiale dell’aeronautica statunitense che, a fine dicembre comandava la squadriglia che bombardò Roseto. Non fece il nome, né suo e neppure del figlio, ma ammise che suo figlio, ufficiale, non poté fare altro che sbagliare l’ordine dello sgancio delle bombe, perché sotto c’era la sua terra. Cambiammo discorso, non c’era di che insistere e, se ricordo bene, parlammo di come si cucina il maiale. Le preghiere alla desantificata Filomena non vanno cancellate perché la santa martire romana, è stata riabilitata considerando che, quello degli anni Sessanta, era stato uno sgarbo dialettico dei pensatori cattolici di allora. Oggi però chi crede all’ufficiale nostalgico non deve essere considerato un visionario, tutt’altro.
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Vendesi posteggio mercato rionale del martedì in Piazza Olimpia a Roseto degli Abruzzi.
Settore alimentare Fiori-Frutta e Verdura. Chiamare solo se interessati:
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Consegnate le vostre foto presso il nostro ufficio di Roseto in via Milli 12
Raf faele Da una grande perdita sei arrivato tu che ci ha riempito il cuore, con i tuoi sorrisi e le tue smorfiosette...... Ti adoriamo Mamma, Papà, Eleonora e Gabriele. Nonni e Zio Auguri per il tuo primo compleanno
Le foto non ritirate entro 30 giorni saranno cestinate
Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO Direttore Responsabile Lino Nazionale 333 7181980 l.nazionale@virgilio.it
Stefano 8 anni il 3 marzo
Tanti Auguri dalla tua mamma
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PER QUALSIASI INFORMAZIONE NUOVA SEDE: Via Milli 12, Roseto degli Abruzzi
Tel. 338 2314618
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