Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03
ANNO 9 N.225 prossima uscita 7 Marzo
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Ezio Vannucci all’attacco
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E’ subentrato al dimissionario Gianfranco Marini e ha subito lasciato intendere che si presenterà ad ogni seduta con l’artiglieria pesante. Ha criticato l’operato della maggioranza e si considera il “pungolo” per svegliare dal “torpore” il sindaco Enio Pavone che ha definito “fin troppo permaloso”
arà una spina nel fianco della maggioranza di centro destra, sarà il pungolo dell’amministrazione guidata da Enio Pavone, sarà inoltre una sorta di “guardiano”. Ezio Vannucci è entrato in Consiglio Comunale, sedendosi sui banchi della maggioranza, mostrando il petto in fuori. Lo ha dimostrato a più riprese ed era nell’aria già da tempo che avrebbe dato battaglia, che avrebbe puntato il dito soprattutto contro il sindaco Enio Pavone. Ha definito il primo cittadino “presuntuoso e permaloso”. Mentre un sindaco, come ha sottolineato Vannucci, deve essere come un padre di famiglia, attento ad ogni cosa. Nel Consiglio Comunale dello scorso 10 febbraio ha tuonato a più riprese. Chiamato a sostituire il dimissionario Gianfranco Marini, dei Liberalsocialisti, Vannucci è tornato in prima linea, lui che è stato in passato anche amministratore e sindaco di Roseto, agguerrito. Ha fatto capire subito che non si sarebbe allineato, o meglio, non è uno di quelli che voterà a prescindere in linea con il resto della coalizione che governa la città. Aveva parlato a lungo, prima che i lavori consigliari iniziassero, con esponenti delle opposizioni, annunciando che di lì a poco avrebbe “relazionato” sui suoi intenti. L’ex assessore provinciale all’edilizia scolastica non è stato per nulla tenero. Anzi, tutt’altro. Ha usato l’artiglieria pesante durante i suoi interventi, non risparmiando l’esecutivo guidato da
Pavone. Era tra i banchi riservati alla maggioranza. Ma sembrava in realtà un infiltrato del nemico. Perché mai nessuno in questi anni aveva attaccato così duramente l’operato del primo cittadino, neppure il Pd e gli altri esponenti della minoranza. “Mi trovo qui a risvegliare la Giunta Pavone, composta da miei amici”, ha esordito Vannucci, “La mia presenza non porterà torpore ma nuovo vigore ed il sindaco mi ringrazierà per questo. Dovevamo cambiare Roseto e non l’abbiamo fatto ma abbiamo il tempo per rimediare”, ha tuonato Vannucci, che ha poi invitato il primo cittadino a negare l’ingresso in Comune ad una serie di personaggi che a suo giudizio avvicinano le varie amministrazioni locali al solo scopo di ottenere dei vantaggi per i propri interessi. “Cominciamo a ripulire il
tempio. Allontaniamo le solite facce, i soliti benefattori che sono qui dentro con tutte le amministrazioni”, ha aggiunto. Lo scontro Pavone-Vannucci si è però prima esteso e poi rinvigorito al termine dell’intervento del sindaco che aveva invitato a votare la delibera che avrebbe permesso una variante al vigente Prg proposta dalla ditta Cosmo srl. “Il sindaco è il notaio delle regole”, ha tuonato ancora il nuovo consigliere comunale, “non deve difendersi dalle accuse ma è inaccettabile che parli come se fosse un dipendente della Cosmo. Ci fai preoccupare, vogliamo farti riflettere”. Vannucci ha poi rincarato la dose contro chi vuole ottenere favori a livello personale. “Lo ripeto, fuori i mercanti dal tempio”, ha detto ancora, “non dobbiamo più mettere il nostro territorio in vendita. Questi soggetti la devono smettere di avanzare offerte che prendono in giro i nostri cittadini. Noi siamo i loro tutori, cominciamo da stasera a comportarci da tutori, non votiamo la delibera! Votiamola solo quando arriveranno proposte vantaggiose anche per i cittadini e finiamola a favorire le cose sporche cercate da questi signori”. Lui questo atto non lo ha votato, anche se poi ha ottenuto ugualmente l’okay da parte del resto della maggioranza. Meno di un anno e mezzo alle prossime elezioni. E c’è da scommettere che con Ezio Vannucci la sala consigliare ad ogni seduta sarà una vera e propria polveriera.
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in aumento il numero delle
famiglie povere a roseto In quasi 4 anni sono passate da 40 a 140 quelle che si rivolgono alla Caritas per ottenere un aiuto. Intanto il Comune nei prossimi giorni invierà una lettera ai proprietari dei terreni agricoli incolti affinché vengano messi a disposizione di chi ha intenzione di coltivarli e produrre per il proprio fabbisogno o per creare delle piccole imprese
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umenta la difficoltà di arrivare a fine mese per le famiglie rosetane. E c’è chi non riesce più a garantire il pranzo con la cena. In soli tre anni e mezzo il dato è quasi quadruplicato: da 40 a 140. Tante sono le famiglie che si rivolgono al banco alimentare della Caritas è più che triplicato in poco tempo. Famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, madri e padri che un lavoro un tempo lo avevano e che oggi appartengono a quello stuolo di disoccupati. Una situazione per alcuni aspetti anche drammatica perché il dato continua a crescere. L’amministrazione comunale da alcuni mesi sta lavorando ad una proposta, avanzata lo scorso autunno, dal vice sindaco Maristella Urbini. Si tratta di un progetto che ha a che fare con il re-
cupero di aree agricole private ma che sono incolte. L’idea era stata lanciata agli inizi di ottobre ma finalmente il Comune, dopo un’attenta ricognizione sul territorio, è riuscita ad individuare una serie di terreni che potrebbero essere dati in comodato a quelle famiglie in difficoltà, per coltivare gli appezzamenti per il fabbisogno quotidiano. Ma non è tutto. Infatti, l’iniziativa, anche grazie alle indicazioni che dovrebbero arrivare dal PSR, ovvero il Piano per lo Sviluppo Rurale che la Regione sta approntando, consentirebbe a tanti giovani di diventare imprenditori agricoli. “Oggi non si va più in campagna con la zappa”, ha puntualizzato il vice sindaco Maristella Urbini, “esistono macchinari all’avanguardia. Roseto per due terzi ha una vocazione agricola. Sarebbe importante riattiva-
re quei terreni oggi incolti, dando ai giovani la possibilità di investire su se stessi, magari anche costituendo delle cooperative”. L’Unione Europea in tal senso mette a disposizione finanziamenti a fondo perduto proprio per avviare attività nel settore agricolo. Fondi per acquistare macchinari e non solo. “Tornando al problema che investe le famiglie bisognose”, ha spiegato la Urbini, “nei prossimi giorni invieremo le lettere ai proprietari delle aree incolte per avere la loro disponibilità. Alcuni si sono presentati spontaneamente in Comune per acconsentire all’uso degli appezzamenti. E’ chiaro che faremo in modo che abbiano dei vantaggi, come ad esempio la riduzione dell’Imu o altro su cui stiamo ora lavorando. Vogliamo arrivare presto all’assegnazione dei lotti da coltivare”.
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Roseto consegnati i 5 defibrillatori Sono stati piazzati all’esterno di alcune farmacie del territorio e del palazzo municipale. L’iniziativa è stata realizzata grazie al progetto dell’associazione Abruzzo Amore e al contributo di 8mila euro stanziato dal Comune
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onsegnati in questi giorni i cinque defibrillatori acquistati grazie al progetto presentato all’Associazione Abruzzo Amore e con il contributo di circa 8mila euro stanziato dall’amministrazione comunale di Roseto. Sono stati posizionati all’esterno del palazzo municipale e di 4 farmacie del territorio. Realizzato così il progetto “Roseto città cardioprotetta” che era stato presentato alcune settimane fa e voluto fortemente dall’assessore alle politiche sociali Alessandro Recchiuti. Si tratta di apparecchiature semiautomatiche, in grado di capire se un soggetto è infartuato. Solo a quel punto viene inviato l’impulso elettrico al cuore per ripristinare il battito corretto. L’iniziativa è stata molto apprezzata perché potrà salvare molte vite. In Italia sono 72mila ogni anno i casi di infarti. Il 5 per cento di essi viene salvato da situazioni fortuiti come il passaggio di un’ambulanza o l’intervento di un defibrillatore a portata di mano. Gli esperti hanno accertato che laddove è presente un defibrillatore (Piacenza è la città con il maggior numero di macchine) l’incidenza di mortalità cala dell’85 per cento. Lo strumento per adesso è presente solo all’esterno delle farmacie a cui è stato consegnato, protetto da una teca che può essere aperta con facilità per consentirne il prelievo e l’utilizzo, sperando che i vandali non li danneggino. E si trova anche all’esterno del palazzo municipale, su una colonna dell’edificio. Intanto il sindaco sta pensando di avviare un’iniziativa che coinvolga gli imprenditori del territorio per fare in modo che i privati possano finanziare l’acquisto di altri defibrillatori da sistemare in alcuni spazi pubblici molto frequentati.
