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Domenica 8 Marzo 2020 Corriere del Veneto
VE
Economia
CORRIERE IMPRESE Un settore che vale 18 miliardi: voci e storie della resilienza
Turismo e choc da virus «Progettiamo la rinascita» T utta l’economia veneta sta vivendo lo choc da virus ma non c’è dubbio che, per la sua stessa natura di industria del viaggio e del divertimento, è il turismo quello in prima linea sul fronte dell’epidemia. Un’industria che in Veneto, regione al vertice della classifica italiana del settore, vale 18 miliardi di euro, con 70 milioni di presenze (cioè di pernottamenti nelle strutture ricettive) e picchi di 300 mila persone occupate nella stagione estiva. Gli operatori del settore si stavano interrogando su come rendere ancora più efficace ed efficiente questa straordinaria macchina di sviluppo del territorio, in vista dell’imminente arrivo dei ponti di aprile-maggio e della bella stagione, e invece tra capo e collo è arrivata la mazzata. Il Ciset, Centro internazionale di studi sull’economia del turismo, emanazione dell’università Ca’ Foscari di Venezia, stima che nelle cinque regioni italiane toccate dal corona-
virus (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia) «è plausibile che nel periodo che va da marzo a maggio si assista a una contrazione degli introiti per il turismo internazionale di 2,5 miliardi». Cioè, in termini percentuali, una diminuzione delle entrate nell’ordine del 50%. È evidente che occorre
● Nel nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani dentro il
pensare, ora e subito, a come progettare la ripartenza, perché dopo il virus il mercato turistico potrebbe non essere più lo stesso. Di questo cruciale passaggio si occupa il primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Come mette in evidenza
Corriere della Sera, anche un approfondime nto sui contratti di lavoro che prevedono premi di rendimento: un boom in regione con più di 6.600 contratti stipulati, 893 dei quali sono attualmente in vigore
Prima del virus Turisti in piazza San Marco a Venezia durante le ultime vacanze di fine anno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
si registrarono 195 mila nuovi rapporti stabili. Nel 2016 lo schema fu ripetuto, pur un orizzonte di 24 mesi e sconti fino a 3.250 euro l’anno,generandone altri 126 mila. Nacque il dubbio sugli effetti una volta esauriti gli sconti fiscali; effetti che, però, non si sono visti. Le curve costruite sui dati mostrano come, al trascorrere del tempo, le posizioni di lavoro indagate siano parzialmente venute meno in modo analogo alle assunzioni avvenute in precedenza. Anzi, a 45 mesi dall’inizio nel 2015 circa la metà dei contratti risultavano ancora attivi, più di quelli più vecchi e non incentivati. A 33 mesi dalla stipula di quelli del 2016 il 57% appariva confermato. In più, al momento della scadenza dei benefici, a fine 2018, non ci sono stati segni di discontinuità da far pensare a un picco di licenzia-
menti. Oggi un terzo dei contratti con l’esonero contributivo partiti nel 2015 è attivo e sono in piedi 30 mila dei 126 mila avviati l’anno dopo (tenendo conto che in Italia, da un ventennio, un contratto indeterminato ha una vita media inferiore ai tre anni). «L’interpretazione di Veneto Lavoro – è l’obiezione di Christian Ferrari, segretario Cgil del Veneto – vale anche al contrario. Se le curve continuano a esser quelle, vuol dire che i 10 miliardi ‘regalati’ alle aziende negli anni della decontribuzione si potevano risparmiare. Non sono gli incentivi ma l’economia reale a creare occupazione». Pur se il ritorno ai contratti a termine, in una congiuntura positiva, negli anni tra lo stop degli incentivi e l’arrivo del decreto Dignità può far pensare al © RIPRODUZIONE RISERVATA contrario.
Lo studio
Veneto Lavoro: i licenziamenti non sono aumentati al termine degli incentivi del Jobs Act VENEZIA (g.f.) Chi pensava che, con la fine dei benefici fiscali introdotti dal 2015 per le assunzione a tempo indeterminato, si sarebbero registrate sequenze di licenziamenti si è sbagliato. È la conclusione con cui Veneto Lavoro arriva interpretando i dati nell’indagine, realizzata da Maurizio Gambuzza, Stefania Maschio e Maurizio Rasera, pubblicata l’altro ieri che ha indagato i dati su quasi quattro anni dello stock di neoassunti di allora, sia contratti nuovi che tra-
Sommario
l’inchiesta condotta da Sandro Mangiaterra, al di là dei danni immediati, il rischio è che il Covid-19 interrompa in modo traumatico i processi di trasformazione e modernizzazione di un settore che, in molte delle sue articolazioni, poggia ancora sulla struttura dell’impresa familiare. E dunque, la necessità di confrontarsi con un evento del tutto imprevisto come il coronavirus potrebbe (dovrebbe) trasformarsi in uno stimolo per rendere il modello di accoglienza nordestino più competitivo. La strada da imboccare, quando l’emergenza prima o poi finirà, appare obbligata: servirà una massiccia campagna governativa a sostegno dell’immagine del Paese nel mondo ma, in contemporanea, gli operatori del settore dovranno mettere da parte la paura e ricominciare a investire nell’innovazione dell’offerta e in capitale umano. Iniziando da una robusta iniezione di managerialità nel modello di business. Sostiene Federico Caner, assessore regionale di comparto: «Basta piangere e continuare a gridare al disastro, il turismo nordestino prima o poi si rimetterà in piedi. E a quel punto dovrà avere gli anticorpi per essere più forte di prima, scommettendo sulla qualità e sulla cultura dell’accoglienza». Nel frattempo, Corriere Imprese ha raccolto voci e storie della resilienza: reputazione, comunicazione e diversificazione dell’offerta sono le armi per affrontare la battaglia della rinascita. A.Z.
❞
Ferrari La lettura vale anche al contrario
sformazioni da tempi determinati. «I critici più severi – ricordano gli analisti - sostennero che si drogava il mercato e che allo scadere degli incentivi avremmo assistito a una massa di licenziamenti. Invece non c’è stata una caduta significativa dei rapporti di lavoro aperti». Un breve riassunto. Per tutto il 2015, i datori di lavoro hanno avuto sgravi contributivi su ciascun nuovo assunto per i successivi tre anni e fino a 8.060 euro l’anno; in Veneto
33 La percentuale di contratti incentivati partiti nel 2015 ancora attivi
30 IJn migliaia i contratti incentivati partiti nel 2016 attivi sui 126 mila totali
Banche L’ex ad di Cattolica
Il Tesoro vuole Minali alla guida di Montepaschi VENEZIA C’è Alberto Minali, ex amministratore delegato di Cattolica (nella foto), in pole position per il ruolo di amministratore delegato di Montepaschi. Sarebbe lui il candidato forte su cui puntano il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e il direttore generale del ministero, Alessandro Rivera, per guidare la banca di cui il Tesoro è primo azionista. Sul tavolo politico c’è però anche il nome dell’ex manager del Credito Valtellinese, Mauro Selvetti, spinto dai Cinque Stelle. La posizione di Minali appare in vantaggio, da indicato dal principale azionista, che pare aver puntato su di lui per le relazioni costruite con gli investitori, decisive nella vendita di Mps, da chiudere entro il 2021. La partita si scioglierà la prossima settimana: il 13 marzo vanno depositate le liste per l’assemblea soci. Vista dal fronte Cattolica, va detto che l’incarico in Mps non determinerebbe la necessità immediata per Minali di lasciare il cda (le regole di interlocking prevedono 90 giorni per farlo dalla assemblea di Mps, il 6 aprile) dov’era rimasto dopo il ritiro delle deleghe a ottobre, in un confronto molto acceso sui motivi dell’allontanamento, giunto alle autorità di vigilanza. Resta aperto anche il fronte della definizione economica dell’uscita del manager. Il tutto in attesa dell’assemblea del 25 aprile, che discuterà delle modifiche statutarie che metterebbero fuori gioco il presidente Bedoni. © RIPRODUZIONE RISERVATA
BELLUNO
DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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summit l’altroieri a trento
«Soldi da utilizzare anche per progetti sociali» Cambiano le modalità di utilizzo delle future annualità dei fondi dei Comuni di confine: manca solo l’ok ministeriale
Francesco Dal Mas BELLUNO. Spese per servizi. E non solo per investimenti, per opere. È così che cambierà il fondo per i Comuni di confine. I sindaci, una volta approvata la svolta, potranno farsi finanziare non solo piste ciclabili, piste da sci, strade, acquedotti, ma anche progetti di gestione sociale. Un esempio? Si potrà attrezzare il poliambulatorio, ma anche provvedere per due anni alle spese di personale. L’Unicum studenti troverà finalmente un seguito. I piani di marketing per il turismo pure. È quanto si sono sentiti assicurare i sindaci dei 48 Comuni di confine che l’altro ieri a Trento hanno incontrato il presidente Roger De Menech. Presidente della Conferenza dei Comuni di confine è il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin; vicepresidente il prosindaco di Ponte di Legno Mario Bezzi, mentre il Coordinamento è costituito da 12 membri: Ornella Noventa (Lamon), Tatiana Pais Becher (Auronzo), Michele Costa (Falcade) per i confinanti della provincia di Belluno. Poi gli altri, delle province venete e lombarde. «Insieme abbiamo fatto il punto della situazione su una serie di tematiche, in vista dell’approvazione della deli-
bera di modifica dell’intesa», informa Perenzin. La bozza verrà portata all’esame del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, il 12 marzo, insieme al vertice del Fondo. «Non ci sono dubbi che verrà approvata», anticipa De Menech, «poi procederemo alla pianificazione del programma di interventi per il quinquennio 2019-2023. Con un nuovo respiro, quello della regia a maglia larga, per meglio affrontare emergenze come quella dello spopolamento». Il presidente Perenzin sottolinea, al riguardo, l’accordo sulla nuova modalità di gestione del fondo di 500 mila euro l’anno per ciascuno dei 48 Comuni di confine. «Secondo un percorso iniziato col precedente presidente Saviane e portato avanti con l’attuale De Menech», spiega, «si avrà modo finalmente non solo di snellire le procedure che erano troppo ingessate, soprattutto nella rendicontazione, ma anche di intraprendere nuovi percorsi. Non più, o meglio non più solo spese di investimento, ma anche per servizi che siano utili ad arrestare, o per lo meno a ridurre lo spopolamento». Avere i soldi per costruire un presidio sanitario, ma non disporre del personale necessario è un controsen-
so. Eppure accadeva. D’ora in avanti non più. Si avrà modo, ad esempio, di provvedere per qualche anno, almeno, alla presenza di un’infermiera che possa coordinare l’attività medica che si svolge in quel presidio. Ed esempi analoghi si possono ripetere per tutti i servizi sociali. «In effetti, l’obiettivo che ci siamo dati, noi per la montagna veneta, i lombardi per quella loro», conferma De Menech, «è proprio quello di operare in area vasta, quindi non solo sul confine; questo per trattenere la gente sulle terre alte, quindi garantendo scuola, assistenza medica, ogni altro servizio, magari anche l’attività turistica». I sindaci hanno insistito, oltre che sugli obiettivi di lungo respiro, anche sulle modalità di lavoro, auspicando che vengano eliminate le farraginosità del passato. «Mi sembra che le nuove misure per la rendicontazione rispondano proprio a questa esigenza», riconosce Perenzin, «l’eccessiva macchinosità ha comportato gravi ritardi, specie per i programmi tra il 2013 ed il 2014. Stiamo recuperando, ma per andare a regime ci vorrà qualche anno. Certo è», conclude Perenzin, «che non possiamo più permetterci 4 anni d’attesa per procedere coi progetti». – © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Signore ha chiamato a Sé
ONORINA DE CASSAN in VIECELI di anni 81 Ne danno il triste annuncio il marito Giacomo, la figlia Annalisa con Paolo, la sorella Vanna, il nipote Massimo, la pronipote Emma, il nipote Marco e parenti tutti. La benedizione della salma alla presenza dei soli familiari avverrà in forma privata nella Chiesa Parrocchiale di Gron. Si proseguirà poi per la cremazione. In base alle modifiche dell’Ordinanza Regionale verrà celebrata una Messa Esequiale con data da destinarsi.La Famiglia rivolge un ringraziamento particolare a Carla e Roberto, alla Signora Margherita, alle Infermiere Elisa e Annalisa e a tutti coloro che sono stati vicino alla cara Onorina. Si ringraziano sin d’ora tutti coloro che vorranno onorarne la memoria. SOSPIROLO - Torbe, 8 Marzo 2020 GANZ - Sedico - Mas - Sospirolo - Santa Giustina - Limana - tel. 0437 852088
Dopo lunga malattia, amorevolmente assistito dai suoi cari è mancato
Un momento dell’incontro di Trento
l’iniziativa
Un libro di musica per le scuole ladine firmato da De Cortà PIEVE DI CADORE. Le scuole
dell’area ladina bellunese avranno un libro di musica che il musicista Andrea Da Cortà realizzerà appositamente. La realizzazione del libro di Da Cortà dedicato alle scuole ladine è stata inserita infatti nel programma per il 2020 approvato all’unanimità dall’assemblea dell’Union Ladina del Cadore de Medo. «Da tempo», ha spiegato la presidente Cinzia Vecellio Mattia presentando il bilancio preventivo e il program-
ma per il 2020, «il musicista Andrea Da Cortà, nostro socio e membro del consiglio direttivo da oltre 10 anni, si è assunto l’incarico di fare una ricerca sulla musica tradizionale ladina. Tra il materiale raccolto c’è anche del materiale interessante i bambini in età scolare. Ha così proposto la realizzazione di un volume specifico sulla musica adatta ad essere insegnata nelle scuole ladine cadorine». «Per questo», ha concluso la presidente, «il consiglio di-
Dopo la malattia è mancato all’affetto dei suoi cari
MAURIZIO CLERICI
ANGELO BACCHETTI
di anni 65 Ne danno il triste annuncio la moglie Anna, le sorelle Lorena e Marilena con Giorgio, le cognate, i cognati, gli zii, i nipoti e parenti tutti. Su ordinanza della Regione Veneto le esequie avranno luogo in forma privata, con i soli famigliari, lunedì 9 marzo alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale di Mussoi da dove, si proseguirà per la cremazione. Un particolare ringraziamento a tutto il personale dei Reparti di Ottorino e Oncologia dell'Ospedale San Martino di Belluno, dell'Associazione Cucchini, di Casa Tua 2, delle cure palliative ed al Dottor Bortot. Grazie a tutti voi che, in ogni forma e modo, vorrete unirvi al nostro dolore e ne vorrete onorare la memoria. Belluno via Fratelli Cairoli, 22 - 8 marzo 2020 O.F.Donadel al vostro servizio in tutta la Provincia di Belluno 0437 981241 condoglianze online www.onoranzefunebridonadel
rettivo, dopo aver seguito la presentazione del progetto da parte di Da Cortà, ha deciso d’inserire la proposta nel programma del 2020 e finanziarla, inserendolo nel capitolo pubblicazioni libri sulla lingua e cultura e tradizioni ladine, nel quale è stata prevista la somma di 5 mila euro». La proposta è stata approvata all’unanimità dall’assemblea. Spetta quindi al musicista produrre al più presto la bozza della sua opera e il relativo preventivo. Il numero di copie e la sua diffusione saranno decisi dal consiglio direttivo del Unione. Andrea Da Cortà, musicista sulla cresta dell’onda, è stato autore di numerose opere nell’ambito del movimento ladino. È stato il vincitore nel 2008 del primo premio al concorso di canzoni in ladino bellunese Ladincantando. — Vittore Doro
di anni 71 Ne danno il triste annuncio i figli Denis con Marika e Tiziano con Elena. La benedizione della salma alla presenza dei soli familiari avverrà in forma privata nella chiesa arcipretale di Sedico. Si proseguirà poi per la cremazione. In base alle modifiche dell’Ordinanza Regionale verrà celebrata una Messa Esequiale con data da destinarsi. La Famiglia rivolge un ringraziamento particolare a tutto il personale del Reparto Otorinolaringoiatria di Feltre, dell’Hospice “Le Vette” di Feltre e a tutti i cari amici che hanno aiutato e sono stati vicino ad Angelo nel periodo della malattia. Si ringraziano sin d’ora tutti coloro che vorranno onorarne la memoria. SEDICO - Via Mirabei, 8 Marzo 2020 GANZ - Sedico - Mas - Sospirolo - Santa Giustina - Limana - tel. 0437 852088
PRIMO PIANO
DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: le reazioni
Venezia, Padova e Treviso zone rosse Zaia: «Le nostre osservazioni a Conte» Il governatore al governo: abbiamo visto le misure all’ultimo momento e dovevamo dire sì in breve tempo, impossibile
Filippo Tosatto VENEZIA. Nel Veneto si profi-
la un angosciante coprifuoco. Il dilagare del coronavirus induce il Governo a prevedere misure senza precedenti che – oltre all’intera Lombardia, epicentro esplosivo dell’epidemia – trasformerebbero in zone rosse le province di Venezia, Padova, Treviso, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Pesaro, Urbino, Asti e Alessandria. In questi territori l’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte intende introdurre il «divieto assoluto» di entrata e uscita fino al 3 aprile, limitando a «indifferibili esigenze lavorative o situazioni d’emergenza» la circolazione dei cittadini entro i confini provinciali con sanzioni penali (fino a tre mesi d’arresto) ai trasgressori. La bozza dei provvedimenti in queste ore è oggetto di confronto tra Roma e i governatori del Nord – che hanno richiesto sostanziali modifiche: si ipotizza che il piano definitivo entrerà in vigore dopo la mezzanotte odierna. SENZA PRECEDENTI
