Ludolinguistica 2. Imparare una lingua con giochi di parole.

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Anthony Mollica

Ludolinguistica. Imparare una lingua con giochi di parole è il secondo di tre manuali di Ludolinguistica di Anthony Mollica.

• Anthony Mollica, grazie alla sua lunga esperienza nel campo della glottodidattica, in questo volume ha saputo condensare una serie di riflessioni teoriche sulla lingua e trasformarle in pratiche didattiche quotidiane, utilissime per chiunque insegni le lingue. • Il testo contiene spunti, materiali, strumenti per l’insegnamento dell’italiano a bambini e ad adulti italofoni, madrelingua o di lingua straniera/seconda, oltre che lezioni e idee pronte per l’uso, chiare, semplici e, quel che è più stupefacente, sempre divertenti. • Motivare, divertire, insegnare restano dunque gli obiettivi del volume.

Ludolinguistica Imparare una lingua con giochi di parole

Foto di Rocco Valenti

Presentazione di Massimo Vedovelli

Ludolinguistica

Anthony Mollica, nato a Motticella (RC), è emigrato in Canada all’età di 11 anni. È professore emerito alla Faculty of Education, Brock University di St. Catharines in Canada e rinomato studioso di glottodidattica e di ludolinguistica. È considerato un innovatore nella ludolinguistica applicata all’insegnamento delle lingue straniere. Ha tenuto conferenze all’Università per Stranieri di Siena, all’Università per Stranieri di Perugia, all’Università di Venezia, “Ca’ Foscari”, oltre che nelle maggiori università italiane (Università di Roma “La Sapienza”, Roma Tre, L’Orientale e Federico II di Napoli, Aldo Moro di Bari, Gabriele D’Annunzio di Pescara, Sacro Cuore di Milano, Università degli Studi di Torino, di Genova, di Milano, della Calabria, ecc.). Fuori d’Italia, ha tenuto conferenze all’Università degli Studi di San Marino, in Slovenia, in Serbia, in Brasile, in Grecia, in Germania, in Francia, in Olanda, a Malta e in diverse Università dell’Australia (Sydney, Melbourne, Brisbane), degli USA e del Canada. Nel 2006, il Presidente della Repubblica italiana lo ha insignito del titolo di “Commendatore della Stella della Solidarietà”, riconoscendolo come promotore della lingua e della cultura italiana. Nel novembre del 2011, l’Associazione per lo Studio della Lingua Italiana (ASLI) lo ha nominato membro onorario: la nomina è stata presentata da Francesco Sabatini, Vittorio Coletti, Luca Serianni e Francesco Bruni. Anthony Mollica ha dato e continua a dare tutto quel che sa e ha, attraverso la sua infaticabile attività editoriale e didattica, all’estero e in ltalia.

Anthony Mollica

Prefazione di Tullio De Mauro

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Postfazione di Stefano Bartezzaghi

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Anthony Mollica

Ludolinguistica Imparare una lingua con giochi di parole Presentazione di Massimo Vedovelli, Prefazione di Tullio De Mauro Postfazione di Stefano Bartezzaghi A Betty, Pamela, Karen, David, Josh, Dan, Andrea, Luke, Alex, Max Ai docenti d’italiano in Italia e all’estero, veri ambasciatori della lingua e della cultura Italiana Non smettiamo di giocare perché diventiamo vecchi, diventiamo vecchi perché smettiamo di giocare. George Bernard Shaw Non c’è acquisizione senza motivazione, Paolo E. Balboni Ogni studente indipendentemente dal suo bagaglio linguistico e culturale sa pensare. Anthony Mollica Il monolinguismo è curabile. Anthony Mollica

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Ludolinguistica Imparare una lingua con giochi di parole Volume 2 Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico: Massimo Gatto Impaginazione: Studio Pagina32 – Fabio Gallo Copertina: Massimo Gatto Illustrazioni: Marcello Carriero ©2020 Eli-La Spiga Edizioni Via Brecce, 100 – 60025 Loreto info@elilaspigaedizioni.it www.elilaspigaedizioni.it Stampato in Italia presso Tecnostampa – Pigini Group Printing Division – Loreto – Trevi 20.83.254.0 ISBN 978-88-536-2714-8 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore. Per contattare l’autore scrivere al seguente indirizzo mail mollica@soleilpublishing.com

