Tesi laurea magistrale - Elena Aldà

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POL I T ECNI CO DIMI L ANO S CUOL ADIARCHI T ET T URAES OCI ET A’ PROGET T AZ I ONET ECNOL OGI CAEAMBI ENT AL E

RICO NVERTIRE IL CO STRUITO R IF U N Z IO N A L IZ Z A Z IO N E D EL P O LO P R O D U T T IV O D I S A N T ’ E U F E M IA

RELATORE Prof. Andrea Cam pi ol i

Elena Aldà Am anda C eretti

ANNO ACCADEMI CO 2011/ 2012

TESI DI LAUREA M AG ISTRALE IN ARC HITETTURA



POL I T ECNI CO DIMI L ANO S CUOL ADIARCHI T ET T URAES OCI ET A’ PROGET T AZ I ONET ECNOL OGI CAEAMBI ENT AL E

RICO NVERTIRE IL CO STRUITO R IF U N Z IO N A L IZ Z A Z IO N E D EL P O LO P R O D U T T IV O D I S A N T ’ E U F E M IA

RELATORE Prof. Andrea Cam pi ol i

Elena Aldà Am anda C eretti

ANNO ACCADEMI CO 2011/ 2012

TESI DI LAUREA M AG ISTRALE IN ARC HITETTURA



INTRODUZIONE 1. LA QUESTIONE DEL RIUSO 1.1. IL CONCETTO DI RIUSO: INTERPRETAZIONI ED EVOLUZIONE NEL TEMPO

003

1.2. LA RIFUNZIONALIZZAZIONE DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI

007

1.2.1. EVOLUZIONE TIPOLOGICA DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI 1.2.2. LA TIPOLOGIA DEL CONTENITORE E POTENZIALITA’ 1.2.3. RECUPERI CONTEMPORANEI DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE

1.3. MODALITA’ DI APPROCCIO ALL’INTERVENTO DI TRASFORMAZIONE

009 010 011 015

2. I PARADIGMI DI PROGETTO 2.1. LA SOSTENIBILITA’ NEL SETTORE EDILIZIO

019

2.2. I PROTOCOLLI PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE DEGLI EDIFICI

023

2.2.1. IL PROTOCOLLO ITACA 2.2.2. IL SISTEMA DI CERTIFICAZIONE LEED 2.2.3. SELEZIONE DEI PRINCIPI DI SOSTENIBILITA’ PROPOSTI DAI PROTOCOLLI

2.3. CRITERI FONDATIVI DI PROGETTO

025 026 028 047


3. IL PROGETTO 3.1. ANALISI DEL CONTESTO

3.1.1. LA CITTA’ DI BRESCIA NEL CONTESTO LOMBARDO

057

057 058 061 067

3.1.2. INFRASTRUTTURE E PRINCIPALI LINEE VIARIE

069 070 071 072 073 075

3.1.3. IL TESSUTO RESIDENZIALE CIRCOSTANTE L’AREA DI PROGETTO

077 078 080 084 085

3.1.4. IL POLO PRODUTTIVO

087 088 088

3.1.5. LA COMPONENTE AGRICOLA E LE RETI ECOLOGICHE

091 093 095

3.1.6. LE CAVE

099 100 106 108

3.1.1.1. STORIA E TERRITORIO 3.1.1.2. BRESCIA CITTA’ VERDE 3.1.1.3. UNA CITTA’ IN TRASFORMAZIONE

3.1.2.1. VIABILITA’ PRIMARIA ESISTENTE 3.1.2.2. LA LINEA FERROVIARIA E GLI AEROPORTI BRESCIANI 3.1.2.3. IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO 3.1.2.4. LA NUOVA LINEA METROPOLITANA 3.1.2.5. IL PROGETTO BICIMIA 3.1.3.1. IL QUARTIERE S. POLO E IL PROGETTO DEL BENEVOLO 3.1.3.2. IL QUARTIERE S. POLINO E NUOVA ESPANSIONE 3.1.3.3. IL QUARTIERE S. EUFEMIA DELLA FONTE 3.1.3.4. IL QUARTIERE BETTOLE/BUFFALORA 3.1.4.1. ATTIVITA’ E TIPOLOGIA DELLE AZIENDE PRESENTI 3.1.4.2. PREVISIONI E PROPOSTE DI PIANO

3.1.5.1. IL TESSUTO AGRICOLO 3.1.5.2. IL SISTEMA ECOLOGICO

3.1.6.1. CAVE, ATTIVITA’ ESTRATTIVA, IMPATTO E RECUPERO AMBIENTALE 3.1.6.2. NATURA E TIPOLOGIA DELLE CAVE BRESCIANE 3.1.6.3. IL PARCO DELLE CAVE E LA CITTADELLA DELLO SPORT


3.2. ANALISI AREA DI PROGETTO

113

3.2.1. DESCRIZIONE AREA DI PROGETTO

113 114 114 116

3.2.2. ANALISI DEI FABBRICATI ESISTENTI

117 118 119 119 120 121 121

3.2.1.1. ANALISI DELLA VIABILITA’ CHE INTERESSA IL LOTTO 3.2.1.2. LA NUOVA STAZIONE METROPOLITANA ED I PROGETTI FUTURI 3.2.1.3. DESCRIZIONE DEL COSTRUITO E DELL’AREA

3.2.2.1. EDIFICIO E1 3.2.2.2. EDIFICIO E2 3.2.2.3. EDIFICIO E3 3.2.2.4. EDIFICIO E4 3.2.2.5. EDIFICIO E5 3.2.2.6. EDIFICIO E6

3.3. IL PROGETTO DI RIFUNZIONALIZZAZIONE

123

3.3.1. DESCRIZIONE DEL PROGETTO

3.3.1.1. NUOVE FUNZIONI COME INPUT PER LA TRASFORMAZIONE DELL’AREA 3.3.1.2. VIABILITA’ E ACCESSIBILITA’ ALL’AREA 3.3.1.3. GLI SPAZI APERTI 3.3.1.4. APPROCCIO AL COSTRUITO

3.3.2.1. EDIFICIO E1 3.3.2.2. EDIFICI E2-E3 3.3.2.3. EDIFICIO E4 3.3.2.4. EDIFICIO E5 3.3.2.5. EDIFICO E6

123

124 125 126 127

129 130 133 134 135 135

3.3.2. LA TRASFORMAZIONE DEGLI EDIFICI

3.4. SISTEMI TECNOLOGICI PRE-ESISTENTI

137

3.5. SISTEMI TECNOLOGICI INTRODOTTI

141

3.6. NUOVA STRUTTURA INTRODOTTA

147


3.7. PRINCIPALI MATERIALI UTILIZZATI

149

3.8. VETRI FOTOVOLTAICI

157

3.9. ANALISI DEI PACCHETTI STRATIGRAFICI DI PROGETTO

159

CONCLUSIONI

169

BIBLIOGRAFIA

172

SITOGRAFIA

177

ALLEGATI

186


INTRODUZIONE La conformazione della città, nel corso del Novecento, ha dovuto affrontare alcuni cambiamenti significativi riguardanti l’assetto urbano sul territorio, legati al mutamento del carattere sociale, economico e del vivere quotidiano. La città industriale, il cui pilastro portante era la Fabbrica, luogo di lavoro ma anche simbolo culturale, aveva assunto una conformazione urbanistica tipica dell’epoca, caratterizzata dal decentramento delle attività produttive nelle campagne circostanti l’abitato. Nel corso degli anni, si è assistito ad un processo di espansione della città che ha portato ad un avvicinamento delle attività produttive al costruito urbano e un successivo inglobamento delle stesse. Contemporaneamente, il passaggio ad una cultura post-industriale ha causato il decadimento del concetto di fabbrica e più in generale dei luoghi di produzione, i quali non sono più percepiti come opportunità e positività per il territorio, ma come oggetti da riconvertire e trasformare. Alla perdita di centralità del sistema produttivo nella cultura moderna, si è contrapposta una nuova tendenza che propone funzioni al servizio della collettività ed un conseguente interesse verso il recupero del territorio e del paesaggio. Sono nati così i grandi progetti di riuso e trasformazione di aree che hanno perduto la loro originaria funzione oppure che ospitano una destinazione non più consona al contesto in cui sono inserite. In questo caso privilegiare siti già urbanizzati permette di inserire nuove funzioni e mantenere memoria storica del luogo, cimentandosi


nella scommessa di creare nuova qualità urbana. L’area oggetto della tesi si inserisce in questo contesto di innovazione dell’assetto urbano in cui nuove funzioni collettive vengono insediate in aree il cui ruolo originario non risponde più alle esigenze del luogo in cui si trovano. Diventano quindi occasione per restituire al territorio una qualità semantica, ambientale e formale che è andata perduta nel tempo. L’area prescelta si colloca in prossimità del limite sud-est del territorio comunale di Brescia, su cui è fortemente radicata un’intensa attività estrattiva, noto tassello dell’economia della città. Il sito di progetto è delimitato a nord da S.Eufemia, antico borgo di origine medievale, a sud dal quartiere di Buffalora caratterizzato dalle note “Bettole di Buffalora”, a ovest dai più recenti quartieri di S.Polo e di S.Polino e ad est da un tessuto agricolo consolidato, contraddistinto da un fitto sistema di antichi cascinali. La zona pur essendo collocata in posizione periferica rispetto alla città, manifesta grandi potenzialità di sviluppo. Per questo motivo, soprattutto negli ultimi anni, è stata oggetto di grandi progetti di espansione, a partire dalla realizzazione del nuovo centro internodale dei trasporti pubblici, che prevede i capolinea della nuova linea metropolitana e della tratta est degli autobus interurbani. Nello stesso progetto, in adiacenza alla stazione metropolitana, è prevista la realizzazione di edifici a torre con funzioni commerciali e residenziali. Essendo la zona circondata da un intenso sistema di cave in parte dismesse, il progetto comunale del “Parco delle Cave” ha la funzione di recuperarle,


bonificarle e connetterle, creando un sistema verde nel quale trova spazio anche il progetto della “Cittadella dello Sport”; in tal modo si cerca di innescare un sistema di funzioni che possano rivitalizzare l’area, in un tessuto esistente oggi poco vissuto a causa del forte assetto estrattivo e produttivo che si è consolidato nel tempo. Nonostante la grande quantità di progetti che il Comune ha in previsione di realizzare, l’approccio critico a queste proposte ne ha evidenziato la frammentarietà e l’incompatibilità delle funzioni presenti, rimarcando la mancanza di una visione unitaria sul ruolo strategico che questo brano di città potrà ricoprire in futuro. L’intento della tesi è quella di creare una trasformazione coerente e graduale, inserendo funzioni che mitighino il rapporto tra le nuove realizzazioni e il tessuto produttivo-industriale che caratterizza questo luogo dagli anni ‘80.



la questione del riuso



1.1

IL CONCETTO DI RIUSO:

INTERPRETAZIONI ED EVOLUZIONE NEL TEMPO


Il significato letterale del termine riuso(1) racchiude nella sua essenza due diverse accezioni, molto simili tra loro, ma con una sostanziale differenza: 1. Uso ulteriore di qualcosa. 2. Recupero di strutture edilizie o aree degradate in impieghi di carattere sociale, per mezzo di interventi opportuni. La prima definizione si inserisce nello scenario di vita quotidiana in cui gli oggetti di cui ci circondiamo vengono utilizzati più volte. Nella seconda definizione, strettamente legata all’ambito delle costruzioni e degli edifici che abitiamo, vi è un richiamo non solo all’ulteriore utilizzazione del manufatto che ricade nella sfera dell’azione stessa, ma anche, e soprattutto, ad una trasformazione dello stesso che può configurarsi come un semplice adattamento o cambio di funzioni d’uso e di utenza oppure in una trasformazione materica delle sue componenti al fine di trovare un nuovo significato e un nuovo ruolo dell’edificio all’interno della società. A questa concezione del termine sono dunque strettamente legati anche i concetti di recupero, rifunzionalizzazione, riconversione, riattualizzazione. Tali cambiamenti sono solitamente previsti in seguito alla perdita di utilità o di funzionalità da parte dell’edificio all’interno del sistema della città moderna rispetto al quale risulta obsoleto o privo di ruolo. E’ da sottolineare che il riuso non è da confondersi in alcun modo con il restauro il quale agisce unicamente sulla componente materica dell’edificio storico allo scopo di conservarlo nel tempo. Il riuso, invece, va oltre la mera conservazione, che può comunque essere un mezzo operativo, poiché il fine ultimo non è la preservazione dell’esistente, ma il nuovo significato di cui l’edificio dovrà farsi carico. Il problema del recupero del patrimonio costruito è una tematica che si è fortemente affermata negli ultimi vent’anni in seguito alla necessità di dover intervenire sull’esistente, sia per l’affermazione dei principi di sostenibilità che invitano ad operare su suoli già urbanizzati, sia per cercare di ricucire al tessuto urbano vitale, quelle aree che risultano slegate dal contesto e riconsegnare, al termine di queste operazioni, nuova qualità alla città. Nel corso dei secoli, l’approccio alla preesistenza non si è sempre svolta con le stesse modalità anzi la volontà di conservare, come atto di costituzione di una memoria storica con finalità sociali, è tipica del Novecento, momento storico in cui si sviluppa l’analisi e lo studio dell’antico e viene istituita per la prima volta la figura del restauratore. Nel passato il rapporto con l’esistente era legato soprattutto ai concetti di manutenzione e adeguamento. Gli edifici venivano continuamente trasformati e ammodernati, secondo lo stile dell’epoca, per rispondere alle mutate esigenze distributive e funzionali che sopraggiungevano col passare del tempo. In questo processo di continua trasformazione, la memoria storica non deteneva (1) definizione tratta da Gabrielli A., Grande Dizionario Italiano, ed. Hoepli, Milano, 2011.


alcun ruolo e la consuetudine di procedere per stratificazioni continue era prassi comune. Con l’introduzione,a partire dall’Ottocento, delle più moderne tecniche costruttive e la successiva imposizione della prefabbricazione, divenne preferibile, sia in termini di tempistiche, sia per le mutate esigenze abitative della popolazione, sia per quanto riguarda la problematica dell’adeguamento normativo, costruire ex novo piuttosto che cimentarsi in operazioni di modifica dell’esistente. Proprio in questo periodo, se da un lato si assisteva al fiorire delle teorie del restauro e della conservazione degli edifici antichi, la spinta verso la modernizzazione pose le basi per una massiccia realizzazione di nuovi edificati su terreni vuoti o resi tali a seguito di demolizioni ed espropri di terreni agricoli. L’urbanizzazione selvaggia, che si è compiuta dal dopoguerra ad oggi, nonostante le recenti regolamentazioni, ha lasciato sul territorio molti segni e problematiche: la stratificazione progressiva delle città aveva sempre consentito il mantenimento di un senso identitario del sistema urbano, il quale si fondava su di una ben specifica serie di simboli e rapporti tra le sue parti; l’accrescimento smisurato e repentino dei nuovi comparti non ha invece permesso lo sviluppo di tali meccanismi e molti quartieri moderni non riescono a farsi carico di un ruolo all’interno della città. In conseguenza a queste problematiche tali spazi urbani conoscono dapprima la fase dell’estraniamento dal contesto nel quale sono inseriti, poi quella del degrado sociale ed infine quella dell’abbandono che termina generalmente con l’abbattimento degli edificati. Tra questi spazi senza identità molti sono costituiti da complessi industriali della prima metà del Novecento che, seppur molto attivi in piena epoca industriale, non trovano più senso nella città moderna fondata principalmente sul settore terziario. E’ necessario provvedere allora ad assegnare nuove funzioni e nuovi significati a questi complessi che rivelano grandi potenzialità sia per la conformazione stessa degli edifici che dispongono di grandi spazi interni, sia per la loro posizione strategica all’interno del territorio cittadino, sia perché quasi sempre supportati da collegamenti infrastrutturali e viari di notevole importanza. L’accessibilità si configura infatti come uno dei requisiti fondamentali per il recupero sociale degli spazi degradati: la facilità di spostamento e di fruibilità di un luogo, per ogni tipo di utenza, ne assicura la vitalità, soprattutto se le funzioni insediate sono di tipo collettivo. Come appena detto, recuperare gli edifici pone indubbiamente dei vantaggi sul piano sociale, ma è doveroso citare anche quelli riconducibili alla sfera dei costi e della sostenibilità come l’utilizzo di suoli già urbanizzati, il consumo di quantità inferiori di nuove risorse e materiali grazie al mantenimento parziale della preesistenza, il prolungamento della durata di utilizzazione delle risorse investite nell’originaria costruzione, la minor produzione di inquinanti grazie alla maggiore vicinanza dell’esistente al centro urbano che comporta minore durata negli spostamenti. Il problema, a questo punto, è capire cosa mantenere, cosa trasformare e cosa eliminare definitivamente. Tali scelte saranno costituite sulla base di una matrice di valori da perseguire e mediare tra cui l’immagine che si vuole ottenere dal nuovo edificato, il ruolo che il nuovo edificio

la questione del riuso

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deve assumere all’interno della città, il tipo di utenza, la volontà politica, i costi, il significato simbolico nella memoria sociale della preesistenza, il tipo di approccio che si intende perseguire, la rispondenza dell’esistente con le nuove funzioni da insediare, il contesto sia naturale che artificiale nel quale l’edificio si trova inserito, i vincoli posti dalle normative, la durata supposta dell’edificio e le strategie operative. A fronte di queste scelte si aggiunge il problema della contraddizione insita nel processo di cambiamento: dietro la ricercata positività della trasformazione, che si ottiene con il recupero dell’edificato e l’inserimento di funzioni più adeguate, si cela sempre la possibilità della non riuscita dell’intervento e la conseguente paura della metamorfosi che impedisce di intraprendere scelte chiare e decise nell’affrontare le tematiche poste dal riuso stesso. Questi processi decisionali sono ancora più importanti se ricadono su edifici come quelli appartenenti all’ambito produttivo, da sempre ricchi e densi di significato perché fondativi dell’economia di una città.

Approfondimenti: Boeri S., “Riconversione industriale in luoghi urbani”, in Casabella n.517 (Ottobre 1985), pp.24-30, editrice Electa periodici Bondonio A., Stop & go : il riuso delle aree industriali dismesse in Italia: trenta casi di studio, ed. Alinea, Firenze, 2005 Jager F. P., “In dialogue between epochs”, in Old&New, 2010, pag. 7-10, Birkhauser GmbH. Musica G., “I luoghi dell’industria abbandonata”, in Recupero&Conservazione n.6 (ott/nov 1995), pag. 74-80, De Lettera Editore. Zambelli E., Ristrutturazione e trasformazione del costruito, ed.Il Sole 24 ore, Milano, 2004.


1. 2

LA RIFUNZIONALIZZAZIONE DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI


La rifunzionalizzazione degli edifici industriali dismessi o non più coerenti con il contesto nel quale sono oggigiorno inseriti, è una questione sempre più pressante sia per il gran numero di complessi disponibili ad essere sottoposti a tali tipi di interventi, sia per le grandi potenzialità che questi edifici offrono. Il tema del recupero architettonico degli spazi industriali merita una trattazione a sé stante proprio per le caratteristiche specifiche dell’edificato che contraddistingue tale settore e per il legame simbolico che esso detiene con la popolazione locale. Per quanto concerne gli edifici dell’area di progetto, nonostante la loro recente realizzazione (metà degli anni ’80 e primi anni ’90), essi si inseriscono ancora nelle ultime frange di una visione del territorio legata alla decentralizzazione delle attività produttive che venivano favorite e sostenute a discapito dell’agricoltura e dell’importante patrimonio naturale di cui godeva la città. Oggigiorno tale mentalità è ormai decaduta e il sito si trova inserito in un nodo focale di un ampio e importante processo di riqualificazione ecologica e sociale del territorio bresciano, con il quale l’unica possibilità di sviluppo consiste nell’adeguamento del polo produttivo verso funzioni che permettano una coesistenza delle due realtà.

FIG. 01-02-03-04 Trasformazione dell’ex sito industriale Pirelli, nel nuovo quartiere Bicocca che ospita oggi anche l’omonima Università.


1.2.1. EVOLUZIONE TIPOLOGICA DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI Nei primi anni della rivoluzione industriale europea, avvenuta verso la fine del Settecento, furono introdotti nuovi tipi edilizi nello scenario urbano, progettati appositamente per ospitare e contenere i sistemi produttivi meccanici che traevano la loro forza motrice inizialmente dai corsi d’acqua, in seguito dal vapore ed infine dall’energia elettrica. I primi opifici, costruiti all’inizio dell’Ottocento, si configurarono come edifici compatti a forma rettangolare (di dimensioni fino a 15x100 mt), alti dai tre ai quattro piani e accostati sempre a strade e vie d’acqua necessaria per il funzionamento dei macchinari. Tali costruzioni erano generalmente sostenute da pareti perimetrali portanti e da un’orditura centrale di pilastri in muratura, che verranno sostituiti nel tempo da quelli in ghisa e ferro. Le coperture, originariamente a due falde su capriate in legno, verranno anch’esse rimpiazzate man mano da quelle in carpenteria metallica. Proprio sull’uso di colonne centrali metalliche si svilupperà il successivo stile industriale che giungerà fino a quello dei moderni capannoni prefabbricati. Il passaggio dall’energia idraulica a quella a vapore, nella seconda metà dell’Ottocento, stabilirà un aumento delle dimensioni dei corpi di fabbrica a causa della maggiore potenza dei macchinari. Si riscontra così la necessità di dover illuminare opportunamente gli ambienti di lavoro e si inizia a praticare numerose aperture di notevoli dimensioni lungo le murature perimetrali dell’edificio. Contemporaneamente si assiste alla nascita di nuove tipologie costituite per lo più da edifici monopiano che si sviluppano principalmente in lunghezza e legati alla produzione dei metalli ferrosi. Un nuovo grande cambiamento delle tipologie industriali si riscontra con l’introduzione dell’energia elettrica che trasforma radicalmente l’apparato produttivo e conseguentemente quello distributivo e costruttivo: le fabbriche diventano degli aggregati di corpi che si spostano dai precedenti luoghi isolati, sede di fonti energetiche idrauliche e di estrazione delle materie prime, per installarsi in aree a ridosso dei nuclei urbani ove sono presenti strade e ferrovie consentendo una più facile movimentazione delle merci. La trasformazione della catena di montaggio, che diviene più complessa e necessita per tali ragioni di ambienti più articolati tra loro, porta all’affermazione di spazi interni sempre più flessibili. E’ infatti sempre più pressante la consapevolezza dell’ormai rapida evoluzione dei macchinari e delle strategie produttive, dovuto al ritmo accelerato del progresso tecnologico. La fabbrica diviene sempre più un sistema integrato di edifici, infrastrutture e servizi che incorporano tutta una serie di destinazioni d’uso come magazzini, centrali termiche o energetiche, servizi, abitazioni e uffici. Durante il periodo tra le due guerre, si assiste all’emergere di nuove tipologie che ricorrono alla struttura intelaiata in cemento armato. Contemporaneamente si affievoliscono le suggestioni stilistiche e simboliche che per tutto il secolo precedente avevano caratterizzato tali edifici e si propone sempre più un’immagine di spoglia essenzialità fatta di strutture scatolari, molto spesso prive di identità e riconoscibilità, che daranno il via al crescente utilizzo di sistemi prefabbricati in cui l’edificio, chiuso su sé stesso, diventa un semplice involucro dell’attività produttiva.

la questione del riuso

FIG. 05 Modello tipologico di edifici industriali che utilizzano energia idraulica o a vapore

FIG. 06 Modello tipologico di edifici industriali che utilizzano energia a vapore

FIG. 07 Modello tipologico di edifici industriali che utilizzano energia elettrica

Approfondimenti: Vitale A., “La riconversione dell’edificio industriale”, in Costruire n° 252 (maggio 2004), pag. 71-78, editrice Abitare Segesta

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1.2.2. LA TIPOLOGIA DEL CONTENITORE E POTENZIALITA’

FIG. 08-09 Riuso e restyling di un capannone a Treviso per realizzare un nuovo centro wellness. Pandolfo & Passamai, 2012.

Approfondimenti: Boeri S., “Riconversione industriale in luoghi urbani”, in Casabella n.517 (Ottobre 1985), pp.24-30, editrice Electa periodici Villa M., Uso, riuso e progetto, ed. Franco Angeli, Milano, 2000. Vitale A., “La riconversione dell’edificio industriale”, in Costruire n° 252 (maggio 2004), pag. 71-78, editrice Abitare Segesta Zambelli E., Ristrutturazione e trasformazione del costruito, ed.Il Sole 24 ore, Milano, 2004.

Se si analizza la città contemporanea, si può osservare che i principali edifici che caratterizzano il periodo storico in cui viviamo sono perlopiù riconducibili al concetto del contenitore, ossia edifici la cui forma, costituita da open-spaces pilastrati e racchiusi da una cortina muraria più o meno trasparente, ospitano attività anche molto differenti tra loro. Il capannone industriale, la cui traduzione in lingua inglese shed significa capanna o riparo, è certamente uno tra queste tipologie di edifici in cui alla banalità e semplicità di composizione si contrappone una versatilità d’uso così disarmante che ha nel corso del tempo soppiantato tutte le precedenti tipologie industriali e viene sempre più utilizzato anche in altri ambiti come centri commerciali, musei, residenze. La fortuna di questo moderno tipo edilizio è legata anche al suo carattere sperimentale di prefabbricazione che lo rende praticamente universale. La netta separazione tra dentro e fuori consente di separare l’immagine dall’organizzazione distributiva interna e grazie a questa sua prerogativa, è sufficiente modificare le proporzioni delle forme o l’inclinazione di un fronte, o prevedere l’applicazione di un rivestimento particolare, perché questo assuma quell’immagine essenziale, ma ricercata tipica della nostra epoca. Per quanto riguarda gli interni è da notare che gli edifici contenitori si prestano molto bene alle operazioni di riuso per la loro naturale attitudine alla riconversione e alla flessibilità, in quanto capaci di ospitare le più disparate funzioni. In secondo luogo, gli austeri ma inusuali grandi spazi interni possono essere sfruttati per generare suggestioni e rimandi all’origine industriale del fabbricato. Se a questo aggiungiamo il fatto che, solitamente gli edifici produttivi sono dotati di adeguati collegamenti con l’abitato urbano, si comprende perché il tema del riuso risulta così fortemente legato a queste realtà.


1.2.3. RECUPERI CONTEMPORANEI DEL PATRIMONIO INDUSTRIALE Le aree industriali, per la loro vicinanza ai centri urbani e alle reti infrastrutturali, costituiscono un’occasione ideale per promuovere nuove funzioni che abbiano significative capacità potenziali di attrarre flussi di persone. Per facilitare tali spostamenti e migliorare ulteriormente l’accessibilità all’area, è opportuno prevedere uno sviluppo o un sostegno al sistema pubblico dei trasporti e favorire in special modo la percorribilità pedonale e ciclabile all’interno dell’area. I complessi industriali si configurano infatti come grandi isole urbanizzate offrendo la possibilità di creare una diversificazione dei flussi e permettendo la libera circolazione del traffico veicolare solo lungo il perimetro esterno. Data la caratteristica peculiare degli edifici produttivi di offrire grandi spazi e volumetrie, essi si prestano bene ad ospitare funzioni sociali e collettive sia pubbliche che private, come luoghi dove praticare sport al coperto, luoghi teatrali e di ritrovo, sale congresso, sale per esposizioni ed eventi fieristici, università, centri per l’innovazione ed incubatori d’impresa. Verranno in seguito proposti alcuni casi studio di riferimento. Edificio per uffici a Mestre. Ottavio di Blasi & Partners, 2003. “Questo progetto è il risultato di una ristrutturazione edilizia che, partendo da un capannone industriale degli anni Sessanta originariamente adibito a deposito, produce un edificio per uffici moderno di tre piani estremamente efficiente. Il nuovo piano regolatore offriva la possibilità di trasformare questa volumetria da produttivo a terziario, ma una nuova volumetria avrebbe comportato un iter amministrativo certamente lungo e oneroso. Per questa ragione si è scelto di operare una riconversione che, senza demolire completamente l’edificio originario, arriva a trasformarlo completamente. Per prima cosa si sono smontati i pannelli di tamponamento esterni del capannone originario evidenziandone la struttura primaria: i pilastri e la copertura del capannone. Una volta terminata questa operazione, è iniziata la realizzazione del nuovo edificio sotto il vecchio, con una struttura in carpenteria metallica e solaio in lamiera grecata e getti collaboranti, fondata su plinti indipendenti interamente posizionati sotto la copertura del capannone. La finalità commerciale era la vendita frazionata delle unità immobiliari. Per questa ragione era fondamentale una grande flessibilità dell’organizzazione degli spazi interni e un grande assortimento dei tagli edilizi. Le nuove facciate sono state realizzate con elementi in cotto, materiale durevole ed esente da manutenzione con un semplice sistema di assemblaggio che consenta un’eventuale sostituibilità delle parti danneggiate. Gli stessi elementi fungono anche da protezione solare.” (2)

la questione del riuso

FIG. 10 Ristrutturazione di un ex capannone industriale riconvertito in edificio per uffici a Mestre. Ottavio Di Blasi & Partners, 2003.

(2) Di Blasi O., “Progettare la modernità sulla preesistenza”, pag. 31-33, Recupero edilizio : strategie per il riuso e tecnologie costruttive, ed. Il Sole 24 Ore, Milano, 2011.

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FIG. 11-12 Rifunzionalizzazione di un ex edificio industriale a Corsico. In evidenza la trasformazione dell’atrio di ingresso. Studio Ravogli e AA Architetti, 2006.

(3) Malighetti L., “Centro sportivo in un edificio industriale, Studio Ravogli e AA Architetti, 2006”, pag. 138-149, Recupero edilizio : strategie per il riuso e tecnologie costruttive, ed. Il Sole 24 Ore, Milano, 2011. Approfondimenti: Boeri S., “Riconversione industriale in luoghi urbani”, in Casabella n.517 (Ottobre 1985), pp.24-30, editrice Electa periodici. Musica G., “I luoghi dell’industria abbandonata”, in Recupero&Conservazione n.6 (ott/nov 1995), pag. 74-80, De Lettera Editore.

Centro sportivo in un edificio industriale, Corsico. Studio Ravogli e AA Architetti, 2006. “Progettato negli anni Novanta da Antonio Citterio, l’edificio oggetto di recupero e rifunzionalizzazione ospitava in origine la sede produttiva e gli uffici della ditta di tessuti e moda Antonio Fusco. L’esterno presenta poche e grandi aperture, mentre in corrispondenza della corte interna, intorno alla quale ruotavano gli uffici direzionali, prevale la trasparenza e rende gli interni luminosi. La chiara espressione del ruolo strutturale dei singoli elementi che compongno l’edificio, caratterizzano gli spazi interni e impronta il linguaggio architettonico: il sistema trilitico a pilastri e travi prefabbricate necessario a superare le grandi luci dello spazio a tripla altezza della produzione, non è mai celato, la copertura in tegoli prefabbricati a doppio T è lasciata in vista ed enfatizzata dalla sporgenza rispetto al filo della facciata ovest, la muratura di blocchi portanti in calcestruzzo è lasciata a vista, per dare dignità anche a questo semplice ed economico materiale. Nel progetto di recupero, sono stati organizzati su tre livelli, settemila metri quadri dedicati allo sport, al benessere e al divertimento secondo la filosofia della “scatola nella scatola” cercando di preservare e valorizzare gli elementi caratteristici della costruzione in un rispettoso rapporto con l’esistente. Tra le varie funzioni insediate vi sono una Day SPA, destinata a trattamenti estetici specifici; una caffetteria con area loung internet point; uno spazio per attività ginniche riservato ai bambini dai 3 ai 6 anni; una palestra che comprende varie attività anche ricreative destinate a educare allo sport e a divertire i piccoli ospiti mentre i genitori sono impegnati nelle attività sportive del centro. Queste ultime comprendono una serie di palestre attrezzate e riservate allo svolgimento dei corsi di fitness, all’allenamento con l’uso di attrezzi, una piscina 22x10 mt per il nuoto e le attività in acqua, oltre a un’area per il relax e il benessere. La caratterizzazione formale degli ambienti segue due logiche differenti per gli spazi fitness e per quello della SPA. Nel primo caso, sfruttando anche le caratteristiche intrinseche nell’edificio esistente, prevale la fluidità degli ambienti e la continuità visiva che permette la vocazione all’incontro e alla socializzazione. Il soffitto industriale viene lasciato a vista per sfruttare al meglio la luce zenitale proveniente dai lucernari integrati nel tegolo prefabbricato, ma anche per valorizzare, senza cancellare, l’immagine dell’edificio esistente. Negli spazi benessere SPA e Day SPA lo scenario muta radicalmente. La progettazione si pone l’obiettivo di creare ambienti adatti a decantare le tensioni degli ospiti. L’architettura degli spazi privilegia ambienti fluidi e linee morbide ed è elaborata sulla base di una composizione armonica ed equilibrata di volumi geometrici che coniuga il benessere fisico e mentale con l’obiettivo prioritario di favorire il relax degli utenti.” (3)


1. 3

MODALITA’ DI APPROCCIO ALL’INTERVENTO DI TRASFORMAZIONE


FIG. 13-14 Rifunzionalizzazione della ex Bankside Power Station, ora Tate Modern a Londra. Herzog & De Meuron, 2006. “[...] nella sua versione finale, la Tate Modern è una composizione fatta di tante scatole, vecchie e nuove, scavate sovrapposte, incastrate o sospese, opache o trasparenti, dentro e fuori, ma sempre ben leggibili sia dall’interno, sia dall’esterno. [...] La trasformazione di Bankside Power Station in un museo d’arte moderna è stata una trasformazione parziale: nella sostanza l’edificio è rimasto un luogo di produzione [...]. I dettagli trasmettono il senso dell’industria.” estratto da: Brandolini S., “Ristrutturazione e trasformazione del costruito” in Zambelli E., Ristrutturazione e trasformazione del costruito, ed.Il Sole 24 ore, Milano, 2004

L’operazione di riuso di edifici esistenti ha come fulcro centrale la questione del come intervenire sull’edificio dal lato meramente pratico. Una volta aver deciso quale nuova funzione insediare, aver avuto l’autorizzazione dell’ente competente e aver stanziato i fondi, bisogna decidere il metodo di approccio che si dovrà tenere nei confronti dell’edificio e il tipo di immagine si vorrà ottenere da esso. Si può quindi pensare ad un intervento che voglia mantenere ricordo del luogo oppure un intervento che proponga una nuova veste al costruito in cui scoprire poco a poco i segni del passato dell’area. I materiali utilizzati potrebbero essere quelli tipici dell’ambiente industriale o scostarsi nettamente da questi per creare un forte contrasto. Bisogna poi capire se e quanto si intende mantenere della preesistenza e come operare, o quali strategie adottare, per ottenere quella qualità urbana che si ricerca a seguito di tali operazioni di riuso. In poche parole bisogna comprendere se l’intervento dovrà mirare alla sola conversione dell’edificato, o alla sua trasformazione, o ancora operare in modo così incisivo da apportare addizioni o sottrazioni al volume di partenza. In seguito a questi ragionamenti, è necessario selezionare gli elementi e i componenti esistenti e decidere quali di questi salvaguardare, quali trasformare e quali demolire. Gli interventi, sulla base di tali scelte, potrebbero allora essere classificati in due categorie: quelli di sostituzione e/o modificazione e quelli di aggiunta o sottrazione. Occorre poi confrontarsi con la struttura portante esistente per valutare il suo mantenimento o se occorre affiancarne una nuova che consenta diverse prestazioni. In caso di addizioni bisogna poi affrontare un processo decisionale che individui quali saranno i nuovi materiali che entreranno a far parte del nuovo organismo e l’approccio con il quale si progetterà la loro posa in opera. Tale scelta potrebbe consentire, un giorno, la rimozione totale dei nuovi elementi senza creare troppe interferenze con l’esistente riportando in tal modo l’edificio alla sua essenza originaria o consentendo di aggiornarlo alle nuove future tecnologie. Sulla base di queste ultime considerazioni l’approccio di intervento potrebbe quindi essere classificato a partire da quattro concetti: • la mimesi, ossia operare una modifica morfologica rispettosa dell’edificio esistente per quanto concerne la sua immagine e la definizione materica; • l’integrazione: in questo caso la modifica, sia morfologica che materica, deve coesistere con l’esistente, ma è anche possibile lasciare una traccia della leggibilità dell’intervento; • la cancellazione, si riassume in una modifica dell’edificio originario che comporta un azzeramento parziale o totale della componente morfologica e materica dell’edificio; • il contrasto: la modifica che sottolinea in modo contrastante le stratificazioni successive dell’edificio a testimonianza delle operazioni di trasformazione che ha subito.


E’ importante sottolineare che alla base di questi ragionamenti non ci deve essere solo il gusto personale del progettista, ma la volontà di ridare un’immagine forte e presente nella comunità locale, al fine di garantire una nuova vita a questi edifici. Nel caso specifico del progetto analizzato in questa tesi di laurea, il comparto si inserisce nel settore industriale più leggero caratteristico delle piccole e medie realtà produttive, il quale è però un importate tassello dell’economia bresciana. L’operazione di trasformazione dell’area, più che a una perdita di funzionalità, è legata alla necessità di una trasformazione dell’assetto insediativo a causa del sopraggiungere di funzioni collettive ed ecologiche necessarie alla città e non coerenti con quelle presenti oggigiorno. E’ quindi necessario inserire nuove funzioni più appropriate e dare un’immagine forte all’area, la quale dovrà assumersi il ruolo di polo attrattore all’interno del progetto del Parco delle Cave, sia per quanto riguarda il comparto urbano sia per quello regionale o sovra regionale.

FIG. 15 Rifunzionalizzazione della Grande Galerie del Museo di Storia Naturale di Parigi. Chemetov + Huidobro, 1994. “[...] i progettisti non si sono apprestati a ricalcare quello che c’era prima, ma ad aggiungere qualcosa e, così facendo, a creare una nuova scenografia [...]. I progettisti hanno mantenuto intatta la gerarchia tra le parti costruttive del vecchio edificio, cioè la muratura, la struttura, gli arredi. Ma hanno poi fatto in modo che venisse anche messa in risalto la differenza tra il prima e il dopo [...].” estratto da: Brandolini S., “Ristrutturazione e trasformazione del costruito” in Zambelli E., Ristrutturazione e trasformazione del costruito, ed.Il Sole 24 ore, Milano, 2004

Approfondimenti: Bondonio A., Stop & go : il riuso delle aree industriali dismesse in Italia: trenta casi di studio, ed. Alinea, Firenze, 2005 Jager F. P., “In dialogue between epochs”, in Old&New, 2010, pag. 7-10, Birkhauser GmbH. Zambelli E., Ristrutturazione e trasformazione del costruito, ed.Il Sole 24 ore, Milano, 2004.

la questione del riuso

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i paradigmi di progetto



2 .1

LA SOSTENIBILITA’ NEL SETTORE EDILIZIO


ECOLOGIA (*) dal greco oikos -logia ( = casa, abitazione - logia) 1. branca della biologia che studia i rapporti tra organismi viventi e ambiente circostante e le conseguenze di tali rapporti, specialmente al fine di limitarne o eliminarne gli effetti negativi. ECOSISTEMA (*) 1. l’insieme degli esseri viventi, dell’ambiente e delle condizioni fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra loro, sviluppando interazioni reciproche. BIODIVERSITA’ (*) 1. varietà di organismi viventi in un ecosistema. ECO-COMPATIBILE (*) 1. che è compatibile con l’ambiente o con l’ecosistema in cui è inserito. BIO-COMPATIBILE (*) 1. che non ha effetti dannosi sulle funzioni biologiche. BIOARCHITETTURA (*) 1. orientamento e ramo dell’architettura che, specialemnte nella costruzione di abitazioni civili, si propone il rispetto dell’ambiente naturale, privilegiando l’impiego di materiali e di tecniche che consentano un risparmio energetico.

(*)definizione tratta da Zingarelli N., Vocabolario della lingua italiana, ed. Zanichelli, Bologna, 2001.

L’importanza di coniugare la trasformazione dell’area di progetto con il rinnovamento dei fabbricati produttivi esistenti, trova le sue radici in una visione sostenibile dell’operato umano sull’ambiente in cui opera. L’essere umano, per sua natura, ha bisogno di artificializzare il luogo in cui risiede per poterlo rendere più consono alle proprie esigenze e migliorare la qualità del suo vivere. D’altro canto, in questo ultimo secolo, l’uomo è intervenuto in modo così intensivo che l’impatto sull’ambiente è tale da aver oltrepassato il punto di equilibrio tra natura ed essere umano. Il consumo delle risorse continuativo e persistente impoverisce poco a poco il pianeta e si impone quindi la necessità di trovare un limite all’operato umano. L’impatto ambientale che viene generato, è molto più ampio di ciò che si può pensare poiché l’esistenza del pianeta si fonda su tutta una serie di equilibri che vivono di relazioni reciproche: il consumo di risorse e di suolo che l’uomo sta attuando in questo ultimo secolo causa principalmente la distruzione degli habitat naturali di flora e fauna con conseguente perdita di biodiversità; un innalzamento dei livelli di inquinamento atmosferico, del suolo e delle acque che ricade sulla salute stessa dell’uomo; un surriscaldamento eccessivo che porta alla desertificazione dei territori, allo scioglimento dei ghiacciai e alla formazione di fenomeni atmosferici estremi. In altre parole l’uomo non sta semplicemente consumando il proprio pianeta, ma lo sta esaurendo con la conseguenza di degradare e distruggere il suo stesso ambiente, in cui la ricerca di una migliore qualità del vivere non trova più il suo senso. E’ quindi necessario farsi carico di una nuova visione del futuro in cui l’uomo non guardi più alla situazione che si sta generando come un semplice spettatore, ma si faccia carico della tutela e della protezione del pianeta agendo in prima persona. Tutto questo si attua applicando concretamente le teorie proposte dalla sostenibilità e in particolare quella dello sviluppo sostenibile di cui una possibile definizione è stata espressa nel famoso Rapporto Brutland, redatto nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo, il quale afferma: “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni” Tale visione del futuro lega insieme sia la sfera umana che quella ambientale attribuendo all’uomo la responsabilità della preservazione del pianeta al fine di consentire lo sviluppo futuro della società. Dal punto di vista concreto è quindi necessario modificare il nostro stile di vita e il nostro approccio con l’ambiente che ci circonda: occorre diminuire drasticamente il consumo di suolo per poter riconsegnare alla natura lo spazio di cui necessita per rigenerarsi; eliminare gli inquinanti attraverso la modificazione dei modelli di produzione e trasformazione delle risorse; favorire il riciclo e il riuso dei materiali già inseriti nel ciclo di lavorazione per evitare da un lato il consumo di nuove risorse, dall’altro la produzione di rifiuti. In questo scenario, il settore delle costruzioni risulta quello che più incide sull’impoverimento del pianeta: si stima che circa il 40% dei materiali utilizzati ogni anno nel mondo ricadano in tale settore; quasi la metà dell’energia primaria prodotta sia necessaria solo per permettere l’illuminazione e il riscaldamento degli edifici ; che la produzione di CO2 dovuta alle


attività di cantiere a alle fasi d’uso delle abitazioni ammonti al 35% del totale registrato; che circa un quarto dei rifiuti in discarica riguardi scarti da costruzione e materiali da demolizione, a cui si va ad aggiungere l’emissione delle acque reflue. Strettamente collegato è anche il tema dei trasporti che consumano circa il 30% dell’energia primaria totale in Europa ed emettono notevoli quantitativi di inquinanti. In questa nuova visione si deve cercare di ottimizzare l’uso delle risorse coniugando le esigenze di benessere, comfort e salute dell’uomo rispettando però l’ambiente e il territorio. Nell’ambito edilizio, questo si traduce in: • ridurre o impedire il consumo di suolo non urbanizzato • ridurre lo sfruttamento intensivo di materiali ed energia per produrre beni e servizi • ridurre la tossicità dei materiali • aumentare la riciclabilità dei materiali • utilizzare metodi di assemblaggio che favoriscano una divisione selettiva dei materiali e un possibile riuso degli stessi • aumentare il ricorso a risorse rinnovabili le quali dovranno essere utilizzate in modo sostenibile • aumentare le prestazioni dei materiali • estendere la durata dei prodotti e utilizzarli per tempi maggiori attuando pratiche di manutenzione e riparazione

SOCIALE

SVILUPPO SOSTENIBILE AMBIENTALE

ECONOMICO

FIG. 16 Schema degli ambiti inerenti lo sviluppo sostenibile.

Si cercherà in tal modo di garantire la qualità ai cittadini mediante soluzioni progettuali capaci di mediare le differenti esigenze personali con i concetti di bio-compatibilità ed eco-sostenibilità. Per stimolare questo mutamento di mentalità sono state introdotte a livello governativo, sia internazionale che locale, una serie di direttive che attuano strategie che promuovono la sostenibilità ambientale. Tali normative sono sempre più frequentemente a carattere volontario e promosse tramite l’ottenimento di incentivi per stimolare l’innovazione e l’adesione dei vari soggetti che possono usufruirne (progettisti, produttori, compratori, utenti finali,…). Lo strumento operativo di tali norme sono i protocolli di valutazione ambientale che, tramite sistemi di attribuzione di punteggi, permettono di stilare un peso oggettivo e garantire l’attendibilità del raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tra queste, le metodologie multi criteri cercano di prendere in considerazione un ampio spettro di indicatori includendo valutazioni sia di carattere qualitativo che quantitativo. In Italia i due principali protocolli utilizzati per la certificazione degli edifici sono quelli proposti dall’associazione ITACA (Istituto per l’Innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale) e da GBC Italia (Green Building Challenge) che fornisce certificazione LEED. E’ necessario ribadire che tali documenti sono stati ideati per dimostrare e certificare che gli edifici

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Differenti approcci alla sostenibilità nella progettazione degli edifici (**): 1_ APPROCCIO BIOCLIMATICO. Ha come obiettivo il risparmio energetico e l’ottimizzazione degli scambi tra edificio e clima, tramite l’utilizzo attivo e passivo dell’irraggiamento solare e della ventilazione. Si basa su strategie progettuali che consentono di s sfruttare al massimo le risorse naturali date dal clima (sole, vento, acqua) in modo da ridurre il consumo energetico e migliorare il comfort interno. L’ottenimento di tali risultati può essere perseguito utilizzando tecnologie low tech o high tech. 2_ BIOARCHITETTURA. In questo approccio, per la realizzazione degli edifici, vengono utilizzate unicamente tecnologie tradizionali e materiali naturali per cercare di inserirsi e integrarsi nel ciclo naturale del pianeta . La realizzazione di queste architetture prevede anche un mutamento del moderno stile di vita cercando di ritornare al soddisfacimento dei soli bisogni primari essenziali. 3_ APPROCCIO ECOLOGICO. In questo caso, viene data grande importanza ai processi di trasformazione dei materiali e dell’energia che dovranno essere sempre più compatibili con l’ambiente e generare sempre meno impatti prevedendo il riuso e riciclo dei materiali utilizzati. I processi di produzione controllati analizati non saranno solo quelli relativi alla fase d’uso degli edifici, ma anche alle fasi precedenti e posteriori di produzione e recupero dei materiali. (**) estratto da: Lavagna M., Life cycle assessment in edilizia, ed. Hoepli, Milano, 2008.

costruiti secondo tali indicazioni possono essere inseriti nell’ambito di una visione sostenibile. Il loro fine ultimo, e forse più qualificante, è però quello di apportare un progressivo mutamento del processo costruttivo, sia nell’ideazione dei progetti, sia nell’atto pratico del costruire, sia nell’utilizzo di materiali più appropriati, per stimolare una continua innovazione che crei una maggiore qualità sostenibile. In questo quadro la tesi si propone di fare riferimento a tali valutazioni non al fine di ottenere una certificazione, ma di riuscire ad estrapolare delle linee guida per la progettazione che possano inserire la proposta progettuale nell’ambito della visione sostenibile e quindi di creazione di qualità urbana senza per questo dover intaccare l’ambiente circostante già sottoposto ad eccessivo sfruttamento.


