CONOSCENZE SOFTWARE
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CONOSCENZE LINGUISTICHE
Italiano: lingua madre
Inglese: Scritto: Ottimo - Parlato: Ottimo
ETS TOEIC - Total Score 990/990 - C1 di CEFR
INTERESSI
Fotografia, Storia dell’arte, Video making, Graphic design
ELEONORA VACCARI
INFO PERSONALI
Nazionalità: Italiana
Data di nascita: 24.05.1993
CONTATTI
Email: eleonora.vaccari93@gmail.com
Telefono: +39 339 2245534
Indirizzo: Via Giacomo Puccini 9, Carpi (MO) 41012, Italia
ISTRUZIONE
https://it.linkedin.com/in/eleonora-vaccari93
https://www.pinterest.it/eleonoravaccari93/ https://issuu.com/eleonora.vaccari93
2016 | 18 Laurea Magistrale in Sustainable Architecture and Landscape Design, Piacenza
Politecnico di Milano, Scuola di Architettura, Urbanistica, Ingegneria delle costruzioni 110/110 lode
2012 | 16 Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura, Mantova
Politecnico di Milano, Scuola di Architettura, Urbanistica, Ingegneria delle costruzioni 98/110
2007 | 12 Maturità classica, Liceo Classico Rinaldo Corso, Correggio (Reggio Emilia) 88/100
ESPERIENZE
2020 novembre Abilitazione alla professione di Architetto - sezione A
2020 marzo - Attività freelance - Disegno 3D, foto manipolazione e rendering, lavoro a progetto
2019 maggio Premio di studio Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi_ Categoria laureati
2019 marzo- Collaborazione presso studio Carteria+, Modena
2020 settembre Disegno 3D, progettazione e riqualificazione di interni
2019 gennaio Partecipazione all’ATA2019 (Architectural Thesis Award) di Archistart
2018 aprile-giugno Internship di 3 mesi a Studiovert, Piacenza
Progettazione e riqualificazione di interni
2015 marzo-luglio Internship di 4 mesi a Studio Zanoli, Carpi (Modena)
Partecipazione a Piano del Colore del centro storico di Concordia sulla Secchia (MO)
2014 ottobre Partecipazione al concorso LOR (Lisbon Open Room) per studenti e giovani architetti
Progettazione di un padiglione multifunzionale a Lisbona, Portogallo
1.Museo
Museo Navale a Barceloneta
Barcellona, Spagna
2.Piscina
Riutilizzo di cava abbandonata come piscina, Stony Creek in Connecticut, US
3.Museo e Hub per Prodotti Alimentari
Riqualificazione di Cascina Fornace, Abbiategrasso (MI) come hub logistico per prodotti caseari e museo
4.Parco Agrourbano
Progetto di un parco agrourbano ad energia sostenibile a Golasecca (VA)
5.Workshop - Plastic bay
Progettazione di cabine per Cite Soleil, Haiti, tramite riutilizzo dei rifiuti plastici
4.TESI. Piacenza - Bettola Agriway
Progetto di riconnessione della Valnure tramite la vecchia ferrovia e agricoltura urbana
3d Renderings
Esempi di renderizzazioni di interni ed esterni
CONTRIBUTI:
Ho lavorato alle analisi preliminari, con visita al sito, alla progettazione di masterplan e dettagli di piante e interni.
Ho curato la grafica di masterplan, sezioni, piante e rendering.
SOFTWARE UTILIZZATI: Photoshop, Illustrator, Indesign, AutoCAD
Museo Navale_ Barcellona
Il progetto consiste nell’attuazione di un Museo navale e della storia del Mar Mediterraneo, e fa parte di un progetto urbanistico di riqualificazione. L’area di progetto si trova a Barcellona, esattamente sulla punta de La Barceloneta. L’idea di partenza deriva dal concetto di erosione, dal prendere l’area ed eroderla tramite l’acqua, a ritmi differenti. La seconda idea è il concetto di inizio e fine, che dà il nome al progetto: esiste una gerarchia tra gli edifici e specialmente l’acqua che invade l’area, in un modo più duro nell’inizio del sito, e in un modo più morbido nella seconda parte.
Il museo è stato pensato come un layer artificiale, che viene aggiunto ad un sito permanente: il segno artificiale (software) viene posato sul segno naturale, la terra esistente (hardware).
Un team di scienziati del Politecnico di Catalogna (UPC) ha analizzato l’impatto che un innalzamento di livello del mare avrà su 43 dei 47 porti in Catalogna: lo scenario prevede un possibile innalzamento di 88-180 cm per la punta de La Barceloneta, quindi una forte possibilità che venga completamente sommersa entro il 2100. Tenendo conto di questi dati, il progetto affronta le difficoltà di un’ipotetica isola sommersa, e di come raggiungere il museo navale quando l’acqua avrà invaso l’area completamente.