Provvedimenti drastici quelli discussi in consiglio dei ministri in una seduta notturna a tinte drammatiche, che lasciano presagire una gravità del contagio ben diversa e assai superiore a quanto dichiarato finora dalle autorità politiche e sanitarie. Né, salvo modifiche in corsa, le restrizioni saranno limitate alla mobilità. Analogamente a quanto sperimentato a Vo’(ironia del destino, la piccola comunità euganea aveva appena concluso la quarantena) il cordone sanitario stretto al cuore del Veneto – ma ora esteso in buona parte al resto dell’Italia – prorogherà la chiusura di scuole, cinema, teatri, pub, discoteche, sale giochi e scommesse, palestre, piscine, stazioni sciistiche, musei. Centri commerciali accessibili da lunedì e venerdì ma off limits nel week end; sospese le cerimonie religiose (messe, matrimoni, funerali), consentite invece la manifestazioni sportive a porte chiuse. Resteranno aperti bar e ristoranti, già semideserti, con l’obbligo – a carico del gestore – di far rispettare il dropster, ovvero la distanza di sicurezza interpersonale (un metro almeno) dettato dai virologi dell’Istituto superiore di sanità. AUTOSTRADE PRESIDIATE
A sorvegliare il rispetto del decreto governativo – si ap-
Il provvedimento oggi all’approvazione entrerà in vigore domani «A noi sta a cuore prima di tutto la salute dei cittadini, ma ora norme chiare» prende – provvederanno le forze dell’ordine e l’Esercito; sarà quest’ultimo, in particolare, a pattugliare i caselli autostradali. Circostanza inedita in tempi di pace, che acuisce il senso di smarrimento e di choc di una giornata destinata, purtroppo, a restare impresa nella memoria collettiva del Paese. Evidente il rischio di una paralisi, pressoché totale, delle attività economiche e dell’occupazione al punto che i decreti di Palazzo Chigi raccomandano ai datori di lavoro di anticipare ai lavoratori – esclusi quelli della sanità, “precettati” precettati in servizio – la fruizione dei congedi e delle ferie. CONFRONTO
NOTTURNO-
Nell’estrema confusione di queste ore, la trattativa tra Roma e i territori maggiormente aggrediti dal virus vede protagonisti i governatori che provano ad attenuare il giro di vite. «Se il decreto venisse approvato così, noi presenteremmo una serie di osservazioni elaborate dal comitato scientifico a supporto dell’unità di crisi del Veneto», dichiara a notte fonda Luca Zaia; «A noi sta a cuore prima di tutto la salute dei cittadini, ma per applicare un decreto bisogna che le norme siano chiare. Abbiamo visto questo provvedimento all'ultimo minuto, non abbiamo partecipato alla redazione preventiva e ci chiedono di confermarlo nel giro di breve: è letteralmente impossibile». «Bozza pasticciata», pur se va «nella giusta direzione», è l’obiezione del lombardo Attilio Fontana, che lamenta «confusione» e sollecita al Governo «chiarimenti per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno». «Ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise», fa sapere Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia-Romagna. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’esercito all’ingresso del comune di Vo’: il blocco che riguardava il piccolo centro padovano ora è esteso alle province di Venezia, Padova e Treviso
il sottosegretario all’economia
Baretta: sacrifici necessari per tutelare la salute di tutti Scatterà la cassa integrazione per i dipendenti che non potranno andare al lavoro Il ministro D’Incà: sul tavolo l’applicazione delle prescrizioni dello staff di scienziati
Albino Salmaso PADOVA. «Cosa ne penso
dell’ordinanza del governo che bloccherà gli spostamenti delle persone anche nelle nostre province di Padova, Venezia e Treviso? E’ una misura assolutamente necessaria per evitare la rapida diffusione del virus. Nessuno vuole creare panico, ma tutti debbono dare il loro contributo per far rispettare le regole. Io sono bloccato a Venezia e non posso più tornare a Roma». Pier Paolo Baretta è a Mestre per un incontro elettorale legato alla sua candidatura a sindaco di Venezia e domani non rientrerà nel suo ufficio al Mef, in via XX Settembre a Roma. Stop fino al 3 aprile per tutti i “pendolari” della politica? Forse no. I “trasferimenti” per lavoro sono ammessi, con deroga motivata. Anche quelli istituzionali. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti
Casellati, potrà quindi rientrare senza ostacoli burocratici a Palazzo Madama per guidare l’assemblea legislativa in una fase delicatissima. E così pure la pattuglia di parlamentari, a partire dal senatore Antonio De Poli, che ha un asse diretto con Palazzo Chigi. Una deroga forse la strapperà anche il sottosegretario Baretta, ma ai caselli dell’autostrada verrà schierato l’esercito, per effettuare i controlli agli ingressi sulla A4 Venezia-Padova- Brescia, sulla A13 Padova-Bologna e sulla Valdastico a Santa Margherita d’Adige. Misure eccezionali per garantire la salute ai cittadini, fa sapere il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Andrea Martella, rientrato a Venezia in serata. A Roma è invece il ministro Federico D’Incà che invita alla prudenza: il testo diffuso in serata può ancora essere modificato dallo staff legislativo di Palazzo Chigi,
con la Lombardia e le 11 province “segregate” che trattano sulla “libertà” di movimento delle persone che si spostano per lavoro. Il braccio di ferro l’ha avviato Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia, in pieno accordo con Zaia e Fontana. L’impatto più grosso riguarda i lavoratori, che non potranno uscire dalle tre province di Padova, Venezia e Treviso: «Ci rendiamo conto che si sta per bloccare il motore economico del Paese, l’intera Lombardia e il cuore del Veneto. Per tutti i dipendenti scatterà la cassa integrazione, poi applicheremo i provvedimenti decisi mercoledì dal governo, con il sostegno diretto alle famiglie», spiega Baretta. «Abbiamo messo a disposizione oltre 7 miliardi calcolati sulla base dell’emergenza delle zone rosse: Codogno-Lodi e Vo’-Limena. Ora lo scenario cambia rapidamente e siamo pronti ad adottare tutte le misure per fron-
teggiare una situazione che mai si era presentata prima d’ora». Baretta invita poi alla cautela: «Noi ci affidiamo alla comunità scientifica, il governo decide sulla base dei pareri emessi dall’Iss e dall’Oms. Il mio appello? Invito tutti alla prudenza e al rispetto assoluto delle regole. Ci vuole grande senso di responsabilità e di solidarietà verso tutti». Da Roma, Federico D’Incà aggiunge: «Nel Consiglio dei ministri di ieri sera abbiamo approvato una serie di misure per potenziare il sistema sanitario nazionale con nuove risorse in termini di personale e strumenti. Così da dare una maggiore operatività dal punto di vista medico sul fronte degli interventi sanitari. Ogni cittadino può e deve fare la propria parte attenendosi scrupolosamente alle indicazioni date e seguendo le prescrizioni aggiornate», conclude il ministro. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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BELLUNO
DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
il report quinquennale
In 5 anni investiti 31 milioni per lavori nelle scuole bellunesi I fondi statali hanno finanziato adeguamenti sismici e le norme antincendio ma anche le riparazioni necessarie negli istituti dopo la tempesta Vaia le, a cui si sommano tre interventi in altrettanti edifici gestiti dalla Provincia di Belluno. Per esempio hanno ricevuto finanziamenti i Comuni di Alpago, Feltre, Pedavena, Arsiè, Santa Giustina, Trichiana (oggi Borgo Valbelluna), Chies d’Alpago, Ponte nelle Alpi, Vodo, Vigo, Alano di Piave, Santo Ste-
Alessia Forzin BELLUNO. Oltre 31 milioni di euro investiti per sistemare le scuole bellunesi. In cinque anni il governo ha stanziato risorse importanti sul fronte dell’edilizia scolastica. Il report è stato consegnato dalla vice ministro all’Istruzione, Anna Ascani, al deputato bellunese Roger De Menech nel corso di un incontro avvenuto nei giorni scorsi al ministero. «Ho voluto rappresentare alla vice ministro le esigenze sulla scuola dei sindaci e degli amministratori della nostra provincia che ho raccolto sul territorio in questi mesi», afferma De Menech. Gli interventi interessano gran parte delle scuole del territorio e sono stati fatti per restituire alla comunità edifici più sicuri. L’adeguamento alle normative antisismiche tocca diciassette comuni e 26 scuo-
Roger De Menech con il viceministro all’Istruzione Anna Ascani
la protesta
aido belluno
De Menech: «Ho portato al viceministro Ascani le esigenze dei sindaci di tutto il territorio» fano, Lentiai e Mel, Val di Zoldo, Quero Vas e Belluno. Complessivamente sono stati finanziati interventi per 21 milioni di euro. Le verifiche sulla vulnerabilità dei plessi scolastici toccano 24 edifici di cui 18 in carico ai Comuni e otto alla Provincia. Con il milione e 189 mila euro investiti dal gover-
no sono state finanziate verifiche negli istituti situati a Feltre, Cesiomaggiore, Seren del Grappa, Sedico e Trichiana. Il piano antincendio sarà aggiornato o redatto ex novo per 19 scuole, di cui undici solo nel Comune di Belluno. Questo piano è finanziato con 931 mila euro e andrà a coprire interventi anche ad Alano, Santa Giustina, Lamon, Danta e San Pietro di Cadore. I lavori di riparazione seguiti alla tempesta Vaia del 2018 hanno interessato nove scuole. Nel report è entrato anche il nuovo istituto comprensivo di Mel, per il quale lo stanziamento statale è di 5 milioni 640 mila euro, e i cui lavori stanno partendo in queste settimane. «Complessivamente si tratta di oltre 31 milioni di euro destinati alle scuole bellunesi», ricorda De Menech, «le cui fonti sono il piano del governo intitolato “Scuole Sicure”, finanziato con la delibera del CIPE del 30 giugno 2014 e il cosiddetto Fondo comma 140, cioè la norma per adeguamento sismico delle scuole con cui il governo stanziò 1,3 miliardi di euro nel 2016». I lavori in alcuni casi sono già stati eseguiti e rendicontati, in altri devono ancora cominciare. Alcune procedure di finanziamento, come quelle della Banca Europea degli Investimenti, sono infatti più lunghe rispetto agli stanziamenti ordinari. —
per evitare il trapianto, focalizzandosi anche su temi importanti quali l’aspetto nefrologico e il diabete, sempre in collaborazione con l’Usl bellunese e associazioni locali. Vista l’ottima risposta, sicuramente il ciclo di incontri sarà ripreso a breve». Il calendario delle prossime attività è già intenso: all’incontro del 27 marzo, dal titolo “Il valore del volontariato, comunicare il dono” saranno presenti la presidente provinciale Miriam Nabari, la presidente dell’Aido Vicenza Paola Beggio, Paolo Capraro del Csv Belluno, Eric Serafini del Coordinamento prelievo e trapianti organi e tessuti. «L’assemblea, oltre al rinnovo, sarà, invece, un momento importante per celebrare persone che si sono distinte nel dono: quest’anno
sarà premiato Marco Menegus, a un anno dalla scomparsa, alpinista e grande personalità, sempre impegnato nella diffusione del messaggio della prevenzione, che sarà ricordato con video-messaggi di amici» continua Dalle Mulle. «In tale sede sarà anche consegnato il ricavato della pedonata, che andrà quest’anno all’associazione “Emanuele” di Limana, che si occupa di assistenza e integrazione sociale sul territorio. Ancora, quest’estate saremo presenti con messaggi promozionali al “Dolomiti Blues&Soul festival” di San Vito di Cadore e a settembre alla “PeDona con noi” di Feltre». Prosegue, nel frattempo, l’iniziativa legata al progetto ministeriale “Una Scelta in Comune”, che dà la possibilità ai cittadini di poter scegliere se diventare donatori al momento del rinnovo della carta di identità. Uno degli obiettivi fondanti di Aido è, infatti, la raccolta di dichiarazioni di volontà alla donazione di organi. I numeri sono costantemente in crescita, passando dalle 13 mila dello scorso anno alle quasi 20 mila dichiarazioni a dicembre, con una prevalenza di dichiarazioni positive dell’84%. Con questo dato la provincia di Belluno si classifica come provincia più generosa (in Veneto, la positività alla donazione è circa del 78%). «Al momento ci sono 40 comuni che hanno aderito, che ringraziamo per la sensibilità dimostrata, e vorremmo spronare la ventina di enti mancanti ad aderire, data anche la semplicità di attuazione del progetto» conclude Dalle Mulle. —
Esponenti dell’Aido Belluno con la bandiera per sensibilizzare i cittadini sulla donazione
BELLUNO. Incontri sul territorio, una partecipata pedonata, corsi di formazione. Sono molte le iniziative intraprese dalla sezione bellunese di Aido che quotidianamente si occupa di informare e sensibilizzare sul tema della donazione di organi, tessuti e cellule. Il sodalizio si prepara già a mettere in campo diverse iniziative: tra le altre, un appuntamento divulgativo, aperto a tutta la popolazione (in pro-
gramma venerdì 27, alle 17,30 al Csv Belluno), e l’assemblea provinciale (si terrà sabato 4 aprile alle 16,30 al Palazzo dei Servizi di Sedico), che vedrà quest’anno anche il rinnovo del direttivo. Intanto, si celebra il successo di quanto appena concluso: «Abbiamo appena portato a termine il fortunato ciclo di quindici incontri divulgativi in diversi comuni della provincia, spaziando da Agordo
fino ad Alano di Piave, che hanno visto una media di sessanta persone per appuntamento, e la passeggiata solidale “Cammina con il cuore”, che si è svolta a Limana a febbraio e ha visto duemila presenze sul territorio» commenta il consigliere Aido Belluno Mirko Dalle Mulle. «Occasioni, le precedenti, indispensabili per diffondere messaggi sull’importanza della prevenzione di malattie
BELLUNO. Con la vice mini-
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BELLUNO. Al contatore mul-
Donazione degli organi molte le iniziative previste per sensibilizzare i cittadini
Nel futuro focus anche su efficienza energetica stro, Roger De Menech ha anche parlato degli interventi futuri sul patrimonio edilizio delle scuole provinciali. Ascani ha riferito che è alla firma il decreto che libera 510 milioni della prima tranche dei fondi della programmazione 2019 e, a seguito dell'adozione e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, saranno diramate agli enti locali beneficiari le linee guida per il monitoraggio e la rendicontazione degli interventi. Per quanto riguarda le scuole di competenza delle Province e delle Città metropolitane, è stato avviato il lavoro di definizione di un piano quinquennale che stanzia circa 850 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico degli edifici. Infine, è alla firma il decreto ministeriale che proroga al 31 ottobre 2020 l’aggiudicazione dei lavori (1,3 miliardi di euro) finanziati dal Fondo per interventi di adeguamento alla normativa antisismica. —
Conti idrici sbagliati per problemi informatici titariffa con due unità residenti e un occupante ciascuno vengono applicate tariffe come se ci fossero due persone a viverci e non due nuclei familiari differenti. E così si scopre che il sistema informatico di Gsp non è in grado di dividere la fatturazione visto che il contatore è unico. A lamentarsi di questo errore è un bellunese che, dopo l’avvio delle nuove tariffe applicate dallo scorso anno da Gsp, ha iniziato a farsi due conti che hanno evidenziato un errore. «Bim Gsp mi ha risposto che c’è la possibilità di applicare un profilo di consumi distinto per ciascuna unità abitativa con la relativa consistenza di persone residenti», dice il cittadino, «ma tale applicazione è gestibile da parte dei sistemi informatici della società solamente con una fatturazione distinta riferita cioè a due distinti contratti di fornitura, uno per ciascuna utenza. E quindi o manterrò un unico contatore e così riceverò bollette distinte in base al consumo ripartito in parti uguali tra le unità abitative, oppure sdoppierò il contatore così ogni utenza pagherà per ciò che consuma. Strano che Gsp non abbia sistemi per distinguere i consumi». —
nuovi fondi
PRIMO PIANO
DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: la sanità il bollettino quotidiano
TUTTI I CONTAGI NEL VENETO (variazioni rispetto al 6 marzo ore 17)
CASI CONFERMATI TOTALI al 7 marzo ore 17
RESIDENZA
Casi
TOTALE
Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Cluster residenti Comune di Vo’ Lombardia Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
11 138 5 124 119 60 41 84 3 13 598
+1 +20 +1 +15 +23 +10 +11 0 0 +6 +87
* CLUSTER: aggregazione di casi che si verifica in un luogo e in un intervallo temporale circoscritti (definizione tratta da: www.cdc.gov Principles of epidemiology)
CASI RICOVERATI al 7 marzo ore 17
STRUTTURA DI RICOVERO
(variazioni rispetto al 6 marzo ore 17) Degenti presenti di cui in TERAPIA Dimessi con Sars-Cov2 INTENSIVA dal 21.2
Totale
Totale Azienda Ospedale Università Padova Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata VR ULSS 1 - Ospedale Belluno ULSS 2 - Ospedale Treviso ULSS 2 - Ospedale Conegliano ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ULSS 2 - Ospedale Castelfranco ULSS 3 - Ospedale Mestre ULSS 3 - Ospedale Venezia ULSS 3 - Ospedale Mirano ULSS 3 - Ospedale Dolo ULSS 5 - Ospedale Rovigo ULSS6 - Ospedale di Schiavonia ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco ULSS7 - Ospedale di Santorso ULSS 8 - Ospedale Vicenza ULSS 9 - Ospedale Legnago Ospedale Sacro Cuore Don Calabria Negrar (VR) TOTALE REGIONE VENETO
42 12 3 57 2 1 1 23 11 5
+4 +2 +3 +8 +2 +1 +1 +1
5 0 3 6 10 3 4 188
+1
+2
+3 +3 +2 +33
22
16 4 2 9 4 3
6 2
+2
3
46
+7
29
Nelle terapie intensive occupato l’80% dei letti Flor, dg Azienda di Padova: «Stiamo fronteggiando un tasso di ricoveri del 5% rispetto ai malati, speriamo non raddoppi»