2 . 2

I PROTOCOLLI

PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE DEGLI EDIFICI


Principali sistemi di valutazione ambientale degli edifici, adottati in ambito internazionale (***): - BREEAM (BUILDING REASEARCH ESTABILISHMENT ENVIRONMENTAL ASSESSMENT METHOD) Utilizzato in Inghilterra. - LEED (LEADERSHIP in ENERGY and ENVIRONMENTAL DESIGN) Nasce negli Stati Uniti, ma è oggi utilizzato da molti paesi tra cui l’Italia. - HQE (HAUTE QUALITE’ ENVIRONNEMENTALE) Sviluppato in Francia. - ECO-BAU Sistema di certificazione svizzero. - TOTAL QUALITY ASSESSMENT Utilizzato in Austria. - CASBEE (COMPREHENSIVE ASSESSMENT SYSTEM for BUILDING ENVIRONMENTAL EFFICIENCY) Sistema utilizzato in Giappone. - GREEN STAR Sistema di valutazione australiano. - GBTool Realizzato da GBC (Green Building Challenge), utilizzato in ambito internazionale. - PROTOCOLLO ITACA Protocollo realizzato in Italia sulla base del GBCTool internazionale. (***) estratto da: Lavagna M., Life cycle assessment in edilizia, ed. Hoepli, Milano, 2008.

Il Protocollo Itaca e il sistema di certificazione LEED, si inseriscono nella sfera delle metodologie multicriteri per la valutazione della sostenibilità. Tali documenti fanno riferimento ad una serie di indicatori ambientali che sintetizzano gli obiettivi del progetto architettonico sostenibile. La caratteristica specifica di questi metodi è quella di far riferimento ad un concetto si sostenibilità debole, che si basa sull’intercambiabilità degli indicatori i quali non devono essere obbligatoriamente raggiunti, ma solo valutati in base alla percentuale di rispondenza rispetto all’obiettivo prefissato. La valutazione della sostenibilità ambientale viene quindi svolta sulla base della quantità, o percentuale, di obiettivi raggiunti sul totale accumulabile, creando in questo modo una scala i valori che consenta la classificazione dei progeti analizzati. Vengono così a crearsi una serie di linee guida di progettazione da perseguire che affronatno un’ampia varietà di tematiche ambientali, sia di tipo quantitativo che qualitativo. Il risvolto negativo di questo tipo di operazione è la tendenza ad utilizzare formule di progettazione già verificate e rispondenti alle esigenze richieste creando, a lungo andare un impoverimento dell’innovazione e della sperimentazione. D’altra parte la volontà di ricerca e innovazione è in ogni caso possibile se tali metodologie vengono affrontate con spirito critico, comprendendo il fine per cui sono state proposte.


2.2.1. IL PROTOCOLLO ITACA Il Protocollo ITACA è uno strumento utlizzato per la valutazione e certificazione nazionale, di natura volontaria, della sostenibilità energetico-ambientale delle costruzioni. Il documento è stato realizzato dal Gruppo di Lavoro Interregionale per l’Edilizia Sostenibile costituito presso ITACA(4), con il supporto tecnico-scientifico di ITC-CNR(5) e iiSBE Italia(6). Approvato il 15 gennaio 2004 dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome italiane, nasce come tentativo di creare uno strumento in grado di supportare le politiche regionali nel campo della sostenibilità delle costruzioni, sia in fase di progetto che di realizzazione sulla base di una serie di regole condivise. Il meccanismo di accreditamento è fondato su un sistema strutturato che ne consente un continuo aggiornamento e contestualizzazione rispetto alle peculiarità territoriali delle varie regioni, pur mantenendo identica struttura, sistema di punteggio e di pesatura degli indicatori. Questa caratteristica è molto importante in un territorio come quello italiano caratterizzato da profili climatici e metodi costruttivi molto differenziati. Proprio per questo motivo l’istituto ITACA ha redatto il protocollo sulla base del SBMethod proposto da iiSBE nello strumento operativo GBC(7) che prevede la quantificazione, attraverso un punteggio di prestazione, del livello di sostenibilità di una costruzione, rispetto alla prassi costruttiva tipica della regione di riferimento, definito da un benchmark (ossia un valore di riferimento).Lo strumento applicativo del metodo è detto SBTool il quale prevede la strutturazione di un framework composto da livelli di definizione gerarchici e suddiviso in aree di valutazione, categorie e criteri. Le aree di valutazione prese in esame, ossia le macro categorie di indicatori ambientali, sono le seguenti: • qualità del sito • consumo di risorse • carichi ambientali • qualità ambientale indoor • qualità del servizio Ognuno dei criteri, ripartito nelle varie aree, è caratterizzato da un punteggio (o peso) che ne determina l’importanza rispetto agli altri. I punteggi vengono computati attraverso una somma pesata in modo da ottenere il peso di ogni categoria, le quali vengono a loro volta combinate per determinare i valori delle aree di valutazione. La somma pesata di queste ultime restituisce infine un valore finale che consente la classificazione dell’edificio su una scala che va da -1 a +5. Ad oggi ITACA ha sviluppato, sia per le nuove costruzioni che ristrutturazioni: • Protocollo ITACA 2011_residenziale • Protocollo ITACA 2011_edifici industriali • Protocollo ITACA 2011_uffici • Protocollo ITACA 2011_edifici commerciali

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(4) ISTITUTO ITACA Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale. Nasce nel 1996 per promuovere e garantire un efficace coordinamento tecnico tra le Regioni Autonome italiane. Tra i suoi obiettivi vi sono la promozione e la diffusione delle “buone pratiche” nel settore dei servizi; le forniture e i lavori pubblici; la qualità urbana e la sostenibilità ambientale con riferimento a sistemi di certificazione secondo le norme UNI, CEN e ISO. (5) ISTITUO ITC-CNR Si occupa di studiare e definire nuove metodologie e strumenti per la valutazione prestazionale dei componenti, dei sistemi, e di parti delle costruzioni con particolare attenzione agli aspetti riferiti alla valutazione ed al miglioramento delle prestazioni energetiche, di comfort ed alle procedure di verifica del livello di sostenibilità ambientale. (5) iiSBE ITALIA Associazione volta a promuovere e agevolare l’adozione e l’impiego di politiche e strumenti per favorire un ambiente costruito globalmente sostenibile. (7) Strumento operativo GBC Green Building Challenge Metodologia che coniuga il vantaggio dell’uso di uno standard comune a livello internazionale con la possibilità di una sua completa contestualizzazione rispetto ai singoli ambiti nazionali di applicazione.

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(8) GBC ITALIA Green Building Council ITALIA Associazione no-profit che fa parte della rete internazionale dei GBC presenti in molti stati esteri. E’ membro del WORLD GBC e partner USGBC. Con queste associazioni condivide gli obiettivi di: favorire e accelerare la difusione di una cultura dell’edilizia sostenibile, guidando la trasformazione del mercato; sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni dull’impatto ambientale che le modalità di progettazione e costruzione degli edifici hanno sulla qualità di vita dei cittadini; fornire parametri di riferimento chiari agli operatori di settore; incentivare il confronto tra gli operatori creando una community dell’edilizia sostenibile.

2.2.2. IL SISTEMA DI CERTIFICAZIONE LEED Il sistema di certificazione LEED è uno strumento che consente una possibile valutazione di sostenibilità ambientale che si sta diffondendo in Italia solo negli ultimi anni, grazie all’associazione GBC Italia (8) (Green Building Council) che fa capo al World BGC. Tale istituzione risale al 1998 quando Giappone, Canada, Australia, Spagna e dal 1993 anche USA, decidono di fondare questo movimento internazionale. Il GBC americano (USGBC) ha ricoperto nel tempo un ruolo di importanza fondamentale per l’attuazione del sistema di rating LEED il quale si è imposto come sistema universalmente accettato e utilizzato per la certificazione di edifici progettati, costruiti e gestiti in maniera sostenibile ed efficiente. Il sistema di certificazione LEED, grazie alla sua strutturazione, permette ai gruppi di progettazione e costruzione di valutare la strategia che ottimizza il rapporto tra edificio e ambiente circostante. Si tratta quindi di avviare un processo di progettazione integrata per rispondere agli standard proposti sulle tematiche della sostenibilità, dal punto di vista energetico e del consumo di risorse. LEED è un sistema di certificazione flessibile ed articolato che prevede formulazioni differenziate, pur mantenendo un’impostazione coerente fra i vari ambiti. Tra queste vi sono: • LEED for New Construction & Major Renovations • LEED for Existing Buildings • LEED for Commercial Interiors • LEED for Core & Shell • LEED for Retail • LEED for Schools • LEED for Homes • LEED for Neighborhood Development • LEED for Healthcare La declinazione italiana di LEED inizia nel 2008, su iniziativa del Distretto Tecnologico Trentino, momento in cui viene costituito il GBC Italia. L’associazione si è impegnata, nel periodo 2011-2013 ad elaborare una serie di protocolli per la certificazione di sostenibilità a marchio LEED o GBC. Ad oggi il frutto di tale impegno è stato concretizzato nel GBC HOME 2011, prodotto che trova le sue basi nel LEED for Homes americano, ma che è stato sviluppato considerando le caratteristiche costruttive peculiari e le specificità del modello abitativo italiano. A questo documento si aggiunge il LEED 2009Italia (con aggiornamento al 2011) per nuove costruzioni e ristrutturazioni, applicabile ad edifici civili italiani. Il documento è organizzato sulla base di 7 macro categorie:


• sostenibilità del sito • gestione delle acque • energia ed atmosfera • materiali e risorse • qualità ambientale interna • innovazione nella progettazione • priorità regionali Ognuna di queste sezioni è organizzata in prerequisiti e crediti. Il soddisfacimento dei prerequisiti di ogni sezione è obbligatorio, pena l’esclusione dalla certificazione, e non attribuisce alcun punteggio. Ad ogni credito, invece, è attribuito un peso e dalla loro somma deriva il punteggio che identifica il livello di certificazione ottenuto. Le scale di valutazione finali sono suddivise in quattro classi: • BASE da 40 a 49 punti • ARGENTO da 50 a 59 punti • ORO da 60 a 79 punti • PLATINO da minimo 80 punti

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2.2.3. SELEZIONE DEI PRINCIPI DI SOSTENIBILITA’ PROPOSTI DAI PROTOCOLLI I protocolli utilizzati oggi per la valutazione della sostenibilità ambientale, sono documenti che, pur contribuendo allo sviluppo dei concetti di sostenibilità, hanno pur sempre delle limitazioni in quanto semplificazioni di una realtà molto complessa e fatta di molteplici parametri integrati fra loro. Ogni protocollo infatti indaga solo su alcune specifiche declinazioni dei principi di sostenibilità e dunque tale concetto rimane legato all’interpretazione e alla soggettività degli intenti. Anche i singoli indicatori specifici si configurano come una serie di parametri da osservare che potrebbero portare ad una semplificazione eccessiva delle problematiche reali che entrano in gioco e ad un estraniamento del criterio stesso dal contesto e dall’insieme delle variabili. Occorre quindi, di volta in volta, utilizzare lo strumento che risponda in modo migliore agli obiettivi di sostenibilità da raggiungere o, ancor meglio, utilizzare una serie di medotologie differenti tra loro che consentano di confrontare diversi aspetti della sostenibilità e ricavare una visione più completa delle possibilità. All’interno della nostra tesi, tali documenti risultano indispensabili come supporto da cui poter assumere delle linee guida per una progettazione sostenibile integrata, senza ricadere obbligatoriamente nel calcolo dei valori di soglia proposti per l’ottenimento dei punteggi. Analizzando e confrontando i due protocolli, sono emersi dei concetti chiave e delle tematiche che ci hanno consentito di sviluppare il processo ideativo su idee e requisiti ritenuti essenziali per favorire e sostenere la tutela dell’ambiente. Il lavoro di cernita e vaglio delle tematiche, che a nostro avviso potevano riferirsi ai temi progettuali da affrontare, è consistito in un’operazione di selezione puntuale dei criteri e in una verifica dell’effettiva rispondenza e fattibilità degli stessi rispetto ai temi progettuali. La selezione è stata effettuata considerando solo quei criteri la cui verifica è possibile ad una scala di definizione progettuale riguardante la sfera insediativa e tipologica/tecnologica di progetti. Tale è il livello di approfondimento proposto dal lavoro di tesi e corrisponde alle prime fasi di ideazione di un caso reale. Altre tematiche sono state scartate perchè non inerenti a quelle indagate dal progetto. SELEZIONE DEI CRITERI Verrà qui di seguito proposto l’elenco dei criteri indicati dai Protocolli ITACA e LEED. In grigio verranno definiti quei criteri che abbiamo ritenuto di non dover considerare all’interno della nostra tesi o perché non facente parte delle tematiche trattate o perché riguardante un livello di approfondimento che non è stato raggiunto dalla progettazione. In nero sono invece presentati i criteri che sono stati successivamente elaborati al fine di estrapolare i paradigmi di progetto. Per ogni criterio è specificata la motivazione delle scelte che ci hanno portato a considerare o non considerare la tematica proposta. Per i criteri selezionati è stata inoltre inserita una breve descrizione dell’esigenza richiesta.


ITACA 2011 per EDIFICI INDUSTRIALI_RISTRUTTURAZIONI (aggiornato al 2012) A.QUALITA’ DEL SITO A.1. SELEZIONE DEL SITO A.1.4. POSSIBILITA’ DI INTERFERENZA CON I CORPI IDRICI Il credito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi. A.1.5. RIUTILIZZO DEL TERRITORIO (*) Favorire l’uso di aree contaminate, dismesse o precedentemente antropizzate ( s t r a d e , a r e e p a r c h e g g i o , e d i f i c i o s i t i i n c u i s o n o s t a t e s v o l t e o p e r a z i o n i d i i bonifica). L ’ a r e a d i p r o g e t t o r i s u l t a p r e c e d e n t e m e n t e a n t r o p i z z a t a i n q u a n t o s e d e d ii numerose attività produttive. A.1.6. ACCESSIBILITA’ AL TRASPORTO PUBBLICO Favorire la scelta di siti da cui sono facilmente accessibili le reti di trasporto o p u b b l i c o p e r r i d u r r e l ’ u s o d e i v e i c o l i p r i v a t i ( n o n c o n s i d e r a r e i n o d i s e r v i t i d a b u ss che sono distanti più di 500mt o da stazioni oltre i 1000mt). Nell’area di progetto è presente la nuova metropolitana e il centro intermodale e degli autobus extraurbani. A.1.10. ADIACENZA AD INFRASTRUTTURE F a v o r i r e l a r e a l i z z a z i o n e d i e d i f i c i i n p r o s s i m i t à d e l l e r e t i i n f r a s t r u t t u r a l i p e r r e v i t a r e i m p a t t i a m b i e n t a l i d e t e r m i n a t i d a l l a r e a l i z z a z i o n e d i n u o v i a l l a c c i a m e n t ii (acquedotto, rete elettrica, gas, fognatura). L’area risulta precedentemente antropizzata e quindi provvista di adeguata rete e infrastrutturale. A.1.11. MOBILITA’ ED ACCESSIBILITA’ Il credito intende ridurre le pressioni ambientali indotte dai trasporti e dal traffico o v e i c o l a r e c a u s a t o d a l l e a t t i v i t à p r o d u t t i v e , m a i l p r o g e t t o n o n s i i n s e r i s c e i n t a l e e ambito poiché si prevede di inserire nuove funzioni di tipo terziario.

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A.1.12. DISPERSIONE DELL’INSEDIAMENTO d i s p e r s i o n e ii n s e d i a t i v a d d e l l e a a t t i v i t à p p r o d u t t i v e rr i s p e t t o a a d a a l t r e a attività L i m i t a r e ll a d à di questo genere o a destinazione servizi. L ’ a r e a d i p r o g e t t o s i i n s e r i s c e i n u n c o m p a r t o p r o d u t t i v o r a d i c a t o s u l t e r r i t o r i o . . A n c h e l e n u o v e f u n z i o n i , d i t i p o t e r z i a r i o , c h e s a r a n n o i n s e r i t e , s o n o c o m p a t i b i l ii con il tipo di attività insediate.

A . 3 . P R O G E T T A Z I O N E D E L L ’ A R E A A.3.4. SUPPORTO AL’USO DI BICICLETTE F a v o r i r e l ’ i n s t a l l a z i o n e d i p o s t e g g i p e r l e b i c i c l e t t e ( p r o p o r z i o n a t o a l n ° d i u t e n t i i . e d i a d d e t t i / l a v o r a t o r i ) . S u l l ’ a r e a d i p r o g e t t o è p r e v i s t a l a c o l l o c a z i o n e d i s e r v i z i d i b i k e - s h a r i n g a c u i i saranno affiancati posteggi per biciclette private. A.3.7. USO DI SPECIE ARBOREE LOCALI Favorire l’uso di specie arboree autoctone. e L e s p e c i e u t i l i z z a t e , s i a n e g l i s p a z i a p e r t i , s i a n e i t e t t i v e r d i , s a r a n n o d i o r i g i n e locale. A.3.10. INCIDENZA SUL CONTESTO URBANIZZATO o I l p r o g e t t o p r e v e d e u n a r i q u a l i f i c a z i o n e d e l l ’ a r e a c h e s i f o n d a i n p a r t i c o l a r m o d o d e g l i ss p a z i e e s t e r n i . P P e r tt a l e m m o t i v o , ll ’ i n c i d e n z a ss u l c c o n t e s t o ss a r à à s u l l a ss i s t e m a z i o n e d significativa.

B. CONSUMO DI RISORSE B.1. ENERGIA PRIMARIA NON RINNOVABILE RICHIESTA DURANTE IL CICLO DI VITA B.1.2. ENERGIA PRIMARIA PER IL RISCALDAMENTO I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. B.1.4. ENERGIA PRIMARIA PER L’ILLUMINAZIONE I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.


B.3. ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI B.3.2. ENERGIA PRODOTTA NEL SITO PER USI TERMICI Favorire l’uso di energia termica prodotta da fonti rinnovabili. L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o d a l p u n t o d i i vista della predisposizione degli edifici ad ospitare tali tecnologie. B.3.3. ENERGIA PRODOTTA NEL SITO PER USI ELETTRICI Incoraggiare l’uso di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o d a l p u n t o d i i vista della predisposizione degli edifici ad ospitare tali tecnologie.

B.4. MATERIALI ECO-COMPATIBILI B.4.1. RIUTILIZZO DI STRUTTURE ESISTENTI F a v o r i r e i l r i u t i l i z z o d e l l a m a g g i o r p a r t e d e i f a b b r i c a t i e s i s t e n t i , d i s i n c e n t i v a r e l e e d e m o l i z i o n i e g l i s v e n t r a m e n t i d i f a b b r i c a t i i n p r e s e n z a d i s t r u t t u r e r e c u p e r a b i l i . S ii considerano solo chiusure verticali, orizzontali e inclinate e solai interpiano. I l p r o g e t t o s i f a r à c a r i c o d e l m a n t e n i m e n t o d e l l e s t r u t t u r e e s i s t e n t i , o v e p o s s i b i l e ,, mantenendo sia le strutture, sia gli involucri edilizi, sia i solai interpiano. B.4.6. MATERIALI RICICLATI/RECUPERATI F a v o r i r e l ’ i m p i e g o d i m a t e r i a l i r i c i c l a t i e / o d i r e c u p e r o p e r d i m i n u i r e i l c o n s u m o o d i n u o v e r i s o r s e . S i c o n s i d e r a n o l e s t r u t t u r e , l e c h i u s u r e , l e p a r t i z i o n i i n t e r n e e d d esterne. L ’ i n d i r i z z o d i p r o g e t t a z i o n e è o r i e n t a t o a d u t i l i z z a r e , n e l m a g g i o r m o d o p o s s i b i l e ,, materiali riciclati e/o recuperati. B.4.7. MATERIALI DA FONTI RINNOVABILI R i d u r r e i l c o n s u m o d i m a t e r i e p r i m e n o n r i n n o v a b i l i . S i c o n s i d e r a n o l e c h i u s u r e e o p a c h e e e tt r a s p a r e n t i d d i c c h i u s u r e v v e r t i c a l i , o o r i z z o n t a l i e e ii n c l i n a t e e e ss o l a i ii n t e r p i a n o .. ( n o s t r u t t u r e e v e s p a i ) . I n c a s o d i r i s t r u t t u r a z i o n e v e n g o n o c o n s i d e r a t i i m a t e r i a l ii interessati dall’intervento. L ’ i n d i r i z z o d i p r o g e t t a z i o n e è o r i e n t a t o a d n o n u t i l i z z a r e , o v e p o s s i b i l e , m a t e r i a l ii provenienti da fonti non rinnovabili.

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B.4.10. MATERIALI RICICLABILI E SMONTABILI F a v o r i r e u n a p r o g e t t a z i o n e c h e c o n s e n t a s m a n t e l l a m e n t i s e l e t t i v i d e i c o m p o n e n t ii in modo da poter essere riutilizzati o riciclati. Descrivere le soluzioni e le strategie e a d o t t a t e a l f i n e d i f a c i l i t a r e l o s m o n t a g g i o , i l r i u s o o i l r i c i c l o d e i c o m p o n e n t ii c o s t i t u e n t i l ’ e d i f i c i o d e l l e s e g u e n t i a r e e d i a p p l i c a z i o n e : 1 _ p a r e t i p e r i m e t r a l ii v e r t i c a l i , 2 2 _ p a r e t i ii n t e r n e v v e r t i c a l i , 3 3 _ s o l a i , ss t r u t t u r a d d i e e l e v a z i o n e , 4 4 _ c o p e r t u r e , 5 5_ d e l l e ff a c c i a t e e e s t e r n e , 6 6 _ r i v e s t i m e n t i d d e l l a c c o p e r t u r e , 7 7 _ p a v i m e n t a z i o n ii r i v e s t i m e n t i d i n t e r n e , 8 _ b a l c o n i . N o n v a n n o c o n s i d e r a t i i s e r r a m e n t i e i c o m p o n e n t i d e g l ii impianti tecnici. I l p r o c e s s o d i i d e a z i o n e d e l l e n u o v e c o m p o n e n t i c e r c h e r à d i i d e n t i f i c a r e s o l u z i o n ii che consentano uno smantellamento selettivo dei materiali.

B.5. ACQUA POTABILE B.5.1. ACQUA POTABILE PER IRRIGAZIONE I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. B.5.2. ACQUA POTABILE PER USI INDOOR I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. B.6. PRESTAZIONI DELL’INVOLUCRO B.6.2. ENERGIA NETTA PER IL RAFFRESCAMENTO R i d u r r e i l f a b b i s o g n o e n e r g e t i c o o t t i m i z z a n d o l e s o l u z i o n i c o s t r u t t i v e e l e s c e l t e e architettoniche in particolare relativamente all’involucro. S a r à g g a r a n t i t a u u n a p p r o g e t t a z i o n e a a c c u r a t a d d e l l ’ i n v o l u c r o e e d i l i z i o c c h e c c o n s e n t a d d ii avere ambienti che richiedono minimo consumo di energia per raffrescare . B.6.3. TRASMITTANZA TERMICA DELL’INVOLUCRO EDILIZIO R i d u r r e l o s c a m b i o t e r m i c o p e r t r a s m i s s i o n e d u r a n t e i l p e r i o d o i n v e r n a l e . S ii e i n t e n d e p e r e l e m e n t i d i i n v o l u c r o : s t r u t t u r e o p a c h e v e r t i c a l i , s t r u t t u r e o p a c h e , o r i z z o n t a l i o i n c l i n a t e , p a v i m e n t i v e r s o l o c a l i n o n r i s c a l d a t i o v e r s o l ’ e s t e r n o , o c h i u s u r e t r a s p a r e n t i . S i d o v r à c a l c o l a r e l a t r a s m i t t a n z a t e r m i c a d i o g n i e l e m e n t o di involucro e dei ponti termici. o S a r à g a r a n t i t a u n a p r o g e t t a z i o n e a c c u r a t a d e l l ’ i n v o l u c r o e d i l i z i o c h e r i d u c a l o scambio termico per trasmissione durante il periodo invernale.


B.6.4. CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE R i d u r r e g g l i a a p p o r t i ss o l a r i n n e l p p e r i o d o e e s t i v o . D D i p e n d e d d a g l i o o r i e n t a m e n t i (( e s p o s i z i o n i ) ,, dal tipo di schermatura e/o aggetto presente. La progettazione si farà carico di trovare quelle soluzioni progettuali che e consentano una riduzione degli apporti solari estivi. B.6.5. INERZIA TERMICA DELL’EDIFICIO o M a n t e n e r e b u o n e c o n d i z i o n i d i c o m f o r t t e r m i c o n e g l i a m b i e n t i i n t e r n i n e l p e r i o d o a e s t i v o , e v i t a n d o i l s u r r i s c a l d a m e n t o d e l l ’ a r i a . S i c a l c o l a l a t r a s m i t t a n z a t e r m i c a , p e r i o d i c a p e r c i a s c u n c o m p o n e n t e d ’ i n v o l u c r o o p a c o v e r t i c a l e e o r i z z o n t a l e , e s t r u t t u r e . N o n s i c o n s i d e r a n o l e p a r e t i v e r t i c a l i o p a c h e c o m p r e s e n e l q u a d r a n t e N O - N - N E . S o n o d a e s c l u d e r e n e l c a l c o l o a n c h e l e c o m p o n e n t i o r i z z o n t a l i i n f e r i o r ii perché non irraggiate. Sarà garantita una progettazione accurata dell’involucro edilizio che mantenga a buone condizioni di comfort termico durante il periodo estivo.

C. CARICHI AMBIENTALI C.1. EMISSIONI DI CO2 EQUIVALENTE C.1.2. EMISSIONI PREVISTE IN FASE OPERATIVA I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.

C.3. RIFIUTI SOLIDI C.3.2. RIFIUTI SOLIDI PRODOTTI IN FASE OPERATIVA I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.

C.4. ACQUE REFLUE C.4.3. PEREABILITA’ DEL SUOLO M i n i m i z z a r e ll ’ i n t e r r u z i o n e e e ll ’ i n q u i n a m e n t o d d e i ff l u s s i n n a t u r a l i d d ’ a c q u a . TT i p o l o g i e d d ii s i s t e m a z i o n e e s t e r n a e r e l a t i v o c o e f f i c i e n t e d i p e r m e a b i l i t à :: I _ p r a t o i n p i e n a t e r r a ( l i v e l l o a l t o - ) = 1 ,, I I _ g h i a i a , s a b b i a , c a l c e s t r e o a l t r o m a t e r i a l e s c i o l t o ( l i v e l l o m e d i o - a l t o ) = 0 . 9 ,, n III_ elementi grigliati in polietilene o altro materiale plastico riciclato con r i e m p i m e n t o d i t e r r e n o v e g e t a l e m i s t o a t o r b a ( l i v e l l o m e d i o ) = 0 . 8 ,,

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I V _ e l e m e n t i g r i g l i a t i / a l v e o l a r i i n c l s p o s a t o a s e c c o , c o n r i e m p i m e n t o i n t e r r e n o o v e g e t a l e o g h i a i a ( l i v e l l o m e d i o - b a s s o ) = 0 . 6 ,, V_ elementi autobloccanti in cls, porfido, pietra o altro materiale, posati a secco o s u f o n d o i n s a b b i a e s o t t o f o n d o i n g h i a i a ( l i v e l l o b a s s o ) = 0 . 3 ,, V I _ p a v i m e n t a z i o n i c o n t i n u e , d i s c o n t i n u e c o n g i u n t i s i g i l l a t i , p o s a t i s u s o l e t t a o o battuto di cls(livello nullo)=0 Le superfici esterne dell’area di progetto saranno destinate quanto più possibile e a spazi verdi o che garantiscono sufficiente permeabilità.

C.6. IMPATTO SULL’AMBIENTE CIRCOSTANTE C.6.8. EFFETTO ISOLA DI CALORE G a r a n t i r e c h e g l i s p a z i e s t e r n i a b b i a n o c o n d i z i o n i d i c o m f o r t t e r m i c o a c c e t t a b i l e e d u r a n t e ii l p p e r i o d o e e s t i v o . LL e ss u p e r f i c i ii n g g r a d o d d i d d i m i n u i r e ll ’ e f f e t t o ii s o l a d d i c c a l o r e e sono quelle ombreggiate alle ore 12 del 21 giungo e/o sistemate a verde. L e ss u p e r f i c i e e s t e r n e d d e l l ’ a r e a d d i p p r o g e t t o ss a r a n n o d d e s t i n a t e q q u a n t o p p i ù p p o s s i b i l e a a spazi verdi, in cui l’ombreggiamento sarà garantito da specie vegetali differenti.

D. QUALITA’ AMBIENTALE INDOOR D.2. VENTILAZIONE D.2.5. VENTILAZIONE E QUALITA’ DELL’ARIA I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. D.3. BENESSERE TERMOIGROMETRICO I D . 3 . 1 . T E M P E R A T U R A D E L L ’ A R I A E U M I D I T A ’ R E L A T I V A I N A M B I E N T I R A F F R E S C T I MECCANICAMENTE c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o I l c di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. D.3.2. TEMPERATURA DELL’ARIA NEL PERIODO ESTIVO I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.


D . 3 . 3 . T E M P E R A T U R A D E L L ’ A R I A E U M I D I T A ’ R E L A T I V A I N A M B I E N T I R I S C A L D A T II MECCANICAMENTE c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o I l c o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.

D.4. BENESSERE VISIVO D.4.1. ILLUMINAZIONE NATURALE A s s i c u r a r e ll i v e l l i a a d e g u a t i d d ’ i l l u m i n a z i o n e n n a t u r a l e ii n tt u t t i g g l i ss p a z i p p r i m a r i o occupati. I n f a s e p r o g e t t u a l e s i c e r c h e r à d i g a r a n t i r e i l p i ù p o s s i b i l e l ’ i l l u m i n a z i o n e n a t u r a l e e ove questa sia resa possibile dalla stessa conformazione degli edifici.

E. QUALITA’ DEL SERVIZIO E.3. CONTROLLABILITA’ DEGLI IMPIANTI E.3.5. BACS I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.

E.6. MANTENIMENTO DELLE PRESTAZIONI IN FASE OPERATIVA E.6.1. MANTENIMENTO DELLE PRESTAZIONI DELL’INVOLUCRO EDILIZIO a A s s i c u r a r e c h e a t t r a v e r s o i l p r o g e t t o d i p a r t i c o l a r i e d e t t a g l i c o s t r u t t i v i s i a e r i d o t t o a l m i n i m o i l r i s c h i o d i f o r m a z i o n e e a c c u m u l o d i c o n d e n s a i n t e r s t i z i a l e n d e l l ’ i n v o l u c r o a f f i n c h è l a d u r a b i l i t à e l ’ i n t e g r i t à d e g l i e l e m e n t i c o s t r u t t i v i n o n venga compromessa. S a r à g a r a n t i t a u n a p r o g e t t a z i o n e a c c u r a t a d e l l ’ i n v o l u c r o e d i l i z i o c h e r i d u c a i l l rischio di formazione e accumulo di condensa interstiziale. E.6.5. DISPONIBILITA’ DELLA DOCUMENTAZIONE TECNICA DEGLI EDIFICI Il credito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi.

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L E E D 2 0 0 9 I t a l i a ( a g g i o r n a t o a l 2 0 1 1 ) N U O V E C O S T R U Z I O N I E R I S T R U T T U R A Z I O N I 1 _ S O S T E N I B I L I T A ’ D E L S I T O SS PREREQUISITO 1_ PREVENZIONE DELL’INQUINAMENTO DA ATTIVITÀ DI CANTIERE Il prerequisito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi. SS CREDITO 1_ SELEZIONE DEL SITO M i n i m i z z a r e l ’ i m p r o n t a a m b i e n t a l e s c e g l i e n d o u n s i t o c h e n o n c o n t e n g a e l e m e n t ii sensibili quali: aree agricole, siti non antropizzati precedentemente (pericolo o idrogeologico), habitat per le specie in via d’estinzione, zone umide di interesse e nazionale. Il sito di progetto si colloca in un area precedentemente urbanizzata. S S C R E D I T O 2 _ D E N S I T À E D I L I Z I A E V I C I N A N Z A A I S E R V I Z II Costruire o ristrutturare un edificio in un’area già edificata e all’interno di una a zona con una densità edilizia minima (o un indice di utilizzazione fondiaria) di 2,5 5 mc/mq (oppure 0,8 mq/mq). In alternativa costruire o ristrutturare un edificio in n u n ’ a r e a c c h e c c o m p r e n d a a a l m e n o 1 1 0 ss e r v i z i d d i b b a s e e e n t r o u u n rr a g g i o d d i 8 8 0 0 m m , d dotata a di accesso pedonale tra l’edificio e i servizi base e che sia situata entro 800 m m d a u n ’ a l t r a a r e a r e s i d e n z i a l e a v e n t e d e n s i t à m e d i a p a r i a 1 0 u n i t à a b i t a t i v e o g n ii 4.000 mq. L ’ a r e a d i p r o g e t t o p r e v e d e u n v a l o r e d i u t i l i z z a z i o n e f o n d i a r i a p a r i a 0 , 7 5 m q / m q ,, ma è dotata di almeno 10 servizi di base entro un raggio di 800 metri e di un’altra a a r e a r e s i d e n z i a l e a d a l t a d e n s i t à a b r e v e d i s t a n z a ( q u a r t i e r e S . P o l i n o ) .. S S C R E D I T O 3 _ R E C U P E R O E R I Q U A L I F I C A Z I O N E D E I S I T I C O N T A M I N A T II Il sito di progetto non risulta essere contaminato. SS CREDITO 4.1 _ TRASPORTI ALTERNATIVI: ACCESSO AI TRASPORTI PUBBLICI p r o g e t t o a a d u u n a d d i s t a n z a p p e d o n a l e ii n f e r i o r e a a 8 8 0 0 m m d d a u u n a ss t a z i o n e L o c a l i z z a r e ii l p e ferroviaria o di metropolitana leggera o sotterranea oppure ad una distanza a p e d o n a l e i n f e r i o r e a 4 0 0 m d a u n a o p i ù f e r m a t e d i d u e o p i ù l i n e e d i a u t o b u s s p u b b l i c i , t r a m o s e r v i z i d i b u s n a v e t t a u t i l i z z a b i l i d a g l i o c c u p a n t i d e l l ’ e d i f i c i o .. A l l ’ i n t e r n o d e l s i t o è p r e s e n t e l a n u o v a m e t r o p o l i t a n a l e g g e r a e d è p r e v i s t a a l’istituzione del centro intermodale di autobus extraurbani.


SS CREDITO 4.2 _ TRASPORTI ALTERNATIVI: PORTABICICLETTE E a F o r n i r e p o r t a b i c i c l e t t e s i c u r i e / o d e p o s i t i e n t r o u n r a g g i o d i 2 0 0 m d a l l ’ e n t r a t a d e l l ’ e d i f i c i o p e r a l m e n o i l 5 % d i t u t t i g l i u t e n t i d e l l ’ e d i f i c i o ( m i s u r a t i n e i p e r i o d i d ii p u n t a ) . N N e l c c a s o d d i e e d i f i c i rr e s i d e n z i a l i ff o r n i r e ss p a z i a a d e g u a t i c c o p e r t i e e ii n ss i c u r e z z a a per il deposito delle biciclette per almeno il 15% degli occupanti dell’edificio. E ’ p r e v i s t a l a c o l l o c a z i o n e , p r e s s o l a s t a z i o n e d e l l a m e t r o p o l i t a n a , d i s e r v i z i d i i bike-sharing gestiti dal Comune di Brescia. C R E D I T O 4 4 . 3 _ TT R A S P O R T I A A L T E R N A T I V I : V V E I C O L I A A B B A S S A E E M I S S I O N E E E A A C C A R B U R A N T E E S S C O A L T E R N A T I V O a N o n è p r e v i s t a l ’ i s t i t u z i o n e d i a l c u n s e r v i z i o d i c a r - s h a r i n g v i s t a l a f o r t e p r e s e n z a o d i m e z z i d i t r a s p o r t o p u b b l i c o c h e c r e a n o u n a g i l e c o l l e g a m e n t o c o n i l c e n t r o cittadino. SS CREDITO 4.4_ TRASPORTI ALTERNATIVI: CAPACITÁ DELL’AREA DI PARCHEGGIO c r e d i t o n n o n è è p p e r t i n e n t e c c o n ii l p p r o g e t t o p p r o p o s t o v v i s t a ll a p p r e v i s i o n e d d i c c r e a r e u u n n I l c parcheggio scambiatore di 1400 posti auto. SS CREDITO 5.1_ SVILUPPO DEL SITO: PROTEGGERE E RIPRISTINARE L’HABITAT N e l l e a r e e a n t r o p i z z a t e , r i p r i s t i n a r e o p r o t e g g e r e a l m e n o i l 5 0 % d e l l ’ a r e a d ii p r o g e t t o ( e s c l u s a l ’ i m p r o n t a d e l l ’ e d i f i c i o ) o p p u r e i l 2 0 % d e l l ’ a r e a t o t a l e d e ll sito (compresa l’impronta dell’edificio), a seconda di quale è maggiore, con n vegetazione autoctona (che richiede quindi cure minime o nulle) o adattata a caratterizzata da specie locali non invasive o infestanti. Le coperture a verde e p o s s o n o e e s s e r e c c o m p u t a t e p p u r c h é ll e p p i a n t e u u t i l i z z a t e ss i a n o a a u t o c t o n e o o a adattate. A l l ’ i n t e r n o d e l p r o g e t t o s i p r e v e d e l ’ u t i l i z z o d i s p e c i e v e g e t a l i a u t o c t o n e e e coperture a verde che saranno completate con essenze locali. SS CREDITO 5.2_ SVILUPPO DEL SITO: MASSIMIZZAZIONE DEGLI SPAZI APERTI u n ’ e l e v a t e q q u a n t i t à d d i ss p a z i o a a p e r t o v v e r d e p p e r p p r o m u o v e r e ll a b b i o d i v e r s i t à . . F a v o r i r e u n L o c a l i z z a r e l ’ e d i f i c i o i n m o d o d a m i n i m i z z a r e l ’ i m p r o n t a s u l s i t o s v i l u p p a n d o l o i n e ii n t e r r a n d o ii p p a r c h e g g i . FF o r n i r e ss p a z i o a a p e r t o a a v v e r d e a a l l ’ i n t e r n o d dell’area a l t e z z a e a d i p r o g e t t o p e r e c c e d e r e d e l 2 5 % i r e q u i s i t i p r e v i s t i d a g l i s t r u m e n t i u r b a n i s t i c i i locali. In ogni caso la superficie minima di spazio aperto a verde non deve essere e inferiore al 20% dell’area di progetto. I l p r o g e t t o d e g l i s p a z i a p e r t i v e r r à s v i l u p p a t o f a v o r e n d o i l p i ù p o s s i b i l e l ’ u s o d e ll verde.

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SS CREDITO 6.1_ ACQUE METEORICHE: CONTROLLO DELLA QUANTITÁ I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. SS CREDITO 6.2_ ACQUE METEORICHE: CONTROLLO DELLA QUALITÁ I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. SS CREDITO 7.1_ EFFETTO ISOLA DI CALORE: SUPERFICI ESTERNE d i c c a l o r e (( d i f f e r e n z a d d i g g r a d i e n t e tt e r m i c o tt r a a a r e e u urbanizzate R i d u r r e ll ’ e f f e t t o ii s o l a d e e a r e e v e r d i ) , o m b r e g g i a n d o l e s u p e r f i c i c o s t r u i t e d e l s i t o c o n s i s t e m i e d e l e m e n t i i e v e g e t a l i e u t i l i z z a r e m a t e r i a l i a d e l e v a t a r i f l e s s i o n e p e r l e s u p e r f i c i n o n c o p e r t e e d e g l i s p a z i e s t e r n i . C o n s i d e r a r e l a p o s s i b i l i t à d i s o s t i t u i r e l e s u p e r f i c i c o s t r u i t e e ( a d e s e m p i o c o p e r t u r e , s t r a d e , m a r c i a p i e d i , e t c . ) c o n s u p e r f i c i i n v e r d i t e , c o m e e c o p e r t u r e a v e r d e e p a v i m e n t a z i o n i p e r m e a b i l i a d e l e m e n t i g r i g l i a t i p e r r i d u r r e l’assorbimento di calore. e N e l p r o c e s s o d i r e v i s i o n e d e l l ’ a r e a , g l i a t t u a l i s p a z i c e m e n t a t i e s t r a d e i n u t i l i z z a t e à v e r r a n n o s o s t i t u i t i o v e p o s s i b i l e c o n s p a z i v e r d i , i n c u i l ’ o m b r e g g i a m e n t o s a r à e g a r a n t i t o d a s p e c i e v e g e t a l i d i f f e r e n t i . I n o l t r e , l a r i m o z i o n e d e l l e c o p e r t u r e esistenti in eternit consentirà la posa di tetti verdi. E S S C R E D I T O 7 . 2 _ E F F E T T O I S O L A D I C A L O R E : C O P E R T U R E d i c c a l o r e ii n s t a l l a n d o c c o p e r t u r e a a d e e l e v a t o a a l b e d o o o c coperture e R i d u r r e ll ’ e f f e t t o ii s o l a d a v e r d e p e r r i d u r r e l ’ a s s o r b i m e n t o d i c a l o r e .. C o m e a a p p e n a d d i c h i a r a t o , ll a rr i m o z i o n e d d e l l e c c o p e r t u r e e e s i s t e n t i ii n e e t e r n i t c c o n s e n t i r à à la posa di tetti verdi. SS CREDITO 8_ RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o I l c o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.

2_ GESTIONE DELLE ACQUE GA PREREQUISITO 1_ RIDUZIONE DELL’USO DI ACQUA Il prerequisito, per una sua effettiva concretizzazione, richiede di scendere ad un n l i v e l l o d a d i d d e f i n i z i o n e p p r o g e t t u a l e c c h e n n o n v v i e n e m m a i rr a g g i u n t a a a l l ’ i n t e r n o d d i q questa tesi.


GA CREDITO 1_ GESTIONE EFFICIENTE DELLE ACQUE A SCOPO IRRIGUO I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. GA CREDITO 2_ TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LE ACQUE REFLUE I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. G A C R E D I T O 3 _ R I D U Z I O N E D E L L ’ U S O D ’ A C Q U A A c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o I l c o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.

3_ ENERGIA E ATMOSFERA E A P P R E R E Q U I S I T O 1 1 _ C C O M M I S S I O N I N G D D I B B A S E D D E I SS I S T E M I E E N E R G E T I C I D DELL’EDIFICIO Il prerequisito, per una sua effettiva concretizzazione, richiede di scendere ad un n l i v e l l o d d i d d e f i n i z i o n e p p r o g e t t u a l e c c h e n n o n v v i e n e m m a i rr a g g i u n t a a a l l ’ i n t e r n o d d i q questa a tesi. EA PREREQUISITO 2_ PRESTAZIONI ENERGETICHE MINIME c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o I l c o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. EA PREREQUISITO 3_ GESTIONE DI BASE DEI FLUIDI REFRIGERANTI c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o I l c o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. E E A C R E D I T O 1 _ O T T I M I Z Z A Z I O N E D E L L E P R E S T A Z I O N I E N E R G E T I C H E c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o I l c di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. I E A C R E D I T O 2 _ P R O D U Z I O N E I N S I T O D I E N E R G I E R I N N O V A B I L I d i p p r o d u z i o n e d d a ff o n t i rr i n n o v a b i l i ii n ss i t o p p e r c c o m p e n s a r e ii c c o n s u m i i U t i l i z z a r e ss i s t e m i d . e n e r g e t i c i d e l l ’ e d i f i c i o . L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o d a l p u n t o d i i vista della predisposizione degli edifici ad ospitare tali tecnologie.

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EA CREDITO 3_ COMMISSIONING AVANZATO DEI SISTEMI ENERGETICI I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. EA CREDITO 4_ GESTIONE AVANZATA DEI FLUIDI REFRIGERANTI I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. EA CREDITO 5_ MISURE E COLLAUDI Il prerequisito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi. E E A C R E D I T O 6 _ E N E R G I A V E R D E Promuovere lo sviluppo e l’impiego di tecnologie per la produzione di energia a e e l e t t r i c a d a f o n t e r i n n o v a b i l e ( a d e m i s s i o n i z e r o ) c o n c o n n e s s i o n e a l l a r e t e . e l e t t r i c a n a z i o n a l e . L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o d a l p u n t o d i i vista della predisposizione degli edifici ad ospitare tali tecnologie.

