Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03
ANNO 9 N.242 prossima uscita 5 dicembre
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A Roseto in piazza Ungheria il negozio di telefonia mobile con soluzioni per tutte le esigenze, dall’uomo d’affari agli adolescenti che passano il tempo connessi con gli amici e i famigliari. E in vista delle festività natalizie tante offerte irrinunciabili
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l Natale si avvicina ed è tempo di iniziare a pensare ai regali per i familiari, per gli amici, e perché no, anche per se stessi. L’oggetto più ricercato è ancora il telefonino con annesse proposte dell’operatore. A Roseto c’è la soluzione adatta: New Way, in piazza Ungheria. Luca Reginelli, Giuseppe Cardelli e Alessandro Laudadio sono i titolari dello splendido negozio. L’esperienza pluriventennale nel campo della telefonia mobile e non è garanzia di qualità, cortesia al servizio della clientela dando risposte concrete ed immediate per qualsiasi esigenza. All’interno troverete interessanti offerte. Come quella per il telefono di casa. Wind Infostrada propone un canone fisso a 24,90 euro per sempre, con scatto alla risposta di 18 centesimi e le chiamate sono illimitate verso gli Stati Uniti, il Canada e tutti i Paesi dell’Unione Europea. Una proposta imbattibile se confrontata con qualsiasi altro gestore. Per quanto riguarda la telefonia mobile da New Way c’è anche la strepitosa offerta per i possessori di Partita Iva. La proposta “business” prevede un canone mensile di 24 euro con chiamate ed sms illimitati, connessione veloce
con capacità di due giga. E poi le offerte sui telefonini. In questo periodo troverete il Samsung Edge ed Edge Plus a partire da 240 euro, più iva. E poi per chi decide di lasciare il proprio operatore per passare a Wind c’è un’offerta imperdibile: a soli 9 euro al mese 1000 minuti, 1000 sms e 3 giga per la connessione dati. C’è poi anche un’altra proposta interessante: l’offerta Gold che con 6 euro al mese ti permette di avere 400 minuti, 400 sms e 3 giga per la connessione dati. Più di così? Luca, Giuseppe e Alessandro sono anche i titolari del negozio Wind nel centro commerciale Gran Sasso di Teramo. Da New Way, inoltre, avrete l’opportunità di un’assistenza tecnica qualificata, tutta una serie di servizi per la configurazione di smartphone e iphone, oltre al trasferimento di dati personali nell’assoluta riservatezza, grazie ad un’apparecchiatura che garantisce la totale privacy. Dunque approfittatene, anche per dare un semplice sguardo ad altre interessanti offerte sui telefonini e sulle tariffe per i ricaricabili. Lo staff in vista delle prossime festività natalizie fa gli auguri a tutti i clienti Wind.
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Il mistero della
scuola “Schiazza”
Lo strano odore che si avvertiva in due aule da alcuni giorni interessa anche un’altra stanza che ospita i bambini che frequentano la IV elementare, costretti per un periodo a fare lezione nella palestra. Anche un medico della Asl si era sentito male dopo un sopralluogo nella classe. L’Arta chiede prelievi e controlli prolungati nel tempo. I genitori hanno proposto nella riunione del tavolo tecnico che tutto il plesso venga trasferito in un’altra struttura, in attesa
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esta un mistero il cattivo odore che si avverte in alcune aule della scuola primaria e dell’infanzia “Schiazza” di Roseto. La riunione del tavolo tecnico istituito dall’amministrazione comunale per fare piena luce sulla questione ha dato intanto una prima indicazione: i genitori si sono opposti al trasferimento parziale delle classi nella scuola di via Giannina Milli, mentre hanno chiesto che tutto il plesso venisse accolto in una struttura più idonea consentendo agli esperti di eseguire tutti quegli accertamenti necessari per scoprire l’origine di quell’odore che sarebbe la causa di una serie di malori. Non sono bastati i controlli eseguiti nella passata primavera, né i carotaggi sino ad una profondità di 15 metri, tanto meno gli scavi al centro di una delle aule incriminate e la ritinteggiatura nella scorsa estate. I mistero resta. I genitori hanno nel frattempo raccolto delle firme, più di 120,
con cui chiedono che “con urgenza si proceda ad una misura oggettiva degli odori mediante l’analisi olfattometrica dell’aria, per stabilire l’effettiva entità della molestia in termini di persistenza e concentrazione, possibilmente associata ad un’analisi gascromatografica per individuare le sostanze più importanti e la loro natura”. Chiesto anche che venga ispezionato un fosso per la raccolta delle acque piovane che si trova a due passi dall’edificio scolastico. Spetterà ora agli esperti dell’Arta, l’agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, scoprirne l’origine. Il cattivo odore, che appare comunque impercettibile, ha causato malori sia tra i bambini che frequentano il plesso scolastico finito al centro delle polemiche, sia a un medico della Asl, la dottoressa Amalia Cocchini. Era stata chiamata l’altro giorno dalla direzio-
ne scolastica per accertare la situazione, tra l’altro più volte denunciata dai genitori sulla presunta puzza. C’è stata anche una manifestazione di protesta dei genitori che una settimana fa avevano ritardato di un’ora l’ingresso dei bambini a scuola, chiedendo l’intervento immediato degli assessori Fabrizio Fornaciari e Alessandro Recchiuti. Sul posto anche il consigliere comunale dell’opposizione Massimo Bianchini che, alla luce dei fatti, ha chiesto lo spostamento del plesso scolastico in una sede idonea fino all risoluzione del problema. Ha fatto inoltre notare come i problemi della scuola Schiazza riguardino anche le due nuove aule realizzate meno di un anno fa. Ci sono problemi con il pavimento che in alcuni punti si è sollevato e le pareti presentato macchie di muffa. A questo punto sono in tanti a pretendere una risposta.
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Corsi di autodifesa
per signore
L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Roseto su proposta dell’assessore allo sport Mirco Vannucci. Un esperto di arti marziali, Vladimiro Rulli, agente di polizia e istruttore di tecniche per l’autodifesa, insegnerà alle donne come respingere un eventuale aggressore. Le partecipanti avranno anche il supporto di una psicologa
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n corso base di prima difesa rivolto alle donne, di qualsiasi età. L’iniziativa è dell’assessore allo sport del Comune di Roseto Mirco Vannucci che ha coinvolto in questo progetto, totalmente gratuito per le signore che decideranno di partecipare, un istruttore di arti marziali del corpo di Polizia dello Stato, Vladimiro Rulli, insegnate e titolare di corsi specifici di autodifesa anche tra i poliziotti. E l’assessore Vannucci, che nella vita fa il poliziotto, ha preso parte ad uno di questi corsi. Da qui dunque l’idea di organizzarli anche a Roseto e con un obiettivo ben preciso: dare un’occasione alle donne, qualora venissero aggredite, di conoscere delle tecniche in grado difendersi da malintenzionati. “Di situazioni spiacevoli”, ha sottolineato l’assessore Vannucci, “purtroppo ne sentiamo tutti i giorni. Questo
corso consentirà alle signore di utilizzare anche un qualsiasi oggetto. Pensiamo ad esempio alla chiave della propria auto o di casa, alla scarpa con il tacco. Possono essere strumenti utilissimi nell’autodifesa. Inoltre Vladimiro Rulli consentirà di apprendere anche il corretto uso del famoso spray al peperoncino”. La violenza, comunque, non è solo fisica, ma anche e soprattutto verbale. La persona aggredita quindi deve essere capace di gestire anche situazioni del genere. Ed è qui che interviene Simona Prosperi, psicologa che avrà il compito di incontrare le donne che parteciperanno al corso di autodifesa. “E’ necessario saper gestire anche la paura del momento”, ha spiegato, “bisogna avere il controllo emotivo di
Vladimiro Rulli, istruttore di arti marziali e Simona Prosperi, psicologa
se stesse e il corretto atteggiamento mentale”. Saranno 12, forse 14 le lezioni che si terranno a Roseto in una palestra messa a disposizione del Comune. “Non vogliamo che le signore che parteciperanno a questa iniziativa”, ha puntualizzato l’esperto di arti marziali e di tecniche di autodifesa, “si presentino con scarpe da tennis e tuta. Perché spesso le aggressioni avvengono mentre stanno andando a lavoro, mentre camminano su un marciapiede, indossano normalissimi pantaloni o un tailleur con sotto tacchi a spillo. Ebbene, è in quelle condizioni che devono essere in grado di respingere l’aggressore. Noi cerchiamo di far capire che si può anche non essere più vulnerabili”. Per qualsiasi informazione ci si potrà rivolgere direttamente all’ufficio allo sport del Comune di Roseto. I corsi partiranno subito dopo aver raggiunto un adeguato numero di partecipanti.
L’assessore Mirco Vannucci
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Roseto, ecco le nuove linee per la
crescita turistica Nel corso di un vertice che si è tenuto in città nello scorso fine settimana e a cui hanno preso parte diversi operatori turistici sono emerse proposte interessanti a cominciare dalla necessità di fare sistema, di unire le forze e creare un quadro sinergico. Da soli non si va più da nessuna parte
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nire le forze, lavorare ad un unico progetto che sia capace di garantire nel tempo nuovo slancio ad una delle industrie più importanti di Roseto: il turismo. E’ quanto emerso in occasione dell’incontro organizzato nei giorni scorsi al palazzo del mare e che ha visto la partecipazione di operatori turistici rosetani e dei territori limitrofi. “Turismo, linee guida per un progetto di sviluppo”, questo il titolo del convegno che ha richiamato l’attenzione non solo degli operatori del settore e che è servito per illustrare alla cittadinanza quelle che saranno le nuove proposte di crescita per il turismo rosetano e le ulteriori linee di sviluppo per la promozione del territorio e delle sue ricchezze sul panorama nazionale ed internazionale. L’appuntamento ha visto la presenza, in qualità di ospiti e di relatori, di importanti autorità abruzzesi in materia, di qualificati rappresentanti locali e regionali e di diversi esperti nazionali nel campo del turismo. Tra il pubblico, particolarmente interessata alle tematiche al centro dell’incontro, c’era poi il consigliere Hong Ji, rappresentante in Italia della Provincia cinese di Henan e delegato del sindaco della città di Zhengzhou, in visita a Roseto per parlare di possibili opportunità di collaborazione in campo economico, turistico e culturale. “E’
stato un dibattito”, ha spiegato il sindaco Enio Pavone, “che ha visto, al centro dell’attenzione, il futuro di un settore strategico per l’economia rosetana come quello turistico e della promozione del territorio. Ora inizieremo a lavorare, tutti assieme, affinché dalle parole si passi ai fatti e si possa così implementare e, ove possibile, migliorare la presenza turistica sul nostro territorio”. Nel suo saluto il primo cittadino rosetano ha posto l’accento sull’importanza di lavorare “tutti assieme” per centra-
re questi obiettivi. E’ assolutamente chiaro che c’è bisogno della giusta sinergia tra amministratori, organizzazioni di categoria e cittadinanza per promuovere al meglio Roseto. Bisogna infatti lavorare insieme in maniera costruttiva ed iniziare a considerare il turista come un’opportunità per la Città delle Rose che deve quindi presentarsi sempre accogliente, ordinata e pulita. Diversi i relatori che si sono alternati nei loro interventi: Antonio Preiti, Direttore Sociometrica; Aureliano
Bonini della Trademark Italia; Antonello Ricci, Vice-Presidente SAGA, Aeroporti d’Abruzzo; Giancarlo Zappacosta, Direttore del Dipartimento Turismo della Regione Abruzzo eRoberto Mascarucci, Ordinario di Urbanistica presso l’Università “G. D’Annunzio” di Pescara-Chieti. Hanno chiaramente parlato anche i rappresentanti delle associazioni di categoria, Gianmarco Giovannelli, Presidente Federalberghi Abruzzo e Riccardo Padovano, Presidente SIB (Sindacato Italiano Balneatori) Abruzzo. “E’ stato fatto un lavoro attento e meticoloso”, ha puntualizzato il consigliere delegato al turismo Antonio norante, “per studiare le migliori opportunità per lo sviluppo turistico del territorio, grazie anche alla sinergia messa in campo con il professor Mascarucci che è il consulente della nostra amministrazione che sta lavorando al nuovo piano strategico della città nel quale il turismo avrà un peso fondamentale. Una volta tracciate le linee guida per questo settore strategico, sarà importante imprimere un’accelerazione discutendone in sede politica affinché si possa dare loro concreta e reale attuazione il prima possibile”. Nel corso del convegno è stato poi presentato ufficialmente alla cittadinanza ed agli operatori del settore il nuovo portale turistico “Visitroseto.it” che sarà online a partire dal prossimo primo dicembre.