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Sport per la Vita
di nuovo un grande successo
La XXX Edizione del Gran Galà Internazionale di Pattinaggio Artistico “Sport per la Vita” – Memorial “Licia Giunco” ha visto il PalaMaggetti gremito in ogni ordine di posto. Raccolti quasi 27mila euro destinati per iniziative molto importanti
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rande festa al PalaMaggetti di Roseto dove sabato 7 febbraio i Campioni del Mondo di Pattinaggio Artistico hanno presentato le loro migliori performance per dare vita allo spettacolo della XXX Edizione di Sport per la Vita “Memorial Licia Giunco”. Davanti ad un pubblico di quattromila persone i 60 atleti del Collettivo Sport per la Vita hanno aperto la serata con una coreografia che ha annunciato il video dell’incontro con Papa Francesco il 17 dicembre scorso quando le tre piccole pattinatrici Licia, Alice e Angelica hanno consegnato la Rosa d’Argento al Santo Padre. Il Gran Galà Internazionale di pattinaggio artistico, presentato da Mirella Lelli, organizzato come ogni anno dalla società Skating La Paranza di Roseto presieduta da Maria Cristina Marini, ha offerto uno spettacolo pieno di ritmo con la fuoriclasse giuliese Debora Sbei, il fenomeno Gustavo Casado e poi Lucija Mlinaric, Alessandro Spigai, Alice Borsarini, Alessandro Amadesi e le coppie Elena Leoni e Alessandro Spigai , Elena Lago e Marco Garelli, Alice Esposito e Federico Rossi, Sara e Patrick Venerucci. Bellissime le coreografie presentate dai gruppi Campioni UISP, Accademia pattinaggio Reggio Emilia, Aquile Verdi di S. Lazzaro di Savena, T.M. Sincro Abruzzo, Rina-
Dona anche tu un pò di
sangue!
scita Sport Life Rimini, il Collettivo Sport per la Vita e il Collettivo delle Società d’Abruzzo. Il pubblico ha riservato applausi scroscianti alla cantante salentina Alessandra Amoroso che ha interpretato tre brani del suo repertorio, Amore puro, Difendimi per sempre e L’hai dedicato a me. “Sono la testimonial del progetto Bambini Unitalsi – ha spiegato Alessandra Amoroso parlando con il pubblico – e quindi sono felicissima di partecipare al Gran Galà di Pattinaggio che raccoglie fondi da destinare a scopi benefici”. Il Collettivo Sport per la Vita che vede insieme le società Skating La Paranza di Roseto e Magik Skate di Castelnuovo e Notaresco, ha voluto fare un omaggio ad una delle più amate commedia teatrali italiane “Aggiungi un posto a Tavola” le coreografie sono state ideate da Pina Di Martino e Annalisa D’Elpidio. Il Gran Galà è stato chiuso dalla coreografia del
Collettivo delle Società d’Abruzzo “Il sogno di Licia” che hanno pattinato sulle note del brano “I Lived” del gruppo One Repubblic. Un brano ispirato dalla storia di Bryan Warnecke che da sempre lotta contro la fibrosi cistica cercando di realizzare i propri sogni. Tante le autorità presenti. Con Sindaco Pavone e gli Assessori Alessandro Recchiuti e Mirco Vannucci, l’onorevole Giulio Sottanelli, il presidente Coni di Teramo Italo Canaletti e il Presidente della FIHP regionale Pasquale Volpe. Al termine dello spettacolo la Presidente di Sport per la Vita Maria Luisa D’Elpidio insieme a Matteo Cannelonga hanno consegnato i fondi raccolti, un generoso assegno di 26.877 euro ai rappresentanti della Lega Fibrosi Cistica Celestino Ricco e Paolo Moretti e al Vice Presidente dell’Unitalsi On. Dante D’Elpidio e al Responsabile del Progetto Bambini dell’Unitalsi Emanuele Trancalini.
AVIS Comunale di Roseto Via Calabria, 7 – Roseto degli Abruzzi e-mail: avisroseto@gmail.com Cell. 329/7230960 Apertura sede ogni lunedì dalle ore 11,00 alle ore 12,00
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Caja e Alcini
Alcini, Spahjia e Martinelli
Abdul-Rauf e Alcini
Alcini e Bonaccorsi
Il Presidente del Roseto di Serie A, nel ricordo di amici, coach e atleti Per me Domenico era uno di famiglia ed io mi sentivo, immodestamente, parte della sua. “Mio fratello”, dissi una volta. E quella cosa la prese subito e la fece sua, diventando, nei fatti, il fratello maggiore che non avevo mai avuto. Da Domenico ho rubato tante cose. Guardare fisso negli occhi il tuo interlocutore per esempio, fino all’indelicatezza. Perché i rapporti più veri sono quelli che si vivono senza schermi né vie di fuga. Michele Martinelli Il Presidente Alcini rappresentava il cuore e la Città di Roseto per quella squadra, di cui Martinelli era l’artefice con la sua genialità e la capacità di scegliere i giocatori e motivarli. Martinelli e Alcini avevano una sola parola. E valeva oro. Per loro una stretta di mano valeva più di un contratto e ogni stretta di mano è stata rispettata. Christian Di Giuliomaria Domenico è un fratello, che mi ha dato la gioia della sua amicizia e insieme al quale abbiamo vissuto momenti indelebili. Lui mi ha dato tanto da ricordare. Daniele Cimorosi Ciao, Massiccio. Paolomaria Salladini
Alcini e Martinelli
Spahjia e Alcini
Alcini, Busca e Martinelli
È stato il migliore di tutti i presidenti che ho avuto finora nella mia carriera. Il migliore. E poi Domenico è diventato anche un grande amico. Neven Spahija Un grande uomo, un grande padre, un grande presidente. Antonio Norante Domenico l’ho conosciuto come presidente del Roseto, poi però ho avuto l’onore di diventare un suo amico. In comune abbiamo, credo, il fatto di essere poco “piacioni” e una personalità spigolosa. Dalla mia esperienza rosetana sono passati oltre 8 anni, ma quello che non è passato è il forte legame con Domenico e la sua famiglia. Che sono e resteranno un punto di riferimento. Attilio Caja In un’epoca in cui presiedere significa sempre più coltivare interessi e rendiconti personali, nessuno deve dimenticare che Domenico spese energia, tempo e averi unicamente per la sua passione biancazzurra. Alberto Martelossi Domenico è un altro pezzo della mia Roseto, cestistica e non, che se ne va. Tanto schivo e diretto quanto leale, era generoso e disponibile ad aiutare il prossimo nella vita. Per il basket era il Presidente che incarnava più di tutti l’orgoglio, la passione, il senso di appartenenza: insomma, quella malattia che abbiamo dentro e che amiamo definire “rosetanità”. Fabrizio Pavone
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Pescato al largo di Cologna Spiaggia
un raro esemplare di
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opo il granchio blu del mare di Bering, l’Adriatico regala un’altra sorpresa. In mattinata Walter Squeo, pescatore di Giulianova, vice presidente del Consorzio delle Vongolare e segretario regionale di Federpesca, ha trovato nei cestini per la pesca delle lumachine un esemplare piuttosto grande di un granchio, forse della specie “granciporro”. Carapace liscio e ovale, quasi a forma di ventaglio, con due enormi chele che potrebbero spezzare l’osso di un dito. E’ raro trovarli nel Mediterraneo, figuriamoci nell’Adriatico. Può arrivare a pesare anche 3 chili con un’ampiezza del carapace anche di 30 centimetri. Il suo habitat naturale è l’oceano Atlatico, dove vive ad una profondità massima di un centinaio di metri. Inizialmente si pensava ad un granchio calappa che però presenta una struttura si-
mile ma diversa. Inoltre, a differenza del granciporro, il suo cugino più stretto, il calappa, ha un carapace con delle vistose macchie rosse, assenti nel crostaceo pescato da Squeo. “E’ chiaro che quando ho visto questo granchio sono rimasto stupito”, ha detto Squeo, “perché in tutti questi anni di attività in mare non mi è capitato mai di pescarne uno, né con le reti, né con le altre attrezzature, a conferma che si tratta di un crostaceo che non è presente nel mare Adriatico. O meglio, non si trova in grandi quantità. E’ piuttosto raro vederne uno. Una cosa comunque è certa, il nostro Adriatico Centrale si sta arricchendo sempre più di granchi e pesci mai incontrati prima”. Non sempre però la presenza di specie alloc-
tone, cioè non presenti in un determinato ambiente naturale ma migranti (differenti quindi dalle specie autoctone) può rappresentare un bene. Anzi, spesso sono un danno perché vanno a creare uno squilibrio nell’ecosistema in cui viene immesso. Un po’ come il gambero della Luisiana che è stato impiantato nei nostri corsi d’acqua ed ora sta prendendo il sopravvento sull’altra specie autoctona, creando problemi all’ecosistema delle acque dolci locali. E’ probabile che il granciporro sia arrivato in Adriatico trasportato da qualche peschereccio o nave. “Il nostro Adriatico”, ha concluso Squeo, “ha comunque delle peculiarità interessanti, come salinità e temperatura che ora attirano altre specie. Spero che gli ambientalisti tengano conto di questo e facciano qualcosa per impedire che i fiumi, che scaricano in mare, trasportino sostanze inquinanti”.
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Torna la grande boxe a Roseto
con le World Series il 14 marzo Italia vs Usa
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oseto torna ad essere la capitale della boxe. Il 14 marzo prossimo, infatti, il PalaMaggetti ospiterà le World Series dove gli azzurri dovranno affrontare sul ring, nelle varie categorie, i pugili americani nell’ambito delle qualificazioni alle Olimpiadi di Rio 2016. Presentato il programma con la partecipazione del preparatore dell’Italia Thunder Boxing Team, il campione olimpionico 2008 di Pechino e del mondo nei dilettanti nel 2007 e 2009 nella categoria supermassimi Roberto Cammarelle. “Sono stato in questa bella città già in passato”, ha ricordato il preparatore del team azzurro, “in vista delle qualificazioni alle Olimpiadi di Pechino. Io avevo già il pass ma volli venire ugualmente. Roseto ci porta bene ed è per
questo che abbiamo scelto questa location per i match più importanti delle World Series. Gli americani ultimamente si sono rinforzati. Noi però abbiamo un gruppo forte, a cominciare da Mangiacapra, Cosenza, Russo”. Presenti i vertici della boxe abruzzese, con Luciano Caioni, responsabile dell’associazione pugilista locale in prima linea. Soddisfatto della scelta su Roseto il presidente dell’Italia Thunder Bonxing Team Paolo Casserà che ha poi ricordato come questo evento sia assolutamente paragonabile ad un vero e proprio campionato del mondo durante il quale si affrontano i pugili a squadre, portando punti importanti alla classifica e soprattutto consente di conquistare il pass per le prossime Olimpiadi. “Questa è una boxe che tutti possono seguire”, ha sot-
Roberto Cammarelle a Roseto
tolineato Casserà, “ci auguriamo di avere il sostegno di tutta la città, non solo degli appassionati di questo nobile sport”. Se Roseto ancora una volta riesce ad ospitare un evento così importante lo si deve soprattutto a Mimì Di Battista, assente alla presentazione della manifestazione perché alle prese con alcuni piccoli problemi di salute ma che farà di tutto per esserci il 14 marzo prossimo quando i pugili incroceranno i guantoni. L’assessore allo sport Mirco Vannucci, lo ha comunque ringraziato per quanto fatto finora. Intanto già eseguito il sopralluogo al PalaMaggetti. Tutti gli incontri, a cui si potrà assistere gratuitamente, saranno trasmessi in seconda serata su Italia Uno, un veicolo importante per l’immagine di Roseto in vista della prossima stagione estiva.