4_ MATERIALI E RISORSE MR PREREQUISITO 1_ RACCOLTA E STOCCAGGIO MATERIALI RECICLABILI Il prerequisito, per una sua effettiva concretizzazione, richiede di scendere ad un n d i d d e f i n i z i o n e p p r o g e t t u a l e c c h e n n o n v v i e n e m m a i rr a g g i u n t a a a l l ’ i n t e r n o d d i q q u e s t a a l i v e l l o d tesi. MR CREDITO 1.1_ RIUTILIZZO DEGLI EDIFICI: MANTENIMENTO DI MURATURE, SOLAI E E COPERTURE ESISTENTI d e l l ’ e d i f i c i o e e s i s t e n t e (( i n c l u s i ii ss o l a i p p o r t a n t i e e ll e c c o p e r t u r e ) ) M a n t e n e r e ll a ss t r u t t u r a d e dell’involucro edilizio (rivestimento esterno e pareti, ad esclusione di finestre e e m a t e r i a l i d d i rr i v e s t i m e n t o n n o n ss t r u t t u r a l i ) . M M a t e r i a l i p p e r i c o l o s i c c h e v v e n g o n o b b o n i f i c a t i i e a d a t t a t i p e r e s s e r e i m p i e g a t i c o m e p a r t e d e l p r o g e t t o d e v o n o e s s e r e e s c l u s i i d a l c a l c o l o d e l l e p e r c e n t u a l i m a n t e n u t e . S e i l p r o g e t t o i n c l u d e l ’ a m p l i a m e n t o o d e l l ’ e d i f i c i o , q u e s t o c r e d i t o n o n è p e r s e g u i b i l e s e l ’ e s t e n s i o n e d e l l ’ a m p l i a m e n t o o è maggiore del doppio di quella dell’edificio esistente. I l p r o g e t t o s i f a r à c a r i c o d e l m a n t e n i m e n t o d e i m a t e r i a l i e s i s t e n t i o v e p o s s i b i l e , , mantenendo sia le strutture che gli involucri edilizi.


M R C R E D I T O 1 . 2 _ R I U T I L I Z Z O D E G L I E D I F I C I : M A N T E N I M E N T O D E L 5 0 % D E G L I E L E M E N T II NON STRUTTURALI INTERNI M a n t e n e r e g g l i e e l e m e n t i n n o n ss t r u t t u r a l i ii n t e r n i e e s i s t e n t i (( t r a m e z z e , p p o r t e , rr i v e s t i m e n t i i d i p a v i m e n t i e d i s o f f i t t i ) p e r a l m e n o i l 5 0 % ( c o m e s u p e r f i c i e ) d e l l ’ e d i f i c i o f i n i t o ,, a m p l i a m e n t i c c o m p r e s i . SS e ii l p p r o g e t t o ii n c l u d e u u n a a m p l i a m e n t o d d i u u n e e d i f i c i o , q questo o c r e d i t o n o n è p e r s e g u i b i l e q u a l o r a l ’ e s t e n s i o n e d e l l ’ a m p l i a m e n t o è m a g g i o r e d e ll d o p p i o d i q u e l l a d e l l ’ e d i f i c i o e s i s t e n t e .. A l ’ i n t e r n o d d e l n n u o v o p p r o g e t t o , ii l m m a n t e n i m e n t o d d e g l i e e l e m e n t i n n o n ss t r u t t u r a l i ii n t e r n ii sarà garantita dove l’adattamento funzionale dell’edificio possa consentire tale e compromesso. MR CREDITO 2_ GESTIONE DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE D e v i a r e i r i f i u t i d e l l e a t t i v i t à d i c o s t r u z i o n e e d e m o l i z i o n e d a l c o n f e r i m e n t o i n n d i s c a r i c a o a g l i i n c e n e r i t o r i , r e i m m e t t e n d o l e r i s o r s e r i c i c l a b i l i r e c u p e r a t e n e ll p r o c e s s o p r o d u t t i v o e r e i n d i r i z z a n d o i m a t e r i a l i r i u t i l i z z a b i l i i n a p p o s i t i s i t i d ii raccolta. Riciclare e/o recuperare i rifiuti non pericolosi derivanti dalle attività à d i c o s t r u z i o n e e d e m o l i z i o n e c o m e p r e v i s t o d a l p i a n o d i g e s t i o n e d e i r i f i u t i d ii c a n t i e r e p r e c e d e n t e m e n t e s t i l a t o .. Nelle attività di trasformazione degli edifici esistenti, ove possibile, saranno o g a r a n t i t e ss t r a t e g i e o o p e r a t i v e e e p p r o g e t t u a l i c c h e c c o n s e n t i r a n n o ii l rr e c u p e r o e e rr i c i c l o o dei materiali da demolizione e costruzione. MR CREDITO 3_ RIUTILIZZO DEI MATERIALI Utilizzare materiali recuperati, restaurati o riutilizzati in modo che la loro somma a c o s t i t u i s c a a a l m e n o ii l 5 5 % o o ii l 1 1 0 % , b b a s a t o ss u l c c o s t o , d d e l v v a l o r e tt o t a l e d d e i m m a t e r i a l i d d e ll p r o g e t t o . S i c o n s i d e r i n o s o l o i m a t e r i a l i p e r m a n e n t e m e n t e i n s t a l l a t i n e l p r o g e t t o .. L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o p e rr determinare la scelta di quali materiali o componenti riutilizzare. MR CREDITO 4_ CONTENUTO DI RICICLATO o U t i l i z z a r e m a t e r i a l i c o n u n c o n t e n u t o d i r i c i c l a t o t a l e c h e l a s o m m a d e l c o n t e n u t o a d i r i c i c l a t o p o s t - c o n s u m o e d e l l a m e t à d e l c o n t e n u t o p r e - c o n s u m o c o s t i t u i s c a a l m e n o i l 1 0 % o i l 2 0 % b a s a t o s u l c o s t o d e l v a l o r e t o t a l e d e i m a t e r i a l i u t i l i z z a t i n e l l p e r c e n t u a l e d d e l c c o n t e n u t o d d i rr i c i c l a t o n n e i m m a t e r i a l i a a s s e m b l a t i , d d e v e e p r o g e t t o . LL a p d e t e r m i n a t a ii n b b a s e a a l p p e s o . SS i c c o n s i d e r i n o ss o l o ii m m a t e r i a l i p p e r m a n e n t e m e n t e e e s s e r e d . i n s t a l l a t i n e l p r o g e t t o . L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o p e rr determinare la scelta di quali materiali o componenti con contenuto di riciclato o utilizzare.

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MR CREDITO 5_ MATERIALI ESTRATTI, LAVORATI E PRODOTTI A DISTANZA LIMITATA A (MATERIALI REGIONALI) Utilizzare materiali e prodotti da costruzione che siano stati estratti, raccolti o o r e c u p e r a t i , n o n c h é l a v o r a t i , e n t r o u n r a g g i o d i 3 5 0 k m d a l s i t o d i c o s t r u z i o n e p e rr u n m i n i m o d e l 1 0 % o d e l 2 0 % ( b a s a t o s u i c o s t i ) d e l v a l o r e t o t a l e d e i m a t e r i a l i .. L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o p e r r determinare la scelta di quali materiali o componenti locali utilizzare. MR CREDITO 6_ MATERIALI RAPIDAMENTE RINNOVABILI U s a r e m a t e r i a l i e p r o d o t t i d a c o s t r u z i o n e r a p i d a m e n t e r i n n o v a b i l i p e r a l m e n o i ll d e l c c o s t o tt o t a l e d d i tt u t t i ii m m a t e r i a l i e e p p r o d o t t i d d a c c o s t r u z i o n e u u s a t i n n e l p p r o g e t t o .. 2 , 5 % d Materiali e prodotti da costruzione rapidamente rinnovabili sono ricavati da a piantagioni che hanno un ciclo di raccolta non superiore a 10 anni. L a t e m a t i c a s a r à i n s e r i t a n e i c r i t e r i p r o g e t t u a l i , m a s a r à t r a t t a t a s o l o p e r r determinare la scelta di quali materiali rapidamente rinnovabili utilizzare. MR CREDITO 7_ LEGNO CERTIFICATO N o n s i p r e v e d e l ’ u t i l i z z o d e l l e g n o c o m e m a t e r i a l e d a c o s t r u z i o n e p e r c h é r i t e n u t o o i n c o e r e n t e c c o n ii l c c a r a t t e r e d d e g l i e e d i f i c i p p r e e s i s t e n t i e e d d e l tt i p o d d i a a t t i v i t à ll a v o r a t i v e e svolte al loro interno.

5_ QUALITA’ AMBIENTALE INTERNA QI PREREQUISITO 1_ PRESTAZIONI MINIME PER LA QUALITÀ DELL’ARIA Il prerequisito, per una sua effettiva concretizzazione, richiede di scendere ad un n d i d d e f i n i z i o n e p p r o g e t t u a l e c c h e n n o n v v i e n e m m a i rr a g g i u n t a a a l l ’ i n t e r n o d d i q questa l i v e l l o d a tesi. QI PREREQUISITO 2_ CONTROLLO AMBIENTALE DEL FUMO DI TABACCO Il prerequisito, per una sua effettiva concretizzazione, richiede di scendere ad un n d i d d e f i n i z i o n e p p r o g e t t u a l e c c h e n n o n v v i e n e m m a i rr a g g i u n t a a a l l ’ i n t e r n o d d i q questa l i v e l l o d a tesi. QI CREDITO 1_ MONITORAGGIO DELLA PORTATA DELL’ARIA DI RINNOVO c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o I l c di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi.


QI CREDITO 2_ INCREMENTO DELLA VENTILAZIONE I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. QI CREDITO 3.1_ PIANO DI GESTIONE IAQ: FASE COSTRUTTIVA I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. QI CREDITO 3.2_ PIANO DI GESTIONE IAQ: PRIMA DELL’OCCUPAZIONE I l c c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. Q I C R E D I T O 4 . 1 _ M A T E R I A L I B A S S O E M I S S I V I : A D E S I V I , P R I M E R , S I G I L L A N T I , M A T E R I A L II CEMENTIZI E FINITURE PER LEGNO A l ff i n e d d i rr i d u r r e a a l l ’ i n t e r n o d d e l l ’ e d i f i c i o ii c c o n t a m i n a n t i c c h e rr i s u l t a n o o o d o r o s i , ii r r i t a n t ii e / o n n o c i v i p p e r ii l c c o m f o r t e e d ii l b b e n e s s e r e d d e g l i ii n s t a l l a t o r i e e d d e g l i o o c c u p a n t i , tt u t t i g g l ii adesivi, primers, sigillanti, prodotti cementizi e vernici per legno usati all’interno o d e l l ’ e d i f i c i o d d e v o n o rr i s p e t t a r e ll a c c l a s s i f i c a z i o n e G G E V E E m i c o d e E E C 1 . TT u t t i ii m m a t e r i a l ii devono altresì rispettare i limiti di emissione di sostanze cancerogene, tossiche o o m u t a g e n e ( C M R ) , c o s ì c o m e p r e v i s t o d a l p r o t o c o l l o G E V .. I materiali utilizzati per la realizzazione degli interventi di progetto saranno o conformi a tali prescrizioni. QI CREDITO 4.2_ MATERIALI BASSO EMISSIVI: PITTURE A l f i n e d i r i d u r r e a l l ’ i n t e r n o d e l l ’ e d i f i c i o i c o n t a m i n a n t i c h e r i s u l t a n o o d o r o s i ,, i r r i t a n t i e e / o n n o c i v i p p e r ii l c c o m f o r t e e d ii l b b e n e s s e r e d d e g l i ii n s t a l l a t o r i e e d d e g l i o o c c u p a n t i , , l e p p i t t u r e u u s a t e a a l l ’ i n t e r n o d d e l l ’ e d i f i c i o d d e v o n o a a t t e n e r s i a a l D . L g s 2 2 7 m m a r z o 2 2 0 0 6 , n n .. 161 (recepimento della Direttiva 2004/42/CE) che disciplina il contenuto massimo o ammissibile di VOC all’interno delle formulazioni di pitture. I m a t e r i a l i u t i l i z z a t i p e r l a r e a l i z z a z i o n e d e g l i i n t e r v e n t i d i p r o g e t t o s a r a n n o o conformi a tali prescrizioni. QI CREDITO 4.3_ MATERIALI BASSO EMISSIVI: PAVIMENTAZIONI A l f i n e d i r i d u r r e a l l ’ i n t e r n o d e l l ’ e d i f i c i o i c o n t a m i n a n t i c h e r i s u l t a n o o d o r o s i ,, e / o n n o c i v i p p e r ii l c c o m f o r t e e d ii l b b e n e s s e r e d d e g l i ii n s t a l l a t o r i e e d d e g l i o o c c u p a n t i , , i r r i t a n t i e l e p a v i m e n t a z i o n i u s a t e d o v r a n n o e s s e r e c o n f o r m i a l l a n o r m a t i v a v i g e n t e .. o I m a t e r i a l i u t i l i z z a t i p e r l a r e a l i z z a z i o n e d e g l i i n t e r v e n t i d i p r o g e t t o s a r a n n o conformi a tali prescrizioni.

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Q I C C R E D I T O 4 4 . 4 _ M M A T E R I A L I B B A S S O E E M I S S I V I : P P R O D O T T I II N LL E G N O C C O M P O S I T O E E FF I B R E E VEGETALI I prodotti in legno composito e in fibre vegetali (pannelli, pannelli di fibre a a m e d i a d e n s i t à M D F , c o m p e n s a t o , p a n n e l l i d i g r a n o , p a n n e l l i d i p a g l i a , s o t t o s t r a t ii d i p a n n e l l i e a n i m e d i p o r t e ) u s a t i a l l ’ i n t e r n o d e l l ’ e d i f i c i o ( p o s t i a l l ’ i n t e r n o o d e l l ’ i n v o l u c r o i m p e r m e a b i l e e a p p l i c a t i i n s i t o ) e d i r e l a t i v i a d e s i v i d a g i u n z i o n e e u s a t i i n s i t o n o n d e v o n o c o n t e n e r e a g g i u n t e d i r e s i n e u r e a - f o r m a l d e i d e .. o I m a t e r i a l i u t i l i z z a t i p e r l a r e a l i z z a z i o n e d e g l i i n t e r v e n t i d i p r o g e t t o s a r a n n o conformi a tali prescrizioni. QI CREDITO 5_ CONTROLLO DELLE FONTI CHIMICHE ED INQUINANTI INDOOR c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o I l c di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. QI CREDITO 6.1_ CONTROLLO E GESTIONE DEGLI IMPIANTI: ILLUMINAZIONE c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o I l c di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. QI CREDITO 6.2_ CONTROLLO E GESTIONE DEGLI IMPIANTI: COMFORT TERMICO c r e d i t o , p p e r u u n a ss u a e e f f e t t i v a c c o n c r e t i z z a z i o n e , rr i c h i e d e d d i ss c e n d e r e a a d u u n ll i v e l l o o I l c di definizione progettuale che non viene mai raggiunta all’interno di questa tesi. QI CREDITO 7.1_ COMFORT TERMICO: PROGETTAZIONE e F o r n i r e u n a m b i e n t e t e r m i c a m e n t e c o n f o r t e v o l e c h e f a v o r i s c a i l b e n e s s e r e e l a p r o d u t t i v i t à d e g l i o c c u p a n t i d e l l ’ e d i f i c i o p r o g e t t a n d o g l i i m p i a n t i H V A C e e l ’ i n v o l u c r o e d i l i z i o i n m o d o d a r i s p e t t a r e i r e q u i s i t i d e l l a n o r m a U N I E N 1 5 2 5 1 : 2 0 0 8 8 e UNI 10339. S a r à g a r a n t i t a u n a p r o g e t t a z i o n e a c c u r a t a d e l l ’ i n v o l u c r o e d i l i z i o c h e f o r n i s c a a ambienti termicamente confortevoli. QI CREDITO 7.2_ COMFORT TERMICO: VERIFICA Il credito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi.


QI CREDITO 8.1_ LUCE NATURALE E VISIONE: LUCE NATURALE PER IL 75% DEGLI SPAZI N e l l e a r e e o c c u p a t e i n m o d o c o n t i n u a t i v o g a r a n t i r e i l c o n t a t t o d i r e t t o d e g l ii o c c u p a n t i d e l l ’ e d i f i c i o c o n l ’ a m b i e n t e e s t e r n o a t t r a v e r s o l ’ i l l u m i n a z i o n e n a t u r a l e e degli spazi e una adeguata percezione visiva dell’esterno attraverso le tecniche e previste da LEED. I n f a s e p r o g e t t u a l e s i c e r c h e r à d i g a r a n t i r e i l p i ù p o s s i b i l e l ’ i l l u m i n a z i o n e n a t u r a l e e ove questa sia resa possibile dalla stessa conformazione degli edifici. Q I C C R E D I T O 8 8 . 2 _ LL U C E N N A T U R A L E E E V V I S I O N E : V V I S U A L E E E S T E R N A P P E R II L 9 9 0 % D D E G L I SS P A Z I , G a r a n t i r e a g l i o c c u p a n t i d e l l ’ e d i f i c i o , n e l l e a r e e o c c u p a t e i n m o d o c o n t i n u a t i v o , c o n t a t t o d d i r e t t o c c o n ll ’ a m b i e n t e e e s t e r n o a a t t r a v e r s o ll ’ i l l u m i n a z i o n e n n a t u r a l e d d e g l i i i l c e u u n ’ a d e g u a t a p p e r c e z i o n e v v i s i v a d d e l l ’ e s t e r n o a a t t r a v e r s o ll e tt e c n i c h e p previste s p a z i e e da LEED. o I n f a s e p r o g e t t u a l e s i c e r c h e r à d i g a r a n t i r e i l p i ù p o s s i b i l e l a v i s u a l e v e r s o l ’ a m b i e n t e e s t e r n o o v e q u e s t a s i a r e s a p o s s i b i l e d a l l a s t e s s a c o n f o r m a z i o n e d e g l i i edifici.

6_ INNOVAZIONE NELLA PROGETTAZIONE IP CREDITO 1_ INNOVAZIONE NELLA PROGETTAZIONE Il credito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi IP CREDITO 2_ PROFESSIONISTA ACCREDITATO LEED Il credito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi

7_ PRIORITA’ REGIONALE PR CREDITO 1_ PROPRITA’ REGIONALE Il credito non si inserisce nell’ambito delle tematiche trattate dalla tesi

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2 . 3

CRITERI FONDATIVI DI PROGETTO


La formulazione delle linee guida progettuali, su cui si svilupperà il progetto di tesi, è frutto di un’analisi ragionata dei criteri e delle indicazioni presenti nei due protocolli esaminati. A seguito dell’individuazione dei requisiti chiave proposti dai protocolli, si è effettuato un confronto fra criteri analoghi o riguardanti le stesse tematiche delle due valutazioni ambientali, cercando un confronto sia sulle simili ma diverse sfaccettature che la stessa questione poteva assumere, sia sui valori soglia richiesti per ottenere punteggi elevati e quindi più rispondenti al concetto di sostenibilità. Sulla base dell’impostazione dei sistemi gerarchici dei protocolli analizzati, abbiamo quindi ritenuto più chiaro ed utile organizzare i criteri all’interno di macrocategorie che consentissero una lettura più veloce ed immediata dei principi di sostenibilità selezionati. 1_ SOSTENIBILITA’ DEL SITO Un’importante tematica della sostenibilità è quella della scelta dei siti di progetto. Tale decisione deve essere presa sulla base di semplici ragionamenti posti sul fatto che un sito risulta sostenibile se impedisce l’occupazione di suolo non precedentemente antropizzato o dedicato all’agricoltura. Questo permette da un lato di salvaguardare gli habitat naturali o che creano biodiversità, dall’altro di utilizzare aree in cui i lavori di posa in opera delle infrastrutture sono già stati effettuati. A questo si aggiunge la possibilità che l’area sia già adeguatamente servita dal trasporto pubblico andando così ad eliminare anche la necessità di dover nuovamente occupare suolo con sistemi viari e far in modo che l’uso del mezzo privato, che risulta poco sostenibile dal punto di vista ambientale, risulti sconveniente. 2_ PROGETTO SOSTENIBILITA’ DEL SITO Una volta scelto il sito corretto dal punto di vista ecologico-ambientale è necessario progettare una trasformazione dello stesso che sia il meno impattante possibile. Un primo punto da perseguire potrebbe essere quello di favorire gli spostamenti non inquinanti e quindi su bici o a piedi. Sarà quindi necessario predisporre nell’area uno o più centri di bike-sharing, favorire la libera circolazione dei flussi lenti all’interno dell’area e predisporre collegamenti dedicati che conducano a punti focali della vita quotidiana (servizi, scuole,negozi,...). L’uso dell’auto e del mezzo privato dovrà essere sfavorita in ogni modo all’interno dell’area dei flussi lenti. Per ovviare al problema dell’effetto isola di calore, che crea interferenze più o meno intense con il clima locale, sarà auspicabile la creazione di ampi spazi verdi e l’uso di vegetazione che crei condizioni di ombreggiamento nei periodi estivi. Per evitare l’eccessivo surriscaldamento di pavimentazioni e coperture sarà necessario inoltre utilizzare materiali ad alto coefficiente di riflessione. La creazione degli spazi verdi, oltre a limitare l’effetto del surriscaldamento, consente una forte permeabilità del terreno, fattore positivo sia per lo stato delle falde acquifere che per il benessere dei suoli. E’ da sottolineare che, al fine di promuovere la biodiversità autoctona, è necessario impiantare specie vegetali del luogo. Grazie alla permeabilità dei suoli, ottenuta sia con gli spazi verdi, sia con la posa di pavimentazioni sufficientemente permeabili, è possibile predisporre una raccolta dell’acqua


meteorica non potabile la quale, immagazzinata e accumulata, può essere utilizzata per l’irrigazione dei terreni durante i periodi di maggior consumo della preziosa risorsa acquifera. 3_ SISTEMI ENERGETICI SOSTENIBILI Come abbiamo visto in precedenza, i carichi ambientali, causati dal consumo energetico degli edifici hanno un’importante rilevanza nel totale energetico prodotto. La produzione di energia elettrica oltre che di quella termica, consuma risorse e genera emissioni di inquinanti. E’ necessario quindi cercare di utilizzare energie rinnovabili come quella del sole per evitare l’utilizzo di quelle esauribili. E’ auspicabile l’utilizzo di impianti che dissipino poca energia o che impieghino forme di recupero della stessa per favorire l’efficienza impiantistica. Vorremmo sottolineare che la tematica degli impianti, che comprendiamo essere un punto focale delle problematiche legate alla sostenibilità, andrebbe affrontata in modo molto specifico, ma è stata qui inserita come semplice indicazione generale poiché la definizione del progetto di tesi non arriva a tale livello di approfondimento. 4_ MATERIALI E RISORSE Gran parte dei temi sostenibili sono inerenti all’ambito dei materiali utilizzati. La volontà è quella di sollecitare un cambiamento nel modo di ideare, progettare e concepire l’uso delle risorse poiché al giorno d’oggi si pone il problema della loro esauribilità. E’ quindi necessario ritornare al concetto di manutenzione e recupero dei materiali, sfruttando la loro intera durata di vita e producendo componenti ad alta durabilità. All’alta durabilità deve però coincidere anche la possibilità di riciclaggio in modo da prolungarne il tempo di permanenza nel ciclo edilizio. In alternativa alla riciclabilità si potrebbe far ricorso a materiali ottenuti da risorse rapidamente rinnovabili e quindi scongiurare la possibilità dell’esaurimento. In questa corsa all’innovazione è importante anche porre dei vincoli alla qualità dl prodotto che non deve in alcun modo risultare nocivo per la salute umana. La scelta dei materiali ricade anche nell’ambito dell’inquinamento dei trasporti che, in un mondo sempre più globalizzato, rende economicamente conveniente far in modo che il prodotto sia consegnato a più soggetti interposti prima di arrivare all’utente finale, con conseguente produzione di emissioni a discapito della salute dell’ambiente e delle specie viventi. E’ quindi necessario privilegiare l’acquisizione dei materiali nei territori vicini all’area di progetto in modo da non creare carichi ambientali in tal senso. Queste semplici regole consentono di alleviare l’intensità di sfruttamento delle risorse, garantendo al pianeta le tempistiche necessarie per la sua rigenerazione . 5_ QUALITA’ INTERNA DEGLI EDIFICI La qualità interna degli edifici risulta importante sia per assicurare la qualità del vivere dell’uomo all’interno delle costruzioni, sia per quanto riguarda il funzionamento prestazionale degli edifici che, se ben progettati, durano più a lungo nel tempo e dissipano meno energia.

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PARADIGMI DI PROGETTO 1_ SOSTENIBILITA’ DEL SITO •SELEZIONE DEL SITO Privilegiare la scelta di aree già urbanizzate o dismesse, che non contengano o e l e m e n t i s e n s i b i l i q u a l i : a r e e a g r i c o l e , h a b i t a t e z o n e p r o t e t t e a l i v e l l o n a z i o n a l e .. L a s c e l t a d i a r e e g i à u r b a n i z z a t e c o m p o r t a l a p r e e s i s t e n z a d i r e t i i n f r a s t r u t t u r a l ii e v i t a n d o c e c o s ì ll a rr e a l i z z a z i o n e d d i n n u o v i a a l l a c c i a m e n t i . II l p p r o g e t t o ss i d d e v e c collocare i n u n ’ a r e a c h e a b b i a u n a m e d i a d e n s i t à e d i l i z i a e s i a d o t a t a d i a l c u n i s e r v i z i d i i base necessari alla funzione abitativa. •TRASPORTO PUBBLICO E ACCESSIBILITA’ Localizzare il progetto in prossimità di una stazione ferroviaria, stazione e m e t r o p o l i t a n a l e g g e r a o f e r m a t e d i a u t o b u s e t r a m . I n g e n e r a l e f a v o r i r e l ’ u s o d e ll trasporto pubblico per minimizzare quello privato.

2 _ P R O G E T T O S O S T E N I B I L I T A ’ D E L S I T O •PROGETTO DI TRASPORTI ALTERNATIVI - PORTABICICLETTE F o r n i r e p o r t a b i c i c l e t t e e d e p o s i t i c o p e r t i , i n s i c u r e z z a , i n p r o s s i m i t à d e g l i i n g r e s s i i d e g l i e d i f i c i . D o t a r e i l s i t o d i u n s e r v i z i o d i b i k e s h a r i n g , p e r f a v o r i r n e l ’ u t i l i z z o n e i i percorsi ciclabili urbani e nel verde. •PROGETTO DEGLI SPAZI A VERDE n F a v o r i r e l a p r e s e n z a d i s p a z i a p e r t i a v e r d e r e a l i z z a t i o b b l i g a t o r i a m e n t e c o n e v e g e t a z i o n e a u t o c t o n a ( c h e r i c h i e d e c u r e m i n i m e o n u l l e ) o a d a t t a t a , a l f i n e e d i p r o m u o v e r e l a b i o d i v e r s i t à . L o c a l i z z a r e g l i e d i f i c i i n p r o g e t t o i n m o d o t a l e o d a m i n i m i z z a r e l ’ i m p r o n t a s u l s i t o , s v i l u p p a n d o l i i n a l t e z z a e i n t e r r a n d o , q u a n d o possibile, i parcheggi. •RECUPERO ACQUE METEORICHE e Favorire la realizzazione di superfici verdi o fortemente permeabili, incluse le c o p e r t u r e , c c h e p p e r m e t t a n o ll ’ a c c u m u l o e e ii l rr i u s o d d e i v v o l u m i d d i a a c q u a m meteorica(non n p o t a b i l e ) p e r s u c c e s s i v i r i u t i l i z z i c o m e l ’ i r r i g a z i o n e d i g i a r d i n i , s c a r i c h i d i w c , , sistemi di spegnimento incendi e la pulizia di aree esterne. Le acque raccolte e d o v r a n n o e s s e r e d e p u r a t e c o n s i s t e m i d i t r a t t a m e n t o n a t u r a l i e c h i m i c i i n t e g r a t i ,, al fine di rimuovere il carico medio annuo di solidi sospesi totali SST. I m a t e r i a l i , s c o n s i g l i a t i p e r l a r e a l i z z a z i o n e d i s u p e r f i c i e s t e r n e s a r a n n o o p a v i m e n t a z i o n i c o n t i n u e , d i s c o n t i n u e c o n g i u n t i s i g i l l a t i , p o s a t e s u s o l e t t a o o b a t t u t o i n c l s , m e n t r e s a r a n n o c o n s e n t i t i e l e m e n t i a u t o b l o c c a n t i i n c l s , p o r f i d o ,,


pietra o altro materiale, posati a secco su fondo in sabbia e sottofondo in ghiaia. •RIDUZIONE EFFETTO ISOLA DI CALORE d i c c a l o r e g g a r a n t e n d o c c h e g g l i ss p a z i e e s t e r n i a a b b i a n o c c o n d i z i o n i i R i d u r r e ll ’ e f f e t t o ii s o l a d c o m f o r t tt e r m i c o a a c c e t t a b i l i d d u r a n t e ii l p p e r i o d o e e s t i v o , o o m b r e g g i a n d o ll e ss u p e r f i c ii d i c c o n s i s t e m i e d e l e m e n t i v e g e t a l i o u t i l i z z a n d o m a t e r i a l i a d e l e v a t a r i f l e s s i o n e p e rr o l e s u p e r f i c i n o n c o p e r t e d e g l i s p a z i e s t e r n i . I n o l t r e , i n s t a l l a r e c o p e r t u r e a v e r d e o ad elevato albedo per ridurre l’assorbimento di calore.

3_ SISTEMI ENERGETICI SOSTENIBILI •PRODUZIONE IN SITO DI ENERGIE RINNOVABILI U t i l i z z a r e ss i s t e m i d d i p p r o d u z i o n e d d i e e n e r g i a d d a ff o n t i rr i n n o v a b i l i ii n ss i t o p p e r c compensare e i c o n s u m i t e r m i c i d e l l ’ e d i f i c i o . I n o l t r e p r o m u o v e r e l o s v i l u p p o e l ’ i m p i e g o d ii t e c n o l o g i e p p e r ll a p p r o d u z i o n e d d i e e n e r g i a e e l e t t r i c a d d a ff o n t e rr i n n o v a b i l e (( a d e e m i s s i o n ii zero).

4_MATERIALI E RISORSE •RIUTILIZZO DI STRUTTURE PREESISTENTI e F a v o r i r e i l r i u t i l i z z o d e l l a m a g g i o r p a r t e d e i f a b b r i c a t i e s i s t e n t i , d i s i n c e n t i v a r e l e . d e m o l i z i o n i e g l i s v e n t r a m e n t i d i f a b b r i c a t i i n p r e s e n z a d i s t r u t t u r e r e c u p e r a b i l i . d o v e p p o s s i b i l e , ll a ss t r u t t u r a d d e l l ’ e d i f i c i o e e s i s t e n t e (( i n c l u s i ii ss o l a i p p o r t a n t ii M a n t e n e r e , d e ll e c c o p e r t u r e ) e e d d e l l ’ i n v o l u c r o e e d i l i z i o (( r i v e s t i m e n t o e e s t e r n o e e p p a r e t i , a a d e esclusione e d i ff i n e s t r e e e m m a t e r i a l i d d i rr i v e s t i m e n t o n n o n ss t r u t t u r a l i ) . M M a t e r i a l i p p e r i c o l o s i a a n d r a n n o o . o b b l i g a t o r i a m e n t e r i m o s s i e s o s t i t u i t i . •RIUTILIZZO DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE Riciclare e recuperare, ove attuabile, i rifiuti delle attività di costruzione e e demolizione all’interno del sito stesso. •UTILIZZO DEI MATERIALI RECUPERATI/RICICLATI P r e d i l i g e r e m a t e r i a l i d a c o s t r u z i o n e c h e s i a n o s t a t i o g g e t t o d i r e c u p e r o , r i c i c l o ,, restauro o riutilizzo a vantaggio della riduzione dei costi generali di costruzione e e e d i m i n o r c o n s u m o d i r i s o r s e . S i c o n s i d e r i n o s o l o l e s t r u t t u r e , g l i i n v o l u c r i e l e partizioni. •MATERIALI DA FONTI RINNOVABILI Favorire l’uso di materiali e prodotti da costruzione ottenuti da fonti rapidamente e e r i n n o v a b i l i . S i c o n s i d e r i n o l e c h i u s u r e v e r t i c a l i o p a c h e e t r a s p a r e n t i , o r i z z o n t a l i e solai interpiano (sono esclusi strutture e vespai).

i paradigmi di progetto

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•MATERIALI BASSO EMISSIVI A l f i n e d i r i d u r r e a l l ’ i n t e r n o d e l l ’ e d i f i c i o i c o n t a m i n a n t i c h e r i s u l t a n o o d o r o s i , , i r r i t a n t i e / o n o c i v i p e r i l c o m f o r t e i l b e n e s s e r e d e g l i i n s t a l l a t o r i e o c c u p a n t i , t u t t ii g l i a d e s i v i , p r i m e r s , s i g i l l a n t i p r o d o t t i c e m e n t i z i , v e r n i c i , p i t t u r e , p a v i m e n t a z i o n i ,, p r o d o t t i ii n ll e g n o c c o m p o s i t o e e ff i b r e v v e g e t a l i , u s a t i a a l l ’ i n t e r n o d d e l l ’ e d i f i c i o d devono o e s s e r e c o n f o r m i a l l a c l a s s i f i c a z i o n e G E V E m i c o d e ( m i s u r a z i o n e e m i s s i o n i d i V O C ) .. •MATERIALI ESTRATTI, LAVORATI E PRODOTTI A DISTANZA LIMITATA I n c r e m e n t a r e l a d o m a n d a d i m a t e r i a l i e p r o d o t t i d a c o s t r u z i o n e e s t r a t t i e l a v o r a t i i a d i s t a n z a l i m i t a t a ( e n t r o u n r a g g i o d i 3 5 0 k m ) , s o s t e n e n d o i n t a l m o d o l ’ u s o d ii r i s o r s e l o c a l i e r i d u c e n d o g l i i m p a t t i s u l l ’ a m b i e n t e d e r i v a t i d a i t r a s p o r t i . F a v o r i r e e l’utilizzo di trasporti a limitato impatto ambientale come quello su rotaia. •MATERIALI RICICLABILI E SMONTABILI F a v o r i r e u n a p r o g e t t a z i o n e c h e c o n s e n t a l o s m a n t e l l a m e n t o s e l e t t i v o d e ii c o m p o n e n t i i n m o d o d a p o t e r e s s e r e r i u t i l i z z a t i o r i c i c l a t i ..

5_QUALITA’ INTERNA DEGLI EDIFICI •CONTROLLO DELLA RADIAZIONE SOLARE R i d u r r e g l i a p p o r t i s o l a r i n e l p e r i o d o e s t i v o a t t r a v e r s o l o s t u d i o d e g l i o r i e n t a m e n t i i (esposizioni), del tipo di schermatura e/o aggetto presente. •TRASMITTANZA TERMICA DELL’INVOLUCRO EDILIZIO e Ridurre lo scambio termico per trasmissione durante il periodo invernale. Il valore d i tt r a s m i t t a n z a tt e r m i c a d d e v e e e s s e r e p i ù rr e s t r i t t i v o rr i s p e t t o a a i v v a l o r i ll i m i t e d d i ll e g g e .. e Per elementi di involucro edilizio si intendono le strutture opache orizzontali e verticali, i pavimenti verso locali non riscaldati o verso l’esterno e le chiusure e trasparenti. •INERZIA TERMICA DELL’EDIFICIO o Mantenere buone condizioni di comfort termico negli ambienti interni nel periodo e s t i v o . S i c a l c o l a l a t r a s m i t t a n z a t e r m i c a p e r i o d i c a p e r c i a s c u n c o m p o n e n t e d i i i n v o l u c r o v e r t i c a l e e o r i z z o n t a l e , l e s t r u t t u r e . N o n s i c o n s i d e r i n o l e p a r e t i v e r t i c a l i i o p a c h e c o m p r e s e n e l q u a d r a n t e N - N O - N E e l e c o m p o n e n t i o r i z z o n t a l i i n f e r i o r i i p e r c h é n o n o n ii r r a g g i a t e . II l v v a l o r e d d e l l a tt r a s m i t t a n z a m m e d i a p p e r i o d i c a e e ll o ss f a s a m e n t o termico devono essere più restrittive rispetto ai valori limiti di legge. •CONDENSA INTERSTIZIALE A s s i c u r a r e c c h e a a t t r a v e r s o ii l p p r o g e t t o d d i p p a r t i c o l a r i e e d d e t t a g l i c c o s t r u t t i v i ss i a rr i d o t t o a a l l m i n i m o i l r i s c h i o d i f o r m a z i o n e e a c c u m u l o d i c o n d e n s a i n t e r s t i z i a l e d e l l ’ i n v o l u c r o o in modo che venga favorita la durabilità e l’integrità degli elementi costruttivi.


i paradigmi di progetto

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il progetto



3 .1.1

ANALISI DEL CONTESTO LA CITTA’ DI BRESCIA NEL CONTESTO LOMBARDO


FIG. 17 pag. 56 Vista panoramica della città di Brescia.

3.1.1.1. STORIA E TERRITORIO Definita da Giosuè Carducci la “Leonessa d’Italia” per i dieci giorni di resistenza agli austriaci nel risorgimento italiano, Brescia è oggi il secondo comune lombardo per popolazione con 193.879 abitanti su una superficie di 90,68 Kmq; la sua provincia è la quinta più popolata d’Italia (dopo Roma, Milano, Napoli e Torino) e lei è la sedicesima città più popolosa d’Italia. Le sue origini risalgono al IV secolo a.C., quando in tutto il nord Italia si insediarono popolazioni come gli Insubri e i Galli Cenomani. Successivamente, a cavallo tra III e II secolo a.C., a seguito di scontri tra Insubri, Galli e Romani, Brixia iniziò il percorso di annessione alla Repubblica romana, culminato nel 41 a.C. quando gli abitanti ottennero la cittadinanza romana, pur mantenendo una certa autonomia amministrativa. Dal 402 al 493 subì numerose invasioni barbariche, tra cui quelle dei Visigoti di Alarico, degli Unni di Attila, degli Eruli di Odoacre e degli Ostrogoti di Teodorico; proprio sotto quest’ultimo la città acquisì un’importanza chiave nel regno ostrogoto. Dal 568 divenne un importante ducato del regno longobardo. Proclamatosi comune autonomo già nel XII secolo, finì sotto la dominazione viscontea e poi, con la dedizione del 24 novembre 1426, tra i Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia. Annessa al Regno Lombardo-Veneto, durante il Risorgimento fu teatro delle dieci giornate di Brescia, per poi arrivare all’annessione al Regno d’Italia nel 1860. Brescia con la sua provincia si estende nella pianura Padana rappresentando la provincia più estesa della regione Lombardia. Vanta tre laghi principali, Lago di Garda, Lago d’Iseo ed il Lago d’Idro (più altri numerosi laghi minori di montagna) e tre valli: la Val Camonica, che è la valle del fiume Oglio; la val Sabbia, che è la valle della parte orientale della provincia di Brescia e la Val Trompia, che si estende nella parte nord della provincia ed è percorsa dal fiume Mella. Inoltre vanta un’ampia zona pianeggiante a sud del territorio cittadino, conosciuta come la Bassa Bresciana, e varie zone collinari che circondano il panorama bresciano estendendosi ad est verso il veronese e ad ovest verso la famosa e produttiva Franciacorta. Grazie alla varietà altitudinale e morfologica, nonché della presenza di grandi laghi, la Provincia di Brescia comprende tutti i tipi di biomi dell’Europa: da qualcosa di simile alla macchia mediterranea fino alle nevi perenni dell’Adamello (col più grande ghiacciaio delle Alpi italiane). Il centro storico è racchiuso nel perimetro della cinta muraria di epoca veneta, abbattuta tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni venti del Novecento, ed è sovrastato dal colle Cidneo sul quale si erge l’imponente Castello di Brescia. Il resto della città si espande geograficamente e visivamente su tutto il territorio circostante, racchiuso dalla cinta di monti prealpini, come il Monte Maddalena (ad est)un vero e proprio polmone verde della città alto 874 mt s.l.m., ed il Monte Sant’Onofrio (a nord). Il principale corso d’acqua della città è il fiume Mella, che nasce al passo del Maniva e, attraversando la Val Trompia, giunge in città da nord e la attraversa longitudinalmente, passando però a ovest del centro storico.


Pur rimanendo il principale corso d’acqua cittadino, ad oggi il fiume Mella non è navigabile, e presenta rilevanti problemi di inquinamento soprattutto nel tratto cittadino. I restanti corsi d’acqua sono perlopiù a carattere torrentizio. Troviamo quindi il Garza, torrente che nasce a metà strada tra i centri di Lumezzane e di Agnosine e che raggiunge la città da nord-est attraversandola in tutta la sua lunghezza con un percorso misto scoperto e sotterraneo. Il Naviglio di Brescia è invece un canale, derivante dal fiume Chiese, che attraversa la città nella zona est per poi lambire i comuni della bassa bresciana orientale. LUOGHI DI INTERESSE Spiccano nella città luoghi di interesse culturale come la Piazza del Foro, il più rilevante complesso di resti d’epoca romana di tutta la Lombardia, con le imponenti rovine del Capitolium e l’adiacente teatro romano. Nell’area del centro storico si conservano diverse decine di chiese appartenenti ad ogni periodo storico e artistico, dalle testimonianze longobarde alle opere del più estremo Settecento, fino ai prodotti dell’eclettismo ottocentesco. Di massima importanza storica e culturale è il monastero di Santa Giulia con l’annessa chiesa di San Salvatore, divenuti patrimonio UNESCO dal giugno 2011 e oggi importante centro culturale grazie alle numerose mostre internazionali che si tengono ogni anno. Il Duomo vecchio, la cattedrale invernale della città, eretto nell’XI secolo è invece uno dei più importanti esempi di rotonda romanica in Italia, e prezioso contenitore di svariate opere d’arte, come tele del Moretto e del Romanino. Importanti testimonianze di architettura gotica sono invece la chiesa di San Francesco d’Assisi, dalla caratteristica facciata a capanna in pietra grezza con un ampio rosone, e la chiesa di Santa Maria del Carmine, edificata nel Quattrocento con molte aggiunte successive. La chiesa di Santa Maria dei Miracoli è invece il grande capolavoro della scultura rinascimentale bresciana, con la facciata di Giovanni Antonio Amadeo completamente lavorata a fine bassorilievo affiancata dalle sculture del Tamagnino. Massimi esponenti del barocco cittadino sono la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, dove trovano sepoltura i due patroni di Brescia raffigurati in un dipinto del Tiepolo; e il Duomo nuovo, la cattedrale estiva, costruito in sostituzione dell’antica Basilica di San Pietro de Dom. Al di fuori degli edifici chiesastici si annovera infine il Cimitero Monumentale di Brescia, progettato da Rodolfo Vantini e costruito a più riprese durante l’Ottocento. Sempre del Vantini è la tomba Bonomini, meglio nota come “tomba del cane”, progettata su commissione del commerciante Angelo Bonomini, che emerge con il suo profilo neogotico sul pendio del monte Maddalena. Fra le opere di architettura civile di Brescia spicca Piazza della Loggia, importante esempio di piazza rinascimentale chiusa e teatro della grave strage nel 28 Maggio 1974 . L’edificio principale che fa da sfondo monumentale al piazzale è Palazzo della Loggia, noto come “la Loggia”, oggi sede della giunta comunale, costruito a partire dal 1492 e completato nel Cinquecento sotto la supervisione del Sansovino e di Palladio. Sul fianco sud della piazza sono invece allineati i due Monti di Pietà, il

il progetto

FIG. 18 Ricostruzione virtuale dell’antica Piazza del Foro.

FIG. 19 Piazza della Loggia, Brescia.

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“vecchio” - quattrocentesco e il “nuovo”costruito alla fine del Cinquecento, mentre al centro del lato est si eleva il grande orologio astronomico. Centro di potere più antico è invece il Broletto, l’antico palazzo comunale situato in Piazza del Duomo il cui nucleo originario risale al duecento e ampliato a più riprese fino al seicento. Nell’ambito dell’architettura civile privata si distinguono numerosissimi palazzi disposti lungo tutte le vie del centro storico, in particolare quelli appartenuti alla potente famiglia dei Martinengo. Altro edificio di rilievo è il Teatro Grande, fondato nel 1664 e più volte ricostruito, in particolare nel Settecento e per tutto l’Ottocento. Il teatro è noto per ospitare l’importante Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli”.Più recenti sono invece la stazione ferroviaria, costruita in stile neoromanico nel 1854, e Piazza della Vittoria, simbolo del regime fascista, realizzata nel 1932 su progetto dell’architetto Marcello Piacentini demolendo parte dell’antico centro storico medievale. Da non dimenticare l’imponente Castello di Brescia, costruito nel Duecento dai Visconti sulla cima del colle Cidneo, viene ampliato una prima volta nel Quattrocento e completato poi nel Cinquecento. Cessata ogni funzione strategica alla metà dell’Ottocento, il castello è oggi un grandissimo parco pubblico che offre interessanti passeggiate fra le antiche strutture di difesa e un ampio panorama sull’intera città e all’interno ospita due musei. INDUSTRIA ED ECONOMIA L’economia provinciale e cittadina si divide tra industria, commercio, artigianato, servizi, agricoltura (per il territorio provinciale) e turismo. Come gran parte dell’economia del nord Italia, il bacino industriale bresciano è costituito soprattutto da piccole-medie imprese, con la presenza di grandi industrie, che vanno dal settore alimentare a quello metalmeccanico. Brescia infatti è la terza più grande area produttiva italiana e già dall’epoca veneta costituiva un punto di riferimento per l’industria delle armi che l’ha resa famosa in tutta Europa. Città di punta per l’industria pesante nel suo picco di massimo splendore nel corso del ‘900 rappresentava un supporto fondamentale del triangolo industriale Genova-Milano-Torino. Nel corso degli ultimi anni però la città non è rimasta indenne alla crisi economica mondiale, dichiarata dalle molte fratture presenti oggi nella conformazione del territorio cittadino, interrotto da grandi aree produttive in via di abbandono comunque tipiche di una città post-industriale. Molti infatti sono i problemi legati allo smantellamento di questi complessi, legati soprattutto alla presenza di forti inquinanti che spesso sono percolati nel terreno fino a danneggiare la falda in maniera permanente, o alle nuove destinazioni di queste aree, divenute in alcuni casi discariche abusive. Questa tendenza si è sviluppata principalmente lungo l’asse della vecchia strada Milano-Venezia, (corrispondente alla ferrovia a sud della città) ma anche in tutto il contesto urbano che vede simili situazioni ora immerse nel tessuto edilizio il quale ha subito un forte sviluppo nel corso degli anni 70. L’edificato ora lambisce e a volte comprende impianti di produzione di tipo pesante come per


esempio le acciaierie e le zone industriali produttive a volte dismesse, altre volte attive; in quest’ultimo caso esse comportano ancora un grave fattore di rischio di inquinamento per la popolazione residente che pretende sempre più spesso la delocalizzazione di queste aree. Lo sviluppo di questa tendenza, controllata solamente dagli strumenti urbanistici senza piani a livello sovra comunale, si è insediato a macchia di leopardo su tutto il territorio bresciano, rimarcando una rete esterna di centri produttivi che (ove ancora attivi) continuano ad attirare manodopera verso dalla città metropolitana.