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Indice Nota dell’Autore _________________________________________________ 4 Presentazione di Massimo Vedovelli _______________________________ 8 Prefazione di Tullio De Mauro ____________________________________ 12 Ludolinguistica e Glottodidattica ___________________________________ 15 1. I veri e i falsi amici ____________________________________________ 37 2. Ricostruzione: numeri e puntini rilevatori _________________________ 69 3. Il labirinto ____________________________________________________ 87 4. Aggettivi qualificativi e avverbi di modo __________________________ 115 5. L’abbinamento e l’incastro ______________________________________ 137 6. Gli scioglilingua _______________________________________________ 157 7. Il proverbio ___________________________________________________ 167 8. Il colmo ______________________________________________________ 189 9. I modi di dire _________________________________________________ 201 Appendice: “La ragazzina” di Alba de Céspedes _______________________ 225 Epilogo .________________________________________________________ 231 Postfazione di Stefano Bartezzaghi _______________________________ 233

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Nota dell’Autore Ludolinguistica. Imparare una lingua con giochi di parole è il secondo di tre volumi basati sul volume unico Ludolinguistica e Glottodiddattica pubblicato simultanenamente in Italia (Perugia, Guerra edizioni) e in Canada (Welland, On­ tario, éditions Soleil publishing inc.) nel 2010. Quasi un decennio dopo, l’autore ha deciso di aggiornarlo rivedendo ogni capitolo, aggiungendo nuove attività e aggiornando i riferimenti bibliografici. Il primo volume, Ludolinguistica è presentato dall’autore e include i capitoli su: 1. l’acronimo e la sigla, 2. l’acrostico e il mesostico, 3. l’anagramma, 4. il rebus, 5. il crucipuzzle, 6. il cruciverba, 7. la parola nascosta, 8. l’intruso, 9. il tris, 10. faccio la valigia. Il terzo volume, Ludolinguistica. Parlare e scrivere con creatività, presentato da Luca Serianni, Università degli Studi di Roma, La Sapienza, contiene capitoli su: l. il titolo camuffato, 2. l’onomastica umoristica, 3. l’umorismo, 4. l’intervista impossibile, 5. i problemi di logica, 6. l’enigma e gli indovinelli, 7. una immagine vale mille parole, 8. il calendario storico, 9. la lettura. Tutti e tre i volumi ripetono la “Prefazione” originale di Tullio De Mauro e la “Post­ fazione” di Stefano Bartezzaghi del volume unico (Mollica: 2010). Il capitolo intro­ duttivo “Ludolinguistica e Glottodidattica”, rivisto e aggiornato, scritto dall’Autore, appare in ogni volume. Se si dà un rapido sguardo, in una edicola o in una qualsiasi libreria, alle novità o alla sezione dedicata ai giochi, si nota immediatamente una grande quantità di pubblicazioni dedicata a passatempi con giochi di parole. Tutti questi giochi sono per passatempo e svago e si basano sulla conoscenza della lin­ gua; le “nostre” attività accentuano l’apprendimento e/o la revisione del lessico, della grammatica e della cultura della lingua madre, straniera o seconda. 4