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Politica
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Renzi intelligente?
furbo o più
Il Matteo nazionale è una spanna sopra gli altri. Ma non è che sono gli altri piccini piccini da far sembrare gigante anche chi non lo è affatto? di William Di Marco IL VUOTO DIETRO - Vedendo quello che sta accadendo sul piano politico, soprattutto in relazione all’elezione del Presidente della Repubblica, viene quasi di getto analizzare come siano stati condotti i “giochi” politici per arrivare a tale risultato. Il vero vincitore di questa partita è risultato, senza ombra di dubbio, Matteo Renzi, che ha dimostrato ancora una volta di appartenere a un’altra categoria rispetto ai suoi competitori, come se giocasse un campionato tutto da solo, con il vuoto dietro. In merito ci siamo espressi anche in un altro articolo (Eidos n° 219), in cui si sosteneva come questo personaggio, prima di altre qualità, avesse impresso nel proprio sangue il Dna del vero giocatore d’azzardo. Noi - desiderosi che l’Italia prenda un’altra strada e possa uscire da questa crisi che sta attanagliando i cittadini e le numerose imprese, sempre più in difficoltà - non andiamo per simpatia (come spesso fanno certi intellettuali radical chic), promuovendo o bocciando una persona secondo il colore politico: per noi la stessa è brava se sa risolvere i problemi del Paese. Se Renzi ha una marcia in più e si mette in tasca i marpioni della politica (usando i loro stessi metodi: è qui la grande novità!), ben venga; l’importante è che porti il nostro Paese fuori dal guado. Tuttavia ci siamo chiesti: per fare tutto ciò occorre più furbizia o intelligenza politica? Siamo convinti che serva più la seconda qualità, mentre l’ex sindaco fiorentino sembra essere in possesso prevalentemente della prima. LE CATEGORIE - Se prendiamo un qualsiasi dizionario possiamo estrapolare che furbizia significa “Qualità di chi, nella vita, sa trarsi abilmente d’impaccio o raggiungere i propri scopi, evitando accuratamente le insidie e ricorrendo a ingegnosi espedienti”. Il termine ha come sinonimi “scaltrezza, astuzia, furberia”. Dall’altra parte intelligenza sta per “Quel complesso di funzionalità e abilità psi-
chiche e mentali che consente ad un soggetto in primo luogo di capire, ovvero di giungere autonomamente a delle conoscenze reali (che possono riguardare anche il modo di raggiungere degli obiettivi) per merito di propri trattamenti delle informazioni”. La prima cosa che risalta è che nel primo caso si va a briglie sciolte e ci si affida molto al fiuto, mentre nel secondo, la persona intelligente programma con delle basi razionali le sue mosse, avendo presupposti di logica e di coerenza. Ecco, la parola centrale è la coerenza del pensiero che occorre avere nel momento in cui si organizza qualcosa che abbia uno scopo programmatico. Necessita avere, pertanto, un progetto strutturato, in cui l’aderenza dell’agire è fondamentale. LA FURBIZIA - In tale prospettiva Renzi ha dimostrato di essere molto furbo, con la giusta dose di cinismo, in cui la scaltrezza è un valore aggiunto. L’esempio della scelta del nuovo Presidente della Repubblica è stata lampante. Il nome di Sergio Mattarella ha compattato il suo partito, ha fatto confluire anche altri cespugli di maggioranza e opposizione, trovando un’unità forse insperata dallo stesso leader del Pd. In ciò è stato aiutato dal suo amico-rivale Berlusconi, che non ha saputo affatto giocare la partita. Per scompigliargli le carte, avrebbe dovuto accettare da subito il nome (se non anticiparlo), e ciò, per via di quelli che lo odiano a prescindere, avrebbe creato un fastidio, alimentando i franchi tiratori, i quali non avrebbero votato Mattarella solo perché proposto dal signore di Arcore. Invece alla truppa dei pochi contrari si è aggiunto Alfano, che ha puntato i piedi perché, secondo lui, il metodo non era quello auspicato e poi tanti bla, bla, bla. Il furbo Renzi lo ha subito inchioda-
to, dicendogli più o meno: “Caro Angelino, se il Ministro dell’Interno non vota il Presidente della Repubblica, mi aspetto che il girono dopo mi faccia trovare pronte le dimissioni”. E qui Alfano non solo ha fatto una figuraccia, dimostrando quanto i politici italiani siano attaccati alla seggiola comoda del comando, ma si è ammantato di trasformismo guidando il lungo applauso in Parlamento nel momento della nomina del nuovo Capo dello Stato. È stata una situazione così buffa (illuminante la definizione del senso del comico in Pirandello) e al contempo avvilente che Renzi si sarà fatto delle risate a crepapelle: con politici così, andrà avanti per tanti anni ancora. Il premier italiano sa come giocare d’azzardo con chi ha paura di perdere il posto in ogni situazione, ovviamente buttando alle ortiche un aspetto fondamentale che dovrebbe avere un politico che si rispetti: la coerenza. Chiedetelo a Enrico Letta e a quelli ai quali l’ex sindaco di Firenze diceva: “Mai a Palazzo Ghigi, se non con il voto popolare”. L’INTELLIGENZA - Vediamo adesso perché non si intravedono prospettive di politica intelligente da parte di Renzi. L’esempio più lampante viene dalla scuola e dalla riforma che si vorrebbe applicare. Non c’è un’idea innovativa su un’istituzione fondamentale per il futuro dell’Italia. Molti ammiccamenti a cambiamenti di facciata, ma poca sostanza. Sulla scuola vale la pena ritornarci, ma è certo che non è l’unico settore in cui il nostro Presidente del Consiglio dimostra di avere un po’ le idee confuse: stessa cosa dicasi sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali. Sembra che ci si trovi di fronte il solito gattopardismo italiano che non è mai domo. Eppure il Matteo nazionale è una spanna sopra ai suoi antagonisti. Per caso, non è che sono gli altri ad essere piccini piccini, tanto da far sembrare gigante anche chi non lo è affatto?
ROSETO
CI PIACE
Roseto, i bambini di IV e V elementare al progetto Raee Educare i più piccoli al corretto smaltimento dei rifiuti. I due circoli scolastici di Roseto partecipano infatti alla terza edizione del Progetto RAEE@scuola, un programma nazionale di comunicazione e sensibilizzazione sulla corretta gestione dei RAEE, i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche che rappresentano una risorsa importante. Saranno i bambini di IV e V elementare a cimentarsi in questa iniziativa. Grazie alla ditta Diodoro Ecologica, che si occupa di raccolta differenziata sul territorio, sono stati consegnati nelle scuole i contenitori in cui sistemare le apparecchiature elettriche ed elettroniche in disuso e che si trovano a casa dei piccoli studenti.
“Potranno essere conferiti a scuola e sistemati negli appositi raccoglitori”, ha spiegato l’assessore all’ambiente Fabrizio Fornaciari, “questo progetto è molto interessante perché educa le nuove generazioni verso una corretta raccolta differenziata”. Testimonial d’eccezione del progetto è uno dei personaggi del mondo dello spettacolo più amato da grandi e bambini: Baz, il comico della trasmissione Colorado, entrato recentemente fra i dieci personaggi con più fan su Facebook. Oltre ad apparire su tutto il materiale informativo che verrà distribuito alle scuole, Baz ha già realizzato tre filmati a sostegno dell’iniziativa, visibili sul sito del progetto (www.raeescuola.it) o tramite youtube. La raccolta durerà tre settimane.
NON CI PIACE
Cologna, rifiuti abbandonati sulla spiaggia ghiaiosa Ancora un abbandono di rifiuti, questa volta a pochi metri dalla spiaggia ghiaiosa di Cologna, nella zona nord. E’ accaduto qualche sera fa. Approfittando del buio e dell’ora tarda, hanno lasciato scivolare un telone contenente ogni genere di rifiuti, soprattutto vecchi giocattoli per bambini. Qualcuno ha ripulito una stanza e per evitare di fare la raccolta differenziata, ha pensato bene di sbarazzarsi del pattume scaricandolo a due passi dal mare, su una strada senza uscita. Una cosa appare certa: non si tratta di opera di gente del posto. Secondo alcuni, potrebbero essere soggetti di Comuni limitrofi dove la raccolta porta a porta è operativa ormai da tempo. Oppure opera di qualche operaio o piccola ditta che ha lavorato alla sistemazione di una stanza, magari in nero. E per disfarsi poi del materiale di scarto ha scelto la strada più breve e più squallida. Appena una settimana fa, i soliti vandali e incivili avevano abbandonato lungo via degli Acquaviva, sempre a Cologna Spiaggia, una quantità impressionante di rifiuti elettronici come televisori, fax, stampanti, computer. Erano stati, di fatti, svuotati diversi uffici.
E’ la somma che ha ottenuto dalla Regione il Comune di Roseto per la realizzazione dei box da utilizzare per il rimessaggio delle attrezzature da pesca presso gli alaggi pubblici di Cologna Spiaggia e di Roseto (tra gli stabilimenti Riva del Sol e Lido Aragosta). Mediante questi fondi saranno realizzati in totale 8 box in alluminio, rispettivamente 4 per ogni alaggio, che potranno essere usati per mettere a posto quelle attrezzature della marineria che, al momento, vengono lasciate per tutto l’anno all’aperto negli spazi adibiti ad alaggio pubblico. Gli interventi dovrebbero iniziare a breve, forse già entro la prossima primavera in modo tale che prima della stagione estiva le nuove strutture possano essere già disponibili.
CI PIACE
50mila euro per i box nelle zone di alaggio
di MARTINA FRANCHI
via bolognini, una via degna di rifacimento stradale
Questo è lo stato di Via M. Bolognini, una via del Quartiere Villa Fumosa di Pineto. A segnalare il problema è stato proprio un residente della zona che si è molto attivato, raccogliendo le firme di coloro che abitano in quella via, al fine di richiedere all’Amministrazione un sopralluogo e di conseguenza un intervento di rifacimento stradale.
INFORMATIV A PER I CITTADINI
AR
Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.