3.1.1.2. BRESCIA CITTA’ VERDE Carente dal punto di vista dell’ecocompatibilità ma decisamente promossa per il verde comunale: Brescia infatti è tra i comuni con maggiore densità di verde a gestione comunale ed è al settimo posto nella classifica nazionale; i parchi bresciani sono circa il 29,5 % del suolo nazionale e ogni abitante ha a disposizione oltre 130 mq di verde. Grazie a questi dati la città di Brescia ha vinto nel 2008 il premio “La Città per il Verde” per la categoria “comuni oltre i 100.000 abitanti”, premio che conferisce i suoi prestigiosi riconoscimenti alle amministrazioni che hanno investito in modo eccellente il proprio impegno e le proprie risorse a favore del verde pubblico, in conformità ai dettami della Convenzione Europea del Paesaggio. In particolare il Premio viene assegnato ai Comuni e alle Province italiane che si sono particolarmente distinti per realizzazioni o metodi di gestione innovativi, finalizzati all’incremento del patrimonio verde pubblico. Sono premiati inoltre gli enti che, attraverso programmi mirati e in maniera esemplare, hanno migliorato le condizioni ambientali del proprio territorio. Il Premio “La Città per il verde” è un’iniziativa della casa editrice “Il Verde Editoriale” di Milano, che da 29 anni pubblica ACER, la rivista tecnico-scientifica dedicata ai professionisti del verde e al paesaggio, l’iniziativa è inoltre patrocinata dal Ministero dell’ambiente e della Tutela del territorio. Il responso che incorona la città di Brescia cita: “La giuria premia il Comune di Brescia per il grande impegno rivolto allo sviluppo del verde pubblico urbano ed extra-urbano, la cui estensione per abitante è triplicata negli ultimi quindici anni, e per la rilevanza degli interventi realizzati in termini ambientali-naturalistici e paesaggistici-architettonici. Ne sono esempio: la realizzazione e la riqualificazione di parchi territoriali come il “Parco del Mella”, realtà naturalistica che si integra armoniosamente nel territorio circostante, e i parchi urbani, testimonianza della storia della città con la conservazione del vecchio gasometro. Si segnala inoltre l’estensione e il miglioramento della rete ciclabile, pari a 115 km nel 2007, per la quale l’Amministrazione si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere 200 km nel 2010.”

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L’amministrazione comunale riconosce il verde urbano come elemento di primaria importanza per la vivibilità di una città, poichè una qualificata presenza di verde urbano è in grado di migliorare notevolmente le condizioni della vita umana sotto vari aspetti. Oltre alla funzione collettiva del verde che fornisce spazi di socializzazione e spazi per attività ricreative, va ricordata la funzione igienico-sanitaria del verde, che va assumendo un ruolo crescente relazionato all’espandersi della città e all’aumento, ormai allarmante, dell’inquinamento atmosferico. Il verde infatti concorre alla formazione di microclimi atti a regolarizzare la temperatura (assorbimento dell’umidità, zone d’ombra, ecc.), a mitigare i venti, a purificare l’atmosfera (depurazione chimica per effetto della fotosintesi e fissazione delle polveri che vengono trattenute dalle foglie) ed ad attutire ed attenuare i rumori per mezzo della capacità di assorbimento delle onde sonore da parte delle masse di fogliame di cespugli e alberi. E’ notevolmente importante anche la funzione estetica del verde, in quanto esso costituisce un gradevole elemento di arredo urbano che spezza la monotonia delle masse edilizie e dei grigi spazi asfaltati e fornisce vivaci e rilassanti note di colore nel caotico tessuto urbano. E’ provato infatti che una consistente presenza di verde è ritenuta preventiva di molte malattie psicologiche, in particolar modo degli stati depressivi, oltre a creare un ambiente che, fornendo spazi attrezzati per divertimenti positivi, educa e stimola i giovani. E’ per questo che negli ultimi anni il disegno dell’assetto ambientale è divenuto, per il progetto urbanistico della città un tema fondamentale da trattare nel Piano Regolatore Generale che vede il sistema dei grandi parchi verdi in primo piano con le grandi riserve di naturalità come il Parco delle Colline, il corridoio fluviale lungo il fiume Mella, il futuro parco delle Cave ed il parco di San Polo, caposaldo del verde urbano ed elemento di connessione tra le diverse aree verdi cittadine. Se il parco delle Cave e quello di San Polo sono ancora in gran parte in fase di ideazione, il Parco delle Colline ed il parco del Mella fanno ormai parte della città e la caratterizzano come elementi irrinunciabili del paesaggio locale. IL PARCO DEL FIUME MELLA Un bosco lungo le sponde del fiume Mella che collega la montagna e la pianura, mitigando l’impatto del traffico cittadino, per 12 km di percorso verde urbano lungo una nuova greenway, ossia un tratto verde ad uso esclusivo di pedoni e ciclisti. Il parco si estende dalla parte sud-ovest della città, da via del Mella, risale verso nord lungo il corso del fiume verso le località di Urago Mella, Collebeato e Concesio per spingersi lungo la Valle Trompia creando un itinerario piacevole, adatto alle famiglie. Caratterizzato da una pavimentazione prevalentemente sterrata, il percorso si alterna tra le due rive del fiume, grazie alla presenza di ponti pedonali e passerelle. FIG. 20 Parco del fiume Mella.


IL PARCO DELLE COLLINE Nel dicembre del 2000, il Comune di Brescia, con l’approvazione di una specifica variante al Piano Regolatore Generale, individua definitivamente il perimetro del Parco delle Colline, che si sviluppa lungo il sistema collinare del territorio bresciano raggiungendo la quota di 870 mt s.l.m. in corrispondenza del Monte Maddalena. Ha un estensione di 4.309 Ha e oltre alla città comprende 6 comuni dell’hinterland: Bovezzo, Cellatica, Collebeato, Nuvolera, Rezzato e Rodengo Saiano. Il progetto ha dato di fatto il via libera all’organizzazione e alla salvaguardia di uno spazio vitale per la città e i comuni limitrofi, costituito da un insieme di ambienti naturali diversificati tra loro, con caratteristiche ecologiche di grande interesse anche europeo e non solo locale. Il parco ricopre una superficie di circa 3.200 ettari di cui ben 2.100 sono posti all’interno del territorio comunale di Brescia. Tra gli obiettivi principali della realizzazione del parco: • conservazione e tutela • promozione economica delle risorse del territorio (agricoltura collinare e agriturismo) • ricerca scientifica e valorizzazione del patrimonio storico e architettonico • educazione ambientale dei cittadini

FIG. 21 Parco delle colline.

IL PARCO DI SAN POLO Il Parco di San Polo nasce con il Piano Regolatore del 1972 del Benevolo e risulta essere il baricentro delle aree di espansione residenziale della città verso sud-est. Posizione e morfologia sono confermate anche nelle successive varianti del Piano Regolatore e verranno acquisite anche nel prossimo Piano di Governo del Territorio. Obiettivi: • recupero e conservazione del paesaggio agricolo • realizzazione di un grande parco per i cittadini del quartiere S.Polo • formazione di una sequenza di aree verdi collegate in rete dal centro storico verso sud e costituite da: Parco del Castello, Parco di S.Polo e Parco delle Cave IL PARCO DELLE CAVE Il Parco delle Cave, destinato a occupare e rivitalizzare l’estremità sud est del territorio cittadino, rappresenta uno dei progetti più ambiziosi della programmazione urbanistica. Si estenderebbe su un’area di oltre 4 milioni di metri quadrati di superficie, in un ambito dove l’attività estrattiva nel corso degli anni ha completamente modificato il paesaggio agricolo. Gli obiettivi sono: • recupero ambientale dell’area in generale e la ri-naturalizzazione in particolare della zona ovest della città • riconnessione di parti di città attualmente slegate e integrazione del parco nella rete del

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• verde territoriale • realizzazione dei percorsi ciclopedonali in raccordo con i quartieri confinanti e con la • nuova fermata della metropolitana di Brescia Oltre al verde di valenza prevalentemente ambientale, ben rappresentato dai grandi parchi precedentemente descritti vi è un patrimonio prezioso di grandi parchi pubblici cittadini come il parco Tarello , il parco Torri Gemelle, il parco Ducos, il parco Gallo, il parco Castelli, il parco all’interno del Castello di Brescia e il recentissimo Campo Marte, al quale vanno aggiunti i giardini pubblici di quartiere per un totale circa di 545.137 mq di verde.

FIG. 22-23 Parco Tarello.

FIG. 24 Parco Torri Gemelle.

IL PARCO TARELLO Grande parco, realizzato a seguito di concorso internazionale tra il 2005 e il 2007. Inaugurato nel maggio 2007, costituisce il fulcro nel moderno quartiere di Brescia Due, aggiungendo un importante tassello per il completamento del sistema a rete del verde urbano. Grazie alla posizione nord-sud in cui si colloca offre un importante e suggestivo canocchiale visivo per tutte le zone abitate a sud verso il colle Cidneo e verso le colline che coronano a nord la città. _ Superficie: 100.000 mq _ Circoscrizione: SUD (ex circ. n.6) _ Pista ciclabile: itinerari 7-8. _ Servizi per gli utenti: giochi per bambini, area spettacolo, servizi igienici. _ Servizi tecnologici: acqua potabile, impianto di irrigazione, fontana ornamentale. IL PARCO TORRI GEMELLE La sistemazione del sito interessato dall’ex Macello e dalla ex fabbrica del ghiaccio (2004-06), percorso per tutta la sua lunghezza dalle mura venete, ha dato luogo alla costruzione di un grande parco archeologico recintato con nuovi spazi verdi fruibili, percorsi pedonali, illuminazione, arredi urbani e la messa in evidenza delle mura e della traccia delle sottostrutture del macello ora demolito. _ Superficie:18.380 mq _ Circoscrizione: CENTRO (ex circ. 9) _ Pista ciclabile: itinerario 7 (in previsione lungo via C. Zima) _ Servizi per gli utenti: giardino recintato,giochi per bambini, tavoli, pergolati. _ Servizi tecnologici: impianto di irrigazione, acqua potabile, illuminazione. IL PARCO DUCOS Il parco Ducos costituisce un prezioso polmone verde per la zona est della città. La realizzazione del


sottopasso ferroviario nel 2001 ha permesso il collegamento diretto con l’area verde posta a sud nella zona di San Polo e quindi l’estensione del parco (Ducos 2). Nel 2006 sono state effettuate opere di manutenzione straordinaria che hanno portato al rinnovo dell’area giochi nel Ducos 2. _ Superficie: 55.540 mq _ Circoscrizione: Ducos 1: CENTRO (ex circ. 8) Ducos 2: EST (ex circ. 7) _ Pista ciclabile: itinerario 5 e 6 _ Servizi per gli utenti: giardino recintato, giochi per bambini, tavoli, pergolati,servizi igienici. _ Servizi tecnologici: impianto di irrigazione, acqua potabile, illuminazione, laghetto.

FIG. 25 Parco Ducos.

PARCO GALLO Il parco si trova nella zona sud della città e rappresenta un importante punto di aggregazione, svago e ristoro, specialmente durante la stagione estiva. La fitta vegetazione arborea crea zone d’ombra particolarmente godibili in estate. Giochi e spazi per i più piccoli lo rendono un’area attrattiva soprattutto per le famiglie. _ Superficie: 37.350 mq _ Circoscrizione: SUD (ex circ. 6) _ Pista ciclabile: itinerari 7 e 8 _ Servizi per gli utenti: giochi per bambini, tavoli, pergolati, servizi igienici, chiosco bar/ ristorante. _ Servizi tecnologici: impianto di irrigazione, acqua potabile, illuminazione. PARCO CASTELLI Il parco Castelli si trova nel quartiere di Mompiano, ai piedi della collina, lambito da alcune aree coltivate. Rappresenta un luogo di aggregazione per eccellenza, dotato di attrezzature sportive, ampi spazi verdi, aree gioco, aree per l’attività motoria dei cani ecc. Sede di spettacoli ed eventi musicali soprattutto nei mesi estivi, ma anche luogo per passeggiate e pic-nic all’aperto, è diventato uno dei parchi più amati dai bresciani. _ Superficie: 48.581 mq _ Circoscrizione: NORD (ex circ. 2) _ Pista ciclabile: itinerario 2 _ Servizi per gli utenti: Parco recintato giochi per bambini, tavoli, pergolati, servizi igienici, chiosco bar. _ Servizi tecnologici: impianto di irrigazione, acqua potabile, illuminazione. _ Attrezzature sportive: pallacanestro, bocce.

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FIG. 26 Parco Castelli.

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FIG. 27 Parco del Castello.

IL PARCO DEL CASTELLO Ha trovato attuazione in diverse fasi (2001-2008) con molti interventi di restauro monumentale e recupero del verde, fino a raggiungere l’attuale aspetto di splendido parco storico, con viali alberati, sentieri nel verde, percorsi archeologici di grande suggestione, ricchi scorci romantici. È inoltre presente un orto botanico realizzato lungo le pendici nord, vicino al vigneto. _ Superficie: 96.325 mq _ Circoscrizione: CENTRO (ex circ.9) _ Servizi per gli utenti:parco recintato, giochi per bambini, tavoli, servizi igienici, chiosco bar. _ Servizi tecnologici: impianto di irrigazione, acqua potabile, illuminazione. IL PARCO CAMPO MARTE Il Comune di Brescia, nel 2007, ha acquisito gli immobili costituenti il compendio “Campo Di Marte” (escluso alloggi) e l’ex Polveriera Mompiano (ex deposito munizioni di Valpersane). Una superficie di oltre 185.000 mq è così entrata a far parte della rete verde comunale consentendo ai cittadini di usufruire di nuovi spazi, anche intervenendo attivamente nella fase progettuale di questo grandissimo parco a disposizione dei bresciani che ospita l’appoggio ad attività sportive di ogni genere.


3.1.1.3. UNA CITTA’ IN TRASFORMAZIONE Brescia è sicuramente una città al passo con i tempi e attenta alle esigenze per uno sviluppo sostenibile al fine di creare un modello di città che sappia soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere quelli delle generazioni future. L’obiettivo è perseguibile attraverso due principali direzioni: rinnovabilità delle risorse e qualità dell’ambiente. IL TERMOVALORIZZATORE In questo quadro il tema dei rifiuti e dell’approvvigionamento di energia assumono particolare rilievo. E’ per questo che dal 1998 Brescia ha adottato in sistema integrato di gestione dei rifiuti realizzando nella parte sud della città il più grande inceneritore d’Europa, progettato e gestito dal Gruppo A2A che gli ha assegnato il termine Termovalorizzatore. Si tratta di un sistema composto da tre unità di combustione, due alimentate con rifiuti urbani e una dalle cosiddette “biomasse”. Grazie alla rete del teleriscaldamento direttamente connessa è possibile produrre non solo energia elettrica ma anche recuperare energia termica in quantità rilevanti, convogliando il calore prodotto nella rete del teleriscaldamento, fino alle abitazioni dei singoli utenti, soddisfando così un terzo del fabbisogno di calore dell’intera città (1100 GWh/anno), la prima in Italia a dotarsi, nel 1972, della rete di teleriscaldamento. Oggi quindi a Brescia il 44% dei rifiuti viene avviato al riciclaggio, il 56% rimanente (composto dai rifiuti non riciclabili) sono avviati al termovalorizzatore dove si trasformano in energia termica ed elettrica. Rispetto ad un normale smaltimento in discarica il termovalorizzatore evita il 94% dell’emissione di polveri, il 93% di Ossido di Zolfo, il 47% di Ossido di Azoto e il 43% di anidride carbonica; recuperando dai rifiuti circa 600 milioni di KWh elettrici e 750 milioni di KWh termici l’anno. Nonostante sia stato coinvolto in due violazioni di direttive europee, delle quali una a livello nazionale riguardante il CIP 6, (sfociate anche in una condanna da parte dell’Unione Europea), nell’ottobre 2006 è stato proclamato «migliore impianto del mondo» dal WTERT (Waste-toEnergy Research and Technology Council), una associazione formata da tecnici, scienziati ed industrie di tutto il mondo. Non mancano però le polemiche e insinuazioni contro questo sistema, soprattutto riguardo il calore di scarto della centrale, il quale sembrerebbe che, non essendo utilizzato in estate e nelle mezze stagioni verrebbe dissipato nell’ambiente, generando sprechi enormi, con inquinamento termico locale rilevante. Altre polemiche riguardano le emissioni di diossine che l’inceneritore emette in atmosfera che oscillano tra 0.02 e 0.04 ng/Nm3 avvicinandosi troppo al limite di legge (0.1 ng/Nm3), dati smentiti dalla Regione Lombardia e dalla provincia di Brescia che attraverso il rapporto dell’Osservatorio sul termovalorizzatore ha condotto e pubblicato

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FIG. 28 Il termoutilizzatore di Brescia.

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studi sulla base di dati oggettivi e specifici dimostrando l’estraneità del termovalorizzatore nella produzione di diossine. Inoltre secondo alcuni, la scelta di creare una centrale di grande taglia chiude ogni possibilità alla diffusione della tecnologia solare termica, che da sola puotrebbe ridurre il fabbisogno di combustibili fossili in misura rilevante.

FIG. 29 Borgo Wuhrer

FIG. 30 EB Tower. Libeskind

FIG. 31 Torre Fuksas. Fuksas

PROGETTI IN ATTO Recentemente è stato completato il quartiere Sanpolino, area residenziale convenzionata annessa allo storico San Polo; ed il Borgo Wührer particolare idea di quartiere totalmente vietato alle auto, dotato di un parcheggio sotterraneo su due piani; il quartiere interamente ricavato sul terreno dell’antica fabbrica di birra Wührer (dalla quale prende il nome) è destinato ad abitazioni, uffici e ad attività commerciali. Sono in atto in città altre grandi trasformazioni urbanistiche da nord a sud. Tra esse, c’è il Comparto Milano, riqualificazione della zona industriale costruita un tempo a ridosso del centro storico, che presenterà l’apertura di nuovi musei ed alberghi. All’interno del comparto è stato realizzato il centro commerciale Freccia Rossa, inaugurato il 22 aprile 2008 e ora in fase di ampliamento, considerato il primo vero centro commerciale sul suolo cittadino. La nascita di “Borgo Sannazzaro”, progetto di riqualificazione dell’antico comparto cittadino dei Magazzini Generali posto nei pressi del quartiere Don Bosco, porta la firma del celebre architetto Daniel Libeskind e prevede la nascita di un polo abitativo avanguardistico comprendente un grattacielo. Libeskind è inoltre tra i progettisti della “EB tower”, la futura sede del gruppo Editoriale Bresciana che sorgerà in via Solferino al posto dell’attuale sede del Giornale di Brescia. Nei progetti di riqualificazione delle zone industriali è presente anche la Torre Fuksas, una torre di dodici piani a tre blocchi che prende il nome dal suo progettista, Massimiliano Fuksas. A questi progetti in via di sviluppo, o di ultimazione, si aggiungono anche le migliorie al Comparto Fiera, denominato Brixia Expo, e la realizzazione delle Tre Torri, visibili dalla tangenziale, e situate in via Labirinto. E’ inoltre in atto il “progetto Carmine” che prevede l’ammodernamento dello storico quartiere popolare molto degradato.


3 .1. 2

ANALISI DEL CONTESTO INFRASTRUTTURE E PRINCIPALI LINEE VIARIE


3.1.2.1. VIABILITA’ PRIMARIA ESISTENTE (9) AUTOSTRADE La città di Brescia è percorsa dall’Autostrada A4 (detta anche “La Serenissima”), che la collega a Torino, Milano, Bergamo, Verona, Venezia e Trieste, ed è punto terminale dell’Autostrada A21, che la collega a Cremona, Piacenza e nuovamente Torino con un percorso più basso rispetto all’A4. Con l’autostrada A4 Torino-Trieste (Strada europea:E55 – E64 – E70) si accede alla città tramite i caselli di: Brescia Ovest, Brescia Centro e Brescia Est. Con l’autostrada A21 Torino -Brescia (Strada europea:E70) si accede alla città tramite i caselli di Brescia Centro e Brescia Sud. Il 22 luglio 2009 sono iniziati, dopo alcuni anni di fermo, i lavori per la realizzazione della BreBeMi, nuovo tratto autostradale sull’asse Brescia - Milano, che comprende le province di Brescia, Bergamo e Milano, dalle quali prende il nome. La necessità di realizzare questo nuovo tratto è stata impellente a causa dei volumi di traffico particolarmente insistenti sulla esistente A4; la nuova BreBeMi consentirebbe infatti di evitare la deviazione verso Bergamo portando quindi ai viaggiatori diretti a Milano un grande vantaggio in termini di tempo. Da Brescia l’accesso alla BreBeMi potrà avvenire dal Raccordo Autostradale Ospitaletto – Montichiari attraverso lo svincolo di interconnessione situato ad ovest di Travagliato, oppure dall’attuale Tangenziale Sud di Brescia attraverso un apposito tratto di autostrada e una bretella di collegamento alla SP19, oggi prevista a carreggiata singola ma già predisposta per l’ampliamento a doppia carreggiata con due corsie per senso di marcia. Il raccordo avrà due svincoli intermedi a più livelli (Travagliato Est/Castegnato e Ospitaletto/ Travagliato Ovest) a servizio dei vicini centri urbani. STRADE TANGENZIALI La città è dotata di due strade tangenziali che percorrono rispettivamente la fascia sud e la fascia ovest della città: la Tangenziale Sud è la rivisitazione della ex Strada statale 11 Padana superiore, che aggirava il centro abitato a sud; la Tangenziale Ovest è una strada comunale, classificata come urbana, che circonda l’abitato occidentale. Quest’ultima, connessa ad un tratto di Via Oberdan e alla Tangenziale Montelungo, consente al traffico proveniente dalla Val Trompia (ex Strada statale 345 delle Tre Valli e via Triumplina) e diretto alle autostrade A4 e A21 di evitare il passaggio all’interno dei quartieri settentrionali e occidentali della città. L’amministrazione provinciale di Brescia sta studiando la possibilità di costruire una strada a scorrimento veloce, denominata tangenziale Est, che costeggi la parte orientale della città collegando il villaggio Prealpino, posto a nord della città, con la frazione di Buffalora, tramite una galleria che attraversi il Monte Maddalena. (9) Fare riferimento all’Allegato 01


STRADE STATALI La città è percorsa da numerose strade statali, affidate dalla Regione Lombardia alla competenza dell’amministrazione provinciale. La Strada statale 11 Padana Superiore che collega Torino e Venezia è conosciuta, ai cittadini, come la Tangenziale Sud ed è punto di partenza di numerose strade tra cui: la Strada statale 510 Sebina Orientale, che collega Brescia alla Val Camonica, della 235 di Orzinuovi che collega Brescia e Pavia, della 236 Goitese asse Brescia-Mantova, della 237 del Caffaro, arteria di congiunzione tra il capoluogo lombardo e la provincia di Trento, della Strada statale 45 bis Gardesana Occidentale che collega Brescia con il Lago di Garda e con la Provincia di Trento, e della 345 delle Tre Valli, terminante a Breno. MOBILITA’ URBANA La città di Brescia è dotata di una fitta rete di trasporto pubblico su gomma che serve sia l’ambito urbano che quello extraurbano. Il servizio è gestito da Brescia Trasporti (ex ASM) che promuove e sviluppa in accordo con la capogruppo Brescia Mobilità studi su nuovi servizi e nuove tecnologie al fine di servire al meglio i cittadini nei loro spostamenti. Le linee all’interno del perimetro cittadino sono 18 e collegano la città con 14 comuni limitrofi della provincia (Borgosatollo, Botticino, Bovezzo, Caino, Castel Mella, Cellatica, Collebeato, Concesio, Flero, Gussago, Nave, Poncarale, Rezzato, Roncadelle) servendo circa 40 milioni di viaggiatori l’anno. La mobilità verso le zone provinciali più lontane è invece servita da due consorzi di trasporti automobilistici extraurbani, uno per la parte nord della provincia “Trasporti Brescia Nord” a servizio delle zone della Val Sabbia, Val Trompia e del lago di Garda composto da SIA Autoservizi, SAIA Trasporti e ATV; e uno per la parte sud della provincia “Trasporti Brescia sud” che serve la zona della Bassa Bresciana, della Francicorta e Iseo composto da SAIA trasporti, SIA Autoservizi e APAM. Va inoltre ricordato che dalla fine del 2012 l’azienda Brescia Trasporti ha iniziato un processo di sostituzione degli autobus con dei veicoli a metano, più nuovi e meno inquinanti che porteranno grande vantaggio alla situazione ambientale della città.

3.1.2.2. LA LINEA FERROVIARIA E GLI AEROPORTI BRESCIANI La stazione ferroviaria di Brescia, inaugurata il 24 aprile 1854 su progetto neoclassico dell’ingegnere Benedetto Foix (che col suo progetto volle richiamare lo stile di Piazza Loggia), è situata lungo l’asse ferroviario Milano – Venezia ed è inoltre punto di partenza per le linee Brescia – Iseo – Edolo, Brescia – Cremona e Parma – Brescia, oltre che per il collegamento con Bergamo. La tratta Milano – Venezia è servita da diverse tipologie di treni a lunga percorrenza di competenza

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Trenitalia, come Frecciabianca ed Eurocity, e dai treni regionali della relazione Milano – Verona Porta Nuova, di proprietà Trenord la quale serve anche le altre linee ferroviarie. Brescia è inoltre capolinea del servizio Eurostar Italia Alta Velocità (Frecciargento) che giunge a Roma Termini passando per le stazioni di Verona Porta Nuova, Bologna Centrale e Firenze Campo Marte. La città è dotata anche dell’importante scalo di smistamento “Brescia Scalo”, noto come Piccola Velocità, che permette un veloce interscambio tra la ferrovia, le vicine autostrade A4 e A21 e la Tangenziale Sud. Nel territorio del comune, inoltre, si trovano due impianti della linea per Edolo: presso il quartiere di Fiumicello, sorge la stazione di Borgo San Giovanni, mentre presso la Mandolossa si trova l’omonima fermata ma attualmente priva di servizio viaggiatori. Brescia è dotata anche di servizio aeroportuale fornito dall’aeroporto Gabriele D’Annunzio BresciaMontichiari, sorto a 15 Km dal centro città in onore del popolare poeta. La struttura è per la maggior parte di proprietà dell’ente che gestisce l’aeroporto veronese Valerio Catullo. Il suo nome deriva proprio dalla doppia vicinanza al centro città ma anche alla provincia; è stato inaugurato nel 1999 e purtroppo continua ad essere centro di numerose diattribe politiche sul suo grado di sviluppo che viene spesso oscurato dalla vicinanza degli scali di Verona e Bergamo. A pochi chilometri dall’aeroporto D’ Annunzio sorge l’aeroporto militare Luigi Olivari di Brescia-Ghedi, grande punto d’appoggio dell’aeronautica militare nazionale.

3.1.2.3. IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO In base ai dati raccolti ed analizzati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità WHO, nel 2011 la città di Brescia ha toccato il picco di massima negatività risultando al 5º posto in Europa tra le città più inquinate, dopo le città di Torino(3º posto) e Milano (4ª posizione), a causa della smisurata concentrazione di polveri sottili nell’aria di particolato atmosferico (PM). Nel 2012, già a febbraio, Brescia aveva esaurito il bonus a disposizione dato dalla normativa Ue che concede 35 giorni annuali di superamento del livello massimo di Pm10 nell’aria (50 microgrammi). Le differenti tempistiche nel raggiungimento dell’infausto traguardo da parte dei diversi comuni non cambiavano la sostanza delle cose: tra città e hinterland i 50 microgrammi per metro cubo d’aria di particolato sottile individuati come soglia d’allarme vengono superati con una facilità preoccupante. E’ da segnalare che il livello cambia ogni mese e soprattutto varia a seconda del periodo estivo o invernale, tra autunno e inverno si vive il momento più complicato, ma comunque la situazione rimane allarmante. Nel corso del 2012 l’amministrazione bresciana in accordo con altri 20 comuni italiani aveva preso provvedimenti decisi per limitare il problema: dopo 12 giorni consecutivi di supero dei limiti scattavano le targhe alterne, dopo 18 era previsto il blocco totale del traffico, e


furono organizzate numerose domeniche ecologiche nel corso dell’anno; i risultati arrivarono ma durarono durarono davvero troppo poco. Oggi il Protocollo d’intesa per le Pm10 rimane in sospeso e nel frattempo nel 2013 la città ha già raggiunto il 7° posto tra le città più inquinate con ben 106 giorni di supero. Nella mappa dell’inquinamento atmosferico tracciata da Legambiente sulla scia del rapporto “Mal’aria - Pm10 ti tengo d’occhio”, la Leonessa si piazza nella top ten italiana della maglia nera da polveri sottili. Una geografia, quella tracciata da Legambiente, dalla quale emerge come quasi la metà delle province dello Stivale siano di fatto già fuori legge.

3.1.2.4. LA NUOVA LINEA METROPOLITANA Il 2 Marzo 2013 è una data storica per i bresciani che hanno finalmente visto iniziare l’era della metropolitana (MetroBs) definita “la più bella metro d’Europa” che nelle sue prime settimane di vita vanta già mezzo milione di viaggiatori. Gli obiettivi del progetto riguardano vari aspetti: primo tra tutti la salvaguardia dell’ambiente al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico ormai diventato problema enorme a livello di citta, ma anche migliorare la vivibilità del centro storico, rendere conveniente l’uso del mezzo pubblico con riduzione della circolazione privata mediante sistemi di integrazione e interscambio fra i diversi sistemi di trasporto pubblico, migliorare i collegamenti tra le varie zone della città, in particolare le nuove aree di sviluppo (nuovo polo fieristico, nuove aree residenziali, ecc.), migliorare l’integrazione e l’uso dei diversi mezzi di trasporto: autobus, ferrovie, metropolitane, mezzi privati e contenere i costi complessivi (privati e pubblici) del servizio di trasporto. MetroBs è una linea metropolitana leggera totalmente automatica che connette i quartieri nord della città di Brescia a quelli della zona sud-est, passando per il centro storico. Impiega un sistema di trasporto rapido su ferro concepito e costruito da Ansaldo-STS, che si ispira a quello già realizzato per la metropolitana di Copenaghen. La gestione è stata affidata a Metro Brescia, società appositamente costituita da Brescia Mobilità, e la proprietà dell’opera è della società comunale Brescia Infrastrutture. La lunghezza complessiva della tratta è di 13,7 km, di cui 6 km in galleria profonda, scavata nella parte centrale del tracciato con scudo meccanizzato (TBM), 4,7 km in trincea coperta, 1,3 km a raso, 1,7 km in viadotto sopraelevato. Il percorso si snoda tra 17 stazioni, di cui 8 in galleria (Ospedale,Marconi,San Faustino,Vittoria, Stazione FS, Bresciadue, Lamarmora e Volta), 5 in trincea (Prealpino, Casazza, Mompiano, Europa e San Polo), 2 a raso (Poliambulanza e San Polo parco) e 2 in viadotto sopraelevato (San Polino e S,EufemiaBuffalora), magistralmente progettate dall’ingegnere Lamberto Cremonesi, e concepite come

il progetto

FIG. 32 Tracciato metropolitana leggera

FIG. 33 Inaugurazione della metropolitana di Brescia

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grandi open space con illuminazione naturale garantita dall’alto per mezzo di grandi lucernari. Solo le stazioni Vittoria e San Faustino sono state realizzate con architetture più tradizionali per la loro particolare posizione in centro storico. Per ragioni di sicurezza le stazioni sono dotate di porte di banchina che si aprono solo all’arrivo dei treni. Nella prima fase di attivazione è stata calcolata una capacità di trasporto di 8.500 passeggeri/ora per senso di marcia, con un intervallo fra i treni di 180 secondi. A seconda della richiesta di trasporto, la flotta potrà essere aumentata fino a 40 treni, dei quali, a rotazione, 34 in linea e 6 a disposizione presso il deposito. Con 34 treni si raggiungerebbe la capacità massima di trasporto della metropolitana, con flussi di 17.000 passeggeri/ora per senso di marcia e con un intervallo fra i treni di 90 secondi. I parametri di sicurezza sono garantiti dalla gestione computerizzata e consistono nell mantenimento della distanza minima tra ogni treno e l’attivazione di sensori che impediscono la partenza del treno se vi sono elevate temperature al di sotto del convoglio, per scongiurare la possibile presenza di incendi in atto.

FIG. 34 Studio degli anni ‘80 dei posssibili tracciati metropolitani.

LA STORIA La volontà di dotare la città e la provincia di Brescia di una metropolitana leggera ed automatica risale agli anni ottanta, sull’esempio delle prime metropolitane senza conducente che stavano nascendo o erano appena state completate in Francia. La città di Brescia, infatti, con i suoi 200.000 abitanti in un hinterland di 400.000 abitanti circa, è un capoluogo di provincia fortemente urbanizzato, che genera un intenso flusso di traffico dall’esterno e all’interno del suo nucleo. Dopo svariati studi preliminari e di fattibilità, nell’anno 2000 venne indetta una gara internazionale per l’aggiudicazione della prima tratta funzionale della metro di Brescia, di circa 13 km. La gara venne vinta da un insieme di imprese, composto da Ansaldo trasporti Sistemi ferroviari, AnsaldoBreda, Astaldi e Acciona. Le imprese proposero un sistema di metropolitana automatica simile a quello che era stato da poco realizzato Copenaghen. Il progetto fu accolto e si procedette con l’inizio dei lavori, inaugurati nel novembre 2003. Lo scavo della tratta in galleria profonda, che corre mediamente ad una quota di 25 m sottoterra, è iniziato nel 2006, attraverso una Tunnel boring machine (TBM, comunemente detta “talpa”) di costruzione tedesca. I lavori si sono susseguiti per un decennio con varie interruzioni soprattutto riguardanti le due stazioni situate nel centro storico, Vittoria e San Faustino, dove alcuni ritrovamenti archeologici hanno interferito con le operazioni di scavo costringendo la modifica dei progetti. Per la stazione Vittoria, nel cui cantiere sono venuti alla luce le fondamenta di una torre medievale, si è dovuto procedere con uno scavo “in allargo” della stazione, dopo aver provveduto al trasferimento dei reperti, mentre per quella di San Faustino, ove durante lo spostamento dei sottoservizi si sono scoperti dei resti delle mura venete, si è dovuto modificare il progetto, con l’eliminazione dei lucernari e la realizzazione di


una pavimentazione in vetro che consente agli utenti la vista dei reperti storici rinvenuti. L’opera finita, il cui costo totale ammonta a circa 900 milioni di euro, è stata consegnata ai bresciani nel Marzo 2013, ed è stata finanziata dal comune di Brescia, dalla Regione Lombardia, Brescia Mobilità S.p.A., dal Cipe e da un contributo statale. CRITICHE E SVILUPPI FUTURI La critica più frequentemente mossa verso il progetto della metropolitana riguarda la breve estensione , infatti la linea interessa in maniera modesta la provincia soprattutto a nord fermandosi all’ingresso della Val Trompia e quindi non arrivando a scaricare del tutto la trafficata Via Triumplina. Nel maggio del 1998 e nel 2001 sono stati inoltre indetti dei referendum per l’abolizione del progetto ritenuto troppo dispendioso per la città, ma nonostante la mobilitazione di alcuni cittadini i referendum non hanno mai raggiunto il quorum. Da queste critiche avanzate partono i progetti futuri dell’amministrazione sulla linea metropolitana per la quale si prevede un’estensione verso le province nord fino al comune di Gardone Val Trompia. Altro importante progetto futuro riguarda il ramo occidentale della città che dovrebbe portare la linea fino alla zona fiera passando per il popoloso quartiere di Chiesanuova. Proprio in previsione di questo disegno la stazione Lamarmora è stata preventivamente realizzata con la biforcazione della tratta verso quella direzione; si tratterebbe di un tracciato di 3,4 km dalla stazione Lamarmora alla zona Fiera, con quattro stazioni intermedie denominate (provvisoriamente) Rodi, Salgari, Orzinuovi 1 e Orzinuovi 2. È stato inoltre proposto un futuro prolungamento orientale della metropolitana fino a Rezzato e verso Montichiari dove si trova l’aeroporto cittadino e nelle cui vicinanze potrebbe sorgere la stazione ferroviaria dell’alta velocità. Attualmente però, per nessuno degli sviluppi urbani ed extraurbani pensati sono stati reperiti i fondi necessari alla realizzazione.

3.1.2.5. IL PROGETTO BICIMIA Il Comune di Brescia, soprattutto nell’ultimo ventennio, ha lavorato sul tema della mobilità ciclabile sia dal punto di vista dell’ampliamento generale della rete, sia da quello del miglioramento dei percorsi esistenti, mediante la messa a punto di un programma di manutenzione periodica degli itinerari. Nel 2006 è stata così pubblicata, in collaborazione con l’ufficio Turismo e le associazioni, una mappa aggiornata degli itinerari ciclabili, ed è nato uno sportello denominato “Più bici a Brescia” che ha formalizzato, grazie ad una convenzione, la collaborazione tra l’associazione “Amici della bici Corrado Ponzanelli” e l’Amministrazione comunale. Inoltre il settore Ecologia ha aderito alle “domeniche ecologiche” e alla “Settimana Europea della mobilità sostenibile”, programmando

FIG. 35 Esempio di deposito Bicimia

il progetto

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FIG. 36 Localizzazione dei depositi bicimia nel centro cittadino di Brescia

iniziative a favore di una mobilità alternativa, nonché organizzando numerose “ciclopasseggiate” in città e “fuori porta”. Il Piano della mobilità ciclistica, adottato nel febbraio 2000, ha portato all’individuazione di un vasto programma di interventi per l’estensione e il miglioramento della rete ciclabile esistente: dai 30km del 2001 si è passati ai 115km del 2007 . Ma la rivoluzione è arrivata con l’introduzione negli ultimi anni del servizio “BICIMIA”, un innovativo sistema automatico di noleggio biciclette bike sharing. Chi arriva in città con il treno, con l’autobus o con la propria auto, ha infatti la possibilità di utilizzare una bicicletta per muoversi agevolmente e in libertà. In 44 punti della città sono collocate delle postazioni nelle quali, attraverso una tessera elettronica, è possibile prelevare una bicicletta che può essere riconsegnata in un punto della città diverso da quello dove è stata prelevata, proprio per facilitare una forte integrazione con diversi mezzi di trasporto. Il ciclo-posteggio viene direttamente attivato per lo sblocco della bicicletta dalla tessera elettronica, mediante tecnologia contact-less. Sul retro della tessera è presente, inoltre, una banda magnetica che consente anche il pagamento della sosta presso i parcheggi in struttura e/o i parcometri gestiti da Brescia Mobilità e Sintesi nel Comune di Brescia. Il servizio bicimia è attivo tutti i giorni 24 ore al giorno, è quindi un buon modo per muoversi per il centro anche la sera quando non ci sono frequenti mezzi pubblici in circolazione. I numeri di BICIMIA: • 44 stazioni attive in tutta la città • 8.714 gli abbonati • 274 biciclette totali a disposizione della cittadinanza • 1000 la media dei viaggi al giorno durante la settimana (esclusi i week-and) • 16 media dei minuti di utilizzo • 830.000 (circa) Kg di CO2 non emessa dall’inizio del servizio


3 .1. 3

ANALISI DEL CONTESTO IL TESSUTO RESIDENZIALE CIRCOSTANTE L’AREA DI PROGETTO


3.1.3.1. IL QUARTIERE S. POLO E IL PROGETTO DEL BENEVOLO

FIG. 37-38-39 Tre dei cinque edifici residenziali a torre del progetto originario.

Il quartiere di San Polo, conosciuto soprattutto per gli interventi edilizi che lo caratterizzarono a partire dagli anni ’70, trova le sue radici in un antico centro rurale che si stanziò in quell’area già nell’età del bronzo, fino al tempo dei Romani e dei Longobardi di cui sono state trovate tracce e testimonianze. Il piccolo borgo, che in origine si chiamava San Paolo, era costituito non da un vero e proprio agglomerato di case ma più che altro da cascinali e caseggiati sparsi n paesaggio agricolo. Per differenziare il l’insediamento antico da quello di recente costruzione è consuetudine utilizzare due diversi appellativi: San Polo Vecchio costituisce l’essenza storica quasi dimenticata posta nell’area più a nord del centro urbano, mentre San Polo Nuovo, posta più a sud, incarna la teoria architettonica dell’edilizia residenziale italiana postbellica. La storia del piccolo abitato originario di San Polo, quello noto appunto con il nome di San Polo vecchio, fu strettamente legato alla presenza di un ospizio per viandanti voluto dal Vescovo di Brescia che, proprio qui, aveva vasti possedimenti. L’economia dell’insediamento era garantita anche da un piccolo porto presente sul Naviglio Grande che, già in epoca romana, rappresentava una soluzione secondaria a quello posto lungo le mura della città di Brescia. L’attività del piccolo porto di San Polo era legato alle operazioni di carico e trasporto della sabbia per costruzioni, di cui ne sono testimonianza non solo i numerosi laghetti disseminati lungo questo territorio ma, anche, i diversi documenti dell’epoca, alcuni risalenti ai primi decenni del 1200. Numerose cascine del luogo, oltre a svolgere attività agricole, erano proprio le abitazioni dei renaioli, che in dialetto bresciano vengono tutt’ora chiamati i sabionì. Nel XV secolo l’ostello, fulcro dell’insediamento locale, cessò la propria attività e proprio per la sua importanza venne trasformato nella chiesa della frazione e arricchito con arredi ed opere risalenti a secoli XVI e XVII. Vista la localizzazione del borgo lungo una strada importante di accesso alla città, la zona di San Polo fu sempre soggetta a numerosi assedi, saccheggi e distruzioni da parte degli eserciti nemici che tentavano di conquistare la città bresciana. Con la decadenza del vicino monastero di S. Eufemia si stanziò progressivamente sul territorio una classe imprenditoriale particolarmente attiva che contava tra le sue file sia esponenti dell’antica classe nobiliare sia quelli della borghesia emergente, che popolarono la zona di cascine ed imprese agricole. Di questi insediamenti ne esistono ancora alcune testimonianze come le baite risalenti al XII e XIII secolo, poi trasformate in fattorie se non addirittura in ville padronali: tra queste vi è l’antica proprietà dei Benedettini di S. Eufemia e l’imponente complesso Zola, caratterizzato da tre cortili, due portali del ‘600 e camini cinque-seicenteschi. Nell’Ottocento, quando San Polo contava circa 300 abitanti, arrivarono i primi opifici, che da un


certo punto di vista erano l’evoluzione degli antichi mulini ad acqua che popolavano la zona. Solo quasi un secolo dopo vi fu l’introduzione dell’energia elettrica. Nel frattempo San Polo cresceva economicamente e vedeva nascere continuamente nuove attività imprenditoriali, dagli opifici a quelle edili, fino ad arrivare alle numerose osterie. Con la metà degli anni ’60 anche San Polo fu vittima della modernizzazione e si assistette alla trasformazione dell’immagine storica del borgo rurale. Gli anni ‘70 rappresentarono, infatti, per l’insediamento preesistente, un decennio di stravolgimenti con il lancio del progetto di Leonardo Benevolo per l’edificazione di un nuovo esteso quartiere. San Polo nuovo fu ideato dal famoso architetto già nel 1972 ed il progetto, che godeva del totale appoggio di Luigi Bazoli, ai tempi assessore all’urbanistica, venne approvato, al termine di una lunga polemica, il 2 febbraio del 1977, insieme alla variante del piano regolatore. Neanche 2 anni dopo, nel gennaio 1979, si iniziavano i lavori che avrebbero portato nel 1984 alla conclusione del primo lotto. Il primo modello di unità abitativa, progettato dal Benevolo ed edificato su un’area di oltre 130 metri quadri, comprendeva case a schiera, case a spina parallele alla strada carrabile ed un edificio alto, detto Torre, volto a contenere abitazioni di piccole dimensioni per interventi legati all’edilizia sovvenzionata dagli enti pubblici. Negli anni a seguire, assieme alle abitazioni, ai grandi parchi ed agli insediamenti commerciali, furono inseriti anche interventi di rilievo dal punto di vista sociale ed istituzionale: nel 1984 sorse la nuova sede della Polizia di Stato, nel 1998 la Poliambulanza, l’anno successivo l’Anffas Brescia Onlus (Associazione famiglie di disabili intellettivi e relazionali) e la sede dell’Aism (Associazione italiana Sclerosi multipla). Parallelo allo sviluppo sociale di questi anni, è quello industriale, che vede sorgere sul territorio di San Polo numerosi insediamenti come la Lonati, l’Alfa Acciai, l’Aeb e la Baribbi passata poi all’Iveco mezzi speciali. Oltre i palazzoni che ormai caratterizzano l’immagine di San Polo e visibili da chiunque giunga a Brescia dall’autostrada, trovano spazio tutta una serie di case a schiera con giardino, frutto delle successive urbanizzazioni, che risultano invece inserite in un contesto ricco di verde ad alta percorrenza pedonale. Attualmente San Polo nuovo, la frazione più popolosa di Brescia con quasi 20.000 abitanti, è ancora in attesa di cambiamenti sostanziali come il prossimo abbattimento delle cinque Torri divenute nel frattempo luogo di degrado sociale.

FIG. 40-41-42-43 Blocchi residenziali a bassa densità edilizia immersi nel verde.

il progetto

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3.1.3.2. IL QUARTIERE S. POLINO E NUOVA ESPANSIONE Il quartiere S.Polino si colloca nell’area sud-orientale della città di Brescia e costituisce un esempio recente di edilizia residenziale pubblica ecosostenibile. Il Comune ha voluto fortemente la realizzazione di tale progetto, al fine di promuovere una cultura attenta al risparmio energetico e all’utilizzo delle fonti energetiche alternative. I progetti vincitori del concorso, risultati di grande pregio compositivo, tecnologico e innovativo, sono stati premiati con il primo posto al “Next Energy Award 2006”, nella sezione “Quartieri/Complessi di edifici”.

FIG. 44 Primi tre comparti residenziali completati.