Prendendo spunto da diversi tipi di approcci all’acqua, e alla relazione tra essa ed i visitatori, il risultato è un’asse principale che rompe l’area e la sua orizzontalità, che guida lo sguardo verso il punto focale, ovvero il museo. Sono previsti diversi punti di vista/panoramici da cui scorgere il progetto nel suo contesto, sulla rampa di accesso al museo, e sulla torre in punta.
Ci sono differenti percorsi per raggiungere il museo: un percorso veloce sulla terra, e uno più lento attraversando le piattaforme che entrano in acqua, e infine il percorso veloce sotterraneo, quest’ultimo come soluzione alla possibile sommersione. Il masterplan di progetto mostra inoltre i pontili per il noleggio barche, aggiungendo un altro modo di raggiungere la punta dell’area, finora raggiungibile solo a piedi o in macchina. La punta della torre completa il triangolo che forma il progetto.
La reception è situata nello spazio sotto la rampa al centro dell’area, e raggiungendo l’ultimo piano si trova la lunga rampa di accesso sotterraneo al museo: una volta risaliti si entra nel grande spazio espositivo, ovvero l’area centrale. Una seconda reception è nella parte ovest del piano terra, per i visitatori che accedono via terra, con servizi annessi. Il primo e secondo piano contengono lo shop, l’auditorium e una parte espositiva per esibizioni temporanee.
Una particolarità del progetto è il concetto di erosione in prospetto, sia all’interno che all’esterno dell’edificio del museo: invece di finestre convenzionali, la scelta è ricaduta su piccolo fessure per fare entrare la luce, creando l’illusione di essere in una cattedrale o una chiesa dedicata al mare che circonda la penisola.
Segno artificiale + Elemento naturale
FREQUENZE SPAZI APPROCCIO ALL’ACQUA
Orizzontale
Assi della città
FREQUENZE SPAZI
APPROCCIO ALL’ACQUA
All’interno
Processo di erosione nel sito
Sotto Sopra
Edificio e paesaggio
CONTRIBUTI:
Ho curato la scelta del sito considerando il tema, gestito il lavoro di gruppo, lavorato alle analisi, progettazione di masterplan, dettagli e analisi di geologia.
Ho curato la grafica dell’intero progetto.
SOFTWARE UTILIZZATI: Photoshop, Illustrator, Indesign, AutoCAD, Sketchup, QGis
Riutilizzo di cava inattiva come piscina_Stony Creek, Connecticut, US
Il sito di progetto si trova vicino alla città di Branford, in Connecticut, US. Il punto di partenza era ricercare una cava attiva/abbandonata e progettare una soluzione per un riutilizzo e non lasciare la zona a se stessa.
Sono stati analizzati vari componenti paesaggistici, sociali e geologici, partendo da un inquadramento ampio fino ad arrivare ad una scala di piccolo dettaglio. A livello di paesaggio, l’area si trova nel mezzo di una riserva naturalistica, la Branford Trail. La cava è una attiva di granito rosa, che viene estratto su ordinazione: il materiale superficiale prominente è la tillite, sottile quanto l’argilla e non permeabile. Da qui la presenza di diverse paludi nel territorio.
Tenendo in considerazione questi elementi, e la quantità di precipitazioni nella zona, si è deciso di riutilizzare la cava come una serie di piscine utilizzando l’acqua piovana, raccolta dalla cava stessa e dalle zone limitrofe, sfruttando le ampie differenze in altezze. Il progetto considera un lungo periodo di tempo, partendo dall’attuale e arrivando fino a 50 anni più avanti, ccn 5 fasi principali. Queste fasi considerano sia i livelli di connessione tra le piscine e le entrate principali (dalla strada, e la Branford Trail), sia la successione ecologica che avverrà nella cava al termine delle estrazioni: un ritorno di arbusti e cespugli, fino alla loro scomparsa e il ritorno degli stessi alberi della zona. Inoltre si ipotizza la crescita di una palude in un canale di acqua principale che passerà nel centro del sito.
La prima piscina è una di tipo riabilitativa, che tiene conto della quantità di centri riabilitivi nella zona: per ottenere un’acqua abbastanza pulita per terapie mediche è necessario utilizzare la fitodepurazione in diversi livelli, per arrivare a due piscine di tipo artificiale. La seconda piscina invece tiene un atmosfera più naturale, tenendo il più possibile la pietra nuda in vista. Anche in questo caso per purificare l’acqua abbastanza per uso umano, verrà utilizzata la fitodepurazione, con almeno 2 vasche di filtrazione.