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Nota dell’Autore

Nell’ultimo decennio gli autori di libri di testo per l’insegnamento delle lingue straniere hanno utilizzato solo sporadicamente i giochi con le parole, al fine di introdurre una certa varietà negli esercizi e rendere l’acquisizione di una secon­ da lingua un’attività più gradevole e motivante. I due giochi di parole che hanno riscosso più successo tra gli autori di manuali per l’apprendimento di una lingua, e che sono presenti in alcuni libri di testo e negli esercizi, sono i crucipuzzle (vedi Capitolo 5, “Il crucipuzzle” nel primo volume, Ludolinguistica. I giochi linguistici e la didattica dell’italiano) e le parole incrociate (vedi Capitolo 6, “Il cruciverba” nello stesso volume). Altre attività presenti nei tre volumi (gli indovinelli, i proverbi, i labirinti, gli scioglilin­ gua, i problemi di logica, il calendario storico per promuovere la conversazione in classe, ecc.) sono purtroppo assenti in libri di testo disponibili sul mercato. Le finalità dei tre volumi sono: 1. contestualizzare, storicamente e teoricamente, gli elementi di ludolinguisti­ ca oggetto di trattazione; 2. includere numerosi esempi che gli insegnanti possono utilizzare subito in classe; 3. fornire, in relazione ad ogni elemento, una varietà di applicazioni glottodi­ dattiche che consentiranno allo studente • di “giocare” con la lingua, • di scoprire come è fatta e quali sono i suoi legami interni, • di ammirarne la bellezza, • e, allo stesso tempo, di apprezzare la cultura che in essa si riflette; 4. fornire agli insegnanti una varietà di attività integrative, da utilizzare come mate­ riale aggiuntivo, a completamento delle attività di base presenti nei libri adottati e che talvolta, per varie ragioni, non rispondono ai reali bisogni del gruppo classe; 5. indicare volumi che gli insegnanti possono consultare per ulteriori appro­ fondimenti o acquistare per la loro biblioteca professionale; 6. identificare alcuni degli autori che hanno lasciato un segno indelebile nello sviluppo della ludolinguistica. L’obiettivo dei tre volumi è di migliorare l’insegnamento e di motivare lo stu­ dente attraverso la ludolinguistica. I suggerimenti che figurano in “Applicazioni glottodidattiche” non sono in ordine di difficoltà; l’insegnante, che conosce me­ glio di tutti il bagaglio linguistico dei suoi studenti, ha l’opportunità di scegliere quelli a loro più adatti. Le attività ludolinguistiche vanno utilizzate adeguatamente: il loro impiego è fondamentale per la motivazione e per la sfida; non dovrebbero mai essere ado­ perate come attività di riempimento, come semplici tappabuchi. 5

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Nota dell’Autore

Le tecniche di ludolinguistica offrono delle attività complementari che posso­ no essere facilmente utilizzate insieme ad altre tecniche in qualsiasi programma di insegnamento di lingua straniera. Non abbiamo voluto abbinare le applicazioni glottodidattiche alle attività pro­ poste dal Common European Framework Reference for Languages: Learning, Teaching, Assessment del Consiglio d’Europa (trad. italiana, Quartapelle e Bertoc­ chi, 2007, ristampa; vedi anche Vedovelli, 2002; Mezzadri, 2004) volendo lasciare al docente la scelta di inserire, adottare, adattare e integrare nelle sue lezioni gior­ naliere quelle attività che meglio si addicano al bagaglio linguistico dei discenti. La pubblicazione del Ludolinguistica e Glottodidattica (Mollica 2010) ha sca­ tenato una serie di studi, di saggi, di tesi e di conferenze sul tema del gioco nella glottodidattica. Non ci sorprendono, quindi, le numerose richieste di informa­ zioni che riceviamo con molta frequenza tramite messaggi elettronici, Inoltre, i lettori sono invitati a consultare il sito dell’Autore: www.ludolinguistica.com dove si possono scaricare gratis attività di ludolinguistica. Abbiamo cercato di facilitare il compito degli insegnanti interessati ad ulteriori ricerche su un tema particolare inserendo dei riferimenti bibliografici alla fine di ogni capitolo; là dove i riferimenti bibliografici non esistono significa che l’Au­ tore non ha trovato altre fonti e quindi il contenuto di quei capitoli è originale. Il docente che decide di integrare, adottare o adattare queste tecniche nel suo programma di studi deve tener conto: • dell’età dello studente • dei suoi interessi • della sua conoscenza (o abilità) linguistica. Ricordiamo la definizione che Haim G. Ginott (1995) dà all’importante ruolo che svolge l’insegnante: Sono arrivato ad una conclusione spaventosa. Sono io l’elemento decisivo nell’aula. È il mio approccio personale che crea l’atmosfera. È il mio umore giornaliero che fa il tempo. Come insegnante, ho il potere tremendo di rendere la vita del discente infelice o felice. Posso essere un attrezzo di tortura o uno strumento di ispirazione. Posso umiliare o lodare, far male o fare guarire. In tutte le situazioni è la mia reazio­ ne che decide se una crisi sarà intensificata o indebolita e il fanciullo umanizzato o disumanizzato (traduzione dell’Autore).