Luciano Flor dirige l’Azienda di Padova, centro di riferimento per il virus VENEZIA. Occhi puntati sul-
le terapie intensive, i reparti di rianimazione destinati ad accogliere i malati di coronavirus che versano in serie condizioni garantendo nel contempo le cure ai pazienti ordinari (ictus, infarti, oncologia grave, politraumatizzati, trapianti) che rappresentano a tutt’oggi la gran parte dei ricoveri. Da domani, ai 450 posti letto disponibili ne saranno attivati altri 52 – ricavati qua
e là da spazi inutilizzati o riconvertiti d’urgenza – e altrettante degenze supplementari sono previste in un’ala del presidio di Schiavonia, che ha riaperto i battenti. Oggi il “tasso di saturazione” si aggira sull’80%, una percentuale elevata ma tale da consentire ancora un margine di manovra. «Siamo preoccupati ma non sguarniti», commenta Luciano Flor, il direttore dell’Azienda universitaria
1 2 1
occhi puntati sulla rianimazione
di Padova che è polo di riferimento veneto nell’emergenza virale; «A fronte di una trentina di ricoverati per coronovirus, noi disponiamo di 14 posti letto liberi perché nei giorni scorsi ne abbiamo allestiti ulteriori 11. Al momento la situazione è sotto controllo ma va considerato che l’incidenza dei ricoveri in terapia intensiva è superiore a quella complessiva dei malati perché la massa critica dei contagiati fa sì che le condizioni di una quota di loro si aggravi nel tempo e richieda una permanenza prolungata, nell’ordine di una settimana almeno, in rianimazione». Reggerà il sistema? «Al ritmo attuale, con il 5% dei contagiati che esige cure intensive, il Veneto ce la fa. Ma la Lombardia è già al 10% e se il trend crescesse ulteriormente, magari raddoppiando il fabbisogno di ricoveri, la questione si complicherebbe». Ieri Flor, al pari dei colleghi che dirigono Ulss e Aziende, ha discusso l’evolversi dell’epidemia con Luca Zaia: «Questa partita la
Totale 2
+1
8
+1 +2
+2
Deceduti con positività per Sars-Cov2 dal 21.2
3 1
+2
1
15
+3
si discute e la si vince con le terapie intensive capaci di prendere in carico più pazienti, non farli attendere, ed essere più performanti sulla qualità della cura», ha ribadito il governatore «e la prima sfida è quella di fare in modo di arginare il contagio perché i reparti hanno una tenuta, sono performanti ma rappresentano postazioni mediche di altissima specializzazione, richiedono risorse umane e materiali molto ingenti, non sono posti letto normali e a riguardo il protocollo ministeriale della sanità è molto severo. Si tratta, com’è evidente, di un tema strategico, perciò ci stiamo lavorando fin dalle prime avvisaglie della crisi». A proposito di dotazioni,
Da domani attivate 52 degenze ulteriori Distribuiti 36 nuovi ventilatori polmonari tra quelle cruciali figurano i dispositivi per l’assistenza meccanica ai malati in crisi respiratoria: ieri, fa sapere la Regione, sono stati consegnati 36 nuovi ventilatori polmonari alle unità ospedaliere così da consentire un maggior trattamento di casi critici. Uno sforzo straordinario che guarda anche al resto d’Italia, a cominciare dalla Lombardia, epicentro dell’emergenza: prossima all’esaurimento della capienza, potrebbe presto chiedere aiuto al vicino Veneto. – Filippo Tosatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ieri altri tre decessi Padova torna in cima alla classifica-contagi VENEZIA. Tre vittime e altre
87 persone riscontrate positive al test sul contagio da coronavirus. La triste contabilità dell’epidemia continua a crescere e aumenta anche il numero degli ospedali coinvolti nella sua gestione: rispetto a venerdì, risultano infatti accogliere degenti contagiati da Sars-Cov-2 anche gli ospedali di Belluno, Conegliano, Vittorio Veneto, Castelfranco e Piove di Sacco, che fino a ieri non facevano parte della rete sanitaria coinvolta da questa emergenza. Restano a zero l’ospedale di Dolo, dove c’erano stati dei ricoveri nei giorni scorsi, e quello di Schiavonia a Monselice, che dovrebbe riaprire oggi dopo la chiusura conseguente alla scoperta dei primi casi positivi nella regione e, poche ore più tardi, al primo decesso. I veneti morti per coronavirus sono ora 15, è spirato durante la notte all’ospedale di Padova Mansueto Miazzo, 69 anni di Grantor-
to, malato oncologico grave che ha sviluppato una polmonite nei giorni scorsi ed è stato riscontrato positivo al test. È invece deceduta all’ospedale di Mestre Chiara Filipponi, 56 anni, originaria di Selvazzano e medico anestesista a Venezia. Malata terminale, era ricoverata da un mese ed è stata aggredita dal virus all’ospedale. Un altro decesso di persona positiva al test è stato poi registrato ieri nello stesso ospedale dell’Angelo. Padova è tornata a condurre la classifica dei contagiati, con 138 casi rispetto ai 124 di Treviso, dove la malattia è letteralmente esplosa negli ultimi giorni. Come dato rassicurante va invece registrato il bilancio stabile da alcuni giorni a Vo’: 84 i casi. Segno dell’efficacia della “zona rossa” in cui sono rimasti confinati da un paio di settimane i residenti. Particolarmente preoccupante invece l’incremento dei casi registrato nel Veneziano. —
allarme dal coordinamento dei medici
Lombardia al collasso probabile trasferimento di malati in Veneto MILANO. Grido d’allarme
dalla sanità lombarda a forte rischio di collasso. «Nonostante l’enorme impegno di tutto il personale sanitario e il dispiegamento degli strumenti disponibili una corretta gestione del fenomeno è impossibile»: questo scrive il coordinamento delle terapie intensive della Lombardià in un documento inviato al presidente della Regione, Attilio Fontana, cui viene chiesto di portarlo all’attenzione del Governo e del commissario all’emergenza, Angelo Borrelli. «In assenza di tempestive ed adeguate disposizioni da parte delle Autorità», si legge «saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria». Secondo il coordinamento, «l’epidemia esordita il 20 febbraio nell’area di Codogno è ormai estesa a tutta la Lombardia con possibilità di diffondersi a tutto il territorio nazionale». E a questo punto «si tratta di un evento grave che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al sistema sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura».
La circostanza conferma l’eventualità, anticipata dal nostro giornale, di una richiesta d’aiuto della Lombardia al Veneto sul versante - sempre più cruciale e allarmente - dei ricoveri in rianimazione dei pazienti in condizioni più serie. —
emergenza
L’Oms di Venezia promette aiuto scientifico Intervenendo al Parlamento di Bruxelles, il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa, Hans luge, ha manifestato l’impegno dell’Oms, attraverso la sede di Venezia, a mobilitare le proprie risorse scientifiche a sostegno delle regioni italiane del Nord aggredite dal coronavirus. Nell’occasione, Kluge ha espresso pieno sostegno ale misure di prevenzione e cura messe in campo dal Veneto, esprimendo apprezzamento per la linea adottata dal direttore regionale dell’Area sanità e sociale, Domenico Mantoan.
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PRIMO PIANO
DOMENICA 8 MARZO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: la politica veneta I partiti divisi sullo scenario elettorale con le amministrative e il referendum di fine maggio Il sottosegretario agli Interni Achille Variati: «Sarà decisiva l’evoluzione dell’epidemia»
Pd, M5s e FI: si voti in ottobre Ma la Lega ha fretta: «No al rinvio» Albino Salmaso PADOVA. Votare per eleggere i sindaci e il consiglio regionale a fine maggio o in ottobre? I partiti di palazzo Ferro Fini sono divisi, con Pd, M5S e anche Forza Italia decisi a chiedere il rinvio mentre la Lega ha fretta con il capogruppo Nicola Finco convinto più che mai che il risultato sia già scritto. In autunno l’emergenza coronavirus sarà davvero solo un brutto ricordo e si potrà parlare dello scenario economico e sociale del Veneto senza la spada di Damocle della pandemia? Nessuno azzarda previsioni, anche se al Viminale tirano il freno con il sottosegretario agli Interni Achille Variati che mette fine a tutte le il-
In senso orario: il consiglio regionale, Erika Baldin (M5s) Maurizio Conte (FI) e Stefano Fracasso (Pd)
nel giro di due settimane l’emergenza possa stabilizzarsi, con una ripresa regolare della vita quotidiana, per questo mi auguro davvero che si possa votare a fine maggio». Di questo avviso è Nicola Finco, capogruppo della Lega in consiglio regionale: «In questo difficile momento non stiamo pensando alle elezioni e tantomeno a possibili rinvii. La situazione è delicata e la politica deve prestare la massima attenzione per garantire la salute dei cittadini. Come Lega riteniamo si possa votare a maggio, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza per i cittadini, anche se questo uso della democrazia sembra non piacere più di tanto a coloro che governano il Paese». Che sarebbero Pd e M5s. Quanto all’appello di Lorenzoni per un incontro con Zaia, la
Il sottosegretario Achille Variati
risposta è netta: «Mi pare un tentativo di uscire dall’anonimato, il governatore ha ben altro cui pensare», ribatte Finco. Il tema è uno solo: come garantire la campagna elettorale ai partiti che con i divieti in vigore non possono convocare assemblee nei cinema e teatri, né praticare il porta a por-
ta per consegnare i “santini” con le preferenze ai cittadini. «Se il governo raccomanda di restare chiusi in casa è evidente che nessuno si azzarda a sfidare i divieti convocando comizi in piazza: gli stadi sono deserti, i militari presidiano le zone rosse, le scuole chiuse. Mi pare difficile che tutto funzioni a meraviglia a fine maggio, forse conviene ipotizzare il voto a giugno», spiega Stefano Fracasso, capogruppo Pd. «La legge elettorale del Veneto prevede il ricorso alle urne tra metà maggio e metà giugno, ma penso che Zaia voglia l’election day e quindi attende la decisione del governo. Il consiglio regionale va sciolto 45 giorni prima e nessuno può dire se a metà aprile l’emergenza sarà davvero superata. Ce lo auguriamo tutto, ma se le scuole resteranno
lorenzoni scrive a zaia
«Sono pronto a collaborare Unità senza polemiche»
Arturo Lorenzoni
sa integrazione alle stelle? Il rinvio a ottobre consente di mettere a punto dei programmi veri per l’intera legislatura». Chi parla di assoluta necessità di ripristinare la par condicio è Erika Baldin, consigliera regionale del M5S. «Non ci possiamo rassegnare all’idea di vedere Zaia in tv 12 ore al giorno. I network locali, le dirette Rai, Mediaset, Sky e le tv straniere. Mai un medico o uno scienziato interpellati per rappresentare il Veneto, solo il presidente della Lega, organo politico. Massimo rispetto e senso di collaborazione per uscire dall’emergenza, ma poi va ripristinata la par condicio tra i partiti e i candidati. Il Paese sta attraversando un momento molto difficile con il governo che sta trovando nuove soluzioni all’emergenza sociale e nessuno si azzarda ad avviare la campagna elettorale. Le restrizioni sono giuste, ma l’eventuale slittamento non va scartato a priori perché consente di parlare del futuro in un clima normale, con pari dignità tra i partiti e i candidati». —
PADOVA. Arturo Lorenzoni scrive a Luca Zaia e gli propone un incontro per collaborare sull’emergenza corona virus. Il candidato civico del centrosinistra alla Regione Veneto è disponibile ad «affrontare al meglio questa fase, coinvolgendo tutte le parti plurali di società veneta. In queste difficili settimane sempre più cittadini e imprese, spaventati» precisa nella lettera aperta a Zaia, «si rivolgono a me per capire insieme come affrontare al meglio il momento e come prepararsi ad un futuro, speriamo prossimo, di ripresa sociale ed economica. Molte persone mi stanno anche sottoponendo punti di vista importanti e manifestando specifiche richieste. È una fase di grande difficoltà che sono convinto vada affrontata in modo unitario». Lorenzoni ricorda che «la campagna elettorale non può entrare nel vivo; non è questo il campo e neppure il momento di un confronto tra fazioni contrapposte. Credo che un’emergenza di queste dimensioni e di questo impatto quotidiano per tutti i veneti sia su un piano di salute che su un piano di ricadute economiche, possa essere affrontata solo tutti insieme, con spirito di comunità e di collaborazione. È proprio partendo dal questa convinzione che le propongo un incontro» conclude Lorenzoni. —
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Fracasso e Conte: Senza comizi e incontri nei cinema e bar non c’è sfida elettorale
Erika Baldin: va subito ripristinata la par condicio, oggi parla solo il governatore lazioni: «La questione non è all’ordine del giorno del governo. Per le amministrative di maggio siamo ancora in una fase prematura per decidere. L’evoluzione dell’emergenza coronavirus sarà ovviamente decisiva. Entro il 23 marzo si dovrà decidere la nuova data del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari e prevale l’indirizzo di accorparla alle amministrative e regionali di fine maggio». In questo scenario lo slittamento viene e a cadere. Un giudizio condiviso da Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra: «Non voglio nemmeno immaginare l’ipotesi del rinvio, perché se così fosse ci troveremmo con il Paese in ginocchio, stremato dalla crisi sanitaria ed economica. Io penso che
chiuse fino al 3 aprile temo ci vorrà molta pazienza prima di tornare a pieno regime. Sono sospese le udienze anche nei tribunali e le liste vanno depositate in Corte d’appello: se i cancellieri e i magistrati non possono lavorare, penso sia impossibile far decollare la campagna elettorale. Ecco perché chi parla di voto a settembre-ottobre dimostra di essere prudente e saggio», conclude Fracasso. E Forza Italia? Maurizio Conte, approdato nel partito di Berlusconi dopo una lunga militanza nella Lega, dice che le regionali hanno la peculiarità delle preferenze e non basta fare campagna elettorale sui social e sul web, ma «bisogna girare tra la gente, frequentare i mercati rionali, entrare nei bar. Temo che troveremo il deserto, i ristoranti sono vuoti. Chi ti ascolta quando parli di ripresa economica con il turismo a picco e la cas-
L’ITALIA SUL LETTINO
Così il virus cambierà la visione del mondo nei giovani
VERA SLEPOJ on una parola, non un profeta, non una guerra, ma un virus invisibile, una sorta di killer del nuovo millennio, cambierà il mondo, il modo di guardare la realtà, le emozioni, le percezioni, i sogni, i
N
progetti, gli amori, gli stili di vita. Bambini e adolescenti, i millennials: il futuro per loro si fa nebuloso, una visione impalpabile che progressivamente porterà a vivere il trauma, prima il rifiuto, l’accettazione e la rinascita, passaggi che incroceranno l’istinto di sopravvivenza, quello che ha salvato l’umanità facendola evolvere e talvolta precipitare, avanzare, regredire e infine progredire, in un vortice di illusioni che sulla scena
del Novecento ha fatto pensare quasi all’immortalità. Cambiano gli stili di vita, i nostri bambini dovranno imparare la lentezza del giorno, l’obbligo dell’incontro imprevisto con sé stessi, la percezione che inevitabilmente ridurrà i social a essere meno propositivi, enfatici. Gli influencer avranno meno importanza, perché uscire, esibirsi, essere competitivi, postare, mostrare, sarà meno facile e forse anche innaturale, talvolta inaccettabile. Il con-
sumare, grande totem dell’espressione del pensiero dell’ultimo Millennio, avrà meno senso. Il coronavirus, che ci piaccia o no, sta riuscendo a scardinare i comportamenti relazionali e sociali, i grandi concerti rimarranno per un po’ un ricordo, una nostalgia, ma se le nuove regole della relazione sociale rimarranno per dei mesi tali, inevitabilmente la mente umana dovrà riorganizzarsi. La movida, la discoteca, la
massa, si trasformeranno in un danno, un rischio profondo per cui sarà necessario un altro modello di comunicazione, perché i social rimarranno ma avranno altre caratteristiche, perché la distanza del corpo abituerà l’individuo a essere capace di riconoscere i propri limiti, dando alla natura, alla naturalità della comunicazione, una nuova consapevolezza. Non sarà Greta, ma il Covid 19 a rivoluzionare il pensiero. La natura rimane di-
stante, incontaminata, gli animali avranno forse un destino migliore, perché è l’uomo che oggi viene condannato da sé stesso, avendo rifiutato da tempo il senso del limite. I bambini però impareranno a farsi bastare ciò che hanno, i genitori forse saranno la realtà più vicina al loro futuro, eliminando la loro non presenza e creando una nuova identità familiare. Le nuove generazioni, tradite dalla fragilità del mondo virtuale, impareranno velocemente a riconsiderare inevitabile la realtà, senza escluderla ma ridisegnando un nuovo progetto di vita. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza coronavirus
Assistenti, tecnici e infermieri: l’Usl ne chiede altri 32 e vengono assunti La Regione: «Nei prossimi giorni, anche alla luce del nuovo decreto presenteremo un nuovo e più importante piano» `
LA NOVITÀ BELLUNO Servono rinforzi. E ne arriveranno. Trentadue in provincia di Belluno: dieci infermieri, due tecnici di laboratorio, due tecnici di radiologia, sei assistenti sanitari e dodici oss. Si tratta di assunzioni già autorizzate dalla Regione il 28 febbraio e con due delibere successive, il 3 e 5 marzo. Insomma forze nuove in tutte le linee. I tempi per averli operativi non saranno immediati ma è chiaro a tutti che in questo momento la macchina sta lavorando al massimo per fare in modo che non si perda neanche un minuto.