Il sito deputato alla realizzazione del nuovo quartiere, si colloca in un’area riconoscibile come l’intorno rurale del’antico nucleo insediativo di S. Polo, la cui destinazione prevalente era quella agricola. Tale porzione di territorio è delimitata a nord dalla ferrovia che corre ai piedi della fascia collinare del Monte Maddalena e a sud dalla tangenziale cittadina e dall’Autostrada A4 Milano-Venezia. Verso ovest troviamo invece la periferia sud della città di Brescia, mentre a est sono presenti alcuni centri extraurbani derivati dall’evoluzione dei centri rurali storici e numerose cave per l’attività estrattiva. Nel corso del tempo la destinazione d’uso dell’area è stata modificata trasformando la vocazione agricola di quel territorio a quella più redditizia del residenziale e saldando in questo modo il piccolo nucleo abitato alla città. L’espansione del costruito, avvenuto negli anni ottanta con la costruzione del quartiere S. Polo, non è stata uniforme ed ha lasciato alcune aree libere dall’edificato. In una di queste, su una superficie complessiva di 578.000 mq, il Comune ha previsto l’inserimento del nuovo quartiere di edilizia economica popolare S. Polino. Il progetto del nuovo insediamento, denominato Zona A/21 Sanpolino, prende avvio dal Piano di zona per l’Edilizia Economica Popolare , approvato dal Consiglio comunale di Brescia il 28/09/1998, in variante al PRG del 1980. Il piano viene adottato definitivamente nel 2000 e già nel 2002 il Comune attiva i concorsi di progettazione pluridisciplinare relativi ai comparti 14, 15 e 21. I progetti vengono realizzati tra il 2004 e il 2007, con la costruzione di 866 alloggi su un totale di 1900 previsti a completamento dei comparti successivi.

FIG. 45 Progetto della nuova area residenziale di San Polino.

Il nuovo quartiere, diversamente da quelli realizzati per una tipologia “standard” di famiglia, rappresenta una risposta ad una domanda sempre più differenziata composta da nuclei familiari costituiti da anziani singoli o in coppia, famiglie con pochi figli, single, separati, immigrati e studenti. Lo schema distributivo del quartiere si compone di una strada centrale chiamata rambla nella quale scorre la nuova linea della metropolitana leggera di Brescia. Su questo viale si affacciano gli edifici con più alta densità edilizia e il piano terra, che ospita funzioni commerciali, è permeabile verso l’interno dei comparti. Gli edifici residenziali hanno altezze variabili


dai quattro ai sette piani, ai quali si aggiungono delle case a schiera più raccolte. Il quartiere è poi diviso in due, in modo trasversale rispetto alla strada principale, da un ampio corridoio verde in corrispondenza della roggia Musia Bassa. Completano il quartiere luoghi destinati alla sosta privata, alberature, installazioni artistiche, parcheggi pubblici, fermate dei mezzi di trasporto su gomma e della metropolitana, uffici, negozi, strutture per anziani ed edifici per la collettività tra cui due sale pubbliche, un auditorium, una palestra e un asilo nido.Il quartiere si configura come una realtà autonoma e autosufficiente, in grado di fornire tutti i servizi primari agli abitanti del luogo. Le politiche di gestione adottate dal Comune hanno previsto di destinare circa il 30 per cento delle unità abitative all’affitto a canone sociale, lasciando il resto alla vendita. Scorporando i diversi lotti troviamo che nel Comparto 14, dei 282 alloggi totali, 80 sono gestiti da Comune e Aler. Nel Comparto 21,sono stati affittati 60 appartamenti su 217. Infine, nel più grande dei cantieri, il Comparto 15 (Eco15) su un totale di 367 nuove abitazioni, il Comune ha avuto a disposizione 45 alloggi per il canone sociale, 63 per la locazione cooperativa, mentre il restante è rimasto a disposizione per la vendita. Il Comparto 14 si trova nell’area più a nord di tutto il quartiere. Un quarto della volumetria totale è stata concentrata sul bordo sud-ovest del lotto che affaccia sul viale della metropolitana sopraelevata. L’unione delle edifici più alti, ma anche di quelli più bassi posti all’interno del lotto, crea la percezione di un forte carattere unitario, costituendo, di fatto, una “porta” di ingresso al quartiere. Il bordo sud-ovest del lotto, prospiciente alla strada principale del quartiere, è costituito da un insieme di fabbricati accomunati da un piano terra permeabile commerciale, ma con tipologie morfologiche/distributive differenti. Sono infatti presenti edifici con sistema in linea con sistema distributivo a ballatoio, degli edifici a torre ed infine schiere duplex. L’altro blocco di edifici, posto più all’interno del comparto, è costituito da case bifamiliari, due torri e schiere à redans. Un altro tema interessante è stata la risoluzione del problema dell’introspezione, sia da parte di chi usa la sopraelevata, sia tra gli alloggi, che è stata risolta attraverso la schermatura dei balconi con pannelli dogati in legno massello, che caratterizzano il fronte degli edifici. La volumetria molto regolare e “compatta” dei corpi di fabbrica permette un contenimento della dispersione energetica. Il progetto assicura una corretta ventilazione naturale dell’aria, senza dover ricorrere all’uso di impianti meccanici. L’esposizione garantisce sia il soleggiamento che l’ombra, i quali si alternano sui fronti edilizi per consentire la protezione delle facciate e contenere l’apporto di calore estivo. Le logge sono state progettate per ombreggiano le facciate in corrispondenza delle finestre principali dei soggiorni e delle camere, mentre nelle schiere la collocazione del patio fra i volumi dell’unità, determina uno spazio esterno fresco che aumenta la prestazione degli alloggi. Le coperture di tutti gli edifici sono piane per garantire un’agevole manutenzione all’impianto

il progetto

FIG. 46-47 Edifici comparto 14.

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fotovoltaico con parapetti di coronamento per occultarne la vista dal basso. La disposizione dei pannelli fotovoltaici è studiata per ottenere la massima resa, studiando le ombre riportate da elementi tecnologici ed edifici. La collocazione a nord dell’edificio più alto tiene conto della necessità di non oscurare i pannelli posti sulle coperture delle basse case a schiera.

FIG. 48 Edifici comparto 15.

FIG. 49 Edifici comparto 21.

Il comparto 15 è caratterizzato da una maggiore densità edilizia, circa 367 alloggi, in cui sono presenti un edificio a pettine di sette piani, alcuni caseggiati a tre piani e case a schiera con tetto giardino. Sull’asse viario principale del quartiere si innestano gli spazi di supporto e di servizio alla residenza tra cui l’asilo nido, la ludoteca, la palestra e l’auditorium/teatro. Il progetto delle abitazioni singole sfrutta le indicazioni e le possibilità offerte dal Piano di zona con l’intento di realizzare tre isolati che, seppur fondati su regole comuni, siano in grado di esprimere una propria identità e riconoscibilità. Sono impiegate circa nove tipologie morfologiche che negano l’impianto “tradizionale” delle case a schiera e ricercano, invece, i caratteri dell’abitazione singola. Vengono assunti dal progetto come temi fondamentali della ricerca in quanto rappresentativi dei caratteri tipici della città: la strada con i fronti edificati che la delimitano, le corti interne, l’isolato con le sue testate, l’esposizione degli edifici. Per quanto riguarda la tematica della ventilazione naturale sono stati concepiti dei sistemi passivi che favoriscano la circolazione dell’aria come patii interni, camini di ventilazione, deflettori, spazi interni a doppia altezza, porticati passanti e logge. I sistemi meccanici sono stati esclusi in quanto in contrasto con il principio di sostenibilità posto alla base del bando di progetto. Il Comparto 21, situato a sud del viale principale, concentra le volumetrie degli edifici a più alta densità abitativa verso tale asse viario e lungo il perimetro sud del lotto che affaccia sul corridoio verde della Roggia. Tali edifici restano molto compatti sui due piani che ospitano gli alloggi, mentre il piano terra, oltre ad ospitare le funzioni commerciali e legate al settore terziario, risulta molto permeabile verso l’interno dell’insediamento. La composizione delle facciate risulta molto attenta cercando di sfruttare al meglio le condizioni naturali come il sole e la ventilazione naturale. L’edificazione più interna è costituita da tre blocchi di residenze a schiera su due livelli che creano un particolare effetto volumetrico grazie al gioco di vuoti e pieni. Per quanto simili e appartenenti ad un unico sistema compositivo, questi edifici vengono diversificati a seconda del blocco di appartenenza, sia per offrire alloggi che rispondano ad esigenze differenti, sia per creare una qualità visiva maggiore. I percorsi, per quanto carrabili, favoriscono lo spostamento pedonale e dunque questo è forse il comparto in cui la percorrenza è resa maggiormente fluida in un alternarsi di vialetti, porticati, aperture e spazi che si aprono quasi a ricordare delle corti interne. I tetti ospitano pannelli fotovoltaici che vengono lasciati visibili quasi ad esaltare la loro presenza.


B.I.R.D. Il progetto sperimentale B.I.R.D. (Bioedilizia, Inclusione, Risparmio energetico, Domotica) nato dall’esigenza dell’ALER di Brescia di trovare nuovi spazi abitativi a disposizione di anziani autosufficienti a basso reddito. L’intervento, finanziato dalla Regione Lombardia, consiste nella realizzazione di 52 alloggi, prevalentemente di piccola metratura (45÷55mq) e di un centro servizi. Il complesso è composto da tre corpi di fabbrica sperimentali dislocati su un lotto di forma allungata con asse estovest, attorno a un parco di quartiere. A monte del progetto B.I.R.D. è stato realizzato uno studio voluto dalla Regione Lombardia e realizzato dal Politecnico di Milano da cui è stato redatto un documento di indirizzo alla progettazione. Partendo dall’individuazione delle caratteristiche e dei bisogni dei fruitori dell’intervento, gli anziani autosufficienti, è stata costruita una matrice che mette in relazione le esigenze dell’utenza con i requisiti del sistema ambientale e tecnologico. L’intervento si connota per un forte carattere sperimentale con riferimento alla qualità ed all’innovazione in edilizia residenziale pubblica nel campo della bioedilizia, dell’architettura bioclimatica, del risparmio energetico (con la realizzazione di un impianto di raffrescamento sperimentale “ground cooling”) e della domotica. La volontà di sfruttare l’orientamento ottimale per garantire la qualità degli spazi abitati ha portato il progettista ad uscire dallo schema urbano fatto di maglie parallele: gli edifici del B.I.R.D., che si innestano su di una rotazione strategicamente mirata all’utilizzo dell’energia solare, divengono il punto di delimitazione dell’edificato del quartiere. Dal punto di vista volumetrico, le stecche residenziali sono state concepite come forme pure, parallelepipedi disposti lungo l’asse est-ovest, impreziosite dallo studio di pieni e vuoti, nonché da accorgimenti cromatici e da una copertura leggera che conferiscono dinamicità all’organismo. I due edifici ad uso residenziale sono stati ideati sulla base della tipologia a schiera su due livelli e ospitano rispettivamente 20 e 32 appartamenti. Al piano interrato sono stati collocati i garage, le cantine e i locali tecnici. Lo studio della profondità dei corpi di fabbrica e del loro impianto distributivo (ampi ballatoi protetti, con aree di sosta per la socializzazione) ha consentito di ottenere residenze con doppio affaccio e in grado di massimizzare i vantaggi dovuti all’esposizione. Il terzo corpo, che ospita il centro servizi, si distingue dai precedenti sia per la destinazione d’uso che per la morfologia. I tre edifici sono infine collegati organicamente dal parco di quartiere.

il progetto

FIG. 50 Uno degli edifici del progetto B.I.R.D.

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3.1.3.3. IL QUARTIERE S. EUFEMIA DELLA FONTE L’antico borgo di Sant’Eufemia si sviluppò attorno al monastero di San’Eufemia di Calcedonia, sorto nel 1008 ai piedi del Monte Maddalena per volontà del vescovo di Brescia. All’interno del monastero vi era una generosa fonte di acqua che per molti secoli è stata simbolo della salubrità del luogo. Il centro abitato principale era attraversato dal Naviglio grande, e il suo territorio comprendeva anche gli insediamenti limitrofi, che si consolideranno col tempo nei quartieri di San Polo e Buffalora. L’area, che è situata alle porte orientali di Brescia, ha sempre avuto una posizione strategica come via d’ingresso alla città, sia per quanto riguarda i traffici commerciali verso l’Italia Nord-Orientale e in particolare la città di Venezia, sia come primo baluardo bresciano contro le invasioni nemiche.

FIG. 51 L’attuale monastero di Sant’Eufemia della Fonte.

FIG. 52 I resti dell’antico monastero di Sant’Eufemia della Fonte costruito intorno al 1000 d.C.

L’espansione del monastero, che aveva acquisito terreni in molti distretti della provincia bresciana, si riverberava anche sulle attività del borgo che traeva forza dalla presenza protettiva della vicina comunità religiosa. A partire dal 1483 però,a seguito di un assedio da parte delle truppe viscontee, i monaci decisero di spostare la funzioni religiose in un luogo più sicuro, all’interno delle mura cittadine. Il vecchio edificio religioso si ridusse ben presto a corte rurale, ed è proprio in quel momento che la borgata di Sant’Eufemia iniziò a prendere una sua forma autonoma. Per la sua particolare ubicazione il borgo divenne, nel corso dei secoli, presa d’assalto in svariate occasioni e utilizzato come punto d’appoggio delle milizie straniere per la preparazione degli attacchi alla città di Brescia. Dal punto di vista economico e produttivo, l’insediamento era un centro dedito principalmente all’agricoltura, con una produzione basata sui cereali, in particolare il granoturco. Significativa era anche la coltivazione dei bachi da seta e l’attività delle lavandaie, grazie all’acqua abbondante che scorreva nel naviglio, mentre la presenza delle cave della zona era importante la produzione di “spolverina”, usata per far brillare pentole e utensili domestici. Le acque della zona, che muovevano mulini e seghe idrauliche, favoriscono l’avvio delle prime attività produttive come il cotonificio Lualdi, aperto verso la metà dell’Ottocento. Con l’Unità d’Italia il rione di Sant’Eufemia inizia lentamente a crescere, passando dai 1.800 abitanti del 1848 ai 2.550 del 1868. Entrato a far parte del Regno d’Italia, il Comune di Sant’Eufemia nel 1862 delibera di aggiungere al nome del villaggio la dizione “della Fonte”, per distinguerlo da altri paesi omonimi presenti sulla penisola. A cavallo fra Ottocento e Novecento Sant’Eufemia si arricchisce anche di importanti infrastrutture: vi arriva il tram a cavalli da Brescia, in seguito destinato a diventare elettrico e viene attivata una rete elettrica allargata fino a San Polo. In seguito viene installata la linea del tram a vapore per Gargnano e Vestone, mentre a Bettole viene allestito uno scalo merci sulla linea ferroviaria BresciaMantova-Ostiglia. Da quel momento inizia a fiorire la produzione industriale e si consolidano le attività commerciali, da sempre favorite dalla posizione di snodo fra i laghi, le valli e la strada verso Verona.


Dal punto di vista amministrativo Sant’Eufemia ha sempre mantenuto una sua autonomia rispetto alla città, essendo stata quasi ininterrottamente una municipalità a sé stante. Nel 1816, sotto la dominazione austriaca, viene istituito il Comune di Sant’Eufemia che amministrerà il borgo fino alla fine del 1928. In quella data si conclude l’esperienza autonoma di Sant’Eufemia, che viene annessa al Comune di Brescia. Nel secondo dopoguerra anche Sant’Eufemia conosce il fenomeno dell’espansione urbanistica con la realizzazione di nuovi insediamenti abitativi, che sono comunque contenuti rispetto ad altre zone della città, e conservano l’immagine storica del vecchio borgo, ormai pienamente integrato nella vita cittadina. Oggi l’insediamento urbano conta circa 3.500 abitanti.

3.1.3.4. IL QUARTIERE BETTOLE/BUFFALORA Buffalora, denominata Villa Buffalora fino ai primi anni del Novecento, è una frazione di circa 2.800 abitanti appartenente al comparto sud-est del comune di Brescia. Il quartiere è circondato dalla campagna e confina con la vicina frazione di Sant’Eufemia della Fonte. Un’altra parte del borgo, denominato Bettole di Buffalora o più semplicemente Bettole, si trova diviso tra i territori del comune di Brescia e di Castenedolo. Appartengono alla frazione anche alcune cascine immerse nel territorio agricolo tra le quali vi sono la Fuserino, la Fenarola, la Pezzora, la Preferita e San Benedetto. L’area, ora prevalentemente residenziale, era in origine una zona fondata sull’agricoltura. Il territorio, di proprietà demaniale, passò prima tra le proprietà della cattedrale cittadina, poi sotto quelle benedettine, la cui gestione portò al prolificare di una serie di cascine che, alla fine del XIX secolo, sarebbero divenute ben venticinque. Il piccolo borgo originario, dal quale si è espanso il successivo insediamento, era collegato con l’antico borgo di San Polo attraverso una porzione di quella che oggi è denominata via Giambattista Brocchi. Questa zona, in passato, era caratterizzata dalla presenza di numerosi mulini immersi nelle acque della roggia Vescovada e di quella Comuna sin dal XIII secolo. Segni di queste presenze si osservano ancora lungo il percorso della roggia lungo tutta via Buffalora. Il vero sviluppo di Buffalora, avvenuto nel corso del Novecento, è da attribuire alla sua aggregazione al comune di Brescia e, soprattutto, all’impegno di Don Andrea Recaldini. Si deve a lui l’acquisto, nel 1945, di un vasto appezzamento di terra destinato all’insediamento di diverse opere parrocchiali tra le quali la scuola di catechismo, l’oratorio, il cinema, il teatro e la nuova chiesa parrocchiale. Negli anni successivi, tra il 1963 ed il 1964, all’interno del quartiere venne realizzato un villaggio dalla Cooperativa di Padre Marcolini, e successivamente si assistette all’espansione edilizia capillare che ha caratterizzato l’intero territorio nazionale in questi ultimi trent’anni.

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SAN POLO

SAN POLINO

SANT’EUFEMIA


3 .1. 4

ANALISI DEL CONTESTO IL POLO PRODUTTIVO


FIG. 53 pag. 86 Vista panoramica delle aree residenziali di San Polo, San Polino e Sant’Eufemia della Fonte.

3.1.4.1. ATTIVITA’ E TIPOLOGIA DELLE AZIENDE PRESENTI

Il progetto di tesi è inserito in un contesto che dal PGT comunale viene per la maggior parte definito “tessuto urbano consolidato” al confine con una zona sottoposta a trasformazione strategica. Si tratta di un’area a sud-est della città di Brescia formatasi tra il 1980 e il 1990; ad oggi le funzioni presenti sono definite ad uso misto, produttivo-artigianale con la collocazione dell’area tra le zone della città in trasformazione. Tra le aziende insediate prima tra tutte è in evidenza la “Cembre s.p.a.” azienda bresciana che presenta la filiale capogruppo su quest’area spalmandosi con una superficie coperta di circa 50.000 m2 suddivisa tra più edifici e sviluppata su più piani. La produzione è varia: connettori elettrici, connettori e contatti ferroviari, utensili oleodinamici per prodotti ferroviari, utensili da compressione, da taglio e molto altro, distribuiti tramite una vasta rete di filiali in Italia e all’estero. Le altre aziende presenti nel polo tecnologico variano dalla produzione di stampi per la produzione di materiale termoplastico (SPM s.p.a), industria automobilistica (GOG, OMAG, Bendinelli, Carrozzeria Torino, BOSH service), settore edile (Campana costruzioni, Tempini pavimenti, Tefin agenzia immobiliare, Nargeco imprese edili, ENGINEERING 360 Studi di Ingegneria e Architettura) e uffici (FLEX, SPM).

3.1.4.2. PREVISIONI E PROPOSTE DI PIANO (10)

Come detto in precedenza il nuovo PGT comunale classifica l’area come tessuto urbano consolidato ma comunque in fase di trasformazione lasciando aperto ogni scenario di modifica o di espansione delle aziende che gravitano in questa zona. Ne sono un esempio i casi di proposte di piano inseriti nel PGT ad opera dell’azienda Cembre ed Italgros che attraverso il loro insediamento e la loro espansione stanno creando nuovi scenari per lo sviluppo futuro di questa zona. L’ESPANSIONE DELLA CEMBRE La grande azienda Cembre molto attiva nel campo della produzione di connettori ed utensili ha presentato un progetto di espansione della sua sede sull’area adiacente alla cava ATEg24 e individuata dall’unità di intervento: _ S.3.4 (53.720,00 m2) Area con destinazione prevalente ad uso produttivo, indice fondiario pari a 0.47 mq/mq e rapporto di copertura di 0.43 mq/mq. L’intervento è composto da due corpi rettangolari in blocchi di cemento intonacati con superficie coperta di 9.757,00 m2 ad uso di magazzini, stampaggio e general marketing. Per ridurre l’impatto ambientale volumetrico degli edifici le opere di mitigazione proposte consistono in schermature arboree in doppio filare (pioppo cipressino) lungo i lati sud,est ed ovest. (10) Fare riferimento all’Allegato 02, Allegato 03.


IL POLO LOGISTICO ITALGROS L’area in questione è individuata dall’unità di intervento: _ S.3.1 (226.622,00 m2) Superficie destinata a funzione prevalente produttiva con funzioni complementari direzionali, dove il produttivo è vincolato ad attività logistiche al servizio del commercio. Sulle aree pertinenziali da PRG si prescrive la realizzazione di adeguate opere di mitigazione ambientale sia verso le infrastrutture che verso il territorio agricolo. Si tratta di un’area contenente la cava di ambito estrattivo ATEg24 di proprietà dell’azienda Gaburri s.p.a che ha iniziato la sua attività di escavazione nel 1991, fase che verrà ultimata nel 2015. Oggi la zona è stata acquisita dalla società “Italgros s.p.a” che attraverso un accordo già stipulato nel 2009 con il Comune di Brescia acquista l’area Gaburri ed edifica il suo polo logistico con una superficie coperta di 56.000 m2; il cavatore in cambio otterrà la possibilità di spostare impianti ed uffici nell’ ATEg25 al confine col comune di Rezzato. L’installazione di questo nuovo polo logistico non solo si presenta incoerente con l’indirizzo naturalistico a Parco delle Cave che la zona dovrebbe assumere nei prossimi anni ma costituisce anche una fonte gravosa di inquinamento che già grava fortemente su questa zona creando forte malessere e disturbi alla popolazione circostante. AREA DI TRASFORMAZIONE EX PIP L’area in questione è individuata dall’unità di intervento: _ Z.2. (182.015,00 m2) Indice territoriale di progetto 0,25 mq/mq. Questo progetto di trasformazione interessa una superficie da tutelare dal punto di vista paesaggistico e agricolo poiché presenta un forte rischio idrogeologico per la presenza di un reticolo idrico minore ed un elettrodotto. In tale area si prevedono meccanismi di compensazione, ove è possibile ottenere diritto edificatorio, da esercitarsi altrove. L’amministrazione comunale si riserva la possibilità di acquisizione dell’intera superficie territoriale in funzione delle priorità pubbliche.

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Z.2. AREA DI TRASFORMAZIONE EX PIP

S.3.4. AMPLIAMENTO CEMBRE

S.3.1. NUOVA SEDE ITALGROS


3 .1. 5

ANALISI DEL CONTESTO LA COMPONENTE AGRICOLA E LE RETI ECOLOGICHE


FIG. 54 pag. 90 Vista panoramica del polo produttivo in cui è situata l’area di progetto.

L’intensa industrializzazione, che ha connotato lo sviluppo della città di Brescia a partire dai primi anni del ‘900, ha portato alla formazione di poli industriali di rilevanza nazionale e internazionale e a conseguenti impatti ambientali altrettanto importanti, tra i quali numerosi fenomeni di inquinamento chimico e degrado del paesaggio. Lo sviluppo industriale della città ha generato parallelamente cambiamenti di tipo socio-culturale che ha causato una modifica dell’assetto del territorio. In particolare il fenomeno dell’abbandono delle campagne, causato dallo spostamento verso la città della popolazione rurale, a partire dal primo dopoguerra, ha provocato fenomeni di degrado degli spazi coltivati e di quelli seminaturali, plasmati e mantenuti in buone condizioni fino ad allora dalle attività umane. Si assiste quindi alla scomparsa di spazi prativi, orti e broli per l’imboschimento delle pendici collinari, al degrado dei castagneti, alla diffusione di boschi di scarso pregio ambientale quali i robinieti e al dissesto idrogeologico dei versanti. Nonostante l’avanzare di questi fenomeni, il comune di Brescia riesce ancora a conservare una buona dotazione di spazi naturali e un’ampia zona agricola, che interessa non solo la pianura irrigua a sud del centro abitato, ma anche le zone collinari e pedecollinari. Il settore industriale infatti, che per la sua espansione necessita di terreni adeguati allo svolgimento di tali attività, non sempre riesce a trovare i suoi spazi nella complessa morfologia del territorio bresciano. Tra gli ambiti naturali riscontrabili ancora nel territorio comunale, ve ne sono alcuni di grande interesse biologico e naturalistico, come i boschi di querce e di castagno che coprono le pendici collinari, i prati aridi residui sui versanti esposti a sud del Monte Maddalena e dei colli Campiani, i brometi nei quali sono state censite specie botaniche e faunistiche ormai rare nell’intero comprensorio regionale. Per quanto riguarda il settore agricolo, invece, la pianificazione territoriale condotta fino ad ora sembra aver privilegiato le esigenze dell’industria e dell’edilizia a discapito di quelle dell’agricoltura. Ne sono un chiaro esempio l’edificazione e l’urbanizzazione dei quartieri di S. Polo e S. Polino, avvenuta proprio nella zona di maggior pregio agronomico dei suoli comunali, con pesanti conseguenze ambientali dovute principalmente all’inquinamento dei terreni ad opera delle attività produttive. Le uniche azioni di tutela del settore agricolo sono consistite nella creazione di marchi DOC, DOCG e IGT riguardanti quasi esclusivamente il comparto vitivinicolo delle zone collinari e pedecollinari, in cui il settore sembra aver ricevuto nuovo impulso. Dopo anni di sviluppo urbanistico completamente orientato all’industria e all’edilizia, si riscontra una crescente richiesta di attenzione verso la qualità della vita da parte della popolazione residente, legata alla presenza di aree verdi fruibili e di qualità ambientale e paesaggistica. In questa visione, lo sviluppo del settore agricolo, opportunamente valorizzato e incentivato, e la salvaguardia degli spazi naturali o naturalizzati possono fornire una valida risposta a queste tematiche.


L’area di progetto si inserisce in un contesto locale ancora fortemente caratterizzato dal settore agricolo in cui i terreni sono destinati principalmente al seminativo. Anche la componente zootecnica è ben radicata tanto da trovare collocazione in questa zona uno dei grandi allevamenti bovini bresciani. La composizione paesaggistica è quindi caratterizzata da vasti appezzamenti coltivati che fanno capo a piccoli nuclei abitati raccolti in una o più costruzioni. Grande rilevanza paesaggistica assume anche il reticolo idrico costituito da innumerevoli rogge e risorgive che consentono la fertilità dei terreni e la presenza di frequenti macchie boscate spontanee o naturalizzate. Nonostante ciò la funzione ecologica attuale dell’area è valutata bassa o bassissima, mentre potenzialmente potrebbe collocarsi nella fascia media a seguito di uno sviluppo del settore colturale e addirittura altissima a seguito di una futura naturalizzazione delle cave. Sarebbe dunque necessario iniziare una politica di sostegno all’agricoltura e alla zootecnia locale, sollecitando il mantenimento della tradizionale conduzione familiare, sottoforma di aziende agrituristiche. In tal modo si creerebbe un sistema di autofinanziamento delle aziende stesse che contribuirebbe peraltro ad alimentare una nuova immagine della città bresciana, più legata al grande patrimonio naturale di cui disporrebbe in forma potenziale e non ancora espresso.

3.1.5.1. IL TESSUTO AGRICOLO La superficie agraria coltivata nel Comune di Brescia, secondo i dati ISTAT nel 2000, è di 1.681,86 ettari. La forma di conduzione maggiormente rappresentata sul territorio, circa l’80%, è quella di aziende ad indirizzo cerealicolo e cerealicolo-zootecnico, con una netta prevalenza della coltivazione del mais, avvicendato in primo o secondo raccolto da cerali, vernini (grano, orzo, ecc.) ed erbai. Per quanto riguarda la componente zootecnica, nel territorio di Brescia sono presenti solo 4 allevamenti di grandi dimensioni e dei 19 di medie dimensioni, ben 14 sono di poco superiori alla soglia definita per gli allevamenti di carattere familiare. La presenza di allevamenti di piccole dimensioni è dunque elevata (più della metà del totale) ed è rappresentata maggiormente da allevamenti a carattere sportivo di cavalli.

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AMBITI COLTIVATI Dell’intero comparto bresciano risulta coltivato il 46 % del territorio comunale non urbano, e il 25% dell’intero territorio comunale. Entrando nel dettaglio emerge che oltre l’80% è coltivato a seminativo, l’8 % è dedicato a colture legnose, il 6% a prati stabili, mentre solo il 2% è occupato da colture orticole o floro-vivaistiche. Degna di nota è l’estensione, oltre il 4% del territorio coltivato, di orti e broli, a testimonianza che la coltivazione mista di piccoli appezzamenti ad uso e consumo familiare costituisce nella città Brescia una tradizione ancora viva, tanto in collina quanto in pianura, dove la popolazione sembra non voler rinunciare a uno stile di vita legato alla coltivazione diretta. Riguardo alla dislocazione territoriale degli ambiti coltivati, i seminativi si trovano per la maggior parte nella pianura intensamente coltivata a sud dell’autostrada A4 Milano-Venezia, le colture legnose sono invece reperibili sia in collina (vigneti e oliveti sui versanti collinari esposti a sud) sia in pianura (soprattutto vigneti e pescheti), mentre i prati stabili si trovano in pianura nei luoghi in cui la coltivazione del seminativo non è praticabile o risulta diseconomici, ma sono frequenti anche in aree pedecollinari o in collina, dove fungono da pascoli per piccoli allevamenti locali di tipo domestico. AZIENDE AGRICOLE Sul territorio comunale risultano presenti 288 aziende agricole. Si tratta per lo più di aziende in cui il reddito dei conduttori proviene solo in parte dal settore agricolo. Emerge quindi un quadro del comparto agricolo comunale basato soprattutto su aziende di dimensioni medio-piccole, con poche o pochissime realtà aziendali di dimensioni maggiori ai 20 ettari. Per quanto riguarda la forma di conduzione, risulta una prevalenza dei terreni in affitto rispetto a quelli di proprietà dell’azienda conduttrice. AZIENDE AGRITURISTICHE Le aziende medie e piccole degli ambiti collinari riescono a trovare una fonte di integrazione del reddito agricolo attraverso la formula dell’agriturismo. Gli agriturismi presenti in Comune di Brescia, secondo i dati della Provincia di Brescia, sono 7, di cui 2 in attesa di apertura. AZIENDE BIOLOGICHE Secondo l’elenco regionale degli operatori biologici, nel Comune di Brescia vi sono una sola azienda biologica con produzione vegetale e mista ed otto aziende che svolgono attività di preparatore (lavorazione e trasformazione dei prodotti).


3.1.5.2. IL SISTEMA ECOLOGICO (11) I dati evidenziano che il comune di Brescia è coltivato per circa il 25% della sua intera superficie, mentre circa il 18% appartiene all’ambito naturale. Coltivato e naturale sono dunque le tipologie prevalenti di uso del suolo non urbano a Brescia. L’ambito coltivato è concentrato soprattutto nella zona pianeggiante meridionale e nelle zone pedecollinari della Valle di Mompiano e della Badia, mentre l’ambito naturale domina sulle colline, ma è scarsamente rappresentato in pianura. Particolarmente incidenti risultano anche le aree individuate come “tare e incolti”, che costituiscono il 4 % dell’intero territorio comunale. La presenza di aree così estese prive di un’utilizzazione, trova spiegazione sulla base di due fattori principali tra cui l’imponente presenza di infrastrutture viarie che comporta l’occupazione di diversi ettari di terreno e la presenza di numerose cave di ghiaia nella zona a sud di Brescia, dove tare e incolti sono dovute alle aree accessorie ai cantieri di escavazione. VALORE AGRICOLO DEI SUOLI Il valore agronomico dei suoli, ossia la vocazione agricola in funzione delle caratteristiche dei suoli, risulta maggiore nei terreni pianeggianti vicini alle colline, che corrispondono di fatto alle fasce di risalita delle acque sotterranee, condizione che conferisce ai suoli elevata fertilità e disponibilità irrigua. E’ importante rilevare come queste fasce siano anche quelle maggiormente interessate dalle più estese urbanizzazioni dell’ultima trentina d’anni, a riprova del fatto che lo sviluppo della città di Brescia non ha finora tenuto conto delle esigenze del comparto agricolo. Ne è un chiaro esempio il quartiere di S. Polo, edificato proprio nella fertilissima fascia pianeggiante di risalita della falda a sud del Monte Maddalena, l’unica zona di Brescia in cui era praticata la cosiddetta “marcita lombarda”, tecnica colturale tipica della pianura padana. DEGRADO DEI SUOLI Il degrado dei suoli può essere di tipo fisico, chimico o biologico. Per degrado di tipo fisico si intende un impoverimento dei suoli dovuto ad attività di scavo e di stoccaggio di materiale dovuto ad attività di cantieri. Sono interessate da questo tipo di degrado le zone delle cave a sud di Brescia, ma anche alcune aree interessate da canteri stradali lungo gli assi viari principali e a sud di S. Polo. Le zone interessate da degrado biologico sono invece quelle in cui è stata rilevata la presenza di vegetazione infestante esotica (robinia, ailanto, brussonezia) oppure dove gli habitat presenti stanno subendo un’evoluzione degradante spontanea. La presenza di specie esotiche causa un progressivo impoverimento della biodiversità autoctona che non riesce a svilupparsi e riprodursi naturalmente. Sviluppo e attuazione della rete ecologica comunale

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(11) Fare riferimento all’Allegato 04, Allegato 05.

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Al fine di inaugurare una nuova politica di salvaguardia ambientale, gli organi comunali preposti stanno creando un piano di sviluppo della rete ecologica nel territorio comunale che si farà carico dei seguenti obiettivi: • potenziare e aumentare la presenza di aree di interesse ecologico (nodi, corridoi ecologici, ecc.), • ricreare o rafforzare le connessioni tra le aree di interesse ecologico, • riqualificare e rafforzare gli habitat esistenti nella direzione di aumentarne la • biodiversità e la stabilità. Questo piano dovrebbe quindi prevedere l’affermazione di alcuni grandi nodi ecologici già esistenti come il Monte Maddalena e il Colle di S. Anna, ai quali andrebbero ad aggiungersi un sistema di aree umide e macchie boscate derivanti dalla naturalizzazione delle cave a sud di Brescia e uno o più boschi planiziali nella zona del sito inquinato “Caffaro”. Oltre alle finalità legate alla realizzazione della Rete Ecologica Comunale, è importante sottolineare che la riqualificazione naturalistica delle cave a sud di Brescia rivestirebbe un’importanza strategica di portata sovraccomunale, legata alla necessità (esplicitata dalle direttive europee) di conservazione di aree umide naturali ai piedi della catena montuosa alpina, con il fine di non interrompere le rotte migratorie di numerose specie di uccelli. La riconnessione tra i gangli della rete ecologica avverrebbe attraverso la creazione di un sistema di macchie e fasce boscate lungo gli assi viari in senso est-ovest e, in maniera più capillare, attraverso da ricostituzione di una rete di siepi e filari interpoderali nelle zone agricole a sud di Brescia. La realizzazione della rete ecologica comunale dovrebbe avvenire nel corso del prossimo decennio attraverso un insieme di strumenti che non prevedono necessariamente l’acquisizione delle aree interessate, ma piuttosto il coinvolgimento diretto dei privati interessati, coordinati dagli enti territoriali competenti. SPECIE VEGETALI DESIDERATE E INDESIDERATE Le specie vegetali da utilizzare per i rimboschimenti e per la ricostituzione delle connessioni ecologiche sono specie forestali, sia arboree che arbustive, che sono inserite negli ecosistemi dei boschi autoctoni (querceti, carpiteti, castagneti) del luogo. Per le riqualificazioni spondali sono consigliabili ripopolamenti di diverse specie di salici, ontani e pioppi. Le piante forestali utilizzate per i rimboschimenti e la creazione dei sistemi verdi nell’ambito dei progetti di ricostituzione della rete ecologica devono avere certificazione di origine autoctona. Per la creazione e il potenziamento di siepi e filari interpoderali, all’interno di contesti agricoli coltivati, si può ricorrere a specie caratteristiche degli ambiti agricoli locali, quali ad esempio noce o gelso. Di particolare importanza per la funzionalità ecologica è la creazione di sistemi verdi continui e a più strati, quindi sia di tipo arbustivo che arboreo di varie altezze. E’ inoltre consigliabile la collocazione diffusa e frequente di alberi o arbusti che producano frutti e bacche (ciliegi, gelsi, biancospini, cornioli, more, ...) perché la


presenza di tali piante è di richiamo per la fauna, potenziando la funzione ecologica dei sistemi verdi. Sono invece indesiderate le specie a carattere ornamentale e soprattutto le piante esotiche che manifestano, nei nostri contesti, comportamenti invasivi. E’ il caso, dell’ailanto (Ailanthus altissima) della buddleia (Buddleja davidii), della brussonezia (Broussonetia papyrifera), del ciliegio tardivo (Prunus serotina) e del falso indaco (Amorpha fruticosa), della robinia (Robinia pseudoacacia) che, sebbene considerata ormai naturalizzata, tende a sostituire completamente le fitocenosi originarie. L’introduzione o la diffusione di tali piante è da evitare in modo assoluto, favorendone anzi il controllo, la sostituzione e, dove possibile, l’eradicazione.

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3 .1. 6

ANALISI DEL CONTESTO LE CAVE


3.1.6.1. CAVE, ATTIVITA’ ESTRATTIVA, IMPATTO E RECUPERO AMBIENTALE “Bisogna guardare al territorio per capire come un paese è capace di immaginare il proprio futuro; di come pensa di tenere unite identità e innovazione, tutela del proprio patrimonio storico culturale e sviluppo economico. Un perfetto indicatore di questo tipo, oltre che un tema troppo spesso dimenticato, sono le cave. “ (dal rapporto LEGAMBIENTE Cave 2008) Per attività di cava si intende quell’attività, organizzata e continuativa, che comporta modificazioni allo stato fisico del suolo e del sottosuolo, volta all’estrazione a fini di utilizzazione e commercializzazione dei materiali che, secondo la classificazione delle coltivazioni di sostanze minerali prevista dal Regio Decreto 29.02.1927 N0 1443 all’art. 2, sono indicati come appartenenti alla II categoria. I materiali di seconda categoria comprendono i materiali lapidei e granulari per le attività costruttive, i materiali per leganti (calcari, marne, argille, pozzolane, gesso) materiali per laterizi e terre cotte, le sabbie silicee e i materiali per diverse attività industriali quali farina fossile, pomici, terre coloranti, quarzo, etc.. . Dal rapporto LEGAMBIENTE Cave 2011 la fotografia aggiornata della situa¬zione italiana è impressionante: le cave attive in Italia sono 5.736 mentre sono 13.016 quelle dismesse nelle Regioni in cui esiste un monitoraggio; a queste ultime si dovrebbero sommare le cave abban¬donate in Calabria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia, il che porterebbe il dato a superare di gran lunga le 15.000 cave dismesse. I materiali da cava più tipici nella realtà italiana sono: • sabbia e ghiaia per la fabbricazione del calcestruzzo • argilla per mattoni e laterizi in genere • calcare per la fabbricazione del cemento • gesso per usi vari • silice per l’industria vetraria e ceramica • pietre da costruzione e da decorazione: marmi, graniti, gneiss , arenarie, travertino, ardesia e ceppo I materiali naturali oggetto di attività estrattiva risultano utili all’uomo in relazione al loro USO diretto o indiretto: USO DIRETTO (che non necessita di trattamenti industriali): • ghiaie e sabbie alluvionali usati per rilevati stradali, inerti per calcestruzzo, cemento armato, massicciate stradali,.. • materiali lapidei di natura ignea metamorfica o sedimentaria usate per pietre da taglio per pavimentazioni, rivestimenti, scogliere, difese fluviali, sistemazioni di bacini e altri usi. USO INDIRETTO (che necessita di trattamenti industriali prima dell’impiego): • calcari usati per la fabbricazione di cementi e calce e usi industriali


• argille usate per laterizi, per refrattari e altri usi • marne ed argille marnose per la fabbricazione di cementi • gesso da cuocere per usi vari • quarziti, sabbie silicee, zeoliti, .. ed altri materiali utili per diverse attività industria In relazione agli ASPETTI GEOLOGICI del materiale si classificano i materiali rocciosi in relazione alle loro caratteristiche tecniche in rocce coerenti, rocce sciolte e pseudocoerenti: ROCCE COERENTI comprendono i materiali lapidei che in relazione alla loro utilizzazione industriale, al grado di compattezza e alle tecniche di estrazione possono essere distinte in: • rocce ornamentali: trovano impiego come rocce ornamentali o da taglio (pavimenti e rivestimenti) sia interni che esterni; le modalità estrattive si presentano abbastanza complesse poiché il materiale estratto che poi verrà ridotto in lastre o blocchi non deve presentare alcuna discontinuità che possa comprometterne la lavorazione. Si tratta di graniti, sieniti, gabbri, serpentine, lave,calcari, carbonati, arenarie,brecce, etc.. • rocce destinate all’industria: sono rocce lapidee che subiscono successive trasformazioni mediante processi industriali che vengono miscelati, non necessitano di particolari accortezze in fase estrattiva. Si tratta di calcari, marne,gessi, quarziti, etc.. • materiali a blocchi informi o conci squadrati: sono rocce lapidee utilizzate senza alcuna trasformazioni di tipo industriale con pezzature grossolane informi per la realizzazione di opere di difesa dall’acqua (moli, dighe) o per rilevati stradali. Non necessitano quindi di particolati accortezze in fase di estrazione. • granulati: sono materiali che vengono ricavati dalla frantumazione e vagliatura di rocce coerenti senza alcuna trasformazione di tipo industriale, hanno pezzature variabili con dimensione massima dei singoli elementi fino ad 1 cm. Vengono utilizzati come inerti per il confezionamento di calcestruzzo, malte di calce, tappetini bituminosi per strade, massicciate ferroviarie, vespai, riempimenti di camere d’aria. ROCCE SCIOLTE E ROCCE PSEUDOCOERENTI costituiscono i giacimenti alluvionali antichi e recenti, le morene, le falde di detrito sciolte o parzialmente cementate, le dune costiere fossili e le piroclastiti. Trattasi di ghiaie, ciotoli appiattiti da spiagge costiere, sabbie ed argille elaborate dall’azione erosiva delle acque superficiali o di elementi detritici scarsamente o per nulla elaborati. ATTIVITA’ ESTRATTIVA In Italia l’attività estrattiva svolge da sempre un ruolo trainante dell’economia, fornendo materie all’industria di trasformazione, all’attività edilizia e per la realizzazione di infrastrutture. L’attività estrattiva interessa fortemente il paesaggio e l’identità dei territori in cui i lavori di cava si svolgono,

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sollecitando riflessioni che riguardano il rapporto con una risorsa non rinnovabile come il suolo e la gestione dei beni comuni; essa è infatti tra le azioni antropiche che incidono maggiormente sull’ambiente ed è stata svolta in passato senza alcun criterio di salvaguardia e di ripristino ambientale, ignorando che queste risorse sottratte non sono ricostruibili in tempi umani e che molte delle alterazioni prodotte inducono impatti ambientali negativi che possono manifestare conseguenze a lungo termine. Da sempre si necessita infatti di un quadro statale e leggi comprensibili che diano una univoca interpretazione e che vengano applicate con massimo rigore, ma mentre l’attività di miniera è soggetta a concessione statale, le cave e le torbiere sono lasciate a disposizione del proprietario del suolo, e sono quindi soggette ad una diversa legislazione, demandata unicamente alle Regioni. Rispetto alla situazione morfologica locale il posizionamento di una cava può essere: • al culmine di un versante • a mezza costa • In posizione pedemontana • in piano • in incisioni vallive • in alveo • sotterraneo Rispetto alla falda acquifera sotterranea una cava può trovarsi: • sopra la falda • sotto la falda Lo scavo della cava può presentarsi: • a unico fronte rettilineo • a fronte ad anfiteatro • a fossa • a pozzo • ad imbuto • con configurazioni miste I metodi di coltivazione legati alle caratteristiche geologiche del terreno e del materiale da estrarre comprendono: • escavazione mediante formazione di gradoni con abbattimento orizzontale o verticale • escavazione orizzontale su piani inclinati a platea • taglio di grandi o piccole bancate L’abbattimento della roccia può essere effettuato con movimenti meccanici quando il materiale


è costituito da rocce clastiche scistose ( pozzolane, pomice, ghiaie, sabbie, argille, detriti di falda cementati, ..) oppure da rocce lapidee cataclastiche. In questi casi i mezzi meccanici possono essere gommati o cigolati (pale, escavatori,..). Nel caso il materiale sia costituito da rocce lapidee scarsamente fratturabili, l’abbattimento avviene con l’impiego di esplosivi immessi in fori praticati nella roccia di profondità e distribuzione variabili in relazione alla metodologia di coltivazione prescelta. CASI PARTICOLARI: LE COLTIVAZIONI IN FALDA O SOTTOFALDA Particolare attenzione è da rivolgere alle cave in falda. I materiali che è possibile recuperare in falda sono costituiti prevalentemente da sedimenti clastici di dimensioni variabili dalle ghiaie alle sabbie. Questi trovano ampia utilizzazione nelle attività costruttive quali inerti nei calcestruzzi e nelle malte per la costruzione di strade e di edifici per usi civili ed industriali. In particolari condizioni morfologiche è anche possibile l’escavazione sotto falda: ciò può accadere in ambienti fluviali, fluvio-glaciali o fluvio-lacustri; nei casi in cui siano presenti notevoli spessori di materiale a granulometria variabile dalle sabbie alle ghiaie. In generale le attività estrattive in simili condizioni possono comprendere una iniziale fase di estrazione degli inerti mediante drenaggio, segue un eventuale trasporto e successiva vagliatura del materiale estratto. Ovviamente man mano che si procede con l’estrazione del materiale l’acqua di falda sale, sostituendo il materiale prelevato e dando origine ad un nuovo lago. Questi casi particolari di coltivazione possono però presentare grossi problemi ambientali; per esempio un’ escavazione sotto falda comporta problematiche riguardo il mantenimento dei caratteri fisici e chimici delle acque sotterranee durante le fasi di escavazione e le eventuali variazioni microclimatiche che si possono innescare con la presenza di un nuovo lago nell’area circostante. IMPATTI Come già accennato, l’apertura di una cava genera un forte impatto all’ambiente circostante alla cava stessa; ne subiscono dirette conseguenze l’atmosfera, le acque superficiali e sotterranee, il suolo e il sottosuolo, la salute umana e il paesaggio; si analizzeranno in seguito i diversi effetti su ogniuno di questi elementi e le eventuali soluzioni da apportare per evitarli. L’atmosfera circostante all’area di cava, subisce inquinamento a causa delle polveri connesse alle operazioni preparatorie dell’attività estrattive , alla rimozione delle coperture, all’abbattimento della roccia, al trasporto dei materiali, alla movimentazione dei mezzi meccanici e alla frantumazione del materiale estratto. Gli effetti di questa contaminazione influiscono direttamente sull’apparato respiratorio dell’uomo mentre il materiale sedimentato può incidere sull’inquinamento del suolo, della vegetazione e della fauna confinante. Le soluzioni a questo tipo di problema vanno dalla creazione di barriere vegetali che intercettano le polveri evitando la loro propagazione della’aria, alla dotazione di ogni persona vicina al sito di mascherine protettive da applicare su naso e bocca.