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NON CI PIACE
PINETO
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Ricordi 26 -
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II Domenico Fasciocco
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Conciliare le attitudini di un funzionario di banca, dove le regole e la statistica imperano, con la passione per lo sport non è stata cosa facile. Ma Mimì ci è riuscito, grazie a una sua caratteristica: essere amico di tutti di William Di Marco
Domenico Fasciocco
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Dell’infanzia ricorda anche alcuni episodi legati al Secondo Conflitto mondiale. E per un suo ferimento stava per scoppiare una microguerra con i tedeschi, che volevano abbattere la casa dei suoi. Poi tutto si risolse. E forse da lì che il nostro protagonista prese spunto per arricchire il suo carattere fatto di pazienza, tanto da diventare un po’ il compagno di molte avventure, in cui ha predominato sempre l’impegno sportivo
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tabulati che sfornano i computer sono dei prospetti così analitici che bisogna soltanto guardarli con attenzione e scoprire cosa i numeri ci stanno indicando. È frutto di un processo scientifico e tecnico che ha ancora oggi dell’incredibile, tuttavia è l’aspetto matematico che conta e sui numeri non si scherza. Quello che dettano è legge e a tali somme così complicate bisogna attenersi. Eppure quando le statistiche e i paradigmi vengono chiusi nelle relative cartelle o file, necessita avere la possibilità di cambiare registro. In altre parole bisogna darsi a qualcosa dove a trionfare siano più le emozioni che i calcoli. Potremmo dire che lo sport in questo caso aiuta, perché ha il giusto mix di razionalità e passionalità al proprio interno. Forse questo ragionamento Domenico Fasciocco (per tutti Mimì) non l’avrà mai fatto, ma alla fine si è dovuto dividere nelle due parti fondamentali che hanno composto la sua vita operativa, vale a dire il lavoro in banca e l’amore per lo sport, soprattutto quello che si vede ai bordi del campo o dietro una scrivania. La voglia di misurasi ce l’ha sempre avuta sin da piccolo, quando provò, ancora fanciullo, a guidare un carretto del padre trainato da un cavallo. Era andato verso il fiume nella sua natia Guardia Vomano. Lì il padre produceva i mattoni e il gesso, pertanto per le consegne aveva questo mezzo di trasporto. Al ritorno fu lui a prendere le redini e siccome nel sangue aveva già le cellule impregnate dalla competizione sportiva, incominciò a frustare il povero quadrupede, che tutto poteva fare tranne cimentarsi in una accelerata. Insomma, gli ordini erano perentori, le vergate anche, la voglia di correre c’era tutta, ma il cavallo non era affatto d’accordo, fino a quando sferro un calcio che finì direttamente sulla testa del piccolo Mimì. “Mi ci vollero sette punti di sutura sopra la fronte - dice oggi un po’ divertito, ma ancora dispiaciuto di quel fatto lontano nel tempo - e ci rimisi un braccio, che non solo si ruppe, ma mi
è rimasto anche un po’ storto”. Poi la vita lo ha riappacificato con lo sport, già da bambino quando si recava a giocare nel campetto vicino casa e soprattutto in quello che aveva realizzato il padre, che era un costruttore, nella sottostante pianura. Si giocava a perdifiato e durante il suo peregrinare per la formazione scolastica, ebbe anche la fortuna di allenarsi con le giovanili della Maceratese che militava in serie C. Ma la sua grande passione è stata la dirigenza, che si trattasse di calcio o di basket, la differenza era del tutto trascurabile. È stato sempre vicino alla realtà sportiva rosetana, soprattutto quando conobbe quella che sarebbe diventata la donna della sua vita e che proveniva dal Lido delle Rose. La sua principale attività da cui attingeva il reddito per portare avanti la famiglia rimaneva quella bancaria e grazie al suo modo di essere sempre disponibile e amico di tutti, riuscì a risollevare diverse situazioni di filiali in affanno dell’allora Banca Popolare dell’Adriatico. Al momento del varo di un nuovo progetto a Roseto, il presidente Di Sante (tuttora è lui a ricoprire tale ruolo) lo volle a dirigere una sede molto importante che andava seguita non solo con competenza, ma pure con la capacità di tessere rapporti di lavoro fondati sulla fiducia e sull’affidabilità. Così da un lato una parte della giornata la passava dentro gli uffici davanti ai famosi tabulati, mentre appena fuori dai caveau e dalle casseforti, ecco venire fuori la voglia di aiutare le società sportive, curando in alcuni periodi anche il settore giovanile del Roseto Basket. C’è molto da raccontare e c’è anche altrettanto da ascoltare. Noi, per questo, ci mettiamo comodi. Prima di Roseto c’è stata Guardia Vomano. Proprio così. Sono nato nella frazione di Notaresco il 20 marzo 1934. Mi ricordo ancora quel borgo che mi è sempre piaciuto. In pratica aprii gli occhi vicino dove oggi ci sono le scuole Elementari e Medie. Mio padre Gaetano faceva l’imprenditore
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Guardia Vomano, anni ‘50. Mimì Fasciocco mentre fa l’arbitro nel campetto costruito dal padre vicino il letto del Vomano
Guardia Vomano, 1961. Mimì Fasciocco tra una Topolino e una Bianchina
edile e lavorava un po’ in tutta la vallata, soprattutto a Roseto. Alcune costruzioni sono ancora visibili, come la palazzina dietro la Tercas oppure la scuola di via Piemonte, edificata con la società Fasciocco-Di Sabatino. In seguito, sotto la ditta Ettorre, partecipò anche alla realizzazione del sottopassaggio di via Conte, nei pressi della chiesa di Ss Maria Assunta. Mia madre era Maria Narcisi, anche lei di Guardia Vomano. Faceva la casalinga e la persi nel 1956, quando avevo 22 anni. A casa eravamo tre figli. Oltre me, il primogenito, c’erano le mie sorelle Lia del 1938 e Silvia del 1940. Le Scuole Elementari a casa... In un certo senso sì, ma non a casa mia. Andavamo, sempre a Guardia Vomano, nell’abitazione della maestra Antonietta Sacchetti. Non essendoci uno stabile, la sede centrale di Notaresco aveva affittato delle stanze nella casa della nostra insegnante. Ero un po’ discolo, lo devo ammettere, anche se a scuola andavo bene. Lo devo a mia madre che mi spronava e ci teneva che mi impegnassi. Il fratello di mio padre, zio Attilio che era medico, mi diceva sempre: “Studia, se no sono guai”. Queste due figure sono state importanti. Le Medie le frequentai a Teramo alla Zippilli, ma ricordo che in seconda mi ammalai e ripetetti l’anno. Così cambiai sede e venni a Roseto dalle suore. C’erano dei corsi distinti per maschi e femmine. Tra le ragazze ricordo Rossana Bacchetta, mentre noi ragazzini dovevamo frequentare i corsi pomeridiani e gli amici di allora erano Giorgio Bacchetta e Giorgio Sperandii. Fu in quel periodo che per la prima volta mi trasferii a Roseto. Ero ospite di amici di mio padre, cioè la famiglia di Attilio ed Elena Verrigni e strinsi un’amicizia fraterna con i figli Anna Maria e Giuliano. L’ultimo anno mi trasferii al Convitto Nazionale di Macerata, contro la mia volontà, perciò piansi molto. Stavo benissimo a Roseto ed ero attaccato a Guardia Vomano, ma mia madre volle che continuassi il Ginnasio, dal momento che andavo bene in Greco e Latino. Dopo il IV e V, feci il I Liceo e chiusi l’esperienza nelle Marche. Non è che mi trovassi male, anche perché appassionato di calcio come ero, avevo avuto la possibilità di allenarmi con le giovanili della Maceratese per un’intera stagione. Ciò nonostante mi iscrissi al Liceo Classico di Pescara, dove - guarda le combinazioni! ritrovai Giorgio Bacchetta. E il giovane Mimì come si divertiva da ragazzino? C’erano tanti modi per farlo, perché una volta bastava ve-
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Roseto, 20 settembre 1965, chiesa di Ss Maria Assunta. Il giorno del matrimonio tra Mimì e Laura Boschi. Dietro il suocero Lorenzo Boschi
ramente poco. C’è un fatto del 1943, legato oltretutto alla II Guerra Mondiale. Mio padre aveva una piccola fornace lungo la pianura del Vomano dove produceva mattoni e gesso. Possedeva un carretto trainato da un cavallo e così un giorno lo prendemmo per arrivare giù al fiume e farci il bagno. Al ritorno fui io a prendere le redini e volevo correre. Così iniziai a frustare il cavallo, esagerando, e questi per tutta risposta si ribellò, sferzandomi un calcio che mi colpì in fronte. I tedeschi che erano in zona, visto l’accaduto mi volevano portare in ospedale a S. Benedetto, mentre mio zio, grosso di corporatura, si ribellò. Perdevo sangue e voleva che intervenisse l’altro mio zio medico. Ne scoppiò una forte lite, al punto che volevano minarci la casa e buttarla giù. L’episodio si concluse bene, ma per me ci vollero sette punti di sutura, con un braccio che mi è rimasto piegato. Ovviamente avevamo anche altri modi di giocare. Il pallone, come si chiamava allora, ci piaceva, al punto tale che mio padre, in qualità di costruttore, fece a noi ragazzi un campo vicino al fiume I miei compagni d’infanzia erano Vincenzo Narcisi, Giovanni Di Giovannantonio, in seguito noto pediatra, e Gaetano Di Mattia, il più bravo che militò anche in serie C con il Mantova. Era così superiore a noi che una volta facemmo un torneo in cui segnammo in totale 48 reti; ebbene, ben 44 portarono la sua firma. Un altro divertimento per noi era prendere la bicicletta e andare a Roseto. Mi ricordo che appena dopo Casale e la doppia curva del ponte, c’erano due cantine sulla strada. Se avevamo qualche soldo ci gustavamo una gassosa, altrimenti solo acqua del pozzo. D’estate prendevamo in affitto una casa della famiglia Colligli, che era nei pressi della farmacia Chicco, dove oggi c’è un’autoscuola. Per due mesi ci godevamo il mare e mi ricordo la nostra felicità. Ma torniamo al periodo post diploma: il dilemma fu università o lavoro. Esatto e scelsi la seconda strada. Cominciai subito a girare come rappresentante della Mobil Oil per la ditta Di Giammarino di Castelnuovo. Avevo tutta la provincia di Teramo e mi fu di aiuto un amico che non ho mai dimenticato, Andrea Andreone. Faceva l’insegnante, ma nel pomeriggio dava una mano all’azienda. In quegli anni fu aperto un distributore tra i più grandi della zona, dove successivamente fu costruito l’Hotel Eden. Rimasi nella ditta dal 1960 al 1971. Nel frattempo c’è un importante momento di vita personale.