rus in Veneto. Un ruolo che consente la possibilità di agire in tempi più rapidi rispetto alle situazioni ordinarie. Possibilità dunque di attingere con procedura d’urgenza ai candidati risultati idonei nelle graduatorie dei concorsi già effettuati da Azien-
IL PRESIDENTE ZAIA: «DOBBIAMO E VOGLIAMO METTERE ALTRE FORZE IN CAMPO, PER AIUTARE CHI È GIÀ ALL’OPERA: È IL PRIMO PASSO»
L’OBIETTIVO Si tratta di un contingente di assunzioni che è stato deciso prima del decreto approvato la scorsa notte dal consiglio dei Ministri. Il nuovo provvedimento del Governo consente infatti di provvedere ad ancora più massicce iniezioni di dotazioni organiche sia di medici, che di infermieri e Oss e, a cascata, le nuove assunzioni potrebbero essere impiegate anche in provincia di Belluno. L’immissione immediata in servizio di questo primo contingente è stata decisa dal presidente della Regione, Luca Zaia, utilizzando il ruolo di Soggetto attuatore per l’emergenza coronavi-
da Zero.
SODDISFAZIONE «Anche su questo fronte siamo sul pezzo - ha commentato il Governatore Luca Zaia - e mano a mano che emerge la necessità, rafforziamo gli organici, che pure negli ultimi anni sono continuamente aumentati. Dobbiamo e vogliamo mettere altre forze in campo e aiutare chi è già all’opera, creando comunque nuove disponibilità anche in via precauzionale. Nei prossimi giorni, anche alla luce del nuovo decreto che allarga la possibilità di assunzioni, presenteremo al Governo un nuovo e più importante piano. Le assunzioni sono comunque a tempo indeterminato per cui queste 525 unità rimarranno in servizio, dove sarà più utile, anche dopo la fine dell’emergenza».
IN PROVINCIA
IL GOVERNATORE Luca Zaia presidente della regione Veneto
Sono 28 gli operatori attualmente in quarantena nell’Usl Dolomiti perché stretto contatto di un caso positivo. Due medici dell’ospedale di Belluno, sei di quello di Feltre, ai quali vanno aggiunti diciassette infermieri e tre oss. Secondo quanto previsto dal nuovo decreto del Governo potrebbero rientrare in servizio subito e saranno sottoposti a nuovi tamponi ogni quarantotto ore. Andrea Zambenedetti
PRESIDIO L’ospedale di Feltre intanto rimane presidiato dalle forze dell’ordine e dalla protezione civile
Un volontario
«Io positivo montando le tende» era uno scherzo Ha scritto un post in un gruppo Facebook, seppur chiuso, partecipato da centinaia di utenti: «Strano scoprire di essere positivo». Gli altri frequentatori della piazza virtuale hanno iniziato a chiedergli i sintomi e lui ha spiegato di avere solo un po’ di raffreddore. Poi ha rincarato la dose, ha spiegato che era della protezione civile e che aveva montato le tende e che per questo era stato sottoposto a tampone. Un post che ha collezionato in poco
tempo decine e decine di commenti. La pagina dell’autore riporta ad un ventenne attivissimo a Feltre. Volontario tra l’altro proprio della protezione civile. A casa, contattati al telefono, i familiari confermano che ha partecipato al montaggio delle tende all’esterno dell’ospedale, con la protezione civile, ma aggiungono anche che ha effettuato proprio ieri, sabato, il presidio all’esterno dell’ospedale di Feltre per
RIENTRANO AL LAVORO Nel nuovo decreto è previsto che gli operatori con tampone negativo possano rientrare in corsia.
In 133 sottoposti all’esame: mai così tanti in un giorno IL BOLLETTINO BELLUNO Centotrentatré persone sottoposte a tampone in una sola giornata. Contro i centosettanta controllati, in totale, da quando è partita l’emergenza Covid-19. L’augurio è che siano tutti negativi, chiaramente, ma se così non fosse questo pomeriggio il numero di persone positive in provincia, fermo a tredici, potrebbe subire un’improvvisa impennata. «La crescita dei tamponi - ha spiegato il direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno - è dovuta alla quantità di persone che sono un contatto stretto con chi è risultato positivo». Si tratta di verifiche perlopiù limitate tra personale sanitario, e pazienti, del reparto di geriatria di Feltre dove un paziente è stato trovato positivo e di Medicina ad Agordo.
I CONTROLLI Nel frattempo, nel corso di questa settimana, anche in provincia di Belluno ci sarà la possi-
bilità di eseguire i tamponi per verificare la positività da Covid-19. Non si tratta di un dettaglio banale ma di una misura che potrebbe permettere di accorciare in fretta i tempi per avere un riscontro e di conseguenza ad isolare ancora più in fretta le persone contagiate.
ANCHE IL SECONDO TAMPONE A CUI SONO STATI SOTTOPOSTI GLI OPERATORI È RISULTATO NEGATIVO AUMENTANO DI 21 LE PERSONE IN ISOLAMENTO FIDUCIARIO: NESSUNO IN RIANIMAZIONE
LA BUONA NOTIZIA Nel frattempo anche il secondo tampone a cui sono stati sottoposti gli operatori sanitari della chirurgia di Feltre è risultato negativo. In ventisei potranno quindi rientrare al lavoro, in ossequio a quanto previsto dall’ultimo decreto del Governo. Per loro si prospetta comunque un controllo ripetuto a distanza di quarantotto ore. Sarà istituto anche l’istituto dell’auto vigilanza a cui dovranno sottoporti gli operatori sanitari.
QUARANTENA DOMICILIARE Aumentano di 21 le persone sottoposte a isolamento domiciliare fiduciario e sorveglianza attiva, in totale in provincia sono quindi 94. L’altra buona notizia è che sei delle persone ricoverate che sono state sottoposte a tampone sono risultate negative e i ricoveri per “sintomatologia sospetta” calano così a quattro. Tutti sono ancora in attesa di tampone e nessuno si trova in rianimazione. Rimane, invece, a quota 13 il numero totale delle
controllare gli accessi. Quanto basta per capire che qualcosa non torna. E infatti dai meandri del social network spunta anche un secondo post (nel frattempo viene cancellato il primo) «Sto bene scrive - era un esperimento sociale in accordo con gli admin». Nessuna richiesta di scuse, agli utenti che aveva allarmato. Chissà cosa ne pensa la protezione civile dell’esperimento «in accordo con gli admin».
persone risultate positive.
L’ORGANIZZAZIONE Nel tardo pomeriggio di ieri, in seguito alle indagini epidemiologiche per la ricostruzione dei contatti stretti di alcuni casi positivi e all’esito dei tamponi effettuati tra il personale dipendente, le attività dell’Ulss Dolomiti so-
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no state così rimodulate. Ad Agordo sospesi i ricoveri dal territorio o da altre strutture sanitarie per Medicina, Lungodegenza, Ospedale di Comunità. Sospesa l’attività ambulatoriale della Medicina, la chirurgia generale e l’ortopedia. I ricoveri e le prestazioni urgenti saranno garantiti dagli altri ospedali. A Feltre c’è
invece la sospensione temporanea dei ricoveri nel reparto di Geriatria, degli interventi programmati in Chirugia. I ricoveri in ambito geriatrico sono garantiti all’interno del Dipartimento di area medica di Feltre presso gli altri reparti. In linea con le misure adottate a livello nazionale per il contenimento della diffusione la Regione ha disposto la chiusura dal 9 al 15 marzo delle unità di offerta semiresidenziale sociosanitarie e sociali, comprese quelle per anziani, persone con disabilità, minori, persone con dipendenza e con problemi di salute mentale. Tutte le attività degli altri ospedali e servizi dell’Ulss Dolomiti proseguono e vengono erogate applicando la normativa vigente come ad esempio la distanza droplet e il divieto per gli accompagnatori di accedere alle agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione dei Pronto Soccorso, salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto.
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Domenica 8 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Coronavirus, appelli e storie LE INIZIATIVE PADOVA Dopo il coprifuoco dei giorni scorsi, il centro inizia lentamente a rianimarsi e dal sindaco arriva un appello accorato: «La socialità è positiva, ma non bisogna abbassare la guardia. A pagare il conto rischiano di essere le categorie più deboli». E il vicesindaco Arturo Lorenzoni ha scritto una lettera a Zaia chiedendogli un incontro per discutere una linea comune sulle iniziative da adottare per contrastare l’emergenza Coronavirus. Ieri dunque, dopo, quasi due settimane di centro storico quasi vuoto, il cuore della città ha iniziato a rianimarsi. Un circostanza che è stata accolta a palazzo Moroni con un sospiro di sollievo. Allo steso tempo, però, il primo cittadino invita tutti a non sottovalutare i rischi legati al Covid – 19. «Come amministrazione stiamo continuando a seguire la situazione legata al nuovo Coronavirus ora dopo ora, giorno dopo giorno. Io personalmente mi tengo in costante contatto con tutte le autorità, le quali stanno operando al meglio. Niente panico quindi, Padova sta dando prova di grande civismo e maturità e proprio questa è una prima fondamentale garanzia per tutti – ha spiegato -. Ai medici in prima linea che stanno lottando con ogni loro forza, ai dipendenti pubblici, a tutti i padovani attivi nel campo del volontariato, ma pure a tutti i cittadini, va un grande grazie. Ma dobbiamo perseverare ancora, non dobbiamo abbassare la guardia e la nostra soglia di attenzione».
IL RILIEVO «Fa piacere vedere che nella giornata di oggi una certa rinnovata vitalità abbia iniziato a rivedersi in città. La nostra socialità è un bene prezioso di cui forse in questi giorni complessi capiamo la valenza come mai prima», ha aggiunto Giordani, che, poi ha proseguito: «Ricordo a tutti con forza che ora l’unione fa la forza e non dobbiamo per nessuna ragione trascurare le norme di comportamento che i massimi vertici sanitari della nazione ci hanno comunicato e che già da domani diffonderemo in città». «La forza della nostra comunità sarà misurata nell’attenzione che avremo verso i più fragili. Il fatto che i dati statistici dicano che il virus colpisce in maniera più grave gli anziani, e chi ha patologie significative pregresse, non deve essere per nessuna ragione un motivo di minor attenzione e disinteresse ma, anzi, deve spingerci a dare il massimo per essere vicini a questi nostri concittadini più deboli – ha continuato -. Che sia anziano, o ammalato, chi è più fragile viene prima e va tutelato con grande cu-
LA NOVITÁ Da ieri il centro cittadino ha fatto registrare un po’ di movimento dopo il “coprifuoco” dei giorni scorsi dovuto all’emergenza e alla paura del contagio
Giordani: «Città viva? Si, ma con prudenza» Il sindaco auspica che non venga abbassata la guarda sul contagio e chiede al governo la possibilità di sbloccare i fondi camerali e di accendere i mutui
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ra: dobbiamo continuare a seguire scrupolosamente le indicazioni del Governo e dei medici, come ci ha detto anche il Capo dello Stato». A Giordani, però, sono ben presenti le pesantissime conseguenze economiche legate all’emergenza Coronavirus. «Prima le persone quindi, ma non mi sfuggono i gravi danni che sta subendo il sistema economico e produttivo – ha concluso -. Con i nostri tecnici e con le categorie economiche abbiamo focalizzato una serie di richieste di intervento urgente. Sono in contatto con
tutti i canali del Governo, ma anche con esponenti delle opposizioni. E’ urgentissimo sbloccare le risorse delle Camere di commercio virtuose. Inoltre, bisogna dare subito la possibilità ai comuni virtuosi di contrarre nuovamente mutui per avere più spazi finanziari di manovra».
LA MISSIVA Ieri, poi, Lorenzoni ha scritto un lettera aperta a Zaia, suo principale competiror alle prossime Regionali, in cui chiede al governatore un incontro per delineare una strategia comune per andare oltre all’emergenza. «In queste difficili settimane sempre più cittadini e imprese, spaventati, si rivolgono a me per capire insieme come affrontare al meglio il momento e come prepararsi ad un futuro, speriamo prossimo, di ripresa sociale ed economica. - ha spiegato Lorenzoni nella lettera È una fase di grande difficoltà che
IL PRIMO CITTADINO: «I SOGGETTI FRAGILI, COME ANZIANI E AMMALATI, VANNO TUTELATI CON ATTENZIONE»
Per i medici e gli infermieri pizza gratis dopo il turno SOLIDARIETÀ PADOVA «Non voglio pubblicità. Lo faccio per ripagare delle persone straordinarie che stanno sacrificando la loro vita e i loro affetti per tutti noi». Lo vuole sottolineare mille volte Andrea Madonna, titolare del Cocò Restaurant alle porte di Camin, che da ieri offre pasti gratuiti al personale sanitario dell’ospedale di Padova impegnato nel fronteggiare l’emergenza Coronavirus. «Se a fine servizio siete stanchi, stremati, se è tardi e siete affamati allora fate un salto al Cocò. Vorremmo ringraziarvi personalmente offrendovi una pizza, una birra e un buon caffè. Vi aspettiamo», ha scritto ieri pomeriggio il gestore sulla pagina Facebook del locale, facendo in
poche ore incetta di centinaia di condivisioni. Un’iniziativa nata dopo una sua visita in Azienda ospedaliera dove Andrea si è trovato di colpo catapultato nel mondo frenetico e che non conosce soste di medici, infermieri, operatori sanitari che da più di due settimane vivono pressoché costantemente in corsia, nei reparti, nelle tende montate all’esterno per tutti i malati che stanno facendo i conti con il Coronavirus. «Lì dentro ho visto scene e sentito storie che mi hanno commosso e toccato nel profondo – racconta – ho parlato con uomini e donne che danno tutti sé stessi, senza pensare agli orari, ai giorni di riposo, allo stipendio. Persone e lavoratori che a casa hanno la loro famiglia, i loro figli i loro amici e magari riescono a vederli giusto due ore al
giorno. Stanno rinunciando ad avere del tempo per loro, a dedicarlo ai loro affetti per aiutare tutta la comunità e in particolare chi in questo momento ne ha più bisogno. Lo fanno senza lamentarsi, per spirito di servizio ma soprattutto per umanità».