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Le acque superficiali subiscono dall’attività estrattiva un inquinamento che consiste nelle variazioni morfologiche connesse all’immissione dei materiali di scarto provenienti dalla cava. Questa tipologia di problema è sicuramente evitabili con la realizzazione di impianti a circuito chiuso già in fase di progetto di apertura della cava. Ancor più gravi sono le conseguenze a cui possono essere sottoposte le acque sotterranee; esse infatti in alcuni casi subiscono alterazioni in grado di ridurre la portata delle sorgenti che possono addirittura riportare modifiche permanenti dei percorsi fino allo svuotamento dei serbatoi sotterranei nei casi peggiori. Per quanto riguarda suolo e sottosuolo le conseguenze dell’apertura della cava si riversano nelle modificazioni della rete drenante e nelle variazioni delle acque sotterranee che porterebbero a possibili fenomeni di erosione del terreno. La conoscenza approfondita delle situazioni geomorfologiche ed idrogeologiche connesse ad un monitoraggio dei parametri nel tempo prevengono questi rischi permettendo di programmare un’attività estrattiva attenta ed adeguata. Altra componente fondamentale è sicuramente Il rumore creato dall’attività estrattiva, che può derivare sia da fenomeni di natura acustica generati da onde di pressione sonora che si propagano via aerea, sia da fenomeni di natura vibratoria dovuti alla propagazione in mezzi solidi delle onde elastiche. Il rumore di natura acustica può essere provocato da automezzi ed impianti di trasporto, macchinari utilizzati nelle operazioni di escavazione, abbattimento e trasporto dei materiali, mentre il rumore prodotto da vibrazioni può essere causato dall’uso di esplosivi nella fase di abbattimento degli ammassi rocciosi. Questo tipo di inquinamento agisce sulla salute dell’uomo in particolare all’appartato uditivo e sul sistema nervoso, ed è nettamente evitabile con l’utilizzo di macchinari di migliore qualità muniti di dispositivo di silenzia mento. L’incidenza che l’attività estrattive ha sul paesaggio viene invece valutata molto soggettivamente; essa si manifesta con molte sfaccettature tra cui la modifica delle componenti cromatiche del paesaggio, la percezione dell’insieme che appare svuotato e quindi disomogeneo, fino alla modificazione sostanziale dell’equilibrio visuale globale che può portare anche ad una perdita del valore del territorio. Questa complessa situazione richiama fortemente l’esigenza di effettuare studi preventivi idonei a programmare la tipologia di possibili interventi per minimizzare l’entità degli impatti percettivi che si possono produrre mediante l’attività estrattiva ma soprattutto la necessità di introdurre già in fase di progetto dell’apertura di una cava un programma dettagliato con valide ipotesi di recupero ambientale post-dismissione. RECUPERO AMBIENTALE Dal dopoguerra ad oggi, prima la ricostruzione post bellica, poi la progressiva trasformazione della società italiana da agricola ad industriale e infine la realizzazione di una rete stradale ed autostradale di ampio respiro, oltre alla costruzione di molteplici altre opere pubbliche hanno dato un impulso considerevole alle attività estrattive. Queste premesse giustificano l’elevato numero di cave oggi inattive, parzialmente attive ed in esercizio. Esse costituiscono un segno evidente dell’intervento antropico sul territorio, ma solo poche


volte corrispondente ai canoni di un corretto uso dell’ambiente fisico e delle risorse naturali che ci circondano. Il fenomeno dell’abbandono delle cave inattive da sempre presente nella storia italiana, è leggermente regredito dopo il passaggio delle competenze dallo stato alle regioni, prevalentemente in quelle ragioni maggiormente sensibili alle problematiche ambientali che si sono dotate di strumenti legislativi idonei a garantire un uso corretto dell’ambiente e delle risorse naturali. Se la situazione culturale e storica del primo dopoguerra poteva giustificare i comportamenti antropici spinti dalla voglia di ricostruire un paese distrutto, non sono giustificati i comportamenti nelle epoche successive quando le motivazioni di tale noncuranza ambientale erano dettate quasi esclusivamente da interessi di gruppi di potere politico, amministrativo, imprenditoriale e tecnico che,a scapito dell’ambiente e della collettività hanno proseguito su una linea di comodi soprusi agevolati anche da una persistente mancanza di leggi sulla tutela dell’ambiente e delle risorse naturali o da una normativa in esaustiva che non ha mai bloccato questa situazione. Questo disastroso comportamento, alimentato dal totale disinteresse per le polemiche e le questioni dell’ambiente fisico, ha portato in molte occasioni all’uso, al limite della legalità, di cave dismesse con la conseguente rottura degli equilibri naturali, provocando vere e proprie catastrofi naturali (alluvione del Piemonte e Liguria 1993, inquinamento del fiume Sarno,..); avvenimenti che hanno portato ad un cambio di rotta e all’interesse verso lo studio del recupero delle aree di cava, necessario in alcuni casi per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità umana, del sito e delle immediate vicinanze. Altro motivo d’intervento è la razionalizzazione dell’area occupata dalla cava che a seconda del contesto sociale in cui è collocata può essere destinata a scopi umanitari, attività produttive, tempo libero e servizi vari (parcheggi, discariche,..). Inoltre un incentivo all’attività di recupero delle cave dismesse è sicuramente dato dall’aspetto economico che consiste nella produzione di un reddito alternativo a quello dell’attività estrattiva; questo però è attuabile solo se l’area si trova in prossimità di insediamenti abitativi e limitrofa a servizi ai quali può tornare utile il recupero dell’area stessa. E’ sempre molto importante tenere conto di fattori che incidono sul progetto di recupero della cava, come la tipologia e l’estensione del giacimento, l’uso del materiale scavato, il numero e l’entità delle singole attività estrattive, la posizione della cava rispetto alla topografia e soprattutto le problematiche ambientali che l’attività estrattiva ha causato nel corso del tempo. I livelli di intervento sui siti di cave da bonificare sono stanzialmente tre: il più semplice è rappresentato da una generica sistemazione della cava, in assenza di destinazione ad uso finale; il secondo è il ripristino che tende a realizzare un uso finale del sito coincidente alla situazione esistente prima dell’attività estrattiva; ed il terzo è il recupero che consiste in un complesso ed articolato intervento che ha come fine un uso diverso da quello antecedente all’apertura della cava. Di conseguenza, le tecniche pratiche di recupero più diffuse su territorio italiano possono così sintetizzarsi come: • restituzione dell’area interessata da attività estrattiva alla funzione originaria, in tal modo il territorio utilizzato viene restituito all’ambiente svolgendo le stesse funzioni che aveva prima dell’apertura

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della cava, salvo le modificazioni morfologiche apportate. • valorizzazione dell’area interessata attraverso nuovi usi sociali ed economici che impongano un reddito maggiore di quello precedente. • destinazione dei luoghi a scopi sociali legati alla pianificazione territoriale prevista sull’area influenzata anche dalle situazioni naturali locali. • creazione di bacini naturali per lo stoccaggio di acque ai fini irrigui o per l’alimentazione della falda acquifera sotterranea. • creazione di laghi da destinare all’itticoltura o ad attività sportive di canottaggio o pesca sportiva. • creazione di insediamenti residenziali o industriali (in accordo con gli strumenti urbanistici vigenti). • creazione depositi per rifiuti solidi urbani (destinazione rischiosa se non ben controllata e progettata). • uso di vuoti sotterranei per lo stoccaggio di temporanee risorse utili all’uomo (sostanze nocive, risorse per usi agricoli, ..). E’ necessario sottolineare infine che il recupero ambientale di una cava deve permettere un armonico reinserimento ambientale, paesaggistico e naturalistico del sito realizzato attraverso l’uso di tecnologie moderne a basso impatto ambientale quali per esempio opere di ingegneria naturalistica (interventi di rivestimento del suolo per evitare erosioni, interventi stabilizzanti del terreno comprendenti misure di drenaggio, interventi combinati e complementari al fine di ricreare stabilità e sicurezza del sito). E’ inoltre fondamentale prima di intervenire col progetto di recupero, condurre una approfondita fase di analisi generale sul clima e microclima della zona, realizzando parallelamente degli studi idrogeologici, geomorfologici, pedologici, sui rilievi vegetazionali, sui fenomeni alterativi e le loro cause al fine di definire un quadro chiaro e strategico che conduca ad una scelta ottimale e sicura dei materiali, delle modalità e dei tempi di esecuzione del progetto di recupero.

3.1.6.2. NATURA E TIPOLOGIA DELLE CAVE BRESCIANE Ogni Provincia lombarda, in conformità con L.R. 14/98, ha elaborato il proprio Piano Cave, approvato dal Consiglio Regionale. I Piani stabiliscono la localizzazione e la quantità delle risorse utilizzabili individuate nel territorio provinciale suddividendole per tipologia di materiale; i piani approvati possono subire variazioni o revisioni per l’intervento di eventuali fabbisogni aggiuntivi o per eventuali adeguamenti tecnici normativi: hanno validità massima di dieci anni per i settori sabbia, ghiaia e argille e di venti per il settore lapideo. Gli aspetti rilevanti dei piani provinciali sono i seguenti: •l’individuazione dei giacimenti sfruttabili •l’identificazione degli ambiti territoriali estrattivi (ATE) quali siti in cui è possibile svolgere attività estrattiva •la definizione dei bacini territoriali di produzione a livello provinciale


•l’individuazioni di aree di riserva di materiali inerti, da utilizzare esclusivamente per occorrenze di opere pubbliche •l’identificazione delle cave cessate da sottoporre a recupero ambientale •la destinazione delle aree per la durata dei processi produttive della loro destinazione finale al termine dell’attività estrattiva •la determinazione, per ciascun ambito territoriale estrattivo, dei tipi e delle quantità di sostanze di cava estraibili •l’indicazione delle norme tecniche di coltivazione e di recupero che devono essere osservate per ciascun bacino territoriale di produzione in rapporto alle caratteristiche idrogeologiche, geotecniche ed al tipo di sostanze di cava estraibili. Il Piano Cave per i settori sabbie e ghiaie della Provincia di Brescia è stato approvato dalla Regione Lombardia con d.C.r 25 novembre 2004 n. VII/1114. Il Piano Cave per i settori argille, pietre ornamentali e calcari della Provincia di Brescia è stato approvato con d.C.r. 21 dicembre 2000 n. VI/120) e variato e rettificato con d.C.r n. VIII/582 del 19.03.2008. La materia della coltivazione delle sostanze minerali di cava è disciplinata dalla L.R. 8 agosto 1998 n° 14. Le autorizzazioni all’escavazione vengono rilasciate dalla Provincia di Brescia, sulla base di una convenzione stipulata fra il richiedente ed il Comune e nell’ambito del Piano Provinciale Cave, di durata decennale, proposto dalla Provincia stessa e approvato dalla Regione; al Comune competono la vigilanza sull’attività negli ambiti territoriali estrattivi, la determinazione e l’irrogazione di eventuali sanzioni nei casi di violazione degli obblighi previsti dal provvedimento autorizzativo o di escavazione effettuata senza autorizzazione e la riscossione dei diritti di escavazione commisurati alla quantità di materiale estratto. La Lombardia, come visto, è tra le Re¬gioni con il maggior prelievo annuale di materiale estrattivo; la quantità di cave in funzione presenti è tra le più alte d’Italia, 558 siti, men¬tre quelle abbandonate e dismesse raggiungono livelli record con 2.888 cave. Uno dei territori in cui le attività estrat¬tive stanno segnando il paesaggio e la vivibilità dei cittadini è sicuramente quello della Provincia di Brescia, dove decine di cave sono state trasformate in discariche nonostante fossero previsti numerosi progetti per il ripristino ambientale principalmente ad uso agricolo. Il bacino bresciano risulta infatti essere il secondo per importanza nell’escavazione di pietre ornamentali d’Italia dopo quello di Carrara: esiste da duemila anni e fu utilizzato dalle officine locali come “materiale ad uso artistico” stiamo parlando del celebre marmo di Botticino, il famoso marmo color beige estratto nell’area Est della città nelle zone di Botticino, Nuvolento, Nuvolera, Rezzato e Serle e divenuto da qualche anno un marchio registrato promosso dal “Consorzio produttori marmo Botticino Classico”.

FIG. 55 Cava a Botticino.

FIG. 56 Cava a Nuvolera.

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Più in basso, nell’area sud-est della città invece, si è vista affiorare nel tempo un’intensa attività estrattiva di sabbia e ghiaia che ha portato la formazione di molte cave, oggi attive e non, che caratterizzano il tessuto circostante prevalentemente agricolo incidendo in maniera massiccia e condizionandone l’assetto. Tra i Comuni maggior¬mente interessati vi sono quello di San Polo, Rezzato, Buffalora, Monti¬chiari, Ghedi e Manerbio. FIG. 57 Cave a San Polo.

FIG. 58 ATEg23

FIG. 59 Attività estrattiva nella Cava Gaburri.

(12) fare riferimento all’Allegato 06. (13) fare riferimento all’Allegato 07, 08, 09.

LE CAVE ATTIGUE ALL’AREA DI PROGETTO (12) L’area oggetto della tesi si trova inserita in questo contesto fortemente influenzato dalla presenza di cave. Posta a sud dell’area di progetto si trova la cava di proprietà Italgros s.p.a. (ex Gaburri) appartenente all’ambito territoriale estrattivo ATEg24 – settore Sabbie e Ghiaia. Si tratta di una cava di circa 215 m2 di superficie con profondità di falda dal p.c. che va dai 9 ai 10 mt. Il tipo di coltivazione in atto è a fosse in acqua; l’attività di questa cava è iniziata nel 1991 ad opera della “Gaburri spa” e si prevede la cessazione nel 2015 (fatti salvi eventuali rinnovi o proroghe). Successivamente alla data di dismissione è previsto un recupero in parte a lago e in parte recupero a fondo cava compatibile con la destinazione finale ad uso naturalistico e/o ricreativo e a verde pubblico attrezzato. A ovest dell’area di progetto è collocata la ex cava Piccinelli, oggi dismessa e trasformata in un lago per la pratica sportiva e l’attività ittica. Nella parte Ovest in prossimità di Via Brocchi la cava di proprietà “Profacta” (ex Inertis) appartenente anch’essa all’ambito territoriale ATEg23 – settore Sabbie e Ghiaia. Vanta una superficie di circa 510 m2 con profondità di falda al p.c. dai 9 ai 10 mt; il tipo di coltivazione in atto è a fossa in acqua. L’attività è iniziata nell’ottobre del 1991 ad opera della “Inertis spa” e la cessazione è prevista nel 2015 (salvo eventuali rinnovi o proroghe). Il recupero previsto dal progetto approvato dalla provincia prevede in parte a lago, in parte recupero a fondo cava, compatibile con la destinazione finale a uso naturalistico e/o ricreativo e a verde pubblico attrezzato. A Sud dell’area di progetto si trovano le “Bettole di Buffalora” (ATEg19 e ATEg20) composte da quattro cave di proprietà di “Inertis s.r.l.” e “Nuova Beton s.p.a.” per un totale di circa 1500 m2. La profondità di falda raggiunge gli 8 mt e il tipo di coltivazione in atto è a fossa in acqua; anche in questo caso la destinazione finale prevista è ad uso naturalistico e/o ricreativo e a verde pubblico attrezzato e/o insediativo.

3.1.6.3. IL PARCO DELLE CAVE E LA CITTADELLA DELLO SPORT (13) La particolare conformazione dei territori dell’area sud-est di Brescia così ricca di spunti naturalistici tra cave, grandi appezzamenti agricoli e cascine ha da sempre stimolato la volontà e l’intenzione della creazione di un grande parco naturalistico che potesse prendere spunto dall’esempio Milanese del “Parco delle Cave”. Così già dagli anni ’90 precisamente nel 1994 l’Architetto Bulla avanzava due proposte di progetti: la


prima aveva come obiettivo l’unione di queste grandi cave esistenti (prossime alla totale dismissione nel 2015) attraverso un parco verde che si spingesse fino all’interno dell’area residenziale di San Polo, con piantumazione delle vie stradali esistenti a seconda della loro gerarchia e con la modellazione del territorio attraverso grandi rilevati di terreno, al fine di creare un forte richiamo alla pianura padana. La seconda opzione molto simile alla prima prevedeva un’azione più spregiudicata sulle cave che, unitesi, sarebbero andate a formare un grande ed unico specchio d’acqua a servizio dell’insediamento di una nuova attività sportiva. Alcuni anni dopo anche l’Architetto Valerio Romani avanzò delle ipotesi per un possibile progetto del “Parco delle Cave di Brescia”, anche in questo caso l’intenzione principale era quella di creare un grande ed unico specchio d’acqua che connettesse tutte le cave presenti e che ospitasse attività sportive, ludiche ed educative per la popolazione bresciana. I progetti proposti e la grande volontà della popolazione di queste zone di avere a disposizione un parco verde al servizio della comunità ha spinto nel 2002 il Comune di Brescia alla redazione del progetto definitivo del “Parco delle Cave” che , destinato ad occupare e rivitalizzare l’estremità sud-est del territorio cittadino, rappresenta uno dei progetti più ambiziosi della programmazione urbanistica bresciana. Il parco si estenderebbe su un’area di oltre 4 milioni di metri quadri di superficie, dove l’attività estrattiva nel tempo ha completamente modificato il paesaggio agricolo, incidendo fortemente sulla sua conformazione. Se vengono infatti prese in esame le caratteristiche delle aree in relazione alle attuali condizioni d’uso, possiamo classificare le stesse nel seguente modo: cave in attività con bacini lacustri in fase di sfruttamento e con attività di lavorazione legate agli inerti; cave in attività con bacini lacustri in cui è ultimata la fase di sfruttamento, ma con la presenza ancora di attività di lavorazione; cave in cui è terminata la fase di escavazione (cave cessate); aree agricole mai scavate ed attualmente escluse dagli ambiti estrattivi; aree di escavazione riportate alla destinazione agricola. Gli obiettivi che hanno spinto la redazione del progetto riguardano: il recupero dell’area in generale e la ri-natualizzazione delle cave dismesse, la riconnessione di parti della città attualmente slegate tra loro, l’integrazione del parco con la rete del verde territoriale; e la realizzazione di percorsi ciclopedonali in raccordo con i quartieri confinanti e con la nuova fermata metro bus. E’ da sottolineare che,sotto l’aspetto ecologico, con la rinaturalizzazione delle cave dismesse si verrebbe a costituire un grosso e preziosissimo nodo della rete ecologica non soltanto comunale, ma di interesse anche regionale e comunitario. Gli specchi d’acqua, soprattutto in questa fascia ai piedi della catena alpina, rappresentano infatti, per numerosissime specie avicole, un’attrattiva irresistibile e un fondamentale punto d’appoggio lungo il tragitto delle rotte migratorie. La realizzazione di un simile progetto a livello ecologico non potrà concludersi in tempi brevi, ma dovrà necessariamente procedere per numerosi stralci successivi, di pari passo con i tempi di dismissione delle cave, di cui molte sono ancora in piena attività. Si tratta quindi di un piano a medio-lungo termine (10-20 anni),

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FIG. 60-61 Progetto della Cittadella dello Sport. Studio Abnorma Architetture.

se considerato nel suo complesso, ma limitati progetti di porzioni di cava già dimesse sono già in fase di avvio e, una volta realizzati, potranno cominciare a dare i primi risultati già a partire dal primo-secondo anno. Inoltre il PGT comunale prevede di inserire nel contesto del Parco delle Cave, il progetto molto discusso della Cittadella dello Sport (redatto dallo studio “Abnorma Architetture”), progetto nato dell’esigenza della costruzione di un nuovo stadio (in sostituzione al vecchio stadio Rigamonti); il progetto prevede inoltre un nuovo palazzetto sportivo chiuso ed una serie di attività eterogenee e come tennis, tiro con l’arco, mountainbike, rafting e kayak, pattinaggio e rugby che faranno da corollario alla piscina olimpionica e alla pista d’atletica che completeranno il comparto. Il grande progetto Parco delle Cave di Brescia comprende quindi le aree di trasformazione delle unità di intervento: _ S.1.2 (324.960,00 m2) Area destinata a funzione prevalente di servizi e con funzioni complementari residenziali e ricettive. _ S.2.1 (107.870,00 m2), S.2.2 (76.104,00 m2), S.2.3 (153.572,00 m2), S.2.4 (56.065 m2), S.2.5 (63.626,00 m2), S.2.6 (123.997,00 m2), S.3.3 (172.382,00 m2) Aree destinate a funzione prevalente residenziale con funzioni complementari direzionali, commerciali, per servizi e ricettive. _ S.3.2 (89.530,00m2) Area verde destinata a parco giochi per bambini e ragazzi dei quartieri vicini. Per un totale di 1.168.052,00 m2 il cui costo di realizzazione stimato ammonta a 27.164.880 €. Il progetto della Cittadella dello Sport comprende invece le unità di intervento: _ S.1.1 (1.497.380,00 m2) Riconosciute come aree di vocazione sportiva in cui è prevista una trasformazione a scala urbana e territoriale anche di carattere spettacolare. Il progetto del parco delle Cave redatto dal Comune di Brescia ha suscitato però numerose polemiche mosse e raccolte dal comitato cittadini Co.Di.S.A. il comitato Difesa Salute e Ambiente che dal 2002 opera sul territorio bresciano e soprattutto nelle zone di San Polo, San Polino e Buffalora per dar voce alle lamentele dei cittadini a fronte di una serie di malattie gravi fortemente riferite all’inquinamento causato maggiormente dalle industrie e dalla attività produttiva molto radicata nella zona; ma anche dalle numerose discariche sorte nel tempo nelle cave abbandonate e dismesse. Il comitato appoggia l’idea comunale di realizzare un parco verde per i cittadini ma non condivide la creazione della Cittadella dello Sport che porterebbe altro cemento ed altre costruzioni ma soprattutto ulteriore inquinamento dovuto al forte transito che un nuovo stadio ed un nuovo impianto sportivo apporterebbe alla zona già fortemente in difficoltà. Così nel 2011 il comitato ha avanzato un suo progetto del Parco che prende in considerazione tutta l’area oggetto di decenni di escavazione, 4,5 milioni di m2, quindi un’area ben più vasta di quella destinata secondo l’amministrazione attuale a diventare il “Parco dello Sport” “Perché -dice il presidente Angela Paparazzo- la programmazione


di un territorio, così peculiare e prezioso per la città, deve essere fatto tenendo conto della visione d’insieme e non può più essere accettata la logica della progettazione di una città per piccoli comparti separati, ignorandone le interazioni.”Il Comitato, avvalendosi di tre esperti (arch. Mario Manzoni, arch. Camilla Rossi ed arch. Guido Granello) ha quindi presentato il proprio progetto che prevede e propone la dominante presenza della natura all’interno di questa zona, lo sfruttamento degli specchi d’acqua, per non consumare ulteriore suolo, l’insediamento di strutture leggere per lo sport non d’elite ma di base, per tutti i cittadini: una piscina, piastre di street basket/volley, palestra, ma anche luoghi di intrattenimento, accanto a piste ciclabili, percorsi pedonali, battelli elettrici per la circumnavigazione dei laghetti, bird watching e fasce boscate lungo le arterie del traffico a mitigazione dello stesso. Sono inoltre previste alcune zone nelle quali sarà possibile il campeggio e altre con strutture leggere per poter permettere la vitalità del parco (chioschi o gazebo per esercizi commerciali), inoltre il comitato ha l’intento di proporre il trasferimento del Corpo della Forestale all’interno del parco in modo che tutto il contesto venga presidiato e vissuto. Quello del Co.Di.S.A. sembra essere un progetto di rilancio che può rappresentare un’ ottima occasione per il territorio comunale di Brescia di valorizzare una zona di grande potenzialità naturalistica, di mitigazione all’inquinamento dilagante ed al consumo di suolo spinto all’eccesso. Per quanto riguarda le compensazioni ovviamente è stata prevista una soluzione da proporre come compensazione ai cavatori che si faranno attori in queste realizzazioni, che vanno oltre l’obbligo di ripristino; la proposta è quella di concedere ancora piccole aree di escavazione, finalizzate alla creazione della configurazione finale del parco ed alla connessione dei quattro principali laghetti per la navigazione proposta, andando quindi a soddisfare anche l’aspetto economico del progetto. La protesta sollevata da Co.Di.S.A. e l’ingente costo dell’opera vedono tutt’oggi sospeso il progetto del Parco delle Cave di Brescia, la situazione si potrebbe sbloccare nel 2014 con l’avvento delle nuove elezioni comunali.

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3 . 2 .1

ANALISI AREA DI PROGETTO DESCRIZIONE AREA DI PROGETTO


FIG. 62 pag. 112 Vista del territorio circostante dall’area della Cava Gaburri.

3.2.1.1. ANALISI DELLA VIABILITA’ CHE INTERESSA IL LOTTO

Il lotto di progetto si trova in un punto strategico a livello viabilistico poiché sorge adiacente allo svincolo tra due rilevanti arterie stradali: la Tangenziale Sud (SP 11) che corre lungo la parte meridionale della città parallelamente all’Autostrada A4, (alla quale si allaccia attraverso gli svincoli di Brescia Centro e Brescia Est) e la Via Serenissima, importante collegamento cittadino che annette l’area con l’adiacente zona di Sant’Eufemia e le zone residenziali di San polo e San Polino, ma soprattutto funge da connessione con in centro della città, ultimando il suo percorso nello snodo che dà accesso alla Tangenziale Sud. A nord l’area è delimitata da Via Agostino Chiappa che correndo in direzione sud-est si allaccia alla Strada Provinciale 67; a est si trova Via Buffalora che collega la zona all’omonimo polo industriale. Le previsioni del PGT comunale che vorrebbe la realizzazione della tangenziale Est al fine di costeggiare la parte orientale della città arrivando dal Villaggio Prealpino a Buffalora, porterebbero alla creazione di uno svincolo proprio in prossimità dell’area di progetto, che collegherebbe la nuova Tangenziale Est alla Tangenziale Sud esistente creando così un ulteriore cesura tra il lotto e il resto della città. La viabilità interna al sito è costituita da Via Leonida Magnolini e Via Gaetano Bargnani, uniche due vie d’accesso alle aziende presenti nella zona. La tipologia di mezzi che transitano nell’area è per la maggior parte pesante, si tratta di automezzi e autocarri che servono le attività produttive e direzionali presenti arrivando dalle parti più svariate d’Italia. Non è prevista nell’area mobilità ciclabile essendo la zona molto industriale e al di fuori da ogni rete ciclo-pedonale cittadina o provinciale. Anche la mobilità pedonale è scarsamente valorizzata dalle funzioni presenti che prevedono solo il transito di mezzi generalmente pesanti. Per quanto riguarda i parcheggi esistenti la funzione è prevalentemente svolta dalla grande area posteggio accessibile da Via Serenissima che permette l’ingresso verso le funzioni più pubbliche dell’area. Nella parte interna al lotto i parcheggi esistenti si trovano all’interno delle proprietà delle aziende o lungo il bordo della strada. Non esistono attualmente aree dedicate a parcheggio interrato.

3.2.1.2. LA NUOVA STAZIONE METROPOLITANA ED I PROGETTI FUTURI All’interno dell’area di progetto è stata realizzata la stazione di testa S.Eufemia-Buffalora della nuova linea metropolitana di Brescia con un grande deposito per i convogli situato nel lotto accanto. Il progetto della stazione fa parte dell’unità di intervento A10 (superficie 32.764,00 m2) identificato dal PGT comunale come “area di trasformazione per la quale si prevede un parcheggio scambiatore implementabile fino a 1400 posti auto e la stazione di attestamento degli autobus extraurbani della linea est della città; inoltre il progetto generale prevede la riqualificazione della zona artigianale esistente per la realizzazione di edifici di tipo terziario e la più generale riqualificazione degli spazi


aperti intorno all’area stessa” . Gli obiettivi del PGT riguardanti quest’area sono: • Rafforzare e completare l’identità morfologica e urbana del tessuto urbano consolidato e del suo margine • Riconvertire le aree degradate e realizzare un insediamento edilizio terziario • Densificare l’edificato lungo il corridoio metro bus e lungo le linee forti del trasporto pubblico • Aumentare e diversificare l’offerta dei servizi • Migliorare l’offerta del trasporto pubblico • Favorire l’interscambio tra i diversi sistemi di trasporto Oltre alla realizzazione nel nodo intermodale l’amministrazione prevede quindi la riconversione dell’area inserendo edifici ad uso terziario, direzionale e commerciale. A questo proposito sono state avanzate numerose ipotesi che sembravano inizialmente propendere per la realizzazione di due lunghi edifici a stecca posti a nord e a sud della stazione metropolitana che sarebbe stata incorniciata dalle due strutture. I due edifici rispettivamente di 5 piani avrebbero ospitato parcheggi nei due piani interrati, negozi e attività commerciali al piano terra e di nuovo parcheggi nei restanti piani. All’estremità ovest della stecca nord sarebbe sorta una torretta di 10 piani circa destinata ad uffici. L’idea iniziale è stata poi dirottata verso un progetto, divenuto definitivo nel Giugno 2012 che ha preferito due stecche due edifici alti a torre posti a nord della stazione metropolitana che dovranno ospitare ai primi due piani attività commerciali e servizio Bicimia e ai piani successivi residenze convenzionate destinate prevalentemente ad anziani. Se la presenza del grande edificio in calcestruzzo e lamiera pensato per accogliere i convogli della metropolitana appare coerente e quasi mimetizzata col tessuto pre-esistente dei capannoni, l’edificio della stazione si presenta come un elemento estraneo al contesto sia per la sua posizione dominante (il tratto infatti è in modalità a viadotto) sia per i suoi caratteri architettonici che prediligono l’uso dell’acciaio di colore nero in un contesto dove la tecnica della prefabbricazione del cls accomuna tutto l’edificato. Inoltre la stretta funzione della metropolitana è decisamente fuori luogo in un contesto simile dove l’utenza si sposta attraverso mezzi pesanti o attraverso auto private. Le previsioni del PGT comunale che come detto prevedono la realizzazione di edifici ad uso terziario, residenze e addirittura in grande parco delle cave andrebbero a contrastare ancor di più con l’assetto così radicalmente produttivo dell’esistente che non avrebbe le potenzialità e nessun interesse per soddisfare e supportare tali funzioni.

FIG. 63 Deposito dei convogli metropolitani.

il progetto

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3.2.1.3. DESCRIZIONE DEL COSTRUITO E DELL’AREA L’edificato in questa zona nasce nei primi anno ’80 quando l’area, fino ad allora di proprietà della FIAT , venne ceduta all’agenzia immobiliare bresciana “Meridiana” di Galeri che iniziò a pianificare l’edificato suddividendo la zona in lotti che poi furono messi in vendita. Fu così che nel 1985 sorse il primo edificio su uno dei terreni centrali che oggi ospita l’azienda BOSCH service. L’edificazione proseguì negli anni successivi con il completamento dei lotti verso i primi anni ’90. La crescita continuò negli anni seguenti attraverso aggiunte o espansioni dell’edificato esistente e procede ancora oggi con la sempre più dilagante espansione della azienda che tra tutte le presenti ha avuto nel tempo più di successo: la Cembre s.p.a. . Altro importante polo attrattore della zona è la “CASTAlimenti” grande scuola di cucina fondata nel 1996, insediata in uno degli edifici presenti nell’area e divenuta negli anni punto di riferimento e di interesse per gli aspiranti cuochi di tutta Italia. Parallelamente a questi grandi successi si deve rilevare però l’abbandono di alcuni immobili da parte delle aziende produttive che non hanno saputo superare la crisi economica degli ultimi anni. Sull’area sorgono oggi 16 edifici, tutti di carattere e funzioni produttivo-direzionali nei quali sono insediate numerose aziende di vario tipo. L’edificato presenta i connotati tipici dell’edilizia produttiva con l’utilizzo dei materiali caratteristici delle costruzioni industriali come il cemento armato usato nelle sue più svariate forme; a colpo d’occhio si coglie infatti una particolare distinzione tra gli edifici che ospitano attività direzionali (uffici o studi) i quali sono costruiti attraverso le tecniche di getto del calcestruzzo armato con finiture a base di intonaco, e quelli invece più produttivi che sono identificati da un sistema di costruzione basato sulla prefabbricazione del calcestruzzo con finiture costituite da pannelli prefabbricati. E’ su quest’ultima tipologia di fabbricati che si concentra la tesi, nella quale si prevede la loro rifunzionalizzazione mantenendo però i caratteri salienti del costruito. Questi edifici presentano una conformazione similare tra loro sia per quanto riguarda l’aspetto esterno che interno. All’esterno infatti sono caratterizzati oltre che dalla scansione modulare dei pannelli prefabbricati interrotta talvolta per fare spazio ai grandi ingressi merci, dalla presenza di singole finestre contrapposte a grandi vetrate anch’esse caratterizzate da una rigida composizione modulare generalmente quadrata; in alcuni casi si nota anche la presenza di lucernari in copertura ed elementi d’acciaio in facciata. Le similitudini interne riguardano invece l’organizzazione degli spazi, ogni edificio infatti si compone di una parte dedicata alla direzione, una zona per il ricevimento e scarico merci, uno spazio per magazzini e deposito, ed una parte (generalmente la più vasta) dedicata ai laboratori per la produzione e la lavorazione di prodotti. Questi edifici si dispongono solitamente al centro dei lotti di proprietà, con la conseguente formazione di spazi pertinenziali perimetrali e di risulta generalmente cementati ed adibiti a parcheggi privati.

FIG. 64-65-66 Evoluzione del costruito. Dall’alto verso il basso: 1984, 1986, 1994.


3 . 2 . 2

ANALISI AREA DI PROGETTO ANALISI DEI FABBRICATI ESISTENTI


3.2.2.1. EDIFICIO E1

FIG. 67-68 Edificio E1. In alto: prospetto principale che affaccia su via Serenissima In basso: retro dell’edificio che affaccia sulla via interna Bargnani

L’edificio E1,che si colloca nell’intera parte nord-ovest dell’area di progetto, si impone come il volume di maggiori dimensioni tra quelli analizzati. Esso si inserisce tra gli edificati che si affacciano sia su via Serenissima, con il fronte principale del volume, sia su via Bargnani, in cui avvengono le attività di carico-scarico merci. E’ presente anche un grande parcheggio posto sulla via principale, destinato alla sosta dei mezzi delle diverse utenze dell’edificio. Tra le attività che attualmente ospita vi sono l’Arte Bianca s.p.a., legata alla distribuzione e produzione di materie prime e macchinari per pasticcerie, gelaterie, forni e ristorazione, mentre da una decina d’anni è stata costituita anche la CastAlimenti, un istituto di formazione professionale per le attività gastronomiche nelle discipline di cucina, pasticceria, cioccolateria, gelateria, bar, panificazione e pizzeria. In questo edificio trova spazio anche una piccola carrozzeria. Costruito alla fine degli anni ’80, dopo aver subito diverse modifiche e ampliamenti, si presenta oggi come un volume a due piani realizzato con sistema costruttivo ad elementi prefabbricati in cemento armato. L’involucro esterno, caratterizzato da pannelli di tamponamento intonacati di bianco e forati da singole finestre, si apre totalmente verso via Serenissima con grandi superfici vetrate. Tale prospetto è caratterizzato dalle grandi superfici trasparenti poste su infissi metallici neri, a cui si contrappongono i pilastri lasciati in vista colorati di rosso e i grandi sistemi di oscuramento in tela gialla che creano una forte immagine dell’edificio all’interno del contesto in cui si trova inserito. il colore rosso è stato utilizzato per sottolineare gli elementi più importanti nei vari prospetti e sottolinea di volta in volta, le aperture per il carico-scarico, il volume del corpo ascensore che si alza dal tetto e la grande rampa laterale che porta al piano primo, Su via Bargnani, il prospetto si caratterizza per un volume aggiuntivo di successiva costruzione, intonacato di grigio che costituisce la sede della Carrozzeria Torino. Per quanto riguarda la parte restante, l’edifico è stato organizzato insediando l’Arte Bianca al piano terra in cui sono presenti spazi di vendita sia all’ingrosso che al dettaglio, un magazzino a doppia altezza e un’ala riservata alla funzione direttiva; mentre la CastAlimenti si colloca al piano superiore e comprende sia la parte amministrativa, sia le aule teoriche e i laboratori. Per quanto riguarda le componenti edilizie, i pannelli di tamponamento esterno sono sostenuti da una struttura costituita da pilastri prefabbricati in c.a.v. su due piani e ad un solo piano in corrispondenza del solaio, mentre per quanto riguarda le travi in c.a.p., in corrispondenza del solaio interpiano sono disposte in senso longitudinale con sezione a T e a L, mentre in corrispondenza della copertura sono a doppia pendenza e disposte in senso trasversale all’edificio. Il solaio contro terra, costruito secondo gli usi del tempo è costituito da un semplice battuto di ghiaia e sabbia finito da massetto e strato di finitura. Il solaio interpiano è costituito invece da tegoli a doppio pi greco rifiniti superiormente da una soletta in c.a. collaborante. La copertura, in cui sono inseriti molti lucernari, è composta da elementi prefabbricati e lo strato di finitura esterna, un tempo


in eternit, è già stata sostituita con pannelli sandwich rivestiti da lamiera. Visto l’esteso utilizzo del fabbricato, a cui sono stati effettuati a più riprese interventi di manutenzione, le condizioni generali risultano molto buone.

3.2.2.2. EDIFICIO E2 L’edificio 2 si colloca nello spazio centrale dell’area di progetto nella prima linea di edifici verso la stazione metropolitana. L’affaccio principale delle attività produttive è proprio quello verso il lato nord-est, mentre l’entrata secondaria e l’ingresso principale al volume dell’abitazione e degli uffici si colloca nel lato nord-ovest. Come appena accennato, l’edificio si costituisce in realtà di due volumi che occupano funzioni differenti: nel grande fabbricato a doppia altezza realizzato con elementi prefabbricati in c.a. è posto il laboratorio di produzione della GOG gomme, mentre il piccolo volume su tre piani, di cui uno interrato, si trova nell’angolo ovest del fabbricato ed è stato realizzato con sistema costruttivo in c.a. gettato in opera, più consono all’insediamento delle funzioni residenziali e direzionali. Per quanto riguarda l’aspetto esterno, l’edificio balza subito all’occhio per il colore arancio dei pannelli di rivestimento in cui si inseriscono le apertura per gli autocarri chiuse da portali in lamiera marrone. Per contrasto, l’edificio residenziale è invece intonacato di colore giallo, ma risulta anch’esso degno di nota per l’importante copertura e per gli elementi aggettanti che corrispondono alle aperture finestrate e all’ingresso principale. Per quanto riguarda l’aspetto strutturale, l’edificio produttivo risulta caratterizzato da pilastri in c.a.v. a doppia altezza che formano un unico sistema con le travi in c.a.p. le quali sostengono una serie di elementi prefabbricati a doppia pendenza in cui sono collocati anche i lucernari. La copertura, costituita da eternit, sarà necessariamente da sostituire. Per quanto riguarda l’abitazione il sistema costruttivo è composto da un sistema di travi e pilastri che garantiscono anche il sostegno della copertura aggettante. Per quanto riguarda le condizioni generali dell’edificio, esse risultano buone e non sono state rilevate particolari problematiche.

FIG. 69-70 Edificio E2. In alto: prospetto principale. In basso: vista laterale dell’edificio su cui si innesta il volume residenziale.

3.2.2.3. EDIFICIO E3 L’edificio 3 fa parte sempre della prima linea di edifici impostata sull’asse est-ovest, ma si situa nella zona più esterna dell’area di progetto verso il fabbricato di deposito dei convogli della metropolitana. L’edificio, nato originariamente per ospitare due aziende ben distinte, è stato successivamente ampliato verso est in seguito ad un periodo di espansione economica di una delle due attività (OMAG), mentre l’altra risulta ad oggi chiusa (Officina meccanica Bendinelli). Gli ingressi principali originari erano situati lungo il lato nord-est con tre grandi aperture che permettono l’ingresso agli autocarri. L’involucro dell’edificio è costituito da pannelli prefabbricati binervati nel

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FIG. 71 Edificio E3. Prospetto frontale e laterale. In evidenza la giunzione delle parti realizzate in tempi differenti.

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quale sono praticate aperture finestrate caratteristiche di forma rettangolare. Contrariamente agli edifici precedenti tali pannelli non sono stati intonacati e presentano il colore naturale del cemento. Il fabbricato è interamente destinato a laboratorio e magazzino, solo successivamente sono state inserite all’interno delle piccole unità preassemblate in cui collocare gli uffici. Il sistema costruttivo del primo volume si costituisce semplicemente di pilastri prefabbricati in c.a.v. che sostengono travi in c.a.p. a doppia pendenza. La copertura, nella quale sono inseriti dei lucernari sarà sostituita poiché costituita da eternit. Per quanto riguarda la nuova annessione, le funzioni collocate nel nuovo edificio sono di carattere direzionale, dimostrativo dei prodotti e magazzino, lasciando nell’edificio più datato la funzione di laboratorio. La nuova struttura dell’edificato si addossa all’esistente senza intaccarlo in alcun modo. I sistemi costruttivi utilizzati sono sempre quelli del settore della prefabbricazione in c.a. ma secondo lo stile più moderno con pilastri a doppia altezza che sostengono travi con sezione a V ed elementi di copertura prefabbricati a voltine che lasciano entrare grandi quantità di luce diffusa. All’esterno il nuovo edificio risulta caratterizzato da pannelli rifiniti in graniglia rosa nei quali sono state praticate le stesse aperture finestrate dell’esistente a forma rettangolare. L’ingresso principale a questo nuovo volume avviene sempre dal lato nord-est in cui spicca la grande parete modulare vetrata e il rivestimento in pannelli di fibrocemento grigi. Sul lato sud-est la superficie trasparente prosegue senza soluzione di continuità tagliando in modo netto l’angolo tra i due prospetti sottolineato anche dalla presenza della colonna rivestita dai soliti pannelli grigi. In questo prospetto, sempre in graniglia rosa, troviamo infine un’apertura secondaria che permette un ulteriore punto di movimentazione delle merci. L’edificio nuovo, vista la recente realizzazione, si attesta essere in buono stato, ed anche quello più datato, seppur la qualità visiva dei pannelli esterni non sia ottimale a causa del dilavamento, non presenta particolari problematiche.

3.2.2.4. EDIFICIO E4

FIG. 72-73 Edificio E4. In alto: prospetto principale. In basso: prospetto retrostante con uscita per carico-scarico merci.

L’edificio 4 si situa nella seconda linea di fabbricati che costituiscono la zona di cuscinetto tra le nuove funzioni da insediare e quelle preesistenti del polo produttivo. Il fabbricato è provvisto di due ingressi, uno destinato all’accettazione dei clienti posto sul prospetto nord-ovest, l’altro rivolto al carico delle merci posto nel prospetto sud-ovest. L’edificio, infatti era destinato alle attività direzionali, di magazzino ed esposizione della ditta SPM che possiede un altro edificio all’interno di questo comparto produttivo. Al momento, probabilmente a causa della crisi economica che affligge queste attività, l’edificio risulta chiuso ed inutilizzato, ma in buone condizioni generali. Il volume è costituito da due piani fuori terra ed uno interrato e costituito da pannellature in graniglia grigia in cui sono inserite aperture finestrate singole con infissi metallici rossi e grandi superfici modulari


trasparenti. Sul fronte nord-ovest è possibile notare il corpo adibito ai collegamenti verticali realizzato in c.a. gettato in opera non rivestito. Il prospetto sud-ovest risulta invece contraddistinto dalla grande apertura modulare del carico merci con telaio rosso. L’edificio si distingue anche per la presenza di grandi fioriere balconate e per il lucernario piramidale che assicura luce al piano interrato. Il sistema costruttivo si avvale del solito utilizzo di componenti prefabbricati, ad eccezione del piano interrato, che risulta composto da muri contro terra in c.a. gettato in opera, nel quale si innestano i pilastri della struttura sovrastante.

3.2.2.5. EDIFICIO E5 L’edificio 5 costituisce l’elemento centrale della seconda linea di fabbricati e quello di più recente realizzazione. Il volume, infatti, è stato realizzato una decina di anni fa a seguito dell’abbattimento dell’edificio preesistente. Esso costituisce la sede dell’azienda FLEX che si occupa di insegne pubblicitarie e trova qui lo spazio per i suoi uffici direzionali. L’edificio è caratterizzato dalla grande facciata sud composta interamente da moduli vetrati e in cui è inserito anche l’ingresso principale. Purtroppo, il progetto iniziale che prevedeva la creazione di una serra solare, è stato scartato dai committenti ed è stata realizzata una semplice vetrata. Gli altri prospetti, in cui trovano spazio svariate aperture singole e una balconata, risultano molto semplici e decorati a fasce orizzontali color bianche al piano terra e rosa nei due piani superiori. Oltre ai tre piani fuori terra, l’edificio si compone di un grane piano interrato adibito a parcheggio privato, deposito e locali impianti. Il sistema costruttivo, coerente con le tecniche utilizzate negli altri fabbricati del comparto con destinazione ad uffici, è basato su strutture in c.a. gettato in opera. Per garantire ampi spazi flessibili interni, i solai risultano essere delle piattaforme armate che si innestano nelle pareti perimetrali portanti. L’edificio è sicuramente quello di migliore qualità architettonica all’interno dell’area di progetto, con le migliori condizioni e realizzato con le moderne normative antincendio e antisismiche.