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Roseto, metà anni ‘70. Da sin. Rino Pasquini (segretario della Rosetana Calcio) e Mimì Fasciocco
Vigna di Valle, 1985. Mimì Fasciocco e la moglie Laura al giuramento del figlio Gaetano impegnato nel servizio di leva
Giulianova, 1991, Befana dei dipendenti della Banca Popolare. Da sin. Eleuterio Fraticelli, Luigi Falini, Giorgio Venturoni, Franco Alonzo e Mimì Fasciocco
Avevo conosciuto una ragazza di Roseto e me ne innamorai subito. Così il 20 settembre 1965 mi sposai con Laura Boschi e l’anno dopo, esattamente il 21 agosto, nacque Gaetano, oggi bancario con già alle spalle una brillante carriera. Per me fu un momento importante, perché nel giro di pochi anni cambiai radicalmente lavoro. Entrai alla Banca Popolare di Teramo e Città S. Angelo, divenuta poi dell’Adriatico, per volere del presidente Serafino Cerulli Irelli. Iniziai a Castelnuovo, ma dal 1974 mi trasferirono a Giulianova e nel 1976 divenni direttore a Cellino Attanasio. Poi ancora altre sedi come Nereto, ancora Giulianova e Teramo, nella sede centrale. In pratica succedeva che se c’era da rimettere in ordine una situazione espositiva quasi fuori controllo, cercavano di buttare me nella mischia e per questo devo anche ringraziare i presidente Luigi Barba e Domenico Di Sante. Nel 1985 divenni funzionario e poco dopo mi fu assegnato un importante incarico direttamente dal presidente Di Sante. Il 1° marzo 1992 venne aperta la sede di Roseto della banca e fui scelto come direttore, anche se ci furono alcuni scettici nell’ambito del consiglio di amministrazione, perché il fatto di conoscere molti Rosetani poteva essere controproducente. Invece da subito cominciammo a lavorare bene. Nel 1995 giunse per me la pensione e così stipulai con l’istituto di credito un contratto di collaborazione esterna, che durò solo un anno. Nel frattempo mio figlio era entrato in un’altra banca e non volevo creare conflitti interni. A parte una parentesi politica, in quegli anni la sua passione per lo sport prese il sopravvento. Intanto per la politica, andò così. Fui eletto nel Consiglio comunale di Notaresco nelle liste della Democrazia Cristiana, corrente dei morotei. Ma durò poco, perché già dal 1965 fui cooptato dentro la dirigenza della Rosetana Calcio, chiamato dal presidente di allora, Pasquale Diodoro. Ricoprii anche l’incarico di suo vice. Furono anni bellissimi, con giocatori che erano veramente di categorie superiori. Rimasi in società anche nell’era del prof. Alfredo Ferrara e di Bruno D’Eustachio. Del professore ricordo un aneddoto curioso. Era un bravo musicista, ma di calcio all’inizio non è che ci capisse molto. Eravamo in panchina e la Rosetana stava vincendo per 1 a 0. Ad un certo punto si avvicinò il terzino Longobardi e lui lo spronò a segnare il secondo gol, in modo da ottenere i due punti. Lo ripresi dicendo che anche l’1 a 0 ci avrebbe dato lo
Roseto, anni 2000. Da sin. l’arbitro internazionale di basket Luigi Lamonica e Mimì Fasciocco
stesso bottino in classifica. Arriva la passione per la pallacanestro. Anche questo fu un periodo piacevole. Fui chiamato in Federazione da Peppino Sorgentone. Egli, in qualità di presidente, aveva bisogno di un responsabile degli arbitri, ruolo che ricoprì Tonino Narcisi, e di un responsabile dell’ufficio gare, affidando a me l’incarico, con la collaborazione di Rita Giunco. Sono rimasto in Federazione fino al 2006, quando la sede fu spostata da Roseto: quel gesto, voluto da persone dentro il basket rosetano, è stato veramente increscioso, dopo tanti anni di ottimo lavoro portato avanti da Sorgentone e tutto lo staff. Comunque il mio apporto l’ho dato anche sotto la presidenza di Giovanni Giunco. Mi assegnò le giovanili, concedendomi solo il pullman, senza nessun altro finanziamento. Ci timisi molto del mio stipendio, dato che non trovai uno sponsor. L’unico che ci aiutò fu Gaetano Bragaglia della Pueblo: ci versò 400mila lire. La passione era tanta che anche le mamme collaboravano, come avvenne per mia moglie (nostro figlio Gaetano giocava), Lucia Malasecchi (mamma di Luca Ciafardoni) e Anna Fratini (mamma di Attilio Verrigni). Grazie anche a loro portammo avanti alcuni campionati. Roseto è stata sempre presente, anche quando scelse la sua nuova casa. Ho frequentato Roseto da sempre, ma solo nel 1980 ci trasferimmo con la famiglia in una villetta nella zona del mare, in via Adua n° 5. Prima abitavo a Castelnuovo. E sul fatto che Roseto sia stata sempre presente in me, è vero. Ho litigato per questa città che ho sempre reputato una bellissima realtà, dove far crescere mio figlio. L’avventura più bella nell’ambito sportivo? Sicuramente la serie C 2 conquistata dalla Rosetana con il presidente Iaconi. Ci cambiò tutto, perché era un campionato nazionale molto importante anche sotto il profilo mediatico, pur se non fu compresa del tutto questa visibilità. Lo sport è per antonomasia dei giovani. Cosa pensa di loro? Dico solo una cosa: a 14-15 anni già chiedono quanto prenderanno al mese. Non è un bel segno. Nello sport ci vuole sacrificio. Tante riflessioni, molte osservazioni. Il viaggio a ritroso si ferma qui, anche se in tutta la conversazione ha espresso ancora una volta la sua qualità caratteriale: amico di tutti e quando c’è bisogno di dare una mano, Mimì è stato sempre pronto.
Pubblicati: 1 Eleonora Filippone Thaulero; 2 Pasquale Zeppilli; 3 Sandro De Simone; 4 Domenico Di Battista; 5 Genovino Ferri; 6 Concetta Scaccioni; 7 Ettore Alcini; 8 Bruno Zenobio; 9 Mario Di Leonardo; 10 Romano Chiappini; 11 Pietro Iaconi; 12 Francesco Pincelli; 13 Maria Giunco; 14 Sante Mancini; 15 Camillo Mongia; 16 Raffaele Longo; 17 Lino Centola; 18 Soflia Di Simone.; 19 Pio Rapagnà; 20 Italo Di Antonio; 21 Antonio Di Felice; 22 Orlando Vagnozzi; 23. Sergio Di Pasquale; 24 Nicola Crisci; 25 Felice Cerquone.
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IL VOLO DEL GRANDE AMORE SU SANREMO
di Luca Maggitti
foto: Elio D’Ascenzo
Il gruppo di Gianluca Ginoble vince il 65° Festival della Canzone Italiana
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ianluca Ginoble aggiunge un’altra pagina di storia a Roseto degli Abruzzi, che nel 2010 ha compiuto 150 anni: pochi per una città. Ed è bello che a fare la storia del Lido delle Rose sia un giovane di 20 anni che viene dal borgo antico di Montepagano, che di Roseto è la madre e la memoria. Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto (Il Volo) sono saliti sul palco dell’Ariston per cantare al 65° Festival di Sanremo la loro “Grande amore” per la prima volta l’11 febbraio 2015: il giorno in cui Gianluca compiva 20 anni. Se la cosa fosse stata organizzata, forse non sarebbe venuta così bene. Il gruppo ha sbaragliato la concorrenza grazie ad una poderosa spinta sia del pubblico presente a teatro (percepibile dalla televisione) sia del televoto, capitalizzando un lustro di notorietà mondiale, in tempi di globalizzazione e tecnologie che permettono di interagire da qualsiasi parte del mondo. Così i vari fan club del Volo si sono mobilitati, soprattutto da Stati Uniti e America Latina, e i 3 giovanotti sono saliti sul gradino più alto della più importante kermesse musicale italiana, vincendo la quale si ha davvero la popolarità dalle Alpi alla Sicilia. Di più: Il Volo ha vinto il Festival condotto da Carlo Conti, quello con gli ascolti più alti degli ultimi 10 anni. Ogni sera oltre 10 milioni di persone hanno visto Gianluca, Piero e Ignazio, amplificando in modo esponenziale una popolarità che prima della ras-
segna sanremese era altissima fuori dai confini italiani, mentre in patria i giovani usciti da “Ti lascio una canzone” venivano considerati come prodotto di nicchia buono per un pubblico straniero che ha in testa i classici della canzone italiana. Invece no: la loro “Grande amore” ha fatto breccia in un pubblico in grado di unire almeno tre generazioni. È una canzone perfetta per Sanremo visto il tema toccato, ma questo non è andato giù ai soliti fustigatori e criticoni un tanto al chilo, che forse pensavano che il Festival della Canzone Italiana dovesse essere vinto da un inno al nichilismo o allo sballo. Ma le critiche di quelli col sopracciglio alzato e la frustrazione incombente sono state accolte con il sorriso da Gianluca, Piero e Ignazio, che con qualche buona battuta, segno di maturità (o di buoni consiglieri) hanno smontato le critiche con un sorriso. L’eccezionale successo del Volo si è immediatamente riverberato sul web, dove il video di “Grande Amore” ha avuto 3 milioni di visualizzazioni in soli 3 giorni. E in coerenza con l’essere “glocal” del gruppo e con i nuovi dettami della vita “2.0”, che sempre più spesso passa dai social network imponendo di pensare globalmente e agire localmente, gli amici di sempre di Gianluca, raggruppati sotto le insegne della Pro Loco Montepagano, hanno organizzato una splendida festa quando il loro amico è tornato nel suo buen retiro, lunedì 16 febbraio. Nonostante la pioggia incombente, l’unico bagno che ha fatto
Gianluca è stato quello di folla, unendo anche le forze politiche rosetane, che lo hanno elogiato all’unisono. L’Amministrazione comunale, che nel 2009 con il sindaco Di Bonaventura gli aveva donato la Rosa simbolo di Roseto, nel 2015 con il sindaco Pavone gli ha consegnato le Chiavi della città e anticipato la prossima nomina ad Ambasciatore del Lido delle Rose nel Mondo. Signore e signori, Gianluca Ginoble: 20 anni, rosetano del borgo antico di Montepagano, da qualche anno star internazionale e oggi profeta in patria.