LE MOTIVAZIONI Madonna è stato all’Azienda ospedaliera insieme ai membri di un’associazione: «Andare in
ANDREA MADONNA RISTORATORE DI CAMIN: «STANNO LAVORANDO SENZA RISPARMIARSI E VOGLIO FAR QUALCOSA PER RICAMBIARE»
IL PROTAGONISTA Andrea Madonna offre la pizza
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quei reparti mi ha fatto aprire gli occhi e capire che non basta dire a parole che siamo tutti uniti. Bisogna agire, fare qualcosa. Io ho un ristorante e quel che potevo fare è questo: regalare un pasto a chi si sta sacrificando. In ospedale ormai hanno difficoltà anche a rifornire i distributori automatici per gli snack e le bibite. Non volevo renderlo pubblico, non mi interessa avere pubblicità, ma non sapevo come altro fare per far giungere la voce ai destinatari». L’iniziativa è semplice nella sua grandezza: operatori, infermieri, medici che prestano servizio nei reparti del policlinico i cui sono ricoverati pazienti affetti da Coronavirus possono avere un pasto gratis al ristorante Cocò di via Vigonovese. Come si è già tristemente dimostrato in queste settimane di allarme gli
approfittatori non mancano, ma Andrea ha già adottato delle contromisure affinché il suo altruismo non finisca per ingrassare chi non lo merita. «Purtroppo siamo abituati a furberie e scorrettezze, per questo chiederemo a tutti quelli che si presentano il tesserino che dimostri che hanno lavorato nei reparti legati all’emergenza - spiega il titolare -. Due ore dopo l’annuncio mi avevano già chiamato diverse persone estranee che speravano di beneficiare dell’offerta. Non parliamo di marketing, non è un concorso a premi: è un modo piccolo per provare a ripagare almeno in parte grandi uomini e grandi donne. Speriamo che nessuno ne voglia approfittare, anche perché verranno scoperti e segnalati a chi di dovere». Serena De Salvador
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Transenna al bar per tenere le distanze con gli avventori Singolare iniziativa dei gestori del Totobar di Piombino: il bancone ora è completamente isolato dal resto del locale
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LA CURIOSITÁ PIOMBINO DESE Una rete metallica da cantiere, fissata su due piedistalli e collocata a ottanta centimetri dal bancone. Piergiorgio Vallotto e Alessandra Martellozzo, titolari del Totobar in via Piave, l’unico della frazione di Torreselle di Piombino Dese, venerdì hanno avuto la singolare idea di creare una sorta di “zona rossa” tra il banco e gli avventori del locale. Una sdrammatizzazione del momento difficile che tutti stiamo vivendo e un modo originale per far rispettare le nuove disposizioni ministeriali imposte per prevenire il contagio da Covid 19. La bizzarra iniziativa ha avuto un successo clamoroso ed è diventata virale sui social. La transenna che delimita il metro di distanza dal bancone è piaciuta soprattutto ai clienti del bar.
IL PARERE IL CASO I titolare del “Totobar” Piergiorgio Vallotto ha collocato una barriera metallica davanti al bancone per evitare il contagio da Coronavirus: eccolo mentre serve un cliente, passandogli la consumazione tra le maglie della rete metallica, distante un metro da lui
sono convinto vada affrontata in modo unitario». “La campagna elettorale non può ora entrare nel vivo; non è questo il campo e neppure il momento di un confronto tra fazioni contrapposte – ha aggiunto il vicesindaco - Credo che un’emergenza di queste dimensioni e di questo impatto nella vita quotidiana di tutti i veneti, sia su un piano di salute che di ricadute economiche, possa essere affrontata solo tutti insieme, con spirito di comunità e di collaborazione». Ieri, intanto altri 7 dipendenti comunali hanno chiesto di poter aderire al progetto di telelavoro promosso dall’amministrazione. Alberto Rodighiero
E LORENZONI CHIEDE A ZAIA UN APPUNTAMENTO: «COLLABORIAMO PER SUPERARE QUESTO MOMENTO»
Vigodarzere
In Consiglio solo 3 microfoni: bufera (l.lev.) «Costretti a nostro rischio e pericolo a passarci di “mano in mano” e di “bocca in bocca” gli unici tre microfoni funzionanti: la seduta del consiglio comunale è stata un cattivo esempio per la prevenzione della diffusione del Coronavirus». I consiglieri comunali del M5S e della civica “Brentana” hanno sollevato perplessità e preoccupazioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria a Vigodarzere. Si riferiscono all’ultimo consiglio comunale, che avevano chiesto di posticipare appunto per evitare eventuali contagi, e osservano: «Abbiamo assistito ad una seduta che sa di tragicomico, in cui non sim è tenuto conto della salute dei presenti - dice il consigliere della “Brentana” Fabrizio Callegaro -. Correttamente divisi nelle distanze, abbiamo
da subito fatto notare il mal funzionamento, oramai cronico, del sistema di amplificazione e dei microfoni collegati. Nostro malgrado siamo stati costretti a passarci di bocca in bocca gli unici 3 microfoni funzionanti. Quando abbiamo avvertito della pericolosità il vice sindaco, tra l’altro raffreddato, ha risposto che la sala è pubblica e i microfoni vengono utilizzati e a volte rovinati». «Ci preoccupiamo fortemente conclude - che la gestione della saluta pubblica a Vigodarzere, a partire anche da questa aggregazione a nostro giudizio mal gestita, sia in mano a persone impreparate. Offriamo la nostra disponibilità ad affrontare l’emergenza, a condizione che il sindaco sia disposto a fare “squadra”».
«Non mi aspettavo una condivisione e un’eco così positiva - ammette orgoglioso della sua iniziativa Piergiorgio Vallotto -. In realtà io in un primo momento avevo pensato di mettere del filo spinato sopra al bancone. Un amico, però, mi ha dissuaso e mi ha suggerito la rete in alluminio da cantiere. Quando ho installato la protezione i clienti erano inizialmente sorpresi, ma poi tutti, nessuno escluso, ha rispettato le nuove regole del servizio. Tra le grate della rete ho servito bicchieri di birra e alcuni amari. Per il caffè ci sono stati degli intoppi: per tutti coloro che lo ordinano, la consegna necessariamente è al tavolo, in quanto non riesco a passare la tazzina perchè il piattino è troppo largo. Al momento del conto, però, tutti pagano attraverso le grate, tra un sorriso e una battuta». Vallotto e la sua compagna Alessandra erano stanchi di ripetere agli avventori di rimanere lontano dal bancone. «Da giorni continuavamo a dire a chi entrava nel bar di stare lontano dalla nostra postazione per ottemperare alle nuove regole di contrasto a questo vi-
rus micidiale - ammette il titolare del Totobar -. Siamo consapevoli che è difficile far cambiare le abitudini alla gente, ma non ne potevamo più. Già i clienti sono terrorizzati dal possibile contagio e c’è una psicosi generale inquietante. Ed ecco allora la voglia da parte nostra di sdrammatizzare e prenderci un po’ in giro. Devo dire che da venerdì nel nostro locale è uno spettacolo: si ride, si scherza anche sul Coronavirus e si ascolta un po’ di musica in compagnia».
la che noi chiamiamo zona rossa, cioè lo spazio tra la rete e il bancone, e vogliono ordinare o pagare il conto - aggiunge Vallotto - ma noi che siamo dietro al banco li rimproveriamo e li facciamo tornare indietro, al di là della barriera in metallo. Venerdì sera, ad un certo punto, alcuni ragazzi hanno cominciato a sbattere i bicchieri contro la rete in alluminio gridando “vogliamo la libertà”, ma era chiaramente una bravata che, visto il contesto, ci poteva stare”».
GLI EFFETTI
L’inserimento della rete davanti al balcone è stata salutata con grande entusiasmo e ilarità da parte di tutti. Tra coloro che più hanno apprezzato l’idea c’è il sindaco di Piombino Dese Cesare Mason. «Sdrammatizzare è la ricetta salvavita di noi veneti - ha detto il primo cittadino piombinese -. Il sarcasmo in questi frangenti aiuta tantissimo a superare le difficoltà. Personalmente ha apprezzato moltissimo questa iniziativa. La gente di Torreselle, l’ho sempre detto, ha una marcia in più». Luca Marin
In questi primi giorni in cui la transenna è stata piazzata davanti al bancone non tutto fila liscio. «In effetti ci sono i “furbetti” che entrano in quel-
IL TITOLARE VALLOTTO: «AVEVO PENSATO DI INSTALLARE DEL FILO SPINATO MA POI HO OPTATO PER LA RETE IN FERRO»
GOLIARDIA
IL LOCALE La transenna collocata all’interno del “Totobar”
Ponte San Nicolò, arriva il divieto: «Niente più messe» e della settimana». `Disposto dalle autorità domenica Una scelta imposta, ma inevita-
il blocco delle cerimonie a don Rino Pittarello LA PRESCRIZIONE PADOVA “Dura lex, sed lex”, firmato don Rino Pittarello. Con questo messaggio appeso al portone della chiesa di San Nicola a Ponte San Nicolò il parroco ha annunciato ai fedeli che le funzioni religiose sono sospese. Ieri sera, quindi, chi pensava di assistere alla messa si è trovato la porta della chiesa chiusa. E lo stesso succederà oggi. Nel cartello il sacerdote ha anche aggiunto: «Carissimi fedeli: sono obbligato a sospendere tutte le funzioni di
bile, essendoci un decreto ministeriale che blocca qualsiasi funzione aperta al pubblico. A questo si aggiunge che la Diocesi aveva a sua volta posto il veto a ogni tipo di celebrazione che potesse richiamare più persone. Insomma, la condivisione non è più ammessa fino a quando non cesserà l’emergenza Coronavirus. E vale anche per don Rino, il quale l’altro ieri aveva invece affermato perentorio: «Il mio capo è Dio, non il premier Conte e quindi non vedo perché non posso celebrare le messe in chiesa con i miei fedeli». Ma ieri mattina dopo aver appreso da un articolo pubblicato da “Il Gazzettino” della presenza a Ponte San Nicolò di un parroco, probabilmente l’unico della Diocesi, che
continuava ad officiare le celebrazioni nonostante i rischi di contagio, si è scatenato il finimondo. Il prefetto Renato Franceschelli, il questore Paolo Fas-
sari, il comandante provinciale dei carabinieri Luigi Manzini e il sindaco Martino Schiavon si sono allertati per capire cosa stesse accadendo e alla fine don Ri-
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no ha dovuto chiudere la chiesa al pubblico. E anche numerosi cittadini che abitano a Ponte San Nicolò hanno criticato la scelta di confermare i riti religiosi, nonostante il pericolo del contagio, tenuto conto del fatto che i partecipanti sono prevalentemente anziani e quindi maggiormente esposti al rischio di ammalarsi. A preoccupare in maniera significativa tutte le massime autorità era soprattutto quanto sarebbe avvenuto domani, quando don Rino Pittarello, come da lui stesso annunciato, avrebbe dovuto celebrare un funerale alla presenza di centinaia di fedeli. «Il defunto è stata una persona molto apprezzata nella comunità - aveva spiegato il parroco - e non voglio rinunciare alla celebrazione per nessuna cosa al
mondo». Adesso, però, è arrivata una disposizione diversa e il rito funebre è stato rimandato a data da destinarsi come sta accadendo in tutto il resto della provincia di Padova. Conosciuto negli ambienti religiosi come persona di indubbia professionalità, ma anche di carattere deciso, venerdì don Rino aveva spiegato: «Ma che problema ci può essere se pochi parrocchiani, per esempio l’ultima volta erano meno di dieci, assistono alla messa in una chiesa grande, dove ci possono stare almeno trecento persone? La ressa che può favorire il contagio non esiste proprio. E la domenica si arriva al massimo a una cinquantina di presenze: sempre pochissime, quindi, rispetto alla capienza possibile». Cesare Arcolini
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L’emergenza in Veneto
Altri 3 morti in Veneto I malati salgono a 598 Quasi 200 i ricoverati Deceduti a Padova un sessantottenne `Ventinove i dimessi. E il municipio e a Mestre un’anestesista e un anziano di Vittorio Veneto rischia la chiusura
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IL QUADRO VENEZIA Siamo quasi a quota 600. Il Veneto si conferma la terza regione in Italia per numero di contagi da coronavirus dopo la Lombardia e l’Emilia Romagna. Peraltro con un trend, sia per i casi positivi che per i decessi, in aumento rispetto al giorno precedente. E anche questo deve aver influito nella decisione del Governo di trasformare le province di Venezia, Padova e Treviso in “zone rosse”, esattamente come il piccolo Comune di Vo’.
I DATI Più di un decimo di contagiati di tutta Italia si trova in Veneto. Il bollettino nazionale diramato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, dava a ieri 5.061 malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 1.145 persone rispetto a venerdì, e 233 i morti, 36 in più. Borrelli ha spiegato che si sono aggiunti più di 300 casi positivi che non erano stati conteggiati nei giorni scorsi. I guariti a livello nazionali ammontano a 589, 66 in più rispetto a venerdì. Il Veneto è a quota 598 casi positivi (+87 in un giorno), con i morti saliti a 15 (+3), mentre i pazienti ricoverati sono diventati 188 (+33) di cui 46 (+7) in Terapia intensiva. Peggio del Veneto ci sono la Lombardia con 2.742
PADOVA E TREVISO LE PROVINCE CON PIÙ CONTAGI MA A VENEZIA LA SITUAZIONE È ESPLOSA
malati e l’Emilia-Romagna con 937.
L’ESPLOSIONE In Veneto la provincia più colpita è Padova con 138 malati (+6), seguita da Treviso (124, +14). Ma l’incremento maggiore l’ha registrato la provincia di Venezia schizzata in un solo giorno a 119 casi conclamati di contagio (+19). Il “cluster” del Comune di Vo’, isolato ormai da due settimane, è rimasto immutato con 84 casi, senza alcun aumento. La richiesta del governatore Luca Zaia di “liberare” il Comune sui Colli Euganei («È il posto più sano del mondo») a questo punto deve fare i conti con il resto del territorio, avendo l’intera PaTreVe trasformata in “zona rossa”. Per quanto riguarda le altre aree di residenza, la classifica segue con Verona (60 malati), Vicenza (41), Belluno (11), Rovigo (5), più altri 13 pazienti non acora assegnati. L’unico dato positivo è quello dei dimessi, in 29 sono usciti dall’ospedale. Ma in una sola
Il sospetto
giornata sono morte tre persone che erano positive al Sars-CoV 2.
TRIESTE Rosa Costante, 87 anni, è morta ieri mattina all’ospedale di Cattinara, a Trieste. Nella notte tra venerdì e sabato è stata portata d’urgenza in Pronto soccorso dalla residenza per anziani Casa Serena, dov’era ospite da anni. È entrata in ospedale con una grave sofferenza intestinale, le cui complicazioni l’hanno portata alla morte. Contestualmente, però, è stata trovata positiva al Coronavirus, risultando così la prima vittima positiva in Friuli Venezia Giulia. Ma non è stato il virus a ucciderla, spiegano dall’Azienda sanitaria triesti-
TOTALE REGIONE VENETO
84
5
Vo’
Rovigo
*# 3
Venezia Vicenza Casi collegati alla Lombardia Assegnazione epidemiologica in corso
60
124
Verona
Treviso
41 13
598
119
15
29
deceduti
dimessi
* 138
11
Padova
Belluno
Ricoverati totali
(di cui in Terapia Intensiva)
Azienda Ospedale Università Padova
42
16
Azienda Ospedaliera Univ. Integrata Verona
12
ULSS2 - Ospedale Treviso
57
4
ULSS3 - Ospedale Mestre
23
9
ULSS3 - Ospedale Venezia
11
4
ULSS3 - Ospedale Mirano
5
3
ULSS5 - Ospedale Rovigo
5
ULSS7 - Ospedale di Santorso
6
ULSS8 - Ospedale Vicenza
10
6 2
ULSS9 - Ospedale Legnago
3
Ospedale Sacro Cuore Don Calabria
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«Il coronavirus è entrato in Italia già a metà dicembre». A dirlo è Carlo Agostini, direttore del dipartimento di Medicina interna dell’Usl della Marca. Anche alla luce di diversi casi di polmoniti anomale. Il primo caso emerso nel trevigiano il 25 febbraio, con la morte di Luciana Mangiò, la professoressa di 76 anni di Paese, insomma, non sarebbe stato che il primo contagio certificato dall’esito degli esami di microbiologia. Il virus cinese, in altre parole, è tra noi da tre mesi. E questo spiegherebbe la sua diffusione esponenziale. «È certo che il coronavirus girava già tra dicembre e gennaio», conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca. Però non c’erano i test per individuarlo.