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Rifiuti abbandonati
tra i canneti del fiume Tordino
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ifiuti abbandonati sull’argine sud del fiume Tordino, trasformato in più punti in una discarica a cielo aperto. A denunciare la squallida situazione è Sandro Brandimarte, esponente dell’Associazione Amici del Parco Annunziata e del fiume Tordino che durante una delle sue escursioni ha scoperto come i soliti incivili siano riusciti ad abbandonare il pattume, vecchi elettrodomestici e scarti di bivacchi. “Noi ci battiamo da tempo affinché un tratto del Tordino, dal ponte della statale 16 sino alla foce venga dichiarato ufficialmente oasi naturalistica”, ha spiegato Brandimarte che fa parte anche del gruppo delle Guardie Ambientali, “purtroppo ad oggi riscontriamo come sulla sponda di competenza del Comune di Roseto via sia una sorta di abbandono del nostro progetto, dando così motivo agli incivili di comportarsi di conseguenza”. L’istituzione dell’oasi naturalistica comporterebbe il divieto assoluto di transito dei mezzi lungo la strada che costeggia l’alveo, oggi facilmente raggiungibile in quanto l’unico accesso è incustodito e la sbarra che un tempo impediva a chiunque di transitare in questo punto è stata divelta anni fa e mai sostituita. “Lo scorso anno in un incontro con il sindaco di Roseto Enio Pavone”, ricorda Brandimarte, “venne fatta la promessa che sarebbero stati adottati dei provvedimenti per risolvere il problema. Ma dobbiamo constatare che a distanza ormai di 12
mesi, nulla è cambiato. Anzi no, qualcosa è cambiato: la situazione è notevolmente peggiorata. Ed una delle zone più belle del nostro fiume, per la presenza di una straordinaria fauna, rischia lentamente di essere trasformata in tante piccole discariche. Noi aspettiamo che il sindaco Pavone mantenga fede alla promessa fatta un anno fa”. Gli ambientalisti chiedono il ripristino di una sbarra che impedisca l’accesso a qualsiasi mezzo non autorizzato, maggiori controlli, così come sta accadendo in altre zone del territorio comunale di Roseto e soprattutto che venga dato incarico ad una squadra che si occupa del servizio rifiuti di rimuovere il pattume abbandonato sulla sponda di Cologna Spiaggia. Altro aspetto da non sottovalutare è la manutenzione del ponte ciclopedonale, considerata scarsa. Ma qui la competenza è della Provincia
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Religione
La paura
di sentirsi
cristiani
Papa Francesco ha aperto molte porte al mondo civile, raccogliendo poco in termini di frequenza nelle chiese. Sono in molti a fargli il tifo addirittura tra i laicisti o tra gli atei (per tutti Eugenio Scalfari e Raul Castro), lodando le sue scelte, ma non avvicinandosi alla Parola di Dio di William Di Marco LA CHIESA È ABITUATA AGLI SCOSSONI Il mondo cristiano sta vivendo uno dei momenti più complessi della sua storia. Non siamo al redde rationem della Chiesa e nemmeno a un cambiamento epocale, tuttavia questa grande istituzione millenaria è in procinto di prendere delle decisioni che segneranno sicuramente le prossime decadi. Il movimento religioso che si rifà alla parola di Cristo e che dipende dalla curia romana nel corso della sua storia ha attraversato dei mutamenti così profondi e incisivi che hanno minato alle radici questo grande impianto spirituale e secolare al contempo. Le penetranti eresie dei primi secoli, lo scisma con l’Oriente del 1054, quello d’Occidente del 1378 - che per quasi quarant’anni mise in scena una violenta lotta tra papi - l’avvento di Martin Lutero e delle sue 95 tesi del 1517 sono solo alcuni dei numerosi terremoti che hanno cercato in tutti i modi di far crollare un palazzo, sicuramente ben solido e con delle fondamenta profonde piazzate direttamente sulla roccia, le cui oscillazioni, però, hanno incrinato spesso il mondo dei fedeli. Nelle ultime decadi il grande cambiamento che l’umanità ha attraversato e l’accelerazione tecnologica ad esso connesso hanno portato a un atteggiamento spiritualistico diverso e certamente più evanescente. Questo segmento storico - che parte dalla seconda metà del secolo scorso e che è andato avanti con una velocità esponenziale, spesso fuori controllo - ha visto protagonisti, come argine alla deriva nichilista, dei papi che hanno saputo, chi più chi meno, interpretare il proprio tempo. È certo che in questo novero dobbiamo sicuramente includere il grande Giovanni XXIII e un suo successore ideale e anche antroponimo che è stato Giovanni Paolo II. Queste due grandi personalità hanno saputo avvicinare molti fedeli alla parola di Dio attraverso la parabola della loro specifica dottrina, fatta sì di semplicità,
ma anche di fermezza al credo cristiano. Ed è stato quest’ultimo aspetto a far riconquistare posizioni di fede all’interno del movimento chiesastico, quando già dagli anni ‘60 iniziarono a diffondersi dei cammini che facevano unicamente della “parola” e dell’esempio di vita il credo fondamentale su cui creare una nuova spiritualità. IL NUOVO PAPA È UNA RISORSA SE... Così arriviamo a questo ciclone, a questa figura che sta stravolgendo in modo positivo il mondo confessionale romano e che risponde al nome di papa Francesco I. È strano come nelle vicende dei seguaci di Gesù sul soglio pontificio, nessuno mai in passato abbia avuto l’idea di richiamare il “poverello” di Assisi, che tanto in termini di sentimento religioso ha dato alla Chiesa. Invece ci ha pensato il cardinale Bergoglio nel momento della sua nomina, indovinando la scelta. Tuttavia la strada intrapresa dal papa argentino è alquanto insidiosa. Questa grande personalità ha una impostazione meno teologica (in altre parole non è Ratzinger) e preferisce il campo più popolare, ma anche più scivoloso, della politica. Le sue prese di posizione sono certamente molto sentite dai fedeli e quando riprende le storture sacerdotali, soprattutto quelle al vertice della piramide ecclesiastica, non fa altro che ingraziarsi i tanti seguaci di Cristo, perché dice delle cose giuste e sacrosante. Ciò nonostante in questi due anni e mezzo del suo pontificato ha aperto molte porte al mondo civile, raccogliendo poco in termini di frequenza nelle chiese. Sono in molti a fargli il tifo addirittura tra i laicisti o tra gli atei (per tutti Eugenio Scalfari e Raul Castro), lodando le sue scelte, ma non avvicinandosi affatto negli spazi dove la Parola di Dio trova il suo massimo approfondimento in termini teologici e spirituali, che sono i luoghi di culto. Bergoglio fa bene a porsi interrogativi su tutto un mondo che sta cam-
biando, dai matrimoni, agli omosessuali, ma sta tralasciando (o almeno questa è l’impressione che se ne ricava) quelli che sono i fedeli che credono fermamente nel progetto di evangelizzazione, in cui la persona viene posta al centro di una crescita interiore, capace di rapportarsi con il mondo circostante per il bene come tendenza assoluta di ogni uomo. IL RUOLO CENTRALE DELLE DONNE - Il papa dovrebbe adesso più che mai porre l’accento sulla questione dell’universo femminile, su come molte persone vivano un dramma legato all’impossibilità, in diverse culture, di poter avere una vita normale ed emancipata. Il tema della libertà della donna dovrebbe essere uno dei più importanti che il pontefice potrebbe toccare, per far raggiungere a quest’ultima una posizione paritetica (come dire la messa) e di rilievo nell’ambito del mondo cattolico. Sarebbe un forte segnale a tutta una comunità che vede nelle fedeli il motore di realtà parrocchiali di grande impegno spirituale e civile. E poi ci sono le tante situazioni di uccisioni di cristiani nel mondo, soprattutto in quei Paesi dove vige l’estremismo islamico: lì i credenti (che hanno paura a dichiararsi tali) sono trucidati, senza che una voce forte e autorevole faccia sentire lo sdegno del mondo. Certo, papa Francesco è una risorsa per tutta la Chiesa, anche perché ha posto al centro il tema della povertà, intesa non solo come aiuto agli ultimi, ma anche come soffocamento dell’ipocrisia umana attraverso una vita morigerata. Ecco perché la provocatoria copertina del settimanale americano Newsweek dal titolo “Il papa è cattolico?” è apparsa eccessiva e irriverente, ma ha interpretato l’idea che molti seguaci si sono fatti in questi mesi di pontificato di Bergoglio. Forse potremmo dire che ora ci vorrebbero meno politica e più evangelizzazione. E questo papa è il tipo giusto per poter avvicinare la gente, però dentro le chiese.
ROSETO
CI PIACE
Alla riscoperta dei profumi di un tempo Successo a Voltarrosto per l’iniziativa “La vendemmie d ‘na vodd”, organizzata dal Comitato Genitori Uniti di questa frazione del Comune di Roseto. Durante la manifestazione, a cui hanno preso parte anche gli amministratori rosetani, bambini e adulti hanno potuto riscoprire numerosi aspetti delle tradizioni contadine, dalla semina dell’orto, alla pigiatura dell’uva, passando
per la raccolta di frutta e ortaggi. Nel corso dell’appuntamento si sono tenuti alcuni “laboratori didattici” aperti ai più piccoli, con la manifestazione che è stata allietata da musica, da un Cantastorie e da diversi stand enogastronomici e di artigianato locale. Si tratta della seconda edizione, riproposta dopo lo straordinario successo di un anno fa.
NON CI PIACE
buche Nuove, pericoli vecchi Raccogliamo la segnalazione di alcuni amici che leggono Eidos e che amano passeggiare o fare footing la sera per tenersi in forma lungo via degli Acquaviva, la strada che costeggia la ferrovia, a Cologna Spiaggia. Al di là dell’annoso problema relativo alla totale assenza lungo il tratto che va da via Bozzino sino all’innesto con via della Stazione, gli amici runner ci hanno fatto nota-
re che nell’ultimo mese si sono create delle buche pericolose per chi va a piedi o in bici. In una di queste buche un ragazzo che stava correndo ha messo male il piedi, riportando una distorsione, fortunatamente non grave. Non sarebbe il caso che il Comune provveda con un rattoppo rapido utilizzando il bitume a freddo? Giusto per evitare altri episodi del genere.