FIG. 74 Edificio E5. Prospetto principale. L’edificio è l’unico, nell’area di progetto, ad ospitare funzioni direzionali.

3.2.2.6. EDIFICIO E6 L’edificio 6 costituisce l’ultimo volume della seconda linea di fabbricati. Nell’osservare l’edificio si percepisce immediatamente l’annessione del secondo volume inserito in tempi successivi e che si affaccia verso il lato sud dell’area di progetto. L’edificio originario, che si organizza su due piani ed è rivestito interamente di lamiera bianca, si contrappone a quello nuovo su tre piani intonacato di bianco ad imitazione del precedente. L’ingresso

il progetto

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principale del complesso avviene dal lato sud-est attraverso un corpo triangolare, composto di moduli vetrati, che sporge dalla facciata piana anch’essa caratterizzata da ampie superfici vetrate che ricorrono agli stessi moduli. L’entrata principale dà accesso direttamente al piano superiore riservato alla parte degli uffici, mentre in quello inferiore, a cui si accede da una rampa sul retro, sono collocati i laboratori e i locali tecnici. Il nuovo corpo è stato inserito successivamente per creare un vano ascensore che colleghi i vari piani e degli spazi aggiuntivi per uffici. Il prospetto del più recente volume richiama, oltre al colore, anche le aperture preesistenti con finestre singole, simili a quelle del lato nord, e una grande vetrata modulare che richiama quelle presenti sul lato est. Il sistema costruttivo del corpo di maggiori dimensioni utilizza elementi prefabbricati in c.a. con pilastri alti sia un unico piano in corrispondenza dei solai, sia a doppia altezza per sostenere la copertura. L’edificio annesso di più recente costruzione risulta invece realizzato con sistema intelaiato di pilastri e travi gettati in opera. Il fabbricato risulta al momento abbandonato in seguito al fallimento della ditta PUNTO GRAFICO nel 2010. Per tale motivo sarà necessario verificare lo stato delle sue componenti, ma apparentemente si mostra in buone condizioni generali.

FIG. 75-76 Edificio E6. In alto: vista del volume aggiunto in tempi successivi. In basso: ingresso principale.


3 . 3 . 1

IL PROGETTO DI RIFUNZIONALIZZAZIONE DESCRIZIONE DEL PROGETTO


3.3.1.1. NUOVE FUNZIONI COME INPUT PER LA TRASFORMAZIONE DELL’AREA (14) Dopo aver studiato e approfondito le intenzioni che l’amministrazione comunale ha avanzato sull’area in oggetto, il progetto di tesi si è mosso in senso critico verso queste proposte che come già detto sono apparse incoerenti e poco adeguate rispetto all’assetto odierno dell’area. Se infatti le intenzioni del progetto del Parco delle Cave e la creazione della linea metropolitana sono entrambi due grandi input positivi per la città di Brescia e le zone che vengono coinvolte, il discorso non vale per l’area di progetto che per l’assetto così chiuso e produttivo che presenta oggi non si presta in maniera coerente ad accogliere queste nuove destinazioni. Ancor più inadeguato appare il disegno comunale che riguarda la creazione di due torri residenziali in edilizia convenzionata per anziani, ritenute decisamente estranee all’area industriale che oggi troviamo. In questo senso il progetto di tesi non si pone come negazione delle intenzioni del PGT comunale ma vuole essere mediatore tra questi progetti e la natura della zona; infatti prendendo per buono le previsioni di piano e la presente stazione della metropolitana si è pensato ad un approccio costruttivo che creasse un legame tra il nuovo ed il vecchio in un sistema di spazi e nuove funzioni che fosse capace di innescare legami e nuove relazioni produttive. La linea seguita dettata dai protocolli presi come rifermento ha permesso di mantenere ben saldi i valori di sostenibilità e compatibilità ambientale ritenuti fondamentali al fine di ottenere un progetto innovativo che potesse inserirsi in un contesto di rilevante sensibilità ambientale come il Parco delle Cave, rendendo protagonista l’uomo, il suo confort, il riuso degli edifici per non consumare ulteriore suolo e l’elemento del verde, componente essenziale. Altro punto focale di progetto è riguardata la connessione di quest’area oggi così emarginata dalla città a causa non solo della sua funzione strettamente produttiva ma anche dalla presenza della Via Serenissima, vera e propria cesura verso il centro cittadino ed il futuro Parco delle Cave. Si è pensato quindi ad un attraversamento della stessa attraverso un sottopasso pedonale che collegasse l’area direttamente al parco, questo perché si prevede che l’aerea di progetto verrà a costituire il principale punto d’accesso al parco. Per la buona riuscita del progetto si è ritenuto necessario non solo creare nuove funzioni che potessero innescare nuovi rapporti e nuove relazioni ma anche la creazione di numerosi spazi per la collettività, primo tra tutti una grande piazza centrale che potesse regalare l’opportunità di incontro e di confronto tra le varie utenze previste. E’stato inoltre necessario creare un gerarchia tra il costruito, sia a livello infrastrutturale che dell’edificato oggi monotematico e senza opportunità di crescita se non in senso produttivo- industriale. L’approccio all’edificato è stato generalmente di tipo conservativo ma anche molto selettivo in certi casi. La valutazione del metodo di approccio è stata infatti valutata caso per caso a seconda dei singoli edifici e del ruolo che rivestono nel progetto; è così che la fase attuativa è stata decisamente varia, in alcuni casi è stato necessario smembrare gli edifici esistenti non solo per accogliere nuove funzioni e supportarle con l’impiego di nuove strutture ma anche per garantirgli un ruolo predominante (14) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 01


nell’insieme dell’intervento, in altri casi invece l’adeguamento ha consistito semplicemente nella riorganizzazione degli spazi interni e nella riqualificazione dell’immagine esterna. Di fondamentale importanze è stato quest’ultimo tema, poiché l’assegnazione di una nuova immagine della zona è stata ritenuta necessaria non solo perché testimonianza di un intervento ma soprattutto perché simbolo di nuova vita e nuova forza in grado di attrarre ed accogliere la nuova utenza. Infine, l’approccio al progetto ha ritenuto fondamentale preferire materiali nuovi e soprattutto riciclati o riciclabili che costituiscono un evoluzione sostenibile dei consueti prodotti dell’architettura industriale, non solo per rendere il progetto d’intervento riconoscibile ed identificabile ma soprattutto per mantenere la fondamentale coerenza con i paradigmi di progetto selezionati in fase preliminare.

3.3.1.2. VIABILITA’ E ACCESSIBILITA’ ALL’AREA (15) Il progetto di tesi si concentra nella parte alta del sito, quella strettamente connessa alla stazione metropolitana, prendendo in considerazione i primi sei edifici a nord dell’area. La valutazione sulle nuove funzioni da insediare ha preso spunto dalla grande protesta in atto del comitato cittadini Co.Di.S.A. (Comitato Difesa Salute e Ambiente) che, in contrasto con il progetto comunale della Cittadella dello Sport all’interno del Parco delle Cave, insorge proponendo il progetto di un parco interamente naturalistico senza la creazione di infrastrutture, che aggraverebbero la situazione di forte inquinamento già oggi presente. Per attuare una mediazione tra le intenzioni comunali e il volere dei cittadini si è pensato di spostare le funzioni strettamente sportive all’interno degli edifici esistenti così da poter ridare al parco delle Cave una identità prettamente naturalistica come vuole la cittadinanza, con l’installazione minima di attrezzature per gli sport all’aria aperta. Oltre al palazzetto si è pensata la creazione di una palestra e di una adiacente welness spa, con un corpo nuovo centrale che collega le due funzioni ed ospita spogliatoi e locali di servizio. Si prevede inoltre la creazione di un punto vendita e produzione di articoli sportivi a supporto della palestra e delle funzioni sportive all’aperto presenti nel parco. Oltre alle attività sportive come richiamo alla futura vocazione della zona è stato però necessario considerare le funzioni esistenti presenti negli edifici così che nella parte più bassa dell’area di progetto si è deciso di richiamare la funzione produttiva attraverso la creazione di un incubatore d’impresa, a sostegno delle attività industriali che rimangono saldamente radicate nella parte più bassa della zona. Di fondamentale importanza oggi è la presenza della scuola di cucina CASTAlimenti che attrae aspiranti cuochi da tutta Italia e che non può essere estraniata dal progetto di tesi in quanto maggior polo attrattore esistente; a sostegno di questa funzione che è stata ripensata ed ampliata si è creato un hotel in cui uno dei piani è interamente dedicato ad alloggi per gli allievi della scuola. L’edificio principale, a seguito delle trasformazioni, fungerà da snodo e punto focale dell’area perché, ponendosi di fronte alla metropolitana, ne accoglie i passeggeri ed ospita le funzioni più

il progetto

(15) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 01

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collettive come il ristorante, il bar e la sala conferenze. Le funzioni complementari sono state raccolte dalla grande piazza centrale dotata di uno spazio coperto che, pronto ad ospitare concerti, dimostrazioni ed esposizioni, diventa punto d’incontro e supporto alle più svariate attività ludico-creative. L’assetto così ottenuto dall’elaborazione del progetto risponde alle esigenze iniziali di creare un nuovo polo attrattore che fornisse servizi a supporto della collettività e che fosse coerente con le funzioni previste dal piano comunale; inoltre in questo modo anche la fermata della nuova linea metropolitana acquisirà importanza perché sarà supporto di attività che prevedono un largo bacino d’utenza. Il progetto di rifunzionalizzazione si inserisce nel processo di movimentazione e riorganizzazione delle attività che l’area sta subendo negli ultimi anni a causa della crisi economica. Le poche aziende attive presenti negli edifici trasformati verranno ricollocate all’interno del progetto o comunque all’interno del comparto esistente.

3.3.1.3. GLI SPAZI APERTI (16) Il progetto della viabilità ha seguito le buone norme imposte dai paradigmi di progetto che impongono la riduzione dell’inquinamento causati dai veicoli a motore. Dato per assodato la realizzazione come da PGT del parcheggio comunale scambiatore (implementabile fino a 1400 posti auto) e la stazione di attestamento degli autobus extraurbani della linea est della città, si è cercato di rendere l’area il più pedonale possibile con la riorganizzazione degli elementi della viabilità. A questo proposito si è proceduto con la riprogettazione della rotonda che snoda il traffico in arrivo da Via Chiappa e Via Serenissima oggi posta a fianco della stazione metropolitana; lo svincolo è stato spostato in alto, al fine di lasciare libera la zona attorno alla stazione per renderla interamente pedonale. Inoltre è stata anche riposizionata la stazione di attestamento degli autobus provenienti da est, oggi non ancora realizzata ma che da PRG si troverebbe a sud della stazione metropolitana rendendo molto trafficata la strada immediatamente davanti al lotto. La stazione degli autobus è stata riposizionata a nord-est della stazione metropolitana, a fianco delle torri residenziali in modo da spostare nella parte alta la mobilità carrabile rendendo pedonale tutta la fascia di terreno tra la metropolitana e gli edifici. Per lo stesso motivo è stata chiuso il tratto di Via Gaetano Bargnani che si trova centrale all’area di progetto. La parte rimanente di Via Bargnani che sarà resa pedonale potrà comunque consentire il transito occasionale dei veicoli con l’imposizione della velocità limitata e sosta breve per il caricoscarico di merci. I fabbricati esistenti lasciati ad indirizzo produttivo saranno ancora serviti da Via Leonida Magnolini e Via Serenissima. (16) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 01


L’accesso all’area di progetto avverrà quindi o attraverso la stazione della metropolitana, o dal polo scambiatore degli autobus oppure dall’attraversamento pedonale creato in prossimità del parcheggio scambiatore previsto nel lotto al di là di Via Agostino Chiappa. Come già accennato al fine di mettere in comunicazione il lotto con il Parco delle Cave posto al di là di Via Serenissima, si è realizzato un sottopassaggio che permettesse l’attraversamento. Al fine di raggiungere la quota desiderata (sottostante 4,00 mt rispetto alla quota del terreno) sono stati previste due metodi di discesa: una rampa di carattere più naturale dalla quale si accede direttamente all’arrivo dalla stazione metropolitana, e una scalinata a cielo aperto di carattere più antropico inserita tra gli edifici dell’hotel e della scuola di cucina.

3.3.1.4. APPROCCIO AL COSTRUITO (17) La presenza degli spazi aperti o dello studio del verde appare oggi nell’assetto dell’area totalmente assente. Nel progetto si è ritenuto invece di fondamentale importanza studiare gli spazi aperti, la loro organizzazione e la loro composizione. Al centro dell’area è stata pensata una grande piazza, punto d’incontro tra le varie utenze che animano gli edifici e luogo degli eventi più importanti ospitati dal piccolo spazio coperto ricavato dallo smembramento dell’edificio principale. La piazza principale funge da snodo dove si convogliano i percorsi provenienti dalla metropolitana, dalla stazione autobus, dal parcheggio scambiatore e dalle torri residenziali; da essa oltre ad avere accesso a tutti gli edifici è possibile ricollegarsi alla scalinata che, inserita tra l’hotel e la scuola di cucina, conduce direttamente al Parco delle Cave. Il perimetro della piazza è delimitato da un solco d’acqua ricavato nella pavimentazione, il quale richiama la forte presenza delle rogge, elemento caratterizzante dell’ambito agricolo in cui l’area è inserita; l’acqua si immette poi in una fontana che chiude la piazza a sud delimitando la zona d’intervento dall’area produttiva. L’impatto visivo con l’imponente stazione e soprattutto con i piloni in cemento armato che sostengono la sopraelevata è stato mitigato attraverso l’uso di griglie metalliche (elemento che caratterizza l’intero intervento) sulle quali si prevede col tempo la crescita di verde rampicante. Infine, per la pavimentazione degli spazi aperti, si preferirà l’uso di materiali di colore chiaro per evitare l’eccessivo surriscaldamento della superficie, il materiale potrà essere ricavato dal riutilizzo previa trasformazione dei pannelli di tamponamento degli edifici esistenti che verranno rimossi. Il progetto del verde ha portato alla formazione di uno spazio verde all’interno dell’area che funge da preludio e da accompagnamento verso l’ingresso al grande Parco delle Cave. L’area verde è intervallata da numerosi percorsi che la tagliano trasversalmente per favorire il tragitto verso gli ingressi agli edifici e alla piazza. Nella parte più naturalistica, quella antistante il palazzetto dello sport

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(17) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 03

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e la palestra, il verde è caratterizzato da movimenti terra che raggiungono quota +4.00 mt al fine di creare giochi di altezze ma soprattutto per una cesura verso la linea metropolitana. Anche i percorsi distributivi tra gli edifici e gli spazi di risulta dei precedenti lotti sono stati convertiti a verde con piantumazioni che favoriscono l’ombreggiamento soprattutto nei fronti sud. L’uso delle essenze arboree, sapientemente studiato, ha la duplice funzione di alzare l’indice di biodiversità nella zona ma anche di fungere da schermatura rispetto alla strada, soprattutto alla Via Serenissima, una via molto trafficata e principale causa di inquinamento nella zona. La ricerca delle essenze da inserire si è mossa verso delle scelte che hanno privilegiato le specie autoctone impiegate in vario modo in base alle esigenze richieste. Sul lato verso Via Serenissima per esempio, la necessità di creare una barriera densa ed uniforme ha portato l’impiego combinato di alberi e arbusti di diversa grandezza tra cui il Cercis Siliquastrum albero che resiste in maniera ottimale all’inquinamento lungo i bordi delle strade, e Ligustrum Volgare arbusto dalla chioma densa che raggiunge medie altezze. Il Cercis Siliquastrum è stato utilizzato anche in tutti quei casi che richiedevano alberature lungo le vie carrabili; viceversa i percorsi pedonali principali sono caratterizzati da piccoli filari di betulle Betulus Pendula. Negli spazi interni al progetto sono state inoltre utilizzate le seguenti specie: Carpinus Betulus dalla chioma densa ed ovale, Fraxinus Ornus dalla chioma fastigiata, Sambucus Nigra dalla chioma espansa, densa e globosa, Carpinus Betulus Pyramidalis ottimo per scopi decorativo-ornamentali e il Cotinus Coggygria utilizzato solo come arbusto per siepi.


3 . 3 . 2

IL PROGETTO DI RIFUNZIONALIZZAZIONE LA TRASFORMAZIONE DEGLI EDIFICI


3.3.2.1. EDIFICIO E1 (18) L’edificio E1 è sicuramente il più favorito rispetto agli altri grazie alla sua posizione nella parte alta del lotto, che gli permette di essere visibile da Via Serenissima ma soprattutto dalla linea metropolitana la cui stazione si trova proprio di fronte; inoltre la sua collocazione verso nord-ovest lo pone a stretto contatto con il futuro Parco delle Cave. Per questo motivo è stato oggetto di studio approfondito nella tesi ed è ritenuto l’edificio manifesto dell’intervento. Le sue buone condizioni non hanno reso necessari interventi di recupero, pertanto l’intervento si è costituito delle operazioni necessarie per realizzare la rifunzionalizzazione prevista e donare una nuova immagine, al fine di rendere quest’area un polo attrattore. Questo processo di rifunzionalizzazione è partito da alcune considerazioni sull’assetto volumetrico del fabbricato che, essendo molto grande costituiva un monoblocco estremamente chiuso e di difficile gestione; inoltre la sua posizione favorevole si prestava bene alla creazione di un passaggio che desse la possibilità di poter oltrepassare l’ostacolo della Via Serenissima e poter accedere direttamente al parco. Si è optato quindi per la rottura selettiva del volume al fine di renderlo più consono e gestibile per ospitare nuove funzioni e per aprire all’interno di esso una discesa che facesse accedere al parco. L’edificio monoblocco è stato quindi scomposto in due nuovi edifici ed in uno spazio coperto che serve la piazza centrale per eventi e manifestazioni. Il primo step operativo del progetto è consistito nel ridare al fabbricato nuove destinazioni che fossero coerenti a quelle dettate dal PGT comunale ma soprattutto che a nostro parere potessero ridare vita a questa zona creando impulsi dinamici ed una serie di nuove relazioni necessarie per rivitalizzare il sito. Dopo aver analizzato le funzioni che questo edificio accoglie oggi (scuola di cucina, store di prodotti per la gastronomia, ed una carrozzeria) si è optato per il mantenimento della scuola di cucina, oggi grande motivo di interesse, e si è pensato di offrire funzioni che potessero essere supporto alle persone che svolgono attività nella scuola e agli studenti che arrivano da tutta Italia per seguire corsi o master professionali. Si è quindi pensato di riprogettare l’istituto dotandolo di laboratori più grandi, aule per la teoria, una aula magna gradonata (105 posti) ed un’ alloggio comune con camere per gli studenti più meritevoli. A supporto dell’utenza che frequenterà il parco si è ritenuto consono introdurre una funzione ricettiva che potesse essere punto d’appoggio a coloro che vogliono soggiornare in città (grazie alla vicinanza della metro si arriva in pochi minuti al centro di Brescia) e che potesse fornire supporto all’attività congressuale e alle attività legate alla funzione sportiva che l’area accoglierà; inoltre, essendo la zona ricca di cascine e di agriturismi, l’inserimento di una struttura ricettiva di più alto livello potrebbe soddisfare le esigenze di una utenza più variegata. Infine, a servizio dell’hotel e della scuola di cucina sono stati creati un ristorante, una sala mensa ed un bar. L’approccio al progetto è iniziato attraverso la selezione degli elementi dell’esistente da mantenere, e tra questi sono stati selezionati due corpi scala uno a nord ed uno a sud dell’edificio, divenuti (18) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 04a e 04b


rispettivamente scala d’emergenza per l’hotel e scala riservata destinata al personale della scuola. Avendo introdotto nuove funzioni con esigenze diverse alle precedenti è stato necessario prevedere altri due corpi scala ed una coppia di ascensori autoportanti che servono i vari piani dell’hotel. I due blocchi di edifici creati sono serviti da una passerella che li collega al primo piano, a destinazione esclusiva degli studenti che attraverso questo passaggio dalla scuola possono accedere all’aula magna o all’alloggio collettivo. Il primo dei due nuovi blocchi che si trova dinnanzi la stazione metropolitana accoglie al piano terra la hall dell’hotel con retrostante zona di servizio per il personale ed una sala conferenze da 100 posti. Al piano primo si trova la residenza collettiva degli studenti della scuola di cucina, composta da un grande soggiorno/aula studio con cucina annessa e una piccola lavanderia con stireria ad uso degli studenti. Sullo stesso piano si trovano 6 camerate di cui 2 doppie, 2 triple e 2 quadruple, ciascuna dotata di bagno privato, per un totale di 18 posti letto. Il secondo ed il terzo piano invece sono dedicati alle camerate dell’hotel, con 7 camere matrimoniali e 3 singole per piano (anche in questo caso ognuna dotata di bagno privato) per un totale di 34 posti letto. Il secondo blocco, separato dal primo attraverso la scalinata che discende al parco, ospita al piano terra il bar e la cucina che servono la grande sala ristorante ed il self-service al piano superiore, e la scuola di cucina che trova qui il suo ingresso con area dedicata alla direzione, 4 aule teoriche da 20 posti ciascuna, e due laboratori ognuno da 90 mq circa dotati delle migliori attrezzature per l’apprendimento: si tratta di un laboratorio di Gelateria e Cioccolateria da 20 posti ed uno di Pasticceria da 20 posti. Dal piano terra, attraverso un corpo scala introdotto da progetto si arriva al piano superiore dove si trovano un laboratorio di Panetteria e Pizzeria da 17 posti (88 mq), un laboratorio di Cucina da 20 posti (90 mq), una sala bar per le esercitazioni da 84 posti (92 mq) con accesso diretto alla terrazza esterna. Inoltre sullo stesso piano si trova una piccola biblioteca/sala studio con postazioni internet ed un piccolo locale infermeria. Da questo corpo si accede alla terrazza dove sono previsti orti ad uso e cura degli studenti, e la passerella che conduce all’aula magna e alla residenza collettiva situati nel primo blocco. Per la realizzazione dei 2 nuovi piani dell’hotel è stato necessario prevedere e calcolare una nuova struttura in acciaio che si introducesse nell’assetto esistente senza danneggiare la struttura in cemento armato. Inoltre, essendo il corpo delle camere dell’hotel a sbalzo è stato necessario inserire dei pilastri che sostenessero la campata in aggetto e che scongiurassero problemi statici o cedimenti della struttura. Questi pilastri essendo fuori dal volume esistente sono stati lasciati a vista nel prospetto nord ovest ed enfatizzati come elemento testimone dell’intervento avvenuto. La disposizione interna è stata completamente modificata con l’introduzione di numerose tramezzature poiché essendo l’edificio un capannone non c’è stata la cura e la predisposizione agli spazi interni.

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Altro punto focale dell’intervento riguarda i rivestimenti esterni, essendo oggi l’edificio costituito da tamponamento in pannelli in c.a. l’intervento non voleva porsi come una negazione all’esistente ma creare un forte legame, quindi come rivestimento si è scelto di adottare dei pannelli che richiamassero gli esistenti ma costituiti da lamiera stirata forata affinché attraverso le cavità si potessero intravedere i vecchi pannelli. La lamiera utilizzata è di due tipologie: la prima tipologia è caratterizzata da piccoli fori (5 cm di diametro) ed è utilizzata nella parte alta del prospetto principale (prospetto nord-est) dove questi fori creano attraverso la loro disposizione delle figure che richiamano la presenza del Parco delle Cave, al fine non solo di creare un’immagine accattivante dell’edificio ma anche per suggerire la vicinanza dell’accesso al parco. La seconda tipologia di lamiera prevista è caratterizzata da fori più grandi (15 cm di diametro) molto fitti che permettono di vedere chiaramente il materiale sottostante. Questa seconda tipologia caratterizza tutti gli altri prospetti dell’edificio ed è stata trattata attraverso l’uso di varie cromie studiate con lo “split dei colori complementari” che, essendo l’edificio principale, gli ha assegnato il colore primario rosso, il quale fa parte della triade di colori complementari già spiegate nel capitolo precedente. Per quanto riguarda invece la parte di nuova costruzione si è optato per un rivestimento che rendesse visibile e palese il nuovo intervento, con la volontà però di creare comunque un legame di continuità con l’esistente; si è optato quindi per un rivestimento a pannelli composti da vetro fotovoltaico colorato prodotto dall’azienda “Schuco” caratterizzati da varie sfumature inerenti alla cromie della lamiera di rivestimento. Altra componente fondamentale per la nuova immagine dell’area è l’elemento aggettante posto in facciata che come un nastro lega gli edifici principali (hotel, palestra e palazzetto) e ne sottolinea gli ingressi. Questo elemento è stato usato anche per evidenziare la parte nuova della struttura dell’hotel la quale viene incorniciata e sottolineata attraverso questo aggetto. Per quanto riguarda l’aspetto tecnologico l’impatto con l’esistente ha necessitato un lavoro di isolamento di tutta la superficie in quanto il suo assetto ed i materiali di cui è composto non permettono il raggiungimento dei requisiti di trasmittanza termica ed acustica oggi richiesti dalla normativa. Le murature esterne sono state quindi isolate attraverso uno strato di lana di legno mineralizzato legato con magnesite Theralith (spessore 5 cm) applicato verso l’interno dell’edificio esistente. Sulla parte esterna il rivestimento in lamiera è montato attraverso una struttura indipendente dal muro esistente e distante da esso 15 cm circa. Anche il solaio contro terra, essendo oggi composto da battuto di cemento su ghiaia ha subito un’intervento di rifacimento totale con l’inserimento di igloo per l’areazione e strato isolante in ecovetro da 10 cm. Il solaio interpiano del primo impalcato è stato mantenuto ma completato con l’inserimento di 5 cm di lana di legno poggiata su sottofondo granulare ed una nuova pavimentazione in Wero Legno.


Per quanto riguarda la nuova struttura essa è interamente realizzata a secco e per questo smontabile e riciclabile. Si compone di travi e pilastri in acciaio con involucro esterno e tramezzature interne montate a secco ed isolate attraverso l’impiego di lana di vetro e Theralith. I nuovi solai invece sono composti da lamiera grecata completata con tavole in cemento e legno truciolare “Betonwood” e pannelli isolanti in lana di legno e lana di vetro. La controsoffittatura è costituita da lastre di pannelli radianti da 60x120x4 cm. Le coperture, interamente da rifare perché contenenti eternit sono state sostituite da tetti verdi estensivi in cui verranno inserite essenze erbaceo autoctone al fine di non richiedere particolari cure. Tutti i nuovi serramenti sono prodotti dalla azienda “Schuco” e sono composti da anima in legno e rivestimenti in alluminio.

3.3.2.2. EDIFICI E2-E3 (19) Gli edifici E2 ed E3 grazie alle loro forme rettangolari e al loro buono stato si prestano in maniera ottimale ad ospitare le attività sportive che il PRG individua in quest’area. Il progetto di rifunzionalizzazione prevede infatti di insediare nell’edificio E2 una palestra con wellness spa e nell’edificio E3 un palazzetto dello sport con destinazioni a supporto delle attività sportive. La necessità di avere una connessione tra i due corpi è stata risolta attraverso la creazione di un corpo centrale che visivamente li unifica facendoli percepire come un tutt’uno. Questo corpo connettore ospita il blocco servizi e si compone di una parte di spogliatoi dedicati alla palestra e spa e di una parte al servizio del palazzetto. Entrambe i blocchi contengono spogliatoi maschili e femminili sia per l’utenza che per il personale. Il corpo centrale funge da hall d’ingresso comune e contiene una caffetteria e la biglietteria per gli eventi sportivi ospitati dal palazzetto. Sia per la trasformazione dell’edificio E2 che per la trasformazione dell’edificio E3 è stata usata particolare attenzione al mantenimento dell’assetto esistente soprattutto per la struttura, l’involucro e le aperture; le coperture invece sono state in entrambe i casi sostituite da tetti inverditi perché contenenti eternit. Per quanto riguarda l’edificio E2 nello specifico nella parte più a sud è stata progettata una wellness contenete sauna, bagno turco, grande vasca idromassaggio, grotta del sale, cabine massaggio, sala relax, percorso kneipp, docce emozionali e temporale monsonico. Nella parte più a nord dell’edificio invece è stata prevista una palestra composta da una grande sala fitness e due sale adibite a corsi e lezioni specifiche; la palestra è dotata inoltre di una piccola area relax, ufficio direzionale e infermeria. Come già accennato sono state mantenute le grandi aperture pre-esistenti, divenute grandi vetrate modulari per apportare luce agli interni. Leggermente diverso è stato l’approccio all’edificio E3 il quale è stato destinato ad ospitare un palazzetto dello sport con campo polivalente da pallavolo, calcetto,tennis, basket e pallamano. In questo caso le dimensioni dell’edificio si prestavano in maniera ottimale per ospitare il campo ma a causa della struttura prefabbricata, l’esubero di pilastri interni, non avrebbe permesso lo svolgimento delle attività sportive. Si è proceduto quindi al progetto di una

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(19) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 05

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nuova struttura in acciaio che rimanesse interna al volume esistente e che permettesse di sostenere anche il corpo delle gradinate necessariamente introdotto ex novo. L’involucro esistente è stato così mantenuto e le vecchie aperture sono divenute delle vie d’uscita principali per le manifestazioni. La necessità di una luce zenitale che non creasse abbagliamento durante le attività sportive ha portato alla creazione di una fascia vetrata in copertura che demarca il limite tra vecchio e nuovo poiché corrisponde alla distanza tra la nuova struttura e la struttura pre-esistente. Il volume accanto che attualmente ospita le funzioni direzionali dell’azienda OMAG è stato adibito a servizi di supporto all’attività sportiva ed ospita al piano terra un infermeria, locale tecnico, sala riscaldamento e magazzino; al piano primo invece una sala relax, un’area direzionale ed una sala polivalente adibita a riunioni o corsi teorici riguardanti l’attività sportiva e la salute. Anche in questo caso l’involucro esterno degli edifici esistenti è stato trattato con le due tipologie di lamiera: il prospetto principale presenta infatti nella parte superiore la tipologia di lastre con fori più piccoli dove sono rappresentate sagome e immagini riguardanti l’attività sportiva, in basso e in tutti gli altri prospetti invece ricorre la lamiera con fori più fitti e grandi oltre i quali è possibile intravedere i pannelli esistenti. In questo caso per la scelta cromatica delle lastre si è ricorso alla teoria dello “split dei colori complementari” che, in concomitanza con il verde del deposito della metropolitana ed il rosso dell’hotel ha assegnato alle lamiere il colore viola. Il prospetto principale è anche qui caratterizzato dall’elemento aggettante che come un nastro contrassegna gli ingressi e funge da “fil rouge” con il prospetto dell’hotel. Per l’identificazione del nuovo corpo inserito e adibito ad ingresso e spogliatoi sono stati introdotti come nel caso dell’hotel dei vetri colorati fotovoltaici come rivestimento alla nuova muratura, sempre sulle tonalità del viola.

3.3.2.3. EDIFICIO E4 (20) L’edificio E4 è retrostante l’edificio E2 e compone la linea di fabbricati che costituisce la zona “cuscinetto” tra le nuove funzioni principali insediate e la restante parte esistente che non essendo inserita nell’area di intervento rimarrà produttiva. L’edificio ospita oggi l’azienda SPM ed è disposto su tre piani; grazie alla sua posizione angolare che affaccia sulla piazza principale di progetto e sulla strada retrostante l’isolato (che rimane carrabile all’occorrenza) la funzione che meglio poteva insediarsi è quella di punto vendita al dettaglio e all’ingrosso di articoli sportivi. Il buono stato dell’edificio e il suo discreto assetto interno ha permesso di apportare alcune modifiche solo a livello distributivo con il totale mantenimento delle aperture esistenti e della volumetria. L’intervento quindi riguarda la distribuzione e l’organizzazione spaziale interna, dettata dalla presenza dei corpi distributivi esistenti costituiti da una scala e un ascensore (posti in un volume annesso nel tempo) che vengono mantenuti. (20) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 06


Il piano interrato è stato svuotato per accogliere le funzioni di laboratorio di produzione degli attrezzi, magazzino, zona uffici e servizi. Al piano rialzato si trova il grande store di articoli sportivi che si compone di due zone, con due ingressi separati: una dedicata agli articoli di taglia minore dalla quale si accede direttamente dalla piazza, e l’altra che riguarda articoli di grande taglia (canestri, porte calcetto,..) con accesso dalla strada carrabile e con montacarichi all’uscita per facilitare il carico e scarico merci. Il piano primo accoglie la parte direzionale e di progettazione con uffici privati e un grande open space per l’ideazione di nuovi materiali e articoli per lo sport. Inoltre trovano spazio una grande sala riunioni e una sala relax. Per quanto riguarda l’esterno il prospetto è caratterizzato dall’applicazione delle griglie di tipo fitto con fori dal diametro di 15 cm ma applicate solamente sui fronti verso la piazza e verso l’edificio E2. I prospetti sud-ovest e sud-est sono lasciati come attualmente appaiono per creare continuità con la zona produttiva sottostante. Anche la decisione di assegnare alla lamiera forata il colore “tortora” non deriva dalla teoria dello “split dei colori complementari” ma dalla volontà di richiamare i colori della parte produttiva verso la quale l’edificio si affaccia.

3.3.2.4. EDIFICIO E5 (21) L’edificio E5 risulta esente dal processo di rifunzionalizzazione della zona poiché tra tutti gli edifici presenti è quello di più recente costruzione ed è stato realizzato con le più moderne tecniche costruttive al fine di rispettare la normativa antisismica e antincendio. Inoltre risulta essere un edificio di pregio architettonico per la spettacolare vetrata curvilinea che caratterizza la facciata principale e che lo rende esteticamente piacevole e molto attraente. L’edificio ospita l’azienda FLEX che si occupa di insegne pubblicitarie a livello internazionale e per questo è considerato un buon polo attrattore per la rivitalizzazione della zona. L’edificio E5 si ritiene quindi un ottimo supporto per la riqualificazione dell’area non solo sotto l’aspetto estetico ma soprattutto a livello funzionale.

3.3.2.5. EDIFICO E6 (22) Anche l’edificio E6 come l’E4 e l’E5 fa parte dei fabbricati di seconda linea che costituiscono la zona cuscinetto tra nuove funzioni e la parte produttiva consolidata. L’edificio E6 versa in un completo stato di abbandono dal 2010, anno in cui l’azienda costruttrice PUNTO GRAFICO è fallita. L’intervento quindi in questo caso non solo ha come obiettivo la rifunzionalizzazione del fabbricato ma soprattutto la sua rimessa in uso al fine di reintrodurlo nel sistema attivo dell’area che lo circonda. Si è quindi pensato di insediare delle funzioni che potessero avere più legami con la parte produttiva

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(21) e (22) fare riferimento agli allegati, in specifico TAVOLA 06

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strettamente vicina all’edificio, creando così un buono stato di continuità con il presente da cui è stato estromesso negli ultimi tre anni. La funzione insediata è quindi quella di spin off- incubatori d’impresa cioè piccoli centri nevralgici di ricerca e studio sui temi che animano l’area: cave ed eco-mobilità , ma anche a sostegno dell’attività produttiva sostenibile che potrebbe supportare gli sviluppi delle aziende che oggi compongono il settore produttivo più radicato. Pur essendo abbandonato l’edificio appare in buono stato e quindi il lavoro di progettazione si è concentrato nella riorganizzazione degli spazi interni con l’introduzione di nuovi corpi distributivi che servono i due piani ottenuti dalla divisione del vecchio spazio che risultava a tutta altezza. Al piano seminterrato la vecchia tipografia lascia quindi spazio a tre grandi laboratori produttivi, due sale riunioni ed un archivio; al piano rialzato una grande reception accoglie l’ingresso e precede la zona direzionale, seguita da sei grandi open space organizzati per la progettazione condivisa. Sullo stesso piano trova spazio una sala riunioni e una zona relax. Il piccolo piano primo dalla conformazione lunga e stretta ospita una sala riunioni per incontri e seminari. Per quanto riguarda l’esterno i prospetti sono stati lasciati come si presentano oggi per rafforzare il legame con la zona produttiva sottostante esistente, ad eccezione del corpo scala esterno d’emergenza che verrà enfatizzato con il rivestimento di lamiera forata color bianco.


3. 4

SISTEMI TECNOLOGICI PRE-ESISTENTI


La storia della prefabbricazione del cemento armato inizia nel 1891 quando a Parigi comparì la prima struttura portante prefabbricata per la costruzione del Casinò di Biarritz, realizzate dall’impresa di costruzioni Ed. Coignet. In Italia la tecnica della prefabbricazione arrivò più tardi, nei primi anni del 1900 ed ancora oggi, seppur con notevoli cambiamenti, è ancora una metodologia molto diffusa per la realizzazione di edilizia commerciale, industriale, impianti sportivi e parcheggi. Le strutture prefabbricate in cemento armato hanno la caratteristica di essere scomposte in elementi che vengono costruiti prima a piè d’opera o in officine e poi trasportati sul luogo di impiego ed assemblati nella loro posizione finale. L’uso degli elementi prefabbricati dà la possibilità di sviluppare e semplificare la costruzione e facilita l’introduzione di nuovi metodi tecnologici. Le strutture prefabbricate, rispetto alle strutture tradizionali offrono i seguenti vantaggi: • ECONOMICITA’perché permettono un notevole risparmio di materiale e di lavoro manuale; • STANDARDIZZAZIONE perché gli elementi sono riproducibili in grande serie; • SICUREZZA perché le componenti essendo prodotte in serie sono sottoposte a rigidi controlli; • ADATTABILITA’ perché il loro impiego non è influenzato dalle condizioni atmosferiche; • VELOCITA’ perché rende possibile la simultaneità di alcune operazioni che invece tradizionalmente devono rispettare un ordine nel tempo. Inoltre, nelle strutture prefabbricate, l’opera può essere da Subito sottoposta ai carichi d’esercizio essendo già scontata la maturazione del conglomerato dei vari elementi; • VERSATILITA’ perché grazie alle sue proprietà permette la realizzazione di grandi luci e quindi permette grande libertà planimetrica. Le strutture prefabbricate presentano però anche degli svantaggi che riguardano per esempio il trasporto (stato transitorio) e i problemi relativi al montaggio; infatti il prodotto finito deve subire numerose sollecitazioni durante il trasporto per giungere in sito e questo potrebbe riversarsi sulle sue prestazioni finali. Un altro problema è la realizzazione dei vincoli, fase che comporta la necessaria dimostrazione che il collegamento in opera delle parti è tale da conferire il previsto livello di monoliticità in termini di resistenza, rigidezza e duttilità. Inoltre i punti costituiti da giunti tra elementi prefabbricati rappresentano, se non risolti, degli elevati ponti termici. Un sistema prefabbricato si compone, come una normale struttura, da elementi portanti orizzontali (travi) e verticali (pilastri o colonne) e da orizzontamenti e tamponamenti costituiti da pannelli o solette; completano la struttura elementi di facciata e di soffittatura, pannelli-finestra, sottobalcone, parapetti per balconi, etc.


I PILASTRI Il profilo longitudinale dei pilastri può essere semplice o composto e la sezione trasversale può assumere forma quadrata, rettangolare, a doppio T o cilindrica; inoltre i pilastri possono essere impiegati pieni oppure cavi per l’inserimento di calcestruzzo dopo essere stati messi in opera. I pilastri devono essere muniti di ganci per le operazioni di disarmo, stoccaggio, trasporto, montaggio ed avere parti predisposte per il fissaggio degli elementi di tamponamento o dei pluviali. Infine i pilastri sono generalmente dotati di mensole poste ad altezze intermedie per l’appoggio delle travi di scorrimento delle gru a ponte. LE TRAVI Le travi possono essere prefabbricate in conglomerato cementizio normale vibrato o precompresso, in un solo pezzo o per conci assemblati in seguito. Per le costruzioni industriali il profilo longitudinale delle travi può essere costante o variabile, a semplice o doppia pendenza. La sezione trasversale delle travi dipende dalla luce da superare, dallo schema statico e dal tipo di armatura impiegata. Di norma l’altezza massima della trave corrisponde a 1/10 -1/15 della luce da superare; per luci fino a 10 mt si opta per una trave a sezione piena rettangolare o trapezoidale, per luci maggiori di 10 mt occorrono sezioni più leggere cioè con all’interno dei fori oppure a sezione variabile sagomata (travi delta, H,Y,L,C, T rovescia, etc..). I SOLAI I solai interpiano sono realizzati anch’essi attraverso l’impiego di pannelli prefabbricati alleggeriti appoggiati ai pilastri e completati generalmente con getto in c.a.. Anche questi elementi sono alleggeriti e possono essere di varie sezioni: doppio T (o Pi-greco), alveolari, omega, H, etc. Negli edifici industriali, generalmente monopiano, la maglia strutturale adottata è di tipo rettangolare o quadrata. La maglia quadrata essendo composta da lati uguali consente maggiore flessibilità nelle attività produttive, la maglia rettangolare invece viene preferita quando il diagramma di lavorazione è nettamente individuato e non soggetto a variazioni sensibili; la maglia rettangolare inoltre viene preferita quando sono richieste luci notevoli da coprire. Nel caso di capannoni monopiano è predominante il sistema di illuminazione dall’alto ottenuto attraverso l’inserzione di lucernari, di fasce vetrate o di strutture a shed orientate a nord. Le pareti esterne dei capannoni industriali sono generalmente composte da pannelli a sandwich di grande formato con all’interno uno strato isolante sintetico.

FIG. 77 Pilastri con mensole per l’appoggio di travi o carroponti.

FIG. 78 Travi per gli impalcati interpiano con sezione a T rovescia, a L o rettangolare.

FIG. 79 Travi per coperture con sezione a delta o rettangolare

FIG. 80 Elementi di completamento dei solaio o delle coperture.

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Lo schema costruttivo dei capannoni industriali può essere: • AD UNA O PIU’ NAVATE dove la navata singola è composta dal sistema tra due pilastri e la trave sovrastante. Capannoni a più navate che si compongono affiancando più navate singole tra loro. • A SHED dove la maglia che costituisce il modulo arriva a dimensioni di 20x20 mt e l’illuminazione è data da lucernari orientati verso nord con superficie del 20/30% in più rispetto all’area coperta. L’edificio E1, caso studio della tesi è composto da un sistema prefabbricato in c.a. costituito da pilastri di due tipologie. La prima tipologia è attinente ai pilastri che si innalzano per tutta l’altezza dell’edificio al fine di sostenere le travi di copertura; sono dotati di mensole tozze, sulle quali si appoggiano tali elementi orizzontali, e hanno sezione 50x50 cm con altezza che oltrepassa i 7mt. Nella parte di edificio suddivisa su due piani, è presente la seconda tipologia di pilastri, che si ritrovano solo al piano terra poiché sostengono unicamente il solaio interpiano. Essi hanno dimensioni 35x50 cm e raggiungono altezza di 4 mt. Nella parte a doppia altezza, le travi interpiano presenti, sono diverse a seconda della loro posizione; quelle che poggiano sui pilastri di bordo hanno sezione a L per accogliere la fine del solaio, quelle all’interno delle campate invece hanno sezione a T rovescia per offrire appoggio ai solai laterali. Le travi che invece sostengono la copertura sono di tipo “Delta”, comunemente chiamate travi a doppia pendenza per descrivere la loro forma a triangolo. Per quanto riguarda il solaio intermedio esso è costituito da tegoli a doppio Pi greco con soletta di completamento in c.a. e strato di finitura. Sulle già citate travi a doppia pendenza si appoggia lo strato di copertura composto da travetti ad Omega e rifinitura da pannelli sandwich costituiti da due strati di lamiera nelle quali è interposto uno strato di isolante. Tra una trave e l’altra sono stati realizzati lucernari di forma rettangolare, la cui struttura interrompe in quattro punti (due per ogni pendenza) la scansione degli elementi ad Omega. L’edificio si completa con involucro formato da pannelli in c.a. che si compongono, in spessore, di 6 cm di cls, 8 cm di alleggerimento in polistirene e altri 6 cm di cls, per un totale di 20 cm. La muratura è completata con uno strato isolante in polistirene da 12,5 cm e rifinita con uno strato di intonaco in calce e gesso. I corpi scala presenti nell’edificio sono di varia costituzione: in alcuni casi sono strutture autoportanti in acciaio, in altri sono sostenuti da un getto perimetrale di 25 cm.

FIG. 81-82-83-84 Alcune viste degli elementi strutturali degli edifici analizzati.


3. 5

SISTEMI TECNOLOGICI INTRODOTTI


Una volta analizzati i sistemi costruttivi e le componenti pre-esistenti, si è reso necessario valutare quali fossero le tecnologie più adatte ad essere inserite nel sistema già operativo. Sulla base dei paradigmi di progetto stilati in precedenza, i nuovi elementi introdotti dovevano caratterizzarsi per l’alta flessibilità e la possibilità di riciclo (sia dei materiali, sia delle strutture), consentendo di mantenere il più possibile le preesistenze senza intaccarle in modo irreversibile. Altro punto fondamentale era la verifica della qualità dei materiali utilizzati che, oltre a non risultare nocivi per la salute umana, dovevano garantire alta durabilità e alte prestazioni acustiche e di isolamento. Infine la ricerca di materiali leggeri avrebbe consentito di diminuire gli impatti ambientali creati dal trasporto degli stessi in cantiere. Per queste motivazioni elencate la scelta è ricaduta sui sistemi costruttivi a secco, in cui gli elementi, direttamente forniti da fabbriche specializzate e sottoposti alle più rigide certificazioni, vengono forniti direttamente in cantiere per l’assemblaggio a secco, e quindi reversibile, senza far uso di malte, cementi e leganti come avviene con i sistemi tradizionali. Con questo modus operandi si ottiene un’ottimizzazione dei tempi, poiché, una volta realizzato il progetto e aver ricevuto le componenti, il montaggio diventa un processo meccanizzato che si completa in tempi ridotti, senza peraltro dover aspettare la fase di asciugatura. La riduzione dei tempi genera parallelamente una riduzione dei costi che risulta inferiore anche grazie alla produzione in serie degli elementi. Un altro vantaggio dei sistemi costruttivi a secco è quella che, una volta definita la struttura, i materiali interni possono essere vari e variegati, andando ad individuare volta per volta quello che meglio risponde alle esigenze, sia dal punto di vista delle prestazioni, sia dal punto di vista della sostenibilità. L’utilizzo di questi sistemi si rivela utile anche dal punto di vista impiantistico permettendone una facile ispezionabilità e manutenzione. La flessibilità è proprio uno dei vantaggi caratteristici delle realizzazioni a secco e consente facili modifiche dell’assetto distributivo, sia durante la fase d’uso dell’edificio sia al termine di quella operativa. Lo smantellamento di tali sistemi consente sempre una divisione selettiva delle componenti che posso quindi essere oggetto di riciclo o recupero. Per sintetizzare quanto appena detto, possiamo affermare che i sistemi costruttivi a secco sono caratterizzati da: • ASSEMBLABILITA’: i componenti devono essere maneggevoli e collegabili con facilità, devono inoltre essere assemblati prevedendo la loro smontabilità e il loro riutilizzo. • FLESSIBILITA’: i componenti devono consentire anche modifiche in fase di esercizio, come ad esempio la modifica della distribuzione degli spazi interni di un edificio. • REVERSIBILITA’: deve essere sempre possibile il riuso, il riciclo o lo smaltimento delle parti, per consentire un ridotto uso delle materie prime per la produzione di nuovi componenti.