Tot. Regione Veneto
parto di Malattie infettive dell’ospedale di Padova Mansueto Miazzo, 68 anni, di Grantorto, malato oncologico che era stato ricoverato in isolamento in Pneumologia a Cittadella la notte tra martedì e mercoledì scorso e trasportato in condizioni disperate nel capoluogo la mattina successiva. Si tratta del secondo decesso in provincia di Padova, dopo quello si Adriano Trevisan di Vo’, il primo morto da coronavirus in Italia. Due i morti in provincia di Venezia, entrambi erano ricoverati nel reparto di Terapia intensiva all’ospedale dell’Angelo di Mestre: Chiara Filipponi, anestesista all’ospedale di Portogruaro da giorni ricoverata all’Angelo per patologie pregresse e un anziano di 84 anni, residente a Mestre, con un qua-
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Strutture di ricovero
«Troppe polmoniti strane LE VITTIME l’infezione è qui da 3 mesi» Ieri mattina è morto nel re-
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Nel numero di 11 deceduti sono stati inseriti i 3 che nei precedenti bollettini erano stati collocati fra i decessi non correlati a infezione da coronavirus, in ottemperanza a quanto fissato da una circolare del Ministero della Salute che chiede che tutti i decessi vengano inseriti nello stesso cluster. I decessi eventualmente non correlati saranno valutati dall’Istituto Superiore di Sanità.
dro clinico ormai compromesso. In tutto sono 15 i morti per Covid-19 in Veneto da quando è scoppiata l’emergenza.
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I nuovi casi positivi registrati nella giornata MUNICIPIO A RISCHIO di ieri in Veneto Il municipio di Vittorio Vene-
46 I pazienti ricoverati in Terapia intensiva: l’aumento è di 7 unità
Le vittime
to (Treviso) è rischio chiusura: sei dipendenti sono infatti in quarantena perché entrati in contatto con il primo caso di positività al Covid-19, una donna delle pulizie, dipendente di un’azienda che offre questo servizio anche per il Comune.
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Deceduta anziana della casa di riposo test e quarantena per 200 persone IN FRIULI
Casi confermati (al 07.03)
na. La donna soffriva a causa di più di una patologia e a risultarle fatale è stato l’acutizzarsi della sofferenza addominale. Rosa Costante è morta con il Coronavirus, non per il Coronavirus. Ma per le statistiche risulta la prima vittima dell’emergenza in Friuli Venezia Giulia. Non solo.
ANCHE PORDENONE HA I SUOI CONTAGIATI NESSUN TERRITORIO FRIULANO È ORA PRIVO DI PERSONE POSITIVE
Solidarietà
Alì, la raccolta di fondi per la sanità È iniziata ieri la maratona di solidarietà promossa dai supermercati Alì, azienda della grande distribuzione che prevede una raccolta fondi per l’acquisto di materiale sanitario a sostegno delle strutture del Servizio Sanitario Regionale del Veneto e dell’Emilia Romagna. Le modalità di partecipazione per i clienti Alì sono quelle già messe in atto nelle precedenti raccolte fondi dell’azienda che
in questi anni è riuscita a dare un contributo per l’emergenza litorale del 2019, quella maltempo in Veneto del 2018, il terremoto del centro Italia – Amatrice 2016 e il tornado nei comuni di Pianiga-Dolo-Mira del 2015. Si potrà quindi donare 1 euro con 100 punti della carta fedeltà che verranno raddoppiati dall’azienda veneta a 2 euro, oppure fare una donazione libera alle casse.
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padovano di Grantorto 6 1 IlMansueto Miazzo, 68 anni dottoressa Chiara 6 2 La Filipponi morta a Mestre casa di riposo di Trieste 6 3 La dov’era ospite l’anziana deceduta
La sua positività al doppio tampone rischia di mettere in ginocchio un’intera residenza per anziani. Duecento persone, tra ospiti, operatori sanitari della struttura e anziani, nelle ultime ore sono stati sottoposti ai test di rito, i cui risultati sono attesi in giornata. Il timore è quello che l’87enne possa aver infettato altri ospiti della struttura, gestita dal Comune di Trieste. Anche 15 operatori sanitari dell’ospedale di Cattinara sono sotto osservazione e per precauzione sono stati messi in quarantena domiciliare: tutti sono entrati in contatto con l’anziana dal momento del suo ingresso in Pronto soccorso.
IL CONTAGIO Da ieri pomeriggio non esiste più una zona della regione senza un caso di Coronavirus. I primi pazienti risultati positivi in provincia di Pordenone sono stati resi noti dalla Regione: si tratta di due uomini di mezza età residenti in città e nel comune di Valvasone Arzene. Il primo caso è da ricondurre al focolaio udinese; il secondo a quello trevigiano, in quanto il contagio sarebbe avvenuto durante una cena di lavoro a Conegliano. Il paziente di Valvasone Arzene è stato inizialmente ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Udine, ma già ieri è stato dimesso. Entrambi i pordenonesi
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Primo Piano
Domenica 8 Marzo 2020 www.gazzettino.it
ROVIGO La maxi tenda allestita al pronto soccorso per separare
LE ALTRE REGIONI Per quanto riguarda le altre regioni italiane, il capo della Protezione civile ha dato le seguenti cifre: 202 malati in Piemonte, 201 nelle Marche, 112 in Toscana, 72 nel Lazio, 61 in Campania, 42 in Liguria, 39 in Friuli Venezia Giulia, 33 in Sicilia, 23 in Puglia, 24 in Umbria, 14 in Molise, 14 nella provincia di Trento, 11 in Abruzzo, 9 nella provincia di Bolzano, 8 in Valle d’Aosta, 5 in Sardegna, 4 in Calabria e 3 in Basilicata. Il Friuli Venezia Giulia ieri ha avuto il primo decesso per coronavirus: si tratta di una donna di 87 anni ospite di una struttura comunale per anziani di Trieste; ricoverata d’urgenza al Pronto soccorso di Cattinara è deceduta ieri mattina. Casi di contagio sono stati registrati anche in provincia di Pordenone, area che fino all’altro giorno pareva indenne. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Malata ma al lavoro La polmonite fatale la dottoressa Chiara per Mansueto, l’ex contagiata in corsia autista di scuolabus L’anestesista di Portogruaro Filipponi era ricoverata all’Angelo di Mestre per un tumore
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ino all’ultimo disponibile per coprire i turni di lavoro. Malgrado la malattia si fosse ripresentata ha vissuto ogni giorno con positività e impegno. Era molto stimata Chiara Filipponi, anestesista dell’ospedale di Portogruaro, morta ieri nell’ospedale dell’Angelo di Mestre. Affetta da una grave neoplasia, si trovava ricoverata da qualche giorno per alcuni approfondimenti diagnostici e pare che proprio all’interno dell’ospedale sia stata infettata da coronavirus. «Il suo decesso – precisano però dall’azienda sanitaria Ulss 4 Veneto Orientale, per cui l’anestesista lavorava – è avvenuto per cause non determinate dal contagio da Covid-19». Chiara Filipponi, classe 1963, compagna da molti anni del primario di Odontostomatologia di San Donà di Piave, Michele Capuzzo, era laureata in Medicina e Chirurgia e si era poi specializzata sia in Chirurgia che in Anestesia. Residente a Musile di Piave, aveva prestato servizio sia a Mirano che a San Donà di Piave e da circa quattro anni lavorava all’ospedale di Portogruaro.
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IL PRIMARIO FABIO TOFFOLETTO: «COMPETENZA E PROFESSIONALITÀ ERANO LE SUE PRINCIPALI DOTI» positivi al Coronavirus sono in discrete condizioni e ora si trovano in quarantena a domicilio. Sono in corso indagini per cercare di disegnare la mappa del contagio e isolare così le persone che sono state a stretto contatto con i due pazienti risultati positivi al Coronavirus. Salgono quindi a 42 i casi in Fvg su un totale di 696 test effettuati. Otto persone sono ricoverate in ospedale, una delle quali in terapia intensiva (ma già prima di ricevere il responso del tampone), mentre quelle in isolamento domiciliare sono 34. Gli asintomatici sono 19. Sono 13, quindi, le positività accertate rispetto a venerdì. Nessuno versa in condizioni di salute preoccupanti. Le positività sono così suddivise: 17 i casi a Trieste e Gorizia, 23 a Udine, 2 a Pordenone. Nella base statunitense di Aviano ci sono 134 persone in isolamento volontario e zero pazienti positivi. Marco Agrusti © RIPRODUZIONE RISERVATA
perché mi ero accorto che faticava a respirare. Non sapevo ancora della sua situazione. Mi rispose con un sorriso, rassicurandomi che lo avrebbe fatto, ma che voleva continuare a lavorare». Il male incurabile che l’aveva colpita alcuni anni fa nell’ultimo periodo si era ripresentato più forte di prima. «Aveva un ottimismo degno di chi voleva vivere ogni giorno come fosse l’ultimo - dice Toffoletto - Con estrema dignità e con serena accettazione ha affrontato anche gli ultimi giorni». Provata la collega e amica. «Siamo frastornati - dice Morena Tonzar - abbiamo perso una combattente, una professionista che non si è mai tirata indietro nel lavoro e che fino a fine gennaio dava la propria disponibilità per coprire i turni. Non eravamo solo colleghe, ma tra noi c’era una profonda amicizia. Condividevamo i nostri pensieri e ci raccontavamo le nostre esperienze di vita. Ci mancherà moltissimo». Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA
Padova, 68 anni, da 2 lottava contro il cancro «Aveva una bronchite, poi è arrivato il virus»
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ra malato da due anni, ma sarebbe sopravvissuto ancora se non fosse stato colpito dal Coronavirus che ha scatenato una polmonite che gli è stata fatale. Mansueto Miazzo, 68 anni, di Grantorto, in provincia di Padova, è spirato ieri mattina nel reparto di Malattie infettive dell’azienda ospedaliera del capoluogo euganeo. È il secondo deceduto padovano positivo al Covid-19. Miazzo, ex autista del pulmino della scuola, oggi in pensione, era in cura per un tumore ai polmoni, domenica scorsa si è rivolto all’ospedale di Cittadella per problemi respiratori e gli è stata diagnosticata la positività al virus. Rimasto vedovo nel 2001, aveva quattro figli che l’avevano reso nonno. Il 68enne viene descritto dai compae-
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LA FIGLIA: «NON POSSIAMO FARE IL FUNERALE NOI FAMILIARI SIAMO TUTTI IN QUARANTENA»
Vo’ La manifestazione di fine quarantena
LA GRANDE STIMA A ricordarla con affetto e stima è Fabio Toffoletto, il primario dell’Anestesia e Rianimazione di Portogruaro: «La dedizione al lavoro, la disponibilità, la competenza e la professionalità erano le sue principali doti. Con spirito di servizio e passione – ricorda il primario – è rimasta in corsia fino a quando la malattia gliel’ha permesso. Davanti ad una richiesta che arrivava dai colleghi non si è mai tirata indietro. Metteva davanti agli interessi personali quotidiani il suo lavoro. Era molto serena, anche quando la malattia le dava evidenti segnali. Un giorno – ha ricordato – le consigliai di andare a fare degli esami
Un volo liberatorio di lanterne cinesi Decine di lanterne cinesi sono state lanciate ieri sera dagli abitanti di Vo’, il borgo padovano primo focolaio veneto del Coronavirus. I vadensi, in attesa della “liberazione”, con lo scioglimento del cordone sanitario, hanno manifestato la loro voglia di “evasione” dalla quarantena, lanciando oltre il blocco le lanterne. Ma il presidio poi è stato esteso alla provincia di Padova
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sani come una persona concreta, capace di svolgere tanti lavori, per primo quello della terra. Coltivava ancora un suo piccolo appezzamento ed aveva degli animali. Dipendente della ditta di trasporti Castellan, conduceva prevalentemente gli scuolabus. E proprio per questa sua professione a contatto con i giovanissimi, era conosciutissimo in paese.
IL RICORDO «In punto di morte era preoccupato perché doveva fare un lavoro meccanico nel trattore del cognato e c’erano poi i campi da seguire - racconta la figlia Lara Negli ultimi tempi purtroppo la malattia si era ripresentata più aggressiva. Aveva una bronchite, poi è arrivato il virus. Ad ora non è possibile sapere se lo avesse già o se l’abbia preso spostandosi». Venerdì della scorsa settimana aveva fatto la visita oncologica di controllo e i medici gli avevano prescritto dei farmaci e la terapia d’ossigeno domiciliare che avrebbe dovuto cominciare lunedì. Però poi tutto è precipitato. «Sabato si è recato in farmacia e poi domenica sono sopraggiunte le difficoltà respiratore. Siamo andati subito all’ospedale di Cittadella dov’è stato messo in isolamento. Martedì pomeriggio - continua la figlia - è stato trasferito a Padova. Purtroppo non ce l’ha fatta». Per ora è impossibile sapere quando si potranno fare i funerali. «Hanno chiesto a noi familiari anche se non siamo stati contagiati, di stare a casa fino a lunedì 16 marzo». Quindi fino a quel momento non sarà possibile dire addio al loro caro. «Una persona meravigliosa, sempre con il sorriso, disponibile. Vogliamo, ricordarlo così, sul suo pulmino che quotidianamente portava a scuola e a casa tantissimi ragazzi» ricorda il sindaco di Grantorto, Luciano Gavin. Michelangelo Cecchetto © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 8 Marzo 2020 www.gazzettino.it
L’emergenza a Nordest IN OSPEDALE VENEZIA Emergenza coronavirus, in Veneto si sta pensando di riaprire ospedali dismessi per far fronte a possibili necessità di ricovero. Servono posti letto e servono respiratori meccanici. «Questa partita la si vince con la Terapia intensiva», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Intanto il Veneto ha vinto la battaglia dei tamponi negativi: i medici, gli infermieri, gli operatori socioassistenziali che sono stati a contatto con persone contagiate dal coronavirus ma che non presentano sintomi e, soprattutto, hanno superato l’esame del tampone - e stiamo parlando di oltre 600 persone in tutta la regione - potranno lavorare. La loro quarantena precauzionale sarà abolita. Lo prescrive il decreto legge varato venerdì sera dal Consiglio dei ministri. «È stata colta l’istanza del Veneto», ha detto con soddisfazione il governatore Luca Zaia. Ma è passata anche un’altra richiesta: poter richiamare in servizio i medici pensionati. Dopodiché va detto che le 525 assunzioni autorizzate prima del decreto varato a Palazzo Chigi riguardano per la maggior parte infermieri e assistenti sanitari: i medici da assumere sono appena 19.
LA RIANIMAZIONE Partiamo dalla Rianimazione. Da domani verranno attivati altri 52 posti letto. Attualmente in Veneto ce ne sono 450 e il tasso medio di occupazione si aggira sull’80 per cento. L’obiettivo è curare i pazienti contagiati da coronavirus e nel contempo non compromettere l’attività ospedaliera ordinaria. Il presidente della Regione ha chiesto alle Ulss di presentare nell’arco di 24 ore un monitoraggio delle strutture ospedaliere dismesse per valutarne il possibile utilizzo. Stamattina, intanto, riaprirà l’ospedale di Schiavonia.
LE ASSUNZIONI Sono salite a un totale di 525 unità le assunzioni immediate a tempo indeterminato di personale sanitario in Veneto per far fronte alla situazione causata dall’epidemia di coronavirus. Le prime 215 erano state disposte il 26 febbraio scorso. Si tratta di un contingente di assunzioni deciso dal presidente della Regione utilizzando i poteri derivatigli dall’essere “soggetto attuatore” per l’emergenza coronavirus in Veneto. Una decisione, dunque, precedente il decreto approvato
I numeri
525 le nuove assunzioni di personale sanitario autorizzate nel Veneto. Tra queste, 19 sono di medici.
600 i medici posti in quarantena anche se negativi al test, che adesso potranno ritornare al lavoro.
450 i posti letto disponibili in Rianimazione negli ospedali veneti. Da domani ne vengono aggiunti 52.
80% la quota di occupazione dei posti in Rianimazione: l’epidemia Covid-19 ne “stressa” la richiesta.
Medici, 600 tornano in corsia Niente quarantena ai negativi Il governo accoglie le proposte della Regione Veneto `Per far fronte all’emergenza le nuove assunzioni Via libera anche al “reinserimento” dei pensionati di personale sanitario sono salite a quota 525 `
l’altra notte dal Consiglio dei ministri che prevede complessivamente 20mila assunzioni. I numeri, dunque, potrebbero ulteriormente aumentare. Sempre che, ovviamente, si trovino medici. Per ora - a breve i bandi predi-
sposti da Azienda Zero - sono previsti 19 medici, 2 biologi, 19 tecnici di laboratorio, 6 tecnici di radiologia, 2 tecnici della prevenzione, 279 infermieri professionali, 149 operatori sociosanitari, 44 assistenti sanitari, 5 operatori tecnici.