PINETO
tizianoabbondanza@gmail.com
Nasce in Italia nel 1974, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti; nel 2014 arriva finalmente a Pineto. Il gruppo Scout Agesci Pineto 1, nasce per volontà di un gruppo di promotori e il parroco della chiesa di S. Francesco. Nell’azione educativa l’Associazione realizza il suo impegno politico al di fuori di ogni legame o influenza di partito, tenendo conto dell’operato degli altri ambienti educativi. I principi fondamentali propri dello scautismo sono proposti attraverso un modello educativo che vede i giovani come au-
tentici protagonisti della propria crescita, orientata alla cittadinanza attiva (autodi TIZIANO educazione e senso di responsabilità), ABBONDANZA derivante da una visione cristiana della vita; inoltre tali principi tengono conto della fraternità internazionale, che supera la differenza di razza, nazionalità e religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace. Li potrete riconoscere tramite la tradizionale bella divisa che gironzolano per la pineta o all’interno del parco Filiani.
CI PIACE
Scautismo a Pineto
Sì, probabilmente il termine trascuratezza risulta appropriato. Sono diversi mesi che si vedono questi strani pezzi di plastica abbandonati all’interno della aiuole dei pini di via Mazzini. Si tratta di componenti dei rallentatori stradali che, rimossi per permettere il rifacimento del manto di asfalto, sono rimasti abbandonati senza che l’Amministrazione Comunale si decida alla loro sistemazione originaria. Viene inoltre segnalato che, in questa zona causa la velocità sostenuta e la mancanza di segnaletica orizzontale, avvengono incidenti in prossimità dell’incrocio di via Mazzini con via Roma.
INFORMATIV A PER I CITTADINI
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Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto. Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito. Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti. La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.
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CUR IOSIZIEizie)
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15 a cura della redazione Cerchi Concentrici Promotor
Perché via Fosse Ardeatine a S. Petronilla si chiama così?
Iniziamo da questo numero a vedere da vicino le vie di una località del Comune di Roseto che è in costante crescita. S. Petronilla è una frazione che dà il nome anche alla via principale. Poi c’è un quartiere relativamente giovane, le cui strade portano i nomi di martiri dei conflitti mondiali. La prima è via Fosse Ardeatine, la più lunga a cui si accede direttamente dall’arteria principale. L’eccidio delle Fosse Ardeatine fu il massacro di 335 civili e militari italiani, fucilati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l’attentato partigiano compiuto da membri dei GAP romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella. L’attentato causò, sul posto e nelle ore successive, la morte di 33 soldati del reggimento “Bozen” appartenente alla
Ordnungspolizei dell’esercito tedesco, reclutato in Alto Adige. Si racconta che quando a Hitler venne comunicata la notizia dell’uccisione dei militari, quella sera, egli reagì ordinando la distruzione totale di Roma. Per la sua efferatezza, l’alto numero di vittime e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l’eccidio delle Fosse Ardeatine divenne l’eventosimbolo della durezza dell’occupazione tedesca di Roma. Le “Fosse Ardeatine”, antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, scelte quale luogo dell’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, nel dopoguerra sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale. Sono oggi visitabili e luogo di cerimonie pubbliche in memoria. (InfoWeb)
Studentessa dello “Zoli” di Atri vince il primo premio al concorso nazionale “Matteotti 90”
Nuovo prestigioso riconoscimento per l’Istituto Tecnico Economico “Adone Zoli” di Atri: martedì 10 novembre una neodiplomata, Silvia Tondo, oggi studentessa universitaria, è stata premiata a Roma al Ministero dell’Istruzione per il suo lavoro su Giacomo Matteotti, realizzato lo scorso anno nell’ambito del concorso nazionale “Matteotti 90”. Obiettivo del concorso, bandito dal Ministero e dalle Fondazioni “Giacomo Matteotti” e “Studi storici Filippo Turati”: ricordare la figura del politico socialista trucidato nel 1924 dalle squadracce fasciste, dopo che in Parlamento aveva avuto il coraggio di denunciare i brogli elettorali e il clima di intimidazione in cui si erano svolte le elezioni, le ultime prima che in Italia si affermasse il totalitarismo fascista.
L’idea vincente non è stata la realizzazione di un’inchiesta documentale sulla vita e sull’operato di Matteotti, su cui molto è già stato scritto, ma di far parlare proprio Matteotti, attraverso un’intervista immaginaria. Dalle sue parole emerge un messaggio di grande ardore civile che, a più di 90 anni dalla sua morte, risulta più che mai attuale. “Durante il quinto anno mi sono particolarmente appassionata allo studio della storia - dichiara la vincitrice - e quando a scuola, nell’ambito del “Progetto Legalità”, mi è stato proposto di partecipare a questo concorso ho colto subito l’occasione. Giacomo Matteotti rappresenta per me un vero modello, perché ha avuto il coraggio di esporsi in prima persona per affermare le proprie idee e i propri valori. Vorrei che il suo messaggio etico fosse condiviso da tutti, in particolare dai giovani”. Ad accompagnare a Roma la studentessa, le coordinatrici del “Progetto Legalità”, Daniela Brigidi e Monica Angelici, che ringraziano la Dirigente Scolastica Daniela Magno per il sostegno alle loro iniziative. Sempre più numerosi i ragazzi che rispondono con entusiasmo alle attività proposte, ottenendo importanti riconoscimenti in svariate competizioni: tra gli ultimi ricordiamo i premi ottenuti al concorso di giornalismo indetto dalla Regione Abruzzo sul tema della violenza di genere e al concorso “Riprendiamoci i nostri sogni”, indetto dal MIUR e dalla Fondazione Falcone in ricordo della strage di Capaci. A giorni altri ragazzi dell’I.T.E. saranno chiamati a Campobasso a ritirare il I premio nazionale del concorso “Luigi Petacciato” sulla sicurezza nelle scuole.
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(tra Curiosit I Ragazzi di una volta 38 Gita parrocchiale del S. Cuore Le gite parrocchiali sono state sempre molto gettonate, perché chi le organizzava riusciva ad amalgamare diverse componenti della famiglia, che in tal modo si ritrovava unita. I ragazzi facevano gruppo a se stante, così come le persone mature e gli anziani. Le località più gettonate erano in un raggio non molto distante sotto il profilo chilometrico,
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à & Notizie)
in modo che il viaggio risultava meno faticoso. In questa foto siamo a inizio degli anni ‘70, la parrocchia è quella del Sacro Cuore e si distinguono, da sin: Paola De Santis, Rita Teseo, Anna Maria Paoletti (un po’ nascosta), Bianca Coppa, Elisa Palestini, Umberto Teseo, Luciano De Santis, Mauro Lamolinara e sotto Piero Lamolinara.
Applausi per Adugna all’esordio da atleta italiano A pochi giorni dal riconoscimento di cittadinanza italiana, l’atleta dell’Atletica Vomano di origine etiope sfodera una prestazione maiuscola alla corsa podistica Internazionale di San Martino. Binyiam Sinibeta Adugna, atleta di origine etiope, mattatore di tutte le gare podistiche in Abruzzo, ha esordito in occasione della corsa internazionale di San Martino, in qualità di atleta italiano, per effetto del riconoscimento da pochi giorni della cittadinanza italiana. Alla gara di Controguerra,
dove hanno partecipato circa 1.400 concorrenti, il portacolori dell’Atletica Vomano ha conquistato un ottimo ottavo posto assoluto nei 15 km di gara con il tempo di 49.02, precedendo avversari più accreditati alla vigilia della manifestazione. Per l’Atletica Vomano, il riconoscimento di atleta italiano di Binyiam Sinibeta Adugna rappresenta un’altra scommessa vinta, avviata nei primi mesi della stagione sportiva 2015, allo scopo di esaltare le qualità tecniche e contribuire all’inclusione sociale dell’atleta.
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CUR IOSIZIE
(tra Curiosit
Ma quanto è bello! - 6
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à & Notizie)
Un cuore nel tronco di un albero Bisogna avere occhio e stare attenti a quello che la natura ci offre. I fotografi, che siano professionisti o alle prime armi, pensano tutti allo stesso modo: l’”attimo fuggente” va colto al volo e se ci sono delle immagini che si ripetono una sola volta e poi mai più, in quel caso l’amante dello scatto deve essere prontissimo a immortalare il momento. Altre volte, invece, bisogna avere uno spiccato spirito di osservazione. Se si è in campagna e si passa vicino a una “scultura naturale” nata nel tronco di un albero, l’idea di fotografare quella bizzarria biologica va colta all’istante. Nel caso specifico è stata brava una studentessa con la passione per la macchinetta fotografica e tutti gli accessori connessi. Valeria Di Martino ha capito che quel buco nel fusto, ripreso in una particolare angolatura, avrebbe raffigurato il cuore. Il risultato ci sembra degno di nota.
Daniela Musini vincitrice assoluta
del Premio Carver con “I 100 piaceri di d’Annunzio” Sono ormai tredici i riconoscimenti letterari nazionali ed internazionali che la scrittrice, attrice e pianista abruzzese Daniela Musini ha conseguito con il suo straordinario libro “I 100 piaceri di d’Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà” (Enrico Lui Editore). L’ultimo in ordine di tempo è il Premio Carver 2015 per la Saggistica, conferitole, sabato 7 novembre, alla Cittadella della Musica a Civitavecchia. Nel corso di una bellissima serata di Cultura, sono stati premiati anche il vincitore per la Poesia e per la Narrativa. Centinaia gli scrittori partecipanti, cinque finalisti, un solo vincitore per ciascuna delle tre categorie. Il Premio Carver è definito, nell’ambito dei premi letterari italiani, il “Contropremio”, perché, come si legge nello statuto del sito, “vive su una sola e unica regola: vengono premiati i libri migliori, senza guardare il nome dell’autore o il marchio editoriale. Se
uno scrittore sconosciuto pubblicato da una minuscola casa editrice, ha scritto un ottimo libro viene premiato. (...) I nomi dei giurati non verranno mai resi noti per evitare tirate di maniche o condizionamenti”. “È stata una serata emozionante e di alto profilo culturale – dice Daniela Musini - gli altri quattro autori finalisti concorrevano con libri dalle tematiche affascinanti e il confronto, nel corso di un intelligente e frizzante dibattito condotto dal presidente del premio, Andrea Giannasi, è stato molto stimolante. Ero già felice di far parte della cinquina finalista e sinceramente non pensavo di vincere, ma quando in mattinata sono arrivata alla Cittadella della Musica di Civitavecchia e mi sono resa conto che era ubicata in via Gabriele d’Annunzio, ho sorriso e ho pensato: Gabriele, che dici, ce la facciamo anche stavolta?”.