Più convincente e di gran lunga più importante del curriculum o dei metodi o perfino del contenuto, la formazione dell’insegnante è la chiave del successo di un programma di studio. Un cattivo insegnante incide poco, malgrado il miglior programma possibile a sua disposizione, mentre un ottimo insegnante trascende una materia povera o un’organizzazione imperfetta e, con un metodo tutto suo, impone lo sviluppo intellettuale del discente. 6

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Nota dell’Autore

Siamo fermamente convinti che l’insegnante debba creare in classe un’atmosfera di successo e sottolineiamo quelli che devono essere i suoi obiettivi: • motivare • divertire • insegnare rinverdendo quanto Orazio (65 a.C.-8 a.C.) auspicava nella sua Ars poetica. Ringraziamenti Alcuni dei capitoli presenti in questo volume sono stati pubblicati come saggi in riviste scientifiche o come capitoli in libri. Tutti sono stati rivisti, aggiornati e ampliati rispetto alle versioni originali. Vorrei ringraziare pubblicamente le Case Editrici e i curatori per il permesso accordatomi alla pubblicazione nel presente volume. Per una lettura del presente volume prima di andare in stampa vogliamo ringra­ ziare: Carlo Cipollone di Roma; Paola Begotti, Università di Venezia, Ca’ Fosca­ ri; Elena Costa di Imola; Rosanna Bonafede, scrittrice, Bologna; Caterina Braghin, Università di Genova; Edvige Costanzo di Rogliano; Mariapia D’Angelo, Università di Pescara; Roberto Dolci, Università per Stranieri di Perugia; Erika Frisan, Univer­ sità di Verona; Monica Gardenghi di Imola; Carla Marello, Università degli Studi di Torino; Elisabetta Pavan, Università di Padova; Simonetta Rossi, Roma; Marilisa Sassi, Roma; Marika Triola, consolato generale d’Italia a Londra. Un particolare ringraziamento a Beatrice Loreti, responsabile editoriale, al di­ segnatore Marcello Carriero e al personale della Eli per il loro impegno editoria­ le e cura professionale apportati alla nuova edizione dei tre volumi. Anthony Mollica Riferimenti bibliografici Mezzadri Marco. 2004, Il Quadro comune europeo a disposizione della classe. Un percorso verso l’eccellenza, Prefazione di J.L.M. TRIM, Collana di Biblioteca italiana di glottodidattica diretta da Anthony Mollica, Perugia, Edizioni Guerra-Soleil. Mollica Anthony. 2010. Ludolinguistica e Glottodidattica. Prefazione di Tullio De Mauro. Postfazione di Stefano Bartezzaghi. Perugia, Guerra Edizioni, 2010/Welland, Ontario, Canada, éditions Soleil publishing. inc., 2010. Quartapelle Franca e Bertocchi Daniela. 2007 (ristampa), Quadro comune europeo riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione, Milano, La Nuova Italia-Oxford; traduzione italiana di Council of Europe, 2001, Common European Framework of Reference for Languages: Learning, Teaching, Assessment, Strasbourg, Council of Europe. Vedovelli Massimo, 2002. Guida all’italiano per stranieri. La prospettiva del Quadro comune europeo per le lingue, Roma, Carocci editore.

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Presentazione Nei volumi fondativi della ludolinguistica, cioè della nuova prospettiva che Anthony Mollica ha inaugurato entro la linguistica educativa, è difficile non scorgere i notevoli fondamenti teoretici che soggiacciono alle molte e con­ crete proposte didattiche. Tale carattere attraversa i tre nuovi volumi di Mol­ lica, in particolare questo secondo, dedicato ai veri amici, alla ricostruzione di immagini con numeri e puntini, al labirinto, all’abbinamento e all’incastro, agli scioglilingua, al colmo e a vari altri fenomeni linguistici come gli agget­ tivi e gli avverbi, ai proverbi e ai modi di dire. Per evitare di pensare che la nuova opera sia soltanto una preziosa fonte di concrete proposte didattiche (cosa, questa, comunque di notevole utilità per coloro che quotidianamente gestiscono i processi di insegnamento e apprendimento, cioè gli insegnanti), vorremmo tentare di riproporre all’attenzione dei lettori alcuni di questi ele­ menti di ordine teoretico. Riteniamo che la ludolinguistica abbia almeno una tripla serie di radici teo­ riche: una filosofica, una linguistica, una ludologica. La radice teoretica ha almeno come riferimenti J. Huizinga (1967) e Eu­ gen Fink (1969), per il quale il gioco è metafora del mondo. Quale che sia la cornice delle scelte filosofiche fatte, appare evidente in tali autori la porta­ ta generale della dimensione ludica nella costituzione specifica dell’umani­ tà: il gioco non è elemento marginale, relegato all’infanzia o alla patologia della psiche nella dipendenza o ai momenti istituzionalizzati delle feste, ma è condizione generale, archetipo di ogni attività razionale, emotiva, sociale degli umani. Le Ricerche filosofiche di Ludwig Wittgenstein (1953) si concentrano sul ruolo del gioco nell’ambito linguistico e più generalmente semiotico: il lin­ guaggio è un insieme di giochi linguistici; ogni atto espressivo, linguistico, comunicativo è un gioco linguistico le cui regole si attuano e si rinegoziano continuamente, essendo il significato dei segni linguistici l’uso linguistico stesso, il giocare i segni, il vivere l’azione sociale che è azione ludica. Il gioco perde, allora, da un lato la sua giocosità, il suo tratto innocente­ mente infantile, dal momento che ogni atto linguistico è un giocare linguisti­ co; dall’altro lato, riacquista proprio tutti i caratteri del gioco, anche quelli infantili, di innocente assolutezza del senso dell’agire, riassegnandoli a tutte 8