Concentrandosi sulla seconda, si sono analizzati vari bisogni di una piscina aperta al pubblico: la necessità di servizi addizionali, e la necessità di renderla raggiungibile nonostante le grandi differenze in altezza. Le altezze sono state risolte tramite diverse scalinate/ponti che collegano le varie zone, e dimezzano le distanze; i servizi vengono posti vicini all’entrata della piscina tramite cabine di legno.
Le vasche di fitodepurazione sono state prese in considerazione ulteriormente, considerano il tipo di piante necessario per i diversi filtraggi (con presenza di ghiaia nella seconda vasca) e il modo di far scendere l’acqua da esse tramite cascate. Essendo poco lo spazio vicino all’entrata in piscina, si è predisposta una spiaggia più ampia in una zona superiore della cava, con pensiline per ombra e una zona ristoro. In queste zone è anche possibile ammirare il sistema di raccolta dell’acqua piovana, che raggiunge la piscina anche da zone intorno.
Infine ci si è concentrati sui belvedere del progetto, utilizzando strutture in acciaio, ricoperte da coperture in legno, per creare un’armonia con il territorio e gli altri elementi artificiali. E’ possibile raggiungere quasi tutte le zone nella cava, e osservare tutti gli elementi aggiunti, o in sviluppo, o passati.
BRANFORD_MATERIALI SUPERFICIALI
COMPOSIZIONE GRANITO_STONY CREEK
- inizio della successione ecologica nell’area a nord
+20 ANNI FASE 2
- ricovero del suolo, appare Prunus pensylvanica e Betula populifolia nella zona a nord
+30 ANNI FASE 3
CONNESSIONI
- ricovero del suolo in entrambe le aree, appaiono cespugli, Prunus pensylvanica, Betula populifolia nella zona a sud
+40 ANNI FASE 4
- lenta scomparsa di arbusti nell’area a nord, ricovero del suolo ormai completo
- crescita della palude intorno al canale d’acqua
+50 ANNI FASE 5
- apparizione di frassino, quercia e acero nell’area settentrionale
- crescita costante della palude
- lenta scomparsa di arbusti dalla zona meridionale
CONTRIBUTI:
Ho collaborato nelle analisi preliminari, curato la progettazione del masterplan e le analisi di sostenibiltà ambientale.
Ho curato la grafica del masterplan, rendering, piante e sezioni.
SOFTWARE UTILIZZATI: Photoshop, Illustrator, Indesign, AutoCAD, Sketchup
Riqualificazione di Cascina Fornace_ Abbiategrasso
Il sito di progetto si trova a Morimondo, comune nella città metropolitana di Milano. Intorno all’abbazia del paese, si collocano diverse cascine adibite a diversi usi, e il progetto si concentra su una di questa, Cascina Fornace.
L’idea di progetto è una riqualificazione della cascina, adibendola a centro logistico per prodotti agricoli. Dopo un’analisi in dettaglio riguardo alla composizione della fattoria, alla sua storia, e alla funzione presente, è stato deciso di utilizzarla per la produzione, stoccaggio e distribuzione di latte e derivati.
La presenza sul sito di un magazzino di rilevante interesse storico rendeva difficile un riutilizzo degli spazi, quindi al centro logistico è stato aggiunto un museo riguardo alla produzione di latte nella storia, nella zona di Milano. I visitatori sono dunque invitati ad entrare nella cascina per visitare il museo, e a degustare i prodotti.
Nella distribuzione delle funzioni nella cascina si sono tenuti ben presenti i diversi flussi di persone e mezzi all’interno, separando la zona fattoria dalla zona logistica, e dalla zona museo. L’accesso al museo porta prima al parcheggio e poi all’entrata pedonale, impedendo di accedere alla zona di produzione latte: camion addetti al trasporto del latte entrano da una seconda entrata e si incrociano con i turisti.
Per la produzione di latte e derivati della fattoria sono stati scelti due formaggi freschi appartenenti alla zona di Abbiategrasso, stracchino e mascarpone: la scelta è stata anche dovuta alla minore impatto ambientale (water e carbon footprint) dei formaggi, adatti quindi alla piccola produzione.
Riguardo alla composizione generale del progetto, si è tenuto in conto l’impatto ambientale delle nuove costruzioni e riqualificazioni, da ciò sono stati aggiunti molteplici alberi all’area di Cascina Fornace. La vegetazione presente è stata del tutto mantenuta, insieme ad campi ed i pascoli, necessari per le mucche all’interno della fattoria, e gli alberi aggiunti sono stati scelti tra le piante autoctone.