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di GRAZIANO DI CRESCENZO
un territorio in cammino
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roseguono con grande successo le iniziative dell’associazione ITACA per la valorizzazione del patrimonio culturale, naturale e gastronomico dei dieci comuni (Isola del Gran Sasso, Castel Castagna, Basciano, Penna Sant’Andrea, Cermignano, Cellino Attanasio, Canzano, Castellalto, Notaresco, Morro d’Oro) che da poco più di un anno sono uniti con il nome “Valle delle Abbazie” e il marchio raffigurante una Madonna con Bambino, simbolo delle venerate effigi mariane diffuse in tutte le abbazie delle valli dei fiumi Vomano e del Mavone. Negli ultimi mesi, grazie alla attività di ITACA, responsabile delle gestione, Valle delle Abbazie è stata protagonista di una puntata de “I giochi dell’armonia” trasmissione di successo di Radio Vaticana, è stata palcoscenico per musicisti di tutto il mondo durante la rassegna Concerti delle Abbazie, è stata visitata da numerosi tour operator italiani e stranieri, contattati durante la Borsa del Turismo Religioso Internazionale di Padova, interessati alle potenzialità turistiche del territorio. Valle delle Abbazie è anche parte dei progetti Cammini d’Europa e Cammini Italiani poiché l’intero territorio può essere percorso anche a piedi grazie ad una fitta rete di antichi sentieri. Proprio per riscoprire e valorizzare questa antica viabilità, vengono organizzate passeggiate tematiche
aperte a tutti. Nelle ultime settimane, tanti sono stati i partecipanti al Cammino delle Torri (tra Cellino Attanasio e Montegualtieri) e il Cammino tra il Sacro e la Selva (Tra Santa Maria di Ronzano e la Riserva Naturale di Castel Cerreto) che hanno permesso ai camminatori di scoprire monumenti e sentieri troppo spesso ignoti anche agli abitanti del luogo. Visto il crescente interesse per questo genere di turismo lento, fortemente legato alla natura, alla cultura e alla spiritualità, anche quest’anno verrà riproposto il Cammino dell’Immacolata nella Valle delle Abbazie. In quattro giorni (5-6-7-8 Dicembre 2015) si percorreranno a piedi i circa 70km di sentieri dall’Abbazia di Santa Maria di Propezzano (Morro d’Oro) al santuario di San Gabriele dell’Addolorata (Isola del Gran Sasso). Con un contributo di 98€ ai partecipanti saranno garantiti: polizza assicurativa, vitto, alloggio, servizio navetta di supporto per i quattro giorni di cammino. Sarà inoltre possibile partecipare anche ad una giornata a scelta con un contributo di 19€ (Include assicurazione, pranzo e servizio navetta per ritorno al punto di partenza). Altre informazioni saranno diffuse seguendo la pagina facebook: facebook.com/valledelleabbazie, il sito internet: www.valledelleabbazie.it, oppure chiamando il numero 346 0230559. Le prenotazioni sono possibili fino a Martedì 1 Dicembre 2015 (Salvo esaurimento posti disponibili).
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foto: Andrea Cusano
SQUALI FORMATO “ALIEN” Vittorie casalinghe consecutive contro Legnano e Chieti nel derby, con Allen autore di 36 e 33 punti. Prossima in casa il 29 novembre contro Matera
tto punti dopo le prime otto gare, un posto nel corposo gruppo delle quinte in classifica, la zona playoff, il sorpasso sui cugini del Chieti dopo averli battuti nel derby e mai sopravanzati nel corso dello scorso campionato. Finalmente solo buone notizie per il Roseto, reduce da due vittorie consecutive importantissime, entrambe arrivate fra le mura amiche del PalaMaggetti e recanti il marchio a fuoco di Bryon Allen, in formato “Alien”. Il play-guardia statunitense degli Squali, dopo aver iniziato il campionato con un infortunio e perso praticamente tre gare, è rientrato giganteggiando e prendendo per mano il Roseto sia nella vittoria contro il Legnano (36 punti segnati) sia in quella nel derby contro il Chieti (33). Così oggi il Roseto di coach Trullo è una delle squadre che possono aspirare a un posto nei playoff. Il tecnico rosetano, dal primo giorno, parla di salvezza e fa il pompiere, gettando acqua sul fuoco e puntando, giustamente, a conservare alta sia la soglia di attenzione dei suoi giocatori sia la loro “fame” agonistica. Chi parla senza mezzi termini di playoff, fin dall’inizio del campionato, è invece il presidente Daniele Cimorosi, che interpreta anche il pensiero del vice ed ex presidente Ettore Cianchetti e della proprietà rappresentata dalla famiglia Di Sante. Cimorosi, dopo il derby vinto contro Chieti davanti a un PalaMagget-
Bryon Allen
La Curva Nord durante il derby
Daniele Cimorosi e Alex Petrilli
Pierpaolo Marini, premiato per le 100 presenze col Roseto
Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere
ti finalmente gremito, ha commentato: «Contro il Chieti si è rivisto finalmente il grande pubblico rosetano. Sarebbe bello se tutti tornassero anche in occasione della prossima gara in casa. Solo con questo sostegno e supporto possiamo continuare a fare basket di alto livello a Roseto». Il Roseto guarda al futuro con fiducia, dunque, usando anche l’arma dell’ironia. Infatti, avendo saputo che il sito web per adulti Pornhub cerca una squadra sportiva da sponsorizzare in Italia (dopo aver attivato le partnership con una squadra di calcio in Inghilterra, una di street basket in Irlanda, una di golf in Scozia e una di softball negli Stati Uniti), ha preso la palla al balzo e risposto presente. Spiega il team manager, Alex Petrilli: «L’idea di candidarci è nata quasi per scherzo, su proposta dell’assistente allenatore Danilo Quaglia che aveva letto la notizia. Inizialmente ci abbiamo riso su, ma poi visto che si tratta di una proposta seria ci siamo detti “perché no?”. Così abbiamo inviato la nostra lettera di candidatura alla sponsorizzazione, alla quale il team italiano di Pornhub ha risposto poche ore dopo, ringraziando e mettendoci in attesa. Il concorso scadrà il 30 novembre, quando si conoscerà la squadra scelta». In attesa di sapere se gli Squali cambieranno sponsor, prossimo impegno di campionato in trasferta, domenica 22 novembre a Treviglio, per poi tornare al PalaMaggetti domenica 29 novembre contro il Matera.
Trofeo foto: Andrea Cusano
ti Maggit di Luca
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Lido de
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lle Rose
70^ EDIZIONE: ABDUL-RAUF, BONI, BONACCORSI E CAJA DICONO SI’! Visto che bisogna giocare entro il 31 dicembre 2015, qualche idea per disputare il Torneissimo in una partita secca, ricca di interesse e rosetanità
ome accade ormai da troppo tempo, salvo lodevoli eccezioni, organizzare l’annuale Trofeo Lido delle Rose è una corsa contro il tempo. Quando salta il periodo estivo senza disputarlo, è un attimo ritrovarsi a Natale, schiacciati dai campionati in corso e quindi con limitatissima disponibilità di squadre. Nel 2015 si gioca l’edizione numero 70, di quello che il compianto Aldo Giordani ribattezzò “Il Torneissimo”, e Roseto degli Abruzzi non può lasciare che la manifestazione muoia. Sarebbe una vergogna che peserebbe
Bonaccorsi, Boni, Abdul-Rauf e Caja
to il mondo soprattutto per il torneo estivo di basket più antico d’Europa e forse del mondo. Lo scorso giugno, presentando il programma delle manifestazioni estive, il consigliere delegato al Turismo del Comune, Antonio Norante, parlò di una grande 70^ edizione del torneo, che si sarebbe disputata fra agosto e settembre. Purtroppo, il tempo è passato, la manifestazione non si è ancora disputata e siamo a novembre. Così chi scrive si è La Curva Nord del PalaMaggetti nel derby permesso di consisia sulla classe politica sia su quella gliare una edizione in partita secca dirigente della città, perché si tratta (come già fatto più volte, per salvare del “bene pubblico” più antico e pre- l’Albo d’Oro) a ingresso libero, da zioso di una piccolo posto di 25mila giocare un mercoledì fra il Roseto abitanti, conosciuto dal 1945 in tut- Sharks e la Virtus Roma (squadra di A2 dell’altro girone) di coach Attilio Caja, sempre molto amato a Roseto. Inoltre, sarebbe bello “ingaggiare” e mandare in campo, nel Roseto, tre ex giocatori che ne hanno segnato la storia a suon di canestri: Claudio Bonaccorsi (cannoniere della promozione in A2), Mario Boni (cannoniere della promozione in A1), Mahmoud AbdulRauf (cannoniere del Roseto più forte di sempre). Tutti e tre i giocatori, Marini durante il derby contattati, si sono detti entusiasti e
disponibili, così come ha fatto coach Caja. E allora non resta che pregare il Comune di Roseto e il Roseto Sharks di attivarsi, accordandosi poi con coach Caja per la data in cui giocare l’amichevole, e poi godersi una edizione “rosetanissima” e ricca di emozioni. Una edizione in cui tanti giovanissimi tifosi potranno vedere in campo anche tre campioni come Bonaccorsi, Boni e Abdul-Rauf, che pur avendo appeso le scarpette al chiodo certamente sapranno regalare momenti bellissimi. Non resta che organizzarla dunque, per poi, dal prossimo anno, sperare in una organizzazione più strutturata e meno frettolosa, tornando magari alla formula estiva con 4 squadre.
Ferraro durante il derby
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Via Accolle 18 Roseto degli Abruzzi (TE) Tel. 085-8930487 Fax 085-8931818 info@diodoroecologia.it
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I fratelli della nail art di ritorno dalle sfilate di Milano e New York: Antonio e Paola Sacripante
non finiscono di stupire con effetti speciali!
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avorano con passione e dedizione, a ritmi frenetici. I fratelli Sacripante - Antonio e Paola- nailstylist di fama internazionale e manicuristi ufficiali degli ultimi fashion show di New York e Milano, con il loro affiatatissimo team composto da esperti manicuristi di ogni età, hanno stupito ancora, con nail art e stili davvero innovativi e particolari, proponendo meravigliosi nail look curati in ogni minimo dettaglio. Molte idee, sorprese e collaborazioni. 4 fratelli (Antonio, Paola, Stefania, Katia) che hanno trasformato un legame affettivo in un sodalizio professionale. Come nel 1998, da un’idea vincente di Antonio Sacripante, con la creazione dell’accademia di nails&beauty. In poco tempo il suo nome è entrato nella classifica dei leader del settore, andando in giro per il mondo a fare
formazione, programmi televisivi, consulenze stilistiche e alcune delle più importanti aziende del segmento hanno ricercato la sua expertise. La fortuna spesso viene decisa da eventi casuali e così accade ad Antonio, quando comincia a collaborare con Harmony, una delle più importanti società americane del settore. Nails&beauty oggi è un’azienda leader nel campo della nail-care e distribuisce Gelish e Artistic Colour Gloss, gli smalti semipermanenti più amati dallo starstystem, oltre ad offrire formazione e assistenza tecnica. Il grande successo di Nails&Beauty è arrivata però con il lancio di MORGAN TAYLOR, una linea di smalti professionali che ha permesso all’accademia di Nail Art di conquistare i backstage delle più importanti sfilate di Milano e New York dando vita a collaborazioni con alcuni dei marchi più cool, come DSquared2, Stella Jean, Ermanno Scervino, Antonio Marras e Les Copains. L’autorevolezza internazionale di Nails&Beauty
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e m o zio n e
. . . p e r di u n giorn o t u t t a l a v it a .