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Presentazione

le azioni di senso. Esprimere, dare forma a ciò che è oscura materia colloca­ ta nella nostra soggettività o nella nostra relazionalità, significa mettersi in gioco, lanciarsi nell’innocenza del rischio di costruire il senso ricorrendo alle regole che ci sono note e predispondendosi a cambiarle sotto la pressione del farsi stesso del gioco, cioè delle esigenze che si manifestano nel processo relazionale e nello sforzo di costruzione del significato. Infine, la dimensione ludologica si definisce in modo esemplare come altra radice della ludolinguistica nel momento in cui i tratti costitutivi del gioco sembrano voler conquistare e monopolizzare ogni dimensione dell’attivi­ tà umana a partire dalla sua originaria radice, prima e fuori di ogni intento formativo, di riduzione a una norma costrittiva della libertà e creatività. Un grande esperto italiano di giochi, Giampaolo Dossena, nel suo Abbasso la pedagogia (1993) segnala tale tensione già nel titolo: nessuna regola estrinseca al gioco potrà limitarne lo spazio di vita. Non, dunque, le regole ‘scolastiche’ animano l’essere umano nel gioco, nel tessuto della sua vita, ma solo una di­ mensione di passioni e sentimenti: […] chi ama i giochi, tanto gioca che inventa nuovi giochi, e li gioca in compagnia, e si diverte, e ha l’impressione che si divertano anche gli amici… (p. 91).

Si gioca per amore, perché animati dal sentimento ludico, e tramite questo amore non solo realizziamo le regole del gioco e le adattiamo alle concrete situazioni, ma ne inventiamo di nuove, creiamo nuovi giochi, ovvero, wittgensteinianamente, nuove forme di vita, cioè nuovi sistemi simbolici, nuove forme culturali. A nostro avviso, proprio tali radici teoretiche alimentano le proposte ludolinguistiche di Mollica. Il gioco è condizione intrinseca del linguaggio, dell’uso linguistico, in quanto condizione intrinseca dell’attività umana. Nell’uso linguistico il locutore/giocatore è impegnato in una continua sintesi tra l’applicazione delle regole che gli derivano dalla sua pregressa esperienza e la necessità / volontà di produrne di nuove, fino addirittura a giungere all’in­ venzione di nuovi giochi, impreviste e imprevedibili creazioni. Proprio fra creatività e norma si colloca l’attività del locutore / giocatore; in modo esemplare, la tensione fra queste due componenti ritorna come l’oggetto primario dell’attività del docente e dell’apprendente di una lingua. In questo ci permettiamo di dissentire dalla posizione di Dossena, perché proprio nel contesto e nel momento della formazione sia il docente, sia l’apprendente focalizzano – giocando lo specifico gioco della formazione – tutto il loro sforzo di senso nell’acquisire le regole reali e quelle potenzial­ 9