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ti Maggit di Luca
foto: Andrea Cusano
SALVEZZA VICINA, TEMPO DI FUTURO? Domenica impegno a Matera. Prossima gara casalinga venerdì 27 febbraio alle 20.30, in diretta TV contro Imola
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PalaMaggetti durante Roseto-Scafati
Jacopo Borra
l miglior Roseto del campionato, reduce da 4 vittorie in 5 gare e con Jacopo Borra subito dominante, ha perso nell’ultimo turno in casa contro Scafati in modo incredibile, subendo una tripla a fil di sirena scagliata dal veterano Valerio Spinelli. Peccato, perché una vittoria contro i campani avrebbe potuto girare la stagione degli Sharks, che sono stati sfortunatissimi subendo sia 3 triple impossibili nell’arco della partita sia alcune decisioni arbitrali rivedibili, che in una gara finita di un sol punto han-
Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere
no inevitabilmente finito per pesare. Oggi il Roseto è a quota 18 punti in classifica, terzultimo insieme a Latina, con dietro il Matera a 14 punti e il Piacenza a 8. I problemi che hanno portato alla sparizione, a campionato in corso, di Forlì e Veroli in A2 Gold dovrebbero comportare una sola retrocessione, alla quale sembra ormai destinato il Piacenza. Questo significa che, salvo clamorosi cali di rendimento, il Roseto è davvero vicino alla tanto agognata salvezza. Un Roseto che oggi ha una rotazione fatta di 9 buoni giocatori e aspetta sempre il
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Yankiel Moreno
Sylvere Bryan
Josh Jackson
rientro di Carenza, per un finale di stagione che potrebbe ancora regalare qualche soddisfazione. Il momento sembra perciò propizio per gettare uno sguardo al futuro e provare a costruire, per una volta con saggio anticipo, la compagine societaria e la squadra per la prossima stagione, al fine di dare continuità al basket rosetano che da due stagioni è tornato in un campionato nazionale con gli stranieri, riportando entusiasmo e buon pubblico al PalaMaggetti. Viste le sofferenze della scorsa estate, quando il titolo sportivo del Roseto è stato oggetto di trattativa e il basket che conta ha rischiato di sparire ancora una volta da una piazza storica come quella del Lido delle Rose, sarebbe quindi opportuno che chi oggi ha in mano il comando iniziasse a pianificare le operazioni per la stagione 2015/2016, sfruttando l’ottima reputazione di cui il soda-
Giga Janelidze
Damier Pitts
lizio rosetano attualmente gode nel movimento cestistico nazionale. La squadra ha in essere accordi con opzione per la prossima stagione con il rosetano Innocenzo Ferraro e Jacopo Borra, che ha giocato due partite di altissimo livello. L’altro rosetano Pierpaolo Marini e il giovane esterno Lorenzo Bartoli potrebbero fare al caso degli Sharks in chiave futura. Lo statunitense Josh Jackson ha detto di trovarsi splendidamente a Roseto, sperando in una riconferma. Yankiel Moreno e Giga Janelidze rappresentano scommesse vinte. Insomma, sembrano esserci i giusti elementi per un nucleo sul quale costruire il Roseto 2015/2016 e non ripartire sempre da zero, con tutti gli svantaggi che questo comporta. Tornando al campionato, il Roseto è atteso dal Matera domenica 22 febbraio. Una vittoria degli Squali in terra lucana sarebbe un enorme passo avanti ver-
so la salvezza, visto che si tratta di uno scontro diretto fra squadre invischiate nei bassifondi della classifica. Il prossimo impegno al PalaMaggetti sarà nell’anticipo televisivo SKY contro Imola, venerdì 27 febbraio alle ore 20.30.
Pierpaolo Marini
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(tra Curiosità &
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Perché via D’Ascanio a Campo a Mare si chiama così?
Se è possibile, c’è una zona superiore alla Campo a Mare Superiore. Questa zona l’abbiamo definita in tal modo, perché posta a nord della S. S. 150 e posizionata un po’ più in alto. La via che esamineremo oggi è ancora più in collina e le denominazioni toponomastiche di questa zona continuano a onorare i grandi inventori. In più quello della strada in questione è un abruzzese doc. Corradino D’Ascanio (Popoli, 1º febbraio 1891 – Pisa, 5 agosto 1981) è stato un ingegnere italiano. Inventò il primo prototipo di elicottero moderno e fu il progettista della Vespa Piaggio. Nasce a Popoli, comune allora della Provincia di L’Aquila, oggi di Pescara, da Giacomo e Anna De Michele. Non è sua la paternità del veicolo scooter, ci sono stati altri esempi anche prima della Seconda Guerra Mondiale, ma è sicuramente sua la realizzazione più geniale, utile ed anche bella del più cittadino dei veicoli. Di Vespa ne sono state costruite oltre 17 milioni di esemplari dalla prima del 1946, ma paradossalmente Corradino D’Ascanio la considerava la sua “rovina”. Perché il successo dello scooter più famoso al mondo aveva, di fatto, impedito alla Piaggio di continuare a
finanziare gli studi sull’elicottero, la vera ragione di vita e il sogno dell’ingegnere abruzzese. D’Ascanio, prima di diventare il progettista della Vespa, aveva costruito vari prototipi di elicottero ed è riconosciuto come uno dei padri di questo oggetto molto complicato e ingegneristicamente molto impegnativo. È il 1930 quando, sull’aeroporto di Ciampino, il suo elicottero si solleva e vola stabilmente. Ma gli enormi costi di realizzazione dell’elicottero mandano quasi in rovina D’Ascanio, L’invenzione interessa la Piaggio per dotarne i suoi motori che venivano montati sui bombardieri. Da qui l’ingresso nella fabbrica di Pontedera nel 1934 (vi rimarrà fino al 1961) all’inizio come direttore tecnico dell’ufficio studi delle eliche con la richiesta di integrare lo stipendio con una royalty del 10% per ogni elica venduta. L’attività aeronautica di D’Ascanio continuerà anche dopo la seconda guerra Mondiale ma viene interrotta nel 1952, complice un incidente di volo che porta Enrico Piaggio a bloccare ogni sviluppo dell’elicottero. L’ingegnere abruzzese si dedicherà maggiormente allo scooter e alla piccola automobile di Piaggio, la Vespa 400 cc con motore bicilindrico due tempi di 393 cc, cambio a tre marce e velocità massima di 90 km/h.
“I pastori” di Gabriele D’Annunzio ancora tra noi Non è un’immagine d’altri tempi, ma di pochi giorni fa. Siamo nel periodo invernale e le greggi non possono stare sui monti. Quindi sono state condotte, dai pastori e da vigili cani da guardia, verso la marina. Così si usava un tempo e questa tradizione continua imperterrita anche oggi. Una volta si andava fino al Tavoliere delle Puglie, anche se le pecore della zona più a settentrione d’Abruzzo venivano indirizzate verso la “Doganella”, istituita nel XVI secolo dal re Filippo II di Spagna. Siccome la costa era prevalentemente un acquitrino ed era disabitata, spesso le greggi vi andavano a svernare. Oggi è raro imbattersi nell’immagine che vi proponiamo, ma d’altronde cosa possono fare i pastori quando devono attraversare un fiume (in questo caso il Vomano) se non utilizzare il ponte carrabile, a costo di fermare il traffico? E così la tradizione continua, con la benevolenza di automobilisti disposti a una sosta forzata, che alla fine risulta anche piacevole.
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(tra Curiosità & Diverse persone ricordano gli anni ‘60, quando si giocava la domenica mattina a pallacanestro all’Arena 4 Palme. Era una festa, perché non erano semplici sfide dei dopolavoristi, bensì entrava in scena per i Rosetani il massimo campionato di basket, con la serie C prima e poi la B. Gli sponsor in quegli anni furono diversi, ma molti ricordano ancora il Cim (Centro Italiano Mobili), una bella realtà ubicata a Scerne di Pineto, ceduta poi al Mercatone Uno. L’appuntamento era rigorosamente la mattina, in una sorta di “aperitivo sportivo” ante litteram che tanto piaceva agli amanti di questa disciplina. E appena dopo, tutti a casa: c’era il ricco pranzo della domenica. Ma vediamo i protagonisti di allora: da sin. i dirigenti Bacchetta e D’Andrea. Poi Nigrisoli, Ferzetti, Marini, Peracchia, D’Alessio, Di Antonio, Rirì Marini. Sotto Ippoliti, De Simone, Fidanza e Testoni. Se volete, potete segnalare alla nostra redazione i nomi dei bambini.
I Ragazzi di una volta 23 Il basket nel tempio delle “4 Palme”
Roseto è anche questa Ci devi essere, aspettando il momento e il posto giusto. L’appassionato di fotografia segue un po’ questa filosofia e porta con sé sempre la macchinetta fotografica per ogni evenienza. Ne sanno qualcosa i seguaci di questo bellissimo passatempo (e per alcuni straordinaria arte) che seguono la rubrica su Eidos curata da Elio D’Ascenzo. Tuttavia questa foto, appena l’abbiamo vista, ci ha catturato l’attenzione per poi farci esclamare: “Ma Roseto è anche questa!?”. Ebbene sì, la cittadina adriatica, in questi giorni freddi e carichi di pioggia proveniente da est, si trasforma in un paesaggio apparentemente un po’ inquietante, ma profondamente suggestivo e carico anche di quella malinconia che spesso vogliamo scacciare, ma che non ci dispiace assaporare, se a offrircela è un mix riuscito della natura. Lo scatto è di un giovanissimo Rosetano, appena diciannovenne, che risponde al nome di Alessandro Di Nicola Del Toro. Bravo Ale ... e non dimenticare di ricaricare le batterie della tua reflex, per tenerla sempre pronta al click.
