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Il prato

– Posso aiutarti a dipingere, Sakumat? – chiese un giorno Madurer. – Questi fiori gialli sono facili da fare... Ne posso dipingere uno anch'io? – Dipingerai il fiore giallo, e anche altri fiori, se vuoi. Io ti insegnerò e, quando i tuoi fiori andranno bene, mi aiuterai a fare quelli del prato – disse il pittore. Così Sakumat, un poco ogni giorno, insegnò al bambino a dipingere i fiori e gli steli dell’erba; e, poiché fiori e farfalle non sono molto diversi, anche le farfalle. Ci vollero tre settimane perché Madurer fosse soddisfatto delle proprie capacità e cominciasse ad aggiungere piccolissimi fiori e farfalle al prato, che era diventato un maturo campo di giugno, ricco di vita colorata. Nessun fiore mancava, ormai, nello spessore dell’erba. La sua pittura si faceva ogni giorno più coraggiosa, mescolandosi a quella del pittore, spettinando un po’ l’ordine delle forme, il tessuto del verde, come se qui e là una grossa lepre avesse saltellato. Il prato, luminoso, assomigliava sempre più a una foresta d’erbe e di corolle. Il bambino, un giorno, cominciò ad aggiungere delle spighe sottili dorate che spiccavano nell’erba e spingevano, però non troppo, la loro cima nell’azzurro del cielo. – È arrivato il grano, nel nostro prato? – disse sorridendo Sakumat, che si fermava qualche volta alle spalle del bambino, a guardarne il lavoro. – L’ha portato il vento fino qui, dalla grande vallata. R. Piumini, Lo stralisco, Einaudi Ragazzi È la tua estate… Esci all’aria aperta e raccogli la stagione con gli occhi, le mani, il cuore. Che cosa hai raccolto? Racconta a voce alta.

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