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Massimo Vedovelli

mente utilizzabili nella prefigurazione dei contesti futuri di gioco linguisti­ co, cioè nella prefigurazione delle possibili future situazione di interazione comunicativa. L’opera di Mollica, allora, delinea la sua identità entro questo scenario: te­ matizza come cornice generale l’idea del gioco come struttura della comu­ nicazione; sceglie l’ambito formativo come contesto della propria proposta; all’interno dell’universo ludico identifica i giochi linguistici come i paradigmi dell’idea di gioco; usa i giochi linguistici per sviluppare quelle abilità che met­ tono in grado i locutori / giocatori / apprendenti l’italiano L2 di esprimersi e comunicare nei possibili contesti di gioco comunicativo. Le molte proposte ludolinguistiche di Mollica sono la testimonianza di una visione della formazione non come interprete e garante di una norma rigi­ da del comportamento linguistico, ma come sede per crescere nella capaci­ tà creativa; una formazione collocata fra il gioco che, applicando le regole, permette di giocare / esprimersi nei contesti possibili di comunicazione, e il gioco che, violando le regole, permette di adattarsi a imprevisti contesti e a nuove esigenze espressive cambiando le regole fino a creare nuovi giochi linguistici, nuove regole e sistemi di regole di comunicazione. Le proposte ludolinguistiche di Mollica non costituiscono un metodo; a parere dello scrivente, danno luogo a un bagaglio di materiali linguistici – elementi e regole linguistiche – cui attingere alla bisogna: per attingervi bi­ sogna avere competenze adeguate, occorre crescere nella capacità di scelta degli elementi e in quella di adattamento e invenzione ai sempre nuovi e im­ prevedibili contesti e esigenze. Docente e apprendente trovano nelle propo­ ste di giochi linguistici di Mollica un terreno che è come una mappa che pre­ figura il reale terreno e il reale cammino: ogni punto di questa mappa apre una porta su un materiale ricco, vario, che ci si offre stimolando un senso di piacevolezza, una ilarità dell’anima che controbilancia l’impegno cognitivo, emotivo, sociale richiesto dal processo di apprendimento. Si tratta di mate­ riali a disposizione dei docenti e degli apprendenti: materiali che lasciano la libertà e la responsabilità del processo di insegnamento e di apprendimento a entrambi. Nessuno viene giustificato nel demandare a un’altra entità – un metodo, uno strumento – la responsabilità né della motivazione all’apprendi­ mento – al gioco dell’apprendimento – né del processo e dei risultati dell’ap­ prendimento linguistico – l’insieme dei giochi linguistici, dell’espressione e comunicazione. Che l’italiano L2 si veda dotato di tali materiali è davvero un fatto importante, che va a sostenere tutti coloro che si sforzano, con il loro impegno formativo, di diffondere la lingua nel mondo in un momento non del tutto felice per il suo 10

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Presentazione

grado di attrazione e per i numeri che ne derivano in termini di corsi di lingua italiana e di rispettivi iscritti. Si tratta anche di materiali che Mollica offre alla riflessione degli studiosi, proponendone una selezione che forma un corpus di grande interesse per gli studi in prospettiva acquisizionale e per quelli che fanno della programmazio­ ne formativa il proprio oggetto: la selezione dei materiali verbali effettuata da Mollica rilancia porzioni di lingua italiana attribuendo loro una funzione pa­ radigmatica, esemplare, che va a influenzare i tratti della competenza degli apprendenti. Rispetto agli altri materiali didattici, questi di Mollica sviluppano la loro azione agendo implicitamente sulle strutture dei processi di apprendi­ mento linguistico tramite il dolce inganno del gioco e della soddisfazione che ne deriva: non poca cosa, direi! Massimo Vedovelli Università per Stranieri di Siena

Riferimenti bibliografici Dossena, Giampaolo. 1993. Abbasso la pedagogia. Milano, Garzanti. Fink, Eugen. 1969, ed. orig. 1960. Il gioco come simbolo del mondo, trad. it. di Nadia Antuono. Roma. Lerici. Huizinga, Johan. 1967, ed. orig. 1939. Homo ludens, trad. it. di Corinna von Schendel. Verona. Il Saggiatore. Wittgenstein, Ludwig. 1987, ed. orig. 1953. Ricerche filosofiche, trad. it. di Renzo Piovesan, Mario Trinchero. Torino, Einaudi.