AL FOCOLARE DI BACCO - C.da Solagna, 18 - Roseto degli Abruzzi (TE) Tel. e Fax 085 8941004 - Mob. 393 9461096 - alfocolaredibacco@virgilio.it ha permesso ad Antonio Sacripante, in veste di organizzatore ufficiale e giudice internazionale, di portare per la prima volta in Italia le Nailympics,da quest’anno “Nailympion” - le olimpiadi internazionali delle unghie - un evento attesissimo e tra i più importanti del settore che garantisce un futuro professionale ai vincitori della competizione. Nate nel 2001 a Las Vegas e da allora in viaggio per il mondo dove migliaia di concorrenti provenienti da oltre 50 paesi al mondo si sfidato a colpi di colori e tecniche stupefacenti. Nel 2012, invece, da un’idea di Stefania Sacripante, nasce un’oasi dove tutte le donne possono concedersi una pausa di relax, un salone di bellezza dove lasciarsi coccolare dalle mani esperte degli hairstylist e delle manicuriste - Hair&Nail – un angolo di paradiso a Roseto degli Abruzzi. In tutto questo meraviglioso percorso non sono mancate le collaborazioni
con le personalità del mondo dello spettacolo, sia a livello nazionale che internazionale, che hanno contribuito a far conoscere Antonio nel mondo dello showbiz come uno dei top nail artist. VANITY FAIR LO CITA TRA ITRE TOP MANICURIST AL MONDO! 20 anni di soddisfazioni e professionalità danno vita all’ Accademia di Antonio Sacripante: un percorso formativo completo in grado di rivoluzionare il mondo del nail! Dopo 20 anni, Antonio ha voluto rendere la vita più facile a tutti coloro con cui ha condiviso e condivide questa enorme passione, con un percorso di formazione organico, completo e qualitativamente garantito. Con l’accademia non avranno molte difficoltà a definirsi manicuristi e ad essere quindi riconosciuti come tali nel mondo. Chi frequenterà l’accademia avrà tutte le carte in regola per lavorare in un nail center! Ogni corsista sarà stimolato a sperimentare personalmente strade alternative, sia nelle tecniche che nei materiali, come in un vero e proprio laboratorio. Una famiglia sempre in movimento, quale sarà il prossimo obiettivo?
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ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE) ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE) VIA NAZIONALE SUD - Tel e fax: 085/8930474 VIA NAZIONALE SUD - Tel e fax: 085/8930474 PAGLIARE DI MORRO D’ORO (TE) PAGLIARE DI MORRO D’ORO (TE) VIA NAZIONALE 27 - Tel e fax: 085/8041101 VIA NAZIONALE 27 - Tel e fax: 085/8041101 PESCARA (PE) PESCARA (PE) VIA TIBURTINA 121 - Tel e fax: 085/4455100 VIA TIBURTINA 121 - Tel e fax: 085/4455100
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III serie
Armando Di Giovanni
Generazioni di bambini lo ricordano come “il bidello”, pronto e attento alla pulizia della scuola. La sua infanzia dovrebbe essere presa come paradigma per capire la vita di una volta. A soli otto anni era già al lavoro di William Di Marco
Appartenente a una delle famiglie più conosciute di Roseto, vale a dire “li Jajone”, aveva da piccolo nel sangue il mare e la pesca. Ma il lavoro lo portò a svolgere altre mansioni, fino a quando entrò nella scuola. Tanti scolari a cavallo di quattro decadi hanno avuto a che fare con lui, anche gli adolescenti e gli adulti amanti del basket che frequentavano la palestra per gli allenamenti. E una buona bottiglia di vino metteva d’accordo tutti
ricordi L Armando Di Giovanni
a Montessori fu geniale per tante sue riflessioni e trovate educative, per la sua pedagogia sempre al servizio degli alunni che la resero grande sin da quando operava nella scuola. Eppure su un particolare sembrava più avanti degli altri, poiché la sua mente viaggiava nel tempo e anticipava di molto quello che gli altri arrivarono a pensare decadi dopo. Prendete per esempio le attrezzature dei bambini, spesso concepite come se questi fossero degli adulti o al massimo dei piccoli uomini. La dimensione dell’infanzia non c’era ancora nella coscienza educativa, mentre la nostra scienziata aveva già tutto in mente. Banchi e sedie a dimensione di bambino, così le maniglie delle porte o l’interruttore della luce. Ma anche tutto il resto aveva la stessa filosofia, incastonato in un ambiente salubre, in cui la pulizia e l’ordine dessero anche il senso della cura che l’adulto aveva il compito di trasmettere al piccino. E le forze dovevano coalizzarsi per ottenere il massimo. Ecco, parlare di Armando Di Giovanni vuol dire dare spazio a una di queste piccole sfaccettature che rendono grande una scuola. Il bidello per antonomasia di intere generazioni, in particolar modo di quelli che frequentarono dapprima la Scuola Elementare di via Milli e poi la più grande e innovativa D’Annunzio, se lo ricordano tutti. Il suo piglio era tenere l’ambiente il più pulito possibile, cercando di fare la sua parte nel presentare, ogni santo giorno, le aule linde e precise, in modo che i ragazzini si sentissero a loro agio e in un luogo che andava rispettato. Questa immagine è da tenere ben in mente, cioè quella del riguardo verso le cose della scuola, che poi sono della collettività in quanto pubbliche. Se si abitua sin da piccoli ad aver cura degli ambienti in cui si vive, da adulti sarà consequenziale cavalcare l’onda lunga di quell’insegnamento, ovviamente se la filiera rispetta le consegne date. E questo Armando lo aveva appreso sin da ragazzino, cosa che oggi non potrebbe essere concepito da
nessun bambino, ovviamente per fortuna, dato quello che gli accadde! Ad appena otto anni il nostro protagonista fu costretto ad andare a lavorare. La tappa importante della III Elementare l’aveva superata e quindi già si poteva considerare come forza lavoro. Così la madre lo portò con lei e mentre era impegnata come cameriera nell’albergo dei Brandimarte, il piccolo Armando dava una mano nella fabbrica delle gassose. Faceva i lavori più semplici, come quello di pulire lo spiazzale. Ma una volta, nel ramazzare con cura, come faceva sempre, non vide un tappo di bottiglia per terra e uno dei proprietari, nel passare da quelle parti, gli girò uno schiaffo, che avrebbe fatto rabbrividire la Montessori, di quelli sonanti la cui eco ti porti dietro per sempre. Ma allora si usava così e il rimprovero di aver lasciato quel minuscolo oggetto in mezzo alla strada lo colpì (oltre fisicamente, con un orecchio che ronzò per parecchie ore) segnatamente nell’anima. Il piccolo, però, ebbe il coraggio di dire: «Gnor ma’, pe ‘na cosa cuscì, nu schiaff’ cuscì gross’?» («Signor padrone, per una cosa così insignificante meritavo uno schiaffo così grande?», nda). Quell’episodio lo segnò per tutta la vita; la mania per la pulizia e l’ordine si fusero con il suo modo di fare, al punto che una volta in pensione, per tre anni continuò a lustrare la stanza del direttore, tanto era l’abitudine e la fiducia in lui riposta. La porta di apre, il breve corridoio ci porta in soggiorno. Armando ci attende con la moglie e tre dei suoi cinque figli. È un po’ emozionato. Sa che si stanno per accendere i riflettori su di lui e deve dar spazio ai ricordi. “Non so che dire” è il suo modo di rompere il ghiaccio, perché da quel momento in poi è un fiume in piena e guai se i familiari intervengono ad aggiungere qualche particolare. Oggi è lui il protagonista. Sentiamolo. Lei appartiene a un’antica famiglia di Roseto. Siamo conosciuti con il soprannome di “Jajone”; perché una volta era così che ci si chiamava, soprattutto nell’ambito della
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III serie
Roseto, 29 gennaio 1953. Matrimonio tra Armando e Pierina Mincarelli. A fianco le loro nozze d’oro (19 febbraio 2003)
Roseto, 1950. Armando nella segheria Fioravante Di Sabatino in via De Amicis Roseto, 1953. Armando Di Giovanni mentre distribuisce il ghiaccio dei F.lli Brandimarte
pesca. Infatti mio padre aveva una barca e io quando potevo, come i miei fratelli, gli davamo una mano. Allora c’erano le paranze e mio nonno ci lasciò le penne nel nostro mare, di fronte a dove oggi c’è il pontile. Molte famiglie di allora vivevano con la pesca. Le imbarcazioni più famose erano quelle dei Di Pietro, detti gli “sgrizztt”, i Profeta, i Brandimarte, i Sorichetti, i Di Pasquale, conosciuti da tutti come “Li boje”, i Mazzone e tante altre. Ma io il marinaio l’ho fatto saltuariamente come secondo lavoro. Torniamo indietro. Nato a… Sono venuto al mondo a Roseto in via Mazzini, la nostra prima casa, il 3 aprile 1926 da papà Domenico e mamma Anna Concordia, anche lei rosburghese. Ero il quinto di sette figli e prima di me c’era Assunta del 1920, Pasquale (1921), Carlotta (1923), Elena (1924), poi io e dopo di me Giuseppe del 1929 e Luigi (Gino) del 1932. Eravamo una famiglia numerosa e ogni giorno si dovevano fare i conti con quello che avremmo mangiato. Allora si andava a lavorare sin da bambini e i più fortunati frequentavano la scuola, ovviamente solo per le prime classi delle Elementari. Così anche per me arrivò il tempo dello studio e poiché abitavo nei pressi, raggiungevo con facilità la sede di via Milli. In verità c’erano anche delle piccole succursali, tant’è che frequentai la classe che era in via Felicione, prima con la maestra Paparone, poi Di Giacinto e infine con Rocco Bracci. Parliamo di altri tempi che oggi è difficile immaginare. I banchi erano di legno e alcune volte andavo a scuola a piedi nudi e il maestro non voleva. D’inverno faceva veramente freddo e per fortuna i banchi avevano una pedana in legno che non ci faceva stare a contatto con il pavimento. Quando non c’era l’insegnante, si andava direttamente a casa e non c’erano i permessi che dovevano firmare i genitori. Ho vissuto all’interno della scuola e ho visto come sono cambiate le cose. Finita la III Elementare cosa successe? Per me si interruppe la mia formazione. Solo in seguito, per fare il concorso da bidello, presi la licenza, ma allora dovevo dare una mano a casa, così andai a lavorare. Mai madre si arrangiava a fare un po’ di tutto. Per un certo periodo ha fatto la lavandaia e si recava fino a Fonte dell’Olmo per sciacquare i panni. Lì c’era un canale, ma poi il Comune costruì un lavatoio più grande e moderno, dove oggi c’è il parchetto di via Bixio. Dopo andò a lavorare presso il ristorante dei Brandimarte che stava vicino al mare, in seguito diventato albergo “Il Moro”. Cominciò a portarmi con sé, dal momento
che i Brandimarte producevano pure le bibite, tra cui la più richiesta era la gassosa. Lo stabilimento era in piazza Littorio, cioè l’attuale piazza della Libertà e piccolo com’ero facevo solo alcuni lavori, soprattutto di pulizia. Ramazzavo dentro e fuori la fabbrica e una volta mi accadde un episodio che non avrei dimenticato mai più. Nello spazzare per terra non vidi un tappo di bottiglia e in quel momento passò uno dei fratelli proprietari che senza dirmi nulla, mi mollò un ceffone che mi rintonò dentro. Allora si usava così e le sberle, come d’altronde le bacchettate a scuola, erano all’ordine del giorno. Nulla a che vedere con oggi e meno male che le cose sono cambiate. Per fortuna passavo anche del tempo a giocare, soprattutto sotto la pineta, dove c’era uno spiazzale, in seguito utilizzato per i primi tornei di pallacanestro. Il nostro passatempo era il calcio e la palla che utilizzavamo era di pezza, improvvisata da noi a mano. Un altro gioco, che alle volte era un po’ violento, era “La cavallett’”: bisognava saltare sulla schiena dei ragazzi che erano posti in fila, tutti piegati. Alle volte si prendevano dei colpi da rimanere senza fiato. I compagni di allora erano Giovanni Visciani, Filiberto Candelori, Bernardo D’Ascenzo. Quest’ultimo era l’amico più fraterno e spesso andavamo al Supercinema. Pagavo spesso io, perché ero l’unico che già lavorava. Ma i lavori non finirono lì. Assolutamente no. Dopo Brandimarte, rimasi nel campo, nel senso che andai dai Di Blasio, anche loro produttori di bibite. Ero sempre nella zona centrale, vicino la pineta, ma questo secondo impiego durò poco. Da lì mi trasferii alla fornace Diodoro. Imparai a fare un po’ tutto, anche se la mia specializzazione erano le travi in cemento. Nelle forme dovevo inserire i tondini di ferro. Cambiai ancora, anche se ero appena adolescente. Questa volta andai da Fioravante Di Sabatino, la rivendita della legna e ci rimasi un bel po’. In definitiva ero ancora piccolo, perché mi ricordo che mi addormentavo dentro le casse, come se fossero dei giacigli. Negli anni imparai a spaccare i tronchi con facilità. Sapevamo usare l’ascia e quando arrivava un carico, dovevamo tagliare la legna per riposizionarla su un camion. Tutto avveniva in poche ore, tanto eravamo organizzati. Il fatto di saperla tagliare e ordinare mi ha dato la possibilità di arrotondare. Nel vicinato per oltre trent’anni ho rientrato le provviste di legna per le stufe e i camini di molte famiglie del centro di Roseto. Ho sempre lavorato e non mi sono mai tirato indietro. È valso pure quando andavo in mare ad aiutare qualche pescatore che