NEGLI OSPEDALI AUMENTANO I POSTI LETTO IN RIANIMAZIONE: CE NE SONO 450, DA DOMANI ALTRI 52
RISERVISTI
Padova Il caffè alla “giusta distanza”
NON SI TROVANO MASCHERINE, ZAIA NE FA ACQUISTARE SENZA IL MARCHIO CE: «LE USEREMO COME EXTREMA RATIO»
Oltre alle assunzioni, in corsia potranno tornare i pensionati. «Manderemo un avviso ai lavoratori ospedalieri in pensione, che per noi sono come dei “riservisti”, se vogliono o possono dedicarsi all’attività ordinaria nelle strutture - ha detto Zaia - Il go-
Carraro: «Anche le Terme pagano la crisi del turismo» L’INTERVENTO
La proposta
aro direttore, le scrivo perché aprendo i giornali ho letto il report di una fondazione che descriveva il danno che il coronavirus porterà a Venezia, al litorale, al Lago di Garda e alle nostre montagne. A tutti i colleghi del comparto turistico che si trovano in difficoltà va chiaramente tutta la nostra solidarietà e ringraziamo la stampa per tenere acceso il focus sul settore-traino della nostra regione che rischia di sprofondare in un pesante crisi a causa dell’epidemia. Spiace però rilevare che nell’elenco delle località turistiche citate, che si trovano a fronteggiare una crisi i cui contorni non sono ancora ben definiti,
Cinema a posti alterni Uno sì e due vuoti
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Al cinema a poltrone alternate per rispettare la “distanza di sicurezza” di un metro, prevista dai decreti emergenziali contro il coronavirus. Molti cinema stanno prendendo le misure: per garantire un metro di distanza minima tra una persona e l’altra si dovranno far sedere le persone una poltrona sì e due no, perché diversamente la distanza non sarebbe garantita. Anche per la fila alla cassa faremo in modo di far rispettare le distanze previste tra una persona e l’altra, permettendo l’accesso al foyer a gruppi di cinque-sei persone per volta.
manca il comparto delle Terme e del Parco dei Colli Euganei. I numeri dei nostri associati, l’indotto dell’intero sistema ci consentono di sottolineare con forza che non siamo la cenerentola del turismo veneto, spesso siamo la base di approdo di turisti che approfittando della vacanza e cura termale per poi visitare Venezia, oppure prolungando la vacanza al lago, o in montagna. Per questo ci dispiace che non sia stato dedicato spazio al nostro importante settore che tuttavia porta il suo importante contributo al pil della Regione, prediligendo uno studio estremamente settoriale del turismo che ci vede esclusi. Solo alcuni numeri per dare le dimensioni del comparto Terme-Colli: Le Terme di Abano, Montegrotto, Galzignano,
verno ha capito la bontà di questa strategia che il Veneto ha da sempre adottato. Ricordo gli insulti che abbiamo preso a suo tempo, ma non è tempo di polemiche». Capitolo Dpi, dispositivi di
Il barista dietro le transenne PADOVA Come tenere le distanze al bar? Con una inferriata. Questa l’idea singolare venuta a Piergiorgio Vallotto e Alessandra Martellozzo, titolari del Totobar di Piombino Dese, che hanno isolato il bancone dal resto del locale. Spiega Vallotto: «All’inizio i clienti erano sorpresi, ma poi tutti hanno rispettato le regole del nuovo servizio. L’unica difficoltà è per servire il caffè».
«I COLLI EUGANEI SONO LA PIÙ GRANDE AREA TERMALE D’EUROPA, IL 50% DELLA CLIENTELA VIENE DALL’ESTERO»
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Battaglia e Teolo sono la più grande area termale d’Europa. Undicimila camere d’albergo per un totale di circa 18 mila posti letto. Circa 5 mila dipendenti. Il fatturato totale annuo delle imprese alberghiere delle terme euganee è di circa 350 milioni di euro, cifra che rende
l’intero bacino, nel suo complesso, una tra le più grandi realtà imprenditoriali della Provincia di Padova in grado di registrare circa 3.200.000 presenze l’anno. Il 50 per cento dei visitatori è straniero (Francesi, Svizzeri, Russi, Tedeschi e Austriaci). Al complesso termale si aggiungono 1.862 attività commerciali attive (ristoranti, bar, negozi e aziende agricole e importanti realtà espositive e museali), per un totale di oltre 7000 addetti e un fatturato complessivo stimato di oltre 500 milioni di euro. Le perdite stimate per il mese di marzo sono pari a 20 milioni di euro. Abbiamo bisogno di lavorare insieme per tutelare il nostro territorio, il lavoro della stampa in questa fase è determinante soprattutto nel prendere visione del fenomeno collettivo. Grazie Umberto Carraro Presidente del Consorzio Terme Colli e Marketing
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Primo Piano IN OSPEDALE Medici e operatori sanitari in prima linea: il Veneto vara un altro pacchetto di assunzioni
Domenica 8 Marzo 2020 www.gazzettino.it
Tele-udienze in Corte d’Appello Venezia la prima sede “smart” Gli avvocati si collegheranno via Skype: si comincia `Marini: «Dalla crisi può nascere un’opportunità, il 10 marzo, con i procedimenti della sezione lavoro non servirà più spostarsi da Belluno alla Laguna»
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GIUSTIZIA
CANDIDATO Arturo Lorenzoni
Lorenzoni chiede a Zaia un incontro protezione individuale: la Regione Veneto - ha detto Zaia - ha deciso di acquistare anche mascherine senza il marchio CE per fare magazzino, «le useremo per eventuali emergenze ulteriori, come ultima ratio». In arrivo 23 respiratori meccanici che andranno ad aggiungersi agli attuali 36: «Il mercato è asfittico. Anche da questo punto di vista lo spaccato del Paese è inquietante - ha detto Zaia - Questo Paese non produce più nulla di sanitario, siamo assemblatori in poche realtà, ma è un problema diffuso in tutta Europa. Una volta c’erano i “presìdi di guerra”, fabbriche di Stato che producevano armi. Oggi l’industria bellica è l’industria della salute. Dopo questa vicenda dovremo avere un progetto per non dipendere da nessuno».
DISABILI L’assessore alla Sanità e al Sociale ha motivato la chiusura da domani al 15 marzo dei Ceod, i centri per i disabili e delle Rsa per motivi di sicurezza: trattandosi di strutture frequentate per diverse ore, anche in tempi prolungati, da utenti con propria residenza altrove, si evita il crearsi di contesti d’aggregazione di diversi utenti, in molti casi più fragili. Alda Vanzan
LA PROPOSTA VENEZIA Il candidato civico del centrosinistra alla Regione Veneto, Arturo Lorenzoni, attuale vicesindaco di Padova, propone al presidente del Veneto, Luca Zaia, una collaborazione e un incontro «attraverso il quale comprendere come affrontare al meglio questa fase, coinvolgendo tutte le parti plurali di società veneta». Ma - precisa il suo staff - non è una richiesta di rinviare le elezioni. «È una fase di grande difficoltà che sono convinto vada affrontata in modo unitario» dice Lorenzoni ricordando che «la campagna elettorale non può ora entrare nel vivo; non è questo il campo e neppure il momento di un confronto tra fazioni contrapposte. Credo fermamente che un’emergenza di queste dimensioni e di questo impatto nella vita quotidiana di tutti i veneti, sia su un piano di salute che su un piano di ricadute economiche, possa essere affrontata solo tutti insieme, con spirito di comunità e di collaborazione». Di qui la proposta di un incontro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«Ma cosa ci fate qui?» Discriminato ad Ancona perché viene dal Veneto IN TRASFERTA CAVALLINO TREPORTI Deriso e isolato perché veneto. E per la precisione di Cavallino-Treporti. Lui è un quarantenne, M.S., dallo scorso autunno in trasferta di lavoro ai cantieri navali di Ancona. Nei primi giorni di esplosione del caso coronavirus, non ha registrato problemi. E lo stesso è accaduto per gli altri colleghi veneti. Ma da lunedì scorso la situazione si è cambiata radicalmente. E sempre per effetto di come viene percepito il fenomeno Covid-19. Ma in ogni caso la sostanza non cambia e per il 40enne litoraneo l’amarezza è stata inevitabile. Anche perché, alla fine, gli episodi in cui è stato suo malgrado protagonista sono stati addirittura tre e tutti sono avvenuti nella stessa giorna-
ta. «La scorsa settimana, quando si sono registrati i primi casi – racconta l’uomo – non ho avvertito alcun problema. La situazione, invece, è cambiata lunedì scorso. Tutto è iniziato quando un altro collega mi ha chiesto di dove sono originario: appena ho pronunciato la parola Veneto, ha indossato una mascherina. In quel momento ho pensato ad uno scherzo, tant’è gli ho risposto ridendo, dicendo che noi veneti “bruciamo” il vi-
«LE PRIME VOLTE HO PENSATO CHE LO FACESSERO PER SCHERZO, POI HO CAPITO CHE ERA SUL SERIO»
VENEZIA Teleudienze per gestire al meglio l’emergenza coronavirus nelle aule giudiziarie veneziane, con l’obiettivo di organizzare un futuro più efficiente anche quando il rischio sanitario sarà finito. A Venezia, primo caso in Italia, lo smart working nei palazzi di giustizia diventerà realtà a partire dalla prossima settimana, grazie alla stretta collaborazione tra Corte d’Appello e Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Venezia, che hanno raggiunto un accordo per lo svolgimento delle udienze “a distanza”. Il primo test si è svolto mercoledì scorso, grazie ad una “Skype for business call” che ha visto protagonisti il presidente dell’Ordine, Giuseppe Sacco, gli avvocati Mario Rigo e Federica Santinon, assieme ai magistrati della Corte, Fabio Laurenzi e Cinzia Balletti, e a Chiara Coppetta Calzavara della sezione lavoro del Tribunale. Un progetto al quale si è impegnata con determinazione la presidente della Corte lagunare, Ines Marini.
dal punto di vista tecnico eravamo pronti - spiega Ines Marini - È necessario ringraziare il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Venezia perché si è sempre dimostrato disponibile, collaborativo e di supporto creando un vantaggio per tutti».
L’ORGANIZZAZIONE L’attività giudiziaria potrà proseguire senza mettere a rischio la
salute di magistrati, avvocati e delle altre parti interessate. «Con il virus si è avverato quanto avevo dichiarato all’inaugurazione dell’anno giudiziario prosegue la presidente della Corte - Da una crisi può nascere una opportunità e questa epidemia ha rappresentato proprio quell’opportunità per noi di rivedere i modelli organizzativi, ripartire le udienze in più giorni
TELECAMERA E MICROFONO La procedura sarà operativa dal 10 marzo, data nella quale è prevista la prima udienza a distanza: via email sarà inviato un link agli avvocati che dovranno avere un pc o uno smartphone dotato di telecamere e microfoni con il quale prendere parte all’udienza della sezione lavoro, di quelle per cui il decreto del governo non ha previsto alcun rinvio per via della loro urgenza. «La Corte d’Appello di Venezia stava lavorando da tempo su questa iniziativa: le difficoltà da superare non erano poche, complice anche la normativa, ma noi
(questa mattina ho fatto un ordine di servizio in tal senso) e quindi intervenire anche sulle udienze da remoto. In questo modo portiamo vantaggi per tutti, ad esempio un legale da Belluno o Verona non dovrà recarsi a Venezia per partecipare ad un’udienza in cui si precisano le conclusioni, con un risparmio di costi, tempi e disagio. Questo provvedimento rimarrà valido anche dopo il coronavirus e potrà esser esteso a casi come l’audizione di un testimone o ai periti. In un momento drammatico c’è stata un’opportunità che non dico ci porterà nel futuro, ma almeno nel presente». «In un momento di grande emergenza, la strettissima collaborazione tra Avvocatura e Magistratura ha guardato avanti in modo propositivo - precisa l’avvocato sacco - È stata infatti avviata a tamburo battente la sperimentazione, con esito positivo, di collegamenti in video conferenza tra gli Uffici e alcuni colleghi del Consiglio dell’Ordine per verificare l’effettiva possibilità di collegamento per tenere udienze in remoto. Un’importante innovazione nella stessa mentalità degli operatori del diritto che nasce in un momento difficilissimo che ne ha costituito il motore creando l’opportunità attuativa». Gianluca Amadori
CORTE D’APPELLO La presidente Ines Marini (FOTOATTUALITÀ)
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LA “TELECONFERENZA” È GIÀ STATA SPERIMENTATA IN COLLABORAZIONE CON L’ORDINE DEGLI AVVOCATI
rus con la grappa, aggiungendo poi che non sono né contagiato né un appestato». Il secondo episodio è accaduto poco dopo, nei bagni del cantiere. «In questo caso – dice sempre M.S. – un operaio appena ha sentito il dialetto veneto si è allontanato in tutta fretta. È stato in quel momento che ho avvertito che qualcosa era cambiato nei rapporti quotidiani e che non si trattava di uno scherzo». Anche perché il terzo episodio è avvenuto in serata, fuori dall’orario di lavoro. «Ero assieme ad altri due colleghi, anche loro residenti nella provincia di Venezia – continua a raccontare il 40enne – ci trovavamo in supermercato per fare la spesa: al momento di pagare la cassiera ci ha chiesto da dove arrivassimo, appena abbiamo detto dalla provincia di Venezia, ha sgranato gli occhi e in malo modo ci ha detto cosa stessimo facendo li. Personalmente sono rimasto incredulo e senza parole». Giuseppe Babbo
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L'ARENA
Economia 21
Domenica 8 Marzo 2020
IMPRESE. L’azienda diPescantina hapartecipato alla costruzionedel Centrede conservation
UNIVERSITÀ. Tra ipiù innovativinelrapportoEnel-Fondazione Symbola
Ariapuracon Klimagiel LaRoboticadiVerona laboratorio d’eccellenza perleopere delLouvre Sistemiperla chirurgiaeinterazione uomo-robot
Granzotto: «Ricerca, innovazione ecollaborazioniscientifiche cihannoconsentitodisviluppare soluzioniall’avanguardia» Lino Cattabianchi
Parla veronese, grazie a Klimagiel srl, il Centre de conservation du Louvre Liévin-Lens, inaugurato l’8 ottobre 2019 alla presenza del ministro della cultura francese, Franck Riester. La struttura di 20mila metri quadri, nella regione Hauts-de-France, suddivisa in 8 magazzini per lo stoccaggio di 250mila opere riposte e 2mila metri quadrati dedicati allo studio e alla loro conservazione, è stata pensata e realizzata dopo la piena della Senna dei primi di giugno 2016, durante la quale il Louvre è stato chiuso al pubblico nei giorni di piena del fiume per preservare le opere conservate nel seminterrato. L’amministrazione del Louvre decise di dare vita a un nuovo centro di conservazione e ricerca in una zona sicura, avviandone la costruzione nel nord della Francia, a Liévin. Un progetto, guidato dallo studio di Architettura Inglese Roger Stirk Harbour & Partners con la collaborazio-
ne dello studio termotecnico francese Egis, pensato per avere il minor impatto ambientale, minimizzando il consumo energetico ed integrandosi con il territorio che lo ospita. «Si tratta», spiega Matteo Benedetti, ingegnere che guida il settore tecnico, ricerca e sviluppo della Klimagiel, «di una sfida ai limiti del possibile: mantenere su tutta la superficie del super-centro una temperatura costante tra 18 e 20° C, con tasso di umidità controllato tra 45 e 55%». Un contributo è stato dato da Klimagiel, azienda scaligera attiva da più di 30 anni nel settore termotecnico, che è stata scelta dopo una serie di esami dei prodotti e delle soluzioni come fornitore dei sistemi di diffusione dell’aria climatizzata. Klimagiel progetta e produce canalizzazioni ad alta induzione in tessuto e metallo per la diffusione dell’aria trattata. Alla guida di questa avventura imprenditoriale, il presidente Lanfranco Granzotto: «La costante ricerca della qualità e dell’innovazione tecnologia», racconta Granzot-
Francesca Lorandi
IlCentro di conservazione delleopere delLouvreaLiévin
LanfrancoGranzotto
to, «ha portato Klimagiel a siglare collaborazioni in campo scientifico con Università come il Politecnico di Milano, facoltà di ingegneria, per poter sviluppare nuovi concetti di prodotto e testare la validità delle soluzioni tecniche proposte. Il livello di approfondimento raggiunto ha portato a realizzare tre tesi di laurea e al riconoscimento di più brevetti europei. Dopo essere stati fornitori dell’impianto di diffusione della sala stampa dei Giochi olimpici
