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cap.11 • La meraviglia delle meraviglie
fortuna ha detto di sì, e ho avuto un’idea geniale. Possiamo andare in soffitta? Vorrei giocare all’esploratore a caccia di tesori. Possiamo mamma?»
«Sì, sì, potete andare, a patto che poi rimettiate tutto a posto, nel frattempo io vi preparerò la crostata di albicocche che vi piace tanto!» esclamò la mamma continuando le sue faccende in cucina.
Tommaso aveva i nervi a fior di pelle, non faceva altro che guardare le lancette dell’orologio, poi, tutto a un tratto, il campanello suonò. Tommaso si precipitò alla porta d’ingresso e aprì. «Finalmente sei arrivata!» esclamò. «Presto, seguimi… Saliamo su in soffitta!» disse a Camilla, poi corse alla ripida scala a chiocciola che portava al piano superiore. E lei lo seguì.
Camilla era la migliore amica di Tommaso, la sua compagna di banco a scuola, e non da un giorno o una settimana o un mese, bensì dall’inizio della Scuola Primaria.
Quest’anno erano in quinta, e come era successo gli anni precedenti, il primo giorno di scuola la maestra aveva messo i cartellini con i nomi di tutti gli alunni sui banchi e loro erano ancora una volta l’uno accanto all’altra, inseparabili e indivisibili come solo una grande amicizia può essere.
Cami e Tommy, così si chiamavano, e si facevano chiamare da tutti i loro amici, erano davvero una coppia ben assortita, con due caratteri che si completavano e si bilanciavano in una maniera sorprendente. Per questo la maestra non aveva mai voluto separarli; diceva che rappresentavano un modello per tutti gli altri, un esempio da seguire. Erano come fratello e sorella, e non perché era stato il destino a scegliere, ma perché loro si erano scelti in mezzo a tanti.
Cresciuti insieme fin da piccoli, avevano saputo trovare l’equilibrio perfetto, un equilibrio dato dall’armonia degli opposti: lui alto, biondo, con gli occhi azzurri, lei esile, mora con grandi occhi marroni. Lui esuberante, vivace, estroverso, lei timida, riservata e pacata. Forse proprio per queste differenze andavano così d’accordo e si erano sempre sostenuti l’un l’altro.
La soffitta era una stanzetta piuttosto buia, piena di scatoloni e bauli ammassati alle pareti, ormai ingiallite dal tempo.
«Aiutami a spostare questo baule rosso» disse Tommy. «Non so ancora che cosa sia, ma sono sicuro che qui dentro c’è un tesoro e noi esploratori lo troveremo». Tira e tira, i due ragazzini riuscirono finalmen-
te a posizionarlo in mezzo alla stanza, proprio sotto la debole luce di una lampadina. Tommaso tolse il lenzuolo che lo ricopriva, poi alzò il coperchio e iniziò a rovistare all’interno.
Divertita, Cami si unì all’amico e in men che non si dica sul pavimento si formò un cumulo di cianfrusaglie.
«A me non sembra che qui dentro ci sia un tesoro» affermò Cami, alzandosi in piedi.
«Già forse hai ragione, è stata un’idea stupida» concordò Tommy deluso. «Dovremmo arrenderci».
«Ehilà, ragazzini» un grido alle loro spalle li fece sobbalzare e si voltarono di scatto.
«Nonno, che cosa fai qui?»
«Che cosa faccio a casa di mio nipote? Opperbacco, vedo che sei diventato impertinente, dall’ultima volta che ci siamo visti!»
«Non sono impertinente, nonno, ma mi hai spaventato un bel po’».
«È vero» aggiunse Cami. «Sa... stavamo cercando un tesoro eh...»
«E l’avete trovato? Perché lì dentro un tesoro c’è!» «Qui dentro? Qui dentro nel baule?» sgranò gli occhi Tommy. «E tu come lo sai?»
«Semplice! Ce l’ho messo io».
Il nonno si avvicinò ai ragazzi, si inginocchiò davanti al baule e cominciò a rovistare.
«Ecco il tesoro!» disse a un certo punto, alzando con entrambe le mani un rotolo di carta ingiallita.
«E che tesoro è un vecchio pezzo di carta?» domandò Tommaso un po’ deluso.
«Ma allora ragazzino non hai proprio un briciolo di fiducia in tuo nonno… Eppure dovresti sapere che sono sempre in cerca di avventure!» gli rispose ridendo. «E comunque questo rotolo di carta vi lascerà a bocca aperta; apritelo e iniziate a leggere, vedrete che non sbaglio. Forza, avete poco tempo a disposizione!» continuò, lasciandoli soli con un mistero da svelare.
Il signor Giuseppe Bianchini, il nonno di Tommaso, era un geografo e in più era anche un grande avventuriero che amava viaggiare ed esplorare il mondo. Il suo rientro era sempre una gioia per il nipote, perché sapeva che il nonno aveva tante storie da raccontare, e anche se non capiva mai se fossero vere o frutto della sua fantasia, lo stava ad ascoltare per ore e ore.
Tommaso e Camilla srotolarono la pergamena: era una mappa, che rappresentava una regione d’Italia.
«Ma perché mai il nonno ci avrà fatto trovare una cartina?» esclamò Tommy. «Non vorrà mica farci una lezione di geografia?»
«Risposta sbagliata, nipote! O meglio, si potrebbe anche trattare di una lezione di geografia, ma sarebbe molto speciale, perché fatta sul posto» spiegò il signor Bianchini, che nel frattempo era tornato in soffitta con il suo bicchiere di limonata in mano.
«Sul posto? Ma che vuol dire? Non sarà quello che sto pensando?» sussurrò Camilla.
«Ebbene sì, ragazza mia… Tu hai fiuto! Vuol dire che domani partiremo per un super viaggio, ma che dico… Una super avventura!»
«E andremo in questa regione rappresentata sulla mappa? Ma qual è nonno?» chiese Tommaso.