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Roseto, settembre 2001. I fratelli Di Giovanni al completo: da sin. Assunta, Pasquale, Carlotta, Elena, Armando, Giuseppe e Luigi (Gino)
Roseto, 1985. Armando con le colleghe di lavoro (da sin. Rita Alfonsini e Maria Poliandri) presso la Scuola Elementare ‘G. D’Annunzio’
Roseto, 2003. Armando e Pierina con il giornalista sportivo Franco Lauro Roseto, 2003, Hotel Bellavista. Foto di famiglia per i 50 anni di matrimonio. Da sin. Angelo, Tiziana D’Emilio (moglie di Angelo), Luigi Francani (marito di Anna), Anna, Armando, Pierina Mincarelli, Gabriella, Marco e Massimo
mi chiamava, ma anche quando nel vicino Pastificio Verrigni c’era da scaricare la farina. I sacchi pesavano e noi eravamo abituati a portarne anche più di uno. Insomma, il lavoro non mi ha mai fatto paura. Ha avuto tempo, purtroppo, di conoscere anche la guerra. Purtroppo sì e mi ricordo una cosa sola: avevo timore, soprattutto il rumore delle bombe mi metteva una forte ansia. Avevo diciassette anni e sfollammo con i miei prima sotto Montepagano e poi a Guardia Vomano, dove c’era mia sorella. Rimanemmo sei mesi, ma il terrore era lo stesso. Alcune volte mi capitò di tornare con il carretto a Roseto e mi ricordo un episodio: ero con un amico, perché dovevamo prendere degli oggetti da casa e riportarli dove ci eravamo stabiliti. Incontrammo una truppa di tedeschi: tutti abbracciavano il mitra e il terrore mi assalì. Il mio amico mi disse di tirare avanti, senza guardarli in faccia. Superammo l’ostacolo e mi sentii sollevato, ma quell’angoscia ancora la ricordo. Stiamo per arrivare al suo ruolo di bidello, ma prima si fidanzò… Ho conosciuto la mia futura moglie, Pierina Mincarelli, d’inverno. Abitava vicino casa mia, anche se la sua prima abitazione era in via Patini. Con il fatto che c’era stata una bella nevicata iniziammo, davanti casa sua, a giocare con le palle di neve. C’erano ragazzi e ragazze e ci stavamo divertendo, quando ad un certo punto arrivò sua madre, che non volendo che giocasse con i maschietti, la rincorse con la canna per soffiare il camino, cioè un lungo tubo in ferro e la fece rientrare (a questo punto interviene la moglie di Armando, che sembra ancora vergognarsi di quell’episodio, ma lei era innamorata di un uomo “che ballava divinamente ed era sempre profumato”, nda). Da lì a poco ci fidanzammo e ci sposammo il 29 gennaio 1953. A fine anno arrivò la primogenita Anna e poi a seguire Angelo (1957), Gabriella (1959), Riccardo (1960 che morì a tre anni), Massimo (1966) e Marco (1969). Ed ecco all’orizzonte la scuola... Devo premettere che anche mio padre, invalido della I Guerra Mondiale, aveva fatto il bidello. Così io, dopo aver conseguito la licenza elementare, agli inizi degli anni ‘60 entrai prima alla Milli, poi nel nuovo edificio della D’Annuznio. Anche mia moglie faceva lo stesso lavoro, però aveva iniziato tre anni prima. Pertanto per un breve periodo siamo stati anche nella stessa scuola. Ero un fissato per le pulizie e spesso mi capitava di stare solo, perché o la mia collega era
malata o perché ancora non era stato assegnato l’incarico a nessuno. Così la mattina alle 7 ero già al lavoro per far trovare tutto pulito. Non tralasciavo nemmeno i lampadari, e chiamavo gli operai del Comune quando occorreva sostituire le lampadine. Allora veniva sempre il capo operaio Giovanni Taddei. Avevo abituato i ragazzi a non attaccare la gomma da masticare sotto i banchi e a non scriverci sopra. Gli alunni mi volevano bene e mi rispettavano, anche se qualcuno mi rispondeva, ma lasciavo perdere. Mi ricordo tanti direttori didattici, tra cui Angelini, Di Pasquale, Proti, Salvatore, Fimiani fino ad arrivare a Pasquale Avolio. Addirittura quest’ultimo mi fece continuare a pulire il suo ufficio anche dopo la pensione, per quanto mi voleva bene. In quegli anni ero pure il custode della palestra e avevo le chiavi. Il pomeriggio c’erano gli allenamenti: i ragazzi o gli adulti, per farsi perdonare dalle tante chiamate, spesso mi portavano una bottiglia di vino, che gradivo sempre. Sono andato in pensione a metà degli anni ‘90. Ha fatto tanti lavori, tra cui anche il sub agente della Siae. Quella è stata una bella esperienza, sotto l’agente ufficiale Luigi Bianchini. Mio fratello Gino ed io andavamo a controllare i locali per vedere se era stata pagata la quota che spetta agli autori. Devo dire che una volta ero con mia moglie a S. Benedetto e in una balera fummo serviti e riveriti. Forse avevano paura di qualche controllo, ma io non notai nulla di strano. Comunque, soprattutto d’estate, eravamo impegnati molto nei dancing. Era una cosa che mi piaceva, perché ho sempre avuto l’hobby del ballo: anzi, mi dicevano che ero anche bravo (la moglie conferma tutto, nda). Roseto che cosa le ha dato? Tutto, soprattutto la famiglia e i figli. Sono contento del bel rapporto che ho avuto con i bambini della scuola, con gli insegnanti e dei lavori che ho fatto. Un’ultima cosa: la Roseto di oggi è molto meglio di quella di una volta, non ci sono dubbi. Un esempio? Un tempo le strade non erano nemmeno asfaltate. Adesso è il momento in cui anche gli altri presenti possono parlare. Il monologo è finito e Armando si sente soddisfatto. Il tempo non lo permette tanto, ma se ci fosse stata la bella stagione, avrebbe già preso la bicicletta, come faceva da fidanzato quando andava dalla sua Pierina anche a Casoli di Atri. Nel presente la sua meta è il Circolo degli anziani. Lì è il suo regno, soprattutto quando si scende in pista per dare dimostrazione che alla sua età si è ancora provetti ballerini.
Pubblicati: 1 - Mario Giunco; 2 - Luigi Lamolinara; 3 - Anna Maria Rapagnà; 4 - Domenico Cappucci; 5 - Domenico Osmi.
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ANDREA DI GIACOMO
l rosetano Andrea Di Giacomo anche quest’anno ha lasciato un segno a livello mondiale con la sua inseparabile fisarmonica. Dopo i podi degli scorsi anni in Russia, Lituania e Austria e la vittoria del prestigioso Premio Internazionale di Castelfidardo, una delle più difficili competizioni al mondo, quest’anno non poteva che migliorarsi creando il Virtuosity Duo con l’amico Lorenzo Bosica e con cui hanno incantato le giurie del Premio Internazionale di Castelfidardo vincendo il primo premio e a Turku (Finlandia) vincendo la prestigiosa Coppa
Mondiale per Ensemble World Music. Anche da solista Andrea è riuscito a a salire sul podio dei concorsi internazionali CMA (Trofeo Mondiale in Martigny, Svizzera) e CIA (Coppa Mondiale in Turku, Finlandia). Dopo il concerto dello scorso anno a Joensuu (Finlandia) quest’anno è stato invitato a suonare a Shangai (China) per una serie di concerti con il Virtuosity Duo. Andrea studia fisarmonica moderna con il noto jazzista rosetano Renzo Ruggieri e attualmente sta preparando la sua prima incisione discografica in uscita in primavera.
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Partecipazione e apprezzamenti per il concorso storico-letterario indetto dal Comune di Roseto dal titolo
La Storia dei luoghi
di Emanuela De Luca e Letizia Ferrini
Dal giudizio degli ospiti partecipanti si evince come l’iniziativa sia stata accolta con molto favore. È stata un’occasione importante per centinaia di studenti di approfondire la storia della nostra città. Ora dovranno produrre un racconto breve
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l Comune di Roseto degli Abruzzi - in collaborazione con l’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor e con il coordinamento delle scuole: I Circolo D’Annunzio (con i vari plessi e distaccamenti), II Circolo Celommi-Romani (con i vari plessi e distaccamenti), l’Istituto Moretti e il Liceo Saffo - ha organizzato il Primo Concorso Letterario “La Storia dei luoghi”, riguardante il territorio rosetano e basato su una settimana di studi di microstoria (dal 9 al 14 novembre 2015), che ha coinvolto tutte le scuole rosetane, nella fattispecie le V Elementari, le III Medie e il IV anno delle Superiori. Nella prima giornata, svoltasi il 9 novembre, è intervenuto Mario Giunco, responsabile del settore cultura del Comune di Roseto. A seguire hanno dato la loro disponibilità: Antonio Di Felice (preside e storico, 2^ giornata), Luigi Celommi (artista, 3^ giornata), Franco Sbrolla (autore del libro La storia di Roseto e della Riserva Naturale Borsacchio, 4^ giornata), Tonino Sperandii e Enzo Corini (rispettivamente autore della rubrica “Racconti del passato” e autore di diversi libri sulla storia e sulle tradizioni rosetane, 5^ giornata), Emidio D’Ilario e Luciano Di Giulio (entrambi filatelici e collezionisti, 6^ giornata). Gli incontri si sono svolti pres-
so l’Aula Magna dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Vincenzo Moretti”. In tutti gli appuntamenti è stato proiettato il film-documentario Roseto e le sue storie nelle quattro parti che lo compongono, vale a dire Le Quote (1860-1887) nelle prime due giornate, Rosburgo (1887-1927) nelle seconde due giornate, Roseto degli Abruzzi I parte (19271960) nella quinta giornata, Roseto degli Abruzzi II parte (1960-2010) nell’ultima. Gli ospiti hanno meravigliosamente raccontato la loro esperienza del tessuto connettivo locale attraverso i molti personaggi che hanno contribuito alla crescita della nostra città, trasmettendo ai ragazzi una sorta di forza che li rende più uniti, li fa sentire parte viva di una Roseto che non deve essere dimenticata dalle future generazioni. La coscienza delle radici storiche locali fa sì che le giovani generazioni possano riappropriarsi dei luoghi della cultura e più questi sono “comuni” maggiore è la possibilità di creare una identità condivisa, unitamente alle opportunità di crescita. Tale occasione ha permesso ai tanti studenti di passare dalla storia del territorio alla vita di grandi uomini nostri concittadini, che hanno dato sempre il massimo per portare alto il nome di Roseto, e che noi oggi non possiamo far altro che ringraziare. Un aspetto fondamentale è
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stato il giudizio molto positivo espresso da tutti gli ospiti, i quali hanno sottolineato la validità dell’iniziativa: l’auspicio è quello di continuare con questa formativa esperienza e di integrare nelle scuole, dove è possibile, una riflessione critica per una maggiore diffusione della storia dei luoghi (microstoria). Incontri di questo tipo dovrebbero essere più frequenti e bisognerebbe coinvolgere sempre di più i ragazzi di tutti gli Istituti, perché anche i piccoli gesti possono
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dare ai giovani la forza di non arrendersi e di continuare a combattere per dei giusti ideali! Adesso la parola passa agli studenti che dovranno produrre un racconto breve. Il termine ultimo dei lavori è fissato per il 29 febbraio 2016. La premiazione (ai primi per ogni sezione andrà una targa più un assegno) avverrà nell’ambito del premio di saggistica, che si svolgerà a maggio del prossimo anno, mese in cui Roseto nacque nel 1860.
