ANTOLOGIA D’ARCHITETTURA Elia Zoppi
portfolio
2015-2020
00_CV 01_Architetture 01.1 01.2 01.3 01.4 01.5 01.6
Ubagu Drappo Maschera Dialoghi Carte di pietra Kimono
02_Montaggi digitali 02.1 DignitĂ monumentale
Elia Zoppi Empoli, Firenze, Italia 04.09.1994 +39 339 4452072 zoppielia@hotmail.it
Formazione
Dicembre 2020 Laurea magistrale in Architettura Università degli Studi di Firenze 110/110 e Lode e dignità di pubblicazione. Luglio 2013 Diploma di maturità Liceo scientifico Il Pontormo, Empoli 84/100.
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Competenze
Mac OS X, Windows Word, Excel, PowerPoint AutoCAD Cinema 4D, Rhinoceros, SketchUp Corona Renderer Illustrator, InDesign, Photoshop Collage digitale, Maquette
Lingue
Italiano madrelingua Inglese B2
Collaborazioni
OPPS architettI, Firenze, 2020
Partecipazione a mostre
NUDGE. L’architettura delle scelte, mostra digitale, 2020 Quarta scenica, Bari, 2019 Sovrascritture pugliesi, Palazzo Gravina, Napoli, 2018 Sovrascritture pugliesi, Torre Pelosa, Bari, 2018 L’architettura dell’effimero, Bari, 2018 Back to basics, Università degli Studi di Firenze, 2017
Workshop
Beyond the boundary, Kent State University in Florence, 2018 Ri-moderno, Marina di Massa, 2016
Pubblicazioni
La Repubblica, Bari, 2020 Divisare. Ideas for office blocks, 2018 Libera, Università degli Studi di Firenze, 2017 La Repubblica, Bari, 2017 Divisare. Montages, 2017
Concorsi
Lecce social housing “Ex Galateo”, OPPS architetti, 2020 Passerella ciclopedonale in Via Pace, OPPS architetti, 2020 Peace pavilion, Kaira Looro, 2019 Inspiration hostel, Opengap, 2018 Art prison, YAC, 2018
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Architetture
UBAGU
Scuola di scrittura creativa e Fondazione Italo Calvino nell’entroterra ligure Tesi di laurea magistrale Balestrino (SV), Liguria 2020
Ubagu significa, in dialetto ligure, opaco. Opaco è per Italo Calvino quella «località dove il sole non batte», contrapposta all’Aprico, ovvero la gran parte di spazio fisico illuminata dal sole. Calvino precisa però che Ubagu, scavando più in profondità, rappresenta tutto ciò che sta al di là delle consuetudini, della realtà come siamo abituati a vederla e concepirla. Per certi versi, essere d’int’ubagu significa percepire un senso di disorientamento, ritrovarsi in un diverso rapporto col corso quotidiano del sole. Questa condizione destabilizzante, dice Calvino, ci spinge «vertiginosamente verso l’altrove», verso nuovi scenari possibili ed ancora inesplorati. Il borgo ligure di Balestrino si prefigura come una vera e propria sfida progettuale. In altre parole, approcciarsi ad una realtà come quella di un borgo abbandonato, in cui tutto sembra ormai irrecuperabile e privo di speranza, costituiva, a mio modo di vedere, l’opportunità concreta di immergersi d’int’ubagu, alla ricerca di un nuovo slancio vitale, di un nuovo modo di guardare al borgo di Balestrino. Esistono infatti luoghi talmente ricchi di vita, seppur celata sotto cumuli di macerie, che quasi ci si rivelano, in cerca di aiuto. Ognuno di questi luoghi ha una storia ed è parte di tante piccole storie individuali, fondale indelebile nei ricordi di un bambino che giocava tra le case abbandonate del paese, nei suoi vicoli stretti e ombrosi. Questa tensione che ci deve spingere ad osservare al di là di ciò che vediamo, a rintracciare i segni della vita nei luoghi dove la vita sembra cessata, come scrive Vito Teti, e che Calvino descrive nel suo racconto Dall’opaco, è la medesima che guida questo lavoro di Tesi, il quale ambisce a restituire vita al borgo di Balestrino attraverso un solo strumento: il progetto d’Architettura.