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ot N & à it s io r u C (tra “Stavolta ce la giochiamo”
e per i ragazzi il gioco torna al centro del loro interesse L’iniziativa è di quelle da non perdere, per la valenza pedagogica e anche ludica. Sabato 21 febbraio alle ore 9:30, presso l’aula magna dell’Istituto “Moretti” di Roseto, ci sarà un convegno dal titolo molto significativo: “Stavolta ce la giochiamo”, organizzato da Sportmeet, vale a dire una “rete mondiale di sportivi e di operatori dello sport, uomini e donne di ogni età, cultura, etnia, lingua e religione, che vivono lo sport come realtà importante e positiva nel confronto con se stessi e con gli altri, animati dal desiderio di contribuire, attraverso di esso, alla costruzione di un mondo più unito”. Lo scopo è quello di avvicinare i ragazzi al senso profondo del gioco, fuori dagli schemi, pur se validissimi, delle or-
ganizzazioni sportive dedite più all’aspetto agonistico. La bellezza del gioco puro è fondamentale per la crescita ed è per questo che un esperto, il dott. Paolo Crepaz, medico e giornalista sportivo, cercherà di far riflettere i giovani studenti affinché si avvicinino al gioco, attraverso una lezione che avrà aspetti teorici, ma anche pratici. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con le Scuole Primarie del territorio, con l’Istituto “Moretti” e con i Comuni di Roseto e Giulianova, è rivolta ai dirigenti delle società sportive, agli allenatori, ai docenti, ai genitori e a tutti i cittadini interessati. Ci sarà anche un secondo incontro, sabato 21 marzo, stesso luogo e stessa ora, con la relatrice Lucia Castelli.
Il passato nel presente 5 - Lungomare nei pressi di via nemi
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Una bella foto di qualche decade fa. In verità non c’è niente di particolarmente importante, ma vedere com’era fatto il lungomare nel periodo degli anni ‘60 dà sempre un forte senso di un ricordo positivo, almeno a chi visse quegli anni e i due lustri appena precedenti. Il perché è facilmente spiegabile. I più anziani sostengono che quello fu il momento, sotto il profilo turistico, più coinvolgente e vincente per la nostra località turistica, con molti Romani che la facevano da padrone e, sempre secondo queste testimonianze, le estati erano caratterizzate da tanti giovani, con amori che sbocciavano come le rose primaverili presenti nelle aiuole della zona. Al di là del pizzico di nostalgia che in questi casi non guasta, la foto di allora è centrata soprattutto sul cartello che indica la via Nazionale. Siamo nei pressi di via Nemi, la strada che conduce al sottovia Lisciani e alla successiva via Ganale Doria. Il sottopasso, piccolo ma sufficiente per le autovetture di allora, era l’unico esistente a sud, costruito dopo quello storico del centro, dedicato al benefattore Giovanni Thaulero. Adesso, nell’immagine attuale, prevale l’indicazione in verde dell’autostrada. Segno dei tempi...
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Le Foibe
i giovani devono sapere
di Beatrice Terra
Pochi conoscono l’orrore delle foibe, crateri carsici al confine del Friuli Venezia Giulia, dove migliaia di vittime di una ideologie totalitaria, quella comunista, venivano brutalmente gettate
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l 10 febbraio, come preannunciato nella giornata della memoria, gli studenti del Moretti si sono trovati ancora una volta in aula magna alla presenza dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Alessandro Recchiuti, per discutere di una delle piaghe che hanno fatto la storia della nostra nazione. Pochi conoscono l’orrore delle foibe, crateri carsici al confine del Friuli Venezia Giulia, dove migliaia di vittime di una ideologie totalitaria, quella comunista, venivano brutalmente gettate. Moltitudini di uomini donne e bambini, colpevoli soltanto d’essere divenuti stranieri in casa propria, veni-
vano legati l’un l’altro, bendati e condotti a una morte lenta e dolorosa. La domanda è: “Perché?”. Perché l’uomo non riesce ad essere comprensivo verso i suoi simili e continua ad alimentarsi del suo stesso sangue? Perché nonostante la condanna di tutti, le motivazioni politiche appaiono agli uomini il giusto mezzo per far strage di persone innocenti? Ciò che è stato non si cancella, e per quanto i governi abbiano successivamente negato e avallato tali abomini, non possiamo permettere che diventino una pagina strappata dai libri di storia.
LE FOIBE Con l’espressione massacri delle foibe, o spesso solo foibe, si intendono gli eccidi perpretati dai partigiani comunisti di Tito ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, occorsi durante la Seconda Guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati molti dei corpi delle vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, “foibe”. Per estensione i termini “foibe” e il neologismo “infoibare” sono diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi. Il fenomeno dei massacri delle foibe è da inquadrare storicamente nell’ambito della secolare disputa fra italiani e popoli slavi per il possesso delle terre dell’Adriatico orientale, nelle lotte intestine fra i diversi popoli che vivevano in quell’area e nelle grandi ondate epurative jugoslave del dopoguerra, che colpirono centinaia di migliaia di persone in un paese nel quale, con il crollo della dittatura fascista, andava imponendosi quella di stampo filo-sovietico, con mire sui territori di diversi Paesi confinanti.
GIOVEDI’ 26 Febbraio 2015 ORE 22.00”
the fuzzy dice rock’n’roll anni ‘50
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Nutrizione e stile di vita
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I carciofi
dominatori della stagione invernale
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anno la forma di uno scettro e possiamo definirli veri e propri dominatori della stagione invernale e dei mesi di gennaio e febbraio: sono i carciofi! Appartengono alla famiglia delle “composite” e sono coltivati maggiormente in alcuni paesi del Mediterraneo, soprattutto in Italia (Sardegna), ma anche in Francia e Spagna. Così come tanti altri ortaggi, i carciofi sono grandissimi alleati della dieta, grazie all’altissimo contenuto idrico, pari a circa il 91,3%;
di Simona Ruggieri
apportano 2,7 g di proteine e 0,2 g di grassi per 100 g di prodotto ma soprattutto solo 2,5 g di carboidrati e sole 22 Kcal per 100 g. La caratteristica principale è l’elevato contenuto di fibra solubile e insolubile, tra i più alti nei vari ortaggi: 5,5 g per 100 g, ma annoveriamo anche un buon apporto di minerali. I carciofi apportano infatti potassio, calcio, fosforo, magnesio e ferro. L’organo che trae maggior beneficio dalle proprietà del carciofo è il fegato; la cinarina contenuta nei carciofi infatti, i cui benefici vengono disattivati dalla cottura (per questo motivo è meglio consumare il carciofo crudo), favorisce la diuresi e la secrezione biliare. Il carcioLa ricetta del giorno: fo inoltre, ha proprietà digestive e diuretiche e, grazie Ingredienti per 4 persone: alla presenza di inulina per360 g di mezzemaniche mette di abbassare i livelli integrali, 4 carciofi, di colesterolo. Nel cuore prezzemolo, aglio, del carciofo sono presenti olio, sale q.b. anche importanti sostanze antiossidanti, come l’acido Pulire e tagliare i carciofi, indossando dei clorogenico e quindi posguanti per evitare che le vostre mani diventino siamo sottolineare la capanere, pelare i gambi e mettere in acqua con cità di questo ortaggio di limone i cuori dei carciofi, tagliati a metà e proteggerci dall’azione dei radicali liberi. Secondo diprivati della barbetta interna. In una pentola versi studi sembra anche mettere l’aglio e l’olio, far scaldare e farvi che tali sostanze abbiano cuocere i carciofi, con una manciata di prezzeuna potenziale attività antimolo. Una volta cotti, passate i carciofi usando tumorale e quindi è assoluun passaverdura e nel frattempo cuocete la tamente consigliabile manpasta in abbondante acqua. Scolare la pasta e giare carciofi!
pasta con crema di carciofi
ripassarla nella crema di carciofi con un goccio di acqua di cottura e servire!
• PIANI DIETETICI PERSONALIZZATI - soggetti sportivi, in età evolutiva, soggetti patologici (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete..) • VALUTAZIONE COMPOSIZIONE CORPOREA • HOLTER METABOLICO
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E se il
Parco Filiani meritasse più di un Park Adventure? L’idea di un architetto pinetese
di MARTINA FRANCHI
L’idea depositata in Comune. La realizzazione, all’interno dell’area ellittica sottesa dal cavalcavia, della cosiddetta “Porta del Parco”
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l Parco Filiani, uno dei luoghi più belli di Pineto, baluardo della memoria storica dei pinetesi, luogo della spensieratezza e dei ricordi per diverse generazioni, sta per essere trasformato in un Park Adventure. Infatti, i primi sei mesi dell’Amministrazione Verrocchio si sono chiusi con l’approvazione di un bando che ha l’obiettivo di affidare la gestione del parco a privati, affinché lo trasformino in una delle attrazioni turistiche più importanti di tutta la regione. Non tutti, però, hanno la certezza che questa trasformazione giovi concretamente alla città e soprattutto c’è chi pensa che questa scelta non sia stata ben ponderata. Tra novembre 2011 e marzo 2012, l’architetto Berardo Medori, in collaborazione con l’architetto Valentino Castelli; depositò al Comune di Pineto un intervento di riqualificazione urbana del Parco Filiani. Ai tempi, la giunta Monticelli si riunì appositamente per consentire l’esposizione dell’idea. Però, dichiara l’architetto, “Compiacimenti di circostanza a parte, i propositi di perseguirla, o comunque di approfondirne le potenzialità, furono pressoché inesistenti. Infatti, questa venne completamente ignorata nel bando di affidamento che ne seguì”. Oggi, in merito alla pubblicazione del nuovo bando, l’architetto Berardo Medori, continua: “È evidente che il parco Filiani debba essere gestito da privati, visto che il Comune non ne ha le capacità. Ma prima di partire in
tromba con la pubblicazione di un bando, l’Amministrazione avrebbe fatto bene da un lato ad accantonare l’ottusa bramosia di volersi disfare della gestione di ciò che dimostra di considerare solo un pesante fardello, dall’altro - nella certezza che il Parco Filiani rappresenti per la nostra comunità ben altro che non un anonimo Park Adventure - avrebbe dovuto condurre un’attenta analisi sulla sua vera identità, che confluisse nel riconoscimento dell’ineludibilità di tre pretese cardini sulle quali eventualmente impostare il bando, e cioè: competente e costante manutenzione del sito, attivazione delle attività di didattica e ricerca scientifica, sviluppo turistico della sua vocazione di diventare il fulcro territoriale all’interno di un sistema più vasto. Solo a questo punto potrebbe considerarsi lecito passare alle valutazioni economiche e all’ideazione di quelle attività compatibili (fra cui, perché no, il Park Adventure) in grado di rendere appetibile la gestione di un sistema ambientale tanto complesso. Solo a questo punto, non prima. Il processo a ritroso intrapreso dall’Amministrazione comunale è evidentemente sbagliato”. Quanto all’idea depositata in Comune, essa consisteva nella realizzazione, all’interno dell’area ellittica sottesa dal cavalcavia, della cosiddetta “Porta del Parco”. Vale a dire di un centro visita capace di ospitare al suo interno attività di valorizzazione culturale quali: un museo sulla genesi del Parco Filiani, con
documenti, disegni, curiosità e plastici architettonici; un’area di prima accoglienza e d’informazione turistica, una scuola di “tree climbing” per la potatura degli alberi d’alto fusto, un ufficio per il servizio di sorveglianza allo scopo di far diventare il parco Filiani un luogo sempre sicuro, di giorno e di notte. Ma anche attività economicamente più remunerative come un bar, un ristorante, un’arena per la proiezione di film d’estate, un servizio di noleggio di attrezzature da mountain bike, l’attivazione di corsi per la progettazione e la realizzazione di “case sull’albero” da realizzare e da locare per brevi esperienze turistiche in wilderness. L’architetto pone l’accento sul fatto che il manufatto ideato è assimilabile ad un “edificio parassita” (nell’accezione positiva del termine) e anche se non verrà mai realizzato, esso è già dotato di una struttura portante (i pilastri e le travi in cemento armato dello stesso cavalcavia) e quindi per completarlo basterà installare una tensocopertura, delle partizioni esterne e una pavimentazione. Il tutto, nella convinzione che un siffatto edificio andrebbe a raddoppiare la polarità di Pineto, da quella consolidata di Via D’Annunzio, verso l’altra, auspicata, di Via Filiani. “Oggi infatti è veramente difficile che ci si possa accorgere che un’area così bella e invidiabile da qualunque altra città al mondo, non si trovi che a pochi passi dal centro di Pineto, anzi proprio in centro”, conclude l’architetto Medori.