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CULTURA di MARIO GIUNCO
PARLARSI, LA VERA CURA Solitudine, depressione, incomunicabilità. Sotto la lente di uno dei grandi della psichiatria, Eugenio Borgna
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scoltare Eugenio Borgna è una esperienza unica e sempre diversa. Il suo linguaggio, denso e allusivo, ricco di risonanze poetiche, colpisce per la sua profondità. Nel 2011 vinse il premio di saggistica “Città delle rose” con “La solitudine dell’anima” (Ed. Feltrinelli, 2011). Nella sua “prolusione” incantò letteralmente l’uditorio. Eppure parlava della solitudine come condizione ineliminabile - ma non sterile e improduttiva – dalla vita. In essa si riflettono “desideri di contemplazione, di tristezza e di angoscia, di silenzio e di preghiera, di attesa e di speranza”. Il libro si apre con la dedica “Ricordando anni lontani e felici”, cui seguono due versi di Emily Dickinson: “Forse sarei più sola/ senza la mia solitudine”. Borgna: “La solitudine si nutre di infanzia e di memoria, di luci e di ombre, di desiderio e di grazia, negli orizzonti di una vertiginosa discesa nella propria interiorità. La solitudine è un abisso che si spalanca dinanzi a noi, risucchiandoci e affascinandoci con i suoi insondabili sortilegi, è il nostro ‘destino’ anche quando non ne abbiamo coscienza”. Leopardi, citato da Borgna: “L’uomo disingannato, stanco, esperto, esaurito di tutti i desiderii, nella solitudine appoco appoco si rifà, ricupera se stesso, ripiglia quasi carne e lena, e più o meno vivamente, a ogni modo risorge”. La solitudine perde la sua connotazione esclusivamente negativa. Come la depressione, nel volume “Elogio della depressione” (Ed. Einaudi, 2011), scritto con il sociologo Aldo Bonomi. Le ferite inferte dalla depressione, la fragilità, la malattia indicano i valori che danno un senso all’esistenza. Al contrario dell’indifferenza: “L’indifferenza è davvero la malattia più crudele e inesorabile della vita psichica, e in essa siamo prigionieri di un deserto della speranza che non consente alcuna reale comunicazione, alcuna sincera relazione, con il
mondo delle persone e delle cose. Nella indifferenza siamo immersi in una solitudine arida e pietrificata, che nulla ha a che fare con la solitudine interiore, con la solitudine creatrice, e che diviene isolamento”. Il terzo volume, di cui diamo qualche fugace cenno – perché i libri di Borgna non si possono “raccontare”, bisogna confrontarcisi, immergercisi, lasciarsi guidare da essi – è “Parlarsi. La comunicazione perduta” (Ed. Einaudi, 2015). Vi sono esperienze radicate nella vita, come la tristezza, la sofferenza, la felicità, la solitudine, la tenerezza, il desiderio di comunità, la speranza, la malattia, che ci avvicinano alle “sorgenti profonde” della condizione umana. Come si può entrare in comunicazione con ciascuna di queste esperienze? Solo con il dialogo e la relazione. Noi comunichiamo con gli altri in modo tanto più intenso e terapeutico, quante più emozioni siamo in grado di provare e vivere. La sofferenza psichica, in particolare, è compromissione o perdita della comunicazione. La cura è la disperata ricerca di parole, di gesti, di testimonianze umane, che consentano alla comunicazione di rinascere. I libri di Borgna non sono per “iniziati”. Il lettore comune potrà trarvi giovamento, folgorato da barlumi e frammenti, che alla fine si ricompongono, come in un mosaico. Un esempio. La famiglia, spesso luogo dell’incomunicabilità: “Non si parla molto, oggi, in famiglia e in società: non si ha molto tempo, per parlare e per ascoltare le cose che ci stanno magari a cuore…Ma le chiacchiere, le conversazioni mondane, non danno un senso alle giornate e alle stagioni della vita; scorrono veloci e inafferrabili, inconsistenti e intermittenti, liquide e acquatiche, mai in profondità e sempre in superficie; non lasciano tracce nella memoria vissuta che non ha nemmeno il tempo di trattenerle e di rielaborarle, di farle proprie e di archiviarle”. Parlarsi è sempre meglio. Chissà se qualcuno non apra le orecchie…
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intervista
Mattoncini rossi: un libro per il Nepal
di Martina Bidetta
È un lavoro che parla di un’esperienza diretta in un Paese che ha subito gravi devastazioni a causa del terremoto dello scorso aprile
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attoncini Rossi è il titolo del libro che Salvatore D’Ascenzo (residente a Giulianova) ha dato alle stampe per raccogliere fondi da destinare alla popolazione nepalese, colpita lo scorso 25 aprile da un devastante terremoto che ha distrutto la vita e le speranze di migliaia di persone già piegate da svariate difficoltà. Le immagini di quei cumuli di macerie e i frammenti dei “mattoncini rossi” delle abitazioni, a cui Salvatore ha dedicato il titolo del suo lavoro, sembrano destinati a rimanere l’icona di una tragedia che ha raso al suolo il Paese e ucciso migliaia di persone, ferendo piazze e templi di un centro storico che l’Unesco, nel 1979 ha dichiarato patrimonio dell’Umanità. Eri già stato in Nepal prima del terremoto del 25 aprile? Ero stato in quei villaggi già qualche anno prima che si verificasse quella terribile scossa, ma si era trattato di un viaggio tradizionale, volto alla visita dei luoghi di maggiore attrattività. Poi ho capito che il Paese aveva molto da offrire dal punto di vista umano. Con la sua economia sottosviluppata la civiltà nepalese assumeva una connotazione autentica, non civilizzata, ma improntata su valori veri, semplici e incontaminati. La prima impressione, appena atterrato a Kathmandu, è stata quella di una realtà contrassegnata da degrado e soprattutto povertà. Ero molto perplesso, ma anche desideroso di conoscere meglio i luoghi nei quali mi trovavo. E poi il ritorno a Kathmandu con uno spirito diverso. Sono tornato in Nepal spinto dalla volontà di scrivere un libro. La città che mi aveva accolto con freddezza la prima volta si è trasformata in una realtà nella quale percepivo quella familiarità e soprattutto sicurezza che mi rendeva sereno e sciolto. Avevo deciso di scavare al di sotto della semplice apparenza. Lasciavo nella guesthouse i miei effetti personali e mi avventuravo tra i villaggi per aprirmi alla conoscenza delle persone; il contatto con loro era molto più interessante di quanto potevo pensare. Era bellissimo, io mi aprivo a loro e loro si aprivano a me. Qual è l’attuale situazione in Nepal? L’ondata di solidarietà internazionale è stata notevole, ma l’attenzione mediatica, immediatamente successiva all’evento tellurico, si è in breve tempo discostata da quelle che sono le reali emergenze di una popolazione colpita profondamente. La fase strettamente emergenziale che si è aperta subito dopo la scossa di terremoto è passata, adesso inizia quella della ricostruzione. Anche i danni al patrimonio culturale sono ingenti. Adesso più che mai c’è bisogno di aiuti umanitari. Quanto è stato difficile scrivere un libro, assumendo le vesti del narratore protagonista? Anche se ho iniziato a scrivere sin da piccolo qualche breve riflessione o semplici versi, questa è la prima volta che mi accingo a dare vita ad un libro vero e proprio. Quando certe esperienze le vivi in prima persona, sulla tua pelle, scrivere diventa nient’altro che la naturale esternazione delle tue emozioni. E spesso mi viene da pensare: “Ma quelle
parole le ho scritte davvero io?”. Quando ci sono le motivazioni, coniugare il viaggio e la scrittura è davvero entusiasmante. Inizialmente “Mattoncini rossi” doveva essere un libro fotografico, poi la necessità di descrivere al meglio ciò che osservavo e vivevo in quei luoghi mi ha spinto a ricercare una modalità di narrazione discorsiva, fatta di parole e non solo di immagini. Nel libro ho riportato diverse testimonianze, per far percepire la drammaticità di quei momenti per la popolazione nepalese e anche dei consigli per chiunque voglia visitare il Nepal. Ci tengo a ringraziare di cuore la casa editrice, la Evoé Edizioni di Teramo, che ha appoggiato sin da subito il mio progetto, fornendomi la massima disponibilità affinché potessi concretizzare questo mio desiderio. L’intero ricavato derivante dalla vendita del libro verrà destinato all’associazione Medical Mercy Canada. Anche se la denominazione può essere fuorviante, è costituita da volontari e staff nepalesi. Come mai hai scelto di appoggiare le attività di questa organizzazione? Perché si tratta di una piccola realtà che opera nei luoghi più drasticamente piegati dal terremoto. Ho conosciuto personalmente la signora Elsie James, Nepal Country Manager dell’associazione, una persona straordinaria che si è dimostrata molto entusiasta del mio progetto. È un’organizzazione che conosce appieno le esigenze e le priorità del territorio, nel quale è profondamente radicata. Opera in Nepal da più di vent’anni, lavorando costantemente per dare un concreto sostegno alla popolazione. Non fornisce soltanto assistenza medica, ma si occupa, più in generale, di accrescere il benessere della collettività (ad esempio predisponendo strutture per il filtraggio dell’acqua, trovando una collocazione ai ragazzi più deboli che altrimenti sarebbero destinati a vivere ai margini della società). Non ricevendo aiuti istituzionali, finanzia le proprie attività soltanto con i fondi dei donatori. Qual è stata l’immagine più triste del tuo viaggio? Quella di un ragazzo, Sabin, che si affrettava, con la madre e la zia, a cercare tra le macerie della sua abitazione andata in frantumi, le sue scarpe e le pentole. Parlare con lui, sapendo di non poter far nulla per renderlo felice, mi ha lasciato un magone in gola. Della loro casa era rimasto soltanto un muro, il resto erano solo macerie. Così gli ho sussurrato: “Sapresti dirmi dov’era la tua camera? No, purtroppo sono rimasti soltanto frammenti di mattoncini rossi”. Nonostante non abbiano più un tetto sotto il quale ripararsi, i nepalesi rimangono lì. Hanno costruito delle tende provvisorie, che spero non diventino le loro abitazioni definitive. C’è un legame affettivo con il loro territorio che va oltre la disgrazia. Ci lasciamo così, con i suoi occhi espressivi che riflettono i sentimenti di un cuore estremamente sensibile alla realtà che ci ha raccontato. La nostra speranza è che il suo libro, disponibile in diverse librerie (tra cui “La Cura” di Roseto) ma anche online, possa rappresentare un mezzo per far tornare il sorriso a chi vive quotidianamente tra le macerie.