di Sydney 2000», precisa Granzotto, «e di tutto il Parco espositivo fieristico della città australiana, risultare fornitori di questo progetto ci riempie di orgoglio. Abbiamo sfruttato gli investimenti fatti per disporre delle migliori tecnologie d’avanguardia per garantire le perfette condizioni delle migliaia di opere d’arte del Louvre», precisa Granzotto. «La nostra azienda», conclude Benedetti, «è stata selezionata tra le partecipanti quale unica capace di garantire l’omogeneità delle condizioni termo-igrometriche richieste in tutti gli ambienti, con soluzioni coadiuvate in fase progettuale da sofisticati software di simulazione messi a punto all’interno dei nostri uffici, e testate poi in opera. Ora possiamo dire che, a salvaguardare il capitale artistico dell’Europa, c’è un pezzo di Verona». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Il laboratorio di robotica dell’Università di Verona tra le eccellenze italiane dell’innovazione. Altair (A Laboratory for Teleoperation and Autonomous Intelligent Robots) è una delle 100 esperienze che Enel e Fondazione Symbola hanno selezionato in Italia per raccontare le tecnologie che miglioreranno la vita delle persone: innovazioni applicate alle attività quotidiane, sanità, industria e ricerca, che fanno parte del quarto Rapporto sull’innovazione made in Italy 100 Italian robotics and automation stories. Fondato nel 2000, il laboratorio studia sistemi robotici non convenzionali per i campi della chirurgia, dell’assistenza, dell’interazione uomo-robot. Dal 2016, si legge nel Rapporto nella pagina dedicata al laboratorio, «Altair partecipa al progetto Murab», Mri (Magnetic Resonance Imaging) and Ultrasound Robotic Assisted Biopsy, «il cui obiettivo è migliorare la precisione delle biopsie combinando immagini a ultrasuoni e da risonanza magnetica, raccolte da un robot». Il Rapporto presentato approfondisce la conoscenza di un comparto di eccellenza. L’industria italiana è sesta
FrancescoStarace
ErmeteRealacci
per numero di robot industriali installati (69.142 nel 2018), preceduta da Cina, Giappone, Corea del Sud, Usa e Germania. Per il comparto industriale, la filiera robotica italiana conta 104mila imprese, +10% in cinque anni, con un totale di 429mila addetti. E nel rapporto di Enel e Fondazione Symbola il Veneto è presente con alcune eccellenze, oltre al laboratorio Altair dell’Università di Verona. L’ateneo di Padova sta collaborando con l’Università di Harvard per sviluppare «pantaloni intelligenti», capaci di prevenire le cadute degli anziani. Khymeia, azienda padovana, ha ideato un dispositivo medicale di realtà virtuale per la riabilitazione e la teleriabilitazione: una valigetta grazie a cui il paziente da casa può svolgere terapie riabilitative. Bnp di Padova ha creato ZeroG, brac-
cio a gravità zero che consente di effettuare l’avvitatura e la movimentazione di pesanti utensili senza sforzi per l’operatore. Infine, a Venezia c’è AutomationWare, che ha realizzato giunti di misure e prestazioni diverse che si possano combinare per costruire cobot, cioè robot che interagiscono fisicamente con l’uomo, sartoriali. «Le 100 esperienze, raccontate nel rapporto, testimoniano che l’Italia è in grado di vincere qualsiasi sfida», afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. «Con questo rapporto», aggiunge Francesco Starace, ad di Enel, «sono state messe in luce storie di successo, spesso poco conosciute, e di talento, non sempre riconosciuto, che contribuiscono al progresso attraverso soluzioni a misura d’uomo». • © RIPRODUZIONERISERVATA
BILANCI. I datiindicano Ebitda e utile netto in calo. Dividendo proposto di 7 centesimi per azione IMMOBILIARE. Lastartup diTinacci punta aespandersinel Nord-Est
Masi,ricavistabili a65 milioni Casavo arriva a Verona «Il2019 un annocomplesso» conl’«instantbuying» IlpresidenteBoscaini: «Laredditivitàharecuperato negli ultimi tre mesi». Il progetto «wine experience» Ricavi netti sostanzialmente stabili a 64,9 milioni di euro, utile netto a 4,3 milioni dai 7,2 del 2018, indebitamento finanziario netto in calo a 8,7 milioni di euro dai 9,1 del 2018. Sono alcuni dati del bilancio consolidato di Masi Agricola, società quotata nell’Aim Italia che produce vini premium, chiuso al 31 dicembre 2019 e approvato venerdì dal consiglio di amministrazione. Per Sandro Boscaini, presidente dell’azienda con sede a Gargagnago di Valpolicella, «il 2019 è stato un esercizio complesso, a cominciare dalla vendemmia meno positiva, in termini sia quantitativi che economici. Questo, insieme alla non crescita dei ricavi e ad altri fattori, ha avuto un impatto sulla redditività, che comunque rimane ancora buona per il settore, e che nell’ultimo trimestre ha recuperato rispetto ai primi nove mesi». I ricavi sono diminuiti complessivamente dello 0,6%. Per quanto riguarda i mercati, quello italiano continua la sua crescita con un +3,3%. Forte incremento del resto del mondo, soprattutto Far East, per oltre il 18%; in calo l’Europa con -3,2%, an-
SandroBoscaini,presidente di Masi Agricola
che per l’effetto valutario sfavorevole in Scandinavia. In America il decremento è del -1,6%. Il margine industriale lordo scende da 43.171.000 euro del 2018 a 42.105.000 del 2019 (dal 66,1% al 64,9%). Tale diminuzione, oltre a un effetto-ricavi, risulta causata da una performance meno positiva dei vigneti, come spiega una nota dell’azienda, «sia quantitativa che economica, anche per l’impatto delle minori rese in Amarone e Valdobbiadene deliberate
dalla Regione Veneto» per calmierare la sovrapproduzione delle denominazioni. L’Ebitda si attesta a 11.189.000 euro, contro i 12.259.000 dell’esercizio precedente. Il patrimonio netto consolidato è di 128,5 milioni. Il dividendo proposto è pari a 7 centesimi per azione e il titolo in Borsa ha chiuso venerdì a 2,42. Per i progetti futuri del gruppo, il presidente Sandro Boscaini prosegue: «Completata l’integrazione di Canevel, abbiamo profuso
notevoli risorse nello sviluppo del marchio aziendale, nell’attualizzare la gamma prodotti e nell’ottimizzare la rete distributiva, con nuovi accordi in Germania e Usa. Masi Wine Experience, il progetto volto a creare un contatto sempre più diretto con il consumatore finale, si rivela strategico, con la messa a punto delle location esistenti e i lavori di allestimento in vista dell’apertura del Masi Wine Bar di Monaco di Baviera. Un anno di grande sforzo. Il nostro progetto di sviluppo continua, nonostante l’incerto scenario nazionale e internazionale, a cui purtroppo si aggiunge l’incognita dell’epidemia che dalla Cina si sta recentemente propagando nei Paesi occidentali e di cui è ancora ignoto l’impatto economico». Nel 2019 è stato siglato l’accordo per aprire nel 2020 il Masi Wine Bar di Monaco di Baviera a Maximilianstrasse, gestito dalla controllata Masi Wine Bar Munich GmbH, e c’è un piano di aperture che prevede una nuova location ogni anno. Dal punto di vista degli investimenti patrimoniali, proseguono i due progetti costituiti dall’ampliamento della storica cantina di Valgatara e dall’edificazione del Masi Visitor Center vicino alla sede di Gargagnago. • L.Z.
Valutazioneimmediata delvalore evendita entro unmese. Indue annihaall’attivo450 acquisizioni L’instant buying immobiliare arriva anche a Verona. A poco più di due anni dalla nascita la startup Casavo sarà infatti operativa anche nella città scaligera, la sesta in Italia dopo Milano, Roma, Firenze, Torino e Bologna, con il servizio che consente di vendere il proprio immobile in meno di 30 giorni, con un massimo di due visite. Fondata a settembre 2017 da Giorgio Tinacci (28 anni), Casavo ha raccolto oltre 100 milioni di euro di capitale, risultando la start up più finanziata in Italia nel 2019 e quella ad aver raccolto più capitale nei primi due anni di attività. Ad oggi ha effettuato oltre 450 acquisizioni immobiliari, per un valore di 120 milioni di euro, mentre il team è cresciuto fino a oltre 100 persone e più di 1.000 agenzie immobiliari hanno aderito al network Casavo, che recentemente ha iniziato a operare anche sul mercato immobiliare spagnolo. Alla base del successo c’è un algoritmo di proprietà che consente di valutare in tempo reale il valore di un immobile, assicurando il giusto prezzo di mercato e riducendo significativamente il tem-
po della transazione. In media, come rileva Banca d’Italia, nelle principali città italiane sono necessari sette mesi per vendere una proprietà residenziale attraverso i canali tradizionali. Il mercato immobiliare a Verona si caratterizza per la grande richiesta nella zona del centro storico, riconducibile principalmente ad affitti turistici a breve termine. Le zone adiacenti al centro costituiscono invece la fascia residenziale cui guardano con maggiore interesse le famiglie. Per quanto riguarda la dinamicità del mercato, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, Verona ha registrato una crescita del 5,5% del numero di transazioni normalizzate (NTN) tra il 2017 e il 2018, con una quotazione media pari a 1.779 euro al metro quadro, che nelle zone centrali sale a 3.354 euro/mq, per scendere ai 1.150 euro/mq della zona Fiera. «L’ingresso sul mercato veronese è in linea con la nostra strategia di crescita», ha dichiarato Giorgio Tinacci, «L’arrivo su Verona rappresenta per noi un primo test, sulla base del quale valuteremo l’eventuale rafforzamen-
GiorgioTinacci,ceodi Casavo
to nel Nordest». Nel corso dei primi due anni di attività Casavo è stata supportata da diversi investitori, tra cui la statunitense Greenoaks Capital, le tedesche Project A Ventures e Picus Capital, oltre al fondo di investimenti italo-francese 360 Capital, Kervis Asset Management, Boost Heroes (holding guidata da Fabio Cannavale), Marco Pescarmona (fondatore e presidente di MutuiOnline) e Rancilio Cube. •
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DOMENICA 8 MARZO 2020 LA NUOVA
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verso Le eLezioni
Centrosinistra, tre liste a sostegno di Baretta «Uniti possiamo essere il dopo Brugnaro» La sintesi finale del documento: «È urgente e necessario dare alla città un’alternativa di progetto, programma e governo» Mitia Chiarin Tre liste a sostegno della candidatura a sindaco per il centrosinistra, di Pier Paolo Baretta, attuale sottosegretario all’Economia, veneziano, già sindacalista e parlamentare del Partito Democratico. Un politico di lunga esperienza sia parlamentare che di governo e che ha lavorato molto per Venezia, dal rifinanziamento della legge speciale per Venezia, alla ZLS e al Centro Internazionale sui Cambiamenti Climatici. E che ha portato milioni alla città. Da ieri la candidatura di Pier Paolo Baretta è ufficiale, sancita da un affollato vertice di partiti e civiche in sede Pd a Mestre che si è dovuto spostare nella sala del dopolavoro ferroviario di piazzale Bainsizza. Con tutti gli attori distanziati, per rispetto alle norme igienico-sanitarie in tempi di Coronavirus, il virus che costringe alla quarantena il segretario del Pd Zingaretti. «Uniti, i giochi ora cambiano davvero», dice Baretta, soddisfatto e convinto che questa coalizione può rappresentare il dopo Brugnaro. Il sostegno a Baretta viene ufficializzato in una nota firmata da tutti: ci sono + Europa, Azione di Calenda, Il nostro impegno per la città (Articolo Uno, Possibile, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Verdi), Italia Viva di Renzi, Partito Democratico, Partito Socialista, Venezia è tua di Bergamo. Baretta, dicono, è la figura di candidato «capace di fare sintesi tra le diverse identità politiche della città e di aggregare intorno a sé sia le forze riformiste, moderate e progressiste». Al tavolo si è presentata anche la parlamentare Sa-
Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia del governo Conte bis, è da ieri il candidato ufficiale del centrosinistra e delle civiche come sindaco di Venezia
ra Moretto per Italia Viva che prima era mancata. E ci sta anche il pd Maurizio Baratello. Il comunicato finale sancisca la ufficialità attesa. «È urgente e necessario dare alla città un’alternativa di progetto, programma e governo. L’obiettivo comune è dare un futuro a Venezia, unendo attorno ad un progetto che guardi con coraggio alle grandi scelte da compiere; che valorizzi le specificità di questo complesso territorio; che metta in campo una nuova classe dirigente della città, non solo della politica; che, da subito, attivi una nuova partecipazione democratica, coinvolgendo le comunità del nostro territorio e decentrando la gestione
amministrativa. Le difficoltà che oggi vive la nostra comunità sia sul piano sanitario che economico sono un motivo di preoccupazione e di sforzo comune per assicurare ai cittadi-
Accordo con il polo rosso-verde: sulle grandi navi si valutano tutti i progetti in campo ni il massimo impegno di tutti noi per affrontare, gestire e risolvere al più presto questa delicata congiuntura», dicono dal centrosinistra in coro. Tre, dicevamo, le liste di appoggio. Quella del Partito Democrati-
co; quella del polo rosso-verde di Bettin e Mognato, quanto mai agguerriti. E poi c’è il polo moderato che raggruppa tutti gli altri, dai socialisti di Gigi Giordani a Ugo Bergamo e Gian Angelo Bellati. «Ci stiamo provando a creare un fronte largo e progressista e sono fiducioso», spiega Giordani. La questione nodale, al momento, è quella di capire come creare un polo civico con anime anche fortemente politiche visto che socialisti e +Europa faticano a pensare di non correre senza i loro simboli. Ora Baretta scriverà il programma, che farà sintesi tra le varie anime della coalizione che lo sostiene. E anche la questione, delicata, delle grandi navi trova
una soluzione unificante: quelladella comparazione tra i progetti con pari attenzione. Quanto basta per far dire sia a Gianfranco Bettin che Gianluca Trabucco che l’intesa parte, stavolta, con il piede giusto. Ugo Bergamo, ex sindaco, loda Baretta. «È pronto alla sfida e ha grande rispetto per tutti. Dimostreremo quanto è coesa questa coalizione. Non stiamo mica attaccati da un posticcio Vinavil», commenta. «Baretta è l’uomo giusto per la città che ha bisogno di persone di governo serie e attente», aggiunge Michele Scibelli (+Europa). Resta l’incognita di uno slittamento del voto, causa situazione sanitaria nazionale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
fermata di san zaccaria
Actv, un pontile provvisorio costruito al ponte della Paglia Actv ha finito di costruire in questi giorni il nuovo pontile provvisorio al ponte della Paglia, entrerà però in funzione a partire dalla fine della prossima settimana. Il pontile provvisorio arriva a distanza di quasi quattro mesi dall’acqua alta che ha gravemente danneggiato l’imbarcadero di San Zaccaria (Danieli) e gli approdi E ed F. In attesa del loro ripristino, previsto non prima di
Ponte della Paglia
alcuni mesi necessari a sostituire interamente l’imbarcadero, il terminal G al ponte della Paglia permetterà l’attracco delle linee 5.2 e 4.2. Nelle scorse settimane era stato inaugurato il pontile B1, per le linee 4.1 e Notturno. Nel frattempo, dopo la sospensione dal 2 marzo degli approdi di San Tomà A e B fino al termine dei cantieri, Actv fa sapere di aver sospe-
fronte civico
Uacp e 25 Aprile vanno avanti Mercoledì i nomi Venerdì sera si sono riuniti anche i movimenti del cosidetto Fronte civico. Gruppo 25 Aprile, Un’altra città possibile e Noi Venezia, il gruppo autonomista. «Clima costruttivo e propositivo» dicono da Uacp e 25 Aprile. Il primo movimento si riunisce domani attorno al proprio manifesto. Mercoledì nuovo tavolo per chiudere sulla squadra da presentare alla città.
so l’approdo di Rialto “B” per consentire i lavori di rifacimento dell’impianto. Queste le modifiche alla navigazione: dalle 04.55 la linea 1 in partenza da Rialto con direttrice Ferrovia P.Roma effettuerà la fermata di Rialto “C”; dalle 05.20 la linea 1 proveniente da P.Roma con direttrice Lido effettuerà la fermata di Rialto “D”; la linea Alilaguna Arancio effettuerà la fermata al nuovo approdo di Rialto “A1” fronte Palazzo Cavalli. Continuano invece i lavori di rifacimento degli approdi dell’Arsenale, uno dei più danneggiati dall’acqua alta, oltre che di Murano Faro e di San Tomà, chiusi almeno fino al 10 aprile. —