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MUSICA
“ Mi trovavo a lottare contro i miei fantasmi,
di Filippo ruggieri
spostandomi in avanti per quanto lo permette la catena. Scopersi per caso lo stato che ascende alla Gioia
La frase del titolo è tratta da un brano del cantautore e artista siciliano Franco Battiato dal titolo “Stati di Gioia”. È un modo per riflettere su alcuni temi legati al mondo giovanile
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ella precedente articolo ho parlato di prese di coscienza, ma sono stato preso, forse io in primis, dall’esigenza di parlarne, al punto da esprimermi in maniera così diretta che in fase di rielaborazione dello scritto mi sono sentito fortemente fiero della produzione, convinto che certi concetti son talmente fuori diffusione che vadano inculcati con prepotenza di linguaggio. Nella citazione del maestro Franco Battiato viene trattata con garbo e finezza la più intensa delle prese di coscienza,quella che ha portato uno degli autori più grandi del nostro Paese alla scoperta forse del suo nirvana, in bilico tra l’interiorità e una spiritualità presunta. Questa traccia l’ho ascoltata la prima volta anni fa, eppure il suono di queste parole mi è rimasto dentro senza abbandonarmi, pronto a far rumore quando “masticando semi di mela, alla luce del mattino” giunsi ai miei “Stati di Gioia”. Perché questa premessa? Dove voglio arrivare? A primo impatto mi risponderei “quindi stai per dire che dischi così non sono più usuali, perché il mondo di oggi ha bisogno di confusione e la musica adatta non può indurre all’emozione?” No... Inizio a pensare il contrario, ovvero che certi dischi non sono più usuali perché è stato deciso che il genere umano si trasformasse con gli anni: un progetto così a lungo termine e studiato nel dettaglio da diventare un’inco-
gnita per gli stessi inventori. Con gli anni sono giunto a una mia conclusione che il mercato sia in mano a lobby come la massoneria o qualche altra vera e propria associazione a delinquere che ormai non può essere nemmeno dichiarata, e cosa c’è di nuovo? Nulla... semplicemente ho dichiarato un qualcosa che credo tutti sappiano. Qualcuno vive sotto scorta per aver semplicemente dichiarato quello che tutti sanno, pensate un po’. È da qui che deve partire la “presa di coscienza”, da quello che sappiamo, da quello che viviamo tutti i giorni. Non dalle domande, ma dalle poche certezze che abbiamo interiormente, un passo alla volta, con un progetto a lungo termine per la riconquista del nostro popolo, della nostra cultura,della nostra individualità soprattutto. Fatevi un giro nei social, nei media... osservate come si parla a sproposito di emarginazione e razzismo, guardando oltre, si capisce che certe parole sono messe lì per conquistarci magari, con la stessa logica con la quale ho scritto questo articolo, ma con lo scopo di allontanarci da un’individualità che dobbiamo salvare, per essere vivi. La differenza tra me e i media? Che io sono stufo di omissioni, le medaglie hanno due facce e chi ne nasconde una facciata non è sincero. Ma in fondo cosa importa... “Lasciate che sia”... “la vita è davvero corta, e non c’è tempo, per affannarsi e combattere amici miei”. “Whisper words of wisdom, let it be”
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Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. È un modo di vivere. Henry Cartier-Bresson
fotografia
Se volete pubblicare una vostra foto particolare inviatela a fotografia@eliodascenzo.it
Autore: Ettore Di Giacinto, 33 anni, Diploma di scuola superiore, Rappresentante, Roseto degli Abruzzi Titolo DELL’OPERA: IL CASTEL luogo: Girona, Catalogna, Spagna Apparecchiatura: Fujifilm X-M1 – Obiettivo XC16 50mm f 3.5-5.6 OIS Obiettivo XC16 50mm f 3.5-5.6 OIS Parametri di SCATTO: Lunghezza focale: 27 mm Esposizione: 1/450 sec – f/10 – iso 400 Misurazione: a matrice
Elaborazione:
PiCasa effetto Holga in B/N
di ELIO D’ASCENZO
L’AUTORE RACCONTA... Il Castell è una torre umana, tipica rappresentazione folcloristica di origine catalana. Mi trovavo a Girona , in una domenica caldissima di inizio autunno. Le emozioni provate nel vedere tale esibizione sono state molto intense, veloci e repentine. La gioia e la tensione si alternano nell’arco di pochi istanti nella costruzione e nello smontaggio della torre, in una piazza molto piccola gremita in ogni centimetro quadrato. In quei pochi minuti ho avuto la forte sensazione di essere anch’io parte di quella struttura di carne ed ossa. Si passa dall’ allegria chiassosa di una festa in piazza, alla massima tensione, concentrazione, e al silenzio assoluto, quando l’ultima persona riesce ad erigersi sulla punta della torre. Si assiste ai pochi secondi di “vita” del Castel, che sembrano istanti infiniti, paralizzati dalla tensione nel vedere la struttura barcollare pericolosamente. Al quel punto la trionfante musica di trombe annuncia il completamento della costruzione e invita, con musica molto ritmata, i Castelleros a smontare più velocemente possibile la struttura, accompagnata dal battito di mani della piazza. Tutto si trasforma in gioia e ovazione quando la torre è stata smontata.
Raccontare un momento con una fotografia? Si può! Riuscire a trasmettere all’osservatore le stesse emozioni che abbiamo vissuto noi autori nel momento dello scatto? Si può! Poi spesso le condizioni non sempre ci sono favorevoli a meno che non si provi a leggere la scena in altra maniera, ma qui il discorso si farebbe lunghissimo e purtroppo non ho tanto spazio a disposizione per essere più esaustivo. A partire dal prossimo numero, carissimi lettori e fotoamatori di Eidos News, proverò a leggere le vostre fotografie secondo dei parametri utili, affinché possano questi aiutarvi a capire e migliorare le vostre immagini. In qualsiasi caso non prendeteli come critiche, ci tengo a sottolineare che non voglio urtare la suscettibilità di nessuno. E poi, quello che percepisco io non è detto che all’occhio di un altro osservatore arrivi alla stessa maniera. La fotografia è una forma d’espressione artistica ed in quanto tale è libera da vincoli pregiudiziali, però delle regole di base esistono e quelle devono essere le fondamenta per la realizzazione di una buona immagine. Il nostro amico Ettore, certo non si trovava in un contesto comodo, ma si è lasciato trascinare dall’onda emotiva che stava vivendo. Questo è bellissimo ma nello stesso tempo se vogliamo riportare a casa una foto che ri-trasmetta a distanza di tempo la stessa trepidazione, dobbiamo estraniarci quel tantino affinché possiamo avere il controllo, quantomeno della composizione e della luce. (Vedi sotto). Dai! Uno scatto al giorno. Provare, creare…
DEDICATO A TE
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Emanuele
15 Febbraio 1 anno Tantissimi auguri da papà e mamma per il tuo primo compleanno! Ti vogliamo tanto bene!
Ludovico De Dominicis In ricordo del 10° anno 22-02-205 22-05-2015 UN “PICCOLO” RICORDO PER UNA PERSONA “SPECIALE” COME TE DA PARTE DELLA TUA FAMIGLIA.
27/02/1965 - 27/02/2015 ROMOLO MALATESTA E LISA DI GIROLAMO festeggiano i loro 50 anni di matrimonio con l’arrivo del pronipote Jacopo. Auguri da tutta tutta la famiglia.
Sei partito in fretta, senza neanche un saluto, un sussurro, un cenno, un respiro. Sei andato via presto, in un istante, un frullo d’ali, un lampo nel cielo, lasciando il vuoto, il nulla, il non senso. Grandi occhi neri e sinceri, pieni di sogni e progetti. Un sorriso abbagliante, carico di forza e voglia di vivere. Un grande cuore, colmo di amore, passione e desideri. Un corpo forte, traboccante di energia e gioventù. Ci resta forse solo una foto, sbiadita dal tempo e umida di lacrime di chi ti ha tanto amato? No! No! Frammenti di immortalità e squarci di eternità, questo ci hai donato. O morte crudele e spietata! O assassina di teneri amori! Trema o spavalda, hai perso la tua gara, Lui vive ancora nei cuori di chi l’ha veramente amato. A presto amico mio, fra un giorno, un mese, un anno, non so, ma io ti rivedrò. Benedetta Di Pietro
Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO Direttore Responsabile Lino Nazionale 333 7181980 l.nazionale@virgilio.it È vietata la riproduzione anche parziale di testi e foto. IMPAGINAZIONE E GRAFICA: ANDREA MARZII andreamarzii@ymail.com COORDINAMENTO TECNICO: MASSIMO BIANCHINI (TEL. 329 9480823) FOTO: ELIO D’ASCENZO, EDITORE: EIDOS News S.r.l.
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IN VIA MAZZINI, 43 - ROSETO Lo Staff tecnico e il Comitato organizzativo del XXX Gran Galà internazionale di pattinaggio spettacolo, “SPORT PER LA VITA” ringrazia tutti i numerosi partecipanti.
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