A livello tecnologico, la parte più difficile da realizzare è stato il museo all’interno del magazzino, uno spazio aperto e che doveva mantenere la sua integrità di spazi: la scelta è ricaduta su una copertura totale in vetro, e l’aggiunta di pannelli sottili in legno come oscuranti per le aree in bisogno di più protezione dal sole. Per preservare al meglio la struttura originale, è stata aggiunta una secondaria in legno che sostenesse nuovi pannelli.
coltivazioni agricole vendita prodotti agricoli
CONTRIBUTI:
Ho gestito il lavoro di gruppo, lavorato alle analisi, progettazione di masterplan, e dettagli della sostenibilità del progetto
Ho curato la grafica dell’intero progetto.
SOFTWARE UTILIZZATI: Photoshop, Illustrator, AutoCAD, Sketchup
fattoria animali parco giochi ecosostenibile parco educativo sulle energie rinnovabili: energia solare, idrica e biomasse
coltivazioni in serra orti urbani
Progetto di un parco agrourbano ad energia sostenibile_Golasecca (VA)
L’area di progetto si trova a Golasecca, in provincia di Varese. Golasecca si trova vicino al fiume Ticino, all’interno del parco naturale lombardo della valle del Ticino; l’area progettuale è di poco fuori dal centro storico, affiancata dalla strada provinciale e altre strade di minor rilevanza. La zona è raggiungibile quindi sia in auto, sia a piedi dalla zona residenziale poco distante. La zona è di circa 50000 mq, e attualmente consiste di zone erbose non coltivate, e pochi costruiti appartenenti alle residenze adiacenti.
L’idea di progetto iniziale è stata quella di progettare un parco agrourbano che funzionasse quasi interamente tramite l’uso di energie rinnovabili. Si è deciso di collegare l’area progettuale al percorso ciclopedonale che costeggia il Ticino, e di continuare una pista ciclabile anche all’interno del lotto, in modo da ottenere tre tipi di passaggio: strada carrabile al lato ovest, con parcheggio dove posteggiare la macchina prima di entrare nel parco, strada ciclopedonale che attraversa a metà l’area, e percorsi pedonali che distribuiscono alle zone del parco.
Il parco agrourbano è costituito da:
- una zona per la produzione, trasformazione e vendita dei prodotti
- un edificio con laboratori didattici per la comprensione delle energie rinnovabili
- una fattoria con recinto all’aperto per l’allevamento di bovini
- una serie di serre didattiche con pannelli fotovoltaici
- un parco giochi ecosostenibile
- un padiglione/piazza dove osservare all’opera i vari impianti di energie rinnovabili: energia solare, energia idrica e biomasse
Il resto dell’area a sud ovest è stato lasciato ai residenti tramite la progettazione di orti urbani: ad est invece la zona è stata adibita interamente a campi coltivati, scegliendo le coltivazioni più compatibili con l’area lombarda: mais, frumento, segale e soia. I campi sono collegati al parco, infatti sia prodotti sia gli scarti vengono utilizzati per il mantenimento, i prodotti vengono venduti all’interno della zona, mentre gli scarti vegetali sono usati per la produzione di biomasse.
Continuando l’idea di educare riguardo alle energie rinnovabili, il parco è composto da una serie di giochi che sfruttano l’energia cinetica creata dall’uso di questi: questa energia viene portata ad una dinamo che la trasforma in energia elettrica, abbastanza da mantenere in maniera autosufficiente l’illuminazione del piccolo parco.
“Imparare giocando” è lo scopo dei giochi e delle aree didattiche disposte nel parco, per permettere ai bambini di arrivare alla comprensione del concetto di ecosostenibilità.
Per quanto riguarda il tema chiave del progetto, le energie rinnovabili, si è deciso di sfruttare impianti tecnologici che potessero al meglio collaborare con i campi coltivati.
L’energia elettrica utilizzata dall’impianto di microirrigazione e dall’impianto biogas viene fornita da 14 inseguitori solari la cui logica e forma richiama quella del girasole.
L’irraggiamento solare viene catturato dai petali con la stessa potenza di un sistema fotovoltaico tradizionale, a differenza che si stima un rendimento del 45% maggiore causato dal moto rototraslativo dell’impianto.