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DRAPPO
Peace pavilion Concorso di idee Sedhiou, Senegal 2019
Il sito di progetto rappresenta un luogo di confine tra la città di Sedhiou e il fiume Casamance, per questo motivo si è deciso di realizzare un padiglione che permettesse di far dialogare visivamente le due parti del territorio, come se fosse un filtro. La scarsa qualità architettonica dell’edificato circostante, ad eccezione di alcuni puntuali elementi di interesse, ha posto l’attenzione sul principale fulcro sociale ed economico della città di Sedhiou: il mercato popolare. Questo è caratterizzato da baracche effimere con strutture prevalentemente in legno coperte con materiali facilmente reperibili (tessuti e lamiere in metallo). Su un basamento di sabbia, realizzato su fondazioni in pietra locale, si erge il padiglione che si caratterizza per una struttura a travi e pilastri in legno di baobab. I limiti perimetrali e la copertura sono realizzati con tessuti locali di colore bianco. Si è scelto il colore bianco perché rappresenta il simbolo della pace e della tregua dalle guerre, e inoltre perché trattandosi di un luogo in cui si uniscono varie culture non si volevano creare simboli ma generare spazi neutrali in cui ognuno possa sentirsi a suo agio senza essere discriminato. L’impiego dei tendaggi in tessuto, inoltre, permette di non avere divisioni fisiche o spazi rigidi ma consente di ottenere molteplici configurazioni spaziali per effettuare meetings, mostre, spettacoli ecc. L’unico spazio delimitato da mura è quello della preghiera, un ambiente rettangolare in cui potersi concentrare su sé stessi e sul proprio spirito. Lo spazio per la preghiera diventa il nucleo principale del padiglione: in questo spazio luce, spiritualità, natura si fondono insieme creando un’atmosfera di pace e di unione. La copertura, realizzata con grandi teli in tessuto bianco, permette all’acqua piovana di defluire sia in un canale di raccolta nella parte rivolta verso il fiume Casamance, sia di confluire nel cerchio centrale e di essere raccolta nella cisterna al centro dello spazio della preghiera.
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MASCHERA
Inspiration hostel Concorso di idee Castiglioncello di Firenzuola 2018
Il borgo abbandonato di Castiglioncello di Firenzuola è il luogo ideale per tutti gli artisti in cerca di ispirazione e di meditazione. Trovandomi a progettare degli spazi dedicati all’arte, alla musica e alla letteratura, il concept si basa sulla poetica del grande scrittore Luigi Pirandello, il quale affronta il tema della maschera. Lui afferma che ogni uomo ha infinite facce: la sua, quella che lui ritiene di possedere e quella che mostra alla società. Partendo da questo assunto, il progetto diventa la rappresentazione di questa contraddizione: infatti le rovine che caratterizzano il borgo si mostrano allo stato di abbandono, ma l’inserimento di nuovi volumi dorati permette loro di completarsi e di fornire loro un nuovo volto. Inoltre, al di sotto delle rovine, gli atelier di letteratura sono ricavati tramite uno scavo interrato che rappresenta la volontà di spostarsi dalla superficie alla ricerca della propria interiorità. Le geometrie e le assialità degli elementi che compongono il borgo esistente diventano la linea guida per l’aggiunta di nuovi volumi funzionali alle nuove necessità. Questi, assumono le dimensioni degli edifici esistenti e le loro aperture permettono di inquadrare il paesaggio circostante. Attraverso questi inserimenti, il borgo risulta diviso in due parti separate: una pubblica e una privata dedicata alla ricerca di ispirazione per gli artisti.
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DIALOGHI
Antonio Lupi Headquarters Progetto universitario Stabbia, Firenze 2018
La volontà di instaurare un rapporto con i pochi ma chiari elementi che caratterizzano il paesaggio si è posta alla base della logica compositiva. Procedendo nella definizione dell’intervento l’intenzione è stata quella di portare il dialogo alla scala dell’uomo, favorendo l’incontro tra persone e figure diverse attraverso l’interazione tra gli spazi. L’edificio emerge in tutta la sua forza attrattiva verso il fronte stradale, mostrandosi come un blocco monolitico in cemento scavato in alcuni punti per accentuarne il carattere scultoreo. Un elemento, un muro abitato che svetta su tutti, si configura come vero e proprio landmark nel territorio, capace di attirare su di sé lo sguardo di chiunque passi dalla strada principale, dalla quale dista pochi metri. Questo fronte, nella sua volontà di costituire un segno evidente e riconoscibile, rappresenta il volto dell’azienda, della quale anticipa alcune peculiarità quali la materia scavata, il rapporto con l’acqua e l’essenzialità delle forme. Procedendo verso est, l’assenza di elementi positivi in grado di stimolare la qualità dell’intervento, ha portato alla realizzazione di un’ampia fascia verde. Questa, insieme al muro che nasconde lo showroom, rappresenta l’elemento di chiusura rispetto agli adiacenti capannoni industriali. La netta separazione tra interno ed esterno rende più forte il carattere introspettivo del progetto, il quale apre tutti i suoi ambienti su un grande prato che costituisce anche un cono visivo verso il paesaggio naturale a nord. Riferimento costante sia per il sistema dei flussi, sia per le corti, è stato l’impianto monastico, il quale si configura come un sistema autosufficiente capace di instaurare continue relazioni tra gli spazi interni ed il nucleo centrale verde costituito dal chiostro. Le corti sono il risultato delle due diverse giaciture, quella prettamente funzionale nord-sud dell’industria e quella dello show-room, che diviene traccia e memoria del preesistente padiglione industriale. Ad interrompere la continuità del cono centrale, è la loggia vetrata tra l’area espositiva e quella amministrativa. Questo elemento costituisce, insieme al giardino d’inverno, la spina di collegamento a chiusura del percorso anulare che connette tutti gli spazi. 43
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CARTE DI PIETRA
Beyond the Boundary Workshop - Kent State University in Florence Magliano in Toscana 2018
Questo sito funge attualmente da zona cuscinetto tra la città di Magliano in Toscana e l’ambiente naturale che la circonda. Pertanto, è importante considerare attentamente questa connessione nel momento in cui si progetta uno spazio polifunzionale in questo luogo. Una loggia, posta quasi parallelamente rispetto alla strada, rappresenta come un corridoio aperto per mantenere le viste attraverso di essa dalla strada verso il paesaggio. Questa loggia offre anche un riparo ai molti venditori andando a costituire un nuovo mercato cittadino. Una torre continua questa connessione tra la natura e la città offrendo ai visitatori una vista insolita dall’alto, sia verso il paesaggio che verso la città storica. Una serie di gradini che scendono verso il basso seguono la pendenza graduale del sito. I gradini dividono la piazza in luoghi per lo stare e favoriscono l’incontro tra persone. La strada è stata deviata per guadagnare spazio in modo tale da espandere il quartiere residenziale. Il blocco residenziale che fronteggia la loggia è alto due piani e aiuta a definire il margine urbano su questo lato fornendo un maggiore senso di chiusura. Un secondo blocco residenziale si trova sul lato a nord del sito e oscura la presenza di alcuni edifici privi di qualità, rafforzando ulteriormente la chiusura. Per concludere, questo progetto vuole creare un nuovo centro urbano pulsante in questa città e consente ai visitatori di ritrovare nuovamente una connessione con la natura circostante.