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Prefazione Il linguaggio, occorre dirlo? È una cosa seria. La spinta a comunicare attraversa l’intera biomassa e si è perciò arrivati a pensare che, insieme al raggiungimento e al mantenimento dell’equilibrio con l’ambiente, l’omeòstasi, e insieme alla riproduzio­ ne, quella spinta, quel bisogno di comunicare, sia parte del corredo indispensabile e costitutivo di un essere vivente. Ma comunicare vuol dire sottomettersi alla logica implacabile della trasmissione di informazioni, dunque alla necessità di farsi capire e di capire sfidando i disturbi del canale in cui viaggia il messaggio. E in ciò c’è la radice del potersi sbagliare, ma anche del trarre in inganno, di cui Umberto Eco ha voluto fare un tratto dirimente tra ciò che è semiotico e comunicativo e ciò che non lo è. Certo è che la capacità di ingannare scende, per dir così, assai in basso nella scala evolutiva, fino all’astuto polipo e a furbissimi virus. Dai bassifondi della biomassa la spinta al comunicare vediamo che va facendosi sempre più complessa nei suoi mezzi, nelle sue “lingue”, e nei suoi orizzonti di senso a mano a mano che ci spostiamo con l’osservazione verso specie di vita sociale complessa e di apparato cerebrale più potente, più ricco di memoria, progettualità, intelligenza, fino a rag­ giungere i mammiferi superiori, le grandi scimmie e la specie umana. Tra gli umani, nel loro comunicare, intervengono e, è il caso di dire, giocano diversi fattori: la pluralità di semiotiche che essi sono capaci di sviluppare, ap­ prendere e gestire; la straordinaria capacità e potenza di significazione del loro più tipico linguaggio, il linguaggio verbale fatto di verba, “parole”; la lunghezza della fase infantile, che tocca certo i bimbi, ma anche gli adulti, spinti dalle cure parentali a “bambineggiare”, e si ricordi che paízein, etimologicamente “bambi­ neggiare”, era il verbo per “giocare” nel greco antico ed è sopravvissuto e vive nel neogreco. L’intreccio di questi fattori altamente specifici fa sì che tra gli umani le possibilità di inganno intenzionale, di menzogna e di manipolazione giocosa di atteggiamenti e parole celebrino i loro fasti1. E non sorprende quindi che lo sfruttamento di giochi di parole non sia sfuggito all’acuta attenzione e alle sot­ tigliezze classificatorie dell’antica arte retorica greco-latina2 gareggiante con le classificazioni della moderna enigmistica. È ben vero: alla capacità di parola gli umani devono nozze, tribunali ed are, come nell’antichità classica avevano compreso Aristotele e gli epicurei, ma è vero pure che la parola è strumento della nostra libertà ed è dunque piegabile anche a mali usi. Ce lo ricorda con vena pessimistica un gentile poeta italiano dei nostri anni, Lucio Mariani: […] scrivere e legger parole servì solo a iniziare falsari, a ordire tradimenti a imitare vortici e venti ad uso del poeta e di altri bari….

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Prefazione

Sta in questo vasto spazio che le parole ci dischiudono la possibilità di giocare con esse. Ma dire questo è poco. Ciò che chiamiamo giochi di parole, l’uso ludi­ co e giocoso delle espressioni di una lingua, è il prodotto estremo di alcunché di più profondo e obbligante. A capire ciò ci sollecita non solo e tanto la remota etimologia che lega la radice indoeuropea di iocus alla nozione di formulazione verbale, al giocare con la parola, ma aiutano soprattutto quei due grandi teorici del Novecento, Ferdinand de Saussure e Ludwig Wittgenstein, che indipendente­ mente, giunti al difficile passo del dichiarare come davvero funziona il linguaggio verbale e funzionano le lingue, entrambi ricorrono alla stessa nozione di gio­ co3. È un jeu de signes appelé langue, è uno Sprachspiel, un linguistic game il funzionamento ordinario del nostro parlare, un gioco che facciamo attingendo alle risorse della nostra memoria a lungo termine per prelevarne le parole, per incastrarle insieme in frasi ed enunciati, per sostituirle o spiegarle o avvolger­ le in altre, quando ci esprimiamo, o, quando ci sforziamo di comprendere, per ripercorrere a ritroso la stessa via e dinanzi all’altrui enunciazione e frase, ne saggiamo le commessure, le scomponiamo nelle parole di cui ci paiono fatte e di nuovo facciamo appello alla memoria del patrimonio di lingua per avventurarci a ricostruire probabilisticamente il senso che con esse qualcuno voleva, vuole trasmetterci. In verità, se appena accettiamo di riflettervi, non solo “la parola del passato”, come il grande Nietzsche suggeriva, ma anche le parole del nostro pre­ sente, perfino le più semplici, sono “simili alla sentenza dell’Oracolo” e chiedono anch’esse una partecipazione attiva che soltanto la routinarietà può occultare nella nostra comune consapevolezza, ma mai elimina. Insomma se il linguaggio è cosa seria, parte altrettanto seria ne è il gioco. Non stupisce dunque che la didattica linguistica da tempo abbia saggiato le vie del gioco ai fini dell’apprendimento linguistico. Di giochi verbali si dilettava il gran­ de logico e creatore di Alice, Lewis Carroll. Più di recente, con un intento più marcatamente educativo, un grande scrittore e poeta per l’infanzia, e non solo, Gianni Rodari, si divertì a proporre un’intera raccolta di filastrocche e raccontini che divertono i bambini e insieme li confortano in più sicuri apprendimenti: è Il libro degli errori, arricchito da disegni di Bruno Munari4. In chiave più tecnica tra le prove oggettive ha avuto fortuna e si è sviluppato l’uso dei test cloze, test di completamento di frasi e testi, usati a fini di verifica, ma anche di stimolazione degli apprendimenti di lingue straniere e lingue mater­ ne: indovinelli piegati alle esigenze della didattica. Anthony Mollica ci ricorda che si è così sviluppata una grande e specifica at­ tenzione per il ruolo che il gioco di parole, nelle sue varie forme, può svolgere nello stimolare e verificare l’apprendimento linguistico a diversi livelli di età. Così è nato questo ramo nuovo degli studi linguistici che da anni diciamo, in fran­ 13