LE CARATTERISTICHE I sistemi a secco, come appena visto, sono caratterizzati da adattabilità delle soluzioni, rapidità di posa e facilità nell’applicazione, rappresentando la soluzione costruttiva ottimale sia in caso di ristrutturazioni o adattamenti, sia in caso di nuove costruzioni. L’impiego di tale metodo consente la realizzazione di pareti, soffitti, pavimenti e coperture, per ogni ambito di applicazione tra cui edifici residenziali, commerciali, pubblici e industriali. Questa possibilità è garantita dalla flessibilità di soluzioni e configurazioni che permettono risposte specifiche a problematiche costruttive come la sicurezza antincendio, l’isolamento termico, il comfort acustico e la resistenza antisismica. Altra caratteristica fondamentale è la leggerezza delle pareti di tamponamento che gravano sulle strutture portanti dell’edificio solo in minima parte. A ciò si unisce l’elevata resistenza dei materiali più recenti sia all’applicazione di carichi, sia a condizioni climatiche avverse. Verranno di seguito analizzate in specifico le principali caratteristiche dei sistemi costruttivi a secco, per dimostrarne le potenzialità e l’applicabilità al nostro caso studio. 1_POLIVALENZA E FLESSIBILITA’ L’ampia gamma di prodotti associabili a tale metodo costruttivo ne permette un utilizzo quasi universale, sia in condizioni climatiche buone come all’interno di abitazioni, sia in condizioni climatiche avverse come ad esempio le pareti esterne di involucro oggetto dei fenomeni meteorologici o le pareti poste in ambienti ad alto tasso di umidità come piscine e wellness. Anche le orditure metalliche che compongono l’ossatura di sostegno sono molteplici per potersi adattare a condizioni particolari come pareti curve o spazi ridotti. A ciò si aggiunge la possibilità di utilizzare materiali di completamento e isolamento specifici che rispondano esclusivamente alle richieste poste in fase di progetto. In tal modo, con un unico sistema, si risponde ad un ampia gamma di problematiche ed esigenze che non risulta soddisfabile con altri metodi. 2_SEMPLICI ED ECONOMICHE Le aziende che producono gli elementi costituivi dei sistemi a secco, solitamente riescono a fornire la quasi totalità delle componenti necessarie alla realizzazione delle nuove parti. Questo si traduce in un abbattimento di tempo e di costi poiché tutto il materiale, e la definizione dei dettagli, avviene con un unico interlocutore, ossia l’azienda produttrice. Se a questo aggiungiamo la semplicità di posa, l’assenza di tempi di asciugatura e quindi la riduzione dei tempi di realizzazione, si otterrà un ulteriore ribasso di spese.

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3_LEGGERE E SALVASPAZIO I sistemi costruttivi a secco si caratterizzano per la loro leggerezza che ne garantisce un ulteriore vantaggio in fase di posa per la facilità di movimentazione delle componenti. Come abbiamo già accennato, la leggerezza influisce anche sul dimensionamento delle strutture portanti che risultano meno caricate, con conseguente risparmio di materiale e di risorse impiegate. Altro fattore rilevante, a parità di prestazioni, è lo spessore ridotto delle pareti realizzate a secco rispetto a quelle con sistema costruttivo tradizionale. Questo si traduce in un guadagno di spazio vivibile che arriva fino al 6% di superficie in surplus. 4_ROBUSTE E CON CAPACITA’ DI CARICO Tali strutture, seppur leggere e con dimensioni ridotte, assicurano solidità, resistenza meccanica e sicurezza sia in caso di eventi sismici o di incendio, sia per contrastare tentativi di effrazione, sia nei normali utilizzi quotidiani degli ambienti abitabili. Le strutture a secco sostengono, infatti, pesi e mobili pensili tanto quanto le normali pareti in muratura. Una parete standard finita da una doppia lastra in cartongesso è in grado di sostenere fino a 70 Kg di peso per metro lineare. Lo stesso risultato si ottiene per l’identico peso sostenuto da un unico tassello fissato alla parete. L’utilizzo delle lastre in cartongesso e dell’orditura in acciaio, che nelle pareti esterne è posizionato ogni 35 cm, La loro elasticità risponde perfettamente in caso di urto, consentono la realizzazione di pareti estremamente resistenti anche in caso di sfondamento. A questo si aggiunge l’elasticità della struttura che, a seguito di prove di resistenza agli urti laterali, dimostra di riuscire ad assorbire la spinta di un sacco del peso di 40 Kg senza causare danni alle lastre in cartongesso, alla stuccatura e alla finitura. Proprio per questo motivo sono l’ideale per ottemperare ai criteri di legge sulle costruzioni antisismiche: in caso di urto o di scossa tellurica, la struttura si deforma temporaneamente per poi riprendere la forma originaria. 5_ISOLAMENTO TERMICO La struttura porosa delle lastre in gesso rivestito, costituita da micro bolle di aria, ha già di per sé caratteristiche di isolante. Nell’associazione con materiali più specifici, come gli isolanti in lana di vetro, lana di roccia, sintetici o a base naturale, la capacità dei sistemi costruttivi a secco di non disperdere il calore viene amplificata. Le pareti a secco, per la loro caratteristica leggerezza, pongono la problematica del discomfort termico estivo causato dalla bassa inerzia termica dei materiali isolanti che, nelle murature tradizionali, viene solitamente risolto utilizzando elementi con masse specifiche elevate. Per ovviare al problema, è necessario accoppiare diversi materiali isolanti, con caratteristiche prestazionali differenti, all’interno della muratura in modo da soddisfare sia il comfort estivo che quello invernale (con isolanti ad alta densità). Le soluzioni a secco per


l’isolamento termico consentono di operare sia su nuove costruzioni che in ristrutturazioni ottenendo risultati finali di isolamento termico fino alle classi più elevate di efficienza energetica, con spessori delle pareti contenuti. 6_ISOLAMENTO ACUSTICO L’isolamento acustico di un edificio è riconosciuto e regolamentato dal DPCM 5/12/1997, che fornisce per ogni tipologia costruttiva le soglie di trasmissione acustica da garantire. La struttura delle pareti a secco si presta perfettamente ad ottenere l’isolamento acustico richiesto in fase progettuale: la superficie planare e continua delle lastre in gesso rivestito offre una barriera continua ed omogenea ai rumori per via aerea poiché presenta una naturale capacità di assorbimento delle onde sonore. La scelta di utilizzare lastre con proprietà più specifiche in associazione con materiale isolante, posto in intercapedine, consente di ottenere livelli di isolamento acustico addirittura superiori a quelli richiesti dalla norma. Rispetto ad una parete in muratura tradizionale, i sistemi costruttivi a secco consentono una migliore resistenza alla trasmissione dei suoni a causa della diversa struttura interna che presenta irregolarità e discontinuità. Anche la presenza di tracce impiantistiche rappresenta una discontinuità nella struttura che indebolisce ulteriormente la capacità di isolamento dai rumori. Nel caso delle pareti a secco, invece, le uniche discontinuità sono rappresentate dai giunti che vengono attenuate dalla posa sfalsata di un doppio strato di lastre in gesso. Per quanto riguarda l’orditura metallica, viene è isolata dalla struttura portante dell’edificio grazie ad un nastro fonoassorbente che, applicato sui profili, oppone resistenza al passaggio del suono per via solida. 7_RESISTENZA AL FUOCO Il gesso possiede caratteristiche naturali di resistenza al fuoco che vengono amplificate dall’aggiunta di fibre di vetro, vermiculite e perlite. Questi materiali vengono utilizzati nei rivestimenti dei sistemi costruttivi a secco per ottenere la massima resistenza al fuoco di lastre e stucchi, utili a creare o adattare ambienti dove è richiesta l’osservanza specifica della normativa antincendio. In funzione del tipo di stratigrafia adottata si possono ottenere resistenze al fuoco fino a 240 minuti. 8_SMONTABILITA’ E RICICLABILITA’ L’impiego dei sistemi a secco comporta il notevole vantaggio di utilizzare un’ampia percentuale del materiale da costruzione, già precedentemente quantificato in fase progettuale, riducendo al minimo gli sfridi. L’esperienza conferma che, nei cantieri che utilizzano le lastre in cartongesso, gli scarti di produzione si attestano, mediamente, attorno al 7-10% del materiale costruttivo totale. Solitamente i residui di lavorazione, e in seguito di demolizione, vengono raccolti, accantonati e poi conferiti presso la discarica autorizzata più vicina. Con i sistemi a secco è possibile utilizzare materiali riciclabili che, una volta terminata la loro funzione, possono essere recuperati o riciclati. Questo permette di ridurre gli impatti ambientali utilizzando materiali di scarto come materia prima

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secondaria re-immettendoli nel ciclo produttivo e ridurre i costi di smaltimento per applicatori e imprese edili. Con i sistemi a secco il riuso dei materiali diventa ancora più semplice grazie alla facilità di smontaggio delle strutture e alla facilità di separazione selettiva delle componenti. I VANTAGGI Con il termine sistema costruttivo a secco, si individuano quei metodi di realizzazione che fanno uso di un insieme di materiali e componenti prefabbricati che, rispetto alle metodologie tradizionali che prevedono la realizzazione delle varie componenti direttamente in cantiere (strutture in c.a., solai a travetti, murature, tavolati ecc.), arrivano già finiti dal luogo di produzione e previo assemblaggio, garantiscono la perfetta rispondenza dell’opera finita ai requisiti prestabiliti di progetto. Grazie a questa metodologia operativa si ottengono numerosi vantaggi tra cui: • pianificazione e controllo capillare del processo di costruzione e utilizzo di materiali e componenti di qualità garantita e certificata; • migliore logistica dei materiali e maggiore pulizia del cantiere; • riduzione e certezza dei costi e dei tempi di costruzione; • riduzione dei tempi (e conseguente riduzione di costi) del cantiere e delle sue infrastrutture con riduzione del suo impatto sul contesto urbano limitrofo; • riduzione delle opere di fondazione grazie alla maggior leggerezza delle strutture; • riduzione degli ingombri e notevoli distanze tra i pilastri con conseguente aumento degli spazi interni e maggior duttilità degli stessi; • Raggiungimento di ambiziosi obiettivi certificabili per i requisiti di isolamento termica, acustica, antincendio, con l’eliminazione di ponti termici ed acustici nell’edificio; • integrabilità con le reti tecnologiche, ispezionabilità ed accesso agli impianti meccanici ed elettrici che vengono realizzati secondo schemi precisi, senza la consueta discrezionalità di cantiere e senza alcuna necessità di demolizione; • piena rispondenza, senza alcun costo aggiuntivo, alle nuove esigenze antisismiche (D.M. 14/01/2008); • maggiore velocità di posa anche grazie ai tempi di asciugatura dell’intonaco; • durabilità e ridotta manutenzione delle opere; • flessibilità massima e facilità esecutiva nel momento di rivisitazione degli spazi, di ampliamento o cambio di destinazione d’uso dell’edificio o di singole parti di esso; • abbattimento del costo di demolizione delle opere che risultano altamente riciclabili.


3. 6

NUOVA STRUTTURA

INTRODOTTA


Il progetto di riuso e rifunzionalizzazione dell’edificio E1è stato condotto prevedendo di intervenire in modo incisivo sulla preesistenza. Oltre alla modifica dell’assetto statico complessivo, con la rimozione della navata centrale del fabbricato e lo svuotamento di parti attinenti al primo piano, si è previsto, in corrispondenza della nuova struttura ricettiva, di sopraelevarlo di ulteriori due piani, sia per dare maggior carattere all’edificio, sia per dare coerenza all’organizzazione distributiva delle funzioni insediate. Il volume aggiuntivo viene a caratterizzarsi per la sua traslazione, sul piano orizzontale, rispetto alla preesistenza, proprio per sottolineare la sua diversità e la sua realizzazione a posteriori rispetto al corpo originale. Proprio questa traslazione, unita agli elementi in aggetto che lo incorniciano, viene a creare tutta una serie di sbalzi che caratterizzano il volume su ognuno dei suoi prospetti. Inizialmente si era valutata la possibilità di utilizzare la struttura preesistente, previo rinforzo della stessa, come base su cui innestare la nuova. Vista la problematica di confermare l’effettiva tenuta e resistenza dell’intelaiatura e delle fondazioni preesistenti, che si può verificare solo mediante misurazioni e rilevazioni specifiche, si è optato per inserire una nuova struttura indipendente posta all’interno dell’edificio stesso. In tal modo la preesistente non viene ulteriormente sollecitata, mentre quella nuova porta unicamente il volume, su due piani, della nuova struttura ricettiva. Era necessario individuare un tipo di struttura che consentisse più flessibilità e maggiore resistenza, in grado di compiere grandi luci e grandi sbalzi. Inoltre, per ottemperare ai principi di sostenibilità fin qui esposti, era necessario utilizzare un sistema a secco che non intaccasse l’esistente e che ne consentisse la smontabilità in un tempo futuro quando ne sopraggiungesse la necessità. Per tutte queste ragioni la nuova struttura sarà costituita da elementi in acciaio che ben si integrano con i sistemi costruttivi a secco, utilizzati per realizzare i nuovi involucri e le nuove partizioni interne. Il sistema si compone di una maglia di pilastri HEB 300 si cui si innestano le travi principali HEB 280, che corrono parallele al lato longitudinale dell’edificio, con luci che raggiungono fino i 7 metri e permettono gli sbalzi posti sui lati sud-est e nord-ovest. Sulle principali si innestano trasversalmente le travi secondarie poste mediamente ogni 2 metri le quali non solo ricevono il carico distribuito del solaio, ma vengono utilizzate, nei lati nord-est e sud-ovest per ottenere gli sbalzi di progetto. Le travi risultano essere dei profili IPE 200, quando vengono poste a sostegno dei solai interni, mentre assumono un profilo IPE 270 se utilizzate negli aggetti. Completa il sistema strutturale la lamiera grecata, la quale non sarà di tipo collaborante, ma specifica per la realizzazione di solai totalmente a secco, coerentemente con i principi guida di progettazione. La scelta dei profili è stata individuata previo predimensionamento delle strutture, tramite calcolo della freccia massima ammissibile in S.L.E. e, una volta individuato il profilo rispondente, verifica dei valori tramite software specifici in S.L.U.


3. 7

PRINCIPALI MATERIALI UTILIZZATI


I materiali per la realizzazione delle nuove parti dell’edificio sono stati accuratamente vagliati e selezionati per individuare quelli che potessero meglio rispondere alle linee guida fondate sui principi di sostenibilità. In prima istanza si trattava quindi di individuare quegli elementi che comportassero minor carico ambientale sia in fase di produzione, sia in fase di quantificazione del materiale da utilizzare a parità di prestazioni. In secondo luogo il materiale avrebbe dovuto presentare preferibilmente caratteristiche di riciclabilità e/o contenere parti di altri componenti riciclati. Infine il materiale ottenuto, secondo le normative imposte, avrebbe dovuto garantire la salubrità degli ambienti abitabili ed essere reperito entro 350 km di distanza. Verranno di seguito analizzati in modo più specifico i materiali utilizzati in fase di definizione dei diversi pacchetti stratigrafici che andranno a caratterizzare i nuovi interventi. GLI ISOLANTI I materiali isolanti sono stati individuati tra i prodotti forniti dall’azienda Knauf, molto attiva nel settore dei sistemi costruttivi a secco. Tra i principali materiali proposti vi erano i pannelli o rotoli in lana di vetro con ECOSE Technology, lana di roccia, lana di legno mineralizzata (Theralith), polistirene espanso estruso (Polyfoam) o isolanti per insufflaggio che non sono stati presi in considerazione perché non applicabili ai sistemi costruttivi individuati. La lana di vetro e il polistirene espanso sono isolanti dalle ottima prestazioni termiche, ma con masse relativamente basse, mentre la lana di roccia e quella di legno mineralizzata assicurano la massa necessaria per avere ottime prestazioni anche nel periodo estivo. Sulla base di valutazioni multi criteri che hanno preso in considerazione diversi parametri tra cui energia incorporata, emissioni di CO2 in fase di produzione del materiale, possibilità di riciclo, contenuto di riciclato e valutandoli in funzione della quantità di materiale occorrente a parità di prestazioni, abbiamo scelto quali fossero gli isolanti che meglio rispondessero ai principi di sostenibilità e quindi di minor impatto ambientale. Tra gli isolanti con ottime prestazioni termiche si è deciso di utilizzare principalmente la lana di vetro, mentre il Polyfoam, con caratteristiche più performanti ma più svantaggioso dal punto di vista ambientale verrà utilizzato solo per l’isolamento dei pilastri in cui sono richiesti esigui spessori. Per quanto concerne gli isolanti con masse a più alta densità, è stato scelto di utilizzare unicamente la lana di legno mineralizzata.

FIG. 85 Pannelli in lana di vetro Rialto M.

1_LANA DI VETRO CON ECOSE TECHNOLOGY ECOSE® Technology è una tecnologia basata su una resina priva di formaldeide, rivoluzionaria e prodotta con materiali organici rinnovabili anziché con sosatanze chimiche derivate dal petrolio, che può essere utilizzata nella produzione di lana di vetro. Tale processo riduce inoltre l’energia necessaria per la sua produzione e si è rivelata essere più sostenibile per gli spazi abitabili, rispetto ai precedenti prodotti.


La resina naturale consente infatti di ridurre fino al 70% il consumo energetico di produzione rispetto ai leganti tradizionali di origine chimica. Inoltre, non impiegando né formaldeide, né fenoli, né composti acrilici , riduce le emissioni di CO2. Questo processo porta ad un caratteristico e naturale colore marrone senza aggiunta di coloranti artificiali. Le caratteristiche tecniche dei prodotti in lana di vetro ECOSE® Technology sono: • resistenza al fuoco; • non combustibilità: Euroclasse A1, secondo EN 13501; • isolamento termico agevolato dal contenuto d’aria interno; • risparmio energetico; • ottimo isolamento acustico; • elevata percentuale di contenuto riciclato; • utilizzo di materiali rinnovabili e facilmente reperibili; • prodotto interamente riciclabile; • inodore; • bassi costi di trasporto dovuti all’elevata compressione dei prodotti imballati; • imballo totalmente riciclabile. 2_POLISTIRENE ESPANSO ESTRUSO (POLYFOAM) Polyfoam è un pannello in schiuma rigida di polistirene espanso estruso a celle chiuse. Tale isolane viene utilizzato per aumentare la capacità termica degli involucri sottoposti a intense sollecitazioni igrotermiche, poiché riesce ad evitare la condensazione del vapore e porta il punto di rugiada verso gli strati più interni. Contrariamente alle chiusure tradizionali, in cui gli isolanti in intercapedine necessitano di una lama d’aria che favorisca la ventilazione necessaria a smaltire l’eventuale condensa, l’utilizzo di polyfoam non richiede la creazione di alcuna lama d’aria né posa né posa di barriere al vapore. I pannelli, robusti ma leggeri, sono finiti con bordi maschio/femmina su tutti e 4 i lati che ne garantiscono garantiscono una posa facile e veloce. Le caratteristiche principali sono dunque le seguenti: • elevata resistenza termica; • impermeabilità e resistenza al vapore; • ottima stabilità dimensionale; • nessuna necessità di barriera vapore; • buona lavorabilità; • prestazioni costanti nel tempo.

FIG. 86 Pannelli Polyfoam in polistirene espanso.

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FIG. 87 Pannelli in lana di legno mineralizzata Theralith.

3_LANA DI LEGNO MINERALIZZATA (THERALITH) THERALITH™ è un sistema di pannelli per isolamento termoacustico in lana di legno mineralizzata, sono creati utilizzando solo elementi naturali come legno e acqua legati con magnesite o cemento e quindi totalmente privi di componenti chimici. Grazie all’assenza di componenti chimici i pannelli Theralith™ non rilasciano nel tempo nessun tipo di gas o sostanza nociva e anche gli scarti di produzione risultano completamente biodegradabili. Questo prodotto è un materiale termoisolante, fonoassorbente, deumidificante, ignifugo, atossico e traspirante, capace di assorbire le variazioni di umidità ambientale a cui è associato un alto grado di inerzia termica. Proprio per questi motivi Theralith ha ottenuto il riconoscimento “Prodotto consigliato da Legambiente”. Caratteristiche principali: • isolamento termico; • isolamento acustico; • ignifugo: Euroclasse B-s1; • alta inerzia termica; • permeabilità al vapore; • resistente alla compressione e alla flessione; • imputrescibile e inattaccabile dagli insetti; • prodotto ecocompatibile per l’uso di soli materiali naturali; • riciclabile. LASTRE IN GESSOFIBRA Il gesso è un materiale da costruzione naturale che presenta lo stesso valore pH della pelle umana, è assolutamente inodore e completamente innocuo. Il gesso regola in modo naturale l’umidità dell’aria negli ambienti chiusi, contribuendo in modo decisivo a creare un clima equilibrato e salubre. Le preziose qualità che lo caratterizzano non si perdono nel tempo o con l’uso e quindi si presta perfettamente ad essere re-immesso nel processo di produzione delle lastre in gesso rivestito e garantire in tal modo la riciclabilità. Il gessofibra è un materiale costituito da una miscela omogenea di gesso di alta qualità e fibra di cellulosa. La miscela viene addizionata con acqua e compressa ad alta pressione, in modo da formare lastre resistenti e monolitiche. Una volta pronte, le lastre sono essiccate e tagliate nei vari formati. 1_LASTRE VIDIFIRE Le lastre in gessofibra VidiFire® uniscono alle caratteristiche di incombustibilità (classe A1), le eccellenti prestazioni tecniche. Grazie alla loro elevata densità e durezza superficiale, infatti, le lastre VidiFire® offrono una resistenza meccanica di grado superiore rispetto alle tradizionali lastre in gesso rivestito e sono particolarmente adatte per i luoghi pubblici e le vie di esodo. Tra le principali proprietà delle


lastre in gessofibra Knauf VidiFire® è da sottolineare anche l’ottimo isolamento termico e acustico. Altra caratteristica importante di queste lastre altamente prestazionali è la loro composizione che fa uso, in prevalenza, di materie prime naturali come gesso e fibra di cellulosa ottenendo la certificazione di biocompatibilità dal prestigioso istituto di Baubiologie di Rosenheim. PANNELLI STRUTTURALI Per la realizzazione di solai completamente a secco e senza alcuna componente gettata, è stato necessario reperire dei pannelli che assolvessero al compito di distribuire in modo uniforme il carico delle superfici calpestabili alla lamiera grecata. La soluzione tradizionale consiste nell’utilizzare pannelli in legno multistrato o ad assi incrociato che garantiscono elevata capacità di carico ed indeformabilità. Tali elementi, per quanto siano costituiti da materiale “naturale” presentano un duplice svantaggio. In primo luogo non permettono la possibilità, a fine vita, del riciclaggio a causa delle colle e additivi utilizzati per la loro realizzazione e in secondo luogo, se si considerano i valori di energia incorporata e CO2 emessa (apparentemente bassi poiché espressi rispetto ad 1Kg di prodotto), si osserva come, una volta considerati in funzione del peso, assumono un peso considerevole. Per tale motivazione si è cercata una soluzione alternativa più rispondente ai criteri di sostenibilità, individuata nel possibile utilizzo di tavole edili Betonwood costituito da fibre di legno (in parte riciclate) e cemento Portland. Impostando la solita valutazione multi criteri che ha preso in considerazione energia incorporata, emissioni di CO2 in fase di produzione del materiale, possibilità di riciclo, contenuto di riciclato e valutandoli in funzione della quantità di materiale occorrente a parità di prestazioni, abbiamo osservato come il pannello Betnwood fosse più aderente alle linee guida prefissate. 1_TAVOLE EDILI BETONWOOD I pannelli BetonWood® sono costituiti da conglomerato cementizio di tipo Portland, da leganti idraulici e fibre legnose di pino scortecciato. Una delle principali caratteristiche conferita dal cemento è l’elevata densità (1.350 Kg/mc) che garantisce, oltre a un’elevata resistenza meccanica, un ottimo abbattimento acustico ed una eccellente soluzione per regolare lo sfasamento termico degli edifici. Altra caratteristica è la resistenza al fuoco che ne assicura l’idoneità per le vie di fuga. BetonWood ® è inoltre resistente ai cambiamenti climatici e al gelo, gli insetti e i funghi non sono in grado di attaccarlo o danneggiarlo e, grazie alle sue caratteristiche fisiche e meccaniche, viene utilizzato in molteplici usi all’interno del settore delle costruzioni a secco. Il pannello risulta impermeabile mantenendo a lungo il suo aspetto originario, evitando deformazioni e curvature Il prodotto risulta bio-compatibile poichè 2/3 delle materie prime utilizzate provengono da foreste certificate FSC e non sono dannose per gli esseri umani, al contrario di altri pannelli in legno che

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FIG. 88 Tavole edili Betonwood

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contengono un’elevata quantità di formaldeide. Il prodotto risulta infine riciclabile come inerte. Le caratteristiche principali del pannello BetonWood® sono: • incombustibile B1 secondo lo Standard DIN 4102; • resistente al fuoco REI 90; • impermeabile; • inattaccabile dagli animali, roditori, termiti, ecc.; • resistente ai funghi e alle muffe, • esente da formaldeide e privo di amianto, asbesto,ecc.; • privo di inchiostri riciclati (presenti in materiali con cellulosa riciclata); • resistente agli agenti atmosferici, antigelivo; • portata elevata ; • innocuo per l’uomo e l’ambiente. SOTTOFONDI A SECCO I sottofondi utilizzati per la realizzazione delle superfici calpestabili sono stati selezionati in modo da risultare anch’essi totalmente a secco. Si è ricorso pertanto ai massetti granulari posti su un letto, predisposto precedentemente, costituito da cartone ondulato, possibilmente recuperato. Il granulare a secco permette di ottenere uno strato livellante stabile e con ottime capacità di portata. Su di esso verranno posizionate le lastre in gesso rivestito che costituiranno un livello uniforme prima della posa delle pavimentazioni. 1_ GRANULARE A SECCO KNAUF TROCKENSCHÜTTUNG Il granulare a secco Knauf Trockenschüttung è un prodotto naturale in grani (granulometria da 1 a 6 mm), ottenuto da pietra vulcanica espansa a temperature superiori a 1000°C. Il materiale si colloca in classe 0 di reazione al fuoco. FIG. 89 Granulare Trockenschüttung utilizzato come sottofondo a secco per la realizzazione di massetti.

PAVIMENTAZIONI Per quanto riguarda le pavimentazioni, si utilizzeranno dei sistemi ad incastro che non prevedano l’utilizzo di malte e di elementi in plastica per il bloccaggio delle piastrelle. In specifico verranno dunque utilizzati per gli interni pavimentazioni ad incastro autobloccanti, mentre per le logge esterne si farà riferimento a sistemi di pavimentazione posata su sottostruttura in modo da favorire la ventilazione del sistema ed evitare la formazione di muffe o umidità stagnante. IGLOO I sistemi utilizzati per la creazione di vespai aerati saranno da ricercare in quelle soluzioni che propongono elementi in polipropilene riciclato, consentendo di estendere la vita utile dei materiali che vengono prodotti dalle aziende.


ELEMENTI UTILIZZATI PER LA REALIZZAZIONE DEI TETTI VERDI Per la realizzazione dei tetti verdi sarà necessario reperire dei materiali bio-compatibili che permettano la riciclabilità e il contenuto il riciclato. Per questo motivo si è fatto riferimento all’azienda Bauder che propone soluzioni attente al soddisfacimento di requisiti sostenibili. 1_ELEMENTO DI ACCUMULO ACQUA BAUDER WSP 50 Questo elemento, che consente allo strato di coltivo di immagazzinare acqua per costituirne una piccola riserva, è costituito da polistirolo espanso che contiene percentuali di materiale riciclato e può, a sua volta, essere riciclato a fine vita.

FIG. 90 Elemento Bauder WSP 50 per l’accumulo dell’acqua

2_SUBSTRATO DI VEGETAZIONE RICICLATO Si tratta di un composto ottenuto da riciclo di vari elementi tra cui pietrisco, laterizio e scisto argilloso, utilizzabile per la coltura estensiva monostrato.

FIG. 91 Substrato di vegetazione riciclato, Bauder.

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3. 8

VETRI FOTOVOLTAICI


FIG. 92 Esempio di applicazione nelle facciate vetrate dei pannelli fotovoltaici a film sottile semitrasparenti.

Per soddisfare le esigenze poste nella terza macrocategoria dei paradigmi di progetto “SISTEMI ENERGETICI SOSTENIBILI” si è reso necessario implementare le possibilità dell’edificio di utilizzare concretamente quei sistemi che producono energia da fonti rinnovabili. Tra questi vi sono i sistemi fotovoltaici che, solitamente, trovano spazio sui tetti, sia per la necessità di collocarsi su superfici piane o inclinate, sia perché qualitativamente poco attraenti. In questi ultimi anni si stanno però sperimentando soluzioni che rendano tali sistemi sempre più flessibili ed efficienti anche in condizioni non ottimali (sia come esposizione, sia come posizionamento). Le superfici esterne degli edifici potrebbero garantire ottimi spazi da utilizzare per l’applicazione dei pannelli. Proprio in seguito a queste sperimentazioni, l’azienda Schuco ha lanciato sul mercato Schüco ProSol TF, un sistema che fa uso della tecnologia fotovoltaica a film sottile e utilizzato come vetro isolante nelle finestre e nelle facciate isolate. In questo modo si integrano in modo innovativo funzioni fondamentali dell‘involucro edilizio quali la protezione dal sole e dagli agenti atmosferici, l‘isolamento acustico e termico e la produzione di energia. Le caratteristiche che rendono il film sottile idoneo per essere integrato in facciata sono: • l’elevata efficienza anche in condizioni di irraggiamento non ideali (luce diffusa); • la ridotta sensibilità al surriscaldamento del pannello; • La ridotta sensibilità al parziale ombreggiamento. L’innovativo modulo fotovoltaico può essere utilizzato sia per la creazione di superfici opache, sia come vetro isolante semitrasparente. Tramite tecnologia laser è infatti possibile ottenere gradi di trasparenza fino al 30% o creare motivi decorativi. La pigmentazione del deposito in film sottile permetterà invece di ottenere una gamma di colori ampia e flessibile che possa favorire l’utilizzo di tali elementi in facciata. I vetri isolanti con ProSol TF possono essere integrati pressoché in tutti i sistemi per facciate Schüco e in tutti gli elementi apribili Schüco tra cui porte, finestre scorrevoli o tradizionali. In aggiunta alla loro funzione primaria di produzione energetica, i vetri isolanti con Schüco ProSol TF possono svolgere la propria funzione anche in qualità di vetri speciali. In tale contesto se ne può prevedere l’utilizzo, oltre a quello di vetro isolante doppio o triplo, come protezione anticaduta, come schermatura solare, come dispositivo di isolamento acustico, come parapetto, come vetro anti effrazione o tagliafuoco. I vetri isolanti che utilizzano Schüco ProSol TF offrono diverse possibilità di utilizzo grazie alla varietà di dimensioni proposte: essi sono infatti disponibili nelle misure comprese tra 65 cm x 65 cm fino a 260 cm x 220 cm (larghezza x altezza). Il vetro isolante con ProSol TF è disponibile sia come vetro doppio o sia come triplo. Le vetrate (adottabili per i principali tipi di sistema di facciata) possono essere provviste di una lastra interna basso-emissiva con l’inserimento di una miscela di gas argon. Le prestazioni termiche evidenziano un valore di trasmittanza termica Ug raggiungibile pari a 1,2 W/m2K. Si stima che la finestra fotovoltaica, con una potenza di 100 Wp, ha una produzione annuale di energia pulita pari 100/110 kWh/anno. Il mercato di riferimento di tali sistemi è ampio e può trovare spazio sia su edifici residenziali, sia soprattutto su edifici commerciali o industriali che offrono ampie superfici sfruttabili a tale scopo.


3. 7 ANALISI

DEI PACCHETTI STRATIGRAFICI DI PROGETTO


Per quanto riguarda l’ideazione delle stratigrafie e la verifica della loro efficacia nell’assicurare comfort abitativo di livello ottimo, abbiamo utilizzato software che ci fornissero una serie di parametri, tra cui massa superficiale, trasmittanza termica, trasmittanza termica periodica, fattore di attenuazione, sfasamento, potere fono-isolante calcolato tramite massa e possibilità di formazione della condensa superficiale. Grazie a questi parametri è possibile ideare soluzioni che garantiscano ottime prestazioni termiche sia estive che invernali, livelli di isolamento acustico conformi alla legge per ogni destinazione prevista e garantire la qualità dell’edificato. Per individuare dei valori soglia a cui attestarsi, per quanto riguarda l’inerzia termica e l’inerzia termica periodica, abbiamo fatto riferimento di volta in volta a quelli più prestazionali individuati dalle valutazioni ambientali che pongono valori anche più restrittivi rispetto a quelli della normativa vigente. TRASMITTANZA TERMICA La trasmittanza U (UNI EN ISO 6946) si definisce come il flusso di calore che attraversa una superficie unitaria sottoposta a differenza di temperatura pari ad 1°C ed è legata alle caratteristiche del materiale che costituisce la struttura e alle condizioni di scambio termico liminare e si assume pari all’inverso della sommatoria delle resistenze termiche degli strati. All’interno del Protocollo ITACA il calcolo dell’attribuzione del punteggio della trasmittanza termica viene effettuato nel modo seguente: trasmittanza termica media degli elementi di involucro trasmittanza termica media degli elementi di involucro corrispondente ai valori limite di legge

x

100

=

VALORE PER ATTRIBUZIONE PUNTEGGIO

Tale valore di attribuzione, ricadendo in una delle varie fasce di prestazione, individua il punteggio corrispondente sulla base delle prestazioni dell’involucro analizzato. Il valore minimo raggiungibile per l’ottenimento del punteggio massimo è 66,7. Estendendo il ragionamento, ed effettuando il procedimento inverso, abbiamo preso a riferimento il valore 66,7 per garantire il raggiungimento delle prestazioni ritenute ottime dal Protocollo ITACA ed abbiamo ottenuto il valore soglia minimo a cui attestarci per quanto riguarda la trasmittanza termica media degli elementi di involucro. VALORE PER ATTRIBUZIONE PUNTEGGIO (66,7)

x

trasmittanza termica media degli elementi di involucro corrispondenti ai valori limite di legge 100

=

trasmittanza termica media degli elementi di involucro


Questa procedura può essere applicata per ognuna delle componenti di involucro, sia orizzontale che verticale e i valori soglia sono decisamente più restrittivi della normativa vigente. VALORI TRASMITTANZA TERMICA Dlgs 311/2006 validi per l’anno 2010 strutture opache verticali = 0,34 W/m2K coperture = 0,30 W/m2K pavimenti (verso locali non riscaldati) = 0,33 W/m2K serramenti = 2,20 W/m2K VALORI OTTENUTI TRAMITE ELABORAZIONE DATI PROTOCOLLO ITACA strutture opache verticali = 0,23 W/m2K coperture = 0,20 W/m2K pavimenti (verso locali non riscaldati) = 0,22 W/m2K serramenti = 1,47 W/m2K TRASMITTANZA TERMICA PERIODICA La trasmittanza termica periodica è il parametro che valuta la capacità di una parete opaca di sfasare ed attenuare il flusso termico che la attraversa nell’arco delle 24 ore, definita e determinata secondo la norma UNI EN ISO 13786:2008 e successivi aggiornamenti. Utilizzando lo stesso procedimento, e facendo riferimento sempre ai dati proposti dal Protocollo ITACA, abbiamo calcolato i valori soglia di tale parametro. trasmittanza termica periodica media degli elementi di involucro trasmittanza termica periodica media degli elementi di involucro corrispondente ai valori limite di legge

x

100

=

VALORE PER ATTRIBUZIONE PUNTEGGIO

In questo caso il valore minimo raggiungibile per l’ottenimento del punteggio massimo è 25. Effettuando il procedimento inverso si ottiene: VALORE PER ATTRIBUZIONE PUNTEGGIO (25)

x

il progetto

trasmittanza termica media degli elementi di involucro corrispondenti ai valori limite di legge 100

=

trasmittanza termica media degli elementi di involucro

161


Ed anche in questo caso i valori soglia sono decisamente più restrittivi della normativa vigente. VALORI LIMITE D.Lgs 192/2005 PARETI OPACHE VERTICALI = 0,12 W/m2K (tutte le pareti verticali opache con l’eccezione di quelle comprese nel quadrante nord-ovest / nord / nord-est) PARETI OPACHE ORIZZONTALI = 0,20 W/m2K VALORI OTTENUTI TRAMITE ELABORAZIONE DATI PROTOCOLLO ITACA PARETI OPACHE VERTICALI = 0,03 W/m2K (tutte le pareti verticali opache con l’eccezione di quelle comprese nel quadrante nord-ovest / nord / nord-est) PARETI OPACHE ORIZZONTALI = 0,05 W/m2K E’ da sottolineare che la normativa pone un altro importante vincolo per gli involucri verticali, ossia quello del raggiungimento di una massa superficiale minima di 230 Kg/mq. Nel caso di componenti leggere e quindi, nello specifico, di pareti di involucro realizzate con sistemi costruttivi a secco, il raggiungimento di tale valore risulta irraggiungibile. In alternativa è possibile, secondo la stessa norma, utilizzare tecniche e materiali diversi (quindi anche con massa superficiale inferiore a 230 kg/mq), purché si ottengano gli stessi effetti positivi che si otterrebbero con una massa superficiale di 230 kg/mq, in particolare per quanto riguarda lo smorzamento e lo sfasamento dell’onda termica. SFASAMENTO E ATTENUAZIONE Lo sfasamento è il tempo, misurato in ore, che intercorre fra la massima temperatura all’esterno e la massima temperatura all’interno. Il fattore di attenuazione è il rapporto tra trasmittanza termica periodica e trasmittanza termica. Tale parametro e lo sfasamento dell’onda termica, caratterizzano la capacità di accumulo termico di un componente edilizio e ne condizionano pesantemente la dinamica termica, sia in regime invernale che estivo. Uno sfasamento ottimale si aggira intorno alle 12 ore: in tal modo il flusso termico di picco delle ore più calde della giornata giunge nell’ambiente interno durante le ore più fresche ed ovviare in questo modo al problema del surriscaldamento. Con uno sfasamento di 12 ore impostato come valore soglia, il fattore di attenuazione massimo ottenibile è di 0,15. ISOLAMENTO ACUSTICO Per quanto riguarda l’indice di isolamento acustico si sono considerati i valori di legge(D.P.C.M. 5 DICEMBRE 1997) previsti per la destinazione d’uso ALBERGHI, che individua: isolamento tra alloggi = 50 (R’w) isolamento da esterno = 40 (D2m,nT,w) rumore da calpestio = 63 (L’n,w) Vengono di seguito proposti i pacchetti stratigrafici di involucro utilizzati al’interno del progetto del caso studio. I parametri specifici delle stratigrafie sono stati ottenuti utilizzando il software Isoref.








CONCLUSIONI A conclusione del processo di rifunzionalizzazione dell’area di progetto e in specifico dell’edificio E1, è necessario completare il lavoro svolto con una verifica sulla finale rispondenza o meno del progetto rispetto ai paradigmi guida, che hanno accompagnato le varie fasi di evoluzione, ideazione e risoluzione delle problematiche poste dal mantenimento della preesistenza. Per quanto riguarda la prima macrocategoria “SOSTENIBILITA’ DEL SITO”, che ingloba in realtà una serie di prerequisiti che il sito di progetto doveva soddisfare, l’aderenza ai principi guida è totale poiché insiti nella scelta stessa dell’area. Diversa è la questione del progetto del sito e quindi degli spazi aperti (macrocategoria “PROGETTO SOSTENIBLITA’ DEL SITO”), in cui abbiamo potuto operare concretamente per raggiungere i requisiti posti precedentemente. Al posto dell’attuale area indefinita costituita da spazi cementificati utilizzati come parcheggi o spazi di risulta e, contrariamente ai piani comunali che prevedono l’inserimento del capolinea degli autobus e una doppia viabilità che isolerebbe la stazione metropolitana dal resto, è stato realizzato un grande spazio aperto, completamente pedonale, in cui trovano posto le installazioni di bici a noleggio e spazi verdi curati che, sia qualitativamente, sia dal punto di vista sostenibile, apportano un valore aggiunto alla rifunzionalizzazione dell’area. Per quanto concerne i “SISTEMI ENERGETICI SOSTENIBILI”, oltre alla possibilità tradizionale di poterl inserire tali impianti in copertura, è stata messa a punto una


soluzione sia tecnologica che architettonica che potesse integrare la necessità alla qualità e alla ricerca di soluzioni innovative performanti. Grande importanza è stata rivolta anche alla scelta dei materiali (“MATERIALI E RISORSE”), in particolare dal punto di vista della possibilità di riciclo degli stessi, introducendo solo sistemi interamente a secco e scegliendo materiali che potessero offrire tali possibilità. A seguito di numerose indagini, fra le molte possibilità che si erano delineate sia dal punto di vista prestazionale, sia sotto il profilo bio-compatibile, sia sotto quello eco-sostenibile, sono infine stati individuati quei materiali che, sulla base dei principi guida, potevano assicurare qualità all’edificio. Anche l’approccio all’esistente, seppur caratterizzato da interventi talvolta molto decisi, è frutto di un vaglio sistematico delle soluzioni muovendosi tra la volontà di mantenimento, le caratteristiche prestazionali attuali di tali componenti, e le nuove necessità imposte. In ogni caso è stata verificata la possibilità di riutilizzare gli elementi asportati dalla struttura originaria, previo trattamenti di sminuzzamento e selezione, come inerti per sottofondi degli spazi aperti, o per comporre le pavimentazioni esterne. Infine, per quanto riguarda la macrocategoria della “QUALITA’ INTERNA DEGLI EDIFICI”, è stata posta grande attenzione al garantire ottime prestazioni dell’involucro, sia nel periodo invernale che quello estivo, per costituire un esempio di buona progettazione, che potrebbe promuovere la rifunzionalizzazione dell’area la quale si imporrebbe come importante realtà bio-compatibile ed ecosostenibile della città di Brescia.


In definitiva, il lavoro di tesi ci ha consentito di rapportarci con un caso studio che rappresenta una conclusione e una sintesi del percorso formativo fin qui intrapreso che, oltre a proporre temi di qualità urbana ed architettonica, riesca a perseguire obiettivi di sostenibilità senza peraltro rinunciare ai risultati attesi dalla figura professionale dell’architetto che dovrà, sempre più, farsi carico in modo responsabile, della tutela dell’ambiente e degli spazi che realizza. La tesi, a nostro avviso, ha assolto tutti i principi guida proposti che facevano riferimento alla sfera insediativa e tipologica/tecnologica di progetti, ossia alle prime fasi di ideazione di un caso reale, con la prospettiva che tale approccio risulti utile e perseguibile nel mondo lavorativo a cui ci stiamo affacciando.


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ALLEGATO 01_ DP03 quadro infrastrutturale generale programmato, PGT BRESCIA


ALLEGATO 03

ALLEGATO 02_


ALLEGATO 04_ FunzionalitĂ ecologica attuale, PGT BRESCIA


ALLEGATO 05_ Tipi di degrado, PGT BRESCIA


ALLEGATO 06


ALLEGATO 07


ALLEGATO 08


sito di progetto

ALLEGATO 09



Grazie al Professor Andrea Campioli per la disponibilità e la pazienza nell’averci seguito in questo percorso di tesi, lasciandoci libertà nel compiere le nostre scelte, ma conducendoci sempre ad un confronto critico e costruttivo.

Grazie all’Arch. Cesare Archetti, all’Arch. Franco Fenaroli e al signor Albini per averci fornito materiale e informazioni necessarie al fine di redigere al meglio il nostro lavoro.



Alla conclusione di questo percorso desidero ringraziare chi mi è stato vicino per poter realizzare questo importante traguardo della mia vita: un grazie speciale a Davide, che crede sempre in me e mi incita ogni giorno ad avere fiducia nei miei mezzi, ai miei genitori Lino e Paola che mi hanno permesso sempre e comunque di intraprendere e concludere le scelte che volevo perseguire, a Carmela e Saro, che hanno vissuto e supportato questo mio percorso formativo con passione e partecipazione, ad Amanda, con cui ho condiviso gioie e dolori che rimarranno impressi e permanenti nel nostro futuro, a Nonna Lina e Nonna Rosa, che sono sempre felici di regalarmi opinioni e momenti di condivisione delle vite che stiamo percorrendo, a mio fratello Claudio con cui affronto momenti di confronto e di condivisione, a tutti coloro che, con qualche parola o gesto hanno dimostrato di essere sempre presenti e di sentirsi parte di questo mio progetto. Grazie, Elena



Ai miei genitori, che con i loro insegnamenti hanno formato la persona che sono oggi e con i loro sacrifici mi hanno permesso di studiare arrivando fino a qui Ai miei fratelli e ai miei famigliari che mi sono sempre vicini con il loro affetto Alle mie Amiche Elisa, Federica, Giuditta, Rossella, Silvia, e ai miei Amici per i loro immancabili consigli e i lori incoraggiamenti A Elena, Chiara, Matteo, Annachiara, Marika, Michela e Valentina per i momenti universitari passati insieme, belli e brutti, perchĂŠ possano essere preludio di una grande amicizia che durerĂ nel tempo A Chi mi vuole bene e non smette mai di credere in me A Luca, che mi insegna ogni giorno a sorridere della vita A Me stessa, perchĂŠ la mia determinazione e la mia forza di volontĂ mi accompagnino sempre.. Grazie Amanda











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