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KIMONO
Studio sull’abitare giapponese Progetto universitario Giappone 2015
Riflettere sul tema dell’abitare significa riflettere su se stessi. Il primo processo logico che l’individuo compie, nell’atto del concepire lo spazio che lo circonda, è quello di occuparlo con il proprio essere. Dal punto di vista etimologico, abitare deriva dal verbo latino habitare che nel frequentativo habere definisce la massima espressione dello stare, del dimorare e dell’essere abituato a. La matrice habeo, che ne esplica il concetto del possesso, apre alla dimensione dell’interazione, della consuetudine e dello stare al mondo in maniera continuativa. Dunque abitare, più che definire un luogo specifico è prefigurazione del proprio, personalissimo, modo di intendere lo stare e il ritrovarsi. Abitiamo, contemporaneamente, lo spazio fisico del reale e quello immaginario astratto, di cui siamo contenitori. Siamo quindi casa di noi stessi. Lo spazio abitativo, cone le sue pareti visibili e invisibili, delimita il dentro e il fuori, l’io dall’altrui, segnando il recinto delle interazioni. L’abitare vive del dualismo tra natura e artificio. L’arte del comporre, o del determinare lo spazio dell’intimità, si carica di qualità estetiche superandone il dato puramente funzionale.
(testo di Antonio Buonaurio)
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Montaggi digitali
DIGNITA’ MONUMENTALE
Montaggio digitale Ricerca personale 2017
Il montaggio digitale rappresenta uno strumento che mi interessa particolarmente sia dal punto di vista della rappresentazione che da quello della veicolazione di un messaggio specifico. Far interagire immagini appartenenti a mondi anche molto diversi tra loro significa, da un lato, modificare in maniera radicale gli elementi di partenza e, dall’altro, dare origine a qualcosa di totalmente nuovo, con un significato anche sostanzialmente distante dai significati attribuibili alle immagini iniziali. Credo che tale strumento sia tanto più utile quanto più è in grado di far emergere domande ed interrogativi in merito alla realtà che ci circonda, al contempo stimolando e prefigurando nuovi scenari possibili attraverso l’utilizzo dell’immaginazione. Dignità Monumentale rappresenta una personale ricerca attraverso l’impiego del montaggio digitale. L’immagine del Cristo deriso dipinta da Giotto costituisce il riferimento principale dell’intero lavoro. L’idea iniziale è proprio quella, infatti, di rendere giustizia al mondo dei contadini, dei poveri, degli ultimi attraverso la realizzazione di immagini che, finalmente, li vedano protagonisti. Essendo nato e cresciuto in Toscana, la realtà rurale mi circonda fin dall’infanzia e ho ritenuto impellente il bisogno di restituire dignità alla sua maestosa semplicità. Nella sua opera Giotto rappresenta un Cristo offeso, deriso, oltraggiato ma, nonostante la bassezza degli attacchi a lui rivolti, questo mantiene una nobiltà d’animo inarrivabile, sottolineata del maestoso abito dorato che diventa manifestazione della sua interiore superiorità. Allo stesso modo, i montaggi digitali che ho realizzato cercano di trasmettere lo stesso messaggio, instaurando un parallelismo tra Cristo e il mondo contadino, entrambi accomunati dalla medesima grandezza morale.
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Jean-Franรงois Millet_Le spigolatrici / Giotto_Cristo deriso
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Jean-Franรงois Millet_Contadina con sottobosco / Simone Martini_Andata al calvario
Jean-Franรงois Millet_Pausa di mezzogiorno / Giotto_Compianto sul Cristo morto
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