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Tullio De Mauro

cese, inglese, spagnolo, italiano, ludoliguistique, ludolinguistics, ludolingüística, ludolinguistica5 (dalla matrice dei significanti latini, ma non del significato, si discosta solo il tedesco Sprachspielwissenschaft, uno scioglilingua per i non tedescofoni). Più che insistere sugli aspetti di teoria linguistica e pedagogica il libro di Mollica vuole farsi ed è uno strumento prezioso per gli educatori, i docenti e gli stessi alunni e studenti che apprendono. A essi porge una larghissi­ ma offerta di esempi concreti di gioco linguistico, li illustra e guida a risolverli, mettendone in luce le potenzialità per l’apprendimento. Dobbiamo essere grati a Mollica per averci messo a disposizione i frutti stimolanti della sua lunga, intelli­ gente esperienza innovativa nel campo della glottodidattica. Tullio De Mauro Università di Roma “La Sapienza”

La Prefazione del professor Tullio De Mauro è ristampata in questo volume per gentile concessione della professoressa Silvana Ferreri.

Note Inganno, menzogna e gioco appaiono, come ormai dovrebbe ritenersi ovvio, in altri mammiferi supe­ riori: cfr. Danilo Mainardi, Dizionario di etologia, Einaudi, Torino, 1992, alle voci relative.

1

Heinrich Lausberg, Handbuch der literarischen Rhetorik, 2 voll., Max Hueber Verlag, München, 1960, I, p. 322 sgg.

2

Ferdinand de Saussure, Écrits de linguistique générale, Gallimard, Paris 2002, trad. e ed.italiana a cura di T. De Mauro, Laterza, Bari 2005, § 6e, p. 36, n. 45 dell’ed. Investigations, a cura di G.E.M. An­ scombe , Blackwell, Oxford, 1953, § 21 sgg.

3

Gianni Rodari, Il libro degli errori, disegni di Bruno Munari, Einaudi, Torino, 1964. E alle sollecitazio­ ni creative dell’errore nella maturazione delle capacità linguistiche e testuali Rodari non smise mai di pensare, come si vede nella sua Grammatica della fantasia (Einaudi, Torino, 1973) e nell’opuscolo 101-102 della “Biblioteca di lavoro” di Mario Lodi, Parole per giocare, presentazione di T. De Mauro, illustrazioni di Francesco Tonucci, Manzuoli, Firenze, 1979. Cfr. Silvana Ferreri, “L’errore creativo”, in AA.VV., Le monde de Gianni Rodari, actes du colloque Luxembourg 20 mai 2008, Saint-Paul, Lussem­ burgo, 2010.

4

5

In ambito anglosassone si possono ricordare Peter Farb, Word Play. What happens when people talk, Alfred Knopf, New York, 1973, Don Nilsen, Alleen Nilsen, Language Play. An Introduction to Linguistics, Newbury House, Rowley, Mass., 1978, David Crystal, Language Play, Penguin, Londra, 1998, Guy Cook, Language Play, Language Learning, Oxford University Press, Oxford, 2000. In area spa­ gnola un’interessante raccolta è José-Luis Garfer, Fernández Concha, Juegos de palabras. Ludolingüística, Edimat Libros, Arganda del Rey, Madrid, 2009.

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Ludolinguistica 2.indb 14

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