L’impianto di microirrigazione è alimentato dall’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici che permettono di pompare l’acqua raccolta nelle 4 vasche d’accumulo e impiegarla nel sistema di irrigazione. Tale impiego riduce fortemente i costi energetici dell’avvicinamento della corrente alle fonti idriche disponibili e consente di ridurre la lunghezza delle reti irrigue aziendali, oltre che rispettare l’ambiente tramite l’uso di energia pulita.
Il sistema fotovoltaico alimenta anche l’impianto biogas, il quale, sfruttando il processo di digestione anaerobica dei materiali in ingresso, permette di ottenere biogas e digestato. La biomassa in ingresso deriva principalmente da allevamenti, da produzione agricola o agroindustriale.
VERDE COMUNALE VIABILITÀ
ANALISI FUNZIONALE campi coltivati sistema insediativo residenziale lotto di progetto
verde pubblico_non attrezzato strada urbana sistema insediativo produttivo servizi urbani
PARCO GIOCHI ECOSOSTENIBILE: giochi stessi funzionano come dinamo, l’energia cinetica prodotta dall’uso di questi alimenta l’illuminazione del parco.
PARCO GIOCHI ECOSOSTENIBILE: l’energia prodotta pedalando le biciclette forma giochi d’acqua nella fontana
UTILIZZO DELLE ENERGIE RINNOVABILI: l’energia ricavata dai pannelli solari e la raccolta dell’acqua piovana permettono l’uso della microirrigazione per la coltivazione degli ortaggi.
ENERGIA SOLARE: è stato scelto un sistema di pannelli “a girasole” invece dei classici pannelli per permettere la coltivazione sfruttando il massimo spazio disponibile.
CONTRIBUTI:
Ho gestito il lavoro di gruppo, collaborato alla scelta del sito in base al tema, curato la progettazione del masterplan e delle linee guida di design.
Ho curato la grafica dell’intero progetto.
SOFTWARE UTILIZZATI: Photoshop, Illustrator, Indesign, AutoCAD, Sketchup
Workshop_ Plastic Bay
L’oggetto dell’elective workshop era la progettazione di una cabina al centro di un’area isolata: il concetto è stato preso in un’angolazione diversa, partendo da un’area isolata in modo diverso: il sito scelto è Port-au Prince, la capitale di Haiti, prendendo in riferimento in particolare il quartiere di Citè du Soleil, dove vive la parte più povera della popolazione.
L’area soffre di sovraffollamento, ed è isolata dal resto della capitale dal punto di vista delle telecomunicazioni e servizi. La baia su cui si trova è uno dei posti più inquinati del pianeta, soprattutto per la quantità di plastica che naviga nelle acque circostanti: l’idea di base è stata di considerare la resilienza dell’area, di prendere dal mare e dare indietro un’ambiente migliore.
In questo entra in gioco la scelta della cabina: essa viene progettata come una singola unità che può essere riprodotta molteplici volte, utilizzando tutti i materiali riciclabili dalla spazzatura presente nel luogo.
Bottiglie di plastica, buste di plastica, e lattine vengono raccolte dal mare tramite Sea Bins, e conseguentemente utilizzati per costruire i muri delle cabine.
In seguito è stato concepito il modulo di cabina, tenendo in considerazione le esigenze degli abitanti del luogo e le tradizioni dei pescatori. Questo modulo può essere poi collegato ad altre cabine uguali, creando nuclei familiari o diverse composizioni a seconda delle volontà.
Sempre grazie ai materiali riciclati, in particolare bottiglie di plastica, è stato ricercato un metodo per permettere il galleggiamento di queste cabine, in modo da formare una città nella città, usando la baia: il concetto di masterplan è così ipotetico, considerando come starà in seguito agli abitanti come utilizzare le cabine e come unirle tra loro.
I problemi maggiori per la cabina si sono rivelati l’elettricità e gli scarichi per l’acqua, che sono stati risolti con l’utilizzo di pannelli solari individuali per ogni elettrodomestico ed un generatore di emergenza. I pannelli solari sono anch’essi composti da bottiglie di plastica, un prototipo già testato in precedenza.
Per il trattamento delle acque e degli scarichi invece è stato scelto un biodigestore, in modo da produrre biogas ed avere un’ulteriore fonte di energia per la cabina.
Un altro aspetto dell’area di cui tenere conto è stata la presenza di una barriera corallina intorno alla baia, facendo presumere che fosse presente anche in essa ma sia stata distrutta dalla quantità di rifiuti presenti: l’idea quindi è quella di circondare la baia e le cabine con una rete metallica, leggermente elettrificata, prendendo spunto dal progetto Biorock. In questo modo è possibile il riciclo dei materiali metallici tra rifiuti, offrendo, una volta ripulita la baia, l’opportunità per i coralli di ripopolare l’area.