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42 di Giorgio Mattioli
Perché Roseto non ha un monumento alle “Lancette”?
Per l’artista Giorgio Mattioli tale assenza è un fatto grave Le “Lancette” hanno rappresentato molto per la vita dei Rosetani, sotto il profilo umano, sociale ed economico. Bisognerebbe che la politica da subito s’impegnasse a ricordare questa tipica imbarcazione della nostra marineria, ritratta da tanti artisti, a iniziare dai Celommi
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hissà dove si trovano ora le Lancette di un tempo, quelle della famosa ed impavida flottiglia di Roseto degli Abruzzi, sembrano letteralmente dissolte nell’aria, sperse chissà dove non se ne trova più traccia. Il Sindaco Pavone non mi ha saputo dare alcuna risposta, anzi, con i soliti modi bruschi e schivi che gli sono tristemente noti, mi ha fatto intendere che era un problema che non lo riguardava! Né avevo ricevuto una qualche risposta dall’ex sindaco Franco Di Bonaventura, nonostante il suo sorriso a tutto tondo, tanto meno mi ha potuto rispondere l’ottimo On. Nicola Crisci che, a suo tempo, si era adoperato per il restauro di ciò che oggi, purtroppo, si è trasformata in una zona di vipere:” La fontana dell’Accolle ”. Così mi sono reso conto che era un argomento scottante e che forse, scandagliare troppo, avrebbe potuto portare alla ribalta gravi e catastrofiche problematiche socio-culturale-politiche. Magari! Io sono convinto, dopo ulteriori ed incessanti ricerche personali che non aver conservato almeno una “lancetta”, sia stato un atto talmente infame da coprire di meschineria, vigliaccheria, pusillanimità, ogni Rosetano che conservi ancora un briciolo di amor proprio. Forse un’ultima lancetta, come monumento, avrebbe creato, nelle nuove coscienze dei giovani rosetani, troppe domande? Che le radici di un popolo forte ed orgoglioso non devono essere riportate in superficie? Oppure ricordare i nonni o i bisnonni è disdicevole, data l’umile ma onesta progenie? Stiamo par-
lando di quegli uomini da cui noi siamo nati! Per Dio!! E che ogni giorno rischiavano la vita, lottando come bestie contro la forza del mare, per noi, per portare sostentamento sia alla propria famiglia che all’intera comunità! Ma chi glielo dice ai ragazzi? Io stesso devo alla flottiglia rosetana, i veri ed unici “eroi del mare”, la mia scelta di “vita” quando l’estate si scendeva da Forlì, dove vivevo con la mia famiglia, qui a Roseto, per trascorrervi le vacanze. Vedi? Mi diceva mio Padre, indicando tre ragazzi indaffarati attorno ad una barca enorme dalla vela arancione, vedi come finirai, se non studi? Finirai a lavorare dall’alba al tramonto! Rifletti! Se riflettevo? Eccome riflettevo! Quale insegnamento fu quello! Non rendere giustizia a questi eroi, per quanto mi riguarda, è un osceno vilipendio perpetrato impunemente ai veri rosetani; un orrendo atto di codardia voluto da poveri politici senza alcuna dignità! Una popolazione senza memoria storica non merita di sopravvivere. Questi nostri amministratori non solo sono peggiori dell’ISIS ma stanno scoprendo che erigere colonne da 24 mila euro comemonumenti, sia una novità mondiale! Pertanto, auguro alle giunte comunali future di prestare più attenzione ai suggerimenti di quei cittadini rosetani che hanno portato il proprio talento stimatissimo nel mondo. Tornare nella propria Roseto e vederla ineluttabilmente decadere è veramente triste, triste, triste! Povera Roseto serrata nella miserrima “turris eburnea”, dell’immonda figlia dell’ignoranza, la peggiore delle malattie: la presunzione!
P.S. L’ignobile distruzione delle lancette rosetane è opera originale (riportata qui sopra), dipinta dal sottoscritto nel c.a. firmata ed autenticata in b.d. 2015.
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Le lungaggini burocratiche di Poste Italiane
Un nostro lettore è entrato nel tunnel delle lungaggini burocratiche degli uffici, nel caso specifico di poste Italiane. Sembrava non uscirne più per le tante richieste, fino a quando ha scritto al direttore della sede centrale delle Poste rosetane e, per conoscenza, alla direzione nazionale. La sua lettera-sfogo (con venature ironiche) ce l’ha girata. Esimio Direttore, Le scrivo per farle notare Quante volte sia dovuto venire presso il Suo ufficio per cercare di risolvere la pratica di successione dovuta alla dipartita di mia moglie. Prima le ho portato il certificato comunale in bollo che attestava la sua morte e la mia firma che attestava che io ero l’unico erede. Poi sono venuto varie volte con i libretti di risparmio di mio suocero, mia moglie e mia suocera “Tutti deceduti”. Dopo le ho portato anche il certificato dell’ufficio Registri di Giulianova in cui si attestava che ero erede unico della successione. Naturalmente Lei accettava giustamente anche questo documento. Pochi giorni dopo venivo ancora richiamato nel Suo ufficio per una correzione dell’atto comunale: si doveva attestare che io ero il marito del Decuius. Di nuovo passaggio in Comune e passaggio all’ufficio postale. Speravo che la cosa ormai fosse giunta al termine. Invece no,venivo ancora richiamato, perché le Poste Italiane vogliono sapere se mia moglie ha fatto testamento. Fermo restando che non ne vedo il motivo, lo ritengo anche un tentativo
palese di violazione della “privacy”. Cosa deve importare alle Poste Italiane se mia moglie ha fatto o non ha fatto testamento quando erede ed unico responsabile sono io? Potrei capire se mia moglie avesse fatto dono a Lei o Al Direttore Generale delle poste di un Water portatile a seggiolone inizi ‘800, in noce intagliato,con sotto un pitale estraibile in ceramica “Di Castelli” appartenente ad una trisavola di mia moglie che usava nel suo boudoir nei suoi “Momenti magici”. Impacchettato da anni in garage di cui ho perso le tracce. Detto questo, a parte il fatto di essere stufo di fare avanti e indietro presso l’ufficio in cui Lei lavora, ho deciso, dopo che mi sarò informato se nella risposta possa esserci violazione della “privacy”, di prendermi il mio tempo, anche perché se Lei, esimio direttore, invece di accettare pratiche a suo dire incomplete, avesse fatto una unica richiesta o anche due, non mi sarei trovato a passeggiare settimanalmente dentro un ufficio postale. Con Cordiale Osservanza Enzo Corini
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riabita 2015
il premio va ad un architetto donna di Pineto Dal 6 all’8 novembre 2015, al Fermo Forum, Riabita è stata la prima edizione del Salone dell’Abitare. Hanno partecipato 170 aziende, in rappresentanza di 11 regioni italiane, per 5000 visitatori
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ipensa, Ristruttura, Riqualifica: sono state queste le parole d’ordine di Riabita 2015, il salone organizzato con l’obiettivo di ripensare il patrimonio edilizio pubblico e privato, con nuove funzioni e destinazioni d’uso sostenibili. Il tutto nel segno di una nuova e più consapevole cultura delle costruzioni, che coniuga il recupero della miglior tradizione, alla capacità di innovare. Il premio finale di Riabita, è stato suddiviso in tre sezioni: uno di green economy, uno di rigenerazione urbana ed un ultimo di design. Proprio per la sezione “Design”, è stato premiato, con il 1° posto, l’architetto teramano Chiara Micacchioni: una giovane artista di Pineto. Il concorso al quale la Micacchioni ha partecipato, aveva la finalità di dare voce a designer che avessero la capacità di ideare e realizzare progetti a basso impatto ambientale. Il progetto presentato dall’architetto teramano, vede l’inserimento, in un lotto agricolo occupato da ulivi secolari e mandorli nelle campagne del Comune di San Vito dei Normanni (BR), di una struttura ricettiva diffusa con il recupero e l’ampliamento di un trullo, una lamia esistente (un’architettura spontanea e tipica della civiltà contadina), il recupero di un’architettura ipogea presente sul sito (opera di monaci basiliani) e la costruzione di nuove unità abitative. Un progetto, dunque, che vede l’intreccio tra architetture esistenti e nuove che dialogano e insieme cercano un rapporto di armonia con la natura, con le tradizioni costruttive e con la storia. Per la costruzione, l’architetto
di Martina
assicura l’utilizzo di materiali naturali e sostenifranchi bili che, affiancati ad un’attenta progettazione bioclimatica (orientamento, ventilazione naturale, isolamento con sughero, sistemi radianti, predisposizione dei tetti per fotovoltaico e solare termico, sistemi per l’ombreggiamento) fanno del progetto un intervento, appunto, sostenibile a livello ambientale, economico e sociale. Alla luce di questi elementi, il progetto è stato particolarmente apprezzato dalla giuria per la sua capacità di reinterpretare gli stilemi della tradizione in chiave moderna ed originale. “RIABITA 2015 è stato un salone particolare e assolutamente contemporaneo per le tematiche affrontate”, ha dichiarato l’architetto che abbiamo sentito per l’occasione. “Ha messo l’accento sul recupero del patrimonio edilizio esistente, sulla ristrutturazione e riqualificazione, per dare impulso alla volontà di dare nuova vita a ciò che le città hanno già, evitando il consumo ulteriore di suolo. Tutte le aziende presenti hanno dato valore a tale concetto contribuendo con l’esposizione di nuovi materiali e tecnologie che senza dubbio vanno nella giusta direzione: la sostenibilità ambientale, quell’attenzione e quella maggiore consapevolezza della necessità di preservare l’ambiente”. Il primo posto al Premio Riabita, è stato per l’architetto Micacchioni una gratificazione particolare: ci racconta, infatti, che per lei è stata una doppia e positiva esperienza, sia a livello formativo, grazie alla visita e partecipazione ai convegni che sono stati organizzati durante la tre giorni; sia a livello di riconoscimento del lavoro svolto con lo studio. “Credo che occasioni ed eventi di questo tipo dovrebbero moltiplicarsi per dare voce ai giovani che sicuramente, con il loro lavoro, hanno qualcosa da dire e da dare alla società”, conclude soddisfatta Chiara Micacchioni. Chiara Micacchioni, classe 1981, si è laureata in architettura presso la Facoltà di Architettura di Pescara, nel 2007. Artista, è specializzata in grafica e interior design. Si è abilitata alla professione nel 2008 ed è co-titolare dello studio Tea.rchitettura.
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daniele Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO
Ci sono voluti 4 nonni e 2 bei genitori per fare un capolavoro come me! Sono Daniele lo scugnizzo della mia super famiglia e il 5 dicembre compirò
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Giuseppe D’Ecclesia (Mastro Peppe) e Teresa Settepanella 50 anni insieme sono tanti, siete veramente da amrnirare vi vogliamo un mondo di bene.
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